El sistema de Pacifico

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Capostazione

Arnaldo Boscolo

EL SISTEMA

DE PACIFICO

Commedia brillante in tre atti

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EL        SISTEMA      DE         PACIFICO

Commedia brillante in 3 atti.

P  E  R  S  O  N  A  G   G  I

La marchesa Rosalba di Villacastano

Lucrezia

Serafino

Pacifico

L’avv. Carlo Maggioni

El prof. Canestrelli

L’Ing. Dakson

Amelia

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ATTO PRIMO

LA   SCENA

Salotto nel villino della Marchesa Rosalba, fuori mura.

Due usci a destra. Uno a sinistra indietro; più avanti una finestra – al fondo, verso sinistra, invetriata che mette ad un piccolo terrazzo dal quale, per alcuni gradini, si scende in giardino. Verso destra invece la comune a vetri, che dà in un corridoio in fondo al quale si scorge un altro uscio. Intorno al terrazzo corre una balaustra. Sullo sfondo, oltre la cancellata del giardino, che verso il mezzo piega ad angolo ottuso, pali telegrafici e fasci di fili che rivelano la presenza di una linea ferroviaria. Nel giardino, accanto alla cancellata, laddove questa fa angolo, un grosso ippocastano fiorito. In salotto mobili disparati e tappezzeria variopinta. Sopra un mobile l’apparecchio radio. Sulla veranda mobiletti di giunco colorato.

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Scena Prima
Serafino – Rosalba - Amelia

All’alzarsi della tela la scena è vuota. Poco dopo si schiude il primo uscio di destra ed entra cautamente Serafino, in maglietta sbracciata, mutandine, calzini e pantofole; attraversa la scena e spalanca la finestra. Indi apre l’interruttonre della radio e sta in ascolto.) Xe tropo presto; manca ancora qualche minuto. (chiude l’interruttore e rientra in camera. In corridoio oltre la comune, la marchesa Rosalba, una voluminosa signora cinquantenne, in vestaglia da camera, viene da destra e sta per svoltare verso il fondo allorquando, gettando l’occhio in salotto, s’avvede della finestra aperta. Entra; guarda intorno stupita)

Rosalba           Beh?!... (chiude la finestra, esce per la Comune e sparisce al fondo. Una pendola batte le otto)

Serafino           (viene dal I° di destra; medesimo abbigliamento; ha uno scendiletto arrotolato sotto il braccio; vede la finestra chiusa; ha un moto di sorpresa) Ciò!... Epur… (si guarda intorno; riapre la finestra, gira l’interrotture della radio, distende lo scendiletto sul pavimento. La radio urla: Radio – Roma – Napoli – Milano – Torino – Firenze – Trieste – Bolzano – Signore e Signori buongiorno! Serafino si precipita ad abbassare il potenziometro)

Rosalba           (d.d.) Amelia! Amelia!

Amelia             (d.d.) Comandi, Signora?

Rosalba           Chi xe vegnudo?

Amelia             (d.d.) Nessuni, signora.

Rosalba           (d.d.) Epur qualcheduno ga dito, buongiorno! (l’annunciatore della radio coninua, la voce abbassata. Corso di educazione fisica tenuto dal professor Mario Brambilla, imperiosa scandendo le sillabe, impartisce i comandi, che Serafino esegue). Distendersi supini sul tappeto. Capo e torso aderenti al pavimento. Gambe distese e unite; braccia lungo il corpo; palme a terra – Al comando, levare lentamente la gamba destra in quattro tempi: Uno! Due! Tre! Quattro! – Abbassarla! Uno! Due! Tre! Quattro! Ripetere l’esercizio con la sinistra: Uno! Due! Tre! Quattro! – sollevare entrambe le gambe, sempre in quattro tempi - Uno! Due! Tre! Quattro! Con la gamba destra formare un piccolo cerchio verso l’alto da destra verso sinistra: Unooooo! Altro cerchio!!! Unoooo! – Tre cerchi di seguito!! Unooooo!!! Dueeee! Treeee! Abbassare le gambe! Uno! Due! Tre! Quattro! Riposo!

Serafino           Aufa! No ghe ne posso più!!…

Rosalba           (che non appena riapparsa in fondo al corridoio si è accorta delle manovre di Serafino ed è entrata da qualche tempo in salotto in punta di piedi, tuona beffarda) Vorìa dirlo anca mì!… (Serafino, spaventato, si rizza a sedere sul tappeto) Cossa xe sta roba?

Serafino           Ginnastica, mama.

Rosalba           Da quando?

Serafino           Da stamatina. La prima lezion del corso.

Rosalba           Senza gnanche dirne gnente a nualtre?

Serafino           No’l xe un delito, me par…

Rosalba           El xe sempre un delito butar via inutilmente el tempo! E po’ cossa xele ste pagiassae?…

Serafino           (forzando un sorriso) Paggiassae, la ghe dise!… No la so fassa sentir!… Educazione fisica; la varda qua al Radio Corriere… (lo toglie dalla mensola)

Rosalba           Cara quela zogia! El vol deventar un atleta… Lu! Co quele gambe!…

Serafino           (leggendo sul Radio Corriere) La ginnastica fatta a domicilio è una necessità biologica. Nessuno può giustificarsi di non praticarla; ancorchè non sia invalido o infermo.

Rosalba           E lu xe un infermo!

Serafino           Mi?

Rosalba           De mente! Spalancarme la finestra de matina in Novembre? Xe scrito anca questo sul Radio Coriere?

Serafino           Sicuro (legge) Tutti gli esercizi debbono essere eseguiti all’aria libera anche d’inverno.

Rosalba           E alora el vada in giardin a rinfrescarse. (chiama) Amelia!

Serafino           Ela scherza, mama. La radio no posso miga portarmela drio come una valisa.

Rosalba           (ad Amelia che entra per la Comune) Sera quela finestra (A Serafino) E lu el se coverza. No’l vede che ghe xe la tosa?

Serafino           (facendosi scudo col tappeto) No son sta mi a ciamarla.

Amelia             Oh per conto mio el staga quieto che no vardo de sicuro… (quasi a sé) Co no gavesse de megio… (a Rosalba) Signora, vorla darme fora i sugamani pel signor avocato?

Rosalba           Verzi la seconda cassela del mio comò; tol de quei grandi co le cifre e la corona. (via Amelia per la Comune)

Serafino           (stupito) Avocato?... Che avocato?!...

Rosalba           Caschelo dal mondo de la luna? No salo forse che mi go un nevodo avvocato?

Serafino           Sicuro; ma la m’à sempre dito ch’el gera al Cairo. Come podeva sospetar che stamatina, apena svegià e tuto indormìo, me lo saria trovà in casa mia.

Rosalba           Casa mia! A pian… E Po’ quante storie! Adesso no’l lo sa? Dunque….

Serafino           E quando xelo arivà?...

Rosalba           Geri a sera a le undese. Ti va sempre in leto come le galine…

Serafino           Ciò;  se a le sie de matina vogio essar in pie… La sa ben che in ufizio co i orari no se scherza…

Rosalba           Ancuo peraltro xe squasi le nove e la xe ancora là in quei stati!

Serafino           Perché go turno libero.

Rosalba           E la so libertà el la impiega in sta maniera? … Almeno se rendesselo utile…

Serafino           In che maniera, mama?

Rosalba           Farme la spesa, per esempio. Se mando fora la tosa chi ghe sta drio a mio nevodo?

Serafino           Orpo!... Ma mi me ne intendo poco, la sa… E va a ris-cio de darne cunicio per dindio.

Rosalba           Ma de cossa se ne intendolo lu, benedeto? … De vaglia e de racomandate apena apena…

Serafino           Gnanca, mama; perché son a l’ufizio pachi.

Rosalba           El vada a vestirse adunque, svelto…

Serafino           (a malincuore) Vado. (quasi a sé) Ma varda ti… Maledeto anca el turno libero!... Stago megio in ufizio… (arrotola il suo scendiletto, se lo mette sotto l’ascella e rientra in stanza)

Scena seconda

Rosalba – Lucrezia – Amelia – Serafino

Lucrezia          (dalla comune) Mama!!... Mama!.. Ti ga tolto ti un tapeo de la mia camera?...

Rosalba           No, vissare. Xe sta quela cara zogia de to marìo.

Lucrezia          Serafin?

Rosalba           Si. Vustu sentirghene una de nova? El gera qua adesso destirà sul tapèo ch’el fasseva la ginnastica co la radio!

Lucrezia          Cossa?

Rosalba           Se ti gavessi visto che spetacolo!... In magia e pupole Dio, che gambe che ga quel’omo!... mi ne capisso gnanca come che ti gabi fato…

Lucrezia          Eh, via mama! No podeva miga passarghe la visita prima de sposarlo…

Rosalba           Oh no ghe sarìa sta gnente de straordinario! Podevise far come i Sornani che prima de darghe la fìa al conte Molin lo ga invidà una setimana ai bagni. Cussì i ga possudo esaminarselo per drito e per storto.

Lucrezia          Beni e adesso dove xelo?

Rosalba           In camera a vestirse. Bisogna che’l vada fora a farme la spesa. Carlo, dormelo ancora?

Lucrezia          No, mama.  El ga averto la finestra bonora stamatina. Po’ lo ga sentìo caminar per la camera. Xe da le quatro che mi son svegiada.

Rosalba           Percossa? Te sentistu poco ben?

Lucrezia          No… no…

Rosalba           Epur, anca a vederte… Lassa che senta se ti scoti. No se sa mai…; co sta malignosa influenza che ne dà adosso ai primi fredi…

Lucrezia          Oh, Dio, mama! Gastu ciapà anca ti la malatia del professor che’l vede microbi dapertuto?... No, no, no go malani indosso… Stufa son; eco. Sta solita vita da idioti Oh la luna de miel!...

Rosalba           Eh povera fia mia! Anca ti ne no ti ga avudo fortuna nel matrimonio!... Come to mama. (trae un lungo sospiro) Epur, adesso la presenza de to cugin Carlo…; sì, digo, doverìa esserte de qualche distrazion…

Lucrezia          Se ti credi che se ghe trova gusto… Va là che certi ricordi sarìa megio sepelirli per sempre…

Rosalba           Lo so… lo so… Ma ad ogni modo sarà ben che ti te mostri carina con lu, xe necessario… Un parente… (con intenzione) un cugin che torna dopo tanto tempo e so sta aria da gran signor… la pol esser una risorsa…; specie nel caso nostro…

Lucrezia          (con amarezza)… Che la barca fa acqua da tute le parti, vero?

Rosalba           Colpa de to marìo. Se quel tangaro vedesse una spana più in là del so sportelo de ufizio…

Lucrezia          Mama, no vogio che ti ghe manchi de rispeto!

Rosalba           Ah! Te dispiase? Ti dovaressi scominçiar ti alora darne l’esempio.

Lucrezia          (con un’alzata di spalle) Ma mi son so muger…

Rosalba           E mi la mama de so muger! Ghe ga quindi più autorità e più responsabilità, capissistu?

Serafino           (da destra finendo di vestirsi) Oh, bondì Ezia.

Lucrezia          (sostenuta) Bongiorno.

Serafino           Cossa xe?... Ah, go capìo!... La mama t’ha dito… Ma andemo via, che no go minga copà nessun!... Ti dovaressi anzi far el corso anca ti; varda…

Lucrezia          Cossa?....

Rosalba           Mi digo che el fumo de la ceralaca in ufizio ghe manda el cervelo in acqua! (scampanellata al cancello del giardino) Chi xe?

Lucrezia          (guardando oltre il terrazzino) Toh! El professor. (Amelia viene dalla comune e va in giardino ad aprire)

Serafino           Quala secada! Bon, vorla dirme cossa che go da tor? Mi me la bato per la porta de la cusina.

Rosalba           El se fassa dar la nota da l’Amelia.

Serafino           E…. soldi?

Rosalba           No ghe xe el libreto? El fassa notar. (via Serafino dalla comune) El professor a sta ora? Cossa che’l vogia?

Lucrezia          No’l podarà star senza darte un saludin de prima matina…El ga d’aver un debole per ti, quel’omo.

Rosalba           Ezia, no dir sempiàe! (ad Amelia che rientra) Preparighe  l’ovo sbatuo per l’avocato. Col xe pronto ti me ciami.

Amelia             Sì, signora. (via per la comune)

Scena Terza

Lucrezia – Rosalba – il prof. Canestrelli poi Amelia

(il prof. Canestrelli appare sulla terrazza; rimanendo fuori saluta con grandi inchini; sulla sessantina, grossi baffi rossicci; si toglie il paletot, i guanti e il cappello che depone sulla spalliera di una sedia di giunco; indi manovrando coi piedi, si toglie le galoches.

Rosalba           (andandogli incontro) Oh professor! El vegna, el vegna avanti.

Canestrelli       (avventandosi) Un momento… un momento solo… El paletot… i guanti… el capelo… le galoches… (avanzando) No… eco fato. (entra senza dar la mano a nessuno) Bon giorno, marchesa. Bon giorno dona Ezia.

Lucrezia          Cossa xe? Piovelo professor?

Canestrelli       No, dona Ezia; percossa?

Lucrezia          Sento che el porta la galoches…

Canestrelli       (sorride furbescamente) Ah! El frutto d’una mia nuova riflessione. El paletot, i guanti, el capelo, tuta la roba sogeta alla cotaminazione de la polvere, se pol lassarla fora in terrazza, all’aria libera; ma le scarpe no! Sarìa sconveniente… e antigenico per un altro verso. (puntando l’indice sulla fronte) Trovato! Mano alle galoches!

Lucrezia          Pìe, el vora dir…

Canestrelli       Ah xa! Ben s’intende…

Lucrezia          Eh! Come trovata!... Ma, el me scusa, la xe un’ossession addirittura!...

Canestrelli       (sedendo dopo essersi accertato che la sedia non abbia polvere) No, donna Ezia; misura precauzionale soltanto a rigore di scienza. Lo capirà, se vive una volta sola…

Rosalba           Che bon vento, professor?...

Canestrelli       (un po’ impacciato) Ecco… ghe dirò… veramente…

Lucrezia          Cossa ghe xe de novo in giro?

Canestrelli       No lo ga visto el boletin sanitario d’ancuo?

Rosalba           No, professor. Perché fin a le diese no i ne porta el giornal.

Canestrelli       Ah! Sichè, no lo ga leto?... 218 casi in città e 98 ne la zona! L’ora è triste, il morbo infuria….

Lucrezia          Il pan ci manca

                        Sul ponte sventola

                        Bandiera bianca!

Canestrelli       Ela ga vogia de scherzar! E no la xe la sola. Un bel tomo de giornalista proclamava geri ne la Gazzetta che i microbi dell’attuale pandemia i ga un zigo de gioia nazionale. TRAULLACARICHIRU! Bela macia! Bele macie tuti… (anusando una presa di mentolo) I fa ben del resto a ridarghe suso. La lietezza d’animo la xe pur consigliada come eccellente preservativo.

Lucrezia          E dir che gero de umor cussì nero prima ch’el vegnisse elo…

Canestrelli       Ah! Sicchè mi gavarìa l’invidiabile virtù di rassicurare gli spiriti?

Lucrezia          Noo…, el la ga indovinada!

Canestrelli       Ela me fa insuperbir! (offerendo la scatola aperta) Posso? La ricetta del prof. Iacombi… un luminare: Carbonato di potassa e mentolo al 5 percento.

Rosalba           Grazie (prende e annusa) Uhm! Come che’l piziga!

Lucrezia          Ma basta professor co la so spizieria ambulante!... El gargarismo, el disinfettante, la nasalina!

Canestrelli       Piano, piano no la so agita dona Ezia. (indicando Amelia che viene dalla comune rimestando un tuorlo d’uovo nella tazza) A quanto vedo, anche loro, pur non badando a specifiche misure profilattiche, le se premunisse in altro modo. E le fa ben; lo consigliava anca el Prof. Bernardoni nel Gazetin del geri. Sostanze azotate… molte! Più che se pol!

Rosalba           Ah el sbatudin? No’l xe miga per noialtre! (ad Amelia) Meti de là in tinelo che adesso vegno mi. (via Amelia) Salo chi ghe xe de là, drìo a far toilette? Mio nevodo Carlo, l’avocato.

Canestrelli       L’avocato Maggioni? Qua?

Lucrezia          Arivà da Torino, no xe gnanca mezora.

Canestrelli       In treno?!!

Lucrezia          No’l vorà miga creder, spero, ch’l sia vegnudo da Torin a qua a pìe o in biçicleta!

Canestrelli       Oh no!... Diseva cussì… Viagiar de sti tempi… Oh lo vedarò con molto piasser. E dove xelo sta tuto sto tempo?

Rosalba           Al Cairo per un incarico de fiducia del nostro Governo…

Canestrelli       Ah! Dunque… una posizione magnifica?

Lucrezia          Sicuro…

Canestrelli       e senza bisogno de la famosa consulenza legale dell’Italo Argentina per il petrolio…

Scena quarta

Rosalba – Lucrezia – Canestrelli – Carlo

Carlo               (entrando dal secondo uscio di destra) Assolutamente senza, ottimo professore! (è un bel giovane; parla vivacemente) Come va la salute? (gli stende la mano)

Canestrelli       (alzandosi, senza dargli la mano, profondendosi in inchini) No’l se n’abia a mal avocato… La mano no. Il cuore tutto.

Carlo               O percossa professor?

Canestrelli       Per principio; e coi princìpi no se transigo. Se no se scominsia nualtri a dar esempio… (Carlo non capisce)

Lucrezia          Xe per l’influenza!

Carlo               (scoppiando a ridere) Ah! Ah! Ah! Questa xe bela! Che’l Signor la conserva per mile ani, profesor!...

Canestrelli       Grazie.

Carlo               Oh, donna Ezia, cuginetta cara, obbligato per el to profumo; veramente squisito; degno proprio de una donina elegante come ti xe ti.…. sastu che te trovo sempre più graziosa?

Lucrezia          (lamentevole) No scominçiar, Carlo, te prego…

Carlo               No, no, no’l xe un complimento, parola d’onor. Me ne appelo qua al professor.

Canestrelli       Oh inebbbriante!... Deliziosa…! Affascinante!... El xe el mio ritornelo.

Lucrezia          Quando nol me parla de disinfetanti!

Carlo               Chi ti dirìa sposa ormai da do ani? Ti ga sempre quel’aria da bambina…

Rosalba           Vero sì?

Carlo               Ben; e quando se podarà conosserlo questo mio signor cugino… uomo fortunato? Za andà in uficio?

Lucrezia          No; ancuo el ga turno libero. El xe fora per un certo afar…

Carlo               Impiegato a la posta, vero?

Lucrezia          Sì.

Carlo               Lauto stipendio?

Rosalba           Seimila e cento, meno el quinto e più el caro-viveri.

Canestrelli       E diritto a pension!...

Carlo               Caspita! Ve ingrassarè. Sono proprio curioso de conosserlo el nostro caro… Come se ciamalo?

Rosalba           Miatello.

Canestrelli       Serafino. Il nostro Serafino amabile!...

Carlo               Ah! Per conseguenza, ti Lucrezia Miatello.

Lucrezia          Za.

Carlo               A dir la verità, no dev’esser troppo lusinghiero per una marchesina Villacastano…

Lucrezia          (seccata) Carlo! Te prego!...

Carlo               Scusime, cugineta cara, ma mì no so perdonarve de no averme domandà consiglio a mi prima de concluder sto matrimonio.

Rosalba           E chi saveva dove che ti geri?...

Carlo               Capisso. E po’ ……. In fondo se ghe entra l’amor…

Lucrezia          (con un’alzata di spalle) Oh!...

Carlo               O l’interesse!...

Rosalba           Quelo po’!...

Carlo               Ad ogni modo cosa fata… (cambiando) Dime la verità zia, che la gavè sentì la lontananza del vostro Carlo!

Rosalba           Oh! Certo!... No se conduse più qua dentro la vita alegra de prima!...

Carlo               Vè ricordè le nostre gite in montagna, le nostre corse al mar?... E le serate de istà passae là in giardin al ciaro de luna?...

Lucrezia          Co’le chitare, i mandolini…. E i foghi de bengala?

Rosalba           Soto le fogie dell’albero sacro alla nostra famegia…

Carlo               L’ippocastano centenario…

Canestrelli       Aesculus hippocastanum… l’albero dalle eccelse virtù medicamentose per le malattie dei cavalli. Dando il suo nome Aesculus Hippocastanum…

Rosalba           El pensa professor che’l xe sta impiantà da una mia antenata, Rosalba de Villacastano, co la ga dovudo abandonar el feudo, per ritirarse in sta vileta. Rosalba di Villacastano, da vera nobildona de stampo antico no la ga pianto no, in quel giorno; ma tolto un fruto dal più vecio albero del parco, con rito solenne la lo ga sepolìo lù in quel canton del giardin: (e indica il fondo del giardino) “E così possan rifiorire la stirpe e le fortune” la ga dito. E tuto dovarà rifiorir!

Lucrezia          La stirpe forse sì, ma la fortuna…. E po’, mama, el professor la conosse sta storia…

Canestrelli       Sicuro; ela se desmentega, marchesa, che go promesso de scriver una monografia su la so illustre antenata.

Rosalba           (continuando il discorso)Uhmm! Se no gavessimo avuto tute quele disgrazie, a sta ora Villacastano sarìa tornà ne le nostre man; le mie man!...

Lucrezia          Fisime mama!... Possibile che la fantasia te porta ancora nel mondo de le nuvole? Ti ga visto sfumar un fià ala volta tuto quel poco che gavevimo…

Rosalba           Tuto po’ no!...

Lucrezia          Che illusion vusto farte ancora? Mi no capisco, varda come che sti muri staga ancora in piè!

Canestrelli       Come? Come? C’è qualche incrinatura, forse?

Lucrezia          El peso de la terza ipoteca, professor!...

Carlo               Una terza? Da quando?

Rosalba           Per el so coredo de sposa: … xe sta el professor a farne concludar…

Canestrelli       Condizioni ottime…. Tasso onestissimo…

Carlo               E… disème; quela vostra caseta de Borgo vecio la gaveu sempre?

Rosalba           Ah! Quela? Sempre.

Carlo               Afitada?...

Rosalba           Sicuro.

Carlo               Bene?

Rosalba           No savarìa dirtelo de preciso. Xe sta mio zenero. A combinar tre mesi fa….

Carlo               Ecco…ecco… Poiché il nostro caro avvocato ci porta giusti all’argomento…Xe apunto per questo che le me vede qua in un’ora così mattutina…. Mi veramente no trovava el coragio… (traendo di tasca un giornale) Leggono.

Rosalba           Signor benedeto! Cossa ghe xe?

Carlo               (scorrendo il giornale) Oh gnente zie! Un sagio dell’abilità affaristica de to zenero. (legge) Sconcezze… Da qualche mese a questa parte in una lurida casupola di Borgo Vecchio…

Rosalba           Oh, lurida po’!...

Carlo               …. Di proprietà Villacastano – Miatello si verificano sconcezze tali da provocare lo sdegno dell’intero quartiere. Varie sono le proteste pervenute ai nostri uffici. In quella casa, affittata ad una megera non ignota alla Questura, si danno notturno convegno donne di malaffare e giovanotti equivoci; vari tipi di degenerati, alcolizzati e cocainomani; ………. Bagordi, chiassi, suoni, canti e liti sino alle ore del mattino con gran scandalo e disagio del vicinato. E dire che il proprietario della casa in parola è un pubblico funzionario! Ma non vi sono presso le singole Amministrazioni dello Stato dei consigli di disciplina per giudicare e punire quegli impiegati che, speculando sulle più basse turpitudini umane si rendono indegni del posto che occupano?!... e l’autorità di P.S. che ne pensa?!...

Lucrezia          (che si è rizzata a sedere sulla dormeuse) Gastu sentio?... Gastu sentio?....

Rosalba           (che ha già manifesti segni d’ira; tendendo i pugni) Ah miserabile! Ah miserabile!... Adesso quando che’l vien a casa lo fulmino!

Lucrezia          Altro che contessa decaduta!:.. (amaramente) Ah mama!... Percossa ti me lo ga fato sposar?!...

Rosalba           Cossa distu? Cossa distu?... Mi??... Compatila savè ……Compatila…. No la sa quelo che la se dise… Ah, ma quel birbante! Adesso adesso co’l vien a casa!... (sbuffando) Dio! Sofogo! El nome dei Villacastano!... Strassinà nel fango!! (si lascia cadere affranta su di uno sgabello)

Canestrelli       Marchesa!... Marchesa!... andemo…. via… la se calma. No bisogna agitarse… l’agitazione fa diminuire la resistenza organica e…

Carlo               (che è andato ad accarezzare Lucrezia) Ma certo, zia… ghe pol esser de le esagerazion… qualche invidioso forse…Sentiremo da lu…

Rosalba           Gnanca verzar boca ghe lasso! Lo fulmino su la porta!

Carlo               Ma noo!... Costituiremo noi altri una specie de tribunal.

Canestrelli       Bravo, e mi funzionerò da giudice anziano. Sereno ….. Imparziale… anca perché son fuori causa… estraneo alla famiglia…

Rosalba           (borbotta sempre) Miserabile!... Miserabile!...

Carlo               Che ora xe?

Canestrelli       Le nove e mezza….

Rosalba           Ma sarà qua çerto col prossimo tram quela canagia!...

Canestrelli       Col tram? El vien in tram?!...

Carlo               Ma lu forse xelo vegnudo fin qua a pie?

Canestrelli       Sicuro. No son miga mato!... Da quindese giorni lo lasso corer per la so strada el veicolo tipico dell’infezione!...

Carlo               Scusa zia, … mi gavarìa fame. I ovi smonta….

Rosalba           Ti ga razon Carlo. (s’avvia) Vado a metterghe el late… professor me accompagnelo? Ho bisogno che qualchedun me sia da vissin… Dio! Mi perdo la testa!...

Canestrelli       Calma… marchesa… calma. La farà ben a ber qualche dose de acqua de melissa…(agli altri) Compermesso… L’acqua de melissa la xe un calmante eccellente, percui… (esce con Rosalba per il secondo uscio di sinistra).

Scena quinta

Lucrezia e Carlo

Carlo               (appena usciti il professore e la Marchesa si guarda rapidamente d’attorno; indi decisamente) Ezia! Dame un baso!

Lucrezia          (per nulla sorpresa) Si… ti ga scelto proprio el momento bon! No te lo gò dà geri de sera apena arivà?...

Carlo               No, no so cossa farmene de certi baseti de convenienza… Cussì! Cussi! (e la bacia a lungo sulla bocca)

Lucrezia          (languidamente, senza troppo protestare)No… Carlo no… Te prego… No scominciamo da capo… Ti ti torni cussì quando che te par e piase e ti credi de trovar tuti i altri pronti al to capricio…

Carlo               I altri?... Che me ne importa dei altri? Ti!

Lucrezia          Eben no…! Gnanca mi.. Le cose xe cambiae; adesso son maridata, ti lo sa…

Carlo               Tanto megio! Se no ti ghe vol ben mario!... Se no ti xe felisse!...

Lucrezia          (con una leggera intonazione d’amarezza) E te par che podesse aspirar a un matrimonio d’amor, mi?...

Carlo               (cinico sempre) Oh santo Dio! Percossa no? Tuto sta no pensar a quale che xe successo… Anzi; che no sia successo gnente. Un po’ alla volta se finisse col crederghe nualtri stessi. E alora tuto xe facile… tuto xe natural. Gnente sospiri, gnente rimorsi, gnente rimpianti!... Se pol aspetar anca l’amor… El xe cussì orbo l’amor!... Ti ga avudo tropa furia, cara mia…

Lucrezia          Mai quanta che ti ghe n’a avudo ti scampando lontan! (ad un moto di Carlo) Noo! Noo!... Se ti credi che vogia reçitarte la parte dela sedotta abbandonata!... Noo! Sta tranquillo… Gnente rimorsi dunque… gnente rimpianti, come ti disi ti; ma senso pratico, eco: No vogio scominciar da capo; misuro el pericolo e gnente altro. Nausea, ribrezzo, per quelo che ti ga fato… e ti m’a fato far? Roba vecia… Ti me piasaressi forse adesso come alora…

Carlo               E forse più de alora! Dime la verità… Se non altro per via del confronto!

Lucrezia          E se anca fusse, pensaria che ancuo ti pol danegiarne molto più de alora. In fondo go messo in regola la mia posizion; godo, se non altro, una relativa tranquillità. Non val la pena de guastarla.

Carlo               (stringendosi più dappresso) Xestu proprio convinta? Ala to età? Col to temperamento? Ma no ti ga ricordi? De quei ricordi che quando i torna i te mete un bridivo da la testa ai pìe?

Lucrezia          Ma quando ti metarà giudizio?... Chissà quante che ti ghe n’avarà fate adesso in giro per el mondo…

Carlo               Macchè… No me xe facile trovar el genere… Ti lo sa; a mi le done co no le xe nobili, le me par sporche. Ma ti dame un baso! (e la bacia a lungo)

Lucrezia          (voluttuosamente) Carlo…. Carlo… Lassime… Sempre la solita canagia?...

Carlo               Ma le te piase le canagie come mi, dime la verità!

Lucrezia          Tasi! I torna.

Scena Sesta

Dotti – Canestrelli – La marchesa Rosalba poi Serafino

Rosalba           (nella comune reggendo un vassoio su cui stanno la tazza e parecchi biscotti) Oh Dio! Carlo!... El xe qua quel birbante! El verze el restelo… (a Canestrelli) Professor me casca tuto….

Canestrelli       (togliendole il vassoio) Marchesa, coragio.

Carlo               Su, su, zia. Bisogna tor le cose co filosofia. Ad ogni modo ghe son qua mi per giustar tuto. (prendendo a sua volta il vassoio)  Grazie, professor. Oh brava zia, anca i biscotti (e mangia)

Canestrelli       El dise benissimo el nostro caro avocato…

Rosalba           Alora ve prego, parlèghe vualtri; mi sento che andaria tropo in là; no xe dignitoso per mi.

Serafino           (di dentro, allegramente) Ezia!... Ezia!... Una bela notizia!... (entra dal giardino reggendo vari cartocci; si arresta sulla soglia meravigliato alla presenza di estranei) Oh!... El professor…

Canestrelli       (con caricata espansione) Caro Serafino!... Il nostro Serafino!...

Serafino           (indicando Carlo) E… quelo sarìa?

Carlo               (a bocca piena fa cenno di rivolgersi a Lucrezia per sapere chi egli sia; e manda dei suoni gutturali)

Lucrezia          Nostro cugin Maggioni…

Serafino           Ah! Ah! Me ga dito la mama… L’avocato Mangioni.

Carlo               (che ha deglutito) No, Mangioni, Maggioni…

Serafino           Ah! za! El me scusa. Ma che piaser!... Che bela sorpresa! Ezia ne parlava sempre de lu… (ha deposto i cartocci e fa per stendergli la mano, ma se ne pente subito e la ritrae guardando il professore)

Carlo               (che capisce) No, no, no go le paure che ga el professor! Una bela streta de man e un baso. (si abbracciano)

Serafino           (a Lucrezia e Rosalba) Sarè contente eh?.... (a Rosalba che ha assunto un’aria severa e dignitosa) Bon giorno mama.

Rosalba           (brusca, senza guardarlo) Bongiorno.

Serafino           Come le galo trovae?

Carlo               Ottimamente. Anca zia Rosalba, un fior!

Canestrelli       Ghe lo digo sempre anca mi; ghe lo digo sempre!

Serafino           E cossa vol dir sta improvvisata?

Carlo               Un telegrama urgente del Governo… Una ispezion da far…

Serafino           Ah! El se fermerà, spero…

Carlo               Una setimana e do.

Serafino           Ospite nostro, s’intende!

Carlo               Grazie. (a Lucrezia) Oh, cugina Ezia; congratulazioni! Un simpatico toso qua to mario. Sul serio.

Serafino           Tropo bon, avocato.

Carlo               Macchè avocato… Carlo, semplicemente; e demose subito del ti senza cerimonie.

Serafino           Me proverò… Xe un po’ difficile in principio…

Carlo               Ti gavevi una notizia da comunicarghe a to mugier, me par…

Serafino           Ah! Sicuro Ezia! Una fortuna!... Eco de cossa se trata…

Canestrelli       Se nualtri, ossia mi… son de incomodo…

Rosalba           Cossa mai, professor! Qualunque cosa se diga la pol sentir. El xe de casa.

Serafino           Ma certo! No ghe xe segreti! La sarà anzi una gioia comune!...

Rosalba           (severa) Un momento ghe credo poco mi ale gioie che ariva col suo carro! Ghe credo lolto de più ai dispiaçeri…

Serafino           Mama?!...

Rosalba           E za che nessun qua se ga gnancora tolto la briga de parlar…

Carlo               Zia! Un momento. Almanco el tempo per conosserlo e saludarlo!:..

Serafino           Ma cossa succede?

Rosalba           Cossa succede? Nel ga leto lu la seconda pagina del Gazetin de ancuo?

Serafino           (ridendo) La seconda?!.. Ma gnanca l’intestazion! La se figura che m’a tocà far una de quele discusion co l’erbarola…

Rosalba           Ben; el lo leza adesso, se’l vol torse el disturbo.

Serafino           No, mama, la scusa. Ghe lo lezo tuto dopo se la vol; anca la cronaca funebre e i avisi a pagamento; ma la me lassa tor prima la mia solita cicara de late.

Rosalba           Late no ghe no xe.

Serafino           Oh bela ciò!...

Rosalba           O bela o bruta, el late ghe lo go dà a mio nevodo che xe un ospite. E in casa Villacastano i ospiti xe sacri!

Serafino           Ma sicuro… Xe quelo che penso anca mi…

Carlo               (che ha ripreso ad intingere i suoi biscotti) Scusa sa… se gavesse savudo…

Serafino           Ma per carità… Un piaçer anzi!

Canestrelli       Sempre rimessivo el nostro Serafino!...

Rosalba           Professor, el ghe sporza el giornal.

Canestrelli       (porgendo il giornale a Serafino) Ecolo.

Serafino           Dove gogio da lezar?

Canestrelli       Qua… Sconcezze. Oh ma lo xe esagerazion!

Rosalba           Nol fassa comenti lu!...

Serafino           (scorre il trafiletto del giornale: sul viso si manifestano a poco a poco i segni dello stupore e dello sdegno; quando ha finito lascia cadere il giornale sulle ginocchia e rimane come imbambolato)

Rosalba           (con le mani ai fianchi; tragica) Ah?!

Serafino           (lentamente) Oh… fioi… de bone done!...

Lucrezia          (ironica) E sto toco de striga sarìa la famosa contessa decaduta che ti ne ga portà ai sete cieli!

Serafino           (subito) Sicuro!

Rosalba           Sicuro?! Sicuro el dise?! Anca el muso roto da dirne sicuro.

Serafino           No… voleva dir.. No so più gnanca mi cossa che voleva dir!...

Canestrelli       Certo la se sarà speciada per una persona per ben e lu, in perfetta bona fede…

Serafino           Ma no; se mi no la go gnanca vista!

Rosalba           E alora come galo fato a afitarghe la casa? La mia casa?

Serafino           Xe stada un’agenzia…; el diretor xe stà mio compagno de scuola. El me ga presentà un giovanoto elegante che diseva de tor in afito la casa perconto de una contessa so zia. Nol ga discusso sul prezzo… E ga combinà.

Lucrezia          E quando ti xe andà a scodar l’afito non ti te xe acorto con che razza de zente che ti gavevi da far?

Serafino           Ma mi no go mai avudo bisogno de andar fin là a scodar i bezzi. A ogni primo del mese i me li porta in ufizio…(riavendosi) Oh ma li fasso slogiar!.......Natasassi!...

Rosalba           Si; e intanto la nostra reputazion!?... El nome dei Villacastano strassinà nel fango!?...

Serafino           E el mio?! Anca soto consiglio de disciplina i me vol far metar!... Non ghe mancaria altro!...

Carlo               (pulendosi la bocca col tovagliolo) Scusa caro Serafino ma in verità la to imprudenza la xe stata enorme!...

Rosalba           Ah! Dighelo ti! Dighelo ti!

Carlo               Bisognava prima informarse, far de le indagini; no far le cose cussì a l’orba…

Serafino           Ma mi me son fidà de quel mio amigo diretor dell’Agenzia!

Canestrelli       Eh! Eh!... Sempre fidente el nostro Serafino!...

Serafino           Oh ma adesso i me sente! (a Rosalba) No la se staga a inrabiar, mama, doman intanto mando una retifica al giornal; digo che mi no saveva gnente de gnente…

Lucrezia          E chi te credarà?

Serafino           e dopo… fora! Tempo ventiquatro ore!

Lucrezia          Come dirlo!

Rosalba           E se no i vorà andarsene?

Serafino           Alora… carta bolata!

Rosalba           Perché no la costa gnente!

Serafino           No la gabia paura mama! I bezzi ghe xe! (allegramente) Ecola la gran notizia! Podemo dir d’aver vintimila franchi in scarsela!

Lucrezia          Deventistu mato?!

Serafino           No, no; doman ve fasso firmar el contrato.

Rosalba           Contrato de cossa?

Serafino           Ve spiego in do parole: La Società Italo- Argentina pel Petrolio che ga i magazeni de qua dela vila, adesso che l’importazion ga ragiunto proporzion enormi, la ga bisogno assoluto de praticar un raccordo ferroviario col scalo merci che xe da la parte de qua. Come far? De qua (e indica la platea) no se passa perché el teren xe demaniale; (indica il fondo) de qua gnanca perché el giardin nostro confina co la linea ferroviaria. No ghe xe santi che tegna; bisogna far i conti co nualtri. E i conti xe subito fati: la società se tol quel canton de giardin, rifacendo naturalmente a so spese el mureto e la restelada, e per pochi metri quadrati de terren i ne conta la belezza de vintimila franchi uno sull’altro. (trionfante) Ah!? Cossa va par? altro che casa de Borgo Vecio! Sogio o no sogio tratarli i afari?

Rosalba           (sbarrando gli occhi) El canton de giardin? …. Quale?!

Serafino           Quelo; se no ghe n’è altri!... El raccordo ga da passar tra el giardin e la ferovia.

Rosalba           E l’albero?

Serafino           (sbalordito) Eh?!

Rosalba           Si. L’albero, digo!

Serafino           (semplicemente) Oh, quelo se lo buta via! Tanta legna da brusar!

Rosalba           (esplodendo) Butarlo via?!... Legna da brusar?!

Lucrezia          (correndole dappresso) Mama, mama…

Rosalba           L’ippocastano che ga impiantà la bisavola? El simbolo de la nostra stirpe!!:..

Serafino           Vintimila franchi…

Rosalba           E gavè l’ardir de farme una simile proposta?

Serafino           Vintimila franchi per cento metri de tera?!... E ela la me sta a sotilizar sul’albero? E co tuti i busi che ghe xe da stropar?

Rosalba           Busi?!... Nualtri no gavemo busi!

Serafino           Ah ben; La scusa mama, ma che ela fassa finta de ignorar el pelegrinagio che se fa tuti i giorni al mio uficio!... E la xe ela che la li manda da mi!

Rosalba           El tasa! El tasa! No ghe permeto de parlar de certe cose in presenza de estranei!...

Serafino           Toh! Se prima i gera tuti de famegia?!...

Rosalba           Per quelo che digo mi si… Per quelo che el dise lu, no!

Serafino           Bel modo de ragionar!

Rosalba           O belo o bruto la xe cussì e lo riciamo a maggior rispeto verso de mi e verso la mia casa! E per quanto me ripugna, ghe ricordo che la xe stada una degnazion la nostra de ameterlo in seno a la nostra famegia. E xe cussì che lu ne ricompensa!

Serafino           Ma che degnazion! Mi sgobo come un somaro… guadagno.

Rosalba           Siemila e sento a l’ano…

Serafino           Certo che per l’andamento che ela vol tegner no bastarìa la paga d’un capo division!

Rosalba           Insoma, Serafino, basta!

Serafino           (rassegnato) E va bene; basta… (una pausa; poi tentando ancora timidamente con Lucrezia) Ma te par?...

Lucrezia          (sdegnosa, sullo stesso tono materno) Me par che la mama gabia dito abastanza!

Serafino           E mi che gaveva za dà apuntamento a tuti i creditori!.... Come imaginar che?... Oh! Metarò fora un cartelo: Affare non concluso; ripassare a migliore occasione!...

Lucrezia          Caro! Schersighe sora!

Serafino           E gogio da tirarme una revolverada?! (altra pausa) Ma varda ti se per un maledeto albaro…

Rosalba           El ga el coragio de ofendar anca?!

Serafino           Ghe digo a l’albero.

Rosalba           Che figura nel nostro stemma! L’offende el simbolo!

Serafino           (preso da un accesso di convulsioni si lascia cadere su di una sedia ove si dimena, premendosi la bocca con ambo le mani per non urlare)

Canestrelli       Tragedie della vita!...

Carlo               (posandogli una mano sulla spalla) Caro Serafino mio ti ga ciapà una cantonada, eco; sii ragionevole. Su, su, boni tuti! Lu riconosse el so torto… e no se ghe ne parla più.

Scena Settima

Dotti – Amelia – e Pacifico

Amelia             (d.d.) No, no el speta un momento. Go l’ordine de annunziar.

Pacifico           (d.d.) Ma se ne ghe xe bisogno, ve digo! (entra alle spalle di Amelia, dalla Comune. Tipo popolare tra il macellaio e il vignaiolo; giacca di fustagno vellutato; grossa cinta ai calzoni; niente colletto; barba rada ed incolta e un po’ brizzolato; aria spavalda; un fagotto alla mano legato con una funicella. Si ferma sull’uscio) Serafin!... Anca i parenti bisogna che se fassa annunciar in casa tua?!... Caspita, che eticheta!

Tutti                (voltandosi, stupiti) Chi xelo?

Serafino           (sbarrando gli occhi dallo stupore) Toh!...Tho!... Tho!... Varda chi si vede?... Xestu proprio ti?...

Pacifico           Te par impossibile, vero? O te dispiase? Dime la verità.

Serafino           No… Diseva… Dopo tanti ani…

Pacifico           (avanzando)Tì lo sa, son cussì strambo!... Per gnente da toso ti me ciamavi el cavalo storno!...

Rosalba           (a Serafino) Ma insoma se pol saver chi che xe sto tizio?...

Pacifico           Sicuro; ga razon madama. Prima tanta eticheta e adesso… (a Serafino che seguita a guardarlo imbambolato) Andemo su; presenta… sto tizio a sti signori!

Serafino           Ah za!... Scusème… (è imbarazzatissimo) Un mio parente…

Pacifico           Cugini! Cugini! Primi cugini! Miatelo come lu!...

Serafino           Mio zerman Pacifico che vien da Valdobiadene…

Pacifico           (c.s.) Da Padova adesso, da Padova…

Serafino           Mia suocera…, la marchesa di Villacastano…(la Marchesa lo degna appena d’un freddo cenno del capo)

Pacifico           (con esagerata devozione) Ah! Ah! Caspita!...

Serafino           Mia mugier… marchesina…

Pacifico           Dele castagne anca ela, se capisse… Onoratissimo.

Serafino           L’avvocato Maggioni, cugin de mia mugier… arivà ancuo da Torin….

Pacifico           (stringendogli vigorosamente la mano) Tho! Tho! Tho!... Anche lu qua?

Carlo               Me conosse, forse?

Pacifico           Siiiii….. (rimettendosi) ossia no…; diseva… varda che combinazion! Ariva el cugin de la sposa ed eccote el cugin del mario…! Scherzi del caso… Bravo! Bravo!...

Serafino           (che è sulle spine; continuando le presentazioni) El professor Canestrelli, amigo de casa… (Pacifico gli stende la mano)

Canestrelli       (nascondendo lestamente le mani dietro la schiena e facendo i soliti inchini) Ben felice! Ben fortunato!....

Pacifico           (dopo averlo guardato davanti e di dietro per scoprire la ragione delle mani nascoste; a Serafino) Come se vede subito l’omo de scienza!... (battendogli una mano sulla spalla) E bravo qua el nostro Serafin!... Ti ga avudo ben naso!  Bel toco de creatura to muger. E anca to suocera, la contessa…..

Rosalba           (c.s.) Marchesa, prego….

Pacifico           Pardon! Bisognarà che ciapa un poco de confidenza….

Rosalba           Confidenza?!...

Pacifico           La sa, son ancora un poco ruzene…. Dopo sie mesi de colegio….

Canestrelli       Ah! Ah! Ah!... Oh bela!... In colegio?...

Pacifico           Percossa ridelo, professor?

Canestrelli       In colegio ala so età?...

Pacifico           Sissignor. Un colegio che ga i leti senza stramassi e le finestre co tanto de inferiae grosse cussì…..

Tutti                Eh?!....

Pacifico           Ma tuto sta farghe l’abitudine!.…

Rosalba           (a Serafino truce) Serafino! Non ne gavevi mai dito…

Pacifico           Oh! Oh! La te dà del voi la suocera contessa!.... (riprendendosi) Marchesa, la scusa….

Carlo               (con un sorriso ironico) Un reduce insoma de le patrie galere!...

Pacifico           Eco. Lu, avocato, no ghe farà certo spezie…. Pratico come ch’el ga da essar…

Carlo               (offeso) Pratico de cossa?...

Pacifico           Eh, per ragioni professionale, s’intende….

Carlo               Ah!...

Pacifico           E mi invesse per sto maledeto temperamento che me fa perdar la tramontana!... Cossa vorli…; go la manìa de ficar el naso ne afari de i altri!.... E alora quanche naso se s-gionfa, o qualche toco de recia se destaca a morsegoni! Oh ma stavolta la go fata più grossa de le altre! Ghe gera là a Valdobiedone un aseno de caretier che co’l gera imbriago el se divertiva a bastonar la muger e i fioi. Zighi, pianti, urli! Un inferno a tute le ore; E nessun gaveva el figà de metarlo a posto! Una sera, che quel diavolo descadenà menava le man più del solito, me xe saltà la mosca al naso. Ghe penso mi: go dito. Con un colpo de spala buto zo la porta, lo brinco delicatamente per el copin e lo deposito sul primo scalin de la scala. Naturalmente dopo el primo scalin vien el secondo e cossi zo, zo, fin in strada; e quel birbante no’l ga avudo la cativa idea de romperse una gamba?!... A lu do mesi de ospeal; a mi sie de colegio!

Canestrelli       Eh! Eh!... Esuberanza de temperamento insoma! Eccesso de cuor!...

Pacifico           Bravo professor! Come se vede che lu ga comprendonio! E adesso torno a Valdobiadene deciso a scominciar da capo se st’altro no ga messo giudizio. Oh ma no ghe sarà pericolo: Tuti su l’atenti son sicuro de trovarli! (dandogli un altro colpo con la mano sulla spalla tanto da farlo traballare) E bravo el nostro Serafin! Gastu visto se no te go  scovà fora qua, nel to nio? Come te trovistu? Benon vero? Gnanca parlarghene! Se respira qua dentro un’aria de pase, de tranquillità domestica!...

Rosalba           (alzandosi, a Lucrezia) Vusto vegnir de là con mi Ezia? Bisogna dar i ordini per el pranzo. (s’avviano)

Pacifico           Oh, la fassa! La fassa pur! Arivederla Marchesa. (a sé) Sta volta go dito pulito!

Rosalba           Bon giorno.

Pacifico           Arivederse zermana.

Lucrezia          Bon giorno (madre e figlia escono impettite per la comune)

Pacifico           (guardando Lucrezia che s’allontana) Orpo! Ma vardela per de drio: ! Che curve! Che linee!.... Bel toco sul serio!

Carlo               (forte a Canestrelli) Professor sarà bene che andemo anca nualtri; dovemo meterse d’acordo per quel afar… El tempo strenze ….. (agli altri) Compermesso.

                                                                                               

Serafino           Fè, fè pur….

Pacifico           Ma sìì!

Canestrelli       (coi soliti inchini) Onorato, molto onorato…. (esce con Carlo per la comune)

Scena Ottava

Pacifico e Serafino  -  infine Canestrelli

Pacifico           Tutti squagiai! Dime la verità che se ti podessi farlo, ti me portaressi via anca ti el naso a morsegoni!:….

Serafino           O percossa?

Pacifico           O bela! Pensite come che i sarà imbestiai contra de ti per causa mia! Apena volto via, ti sta fresco! Ma gnente paura, Serafin!.... Mostrighe i denti…, e al’ocorenza son qua mi!

Serafino           Oh! No credar miga, po!... Ma dime piutosto; come te xe saltà in mente de vegnirme a trovar? Se no ti te ga curà de mi per tanti ani?

Pacifico           Sicuro; fin che te savevo libero, tranquilo, contento, no me son mai sognà de vegnirte a romper le tavernele… Ma adesso che so che ne ti godi più un momento de requìe…

Serafino           (stupito) Chi t’ha dito?...

Pacifico           Le montagne sta ferme e i omeni camina; magari per andar in preson. Ghe gera nel mio stesso camaroto un to colega de ufizio, un povero disgrazià che se gaveva tolto confidenza su qualche letera raccomandata….

Serafino           Ah! Curchieti, forse?

Pacifico           Proprio. Co’l ga sevudo che mi gera Miatelo, el me ga domandà se gera to parente e alora el me ga contà per filo e per segno tute le to disgrazie. Che colpo qua, Serafin mio! La vose del sangue se ga messo a zigar e, apena fora de preson no go possudo resister e son corso subito qua!

Serafino           Ma percossa? Cossa te galo contà Curchieti?.....

Pacifico           Oh gnente!... Picolezze!... Ma dime ti piutosto: Come te xestu imbarcà?

Serafino           Imbarcà?...

Pacifico           Sì, digo… qua, co sta zente?

Serafino           Cossa vustu che te diga… I me la ga presentata l’altr’anno a una recita de beneficienza…; co i ga savudo che sono discretamente el mandolin, i me ga invidà in casa… Mi el mandolin, ela el pianoforte…

Pacifico           Go capìo. Ti xe vegnudo per sonar…

Serafino           Una sera i ne ga lassà soli…;  el ciaro se ga stuà a l’improviso, e… ti capirà…. zoveni se xe….

Pacifico           Go capìo.

Serafino           Oh, ma go subito riparà! Son omo de onor….

Pacifico           (ironico) Oh, per questo!... Bravo, bravo! (una pausa) E adesso?

Serafino           Adesso…. Se tira avanti a la manco pezo… Certo che mia muger ga dele idee particolari…. Dei gusti tuti sui…. Che la Marchesa mia suocera la xe un fià bisbetica…. Giusto adesso la me ga fato una scena per via de l’albero….

Pacifico           Che albero?

Serafino           Alza! Ti no ti la conossi la tragedia de l’albero genealogico… Ma te la contarò.

Pacifico           Serafin! Vuste che te libera mi de la vecia?

Serafino           (spaventato) Noo!!

Pacifico           (ridendo) Scherzo sastu! Ma sta in guardia contro tuti. No fidarte. De quel avocato manco de i altri. Gastu oservà che sberlefo che’l ga fato quando go dito ch’el ga da essar pratico de galera?

Serafino           Percossa?

Pacifico           Ma perché el ghe xe sta! E sul serio! E non per eccesso de cuor o esuberanza de temperamento! Per esuberanza….. de orgie!

Serafino           Oh varda, varda…. Ma xestu ben sicuro?

Pacifico           Sicurissimo! Oh nualtri fra coleghi se se conosse anca a distanza! Altro che mission al Cairo!...

Serafino           Cossa me distu mai?

Pacifico           L’unico varda, che no sia antipatico fra queli ghe go visto qua dentro xe quel robo là… quel professor che tien la man drio la schena e che te fa l’inchino come la civeta su la crozzola.  A proposito, me sastu dir percossa che’l tira sempre le man drio la schiena?

Serafino           El ga paura del microbo. El lo sente cantar, el dise; el fa traullacarichiru!

Pacifico           Chi?

Serafino           Lui el microbo.

Pacifico           Cossa xelo? Giaponese?

Serafino           Spagnolo, par.

Pacifico           Dal zigo ne so dirìa. Ben! Lassèmo star…. Intesi dunque; oci averti!

Serafino           Mi te ringrazio dela to premura…

Pacifico           Semo o no semo cugini? Dunque?... E adesso scampo, caro, perché no vogio perder el treno, e to zermana me speta a brassi averti. Me basta intanto de averte messo in guardia. Se mai… sempre ai to comandi! Ciao. (raccoglie il suo fagotto)

Serafino           Ciao.

Pacifico           Cossa gogio da dirghe a to zermana?

Serafino           Saludala…

Pacifico           E viene a trovar. (indicando la vetrata) Per de qua, vero?

Serafino           Sì. (Pacifico esce per terrazzo; Serafino rimane come inebetito ne lmezzo della scena grattandosi in testa) Cossa diavolo che’l gabia vossudo dir? Le mie disgrazie?

Canestrelli       (facendo capolino alla comune) El scusa Serafino… me manda la marchesa….; quel so amabile parente xelo andà via?...

Serafino           Sì, professore…

Canestrelli       Grazie; vado ad avvertirla….

Pacifico           (rientrando) Bravo! Me desmentegavo de dirte che, se ti gavessi bisogno de mi, tutti i Marti vegno zo per el mercà; sul mezogiorno ai Tre mori… Ma andemo, su accompagnime fin al restèlo… ( a Canestrelli che ha ripreso i suoi inchini) Professor… . (avvicinandoglisi) Ma varda che simpatico che xe sto caro professor!... Professor de cossa, el scusa?...

Canestrelli       Di lingue morte.

Pacifico           Ah! Bravo! Se ghe piase la montagna el vegna a trovarme qualche volta…. El me farà un piasseron…

Canestrelli       Grazie… grazie…. Podendo ghe ne aprofiterò…

Pacifico           (afferrandogli di scatto la mano che Canestrelli ha messo imprudentemente allo scoperto e stringendogliela vivamente) Caro! Caro professor!!! (e s’avvia)

Serafino           Andemo. (esce con Pacifico il quale, passando dal terrazzo, urta e rovescia la sedia su cui stanno gli indumenti del professore)

Canestrelli       Ah! La mia roba! (rimasto solo terrificato chiama) Amelia!... Amelia!... Una spazzola! Presto! (levando le mani) E un toco de savon, per carità! Al sublimato!!!….

S  I  P  A  R  I  O

ATTO SECONDO

La stessa scena dell’atto precedente

Scena Prima

Carlo e Lucrezia

Carlo               (entra cautamente dal II° uscio di destra; dà una rapida occhiata alla vetrata e a sinistra per accertarsi se alcuno lo scorga; indi va al primo uscio di destra. È in pigiama e in pantofole. Bussa leggermente)

Lucrezia          (d.d.) Chi xe?

Carlo               Bon giorno cugina Lucrezia.

Lucrezia          (c.s.) Bon giorno cugin avvocato.

Carlo               Come vala? Gastu dormìo ben?

Lucrezia          Tuto un sono. E ti!

Carlo               Mi malissimo. No go fato che revoltarme par el leto.

Lucrezia          Oh povareto!... (pausa)

Carlo               To mario xelo andà in ufizio?

Lucrezia          Sì, ale sete.

Carlo               Scusa… ti podaressi vegnir fora un momento? O posso entrar mi in camera tua?

Lucrezia          A cossa far?

Carlo               …. Vorìa pregarte de tacarme un boton qua su la camisa.

Lucrezia          Volentiera. Un momento; me meto la vestaglia. Vegno de là mi, caro. (Carlo si muove nervosamente per la scena; torna agli usci e alla vetrata a spiare se non venga qualcuno. Lucrezia entra dal primo uscio in elegantissima veste da camera; essa pure in pantofole) Eccome qua. Scusime se ti me vedi cussì in deshabigliè. Me son svegiada da poco; le prime ore de la matina xe sempre le più deliziose per dormir….

Carlo               …. E le prime de la sera….. le più deliziose … per star svegiai!...

Lucrezia          Za! Se leze qualche romanzo…

Carlo               O, megio, se lo vive… (avvicinandosela tutto vibrante di sensualità) ti xe un amor!

Lucrezia          Via, via, dove xelo sto boton da tacar?

Carlo               (baciandola sul collo) Ecolo el boton! Te lo taco mi a ti!

Lucrezia          (con voluto risentimento) Carlo!... Carlo!... Tornemo da capo?

Carlo               Daccapo! Sì! Ne ghe no posso più, capissistu? No ghe ne posso più! Mi se vado avanti de sto passo, finirò al manicomio!...           Xe tre noti che no son ben de ciapar sono!... Quel leto el xe un leto de martirio!...

Lucrezia          Ti podevi dirlo; se el stramasso xe duro lo faremo cambiar!

Carlo               Ma che stramasso!... Il mio martirio xe qua! Qua!... (si tocca la fronte e i polsi) Altro che supplizio de Sant’Antonio el mio! Conservar vivo el ricordo de le to qualità… immaginarle rafinae dall’esperienza… e saverte là a fianco de un altro omo! E che omo! Che no pol comportarse come che ti meriti…; che no conosse… che no ga insieme la grazie e l’energia…

Lucrezia          (sorridente furbescamente) Oh, anzi, per questo!...

Carlo               No! No dirlo! No xe possibile! Ti lo disi per farmi soffrir de più!... O pur bisognaria concludar che çerte lezion per via traversa el le gabia avude da mi… E alora vogio esser indenizà. (fa per abbracciarla)

Lucrezia          (sconstandosi un poco) Bon! Bon! Xestu sta in un convento de clausura fin a geri? Me par, caro che l’indenizo ti lo gabi avudo; e in anticipo.

Carlo               In che modo?

Lucrezia          (sbalordita) Ti ga el coragio de domandarmelo?

Carlo               Alora?... Se ti geri quasi una putela…senza sal ne pevare!... Un pometo ancora garbo…

Lucrezia          Ti dovevi aspetar par no ligarte i denti… La colpa xe stada tua.

Carlo               Lo so, son sta un imbeçil! Ma per questo no vogio adesso rinunciar al mio dirito.

Lucrezia          Dirito?!... Che dirito?...

Carlo               Ma quelo che el destin ghe conferisse a ogni creatura umana! Ogni omo ga un destin, una mission da compier ne la vita… To mario, per esempio, ga quela de sacrificarse per l’umanità… de renderse utile al prossimo…

Lucrezia          E ti quela de coglier el fruto del so sacrificio!

Carlo               Cossa vusto far?  Xe fatale! (additando l’uscio della stanza di Lucrezia) Portime di là con ti!

Lucrezia          (avviandosi alla sua stanza) No, no làssime adesso, go da finir da vestirme.

Carlo               Te agiuto.

Lucrezia          Ti xe mato; se vien la mama…

Carlo               Làssame almanco vedar la to camera…

Lucrezia          Se ti la ga vista tante volte! Anche l’altro giorno che mio mario gera in leto rafredà…

Carlo               Lassa star to mario!... El me smonta!... Cussì vogio vederla; senza de lu… In quel delizioso disordine de prima matina che fa pensar….!

Lucrezia          Ecola. Vardila. Vustu altro?

Carlo               (sulla soglia) Oh!... Stupenda!... Meravigliosa!... (trillo di campanello elettrico)

Lucrezia          I ga sonà!...

Carlo               Ostrega! Vien qualchedun!

Lucrezia          Presto, presto, va in camera tua!...

Carlo               No, no, qua! Sàlvime! Salvemose! (ed entrano in stanza di Lucrezia rinchiudendo l’uscio)

Scena Seconda

Amelia – Pacifico – e Dakson

Amelia             (attraversa la scena entrando dal II° uscio il sinistro ed uscendo per la vetrata sul terrazzo donde tira la maniglia per aprire il cancello del giardino, sta un momento ad aspettare. Appaiono sul terrazzo Pacifico e l’Ing. Dakson. Pacifico è meno trasandato, porta il colletto e una larga cravatta nera svolazzante. L’Ing. Dakson, sulla cinquantina, tipo di industriale americano, porta gli occhiali. Parla con spiccato accento forestiero. Amelia dal terrazzo li fa entrare in scena)

Dakson            La signora marchesa di Villacastano è in casa?

Amelia             Sì, signor; ma non so se…

Pacifico           (risoluto) Averti la signora Marchesa che do signori ga urgente bisogno de parlarghe. No dirghe peraltro che son qua mi, se no quela xe capasse de farse vegnir un svenimento. Intesi dunque eh? Do signori. Ti sa che co mi no se scherza. (Amelia s’inchina ed esce dal II° uscio di sinistra)

Dakson            Credete che riuscirò a concludere?

Pacifico           No xe improbabile, ingegner, usando una certa qual tattica… Quela vecia co la so nobiltà, co la so tradizion la xe più testarda de un mulo!... A meno che no se trata de furbaria soprafina per cavarghene el maggior utile possibile…; no la go gnancora tastegiada pulito. In ogni caso peraltro la sarà un osso duro da rosegar. Ghe vorà dei denti boni, eco.

Dakson            Oh, io dentatura sanissima.

Pacifico           El la toga in dolce; un sgorlon e una lustradina. La ghe tien a la lustradina.

Amelia             (sul secondo uscio di sinistra) La signora marchesa li prega de voler aspetar qualche minuto. La vien fora adesso dal bagno.

Pacifico           Oh come me piasaria de vederla!...

Dakson            Bene. Grazie! (Amelia esce)

Pacifico           (riprendendo il discorso) Quelo che xe necessario piutosto xe de cavarse presto dai pìe quel caro nevodo, l’avocato. Ma per questo ghe penso mi!

Dakson            Mi avete accennato a precedenti poco… simpatici sul suo conto….

Pacifico           Altro!...

Dakson            Anche a me, qualche anno fa, quando ebbi occasione di conferire con lui per acquistare l’area dei magazzini, non fece buona impressione… Mi propose tale giro per arrivare allo scopo che a me parve… troppo vizioso e troncai subito le trattative. So che si arrabbiò tanto per questo, che giurò di vendicarsi… (ridendo) Vendicarsi contro Italo-Argentina per petrolio! Roba da crepare per ridere!… No forse adesso ha trovato occasione propizia. Non importa. Buoni denti per masticare anche lui! Sapete voi dove sia stato tutto questo tempo?

Pacifico           El dà da intender de esser sta al Cairo per una mission de fiducia. Mi so invece ch’el ga vissudo qua e là de espedienti; che a Nizza el xe sta arestà come baro e che adesso el xe corso a scondarse qua par scamparghe a la questura de Torin che lo cerca! Adesso qua el xe in streta relazion con un strozin; el famoso Marienti. Certo che i sta combinando qualcossa de sporco.

Dakson            E… come siete venuto a conoscenza di tutto questo?

Pacifico           Cossa vorlo?… Avendo avuto contato… per ragioni professionali coi più famosi poliziotti, senza volerlo ho imparato il mestiere. Mi peraltro el lo fasso a gratis, cussì per sport… tanto che gieri apena che mio zerman xe vegnudo a scongiurarme de tirarlo fora da sto inferno, go piantà ogni mio interesse e son corso qua a far el castigamati. E vogio riuscirghe, salo!… Orpo! Quando che me ghe meto!…

Dakson            Io iersera ebbi già un colloquio con quel professore che mi avete mandato… Canestri, mi pare…

Pacifico           Canestrelli, quelo (rifà gli inchini del professore) Povareto! El xe vegnudo subito!…

Dakson            Sì. Ma credo ci sia niente da fare. Dice di non avere alcun ascendente sulla marchesa… che non oserebbe urtare contro sue idee inveterate… Unico sistema per sottometterla – mi disse – sarebbe sposarla! Ma ciò evidentemente è un po’ forte; non credo tanto eroismo!… Ad ogni modo gli diedi copia del contratto promettendogli se riuscirà farlo firmare alla marchesa, cinquemila franchi di premio.

Pacifico           Tanto acido fenico e sapone al sublimato!

Dakson            Oh! Ecco qualcuno. Dev’essere la marchesa.

Scena Terza

Dotti – la Marchesa Rosalba – Lucrezia di dentro infine Carlo

Rosalba           (appare sul II° uscio di sinistra; alla vista di Pacifico rimane contrariata) Oh! Lu!

Dakson            (inchinandosi) Signora Marchesa…

Pacifico           Non la se spaventa, marchesa. Me la bato subito; ancuo mi go tempo da perdar qua. Ghe go acompagnà un amigo; el signor ingegner…

Dakson            Dakson;  Herbert Dakson…

Pacifico           Petrolio e benzina.

Dakson            Italo – Argentina pel petrolio.

Rosalba           Ah! Imagino lo scopo della sua visita ingegnere, e sono dolente di doverle dire fin d’ora che ogni accordo tra noi è impossibile… Mio genero le avrà riferito…

Dakson            Le sue decisioni irremovibili, già; ed è appunto per questo ch’io sono tentato a smuoverle. La lotta m’esalta specie se ingaggiata con nobile signora di così alto lignaggio.

Rosalba           (tronfia) La ringrazio, ingegnere, delle sue gentili espressioni; ma si convinca che è appunto la nobiltà del lignaggio che ci fa considerare le cose sotto un aspetto diverso. Loro le considerano dal lato pratico, materiale; noi, no; dal lato del sentimento. Le tradizioni per noi valgono tutto.

Pacifico           Che razza di idee!

Dakson            Ad ogni modo, signora marchesa, io devotamente la prego a voler ascoltare qualche mia considerazione.

Rosalba           Guardi, ingegnere; non voglio essere scortese con lei che mi si presenta con tanta distinzione; s’ella proprio ci tiene potrà esporre le sue considerazioni alla persona ch’io delego e che gode tutta la mia fiducia; mio nipote, l’avv. Maggioni.

Dakson            Oh! Felicissimo! Ho già avuto il piacere di conoscere il signor avvocato…

Rosalba           Tanto meglio. (suona)

Dakson            Ebbi già in passato qualche trattativa di affari con lui.

Rosalba           Trattative che non conclusero, a quanto ricordo…

Dakson            Ma che per ciò non alterano la mia viva simpatia per lui. E sono lieto di sapere che l’avvocato gode tutta la sua fiducia.

Amelia             (dal II° uscio di sinistra) Signora marchesa…

Rosalba           Varda se al signor avocato xe in camera.

Amelia             No, signora marchesa. Son entrada in sto momento per portarghe el cafè e nol ghe gera.

Pacifico           El cafè a sta ora?!…

Amelia             El ga da essar in giro per la casa. El vestito e le scarpe le xe in camara…

Rosalba           Ah! Manco mal. Va pur. (Amelia esce) El sarà forse in giardin. (ha un sospetto improvviso) Permetta, ingegnere. Pol darse ch’l sia andà fora da sta parte… (va al primo uscio di destra; lo trova chiuso; bussa leggermente)

Lucrezia          (d.d.) Chi xe?

Rosalba           Son mi, tesoro. Varda se a le volte ghe fusse Carlo in giardin… scusa sa… Preghelo de vegnir qua un momento.

Lucrezia          (c.s.) Sì, mama.

Rosalba           (tornando nel mezzo della scena) lo go dito mi. Ogni mattina apena alzà el va a ciapar una bocada d’aria. El  gaveva bisogno povaro …….. d’un poco de riposo tra persone de cuor….

Pacifico           Sfido mi! Dopo tanto lavoro…

Rosalba           El xe fio unico de la mia unica sorela; l’ultima dei Villacastano.

Carlo               (dal I° uscio di destra tutto acceso in faccia) Me volevistu zia?…Oh! Ingegnere! Lei? Domando scusa se sono così…

Dakson            Signor Avvocato… (s’inchina)

Carlo               Ben onorato de vedarlo in casa nostra!…

Pacifico           Casa sua?…

Carlo               El xe un onor che no aspetavo de sicuro!… Prego el se acomoda.

Dakson            Grazie. (siedono)

Carlo               (a Pacifico, con aria di superiorità) Caro amico…

Pacifico           (sullo stesso tono) Ciao!

Rosalba           Senti Carlo… El signor ingegner Dakson el xe vegnudo per la razon che ti sa e l’insiste per aver un colloquio. Te dago a ti l’incarico. Ti ti conossi ogni mio sentimento ed ogni mio pensiero; ti savarà convinserlo de l’inutilità dei so sforzi. (porgendogli la mano) Signor ingegnere, ben lieta di averlo conosciuto.

Dakson            Signora marchesa… (le stringe la mano)

Pacifico           (richiamandola) La me scusa marchesa; Serafin a che ora tornalo dall’uficio?

Rosalba           (grave) Non prima dele quatro; se gavè bisogno de vedarlo podè andarghe incontro. Bon giorno (ed esce impettita pel II° uscio di sinistra)

Pacifico           E va bene. Arivederla ingegnere; scampo. El sa che go da far ancuo.

Dakson            Arrivederci. (gli stringe la mano)

Pacifico           (a Carlo che sta seduto e non lo guarda; in tono burlesco) Caro amico; (Carlo fa per alzarsi sdegnato) Comodo, comodo, grazie; so la strada. (esce dal fondo per la vetrata)

Scena Quarta

Dakson e Carlo infine Amelia

Dakson            (sorridente) Molto simpatico il signor Pacifico Miatello…..Buona pasta… umore allegro…

Carlo               (amaro) Za. (Dopo una breve pausa) Dunque caro ingengere a noi.

Dakson            A noi, se così vi piace.

Carlo               Bravo; Ela vol convinsarme o, megio ancora, la voria che mi convincesse la marchesa mia zia a cedarghe el teren di cui la società che ela rapresenta ga bisogno assoluto.

Dakson            Ecco.

Carlo               El perde el so tempo, ingegnere; me dispiase dirghelo… francamente el me fa perder el mio che xe limitatissimo. Stago fassendo in sti giorni dei studi molto seri…

Dakson            Oh dispiacente di avervi disturbato! Ma sarò breve, quantunque convinto di non perdere il mio tempo e di far impiegare il vostro al cento per cento. So voi persona molto ostile a questo affare; non importa; ma so voi anche uomo molto pratico, intelligente… pronto a… come si dice? A infischiarsene di ogni scrupolo e abbandonare ogni possibile risentimento.

Carlo               Ela attribuisce forse la mia ostilità a una picca personale per non esser sta nominà tempo indrio consulente legale della Ditta? La se sbaglia. Mi non son qua che el rappresentante della marchesa di Villacastano, interprete fedele dele so idee, dela so volontà…

Dakson            Di suoi pregiudizi…

Carlo               E se anca ghe fusse dei pregiudizi non per questo i saria meno sacri al mio cuor de nevodo e al mio spirito de gentiluomo.

Dakson            (sempre calmo, sorridente) Parola!…

Carlo               Come?!…

Dakson            No, mi dispiace; questa è una vostra illusione…

Carlo               (risentito) Ingegnere, la prego! O el nostro colloquio pol considerarse finito.

Dakson            Abbiate pazienza; siamo pratici. Credete; noi tutto studiato. Tutto valutato: idee, sentimenti… pregiudizi… appetiti… tutto tradotto in cifre. Vogliamo riassumere brevemente la situazione? Se non esatto prego correggermi. Ecco: dieci anni or sono quando avvenne la liquidazione della sostanza Villacastano la signora marchesa, vostra zia, rimase in possesso di questa villetta valutata a 90.000 franchi e di una casetta in Borgo Vecchio che non vale più di 40.000. Da dieci anni ad oggi detti stabili furono gravati di tre ipoteche per una somma totale di 85.000 franchi; ne rimarrebbero dunque all’attivo della signora soltanto 45.000 se non fossero già inghiottiti da debiti cambiari a non lunga scadenza. Proventi? Dalla villa niente perché abitata dai proprietari; dalla casa di Borgo Vecchio? 3.400 annue si e no esigibili e nel migliore dei casi appena sufficienti per pagare la cameriera. Stipendio del marito della giovane signora? Entità trascurabile. Dunque? Anche volendo cambiare tenore di vita troppo tardi per restare in piedi. Fra un paio di mesi al massimo seconda liquidazione; e questa volta completa. Tutto ciò la società aveva valutato; questione di qualche biglietto di più o di meno. Questo per non sembrare imbecilli. Siete convinto che imbecilli non siamo?

Carlo               Oh convintissimo! Me acorzo, al contrario, de una scaltrezza che rasenta quasi l’impertinenza. A quanto par, lori dispone de un ottimo servizio d’informazioni.

Dakson            Non vi pare che sia stato esatto?

Carlo               Esatissimo. Pecà peraltro ch’ela no gabia tegnudo conto de una circostanza non trascurabile.

Dakson            Quale?

Carlo               Che ghe son qua mi. E se la vol completar el so coredo de informazion ghe dirò che mi proprio in sti giorni stago trattando in proposito una magnifica combinazion finanziaria…

Dakson            Con strozzino Marienti; via Leopardi 26?

Carlo               Come?! Lu sa?!

Dakson            No, non vi conviene, credetelo. Marienti? È troppo furbo e troppo avido per non inghiottire anche gli avanzi, se ve ne sono! Resterete a mani vuote anche voi; e voi, per la vostra abilità, meritate ben altra fortuna!

Carlo               (ironico) Grazie dela so bona considerazion!

Dakson            No, no siete abile; e noi vi dobbiamo qualche insegnamento.

Carlo               A me?…

Dakson            Vedete; noi in fatto di affari siamo maestri, ma talvolta inpariamo. Questa volta abbiamo imparato da voi.

Carlo               No capisse…

Dakson            Vi ricordate quando trattammo l’acquisto del terreno pei magazzini? Ci si richiedevano 20.000 franchi. Voi ci proponeste questo: dare 50.000 franchi a voi e 20.000 a un vostro amico commendatore, per far apparire la cosìddetta ragione di pubblica utilità e quindi ottenere il terreno a prezzo di requisizione. Il sistema era un po’ pericoloso, ma comodo; lo respingemmo allora; non sapremmo più respingerlo adesso. (traendo delle carte di tasca)  Conclusione: Noi vi offriamo 10.000 franchi di premio se riuscite a portarci il contratto di cessione firmato dalla signora marchesa entro il termine stabilito. Prezzo d’acquisto del terreno a noi occorrente franchi 30.000; e non già 20.000 come da nostra prima offerta al Signor Serafino. Se accettate e riuscite bene; se non accettate e non riuscite noi troviamo modo di far apparire la famosa ragione di pubblica necessità e requisiamo.

Carlo               Ah sì?!…

Dakson            E badate che oggi può riuscirci più facile ancora perché fornitori di Stato; ciò che non eravamo allora.

Carlo               Benissimo; un ricatto adunque?.. Un ricatto in piena regola!

Dakson            Noo!!!… Affare!.. Affare come quello propostoci da voi qualche anno fa. Volete avere la compiacenza di vedere? (gli porge le carte)

Carlo               Ma no sarà mai possibile che mi possa piegarme… El mio senso d’onestà soratuto

Dakson            Lasciate stare l’onestà!… E più onesto, credetelo, che abbiate ad intascare questo premio e far accettare un simile contratto a vostra zia, anziché metterla nelle mani di uno strozzino che finirebbe di rovinarla e che darebbe a voi molto meno di quanto noi vi diamo… (Carlo prende le carte; Dakson si alza) E non voglio rubarvi altro tempo; quel poco che vi ho preso credo che non lo abbiate male impiegato. Volete avere la compiacenza di farmi accompagnare? (Carlo suona) Grazie.

Carlo               (dopo un poco) El tegna presente ingegner che mi però no togo nessun impegno… El premio de 20.000 franchi in fondo…

Dakson            Diecimila! Non discutiamo. Se le vostre parole tendessero a far aumentare l’offerta di premio vi sbagliareste… (Amelia è sull’uscio)

Carlo               Accompagna el signor.

Dakson            (inchinandosi) Grazie. Ossequi alla signora marchesa. (esce dal fondo con Amelia)

Scena Quinta

Carlo – Rosalba – poi Lucrezia

Carlo               (solo, si gratta in testa; dà una scorsa ai fogli che tiene tra le mani, borbotta) Diesemila franchi… (s’accorge che viene Rosalba; intasca rapidamente)

Rosalba           (dal II° uscio di sinistra) Lo go visto andar via dal giardin. E cussì? Lo gastu tratà come che’l se meritava?

Carlo               Le go messo in saco adiritura!… El xe andà via come un can bastonà, co la coa tra le gambe…

Rosalba           Ah! Manco mal!..

Carlo               Povaro ingegner… Quasi quasi el me fa pena; con tuta la so sicurezza… Go capio benissimo che volendo podarìa tegnerlo in pugno e farte ofrir una cifra ben più alta de quela oferta a Serafin.

Rosalba           (allarmata) Carlo?!… Ti entreressi in merito?!…

Carlo               (subito) Ma te par?!… Certo che la saria comica a vederse el signor ingegner americano vinto ai nostri pie… Ma la to volontà sera tuto…

Rosalba           L’orgoglio de la nostra casa, le tradizion…

Carlo               Ma sicuro!

Rosalba           Specialmente adesso che, grazie al to interessamento, cessa ogni preocupazion… No ti m’a dito che ancuo e doman ti gavaressi combinà con la banca?

Carlo               Ancuo, ancuo; purchè el banchier, mio amigo, no sia fora de cità… Sarà ben anzi che ti me daghi subito i soldi per le operazion preliminari…

Rosalba           Cinquecento franchi ti m’a dito.

Carlo               Credo che i me possa bastar… Ma sarà megio no andar là coi soldi contai… Per prestigio, ti lo sa ben… Damene mile… Mi al momento son sprovisto; aspeto fondi da Torin…

Rosalba           (recandosi a un mobiletto a prender il danaro) Eh so, no ti ghe fussi ti che ti me sa capir!… Ti me n’a fato de sporche…, come per esempio l’afar de to cugina; ma dal momento che xe tuto messo a posto… (gli dà il denaro) A proposito; no ti vorà miga scominciar de novo, spero?…

Carlo               Perché zia?

Rosalba           Ale diese de matina in camera sua?

Carlo               Zia! Una cosa innocentissima! Me son fato tacar un boton…

Rosalba           Proprio?...

Carlo               Te lo giuro.

Rosalba           Xe imprudente però. Pensa se Serafin fusse tornà improvvisamente… O quel vilan de so zerman sospetasse… El spalanca tanto de oci qua dentro…

Carlo               Lassa far zia. A quelo là ghe penso mi. No passa oto giorni che lo fasso arestar.

Rosalba           Magari!...

Carlo               Parola d’onor!

Lucrezia          (dal I° uscio di destra; molto elegante) Ah xestu qua mama?

Rosalba           Ciao cara.

Carlo               Te ringrazio, sastu Lucrezia, del boton.

Lucrezia          Ma te par? quando che ti ga bisogno….

Carlo               Grazie. Che ne aprofiterò.

Scena Sesta

Dotti – Serafino e Canestrelli

(appaiono sul terrazzo Serafino e Canestrelli; sono entrambi mogi mogi. Canestrelli compie la solita operazione di togliersi il soprabito, il cappello e le galoches; ma sembra farlo senza convinzione. In una tasca della giacca ha una bottiglia; nell’altra un fascio di giornali.)

Lucrezia          (stupita) Serafin?!...

Rosalba           A sta ora?...

Carlo               Cossa che vogia dir?...

Lucrezia          (a Serafino che entra a testa bassa con Canestrelli) Serafin?...

Serafino           (lugubre) Oto giorni de sospension!

Canestrelli       (sullo stesso tono) Dal grado e dallo stipendio…

Serafino           Per condotta privata scandalosa. Tenutario d’una casa malfamata! Mi!! (e si lascia andare su di una sedia)

Canestrelli       Xe mostruoso!

Rosalba           Se no ghe fusse da mezo el nostro nome, squasi squasi diria che la ve sta ben.

Serafino           (con un sorriso feroce) Sì, eh?

Lucrezia          Lassalo star mama.

Serafino           (eccitandosi) E no la vol andar via! La ga messo raise! Quela là conosse el codice megio del Procurator del Re! Apena comparisse l’uscier coi carabinieri per butarla in strada… zo in leto; e certificato medico!

Canestrelli       Ah la scienza medica!

Serafino           Amalati in casa… Articolo tal dei tali…; no se ghe ne fa gnente! Me son rivolto a la questura, i se ne lava le man. Me restava un’ultima speranza; mio zerman Pacifico coi so sistemi persuasivi; abandonà anca da lu!

Rosalba           E alora cossa xele vegnudo a dirve a l’uficio?

Serafino           Chi? Pacifico? El xe sta qua?

Rosalba           Sì, quela cara zogia.

Serafino           Oh! Ma alora la speranza no xe persa! El tornarà.

Rosalba           Saria megio che no l’ vegnisse!

Carlo               Certo zia, tanto più che anche per sto afar ghe pensarò mi. Ti lo sa come son fato: poche ciacole ma fati tanti. In un par de giorni meto a posto tuto.

Lucrezia          Magari!

Rosalba           Oh grazie Carlo! Grazie! Se no ti ghe fussi ti…

Carlo               Macchè zia, gnente; te par? e adesso su, su, allegri tuti, no vogio visi storti. Anca lu, professor! Cossa falo là tuto immusonà?

Canestrelli       (tetro) El me lassa star, avocato… Son fora de mi. No ghe ne capisso più un aca!...

Carlo               Ma co chi la galo?

Canestrelli       Co la scienza… che no la sa più niente! Per quindese giorni i xe andai decantando sui giornali l’eficacia dei gargarismi contro l’epidemia…; ancuo gnente più gargarismi! Eco qua. (trae di tasca un giornale segnato col lapis bleu.) El professor Omoboni, un luminare anca lu: i gargarismi indeboliscono le mucose e predispongono all’attecchimento del bacillo… Fin a geri sconsigliato l’alcol (traendo un altro giornale) L’alcol agevola l’insorgenza delle complicazioni polmonari e nervose. Ancora (e trae un terzo giornale) l’Accademia de le scienze de Parigi scopre che l’epidemia se la combate con ruhm! (mostrando la bottiglia) A ogni bon conto me ne son comprà una bottiglia; una come farogio mi che son astemio?! Roba da perdar la testa! E dir, santo cielo, che con un poco de bona volontà se faria tanto presto a metarse d’acordo!... Farme crepar va ben; ma almanco con unità de metodo!

Lucrezia          (ridendo) Povaro professor! Salo quala che la xe la più bela misura preservativa? No pensarghe su e star alegri!

Canestrelli       Eh la dise ben ela!... Voialtri perché sé uniti… cuor a cuor… Almanco se uno se amala…

Carlo               Go capio. El miglior preservativo… saria el matrimonio.

Canestrelli       E percossa no? Trovando…

Lucrezia          E alora coragio, professor!

Canestrelli       Certo che no pretendaria una giovineta… ma trovando una signora de cuor… magari vedova come mi… (e guarda di sottecchi Rosalba) colta… distinta…

Carlo               Sarà un po’ difficile trovarla co tuti sti requisiti.

Canestrelli       Eh!... Forse… non tanto… (scorgendo Pacifico che appare sul terrazzo) Sior Pacifico! (e infila lentamente i guanti)

Scena Settima

Pacifico e Dotti

Rosalba           (esasperata) Ah ma questo ga scambià la mia casa per un albergo! El va, el vien… Xe ora de finirla!

Pacifico           (entrando dal fondo) Bon giorno ala compagnia. Bravo Serafin; cossa vol dir che no ti geri in uficio?

Serafino           I me ga sospeso.

Pacifico           Sospeso?!

Serafino           Sì; per l’afar… dela casa de Borgo Vecio.

Pacifico           Oh fioi… de bone done!... Son vegnudo apunto per questo, consolite; afare un po’ dificile, ma forse mettendose ben d’accordo…

Rosalba           (recisa) Xe inutile che ve disturbà, caro amigo; nualtri no gavemo bisogno dell’opera vostra; mio nevodo avocato prevede za a tuto. Ve prego dunque fin d’ora de torne el fastidio dela vostra presenza.

Pacifico           Questo se ciama parla ciaro. La me mete a la porta? Benon! Oh! No vogio entrar in ciesa a dispeto dei santi, mi! Gnanca per sogno! Soltanto… una condizion.

Rosalba           Gavè el coragio de metar de le condizion?!...

Pacifico           Una; semplicissima. Do parole con ela marchesa; in confidenza. Do parolete sole e me ne vado. O ghe giuro che ela me gavarà fra i piè per 560 giorni dell’ano!

Rosalba           E sia pur; piego alla prepotenza; ma per l’ultima volta. (agli altri) scusè cari; volè passar un momento in giardin? (tutti s’avviano al fondo)

Pacifico           (additando il I° uscio di destra) De qua, de qua. Fe più presto.

Serafino           Cossa distu, Pacifico?... Là ghe xe la nostra camera da sposi! (Rosalba, Carlo, Lucrezia sono imbarazzatissimi)

Pacifico           (scoppiando a ridere) Ah! Ah! Questa xe bela!

Serafino           Percossa ridistu?!

Pacifico           Gnente; go capio. Ghe xe la spagnola qua dentro!

Canestrelli       (con un urlo) Noo!!!

Pacifico           Andè, andè in giardin a ciapar aria; ve farà ben. (escono tutti dalla vetrata, meno Pacifico e Rosalba)

Scena Ottava

Pacifico e Rosalba infine Amelia

Pacifico           E cussì marchesa xe proprio deciso? Mi no go più da interessarme de gnente.

Rosalba           Nessun se gera mai sognà de darve incarichi.

Pacifico           Prego; mio zerman; el xe sta lu che me ga mandà a ciamar. Quantunque anca se ghe fusse vegnudo de mia spontanea iniziativa… Ma tanto per la verità. Dispensato adunque;  e quel povero Serafin abandonà a la vostra libidine de padronanza. Povero Serafin!

 

Rosalba           Serafin sta anca tropo ben in casa nostra; e no’l ga che da sentirse fiero e onorato.

Pacifico           Anca onorato?...Ben! questo po no lo saveva…

Rosalba           Cossa intendaressi dir?

Pacifico           Oh gnente! Forse ela… me capisse..; ma la me capirà megio co me sarò spiegà del tuto!

Rosalba           (seccata)Destrigheve, destrigheve, che el mio tempo xe prezioso. Cossa xe che volè dirme?

Pacifico           Spiegarghe solo a che punto xe arivae le mie pratiche per liberar la casa de Borgo Vecio; cussì so nevodo podarà regolarse…

Rosalba           Oh xe perfetamente inutile perché mio nevodo scominsierà tuto da capo; steghene pur sicuro.

Pacifico           No credo, perché ghe xe de le circostanze, che son vegnudo a conosser giusto mez’ora fa, che no se pol assolutamente trascurar (ridendo) Ma varda ti se a le volte ghe xe da disperar de l’opera de la giustizia!... Somari!... Ma la giustizia, quando che no la pol colpir de fronte, la se serve magari del caso!... E quelo d’ancuo el xe un caso veramente straordinario!

Rosalba           Ma che razza de indovineli xeli questi?

Pacifico           Adesso ghe li spiego!... La me diga su, marchesa. Sala ela chi che xe la so inquilina de Borgo Vecio?

Rosalba           No me son mai interessada de saverlo.

Pacifico           No? E sala gnanca dove che la stasse de casa prima de cambiar? Ghe lo dirò mi, e questo forse ghe podarà interessar: Vicolo del Mulin n. 28, piano terzo.

Rosalba           (dando uno sbalzo, esterrefatta) Eh?

Pacifico           (sorridente) Vedala me ghe interessa? Ghe interesserà anca el nome alora: Contessa Mercede, al secolo Gioconda Finozzi di professione levatrice.

Rosalba           (scattando) No! No! Questo xe un vostro trucco diabolico! Qualche cativa lingua ga messo fora de le calunnie sul nostro conto e vu ghe ne aprofitè per…

Pacifico           La lassa star el diavolo e le cative lingue! Tolemo invece una carozza e andamo a vedar insieme. Tanto semplice!...

Rosalba           Ma xe impossibile! Se la Questura la gaveva fata mandar via de cità…

Pacifico           Sicuro; ma ela, dopo qualche mese de… vilegiatura la xe tornada! La capirà… con una simile clientela!... La la conosse ben a quanto par!

Rosalba           (in preda a viva agitazione) Ma xe mostruoso!... Xe mostruoso! Ah quela bestia de mio genero!

Pacifico           Bestia? Bestia? Pienamente d’acordo! Eben, sala cossa che la ga avudo el tupè de dirme mez’ora fa quela cara signora? Che se ela continua a brigar per farla andar via – perso per perso – la ghe spifera a tuto el popolo come che ela un giorno, quando che so fia gera ancora donzella, la ghe la ga consegnada per liberarla da un certo incomodo (e accenna alla rotondità del ventre) che gaveva procurà quela perla de so nevodo! Una storiela, come la vedo, che podarìa interessar so zenaro e forse anca el Procurator del Re.

Rosalba           (fuori di sé dalla rabbia) Ah canagia! Ah canagia!

Pacifico           Canagiona!... tanto che mi ghe go risposto de aver un sistema sicuro per farla tasar! E el sistema lo gavarìa; ma sicome ela me ga messo gentilmente a la porta, mi me ne lavo le man ben felice de avarla messa al corente de la situazion. (s’avvia al fondo) Marchesa!...

Rosalba           No!... El speta… lo prego…

Pacifico           (con un sorriso, arrestandosi) Oh! Oh! Oh! La signora marchesa che me prega?!...

Rosalba           Capisso in fondo che lu no xe cativo de cuor e…

Pacifico           E che posso esserghe utile, vero?... Come che la xe comica! La scusa.

Rosalba           Ah quela striga! Aprofitar d’una disgrazia per… perché lu capisse ben che in fondo se trata de una disgrazia!

Pacifico           (serio) Completamente riparada da quel bon omo de Serafin, che meritarìa almanco un poca di pase mentre loro invece cerca de tormentarlo in tuti i modi! (reciso) Ale curte; vorla el mio agiuto? E alora… resa a discrezione! L’ora dela giustizia sona per tuti. (Indicando una piccola scrivania) La se meta là, e la scriva.

Rosalba           (sedendo alla scrivania) A chi gogio da scrivar?

Pacifico           (dettando) Illustrissimo signor Cavaliere Biocca Commissario di pubblica Sicurezza. (a sé) Se vado a dirghelo mi, quelo me fa ligar! (dettando) Poiché nulla valsero i nostri ripetiti inviti alla questura per essere liberati dagli inquilini di Borgo Vecchio, pronti a tutto per farcela in barba…

Rosalba           (timidamente) Farcela in barba… la me par una frase poco…

Pacifico           No, no, la scriva cussì; per farcela in barba… l’avverto che siamo decisi a ricorrere a mezzi estremi. Domattina alle nove in detta nostra casa succederà l’ira di Dio se lei non manderà degli agenti a sostenere il nostro buon diritto che altrimenti saremo costretti a far valere a suon di legnate. Saluti…, se la vol metergheli, e firma. La me daga qua. (intasca il foglio) la vedarà che madama Mercede batarà el taco senza fiatar; e se no… ecolo el mio argomento! (e mostra il bastone) E adesso un’altra cosa; stasera mi ghe portarò copia del contratto per la cession del teren ala Società del petrolio. Ela firmarà…

Rosalba           Ah questo po!...

Pacifico           Cossa? Ancora dei fumi?... ghe dispiase forse per l’albero?

Rosalba           Certo che…

Pacifico           (togliendo un rotolo dalla tasca interna della giacca e svolgendolo) Eco qua; e po’ la diga mal de mi!

Rosalba           Che roba xela!

Pacifico           El progeto d’un mio amigo geometra – naturalista: un cassero de 115 metri cubi. Se ciapa l’albero, se ghe fa un’ iniezion soto la scorsa per aumentarghe la resistenza organica – come che dice el professor Canestreli – po’ se lo tira su co le radise dentro tera e se lo porta dove che se vol.

Rosalba           Ma xelo sicuro che no’l more?

Pacifico           Sicurissimo; garantisso co la mia testa. Un’operazione che costarà un par de carte da mile; ma dal momento che ela ghe ne tira cinquanta…

Rosalba           Cinquanta, cossa?

Pacifico           Ostrega, la me xe scampada! No voleva dirghelo subito; ma tanto ormai… Sissignora! 50.000 franchi! Ma intendemose ben; ela no ghe ne toca uno. La sarà la dote de so fia. A ela ghe basta andarsene più presto che in pressa col so albero sacro alla progenie.

Rosalba           Dovarìa anca andar fora de casa…

Pacifico           Sicuro; la li lassarà viver in pace una bona volta, za che mio zerman xe sta tanto bestia da no scorzerse de certe… imperfezion de la so cara metà! Forse i podarìa esser ancora felici.

Rosalba           Ma che mezzi me resta per viver?

Pacifico           Serafin ghe passarà un tanto; me impegno mi. A pato però che ela meta pie qua dentro solo che ne le solenità comandate da Santa Madre Chiesa! E adesso… acqua in boca co tuti. Se ela se lassa scampar una sola parola mi son pronto a far cantar madama Mercede…

Rosalba           Noo…………

Pacifico           Gala visto se semo devantai boni amici? A stasera dunque. Firmerala?

Rosalba           Firmarò.

Amelia             (sul secondo uscio di sinistra) Signora marchesa, la colazione in tola.

Pacifico           Benon, ciamè i altri che xe in giardin (Rosalba conferma col capo e Amelia esce per la vetrata).  E adesso la me invida a merenda.

Rosalba           (sbalordita) Cossa? Lu vol?

Pacifico           Sentarme a tola co lori, sicuro.

Rosalba           E cossa ghe dirò a mio nevodo? El pensarà che…

Pacifico           Che l’pensa quelo che’l vol!... E la lo meta una bona volta ala prova quel caro nevodo! La podarìa cambiar opinion sul so conto!

Scena Nona

Dotti – Lucrezia – Carlo – Serafino  - Canestrelli

(Lucrezia, Carlo, Serafino, Canestrelli vengono dalla vetrata preceduti da Amelia che esce subito dal II° uscio di sinistra)

Pacifico           (a Rosalba, sottovoce)La me invida a merenda, forza!

Rosalba           (masticando amaro) Sior Pacifico… Se’l vol star a colazion con noialtri… senza complimenti. (tutti gli altri si guardano sbalorditi)

Pacifico           No, grazie marchesa; a sta ora no go mai apetito.

Rosalba           (subito) Oh alora no insisto!

Pacifico           (sottovoce) Al contrario; la insista.

Rosalba           (riprendendo) Ma andemo, no’l se fassa pregar; un piato de minestra… una briciola de vedelo…

Pacifico           Bon, ciò… Par no parer più rustego de quelo che son…

Canestrelli       (agli altri) El resta a colazion?

Pacifico           (sottovoce a Rosalba) La me comanda el brasso, presto.

Rosalba           (pure sottovoce) Ma…

Pacifico           (c.c.)Presto o fasso cantar madama!

Rosalba           (forte) Vorlo ofrirme el so brasso, sior Pacifico?...

Pacifico           No, sala Marchesa… no’l xe afar per mi; la varda, ghe xe qua l’amigo professor… soto professor!

Canestrelli       (porgendo il braccio a Rosalba) Oh! Ben felice…

Serafino           (a Carlo e Lucrezia) Tacheve a brasseto anca vualtri… (Carlo e Lucrezia eseguiscono come automi)

Pacifico           Bravi, cussì! (a sé) Per l’ultima volta ! (a Serafino) Nualtri restemo ala retroguardia. (si avviano verso il II° uscio di sinistra)

Serafino           (che non riesce a rimettersi dallo stupore, trattenendolo)  Ah ben! Dime Pacifico… Cossa xe sucesso?!... Come gastu fato?!...

Pacifico           (sentenzioso) Traullacarichiru! Ghe go scoperto el microbo! Scominsia la cura!

S  i  p  a  r  i  o

Atto terzo

La stessa scena

Scena Prima

Canestrelli e Amelia

(all’alzarsi della tela s’ode la voce della radio da un’altra stanza: uno, due, tre, quattro! Riposo! È terminata la lezione di ginnastica da camera.

Canestrelli       (seduto nel mezzo della scena, porta un abito da cerimonia stinto e di vecchio taglio; colletto alto, cravatta bianca; è tutto acceso in volto. Sbuffa e si passa più volte il fazzoletto sulla fronte per togliervi il sudore)

Amelia             (dal II° uscio di destra) L’aspetta un momento professor. La ga apena finìo adesso i esercizi – La fa un po’ de toilette.

Canestrelli       Oh! No la ga certo bisogno de tanti preparativi la signora marchesa!... Sempre bela dona!... Procacità e freschezza!... E per le done bele la toilette xe come la vernise che fa risplendere i colori de un quadro senza alterarli. (Amelia lo guarda trasognata) Per le brute invece la xe… come l’intonaco che se ghe dà ai veci muri rosegai; e alora ocore tuto un materiale più vasto, più completo: Malteche, postissi, meze paruche, imbotidure… Ma donna Rosalba di Villacastano la ga sacro oror de tuto questo; e la ga razon. Ti che ti ga ocasion de vederla, de esaminarla in piena libertà, ti pol ben dirlo. Vero, graziosissima Amelia? Vero?...

Amelia             (che ha capito; furbescamente) Professor. Una brava cameriera la xe come el medico; la ga el segreto professional.

Canestrelli       Ah zà!... Sicuro. Anca la mia defunta mugier, povereta, la gera una gran bela creatura; ma altro tipo…. Altra linea!... (sbuffando) Uffa!... Che caldo!... No te par che fassa un gran caldo ancuo qua dentro?

Amelia             No, professor; al contrario…

Canestrelli       Epur… Strano… Mi son de fogo!

Amelia             Infati el xe tuto rosso in viso…

Canestrelli       Sì eh?... sì?...

Scena Seconda

Dotti e Rosalba

Rosalba           (dal secondo uscio di destra) Bon giorno, professor. A sta ora?.... La xe una novità.

Canestrelli       (alzandosi, un po’ barcollante) Infati… (le bacia la mano)

Rosalba           (ad Amelia) Ti pol andar. (Amelia esce pel II° uscio di sinistra) In abito da cerimonia de prima matina?... Uhh!... Come che’l xe belo!...

Canestrelli       (ringalluzzito) Ghe par, marchesa?... Sto abito, vèdalo, no lo go messo che quatro volte nel ciclo della mia vita: El giorno del mio matrimonio, el giorno che go pronuncià la prima prolusione al corso di sànscrito; quelo del funeral dela mia povera mugier… e ancuo.

Rosalba           Ancuo? Per che solenità de grazia? Cossa sucede?

Canestrelli       (facendosi animo) Sucede…sucede… che dal momento che ela me ga averto el cuor ala speranza mi no so trovar più pase. Ardo, Marchesa! Ardo!

Rosalba           Ma come mai? Ala so età tanti calori?

Canestrelli       Oh se la sentisse qua nel stomago!...

Rosalba           Nel stomago?...

Canestrelli       (rimettendosi) No, diseva… nel cuor… Marchesa, mi son vegnudo a darghe la prova del mio atacamento, dela mia devozion, nela speranza de vinser le so ultime indecision.

Rosalba           Xe quelo che me aspetavo. El se sbotona.

Canestrelli       Sì….eco… come dir?... Me xe parso de capir che se no ghe fusse de mezo quel fronzuto cimelio tanto prezioso al so nobile cuor… ela no saria lontana dal cedar quel trascurabile pezzo di terreno… A cossa so riduxelo infati? A materia!... vilissima materia!... Ma ghe xe l’albero! L’ippocastano; aesculus ippocastanum. E el culto dei segni nobilari sofega giustamente in ela….. comprim, attenua il senso dela moderna praticità. Tuto questo me ga fato sofrir e aguzzar l’intelleto. Go pensà: - Se podesse darghe prova del mio atacamento risolvendo genialmente in ela sta specie de dualismo interiore? E credo d’aver trovà! – Go scoperto un metodo speciale per l’imbalsamazione dele piante!

Rosalba           Imbalsamar l’albero?!...

Canestrelli       Cussì; anzi più esatamente… pietrificare. Radise, tronco, ramo, foglie, fruti, tuto pietrificà, tuto reso inalterabile per i secoli nela forma e nei colori: se pol adunque ceder la materia – el teren – e salvar el simbolo!

Rosalba           Ah ma l’idea xe stupefacente!

Canestrelli       Sì eh?.. Me autorizela quindi a esperir le pratiche necessarie per la stipulazion?...

Rosalba           Oh Dio!... professor… come se fa… cussì su do pìe? El me lassa pensarghe su un poco… Posso dirghe questo però: che la prova che lu oggi me dà xe decisiva e la vinse ogni mia rilutanza. Eco qua fin d’ora la mia man. Za tanto no xe l’interesse che lo spense verso de mi.

Canestrelli       (afferrandole la mano) Oh ma ghe par?! grazie! Grazie! Ela me rende l’omo più felice dela tera! (e s’inginocchia)

Rosalba           (scherzosamente) Professor cossa falo? Cossa falo? El pensa dopo a tirarse soso…

Canestrelli       Oh no la gabia paura! Questa, questa ga da esser adesso la mia posizion davanti de ela.

Scena Terza

Dotti – Lucrezia e Serafino

(Lucrezia e Serafino vengono dalla vetrata; Serafino in maniche di camicia, con un largo cappello di paglia in testa; regge un annaffiafiori)

Lucrezia          (sbalordita) Mama?!... Professor?! Cossa fè? I quadri plastici?...

Serafino           (accorrendo) Xelo cascà professor? Se galo fato mal?

Canestrelli       Oh no! Cascà ai pìe dela marchesa soltanto! Devozione e tenerezza…

Lucrezia          (interrogandola) Mama?

Rosalba           Fia mia! Xe inutile scondarlo; el professor  me ga domandà la mia man… e mi ghe la acordo.

Lucrezia          Davero?!... E… senza assicurarte prima el mio consenso?

Serafino           (a Canestrelli) Lu… mio suocero?!

Canestrelli       (alzandosi) Dona Ezia, fia cara… no la se n’a miga per mal, vero, se la ciamo fia cara?... voriela ostacolar la realizzazion de sto sogno?...

Lucrezia          Oh no professor!... Ma la cosa me ariva cussì a l’improvviso…

Serafino           (giocosamente a sé) Dio! Se ‘l podesser sorbirse la vecia un pocheto ancalu! Solo un pocheto me bastaria!

Canestrelli       E lu Serafin?... Lu che me ga sempre voluto ben?...

Serafino           Ghe ne vogio cento volte de più, professor!

Canestrelli       (barcollando) Oh Dio!... Creature…, una carega… me gira la testa…

Serafino           (apprestandogli una sedia) L’emozion forse…

Canestrelli       Certo… un’altra cosa anca… Posso dirvelo adesso… Da gieri a sera, per ciapar coragio… me son bevuda tuta la botiglia de rhum che gaveva comprà per l’epidemia!... go le fiame!

Lucrezia          Ma cossa galo fate Dio mio?...

Canestrelli       Son timido, dona Ezia…

Rosalba           Un poca d’acqua de melissa… Vorlo?....

Serafino           O de camomila?...

Canestrelli       No… grazie… passa… eco… Ma che inferno qua!... (una pausa) Sto angelo de Lucrezia, sto caro Serafin… Cossa vol dir in quei stati?

Serafino           No’l se ricorda professor? Oto giorni de sospension. Sono apena al terzo; fasso el giardinier.

Scena Quarta

Dotti e Carlo

Carlo               (d.d. concitamente) Dove xela? Dove xela? Zia! Zia!

Rosalba           Carlo?

Carlo               (entra agitato dal II° uscio di sinistra) Presto zia! Vien de là, no ghe xe un minuto da perdar!

Rosalba           Ma cossa xe successo?

Carlo               Vien; bisogna firmar el contrato, subito.

Rosalba           Che contrato?

Carlo               Quelo co l’ingegner Dakson. Un afaron, ti vedarà ma no bisogna perdar un minuto!

Rosalba           Co l’ingegner Dakson?!... per la cession?!

Carlo               Del canton de giardin sì…

Rosalba           (fingendosi sdegnata) Carlo! E ti xe ti che ti me lo proponi?

Carlo               (nervoso, seccato) Oh Dio! Zia! … No xe più el momento de far discussion adesso… Te dirò dopo… te spiegarò…

Resalba            (recisa) No, subito.

Carlo               Eben, ghe xe un grave pericolo che me minacia!

Canestrelli       Un pericolo?...

Carlo               Le ferovie de lo stato sta per costruir un secondo binario su sta linea; el progeto xe za aprovà e xe iminenti le necessarie espropriazion!

Serafino           Sul serio?

Lucrezia          Come gastu savudo?

Carlo               Me ga telefonà adesso un comendator mio amigo… Se Dakson lo sa el ritira la so oferta. E alora la xe la rovina, capissistu! La rovina!

Rosalba           (senza scomporsi) Ihhh! Come che ti cori!

Canestrelli       Giusto; no xe el caso de precipitar. La signora Marchesa firma senza tanto bisogno de ciassi, tanto più che mi son riuscio a vinser in ela ogni indecision…

Carlo               Ah manco mal!

Rosalba           Un momento, professor; mi me son riservada…

Canestrelli       Oh! Ma adesso comprendendo l’urgenza de l’afar…

Carlo               Urgenza! Urgenza assoluta!

Canestrelli       No posso dubitar dela so saggezza, del so acume!

Serafino           Bravo, professor! (anche Lucrezia approva col capo)

Rosalba           Ma cossa gavè? Me parè tuti spiritai! E che acordo completo! Xela una congiura?…

Carlo               Zia! Zia! Non assumer ste arie in simili momenti!… Storie, fisime, pregiudizi!… No xe più el caso!

Rosalba           Fisime ti le ciami?… Pregiudizi?! Ah ma davero Carlo che mi no te conosso più!…

Carlo               Eben, sì, sì, ti ga razon, scusime; no darghe peso ale mie parole. Vustu che te prega, che te suplica?… Lo fass. Ma no rifiutarme più la to firma adesso!

Rosalba           Par che te interessa molto! Cossa te ne vien in fondo?

Carlo               (imbarazzato) Oh a mi personalmente gnente…, ma xe per el tuo avenir… per quelo de to fia, de to zenaro…

Serafino           Oh grazie!…

Carlo               Per tirarte fora da una situazion finanziaria disperata…

Rosalba           No ghe xe la to famosa combinazion de banca? Ti dovevi stipular ancuo, ti m’a dito…

Carlo               (sempre più imbarazzato)  Sì xe vero… Ma ti lo sa benissimo che dei banchieri ghe xe poco da fidarse…; ancuo i dise, doman i disdise. El mercato del denaro…

Rosalba           (fingendosi allarmata) No se ghe ne fa più gnente?!

Carlo               Oh Dio! Più gnente… proprio no…; ma xe insorte de le dificoltà d’indole tecnica… Ma forse, combinando prima sto afar, se podarà spianarlo. Ti lo sa; un afar tira l’altro…

Rosalba           (recisamente)  Eben no; non vogio saverghene!

Canestrelli       Oh Dio!!

Serafino           Xe spaventoso!

Lucrezia          Adesso po ti esageri!

Rosalba           La mia dignità, el mio orgoglio me lo impone. Savarò tirarme fora da sola; o el sarà el tracolo adiritura; non importa; ma no cedo a le to insistenze che xe tropo vive per essar disinteressate!

Carlo               (esplodendo) Oh ma ti xe testarda!

Rosalba           (severa) Carlo!

Carlo               (c.s.) Testarda! Testarda! Eben, continua a imbriagarte nei to fumi; mi me ne vado! Sissignori, ve pianto! Ve rifiuto ogni mia assistenza morale e legale!…

Rosalba           Per quelo che la ga valso fin adesso!…

Carlo               Come?… Cossa gastu dito?… Dopo che te go sacrificà i me giorni più beli?! Dopo che son vegnudo a serarme fra sti quatro muri per curar i vostri interessi?! (urlando) Ma son to nevodo perdio! Fio de to sorela! L’unico! Go dirito quindi de consigliar e, so ghe xe bisogno, anca de comandar!

Rosalba           Comandar?!

Carlo               (a Serafino che lo guarda trasognato) E ti macaco cossa fastu là impalà senza verzar boca?… Ma che razza de zenaro xestu?

Rosalba           Ti voressi metermelo contro anca lu?!

Carlo               Percossa no ti fa valer i to diriti, percossa no ti zighi, ne ti strepiti, ne ti buti per aria tuto?!

Serafino           Ma se te basti ti per far bacan per diese!…

Carlo               Maledeta la volta che son tornà qua a butar via el mio tempo!

Rosalba           (calma sempre) Ah sì?.. Ti ga butà via del tempo? De grazia, da quanti giorni xestu qua? Da quatordese me par, vero? Eben; no vogio che nessuna possa dir de aver butà via del tempo per mi. Te go da l’altro giorno mile franchi per un contrato che no se stipula più; tienli. Non ti te lagnarà spero.

Lucrezia          (con intenzione) Senza contar el resto! No ti ga ricevudo nessun’altra finezza in sta casa, vero? Proprio nessuna? Gnanca quela de tacarte qualche boton ala camisa?…

Serafino           Via Ezia! No xe delicato… no xe rinfacia mai i piaseri che se fa!

Lucrezia          Tasi ti, che ti xe una bestia!

Serafino           Percossa?…

Carlo               In conclusion go capio benissimo che volè liberarve de mi! E mi ve servo! Ma prima d’andarmene…

Lucrezia          (sfidandolo) Cossa farastu?….Cossa?!..

Canestrelli       (intervenendo) Calma signori mii, calma!… Diavolo!… no xe po el caso de agitarse… Ponderemo prima de tuto… ponderemo. Pol darse tra le altre cose che el progeto del secondo binario sia imaturo… che no se trata che de ciacole. Infin prima de espropriar…..

Scena Quinta

Dotti e Pacifico

Pacifico           (che è apparso da qualche istante sul II° uscio di sinistra) Prima de espropriar?! I ga esproprià!!! (giocondamente) Ah! Ah! Ah! Marchesa! I ghe tol vinti metri quadrati de teren a trenta franchi al metro: totale: siesento franchi.

Canestrelli       (con un grido) Nooo!!…

Pacifico           Sììì!!:…. Lo go savudo dal’Ingegner Dakson adesso. E el gaveva una certa una certa facia nel dirmelo! Ah! Ah! Ah!

Carlo               (torvo) E ride vu?… Ride?…

Pacifico           Oh bela! No ghe par che la sia una cosa da ridar?

Serafino           (ha un comico accesso di convulsioni come al primo atto; si morde ambe le mani mugolando; indi si lascia andare su di una poltrona desolatamente) Xe inutile! Son disgrazia! Vintimila franchi andai in fumo!…

Canestrelli       Vinti?… Venticinque!… Eco la copia del contrato che gera ne le mie man!… (e mostra un foglio)

Carlo               Macchè venticinque! Trenta mi gera riussio a fargheme ofrir!… E no la ga volesto saverghene!… Eco qua, vardà! (e sbatte una carta sul tavolo) Trentamila franchi!

Pacifico           (sempre giocosamente) Macchè trenta! Cinquanta!  La xe un’asta publica questa; ghe dago soto anca mi: cinquanta!

Rosalba           Cinquanta?… sul serio… Aha ma se fusse sta per cinquanta gavaria firmà!

Serafino           Adesso!!:….

Canestrelli       …. Che no ghe xe più tempo!!…

Rosalba           (sorridente) Ossia.. più esattamente, per cinquanta… go za firmà!

Carlo               Firmà cossa?!..

Rosalba           El contrato de cession, sissignor. Fin  dall’altra sera, per mezzo qua de sior Pacifico!

Pacifico           Povero ingegner!… No’l sa darse pase!… No tanto per i bozzi, quanto per la figura ch’l sta fassendo presso la società!

Canestrelli       (entusiasta) Ah! Signor Pacifico! Grazie! Grazie! Per ela… (indica la marchesa)… e per mi!…

Pacifico           Professor?! Cossa vol dir?

Canestrelli       Una comunicazione ufficiale: la marchesa me ga fato l’onor de acordarme la so nobile man.

Pacifico           Davero?

Rosalba           Cossa volè; me son persuasa che xe megio lassarli soli sti tosi, e mi me ritiro qua col mio bon Canestrelli.

Pacifico           Brava! Questa xe un’idea luminosa!

Carlo               (che si morde le labbra per la bile) Eh no ghe xe da che dir! Sé stà furbo!… Ma se podaria almanco saver con che diritto ve se intromesso in un afar che gera nele mie man? Adesso se spiega le vostre assiduità e le vostre fanfaronae! El ve fruta el mestier del spacamontagne!

Pacifico           El scusa, el scusa avocato: cossa penselo? Che mi lo gabia fato per mio tornaconto?

Carlo               Eh za! Voressi vegnirme a dir el contrario?

Pacifico           Sicuro; e ghe dago la prova del mio disinteresse; e lu deve acetarla. Dela mediazion che tiro per sto afar mi no xe ghe vogio saver; ghe la lasso tuta a lu.

Carlo               No faressi gnente altro che’l vostro dover.

Canestrelli       (conciliativo) Eh no!… tuta veramente xe tropo. Fe metà per uno, eco. (a Carlo) Da boni amissi.

Pacifico           No, no tuta!

Carlo               Quanto?

Pacifico           Diecimila.

Carlo               Gnente de più de quelo che gaveva combinà mi del resto… açeto i diesemila.

Pacifico           Zeri, però.

Carlo               Come?

Pacifico           Sì. Diesemila zeri; perché mi no me son mai sognà de domardar premi. E lu ghe xe cascà!

Carlo               (furente) Ah ma questo xe tropo! Se no gavesse da ciapar subito el treno ve la faria vedar mi!…

Canestrelli       Come?… El parte?…

Rosalba           Sul serio?

Carlo               Sì, parto, parto, vado in malora mia! E ste pur sicuri che no me vedarà mai più. Mi son morto per vualtri! (ed esce dal I° uscio di sinistra)

Scena Ultima

Rosalba – Lucrezia – Serafino – Canestrelli – Pacifico poi Amelia

Serafino           El va via dasseno?

Pacifico           Tanto pezo per lu. Se no’l fasseva cussì el diavolo, qualcossa el gavarìa podesto becolar… (a Lucrezia e Serafino) Vualtri do in fondo gavè bon cuor e in qualche modo la gavaressi compensà de le so fadighe.

Canestrelli       El scusa, egregio Signor Pacifico, ma cossa ghe entra nel compensar i nostri cari sposini? Lori no pol certo dispor.

Pacifico           Ma de tuto professor! Se i xe ormai paroni de sta vila e dei cinquantamila franchi!!?

Canestrelli       (trasecolato) Come? Come? Come?….

Rosalba           Sì professor; go costituio tuto in dote a la mia Ezia. Lei me ga dichiarà ciaro e tondo che no xe per interesse che’l ga domandà la mia man!…

Canestrelli       (confuso) Oh certo! Sicuro… Ma ciò non toglie che mi gavesse fato un certo tal qual assegnamento… In secondo logo ela sa ben che mi no posso dispor d’un apartamento degno dela so nobiltà… dele so tradizion…

Pacifico           Gnente  paura professor. Provedemo subito. La casa de Borgo Vecio xe ormai libera e ghe la lassemo. Una bela disinfetada!…

Canestrelli       (suo malgrado) Ah! Co la xe cussì…

Serafino           Li gastu fati slogiar?!

Pacifico           Stamatina. El comissario Biosca (a Rosalba) impressionà se capisse da la so lettera, me ga fato trovar sul posto do guardie in borghese. Le togo soto i me ordini; bato.- Chi xe? Risponde madama. – Amici – digo mi. – La parola d’ordine?… Macchè parola d’ordine! La verza!… No ghe verzo a nessun, son in casa mia! La verza o buto zo la porta! Proveve se xe bon! Proveve, a mi? – Un colpo de spala e ecola servìa. Vado dentro nela prima stanza! Fie de…bone done! In tre le se gera ficae in leto per farmela in barba!… Donzelle, bisogna slogiar!- Semo amalae…. Che amalae!… Fora!… Ma el codice… - Che codice! – El medico ne ga ordinà… No ghe xe medico che tegna!… Fora! – No podemo alzarse dal leto! – Fora col leto e tuto! E scominsio a strassinar el leto verso la finestra. No ghe xe ocorso altro; le salta zo in camisa e le infila la scala. Co l’agiuto de do fachini scominsio a butar i mobili in strada. Ma eco che sul più belo me salta fora da un armeron do cefi da galera che tenta de oporse. Co un par de scopoloti ghe calmo i bolori; li ciapo delicatamente per el copin e ghe li consegno ale guardie. Le guardie se ne va tronfie co i so polastri; mi finisco de far San Miciel; ghe dago tanto de caenasso a la porta de strada; el vicinato me sbate le man come a una prima dona; e el giornal de ancuo ghe fa un saco de elogi al comissario Biosca che con brilante operazione ha saputo eliminare un simile sconcio e arestare nel contempo i due pericolosi sogeti! – Seu contenti? Ve ocore altro? Posso andar via adesso?

Canestrelli       Oh ma xe stupefacente!

Rosalba           Ma no lo lassamo andar via gnanca per sogno!

Lucrezia          El deve restar co nualtri tuto ancuo!

Rosalba           Anca doman!…

Serafino           Ma sicuro! Anca sempre se ti vol!

Pacifico           Son mati?! Credeu che mi no gabia altro da far?

Amelia             (dal II° uscio di sinistra) Signora marchesa, la posta. (porge delle lettere ed esce)

Rosalba           (consegnandole delle cartoline) Per ti, Ezia. (leggendo la soprascritta l’una lettera) Pregiatissimo Signor Pacifico Miatello presso la marchesa Rosalba di Villacastano. Commissariato di pubblica sicurezza. Per lu. (e porge la lettera a Pacifico)

Pacifico           (sorpreso) E cossa che i vogia adesso? (passando la lettera a Serafino) Fa un piasser, lezi.

Serafino           (apre la lettera e legge) Illustrissimo Signore. La brillante operazione da voi ideata e felicemente eseguita mi ha conferito un insperato prestigio. Sono stato proposto per una gratificazione straordinaria e per una nuova onorificenza… Lo debbo a voi e sento il dovere di dirvi grazie dal profondo del cuore, ben lieto se potrò giovarvi a mia volta in eventuale occasione. Vogliate aggradire, signore, i sensi della mia più alta considerazione…. Devotissimo. Cav. Eusebio Biosca commissario.

Pacifico           (intascando il foglio) Varda ciò… ; no ghe xe mal! L’alta considerazione d’un funzionario de questura pol sempre servir a un omo come mi. (avviandosi) Bon! No go altro tempo da perdar; ve saludo!

Lucrezia          El vol proprio andarsene dunque?

Pacifico           Per forza. Il dovere mi chiama altrove (sottovoce) E vògighe un poco de ben a to mario; el se lo merita.

Serafino           Caro Pacifico, me dispiase…

Rosalba           El me prometa almanco de vegnirme a trovar.

Lucrezia          E de fermarse qualche volta a disnar.

Pacifico           Grazie. Ma sarà dificile che vegna a disturbarve.(è sull’uscio, volgendosi ancora una volta) Oh! Se per caso sentissi dir che i me ga messo de novo in colegio, no pensè mal de mi. Lo conoscè ormai el mio temperamento!

Canestrelli       Oh certo! Esuberanza! Soltanto esuberanza! Arrivederla, simpatico signor Pacifico!… (con gesto largo gli porge la mano)

Pacifico           (stupito) Come?! No’l ga più paura?

Canestrelli       Machè! Stando con lu ze impara a no aver paura gnanca de un branco de rinoceronti!

Pacifico           (dandogli una terribile stretta di mano) E alora… Cussì! (esce)

Canestrelli       Ahi!!!

Rosalba           (a Serafino, con entusiasmo; quasi abbracciandolo) Ah zenaro mio! Che grand’omo quel vostro cugin! Che grand’omo!

Serafino           E che recia fina

Canestrelli       Percossa? Xelo anca musicista?

Serafino           No. Ma el sente perfin cantar i microbi!….

Sipario