En-Trance

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EN-TRANCE

EN-TRANCE

Farsa in due atti di Giuseppe D'Addario

Iniziata nel Luglio del 1980 e terminata nel gennaio 1995

                           I ATTO

   I - BIANCO E NERO (Canzone)

  II - ETTORE E MARIANNA

 III - DIETRO AL CELLOPHANE

 IV - ARRIVO A NATALIA

  V - SCENA IN MEZZO AL TRAFFICO

 VI - ETTORE E CARLO

VII - MERCATO

                         II ATTO

  I - UFFICIO ANAGRAFE

 II - DIVISIONE DEL PUBBLICO

III - DIBATTITO POLITICI - MINISTRI

IV - DIALOGO FINALE

 V - BIANCO E NERO

EN-TRANCE

I ATTO

(In scena due attori, uno vestito in nero, l'altro in bianco. Musica  e rumori, come battiti di cuore amplificati. I due personaggi iniziano a muo-________________________________________________________________________________________________versi: Nero mimerà la tristezza, Bianco la gioia)

I SCENA

NERO - (Si piega su se stesso, quasi a cadere, poi lentamente si alza.  Allarga le braccia, alza una gamba e ruota su se stesso.)

BIANCO - (Si butta a terra, fa una capriola, si rialza balzellando, allarga le braccia ed una gamba e, sempre con scatto ruota su se stesso. Si stiracchia, fa un po’ di ginnastica e, nello stesso tempo da un grido di gioia) Ahhh!La solitudine sarà anche dolce, ma lo stare insieme nello stesso spazio, con tante persone è proprio confortevole!

NERO - (Da segni di inquietudine, si muove come un felino quasi contorcendosi) Cosa ci fa tutta questa gente? Cosa vuole? Mi sento soffocare,  racchiuso in questo piccolo spazio, con tante persone...

BIANCO - Ma come siete belli, tutti insieme, seduti uno in fila all'altro.        Qui dentro, così appiccicati, ci si conforta a vicenda.

NERO - Cosa fate qui? Attaccati l’uno all’altro. Solo a pensarci sono angosciato. L’angoscia del vivere insieme. Tutti uniti in un solo corpo, in una sola mente.

BIANCO – È una vera e grande gioia, per me, avervi tutti qui e poter parlare con voi. Siete qui, in questo momento, lontani dai vostri spazi quotidiani, lontani dalla vostra solitudine.

NERO - Cosa pretendete! Volete forse che io riesca a creare uno spazio così enorme da poter disperdere ognuno di voi ad almeno dieci chilometri di distanza? Per dare a tutti la possibilità di uno spazio sufficiente per vivere e morire.

BIANCO - Oh, come vorrei ridurre ancora di più questa distanza concettuale che divide i nostri corpi, quasi a concentrare tutto il nostro essere e la nostra energia nello spazio cosmico di eguale dimensione di un uovo. Affinché,  i vostri corpi possano far parte di un’unica materia.

NERO - Vorrei essere come quel fiore del deserto; fiore solitario accarezzato dall’arido vento che passa e se ne va. La sabbia si posa sui poveri petali (Mima il fiore). L’unico fiore adibito come ornamento dell’universo sabbioso. (Indietreggia  allargando le braccia)

BIANCO - Pensate all'origine del cosmo. La massima concentrazione di energia che permise l’esplosione e la creazione di ogni cosa. Ah! Cosa darei per tornare a quella felice dimensione. (Sottovoce) La massima concentrazione della materia. La massima concentrazione, la massima concentrazione... (Ripete)

NERO - Immaginate di essere anche voi in mezzo all'universo, soli, e poter assaporare l’immensità che vi circonda. Volare, girare in una dimen-sione di assoluta eternità... Essere ovunque ed in ogni cosa. Il massi-mo spazio, il massimo spazio, il massimo spazio...

(Ripete. Così dicendo i due vanno verso il centro, dandosi la schiena, fino a scontrarsi. Si girano di scatto, si osservano meravigliati)

NERO - Il contrario è importante.

       Quando il bianco è insignificante

       solo il nero prevarrà...

BIANCO – L’importante è il positivo

       e per quanto vedi nero

       sempre il bianco ti salverà...

(L’uno di fronte all’altro, girano toccandosi con le mani)

INSIEME - Vattene! Vattene! Non possiamo stare insieme!

        L'uno o l'altro prevarrà...!!!

(Musica. Rivolti verso il pubblico, cantano)

INSIEME - Ciò che si vedrà forse bello sarà,

        ma quando la mente crea certe situazioni,

        la vostra anima salirà, il vostro corpo

        ormai inanimato, si trasformerà

        in semplici fantocci gaudenti.

(sottovoce) L'unica tessera mancante è questa,

        faccia a faccia con lo spettatore.

        Ci sarà da ridere a trovare il giusto attore;

        la giusta posizione; la giusta battuta.

        Lasciamo a voi tutto il divertimento possibile.

(Cantato) Lo spazio a voi attribuito si trasformerà,

        si colmerà di luci, suoni, parole,

        e voi diventerete come fantocci gaudenti!

        E voi diventerete come fantocci gaudenti!

        Ciò che si vedrà forse bello sarà

        ma il teatro il pubblico lo farà!

        Ciò che si vedrà forse bello sarà,

        ciò che si vedrà forse bello sarà,

        ciò che si vedrà forse bello sarà...

        (Lentamente girano intorno alla scena. Escono uno a destra e uno

        a sinistra)

II SCENA

               (Si alza dalla platea e, rapidamente, sale sul palco)

ETTORE - Signori... signori... L’assurdità dello spostamento spaziale e l’incredibile audacia dei testi, crea certamente uno squilibrio intellet-tuale, ma soprattutto morale, per un pubblico sprovveduto ed inerme, quale voi siete. Solo una giusta ed attenta critica eseguita da esperti, quale io con la mia modesta persona rappresento, può esprimere giudizi autorevoli, e delucidare obiettivamente il contenuto pregnante di questa... questa “cosa” che definiscono commedia...

MARIANNA - (Entra ancheggiando e canticchiando. Stende una corda in

mezzo alla scena ed esce)

ETTORE - ...Ehm!... Dicevo, solo noi con la nostra autorità possiamo distinguere, capire e far comprendere il significato più profondo insito in qualsiasi opera d'arte. (Pausa) Attenzione ho detto opera d'arte. E voi tutti sapete cosa voglio intendere quando dico: “Opera d'arte"...

MARIANNA - (Entra da destra, con una cesta in mano, ancheggiando e

canticchiando attraversa la scena per uscire a sinistra)

ETTORE - ...ed è per questo motivo che mi sono assunto il compito di mettere in discussione e criticare con valide argomentazioni, al di sopra di qualsiasi parte, questa..." cosa" che si sta tentando di rappresentare. Pausa) Il nostro obiettivo è quello di soddisfare il bisogno di accresci-mento culturale e, perché no, di divertimento sano ed onesto che non comprometta nessuno...

MARIANNA - (Rientra con la cesta piena di biancheria che stenderà sulla corda. Canta) Olalà Marianna! Olalà Marianna!

                      Quando cammini sei tutta una cuccagna!

                      Olalà Marianna! Olalà Marianna!

                      Tu sei grande come una montagna!

ETTORE - (Si schiarisce la voce) Vi abbiamo donato, con la nostra tecnologia, la nostra scienza, tutti i mezzi possibili per poter meglio comunicare e vivere felici. La stampa, il cinema, la radio la televisione e chi più ne ha, più ne metta. Tutti mezzi controllati e guidati dal nostro sistema. E voi?! Mi presentate questo scempio?!!! Da anni, da decenni, oserei dire da secoli, lottiamo con le nostre istituzioni per dare al popolo una omogeneità di coscienza...

MARIANNA - Olalà Marianna! Olalà Marianna!

ETTORE - ...Il nostro motto è:"Tutti devono pensarla alla stessa maniera".

L’omogeneizzazione del pensiero…

MARIANNA - ...Tu sei grande come una montagna!

ETTORE - In tutte le occasioni cerchiamo di addomesticare e guidare le        masse. Vogliamo integrare e nello stesso tempo eliminare ogni tipo di contestazione che possa nuocere al nostro sistema!

MARIANNA - (Continuando a stendere i panni) Ma con chi ce l'ha, questo qui. Cosa vuole?

ETTORE - Ciò che a noi preme, è che il consumatore... ehm, cioè... lo        spettatore, entrando in un teatro, possa sentirsi a suo agio. Che si possa rilassare, che non debba sentirsi in difficoltà o addirittura offeso. O perlo-meno deve ritrovare nello spettacolo quel compiacimento e divertimento sano e genuino, che non disturbi o dia fastidio a nessuno.

CARLO - (Entra in scena  contrariato) Posso chiederle cosa sta facendo,        qui, sul palco?

ETTORE - Lei osa chiedere questo a me? Io che ho diritto più di chiunque

        altro a calpestare queste assi. Piuttosto, lei, si presenti. Chi è?

CARLO - Queste cose a sipario aperto non si dovrebbero dire... Ma, ormai… Sono un attore. Un attore che vorrebbe adempiere al proprio dovere se qualcuno lo permette.

ETTORE - Lasciamo perdere i convenevoli e piuttosto mi dica… lei ha         ascoltato cosa dicevo fino a questo momento al suo malcapitato pub-blico?

CARLO - Certo, ho seguito le sue allocuzioni verbali e le posso risponde        re che, secondo noi attori, a teatro non bisogna andare solo per conoscere una storia o per sapere come va a finire un intreccio. Ma esso serve come stimolo ad una riflessione sui fatti. Il teatro è pensiero, idee e soprattutto "azione".

ETTORE - Ma come potete pensare voi, con questa messinscena stramba e        anomala, di dare idee e sensazioni ad un pubblico poco incline alle novità e che non ha nessuna voglia di pensare e di produrre idee.

CARLO - Eppure mi creda, è proprio questo che noi dobbiamo sforzarci di        cercare. Occorre credere in una autonomia culturale del teatro. Ma soprattutto dobbiamo mettere in primo piano gli spettatori.

ETTORE - Esatto! Gli spettatori! Essi sono abituati, caro mio, a vedere un sipario che piano piano si apre e scopre il palcoscenico ed appare la scenografia, che il regista e lo scenografo, in piena armonia, hanno preparato nei minimi particolari. E l'attore, questo animale da palco-scenico, recita, creando l'atmosfera giusta al momento giusto, donando alla spettatore quell'alone di mistero e di metaforico insieme, che è insito nel teatro. Il pubblico viene trasportato in un'altra dimensione. In un mondo magico che esiste solo...

CARLO - No! No! Non si può più dare credito a questa concezione teatra-le. Lo spettatore deve essere stimolato a ragionare, a convertire i segni del mondo in motivi di tensione interiore che lo conducono a confrontarsi continuamente...

ETTORE - Niente di tutto questo! L'istituzione vuole un teatro addome-sticato, docile, che sia...

MARIANNA - (Scocciata) Mi dovete scusare, ma io devo lavorare. Devo

        finire di stendere questi panni, finché c'è ancora un po' di sole.

ETTORE - Ma signora, come si permette di interrompere la nostra discus-sione. L'abbiamo sopportata, nonostante lei continuasse imperterrita a stendere, questi, questi...stracci... E ora viene da noi con la pretesa di allontanarci da questo luogo sacro.

CARLO - Vede, signora, la nostra discussione era improntata su problemi        di grandissima importanza. Abbiamo già fin troppo lasciato correre che lei, con tutta libertà, usasse questo luogo pubblico.

MARIANNA - Io non voglio sapere niente dei vostri discorsi, del vostro        luogo sacro. L'istituzione di qua, la coscienza di là e tutte le vostre cavolate che andate dicendo. Ue', ma non potete discutere delle vostre faccende più in là?!! Spostati cocchino, fammi lavorare.

CARLO - Ma... senta, noi stavamo discutendo davanti ad una platea. Nei        confronti del nostro pubblico, che figura ci facciamo se...

MARIANNA - Ohooooo!!! Ancora?!! Ho detto che devo lavorare. Come ve lo devo dire che ho da fare? Cominciate a rompere, eh?!

ETTORE - Noi non abbiamo parole...

CARLO - Scusateci, ma...

MARIANNA - Ecco, bravi, sì, voi non avete parole. Basta che vi togliete dai piedi. Devo finire prima di sera,altrimenti chi lo sente a mio marito? Chi gli prepara la cena? Chi la prepara? Voi due?

ETTORE e CARLO – No. No, noi adesso andiamo. Noi andiamo. (Escono)

MARIANNA - Ohh? Se ne sono andati. Ma guarda se una persona deve       sopportare certe cose. Era ora. Devo finire di stendere questo quattro cose prima di sera, altrimenti... chi lo sente quello là. Mio marito quando arriva, stanco e pieno di polvere, se non trova tutto pronto comincia a smaniare, s'innervosisce ed è capace pure di picchiarmi. Be a dire la verità le prende quasi sempre lui, eh sì poveretto, talmente che è stanco, a volte non ce la fa neanche ad alzare un braccio. Che ci volete fare si tira a        campare, così da mattina a sera. (Termina di stendere la biancheria) Sono stufa di questa vita grama, sempre la stessa, con la miseria che ti attanaglia fin dalle gambe. Lavorare, sgobbare, e per che cosa? Per chi? Solo per vivere in questa situazione infame e disperata... Ah! Se nella vita si potesse restare bambini. Mica per niente, perché  anche allora non era certo facile campare. Ma almeno ti illudevi di avere più libertà... Bè, neanche tanto, perché anche allora c'erano i genitori, non fare questo, non fare quest'altro... Però ricordo quando correvo per i campi, libera, a piedi nudi, sola...

ETTORE - (Entra con in mano un libro. Sta leggendo sospirando)

MARIANNA - Ancora lei?!!! Ma allora fai il finto tonto, eh?! O lo fai        apposta?!!

ETTORE - (Guarda in alto in contemplazione, con un lungo sospiro)

MARIANNA - Ohhh!!! Dico a lei, sa? Questo è tutto matto!

ETTORE - Oh! Signora sono di nuovo in mezzo a lei, mi deve perdonare, ma vede, stavo leggendo e, camminando, mi sono trovato di nuovo qua        Una imperdonabile distrazione.

MARIANNA - (Comincia a togliere la biancheria) E imperdonabile sì. Le        ho già detto che non ho tempo da perdere... Se arriva mio marito è capace di picchiare a me e lei insieme ha capito?!

ETTORE - Ma perché  dovrebbe alzare le mani, scusi?

MARIANNA - Perché  gli gira così... E poi ci vede noi due da soli in     questo luogo appartato, non so se mi sono spiegata... Lui capisce        subito...

ETTORE - Ma guardi che resterò qui senza dire e fare niente, starò tranquillo a leggere il mio libro e a sospirare attraverso i versi del poeta. Non darò fastidio a nessuno, tanto meno a lei. Sarò silenzioso come una tartaruga. Procederò a passi felpati, lungo la sua bella e brillante bian-cheria. Leggendo, col suo permesso, meravigliose e dolci frasi.

MARIANNA - Ahhh! Ma allora non ci siamo capiti! Quando lavoro non voglio essere osservata da nessuno. E non me ne frega niente, se fa i     passi felpati o fa la faccia da tartaruga. Da qua se ne deve andare.

ETTORE - (Declamando) Ma come posso io andarmene da cosiffatta dimora? Da questo spazio a me così congeniale. Ahhh! Com’è triste e      angosciante la vita se deve essere vissuta così. (Si inginocchia)

MARIANNA - È quello che dico anch'io. Ma cosa fa, ha inciampato?

ETTORE - Dolce fanciulla. Amore carnale del mio cuore, perché mi sfuggi        e perché  dici cose che mi rattristano l'anima?

MARIANNA - Eh, sì questo è proprio toccato. Senti cocco di mamma...

ETTORE - Ahhh! Che tristezza nei tuoi occhi da merluzzo, che forme sinuose nelle tue labbra incandescenti.

MARIANNA - (Si aggiusta, timida) Grazie! Grazie! Troppo buono.

ETTORE - Signora non vi arrabbiate, non siate così brusca con me. Io        che sono l'azione, la parola, il colore. Io che sono l’arte, la materia viva palpitante, la creazione personificata.

MARIANNA - Quante cose che è lei. Io invece non sono niente. Sono così        come mi vede. Non come lei che sembrava insignificante e invece. Io abito qui accanto. Tra quattro pareti, tra quattro stracci tiro avanti come meglio riesco. L’alba ti coglie sempre all'improvviso, e le giornate si sommano alla stanchezza di ieri. Le membra sembrano scappare. Non riesci ad assaporare la vita. L’albero è stanco e la zolla ti soffoca l’anima. I miei cinque figli ed il mio unico marito mi mordono la mente. Scavano dentro il mio corpo fino a svuotarmi completamente. È un’abbuffata unica. Ci scaviamo dentro l'uno con l'altro, in silenzio, abbassando la testa e masticando, masticando, masticando... Mi sforzo di pensare,        di creare qualcosa di diverso. Mi sforzo di immaginare la mia esistenza per quello che non è. Quando le voci lamentose, dei miei figli, si immergono come lame di coltelli nelle mie orecchie, ecco che svanisce ogni illusione.

ETTORE - Insopportabile realtà la sua. Ma come fa a digerire tutto      questo?

MARIANNA - Come si fa, come si fa?! Vorrei saperlo anch’io come si fa.        Eppure si fa.

ETTORE - Sì, ma vede, lei non deve badare al quotidiano ed immediato        presente. Deve guardare al futuro. Sorridere ed avere speranza in un domani felice e sereno.

MARIANNA - Eh! Bravo, come parla bene lei! Un domani, un futuro. Ho       provato a vedere il futuro e che cosa ho visto?! Sempre le stesse cose. Quando arriva sera, prego sempre che passi subito, perché arriva mio marito, e quando arriva lui, ho finito di star bene. Se mi torna che ha bevuto solo tre o quattro bicchieri, bè, allora c’è solo da incazzarci e basta. Ma se torna… e questo quasi sempre, ubriaco, solita incazzatura e, prima di andare a letto mi picchia pure. È diventata quasi una medicina per me.

ETTORE - Come la picchia?? Ma perché??

MARIANNA – Perché? Quando non si ha niente da portare a casa a sei        bocche affamate... Quando si è costretti ad abbassare gli occhi da-        vanti alla propria famiglia. Quando si è costretti a vendere la propria dignità pur di avere qualche ora di lavoro... Si diventa così, quasi senza accorgersene. Ormai lo fa come abitudine.

ETTORE - Ma come, e lei non dice niente?

MARIANNA - E cosa gli devo dire? Ho provato all'inizio a farlo ragionare        a discutere. Ma si può discutere con l'alcool? Non si può andare avanti in questa maniera. Non si può!

ETTORE - (Tono diverso) Ma sì, cara Marianna, è inutile discutere, arrovellarci per il nostro destino, tanto lo sappiamo, siamo in uno spazio teatrale e i nostri sono dei semplici ruoli, semplici personaggi, che parlano per bocca di un autore. Perciò che importanza hanno per noi i loro problemi e le oro speranze. Tu interpreti Marianna ed io...

MARIANNA - ...Ettore, che bel nome però.

ETTORE - Grazie, pertanto noi siamo simboli che si muovono, che si        trasformano continuamente. Io per esempio credo di essere il portatore di cultura. Colui che illumina le menti. Ecco qua mi vedi?!

MARIANNA - Sì! Sì, ti vedo...

ETTORE - Sono io colui che vi guida e vi conduce verso la strada della sacra conoscenza. Sono stato consacrato dallo stato con quattro auree. Compatisco voi, gente semplice ed ignorante, perché, purtroppo per voi non vi è possibile gustare i sommi piaceri di una vita intimamente colta e spirituale. Ecco perché io voglio avvicinarmi a voi ed infondere in voi le sacre parole dei sacri poeti...

MARIANNA - Uh! Ma come sei istruito, peccato che io sia così ignorante.

ETTORE - (Continua con enfasi) ...Io vi porto Shakespeare, vi interpreto        la commedia dell'arte. Esprimo Goldoni, faccio rivivere Molière, le pa-role dei poeti che io conosco e voi no. Voglio elevare il vostro spirito... Ringraziatemi e adoratemi perché io vi porto la vita culturale.

MARIANNA - (Si inginocchia e gli bacia la mano) Troppo buono lei. Che      bello. come parla bene. Mi fa incantare. Troppo buono, troppo buono.

ETTORE - Vieni via con me, ti porterò nell'Olimpo dell'arte. In un paese dove regna la concordia e la parola "arte" è conosciuta e rispettata da tutti.

MARIANNA - Ma c’è da mangiare?

ETTORE - Ma... cosa dice? Non confondiamo il sacro con le cose banali e meschine. Ove ti porterò è tutto sacro, ed un giorno mi ringrazierai per ciò che ho fatto per te.

MARIANNA - Non posso mettere il sacro sotto i denti.

ETTORE - Ancora?! Non devi preoccuparti per questo. Là potrai soddisfare tutti i tuoi desideri. Vi stanno aspettando a braccia aperte.

MARIANNA - E come si chiama questo paese?

ETTORE - Natalia!!!

MARIANNA - Mi piace... E allora andiamo in questo paese chiamato Natalia

     (Cantano)  Noi soli, noi soli

                possiamo ora partire.

                Noi soli, noi soli

                ci possiamo divertire.

                Noi due insieme faremo

                un lungo viaggio.

                La terra promessa ci aspetta.

                La terra promessa sarà nostra.

                Ci aspetta una nuova vita

                ci aspetta un nuovo amore.

                Noi soli, noi soli

                possiamo ora partire.

                Noi soli, noi soli

                ci possiamo divertire.

III SCENA (In mezzo al cellofan)

  (Viene tirato davanti al pubblico un sipario in cellofan, in modo da far trasparire la scena che si svolgerà. Effetti di luci, ed effetti sonori con voci, sottolineeranno lo svolgimento dell'azione)

IMBONITORE - (Esce dalla scena con un tamburo) Popolo, popolo affamato e misero, è giunta l'ora della partenza. È giunta l’ora di dire basta ai soprusi e alla miseria. Lo stato di Natalia, sempre attento ai dolori delle sue genti, ha pensato anche a voi. A Natalia vi aspettano lavoro e pane per tutti. Prendete il poco che avete con voi, partite, lasciate le vostre case, le vostre miserie e venite dove c’è lavoro e case per tutti. Venite! Venite a Natalia. Natalia, dove tutto è di tutti, dove l’abbondanza non manca. Lasciate chi vi ha sempre ingannato chi vi ha sempre fatto promesse mai mantenute. Lasciate la terra ingrata, che non è mai stata vostra e mai lo sarà. Un nuovo avvenire vi aspetta. Pane sicuro, lavoro sicuro ed un tetto per tutti. Venite! Venite nel paese della pace e della prosperità.

        (Rientra nella scena. Poi voci da dentro il cellofan)

I VOCE - Saranno loro ad aiutarci!

II VOCE - Chi ci salverà?! Chi ci porterà nel paese di Natalia?

III VOCE - (Urlando) Nel paese di Natalia, c’è molto pane! Nel paese di        Natalia c’è acqua e vino!

I VOCE - Andiamo nel paese di Natalia!!

IV VOCE - Lungo è il cammino!

III VOCE - Ma arriveremo!

II VOCE – L’unica speranza è quella.

I VOCE - Resisteremo.

III VOCE - A Natalia ci sono case per tutti!!

IV VOCE - A Natalia c’è lavoro per tutti!

TUTTI – Lavoro, il pane, l’acqua, le case, c’è terra… c’è terra da lavorare,        ci sono fabbriche dove sgobbare.

CORO - (Coro con la vocale “A” da tono basso a tono alto. Gli attori seduti per terra, con le braccia alzate mimeranno le frasi)

I e III VOCE – L’ora è arrivata. Quando l’acqua del fiume ci porterà al mare. Quando la terra ci porterà in cielo. Quando l’amore ci unirà.

II e IV VOCE - Allora sì la libertà! Allora sì la libertà! Allora sì amore, lavoro e libertà arriveranno.

TUTTI - (Ritmando) Allora sì l'amore arriverà! Allora sì arriverà la libertà.

        (Si muovono, danzando chi a destra, chi a sinistra, alzando le mani)

II VOCE - Ovunque andrò sempre a te penserò. Ma devo partire. Devo

        salire su quel treno.

TUTTI - Andare! Andare! Andare! Partire!

III VOCE - Per tutto il viaggio a te penserò, e la terra io divorerò.

I VOCE - Ogni volta il cielo guarderò, solo il mare potrà fermare questa volontà di sopravvivere!!

TUTTI - (Coro, con la vocale “O” da tono basso a tono alto: poi ritmo del treno)

IV VOCE - Addio terra maledetta, da te son nato, da te mi hanno strappato, ma a te ritornerò.

II VOCE - Lungo è il viaggio. Lunga è la fame. Corta è la vita. Lunga è la noia.

TUTTI - Per sapere come fare, a Natalia devi andare. Per poter tu lavorare a Natalia devi arrivare.

I VOCE - La nostra sola speranza è Natalia.

III VOCE - Siamo pronti per partire.

I VOCE - Andiamo!

IV VOCE - Non piangete figli miei, tornerò. (Inizio musica)

        Non strillate donne mie, tornerò.

        Non morite vecchi miei, tornerò.

        Non fuggire terra mia, tornerò.

(Luci dal fondo, gli attori creeranno, con le ombre, scene e mimi con danze)

(I VOCE seduto e II VOCE in piedi, fanno roteare un bastone facendo cerchi sempre più ampi)

III VOCE - (Si alza lentamente e mima la corsa)

IV VOCE - (Punta il bastone per terra, come se pompasse, a ritmo di musica.)

TUTTI - (Coro, con la vocale “U” da tono basso a tono alto, piccole urla, voci, squittii, musica e rumori da città. Ballo, musica tra folclore meri-dionale e musica rock.)

                      

IV SCENA (Arrivo a Natalia)

(Fascio di luce solo su Ettore e Marianna)

ETTORE - Eccoci arrivati! Hai visto? Cosa ne dici?

MARIANNA – Bè...Cosa devo dire...Io qui non vedo niente… È tutto buio...e quest’aria mi sembra irrespirabile.

ETTORE - Ma no, è tutta un’impressione. È tutta immaginazione. Si sa, quando una persona cambia ambiente, le cose gli appaiono un po’ confuse. Ma guardati attorno; qui c’è la vita, qui c’è il ritmo, l’agitazione, il progresso...Guarda; ovunque ti giri vedi cemento, macchine, uomini frenetici, fabbriche, denaro...

MARIANNA - A si? Oddio, proprio quello che ho sognato per tutta la vita. Qui potrò finalmente lavorare. Sperare in una vita dignitosa. (Si guarda intorno) Però, a dire la verità, continuo a non vedere niente.

ETTORE - Ma certo! Siamo arrivati di notte. È tutto tranquillo per ora. Ma vedrai domani mattina, vedrai se tutto ciò che ho detto non è vero. Oh! Ma tu sarai stanca dopo questo lungo viaggio... Bene sei arrivata sana e salva. Siamo a posto. Ora devo lasciarti, ho tante altre cose da fare.

MARIANNA - Ma come, mi lasci? Cosi? E io cosa faccio? Dove vado?

ETTORE - Dove vai? Cosa fai? Ma basta guardarti attorno! Non vedi il      brulichio della gente, il ritmo assillante e frenetico della vita, la gente che palpita, pullula, e tu mi chiedi cosa fare? Ma arrangiati, no? (Esce)

MARIANNA - No! Un momento, ma cosa fa? Se ne va ...no, non mi lasci        sola... Io non... e i miei soldi? Hei! I miei soldi?!! È sparito, se nè andato... E io che l’ho anche pagato. Già, tutte quelle promesse e poi ha preteso anche i soldi per portarmi qua. (Pausa) Ed io cosa faccio adesso? (Pausa) Qui non conosco nessuno... “Basta guardarsi intorno” mi ha detto. È semplice per lui. Cosa devo guardare se qui non vedo niente. Accidenti a me e a quando ho dato ascolto alle parole di quel Tizio. Non so proprio cosa fare. (Apre la valigia, prende una giacca ed un pantalone  e, mentre si toglie, il vestito esce. Rientra Mario mentre finisce di indos-sare il pantalone e la stessa giacca che aveva Marianna)

MARIO - Non so proprio cosa fare. L’unica sarebbe tornare al mio paese, ma come faccio a continuare quella inutile esistenza, a sopportare la privazione. Lavorare, rompersi la schiena per un salario da fame. No, no, tornare significherebbe dar ragione ai miei vecchi padroni che, col ghigno sulle labbra, mi dicevano che sarei tornato più affamato e più povero di adesso. No, questa soddisfazione non devo dargliela. (Si siede sulla valigia) Ricordo ancora, alla stazione, il volto dei miei vecchi, dei miei fratelli e di tutti i miei amici che hanno voluto assistere alla mia       partenza. C’era nel loro sguardo una sorta di rammarico ma, insieme,        di soddisfazione e di speranza nel sapere che uno di loro avrebbe tentato di riscattare la loro condizione. Nei loro occhi, socchiusi e fermi sotto il sole abbagliante, ho visto il dolore per tutto ciò che stava accadendo alla nostra gente. Purtroppo nessuno può o, meglio, nessuno vuole fare qual-cosa. L’unica opportunità è quella di scappare, andarsene dalla propria        terra, dagli amici, dalla sua vita per partire e sperare in qualcosa di diverso, di nuovo. L’unica cosa che posso fare quindi è rimanere, tanto peggio di così...  Ormai è notte, inutile tentare di chiedere aiuto a qualcuno, vedo un angolo coperto, credo che passerò la notte lì sotto.

V SCENA (In mezzo al traffico)

(Rumore di traffico, gli attori mimano il traffico con scatole di cartone si fermano e rumoreggiano. Mario mima la difficoltà di camminare ma è contento della cosa. Gli attori, che mimano i passanti, gli passano accanto urtandolo e non accorgendosi di lui. La scena è illuminata solo da fasci di luci ai lati della scena, che fanno intravedere soltanto alcuni aspetti della pantomima).

MARIO - Che bello! Questa sì che è vita!! Che frenesia, che lavorio, che fretta! (Urlando) Il brulichio di gente!! Il ritmo assillante, la folla... (Segue per un attimo incantato la scena, ad un uomo che si è fermato ansimante) Signore bello spettacolo vero? Qui sì che c’è vita!!!

SIGNORE - ...Vita? Certo che c’è vita. Certo... certo…

MARIO - Mi permette una domanda.

SIGNORE - (Ansimando) Si sbrighi perché ho molta fretta...Mi sono fermato un attimo, per riposare, ma solo un attimo. (Si tocca il cuore).

MARIO –. È stanco? Sta male? Posso fare qualcosa per lei?

Signore - No! No! Non è niente. E’ un malore temporaneo. Passerà  presto.

MARIO - Ah! Bene! Certo che siete fortunati a vivere in questa grande metropoli. In mezzo al progresso, al cemento. Case macchine, uomini, in gran quantità. Questo...Questo brulicare di persone. Questo andare e venire a ritmo assillante. Tutto ciò  da certamente ritmo e senso alla vita, e la rende, nello stesso tempo, così eccitante, vero?!

SIGNORE - Certo che è così!! Ma cosa crede lei! Noi qui ci diamo da fare. Lavoriamo! Sgobbiamo! Noi non abbiamo mai tempo per niente. Ma lo sa, lei, che il tempo è danaro?! Ouè ma dica un po’... scommetto che lei è nuovo di questo paese.

MARIO - Sì, ha visto giusto. Infatti sono arrivato da poco. Sto cercando di ambientarmi. Vorrei anch’io inserirmi e vivere nella vostra città. Desidererei tanto correre, lavorare, e sgobbare. Sentirmi parte integrante di questo paese così laborioso.

SIGNORE- La prima cosa che deve fare qui, è trovarsi un lavoro.

MARIO - Per l’appunto signore, è quello che sto cercando di fare. E volevo proprio approfittare di lei, se può essere cosi gentile da indicarmi dove...

SIGNORE - Ma certo perbacco! Ma certo. Guarda, qui basta che volta l’angolo e...zac, lei trova una ditta con un padrone pronto a prenderlo a lavorare.

MARIO - Davvero? Allora è vero! È proprio come mi avevano detto.

SIGNORE - Senta lei è giovane, ha voglia di lavorare, giusto?!! Quindi non c’è problema. Guardi là, vada in quella via… sì, lì dove c’è quel palazzo che fa  angolo. Girato l'angolo, troverà un grande portone sulla sua destra. Entri lì e chieda. Vada che senz’altro qualcosa troverà.

MARIO -Vado subito e grazie! Corro! Grazie,grazie! È stato molto gentile.

Signore - Ma si figuri. E si ricordi, correre, correre!

MARIO - Certo! Certo! Grazie di nuovo.(Escono tutti)              

                        

VI SCENA (Ettore e Carlo)

Entrano in scena Ettore e Carlo..

ETTORE - ...No! No! Così non va! Cosi non ci siamo...Non c’è... Non va...

CARLO - Ma come non va? Cosa c’è che non va. Perché non ci siamo?

ETTORE - E no, caro mio, non ci siamo per niente! Noi, caro il mio signore, stiamo presentando, o per lo meno si suppone di presentare, una commedia. Una commedia capisce?! E non questa “cosa” che io continuo a defin...

CARLO - Ancora. Ma questa “è” una commedia. Vede, il pubblico c’è, gli attori ci sono. Dunque, perché lei testardamente vuole...

ETTORE - Già! Già! Il pubblico c’è, gli attori ci sono, ed è vero. Ma        non basta questo per fare uno spettacolo, una commedia come nel nostro caso. Ma... la trama... la storia... il pathos le emozioni dove sono?

CARLO - Dove sono?! Ma fino a questo momento lei dov’era? Non ha seguito lo spettacolo?

ETTORE - Certo! E devo confessarle, francamente, che non ho capito niente. Per esempio: la trama. Non c’è filo logico... Mi è sembrata confusa... non c’è continuità d’azione. Le scene si susseguono ad un ritmo strano che... diverso, insomma, dalle tradizionali commedie...

CARLO – È vero. Infatti questa non è una normale o tradizionale com-media.

ETTORE - E poi, perché affrontare certi problemi? Lasciamo perdere. Basta con le polemiche. Pensiamo alle cose belle. Il teatro ha il compito di rappresentare la realtà o, per lo meno una certa realtà. L'autore deve circoscrivere questa realtà. Dividerla dalle altre realtà per renderla comprensibile a tutti. Da qui nasce una storia, con i suoi personaggi che agiscono in base alla realtà presa in esame, che essi vivono profondamen-te e che il pubblico riconosce perché parte integrante della loro realtà…

CARLO - Ma poco fa, lei stesso, faceva intendere che esistono più realtà. Nella vita di un uomo esistono mille idee, mille sfaccettature, svariate interpretazioni della vita. E come accennavo all'inizio della commedia, nel nostro caso, non c’è un interesse solo ad una storia o ad un racconto, anche se poi una trama c’è. L'importante per noi è l’idea, o meglio, l’evento teatrale.

ETTORE - Cosa intende, lei, per evento teatrale.

CARO - Vede, in una società dominata dall’elettronica, il teatro, a differen-za di tutte le altre forme di comunicazioni, usa come strumento primario: il corpo umano. La sua forza comunicativa è ancora l’uomo. Qui l’uomo si muove in uno spazio ben delineato, usa il suo corpo, la propria vita per entrare in contatto con gli altri...

ETTORE - Sì, ma questo lo sappiamo tutti.

CARO - ...è proprio per questo motivo che il teatro deve differenziarsi da qualsiasi altra forma di comunicazione. A tale scopo si deve puntare innanzitutto su ciò che alle altre forme d’arte non è concesso, il contatto diretto tra uomo e uomo.

ETTORE – D’accordo! D’accordo! Ammettiamo pure il contatto umano. Ma mettere l’attore in mezzo al pubblico, via! Questo proprio no. E poi ci vogliono azioni chiare, percettibili a tutti, in modo tale che essi...

CARLO - Certo non nego questo. Anzi è proprio per essere chiari e sintetici, che...

MARIO - (Entra, rivolto ad Ettore) Oh! Eccovi qui, ci siamo ritrovati.

ETTORE - Ma che bella sorpresa, ci rivediamo.

CARLO - Vi conoscete? Siete amici?

ETTORE - Come, non ricorda? C’era anche lei quando ci siamo cono-sciuti.

CARLO - Veramente non...

ETTORE - Mi scusi, ma lei è proprio sbadato! Non rammenta quella bella        signora, che ha interrotto il nostro discorso un po’ di tempo fa?

CARLO - Ha interrotto il nostro discorso...?

ETTORE - Quella che stendeva i panni...

CARLO - Ah! Quella che ancheggiava tutta e che sembrava una montagna. Sì, sì, ora ricordo... (Sottovoce ad Ettore) Ma, quella era una donna, cosa c’entra questo qui.

ETTORE - (Sottovoce)  È sempre lei, un po’ cambiata... ma è sempre lei.

CARLO - (Come sopra) E questo che senso ha?

ETTORE - (C. s.) Ehhh, gli autori d’oggi, sa come sono...

CARO - Piacere... come sta?

MARIO - Bene, grazie! Sempre immersi nei vostri discorsi, eh?

CARLO - I nostri discorsi?... Ahhh! I discorsi, già, già (Tra sè) Ma allora è proprio lei. Cioè era lei, adesso è lui. Ehm... la trovo bene sa?! Un po’ cambiata, direi, ma...

MARIO - Trova? Bè sa, quando si cambia paese, casa nuova, vita nuova..

CARLO - ...Abbigliamento nuovo.

ETTORE - A proposito di vita nuova, come si trova in questo paese? Si è ambientato? Trovato lavoro?

MARIO - Oh, sì alcune settimane fa, appena arrivato, ho subito trovato sistemazione. Nonostante che lei mi avesse abbandonato, così sui due piedi, da solo.

ETTORE - Ha visto?! Cosa le dicevo? Basta guardarsi attorno, ed è fatta. Ma, mi dica, come si trova in questo nuovo lavoro?

MARIO - Devo dire bene. È un po’ pesante ma, visto che mi pagano, tutto        passa in secondo piano. Devo ancora ambientarmi… ma per il resto tutto bene.

CARLO - E il paese come trova questo paese?

MARIO - Credo che sia bello. Sì bello...

CARLO – Perché ha detto credo?

MARIO – Perché in verità, con il lavoro che faccio, non ho molto tempo        di guardarmi in giro. Esco dalla pensione in cui vivo, al mattino presto, per poi tornare a sera tardi quando ormai è buio, e non mi resta molto tempo per...

ETTORE - Lo so, lo so. Il progresso mio caro. Il progresso ci chiede piccoli sacrifici. Bisogna lavorare se si vuole andare avanti nella vita. Il benessere, la società, la comunità, richiedono duro lavoro. Lei deve essere fiero di contribuire con le sue braccia e la sua mente allo sviluppo di questo paese. Certo le soddisfazioni, il divertimento personale... c’è tempo per tutto questo. Occorre darsi da fare mentre si è giovani. Per le soddisfazioni c’è tempo nella vecchiaia.

MARIO - Oh, le stesse identiche parole del mio padrone!

ETTORE - Bravo, per l'appunto. Lei prenda me come esempio: non lavoro        mai io. Faccio sempre lavorare gli altri. Cosa pensa lei. E mi creda, che fatica convincerli, che è per i loro bene. Che hanno tutto da guadagnare. Una fatica che non le dico... Ma noi l’abbiamo interrotta, lei stava andando da quella parte...

MARIO - Sì stavo andando al mercato. Oggi è domenica, ho mezza        giornata libera, e allora ne vorrei approfittare per andare al mercato. Me ne hanno parlato così bene, fino ad incuriosirmi... Tutti hanno talmente insistito, e così...

ETTORE - Fa benissimo ad andarci, quello è un bellissimo posto. Vedrà        che si troverà a suo agio. È un luogo speciale, c’è di tutto, non manca niente. Le piacerà molto... Noi la asciamo andare...

CARLO - Ha fatto bene sa, a decidersi ad andare al mercato. È un posto        meraviglioso. Beati coloro che possono dire di averlo visto.

ETTORE - ...e non si preoccupi, è un passo che prima o poi ogni uomo deve fare nella sua vita. Auguri, noi non volgiamo trattenerla, vada, vada... (Escono Ettore e Carlo)

MARIO - Grazie! Grazie! ...Un passo che ogni uomo... deve fare nella sua vita...? Cosa avrà voluto dire? (Esce, buio)

                        

VII SCENA (Mercato)

MARIO - (Rientra, lo illumina un fascio di luce) Oh! Finalmente mi hanno        lasciato andare! Eccomi al mercato... Strano, questo sembra un posto isolato, eppure l’indicazione era giusta. Dovrebbe essere questo il luogo... di solito il mercato è il crocevia di persone. Gente che vende, gente che compra. Non vedo nessuno. Ma dove saranno? C’è nessuno? Gente! Hei gente!!! Mercanti, uomini, donne venditori, compratori, ambulanti, siete qui?! (Musica e voci ritmiche dal profondo, sempre più forti) Ah, ci siete? ...Ma non vi vedo... Ah, eccoli, arrivano.

(Entrano i personaggi coperti da neri mantelli e con dei bastoni in mano avanzano facendo rumore. Hanno dei barattoli dietro la schiena che, camminando li fanno sbattere l'uno contro l'altro. Vanno verso Mario, lo circondano, gli girano intorno. Vocalizzi con la I, E, O. Luci e musica al massimo, gli attori aprono i loro mantelli, all'interno sono colorati e, con i bastoni e i barattoli, formano le bancarelle del mercato.)

MERCANTE - Avanti signori. Avanti da questa parte! C’è merce fresca per voi e per noi. Forza non siate timidi. L’universo di Bengodi si è aperto davanti a voi. Venite nella macchina del progresso. Qui si vende e si compra tutto.

DONNA - Vendiamo e compriamo tutto! Venite avanti, gente!!!

TUTTI - Compriamo tutto! Uomo devi venderti!!! Vieni, con noi i tuoi        problemi sono finiti! Vieni, venditi! Guardati attorno, tutto è  contro di te. solo con noi avrai ciò che più desideri. Entra nel tunnel dei desideri.

DONNA - Avvicinatevi! Avvicinati bello!

MERCANTE - Avvicinati, qui, vicino a noi. Avanti coraggio!

DONNA - Solo da noi troverai la felicità. Qui gusterai la gioia del possedere. Vieni da noi, e troverai i benessere che cerchi...

MERCANTE - La tua solitudine è finita. Il tuo dolore ha le ore contate.

DONNA - Il mondo che ti sta intorno ti appartiene. E’ tuo, prendilo!!!

MERCANTE - Accostati a noi e scegli la vita che vuoi.

DONNA - Noi ti daremo la libertà. Con noi puoi conquistare il mondo.

MERCANTE - Avanti, fatti un giro, scegli quello che vuoi, è tutto tuo, vai!

MARIO - (Sempre più frastornato, gira tra e bancarelle)

I VEND - Coraggio donne, coraggio uomini, fate la vostra spesa. Ce n’è        per tutti. Un etto di allegria?! L’allegria a buon prezzo. Non abbiate paura, ci pensiamo noi a sistemarvi.

II VEND - Coraggio venite tutti qui. Il sole, l’aria, la terra sono per te! Ma devi pagarli per usarli. Uomo, cosa credi di fare, vuoi che ci divoriamo a vicenda?  Dammi la tua anima e la divorerò in un sol colpo.

MARIO - (Indietreggiando) Ma, cosa...

III VEND - Non aver paura carino, non ti faremo niente. Vogliamo solo        essere utili per te. Hai deciso? Hai deciso?

IV VEND - Guarda quante mercanzie, sono tutte tue. Basta volerlo. Toccale! Possiedile! Sono tue!

MERCANTE - Non senti che potere ti dà il possederle?! Pensa a come ti rispetteranno vedendoti arrivare così agghindato! (Lo copre con stoffe e merce di ogni tipo) Farai invidia a tutti. I tuoi amici resteranno tutti a bocca aperta. Ti ossequieranno!

III VEND - Falli schiattare d’invidia!

II VEND - Tu non sei nessuno ora, ma se sarai bravo e accondiscendente        con noi, diventerai un uomo felice!

I VEND - Avanti, cosa ti costa, lasciati andare, lasciati corrompere. È faci-le sai?! La tua vita cambierà in meglio. (Lo fanno roteare su se stesso)

MARIO - Aspettate un momento... ma, cosa fate...

III VNED - Guarda uomo! Guarda come ti stai trasformando! Stai diventando un altro. La tua anima sta uscendo dal tuo misero corpo.

I VEND - La tua mente se ne sta andando. Vola alla ricerca del suo stato        primordiale. Và verso l’infinito mondo del tuo essere!

II VEND - La tua esistenza si sta frantumando.

III VEND - Il tuo cervello scoppia!!!

IV VEND - Non cercare di capire! Non cercare di nascondere la tua anima. Apri le tue braccia, non temere, facci entrare. Noi ti vogliamo aiutare.

MARIO - Un momento signori... ci deve essere un equivoco... Io stavo        andando tranquillamente al mercato. Probabilmente ho sbagliato.

MERCANTE - No uomo! No, caro il mio ometto, non hai sbagliato. Birichino, birichino. Il mercato è qui. Noi siamo i venditori e tu la merce. Calma ragazzi, è un amico, non fategli del male. Non ti preoccupare uomo, sei tra amici. Non devi aver paura.

MARIO - Ma cosa volete da me? Noi non ci conosciamo! Chi siete?... Non        mi pare che... ci siamo mai visti prima.

MERCANTE - Qui mi conoscono tutti. Tutti sanno chi sono, ed io so tutto        di tutti.                                            

MARIO – Bè, io non la conosco...

MERCANTE - Ma, io, a lei sì.

MARIO - Cosa?... Ma non diciamo... Bè, allora, visto che mi conosce come dice lei, mi vuole spiegare cos’è tutta questa confusione e perché ce l'hanno con me?

MERCANTE - Ma nessuno ce l’ha con te. Vogliamo soltanto aiutarti ad integrarti meglio nella nostra società. Vogliamo che tu diventi uno di noi. Agire, pensare e vivere come un qualsiasi componente della nostra comunità.

MARIO - Uno come voi? E voi mi accetterete?

MERCANTE - Certo amico, siamo qua per te. Basta che ti lasci andare. Fidati di noi. Lascia fare a noi.

I VEND - Venditi, lasciati andare!

TUTTI - Lasciati andare, non pensare a niente.

III VEND - La tua mente, perdi la tua mente!

IV VEND - Spezza la tua libertà!

II VEND - La tua essenza sta strisciando come un serpente, filtra nella tua anima e si perde nell’oblio del tempo.

TUTTI - (Circondano Mario, quasi a soffocarlo)

MARIO - Ma, signore, perché parlano di mente, anima... Cosa cercano da        me? Non voglio... fermi cosa fate...?

TUTTI - (Lo alzano di peso, lo stendono su una piattaforma di legno e lo        fanno girare in mezzo alla scena. Musica forte e luci su di lui)

MARIO - Lasciatemi... Ma cosa fate?... Lasciatemi ho detto! Mettetemi        giù... Ohhh! No! No! Giù! Mettetemi giù. Non fatemi girare così. Ohh! Non così...

MERCANTE - La mente vola, ha messo le ali.

II VEND - La tua fantasia si vuole staccare dal tuo corpo. Come gli alberi sradicati dal vento, così la tua anima viene strappata dal tuo essere!

TUTTI - Vola! Vola! Come l’uccello di fuoco diventerai cenere. Cenere sulla cenere. Vola! Vola! Come l’uccello di ghiaccio diventerai acqua. Acqua sull’acqua. Vola! Vola! Vola! Vola! (Bloccano Mario al centro della scena,  verso il Mercante che è in piedi sopra un rialzo)

MERCANTE - Benvenuto fra noi! Aggiungiamo braccia alle braccia. Corpi ai corpi. (Intanto accanto a lui un personaggio in costume di Arlecchino fa pantomime) Vieni avvicinati e guarda. Guarda il progresso,        guarda la tecnica. L’uomo avanza verso mete infinite. Non c’è limite alla sua immaginazione, non c’è limite alla sua pazzia. Guarda... guarda... (Solleva una stoffa che copriva un involucro, portato in mezzo alla scena in precedenza, ed appare un apparecchio televisivo. Arlecchino, a questo punto, si muoverà più lentamente fino ad accasciarsi a terra, privo di vita)

MARIO - (Ormai calmo, resta affascinato dal televisore e, come ipnotiz-zato si gira sorridente verso il pubblico. Tutti si dispongono intorno a lui sorridenti e continuano a fare mercato) Amici vi ringrazio di avermi accettato. Vi ringrazio, ora sono come voi, in mezzo a voi. Ahhh! Mi sento meglio. Sono pronto a convivere con questa società. (Sipario)

                            

FINE I ATTO

II ATTO

(In scena uno sportello con la scritta:“ANAGRAFE”. Ci sono alcuni per-sonaggi in fila allo sportello, che aspettano il proprio turno. L'impiegata è truccata in modo vistoso. Ogni tanto si aggiusta i capelli, si guarda allo specchio e si lima le unghie.)

IMPIEGATA - Ecco a lei, i suoi documenti. Metta una firma qui... così.  Mi dia i bolli... Fatto… tutto a posto!

I UOMO - Quanto tempo crede che dovrò aspettare?

IMPIEGATA - E chi lo sa? Dipende. Può essere tra qualche giorno, oppure        ...chissà. Veloci che oggi ho molto da fare. Devo uscire prima!

II UOMO – Anch’io sono in lista di attesa. Guardi qua, ho ottenuto il massimo punteggio. Ho tutti i documenti pronti.

IMPIEGATA - Dia qua....Questo c’è, quest’altro c’è. I bolli? Ah, eccoli qui. Sembra che sia tutto a posto.

II UOMO - Possibilmente vorrei un autore importante, famoso o che lo       diventerà presto. Non posso accontentarmi di uno qualsiasi.

IMPIEGATA - Lo sapete benissimo che non dipende da me. Ci sono le graduatorie, e tutto viene stabilito da loro. (Indica in alto)

II UOMO - Sì però, ho saputo di certi che hanno avuto pochissimo tempo        di vita nella narrazione. Qualche minuto e niente più. Che fine miserevole!

IMPIEGATA - Non cominciamo eh? Io faccio solo il mio dovere. Per queste questioni, sapete meglio di me da chi andare a protestare. Hei, che begli occhietti che hai. Lo sai che questa sera sono molto sola, sola? Potremmo discutere di molte cose a casa mia, nella nostra intimità. Eh, che ne dici carino?!

II UOMO - Magari! Purtroppo, lo sa che non possiamo. Dobbiamo aspettare.

IMPIEGATA - Va be’, va be’. Avanti un altro!!!

MARIO - Buongiorno, io sono qui perché dovrei...

UOMO TV - (Entra, va direttamente allo sportello senza fare la fila) Urgenza!!!

IMPIEGATA - Urgenza?

TUTTI - Si metta in fila, dico a lei sa? Si vergogni, noi è da ore che siamo in attesa... Si metta in coda come gli altri!!!

IMPIEGATA - Mi stia a sentire, signor faccia tosta...

UOMO TV - Alt! Signori, dolce signorina... io sono qui non per un qualsiasi autore teatrale, come tutti questi poveretti... Bensì per un autore televisivo!!! Quindi ho diritto alla massima urgenza!

TUTTI - Televisivo?!!!

IMPIEGATA - Televisivo, oh ma che sciocca! Avrei dovuto capirlo subito.  La prego, ecco a lei tutto l’occorrente.

III UOMO - Eh, una volta c’era solo il teatro. Il teatro innanzitutto.       Oggi come siamo scesi in basso... ormai è tutto televisione.

UOMO TV - Bene, grazie. Grazie a tutti per la vostra comprensione. Oggi        se si vuole vivere nell'immaginario dello spettatore: televisione ci vuole, televisione... (Esce)

IV UOMO - Ma guardali, chi si credono di essere.

V UOMO - Solo perché fanno un po’ di televisione, credono...

III UOMO - Certo che il teatro, non è più seguito come una volta.

IMPIEGATA - Vogliamo fare un po’ di silenzio! Andiamo avanti.. lei mi        stava dicendo?

MARIO - Sì, ecco, io sono qui perché devo richiedere un documento di identità. Cioè un certificato di identità. È qui il luogo vero?

IMPIEGATA - Ma certo carino, certo. (Si lima le unghie) Sposato?

MARIO - Ma... Che io sappia, no. Cosa devo fare per avere il docum...

IMPIEGATA - Calma, calma, quanta fretta! Non cominciamo ad agitarci eh?! Età?

MARIO - Età...? Credo, ventotto o ventinove, all’incirca.

IMPIEGATA - Cerchi di essere un po’ più preciso. Non siamo al circo qui.        Data di nascita.

MARIO - (Tra se) Vorrei saperlo anch’io. Ma... deve essere stato circa un dieci anni fa, se ricordo bene. Sa, sono quelle cose che ti capitano così all'improvviso, e tu non sai mai cosa fare. Fanno tutto loro.

IMPIEGATA - Guardi che sta sbagliando strada. Io faccio il mio lavoro e        so cosa chiedo. Le sue risposte sono tutte sotto la sua responsabilità.        Dunque data di nascita, l’età l’ho chiesta, ah... si, sesso?

MARIO - (Guarda gli altri ridendo) Come sesso, scusi... Basta guardare!        Scusate, eh! Ma basta guardare. Che domande!

IMPIEGATA - Lei! Ma dove crede di essere…  allo zoo? Quando faccio una domanda esigo che mi si risponda, chiaro?!

MARIO - Sì, ma lei, pone delle domande così assurde che...

IMPIEGATA – (Urlando) Assurdo sarà lei, chiaro?! Io qui mi limito a fare soltanto il mio lavoro e basta, capito? Che faccia tosta. Avanti, sesso?

MARIO - Ecco, veramente... Devo ammettere che... Mi è un po' difficoltoso       spiegare...

IMPIEGATA -Ahhh, lo sapevo che c’era qualcosa che non quadrava. Sesso?

MARIO - Ma no, vede è che... Ohhh insomma, attualmente maschile!

IMPIEGATA - Sicuro?

MARIO - Come sicuro, è qui da vedere!!!

IMPIEGATA - Dicono tutti così. Cosa, cosa è qui da vedere?

MARIO - Ma insomma... che sono un uomo, no? Un maschio!

IMPIEGATA - Puah! Questo è tutto da stabilire, da verificare, da appro-fondire…

MARIO - Oltre che asserire di essere un uomo cosa posso fare...?

IMPIEGATA - Vediamo!

MARIO - Come vediamo?!

TUTTI - Sì, sì, vediamo...vediamo!

IV UOMO - Come si fa ad affermare di essere un uomo, così, senza un       controllo, senza nessuna verifica approfondita.

IMPIEGATA - Avanti su, poche discussioni. Non ci faccia perdere tempo.

V UOMO - Dai, sbrighiamoci lì davanti. È un’ora che faccio la fila...

IMPIEGATA – (Esce dallo sportello) Datemi una mano, così ci sbrighiamo e non se ne parla più.      

TUTTI - (Lo prendono e gli slacciano i pantaloni,

IMPIEGATA - (Tornando allo sportello) Sì, insomma può andare. Dunque sesso maschile, con misura... abbastanza considerevole. Appena fuori dalla media. Ne ho visti di meglio… di scritte!

TUTTI – (Tornano al loro posto ammutoliti e con gli occhi sbarrati, lasciando in vista Manio che dà la schiena al pubblico con i pantaloni calati a metà e sui boxer c’è un cartello con la scritta: “MASCHIO”)

MARIO - Basta che siete convinti adesso! (Si ricompone)

IMPIEGATA - Sì ma non si monti la testa, eh? Adesso mi faccia vedere i       documenti.

MARIO - Documenti? Ma, io sono qui, proprio per avere un documento. Scusi altrimenti perché sarei qui?

IMPIEGATA - Non mi faccia perdere tempo. Cerchi di sbrigarsi. Se vuole        diventar un personaggio, deve mostrarmi un documento.

MARIO – Personaggio?! Ma io sono già un personaggio. Ho già una parte in uno spettacolo teatrale. Non è questo il motivo per cui sono qui.

TUTTI – È  gia un personaggio?!

IMPIEGATA – Come sarebbe è già un personaggio? Ma, allora… qual è la causa della sua presenza, qui?

MARIO – Appunto, è ciò che tentavo di spiegare poco fa…!

TUTTI - È un personaggio!!! (Vanno tutti intorno a Mario)

III UOMO – Finalmente! È la prima volta che riesco a vedere e a parlare con un personaggio vero e proprio.

II DONNA – Dica, dica… cosa si prova ad essere un personaggio?

V UOMO – Sì, ci spieghi le sensazioni… Deve essere meraviglioso!!!

IV UOMO – Sì, dica, parli, non ci faccia stare sulle spine. Ci svisceri tutto. Ohhh, com’è emozionante questa situazione!!!

IMPIEGATA – Insomma, volete finirla? Lasciatelo tranquillo, così facendo può soffocare!

I DONNA – Dica qualcosa… ci deve spiegare…

III UOMO – Sì, parli, deve parlare…

IMPIEGATA – Basta! Lasciatelo in pace… e tornate al vostro posto! avanti in fila come prima… Dunque, lei asserisce di essere un personaggio, vero?

MARIO – Certo, proprio così. Non vedo cosa…

IMPIEGATA - Bene, bene, l'avevo capito subito che questo era un tipo particolare. (Si aggiusta) Interessante, molto interessante. (Sottovoce) Sai, carino, questa sera sono proprio sola, sola... Che dici, un bel maschiaccio come te, può fare compagnia ad una tigrotta come me?!

IV UOMO - Uffa! Eccola di nuovo alla carica, la pantera... Chissà, magari vorrà un altro tipo di compagnia, vero carino?!

IMPIEGATA - Silenzio là in fondo. (Con voce suadente) Allora, piccolino mio, cosa stavamo dicendo? Ah, sì, il motivo della tua presenza in questo ufficio. Ma dimmi, caro, dimmi, cosa volevi dalla tua cara impiegatuccia?!

MARIANNA - (Entra di corsa) Glielo dico io, cosa vuole... Lo so io cosa vuole, questo bel tipo!!!

MARIO - Tu?! E questo com'è possibile?

MARIANNA - Sì, io... credevi di farla franca, eh?! Ma adesso ti faccio vedere io se...

MARIO - Ma cosa dici... guarda che...

IMPIEGATA - E questa chi è? Si può sapere cosa vuole?

MARIANNA - Lo chieda a lui, a questa bella faccia da...

MARIO - Non offendiamo, eh?!

MARIANNA - Ladro...! Quest'uomo ha rubato la mia parte!

MARIO - Io? Ma cosa stai dicendo?

MARIANNA - Sì, tu... Sembra incredibile, non ho ancora capito come ci sia riuscito... Stavo recitando... stavo interpretando la mia parte, quando mi sento all'improvviso... spazzata via. Il palco non c'era più, tutti gli attori spariti. Il pubblico... scomparso! Insomma, qualcuno si era insinuato, non so come, ed aveva preso il mio posto. E infine lo vidi e capii. Lui era là, bello tranquillo, che continuava a recitare le mie battute sul palcoscenico.

IV UOMO - È incredibile!!! Che temerario!

III UOMO - Non credevo potessero accadere cose simili al giorno d'oggi!

MARIO - Non è andata così, ve l'assicuro!

MARIANNA - Hai anche la faccia tosta di negare quanto hai fatto! Io accuso quest'uomo di aver...

IMPIEGATA - Mi sembra una situazione talmente assurda che... Proprio nel mio ufficio doveva capitare... Quindi, lei sarebbe il personaggio al quale, questo bell'imbusto, ha osato scambiare...

MARIO - Ma non è così! Ascoltatemi...

IMPIEGATA - L'avevo detto, io, che questo individuo non mi piaceva per niente. Ecco perché andava in cerca di una identità. La sua non l'aveva e intendeva appropriarsene di un'altra.

MARIO - Ma no, cosa dice? Le cose non stanno in questo modo!

MARIANNA - Pretendo chiarimento e, soprattutto, rivoglio la mia parte.

IMPIEGATA - Ma come è potuta accadere una cosa simile?! Lei, venga qui... Qui, davanti a me. Adesso mi deve spiegare come e perché è riuscito a fare suo un personaggio che non le appartiene.

MARIO - Io? È che... ne so quanto voi. Credetemi!

MARIANNA - Bugiardo! ...Avanti, dillo come hai fatto!

V UOMO - La metterei in galera certa gentaglia! Altro che...!

III UOMO - Andrebbero cancellati. Ma sì, mandiamolo via, cosa aspet-tiamo?!

MARIO - Dovete credermi! ...Sentite, è stata una cosa improvvisa anche per me. Mi sono trovato in un personaggio che conosco appena... Le battute mi venivano, così, spontanee... Non so perché e come sia potuto accadere, ma è così! Ecco il motivo per cui mi trovo in questo ufficio anagrafe, proprio per capire. Voglio sapere chi sono, cosa faccio qui, e quale sarà il mio futuro.

IMPIEGATA - Eh, quante domande, cicciobello mio, stai calmo... Quante domande...

MARIANNA - Te lo dico io qual'è il tuo futuro... la galera!!!

CARLO - (Entra) Domande più che giustificate. Queste sono problematiche che tutti gli uomini, con un po' di cervello, si pongono continuamente. Bravo, questa tua volontà di chiarezza ti fa onore. Ma proprio adesso dovevi formulare queste domande? Il pubblico sta aspettando che vi decidiate a continuare lo spettacolo! La loro pazienza ha un limite, lo sapete, vero?!

MARIO - Io mi trovo in questo spettacolo non per mia volontà. Avrei fatto senz'altro altre cose, sà?! Non sono ciò che pensate voi!

ETTORE - (Entra) Ah, si?! Mi dica, che cosa è, lei, esattamente?

MARIO - Ma è proprio questo il punto... non lo so!!!

CARLO - Come sarebbe a dire, non lo so?! Sa che lei è alquanto strano? Avete sentito?! Ha recitato fino a poco fa, e adesso dice di non sapere chi è!

II DONNA - Ma è inaudito!

V UOMO - Che situazione assurda!

IV UOMO - Oh, che scompiglio! ...Ma è così... eccitante!!!

MARIO - Sono stato immischiato in questa faccenda, senza avere chiaro il senso del mio personaggio. Prima era un personaggio femminile, poi si trasforma in uno maschile...

IV UOMO - Oh, com'è sublime, tutto questo!

MARIO - Insomma, un pò più di chiarezza, no?!

ETTORE - E adesso come la mettiamo con tutti i suoi concetti tea...

MARIANNA - Signori, fatela finita! Rivoglio la mia parte! Basta con queste storie! Ridatemi il mio personaggio... lo spettacolo continui e... non se ne parli più!!!

MARIO - Che cosa?! Ma neanche...

MARIANNA - Abbiamo appurato che costui è un intruso, che non c'entra niente con la parte che mi ha preso, quindi...

ETTORE - Calma, calma... Non è così facile come sembra.

MARIANNA - Non facciamo scherzi, eh? Non cominciamo con i problemi!

MARIO - Non ci sono problemi, continuo io e basta! Ormai tu non conti più niente!

MARIANNA - Scordatelo! Semmai sei tu che devi sparire!

CARLO - Calma... un momento. E' fuori dubbio che occorrerà trovare un accomodamento. Tutti e due, in teoria, avreste diritto alla parte. Ma, in pratica, non potete interpretare lo stesso personaggio tutti e due.

ETTORE - Già, questo è vero. Ma, la soluzione quale sarebbe?

CARLO - Questo è il problema... Una decisione bisogna pur prenderla. Ma chi può fare questo? Ci vorrebbe qualcuno al di...

II DONNA - C'è poco da discutere, la parte spetta a Marianna!

III UOMO - Non è vero, spetta a Mario! È lui che...

IMPIEGATA - Ma cosa dite?! Non si può decidere...

IV UOMO - Facciamola finita, per me va bene Marianna!

II DONNA - Bravo, così si fà, hai perfettamente ragione!

I DONNA - Niente affatto, noi vogliamo Mario!

III UOMO - Sì, solo lui ha diritto a continuare questa commedia!

(Confusione)

CARLO - Silenzio... Calma, calma, per favore...

ETTORE - Sì, fate silenzio, non è possibile procedere in questo modo. Dobbiamo trovare una soluzione..

CARLO - Sì, qualcuno al di sopra delle parti che...

ETTORE - Eh, ci vorrebbe il famoso "Deus-ex-machina" che potrebbe risolvere con un colpo di genio questa diatriba!

CARLO - Ma sì, perché non ci ho pensato prima... E poi sarebbe in linea con le tematiche del nostro spettacolo.

ETTORE - Ah sì? Vorrebbe illuminare anche noi?!

IMPIEGATA - Dica, dica, siamo tutt'orecchi!

CARLO - Lasciamo la decisione di chi dovrà continuare la parte... al pubblico. Il pubblico deciderà!

MARIANNA - Basta con le chiacchiere... Poche storie, voglio la mia parte... Adesso ve la faccio vedere io... (Si toglie il vestito)

TUTTI - Cosa???

MARIANNA - La parte. Dimostrerò, a tutti voi, come interpreterei il mio personaggio. Cosa avevate capito?

TUTTI - Ahhhhh!!!

II SCENA (Divisione del pubblico)

ETTORE - Torniamo a noi. (A Carlo) Sì, l'avevo sottovalutata... Non mi sembra male, tutto sommato, la sua idea. Sono d'accordo anch'io che l'unica soluzione è lasciare la parola al pubblico. Adesso, cerchiamo di organizzarci.

CARLO - D'accordo, come procediamo per la votazione?

ETTORE - Non preoccuparti ci penso io. Dunque i sostenitori dell'uno o dell'altra, possono organizzare un po' di propaganda, se vogliono. In seguito il pubblico, ad un nostro cenno, attraverso l'applauso, deciderà chi dei due potrà continuare lo spettacolo.

TUTTI - Sì, sì, votiamo... (Scendono in mezzo alla platea per convincere il pubblico, ad applaudire per il loro beniamino)

ETTORE - Allora, signori e signore, spero vi sia chiaro l'arduo compito che vi attende. Voi siete stati chiamati a giudicare chi dei due, Marianna o Mario, potrà continuare nella recitazione.

CARLO - Comprendiamo che non sarà facile la scelta, anche perché in base alla elezione di uno, piuttosto che dell'altra, cambierà il finale del nostro spettacolo! Cosa non certo facile per gli altri attori, credetemi!

ETTORE - Direi che a questo punto possiamo procedere con le votazioni.

(Intanto gli altri attori si saranno divisi in egual misura, ed inviteranno il pubblico ad applaudire chi per Marianna chi per Mario)

GRUPPO MARIANNA - Marianna, dovete applaudire per Marianna!!!

GRUPPO MARIO - Per Mario, dovete scegliere Mario!!!

CARLO - (Al pubblico) Ricordatevi bene l'intreccio e giudicate voi chi è più adatto a proseguire nella storia.

G. MARIANNA - È Marianna... solo Marianna può farcela!

G. MARIO - Non è vero… È Mario, applaudite per Mario! Mario! Mario! Mario!

G. MARIANNA - Marianna! Marianna! Marianna!

(I gruppi invitano il pubblico ad urlare i nomi dei propri beniamini.)

CARLO - Calma... calma... Diamo il via alle votazioni. Vi ricordo che chi applaude per uno non può applaudire per l'altra. Iniziamo... Dunque chi è favorevole a Marianna faccia un bell'applauso!!!

ETTORE - (Alle spalle di Carlo, fa segni al pubblico di non applaudire)

CARLO - Ecco, l'applauso c'è stato... Bene, grazie... Adesso dovete applaudire per Mario, via!

ETTORE - (Fa segno al pubblico di applaudire) Bravi! Bravi... ottima scelta direi! Avete capito perfettamente come stanno le cose. Complimenti, ottima scelta! (Agli attori) Tornate tutti sul palco... E al vincitore di queste importanti votazioni, ancora un bell'applauso!

TUTTI - (Salgono sul palco, commentando l'esito delle votazioni, alcuni entusiasti, altri no. Escono.)

CARLO - (A Marianna) Mi spiace per come è andata... Eppure avrei scommesso che il pubblico... Mah, ti rifarai la prossima volta.

MARIANNA - Accidenti... La parte spettava a me... Strano, non è stata per niente chiara questa votazione. Mi sembra tutta una pagliacciata!

ETTORE - Eh, bisogna saper perdere!

CARLO – (A Mario) Contento?! La scelta è caduta su di te, eh? Cosa ne dici?

MARIO - Sono ancora frastornato... Non mi sembra vero!

MARIANNA - (Va verso Mario minacciosa) Vieni qui... Ci penso io a convincerti!

ETTORE - (La ferma) Calma, calma… È  andata così, bisogna accettare la scelta del pubblico, no?! Siamo in democrazia, mi sembra! Quindi dobbia-mo rispettare la democrazia!

MARIO - Tutto sommato mi dispiace per il risultato delle votazioni. Adesso cosa farai?

MARIANNA - Accidenti... non so, non so proprio cosa fare. Sono sola... senza nessun appoggio. Cosa farò senza...

MARIO - Sai mi preoccupa la tua situazione.

ETTORE - Di cosa vi preoccupate voi due! Niente problemi... Ci sono qua io. Adesso Mario resterò con noi, mentre tu, Marianna, verrai con me a casa mia. Ti farò conoscere la mia famiglia e, soprattutto, i miei amici. Ne ho tanti sai?! Ti troverai bene, vedrai. Con me ed i miei amici non avrai più problemi.

MARIANNA - Davvero? Posso venire veramente a casa tua, a stare con te?! Non vorrei disturbare...

ETTORE - Ma cosa dici, sarà un piacere per me. E poi, se non ci aiutiamo tra noi, che senso avrebbe la vita.

MARIO -. È proprio vero, sei disposto a prenderla a casa tua? Se è così mi sento più tranquillo. Sai, una ragazza come lei, da sola in questa città potrebbe avere brutti incontri. Ma nella tua famiglia, sono sicuro che non correrà nessun pericolo. Mi raccomando cerca di proteggerla.... mi racco-mando.

ETTORE - Stai tranquillo, Marianna verrà con me, ci penserò io a proteggerla. Non devi preoccuparti. Piuttosto adesso preparati per la prossima scena, la scena del dibattito politico. Fai attenzione perché questa è una scena molto delicata. Mi raccomando la massima attenzione a ciò che succede.

MARIO - Certo, certo, non preoccuparti. (Esce)

ETTORE - Andiamo Marianna, vieni a conoscere la mia famigliola.

(Escono)

SCENA IX (Dibattito politico – ministri)

RELATORE- Signori e signore, signorine e signorini, bambine e bambini è, con orgoglio e stima che apro questo dibattito, il quale vuole essere un punto di incontro tra tutte le forze politiche di questo nostro grande e bel paese. Tutti voi sapete il motivo per cui siamo qui riuniti... Noi siamo qui perché... Noi siamo qui a parlare di... Noi siamo stati sollecitati a questo dibattito dai gravi problemi, che come voi tutti sapete, travagliano i nostri        cuori. E, per l’appunto, trattasi del problema... (Guarda i colleghi        imbarazzato) Trattasi dei problemi... Eh! Eh! Eh! I problemi… (Si avvicina ad un collega per chiedere consiglio) ...ahhh! Giusto, giusto! Il nostro caro e stimatissimo collega fa giustamente osservare che non ha nessuna importanza del tipo e la consistenza dei problemi che dobbiamo discutere. L’importante, dice, è stare tutti insieme in compagnia. È vero, l’importante è stare insieme, bere, mangiare, dormire e altro ancora. (Ammicca)  E come disse quel famoso generale, in quella famosa battaglia, di quel famoso anno e giorno: “Vivi e lascia vivere”. (Con enfasi) Onde per cui in questo giorno di letizia, di gioia, di raccoglimento auspichiamo, tutti insieme, un migliore avvenire di allegria e di tranquillità. Noi, lo sapete tutti, ormai è risaputo, vi siamo vicini col cuore e con la mente. Noi soffriamo con voi, i vostri dolori sono vostri e ve li lasciamo. Le vostre gioie e, soprattutto, le vostre sostanze siano con noi. Noi siamo quelli dalle mani pulite!!! Cosa aspettate a sporcarcele?!! Una sola cosa vi dico; gustate la nostra gioia di essere qui con voi. Gustate il nostro stare insieme. Noi stiamo tutti bene e ci va bene così. Inoltre posso garantire che ciononostante... (Il collega lo ferma. Fa cenno di concludere) Sì! Sì! Eh! Eh! Eh! E ora lascio la parola ai miei adorati colleghi, pregandoli di essere il più noiosi possibile. Ecco a voi il ministro delle finanze.

MINISTRO - Onorevoli colleghi, onorevole pubblico che così composta-mente e così assorti nella vostra meditazione, state succhiando le nostre parole, è con commovente passione che mi accingo a parlare a questa ansimante e disdicevole platea. Quando entrate nella vostra cabina, con la vostra bella matitina in mano e prima di crocificare ed inserire la scheda nell’urna, ricordatevi di noi, ma soprattutto di me. Tutti sanno come stanno        le cose in questo paese, pertanto è inutile che sprechi il fiato per voi. (Si siede, il collega accanto gli dà una gomitata e lo fa rialzare)...Ah! Sì, certo, mi fanno cenno di continuare. Onorevoli colleghi, onorevole pubblico, che così compostamente state succhiando le nostre... (Gomitata) Ah! Sì,sì l'ho già detto! Vado avanti vado avanti... Dicevamo...? Come stanno le cose al nostro paese? Come sapete le ultime tasse poste dal governo per sanare le sempre esigue casse governative, sono andate bene. Sì perché le entrate sono state maggiori del previsto. Le casse oramai sono        colme e stracolme del vostro danaro fresco! Pertanto intendiamo da questo momento diminuire la pressione tributaria per almeno qualche anno... (Gomitata) No... no... mi fanno cenno di no. (Bisbiglio) Ah! Sì, certo, certo, è vero... Ecco, dunque... le cose stanno così. Le casse erano piene... ma ora... (Bisbiglio) Ora sono vuote! Già è proprio così, vuote! Voi vorreste sapere perché sono vuote, eh!? Eh! Eh! Eh! Bricconcelli! Ma è semplice... Si sono svuotate perché... perché... (Bisbiglio)Certo, certo. Sono state eseguite spese straordinarie. Infatti dovete sapere che i ministri, i sottosegretari, i deputati, gli onorevoli, insomma tutta la baracca, ha richiesto e, naturalmente ottenuto, un aumento di stipendio ed un incentivo come premio per il loro lavoro svolto.... (Bisbiglio)... Sta zitto cretino…        (Gomitata) Ah! No era per me... Cioè no... ehm, ehm... volevo dire... Sono state fatte spese per opere pubbliche, come; strade scuole, case popolari, eccetera, eccetera... (Bisbiglio) Ah, ecco sì, devo precisare che sono state stanziate le somme per le opere pubbliche. In seguito si provvederà ad indire gli appalti per la giusta esecuzione e quindi realizzazione delle opere       prima accennate. E come è naturale e logico questi soldi non basteranno, e allora come faremo? Ma scusate, voi allora, cosa ci siete a fare?! Perché voi lavorate?! Voi siete lì per dare, e noi qui per ricevere! Comunque vi ho finalmente spiegato perché le nostre finanze sono così dissanguate. (Bisbiglio) Già, già è vero, mi ero completamente dimenticato di sotto-lineare che dopotutto cosa sono le casse dissanguate di fronte al bene comune, al bene del popolo? Non dovete essere troppo attaccati al vile denaro! Non sporcatevi per così poco! Ci pensiamo noi, per voi, a sporcarci... (Lo prendono per le spalle e lo mettono a sedere)

RELATORE - Ringraziamo il nostro caro e amico ministro che con eleganza ed incredibile tatto ha saputo interloquire con questa spettabile platea. So che la vostra audacia vi ha portati fin qui per assistere alla brillante e confortante relazione che i nostri politici hanno realizzato e che continue-ranno ad esibire. Ecco mi fanno cenno, in questo momento, che tra qualche istante ci sarà il collegamento con la grande mamma... La televisione!!!

TUTTI - La televisione!!! La televisione!!! La televisione!!!

(Viene portata in scena una grande cornice che fungerà da schermo televisivo. Intanto, i presenti, dietro il tavolo dei ministri, pian piano e rigidi, in punta di piedi, vanno verso il centro schiacciandosi l’un l’altro, per poter apparire nello schermo televisivo. Qualcuno fa il salutino con la mano.)

RELATORE - Signore e signori, telespettatori tutti, ho il piacere di presentare il momento tanto atteso da voi tutti: la canzone dei ministri. Sì, proprio così. Gli illustrissimi ministri hanno voluto offrirvi un piccolo saggio, una piccola sorpresa. Hanno composto per voi, e la canteranno in questo momento, in diretta televisiva, una piccola e deliziosa canzone. La canzone dei ministri, meglio conosciuta come la canzone dei misteri! Ecco, preparatevi... tutti insieme... a voi!!!

TUTTI - (Allineati di fronte al pubblico e a braccetto cantano)

                                 Di Natalia i ministri siam

                                 ed insieme a lei rubiam

                                 tutto quanto, tutto quanto

                                 è possibile fregar.

                                 Alla gente di Natalia

                                 noi diciam ognora balle.

                                 Ad ognun la propria tassa

                                 affinché la nostra pancia ingrassi.

                                 Alla gente di sto paese

                                 noi facciam pagar le spese.

                                 Di Natalia i ministri siam

                                 ed insieme a lei rubiam.

                                 Tutto quanto, tutto quanto

                                 è possibile fregar.

(Escono tutti facendo il salutino con la mano)

IV SCENA (Automobile e Marianna)

MARIO - (Entra in scena con una automobile di cartone. Gira per la scena contento, mimando la guida di un'auto. Va in mezzo alla scena. Lo illumina solo un fascio di luce.) Eccoci cara, eccoci qua, io e te da soli. Soli, noi due, nel firmamento di luci notturne. Ahhh... Tu, mi fai rilassare... Sai, quando entro nel tuo abitacolo... mi sento un altro uomo! Sono più... più maschio, ecco! E poi tu sei così bella... la più bella! La tecnologia umana è espressa in te. Sei completa con la tua carrozzeria verniciata a lucido. Quando ti vedo così... tutta accessoriata... Mi vengono i brividi. Non ti manca niente... Hai le cose giuste al posto giusto. Ohhh, mamma mia! Quanto sei bella! Sei meravigliosa, sei stupenda... Di notte, poi, essere così, con te, in questa intimità mi fai pensare a cose strane. Con te, tutto è mio... La città è mia... gli stessi palazzi li sento miei. Mi vengono incontro felici, per la gioia che mi fai provare. Guarda quante luci notturne, sono tutte per noi! Lo sai, io fatico di giorno, mi rompo la schiena per te... Accetto tutto, chino la testa, sopporto tutto per te. Ma quando la sera finalmente entro in te, mi siedo sul tuo sedile, prendo in mano il volante... e poi ingrano la marcia... schiaccio sull’acceleratore, ohhh! Che delizia! Che armonia, che delirio mi fai provare! È un’estasi infinita! Sei tutto per me! Con te non esiste più niente, il tempo e lo spazio si annullano. Sì, tu divori le distanze, per te lo spazio diventa puro pensiero! Tu hai cambiato il concetto stesso del tempo. Hai modificato il nostro modo di vivere. Sei tu la nostra speranza e la nostra salvezza in questo mondo fatto di mille insicurezze. Andiamo, fammi sognare ancora, cammina, voglio sentire ancora il tuo ruggito! Tendi le tue lamiere, fai imbizzarrire i tuoi pistoni, lasciati andare al volo delle tue gomme! Lanciati nella notte oscura..  Fammi godere ancora di questa serata così elettrizzante! ...Ehhh, sì con te è tutto diverso, più bello... (Pausa) Vedo luci in fondo alla strada... Hanno acceso un fuoco... Donne... Donne, femmine che si vendono. Ma guardale queste donnacce, che vergogna! In mezzo alla strada a mostrare la loro mercanzia! Dovrebbero sbatterle tutte dentro! Proprio così, è una vergo-gna! Che vergogna... che roba... Adesso rallento un po’, le voglio vedere da vicino queste... No, non certo perché... così, è pura curiosità. D’altra parte, devo ammettere che non ho mai provato ad andare con una di quelle. Che male ci sarebbe se... Chissà come sarà?! Ma no, cosa sto pensando?! Sporcarmi con quelle... Proprio io.. no, no! (Pausa) Per una volta... soltanto per una volta, credo che non ci sia niente di male, no?! Chissà come sarà, sono curioso di... assaporare il gusto del proibito. Be’ soltanto come prova, eh?! Non lo faccio certo per... no, no! Io, sono una persona seria! Ma

sì, andiamo... tanto quelle...

MARIANNA -  (Era apparsa poco prima, dal fondo scena, vestita da prosti-tuta, dando le spalle a Mario. Adesso si avvicina a lui.)

MARIO - (Si avvicina a Marianna)  Vediamo questa com’è!

MARIANNA - Hei, bello... Allora, cosa facciamo questa sera? Sei qui solo per prendere un po’ di fresco, o vuoi... qualcosa d’altro?!

MARIO - Salve, come va? Bella serata, vero? Sì... io, passavo di qua per caso... e... E, lei, cosa fa da queste parti? Come mai qui?

MARIANNA - Faccio la calza, non si vede? Ha! Ha! Ha! Prova a indovinare cosa ci fa una come me, in questo posto!

MARIO - No... era così, un modo di dire... Bella serata, vero?!

MARIANNA - Bella serata? Ha, ha, ha! Certo carino, certo... Sono qui a guardare la luna! Ha, ha, ha! Non dirmi che è la prima volta, eh?! Allora piccolo mio, cosa facciamo?!  (Si avvicina di più)

MARIO - Ma ecco, io... volevo... Ma... ma tu... Tu sei... Marianna!!!

MARIANNA - Mario...? E tu, cosa ci fai qui?!

MARIO - Io? Tu, piuttosto, cosa fai così combinata? Perché ti sei vestita in questo modo?!

MARIANNA - Prova a indovinare!

MARIO - Tu... tu sei... una...

MARIANNA - Hei, sei anche sveglio qualche volta. Che perspicacia!!!

MARIO - Ma com’è possibile questo. Ettore aveva garantito, aveva promes-so che avrebbe pensato lui a te, che ti avrebbe protetta!

MARIANNA - Infatti, mi ha protetta, eccome se mi ha protetta, come vedi, è il mio protettore!

MARIO - Lui cosa?! Questo è impossibile... assurdo!

MARIANNA - Invece è proprio questa la realtà. Dopo la scelta del pubblico, Ettore mi ha ospitato a casa sua, ha fatto di me quello che ha voluto, lui ed i suoi amici... Sì... anche i suoi amici... “Falli contenti” mi diceva. Tante promesse, e poi... Dagli amici alla strada il passo è breve, come vedi. Ecco in che condizione mi ha ridotto. Se non avessi fatto ciò che voleva lui, la mia vita sarebbe finita.

MARIO - No, no, questo è assurdo! Non è vero! Non può essere vero!!!

MARIANNA –. È incredibile come possa scendere in basso l’animo umano. Ma perché io, perché proprio a me?!

MARIO - Come puoi aver fatto una cosa simile! E io che... Che scemo, che scemo che sono! Da quando te ne sei andata, mi sono sentito molto solo. Era come se una parte di me si fosse smarrita. Adesso che finalmente ti ritrovo... Perché hai fatto questo... perché?

MARIANNA - E finiscila, di cosa ti lamenti tu! Semmai sono io che dovrei disperarmi!

MARIO - Ma allora non hai capito?! Tu sei parte di me. La mia parte mancante, e ti comporti in questo modo? Perché hai fatto in modo che una parte di me stesso sprofondasse in questo abisso di vergogna?! Non dovevi farlo. Vergognati!

MARIANNA - La vuoi capire che ci hanno usato?! O fai finta di niente? Tutto quello che uomini come Ettore toccano ecco cosa diventano. È vero, io sono parte di te e tu di me. Ma è anche vero che sono io il tuo vero volto, la parte migliore che tu hai buttato via.

MARIO - Ma... ma io sto parlando del tuo lavoro. La tua schifosa profes-sione. Tu vendi te stessa, il tuo corpo, agli altri, così senza ritegno.

MARIANNA – Perché tu, e tutti gli altri come te, cosa fate?! Non vendi anche tu, te stesso, tutte le ore, tutti i giorni della tua vita nel tuo lavoro?! Nella tua società non ti prostituisci anche tu, accettando subdolamente regole assurde imposte da altri?! Siamo uguali mio caro!

MARIO - Stai zitta! Stai zitta! Cosa stai dicendo?!

MARIANNA - Sì è proprio così! Hai già dimenticato? Hai venduto completamente te stesso al mercato! Io non sono altro che le tue rinunce, la tua libertà perduta, perché svenduta agli altri. La tua fantasia, la tua sensibilità, i tuoi sogni ecco come li hai ridotti. Mi vedi?! Questo sei tu. Ecco il tuo stato interiore. Io sono l'immagine della tua anima!

MARIO - Basta, stai zitta! Non cercare di confondermi!

MARIANNA - Hai rinunciato alla tua cultura e alla tua essenza per cose meccaniche e senza senso.

MARIO - Stai zitta! Non è vero quello che dici! Và via, non voglio più vederti! Non parlare... Stai zitta. Vai via... vai via... via...

MARIANNA - Vado, vado... ormai...  (Esce)

V Scena  (Dialogo finale )

(Viene portata in scena una sedia.)

MARIO -  (Si siede)  Come è potuta succedere una cosa simile...? Cosa farà adesso... cosa farà?!

ETTORE - Va bene, a questo punto è finita. Siamo proprio alla fine.

MARIO - Finito? Cosa è finito?

ETTORE - Ma la commedia, no?! Siamo alla fine dello spettacolo. Allora sei pronto? Credo proprio che sia giunto il momento.

MARIO - Pronto... per che cosa? E quale momento?

ETTORE - Su, avanti non fare così! Ti sei comportato bene fino a questo momento... Quasi, quasi ti invidio, sai...

MARIO - Ma si può sapere di cosa stai parlando?

ETTORE- Stammi bene a sentire, il personaggio principale di questa commedia, secondo te, chi è?

MARIO - Ma... non so... Non sei forse...

ETTORE - Avanti, non fare il modesto.  (Lo guarda negli occhi) Certo, bravo... Hai capito subito. Sei proprio tu.

MARIO - Io? Dici che sono io il personaggio... principale...

ETTORE - Certamente! Ma, scusa, fino a questo momento, di chi abbiamo parlato?!

MARIO - Ma certo… È vero! Sai che non ci avevo fatto caso?! Ma è stupefacente!

ETTORE - Certo, certo! Sono d’accordo con te.

MARIO – È incredibile... A pensarci bene... io... che per tutta la trama di questa farsa, non sono altro che una vittima, non ho fatto altro che subire umiliazioni e sconfitte. Adesso mi vieni a dire che io sono il protagonista di questo spettacolo. Quindi sono importante!

ETTORE - Sicuro! Tu, nella storia, sei un personaggio perdente, sei la vittima, lo sconfitto. Ma proprio perché questa farsa non è altro che il racconto delle tue vicissitudini, possiamo dire che tu, in questo caso, sei l’eroe, l’eroe della situazione. E rispetto alla grande tradizione del teatro tragico, possiamo definirti l’espressione dell’uomo contemporaneo. Sei l’antesignano del nuovo eroe moderno, calato nella sua storia, nella sua cultura, nella sua sofferenza quotidiana. (Con enfasi) Il che determina un innalzamento del piccolo uomo misero e insignificante, che attraverso la rielaborazione artistica, si innalza, esce dal putrido fango in cui fino a ieri era vissuto, per salire ai più alti onori della gloria. Tutto questo attraverso la grande purificatrice di tutti i mali e di tutte le condizioni.

MARIO - Oh, che bello, e tutto questo sarei io?!

ETTORE - Bravo, vedo che hai capito, finalmente! Adesso sai cosa devi fare.

MARIO - Eppure, vedi... Non sono ancora sicuro se posso definirmi un eroe... Io... mi sento a metà. C’è qualcosa che mi manca. Mi sento un uomo a metà.

ETTORE - Vedi, questo è il nostro lavoro, spaccare gli uomini a metà! Come puoi constatare, con te, e con tanti altri come te, ci siamo riusciti benissimo. L’uomo deve essere diviso dai propri sogni. I sogni sono pericolose illusioni che liberano l’anima. Cosa ne facciamo di uomini che sognano? Soprattutto a cosa servono?! Tutta la nostra società tende a questo: fabbricare uomini a metà. L’altra metà va buttata, va lasciata in strada, non deve entrare nelle nostre istituzioni.

MARIO - Ecco, vedi, forse è proprio questo che mi rende infelice!

ETTORE - Cosa stai dicendo! Pretenderesti anche di essere felice?! Lascia perdere queste sciocchezze. Non puoi certo lamentarti. Hai trovato lavoro, hai quattro mura entro cui dormire... Ti abbiamo dato la partita del pallone per divertirti, lo scatolone televisivo per sognare ad occhi aperti. Il benessere, caro mio, questo si chiama benessere! Cosa vuoi di più dalla vita?! Inoltre, aggiungi che adesso sei anche un uomo impor-tante, un eroe...!

MARIO –. È vero, me ne stavo dimenticando... Sono un eroe, sono importante... Posso fare tutto quello che voglio! È incredibile... e adesso posso anche andare a Sanscemo?!

ETTORE - Cosa c’entra Sanscemo adesso?

MARIO – Bè, l’innalzamento, le ali della gloria, la purificazione...

ETTORE - Ma no... Tu andrai più su, più su di queste misere realtà.

MARIO - Al Quirinale!!!

ETTORE - Tu andrai nel luogo dal quale non si torna più!

MARIO - Eh? Come non si torna più? Perché non si torna più?

ETTORE - Finora, nessuno è tornato dall'aldilà!

MARIO - Ahhhhh! È la... No!!!

ETTORE - Siiiiii!!!

MARIO - Ma... perché questo… perché dovrei morire?!

ETTORE –. È molto semplice, basta prendere esempio dai maggiori protagonisti delle tragedie classiche e moderne. Non so... per esempio Oreste, grande personaggio della tragedia classica,  al termine di lunghi travagli e lotte cruente, alla fine, cosa fa?

MARIO - Oreste? Cosa fa? ...Non saprei... non l’ho mai conosciuto!

ETTORE - Si toglie la vita!

MARIO - No, s’è ammazzato?! Mi dispiace, non lo sapevo!

ETTORE - Sì, sì... Come tutti i grandi eroi.

MARIO - Ma come, così all'improvviso, senza dire niente a nessuno... zac, e basta. Una lettera, due righe almeno...

ETTORE - No, no, niente... Perché, Edipo? Altro grande eroe della tragedia greca, anche lui, fedele alla grande legge degli eroi leggendari, al termine delle sue peregrinazioni e disgrazie... cosa fa?

MARIO - Si ammazza anche lui.

ETTORE - No, prima, giustamente, si acceca, e poi pone fine alla sua triste esistenza!

MARIO - Meno male che sono tutti allegri questi eroi!

ETTORE - Per non parlare di Amleto...!

MARIO - Amleto...?

ETTORE - Certo, il grande personaggio tragico, il precursore delle nostre angosce esistenziali, alla fine cosa gli succede?

MARIO - Cosa fa?

ETTORE - Muore dopo un terrificante duello!

MARIO - Che allegria! Anche lui muore?

ETTORE - Certo, anche lui.

MARIO - Ma è un’inflazione! Ma come... uno è eroe... dovrebbe godere finché gli è possibile della sua condizione, e invece... Invece di godersi la vita, con tutto quello che avrebbe diritto ad avere... Cosa fa, si uccide?! Ma non si può… È inconcepibile

ETTORE - Eppure credimi, è così! Adesso sai cosa devi fare.

MARIO - Te lo puoi scordare! Io non ho nessuna intenzione di farla finita!

ETTORE - Questo è impossibile. Ti rifiuti? Osi opporti al tuo destino?!

MARIO - Destino? E chi lo decide il mio destino, tu forse? Aveva ragione Marianna... Povera Marianna, cosa le avete fatto? Avete fatto di noi ciò che avete voluto. Ci avete tolto le nostre speranze, i nostri sogni. Non vi basta tutto questo, ora  volete  anche la nostra vita.

ETTORE - Poche chiacchiere.  (Estrae un coltello) Tieni, sai cosa devi farne di questo.

MARIO - Un coltello! È così che si uccidono gli eroi, con un coltello, un coltello da cucina?!

ETTORE - Avanti, basta parlare, è il momento di agire.

MARIO - Credo, credo che mi hai convinto... anche pensando a Marianna e a tutti quelli che hanno fatto la sua stessa fine.

ETTORE - Finalmente... Ah, attento a non sporcare per terra. Fai presto, stanno già spegnendo le luci. Siamo alla fine ormai.

MARIO - Non preoccuparti farò in un attimo!

(Il sipario inizia a chiudersi lentamente. Mario va velocemente verso Ettore e lo pugnala alla pancia.)

ETTORE -  (Lo guarda sbigottito)  Tu... come hai osato... Come hai potuto...  (Cade sulla sedia dando la schiena al pubblico.)

(Si chiude il sipario. Si riapre, gli attori ringraziano a turno, Ettore è sem-pre seduto sulla sedia. Infine due attori girano verso il pubblico Ettore, che non da segni di vita. Un attore, al suo fianco, lo sistema e gli fa muovere la mano per salutare gli spettatori. Mentre si richiude definitivamente il sipa-rio, ad Ettore, sempre immobile, esce una goccia di sangue dalla bocca, e cade da un lato. Un attore, al suo fianco, prontamente lo sorregge e, con un sorriso forzato, lo rimette diritto sulla sedia. Gli attori continuano a ringraziare il pubblico, mentre il sipario si chiude completamente.)

                                               FINE