ELVIRA ED IL SUO FIGLIO
Amare a costo di volare
L’azione si svolge all’interno di un ambiente domestico dove avvengono i dialoghi tra i due protagonisti:
Elvira, rimasta presto vedova e Maurizio suo figlio, che esercita la professione del geometra.
Per creare la scenografia è necessario riprodurre nella prima scena il salotto e nella seconda la cucina.
Si consiglia di ricorrere alle luci nel cambio di scena.
I SCENA
Si accendono le luci : la scena è ambientata nel salotto di casa dove è anche il tavolo da lavoro di Maurizio.
La signora Elvira, vestita di nero, lavora a maglia seduta sulla poltrona.
Maurizio si è addormentato sul tavolo da lavoro.
ELVIRA Figlio mio, resterei a guardarti per delle ore , mia unica gioia, come sei bello mentre dormi, come ti voglio bene; se non ci fossi stato tu, dopo la morte di tuo padre!
MAURIZIO (Stiracchiandosi si alza dalla scrivania ) Ti ho sentita sai?
Ad un certo punto del discorso mi ero svegliato.
Smettila di contemplarmi come un Adone, non hai di meglio a cui pensare?
ELVIRA Cosa c’è di più interessante del mio bel figlio?
MAURIZIO Sì, ma sarebbe più giusto che pensassi alla tua vita, ormai faccio il geometra e posso mantenermi da solo e poi, sono fidanzato con Marina, non resterò per sempre con te!
ELVIRA La tua realizzazione personale, realizza anche la mia vita.
MAURIZIO Non puoi vivere solo in funzione di me, hai solo quarantacinque anni e potresti…
ELVIRA Quando parli così, mi sembra ti abbia dato di volta il cervello: tuo padre occupa ancora tutto il mio cuore; talvolta l’amore sopravvive alla morte.
A risposarmi non ci penso e poi, la gente cosa direbbe, che sono impazzita con la vecchiaia?
MAURIZIO Mamma, tu e papà vi siete amati intensamente e so che tu lo ami anche ora ma, sei una donna ed hai bisogno di vivere la tua vita affettiva.
Non privarti della tua felicità a causa dei pregiudizi della gente; tutti disponiamo di una sola vita che merita di essere vissuta con i suoi lati positivi e negativi.
E non dire che sei vecchia, dì piuttosto che stai lasciando invecchiare la tua anima .
ELVIRA Ti prego tesoro, lasciami perdere!
MAURIZIO Come vuoi, ho solo voluto dirti la mia opinione ma ti prometto di non toccare più l’argomento.
ELVIRA Piuttosto, allo studio tutto bene?
MAURIZIO Sì, abbiamo una buona clientela…ah, volevo dirti che il sabato pomeriggio frequento un corso d’acrobata, organizzato dal circo cittadino; è sensazionale!
ELVIRA Bene ma, non sarà pericoloso?
MAURIZIO Oh no, ci esercitiamo con le dovute precauzioni;
muoversi nel vuoto è meraviglioso, ti fa sentire libero come un falco.
ELVIRA Già, e qualche bella acrobata farà da preda; ricordati che sei fidanzato e con una ragazza seria .
MAURIZIO Ma che vai pensando, Marina è d’accordo; sa che sono sempre stato sincero con lei e si fida di me.
ELVIRA E sia, contenti voi!
MAURIZIO (Si alza) Ora devo andare…
Oh, dimenticavo, stasera ceno fuori, ma ti prometto che domani faremo una cena coi fiocchi. (Esce)
ELVIRA Va pure, e divertitevi…
E’ testardo come suo padre ma, ne vado fiera!
Si spengono le luci.
II scena
Si riaccendono le luci; la scena è ambientata in cucina dove entra Maurizio mentre Elvira sta cucinando in grembiule.
(Maurizio entra cantando)
MAURIZIO Volare oh, oh…
Ciao mamma! (Le dà un bacio sulla guancia)
ELVIRA Ciao allegria, da dove vieni?
MAURIZIO Dal circo.
ELVIRA Anche il sabato mattina ora?
MAURIZIO Eh sì, quando faccio l’acrobata mi libero dallo stress della settimana.
ELVIRA Lo dici con un’aria così soddisfatta da far venir voglia anche a me.
MAURIZIO E perché no?
ELVIRA Perché sono un po’ rattrappita e le mie migliori acrobazie le faccio con le
frittate, mangia su!
MAURIZIO Sai, dovrei dirti delle cose importanti.
ELVIRA Di cosa si tratta?
MAURIZIO Della mia vita…
Oggi, ho lasciato Marina.
ELVIRA Santo cielo così, su due piedi?!
MAURIZIO Bisogna essere determinati per non creare problemi a nessuno;
ho capito che non stavamo più bene insieme, perché le nostre vedute
sono diverse.
ELVIRA E lei, come l’ha presa?
MAURIZIO Più o meno bene perché anche lei si era accorta che le cose non funzionavano più tra noi.
ELVIRA C’è un’altra vero?
MAURIZIO Sì, ma non siamo fidanzati, proviamo solo una reciproca simpatia.
ELVIRA E chi sarebbe, una svergognata del circo?
MAURIZIO (Con aria sognante) E’ solo leggiadra come una farfalla e candida come una margherita.
ELVIRA Anche un poeta sei diventato; povera Marina, è bastata una poco di buono per trasformare un ragazzo a posto in un cetriolo!
MAURIZIO Ti assicuro che è onesta e gentile; le tue riserve sono legate a tutta una serie di preconcetti nei confronti delle circensi.
Questo comunque non è tutto:
mi… sono licenziato allo studio e… ho trovato lavoro al circo!
ELVIRA Vergine Maria, che male ho fatto?
Ma, sei impazzito?
Hai studiato una vita, hai fatto infiniti tirocini e ora che sei arrivato alla meta lasci il lavoro per il circo?
Disgraziato… io ti ammazzo, ti ammazzo, ti ammazzo…(Delirante prende a pugni il figlio che non reagisce)
La madre siede e ammutolisce, cala il silenzio sulla scena, interrotto solo dal monologo di Maurizio che si alza ed inizia a parlare prima con voce fioca poi sempre più alta.
MAURIZIO Tu non sai, tu non sai che significa, volare come un uccello, abbandonare per alcuni istanti la terra, le certezze, le sicurezze, il conto in banca e, guardare le cose a testa in giù; tu non sai, che significa sperimentare l’armonia dell’anima e del corpo quando mi tuffo nel vuoto, quando sono sospeso su di un filo sottile.
Sì, non voglio più accontentarmi del posto fisso, non voglio più essere un ragazzo perbène, voglio dire al mondo che sono fragile, che ho paura;
voglio andare oltre la mia mediocrità, per essere libero…
libero… di gridare, di urlare… contro il mondo che mi ha soffocato, con i suoi schemi, le sue ricette, i suoi sedativi. (Maurizio si siede)
ELVIRA Morte, corri a liberarmi!
MAURIZIO (In preda alla follia inizia a scuotere la madre)
Ma basta con queste fughe, ma affronta per una volta la realtà!
Lo vuoi capire o no che sono un uomo, che non ti appartengo, che posso decidere ogni cosa sulla mia vita ?!
Vuoi sapere la verità, la verità è che tu, ti sei sempre accontentata del tuo piccolo mondo e non hai mai creduto ai sogni.
Sei una fallita! E in questo fallimento, vorresti trascinare anche me, ma io non lo permetterò… mai!
ELVIRA (Svegliandosi come da un sogno) Io non ho affrontato la realtà?
Io non ho avuto sogni?
La morte di tuo padre è stata una realtà, tu sei stato il mio sogno! (Inizia a piangere)
MAURIZIO (Piangendo si avvicina alla madre)
Scusa mamma, ho superato ogni limite!
ELVIRA Vieni qua…(Maurizio mette la testa sulle ginocchia della madre)
MAURIZIO Se tutto questo ti fa soffrire, io rinuncio, non ti preoccupare!
ELVIRA No, se questa è la tua felicità ci adatteremo, l’importante è che tu sia contento.
MAURIZIO Sappi che, gireremo in tutto il mondo in tournè!?
ELVIRA Ti seguirò… se vorrai!
MAURIZIO Certo che lo voglio e, per i soldi non preoccuparti, si guadagna quanto basta per poter vivere.
ELVIRA Se saremo in pace con noi stessi, tutto verrà da sé!
(Abbozza un sorriso) Inizio già a darmi delle arie, mio figlio è un artista di talento che cammina sulle ali del vento ed ha le nuvole per dimora…
MAURIZIO Ti voglio bene mamma!
ELVIRA Anch’io, figlio caro!
Racconto teatrale realizzato da
Giovanni Mautone Pisciotta (SA)
e-mail mautone.gio@libero.it
cell. 3281722674
Se qualcuno pensa di rappresentarlo,
mi piacerebbe essere informato grazie.