El medico dei pazzi

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EL MEDICO DEI PAZZI

 

TORRISI  PAOLO

EL  MEDICO DEI PAZZI

Tre atti di

EDUARDO SCARPETTA

Libero adattamento in vernacolo anconetano

                  Felice, con la moglie Concetta e la figlia Margherita, decide di andare a trovare ad Ancona, il nipote Ciriaco, che lo ha mantenuto agli studi e che crede laureato in medicina. Invece Ciriaco è molto indietro con gli studi…Ama il gioco e non i libri e i soldi che lo zio gli inviava sono finiti nelle tasche dei biscazzieri. Adesso come fare? Cosa dire?…Aiutato dall’amico Michelino, cerca di far credere che non solo è già laureato, ma che dirige una clinica per pazzi… “La Pensione Stella”, che non è altro l’albergo dove abita.

Fa intendere allo zio che tutti quelli che vi abitano sono dei pazzi e da qui si creano le situazioni comiche che hanno del grottesco.

Personaggi:   U 9;   D 6;

n.b.  Commedia registrata presso la Siae n°367876; codice n° 47041

         Torrisi Paolo

         via Abruzzo,3; 60025-Loreto  

        torrisipaolo@virgilio.it

         

** Per facilitare la lettura, in calce al testo, vi è un piccolo glossario.

Paolo Torrisi

El medico dei pazzi

Personaggi:

Ciriaco                                                   el nipote… medico

Felice Sciosciammocca                            el zio

Concetta                                                la zia

Margherita                                             la cugina

Michelino                                               l’amico… matto

Don Carlo                                              el padrò de la Pensione

Peppe                                                     el garzò del caffè

I matti:

Amalia                                                    la veduva

Rusina                                                     la fija

Enrico                                                    el maestro de violino

Raffaele                                                  l’attore

Il Maggiore                                             el pensionato

Luigi                                                       el giornalista

Carlotta                                                  la serva de la Pensiò

Betta                                                      la serva del Villino

Primo  Atto

       L’azione si svolge nella sala di un caffè o nel giardino o nella piazzetta antistante l’entrata del caffè.

Siamo in Ancona verso i primi anni del “novecento”…….

             Scena 1^:Peppe-Luigi-Raffaele-Michele-Maggiore.

LUIGI- (seduto allo stesso tavolo del Maggiore) Cameriere!?…

PEPP- (che girava l’intorno) Ai comandi!

LUIGI- Portame ‘n’antra tazza de caffè!

PEPP- Subito! (tra se) E cu' questa so’ quattro! Tra pogo c’emo ‘n ciambottu al caffè! (si sta per allontanare)

MAGG- Damme ‘n po’ el Messaggero!

PEPP- Nun ce l’emo.

MAGG- Allora, el Curriere de la sera!

PEPP- Nun ce l’emo.

MAGG- La Stampa?

PEPP- ‘Ssi giurnali che dite vo’ nun ce l’emo 'vuti mai!

MAGG- Vi private di queste “testate” ?

PEPP- Cu je fa? (andando a prendere il giornale) Ce n’emo tante de teste chì drento! (ritornando) Eccheve el “Bugiardò!”

MAGG- Nun c'ete el “Resto del Carlì?”

PEPP- Nò, quessu ce l’emo, ma ce l’ha el padrò! (allontanandosi) E' da ‘n ora che lu sta a legge’!

MAGG- Da ‘n ora? Se lu sta a ‘mpara’ a memoria? (cerca di aprire il giornale, ma è impicciato nei movimenti dalla vicinanza di Luigi) Scusate, amico…

LUIGI- (che stava a scrivere su un notes) V’ho già ditto che me chiamo: Luigi!

MAGG- Scì…adé me ‘rcordo!…Me pare che m’ete ditto che ve chiamate: Luigi De Vincenzo e che fate el giornalista, è ve’?

LUIGI- Esatto! E precisamente: scrittore di novelle!

MAGG- Scrivete sempre?

LUIGI- Ho un contratto cu ‘n giornale. Devo scrive’ ‘na novella al giorno.

MAGG- La venite a scrive’ qua la novella?

LUIGI- Perché? Cu' vulete sottintende’?

MAGG- Che ve la pudristi scrive’ ‘nte ‘n antro tavulì!

LUIGI- Quale disturbo ve dago?

MAGG- C'ho da gira' i foji del giurnale e me ‘mpicciate!… E, po’ vojo sta' da solo!

LUIGI- Ennà, se siete comido! (si alza) Vi servo subito! (cerca un posto tra i tavolini)

PEPP- (entra col caffè e gli toccherà seguire Luigi, finché questo non trova da sedere)

LUIGI-Ma guarda che elementi s’encontrane?…Famme mette' a sede qua…No, qua no!… Me sa ch’è mejo qua! (siede)

PEPP- (ironico) Cu' la strada ch’ete fatto: el caffè lu pudevate pija’ al Domo! Eccheve servito! (Posa sul tavolo e va via)

MAGG- (commenta) Ecco qua! Basta che lora mandane tutti in pensiò! Nun è giusto! Hanne mannato in pensiò pure a me! Me ce so’ voluti sedici anni de sudore pe guadambiamme i gradi di Maggiore e appena ce so’ ‘rivato: via, in pensione! Me c'hanne mannato pe' 'na cosa da gnente: cascavo da cavallo! E’ colpa mia se c'ho le vertigini? Ma, ho scritto a Roma, al Ministero e se nun me scoltane….

RAFF- (seduto al tavolo a dx in basso primo piano: ha sempre letto un copione di teatro e che ha mimato un ripasso a memoria, con gesti contenuti…) Sssshhhh!!!!…Peppe!?

PEPP- Maggiore, per favore, vulete parla' in silenzio?…

MAGG- (si alza e battendo i tacchi a dx e a sx a mo’ di militare) Signori, avete ragione. Scusate! (e siede)

LUIGI- (ch’era rimasto a pensare con penna in bocca e sguardo lontano: entusiasta) Che bell’argomento pe’ ‘na novella: “Un Maggiore in ritiro!” (scrive)

RAFF-(ripassando la parte)”…E dite ancora che, un giorno, in Aleppo, un turco audace, un ribaldo in turbante, percoteva un veneziano e faceva insulto al vostro stato. Io per la gola serrai quel circonciso e lo scannai così!…” So’ sciguro che quanno so’ ‘rivato qua j applausi se sprecheranne. Però c'ho da studiamme bene la parte de la morte!…

MICH- (siede al tavolo di fronte a Raffaele. In questo tempo ha guardato più volte l’orologio da tasca e ha preso parte, non in modo vivo, alla vita del caffè…) Scusate…(avvicinandosi al tavolo di Raffaele)…che Opera è questa?

RAFF- L’Otello! Lo interpreto io, domenica, al teatro de le Muse. Una serata di beneficenza…Hanno tanto insistito…E’ la prima volta che recito con un pubblico pagante. (alzandosi) Sono ancora dilettante, ma appassionatissimo dell’arte drammatica. Ne vado “pazzo!” Se domenica avrò successo, me ce vojo dedica’ anema e corpo!

MICH- Fate be’, perché c’ete ‘na bella voce!

RAFF- (pavoneggiandosi) E la presenza no?…

MICH- Solo che se ‘rmanete dilettante…(fa mimica della “fame”)

RAFF- Che dite? Io stago be’!…Mio fratello è el padrò de la Pensione Stella. Quella in via Garibaldi.

MICH- Sì, so ‘ndo sta. Ci sta ‘n amico mia!

RAFF- Mi fratello vole che fago a parte cu' lu' de la Pensiò, ma io ho sempre rifiutato. (ritornando al tavolo) La pasciò mia è l’arte drammatica! (in piedi dietro al tavolo) Vojo fa’ l’artista, perché so’ nato: artista!(siede)

MICH-Fate bene!…Ve se legge ‘nte la faccia che sete ‘n artista!(siede)

LUIGI- (che si era alzato mentre Michele ritornava a sedere, si avvicina al Maggiore) Scusate, Maggiore…Ho capito be’:  sete stato nell’esercito sedici anni o me sbajo?

MAGG- Avete capito bene! Per sedici anni ho fatto una vita da cane. Nun me so’ preoccupato manco de la salute mia! (si alza)

LUIGI- Se vede!…Sete spusato?

MAGG- Sì! Ma so’ diviso. Mi moje m’ha lassato perché la notte cascavo dal letto! Ve pare giusto?…Famme ‘nda’ a la posta…M’avesse risposto il Ministero de la difesa!…

LUGI- Ve dispiace se ve ‘cumpagno? C'ho de ‘nda’ pure io da cule parti!…

MAGG- La strada è de tutti!…

LUIGI- (scrivendo) Un maggiore che se ruvina cadendo!…Se vulete ve posso ‘cumpagna’ fino a casa…’Ndo’ state?

MAGG- Alla Pensione Stella!…

LUIGI- E allora:…(offre il braccio) prego!

MAGG- Guarda che so’ cascato da cavallo, so’ cascato dal letto, ma da ‘n piedi ancora no! (uscendo) Quessu me cumencia a puzza’!

LUIGI- (lo segue gioioso e scrivendo) Che bella novella!…Che bella novella!

RAFF- (recita ed in mano ha un bicchiere con liquore che s’è versato dalla bottiglia, che ha avuto sempre sul tavolino) “Se sei figlio dell’abisso: sfida la morte!”…(e beve)

PEPP- (tra se) E quattro!…(a Raffaele) Oh?!…Questo è el quartu bicchierì che ve bevete!

RAFF- El quarto? Possibile?

PEPP- Quelli che ho cuntato io. Ce duvete ‘nda’ piano, che quessu ‘riva subito a la testa!

RAFF- C'hai ragiò, ma cusa voj, leggio, me fago prende da la parte: bevo e manco li conto!

PEPP- (si avvicina e toglie la bottiglia) E’ mejo che la buttija la levamo!

RAFF-Scì, è mejo!

MICH- (guardando ancora una volta l’orologio)…Le dieci e dodici e ‘ncora Ciriaco nun se vede! Me sa che stanotte avrà perso, cume sempre!…Se nun lassa 'nda' de giuca' va a fenì male! Lu s’approfitta del ziso ch’è ricco e j manna sempre i quadrì. Se però scopre ch'el nipote, ‘nvece de studia’ medicina, studia le carte: poro Ciriaco!…Io nun ce vuria sta ‘ntej pagni sua! (a Peppe) Peppì, senti, io vago a cumpramme do’ “toscanelli”, se per caso viene l’amico mia: Ciriaco…lu conosci?

PEPP- Scì che lu cunoscio. Ciriaco, lu studente!

MICH- Bravo! Lo studente de medicina. Je dighi de ‘spetta’ che ‘rivo subito.(esce)

PEPP-Sarete servito! (tra se) Altro che medicina!… Pudeva studia’ la matematica, perché me sa che a carte sgambia el sette de denari cul tre de coppe!

              Scena 2^: Peppe- Raffaele- Enrico-

ENRI- (entra a metà battuta di Peppe. In una mano ha un grosso fazzolettone a quadri, con i quattro angoli annodati tra loro e con dentro quanto gli rimane: vestito e necessario vario. Nell’altra mano una custodia di violino) Cameriere?

PEPP- Comandate!

ENRI- (Posando il fazzolettone a terra e il violino su un tavolino) Portame ‘na tazza de caffè bollente e dolce…Molto dolce: sei cucchiaini de zuccaro!

PEPP- Sei cucchiaini de zuccaro? Cu' ce dovete ffa’ la marmellata?

ENRI- (quasi risentito) Scì! Vojo ffa’ la marmellata al caffè!…C'ho da rende’ conto a te? Io el caffè lu bevo cuscì!

PEPP- Ma perde l’aroma!

ENRI- Chi se perde perde…basta che me salvo io!

PEPP- (va via allargando le braccia)

ENRI-Almeno me tiro su cul zuccaro. E’ quindici giorni che nun magno! ‘Nte la bocca c'ho el fiele! So’ jellato! La sfortuna me perseguita! ’Ndo’ vago, vago: ‘riva sempre prima de me!

RAFF- (che lo aveva cercato nella sua mente, con lo sguardo, finalmente ricorda e tra se) Don Enrico, el maestro de musica!…(forte) Don Enrico?!…(si alza e gli va vicino) Caro, don Enrico…

ENRI- Raffaele, cu' ce fate qua?

RAFF- Questo è el caffè che frequento. Quanto tempo è che nun ve vedo….

ENRI- Saranne più de do’ anni!…

RAFF- E scì…mese più, mese meno! L’ultima volta che ce semo visti erimi al caffè Italia e m’ete ditto che duvevi parti'.

ENRI- Difatti so’ partito pe’ ‘nda’ a Milano. M’evane scritturato cume Direttore d’orchestra. Era mejo se nun ce ‘ndacevo! Se ve racconto! El primo giorno ero pronto pe’ dirige l’ “Africana”, alzo la batecca pe’ cumencia’ e vedo in prima fila do’ o tre professori de l’urchestra che me guardavane e ridevane. Dapprima so’ ‘rmaso indifferente, ma quanno ho visto che continuavane e che me vulevane sfotte’, el sangue m’è ‘rivato a la testa, nun c'ho visto più e a quello che me staceva più vicino j ho rotto la batecca 'nte la testa!

RAFF- Ete fatto be’!

ENRI- No, ho fatto male! Quelli m’hanne fatto ffa’ un mese d’ospedale! Po’ ho girato mezza Italia pe’ dare lezioni de violino…Ma a chi? (mima il niente) Ho fatto la fame! Un professore cume me cul Diploma e sette medaje al valore (stacca con enfasi) o-no-ri-fi-che!

RAFF- Ete pruvato allo Sferisterio de Macerata?

ENRI- Allo Sferisterio? E me metto a sona’ drento all’orchestra? Mai! Mejo murI' de fame… Un direttore cume me che ha diretto alla Scala di Milano, diventa un orchestrale dello Sferisterio. Mai!

RAFF- Scì, ma se ho capito be’, da quello che prima m’ete raccuntato: nun ce sete ‘rivato a dirige’.

ENRI- Cu’ vole di'? M’hanne scritturato e tanto basta. L’orchestrale lu posso fa’ all’estero, ma mai in Italia. All’estero: qualunque cosa! Se el destino me fa ‘ncuntra’ un collega, che je piace viaggiare: stago a cavallo! Lu porto cu' me, a ffa' concerti: in Russia, Spagna, Londra, Costantinopoli…e te fago vede io dopo! All’estero i quadrì se fanne a palate, perché lì la musica l’apprezzane. 'Nvece qua, in Italia, la musica è fenita!

RAFF- C’ete ragiò!

PEPP- (entra con il caffè) Ecco el caffè! (poggia sul tavolo)

RAFF- (tra se) A questu pazzo l’ho lassato e pazzo l’ho ‘rtruvato!

PEPP- Pe’ nun sbajamme, de cucchiaini de zuccaro ce n’ho messi otto, ho fatto be’? (rassetta intorno)

ENRI- Bravo!

RAFF- 'Ndo’ alloggiate?…’Ndo’ durmite?

ENRI- Sotto l’Albergo della Luna! Sopra ‘na panca…Sopra ‘na lastra de marmo… Cuscì l’ho pruvate tutte! (gira il cucchiaino nella tazza)

RAFF- Eh, no! Vo’ sete un artista e nun meritate questo. Ce penso io! (siede e comincia a scrivere su un biglietto da visita)  Venite cu’ me da mi fratello…El padrò della Pensione Stella…Ve fago da’ ‘na bella camera!

ENRI- Grazie! Solo pe' ‘n paro de giorni…(beve) Dopo vojo ‘nda’ all’estero, ormai me ce so’ fissato!

RAFF- Adé ce penso io!

ENRI- Se facevo el “zampognaro” guadambiavo de più!

RAFF- (si alza e gli porge il foglietto) Ecco qua…tenete!

ENRI- Grazie!

RAFF- Adé ve devo lassa’. C'ho de ’nda’ alle Muse a ffa' le prove. Domenica debutto cu' l’Otello!

ENRI- Complimenti!

RAFF- Ve fago ave’ ‘na poltrona, cuscì venite e m’applaudite!

ENRI- Se ce avrò la forza…!

RAFF- Bene! Adé ve ‘cumpagno a la pensione e po’ ce vedemo stasera. (prende il fazzolettone da terra e sospinge Enrico verso l’uscita)

ENRI- (prendendo il violino e accennando alcuni passi verso l’uscita) Sono obbligato…veramente obbligato!

PEPP- Scì, ma nun eri obbligato a pija’ el caffè a gratisse!

ENRI- (fermandosi ritorna cercando nelle tasche più volte) Giusto! Che dimenticanza…Scusate!…Qui no…Qua neppure…

RAFF- (che ha capito, tira fuori delle monete e le dà a Peppe) Qua, famo notte! Peppe ecchete i soldi del caffè! 'Ndamo, ’ndamo! (sospinge Enrico fuori)

PEPP- (guarda nella mano e poi la porta in tasca) Ce fUsse mai qualchidù che te lassa ‘n soldo de mancia!

               Scena 3^: Peppe- Michele-Ciriaco-

MICH- (entra seguito da Ciriaco) Ma insomma, se pole sape’ cu t’è successo?

CIRIA- ‘Na ruvina! Addio divertimenti, addio donne, addio gioco, addio tutto!

MICH- Ne so quanto prima!

CIRIA- Zì Felice è in Ancona!

MICH- Dave’?…

CIRIA- E’ ‘rivato alle nove e mezze, cu' la moje e la fijastra! De sciguro a stasera nun ce ‘rivo! Nun c'ho ‘na goccia de sangue ‘nte le vene!

PEPP- (si avvicina) Scusate…serve gne’?

CIRIA- Scì: un curtello de sta purtata…me vojo svena’!

PEPP- Cu' vulete ffa'?

MICH- Gnente!…Portacce do’ aperitivi e lassacce, che duemi parla’!

PEPP- (andando) Prima quello che se vuleva fa’ la marmellata de caffè; adé questu se vole svena’…E’ proprio ‘na giurnata tranquilla! (via)

MICH- (che ha seguito con lo sguardo l’uscita di Peppe) Allora?

CIRIA- Allora…Stamattina, alle sette, stacevo ancora al Circolo cittadino a giuca’…Stavo a perde' trecento lire…

MICH- ‘N’antri trecento?!

CIRIA- Scì! Oltre ai mille e cinquecento lire che Nicolino m’ha vinto l’altro iersera e che li vole assolutissimamente oggi.

MICH- E, ce l’hai?

CIRIA- 'Ndo’ li vago a prende’?… Mentre stavo a giuca' el garzò del circolo  m’ha purtato sto telegramma. Senti: (legge) “Arriviamo ore nove, io, Concetta e Margherita. Vieni Stazione. Allegramente, zio Felice. Allegramente! Me tocca murì pure allegramente! Ho lassato de giuca’ e so’ ‘ndato alla stazziò. Appena so’ scesi dal treno, cu' 'na carrozza l’ho purtati al “Villino de Rosa”; sapevo che de solito l’affittane…E' pure ammobiliato. Po’ j ho ditto che duvevo 'nda’ urgentemente al Caffè Torretta, che c’evo un appuntamento cu ‘n amico e ecchime qua pe’ esse’ cunsijato da te. Salvame!

MICH- Ma da co’ te devo salva’?

CIRIA- Zio, sa che io sei mesi fa me so' laureato e che so’ già un dottore affermato. Da tre anni che sto in Ancona j ho raccontato ‘na bugia sopra l’altra. M’hanne mannato più de settantamilalire! Appena tre mesi fa m’hanne spedito diecimilalire. J ho ditto che me servivane pe’ paga’ anticipatamente lo stabilimento ‘ndo’ tieno in cura quindici matti!

MICH- Senti, senti cusa s'è  ‘nventato!…

CIRIA- Devi sape’ pure che zio s’è meso in testa d’aprì una casa di cura pe’ matti a Roccaraso e che a dirigerla devo esse’ io! E’ pe’ questo che m’hanne mannato tutti quei soldi!

MICH- Che ‘nte ‘na settimana te li sai persi al gioco! Cirì, t’ho ditto sempre de smette’, ma nun m’hai volsuto scolta'!

CIRIA- C'hai ragiò! Ma chi pudeva mai crede’ che venissero in Ancona, cuscì all’improvviso? Figurte, zìo, appena è sceso dal treno m’ha ditto: “I matti cume stanne”?

MICH- Tu cu’ j hai risposto?

CIRIA- Nun c’è male, stanne be’!

MICH- (ride) Stanne be’!…Ah ah ah...Stanne be’!…

CIRIA- Michè, famme el piacere: nun ride'! Nun poj ride mentre io c'ho la febbre!…Tremo tutto. Manco te l’immagini quant’è terribile la vecchia! E’ lia che c'ha i soldi e se viene a sape’ tutto questo: me 'bandona e ‘rmano ‘n mezzo a ‘na strada cume ‘n orfanello!

MICH- Adé nun ffa’ el tragico!… Vedrai che qualcò faremo!…

CIRIA- Duemo pensa’ pure a cume truva’ le millecinquecentolire che devo da' a Nicolino. Quello me gambia i connotati! Cume fago?…(che è andato in lungo e in largo per la scena mosso dalla disperazione, vede arrivare Amalia e la figlia) Cume fago?…Jezu! La padrona de la Pensiò cu’ la fija! (corre a sedere) Ce mancavane solo che lora!

             Scena 4^:Detti- Amalia-Rusina-Peppe-

AMAL- (entra precedendo la figlia…) Bocca Rusina! Bocca…ce pijamo ‘na bella tazza de squajo! (vedendo che la figlia è rimasta sulla soglia la invita ad entrare prendendola per mano)

RUSI- (pone resistenza) Oh ma’…io me vergogno!

AMAL- (prendendola per le spalle) Che “vergogno vergogno!” Tutte le signore e le signorine, dopo el passeggio, boccane ‘nt’un caffè pe’ ripusasse ‘n pughetto! Sennò cu’ famo, passeggiamo sempre? Mettete a sede qua…(indicandole una sedia presso il tavolo opposto a quello dei due amici) Mettete a sede che chiamo al cameriero!…(forte) Cameriero?

PEPP- (ch’era entrato) Comandate!

AMAL- Portacce do’ tazze de squajo sa do’ pagnottelle!

PEPP- (scrive sul notes) ..Tazze de squajo e do’…

AMAL- Pagnottelle!

PEPP- Veramente le pagnottelle…

RUSI-  Oh ma’, che pagnottelle?…Le brioches! (pronunciare come scritto)

AMAL-Voj ste brioches, cocca? Mamma te ‘cuntenta. Portacce allora do’ tazze de squajo cu' do’ brioches!

PEPP- (si avvicina alla vera pronuncia) Brioscesse!…e non “brioches”!

AMAL- Scì, insomma ‘sse cose che quanno uno le magna, pare che mastìca l’elastico.

PEPP- Ve servo subito! (andando)…Pagnottelle, elastico e curdella! (esce)

AMAL- ( alla figlia che sta a testa bassa) E. tira su ‘ssa testa! ‘Gna che sta vergogna, fija mia, te la fai passa’, sennò ‘rmani pallosa e ‘ntipattiga! ‘Gna che te la fenisci de ‘ndatte a nasconde ‘gni vo’ ch’e ‘nte la Pensione ‘riva qualche giovinotto! Me so’ necorta, cu te credi!  Quanno qualchidù te dumanna qualcosa: bassi la testa e nun je risponni! Questu è un difetto bruttissimo!…Me lu sai di' cume ffai a maritatte? Se te comporti ‘nte stu modo nun te vole nisciù e rmani pe' Sant'Antò!

RUSI- Cu' m’emporta a me!

AMAL- Ma ‘mporta a me che so’ ‘rmasa veduva! Io me vojo sistema’! Nun vojo dipende' sempre da mi cugnato. Lu c'ha la Pensione Stella e io nun j vojo ffa’ la serva a vita! 'Nvece se te trovi un bel giuvinotto, uno che sta pure messo be’ a quadrì: te mariti e io fago la padrona!

ROSI- Scì, ma  cu ce possu ffa’ se nun me se presenta nisciù!?

AMAL- Cu’ ce poj ffa’? C'hai da gambia’ carattere, oh! Nun devi esse’ vergognosa, ma allegra, svelta, spiritosa!…Devi ride! Stai sempre cu' cula faccia che pare che t’è mortu el gatto! C'hai da ride, devi ride!

PEPP- Eccu lu squajo cu' le brioscesse!…(ponendo) So’ fresche,fresche!

RUSI- (ne prende una) Uh! Cume so’ calde!

AMAL- (a Peppe) Allora so’ calde?…Perché ete ditto “fresche”?

PEP- So’ fresche perché l’emo sfurnate proprio adé “calde calde”!

AMAL- A me cuscì me piacene: fresche-calde!

RUSI- (ride) A me cuscì me piacene: fresche calde!

PEPP- A sto’ra chì se trovane sempre calde!

AMAL- Allora no’ venimo ogni giorno a st’ora chì!

RUSI- (ridendo) Allora no’ venimo ogni giorno a st’ora chì!

PEPP- (dopo averla guardata un po’,come per dire “è o ci fa”?) Che bella ragazza? Scusate, è fija vostra?

AMAL- (da una gomitata d’intesa alla figlia) Ecchece, Rusina! (a Peppe) Sissignore, è mia figlia! Se chiama Rusina!

RUSI- (ridendo) Me chiamo Rusina!

PEPP- Rusina?…Che bel nome!

AMAL- J è piaciuto el nome tua!

RUSI- So’ contenta che je piace el nome mia! (ride)

AMAL- Cum’è che ve piace stu nome?

PEPP- Perché è guale a quellu de mi moje!

AMAL- (delusa) Ah!?…Sete spusato?

RUSIN- Uh, è spusato! (ride)

PEPP- Scì, e c'ho pure tre munelletti!… Con permesso! (si allontana)

AMAL- (nervosa porge...) Magnate sta brioches caldae feniscetela da ride!

RUSI- (comincia a masticare)

AMAL- Ride! Lia basta che ride! Se pole sape', almanco, perché ridevi?

RUSI- Me l’hai ditto tu che devo ride'!

AMAL- E, miga sempre! Se ride quanno ce vole, sennò pari  scema!

RUSI- (s’è accorta di Ciriaco) Oh ma’!…Lì c’è cul giovane medico che da poghi giorni è venuto a sta' ‘nte la nostra Pensione!

AMAL- (guardando) Scì, è el duttore Ciriaco!…

RUSI- Oh ma’, ce lu sai che va matto pe’ me? ‘Gni volta che me vede: me ferma e me vole parla’! Ieri m’ha ditto: “Signorina lo sapete che siete tanto simpatica e bella?”

AMAL- Davé? Cuscì t’ha ditto?…E tu cu’ j hai risposto?

RUSI- J ho risposto: “E no! Siete voi un gran simpaticone”!

AMAL- Brava!…Quello scì che pe’ te è un buon partito! Ho saputo che el zio sua è tanto ricco! Cum’è che ancora nun c'ha visto? Lassa ffa’ a me che adé ce penso io! (comincia a chiamare due o tre volte aumentando sempre di tonalità) Cameriero?… Cameriero?

PEPP- Comandate!

AMAL- Se pole ave’ ‘n antro pogo de zuccaro?

PEPP- Certo, perché no?! (si allontana, per poi ritornare)

AMAL- Pure per mia figlia Rusina, ete capito?! (a parte, riferendosi a Ciriaco) Ma cus’è sordo? (a voce alta) …Ma sì, ti digo ch’è lu'!…E’ proprio el signor Ciriaco!…Dottore?…Dotto’?…Dotto’!…

CIRIA- (che volutamente non aveva sentito) Oh, signora…buongiorno! Mi scusi, non mi sono accorto…Parlavo con l’amico mio…

AMAL- Rusina mi diceva che nun eravate voi…Che me sbajavo!…Come state? State be’?

CIRIA- Non c’è male!

AMAL- Ve trovate bene inte la nostra Pensione?

CIRIA- Molto bene, grazie!

PEPP- (porta lo zucchero)

AMAL-In città, ‘na Pensiò cume la nostra miga la truvate! Nun manca gnente: pulita, se magna be’, letti cu' linzoli sempre freschi e profumati…Perché nun è vero,forse?

CIRIA- Proprio cuscì. Chi dice el cuntrario!?

AMAL- Po’, c’è mi fija, qua, che è terribile! Sorvejia sempre la servitù pe’ vede se tutto è al posto sua… A lia però nun je piace tanto e nun j dago torto, perché all’età sua se pensa a altre cose…nun so se me spiego!Ma presto sposerà e i compiti sua saranne altri. E’ ve’ Rusina?

RUSI- (ridendo) E già, io me sposo!

AMAL- (la riprende sottovoce, mentre…)

CIRIA- (all’amico) Cume fago a da’ i quadrì a Nicola?

MICH- Fatteli da’ da ziso! 'Nventaje ‘n’antra scusa!

CIRIA- (dopo breve pausa) Je digo che devo cumpra’ ‘na macchina pe’ studia’ el cervello umano in rapporto al cranio!

MICH- (ridendo) Bravo! Vedi che l’hai truvata!

CIRIA- E, nun sta sempre a ride!

AMAL- M’hai ditto che culù è mattu de te, me sai di' allora perché manco te guarda?

RUSI- Cusa so!…Pure io me lu so’ ditto!

AMAL- Tutti cuscì fanne: cume se ‘lampane, cuscì se slampane! Pe’ te ce vuria 'n omo serio! Uno che nun se perde tanto in chiacchere e che c'esse l’intenziò de spusasse! ‘Ndamo va! (si alza) Alzate!…’Ndamo a casa!…Cameriero!?…Cameriero?!

PEPP- Eccheme!

AMAL- Quanto se paga?

PEPP- Settanta centesimi!

AMAL- Ecco qua i soldi e teneteve el resto!

PEPP- Grazie, signora!

AMAL- (passando accanto al dottore) Ve saluto duttò!…(ha superato di poco i due amici e non avendo risposta si ferma ed insiste…) Caro duttò…

CIRIA- (accenna un saluto con la mano senza voltarsi)

AMAL-E’ pure malducato e scostumato!…’Ndamo Rusì…’ndamo!

RUSI- Oh ma’?… Adé cu’ devu ffa’, devo ride o devo piagne?

AMAL- Ma cu’ dighi?

RUSI- Oh, io nun ce sto a capi’ più gnente!

AMAL- (sospingendola verso l’uscita) Ma sai propiuo rimbambita!…Adé poj ffa’ quellu che te pare! (escono)

CIRIA- (sollevato) Oh, finalmente è ‘ndata via! Nun bastane i pensieri tua  'gnà senti' pure quelli dej altri!

MICH- Nun è gnente male cula ragazza!

CIRIA- Se devo esse’ sincero, la ragazza me piace, ma adé c'ho altro da pensa’!… Se zio vole vede' la Clinica ‘ndo stanne i pazzi che sto a cura': cu’ je fago vede'?

MICH- Cirì te sj necorto che l’hai sparate troppo grosse? Adé chi te la dà la Clinica?…E po’, ‘ndo li vai a truva’ i pazzi?

CIRIA- E già…’ndo li pijo? (dopo breve pausa) Bono,bono,bono!… N’ho pensata ‘n’antra!

MICH- De sciguro sarà più grossa de l’altre! Sentimo.

CIRIA- La Pensiò ‘ndo stago io! La Pensione Stella! Lì ce stanne tutti artisti... Persone stravaganti! Dà veramente l’impressione de sta' 'nte ‘na clinica pe’ matti.

MICH- Lu porti là?

CIRIA- Scì. Cu’ te sembra?

MICH- Pensi che nun se ne ‘corge che nun so’ matti?

CIRIA- E cume fa? Io je stagu sempre taccatu a lu e tieno tutto sotto cuntrollo. Po’ je digo che nun deve parla’ e che nun deve fa’ capì Ai pazzi che lu' lu sa. E ‘na volta che l’ha visti se ne torna al Paese sua. Cu’ me dighi adé?

MICH- Te digo che el problema è el tua e che la testa fa male a me.

CIRIA- (che aveva guardato l’amico con interesse) Ma sicuro!…Questo è l’unico modo pe’ pudemme salva’!…Ne ho pensata una ancora più bella: tu vieni cu’ me da lora e j famo crede' che tu sai un pazzo, che stai ‘nte la clinica…che sai sotto cura!

MICH- Io?…

CIRIA- Si!

MICH- Allora me sa che el mattu sai tu!

CIRIA- Tu sai un pazzo de quelli calmi…Ecco: la follia…la follia musicale! Te sei fissato da esse’ el primo tenore del mondo!…

MICH- Ma io so’ pure stunato!

CIRIA- (non lo sente nemmeno e continua…) E che l’Opera che t’ha fatto ‘nda’ via de testa è la “Traviata”!

MICH- Me sa che te trovi davè un duttore che te cura el cervello!

CIRIA- E daje, famme sto piacere!…Magari vedendo a te che daje de testa: te scapecci tutto…sgrani j occhi…ridi sguaiatamente e poi te metti a cantà la Traviata…de sciguro se metterà paura e manco vurrà vede j altri matti. (risoluto) Su, ‘ndamo, nun stamo a perde tempo!(si avvia)

MICH- (lo trattiene) Vie’ qua! Ma perché me voj ffa’ bucca’ a forza ‘ntej ‘mbroji tua?

CIRIA- Ma che imbroji? E’ ‘na cosa da gne’! E’ un favore che me fai…Se me sai amico me devi dà sta prova!…’Ndamo!

MICH- Sia fatta la vuluntà de Dio! (i due si avviano ma la vice di Concetta li fa arrestare)

                 Scena 5^:Detti, Felice, Concetta, Margherita, Peppe.-

                                              Fuori: vocio di ragazzi

CONC- (da fuori) ‘Mbecilli e malducati!

FELI- Ve fago arresta’ a tutti!

PEPP- (entra  ed uscendo alla comune) Cus’è scuppiata la rivoluziò?!

CIRIA- So’ i zii mia!…Michè va via e cerca da nun fatte vede', perché fra pogo te devi presenta’ da matto! ’Rcordate che j devi ffa’ crede che sai fuggito da la Pensiò, ciué da la Clinica…Al resto ce penso io!

MICH- Se c’è gente che me cunosce , che figura ce fago?

CIRIA- (sospingendolo fuori scena) A st’ora nun viene più nisciù!…

FELI- Lassateme! Vojo ffa’ un macello!…Ringraziate Dio che ce stanne le donne!

CONC- Tenetelo, pe’ carità!

MARG- Babbo! Babbo!…

CIRIA- (ch’era uscito porta dentro lo zio) Basta adé e dimme ch’è successo.

FELI- (entra seguito da Concetta e Margherita) Gne’ ! ‘Na cosa da gne’!

CONC- (sulla Comune) Pezzenti! Magna pa’ a tradimento!

FELIC- (la prende per le spalle e la fa venire avanti) Sta zitta!

CONC- (si divincola  e torna alla comune) Pidocchiosi!

FELIC- (c. s.) T’ho ditto de sta’ zitta.

CONC- Nò che nun ce stago zitta! (girandosi verso l'uscita) Stracciaroli e sganzafadighe!

FELIC- C'hai da sta’ zitta, oh!?

CONC- Adé ce stago. Nun so più cu' je posso di!

FELIC- Meno male che ce l’hai corto el vucabulario!

CIRIAC- Continuate pure e quanno pensate d'ave' fenito me salutate! Me  vulete di' cus'è successo?

FELIC- Semo venuti qua, perché ‘nte cula casa…

CONC- Che tu chiami Villino e ‘nvece enne un casi…

MARG- Mamma, te prego!

FELIC- Vuleva di' che nun fa pe’ no’! Sta ‘nt’un quartiere malfamato. Hai visto cuj bardasci li fora? C'hanne ‘cumpagnato a via de sfottò! Appena emo meso piede fora dal villino, do’ munelli  c'hanne ditto: “Se pole sape’ ‘ndo’ 'ndate”? Io, innoccentemente je ho risposto: “Al caffè Torretta. C’è mi nipote che ce ‘spetta”! Hanne cumenciato a ride e a cantacce, pe’ sfotte’: “ Al caffè Torretta c’è el nipote che cachetta!Al caffè Torretta…” Intanto che camminami sti munelli da do' se so’ ‘mucchiati de più! S’era furmata 'na prucessiò de munelli! A un certo punto el cervello m’ha cumenciato a fuma’ e allora ho alzato il bastò, tanto pe’ metteje paura…Nun l’essi mai fatto: oltra a la canzone so’ ‘rivate pure le pernacchie!

CONC- Che vergogna!

MARG- Io ‘nco’ tremo da la paura!

FELI- (a Peppe, ch’era entrato dopo di loro) Dimme ‘na cosa: trattane cuscì a quelli che ‘rivane 'nte sta città?

PEPP- Imbéh!?… I munelli, se vedene un tipo curioso lu sfottene subito! ‘Spettane questu pe’ passa’ ‘na mezz’uretta allegra! (si allontana verso il fondo scena)

CONC- Cu’ te l’hanne poduto ffa’! Se truvavane a la bon’anema de mi marito erene degià bell’e pronti pe’ la pista!

FELI- Essà! Cula por’anema de tu marito lu pudeva ffa'! Io so’ un galantomo!

CIRIA- Adé cu’ vulemo mette’ ‘n piazza tutti i fattarelli nostri?

FELI- Io nun ce la vulevo purta’, perché me l'immaginavo! Quelli c'hanne preso a sfotte’ pe’ via (indica il cappello di Concetta)  de cul cappello lì! ‘Ardela: pare el fante de coppe!

CONC- Cu’ ne voj capì tu de la moda?! Questo‘riva da Milano: ènne un cappello alla “scescia”!

MARG- Mamma, se dice alla “gheiscia” e non “scescia” !

CONC- Cuscì vulevo di'!

FELI- Ma quala Gheiscia…quelli so do’ mazzi de lattuga!

CONC- Cu’ te nun c’è verso! Tanto: zoticò eri e zoticò sai ‘rmaso!

FELI- Quanno ‘rturnamo al villino ‘chiappo a uno de cuj munelli, te fago vede' cusa j farà sto zoticò!

CIRIA- Tu, zì, nun jfarai gnente, perché ce penserò io!

FELI- Co’? Tu sai un dottore e nun te poj mette’ cu' cula gente lì! Famo ‘na cosa: al Villino ce turnamo cu' ‘na carrozza e ce famo chiude tutte le fenestre!

MARG- Cuscì murimo suffucate!

CONC- Ce voj fa ffa’ la fine de le pantecane?

FELI- Insomma, nun l’ete capito che no’ tre in giro nun ce pudemo ‘nda’? ‘Ppena ce vedene ce sfottene!

CIRIA- (taglia corto) Mettemucce a sede'!…Peppe?…Vedi ‘n po’!

PEPP- (a Felice) Cu’ ve posso servì?

FELI- Un vermutino bianco con un po’ d’acqua!

PEPP- (alle signore che intanto hanno preso posto in un altro tavolo) E a Voi?

CONC- Un bicchiere d’acqua e limò…Tanto, tanto limò! Me vojo purifica’ la cistefrellera! ’Nte la bocca me ce 'rivato el fiele!

MARG- Anche per me. C'ho la lengua tutta lappata!

PEPP- (andando) Cus’hanne magnato le mele cotogne? (esce)

CIRIA- Adé diteme cume mai sete venuti qua? Erimi ‘rmasi daccordo che sarei venuto io da voi!

FELI- Cula casa ‘ndo’ c'hai purtato nun fa pe’ no’.

CIRIA- Cosa? Quello è un Villino…in collina….aria buona…quattro camere, salone, cucina, acqua corrente, tutto al pianterreno. Nun lu dite in giro che ce fate pure ‘na brutta figura!

FELI- Sarà arioso, belle camere, mobili de lusso…ma niente biancaria.

CIRIA- Manco i linzoli?

CONC- Quali linzoli? Ce stanne solo le federe dei materassi.

FELI- Cusa voj durmì sopra i materassi, che magari ce saranne le pulci?

MARG- Statte zitto, che  degià me sento prude’ tutta!

CONC- Le posate nun ce stanne. Voj che magnamo cu’ le ma’? Manco s’erimi zulù!

MARG- Nun ce so’ manco j sciuccuama’!

CONC- Ce sciuccamo cu’ la carta igienica?

FELI- Carta igienica!…Pudevi dì: carta da pacchi…carta vetrata!…

CIRIA- Calmi, calmi!…Ce parlerò io e ce sarà tutto: tovaglie, posate, linzoli…Nun mancherà gnente! Tanto è questiò de poghi giorni.

CONC- Certo! Do’…al massimo tre! Se Felì ce vole ‘rmane: pure un mese!

FELI- Un mese? No, è troppo!

CIRIA- Certo. Mejo che 'ndate via duma'!

CONC- Duma’? Perché duma'?

CIRIA- Perché…perché dopodomani ce stanne le elezzioni comunali e ce polene esse’ de le dimostrazziò violente! Se prevedene tumulti. Tant’è che duma’ ‘rivane tre reggimenti de suldati e più de docento carabinieri!

CONC- Quann’è cuscì, duma’ mattina ‘ndamo via.

MARG- Restamo ma’! Me piacene tanto i carabinieri, a me!

PEPP- (entra e comincia a servire: comincia dalle signore)

FELI- Quessa ‘ppena vede ‘na divisa: nun capisce più gne’!

CONC- Fissazioni de gioventù!

FELI- Chiamala gioventù! A mumenti ce tocca a vendella cume ‘ntiquariato!

PEPP- (che ha finito con Felice) Eccovi serviti!

CONC- (alla figlia) Bevi, che te passa el dispiacere!

FELI- Alla salute!…Con l’acqua è dissetante!…Cirì, tutto el paese ha fatto festa el giorno della laurea tua! Il Sindaco, in tuo onore, ha fatto suna’ la banda fino a mezzanotte!

CIRIA- Bene!

FELI- Adé che ‘riva Natale po’…

CONC- Nun sai che stanne a prepara’!

CIRIA- Che stanne a prepara’?

FELI- Sanne che ‘rivi e te spettane a la stazziò cu’ la fanfara!

CIRIA- Ma no…è troppo!

FELIC Ma che troppo! Tu lo meriti, perché te sai sacrificato a studia'…Oggi sai un dottore rispettabile e di questo te ne semo grati, perché tutti ci rispettane!

CONC- Proprio cume dice zito. Quanno ‘rivo ‘nte un posto: o me fanne passa avante o me danne una sedia mentre 'spetto el turno mia!

FELI- Zia se lo merita. Lia ha tirato forai soldi pe' fatte studia'!

CIRIA- Grazie, zia!

FELI- Devi pure sapere che è pronto…

CONC- Zitto! Lu sai che questu lu vole di' Margherita. Dijelo!

MARG- El terreno pe’ costruì el manicomio è pronto! Sai cuntento?

CIRIA- Scì...sarò cuntento!?

FELI- A le opere de urbanizzazione ce pensa el Sindico. Tutt'intorno al manicomio ce vole ffa’ un Parco de intrattenimento, con panchine e piante.

CIRIA- Semo a posto!

FELI- L’ingegnere 'spetta a te pe’ cumencia'. J devi di' quante stanze voj;  se le voj singole….

CONC- …matrimoniali!

FELI- Matrimoniali? Cus’è ‘n albergo? Qui, per esempio, ‘nte la Clinica, quante stanze ce stanne?

CIRIA- Quante stanze?…Saranne ‘na ventina. Qui nun è propio ‘na clinica… Più che Clinica la pudemo defini': ‘na pensione! L’ho chiamata Pensione Stella. Ce so’ ‘na quindicina de pazzi. Ma, oh…gente distinta!

FELI- So’ pazzi de quelli feroci?

CIRIA- Qualcuno feroce c’è, ma j altri so’ tutti calmi. Però bisogna lassalli sta…Nun bisogna stuzzicalli, perché sempre pazzi sono!

FELI- Ce lu so: non bisogna né stuzzicarli, né contraddirli!… Li vojo vede! Ce vojo parla’! Ho sempre  desiderato de pude’ parla’ cu’ 'n matto!

CIRIA- Li voj proprio vede'?

FELI-  Scì ce tieno tanto! (a mezza voce, per non far sentire) Vieno solo io, a lora li manno a casa!

CONC- Guarda ch’emo ‘nteso tutto! Nun c'è  bisogno che ce manni tu a casa, perché ce ‘ndamo dapernò, subito e cu’ ‘na carrozza cu’ i cavalli da corsa! (si era alzata a inizio battuta)

MARG- (pure lei si è  alzata e stringendosi alla madre) Io già tremo da la paura!

CIRIA- Zì, ‘rtorna a casa cu’ lora, chè mejo!

FELI- T’ho ditto che li vojo vede!

CIRIA- Prumettemi però che nun te fai scappa’ da la bocca che sei lì perché vulevi vede a lora.

FELI- Promesso!

CIRIA- Adé per esempio, è un mese che sto a cura’ un giovane, di una famija ricchissima. Pensate che quanno me l’hanne purtato era furioso, nun se riusciva a tiene: urlava, sbatteva la testa ‘ntel muro, se buttava a terra e se ‘nvuricchiava tutto!…El primo che je capitava: j menava. Adé ‘nvece s’è calmato, sta mejo. E' fissato cu’ la musica! Canta. Dice che Giuseppe Verdi ha scritto pe’ lu'!

FELI- (ride e poi verso le donne) Ete ‘nteso? Verdi ha scritto pe’ lu'!

CONC- Altro che Verdi, semo bianche cume la carta!…

MARG- Se me tajo nun scappa ‘na goccia de sangue.

FELI- Dimme: ha ‘na bella voce?

CIRIA- Lu' pensa da esse' tenore!… De punto in bianco se ‘cupisce...sgrana j occhi e po’ se va bene: se mette a canta’!… Zì, se riescio a guarirlo me sistemo a vita, perché la famija me riempierà d’oro! Però adé zì, me devi ffa' un grosso favore…Me devi da’ 500 lire, perché me devo cumpra’ ‘na cosa…’Na cosa che nun posso ffa’ a meno d’aveccela: ‘na macchina pe’ lo studio del cranio e del cervello umano!

MARG- Dopo me lu vedi el cervello a me?

CIRIA- Se riescio a truvallo: scì!

CONC- Cusa voj di'?

FELI- Sentitela! Me trovi el cervello. Cume se fusse ‘na cosa da gne’ a truvallo! Cus’è un ginocchio, che uno pure a occhi chiusi lu trova? E po’ nun è manco tantu facile truvallo a vo’ donne, perchè ce lu sanne tutti che le donne ce l’hanne piccolo piccolo!

CIRIA- (accomodante alla sorellastra) Vedrai che appena me ce'mpratichiscio te lu troverò.  (allo zio) Allora me li darai i soldi?

FELI- Scì, però a un patto che quanno vai via da qua: te la porti al paese. Adé dimme ‘ndo’ sta sta clinica.

CIRIA- Non clinica: Pensione. Pensione Stella!

FELI- Scì, la ‘ndo’ ce stanne i matti!

CIRIA- (andando verso la comune per mostrare la strada) Non è luntana. Uscendo da qui…Madonna che vedo!…E’ lu'! E’ proprio lu'!

CONC- Lu'?…

MARG- Chi?...

CIRIA- El matto…Cul giovane che parlavo prima!

FELI- El cantante?

CIRIA- Scì, el tenore!…Sarà scappato!…Cume avrà fatto a scappa'? Sta a veni' qua!…Zitti! Mettemucce qua! (li porta verso il proscenio, sullo stesso lato della Comune) ‘Spettamo che bocca e po’ lu 'chiappamo!

FELI- Se farà 'chiappa’?

CIRIA- Quello 'ppena me vede se calma e deventa bono bono!

FELI- Che fortuna che c’emo avuto! (alle donne tremanti) E, nun tremate che qua ce semo no’!

CONC- Margherita, me sa che me svieno!

MARG- Se tu svieni a me chi me tiene che casco?

              Scena 6^:- Detti e Michele.-

MICH- (entra deambulando tipo scimmia: stessa mano e stessa gamba; ha il bavero alzato, capelli arruffati, occhi sbarrati…) Chi m’ha fatto veni' qua? Chi m’ha purtato ‘nte sto bar? Questa nun è casa mia!…Perché ho camminato cuscì tanto? (dorso agli attori)

CIRIA- (si è avvicinato, seguito da Felice, con passi piccoli e silenziosi e …) Fermati!

FELI- (a ridosso di Ciriaco) Sta bono che te stacco ‘na recchia!

CIRIA- Mi riconosci? Chi sono io?

FELI- Chi è lu'? Parla!

MICHE- (docile e timoroso) Lui è…lui è…

FELI- El “Barbiere de Siviglia”!

CIRIA-  Perché il Barbiere di Siviglia?

FELI- Lu vulevu juta’! Assecondavo!

CIRIA- Chi sono io?

MICH-  El medico…el duttore…Nun strillate!…Nun me menate!…

CIRIA- ‘Ndamo a casa!

MICH- Scì, ‘ndamo a casa! (accenna dei passi verso la Comune, ma si ferma e sbarrando gli occhi: fissa con sonora risata il Gruppo e poi ritornando serio a Felice) Chi sei tu?

CIRIA- (venendogli in aiuto) Un nuovo custode!

FELI- (tremando) Scì! So’ l’angelo custode.

MICH- E, quelle chi sono?

CONC-  (fugge al lato opposto, seguita da Margherita che le si è attaccata alla gonna, come una bambina)

FELI- El diavulo e l’acqua santa!

MICH- (fissa Felice e rlassando il volto, da truce diventa dolce e con un accennato sorriso) Tu sei la mia ragazza sotto le spoglie di mio padre!

FELI- Nun so’ stato io che ho spujato a tu padre!

MICH- Zitto! Non ti celare!

FELI- Scì, nun me gelo, me stago a scalla'!

MICH- Cara, t’ho riconosciuta….

                                           

STACCO MUSICALE

           (gli si avvicina) Ma, tu tremi!…Hai freddo! (gli prende la mano e canta)

           

Che gelida manina

Se la lasci riscaldare

ma per fortuna...

S I PA R I O

SECONDO  ATTO

                                 Camera di disimpegno della Pensione “Stella”; da questa si accede alle camere ed al piano superiore. Il fondo ha due arcate: una è la Comune e l’altra porta al piano superiore. Ai lati vi saranno due porte. Tra il Fondale e le porte, ai lati in alto, vi sono due corridoi. Salottino, con tavolo e portariviste; piante e quadri di poco valore, perloppiù “stampe”, ecc. ecc. ecc…

                                  All’alzarsi del sipario, in scena vi è Carlo, che rassetta le poltrone. Squilla il campanello della camera del Maggiore..

              Scena 1^- Carlo - Carlotta – Amalia-

                       Le battute di Carlotta sono indicate da “LOTTA” per non confondersi Con Carlo.

CARLO- (chiama) Carlotta?…Va a sape’ ‘ndo’  se sarà salvata!…QQuQ-òqUA QQQqqua bisogna che licenzio tutti! (forte) Carlotta?...

LOTTA- (arriva dalla cucina) Eccheme…eccheme! Cus’è tutta ‘ssa prescia!? Ve ‘rcordo che c'ho solo do’ gambe e rugenite pergiunta!

CARLO- E’ mezz’ora che sonane! Nun l’hai ‘nteso el campanello?

LOTTA- Scì che l’ho ‘nteso!…E’ cul matto del Maggiore che nun c'ha gnente da ffa’ e se mette a suna’! Adé vole ‘na cosa, adé ne vole ‘n’antra! Stamattina m’ha meso ‘na paura che a mumenti ce ‘rmanevo!

CARLO- Cume mai?

LOTTA- Stamattina, de bon’ora, ‘ndacevo 'n cucina a prepara’ le culazziò, e nun te lu sento a lucca’? “Jutateme!…Jutateme!” De corsa so' buccata drento la cambura…e nun te lu vedo steso ‘n terra pe’ quant’è longo?…S'era cascato dal letto!

CARLO- Puretto!

LOTTA- Puretto lu'? Puretta io! Pe’ tirallo su ce vuleva el parancu!…Me so’ rotta la schina.

CARLO- Cume ha fatto a cade'?

LOTTA- Chi lu sa? M’ha ditto,  che je capita spesso. Ve cunvie’ a faje un letto cu' do’ sponde de legno ai lati!

CARLO- Essà! Je preparo el letto cume a le criature! (rumore) Adé cusa sarà successo?…

LOTT- Sarà cascato ‘n’antra vo’?

CARLO- Va' ‘n po’ a vede'!

LOTT- Te pareva!…(esce)

   

(VIOLINO-  comincia a sentirsi il suono sgraziato del violino)

CARLO- Oh, sto Maggiore dice sempre che se ne va e nun se ne va mai!…Fa cagnara cu’ tutti! Basta che qualchidù lu guarda ‘ntej occhi e lu sfida a duello! Nun c’è da sta pe’ gne’ tranquilli quanno ‘n casa c’è lu'!

(ALZARE il suono)

               Ma chi è che sona sto violino?

                Scena 2^ - Carlo – Amalia poi Carlotta.-

 

(ABBASSARE il suono)

AMAL- (entra dalla seconda porta a sx e al cognato) Oh! Guarda che se tu fratello ‘rmane ‘n’antra giurnata qua: me ne vago io!

CARL- Essà, che se ne va! Je l’ho già ditto. S’è fermato perché ieri ha ‘cumpagnato ‘n amico sua, un maestro de musica, che al più presto va via pure lu'!

AMAL- C'hanne de ‘nda’ via tutt’e do’!

(ALZARE il suono)

                 Nun me pare giusto che c’emo da senti' sto lamento! Questo è un pianto! Te mette ‘n’allegria, che nun te digo!

(ABBASSARE il suono)

               E’ ‘na gnagnera da gne’!…E po’ j devi di' a tu fratello che nun se permettesse de ffa’ più quello che ha fatto oggi.

CARL- Sentimo: che ha fatto?

AMAL- S’è meso i pagni del teatro che deve ffa’ e po’ è buccato ‘nte la cambura mia, pe’ fasse vede se je stacevane be’. Io e Rusina nun l’emo riconusciuto. Rusina me s’è svenuta all’istante e io ho cumenciato a urla cume ‘na matta! De sciguro nun basterà ‘na cesta de limò pe dacce ‘na stretta a lu stomigo!

CARL- A quello, el Teatro l’ha fatto ‘nda’ via de testa! Ma nun te sai necorta che’era lu'?

AMAL- Dopo, scì! Quanno me ne so necorta: je vulevo sfascia' ‘na sedia ‘nte la testa!

CARL- Amalia mia, c'hai d’ave’ pazienza! E’ un po’ stravagante. Vole ffa’ a tutti i costi l’attore drammatico.

AMAL- E lu viene a ffa’ qua?  ‘Nte 'na Pensiò?

CARL- Adé ‘ndo’ sta?

AMAL- Sta in cucina a cerca', me pare, tappi de sughero.

CARL- Tappi de sughero? Cu’ ce deve ffa’?

AMAL- Saprà lu'!…

LOTT- (entra dal fondo dx- agitata- a Carlo) Ah, sete qua? Grazie a Dio che v’ho truvato!…’Ndate su, ‘ndate su!…

CARL- Su: dove?

LOTT- Dal Maggiore!

CARL- Cu' c’è adé?

LOTT- A quantu m’ha ditto: un Giornalista è buccato ‘nte la cambura sua, cu’ la scusa de faje ‘na visita e siccome nun ce lu vole, vi prega de mannallo via vo’, perche se ce deve pensa’ lu': lu scaracolla da la fenestra!

CARL- ‘N antru matto! Ce mancheria solo questo! Famme ‘nda’ a vede'!Quello lu butta davé da la fenestra!…(via)

(campanello camere )

LOTT- A chi j prude adé...? (ricordandosi della presenza di Amalia, si tappa la bocca con una mano per interrompere il prosieguo del suo pensiero) Me scusarete, signora mia, ma la stanchezza me ffa’ sparla’! (va a guardare dietro l’arco a dx, come se ci fosse un pannello, dove si leggerebbe il n° della camera. Ritornando appena in scena: allarga le braccia)…El 24! Segondo piano. Su e giò!…Su e giò! Quessu me tocca ffa’ tutto el santo giorno. Tantu le gambe ce l’ho bone! (girandosi e andando) Madonna jutame! San Giuseppe proteggimi…(via)

AMAL- Quann’è che riescio a ‘nda’ via da chì?…Questu è un manicomio!…Ce credo che Rusina, pora fija, è sempre de malumore!…Ah, ma se me se sposa, da la cuntentezza me metto a zumpa’ cume ‘na scimbia!

(Alzare il suono)

              Je pijasse ‘n colpo a lu’ e al violino !…Pare che stanne a scanna’ i porchi!….Famme ‘nda’!…famme ‘nda’!…(rientra camera)

                 Scena 3^- Ciriaco e Felice poi Amalia.-

CIRIA- (fa capolino, poi entra e verso la comune allo zio che ancora non è entrato) Bocca zì!…Dàje, nun te mette’ paura…Ce stagu qua io…(fra sé) …che ce n’ho più de te!…Allora?

FELI- (appare, ma non è tanto convinto) Sai sciguro che possu sta’ tranquillo?

CIRIA- Se te lu digo io!? Questo è el primo piano. Qua ce stanne tutti quelli più calmi, più quieti. Al segondo piano: no! Al segondo piano ce stanne quelli eccitati, violenti, pericolosi!

FELI- E al segondo piano chi ce va? Solo da morto me ce polene purta’!

CIRIA- Ce fermamo ‘na mezz’uretta e po’ ‘ndamo via!

FELI- Cus’è tutta ‘ssa fuga? Io nun c'ho prescia, nun c'ho gnente da ffa’!

CIRIA- Tu: no, ma io scì! Cj ho tante visite da ffa’!

AMAL- (entra con dei fiori che poi va a sistemare in uno o più vasi) Buongiorno!

CIRIA- Signora!… (fa inchino a mo’ di saluto e allo zio) Saluta…

FELI- (che s’era già nascosto dietro al nipote) Questa chi è?

CIRIA- E’ ‘na malata!…Una che sta qua…E' in cura da quattro anni!…E’ ‘mpazzita dopo che j è mortu el marito. El dulore! Adé, dice a tutti che questa è casa sua e ch'è la padrona de la Pensiò!

FELI- Essà! Pensa ch’è sua, perché è da tantu tempo che ce sta!

CIRIA- Vo’, zì, assecondatela sempre!

FELI- Certo, certo!

CIRIA- E così…come state?

AMAL- (continuando e finendo di guarnire i vasi) Bene, grazie, e voi?

CIRIA- Eh!…Non c’è male!

AMAL- (che ha finito, dopo aver fissato un po’ Felice) E, quel signore è un vostro amico?

CIRIA- No…questo è mio zio!…Felice Sciosciammocca, ricchissimo proprietario terriero di Roccaraso!

AMAL- Ah, ricchissimo!…Tanto, tanto, tanto piacere!…(facendo degli inchini di compiacenza, sia per la conoscenza, sia per il “ricchissimo”) Amalia Strepponi! Suo nipote è un bravo ragazzo, simpatico, allegro, spiritoso! Quando lui sta qua: noi siamo felici. Invece quando non c’è: so’ tutti agitati. Mi domandane “Ma dov’è? Quando arriva?” Io rispondo che presto sarà qui e loro si tranquillizzane e si calmane.

FELI- (allusivo) Lora!…

AMAL- Lu sapete che io so’ la propietaria di questa casa?

FELI- Sì,sì..e me fa tanto piacere!

AMAL- Però nun vedo l’ora de ‘nda’ via! Questa è ‘na vita sacrificata! Troppe seccature, troppi pensieri! Io vojo esse’ libera indipendente. La vita me la vojo gode ‘n antro pezzetto! Me pare che 'nco’ nun so’ da butta’ via, è ve’?

CIRIA- Ma certo! Non buttatevi giù!

FELI- Tantu chi ve ‘rcoje?

AMAL- Come scusi?

CIRIA- Zio ha detto:…che bisogna raccoje’ gli anni che ce rimanene!

AMAL- Comunque, sta casa la lasso lu stesso giorno che mi fija Rusina se sposa!

FELI- Séh, stai fresca!… (forte) Qua nun ve ce truvate be’?

AMAL- Francamente, nò, caro signore! Ce stago perché so’ obbligata a stacce, ma ce soffro! Nun è pe’ gnente facile a sta’ in cuntatto cu’ tanta gente, che nun sai manco chi sono. Tutti stravaganti! Pazzi!

FELI- Lora!…

AMAL- Scì!…e volene pure cumanna’!

FELI- (a Ciriaco) Dice che j altri so’ matti!…

CIRIA- (cambia discorso) La figlia è una gran bella ragazza!

FELI- So’ cuntento e me fa piacere!

AMAL- Fija unica! Una perla, una vera perla! Vent’anni…El padre je vuleva tantu be’, puretto! (si commuove e col fazzoletto alla bocca) Diceva sempre <Giannattasio>: “Nun so’ cusa faria pe’ vo’ do’! ” ‘N omo cume a quello nun se trova più! (piange)

FELI- (lasciandosi prendere dalla situazione, le si avvicina per confortarla) Nun ve dispiacete, su! Capiscio che adé nun c’ete più chi ve <gratta el naso>…

CIRIA- (facendolo ritornare al posto di prima) Che Grattanaso?

FELI- L’ha ditto lia, pogo fa!…

CIRIA- Ha ditto Giannattasio e non Grattanaso!…(va da Amalia) Non pensateci più! Pensate a voi…Alla vostra salute…Cercate di stare allegra, sorridete…Ridere fa buon sangue!

AMAL- (smette di piangere di botto e…) Scì! A vo’ ve scolto. C’ete raggiò! C'ho da sta allegra. Tantu lu' è morto! (comincia a ridere) C'ho da pensa’ a me!…Bisogna ride’ !…Bisogna pensa’ a ffa’ buon sangue!

FELI- Se sta a ffa’ ‘na trasfusiò!…

AMAL- Pensamo a sta allegre!…

FELI- (a Ciriaco) Questa è una de quelle calme?

CIRIA- Scì!

FELI- Figurte al segondo piano!

AMAL- (a Felice: decisa) Signo’!

FELI- (ha motto di paura)

AMAL- Ve sete messo paura?

CIRIA- No,no…zio soffre di certe pause…Si astrae e quando qualcuno lo richiama alla realtà: ha dei sussulti!

FELI- Scì, ha ditto be’! Quanno so’ ‘nte la menu pausa c'ho le distrazziò e se me chiamane c'ho i sussulti!…Cu’ me vuleva di'?

AMAL- Ve trattenete tanto?

FELI- Imbéh’?…

CIRIA- Solo pochi giorni. E’ venuto a trovare me e per vedere questa Pensione.

AMAL- Bene! Ve fermate qui?

FELI- Ma no, cu’ dite? Ho già preso alloggio…

CIRIA- Sì, sta al villino De Rosa!

AMAL- Quella è una bella casa!…Se permettete vago a prende’ mi fija Rusina, ce tieno tanto a farvela cunosce… Speriamo che ce viene…Sapete, è tanto vergugnosa! Nun vede mai a nisciù, sta sempre chiusa ‘n casa! (a Ciriaco) Stamattina, però, nun jete fatto tante feste! C’è ‘rmasa male! J è tanto dispiaciuto!…Adé ve la porto, permettete! (via)

FELI- Puretta! Che pena che m’ha fatto!…Pure la fija è pazza?

CIRIA- Eh!…Stanno cu’ la madre, ha cumenciato a da’ i numeri pure lia! E’ un peccato, perché è pure ‘na bella ragazza!

FELI- Cum'è che stamattina l’hai dispiaciuta?

CIRIA- Perchè…perché la mattina quanno fa culazziò: sputa ‘nte la tazzina de caffè! Stamattina je l’ho purtato io el caffè e quanno ho visto che faceva la mossa pe’ sputà drento la tazzina: j ho dato un scuppulò che l’ho fatta piagne’ pe’ mezz’ora!

FELI- Pare ch’è lia!? E' la pazzia che je fa ffa’ certe cose. Pora fija!…Nun la duvevi mena’!

              Scena 4^-Detti- Luigi,  poi Carlo-

LUIG- (entra dal fondo dx) Ah.ah.ah…che tipo ch’è cul Maggiore! (scrivendo sul taccuino)  Cu’ quello che m’ha raccuntato ce posso scrive' tre nuvelle!

CIRIA- Pure Luigi el giornalista! (allo zio) Pure questo è pazzo. Assecondatelo! (saluta) Buongiorno!

LUIG- Oh, caro Ciriaco, non pensavo d’encuntravve!

CIRIA- So’ appena ‘rivato! Cume state?

LUIG- Nun c’è male! So’ stato a ffa’ cumpagnia al Maggiore o mejo: a cul matto del Maggiore!

FELI- Tra lora se ‘rcunoscene!

LUIGI-  M’ha raccuntato tante de cule cose, che posso scrive tre novelle!

FELI- (a Ciriaco) Cusa vole fa’: tre nuvene?

CIRIA- Sì! Questo in origine era zampugnaro…po’ ha vinto una lotteria e…dalla cuntentezza è deventato matto!

FELI- Proprio roba da matti!

CIRIA- (a Luigi) Sicché…la tattica vostra è quella de ffa’ parla’?

LUIG- Esatto! Quanno trovo a un tipo curioso: me ce ‘tacco dietro, lu fago parla’, e ce tiro fora ‘na nuvella!…Ogni novella: tre lire!

FELI- Tre lire je costa ‘na ciaramella?

CIRIA- E già!…

LUIG- Ne ho già fatte tre, sto mese, e hanne avuto un enorme successo: “ Il mio povero compagno!”…

FELI- Quellu cu la chitarra!

LUIG- “La Vigilia di Natale…”

FELI- El bue e el sumarello!

LUIG- E, “ Non torno più!”…

FELI- Se te mettene drento!

LUIG- Le conoscete?

CIRIA- No! Queste non…

LUIG- Vi manderò io tutti e tre i numeri: 28 – 29 e 30!

FELI- I numeri del terno!

CIRIA- Esattamente! (a Luigi) Vi ringrazio di cuore!

LUIG- Adé vago ‘n cucina che c'ho un bugo davante!

FELI- C'ha el bugo pure davante?…

CIRIA- Andate…Andate pure!

LUIG- Sennò, senza forze: niente novelle! (va in cucina: porta in alto a sx)

FELI- Magnate, magnate! ‘Gna che el bugo davante lu tappate, sennò la ciaramella ve ‘rmane moscia!

CARL- (entra dal fondo dx con il dorso alla platea) Carlotta…?

CIRIA- Don Carlo!…

CARL- …Pensace tu a mi fratello! Vedi che vole! (girandosi verso la scena) Pure a lu' me devo suppurta’!…(vede Ciriaco) Oh, caro dottore!?

CIRIA- (presenta allo zio) Don Carlo, il proprietario della Pensione! Mio zio.

CARL- Carlo Sanguetta…a servirvi!

FELI- Tanto piacere!

CIRIA- L’ho portato a vedere la Pensione.

CARL- Che ve ne pare?

FELI- Bellissima ! Bel Palazzo…belle scale…camere ariose…

CARL- La duvete vede tutta, però! Jéh...quanti quadrì ho tirato fora pe' sta casa!

FELI- Perché io no?

CARL- Nun ho badato alle spese, ma solo alla comodità delle persone che vengono!

FELI- Però l’affitto è un po’ salato!

CAR- Mah!…Pe’ me, seimila lire all’anno nun è caro!

FELI- (al nipote) Tu m’ hai ditto: dieci mila!

CIRIA- Sei mila di pigione e quattro: luce e acqua!

FELI- Ah, bene!

CARL- C’è la sala da bagno, la camera pe’ la ginnastica, el gabinetto idroterapico!…

CIRIA- Fa tutto lu'!…E’ lu' il Direttore!

FELI- Bene!

CARL- Qua senza de me, signore mia, nun se pole ffa’ gnente! Qua c’ete da ffa’ cu’ certi pazzi che a mumenti fanne smattì pure a vo’! E’ vero dottore?

CIRIA- Proprio cuscì! Ce ne so’ certi che li duvria prende’ a bastunate, ma li posso mena’?

CARL- Pe’ carità! Ve pudete pijà ‘na denuncia! (a Felì) Venite cu’ me! (avviandosi allla porta del 2° piano) Ve vojo ffa’ vede' la camera da bagno e po’ quella de la ginnastica, stanne al segondo piano!

FELI- (che s’era avviato: ritorna indietro) No nun fa gnente! La camera de la ginnastica nun la vojo vede!…Nun ce la fago a fa’ le scale. C'ho l’asima!

CARL- Allora, p’adé, ‘ndamo a vede la camera del bagno! (lo sospinge gentilmente per le spalle, come volesse usare una cortesia cedendogli il passo)

FELI- Ciriaco, vieni pure tu!

CIRIA- Va oltra cul Direttore che ‘rivo subito! (appena i due saranno usciti porta in alto a dx, si asciuga) So’ tutto mollo…sudo giaccio! (fa per seguire i due, ma…)

               Scena 5^-Ciriaco – Michele- Felice- Carlo e poi Carlotta.-

MICH- (dal fondo fa capolino e ferma Ciriaco) Cirì?…’Ndo’ sta tu zio?

CIRIA- Don Carlo l’ha purtato a vede' el bagno!

MICH- Nicola sta de sotta al purtone, cu’ la bava alla bocca! Vole i soldi e nun vole ‘spetta’ un minuto de più!

CIRIA- Cume fago che zì ‘ncora nun me l’ha dati?

MICH- Scendi e je lu dighi! Quanno ha saputo che qua c’era tu zio: vuleva veni' su a dijelo.

CIRIA- Per carità, nun sia mai! Cume fago a lassa’ zio daperlù?

MICH- Quanto te ce vurrà a dije do’ parole? ‘Ndamo, sbrigate! (esce)

CIRIA- (seguendolo) Madonna de Lureto. Jutame!

CARL- (precede Felice) Dite la verità, cu’ ve ne pare?

FELI- Troppo bella…troppo bella! So’ ‘rmaso impressionato da cul schizzo d’acqua che scappava fora da la tazza bianca! ‘Rsumijava a la funtana de la piazza del paese mia! (che mentre parlava ha cercato con gli occhi il nipote) Ma, Cirì ‘ndo’ sta?

CARL- Nun ve lu so di'! Veramente, pensavo che veniva cu’ no’. Boh?! Sarà scappato!

FELI- E me lassa dapermé? Ma cusa c'ha ‘nte la testa la sembula?

CARL- Perché ve state a preoccupa’? Adé ‘rtorna…(porge una sedia) Metteteve a sede!

FELI- Grazie!…Vo’ nun ve mettete a sede?

CARL- Io? E, cume fago? Magari me ce pudria mette'! Me tocca sempre a curre de qua, de là, d’en giò, d’en su!…Altro che metteme a sede! Adé, però, sempre se permettete, ve vojo fa’ assaggia' el caffè che famo qua! Manco al bar lu fanne bono cume el mia!

FELI- Grazie! ‘Na tazza de caffè nun la rifiuto mai!

CARL- (chiama) Carlotta?…Lu fago ‘riva’ da San Benedetto!…Carlotta?…Nun me sente, se sta a ‘nsurdi'!…Carlotta? Oh Carlotta?

LOTT- Cusa state sempre a sgaggia', miga so’ sorda!… Cu’ vulete?

CARL- Lassa tutto e porta ‘na tazza de caffè a sto signore. E' el zio del Duttore!

LOTT- (facendo un mezzo inchino a Felice) Ne fago ‘na tazza solo pe’ vo’, io ne pijo solo una a culazziò e po’ de orzo, pe’ via dei nervi!

FELI- Ah…avete i nervi?

LOTT- Chì, tutti c’emo i nervi!…(andando) Chi lucca…chi casca dal letto…chi sona…altru che caffè!…(esce)

FELI- Ma, cume mai?

CARL- Tutti i torti nun ce l’ha se parla cuscì! Bisogna cumpatilla, c'ha da da’ retta a un branco de gente stravagante!

FELI- Ma, quella è ‘na cameriera…vera?

CARL- (prende sedia e siede) E de quelle che vale! Solo che sta a deventa' sorda!…I nervi je se saranne taccati a le recchie!

CAMPANELLO

               Ete visto? Chiamane! Posso metteme a sede? No! (verso l’uscita di Carlotta) Carlotta ce vago io, tu continua a ffa’ el caffè! Tanto miga l’ha ‘nteso el campanello! Con permesso. (esce fondo a dx)

FELI- Cul disgraziato de mi nipote m’ha lassato dapermé!…Me sa che me cunvie’ ‘nda’ via…nun se sa mai…Me sa che qua so’ matti pure quelli sani!…(sta per uscire a sx, ma…)

               Scena 6^:- Detti, Amalia, Rusina.-

AMAL- (entra a metà: alla figlia…) E dàje camina, nun te vergugna’!…Rusì, vie’ drento, sennò te ce strasgino pe’ i capelli! (girandosi) Signor Felice?...(esce e rientra subito con Rusina) Ecchila! Questa è mi fija!

FELI- Nun bastava lia, pure la fija!

AMAL- Saluta el zio del Dottò Ciriaco!

RUSI- (porge la mano) Tanto tanto cuntenta!

FELI- (si è scostato, ma ha portato avanti verso Rusina il bastone, che questa stringe a mo’ di saluto) Tanto tanto e basta!…Lassa el bastò, nun cumenciamo!

AMAL- Ma metteteve comido!

FELI- No, grazie! Vago de fuga!

AMAL- Prescia?

FELI- Brava! Più de prescia, che de fuga!

AMAL- Fermateve un mumentinello solo, su! Pudemo ave’ l’onore de ffa’ do’ parole cu’ vo’?

FELI- Veramente io…

AMAL- Duvete ‘nda’ via?…Nun me dite che duvete ‘nda’ via…No, perché se duvete ‘nda’ via…'Ndate via?

FELI- Chi io? Noooo…

AMAL- Ve dispiace forse?

FELI- Ma cu’ dite?! Me fa tanto, tanto piacere! (si mette a sedere)

AMAL-Vostro nipote ‘ndo’ sta?

FELI- Qui!…Proprio qui dietro…’Ppena lu chiamo: ‘riva!

AMAL- Io so fatta cuscì: quanno vedo ‘na persona simpatiga me fa piacere parlacce! Anche perché qua, ‘nte sta Pensiò, nun se pole sgambià do’ parole cu’ nisciù, so’ tutti pazzi! Ce stanne quelli superbi, quelli silenziosi, quelli caciaroli, quelli malinconici, quelli nevrastenichi…Mi fija, presempio passa le giurnate a legge’! E’ ve’?

RUSI- (ride) Scì,scì…io leggo sempre!

AMAL- Sennò cu'deve ffa’?

RUSI- Sennò cu' devo ffa’?

AMAL- Sta sempre sola. L'unica cumpagna: so' io!…(dopo aver rivolto dei sorrisi a Felice, alla figlia) E parla, di' calcò, c'ho da parla’ sempre io? Pija iniziativa!

RUSI- Mamma è la cumpagna mia!

AMAL- (aspetta che la figlia continua, e nel mentre fa delle brevi risate)

RUSI- (imita la madre)

FELI-Certo che ce stamo a ffa’ certe risate!?…Scusate torno subito! (va verso l’uscita)

AMAL- ‘Nsomma devi parla’!

RUSI- Cu’ digo che parli sempre tu?

AMAL- Adé stago zitta, cuscì parli tu!

RUSI- Oh ma’, cu’ digo?… Io me metto vergogna!

AMAL- Ma cuscì te pijane pe’ scema, lu capisci o nò? (dandole un pizzico nel braccio)

RUSI- (grida) Ahio!…M’hai fatto male! (piange)

FELI- (rientra spaventato) Che è successo?

AMAL- Gnente!…Sta fijia mia deve ‘mpara’! J ho dato un pizzicotto, perché dice che se vergogna a parla’!…Me fa ‘na rabbia tale che certe vo’ la 'mazzeria!

FELI- (cerca di allontanarsi)

AMAL-‘Ndo’ ‘ndate?

FELI- Vulevo vede'…

AMAL- Vostro nipote adé ‘riva! Metteteve a sede…o per caso vulete scappa’?

FELI- Chi io? Noooo…

AMAL- (continuando) Cuscì bella, cuscì carina, ce deve ave’ stu difetto! Che po’ è tanto allegra, svelta…E feniscetela de frigna'!

RUSI- (smettendo) Adé, quanno me metto la veste scullata me se vede la melancia’!

FELI- Cusa saria?

AMAL- Vole di': la “mora”! Cusa c’è de male se te se vede la mora? Te je dighi che te l’ha fatta mameta! Una mora: onesta!

RUSI- (ride) Uh…una mora onesta! Ah,ah,ah…

AMAL- L’ho fatta ride, ete visto? Io la vojo tantu be’, ma certe vo’ me ffa’ perde el lume!

FELI- La vulete ‘mazza’ perché nun parla? A truvalla ‘na donna che parla pogo!

AMAL- Dite be’, in fondo le ragazze che parlane tantu e fanne le spiritose so’ quelle che magari la sanne longa. Nun è cuscì? Ho ditto be'?

FELI- E’ propro cume ete ditto vo’!

LOTT- (entra col cabaret e tazza  caffè)

AMAL- (alla figlia che ancora emette delle risatine) Psss!… Basta adé!

FELI- Oh, ecco il caffè!

LOTT- (versando il caffè a mezza voce) Signò, nun je date retta a quessa,. Perdete solo tempo!

FELI- Perché?

LOTT- Perché ripete sempre le stesse cose! So’ do’ pazze: madre e fija!(via)

FELI- Ce lu sapevo!

AMAL- Ho saputo che è tanto ricco…Questo è el partito che ce vole pe’ te.

FELI- Posso offrire?

AMAL- Grazie, ma l’ho preso prima di venire qua!

FELI- (a Rusina) E voi?

RUSI- Grazie, nun ne vojo!

AMAL- Dice cuscì pe’ dire!…Je piace tantu el caffè!…Miga se dice nun ne vojo! Si accetta un sorso. Dateme qua! (prende la tazza e la dà a Rusina)

FELI- Alé! Adé me ce sputa drento!

RUSI- Mamma, el caffè nun me fa durmì!

FELI- Nun la furzate se je ffa' male!

AMAL- Ormai un sorso lu deve bere!

RUSI- (beve dopo due colpi di tosse)

FELI- Ecco! Me c'ha sputato drento do’ volte!

AMAL- (ridà la tazza a Felice) Tenete,…ne ha presi due sorsi!

FELI- (fa finta di bere)

AMAL- Diteme la verità, a vo’ cume ve piacene le donne: serie, calme, allegre o spiritose?

FELI- Calme! Tanto calme.

AMAL- Bravo! Cume a mji fija! ‘Ndo’ la ‘ndate a truvà ‘na ragazza più calma e tranquilla de quasta? Questa nun parla: cuscì è e cuscì ‘rmane! Ogni tantu gambia!

FELI- Cume el tempo!…

AMAL- No’ perché è mi fija, ma io lu digo sempre: “beato chi se la pija”, perché è un angelo de bontà!…E’ bella…

FELI- Tanto!

AMAL- Rispondi. Grazie!

RUSI- Grazie, tante!

AMAL- A lia, presempio, miga je piacene i givanotti! No! Je piacene j omini sulla quarantina e passa, cuscì sa che è un omo posato, che nun pensa a le scappatelle!…Per me fa bene!

FELI- Pure pe’ me!

AMAL- Che fortuna saria pe’ Rusina se truvasse a uno cume a vo’?! Io el cunsenso je lu daria all’istante!

FELI- Ma ve pare?…Saria troppo onore pe’ me!

AMAL- No, l’onore saria tutto el nostro. Rusì te piaceria un marito cume a sto signore qua?

RUSI- Oh, scì! M’è tantu simpattigo! (ride)

AMAL- Guardate che cumbinazziò!…Allora se vulete questo è un matrimonio che se pole ffa’! Me pare che nun c’è difficoltà!?

FELI- Ma sicuro!

AMAL- Acconsentite!

FELI- Me creda: nun ne posso ffa’ a meno.

ENRI- Cameriere, un bicchiere d’acqua! (va in cucina)

AMAL- No’ ‘ndamo via. ‘che nun se pole parla’ più! Duma’ cumbinamo ogni co’!

FELI- Scì, duma’! ‘Spettate a me.

AMAL- Arrivederci!..Saluta!

RUSI-(ride) Arrivederci! (escono)

               Scena 7^:-Felice, Enrico.-

FELI- Ha ditto che me ‘spetta duma’…Vedrai che me ce trovi!…Famme scappa’!…Solo che nun riescio a truva’ l’uscita! (sta per avviarsi alla Comune, ma rinuncia all’entrata di Enrico e ritorna sui suoi passi)

ENRI- (rientrando) Cameriere?!…Io nun capiscio che razza de Pensiò è questa! I campanelli *eeee-nun sonane, i camerieri eeee-nun te calculane! Saria mejo a chiudella sta Pensiò! (va un po’ alla comune e un po’ all’arco, come per volersi fare sentire dai responsabili) Se cumportane cuscì cu’ me perché nun so’ ricco e nun me polene  scurtiga’ cume j altri! Nun so’ ricco, ma so’ ‘n artista e so’ io eeee-cume famme rispetta’! Ve metto a posto a tutti quanti! (scendendo avanti e a dx, vede Felice) Buongiorno!

FELI- Buongiorno! (è spaventato)

ENRI- Scusate se ho gridato, ma nun so’ io: *so’ i nervi! E’ da ‘n’ora che cerco un bicchiere d’acqua e nessuno me lo dà! (grida verso il fondo) ‘Na cosa simile *nun m’era capitata in nessun posto! (a Felice) La colpa è de Raffaele: è stato lu a purtamme qua!

FELI- Adé va a sape’ chi è stu Raffaele?

ENRI- (quasi sereno) Con chi ho l’onore de parla?

FELI- Felice Sciosciammocca de Roccaraso!

ENRI- (avvicinandosi) *Tanto piacere!…Perché ve sgansate? Cus’è, c’ete  paura?

FELI- No, ma ve vedo cuscì nervoso!…

ENRI- Cu’ c’entrate vo’? (si presenta) Enrico Pastetta, direttore d’orchestra e* professore de violino!

FELI-  Bene!…Sete professore de  violino.

ENRI- Anche voi abitate qua?

FELI- Nò! Io stago al Villino De Rosa. So’ venuto pe’ parla’ cul Direttore de ‘n affare e siccome c'ho già parlato: me ne vado. Permettete?

ENRI- (fa un passo verso Felice…) ‘Spettate un momento! Avete detto che sete de Roccaraso?

FELI- Sissignore!

ENRI- Bene! Allora me pudete da' notizie del maestro de musica: Attilio Pascone, *grande amico mia!

FELI- Pascone? Non lu cunoscio!

ENRI- Come nun lo conoscete!

FELI- Nun lu duvevo cuntraddì!

ENRI- M’ha ditto ch’era de Roccaraso. Suonava l’organo!

FELI- Sonava l’organo?

ENRI- Cercate *de ‘rcurdavve.

FELI- Dateme tempo!…Scì! Adé me ‘rcordo: è morto!

ENRI- E’ morto? Quanto me dispiace! Adé *chi lu sona l’organo?

FELI- Ma io…

ENRI- Vo’?

FELI- Scì!….Prova a dije de no!?…Ho preso el posto sua!

ENRI- Ma allora sete maestro di musica!

FELI- Io, de organo!…

ENRI- Quindi lu sapete sona' bene.

FELI- Perfettamente! Adé se me permettete…(accenna ad andar via)

ENRI- Beh, che fate?

FELI- Veramente ce avria…

ENRI- Vulete ‘nda’ via?

FELI- E…?

ENRI- Ditelo chiaro *che me vulete  priva' della vostra presenza?

FELI- Chi io? Nooooo!….Cu’ dite?…Se ‘chiappo a Cirì lu fago nero!

ENRI- (che ha fatto una muta considerazione mimica, adesso la esprime) Certo che la professiò nostra è proprio infame! E’ ve’?

FELI- Scì, è terribile!

ENRI- Niscù apprezza el nostro ingegno!…(guardando indica un punto verso la platea) Dimme ‘n po’, chi è quello? “E’ un suonatore! Suona uno strumento.” Cume fusse ‘na cosa da gnente!…Ma lo sai tu: imbecille, cretino…

FELI- Dite a me?

ENRI- Che c’entri tu?

FELI- No, perché io so’ imbecille, cretino…

ENRI- Ma io sto parlando per metafora!…(continua verso il punto della platea) …imbecille, cretino, che sangue s’è buttato pe’ sape’ sona’ uno strumento? (cerca conferma in Felice, che a sua volta s’intromette nel discorso di Enrico- soggetto e lazzi)…Ce stanne certi mumenti che bruciaria tutto: violino, arco, batecca…tutto!

FELI- Perché io no?!…Pijaria l’organo: lu butteria de sotta e je spezzaria tutte le corde!

ENRI- Le corde? Dell’organo?

FELI- Eh!…

ENRI- Ma l’organo ha le canne!… Le canne, che cul mantice danne el suono!

FELI- Spezzaria onnicò: mantice, canne, corde…tutto!

ENRI- Nun c’è incoraggiamento!

FELI- Seh! Solo io lu so i guai che ho passato cul’organo!

ENRI- Ma el vostro è a pedale o ve devene tira’ el mantice?

FELI- Questo è el fatto, che a me, adé cume adé me lu  devene move lora!

ENRI- Deve esse’ tanto antico?!…

FELI- Antichissimo! (tra sé) Cum’è che nun riescio a fugge’?

ENRI- Vulete fugge’? Cume mai?

FELI- Vuria ‘nda’ via da Roccaraso…appunto, pe’ nun suna’ più l’organo!

ENRI- (tra sé) Questu fa al caso mia!…(si fa tutto un discorso mentale alternando tic e sguardi verso Felice)

FELI-  Me sa che j sta a veni' 'n attacco forte!…Me sa che è pronto pel segondo piano!… E Ciriaco nun c’è!…

ENRI- Ditemi la verità: siete solo?

FELI- Eccheme!…Magara ce avria a qualchidù!

ENRI- Nun avete per caso: moje, fiji, fratelli, surelle…

FELI- Nossignore!

ENRI- Vulete venire cu’ me all’estero? Andremo in Francia, a Londra, in America…Faremo dei concerti di violino e pianoforte! Famo i soldi a palate! Cu’ ne dite?

FELI- Veramen…

ENRI- Nun me dite de no!…Cus’è me vulete di' de no?

FELI- Manco ce provo, ce mancheria! Cume vulete vo’!

ENRI- (un po’ commosso) Pure io so’ solo al mondo! Senza nisciù! Vo’ pe’ me sarete tutto: babbo, fratello, mamma, moje…

FELI- Alt!…Nun ‘ndate aoltra! Io ve seguo, ma ve posso fa’ da babbo, da fratello, da mamma…, ma de moje manco a pensacce!

ENRI- (ride) Ma cosa avete capito?…Ah,ah,ah! Parlavo per metafora.

FELI- Nun me frega se parlate de fora o de drento, ma io la moje nun la fago!

ENRI- Bene! Voi farete fronte alle spese del viaggio, che poi trarrete dall’incasso…Perché vi ricordo che noi faremo i soldi a palate!

FELI- Se nun ce pijane a zampate!

ENRI- Duma’ mattina: partimo!

FELI- Sicuro !

ENRI- Prima ce fermamo a Roma e là faremo gli striscioni!

FELI- ‘Ndamo a durmì sotta i ponti!

ENRI- Perché sotta i ponti?

FELI- I straccioni dormene sotta i ponti. O li famo perbe’ i straccioni o gnente!

ENRI- Nun ete capito! Striscioni e non straccioni. Striscioni: manifesti e i nostri nomi cubitali! Posso mette’ el mia prima del vostro?

FELI- Ma ve pare!?

ENRI- Grazie!

FELI- Prego!

ENRI- Io vado…

FELI- Pure io!…Bona!

ENRI- ‘Ndo’ ‘ndate?

FELI- Vo’ ete ditto: “vado” ! Io cu’ ce ‘rmano a ffa’ qua? Vago via pure io!

ENRI- Vulevo di' che vado in estasi quando vedo il mio nome sul manifesto…Enrico Pastetta! ‘Spettateme qua, vago a prende la roba mia e ve ‘cumpagno a casa , cuscì ve juto! Ve posso da’ ‘na ma’?

FELI- Certo! Giusto cevo bisogno de uno che me jutava a move i mantici de l’organo!

ENRI- Curro!…'Spettateme! (si avvia, ma ritorna e batte la mano sulla spalla di felice dopo che questo ha detto la sua battuta)

FELI- Scì sta fresco!

ENRI- A “tambur battente!”

FELI- No…el tamburo nun ce l’ho!

ENRI- Ho detto ch’emo deciso a “tambur battente!” Cuscì me piacene le cose! (lazzi) Parto - anch’io – Adesso – subito – insieme –sempre – evviva – evviva – gloria – gloria…(esce)

FELI-Alleluia!….Alleluia!…Madonna che sudata!…Questo era uno de quelli feroci!…Te mettene paura, ma so’ pure simpatici!…Me vole purta’ cu’ lu'!…Fra do’ minuti mancu se lu ‘rcorda più!…(si gira per andar via, ma…) Chi è chist'altro?

              Scena 8^:-Felice – Raffaele.-

RAFF- (entra dal fondo dx. Camicia bianca, calzamaglia con pagliaccetto e una parrucca nera in testa… ) El costume del 1° e 2° atto  me sta be’ , adé me vago a misura’ quello del terzo atto!…(vede Feli) Buongiorno!…Scusate se me presento cu’ sti pagni addosso, ma me sto a misura’ gli abiti che mi hanno portato!…Gli abiti di Otello! Io sono filodrammatico…domenica debutto!…Io non ho bisogno di lavorare, perché me la passo discretamente, ma l’arte m’ha fatto ‘nda’ via de testa…m’ha smattito!

FELI- Meno male che quessu se lu ‘rcunosce!

RAFF- E’ ‘na grande soddisfazziò quanno uno riesce a esse’ celebre! Quant’è bello quanno alla fine te richiamane pe’ quattro, cinque volte! Dumenica de sciguro me faranne quattru chiamate! Ma posso sape’ chi siete?

FELI- Felice sciosciammocca! So’ venuto pogo fa cu’ mi nipote pe’ vede sta Pensione!

RAFF- Bene! Lo sapete cume me farò chiamare in arte? Anacleto Ardore!

FELI- Bello!

RAFF- Nun vedo l’ora che ‘riva dumenica!…La parte la so tutta, però anco’ le mosse nun le fago be’!…Ma cu’ m’emporta, io me salvo cu’ la voce e il fisico!… Vo’ ete mai recitato?

FELI- Chi io? Ho cumenciato, che c’evo cinqu’anni, dalle moniche cappellone!

RAFF- Bene! C’evo proprio bisogno de uno che me jutasse a ripassa’ la parte. E’ un pezzo difficile, jutateme!

FELI- Guarda in che pasticcio me so’ meso!?

RAFF- La parte è quella di quando Otello viene chiamato dal Doge al Senato!Vo’ sete el Doge!

FELI- Guardate…me scusarete, ma c'ho de ‘nda’ via!…Sarà pe’ ‘n’antra vo’.

RAFF- E, no! Nun pudete ‘nda’ via! Cus’è me lassate?

FELI- Nun sia mai, ce so’ venuto apposta!

RAFF- Bravo!…(comincia a preparare delle sedie per farle assomigliare ad un trono: una obliqua alla platea e due ai lati di questa) Metteteve a sede! Dovete sta’ come un Re seduto nel Trono! Ecco!…Queste due sedie ve le mettete ai lati, in modo che ve ce spaparacchiate! (mimica)  Comodo…rilassato! Dunque, io adé me giro, cume se nun ce fossi, e po’ ‘rivo quanno vo’ me chiamate: “Otello”! E, da lì cumencio io! (si gira con fronte alla platea)

FELI- Ma, io nun la so la parte!

RAFF- Ve la suggeriscio io. Forza, metteteve a sede!

FELI- (comincia a prepararsi) Appena 'chiappo a Ciriaco je tiro el collo cume un pullastrò!…Adé me devo spaparacchia'!….Ecco, ‘na gamba la metto de qua…e ‘n’antra la metto de qua…Pare che ‘spetto la mammana?…Uhé, io so’ pronto!…

RAFF- (senza girarsi) Allora chiamateme!

FELI- Lu devo chiama’! Cum'ha ditto che se chiama? Madonna che confusiò che c'ho ‘nte la testa!…Ah, scì! (chiama) “Vitello”?!

RAFF- (si gira) Ma che vitello e mungana!…Cusa fate seduto ‘n cul modo?

FELI- Me so’ spaparacchiato, me l’ete ditto vo'!

RAFF- Cuscì state scomodo!

FELI- Che nun ce lu so?…Nun ve vulevo cuntraria’!

RAFF- Le braccia ce duvete puggia' sulle sedie e non le gambe!…(nel mentre l’ha posizionato lui)…Ecco! (ritornando al posto e nella posizione di prima,  con fronte verso la platea)…E, non chiamatemi “Vitello”, ma “Otello”, Otello!…Mi chiamate per farmi entrare in scena. Chiamatemi!

FELI- Otello, Otello?

RAFF- (girandosi) Bastava ‘na vo’, comunque ‘ndamo avante!… “Eccomi, oh signore!” (suggerisce a mezza bocca) “Come mai rubasti Desdemona?”

FELI- Cume mai sputasti ‘nte la testa de Mena?

RAFF- (nervoso) Ma che sputasti a Mena?…State a ffa’ del tutto pe’ famme salta’ fora i nervi!

FELI- Perdonateme!…

RAFF- V’ho suggerito “Come mai rubasti Desdemona” e no “ sputasti ’nte la testa de Mena!”

FELI- Scusateme, ma nun ce sento be’ e po’ sta parte è difficile!…State calmo che adé ve lu digo..”Cume mai rubasti a Testemona, ah?”

RAFF- “Illustri e venerandi patrizi, che io tolsi la figlia a quel vecchio, è vero, ma è pur vero che la sposai. E in ciò sta tutta la mia offesa. Rozzo è il mio linguaggio, poiché dall’età di sette anni infino a ora, la mia vita sui campi passai e nelle guerre!” (si loda) Che voce!

FELI- Bella!…

RAFF- Vi avevo creduta quell’astuta veneta cortigiana, che per amore fuggì dalla casa paterna e si fece sposa di Otello…E Voi, Madonna, Voi che esercitate l’ufficio opposto a quello di S.Pietro, poiché (forte) spalancate le porte dell’inferno…Eccovi dell’oro. E’ il vostro compenso…chiudete a chiave e mantenete il segreto!” E qui ji applausi se sprecane!…(cerca di imitare il rumore della tela che cala)…Ahaaaaa…

FELI- (preoccupato si alza e prende per la vita Raffaele) Vitello…ve sentite be’?

RAFF- Certo che stago be’!

FELI- Ho ‘nteso cul lamento…

RAFF- Ma che lamento!?…Era il rumore della tela che stava a cala’!…(rimettendo a posto le sedie) Me venite a vede' domenica al teatro?

FELI- Senz’altro!

RAFF- Duma’ ve fago ave’ i biglietti per un Palchetto, cuscì ce pudete purta’ pure la famija!

FELI- L’accetto volentieri!

RAFF- Adé, però c'ho de ‘nda’ a misuramme el vestito dell’ultimo atto!

FELI- Cu' ‘spettate…’ndate!

RAFF- (andando) A duma’!

FELI- Bona!

RAFF- (si ferma sulla soglia e poi mimica di battimani)…E mi raccomando…

FELI- Scì, te pijo a schiaffi!

RAFF- (via nel corridoio dx)

FELI-Famme ‘nda’ via sennò do de testa pure io!…

                Scena 9^:- Felice – Maggiore - Carlotta-poi Luigi.-

MAGG- (dal fondo dx) Cameriera?…Cameriera? Servitore? Sguattero ? Facchino?…’Riva o nun ‘riva sto cognac? E’ mezz’ora che stago a ‘spetta’!…(sempre cercando) ‘Ndo’ sta cula bestia del direttore? Cameriera?…

LOTT- (entra, dalla cucina, con vassoio, bottiglia e bicchiere)…Ecchilo el cognac!…Dateme tempo….

MAGG- Ce volene le cannonate pe’ favve senti'?

LOTT- Scusate tanto, ma io stacevo…

MAGG- Zitta! Basta! Nun vojo senti' gnente!…Nun vedo l’ora de truvamme ‘n’antra Pensiò…M’ete stuffato!…Io nun so’ bituato a di' le cose tre vo’! Di' al Direttore che stasera me ne vado!

LOTT- Miraculo!

MAGG- Cu' hai ditto?

LOTT- (rimedia) Ho dittu che sarà un…miraculo se ne truvate ‘n’antra!

MAGG- Vedrai che la trovo! (beve tutto d’un fiato e poi posando il bicchierino sul vassoio che tiene Carlotta) Dijelo!

LOTT- Je lu riferiscio! (andando in cucina) Possi murì d’en colpo vecchio ‘ntisichito! (via)

LUIG- (entra dalla cucina e vedendo sopraggiungere Carlotta, le lascia il passo e va dal Maggiore) Maggiore, ve la posso fa’ qualche altra domanda?

MAGG- Amico, nun vojo sentì gnente, lassateme sta!

LUIG- Ma che maniera è la vostra?

MAGG- Che maniera e maniera! E’ da sta mattina che ve sete 'taccato cume ‘na mignatta, chì ‘ntel collo….e lassateme ‘n pogo ‘n pace! Nun c’ete nisciuna educazziò !

LUIG-  Pe’ norma e regola l’educazziò ve la posso ‘mpara’ io!

MAGG- Allora visto che ve sete permesso de dimme questo: (si toglie un guanto e glielo sbatte su una guancia) Vi sfido a duello!…

LUIG- Accetto e ve ne pentirete! (via per la Comune)

MAGG-Vuleva ‘mpara’ l’educazziò a me! Te vojo ffa’ vede chi so’ io! Carogna!…Vigliacco!…(l’ha detto guardando Felice)

FELI- Sta bono, sa! Nun te move che stanne venendo do’ infermieri grossi…cu’ do’ spalle…E' mejo che nun ve ce fate truva’! 'Ndate via.

MAGG- Do’ infermieri?…C'ho de ‘nda’ via?…M’ete preso pe’ pazzo? So’ pazzo io? Questo è un insulto! Vojo soddisfazziò e subito! Chi sete voi? Cume ve chiamate?

FELI- Miga me lu ‘rcordo più!

MAGG- Diteme cume ve chiamate!

FELI- Fe..fe..felice Scio…scio…sciosciammocca!

MAGG- Bene! Noi ci batteremo alla pistola.

FELI- No, alla pistola, no!

MAGG- Avete preferenze? Cosa preferite?

FELI- Se è possibile la “mazzafionda!”

MAGG- In camera ne ho due belle e pronte a palle…O preferite le vostre? Le avete, voi?

FELI- Me sa che me se so’ ritirate!…(mimica)

MAGG- Nun fa gnente! Faremo con le mie! La faremo al Passetto, in fondo al viale…

FELIC- Famula qua che a me degià…

MAGGI- La vuoi fare qui la sfida? E va bene ti accontento.

FELI- Cume sete bono!

MAGGI- Aspettami! Vado a prendere le pistole. Vuol dire che a quell’altro lo sistemo duma'!…Non ti muovere…arrivo! (via a dx in fondo)

FELI-Questo è el mattu più furioso…Veniva dal segondo piano!…Famme fugge’! (avviandosi si imbatte in Carlotta…)

LOTT- (dalla cucina va cantando verso il corridoio dx)…E ciripiricì…e ciripiricì…

FELI- Famme el favore ‘cumpagname fora!

LOTT- (alzata di spalle e poi riprendendo il cammino)…Ciripiricì qua è ‘ncasì se nun stai ttenta te poi smattì…(via)

FELI- (la segue)

                Scena ultima:- Michele e poi gli altri.-

MICH- (entra dalla comune) Lu sapevo che feniva a cazzotti! Ciriaco e Nicolino se le so’ date de santa ragiò…Ecco el ziso! Me tocca ffa' el matto!

FELI- (rientra a ritroso) Nun m’ha voluto ‘ccumpagna’!…Jezu! El pazzo bono…Quellu calmo…El tenore!…(con un fil di voce) Direttore?

MICH- (nel tempo che finisce l’attacco musicale della “Carmen”: lo guarda e sorride)

Dov'è che vai

Resta qui cu' me

Dolce mio amor

Te vojo bagia'!

FELI-

Miga so' scemo
Che 'rmano cu' te

Cume ce pensi

che me fago bagia'

che capirai:

te puzza l'alito!

                  (chiama) Direttore?…Jutateme!

ENRI- (entra con involto e violino) Che vi succede maestro? (a Michele) Chi siete voi?

MICH- A vo’ ve lu digo se ‘ndamo de fora!

MAGG- (arriva con due pistole) Eccheme! Io so’ pronto, ‘ndamo al Passetto!

FELI-  Ajuto!…Direttore…Direttore! (fugge seguito da Enrico e dal Maggiore)

AMAL- (ch’è uscita con Rusina) Chi è che sgaggia?

RUSI- Mamma, perché currene?

AMAL- ‘Ndamo a vede! (anche loro dietro agli altri)

CARL- (entra) Chi è che grida?…Cusa diavulo succede…

FELI- (gli passa davanti) Jutateme!…I pazzi se so’ scatenati! (arrivano gli altri e riprende la corsa seguito anche da Carlo.)

CARL-Quali pazzi? Ma de che parlate?

               (rientrano i pazzi e Felice riprende la corsa seguito pure da Carlo)

RAFF- (compare dal fondo dx, vestito da Otello, con costume, parrucca e faccia annerita, con pugnale in mano- aprendo la porta di dx in alto, da dove è uscita Amalia)… “Essa è là che dorme…Non vorrei versare il suo sangue, ma pur deve morire!…Un bacio, ancora un bacio e sia l’ultimo!” (entra)

FELIC- (rientra da solo, non più seguito dagli altri)…Nun ce la fago più! Maledetto el mumento che ho meso piede qua drento! (va alla cucina) Direttò?…Direttò?…

RAFF- (entra e si ferma sulla soglia) Cosa volete?

FELI- (si gira e si mette paura) Ahaaaaaaaa!…Madonna di Lureto!…

S I P A R I O

TERZO  ATTO

                       Siamo al Villino De Rosa. La scena è la stessa dei primi due atti. Quello che cambia la scena sono i mobili, i quadri e il drappeggio.

                                   L’azione si svolge nel salotto: le poltrone sono ancora coperte, come ad essere protette dalla polvere. Tavolini, librerie a giorno, sedie e quant'altro, completano l'arredamento.

                      All’aprirsi del sipario la scena è vuota.

              Scena 1^:-Betta, po Ciriaco e Michele.-

BETT- (entra, dalla porta laterale sx in alto, dando le spalle al pubblico)

              …Scì,scì, ho capito!…C'ho da prepara’ do’ tavoli. (fronte alla platea sorridendo sarcasticamente) Ah…ah…ah!…So’ proprio ridiculi! Se vede che vienene da la muntagna!…La moje ha fatto cagnara cul marito, perché ha fatto l'ore piccole! Oh, manco l’ha volsuto ffa’ bucca’ 'n camera. Cuscì cul por'omo ha durmito daperlù sopra ‘na pultrona!…Adé vole che preparo do' tavuli pe’ la culazziò!

CIRIA- (entrando) E’ permesso?… (ha un occhio nero)

BETT- (girandosi) Chi è?…(riconoscendo) Prego, buccate!

CIRIA- (girandosi a sua volta verso la Comune)…Bocca, Michè…nun c’è nisciù!

MICH- (entra cautamente) C'ho da ffa’ el pazzo?

CIRIA- T’ho ditto che nun c’è nisciù! (a Betta) Mi zio ‘ndo’ sta?

BETT- ‘Ntel salone! Sta a durmi' sopra un divano!

CIRIA- Sul divano? Cume mai?

BETT- Perché iersera è rincasato tardi e la moje nun l’ha volsuto ’ durmi' cu' lia. Cula vecchia è terribile! Cu tante donne che ce stanne, cume ha fatto a capasse propio a lia?

CIRIA- Il denaro, bella fijola. Il vil denaro!

BETT- E’ ricca…adé capiscio! Cu’ se ne faranne de tanti soldi tre persone sole?

MICH- Seh! C’è el nipote che fa pe’ quindici. Ce pensa lu' a magnasse tutto!

CIRIA- Ma sta 'n po’ zitto!

BETT- A proposito, a me l’annaulo chi me lu paga: vo’ o vostro zio?

CIRIA- Te lu pagheranne lora…cu’ c’entro io?

BETT- Allora la ricevuta la ‘ntesto a vostro zio.

CIRIA- Certo, tranquilla!

BETT- Nun è che so’ preoccupata, ma me duvete capi', c'ho tante cose da ffa’ : le camere, la cucina…

CIRIA- Ma, scusa, tu nun sei la purtinaia?

BETT- Scì, ma quanno el padrò 'fitta el villino devento pure cameriera. Adé vago!…Se me vulete: basta che me chiamate! (via a dx-comune)

CIRIA- Va pure! Penso che nun ce sarà bisogno.

MICH- (interrompendolo) Cirì, va a cerca’ a tu zio e fatte da’ i quadrì, sennò Niculì te mena ‘n’antra vo’!

CIRIA- Me mena? Deve ringrazia’ a cula gente che me l’ha tolto de sotta!

MICH- …E cume mai cul’occhio nero?

CIRIA- (toccandosi) Questo?…E’ stato un pugno…Uno solo me n’ha dato!

MICH- Ce sei fenito pure in questura!

CIRIA- Cusa ho passato in questura!…

MICH- E, io cus’ho passato a la Pensiò!…Me so' truvato de faccia a tu zio e naturalmente ho fatto el pazzo! S’è meso a sgaggia’ cuscì forte ch'ha fatto scappa' da le camere a tutti quanti; dalla paura se so’ mesi a curre cume matti, tutti uno dietro l’altro!

CIRIA- Zì ha capito qualcosa?

MICH- Ma cusa pudeva capi', che fuggito cume ‘n lepro!

CIRIA- Meno male! Comunque, adé va via e ‘rtorna fra pogo ,che te dago le mille e cinquecento lire pe’ Niculì!

MICH- (andando) Me raccumanno…

CIRIA- Sta tranquillo!

MICH- ….A tra pogo! (esce)

CIRIA- Chissà cume sarà ‘ncaulato zio! Mejo che lu vago a truva’.(via a sx)

                  Scena 2^-:Concetta, Margherita, Betta, Amalia e Rusina.-

CONC- (entrando dal corridoio dx in alto) …No! A me nun m’embroja! Se crede ch’è venuto in Ancona pe’ ffa’ el farfallò: se sbaja de grosso! Dimme te se se ‘riva a casa a cul’ora lì? L’hj visto pure tu la faccia che c'eva: bianca…smunta…Nun è stato bono a streccia’ manco ‘na parola!

MARG- Cume faceva a parla’ che nun j hai dato manco el tempo!?

CONC- Nun ce n’era bisogno! Anco’ deve nasce culù che me fa fessa!…E po’, cume mai è ‘rivato da solo, senza fasse ‘cumpagna’ dal nipote? Te ‘rcordi che j hai dumannato duv’era Cirì e t’ha risposto che nun lu sapeva? Adé capiscio perché ce vuleva veni' da solo a truva’ el nipote!

BETT- (entra dalla comune) Signò, de fora ce sta ‘na donna, cu’ ‘na bella fijola, che vole parla’ cu’ vostro marito.

CONC- Chi è?

BETT- Ha ditto che se chiama: Amalia Strepponi!

CONC- E, sta cu’ ‘na bella ragazza!

MARG- Cusa vuranne da babbo?

BETT- Pe’ me se saranne sbajate! Quanno j ho ditto chi era, m’ha risposto:  “Dite al signor Felice, che so’ la madre della sua fidanzata e che ho portato pure alla ragazza!”

MARG- Ma cusa dighi?…Hai ‘nteso be’?

CONC- T’ha ditto propio cuscì?

BETT- Ne 'na parola de più, ne 'na parola de meno!

CONC- (mettendo una mano alla bocca e poi) Uhhh…bruttu giuda! Te l’ho ditto che “gatta ce cova”! In Ancona nun c’è venuto pel nipote. Quella è stata solo la scusa!(stessa mimica di prima) Uhhhh!…famme affila’ l’ogne: lu vojo sbrama’ tutto!

MARG- O ma’, calmate!… Parla piano che ‘ssa signora ce pole senti'.

CONC- C'hai raggiò! Bisogna che me calmo, visto che c'ho da riceve' a sta “Tripponi!”

MARG- Oh, ma’: Strepponi!

CONC- Scì, alla “Stripponi cu' la Strippina!” Tanto i conti li famo dopo! Adé j digo che so’ la surella  e che tu sai la nipote! Nun te sbaja’, sa'!?

MARG- Va bene!

CONC- Falle buccà!

BETT- (va alla comune e invita) Signò, prego…’Cumudateve! (rimane in fondo scena)

AMALI- (entra seguita da Rusina) Grazie! Buongiorno, signora! (dà gomitata d’intesa alla figlia)

RUSI- (ridendo) Buongiorno, signora!

CONC- Mi pare che lei vuole parlare con il signor Felice!?

AMAL- Sempre se non disturbiamo!

CONC- Imbéh!?…In questo momento veramente…sa, se sta a ffa’ un semicupio caldo, pe’ certi dolori che je so’ venuti al basso ventre!

RUSI- Oh ma’, cusa c'ha do’ ventri: uno d’en su e uno d’en giò?

AMAL- (a mezza voce) Sta zitta che dopo te spiego!…(forte) Quanto dispiace…Cus’è ce soffre?

CONC- Scì e miga da adé!…L’appendicite j ha dato sempre fastidio! Se vole, pole dire a me che è l’istesso!

AMAL- Lei è la madre?

CONC- (ingoiando amaro verso la figlia) La madre!?…Uuuhhh, la madre!…(a Amalia) No, non sono la matre, ma la surella e questa è la nipote! Ma accomodatevi, prego…(a Betta) Betta, le sedie!…

BETT- (avvicina delle sedie che aveva già preparato e poi via a dx)

AMAL-Grazie!…(dopo che si sono sedute) Ecco qua! Signora…si tratta de un matrimonio. Un matrimonio cumbinato. Cume se dice da ste parti: “a scotta deti!” Ieri emo avuto l’onore de cunosce el signor Felice…Lu' appena ha visto a mi fija è ‘rmaso ‘ncantato!

CONC- (a mezza voce) Ce penso io a smovello!…

AMAL- Mi fija l’ha truvato, piacente e giovanile. Cuscì, emo cumbinato!

CONC- (c. s.) La frittata!…

AMAL- Certo io, cume madre, me sento ‘na cosa: chì! (mette la mano alla gola)

CONC- (c. s.) Te struzzeria io!

AMAL- Ma po’, vedenno che se tratta de ‘n omo maturo…

CONC- (c. s.) Dì pure: fraido!

AMAL- …de giudizio: so’ venuta de corsa pe’ cumbinà tutto al più presto possibile!

CONC- Essà! Miga se pole perde’ tempo!…’Na vo’ che i do’ giovani se piacene, se pole ffa’ tutto ‘n prescia prescia!

AMAL- Lei cu’ me dice? Ne ha piacere?

CONC- Io? Ma le pare!…E’ ‘na cosa che m’ha lassato stuccata!…Manco se lu pole immagina’ quanto so’ cuntenta!…

MARG- Signora…scusi…nun è che ve state a sbaja’?…Cume se chiama sto signor Felice?

AMAL- Sc..Sc…Sc…

RUSI- Scopainbocca!

AMAL- No!…Sss…sss…

RUSI- Sputainbocca!

AMAL- E sta zitta, che ce l’ho ‘nte la ponta de la lengua e se parli me lu ffai scappa’!…Scio…Scio…Ecco! Sciosciammocca! (a Rusì) E’ ve’?

RUSI- Propio cum’hai ditto tu: Felice Siosciammocca!

AMAL- C'ha ditto pure che nun è d’Ancona ma de…de…de…Rocca…?

RUSI- Rocca-cutunina!

AMAL- No!….Rocca…

RUSI- Rocca-seta!

AMAL- Roccaraso!…E’ mai pussibile che me ‘mbroji sempre? Sta zitta quanno parli! (A Concetta) Ve risulta?

CONC- Certo! E’ proprio el fratellino mia! (si alza e così gli altri) Signora, me faga el favore de ‘spettallo ‘nte   cula  camera lì! (ha indicato la camera in basso a dx)

AMAL-Come desidera! Ma, se pensa che disturbamo, pudemo ‘rturna’ ‘n’antra vo’…Che so…?

RUSI- …A Natale!

AMAL- A Natale?

CONC- (andando alla porta della camera) A Natale non si può…Semo troppi…Tutti i parenti stretti! Po’ penso che pe' Natale sarete già spusati!

AMAL- De sciguro!

CONC- Allora,  accomodatevi!

AMAL- (sospingendo la figlia ad entrare…) T’evo ditto de sta zitta!…Che figura…che figura!…(arrivate alla porta si girano) Allora lu ‘spettamo adé o vulete che 'rturnamo...?

CONC-No, è mejo stamattina. Adé lu fago chiama’ da Margherita…(alla figlia)  Nun je di' che so venute ste persone…Dije che j devo parla’. (ad Amalia) Cuscì j famo ‘na surpresa!

MARG- Vago!…(va via corridoio dx)

AMAL- Che bella pensata ch’ete avuto!

RUSI- Oh, ma’? Chissà cume sarà cuntento?!

CONC- (tra sé) Te l’immagini? Adé buccate che pole ‘riva! (le  sospinge dentro e poi andando) Adé cumenciane i foghi! Vedrai cume te sistemo! (via porta sx)

              Scena 3^:-Ciriaco- Felice- Margherita.-

MARG- (entrando) Bòh?...Io 'ncora nun ce credo!...E' mai possibile che 'n omo spusato cumbina 'n antru matrimonio? So' scigura che mamma lu sdoga de bastunate!... Però al paese l'evane je l'evane dittu: “Cuncetta lassalu perde! Quellu nun è 'n omo da marito! Vedrai che po' te penti! “ E cuscì è stato....Ecchilo che 'riva!

FELIC-  (entra seguito dal nipote)

CIRIA-  Adé cume te senti?

FELIC- ‘N po’ mejo, ma la testa me la sento anco’ tutta 'ntuntulita..me pare de sta' drento ‘na campana! Nun me duvevi lassa’ dapermè! So io quello che ho passato iersera!

CIRIA- Ma, spiegame…Famme capi' be’ cus’è successo!

FELI- L’inferno! Se so’ scatenati tutti i diavuli! So’ scappati i pazzi feroci del segondo piano e quanno m’hanne visto m'hanne corso dietro! Manco so cume ho fatto a scappa’!…Tu ‘ndo’ stacevi?

CIRIA- Io…Io c'ho avuto ‘na chiamata urgente, un consulto! Appena fatto, sapendo che stavi da solo, me so’ meso a cure e so’ scivolato su ‘na buccia de limò! A mumenti ce lassavo un occhio: guarda!?

FELI- Cuscì l’emo passata bella tutt’e do’!

CIRIA- Sicché la zia nun t’ha voluto crede'!

FELI- Nun ho poduto oprì bocca! Ha cumenciato a urla’…Me n’ha ditte de tutti i culori! Po’ s’è chiusa ‘nte la camera da letto. Dumannalo a lia!

CIRIA- E’ vero?

MARG- (guardando da un’altra parte per mostrare freddezza) Sissignore!

FELI- Sissignore! Cuscì se dice? Malducata! Del resto el padre era purcaro e nun se pole ‘mpara' l’educazziò ai porci!

MARG- Me va da risponne cuscì!

CIRIA- Lu devi rispetta'! Te rcordo ch'è  el tu segondo padre.

MARG- Ce lu so e solo pe’ questo che  me trattieno, sennò…

FELI- M’avria ‘mazzato!

CIRIA- Questo lu pole solo pensa’. Quanno al paese ce sarò io…

MARG- Le piji pure tu!

CIRIA- ‘Nvece penso che le cose ‘ndaranne diversamente!

MARG- (taglia corto) Comunque , mamma ve sta ‘spetta’ drento a cula camera lì! (indica dov'è Amalia) Ha ditto che ve vole parla’!

FELI- A me?… Ce vago subito, cuscì…(si è avviato)

CIRIA- (lo ferma) Zì, famme el favore, damme cule millecinquecentolire!

FELI- Ah, già! (glieli dà) Tie’!…Questi so’ domilalire, gambiale e po’ me dàj el resto.

CIRIA- Scì, quanno ‘rtorno me date el resto!

FELI- Cu’ hai ditto?

CIRIA- (aggiusta) Che quanno ‘rtorno te dago el resto! (a Margherita)  ‘Rcorda che i conti cu' te li fago al paese! (esce)

MARG-(gli grida dietro) Essà, ’spetto a te pe’ falli!

CONC- (esce, non vista, dalla camera)

FELIC-  ‘Ndamo a vede cu’ vole mamma! (arriva quasi alla porta)

               Scena 4^:- Detti, Concetta poi Betta.-

CONC- (entra) Hai ditto be’: “’Ndamo a vede cu’ vole mamma!” Mamma te ‘spetta’ ‘nte cula camera lì! E’ venuta pe’ cumbina’ tutto! Vole finalizza’ onnicò! Vole ffa’ tutto al più presto!

FELI- Cum’è che stai qua, quanno lia m’ha ditto che stacevi de là? Nun capiscio de chi stai a parla’!?

CONC- Cume de chi? De la madre de la fidanzata tua! Svergognato, delinquente, assassino, giuda, fariseo! Nun te sfascio de bastunate perché ce truvami in Ancona, ma ‘pena ‘rturnamo al paese te sdogo tutto! Te stroppio cume ‘n albero de figo!…Adé vago de là, prendo la roba mia, me metto el cappello…quello che te piace tanto…e ‘ndamo via! L’avvucato me ‘spetta degià a la stazziò. Nun ce vojo perde tempo. Vojo la separazziò! Nun te vojo più vede'!

MARG- Pure io!

FELI- Nun ce sto a capi' gnente! Me ‘rcumencia a dole la testa!…Ma cusa stai a di'?

CONC- Nun capisci quellu che digo, è vé? Te lu fago capì dopo! Evi meso j occhi ‘ntej quadrì mia, è ve’, bruttu porco? Ma te sai sbajato de grosso! (andando) Giuda!…Porco!…Monnezza!…(via)

FELI- Oh!…Io vojo sape’….

MARG- Ma cusa voj sape’?…Chi se lu saria mai creso, che 'n omo spusato avria cumbinato ‘n antro matrimonio?

FELI- Ma cu’ chi l’avria cumbinato?

MAR- Cu’ la fija de la signora Amalia Strepponi! Va’, va’ che te stanne a ‘spetta’ a braccia operte! Certo che c'hai ‘na faccia de…(si avvia e alla soglia si gira...) Porco senza rispetto!

FELI- La signora Strepponi? Ma che ‘mbroju è? (apre appena la porta e la richiude subito) Ooorca!... Ce sta la pazza cu’ la fija! Cume hanne fatto a scappa’ dal manicomio? Famme chiude’ a chiave! Oh, pare fatto apposta che, quanno me trovo cu’ i matti, mi nipote nun ce sta! Adé scrivo un bijetto al Direttore…Pure quessu: se li lassa fugge' cuscì?  Prima però famme mette' qualcosa…(prende mobile e mette davanti alla porta) Quelle so’ capaci de aprilla a forza! Nun se sa mai!

BETT- (entra da sx) Signò, v’ho purtato la ricevuta del conto…Quanno state comodo…Cusa state a ffa’?…Vulete fa’ un fugarò?

FELI- Sta zitta e nun t’empiccia'! Piuttosto c'hai qualchidù che me pole fa ‘na commissione urgentissima?

BETT- Ce saria mi fratello.

FELIC- Chi è: è! Basta che va de corsa in via Garibaldi, alla Pensione “Stella” e dice al direttore de venì subito qua, perchè se tratta de 'na cosa urgentissima.

BETTA- Je lu vagu a dì! (accenna ad andare, ma...)

FELIC- (la ferma)  Vie' qua! Prima dimme cu' deve ffa' tu fratello.

BETTA- Deve 'nda' a la Pensiò Stella de via Garibaldi e deve dì al Direttore de venì subito qua.

FELI- Ce deve 'nda' subito, senza perde' tempo!…Se tratta de vita o de morte! Hai capito? De vita o de morte!

BETT- Jéh Madonna!…(accenna dei passi a ritroso verso la comune) Quann’è cuscì: curro!(comincia a chiamare il fratello) Pasquà, Pasquà… (ma finisce adosso a Raffaele e grida) Aaaahhhh! Che paura!… Cuscì se bocca?

                 Scena 5^:-Raffaele poi Margherita.-

RAFF- (scusandosi) Scusate, vado di fretta!

BETT- Perché io no?…E sgansate! (lo sposta e esce)

RAFF- (la segue con lo sguardo)…

FELIC- E’ ‘rivato Vitello…el moro! Pure a lu' hanne fatto scappa’!

RAFF- Eccovi qua! Amico mio, come state?…Cus’è, ancora ve metto paura?Miga so’ truccato adé! So’ stato cuntento che ve siete spaventato, perché m’ete dimostrato che la parte l’ho fatta bene! E' vé?

FELI- Benissimo!…Ma cume mai…?

RAFF- Come mai so’ qua? L’indirizzo vostro me l’ha dato mio fratello. So’ venuto a purtavve i biglietti: quattro pe’ la platea e quattro pe’ un palco, scejete voi! El palco è centrale, di fronte (si avvicina a Felice) Ma perché ve ‘lluntanate? Avvicinatevi, su! Nun ditemi che c’ete ancora paura!? (lascia che Felice accenna qualche timido passo verso di lui e poi comincia con voce sostenuta) “Desdemona:…uccider ti voglio”!

FELI- (si spaventa) Ecchilo che dà de testa! Sta bono, sa?…

RAFF- (ride soddisfatto) Pure adé sete ‘rmaso ‘mpressionato da sta battuta, è ve’? So’ forte!

FELI- Sai matto da catena!

RAFF- La prossima domenica ve fago sentì “Francesca da Rimini”. (si allontana, poi si avvicina e si mette in ginocchio e recita…) “T’amo Francesca, t’amo…e disperato è l’amor mio per te!”…(alzandosi) Vulete fa’ Francesca? Cu’ ce vole ce mettemo un minuto!

FELI- Nun c'ho tempo! Famo tutto duma’! Duma’, magari, me metto la parrucca e…

RAFF- Perché duma’? C'ho cinque minuti de tempo…

FELI- Nun bastane, so' poghi! A me, le cose me piacene fatte be’!

RAFF- Ma perché?

FELI- Perché adé ve vojo presenta’ a mi moje! Ve vole cunosce! Quanno j ho parlato de vo’ a mumenti sveniva da la cuntentezza!…

RAFF- (pavoneggiandosi) Beh! Se è così…Per me sarà un onore!

FELI- Allora ‘cumudateve ‘nte sta stanza, che la vago a chiama’!…

RAFF- Sarò veramente fortunato…

FELI- Dopo je lu dite a lia…adé buccate! (lo fa entrare 1^ porta a dx) Seh! J facevo a Francesca! (altro mobile davanti alla porta e vi si siede sopra)

MARG- Béh? Cusa fate seduto lì sopra?

FELI- Gnente! Me piace sta seduto sopra el tavulì!…’Ncora qua state? Nun sete partite?

MARG- Tra pogo!

FELIC- Tra pogo ve fago partì cul diretto! Ve vojo fa vede chi è sto “porco”! Vedrete cusa so’ capace de ffa’!

MARG- (tra sé) Mamma mia, che brutta faccia che ha fatto!…Che occhi brutti!…Me sa che sta a deventa’ pazzo!

FELI- Anzi, dì a tu madre de nun ‘nda’ via…che me spettasse…je devo parla’! P’adé nun me posso move da qui, perché c'ho el moro, a Otello!

MARG- (tra sé) Otello? E chi è Otello?…(forte) ‘Scoltateme ‘n po’!

FELI- Nun vojo sentì gnente, va via!

MARG- (spaventata) Vago via…vago via! (esce)

FELI-Se a quesse nun le tratti cuscì, va a fenì che te menene pure!

               Scena 6^:-Betta,Enrico,Concetta,Margherita,voce di Amalia.-

BETT- Pasquà, mi fratello, è ‘rturnato! Ha parlato propio sal Direttore.

FELI- Brava!

BETT- De fora ce sta uno che vole parla’ cu’ vo’!

FELI- Chi sarà? Boh! Fallu buccà.

BETT- (verso la comune) Prego, favorite…!

ENRI- (si presenta sulla soglia; ha in una mano il fazzolettone che funge da valigia, la custodia del violino sotto il braccio e nell’altra mano una cesta che lascia intravedere: sedano o pane o prosciutto…Finchè avrà le mani occupate il “tic” sarà fatto solamente con la testa)*… Grazie!

FELI- E' scappato pure lu'?

ENRI- Maestro iersera cul mattu de* Raffaè v’ha meso paura, è ve’?Roba da pijallo a zampate! Se nun era ‘n amico j avria dato do’ schiaffi. Però, j ho ditto che quessi è scherzi che nun se fanne.

FELI- E me pare!…Cume fago cu’ chist’altro?

ENRI- Nun ho capito po’, cusa vuleva da vo’ cul pazzo del Maggiore?

FELI- Vallo ‘n po’ a sape’!

ENRI- Io ‘spettavo solo che ve tuccasse e je spaccavo sto violino ‘nte la testa!

FELI- Cuscì facevate ‘na sonata in “Fa-Maggiore!”

ENRI- (ride) Bravo! ‘Na *sonata in Fa-Maggiore! Cume sete spiritoso! (continuerà a ridere finchè non sarà stoppato da Felice)

FELI- Sarò spiritoso?…Me stago a ffa’ certe risate!…Senti cume ride!?…Stop!…Basta!…Professò: un po’ de contegno!

ENRI- (Si controlla)

FELI- Cume mai sete venuto qua?

ENRI- Perché io ‘nte cula pensione *nun ce pudevo sta. Troppo rumorosa. Chi baccajava de qua, chi de là! Io *vojo sta tranquillo…

FELI- Bravo!

ENRI- Quieto!

FELI- Te la capisci!…

ENRI- Stamattina, senza famme sentì da nisciù, mentre el Direttore staceva *al segondo piano, so’ fuggito. Cuscì nun ho manco pagato!

FELI- Ete fatto be’!

ENRI- Donca!…Io so’ pronto: partimo cul treno delle do’ e* cinquantacinque pe’ Roma. ’Rrivamo alle nove de sera, ’ndamo a durmì e l’indomani preparamo tutto: manifesti, locandine, foto e *dumenica cumenciamo la tournée! El primo concerto lu famo a Parigi! Cu’ ve ne pare?

FELI- Bel programma!

ENRI- Vo’ sete pronto?

FELI- Essà! La roba mia è pronta…E' lì, in camera da letto! Intanto che vago a pija’ la roba ‘spettateme ‘nte sta stanza. (seconda a dx) El tempo da vestimme!

ENRI- Nun me fate ‘spetta’ tanto! Drento a sta cesta ce sta ‘n po’ de roba da magna’, cuscì sul treno famo merenda!

FELI- Va bene!

ENRI- Nun m’è custata ‘na lira. L'ho presa a la Pensiò!

FELI- Ete fatto be’!…Adé entrate là!

ENRI- (entrando) Fate presto!

FELI- (chiude a chiave) Mamma mia, che fadigata!…Quessu però è un pazzo furbo! Nun solo nun ha pagato la Pensiò, ma j ha fregato pure el magna’! (guardando dentro) E mi nipote nun ne sa gnente!…

         

(          (Concetta e Margherita fanno capolino cercando di non farsi vedere)

FELI- Ecco qua: un sedano…’na caciotta…un fiasco de vì! Altro che merenda! Sta roba miga je la dago al direttore: me la tieno, miga so’ matto io! (Voce di Amelia, colpi alla porta da parte di Raffaele) State zitte e boni…e ‘spettate! Più casì fate e più grossa sarà la punizziò! Ho chiamato al Direttore e se je digo che nun sete stati bravi: quello ve mena!…Boni!

AMAL- Signor Felice, ma cu’ state a di'?

FELI- Quellu che sto a di' je lu fago spiega’ dal Direttore!…Famme purta’ sta cesta de là! (via alla comune)

CONC- (entra seguita dalla figlia)… E cusa sta a dà i numeri?…E’ ‘ndatu via de testa?

MARG- Te l’evo ditto!

CONC-  Cula roba chi je l’ha data ?

MARG- Vallo ‘n po’ a sape’?

CONC- Nun capiscio perché a quelle li drento j ha ditto: “Statevi zitte e bone!El Direttore ve mena!”…Chi saria stu Direttore?

ENRI- (dopo aver dato dei colpi alla porta) Maestro, aprite, ve devo parla’!

CONC- Un omo sta chiuso li drento?..

RAFF- Signor Felice, perché m’ete chiuso drento?

CONC- E là ce ne sta ‘n antro!…

MARG- Là ce deve sta Otello!

CONC- Otello?

MARG- Cuscì m’ha ditto che se chiama!

CONC- Me sa che ‘riva…’ndamo…nun ce famo vede! (via in cucina)

                Scena 7^:-Felice, Maggiore, Betta e voci di dentro.-

FELI- Ho meso tutto a posto! (I matti bussano protestando)  State calmi che adè ‘riva il Direttore cu’ do’ infermieri!

MAGG- (da dentro) Abita qui un certo Felice Sciosciammocca?

BETT- (da dentro) Scine!

FELI- La voce del Maggiore!? E' scappato pure lu'! Cume fago adè?

MAGG- (entra sospingendo Betta, che cerca di opporsi) T’ho ditto che nun c’è bisogno che m’annunci!…

BETT- Ahia!…’N colpo che nun ve pija!…Pure el callo m’ete pistato! (esce zoppicando e lamentandosi)…Malducato e prepotente!…

MAGG- Eccovi, qua! Buongiorno! Nun ve mettete paura, perché tanto l’ho capito che sete ‘na carogna e che quindi con voi nun me posso battere. (dopo averlo guardato dalla testa ai piedi) Me fate compasciò! (andando a dx)L’indirizzo vostro me l’ha dato Don Carlo!

FELIC- Me sa che faceva prima a ffa’ i manifesti!

MAGG- Me duvete di' ‘ndo’ abita cul’amico vostro…Cul giornalista, cul’imbecille che me vuleva ‘mpara’ l’educazziò! Ditemi ‘ndo’ lu posso truva’!

FELI- State a parla’ de cul’omo che ha fatto cagnara cu’ vo’ e che l’ete chiamato “vigliacco” ?

MAGG- Precisamente!

FELI- Guarda la cumbinazziò! Lu sto a ‘spetta’.  C’emo 'n appuntamento pe' mezzogiorno!

MAGG- Veramente?

FELI- Parola!…’Spettatelo ‘ntel salotto…’ppena ‘riva ve chiamo.

MAGG- ‘Ntel salotto? Nun lu posso ‘spetta’ qua?

FELI- E’ mejo de no, perché se ve vede: fugge via!

MAGGI- Dite be’!

FELIC- (cede il passo) Prego!?…

MAGGI- (sulla soglia) Allora, appena 'riva me chiamate.

FELIC- Sarà fatto! (chiude a chiave) M’ha fatto suda’ giaccio!…Ma cum’è che da lì drento riescene a fugge cu’ ‘na facilità…          

              Bussano alle porte  e reclamano a soggetto.

FELIC- Seh, state freschi! ‘Spettate che ve apro!…Je vojo mette paura! (suona il campanello che si trova sul tavolo)…Chi è?…Il Direttore? Mamma mia, il direttore!…Accomodatevi…Permettetemi di dirvi che sete stato troppo permissivo e trascurato! Dovete stare più attento! (Durante questa battuta madre e figlia hanno fatto capolino con espressione di meraviglia) Non se pole scappa’ da la vostra Pensiò cuscì, cume niente fosse! Comunque, quanti infermieri avete portato? Quattro? Jezu, che faccia cattiva che hanne! Pe’ carità, nun je menate…Nun je duvete mena’! 'Gna cumpatirli…Lora miga lu sanne quello che fanne!…Come dite direttore? Certo, faranne cume dite vo’: rientreranne alla pensione, calmi, mansueti e tranquilli!…Lora lu sanne che vo’ sete un Direttore molto severo….

CONC- Aòh!…Ma me sai di' cu’ chi stai a parla’?

MARG- (spaventata, dietro le sottane della madre) Babbo, stai be’?

FELI- State zitte! E’ tutta ‘na fenta! Drento sta casa c’emo cinque matti!

CONC- Cinque matti?

MARG- Quelli della clinica di Felice?

FELI- Sissignore! So’ scappati dalla clinica, ma nun duvete avecce paura, perché l'ho chiusi drento!

              Scena 8^:-Detti, Betta, Carlo e poi i matti.

BETT- (entra e annuncia) Signò…è ‘rivato…

CARL- (entra e interrompe…) Zitta! Nun c’è bisogno che m’annunci!

BETT- Ma se pole sape’ cu ce sto a ffa’? (rimane in scena)

FELI- Finalmente sete ‘rivato!

CARL- Ditemi cusa vulete da me e perché m’ete fatto veni cu’ tutta ‘ssa prescia?!

FELI- Me lu dite pure? Vo’, pudete ‘nda’ a ffa’ ‘n antro mestiere, perché el Direttore nun lu sapete ffa’! Duvete mettecce più attenzione! Nun ve pudete giustifica’ dicenno: “Io nun ne so gnente!” Sete vo’ responsabile de tutto quello che succede a la Pensiò! Miga se trattato de uno….de cinque, oh!

CARL- Ma de cusa state a parla’? Cusa sete pazzo?

FELI- Adé sta a vede' che el pazzo so’ io! -Rumore alle porte- State boni, che el Direttore stavo’ è ‘rivato davè! (a Carlo) L’ho chiusi ‘nte le camere! Adé vo' fatevi sentì, luccate, sgaggiate!

CARL- Perché c'ho da sgaggia'?

FELI- Allora nun sapete gnente! Dalla Pensiò so' scappati ’na bella porziò de pazzi e so’ venuti qua.

CARL- Ardàje!…Ma quali pazzi?

FELI- Amalia Strepponi cu’ la fija!…El maggiore!…El moro: Otello!…Enrico: el maestro de violino…

CARL- E, stanne qua?

FELI- Eh!

CARL- Ma quelli nun so’ pazzi! Quelli cu’ la testa ce stanne mejo de me e de vo’!

FELI- Possibile?

CARL- Altro che!…Me sa che vo’ ete sgambiato la Pensiò mia pe’ un manicomio!…Fateli scappa’!…

MARG- (apre la camera dove sta il maggiore e Raffaele)

BETT- (apre la porta di Amalia ed Enrico)

MAGG- (uscendo) Perché m’ete chiuso a chiave?

AMAL-  (uscendo seguita dalla figlia) Che educazziò è questa?

RAFF- (uscendo) Pudevate aprì prima!

ENRI- (uscendo) Perché m’ete chiuso? Me sa che perdemo el treno!…

FELI- Oh! Scusate tanto, ma me pareva ch’eri tutti matti!

TUTTI- (battute a soggetto brevi e a mezza voce)

CARL-Ma cume v’e venuto pensato?

FELI- Me l’ha ditto mi nipote Ciriaco!”

CARL- Vostro nipote?

FELI- Scì! M’ha ditto che quella era ‘na Pensiò ‘ndo’ ce stacevane i pazzi!

CONC- Che ‘mbrujò!

FELI- Che pagava l’affitto de diecimilalire l’anno!

CARL- Adé capiscio tutto!

CONC- ‘Scolta! Cum’è che te vulevi spusa’ la fija de la signora?

FELI- Perché me l’ha proposto lia! Siccome credevo ch’era pazza nun la pudevo cuntraddi' e ho acconsentito!

AMAL- Ve ringrazio! E, m’ete fatto perde tutto sto tempo?!

FELI- Signò, vo’ cusa vulete da me? Io so’ spusato: quella è mi moje! Guarda cusa m’ha cumbinato cul’assassino de mi nipote! M’ha fatto prende’ certe paure che ce pudevo ‘rmane secco!

AMAL- Oh, gente, precisamo: che nun se venisse a sape’ ‘n giro!…Io c'ho anco’ certi progetti!

RUSI- Cus’è ma’ duemo costrui' casa?

AMAL- Parlo de altri progetti!

RAFF- Ecco perché ve mettevi paura!

FELI- Vulevo vede a vo’ al posto mia!

CONC- Appena Ceriago 'riva te devi ffa’ sentì!

FELI- Certo!…’Ppena ‘riva je ne sono quattro!

ENRI- Posso ave’ l’onore de ’cumpagnavve *cul violino?

FELI- (tra sé) Quessu ancora nun ha capito che io… Sarà l’unico matto? (forte) Maestro io manco ce lu so che significa la parola “musica”!

ENRI- E io che m’ero illuso de pude' ffa’ 'na grande tournée!

FELI- Quanno 'rturnate 'n'antra vo': la famo!... Margherita va alla finestra e me dighi quanno ‘riva! Cirì me deve spiega’ 'gnicco’!

MARG- Va bene! (a Rusina) Vieni…famme cumpagnia!

RUSI- Mamma, cu’ dighi ce vago?

AMAL- Certo!…Signurina svejatemela ‘n pughetto!…Va, va! (escono)

CONC- J devi mette’ paura! (a tutti) Duvemo esse’ duri! Nun lu duvemo perduna’ subito!

MAGG- Perduna’? M’ha preso pe’ pazzo e lu perdono? Mai! Lu sfido a duello! Ecco qua le pistole!… Pazzo a me!

CONC- Uéh, miga saranne vere quelle!

MAGG- Essà che so’ vere! Cusa crede che le tieno pe’ giucacce a j indiani?

FELI- So’ d’accordo cu’ lei: bisogna punirlo! Però je duemi mette' solo paura!

MAGG- Nun sento gnente!

CARL- Maggiore, scherzava! Cusa vulete fa’ ‘na carneficina? Vulete passa’ el resto de la vita in galera?

MAGG- Mejo lì che qua! Almeno lì ce avrò ‘n po’ de cumpagnia. Me so’ stufato a sta’ da solo!

AMAL- Cusa devu di' io che so’ dieci anni che sto da sola? Cusa duvria ffa’? Gnente! Nun ho fatto e nun fago gnente!…Me sento ancora piacente e spetto de ‘ncuntrà ‘n omo piacente!… Cume vo’ per esempio!…

MAGG- Me truvate piacente?

FELI- Je lu diga lei ch’è mejo scarica’ le pistole!

AMAL- Certo che le scaricherà!….E’ vero che le scaricate?

CONC- Perché nun ‘ndate de là, cuscì ve cunuscete mejo e el maggiore , finalmente pole‘ scarica' le pistole?

AMAL- Questa è ‘na bona idea!…(andando) Vienga Maggiore, da quanto tempo ce l’ete cariche?

MAGG- Da tanto, signora!

AMAL- Allora è mejo a scaricalle! (via)

MARG- (rientra seguita da Rusina) Mamma, ecchilo! Sta a salì le scale!

RUSI- ‘Ndo’ sta mamma?…(lagnosa) Perché m’ha lassato da sola?

CONC- E’ ‘ndata ‘nte cula camera, valla a chiama’!

FELI- (a tutti) 'Ndate de là!…Ve fago chiama’ io quann’è el mumento!

RAFF- (a Rusina) Vieni!

RUSI- Vojo a mamma!

RAFF-  Te ce porto io da mamma!…Enrico, ‘ndamo de là! (escono)

              Escono tutti, tranne Concetta.-

CIRI- (entra) Zì, tieni el resto!

FELI- Veramente el resto te lu duvria da’ io!

CIRI- Cusa hai ditto?

CONC- Vole di' che i soldi te servene!…A un dottore laureato ce ne volene tanti!

CIRI- (tossisce)

FELI- Cume stanne i pazzi?…Se so’ calmati?…

CIRI- Vieno proprio da lì… L’ho sgridati per be’!

FELI- (fa segno a Concetta di chiamare gli altri)

CIRI-…M’hanne promesso che nun lu faranne più!

FELI- Cul Direttore cu’ ce sta a ffa’?

CIRI- J ho ditto che lu licenzio se nun ce sta più attento! Saria da mena’ pure a lu'!    

CARL- (ch’era già rientrato) Ve sembra bello, dottore, mena’ a uno dell’età mia?

CIRI- Oh, scusate signor Carlo…Dicevo…

RAFF- (entrato) Vuleva di' ch’è tutta ‘na recita. Un copione de ‘na commedia. Se ve serve un attore che deve ffa’ el pazzo: ecchime!

CIRI- Anche vo’ sete qui? Ma allora…

AMAL- (entra seguita dagli altri, tranne il Maggiore) I pazzi so’ tutti qua: ecchece!

CIRI- Perdonateme! Zì!? Perdoname! So’ stato un disgraziato, lu riconoscio…Me so’ lassato prende’ dal vizio de le carte e nun sapevo come smette'! Vulevo vence pe’ pude’ paga’ tutti i debiti ch’evo fatto…ma era sempre peggio! Nun ce metterò più piede in quel Circolo!…Zia?…Margherita?…Perdunateme! Nun duvevo ripaga' cuscì la bontà vostra!

TUTTI- Adé, basta…Perdunatelo!

RUSI- No! Nun vojo che lu perdunate!

AMA- Perché, no?

RUSI- Perché se lu perdunate: ‘rtorna al paese sua e a me chi me lu dice più che so’ carina?

AMAL- Sta a vede' che me s’è svejata?

CIRI- Te lu dirò sempre, ogni giorno, perché nun parto senza de te. (le si avvicina) Zì, se me la fate spusa’ me laureo ‘nt’un mumento!

FELI- Cuncè, cu’ ne dighi?

CONC- A me sta bene…Miga me la devo spusa’ io!

TUTTI- Evviva!

MAGG- (che è appena entrato) Posso sape’ cus’è st’ “evviva”? Cusa so’ ste grida de gioia?

FELI- Mio nipote sposerà la signorina qui presente.

RAFF- Quel giorno io declamerò le poesie d’amore di Cyrano de Bergerac!

ENRI- Io suonerò l’ave Maria!

MAGG- Me sa che sonerete el “De profundis”, perché ce sarà un bel funerale: el sua! Me sa che la signorina nun  ce ‘riverà all'altare! Mi dispiace signorina, ma io lo sfido a duello e l’ammazzo!

CONC- (ad Amelia) Ma l’ha scaricate le pistole?

AMAL- Penso de scì…

CIRI- C'ho de ‘nda’ via!

MAGG- Nun pudete! M’ete fatto passa’ pe’ pazzo e adé duvete battervi!

CIRI- Io nun me batto, perché nun accetto el duello.

MAGG- Sete un vigliacco.

CIRI- Scì, sono un vigliacco!

MAGG- Io ai vigliacchi nun li sfido a duello: li ‘mazzo subito! (gli avvicina la pistola alla tempia)

TUTTI- (cercano a soggetto di dissuaderlo)

MAGG- (forte e minaccioso) Basta!…Sennò 'mazzo tutti!

TUTTI- (ammutoliscono e si allontanano)

CIRI-(preso dalla paura) M’hanne perdunato tutti, è mai possibile che vo’ nun me vulete perduna’?

MAGG- 'Nvece…te perdono pure io!

TUTTI- Evviva!

FEL- Te sai meso paura,eh? Guarda…(prende dalle mani del Maggiore la pistola) la vedi…questa è scarica! (spara: gran botto! La pistola era carica…cade a terra. Tutti avranno un moto di paura...alzandosi) Ma questa era carica…Io pudevo ‘nda’ ‘n galera…

CIRI-…e io al camposanto!

FEL- Ma questa nun l’ete manco scaricata!

MAGG- Che la scaricavo a ffa’? Tanto erimi ‘rmasi d’accordo che nun j duvevo spara’!

FELI- Betta?…Betta!

BETT- Diteme…so qua!

FEL- Portacce qualco’ da bere!

BETT- Subito. (esce per rientrare subito)

FELI- Vedi Cirì cume è successo altre volte, i scherzi polene feni' in tragedie?

BETT- Signò, de fora c’è un certo Michele!

FELI- Michele? Cusa vurrà sto Michele?

CIRI- Zì, è l’amico mia, el tenore.

FELI- Quello che cantava? Adé semo tutti! (agli altri) Pure quessu faceva el pazzo! Fissato pe’ la musica lirica…

ENRI- Che bella cosa!…

FELI- Ecco! Purtateve a quessu in tournée!… Adé lu scherzo je lu vojo ffa’ io e tu, Cirì, assecondami. Vo’ donne ‘ndate de là…e vo’ omini,da st’altra parte! Quanno lu sentite canta’: buccate! Forza…!

MICH- (entra e vede Ciriaco che…)

CIRI- (…gli fa cenno di cantare)

MICH-                          Non più andrai

farfallone amoroso

delle donne turbando

il riposo...

DONNE- (entrono )              Ma le donne

ormai so' alzate

già vestite

e bene truccate!

MICH-                          Proprio questo

è quello che bramo

sì le donne

io tutte le amo!

UOMINI- (entrano)            Ma va a feni'

che no' te menamo…

MICH- (che si vede minacciato) Ma veramente io sono…

FELI- Lu sapemo tutti chi sei tu. Tu sei l'unico:...

TUTTI- (all'unisono) ...pazzo!

MICH- Cirì, hai ‘nteso? Hanne ditto che so’ pazzo!

CIRI- Nun c'è problema: te guariscio io!

F I N E

Loreto,1983.                                                   Paolo Torrisi

n.b. Commedia registrata presso la Siae nà367876; codice n°47041

      

GLOSSARIO

Accada-'N-: Bisogno- Non c'è bisogno che..

Accenno- Segnale...d'intesa.

Adè- Adesso.

Almanco- Almeno.

Amor del conto- Fare la conta...per vedere a chi tocca...iniziare...

Annaulo- Affitto- (casa annaulo – casa in affitto)

 Anco'- Ancora.

Avriane- Avrebbero.

Babano- Fesso- Sciocco...

Bacata- Malata- Marcia- Guasta.

Badavi- Guardare con attenzione, badare...

Bagnoli- Inutili “impacchi” d'acqua.

Balza- “Carico di briscola” (valore più alto di “Briscola” - Asse-)

Bardascio- Ragazzo. Giovanotto.

Becicche- Mucose negli occhi

'Bedisci- Ubbidisci.

Biastimato- Bestemmiato.

Brignoccula- Protuberanza, causata da colpo, battuta, pugno...

Brusciolo- Foruncolo.-

Bruscolini- Semi di zucca.

Bucattò- Schiaffo.

Buccare- Bocca- Buccato- Entrare- Entra- Entrato...                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

Bucculotto- Maccherone. (tipo di pasta)

Bugiò- Bugiardone...grande bugiardo.-

Burbuja'- Borbottare-

Ca’- Cane… Poro ca’- Povero cane…

Caciara- Confusione- Parlare a voce alta fra tutti.

Cagnara- Litigio- Bisticcio.

Cago'- Tipo che si dà delle arie.

Calchidu'- Qualcheduno.

Calco'- Qualcosa-

Calzo'- Calzoni – Pantaloni.

Cambura- Camera.

Canna-foja- Canna de granturco, mais.

Capezzo- Non capire dove è il “principio” o la “fine” = “niente”.-

Capisciò- Saputone.

Capistorno/i- Capogiro/i.

Careggia'- Portare..da un posto ad un altro... Trasportare...

Cegato- Cieco- (in questo caso “chiudere gli occhi: “segno di gioco)

Cenigia- Cenere-

Ceregio- Ciliegio.

Chiuppa'- Battere- ...Chiuppamo- Battiamo.

Ciaccare- Schiaccare-

Ciaccato- Schiacciato – Acciaccato...

Ciaccio- Balbuziente.

Ciambotto- Stupidotto- Sempliciotto-

Ciancico- Mastico- (ridurre in poltiglia, pezzettini...)

Ciauscolo- Salame...morbido. (tipico delle Marche)

Cianchetta- Sgambetto.

Cioccio- Pietra

Cionche- Offese- Malate- rattrappite...

Ciuffulotto- Schiaffo.

Clacchesso- Clacson... (ti suono il Clacson )

Co’- Cosa.

Coccio- Creta.

Colco- Coricato.

Concule- Cozze- Muscoli. Detto marchigiano: “Arridaje a chi vole le concule!”

Crescia- Pizza di pane (senza pomodoro e formaggio: solo farina)

Creso- Creduto- Credere.

Crocchia- Tupé...Capelli arrotolati su, dietro o lateralmente ala testa.

Cruciera- Crociera di croci- (Non “Crociera - nave”) Cruciera”: gruppo di dodici corone da Rosario, lavorate, assemblate, dalle donne lauretane dette “Coronare”.

Cu'- Con.

Cuj- Quei.

Cule- Quelle.

Culia- Quella.

Culù- Quello.

Curatelle- Viscere- Interiora in genere...

Curdo'- Esclamazione volgare... sta per “Curdone”=Coglione.

Dago- Do... (dare)

Daperlu'- Da solo.

Dapervo'- Da soli. (solo voi)

Dapresso- Da solo.

Dimo- Diciamo.

Do'- Due.

Emo- Abbiamo.

Ennà!- Orca!...Guarda un po'?!...

Essà!- E già!...Certo!...

 Esse'- Essere.

Evo- Avevo... (avere)

Fago- Faccio... (fare)

Fantiole- Tremori di corpo. (tremori dovuti ad Epilessia)

Fiotto- Lamento- Brontolio-

Fracco- un Sacco...di bastonate. Tante...

Frinfinellu-Piccolo segno di “briscola” (gioco di carte)

Fuga- Premura -Fretta. (da “Fuggire: Sono andato via di “fuga” = di “corsa”)

Fugaro'- Falò.

Furestego- Forestiero.

Galastro'- Cappone. Gallinaccio.

Galito- Rauco- Con poca voce-

Giaccene-'N: Ghiacciano...diventare fredde.

'Gnà- Bisogna. 

Gnagnera- Lamento- pianto...

'Gne'- Niente. 

'Gnico'-Ogni cosa. Gricilli- Budella- Intestini.

Gnogna- Stupida.

Grasciari- Sporchi...posti sporchi...posti per porci.

'Guali- Uguali.

Gùatti- Gatti. (riferito al pesce “gatto”) Pronunciare gutturalmente “gù...”

Guzzo- Fine- Appuntito-

'Nguezzu- Pratico. ('ngezzu de sti posti = pratico di questi posti)

Imbescigamo- Vescichiamo- (da Vescica, gonfiore, “bolla sulla pelle con liquido..., provocato da “botte” ricevute)

Imbioccare- Addormentare…

 Incaprinita- Interstardita...come una “capra”.

Jezu- Gesù. (esclamazione)

Lappa- Noiosa, pesante... (cosa o, meglio ancora, persona che non si sopporta: noiosa, pesante...)

Lattarina- Bianchetto (larva di pesce)

Lenza- Furbo. (...che tipo furbo = che “lenza”!)                                                                                                             

Lia- Lei e non  nome di persona: “Lia”.

Limo'- Limone-

Line- Lì.

Lora- Loro..

Lu'- Lui.

Lu- Lo.

Luccare- Lucca'- Gridare.

Luccato- Gridato.

Lupi'- Lupini.

Lupo marano- Licantropo (comportamento da lupo)

Luzeno- Fulmine.

Ma'- Mani.

Madò- Mattone.

Mammana- Ostetrica- Levatrice.-

Mammò- Mammone.

Marifresca- Donna di poco affidamento- Si usa come dispregiativo.

Matine- Mattina- (E 'na matine!: esclamazione)

Matre- Madre.

Matrò- Nervoso.

'Mbilla'- Alzare su la cresta. Non ti muovere tanto.

Melancia'- Melanzana- (ti do un “melancia'”: uno schiaffo che ti faccio diventare la faccia viola come una: “Melanzana”)

Melangula- Cetriolo.

Mijanno- Mille anni...che non ti vedo!

Mogia- Malta...fango...poltiglia...

Mojole- Pinze. (caratteristico attrezzo a forma di “pinze” con punte arrotondate, adatto alla lavorazione del fil di ferro usato dalle “coronare”, per le corone da Rosario.)

Mosca-sciò- Via le mosche:  “Nulla da dire sul mio conto”.

'Mappava le zille- Freddo per tutto il corpo... nfredolito...

'Mpastrucchia'- Pasticciare.

'Mpiccia- Occupata da qualcosa... Confusa sul da fare...

'Mpunta'- Balbettare.

'Mpustate- Piazzate...messe...impostate...

Mucchia- Tanto-

Mugelle- Cefali (pesce)

Munelli- Bambini- Ragazzi.

Musciò- Musone: fiume-

Musciuli'- Moscefrino.

'Nciccia'- Piace... Nun m'enciccia= Non mi piace.

Nndrizza'- Raddrizzare. ('ndrizza' la schina=aggiustare in senso negativo: rompere)

'Ngriccia'- Arricciare.

'Nguezzu- Pratico. ('ngezzu de sti posti = pratico di questi posti)

'Necorto /a/ e...- Accorto.

'Nfrucchia'- Inventare.

'Nfuligina'- Arrabbiare.

Ni' o Ninì- Usato come: Oh, bello, te la vuoi capire?... Oh “Ninì”, chi ti credi di essere?

Nisciù- Nessuno.

No'- Noi.

Noja- Solletico.

None- No.

Noneto- Nonno tuo...tuo nonno.

'Ntasata- Tappata- Ostruita.

'Ntrica'- Intricare- imbrogkiare- rendere difficile-

'Nvuricchiata- Intrecciata....Imbrogliata-

'Nzocca- Stordisce.

O'- Avanti....Oltra-

Oltra- Avanti...oltre. (vieni “oltra” . A volte si trova solo una “O” abbreviata da un apostrofo “ 'O”: vieni o'... )

Onne- Onde.

Onnico'- Ognicosa.

Pa’- Pane

Pescolle- Pozzanghere.

Pia – Piedi.

Pina- Piena.

Pipitula- Foruncolo...che viene sulla lingua...che fa stare “zitti”.

Pista…Ari-pista- Ritornare sull’argomento…Continuare a “pestare”…

Pitale- Orinale- Vaso da notte.-

Pole- Polene- Può- Possono.

Per' 'o- Per “uno”... “Un po' per uno”.

Poro-  Povero.

'Porta- Comporta- 'Portare-Comportare.

Prescia- Premura – Fretta.

Purtinnari- Portorecanatesi.

Pustà- Può essere.

Rabbito- Arrabbiato.

'Raccojemme- Raccogliere /...rmi.

Raganella- Rana- Ranocchia.

Ragano- Rospo-

Rancichita- Rancida.

'Rcapezza- Orizzontarsi su una cosa... Non ritrovarsi... Non capire...

'Rinale- Vaso da notte – Orinale.

'Rmaso- Rimasto (rimanere).

Roito- Urlo-

Rumiga'- Ripensare mugugnando... Borbottare...

Quane- Qui.

Quessu /a – Questo / a.

Sa / Sa me / Sa lù-  Con… Con me… Con lui…

Sai- Sei (dal verbo essere) Es. Sai solo-sei solo… (dipende dal significato che acquista nel contesto della frase)

Salva'- Nascondere- Conservare...non in vista...

Saria...Sariane- Sarebbe..Sarebbero.

Sbarillò- A gambe all'aria- (andare oltre il “Sette e mezzo” del gioco a carte)

Sbocca- del “Musciò) Dove sbocca il fiume Musone.

Sbragiulasse...sbragiulare- Arrostirsi (in questo caso:abbronzarsi) ... Arrostire

Scapecciamme- Spettinarmi.

Scappa'- Uscire di casa... (secondo il senso della frase)

Scarpire, scarpisseli- Strappare...strapparseli (si usa perloppiù per i “capelli”)

Scassa'-  Scassare-Cancellare.

Sciagatta'- /...are- Muoversi inutilmente

Sciapata- Sciapo- Stupidata- Stupido- Sciocco...

Scine- Sì-

Sciuccata- Seccata.

Scuffia- Copricapo di lana...può essere usato per la montagna o a letto nelle nottate fredde.

Scunfinfera- da: convincere... Nun me scunfinfera =Non mi convince

Scunucchiamme- Romper-mi-; Ridur-mi a pezzi.- (come una sedia che si rompe sotto un peso)

Sdingula-dandula- Altalena.

Sdogo- Slogo- slogare.

Sdrimbulo'- Convulsioni (ballo di S.Vito)

Sete- Siete. (secondo la frase.  “Sete” es. “Ho sete”o verbo essere: sete bugiardi...)

Sfragno- Spremo- Spremere...

Sgaggiare- Sgaggia'- Gridare.

Sgardaffo'- Uomo brutto, malvestito, malsano...(dispregiativo)

Sgarfagnini- Ladri-

Sgnagnerà- sgnagnerare- Poco piacevole... non gli interessa tanto...di poco gradimento

Sgraffigna-Gratta.

Sj- Sei. (sj stato tu...)

Smateria'- Parlare male...volgare...da matto... (Fuoruscita dal cervello di materiale non consono...)

Sogna-  Grasso animale... (Sogna rancichita = Grasso rancichido)

Spegne- Spegne da: Spegnere.

Spegnemme- Spinger-mi – da:  Spingere  e non “Spegnere”.

Spenta- Spinta- da: Spingere e non Spenta da: Spegnere.

Spi’- Spine. Me tieni su i “spi?”- Mi tieni sulle spine.

Spinarelli- Bollicine che vengono sulla pelle dovute alla “Varicella”.

Squajo- Cioccolata calda.

'Ssa- Questa. (Abbreviazione di: “Quessa” = “Questa” donna)

'Ssu- Questo.

Stago- Sto... (stare)

Storni- Ritorni... Stornare- Ritornare.

Strabaltata- Sottosopra...il cervello- Non capire più niente.

Stracco-Stanco.

Struccava- Spezzava- Struccare può assumere altri significati es. Togliere il trucco.-

Sumenti- Semi (in romano: “Bruscolini”)

Svaga'- Svuotare... .

'Svanza- Avanza...da Avanzare.

Tajuli'- Tagliatellina- (tipo di pasta:Tagliatelle)

Tigna- Testardaggine.

Tizzo'- Tizzone -Pezzo di legno infuocato (da camino...) -

Totulo- Ciò che rimane di un “mais” dopo ch'è stato sgranato.

Trusmarì- Rosmarino.

Vago- Vado... (andare)

Valtri- Voialtri.

Vento- Vinto.

Vo'- Voi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

Velle- ...in “velle”- Da nessuna parte...In nessun posto...Per niente...

Vuria- Vorrei      

Zanzule- Ciabatte.

Zero garbunella- Zero completo, tagliato... Nulla nel modo più assoluto-

Zompene- Saltano- Zompare- Saltare.