Enrico VI

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WILLIAM SHAKESPEARE

ENRICO VI

Dramma storico in 5 atti

PERSONAGGI

RE ENRICO VI

DUCA DI BEDFORD, Reggente di Francia, terzo figlio di Enrico IV, zio del Re

DUCA DI GLOUCESTER, Lord Protettore, quarto figlio di Enrico IV

DUCA DI EXETER, Thomas Beaufort, prozio del Re

VESCOVO DI WINCHESTER, Henry Beaufort, fratello minore di Exeter, poi Cardinale

DUCA DI SOMERSET, Edmund Beaufort, nipote di Exeter

RICCARDO PLANTAGENETO, figlio di Riccardo, gi Conte di Cambridge; poi Reggente di Francia e Duca di York

CONTE DI WARWICK

CONTE DI SALISBURY

CONTE DI SUFFOLK, William De La Pole

LORD TALBOT, poi Conte di Shrewsbury

JOHN TALBOT, suo figlio

EDMUNDO MORTIMER, Conte di March

SIR JOHN FASTOLF

SIR WILLIAM GLANDSALE

SIR THOMAS GARGRAVE

SIR WILLIAM LUCY

WOODVILLE, luogotenente della Torre di Londra

SINDACO DI LONDRA

VERNON, seguace della fazione degli York, detta della Rosa Bianca

BASSET, seguace della fazione dei Lancaster, detta della Rosa Rossa

AVVOCATO del Temple

LEGATO DEL PAPA

CARCERIERI di Mortimer

CARLO, il Delfino, in seguito Re di Francia

REIGNIER, Duca d'Angi, detentore del titolo di Re di Napoli

DUCA D'ALENON

BASTARDO D'ORLANS

DUCA DI BORGOGNA

GENERALE dell'esercito francese a Bordeaux

GOVERNATORE DI PARIGI

COMANDANTE DELL'ARTIGLIERIA a Orlans

FIGLIO del Comandante dell'Artiglieria, un ragazzo

GIOVANNA LA PULZELLA, detta anche Giovanna d'Arco

PASTORE, padre della Pulzella

MARGHERITA, figlia di Reignier

CONTESSA D'AUVERGNE

CUSTODE del castello della Contessa d'Auvergne

SERGENTE francese

SENTINELLA francese

SOLDATO francese

ESPLORATORE francese

DEMONI, che appaiono alla Pulzella

Signori al seguito, guardiani della Torre, araldi, soldati, cortigiani sia inglesi che francesi, domestici di Gloucester e di Winchester, funzionari del Sindaco di Londra.

ATTO I

Scena I

Marcia funebre. Entra il funerale di Re Enrico Quinto, a cui prendono parte il Duca di Bedford, Reggente di Francia, il Duca di Gloucester, Protettore del Regno, il Duca di Exeter, [il Conte di] Warwick, il Vescovo di Winchester, e il Duca di Somerset [assieme ad araldi e ad altri].

BEDFORD

Un drappo nero copra il nostro cielo!

Giorno, cedi all'arrivo della notte!

Comete, voi che annunciate il mutamento

dei tempi e degli stati, nel firmamento

agitate le trecce di cristallo,

flagellate con esse le inique stelle

che, ribelli, hanno favorito la morte di Enrico:

Re Enrico Quinto, troppo famoso per vivere a lungo!

Mai Inghilterra perse un re di tanto pregio.

GLOUCESTER

Prima di lui mai l'Inghilterra ebbe vero re:

il suo valore meritava il comando;

la sua spada sguainata accecava radiosa;

le braccia si stendevano pi vaste

delle ali del drago, gli occhi fulgidi,

gonfi d'ira fiammante, abbagliavano i nemici

in rotta, pi del sole a mezzogiorno

a picco sul loro viso. Cos'altro dire!

Le sue imprese sono superiori a ogni discorso.

Quando alzava la mano, era sempre vincitore.

EXETER

Lo piangiamo vestiti di nero; perch

non si tinge di sangue il nostro lutto?

Enrico morto, n pi egli rivive.

Siamo schierati attorno a un feretro di legno

a celebrare, con la nostra presenza solenne,

la vittoria senza onore della morte

come prigionieri legati al carro del trionfo.

Dunque malediremo i pianeti sciagurati

che tramarono il rovescio della nostra sorte?

Oppure crederemo che furono subdoli incantatori

e stregoni francesi a provocare, per paura,

con le formule magiche, la sua fine?

WINCHESTER

Era un sovrano benedetto dal Re dei re:

per i Francesi il giorno del Giudizio

terribile non sar com'era la sua vista.

Combatteva le battaglie del Signore degli eserciti.

Le preghiere della Chiesa gli furono propizie.

GLOUCESTER

La Chiesa? Dov' mai la Chiesa?

Se gli ecclesiastici non avessero pregato,

il filo della sua vita non si sarebbe estinto

cos prematuramente. A voi tutti piaceva

soltanto un principe effeminato,

uno scolaretto da terrorizzare.

WINCHESTER

Gloucester, che ci piaccia o meno,

tu sei il Protettore e ti prepari

a comandare il principe e il regno.

Tua moglie altera e ti tiene in soggezione

pi di Dio e dei religiosi della Chiesa.

GLOUCESTER

Non menzionare la religione; tu ami la carne

e non ti rechi mai in chiesa neppur una volta all'anno,

se non per pregare contro i tuoi nemici.

BEDFORD

Basta con i litigi. Liberate la mente dalle offese.

Avanziamo verso l'altare. Seguiteci, araldi.

Non offriamo oro, ma le nostre armi,

poich le armi non servono, ora che morto Enrico.

Posteri, aspettatevi anni disgraziati

quando gli infanti succhieranno

gli occhi inumiditi della madre,

e la nostra isola si far palude

nutrimento di lacrime salate,

e solo donne rimarranno a piangere i defunti.

Enrico Quinto, il tuo spirito invoco:

rendi prospero il regno, allontana

le discordie civili. Combatti in cielo

i pianeti ostili. La tua anima diverr

una stella assai pi gloriosa di quella

che fu di Giulio Cesare o del luminoso...

Entra un Messaggero.

MESSAGGERO

Onorati signori, a tutti voi, salute!

Dalla Francia porto tristi nuove, che annunciano

perdite, massacri, sconfitte.

Guyenne, Compigne, Reims, Rouen, Orlans,

Parigi, Gisors, Poitiers, tutte perdute.

BEDFORD

Cosa dici, davanti al cadavere di Enrico?

Parla piano, o il Re, a sentire della perdita

di quelle grandi citt, infranger il piombo

e, di sicuro, sorger da morte.

GLOUCESTER

Parigi perduta? E Rouen s' arresa?

Se Enrico ritornasse in vita, a queste nuove,

renderebbe l'anima un'altra volta ancora.

EXETER

Come furono perdute? Per quale tradimento?

MESSAGGERO

Nessun tradimento. Sono mancati

uomini e denaro. Tra i soldati corre voce

che qui si alimentano fazioni avverse

e invece di mandare truppe in campo,

voi litigate sui vostri generali.

C' chi vorrebbe protrarre

un conflitto sporadico con poche spese;

chi piombare veloce sul nemico,

ma gli mancano le ali per il volo;

un terzo pensa di ottenere la pace

senza spesa. con belle ed abili parole.

Su, risvegliati, nobilt d'Inghilterra!

Non offuscate, per pigrizia, onori ancora freschi.

Il fiordaliso reciso dai vostri blasoni.

Lo stemma inglese troncato per met. [Esce.]

EXETER

Se fossimo sprovvisti di lacrime funebri,

ci travolgerebbe questa piena di notizie.

BEDFORD

Me esse riguardano. Sono io il Reggente

di Francia. Datemi l'armatura d'acciaio.

Andr a combattere per la Francia.

Via gli obbrobriosi vestiti del lutto!

[Si toglie il mantello funebre]

Ai Francesi prester ferite, in luogo di occhi,

perch piangano sciagure ricorrenti.

Entra un altro Messaggero.

SECONDO MESSAGGERO

Signori, leggete queste lettere foriere di sventura.

Ormai tutta la Francia si ribella agli Inglesi,

salvo in alcune cittadine senza peso.

A Reims il Delfino Carlo incoronato re;

a lui s' unito il Bastardo d'Orlans;

del suo partito Reignier, Duca d'Angi,

e il Duca d'Alenon vola al suo fianco. Esce.

EXETER

Il Delfino incoronato re! E tutti

corrono da lui? E noi, dove corriamo,

a evitare il biasimo?

GLOUCESTER

Corriamo solo ad avventarci alla gola dei nemici.

Bedford, se tu indugi, io mi scatener in battaglia.

BEDFORD

Gloucester, perch dubiti del mio ardore?

Nella mente ho radunato un esercito,

con esso la Francia gi occupata.

Entra [un terzo] Messaggero.

TERZO MESSAGGERO

Miei graziosi signori, ad aggiungere

nuovi lamenti a quelli che versate

sul feretro di Enrico, devo informarvi

d'un infausto combattimento

tra il risoluto Talbot e i Francesi.

WINCHESTER

Allora? Talbot ha prevalso, non vero?

TERZO MESSAGGERO

No davvero. Prevalso hanno i Francesi.

Vi racconter il preciso corso degli eventi.

Il dieci agosto, quel temuto signore

in ritirata dall'assedio d'Orlans

assieme a seimila uomini scarsi,

venne preso in mezzo e assalito

da ventitremila Francesi, n tempo

gli fu dato di serrare le fila.

Senza picche a difesa degli arcieri

dovettero piantare nel terreno

paletti appuntiti, strappati

alla rinfusa dalle siepi circostanti,

per impedire ai cavalieri di sfondare,

Pi di tre ore dur lo scontro,

e intanto il coraggioso Talbot compiva

con spada e lancia prodigi sovrumani.

Centinaia ne sped all'inferno,

nessuno osava a lui porsi di fronte.

Qui, l, ovunque uccideva inferocito.

I Francesi strillavano d'aver contro

il demonio. L'esercito intero

fissava su di lui gli occhi sbalorditi.

I suoi soldati, scorgendone l'indomito valore,

"Per Talbot!" gridarono a pieni polmoni,

"Per Talbot!". E si precipitarono

nelle viscere della battaglia.

Qui la vittoria sarebbe stata suggellata

se John Fastolf non avesse agito da codardo.

Posto a rincalzo dell'avanguardia,

al fine di seguirla e sostenerla,

fugg vilmente, senza menare un colpo.

Ne deriv rovina e gran massacro:

furono stretti in mezzo ai nemici.

Per ingraziarsi il Delfino, uno spregevole Vallone

con la lancia colp alle spalle Talbot,

quel Talbot che l'intera schiera dei Francesi

non aveva osato guardare solo una volta in viso.

BEDFORD

Talbot ucciso? Allora uccider me stesso,

che vivo qui, ozioso, nel lusso e nella pompa,

mentre un condottiero cos degno, senza aiuto,

consegnato al suo vile nemico.

TERZO MESSAGGERO

No, egli vive, fatto prigioniero,

e con lui Lord Scales e Lord Hungerford.

Quasi tutti gli altri sono stati trucidati,

o presi anch'essi prigionieri.

BEDFORD

Non c' riscatto che non tocchi a me pagare.

Scaraventer il Delfino gi dal trono,

la sua corona sar il riscatto dell'amico.

Per ogni nobile inglese ne scambier quattro di Francesi.

Addio, signori, al compito mi accingo.

Vado ad accendere in Francia i fal

per celebrare la festa del nostro gran San Giorgio.

Prender con me diecimila soldati

le cui imprese sanguinarie scuoteranno

l'intera Europa come un terremoto.

TERZO MESSAGGERO

Questo da farsi. Davanti a Orlans assediata

l'esercito inglese fiacco e indebolito,

il Conte di Salisbury implora rinforzi

e a malapena impedisce la rivolta

dei suoi uomini, che, ridotti in cos pochi,

tengono a bada la marea nemica. [Esce.]

EXETER

Nobili signori, ricordate i giuramenti a Enrico:

eliminare il Delfino totalmente,

o ridurlo a obbedienza, sotto il giogo.

BEDFORD

S, li ricordo, e qui vi lascio

per affrettare i preparativi. Esce Bedford

GLOUCESTER

Vado alla Torre con la massima urgenza,

a controllare l'artiglieria e le munizioni.

Poi proclamer re il giovane Enrico.

Esce Gloucester.

EXETER

Io corro a Eltham, dov' il giovane sovrano,

la cui custodia a me fu affidata,

per meglio provvedere alla sua sicurezza. Esce.

WINCHESTER

A ciascuno assegnata carica e sede.

lo sono escluso. A me nulla rimane.

Ma non a lungo star fuori dal gioco.

Il re da Eltham intendo trafugare,

e il gran timone dello stato pilotare. Esce.

Scena II

Squilli di tromba. Entrano Carlo [il Delfino, il Duca d']Alenon, e Reignier [, Duca d'Angi], che marciano con i soldati al suono dei tamburi.

CARLO

Lass in cielo e qui in terra ancora non noto

il vero movimento di Marte.

Di recente rifulse sulle schiere inglesi,

ora siamo noi i vincitori: su di noi Marte sorride.

Quale citt d'importanza non nostra?

A piacer nostro ce ne stiamo presso Orlans,

e ogni tanto, gli Inglesi affamati, come pallidi spettri,

ci fanno debole assedio; un'ora al mese.

ALENON

La minestra d'avena e una bistecca di manzo

bella grassa - ecco cosa gli manca. Devono nutrirsi

come i muli, con il sacco della biada legato al muso,

o avranno un aspetto penoso, da topi affogati.

REIGNIER

Spezziamo l'assedio. Perch rimaniamo qui in ozio?

Abbiamo preso Talbot, che ci incuteva tanta paura.

Non rimane che quello scervellato di Salisbury,

che si consumi la bile dalla rabbia:

senza uomini e denari non pu fare la guerra.

CARLO

Suonate, suonate la carica! Diamogli addosso.

Ora, per l'onore derelitto dei Francesi!

Perdoner la mia morte a chi mi uccide

vedendomi retrocedere d'un sol passo o fuggire. Escono.

Suona l'allarme. I Francesi sono respinti dagli Inglesi con gravi perdite. Entrano Carlo, Alenon e Reignier.

CARLO

Chi ha mai visto una cosa simile? E io,

che uomini ho? Cani! Codardi! Vili!

Non sarei mai fuggito, non mi avessero lasciato

tra i nemici.

REIGNIER

Salisbury un omicida scatenato:

combatte come se fosse stanco della vita.

Gli altri nobili, simili a famelici leoni,

balzano su di noi, preda da divorare.

ALENON

Froissart, un nostro connazionale, racconta

che l'Inghilterra nutriva tanti Olivieri e Orlandi

durante il regno di Edoardo Terzo.

Ora questo risulta ancora pi vero,

poich essa invia nella mischia

solo Golia e Sansoni, uno contro dieci!

Furfanti tutti pelle e ossa! E chi pensava

che avessero tale coraggio e ardimento?

CARLO

Abbandoniamo la citt a questi pezzenti,

matti come cavalli, che la fame render pi accaniti.

Ormai li conosco bene: piuttosto che mollare l'assedio

butteranno gi le mura con i denti.

REIGNIER

Penso che le loro braccia siano caricate

con strane leve e congegni, come gli orologi,

gi a battere colpi; altrimenti non potrebbero

resistere cos. Consiglio di lasciarli stare.

ALENON

E cos sia.

Entra il Bastardo d'Orlans.

BASTARDO

Dov' il Principe, il Delfino? Ho notizie per lui.

CARLO

Bastardo d'Orlans, tre volte benvenuto.

BASTARDO

Che sguardo triste e che cera livida.

L'ultimo rovescio ti ha recato un tale affronto?

Non scoraggiarti, il soccorso in arrivo:

porto con me una vergine santa.

Una visione inviatale dal cielo

le ha ordinato di spezzare il monotono assedio

e di cacciare gli Inglesi fuori dai confini di Francia.

Ella possiede lo spirito d'una grande profetessa,

superiore alle nove sibille dell'antica Roma.

Pu discernere le cose passate e a venire.

Parla: la faccio entrare? Credi alle mie parole,

poich sono certe e infallibili.

CARLO

Va' a chiamarla; [Esce il Bastardo.]

ma prima, per mettere alla prova

la sua perizia, Reignier, fa' la parte del Delfino

in vece mia. Interrogala con arroganza, assumi

un aspetto severo. Con questi mezzi

misureremo la sua perizia.

Entra[no il Bastardo e] Giovanna la Pulzella [in armi].

REIGNIER [nella parte di Carlo]

Bella fanciulla, sei tu colei

che vuole compiere imprese straordinarie?

PULZELLA

Reignier, sei tu che pensi d'ingannarmi?

Dov' il Delfino? [A Carlo] Su, forza, vieni avanti;

ti conosco bene, anche se non t'ho mai visto.

Non sbalordirti: nulla mi nascosto.

Parler a te in grande segretezza.

Signori, indietro. Per un po' lasciateci da soli.

REIGNIER [ad Alenon e al Bastardo.]

Centro alla prima botta.

[I nobili si ritirano.]

PULZELLA

Delfino, di nascita sono la figlia d'un pastore,

la mia mente era priva d'ogni rudimento.

Piacque al cielo e alla nostra Signora delle Grazie

di rifulgere sulla mia miseranda condizione.

Ed ecco, mentre custodivo i teneri agnelli

e porgevo le guance al rovente calore del sole,

la Madre di Dio si degn d'apparirmi

e, in una visione piena di maest,

m'ingiunse di lasciare la mia bassa occupazione,

di liberare il mio paese dalle sventure.

Promise aiuto e un successo assicurato.

Si rivel in tutta la sua gloria:

io ero scura e nera di capelli,

coi chiari raggi che Ella infuse in me

la belt che tu vedi mi fu donata.

Fammi qualunque domanda che tu voglia,

e io risponder senza alcuna esitazione.

Prova il mio coraggio in un duello,

se ne hai l'ardimento, e scoprirai

di quanto supero il mio sesso.

Abbi questa certezza: sarai fortunato,

poich un simile guerriero tu hai trovato.

CARLO

I tuoi alti accenti mi hanno sbalordito.

Far solo una prova del tuo valore:

in singolar tenzone a me ti stringi,

e se prevali, le tue parole sono vere.

Altrimenti, ti nego ogni fiducia.

PULZELLA

Sono pronta. Ecco la mia spada affilata,

la lama adorna di cinque fiordalisi su ogni lato.

[A parte] L'ho scelta nel cimitero di Santa Caterina,

a Touraine, in mezzo alla ferraglia arrugginita.

CARLO

Fatti sotto, in nome di Dio. Non temo donna.

PULZELLA

lo, mentre vivo, non rifuggo da nessun uomo.

Combattono, e Giovanna la Pulzella ha la meglio.

CARLO

Ferma, ferma le tue mani. Sei un'Amazzone

e combatti con la spada di Debora.

PULZELLA

Mi aiuta la Madre di Cristo,

Lei che soccorre la mia debolezza.

CARLO

Chiunque ti aiuti, sei tu che devi aiutare me.

Per te brucia impaziente il mio desio:

cuore e mani hai insieme sottomesso.

Nobilissima Pulzella, se cos il tuo nome,

lascia che io sia il tuo servo, non il tuo re.

il Delfino di Francia che ti implora.

PULZELLA

Non devo cedere ad alcun rito d'amore,

la mia missione dall'alto consacrata.

Quando avr scacciato i tuoi nemici,

allora penser alla ricompensa.

CARLO

Intanto guarda benignamente al tuo schiavo prosternato.

REIGNIER [ad Alenon]

Come conversa a lungo monsignore.

ALENON

Senza dubbio le mette a nudo la coscienza,

altrimenti non si spiega la durata del colloquio.

REIGNIER

Dobbiamo disturbarlo, visto che cos preso?

ALENON

Forse pi preso di quanto non si sappia noi poveretti.

Certe donne sono astute tentatrici con la lingua.

REIGNIER [a Carlo]

Mio signore, dove sei?

Qual la decisione? Abbandonare Orlans o no?

PULZELLA

No davvero. Infidi codardi, combattete

fino all'ultimo respiro. Ci sar io, a vostra difesa.

CARLO

Ribadisco ci che dice. Combatteremo.

PULZELLA

Il mio compito di essere il flagello degli Inglesi.

Stanotte di sicuro spezzer l'assedio.

Ora che sono entrata in queste guerre, attendete

i giorni radiosi dell'estate di San Martino.

La gloria come un cerchio nell'acqua, che si allarga

e s'allarga, finch, sempre pi esteso,

non scompare. Con la morte di Enrico

si dissolve il cerchio inglese. Svaniscono

i momenti di gloria che racchiude.

Ora sono come quella nave superba che portava,

orgogliosa, Cesare e la sua sorte.

CARLO

Non fu Maometto ispirato da una colomba?

Tu, invece, sei ispirata da un'aquila.

N Elena, la madre del grande Costantino,

n le figlie di San Filippo furono a te pari.

Lucente stella di Venere, caduta sulla Terra,

come posso reverente adorarti a sufficienza?

ALENON

Basta con gli indugi, spezziamo l'assedio.

REIGNIER

Donna, fa' quel che puoi per salvare il nostro onore.

Cacciali da Orlans e diverrai immortale.

CARLO

Ci proviamo subito. Forza, diamoci sotto.

Se lei si rivela falsa, non creder pi

a nessun profeta. Escono.

Scena III

Entrano Gloucester e i suoi domestici [in divisa blu].

GLOUCESTER

Oggi sono venuto a ispezionare la Torre;

dopo la morte di Enrico temo traffici illeciti.

Dove sono i guardiani? Non sono al loro posto.

[I domestici bussano alla porta.]

Aprite le porte; Gloucester che lo chiede.

PRIMO GUARDIANO [da dentro]

Chi bussa con tanta autorit?

PRIMO DOMESTICO

Il nobile Duca di Gloucester.

SECONDO GUARDIANO [da dentro]

Chiunque sia, non potete entrare.

PRIMO DOMESTICO

Bifolchi, rispondete cos al signor Protettore?

PRIMO GUARDIANO [da dentro]

Lo protegga il Signore. Questa la risposta.

Eseguiamo soltanto gli ordini impartiti.

GLOUCESTER

E chi li ha dati? Chi ordina in mia vece?

C' un solo Protettore del regno: sono io.

[Ai domestici] Sfondate la porta. Vi faccio da garante.

Sar irriso da stallieri sudici di sterco?

Gli uomini di Gloucester si scagliano contro le porte della Torre. Da dentro si ode la voce del luogotenente Woodville.

WOODVILLE [da dentro]

Cos' questo baccano? Chi sono i traditori?

GLOUCESTER

Luogotenente, odo la tua voce? Apri la porta,

sono Gloucester, e vorrei entrare.

WOODVILLE [da dentro]

Abbi pazienza, nobile duca; non m' possibile

aprirti. Lo vieta il Cardinale di Winchester.

Da lui ho la disposizione tassativa

di non ammettere n te n alcuno dei tuoi.

GLOUCESTER

Pusillanime Woodville, stimi pi di me

l'arrogante Winchester, quell'altezzoso prelato

che il nostro defunto re Enrico non riusc mai

a sopportare? Non sei amico n di Dio n del sovrano.

Apri la porta, o tra poco ti far sloggiare.

DOMESTICI

Aprite la porta davanti al Protettore,

e senza indugio; altrimenti la sfondiamo.

Alla porta della Torre, Winchester e i suoi uomini in divisa marrone avanzano verso il Protettore.

WINCHESTER

Ebbene, ambizioso Humphrey, cosa significa questo?

GLOUCESTER

Prete testapelata, tu mi comandi di restare fuori?

WINCHESTER

Oh s, usurpatore proditorio,

non 'Protettore', del re e del regno.

GLOUCESTER

Fatti indietro, tu che cospiri apertamente,

che complottasti l'assassinio del nostro morto signore,

che dai l'indulgenza alle puttane peccatrici:

ti concio io col tuo capace cappello cardinalizio,

se non la pianti con le tue insolenze.

WINCHESTER

Fatti indietro tu. Non ceder d'un passo,

fosse questa Damasco e tu Caino il maledetto,

pronto a uccidere il fratello Abele.

GLOUCESTER

Non t'ammazzo, ma ti caccio via.

Le tue vesti scarlatte, adatte al battesimo

d'un bimbo, le uso per trascinarti fuori.

WINCHESTER

Fa' ci che vuoi, e io te lo sbatto in faccia.

GLOUCESTER

Cosa? Devo subire questa faccia tosta?

Mano alle armi, uomini, senza badare ai privilegi

del luogo - divise blu contro le marroni. -

[Tutti estraggono la spada.]

Prete, attento a non perdere la faccia.

Adesso ti afferro la barba e te le suono.

Calpesto sotto i piedi il tuo cappello di cardinale

senza curarmi del papa o dei dignitari della chiesa,

ti afferro per le guance e ti malmeno.

WINCHESTER

Gloucester, di questo risponderai dinnanzi al sinodo.

GLOUCESTER

Cappone d'un Winchester, io grido, "Un nodo! Un nodo!"

Ora buttateli fuori; perch sono ancora qui?

A te ti caccio io, lupo in veste d'agnello.

Fuori, divise marroni! Fuori, ipocrita scarlatto.

Qui gli uomini di Gloucester allontanano con la forza quelli del Cardinale, mentre nel trambusto entrano il Sindaco di Londra e i suoi funzionari.

SINDACO

Vergogna, signori! Proprio voi, supremi magistrati

infrangete la pace con tanta acrimonia?

GLOUCESTER

Pace, sindaco! Ben poco sai dei torti

da me subiti. Ecco Beaufort, n a Dio n al re devoto,

che ha sequestrato la Torre per suo uso.

WINCHESTER

Ed ecco Gloucester, nemico ai cittadini, sempre pronto

a reclamare guerra, mai la pace, mungendo

le vostre borse liberali con una scarica di tasse.

lui che cerca di abbattere la religione,

perch il Protettore del regno, e vorrebbe

portare le armi qui, fuori dalla Torre,

per incoronarsi re e sopprimere il principe.

GLOUCESTER

Non ti risponder con le parole, ma con i colpi.

Riprende la zuffa.

SINDACO

In tale contesa tumultuosa non mi resta

che promulgare un pubblico bando.

Su, funzionario, grida a squarciagola.

[Porge una carta al funzionario.]

[FUNZIONARIO]

Uomini d'ogni rango, qui adunati in armi in questo giorno contro la pacifica legge di Dio e del re, noi vi ingiungiamo e vi comandiamo nel nome di sua maest, di cercare riparo nelle vostre diverse abitazioni, e di non portare, maneggiare o utilizzare d'ora innanzi, spade, armi o pugnali, sotto pena di morte. [La rissa si placa.]

GLOUCESTER

Cardinale, non infranger la legge;

in un incontro ci chiariremo le idee per bene.

WINCHESTER

Gloucester, di quell'incontro farai tu le spese.

Per le azioni di questo giorno avr il tuo sangue.

SINDACO

Se non te ne vai, ti prendo a bastonate.

[A parte] Questo cardinale pi altero del demonio.

GLOUCESTER

Addio, sindaco. Hai fatto quello che potevi.

WINCHESTER

Abominevole Gloucester, bada alla tua testa,

perch intendo impadronirmene presto.

Escono [separatamente Gloucester e Winchester con i rispettivi domestici].

SINDACO

Controllate che la piazza sia sgombra,

e poi ce ne andiamo. [A parte] Dio, mai in quarant'anni

ho fatto a btte, ma questi nobili ne combinano di danni!

Escono.

Scena IV

Entrano il Comandante dell'Artiglieria d'Orlans e il figlio.

ARTIGLIERE

Giovanotto, lo sai che Orlans assediata

e che gli Inglesi ne hanno occupato i sobborghi.

FIGLIO

Lo so, padre, e ho sparato spesso contro di loro,

sfortunatamente senza cogliere il bersaglio.

ARTIGLIERE

Adesso ti andr meglio. Esegui i miei ordini:

sono il comandante dell'artiglieria di questa citt

e devo fare qualcosa per procurarmi merito.

Le spie del principe mi hanno informato

che gli Inglesi, ben trincerati nei sobborghi,

attraverso le sbarre di un'inferriata segreta,

si recarono su quella torre, a scrutare la citt

e per scoprire da l, come, col massimo vantaggio,

aprire il fuoco su di noi o lanciare l'attacco.

Per eliminare questo inconveniente,

ho puntato contro di loro un fusto di cannone.

Da tre giorni li tengo sotto mira.

Ora il tuo turno, non posso pi aspettare.

Se scorgi qualcuno, corri ad avvertirmi.

Mi troverai dal governatore. Esce.

FIGLIO

Padre, te lo prometto: sii tranquillo.

Mentre li osservo, non ti do nessuna noia. Esce.

Salisbury e Talbot entrano sui torrioni, con [Sir William Glansdale, Sir Thomas Gargrave e con] altri.

SALISBURY

Talbot, mia vita, mia letizia, sei tornato!

Come ti hanno trattato, da prigioniero?

In che modo sei stato rilasciato?

Ti prego, parlamene qui, in cima a questa torre.

TALBOT

Il Conte di Bedford aveva un prigioniero,

di nome Signor Ponton de Santrailles,

un valoroso. Sono stato scambiato con lui,

e riscattato; ma prima volevano barattarmi,

per disprezzo, con un soldato di pi basso grado.

Con sdegno rifiutai: volevo la morte

piuttosto che accettare una stima da pezzente.

Per farla breve, il riscatto fu di mio gradimento.

Per, quel traditore di Fastolf mi ferisce al cuore.

Coi pugni nudi mi farei giustizia su di lui,

se solo l'avessi in mio potere.

SALISBURY

Tuttavia non mi racconti come t'hanno trattato.

TALBOT

Con scherni, insulti, contumelie,

mi hanno esibito all'aperto, in un mercato,

per fare di me pubblico spettacolo alla gente.

"Eccolo qui", dicevano, "il terrore dei Francesi,

lo spaventapasseri che spaventa i nostri bimbi".

Allora sfuggii alla consegna degli ufficiali

e con le unghie sterrai pietre dal suolo,

per scagliarle contro i testimoni dell'obbrobrio.

Alcuni il mio aspetto sinistro mise in fuga,

nessuno os farsi vicino per timore d'una morte improvvisa.

Neppure tra pareti di ferro mi ritenevano al sicuro:

tanta paura s'era diffusa tra di loro,

che mi credevano capace di spezzare sbarre d'acciaio,

e di infrangere pilastri di diamante.

Perci avevo a guardia tiratori scelti,

ogni minuto mi giravano d'attorno,

e appena facevo una mossa fuori dal letto,

erano pronti a tirare al cuore.

Entra il ragazzo con una miccia.

SALISBURY

M'addolora udire i tormenti che hai patito,

ma ci prenderemo una vendetta conveniente.

A Orlans adesso l'ora del pranzo.

Qui, da questa inferriata, li conto ad uno ad uno,

e spio come si fortificano i Francesi.

Osserviamoli e rallegrati la vista.

Sir Thomas Gargrave e Sir William Glansdale,

datemi un vostro parere preciso: dove sar

il posto migliore contro cui puntare le nostre batterie?

GARGRAVE

Penso alla porta Nord, perch l stanno i nobili.

GLANSDALE

Io dico qui, ai bastioni del ponte.

TALBOT

Da quel che vedo, la citt va presa

per fame, o indebolita con leggere scaramucce.

Parte un colpo. Salisbury cade [assieme a Gargrave.]

[Esce il ragazzo.]

SALISBURY

Signore, abbi piet di noi, miseri peccatori!

GARGRAVE

Signore, abbi piet di me, nel mio dolore!

TALBOT

Quale sventura s' abbattuta d'improvviso su di noi?

Parla, Salisbury - parla, se ancora puoi!

Come stai, specchio di tutti i combattenti?

Uno degli occhi e la guancia squarciati?

Maledetta la torre, maledetta la mano fatale,

che hanno macchinato questa tragedia dolorosa!

Salisbury sopravvisse a tredici battaglie,

egli per primo addestr alla guerra Enrico Quinto;

finch non cessava suono di tromba o rullo di tamburo,

sul campo la sua spada colpiva inesorabile.

Ancora vivi, Salisbury? Se non riesci a parlare,

hai per un occhio per cercare grazia in cielo:

con un solo occhio il sole scruta il mondo intero.

Dio del cielo, nega la tua grazia

a ogni essere vivente, se Salisbury

non otterr piet dalle tue mani.

Sir Thomas Gargrave, c' un po' di vita in te?

Parla a Talbot, anzi fissalo negli occhi.

Portate via il corpo; aiuter nella sepoltura.

[Alcuni escono con il corpo di Gargrave.]

Salisbury, risolleva il tuo spirito

con questa consolazione. Non morirai finch...

fa un cenno con la mano, mi sorride

come per dirmi, "morto e scomparso,

ricordati di vendicarmi sui Francesi".

S, Plantageneto; e come te, Nerone,

suoner il liuto, osservando la citt in fiamme.

Baster il mio nome a devastare la Francia.

Suona un allarme. Tuoni e fulmini.

Cos' questa agitazione? Che tumulto in cielo?

Da dove viene l'allarme e il rumore?

Entra un Messaggero.

MESSAGGERO

Signore, signore, i Francesi si sono ammassati:

il Delfino, unitosi a una certa Giovanna, la Pulzella,

una santa profetessa appena apparsa,

avanza con grandi forze per rompere l'assedio.

Qui Salisbury si solleva dal suolo e geme.

TALBOT

Udite, udite, come geme Salisbury morente,

soffre il suo cuore per la vendetta negata.

Francesi, sar per voi un altro Salisbury.

Pulzella o puttanella, Delfino o pescecane,

calpester i vostri cuori sotto le zampe del cavallo

e far poltiglia dei vostri cervelli sfracellati.

Trasportiamo Salisbury nella sua tenda,

e poi mettiamo alla prova l'ardire dei Francesi.

Allarme. Escono.

Scena V

Un nuovo allarme. Talbot insegue il Delfino e lo incalza. Poi entra Giovanna la Pulzella, che incalza alcuni Inglesi [ed esce dietro di loro]. Quindi entra Talbot

TALBOT

Dove sono in me forza, coraggio, vigore?

Si ritirano le truppe inglesi e non riesco a trattenerle.

Una donna con l'armatura mette in fuga gli uomini.

Entra la Pulzella [con i soldati].

Eccola qui che arriva. Facciamo la lotta noi due.

Diavolo o genitrice di diavoli, ti esorcizzo.

Ti caver il sangue, sei una strega,

e render la tua anima di corsa al tuo padrone.

PULZELLA

Vieni, vieni: ti dar io una bella lezione.

Combattono.

TALBOT

Dio del cielo, puoi consentire la vittoria dell'inferno?

Mi scoppier il petto gonfio per la furia,

e dalle spalle le braccia mi si svelleranno,

ma punir questa sgualdrina insolente.

Combattono ancora.

PULZELLA

Addio, Talbot, la tua ora non ancora giunta.

Devo portare subito a Orlans le vettovaglie.

Un breve allarme, poi [si ferma prima di entrare] nella citt con i soldati.

Se ci riesci, sconfiggimi: disprezzo la tua forza.

Su, vattene a rallegrare i tuoi uomini affamati,

ad aiutare Salisbury a fare testamento.

Questa giornata nostra, e cos molte altre in futuro.

Esce.

TALBOT

Mulinano i miei pensieri come la ruota di un vasaio;

dove sono non so, n quel che faccio.

Come gi Annibale, una strega respinge

con la paura, non con il vigore, le nostre truppe,

e trionfa con la sua sola presenza.

Cos sono stanate con il fumo le api

dall'arnia, e le colombe dalla piccionaia

con un puzzo disgustoso. Per la nostra ferocia

fummo chiamati cani d'Inghilterra.

Ora scappiamo come cuccioli uggiolanti.

Un breve allarme.

[Grida] Udite, compatrioti, o persistete nella lotta,

o dallo stemma inglese strappate via i leoni.

Rinunciate al vostro suolo, sventolate

pecore al posto dei leoni. Assai meno sleale

fugge la pecora dal lupo, o il cavallo o i buoi

davanti al leopardo, di quanto non facciate voi

di fronte ai vostri schiavi, tante volte sottomessi.

Allarme. Qui [i soldati ingaggiano] un'altra scaramuccia.

Nulla da fare. Ritiratevi in trincea.

Avete dato tutti quanti il consenso

alla morte di Salisbury, perch nessuno

ha voluto restituire i colpi in sua vendetta.

La Pulzella entrata dentro Orlans,

malgrado tutti i nostri tentativi.

[Escono i soldati.]

Con Salisbury fossi morto anch'io!

Per la vergogna andr a nascondermi la testa.

Esce. Allarme. Ritirata.

Scena VI

Squilli di tromba. Sulle mura entrano la Pulzella, [Carlo] il Delfino, Reignier, Alenon e soldati [in basso con gli stendardi].

PULZELLA

Alzate sulle mura gli stendardi sventolanti.

Orlans liberata dagli Inglesi.

Cos la Pulzella ha mantenuto la parola.

CARLO

La pi divina delle creature, figlia di Astrea,

come ti onorer per il tuo successo?

Le tue promesse sono simili ai giardini di Adone,

che un giorno sbocciavano di fiori,

e il successivo erano carichi di frutti.

Francia, esulta nel nome della tua gloriosa profetessa!

La citt d'Orlans ci restituita.

Sorte pi benedetta mai capit al nostro stato.

[Esce la Pulzella.]

REIGNIER

Perch in citt non suonano le campane a stormo?

Delfino, ordina ai cittadini d'accendere fal,

di far festa e banchettare per le strade,

per celebrare la gioia che Dio c'ha dato.

ALENON

Tutti i Francesi saranno colmi d'allegria,

di gioia, quando sapranno che da uomini

abbiamo recitato la nostra parte.

CARLO

La vittoria appartiene a Giovanna, non a noi,

perci divider con lei la mia corona,

e tutti i preti e i frati del mio regno

in processione ne canteranno le lodi senza fine.

Una piramide eriger per lei, un monumento

pi grande di quello di Rodopi di Menfi.

In ricordo di lei, dopo la morte,

le sue ceneri, depositate in un'urna pi preziosa

dello scrigno ingioiellato di Dario,

saranno trasportate nelle festivit solenni

davanti ai re e alle regine di Francia.

Non pi invocheremo il nome di San Dionigi,

ma Giovanna la Pulzella sar patrona di Francia.

Entrate; rechiamoci al banchetto regale,

dopo il giorno dorato della vittoria.

Squilli di tromba. Escono.

ATTO II

Scena I

Entrano [sugli spalti] un ufficiale [francese] con due sentinelle.

UFFICIALE

Signori, prendete posizione e vigilate.

Se udite un suono, o se scorgete un soldato

presso le mura, con un segnale ben chiaro

dateci l'allarme al corpo di guardia.

PRIMA SENTINELLA

Signors. [Esce l'ufficiale.]

E cos, noi poveri servi,

mentre gli altri dormono in placidi letti,

siamo costretti a montare la guardia

nelle tenebre, sotto la pioggia, al gelo.

Entrano Talbot, Bedford, Borgogna [e soldati], con scale d'assalto, mentre i tamburi battono una marcia funebre.

TALBOT

Lord reggente e temutissimo Borgogna,

grazie al cui arrivo sono a noi amiche

le regioni di Artois, di Vallonia e di Piccardia,

in questa notte propizia i Francesi si sentono

al sicuro, dopo aver gozzovigliato tutto il giorno.

Abbranchiamo questa occasione

per dare ottima quietanza al loro inganno

perpetrato con sortilegi e magie funeste.

BEDFORD

Quel vigliacco di un Francese, come danneggia

la sua reputazione, diffidando della forza

del suo braccio per entrare in combutta

con le streghe, e i ministri dell'inferno!

BORGOGNA

I traditori non hanno mai altra compagnia.

Ma chi la Pulzella, colei che da tutti

viene proclamata tanto pura?

TALBOT

Dicono sia vergine.

BEDFORD

Una vergine? Cos bellicosa?

BORGOGNA

Preghiamo Dio che ella non neghi a lungo

la sua natura femminile, visto che continua

a portare il peso dell'asta francese inalberata.

TALBOT

Lasciamoli a praticare e a trafficare

con gli spiriti. Dio la nostra fortezza e nel suo nome

vindice apprestiamoci a scalare i bastioni di pietra.

BEDFORD

Sali, coraggioso Talbot. Noi ti stiamo dietro.

TALBOT

Non tutti assieme; meglio distanti, credo,

cos da irrompere in pi direzioni,

e se per caso uno di noi fallisce,

un altro pu superare le difese.

BEDFORD

D'accordo. Tento da quel lato.

BORGOGNA

E io da questo.

TALBOT

Qui salir Talbot, o scender nella tomba.

Adesso, Salisbury, per te e per l'onore d'Enrico

d'Inghilterra, questa notte mostrer il legame

che a voi mi unisce nel dovere supremo.

[Avendo scalato le mura, gli Inglesi] gridano, "San Giorgio!", "Per Talbot!".

SENTINELLE

All'armi, all'armi! Il nemico ci assale! [Allarme.]

Le sentinelle francesi balzano sulle mura in maniche di camicia [ed escono. In alto escono gli Inglesi]. Da diversi ingressi [in basso] entrano il Bastardo, Alenon, Reignier, semisvestiti.

ALENON

E adesso, miei signori? Cosa? Cos svestiti?

BASTARDO

Svestiti? S, e lieti d'esserne usciti al meglio.

REIGNIER

Era tempo davvero di svegliarci e lasciare

il letto; l'allarme si udiva sulla porta della camera.

ALENON

Di tutte le imprese militari che conosco,

da quando seguo la sorte delle armi, nessuna

mai ho udito pi audace e disperata di questa.

BASTARDO

Quel Talbot dev'essere un demonio dell'inferno.

REIGNIER

Se non l'inferno, di sicuro lo protegge il cielo.

ALENON

Arriva Carlo. Mi chiedo come se l' cavata.

Entrano Carlo e Giovanna [la Pulzella].

BASTARDO [a parte]

E s, Giovanna era a santa difesa del suo corpo.

CARLO

questa la tua magia, ingannatrice?

Dapprima come lusinga ci hai concesso

un guadagno meschino, cos che ora

dieci volte pi grande sia la nostra perdita?

PULZELLA

Perch Carlo irritato con l'amica?

In ogni ora, con uguale potere,

che io dorma o vegli, mi vuoi sempre attiva,

oppure mi getti addosso il biasimo, la colpa?

Soldati imprevidenti, se aveste fatto buona guardia,

mai ci sarebbe capitato questo rovescio improvviso.

CARLO

Duca d'Alenon, la mancanza tua;

tu, che comandavi la guardia questa notte,

non hai saputo eseguire meglio un compito

cos importante.

ALENON

Se i vostri alloggiamenti

fossero stati tutti tenuti saldamente

come quello di cui avevo la responsabilit,

avremmo evitato l'onta della sorpresa.

BASTARDO

Il mio era sicuro.

REIGNIER

E anche il mio, signore.

CARLO

In quanto a me, la notte l'ho passata

quasi tutta a fare avanti e indietro

tra l'alloggio di lei e il mio comando

per provvedere al cambio della guardia.

Dunque, come e dove sarebbe iniziata l'irruzione?

PULZELLA

Non discutete pi a lungo la questione,

miei signori, di come e dove. Quello che indubbio

che hanno fatto breccia dopo aver scoperto

un luogo debolmente sorvegliato. Non resta

che raccogliere le truppe sparpagliate e disperse,

e fare un nuovo piano per colpirli.

[Si dirigono verso una porta.]

Suona l'allarme. Entra un soldato [inglese] gridando "Per Talbot! Per Talbot!". [I Francesi] fuggono [per il palcoscenico] lasciandosi dietro i vestiti [ed escono].

SOLDATO

Sar cos impertinente da prendergli la roba.

Il grido "Talbot" funziona come una spada,

perch mi sono caricato di un bel po' di spoglie

usando come arma solo il suo nome. Esce.

Scena II

Entrano Talbot, Bedford, Borgogna, [un Capitano e altri].

BEDFORD

Il giorno aggredisce e mette in fuga

la notte, il cui mantello di pece ricopriva

la terra come un velo pesante. Suonate la ritirata

e la fine del nostro accanito inseguimento.

[Viene suonata la] ritirata.

TALBOT

Portate fuori il corpo del vecchio Salisbury

e deponetelo sulla piazza del mercato, nel recinto

che al centro di questa citt maledetta.

[Marcia funebre. Avanza il corteo con il corpo di Salisbury.]

Ora il mio voto reso all'anima sua:

per ogni goccia di sangue a lui spillata

almeno cinque Francesi sono morti questa notte.

E perch possano scorgere le epoche future

la gran rovina provocata a sua vendetta,

dentro il tempio maggiore del nemico

eriger una tomba, dove il suo corpo

sar tumulato. Sopra di essa verr inciso,

affinch ognuno possa leggere, il sacco d'Orlans,

la maniera proditoria della sua morte luttuosa,

e quale terrore egli incuteva alla Francia. [Esce il funerale.]

Ma, signori, in tutto il cruento massacro

mi chiedo perch nessuno di noi abbia incontrato

sua grazia, il Delfino, ovvero il suo recente

campione di virt, Giovanna d'Arco,

n il resto della sua banda di impostori.

BEDFORD

Si pensa, Lord Talbot, che, scoppiata la battaglia,

di colpo svegli, i letti sonnolenti abbandonati,

essi siano balzati, tra le schiere in armi,

dalle mura, per cercare riparo tra i campi.

BORGOGNA

In quanto a me, se bene ho intravisto

tra il fumo e i foschi vapori della notte,

di certo ho scorto il Delfino e la puttana

mentre a braccetto correvano a perdifiato

come un paio di tortore amorose

che non potrebbero staccarsi giorno e notte.

Dopo che qui le cose sono sistemate,

li inseguiremo con tutte le nostre forze.

Entra un Messaggero.

MESSAGGERO

Salute a tutti, miei signori! In questa eletta

schiera, chi chiamate Talbot, il guerriero,

applaudito per le sue gesta in tutto il regno di Francia?

TALBOT

Sono io Talbot. Chi vorrebbe parlargli?

MESSAGGERO

La Contessa d'Auvergne, mia virtuosa signora,

con pudicizia ammirando la tua fama,

per mio tramite, grande Lord, ti rivolge la preghiera

di concederle una visita nel povero castello

sua dimora, per potersi vantare d'aver posato

lo sguardo sull'uomo la cui gloria

riempie il mondo con voce fragorosa.

BORGOGNA

Ma davvero? Dunque le nostre guerre, m'avvedo,

diverranno gioiose pacifiche tenzoni

se le dame ambiscono a prender parte alla contesa.

Non puoi, mio signore, rifiutare il gentile invito.

TALBOT

Altrimenti, non merito da voi nessuna fiducia,

poich, laddove una massa di uomini

non avrebbe eloquenza sufficiente,

trionfa invece una dolcezza muliebre. -

[Al messaggero] Dalle perci caldi ringraziamenti:

mi sottometto al suo volere. Andr.

Le vostre grazie mi terranno compagnia?

BEDFORD

No, n lo suggerisce il galateo.

Gli ospiti non richiesti, a quanto ho udito,

ricevono i saluti pi cordiali alla partenza.

TALBOT

Va bene, andr solo. Non c' rimedio.

Metter alla prova la cortesia della signora.

Vieni qui, capitano. Bisbiglia. Mi hai inteso?

CAPITANO

S, mio signore, e mi comporter di conseguenza. Escono.

Scena III

Entra la Contessa [d'Auvergne assieme al custode del suo castello].

CONTESSA

Custode, rammenta l'incarico a te affidato,

e quando l'hai eseguito, riportami le chiavi.

CUSTODE

S, signora. Esce.

CONTESSA

La trama ordita; se tutto va per il verso giusto,

io sar famosa per questa impresa

come la scita Tomiri, che a Ciro

diede la morte. Grandissima la fama

di questo temibile cavaliere,

e i suoi successi anch'essi rinomati.

Vorrei testimoni occhi e orecchie

per valutare queste novelle eccezionali.

Entrano il Messaggero e Talbot.

MESSAGGERO

Signora, secondo i desideri di vostra grazia,

eccovi il nobile Talbot, implorato dal messaggio.

CONTESSA

Sia benvenuto. Cosa? lui quell'uomo?

MESSAGGERO

S, signora.

CONTESSA

Lui il flagello di Francia?

Costui Talbot, tanto temuto in ogni luogo

che col suo nome le mamme zittiscono i bambini?

Favola vuota la sua fama, vedo.

Pensavo che avrei visto uno come Ercole,

un secondo Ettore, dall'aspetto torvo

gagliardo di membra, nerboruto.

Ahim, questo un fanciullo, uno sciocco nano!

Questo fiacco granchietto raggrinzito

non pu incutere tale terrore ai nemici.

TALBOT

Signora, fui cos temerario da recare disturbo,

ma poich vossignoria non a suo agio,

rinvio la visita a un'altra occasione. [Fa per andarsene.]

CONTESSA

Cosa gli salta in mente? Chiedigli dove va.

MESSAGGERO

Fermo, Lord Talbot, perch la mia padrona

desidera sapere la causa della vostra brusca partenza.

TALBOT

Madre mia, poich sta facendo un grosso errore,

me ne vado per informarla che Talbot qui.

Entra il custode con le chiavi

CONTESSA

Se tu sei Talbot, allora ti dichiaro prigioniero.

TALBOT

Prigioniero? E di chi?

CONTESSA

Mio prigioniero,

Lord sanguinario, e per questo motivo

ti ho adescato dentro la mia casa.

Da molto la tua immagine stata in mio possesso,

perch nella mia galleria appeso il tuo ritratto;

ora la tua sostanza materiale far la stessa fine,

e io metter in ceppi gambe e braccia

del tiranno che da molti anni devasta

il nostro paese, ne uccide i cittadini, tiene

segregati i nostri figli e mariti.

TALBOT

Ah, ah, ah!

CONTESSA

Ridi, infame? La tua allegria si muter in lamento.

TALBOT

Rido a vedere vossignoria che s'illude

di avere qualcosa di pi dell'immagine

di Talbot su cui fare violenza.

CONTESSA

Be'? Non sei tu l'uomo?

TALBOT

Oh s, davvero.

CONTESSA

Allora io ho anche la tua sostanza.

TALBOT

No, no, io sono solo un'immagine

di me: ti sei ingannata, poich tu vedi solo

la porzione pi minuta di me, l'infima particella

della forma d'un uomo. Ti dico, signora,

che se l'intera sostanza di cui dispongo

fosse qui, sarebbe di tali dimensioni

che, a contenerla, non basterebbe il tuo tetto.

CONTESSA

Costui un venditore di indovinelli

d'occasione. E qui, eppure non c';

come si spiegano tali contraddizioni?

TALBOT

Te lo mostrer immediatamente.

Suona il corno, rulli di tamburi; una scarica di cannoni. Entrano i soldati.

Che ne dici, signora, sei convinta ora

che Talbot solo l'immagine di s?

Ecco le sue sostanze: muscoli, braccia,

il vigore con cui egli soggioga il vostro collo

ribelle, rade al suolo le vostre citt, distrugge

i borghi, e in un istante fa terra bruciata.

CONTESSA

Vittorioso Talbot, perdona il mio tranello;

mi accorgo che sei come la fama ha divulgato,

e pi di quanto non esprima il tuo aspetto.

La mia arroganza non provochi la tua ira,

poich mi dolgo di non averti accolto

con riverenza per quel che sei.

TALBOT

Non affliggerti, bella dama, e non fraintendere

il pensiero di Talbot, cos come errasti

nel calcolare l'involucro esteriore del suo corpo.

Ci che tu hai fatto, non mi ha recato offesa,

n altra riparazione io ambisco

se non, col tuo permesso, di poter gustare

il tuo vino e provare le tue leccornie.

Poich i soldati hanno sempre grandi appetiti.

CONTESSA

Con tutto il cuore, considerami onorata

di festeggiare un cos grande guerriero a casa mia.

Escono.

Scena IV

Entrano Riccardo Plantageneto, Warwick, Somerset, Pole [Conte di Suffolk, Vernon e un avvocato].

PLANTAGENETO

Nobili lord e signori, perch questo silenzio?

Nessuno osa rispondere a difesa della verit?

SUFFOLK

Dentro le aule del Temple abbiamo gridato troppo.

Meglio si prestano questi giardini.

PLANTAGENETO

E allora di' se non ho affermato verit,

o se non sbagliava il capzioso Somerset?

SUFFOLK

Parola mia, ho studiato poco la legge,

mai ho potuto adattarla al mio volere

e dunque adattare il mio volere alle sue norme.

SOMERSET

Allora giudica tu, mio signore di Warwick

chi tra noi due abbia ragione.

WARWICK

Tra due falchi, quello che vola pi alto;

tra due cani, quello che ringhia pi forte,

tra due lame, la pi temprata;

tra due cavalli, quello che si porta meglio;

tra due ragazze, quella che ha l'occhio pi vispo.

Il mio giudizio forse poco profondo,

ma in questi begli arzigogoli legali,

in fede, non sono pi saggio d'una taccola.

PLANTAGENETO

Suvvia, questa cortese reticenza.

La verit appare cos nuda al mio fianco

che anche un occhio miope la pu scorgere.

SOMERSET

E al mio fianco tanto bene adorna,

cos chiara, scintillante, nitida,

da risplendere tra le palpebre d'un cieco.

PLANTAGENETO

Dacch tenete la bocca serrata,

n vi azzardate a proferire parola,

con segni silenziosi mimate il vostro pensiero:

colui che un gentiluomo tutto d'un pezzo

e saldo sta sull'onore del suo lignaggio,

se ritiene che io abbia affermato la verit,

colga con me tra questi rovi una rosa bianca.

SOMERSET

E chi non n un codardo n un adulatore,

ma osa schierarsi con il partito della verit,

colga con me tra quelle spine una rosa rossa.

WARWICK

Non mi piacciono i colori, n il colore

dell'adulazione bassa, insinuante:

colgo col Plantageneto questa rosa bianca.

SUFFOLK

Con il giovane Somerset colgo la rosa rossa,

e dico inoltre che ritengo egli abbia ragione.

VERNON

Fermi, lord e gentiluomini, non cogliete

altre rose, finch non avrete stabilito

che la fazione che ha strappato meno rose dalla pianta

conceder il verdetto ai suoi rivali.

SOMERSET

Una valida obiezione, mio buon signore;

se ne avr meno, sottoscriver in silenzio.

PLANTAGENETO

Anch'io.

VERNON

Allora, per la verit e l'evidenza del caso,

colgo questo bocciolo pallido e virginale:

A mio giudizio va a favore della rosa bianca.

SOMERSET

Non pungerti le dita, mentre lo cogli;

altrimenti, con il tuo sangue dipingerai di rosso

la rosa bianca, senza averne l'intenzione,

e ti schiererai dalla mia parte.

VERNON

Mio signore, se sanguiner per la mia opinione,

la buona opinione che gli altri hanno di me

far da chirurgo alla mia ferita

e mi terr dalla parte dove sono ora.

SOMERSET

Ma bene: su, coraggio; chi altri?

AVVOCATO

Se i miei studi e i miei libri non dicono

il falso, le vostre argomentazioni

sono sbagliate di fronte alla legge.

In segno di ci anch'io colgo la rosa bianca.

PLANTAGENETO

Allora, Somerset, dove sono i tuoi argomenti?

SOMERSET

Qui nel mio fodero, a ragionare

sulla vostra rosa bianca, tinta di rosso sangue.

PLANTAGENETO

Intanto, le vostre guance imitano

le nostre rose, poich appaiono bianche di paura,

a testimonianza che la verit dalla nostra parte.

SOMERSET

No, Plantageneto, non per la paura,

ma per la rabbia, che le tue guance arrossiscono

di vergogna sfacciata, imitando le nostre rose,

e la tua lingua non vuole confessare l'errore.

PLANTAGENETO

Somerset, non nutre un verme la tua rosa?

SOMERSET

E la tua rosa, Plantageneto, non ha spine?

PLANTAGENETO

S, aguzze e laceranti, per sostenerne la verit,

mentre il tuo verme divoratore mangia il falso.

SOMERSET

Ebbene, trover amici pronti a indossare

le mie rose sanguinanti, che sosterranno quel che dico,

mentre il falso Plantageneto non oser mostrarsi.

PLANTAGENETO

Ora, con questo bocciolo virgineo in mano,

tengo in disprezzo te e le tue maniere, ragazzaccio.

SUFFOLK

Risparmiaci il tuo disprezzo, Plantageneto.

PLANTAGENETO

Arrogante d'un Pole, invece lo rivolgo

contro di lui e anche contro di te.

SUFFOLK

Quel che mi dai, te lo ricaccio in gola.

SOMERSET

Via, andiamo, buon William de la Pole;

diamo credito a questo villanzone conversando con lui.

WARWICK

Ora, per Dio, gli fai torto, Somerset.

Il suo nonno era Lionel, Duca di Clarence,

terzo figlio di Edoardo Terzo d'Inghilterra.

Da radici cos fonde spuntano villani spennacchiati?

PLANTAGENETO

Approfitta dei privilegi del luogo;

non oserebbe altrimenti parlare cos

con il suo ignobile cuore.

SOMERSET

Nel nome del Creatore,

sosterr le mie parole su ogni lembo di suolo cristiano.

Non fu Riccardo, conte di Cambridge,

tuo padre, giustiziato per alto tradimento

nei giorni del defunto re Enrico?

E, per quel tradimento, non sei anche tu reo,

degradato, escluso dal rango della nobilt?

Il crimine della sua disobbedienza vive

dentro il tuo sangue. Sei un villano qualunque

finch non verrai riabilitato.

PLANTAGENETO

Mio padre fu arrestato, incriminato

illegalmente, e condannato a morte

per tradimento, senza aver tradito.

Questo prover contro uomini migliori di Somerset,

quando i tempi saranno maturi al mio volere.

In quanto al tuo compare Pole, e a te stesso,

vi segner nel mio libro della memoria,

per farvi pagare la vostra malafede.

Fate tesoro di questo avvertimento.

SOMERSET

Ah, ci troverai sempre a tua disposizione,

ci riconoscerai come nemici dal colore della rosa,

un colore che indosseranno i miei amici, tuo malgrado.

PLANTAGENETO

Per la mia anima, questa rosa pallida, irosa,

come emblema del mio odio assetato di sangue,

sempre indosser assieme alla mia fazione,

finch essa non appassisca sulla mia tomba,

o non fiorisca fino all'altezza del mio rango.

SUFFOLK

Va' pure avanti, e ti strozzi l'ambizione!

Addio, dunque, fino al prossimo incontro. Esce.

SOMERSET

Vengo con te, Pole. Addio, ambizioso Riccardo! Esce.

PLANTAGENETO

Quanti insulti mi tocca sopportare!

WARWICK

La macchia rinfacciata al tuo casato

sar cancellata dal prossimo parlamento,

convocato a sancire la tregua tra Winchester

e Gloucester. Se non sarai fatto York,

io non vivr per fregiarmi del titolo di Warwick.

Intanto, come pegno del mio amore,

contro l'altero Somerset e William Pole,

indosser questa rosa cara al tuo partito,

e profetizzo qui che la contesa odierna,

trasformata in lotta di fazioni nei giardini del Temple,

spedir anime a migliaia, le rose rosse e le bianche,

verso la morte e la notte spietata.

PLANTAGENETO

Mio buon Vernon, ti sono obbligato,

perch hai colto un fiore in mio appoggio.

VERNON

In tuo appoggio lo indosser sempre.

AVVOCATO

Anch'io.

PLANTAGENETO

Grazie, nobile signore. Andiamo

a pranzo: in quattro facciamo una bella tavolata.

Questa contesa berr sangue un'altra giornata. Escono.

Scena V

Entrano Mortimer, trasportato su una seggiola, e i carcerieri.

MORTIMER

Gentili custodi della mia et, fiacca, declinante,

lasciate riposare qui Mortimer morente.

Come in un uomo appena uscito dalla tortura

le mie membra soffrono la lunga prigionia,

e queste chiome grigie, messaggere di morte,

proclamano la fine di Edmund Mortimer,

un vecchio Nestore carico d'affanni.

Simili a lampade il cui olio consumato,

questi occhi s'offuscano, gi spenti.

Schiacciate dal fardello del dolore,

le deboli spalle, le braccia smidollate,

assomigliano a una vite inaridita,

coi tralci secchi penzolanti verso terra.

Eppure a questi piedi, paralitico sostegno

incapace di reggere questo mucchietto di creta,

mette ali il desiderio di una tomba,

perch sanno che non ho altro conforto.

Ma dimmi, carceriere, verr mio nipote?

PRIMO CARCERIERE

Riccardo Plantageneto verr, mio signore:

lo abbiamo mandato a chiamare al Temple,

nelle sue stanze, e ci fu confermata la sua venuta.

MORTIMER

Tanto mi basta. La mia anima avr soddisfazione.

Povero gentiluomo! I suoi torti sono pari ai miei.

Da quando sal al trono Enrico Monmouth,

prima della cui gloria ero un grande guerriero,

io subisco quest'orribile sequestro.

E da allora Riccardo messo in ombra,

depredato degli onori e dell'eredit.

Ma ora, il giudice conciliatore degli afflitti,

la giusta Morte, arbitro imparziale

d'ogni miseria umana, mi affranca da questo luogo

con un gradito congedo. Vorrei che anche i suoi guai

fossero in procinto di scomparire,

cos che egli possa recuperare ci che fu perso.

Entra Riccardo [Plantageneto].

PRIMO CARCERIERE

Mio signore, il tuo affezionato nipote giunto.

MORTIMER

Riccardo Plantageneto, amico mio, sei giunto?

PLANTAGENETO

S, nobile zio, tanto maltrattato; ecco

tuo nipote Riccardo, di recente altrettanto oltraggiato.

MORTIMER

Levate le mie braccia verso il suo collo,

che lo possa stringere, ed esalargli sul petto

l'ultimo rantolo. Oh, ditemi quando

le mie braccia sfiorano le sue guance,

che gli possa dare un amorevole bacio

prima della fine. [Lo abbraccia.] Dolce ramo del gran ceppo di York,

dimmi ora il fresco oltraggio che hai subito.

PLANTAGENETO

Prima, poggia la tua vecchia schiena

contro il mio braccio, cos che, a tuo agio,

ti possa raccontare del mio disagio.

Oggi, mentre discutevo d'una questione legale,

scoppi una lite tra Somerset e me,

e, nello scambio di insulti, quella sua lingua

spudorata mi rinfacci la morte di mio padre.

Quell'accusa m'incepp la lingua,

altrimenti avrei ribattuto alle sue offese.

Perci, buon zio, per amore di mio padre,

in onore di un vero Plantageneto,

in considerazione del legame di parentela,

dimmi la causa che cost la testa

a mio padre, il Conte di Cambridge.

MORTIMER

La stessa causa che, caro nipote,

ha consumato dentro un odioso carcere, in agonia,

tutta la mia fiorente giovinezza,

fu il dannato strumento della sua dipartita.

PLANTAGENETO

Dischiudimi pi in dettaglio tale causa,

perch io la ignoro e non riesco a immaginarla.

MORTIMER

Cos sar, se lo consente il mio fioco respiro

e se la morte attende la fine del racconto.

Enrico Quarto, il nonno del presente re,

depose suo cugino Riccardo, figlio d'Edoardo,

il primogenito e il legittimo erede

di Re Edoardo, il terzo di sua stirpe.

Durante il suo regno, i Percy del Nord,

ritenendo l'usurpazione atto assai ingiusto,

appoggiarono la mia candidatura al trono.

La ragione che spinse quei bellicosi lord

fu che (una volta eliminato il giovane Riccardo

senza ch'egli avesse generato alcun erede)

ero io il successore per nascita e lignaggio.

Infatti, per parte di madre, io provengo

da Lionel, Duca di Clarence, terzo figlio

di Re Edoardo Terzo, mentre il re

vanta discendenza da Giovanni di Gaunt,

soltanto il quarto di quella eroica schiatta.

Ma prendi nota: mentre erano impegnati

nel poderoso e nobile sforzo di radicare

il legittimo erede, io persi la libert, loro la vita.

Molto tempo dopo, durante il regno di Enrico Quinto

(succeduto a suo padre Bullingbrook),

tuo padre, allora Conte di Cambridge, discendente

dal celebre Edmund Langley, Duca di York,

sposando mia sorella, e cio tua madre,

preso da piet per la mia dura sorte,

arruol un nuovo esercito, con l'intenzione

di reclamare la corona e pormi sul trono.

Ma come gli altri, quel nobile conte fu sconfitto

e decapitato. Cos i Mortimer a cui

apparteneva il titolo, vennero liquidati.

PLANTAGENETO

Tu, mio signore, sei l'ultimo di loro.

MORTIMER

vero, e vedi che sono senza discendenza

e che le mie parole, sempre pi deboli,

sono garanti di morte. Tu sei il mio erede.

il mio auspicio che tu ti riprenda tutto;

per sii cauto e accorto nei tuoi progetti.

PLANTAGENETO

Mi far guidare dai tuoi voti solenni.

Eppure, credo, l'esecuzione di mio padre

non fu altro che un atto di sanguinaria tirannia.

MORTIMER

Nipote, il silenzio prudenza politica.

La casa di Lancaster ha salde fondamenta,

che, come una montagna, non possono essere smosse.

Ma ora tuo zio a muoversi di qui,

come i principi abbandonano la corte

quando hanno a noia una protratta e fissa residenza.

PLANTAGENETO

Se solo potessi riscattare la tua vecchiaia,

zio, con una porzione dei miei giovani anni!

MORTIMER

Mi faresti torto, come chi massacra

infliggendo molte ferite, quando una sola uccide.

Niente lutto, a meno che non ti dolga per il mio bene.

Da' solo disposizione per il funerale, e, dunque,

addio. Tutte le tue speranze siano esaudite

e prospera la tua vita in pace e in guerra. Muore.

PLANTAGENETO

E si diparta in pace, non in guerra, la tua anima!

In prigione compisti un lungo pellegrinaggio,

consumando da eremita i tuoi giorni.

Bene, serro i suoi consigli nel mio petto,

e quello che mi passa per la mente, tengo in serbo.

Carcerieri, portatelo via: io stesso

provveder a funerali migliori della sua vita.

Escono [i carcerieri con il corpo di Mortimer].

Qui si spenge la tenue fiaccola di Mortimer,

soffocata dall'ambizione di gente meschina.

In quanto ai torti, agli amari insulti

che Somerset ha elargito alla mia casata,

sono certo di saldare il conto con onore.

Perci mi affretto verso il parlamento,

per essere reintegrato nel mio lignaggio,

o perch dalle mie disgrazie possa trarre vantaggio.

Esce.

ATTO III

Scena I

Squilli di tromba. Entrano il Re [Enrico], Exeter, Gloucester, Winchester, Warwick, Somerset, Suffolk, Riccardo Plantageneto [e altri]. Gloucester cerca di presentare una lista di accuse; Winchester afferra il foglio e lo fa a pezzi.

WINCHESTER

Vieni con le tue righe premeditate,

con libelli congegnati ad arte?

Humphrey di Gloucester, se tu hai accuse

o colpe da addebitarmi qui davanti,

fallo senza sotterfugi, senza indugio.

Io, senza indugio o perdita di tempo,

risponder alle tue insinuazioni.

GLOUCESTER

Prete strafottente, questo luogo mi impone

la pazienza, o tu vedresti come so reagire

alle tue azioni disonorevoli. Non pensare,

se pure ho messo per iscritto

le modalit dei tuoi crimini oltraggiosi,

che perci si tratti di falsificazioni,

o che a viva voce non sia capace di recitare

gli argomenti della penna. No, prelato,

tanto ardisce la tua malvagit,

la perfidia dei tuoi imbrogli audaci,

esiziali e seminatori di zizzania,

che perfino gli infanti balbettano

della tua arroganza. Sei un usuraio micidiale,

perverso per natura, nemico della pace,

lussurioso e corrotto ben pi di quanto non s'addica

a un uomo del tuo rango e della tua professione.

E il tuo tradimento non s' manifestato apertamente

quando mi hai teso un agguato, per togliermi la vita,

ora presso il Ponte di Londra, ora alla Torre?

Inoltre, temo che, se i tuoi pensieri fossero passati

al setaccio, neppure il re, tuo sovrano, sarebbe immune

dall'invido rancore del tuo cuore, gonfio di superbia.

WINCHESTER

Gloucester, ti sfido, - Signori, chiedo grazia:

date udienza a quello che ho da dire.

Se fossi avido, ambizioso e perverso

come mi raffigura, com' che sono povero?

E com' che non cerco promozioni

o avanzamenti di carriera, ma mi contento

del mio usuale ministero? Quanto alla zizzania,

chi agogna alla pace pi di me? - Solo se provocato...

No, miei buoni signori, non questo offende,

non questo ha reso il duca furibondo.

che vuole essere solo lui a comandare,

solo lui dovrebbe stare accanto al re;

questo che produce tuoni nel suo petto,

che gli fa ruggire accuse a squarciagola.

Ma sappia che io valgo quanto...

GLOUCESTER

Quanto chi?

Tu, nato bastardo di mio nonno!

WINCHESTER

S, signor prepotente; e tu, scusa, chi sei?

Uno che vuol comandare sul trono altrui?

GLOUCESTER

Non sono il Protettore, prete insolente?

WINCHESTER

E io non sono un prelato della chiesa?

GLOUCESTER

S, come un fuorilegge dentro un castello,

che adopera a protezione delle sue rapine.

WINCHESTER

Gloucester irriverente!

GLOUCESTER

E tu, reverendo

nelle funzioni spirituali, non nella tua vita.

WINCHESTER

Roma porr rimedio a questo.

WARWICK

E tu rimedia un viaggio a Roma, allora.

[A Gloucester] Signore, sarebbe vostro dovere essere tollerante.

SOMERSET

S, che il vescovo non venga sopraffatto.

[A Winchester] Il mio signore dovrebbe essere pio

e conoscere le responsabilit di cui investito.

WARWICK

Vossignoria dovrebbe essere pi umile;

non si addice a un prelato il battibecco.

SOMERSET

Invece s, se si contesta la sua sacra funzione.

WARWICK

Funzione o finzione sacra, cosa importa?

Forse che sua grazia non Protettore del re?

PLANTAGENETO [a parte]

Plantageneto, m'avvedo, deve frenare

la lingua, affinch non gli si dica:

"Parla, signore, quando viene il tuo turno;

il tuo giudizio presuntuoso deve interferire con i lord?"

Altrimenti scambierei due battute con Winchester.

RE ENRICO

Zio Gloucester e zio Winchester,

speciali tutori dello stato d'Inghilterra,

vi do il comando, se le preghiere hanno forza

di comando, di unire i vostri cuori

nell'amore e nell'amicizia. Quale scandalo,

per la nostra corona, che due nobili Pari,

come voi, siano in aspro conflitto!

Credetemi, signori, i miei teneri anni

possono gi dire che la discordia civile

un verme viperino, che rode le budella

della comunit.

Si ode un rumore fuori scena: "Abbasso le divise marroni!".

Cos' questo baccano?

WARWICK

Un tumulto facile arguire, iniziato

a bella posta dagli uomini del vescovo.

Altri rumori: "Alle pietre! Alle pietre!".

Entra il Sindaco [di Londra, con il suo seguito].

SINDACO

O miei buoni signori, e virtuoso Enrico,

piet per la citt di Londra, piet per noi!

Gli uomini del vescovo e del Duca di Gloucester,

a cui fu proibito di recente di portare armi,

hanno riempito le tasche di ciottoli,

e dopo essersi organizzati, si prendono

con tanta foga a sassate sulla testa,

che molti hanno il cervello balordo sfracellato.

Le nostre imposte sono spaccate in ogni strada,

e abbiamo dovuto chiudere i negozi per paura.

Entrano [dei domestici] con le teste insanguinate e si azzuffano.

RE ENRICO

Per l'obbedienza a noi dovuta, vi ordiniamo

d'arrestare la mano assassina, e far pace.

Ti prego, zio Gloucester, placa la rissa.

PRIMO DOMESTICO

No, se ci proibite le pietre, ci sbraneremo coi denti.

SECONDO DOMESTICO

Provateci: siamo altrettanto risoluti. Riprende la zuffa.

GLOUCESTER

Voi della mia casa, smettete quest'insulsa gazzarra

e ritiratevi da questo scontro illegale.

TERZO DOMESTICO

Mio signore, conosciamo vostra grazia

come uomo giusto e tutto d'un pezzo,

per nascita regale inferiore a nessuno, solo al re.

Prima di acconsentire che un principe tale,

un padre cos buono dello stato,

venga insultato da un imbrattacarte,

combatteremo tutti, noi, le mogli, i figli,

finch il nemico far scempio dei nostri corpi.

PRIMO DOMESTICO

S, e con frammenti d'unghia, da morti,

fortificheremo il campo di battaglia.

Ricomincia [la zuffa].

GLOUCESTER

Fermi, fermi, vi dico; se mi amate davvero,

lasciatevi convincere alla tregua.

RE ENRICO

Oh, come questa discordia affligge

l'anima mia. E tu, signore di Winchester,

puoi scorgere le mie lacrime, i sospiri,

senza intenerirti? Se non hai misericordia,

chi l'avr? E chi s'ingegner a favorire

la pace, se i santi uomini di chiesa

traggono piacere dalle risse?

WARWICK

Pigati, Lord Protettore; anche tu, Winchester,

se non intendete opporvi al sovrano

con ostinati dinieghi, e distruggere il regno.

Vedete il male, e che crimini sono stati compiuti

a causa della vostra inimicizia. Fate pace, dunque,

se non avete sete di sangue.

WINCHESTER

Tocca a lui sottomettersi, o io non mi piego.

GLOUCESTER

La compassione per il re mi impone

di umiliarmi; o gli strapperei il cuore al prete

piuttosto che concedergli un tale privilegio.

WARWICK

Osserva, signore di Winchester, il duca

ha bandito il suo furioso e altero malcontento,

come appare dal viso rilassato: perch

tu hai ancora quella faccia da tragedia?

GLOUCESTER

Ecco, Winchester, ti offro la mano.

[Winchester gli volge le spalle.]

RE ENRICO

Vergogna, zio Beaufort! Ti udii predicare

che il rancore era peccato grave, atroce;

non vuoi rispettare i tuoi insegnamenti?

Preferisci essere il primo che li infrange?

WARWICK

Dolce re! Il vescovo s' preso un bel rimprovero.

Vergogna, signore di Winchester, smettila!

Dunque, andrai a lezione da un fanciullo?

WINCHESTER

Ebbene, Duca di Gloucester, mi piegher a te.

Scambio amore per amore, mano per mano.

GLOUCESTER [a parte]

S, ma temo con un cuore falso. -

Ecco, amici e cari concittadini,

questo gesto il pegno della tregua

tra di noi due e tra tutti i nostri seguaci,

e Dio m'assista, non c' simulazione.

WINCHESTER

Anche me assista Iddio! [A parte] Perch non ho intenzione.

RE ENRICO

Caro zio, gentile Duca di Gloucester,

quanta gioia c' in me per questo patto!

Suvvia, brava gente, non dateci pi pena,

ma unitevi in amicizia come i vostri padroni.

PRIMO DOMESTICO

D'accordo, vado dal dottore.

SECONDO DOMESTICO

Io pure.

TERZO DOMESTICO

Io cercher una medicina alla taverna.

Escono [i servi, il Sindaco e gli altri].

WARWICK

Mio grazioso signore, accettate questa pergamena,

che porgiamo a vostra maest, in nome dei diritti

di Riccardo Plantageneto.

GLOUCESTER

Una supplica ben presentata, signore di Warwick,

perch, dolce principe, se vostra grazia

soppesa ogni circostanza, ci sono forti ragioni

per rendere giustizia a Riccardo; specie per i motivi

di cui informai vostra maest a Eltham Place.

RE ENRICO

E quei motivi, zio, erano assai solidi.

Perci, miei cari lord, a noi piace

che Riccardo sia reintegrato nel suo sangue.

WARWICK

Venga Riccardo reintegrato nel suo sangue,

e risarcito il torto fatto al padre.

WINCHESTER

Winchester si associa alla volont altrui.

RE ENRICO

Se sarai leale, Riccardo, ti concedo

non solo questo, ma l'intera eredit

che appartiene alla casata degli York

da cui tu discendi in linea diretta.

PLANTAGENETO

Il tuo umile servo ti giura obbedienza

e in umilt servizio fin che non giunga morte.

RE ENRICO

Piega il tuo ginocchio, allora, e poggialo

contro il mio piede. [Plantageneto si inginocchia.]

A guiderdone del dovere compiuto,

ti cingo con la spada valorosa degli York.

Alzati, Riccardo, da vero Plantageneto,

alzati, Duca di York, principe regale.

YORK

Prosperit a Riccardo, rovina ai tuoi nemici!

E come si manifesta il mio dovere, [alzandosi] perisca

chi nutre un solo pensiero ostile a tua maest!

TUTTI

Sii il benvenuto, grande principe, potente Duca di York!

SOMERSET [a parte]

Perisci, spregevole principe, ignobile Duca di York!

GLOUCESTER

Ora meglio converr alla maest vostra

di varcare il mare per essere incoronato

in Francia. La presenza del re genera amore

tra i sudditi e gli amici fedeli, quanto essa

scoraggia gli avversari.

RE ENRICO

Basta che Gloucester

dica una parola ed Enrico in viaggio.

Contro i nemici, un consiglio d'amico di vantaggio.

GLOUCESTER

Le tue navi sono gi pronte a partire.

Marcia regale. Squilli di tromba. Escono [tutti eccetto Exeter].

EXETER

Ma s, marciamo in Inghilterra o in Francia,

senza vedere ci che potrebbe capitare presto.

Quest'ultimo dissidio, nato tra i Pari,

brucia sotto le ceneri infide d'un amore simulato,

ed eromper alla fine in una gran fiammata.

Come le membra in suppurazione marciscono

grado a grado, finch ossa, carne, giunture,

cadono a brandelli, cos sparger il suo contagio

questa discordia spregevole e odiosa.

Adesso temo la fatale profezia

che al tempo di Re Enrico Quinto

era sulla bocca d'ogni poppante, vale a dire,

che Enrico nato a Monmouth avrebbe vinto tutto,

ed Enrico nato a Windsor, perso tutto.

Cos palese il corso degli eventi

che Exeter spera di finire i suoi giorni

prima che giunga quel tempo sciagurato. Esce.

Scena II

Entra la Pulzella travestita, assieme a quattro soldati con dei sacchi sulle spalle.

PULZELLA

Ecco le porte cittadine, le porte di Rouen,

dove il nostro tranello deve aprire un varco. Attenti,

abbiate cura di usare con astuzia le parole,

parlate come i soliti contadini che al mercato

vengono a prender soldi per il loro grano.

Se abbiamo accesso, come mia speranza,

e se troviamo poche guardie distratte,

mander un segnale al nostri amici,

cos che Carlo il Delfino possa aggredirle.

PRIMO SOLDATO

Coi nostri sacchi metteremo a sacco

la citt, e saremo signori e padroni di Rouen.

Perci bussiamo. Bussano.

GUARDIA [da dentro]

Qui l?

PULZELLA

Paysans, la pauvre gent de France:

poverelli che vanno al mercato a vendere il grano.

GUARDIA [aprendo la porta]

Dentro. Andate: la campana del mercato gi suonata.

PULZELLA

Ora, Rouen, rader al suolo i tuoi bastioni.

Escono.

Entrano Carlo, il Bastardo, Alenon [, Reignier e le truppe].

CARLO

San Dionigi benedica questo fausto stratagemma

e di nuovo dormiremo al sicuro dentro Rouen.

BASTARDO

La Pulzella e i suoi attori sono entrati di qui.

Ora che dentro, come ci avvertir

se qui il passaggio migliore e pi propizio?

REIGNIER

Agitando una fiaccola da quella torre;

una volta avvistata, sapremo che ci indica

che questa porta, da cui entrata, la pi sguarnita.

Entra la Pulzella, in alto, agitando una fiaccola accesa.

PULZELLA

Osservate la lieta fiaccola nuziale

che congiunge Rouen ai suoi connazionali,

ma brucia fatale a Talbot e ai suoi seguaci.

BASTARDO

Guarda, nobile Carlo, il segnale luminoso dell'amica.

La fiaccola accesa, l, su quella torre.

CARLO

Ora, che risplenda come una cometa di vendetta,

profetessa di rovina ai nostri nemici!

REIGNIER

Non perdete tempo; il ritardo arreca

pericolose conseguenze. Entrate subito al grido

"Per il Delfino!" e passate le guardie a fil di spada.

Suona l'allarme. [Escono.]

Allarme. [Entra] Talbot che compie una sortita.

TALBOT

Francia, pagherai col pianto il tradimento,

se solo Talbot soppravvive all'imboscata.

La Pulzella, la strega, la dannata fattucchiera,

ha combinato di sorpresa quest'imbroglio infernale,

e a stento siamo sfuggiti all'arroganza francese. Esce.

Suona l'allarme. Incursioni. Bedford, malato, trasportato su una seggiola. Entrano Talbot e Borgogna; da dentro, sulle mura appaiono la Pulzella, Carlo, il Bastardo, [Alenon] e Reignier.

PULZELLA

Buond, valorosi. Volete grano per il pane?

Credo che il Duca di Borgogna far digiuno,

prima di comprare ancora a questo prezzo.

Era pieno di loglio: vi piace il suo sapore?

BORGOGNA

Sbeffeggia pure, infame demonio,

spudorata cortigiana! Confido di soffocarti presto

col tuo grano e di farti maledire il suo raccolto.

CARLO

Vostra grazia potrebbe crepare di fame,

prima che giunga quel momento.

BEDFORD

Non le parole,

ma le azioni vendichino un tale tradimento.

PULZELLA

Tu cosa farai, mio buon barbagrigia? Spezzi

una lancia e carichi contro la morte su una sedia?

TALBOT

Sconcio demonio di Francia, strega nefasta,

circondata dai tuoi amanti lussuriosi,

ti conviene schernire il suo valore antico

e fare il verso, da codarda, a un uomo moribondo?

Damigella, far la lotta con te un'altra volta,

o altrimenti perisca Talbot di vergogna.

PULZELLA

Hai i bollori, mio signore? Ma sta' calma, Pulzella.

Se Talbot appena tuona, seguir un acquazzone.

[Gli Inglesi] si consultano a bassa voce.

Salute al parlamento! Chi fa da portavoce?

TALBOT

Ardisci di uscire e di incontrarci in campo aperto?

PULZELLA

Mi sa che vostra signoria ci prende per pazzi,

a provare nostro o meno ci che gi ci appartiene.

TALBOT

Non parlo a quell'Ecate farneticante,

ma a te, Alenon, e a tutti gli altri.

Verrete fuori a combattere da soldati?

ALENON

Signorn.

TALBOT

Signor si impicchi. Quei vili mulattieri

di Francesi, simili a rustici scudieri,

rimangono sulle mura e non osano

prendere le armi come gentiluomini.

PULZELLA

Andiamo, capitani. Lasciamo le mura,

gli sguardi di Talbot non promettono nulla

di buono. Addio, mio signore: siamo venuti

soltanto a dirti che siamo qui. Si allontanano dalle mura.

TALBOT

E ci saremo anche noi, l, tra non molto,

o il biasimo sar la fama pi grande di Talbot.

Fa' voto, Borgogna, sull'onore della tua casata,

pungolato dai torti pubblici subiti in Francia,

di riprendere la citt, oppure di morire.

E io, quanto vero che vive Enrico d'Inghilterra,

e che suo padre fece qui il conquistatore,

quant' vero che in questa citt or ora tradita

fu sepolto il cuore del gran Coeur-de-lion,

cos io giuro di prendere la citt o di morire.

BORGOGNA

I miei voti fanno stretta compagnia ai tuoi.

TALBOT

Ma prima di attaccare, riguardo a questo principe

che muore, il prode Duca di Bedford. - Vieni, signore,

ti tradurremo in un posto migliore,

pi adatto alla malattia e alla fragile et.

BEDFORD

Lord Talbot, non arrecarmi disonore.

Qui star seduto, davanti alle mura di Rouen,

Vi sar compagno nella buona o nella mala sorte.

BORGOGNA

Valente Bedford, lasciati convincere da noi -

BEDFORD

Di non andarmene da qui; poich lessi una volta

che il prode Pendragon, malato, sulla sua lettiga,

si spinse fin sul campo e sconfisse i nemici.

Io dovrei, credo, rinvigorire il cuore dei soldati,

poich l'ho sempre trovato uguale al mio.

TALBOT

Spirito indomito in un petto moribondo.

Cos sia; che il cielo protegga il vecchio Bedford!

E ora basta con la confusione, valoroso Borgogna,

ma raccogliamo le forze all'istante

e diamo addosso al nemico insolente.

Esce [dentro la citt con Borgogna e le truppe].

Suona l'allarme. Incursioni. Entrano Sir John Fastolf e un Capitano.

CAPITANO

Dove correte, Sir John Fastolf, tanto in fretta?

FASTOLF

Dove corro? A salvarmi con la fuga.

probabile che ce le suonino un'altra volta.

CAPITANO

Ma come? Fuggite abbandonando Lord Talbot?

FASTOLF

S, tutti i Talbot del mondo, per salvarmi la pelle. Esce.

CAPITANO

Cavaliere codardo, che ti segua la scalogna.

Esce [dentro la citt].

Ritirata. Incursioni. La Pulzella, Alenon e Carlo [entrano in fuga dalla citt] allontanandosi.

BEDFORD

Ora, anima placata, quando piaccia al cielo,

compi il tuo viaggio, perch ho visto in rotta i nemici.

Quale fiducia, quale forza ha lo sciocco?

Chi prima si divertiva a sbeffeggiare, adesso

ben felice di mettersi in salvo con la fuga.

Bedford muore ed portato fuori sulla sedia da due soldati.

Suona l'allarme. Entrano Talbot, Borgogna e gli altri.

TALBOT

In un giorno perduta e riconquistata!

Questo raddoppia l'onore, Borgogna;

eppure questa vittoria va a gloria del Cielo.

BORGOGNA

Bellicoso e marziale Talbot, Borgogna

ti racchiude nel tempio del suo cuore, e l innalza

un monumento al valore delle tue alte gesta.

TALBOT

Grazie, nobile duca. Ma dov' ora la Pulzella?

Credo che sia addormentato quel suo vecchio compare.

E dove sono ora le vanterie del Bastardo?

I lazzi di Carlo? Come? Silenzio di tomba?

Rouen china il capo addolorata

che la balda compagnia si sia involata.

Ora faremo un po' di ordine in citt,

collocandovi funzionari competenti,

e poi torneremo dal re, a Parigi, poich l

il giovane Enrico risiede con i nobili.

BORGOGNA

Piace a Borgogna ci che Lord Talbot vuole.

TALBOT

Tuttavia, prima di andare, non dimentichiamo

il nobile Duca di Bedford, appena defunto,

e provvediamo alle sue esequie qui a Rouen.

Un soldato pi prode mai impugn lancia,

un cuore pi nobile mai s'impose a corte,

ma i re e i capi supremi non sfuggono alla morte,

perch dell'uomo questa la misera sorte. Escono.

Scena III

Entrano Carlo, il Bastardo, Alenon, la Pulzella [e i soldati].

PULZELLA

Non scoraggiatevi, principi, per questo imprevisto,

n addoloratevi per la riconquista di Rouen:

una situazione senza rimedio viene aggravata,

non alleviata, dall'eccessivo affanno.

Che quell'esaltato di Talbot abbia un breve trionfo,

e come un pavone faccia la sua ruota:

noi gli strapperemo le piume e gli mozzeremo la coda,

se il Delfino e gli altri si faranno guidare.

CARLO

Finora siamo stati diretti da te,

n abbiamo provato diffidenza per le tue arti.

Un improvviso rovescio non provocher sfiducia.

BASTARDO [alla Pulzella]

Col tuo ingegno progetta un piano segreto

e ti renderemo famosa in tutto il mondo.

ALENON

Innalzeremo la tua statua in un luogo sacro

e sarai venerata come una santa benedetta.

Adoperati, dolce vergine, per il nostro bene.

PULZELLA

Che sia cos. Ecco il piano di Giovanna:

con parole belle e persuasive, di zucchero,

alletteremo Borgogna ad abbandonare Talbot,

e a passare dalla nostra parte.

CARLO

Ma s, dolcezza, se si potesse fare,

la Francia non sarebbe un posto accogliente

per i guerrieri di Enrico, n quella nazione

avrebbe tanto da vantarsi con noi,

ma verrebbe estirpata dalle nostre province.

ALENON

Per sempre sarebbero espulsi dalla Francia

senza aver qui neppure il diritto a una contea.

PULZELLA

Le vostre signorie mi ammireranno all'opera

per portare la faccenda all'agognato compimento.

In lontananza rulla il tamburo.

Udite! Il suono del tamburo ci avverte

che le loro forze marciano verso Parigi.

Risuona una marcia inglese.

Talbot se ne va con gli stendardi dispiegati

e tutte le truppe inglesi gli stanno dietro. Marcia francese.

Adesso avanzano il duca e i suoi in retroguardia:

il destino propizio lo rallenta dietro agli altri.

Chiedete un colloquio e con lui parleremo.

Le trombe suonano la richiesta di parlamentare.

CARLO

Un colloquio col Duca di Borgogna!

[Entra Borgogna con i suoi soldati.]

BORGOGNA

Chi vuole parlamentare con Borgogna?

PULZELLA

Il maestoso Carlo di Francia, tuo compatriota.

BORGOGNA

Cos'hai da dire, Carlo? Sono in marcia da qua.

CARLO

Parla, Pulzella, e gettagli il tuo incantesimo.

PULZELLA

Prode Borgogna, speranza indubitabile di Francia,

rimani, lascia che la tua umile serva ti parli!

BORGOGNA

Parla, allora, ma non farla troppo lunga.

PULZELLA

Guarda il tuo paese, guarda la fertile Francia,

e osserva le citt e i borghi annientati

dalle devastazioni del nemico crudele.

Cos guarda la madre il suo bambino che si spenge

quando la morte gli chiude i teneri occhi sbarrati.

Osserva, osserva il morbo della Francia in agonia,

posa gli occhi sulle ferite - ferite disumane! -

che proprio tu hai inferto nel suo petto addolorato.

Oh, volgi altrove la tua spada affilata:

colpisci chi le fa del male, non chi le d'aiuto.

Una goccia di sangue estratta dal seno della patria

dovrebbe addolorarti pi che un fiume di sangue

straniero. Torna dunque con un diluvio di lacrime

a cancellare le macchie che deturpano la tua patria.

BORGOGNA [a parte]

O lei mi ha stregato con le sue parole,

o di colpo mi intenerisce un istinto naturale.

PULZELLA

Inoltre, tutti i Francesi, e la Francia intera

lanciano contro di te gravi accuse, dubitando

della tua nascita e del tuo legittimo lignaggio.

Di chi sei alleato? Di una nazione superba

che non si fida di te, se non per interesse.

Una volta che Talbot avr occupato la Francia,

avendoti plasmato come strumento del male,

chi se non Enrico d'Inghilterra sar padrone,

mentre tu, derelitto, verrai scacciato?

Ci sovviene - e considera solo questa prova:

non ti era nemico il Duca d'Orlans?

E non era egli prigioniero in Inghilterra?

Ma quando seppero che era tuo rivale,

lo liberarono senza esborso del riscatto,

malgrado Borgogna e tutti i suoi amici.

Dunque lo vedi, tu combatti i tuoi connazionali

e stringi alleanza con i tuoi carnefici.

Su, su, ritorna, signore errabondo!

Carlo e gli altri ti accoglieranno a braccia aperte.

BORGOGNA [a parte]

Mi ha conquistato: le sue alte parole

hanno infranto tutte le mie difese,

come rombanti colpi di cannone,

e quasi mi hanno piegato le ginocchia. -

Perdono, patria, e dolci compatrioti!

Signori, accettate questo abbraccio cordiale.

Le mie forze, gli uomini a mia disposizione

sono vostri. Addio, Talbot. Non ti credo pi.

PULZELLA [a parte]

Da buon Francese, davvero un gran girella.

CARLO

Benvenuto, prode duca, la tua amicizia ci d vigore.

BASTARDO

E sprigiona nuovo coraggio nel nostro petto.

ALENON

La Pulzella ha recitato la sua parte

assai bene, e merita un diadema d'oro.

CARLO

Ors, adesso, miei signori, uniamoci alle nostre forze

e sforziamoci di arrecare offesa al nemico. Escono.

Scena IV

[Squilli di tromba.] Entrano il Re, Gloucester, Winchester, [Riccardo Plantageneto, ora Duca di] York, Suffolk, Somerset, Warwick, Exeter [, Vernon, Basset e altri]: a essi si fa incontro Talbot con i suoi soldati.

TALBOT

Mio grazioso principe, e onorevoli pari,

udendo del vostro arrivo in questo regno,

ho dato per il momento tregua alla guerra,

per rendere l'omaggio dovuto al mio sovrano.

A prova di ci, questo braccio che ha imposto

per voi obbedienza a cinquanta fortezze,

a dodici borghi e sette citt circondate da potenti mura,

e inoltre a cinquecento prigionieri d'alto rango,

lascia cadere la spada ai piedi di vostra altezza,

e con una leale sottomissione che viene dal cuore

ascrive la gloria delle conquiste ottenute

prima a Dio, e poi a vostra grazia. [Si inginocchia.]

RE ENRICO

costui quel Lord Talbot, zio Gloucester,

che da tanti anni ha dimora in Francia?

GLOUCESTER

S, mio signore, a vostra maest piacendo.

RE ENRICO

Benvenuto, prode capitano e vittorioso lord!

Quand'ero giovane (non che ora sia vecchio),

ricordo dire da mio padre che mai campione

pi valente aveva impugnato la spada.

Da tempo eravamo convinti della tua sincerit,

dei tuoi fedeli servigi, delle tue fatiche in guerra;

tuttavia, non hai gustato ricompensa,

neppure un grazie ti stato elargito,

perch non avevamo mai visto prima il tuo volto.

Alzati, dunque. Per i tuoi meriti qui ti creiamo

Conte di Shrewsbury, e ti invitiamo a prender posto

nella cerimonia dell'incoronazione.

Marcia trionfale. Squilli di tromba. Escono tutti eccetto Vernon e Basset.

VERNON

Ora, signore, tu che, in mare, t'accanivi

a insultare le insegne che io porto

in onore del nobile Duca di York,

osi confermare le parole allora pronunciate?

BASSET

Sissignore, cos come tu osi dar manforte

al latrato maligno della tua lingua

che insolentisce il Duca di Somerset, mio padrone.

VERNON

Messere, il tuo lord lo onoro per quel che .

BASSET

Be', e cos'? Vale quanto York!

VERNON

Non mica vero, sai. Ecco la prova: tieni! Lo colpisce.

BASSET

Malvagio, tu conosci la legge

sull'uso delle armi: a chi sguaina la spada,

morte immediata, altrimenti questo colpo

farebbe zampillare sangue prezioso.

Mi recher da sua maest, a supplicarlo

che mi si dia licenza di vendicare questo torto.

Vedrai, la prossima volta che ti incontro,

ne farai le spese.

VERNON

Ah s, codardo?

Ci vengo anch'io con la tua stessa fretta.

Poi, prima che tu lo voglia, ti faccio la festa. Escono.

ATTO IV

Scena I

[Squilli di tromba.] Entrano il Re, Gloucester, Winchester, York, Suffolk, Somerset, Warwick, Talbot, il Governatore [di Parigi], Exeter [e altri].

GLOUCESTER

Potente vescovo, poni la corona sul suo capo.

WINCHESTER

Dio salvi Re Enrico, sesto di tale nome!

[Winchester incorona Re Enrico.]

GLOUCESTER

Ora, Governatore di Parigi, presta giuramento:

[Il Governatore si inginocchia.]

non avrai altro re fuori di lui,

reputa amici solo coloro che gli sono amici,

nemici solo coloro che tesseranno

trame oscure contro il suo governo.

Cos farai, e che t'aiuti la giustizia di Dio!

Entra Fastolf.

FASTOLF

Mio grazioso sovrano, mentre mi precipitavo,

al galoppo, da Calais per assistere all'incoronazione,

una lettera mi fu consegnata tra le mani,

scritta a vostra grazia dal Duca di Borgogna.

TALBOT

Disonore al Duca di Borgogna e a te!

Ho fatto voto, vile cavaliere, che avrei strappato,

al nostro primo incontro, la giarrettiera

dalla tua gamba di codardo. [Gliela strappa.]

Ora l'ho fatto, perch indegnamente

tu fosti ammesso a quell'alto grado. -

Perdono, Re Enrico, e tutti gli altri:

questo cialtrone, alla battaglia di Patay,

quando disponevo appena di seimila uomini,

ed i Francesi combattevano dieci contro uno,

prima dello scontro, prima che un sol colpo

fosse infetto, fugg, proprio un fidato scudiero.

In quell'assalto ne perdemmo milleduecento,

io stesso e con me parecchi gentiluomini

fummo l sopraffatti e presi prigionieri.

Giudicate, allora, grandi lord,

se ho esagerato o se simili vigliacchi

dovrebbero indossare questa onorificenza

cavalleresca. Dite s o no!

GLOUCESTER

A dire il vero, quell'azione fu infame,

tale da screditare un normale cittadino,

molto di pi un cavaliere, un capitano, un capo.

TALBOT

Signori, quando in origine l'ordine

fu fondato, i Cavalieri della Giarrettiera

erano di nascita nobile, valorosi e virtuosi,

pieni di superbo coraggio, promossi

per i meriti militari. Non timorosi della morte,

n sprezzanti del rischio; sempre risoluti

di fronte ai pericoli pi estremi.

Dunque colui che non possiede tali qualit,

usurpa il sacro nome di cavaliere,

profanando quest'ordine cos onorato,

e dovrebbe, se io fossi degno di far da giudice,

essere degradato, alla stregua d'un bifolco

nato ai bordi della strada, tanto sfacciato

da vantarsi d'aver sangue nobile.

RE ENRICO

Sei un'onta per i tuoi compatrioti;

ecco il tuo destino! Sloggia; tu che fosti cavaliere,

d'ora in avanti, sotto pena di morte, sei bandito.

[Esce Fastolf.]

E ora, Lord Protettore, esamina la lettera

inviataci dal Duca di Borgogna, nostro zio.

GLOUCESTER

Cosa intende sua grazia, a mutar stile?

Niente pi che un semplice brusco: "Al re"!

Ha dimenticato che egli il suo sovrano,

o questo indirizzo villano comporta

una modifica nella sua buona volont?

Cos' questo? [Legge] "Per motivi particolari,

mosso da compassione per la rovina della patria,

e dai pietosi lamenti di coloro

di cui si ciba il tuo regime autoritario,

ho abbandonato la tua fazione nefasta,

e mi sono unito a Carlo, legittimo re di Francia."

O tradimento mostruoso! Pu accadere questo?

Che alleanza, amicizia, giuramenti nutrano

tali inganni fraudolenti?

RE ENRICO

Cosa? Mio zio Borgogna si ribella?

GLOUCESTER

Proprio cos, signore, ed diventato tuo nemico.

RE ENRICO

questo il peggio che quella lettera contiene?

GLOUCESTER

Il peggio, signore, e tutto quello che scrive.

RE ENRICO

Ebbene, allora Lord Talbot parler con lui

e lo castigher per questa slealt. -

Cosa dici, mio signore, non sei soddisfatto?

TALBOT

Soddisfatto, mio re? S, se non fossi stato

prevenuto, avrei sollecitato io l'incombenza.

RE ENRICO

Dunque raccogli le truppe e marcia

dritto su di lui. Fagli capire

che mal tolleriamo il suo tradimento

e quale offesa insultare gli amici.

TALBOT

Vado, signore, e nel mio cuore porto il desiderio

che tu possa scorgere i tuoi nemici in confusione. [Esce.]

Entrano Vernon e Basset.

VERNON

Concedetemi il duello, grazioso sovrano.

BASSET

Anche a me, mio signore, concedete di combattere.

YORK

Costui un mio servo: ascoltalo, nobile principe.

SOMERSET

E questi mio; dolce Enrico, favoritelo.

RE ENRICO

Siate pazienti, signori, e fateli parlare.

Dite, gentiluomini, cosa vi fa alzare cos la voce?

E perch agognate di combattere, e con chi?

VERNON

Con lui, mio signore, perch mi ha fatto torto.

BASSET

E io con lui, perch mi ha fatto torto.

RE ENRICO

Di quale torto ognuno di voi si lamenta?

Prima fatevi capire, e poi vi dar risposta.

BASSET

Nel valicare il mare da Inghilterra a Francia,

questo individuo mi ha rinfacciato,

con la sua mala lingua, la rosa che io indosso

dicendo che il colore sanguigno dei suoi petali

rappresentavano le guance rosse di vergogna

del mio padrone, quando ostinato si oppose

al vero su una certa questione legale

discussa tra di lui e il Duca di York; e questo

accompagnato da vili epiteti ingiuriosi.

A confutare quei rozzi rimproveri

e a difesa della nobilt del mio signore

supplico il beneficio del codice d'arme.

VERNON

Questa anche la mia petizione, nobile signore;

poich sebbene sembri che egli dia lustro

al suo scopo sfrontato con astuti e subdoli argomenti,

tuttavia sappiate, mio signore, che da lui fui provocato,

che lui per primo obiett a questo segno,

proclamando che il pallore del fiore

rivelava il pavido cuore del mio padrone.

YORK

Quando finiranno, Somerset, queste perfidie?

SOMERSET

Monsignore di York, il tuo astio prorompe

anche se con tanta furberia lo soffochi nel petto.

RE ENRICO

Buon Dio, che follia governa cervelli malati,

se un motivo cos frivolo e insignificante

innesca rivalit tanto settarie!

Cari cugini entrambi, York e Somerset,

calmatevi, vi prego, e fate pace.

YORK

Venga prima risolta con le armi questa lite

e poi vostra altezza comander la pace.

SOMERSET

La disputa riguarda solo noi due,

tra noi due soli deve essere risolta.

YORK

Ecco il mio pegno; accettalo, Somerset.

VERNON

No, la questione rimanga dove ebbe inizio.

BASSET

Date il vostro consenso, onorato signore.

GLOUCESTER

Ma quale consenso? Siano maledette

le vostre risse, crepate voi e le vostre ciarle insolenti!

Vassalli boriosi, non provate vergogna

a disturbare e a preoccupare il re e noi

con lo strepito delle vostre beghe presuntuose?

E voi, signori, non mi pare bello

che tolleriate le loro accuse pervicaci,

e ancora meno che approfittiate degli insulti,

per scatenare tra voi stessi una contesa.

Fatevi guidare a pi mite consiglio.

EXETER

Ci addolora sua altezza; siate amici,

buoni signori.

RE ENRICO

Venite qui voi che vorreste

affrontarvi in duello. V'impongo, da ora in poi,

se non volete perdere il mio favore,

di scordare del tutto questa lite e i suoi motivi.

Invece voi, miei lord, ricordatevi dove siamo:

in Francia, una nazione volubile e ondeggiante.

Se nel nostro aspetto essi scorgono il dissenso,

e che non andiamo d'accordo tra di noi,

come sar pronto il loro spirito scontento

alla disobbedienza caparbia, alla rivolta!

Inoltre, quale ignominia subiremo

quando ai principi stranieri sar noto

che per un gioco, per una cosa senza peso,

i Pari di Re Enrico, l'antica nobilt, da s

si sono distrutti, perdendo il regno di Francia?

Oh, pensate alle conquiste di mio padre,

ai miei teneri anni; non facciamoci strappare

per un nonnulla ci che fu comprato con il sangue!

Far io da arbitro in questa lite fastidiosa.

Non vedo motivo, se indosso questa rosa,

[si mette una rosa rossa]

che per ci si sospetti una mia predilezione

per Somerset piuttosto che per York:

entrambi mi sono consanguinei, entrambi io amo.

Sarebbe come se mi rimproverassero la corona,

perch, invero, anche il re di Scozia coronato.

Ma vi convincer il vostro discernimento

pi di quanto possa io istruirvi o educarvi.

Pertanto, poich qui in pace siamo giunti,

proseguiamo in pacifica armonia.

Cugino di York, Vostra Grazia nominata

nostro reggente nelle province della Francia;

e tu, mio buon signore di Somerset,

unisci i tuoi squadroni di cavalleria

ai suoi reparti di fanteria.

Come sudditi sinceri, figli dei vostri progenitori,

procedete assieme in allegria

e scaricate la bile rabbiosa sui nemici.

In quanto a noi, al Lord Protettore e agli altri,

dopo una sosta torneremo a Calais;

e da l in Inghilterra, dove spero che, presto,

con le vostre vittorie, mi farete dono di Carlo,

d'Alenon, e di tutta quella marmaglia sediziosa.

[Squilli di tromba.] Escono [tutti eccetto] York, Warwick, Exeter, Vernon.

WARWICK

Monsignore di York, di sicuro il re

ha mostrato grandi doti da oratore.

YORK

Altroch, per non ho apprezzato

Il fatto che egli porti l'insegna di Somerset.

WARWICK

Via, solo un capriccio. Non biasimatelo.

Oso ritenere, dolce principe, che egli non avesse

cattivi pensieri.

YORK

Se pensassi il contrario...

ma lasciamo perdere. Altre questioni vanno affrontate.

Escono [tutti eccetto] Exeter.

EXETER

Hai fatto bene, Riccardo, a frenare la lingua;

perch, se fossero esplose le passioni del tuo cuore,

credo che vi avremmo letto i segni cifrati

di una rabbia ancora pi gonfia di rancore,

e d'un tumulto di liti ancora pi furiose,

di quanto si possa gi immaginare o supporre.

Comunque sia, anche l'uomo pi ingenuo,

nel vedere gli stridenti contrasti nobiliari,

le gomitate che si scambiano a corte,

i seguaci che si organizzano in bande rivali,

scorgerebbe il presagio di qualche infausto evento.

gi un bel guaio, quando lo scettro posto

nelle mani di un bimbo. Peggio quando la perfidia crea

fratture innaturali nell'aristocrazia.

Giunge allora la rovina, comincia un periodo d'anarchia.

Esce.

Scena II

Talbot entra con trombe e tamburi davanti a Bordeaux.

TALBOT

Trombettiere, va' alle porte di Bordeaux,

convoca il loro generale sulle mura.

Suona [la tromba.] In alto entra il Generale [con altri].

Capitani, vi manda a chiamare Talbot l'inglese,

che serve in armi Enrico d'Inghilterra,

e cos vi impone: aprite le porte cittadine,

sottomettetevi a noi, chiamate vostro

il mio sovrano e rendetegli omaggio

come sudditi obbedienti; io ritirer

me stesso e il mio esercito cruento.

Ma se v'infischiate delle mie profferte di pace,

attizzate la furia dei miei tre seguaci,

la scarna carestia, l'acciaio squartatore,

il fuoco guizzante: essi, in un momento,

raderanno al suolo le vostre torri

maestose e svettanti, se rifiutate

l'offerta della loro indulgenza.

GENERALE

Tu, lugubre e pauroso gufo annunciatore

di morte, terrore della nostra nazione,

suo cruento flagello, la conclusione

della tua tirannia s'avvicina. Tu non puoi

giungere fino a noi, se non con la tua morte;

poich io dichiaro che noi siamo ben protetti

dalle mura, e abbiamo forze a sufficienza

da uscirne fuori per dare battaglia.

Se ti ritiri, il Delfino, ben attrezzato,

pronto a intrappolarti nei laccioli.

Gli squadroni sono schierati da ogni parte

a ostacolarti ogni possibilit di fuga.

Ovunque ti volti a cercare aiuto,

solo la morte t'attende, per spartire

la preda, e la pallida Distruzione

si para davanti alla tua faccia.

Diecimila Francesi hanno fatto giuramento,

con la comunione, di scaricare

i cannoni micidiali solo su Talbot l'inglese,

fra tutte le anime cristiane.

Ecco, tu te ne stai palpitante di coraggio,

con uno spirito indomito invincibile.

Questo l'ultimo omaggio alla tua gloria

che io ti devo, da nemico. Infatti,

prima che la clessidra, che da adesso

comincia a misurare la sua ora,

esaurisca la caduta del suo rivolo di sabbia,

questi occhi, che adesso ti vedono in salute,

scorgeranno il tuo corpo insanguinato,

rigido, cadaverico, abbandonato.

Rulla un tamburo in lontananza.

Ascolta, ascolta il tamburo del Delfino,

una campana che suona a martello,

lugubre musica per la tua anima impaurita;

la mia squiller per la tua fine orrenda.

Escono [in alto, il Generale e gli altri].

TALBOT

Non racconta frottole: odo il nemico.

Fuori, la cavalleria leggera vada

in ricognizione, a esplorare i loro fianchi.

[Escono uno o pi soldati.]

O disciplina negligente e sbadata!

Siamo rinchiusi e stretti in un recinto,

esiguo branco di tremanti cervi d'Inghilterra,

storditi da una muta ringhiante

di cagnacci francesi! Se dobbiamo essere

cervi inglesi, lottiamo con la loro vigoria

senza cedere al primo beve morso,

simili a cerbiatti, ma, piuttosto, furibondi;

e come i maschi dei cervi, imbizzarriti,

volgiamo la testa d'acciaio contro i segugi

assetati di sangue, e teniamo quei vili

alla larga, impotenti. Che ogni uomo

venda cara la vita come faccio io.

E si accorgeranno, amici, quanto cara

la carne di cervo. Dio e San Giorgio,

Talbot e i diritti d'Inghilterra,

sostengano i nostri colori in questa guerra! [Escono.]

Scena III

Entra un Messaggero che va incontro a York. Entra York con un trombettiere e molti soldati.

YORK

Non sono ancora tornati i veloci esploratori

sulle tracce del potente esercito del Delfino?

MESSAGGERO

Sono tornati, mio signore, a riferire

che egli si dirige a Bordeaux con le sue truppe

a combattere Talbot; mentre era in marcia,

i nostri osservatori hanno individuato

due schiere ancora pi forti, che si sono unite

al Delfino, per convergere assieme su Bordeaux.

YORK

La peste colga quel malvagio di Somerset

che ritarda tanto i rifornimenti promessi

di cavalieri arruolati per questo assedio!

L'illustre Talbot si attende un mio aiuto,

e io vengo beffato da un dannato traditore

e non posso soccorrere il nobile campione.

Dio l'assista in questo momento di bisogno.

Se fallisce, addio campagna di Francia!

Entra un altro messaggero [Sir William Lucy].

LUCY

Tu, augusto comandante delle forze inglesi,

mai cos necessario in terra di Francia,

a spron battuto corri a salvare il nobile Talbot,

che ora stritolato da una cintura di ferro,

e incalzato dalla truce distruzione.

A Bordeaux, duca marziale! A Bordeaux, York!

Senn, addio Talbot, Francia e onore d'Inghilterra!

YORK

O Dio, se Somerset, che con la sua arroganza

blocca i miei cavalieri, fosse al posto di Talbot!

Cos salveremmo un valoroso gentiluomo

scambiandolo con un traditore, un vigliacco.

Piango di rabbia funesta, d'ira furibonda:

perch noi periamo in questo modo,

mentre i traditori dormono sodo.

LUCY

Oh, inviate soccorsi al disgraziato lord!

YORK [a parte]

Egli muore, noi perdiamo. Io infrango

la mia parola di guerriero; noi siamo in lutto,

la Francia sorride; noi perdiamo, loro guadagnano

ogni giorno, e tutto questo per colpa

di quel vile traditore di Somerset!

LUCY

Allora Dio abbia piet dell'anima del prode Talbot,

e di suo figlio, il giovane John, che due ore fa

ho incrociato mentre era in viaggio per raggiungere

il bellicoso padre. Da sette anni Talbot non lo vede,

ora si incontrano dove sono disfatte le loro vite.

YORK

Ahim, quale gioia prover il nobile Talbot

a salutare il suo ragazzo sulla tomba?

Andiamo! L'angoscia quasi mi soffoca

il respiro, al pensiero che amici separati

si riabbracciano nell'ora della morte.

Addio, Lucy, mi concesso soltanto

di maledire la causa dell'insuccesso.

Maine, Blois, Poitiers e Tours ci sono tolte,

e tutto per il ritardo di Somerset, per le sue colpe.

Esce [con i suoi soldati].

LUCY

Cos, mentre l'avvoltoio della rivolta

si nutre nel seno dei sommi condottieri,

la negligenza infingarda ci sottrae

le conquiste di Enrico Quinto, il conquistatore,

colui il cui ricordo ancora caldo nella mente.

Mentre essi a turno si ricoprono di fango,

vite, onori, lodi, tutto mandano a ramengo. [Esce.]

Scena IV

Entra Somerset con il suo esercito [e con lui un capitano di Talbot].

SOMERSET

troppo tardi. Ormai non posso mandarli.

Questa spedizione fu progettata

da York e da Talbot con troppa fretta.

Una sortita dei nemici fuori citt

potrebbe impegnare il grosso delle nostre forze.

Quell'imprudente di Talbot ha infangato

il lustro della fama precedente

con un'azione impulsiva, disperata, folle.

stato York a spingerlo all'attacco

verso una morte disdicevole. Morto Talbot,

York potr diventarne il successore.

[Entra Sir William Lucy.]

CAPITANO

Ecco Sir William Lucy, inviato con me

a chiedere soccorso per le nostre truppe soverchiate.

SOMERSET

Ebbene, Sir William, donde vieni?

LUCY

Donde vengo, signore? Dalla compravendita

di Lord Talbot, il quale, circondato

dai nemici imbaldanziti, chiama a gran voce

i nobili York e Somerset, per respingere

l'assalto mortale al suo debole corpo;

e mentre quell'onorato comandante

versa sudore insanguinato dalle membra

logorate dalla guerra, e attende aiuto

in una fragile posizione di vantaggio,

voi, sue false speranze, depositari

dell'onore d'Inghilterra, vi tenete alla larga,

indegnamente gareggiando fra di voi.

I vostri litigi personali non trattengano

i soccorsi arruolati per portargli aiuto,

mentre egli, nobile celebrato gentiluomo,

cede la sua vita in un mondo sventurato.

Il Bastardo d'Orlans, Carlo, Borgogna, Alenon

e Reignier lo stringono in un cerchio:

Talbot muore per la vostra defezione.

SOMERSET

York l'ha sguinzagliato; York doveva

provvedere ai rinforzi.

LUCY

York se la prende

con vostra grazia con uguale prontezza,

e giura che tu gli hai sottratto

la schiera arruolata per questa missione.

SOMERSET

York mente; avrebbe potuto chiedere

i cavalieri, e li avrebbe ottenuti.

Nei suoi confronti ho pochi doveri

e ancora meno amore. Proverei un bello schifo

per me, se, per adularlo, glieli mandassi io.

LUCY

La frode inglese, non la forza della Francia,

ha ormai intrappolato il generoso Talbot.

Non torner mai pi vivo nel suo paese.

Muore tradito dalla sorte per le vostre contese.

SOMERSET

Su, va': invier subito i cavalieri.

Entro sei ore saranno al suo fianco.

LUCY

I rinforzi arrivano troppo tardi. Verr catturato

o ucciso. Neppure a volerlo, poteva fuggire,

e Talbot non fuggirebbe mai, neppure a poterlo.

SOMERSET

Se muore, tanti saluti al prode Talbot!

LUCY

La sua fama vivr nel mondo, in te la vergogna. Escono.

Scena V

Entrano Talbot e il figlio [John].

TALBOT

O giovane John Talbot, t'avevo voluto con me

per addestrarti ai tranelli della guerra,

ch in te potesse rivivere il nome di Talbot

quando l'et smidollata e le membra impotenti

avrebbero relegato tuo padre cadente

su una poltrona. Ma - o stelle maligne e nefaste -

tu sei giunto a una cerimonia di morte,

in un pericolo terribile, ineluttabile.

Perci, caro ragazzo, monta sul cavallo pi veloce

e io ti indirizzer verso la salvezza

con celere fuga. Su, non indugiare, sparisci.

JOHN

Mi chiamo Talbot o no? Sono tuo figlio?

E devo scappare? Oh, se tu ami mia madre,

non disonorare il suo nome illibato

facendo di me un bastardo e uno schiavo!

Il mondo dir, non sangue di Talbot

colui che scapp come un ribaldo

mentre il nobile Talbot rimase saldo.

TALBOT

T'invola, a vendicare la mia morte,

se cadr ucciso.

JOHN

Chi s'invola cos

mai pi far ritorno.

TALBOT

Se entrambi stiamo, entrambi siamo

sicuri di morire.

JOHN

Allora che io resti,

e tu t'invola, padre. Grave sarebbe la tua perdita,

e dunque dovresti meditarvi; nulla si perde in me.

Della mia morte misero vanto meneranno i Francesi,

della tua s, poich in essa persa ogni speme.

La fuga non pu macchiare l'onore

da te accumulato, ma l'onore mio s;

perch non ho compiuto alcuna impresa.

Tu fuggi per trarne abile vantaggio,

ognuno sar felice di giurarlo,

ma se io cedo, diranno che fu la paura.

Non v' speranza che mai possa resistere

se alla prim'ora m'arresto e fuggo via.

Qui, in ginocchio, ti imploro la buona morte

piuttosto che una vita conservata nell'infamia.

TALBOT

Tutte le speranze di tua madre

saranno conservate in una tomba?

JOHN

S, piuttosto che arrecare vergogna al suo grembo.

TALBOT

Se ci tieni alla mia benedizione, va', te lo ordino.

JOHN

Voglio combattere, non fuggire il nemico.

TALBOT

Con te si pu salvare una parte di tuo padre.

JOHN

Nessuna parte di lui se non con mia vergogna.

TALBOT

Non puoi perdere una fama mai avuta.

JOHN

Il tuo nome celebrato devo diffamare con la fuga?

TALBOT

L'ordine di tuo padre canceller la macchia.

JOHN

Una volta ucciso, non puoi esser testimone.

Se la morte sicura, fuggiamo assieme.

TALBOT

Per lasciare qui i miei fidi a pugnar fino alla morte?

Una simile onta mai insozzer la mia vecchiaia.

JOHN

E la mia giovinezza si macchier d'una simile colpa?

Non posso essere reciso dal tuo fianco

come tu non puoi spaccarti in due.

Resta, va', fa' come vuoi, io far come te,

non voglio vivere se mio padre muore.

TALBOT

Allora qui mi congedo da te, figlio leale,

nato per oscurare la tua vita in questo meriggio.

Andiamo insieme, fianco a fianco, a vivere e morire,

cos deciso: anima con anima, dalla Francia

ci involeremo verso il Paradiso. Escono.

Scena VI

Suona l'allarme. Incursioni durante le quali [John] il figlio di Talbot stretto in un angolo. Talbot lo libera.

TALBOT

San Giorgio e la vittoria! Combattete, soldati,

combattete. Il Reggente ha rotto la parola data

a Talbot e ci ha lasciato in balia della rabbia

delle spade di Francia. Dov' John Talbot?

Fermati, prendi fiato: t'ho dato vita,

e alla morte io t'ho strappato.

JOHN

O due volte padre mio, due volte ti son figlio.

La vita, che mi desti un d, ormai era perduta,

finch con la tua spada guerriera,

tenendo il fato in gran dispetto, hai conferito

un nuovo termine al tempo a me assegnato.

TALBOT

Quando dall'elmo del Delfino la tua spada

trasse scintille, si scald il cuore di tuo padre

nell'attesa orgogliosa d'una ardita vittoria.

Allora questa et pesante come il piombo,

attizzata dal coraggio d'un giovane,

dalla sua furia bellicosa, indietro

ricacci Alenon, Orlans, Borgogna,

e dalla superba Gallia ti ha salvato.

L'iroso Bastardo d'Orlans, che cav sangue

da te, ragazzo mio, e si prese la verginit

del primo scontro, presto affrontai,

e, nello scambio dei colpi, tosto sparsi

un po' del suo sangue bastardo, e con sdegno

cos lo apostrofai: "Sangue contaminato,

vile e malcreato, io ti faccio sgorgare,

mediocre e impoverito, a risarcire

il sangue puro di Talbot che hai sottratto

a Talbot, il mio ragazzo coraggioso".

Qui, mentre ero intento a distruggere il Bastardo,

gli arriv gran copia di rinforzi.

Parla, protetto di tuo padre, non sei stanco, John?

Come stai? Lascerai adesso la battaglia?

Fuggirai ora che hai avuto l'investitura

cavalleresca? T'invola, a vendicare

la mia morte, se cadr ucciso.

L'aiuto di uno solo poco mi giova.

Oh, follia troppo grande, lo so bene,

rischiare in un piccol guscio le nostre vite.

Se non perisco oggi sotto la furia francese,

morr domani per l'et avanzata.

Nessun vantaggio da me avranno, e, se io resto,

accorcio d'un giorno appena la mia vita.

In te muore tua madre, il nome della nostra casata,

la vendetta per la mia morte, la tua giovinezza,

e la fama d'Inghilterra. Tutto questo e altro

la tua presenza mette a repentaglio.

Se tu t'involi, tutto questo salvo.

JOHN

La spada d'Orlans non mi ha dato sofferenza;

le tue parole cavano linfa vitale dal mio cuore.

Per un tale vantaggio, comprato a mia vergogna,

a salvare una vita oziosa, a sopprimere

una fama luminosa, prima che il giovane Talbot

lasci il vecchio, stramazzi e crepi

il cavallo codardo che mi porta!

O che io sia paragonato ai contadinelli di Francia,

oggetto di obbrobrio e vittima della sventura!

Di sicuro, per tutta la gloria da te raggiunta,

non sono il figlio di Talbot, se m'involo.

Dunque non parlare pi di fuga, a nulla giova;

ai piedi di Talbot, il figlio di Talbot muoia.

TALBOT

Allora, Icaro, segui il tuo disperato

signore di Creta; dolce mi la vita tua.

Se vuoi pugnare, pugna al fianco di tuo padre.

Nel compimento d'una gloriosa sorte,

superba sar la nostra morte. Escono.

Scena VII

Suona l'allarme. Incursioni. Entra Talbot padre sorretto [da un servo].

TALBOT

Dov' l'altra mia vita? La mia alla fine.

Oh, dov' il giovane Talbot, il valente John?

Morte trionfante, lorda di prigionieri,

il valore del giovane Talbot mi fa sorridere di te.

Quando egli mi vide indietreggiare, in ginocchio,

sopra di me brand la spada insanguinata,

e, come un leone affamato, rivers la sua violenza

in azioni aggressive, cariche di rabbia.

Ma quando il mio iroso difensore si trov solo,

a proteggere la mia rovina, da nessuno assalito,

la furia che emanava dagli occhi roteanti,

il cuore sconvolto dalla rabbia,

all'improvviso da me lo spinsero lontano,

nel fitto della mischia, tra i Francesi;

e in quel mare di sangue il mio ragazzo

anneg il suo spirito sublime. L morto

il mio Icaro, il mio virgulto, nel fiore degli anni.

Entrano [dei soldati] e trasportano [il corpo di] John Talbot.

SERVO

Mio amato signore, ecco dov' portato tuo figlio!

TALBOT

Tu, Morte, vestita da pagliaccio,

che te la spassi a ridere di noi,

ora, via dalla tua insultante tirannia,

uniti dal vincolo dell'eternit,

i due Talbot, elevandosi nel cielo ospitale

a tuo dispetto sfuggiranno al destino mortale.

O tu le cui ferite abbelliscono

i rozzi lineamenti della Morte,

parla a tuo padre, prima di esalare

l'ultimo respiro! Sfida la Morte,

che lo voglia o no con le tue parole.

Immaginala francese, una nemica.

Povero ragazzo, sorride, quasi a dire,

"Se la Morte fosse stata francese, oggi era morta".

Su, su, deponetelo tra le braccia di suo padre.

Il mio spirito non pu pi a lungo sopportare

queste ferite. Addio, soldati! Ho ottenuto

ci che volevo. Ora le mie vecchie braccia

fanno da sepolcro al giovane John Talbot. Muore.

[Suona l'allarme. Escono i soldati, abbandonando i due corpi.]

Entrano Carlo, Alenon, Borgogna, il Bastardo e la Pulzella [con le loro truppe].

CARLO

Se York e Somerset avessero recato i soccorsi,

oggi per noi ci sarebbe stato un bagno di sangue.

BASTARDO

Con quale furia il cucciolo di Talbot

ficcava la sua spadina nel sangue dei Francesi.

PULZELLA

A un tratto l'ebbi davanti. Gli dissi:

"Tu, giovane puro, fatti prendere da una vergine";

ma egli mi rispose altero, con sovrano disprezzo:

"Il giovane Talbot non nato per finire

tra le spoglie di una fanciulla licenziosa".

Cos, precipitandosi nel fitto dei Francesi,

mi piant in asso, come indegna d'una lotta.

BORGOGNA

Senza dubbio sarebbe diventato

un nobile cavaliere. Guardate dove giace,

inumato tra le braccia di chi pi d'ogni altro

ci ha procurato offese di sangue.

BASTARDO

Fateli a pezzi! Spaccategli le ossa

a questi due, che furono in vita la gloria

d'Inghilterra, lo smarrimento della Gallia.

CARLO

O no, trattenetevi! Chi fuggimmo in vita

non subisca, da morto, il nostro oltraggio.

Entra Lucy [scortato, e preceduto da un araldo francese].

LUCY

Araldo, portami alla tenda del Delfino,

per sapere chi ha ottenuto oggi il trionfo.

CARLO

Con quale messaggio di resa sei inviato?

LUCY

Resa, Delfino? Questa parola esiste solo in francese.

Noi, guerrieri inglesi, ne ignoriamo il significato.

Vengo per sapere che prigionieri hai preso

e per esaminare i corpi dei caduti.

CARLO

Chiedi i prigionieri? Il nostro carcere

l'inferno. Ma, dimmi, chi cerchi?

LUCY

Dov' il grande Alcide del campo,

il valoroso Lord Talbot, Conte di Shrewsbury,

creato per i suoi straordinari successi militari

gran Conte di Washford, Waterford, Valence,

Lord Talbot di Goodrich e Urchinfield,

Lord Strange di Blackmere, Lord Verdon di Alton,

Lord Cromwell di Wingfield, Lord Furnival di Sheffield,

Lord di Falconbridge, tre volte vittorioso,

Cavaliere del nobile ordine di San Giorgio,

del degno San Michele e del Toson d'Oro,

Gran Maresciallo di Enrico Sesto

in tutte le sue guerre nel regno di Francia?

PULZELLA

Questo davvero uno sciocco stile paludato.

Il Turco che tiene cinquantadue regni,

neppure lui scrive in modo cos pomposo.

Colui che tu esalti con tutti questi titoli

giace qui ai nostri piedi, puzzolente,

col corpo tumefatto dalle mosche.

LUCY

Ucciso Talbot, unico flagello dei Francesi,

terrore del vostro regno e nera Nemesi?

I miei bulbi oculari divenissero pallottole

che la mia rabbia spara contro il vostro viso!

Se solo potessi richiamare in vita questi morti,

basterebbe a terrorizzare il reame di Francia!

Se qui tra voi rimanesse solo il suo ritratto,

farebbe paura al pi orgoglioso di voi tutti.

Datemi i cadaveri, che li porti via,

e dia loro sepoltura degna del loro valore.

PULZELLA

Questo sbruffone deve essere lo spettro di Talbot,

parla con tale foga altezzosa e prepotente.

Per amore di Dio, che se lo prenda; a tenerli qui,

renderebbero solo l'aria puzzolente e greve.

CARLO

Vattene con i corpi.

LUCY

Li porter via.

Ma dalle loro ceneri sorger una fenice

terrificante per l'intera Francia.

CARLO

Basta che ce ne liberi, fanne ci che vuoi.

Ora a Parigi, sull'onda delle nostre conquiste:

tutto sar nostro, ora che il truce Talbot pi non esiste.

Escono.

ATTO V

Scena I

Squilli di tromba. Entrano il Re, Gloucester ed Exeter [con il seguito].

RE ENRICO

Avete letto con attenzione le missive

del Papa, dell'Imperatore e del Conte d'Armagnac?

GLOUCESTER

S, mio signore, e questo il loro intento:

umilmente supplicano l'Eccellenza Vostra

di concludere una pace timorata

tra i regni d'Inghilterra e di Francia.

RE ENRICO

Cosa pensa vostra grazia della richiesta?

GLOUCESTER

Ebbene, mio buon signore, l'unico modo

per fermare lo spargimento del nostro sangue cristiano

e ristabilire l'ordine su ogni fronte.

RE ENRICO

S, davvero, zio, perch ho sempre pensato

come cosa empia e innaturale,

che una simile strage, una contesa cruenta,

regnasse tra i credenti d'una sola fede.

GLOUCESTER

Inoltre, mio signore, per raggiungere prima

e vincolare di pi questo legame d'amicizia,

il Conte d'Armagnac, parente stretto di Carlo,

un uomo assai autorevole in Francia,

promette la sua unica figlia in matrimonio

a Vostra Grazia, con una dote ampia e sostanziosa.

RE ENRICO

In matrimonio, zio? Ahim, sono cos giovane.

I miei studi, i miei libri sono a me pi adatti

che i giochi sensuali con un'amante.

Tuttavia, convoca gli ambasciatori e, come a te

piace, che ognuno di essi abbia risposta.

[Esce un cortigiano.]

Sar assai felice d'ogni decisione, che miri

alla gloria di Dio, al benessere del mio paese.

Entrano Winchester [in abiti cardinalizi] e tre ambasciatori [uno Legato del Papa].

EXETER

Come! Lord Winchester s' insediato

con la promozione al rango cardinalizio?

Allora capisco che si sta avverando

la vecchia profezia di Re Enrico Quinto:

"Se mai gli accadr d'esser fatto cardinale,

indosser il cappello all'altezza della corona".

RE ENRICO

Signori ambasciatori, le vostre varie richieste

sono state valutate e dibattute.

Il vostro scopo buono e ragionevole:

quindi nostra ferma intenzione

di attuare le condizioni di una pace

amichevole, che affidiamo a Lord Winchester,

affinch egli le rechi subito in Francia.

GLOUCESTER [all'ambasciatore del Conte d'Armagnac]

In quanto alla proposta del conte tuo signore,

ho informato sua altezza con tale dovizia che,

apprezzando i doni virtuosi della dama,

la bellezza e il valore della sua dote,

egli intende crearla Regina d'Inghilterra.

RE ENRICO

Come testimonianza e prova del contratto,

portale questo gioiello, segno della mia devozione.

Dunque, Lord Protettore, fateli scortare per bene

e mettere in salvo fino a Dover, dove,

imbarcati, li affiderai alle sorti del mare.

Escono [tutti eccetto Winchester e il Legato].

WINCHESTER

Aspettate, monsignor Legato, e, per prima cosa,

riceverete la somma di denaro che ho promesso

a sua santit, per avermi concesso

di vestire questi severi paramenti.

LEGATO

Rimango a disposizione di Vostra Eminenza. [Esce.]

WINCHESTER

Ora Winchester non ceder pi a nessuno,

e non sar inferiore al Pari pi superbo.

Humphrey di Gloucester, ti renderai ben conto

che n per nascita, n per autorit,

il vescovo sar un tuo sottoposto.

O ti far in ginocchio piegare la testa

o scatener in questo paese una tempesta. Esce.

Scena II

Entrano Carlo, Borgogna, Alenon, il Bastardo, Reignier e Giovanna [la Pulzella, con le truppe].

CARLO

Queste notizie, miei signori, possono sollevare

il nostro spirito depresso. Si dice che i valenti

Parigini siano in rivolta, e che ingrossino

le file dei bellicosi Francesi.

ALENON

Allora marciamo su Parigi, reale Carlo di Francia,

non tratteniamo nell'ozio le nostre schiere.

PULZELLA

Che abbiano la pace se passano con noi;

altrimenti, che la rovina si abbatta sui loro palazzi!

Entra un esploratore.

ESPLORATORE

Buona fortuna al nostro valoroso generale

e prosperit ai suoi seguaci!

CARLO

Quali notizie inviano i nostri esploratori?

Parla, ti prego.

ESPLORATORE

L'armata inglese,

prima divisa in due, ora s' riunita

e intende dare subito battaglia.

CARLO

Quest'avvertimento, signori, un po' brusco,

ma ci occuperemo di loro senza indugio.

Confido che tra di essi non vi sia

lo spettro di Talbot.

BORGOGNA

Ora che non c' pi,

mio signore, non c' d'aver paura.

PULZELLA

Di tutte le emozioni degradanti,

la pi maledetta la paura. Lancia

l'attacco vittorioso, Carlo, e vincerai.

Che sia Enrico a preoccuparsi

e tutto il mondo a lamentarsi.

CARLO

Allora, avanti, miei nobili,

e che alla Francia arrida la fortuna! Escono.

Scena III

Suona l'allarme. Incursioni. Entra Giovanna la Pulzella.

PULZELLA

Il Reggente ha la meglio, fuggono i Francesi.

Ora aiutatemi, formule incantate ed amuleti,

e voi, spiriti scelti, che mi consigliate

e mi date i segni degli eventi futuri. Si ode un tuono.

Voi, solleciti aiutanti, che siete deputati

dal maestoso monarca del Nord, fatevi vedere

e soccorretemi in questo frangente!

Entrano dei Demoni.

Questa pronta e subitanea apparizione

mi conferma il vostro zelo abituale.

Ora, voi spiriti a me alleati, emissari

delle potenti regioni sotterranee,

questa volta aiutatemi, perch la Francia

possa rimanere padrona del campo.

Si muovono senza proferire parola.

Oh, non opprimetemi a lungo col vostro silenzio!

Se di solito vi nutrivo con il mio sangue,

ora mi tronco un braccio e ve lo getto

in cambio d'un nuovo beneficio.

Dunque acconsentite a darmi aiuto.

Chinano il capo.

Nessuna speranza di intervento? Il mio corpo

pagher la ricompensa, se esaudite la supplica.

Scuotono il capo.

N il mio corpo, n un sacrificio di sangue

possono indurvi all'assistenza usuale?

Allora prendete la mia anima - corpo, anima, tutto -

prima che l'Inghilterra metta sotto i Francesi.

Se ne vanno.

Guardate, mi piantano in asso. venuto

ormai il tempo che la Francia abbassi

la sua cresta altopiumata, che la sua testa

cada nel grembo dell'Inghilterra.

I miei antichi incantesimi sono troppo fiacchi

e l'inferno troppo forte per me da contrastare.

Ora, Francia, la tua gloria si dissolve nella polvere.

Esce [per unirsi alle truppe francesi].

Incursioni. Borgogna e York duellano in singolar tenzone. I Francesi fuggono [lasciando la Pulzella in mano a York].

YORK

Donzella di Francia, ti tengo ben stretta:

ora scatena i tuoi spiriti con formule magiche

e cerca pure di aver da loro la libert.

Un bel premio, degno di sua grazia diabolica!

Guardate come aggrotta le ciglia la brutta strega,

come se, nuova Circe, volesse mutare la mia forma!

PULZELLA

A te non ti si pu mutare in peggio.

YORK

Carlo il Delfino l'uomo ideale; le sue forme

soltanto deliziano il tuo occhio schizzinoso.

PULZELLA

Un morbo tremendo colga Carlo e te!

E tutti e due, assopiti dentro il letto,

siate di colpo ghermiti da mani sanguinarie!

YORK

Strega blasfema, fattucchiera, frena la lingua!

PULZELLA

Ti prego, lasciami almeno imprecare.

YORK

Lo farai, miscredente, quando sarai sul rogo. Escono.

Suona l'allarme. Entra Suffolk con Margherita prigioniera.

SUFFOLK

Chiunque tu sia, sei mia prigioniera. La fissa.

O splendida bellezza, non temere e non scappare via,

perch ti toccher solo con mani rispettose.

Bacio queste dita in pegno di pace imperitura

e gentilmente le poso sul tuo tenero fianco.

Dimmi chi sei, cos che possa renderti onore.

MARGHERITA

Mi chiamo Margherita e sono figlia d'un re,

il Re di Napoli - chiunque tu sia.

SUFFOLK

Io sono un conte, e ho il titolo di Suffolk.

Non sentirti umiliata, miracolo di natura,

se ti capitato di essere presa da me.

Cos il cigno salva i piccoli quasi implumi,

tenendoli prigionieri sotto le ali;

ma, se ti reca offesa una condizione

da schiava, va' pure e torna libera

come amica di Suffolk. Margherita fa per allontanarsi.

Oh, rimani!

[A parte] Non ho la forza di lasciarla andare.

La mia mano disposta a liberarla, non il cuore.

Come il sole gioca sulla vitrea corrente,

che riflette e moltiplica i suoi raggi scintillanti,

cos appare ai miei occhi questa bellezza stupenda.

Vorrei farle la corte, ma non oso parlare:

chieder penna e inchiostro e metter per iscritto

quel che provo. Vergogna, de la Pole, non disprezzarti!

Non hai una lingua? Lei non qui ad ascoltare?

Ti intimidisce la vista di una donna?

S, tale la maest sovrana della bellezza

che essa confonde la lingua, agita i sensi.

MARGHERITA

Dimmi, Conte di Suffolk, se cos ti chiami:

quale riscatto devo pagare, prima di allontanarmi?

Perch comprendo di essere tua prigioniera.

SUFFOLK [a parte]

Come puoi dire che rifiuter le tue profferte

se non metti alla prova il suo amore?

MARGHERITA

Perch non parli? A quanto ammonta il riscatto?

SUFFOLK [a parte]

bellissima, perci va corteggiata.

una donna, perci va conquistata.

MARGHERITA

Accetterai il riscatto, s o no?

SUFFOLK [a parte]

Sei uno sciocco, ricordati che hai moglie.

Come pu Margherita diventare la tua amante?

MARGHERITA

Farei meglio a lasciarlo, tanto non ascolta.

SUFFOLK [a parte]

l che il piano fa cilecca,

e io mi trovo a perdere la posta.

MARGHERITA

Parla a vanvera, di sicuro un demente.

SUFFOLK [a parte]

Per si pu avere l'annullamento.

MARGHERITA

Per vorrei anche che tu mi dessi una risposta.

SUFFOLK [a parte]

Conquister questa nobile Margherita. Per chi?

Ebbene s, per il mio re - quella testa di legno!

MARGHERITA

Parla di legno. Deve essere un falegname.

SUFFOLK [a parte]

Cos potr soddisfare il mio capriccio

e riportare la pace tra questi regni.

Ma anche qui rimane un ostacolo:

sebbene il padre sia Re di Napoli,

Duca d'Angi e del Maine, tuttavia povero,

e la nostra aristocrazia spreger quest'unione.

MARGHERITA

Mi senti, capitano? Ti imbarazza qualcosa?

SUFFOLK [a parte]

Sar cos, sia pur grande il loro sdegno.

Enrico giovane, far presto a cedere.

Signora, devo rivelarti un segreto.

MARGHERITA [a parte]

Anche se egli mi tiene in suo dominio,

sembra un cavaliere e in nessun modo mi disonorer.

SUFFOLK

Ti supplico, signora, ascolta le mie parole.

MARGHERITA [a parte]

Forse sar liberata dai Francesi,

dunque non devo implorare la sua cortesia.

SUFFOLK

Dolce signora, lasciami perorare la mia causa...

MARGHERITA [a parte]

Via, le donne sono state sottomesse anche prima.

SUFFOLK

Signora, perch parli cos?

MARGHERITA

Chiedo perdono, solo un qui pro quo.

SUFFOLK

Dimmi, nobile principessa, diventare regina

non renderebbe fortunata la tua prigionia?

MARGHERITA

Essere regina in prigionia pi umiliante

che essere una serva in squallida schiavit.

I principi devono avere la loro libert.

SUFFOLK

E tu l'avrai, se il sovrano della felice Inghilterra

potr prendersi la sua, di libert.

MARGHERITA

Cosa ho a che fare con la sua libert?

SUFFOLK

Mi impegno a farti regina di Enrico,

a metterti in mano uno scettro d'oro,

a porti sulla testa una corona preziosa

se tu concederai a me...

MARGHERITA

Che cosa?

SUFFOLK

Il suo cuore

MARGHERITA

Sono indegna di essere la moglie di Enrico.

SUFFOLK

No, nobile signora, io sono indegno

di corteggiare una dama s bella per amor suo,

senza aver alcun vantaggio nella scelta.

Cosa dici, signora: vuoi dare il tuo consenso?

MARGHERITA

Se mio padre approva, io acconsento.

SUFFOLK

Allora avanti i nostri capitani e le bandiere!

Signora, sotto le mura del suo castello

chiederemo di parlamentare con tuo padre.

[Entrano capitani, portabandiere, trombettieri.] Suona [la tregua per parlamentare]. Reignier entra sulle mura.

Guarda, Reignier, guarda tua figlia prigioniera!

REIGNIER

Prigioniera di chi?

SUFFOLK

Mia prigioniera!

REIGNIER

Suffolk, qual il rimedio?

Sono un soldato, e non avezzo al pianto

o a lamentarmi dell'incostanza del destino.

SUFFOLK

Un rimedio adeguato c', mio signore:

approva, e conferma sul tuo onore,

il matrimonio tra il re e tua figlia,

che ho corteggiato intensamente e vinto.

Questa sua prigionia poco opprimente

le ha donato una libert principesca.

REIGNIER

Suffolk dice ci che ha in mente?

SUFFOLK

La bella Margherita sa che Suffolk

non lusinga, non simula, non inganna.

REIGNIER

In base alla tua altissima garanzia,

scendo per dar risposta alla tua leale richiesta.

[Esce dalle mura.]

SUFFOLK

E io aspetter qui la tua venuta.

Suonano le trombe. Reignier entra [in basso].

REIGNIER

Benvenuto, conte valoroso, sul nostro territorio.

Vostro Onore comandi in Angi quel che gli aggrada.

SUFFOLK

Grazie, Reignier; sei fortunato di avere

una figlia cos deliziosa, e adatta a diventare

la compagna di un re. Quale risposta

Vostra Grazia dar alla mia supplica?

REIGNIER

Dal momento che ti degni di corteggiare

colei che tanto poco vale, affinch diventi

la sposa regale di un tale sovrano,

a condizione che io possa godermi in pace

ci che ho di mio, i territori del Maine e d'Angi,

liberi dalla tirannia e dalla violenza della guerra,

mia figlia sar di Enrico, se cos a lui piace.

SUFFOLK

Questo il riscatto; io la riconsegno

e far in modo che queste due contee

Vostra Grazia se le goda in santa pace.

REIGNIER

E io ancora, nel regale nome d'Enrico,

a te, come inviato di quel re grazioso,

do la mano di lei, in pegno della fede promessa.

SUFFOLK

Reignier di Francia, ti do ringraziamenti regali,

poich qui trattiamo gli affari di un re.

[A parte] E tuttavia, non mi spiacerebbe affatto,

in questo caso, perorare la mia causa. -

Mi recher dunque in Inghilterra con queste nuove,

a predisporre un solenne matrimonio.

Addio, Reignier, metti al sicuro, come si conviene,

questo diamante in un palazzo d'oro.

REIGNIER

Io ti stringo a me, come abbraccerei,

Re Enrico, il principe cristiano, se fosse qui.

MARGHERITA

Addio, mio signore: auguri, elogi, preghiere,

Suffolk avr sempre da Margherita. Fa per andare.

SUFFOLK

Addio, dolce signora; ma, ascolta, Margherita;

non mandi al mio re alcun munifico saluto?

MARGHERITA

Tutti i saluti, digli, che s'addicono

a una fanciulla, a una vergine, alla sua serva.

SUFFOLK

Parole dolcemente formulate e indirizzate

con pudicizia. Ma, signora, devo insistere:

nessun pegno d'amore a Sua Maest?

MARGHERITA

S, mio signore, invio al re

un cuore puro, immacolato, non ancora

sfiorato dall'amore.

SUFFOLK

E con esso, questo. La bacia.

MARGHERITA

Questo per te; non ho la presunzione

di mandare pegni cos frivoli a un re.

[Escono Reignier e Margherita.]

SUFFOLK

O fossi tu per me! Ma, Suffolk, aspetta:

non t' concesso di aggirarti nel labirinto,

dove si annidano Minotauri e odiosi tradimenti.

Alletta Enrico con le sue lodi sperticate;

pensa alle sue virt eccelse, alle sue grazie

straordinarie che superano ogni artificio;

in mare, evoca spesso le sue sembianze;

quando sarai in ginocchio, ai piedi di Enrico,

lo farai uscire di senno per la meraviglia. Esce.

Scena IV

Entrano York, Warwick, un pastore, la Pulzella [tra le guardie, e altri].

YORK

Portate avanti la fattucchiera condannata al rogo.

PASTORE

Ah, Giovanna, questo un colpo mortale al cuore

di tuo padre! In lungo e in largo ho cercato

per ogni dove, e ora che m' capitato di trovarti,

devo assistere alla tua morte, crudele e prematura?

Ah, Giovanna, dolce figlia, Giovanna, morir con te!

PULZELLA

Decrepito straccione, sciagurato

vile e meschino! Discendo da sangue ben pi nobile:

tu non mi sei n padre n amico.

PASTORE

Basta! Basta! Miei signori, a voi piacendo,

non mica cos. Io l'ho generata, lo sa

tutta la parrocchia. Sua madre ancora viva

e pu confermarlo. stata il mio primo

frutto: quand'ero ancora scapolo.

WARWICK

Ingrata creatura, rinneghi i tuoi genitori?

YORK

Questo dimostra che razza di esistenza ha avuto,

malvagia e bassa, conclusa da una tale morte.

PASTORE

Vergogna, Giovanna, non fare tante storie!

Dio sa che sei carne della mia carne,

e, per amore tuo, ho pianto tante lacrime.

Non rinnegarmi, ti prego, Giovanna cara.

PULZELLA

Bifolco, fuori dai piedi! Avete dato

l'imbeccata a quest'uomo, per occultare

la mia nascita che d'oro zecchino.

PASTORE

vero, diedi uno zecchino al prete,

la mattina che presi in sposa sua madre.

Gi in ginocchio, che io ti benedica,

mia brava figliola. Non ti chini? Allora,

maledetto sia il tempo della tua nativit!

Fosse stato veleno per topi il latte

che tua madre dava a te poppante.

Questo ti meritavi! Senn, quando al pascolo

custodivi i miei agnelli, t'avesse divorato

un lupo ingordo! Dunque, rinneghi tuo padre,

donnaccia maledetta? Al rogo! Al rogo!

Il nodo scorsoio troppo poco. Esce.

YORK

Portatela via, ha vissuto troppo a lungo,

riempiendo il mondo con i suoi poteri nocivi.

PULZELLA

Prima, che io vi dica chi avete condannato:

non una generata da un rustico padre,

bens procreata da una schiatta di re;

virtuosa e santa, scelta da lass,

per ispirazione della grazia celeste,

a operare miracoli eccezionali sulla terra.

Mai ebbi a che fare con spiriti malvagi,

ma voi che siete insozzati di lussuria,

macchiati del sangue incolpevole degli innocenti,

corrotti e contaminati da mille vizi,

siccome vi manca la grazia che altri hanno,

senza esitare reputate impossibili i miracoli,

se non con l'ausilio del demonio.

No, siete in errore! Giovanna d'Arco

vergine fin dalla tenera infanzia,

casta e immacolata anche nei pensieri,

e il suo vergine sangue, immolato con tanto rigore,

alle porte del cielo grider vendetta.

YORK

S, s - che sia eseguita la sentenza.

WARWICK

E, udite, signori; poich vergine,

non risparmiate le fascine: ne vogliamo abbastanza.

Collocate dei barili di pece sul rogo fatale,

in modo da abbreviarle la tortura.

PULZELLA

Nulla commuove i vostri cuori spietati?

Allora, Giovanna, rivela la tua condizione,

a cui la legge garantisce privilegio.

Sono incinta, voi omicidi sanguinari;

non assassinate il frutto del mio ventre,

anche se mi trascinate a una morte violenta.

YORK

Il cielo ce ne scampi; la santa vergine incinta?

WARWICK [alla Pulzella]

Ma il miracolo supremo da te compiuto!

In questo consiste il tuo rigore morale?

YORK

Lei e il Delfino hanno fatto il saltarello.

Me l'immaginavo l'ultima trovata!

WARWICK

Ma va l, non vogliamo in vita alcun bastardo,

specie se Carlo gli deve fare da pap.

PULZELLA

Vi sbagliate, il figlio non suo.

Alenon s' goduto i miei favori.

YORK

Alenon, quel rinomato Machiavelli?

Che crepi, anche se avesse mille vite.

PULZELLA

Oh, datemi licenza, vi ho ingannato,

non fu n Carlo n il duca menzionato,

ma Reignier, il Re di Napoli, ad arrivare primo.

WARWICK

Un uomo sposato: questo intollerabile!

YORK

Che brava ragazza! Credo non sappia bene

(tanti ne ha avuti) chi accusare.

WARWICK

segno che fu generosa e prodiga di s.

YORK

Eppure, pensa un po', una vergine pura!

Puttana, le tue parole condannano te

e il tuo marmocchio. Non supplicare. Non serve.

PULZELLA

Allora portatemi via di qui, voi a cui

lascio la mia maledizione: che il sole glorioso

non diriga mai i suoi raggi sopra il paese

dov' la vostra dimora. Vi avvolgano

le tenebre e le cupe ombre della notte,

finch i guai e le angosce non vi inducano

a rompervi il collo o a impiccarvi! Esce [tra le guardie].

Entra il Cardinale [Beaufort, Vescovo di Winchester, con la sua scorta].

YORK

Rompiti tu, pezzo dopo pezzo, e riduciti in cenere,

dannato e disgustoso ministro dell'inferno!

WINCHESTER

Lord Reggente, saluto l'Eccellenza Vostra

con le credenziali controfirmate dal sovrano.

Sappiate, infatti, miei signori, che gli stati

della Cristianit, presi dal rimorso

per queste liti vergognose, con fervore

hanno implorato una pace generale

tra la nostra nazione e gli ambiziosi Francesi.

in arrivo il Delfino con il seguito,

per conferire sull'intera faccenda.

YORK

Tutte le nostre fatiche hanno prodotto

quest'effetto? Dopo il massacro di tanti Pari,

di tanti capitani, gentiluomini e soldati,

che sono stati annientati in questa contesa,

vendendo il proprio corpo a beneficio del paese,

infine concluderemo una pace da donnicciole?

Quasi tutte le citt conquistate

dai nostri grandi avi non le abbiamo forse perse

con la frode, l'inganno, il tradimento?

O Warwick, Warwick, prevedo con dolore

la perdita completa di tutto il reame di Francia!

WARWICK

Sii paziente, York; se concludiamo la pace,

sara con patti cos rigorosi e vincolanti

che i Francesi ne avranno ben piccolo guadagno.

Entrano Carlo, Alenon, il Bastardo, Reignier [e altri].

CARLO

Poich, Lord d'Inghilterra, stato convenuto

di proclamare in Francia una pacifica tregua,

veniamo per essere informati da voi stessi

sulle condizioni essenziali dell'accordo.

YORK

Parla tu, Winchester, perch la bile, ribollendo

ottura la cavit della mia voce,

avvelenata dalla vista dei nefasti nemici.

WINCHESTER

Carlo, e voi altri, cos stabilito:

poich, per pura compassione e atto di clemenza,

Re Enrico d il suo assenso ad alleviare

il vostro paese da una guerra rovinosa,

e vi concede di vivere nella pace feconda,

voi diverrete leali vassalli della sua corona.

E, Carlo, a condizione che tu faccia giuramento

di pagargli un tributo e di offrirgli la tua resa,

riceverai sotto di lui la carica di vicer,

potendo ancora godere delle prerogative regali.

ALENON

Deve essere dunque l'ombra di se stesso?

Adornare le tempie con una coroncina,

e, tuttavia, nella sostanza e come autorit,

conservare i privilegi d'un comune cittadino?

Questa offerta assurda e irragionevole.

CARLO

noto che io sono gi in possesso

di pi della met dei territori della Gallia,

e in essi riverito come legittimo sovrano.

Per guadagnarmi il resto che ancora

non liberato, dovr ridurre tanto

le mie prerogative, da essere chiamato

solo il vicer dell'intero paese?

No, signor ambasciatore, preferisco tenermi

quello che gi mio, piuttosto che,

per bramosia d'aver ancora di pi, privarmi

della possibilit d'una completa riconquista.

YORK

Insolente Carlo, con mezzi occulti

hai trafficato per ottenere un accordo,

e ora che la faccenda negoziata,

ti metti a fare confronti presuntuosi?

Accetta il titolo che tu usurpi,

come un beneficio emanante dal nostro re,

e non come un diritto legale con cui sfidarci,

o ti tormenteremo con una guerra dopo l'altra.

REIGNIER [in disparte a Carlo]

Mio signore, sbagli a fare l'ostinato;

non cavillare nel corso dell'accordo.

Se venisse disatteso, dieci contro uno,

non troveremo un'altra occasione come questa.

ALENON [in disparte a Carlo]

A dire il vero, il tuo progetto politico

di salvaguardare i tuoi sudditi dai massacri

e dalle stragi spietate, evidenti ogni giorno

che noi proseguiamo nelle ostilit.

Quindi, accogli l'intesa sulla tregua,

tanto la infrangerai secondo la tua convenienza.

WARWICK

Cosa rispondi, Carlo? Restano valide

le nostre condizioni?

CARLO

D'accordo, con l'unica riserva

che voi non reclamiate alcun diritto

su tutte le nostre citt presidiate.

YORK

Allora giura di essere suddito fedele

di sua maest: in qualit di cavaliere,

non disobbedirai mai, n mai ti ribellerai

alla corona d'Inghilterra; n tu,

n i tuoi nobili, alla corona d'Inghilterra.

[Carlo e gli altri fanno voti di leale sottomissione.]

Dunque, ora smobilita l'esercito a tuo piacere,

appendi al muro i tuoi stendardi, fa' tacere i tamburi,

perch qui celebriamo una pace solenne. Escono.

Scena V

Entrano Suffolk, in conversazione con il Re, Gloucester ed Exeter.

RE ENRICO

La tua stupefacente e singolare descrizione,

nobile conte, della bella Margherita,

mi ha riempito di meraviglia: le sue virt,

adorne di grazie esteriori, alimentano

nel mio cuore la ferma passione dell'amore;

e come la violenza delle raffiche della tempesta

spinge il vascello pi possente contro la marea,

cos sono indotto dalla sua grande fama

a patire un naufragio, o ad approdare

laddove potr saziare il mio amore.

SUFFOLK

Ah, mio buon signore, questo racconto banale

solo una premessa alle sue degne lodi:

le qualit pi perfette di quella dama stupenda

(se avessi l'abilit adeguata ad esporle)

formerebbero un volume di versi seducenti,

capaci di incantare ogni intelletto ottuso.

E, quel che meglio, ella che cos divina,

cos colma d'ogni delizia prelibata,

pure, con tutta l'umilt dei suoi pensieri,

lieta di essere al tuo comando...

comando, intendo, del casto e virtuoso intendimento

di amare ed onorare Enrico come suo signore.

RE ENRICO

Mai altro Enrico pretender da lei.

Perci, Lord Protettore, da' il tuo assenso:

che Margherita sia la regale sovrana d'Inghilterra.

GLOUCESTER

Sarebbe come se acconsentissi a condonare

il peccato. Mio signore, Vostra Altezza sa

d'essere promesso a un'altra dama d'alto rango.

Come, dunque, potremo cancellare quel contratto

senza macchiare l'onore in modo sconveniente?

SUFFOLK

Come fa un governante coi giuramenti illeciti,

come il partecipante d'un torneo che,

avendo fatto voto di misurare le sue forze,

abbandona la tenzone per l'inferiorit

dell'avversario. L'inferiorit della figlia

d'un povero conte manifesta, e perci

il contratto pu essere rotto senza ingiuria.

GLOUCESTER

Perch, di grazia, cos'ha di pi Margherita?

Il padre non meglio di un conte,

sebbene grandeggi in titoli gloriosi.

SUFFOLK

S, mio signore, suo padre un re,

il Re di Napoli e di Gerusalemme.

Tale la sua autorit in Francia

che averlo alleato sancir la nostra pace

e manterr i Francesi in sudditanza.

GLOUCESTER

Lo stesso pu fare il Conte d'Armagnac,

perch parente stretto di Carlo.

EXETER

Inoltre, i suoi beni garantiscono una dote

cospicua, mentre Reignier vorr prendere, non dare.

SUFFOLK

Una dote, miei lord! Non umiliate il vostro re

da farlo cos gretto, miserabile e povero,

che debba scegliere in base alla ricchezza,

e non alla perfezione dell'amore.

Enrico in grado di fare ricca la sua regina,

non di cercare una regina che lo renda ricco;

cos i contadini pezzenti contrattano la moglie,

come, al mercato, i sensali buoi, pecore e cavalli.

Il matrimonio una questione delicata

che non merita di essere trattata per procura.

Non colei che noi vogliamo, ma colei a cui agogna

Sua Maest, deve essere la compagna

del suo letto nuziale. Perci, signori,

quanto pi egli l'ama, tanto pi ci ci impone

di ritenere, per il pi forte dei motivi,

che debba essere lei la preferita.

Infatti, cos' un'unione coatta se non l'inferno,

un periodo di discordia e di litigi continui,

mentre l'opposto arreca la felicit,

e ha sembianza di armonia celeste?

Chi dovremmo maritare a Enrico, un re,

se non Margherita, che di un re la figlia?

I suoi tratti impareggiabili, assieme alla nascita,

la rendono adatta a un re e a nessun altro.

Il coraggio valoroso e lo spirito indomito

(maggiori di quanto non si veda in una donna),

risponderanno alla nostra speranza d'una prole da re,

poich Enrico, figlio d'un conquistatore,

probabile che generi altri conquistatori,

se stabilir vincoli d'amore con una dama

cos risoluta come la bella Margherita.

Dunque piegatevi, signori, e, in conclusione,

convenite con me che Margherita,

Margherita e non altri, sar la regina.

RE ENRICO

Non so se questo avvenga per la forza

della tua relazione, mio nobile signore di Suffolk,

o perch la mia delicata giovinezza

non era stata finora mai contagiata

dalla passione di un amore ardente;

ma di una cosa sono certo: sento

un tale aspro tumulto nel mio petto,

tali forti segnali d'allarme, ora di speranza,

ora di paura, che mi si arrovellano i pensieri.

Pertanto imbarcati, mio signore, e corri in Francia,

trova un accordo ad ogni costo, e fai in modo

che Margherita accondiscenda a venire,

attraversando il mare, in Inghilterra,

per essere incoronata la fedele

regina di Enrico, unta dal Signore.

Per le tue spese, per un finanziamento

idoneo, raccogli una decima tra la gente.

Va', ti dico, perch, finch non torni,

rimango in preda a mille inquietudini.

E tu, buon zio, non provare alcuna offesa.

Se tu mi giudichi per quello che sei stato,

non per quel che sei, so che riuscirai

a perdonare questa mia precipitosa iniziativa.

Dunque, portatemi dove, lontano dalla compagnia,

io possa meditare e macerarmi di dolore. Esce.

GLOUCESTER

S, e temo che saran dolori dall'inizio alla fine.

Esce Gloucester [assieme a Exeter].

SUFFOLK

Cos Suffolk ha avuto ci che voleva,

e se ne va, come una volta il giovane Paride

verso la Grecia, nella speranza di ottenere

uguale successo in amore, ma miglior sorte del Troiano.

Ora Margherita sar regina, e governer il re,

ma sar io a governare lei, il re, e il regno. Esce.

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