…era l’allodola…

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… ERA L’ALLODOLA …

Commedia con musiche, in

due parti di

EPHRAIM KISHON

Traduzione di

Maria Teresa Petruzzi


PERSONAGGI

ROMEO MONTECCHI, maestro di ballo 49 anni

)

FRATE LORENZO,   francescano

interpretati dallo stesso attore

89 anni

)

GIULIETTA MONTECCHI CAPULETI,

43 anni

)

LUCREZIA, figlia di lei e di Romeo

14 anni

(  interpretate dalla stessa attrice

LA VECCHIA NUTRICE DI GIULIETTA 75 anni

)

WILLIAM SHAKESPEARE drammaturgo 52 anni

L’opera si svolge nella casa dei Montecchi, in Verona.

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PRIMO ATTO

PARTE PRIMA

La casa del signore e della signora Montecchi, o, per essere più precisi, il loro misero appartamento, completo di cucina e area pranzo.

L'arredamento, le pareti dipinte, le colonne sbeccate, tra le quali è steso ad asciugare un lenzuolo – il tutto suggerisce l’idea di un’epoca elisabettiana, e dovrebbe essere amaramente realistico.

Al centro della scena, un ingombrante letto a due piazze, disposto obliquamente.

Ai due lati tavolini da notte sui quali sono ammucchiati piatti pieni di resti di cibi e frutta.

Il restante arredamento consiste in un tavolo da cucina e due sedie, un piccolo tavolino da toletta, tutto molto logoro. Da una parte, un fornello e un catino pieno di piatti sporchi. Sul pavimento, un cesto di biancheria. Tutto l’insieme denuncia una perenne trascuratezza, con qua e là, le tracce di un passato benessere. Dovunque numerose bottiglie, candelieri, statuette. Una finestra persiana rotta. Sotto, una cassapanca intagliata, carica di roba.

L’entrata principale è sul fondo. La porta a destra conduce alla stanza di Lucrezia. La porta a sinistra nel bagno. Anche entrate nascoste per il passaggio del fantasma di Shakespeare. I personaggi sono in costume d’epoca, ovviamente shakespeariana, ma non necessariamente autentici.

Quando si alza il sipario, è mattina. La stanza è al buio. Un raggio di sole filtra attraverso le persiane sul letto, dove i Montecchi dormono, sepolti sotto montagne di coperte. Una musica di sottofondo si unisce al pesante russare di Romeo. Fuori, canta il gallo. Il russare si interrompe. Romeo si siede sul letto e sbadiglia, mentre la musica continua. La sua figura appesantita è avvolta in un pigiama a righe. In testa, ha un berretto da notte. Ha una calza intorno agli occhi, che gli fa calare sul collo. Poi toglie dal letto la borsa dell’acqua calda, scende dal letto, cerca i calzini, e va verso la finestra imprecando in italiano contro il gallo. Apre le persiane, e scaglia fuori una ciabatta. Il gallo ha un grido strozzato. Poi continua a guardarsi intorno alla ricerca dei calzini tra la montagna di panni.

ROMEO

Santa Maria, dove sono i miei calzini? – Dio che co nfusione! Giulietta, dove, sono, i miei, calzini!

(Giulietta non risponde.

Romeo inciampa sopra una spada rimasta in giro)

Ieri sera c’erano! Giugiù, i miei calzini…

GIULIETTA

(nel sonno) Non lo so. Momo – non lo so…

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ROMEO

Scusa tesoro – non volevo svegliarti – continua pur e a dormire, passerotto mio… Oh, eccone uno!

(lo raccoglie e si ricorda di avere l’altro starnutendo) Giulietta si raddrizza sul letto. ha una parrucca bionda spettinata con bigodini. Inforca gli occhiali, prende un biscotto dal comodino da notte e lo rosicchia mentre esce dal letto e si sbottona la camicia da notte. Sotto indossa un abito da casa. Siede alla toletta e sostituisce la parrucca con un’altra pure bionda ma bella e ben pettinata in bello stile d’epoca. Comincia a truccarsi con la faccia rivolta al pubblico come se fosse uno specchio. durante tutto questo tempo si può sentire Romeo che sguazza nel bagno e canta)

GIULIETTA

Momo! Stai consumando tutta l’acqua! (va ai fornelli) Vuoi la colazione?

ROMEO

(da fuori) No! Caffè! Solo caffè! Caldo! Forte! Doppio!

GIULIETTA

Doppio. Forte. Caldo.

(Romeo esce dal bagno completamente vestito e con una parrucca che gli arriva alle spalle. Si esibisce in un balletto prendendo la borsa dell’acqua calda)

ROMEO

Un, deux, trois – un, deux, trois – pas de chat, pa s de chat – trip, trip, trip… Plie, battement – arabesque, e – un, deux…

GIULIETTA

Romeo, vuoi smetterla? Mi fai tornare il mal di testa, Momo. E finirai per svegliare la povera Lucrezia. (prepara la tavola per la colazione)

ROMEO

Povera?

GIULIETTA

Sì – Perché è tua figlia, - e perché vuole dormire.

ROMEO

Oh, vuole dormire, eh? Vuole dormire! – Doveva rien trare prima. E’ rientrata stamattina alle quattro.

GIULIETTA

Cosa?!

ROMEO

A carponi, traballante e col singhiozzo – e piena d i alcool. tua figlia.

GIULIETTA

(pelando una cipolla novella e buttando per terra le bucce) E’ sola?

ROMEO

Come vuoi che lo sappia? Non è dentro il letto – è sotto il letto! Ha imbrattato di nuovo le pareti con un altro slogan: “VIVA IL NULLA ”.

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GIULIETTA

Cosa vuol significare?

ROMEO

Dev’essere contro il sistema.

GIULIETTA

Ma quella stupida borsa, te la vuoi tenere abbracciata tutto il giorno?

ROMEO

Perché no?

GIULIETTA

(combattendo con lo sportello del forno) Non vuole restare chiuso. Vergine santissima,madre del Signore, quando ti decidi ad aggiustarlo?

ROMEO

Domani. (fa per abbracciarla)

GIULIETTA

No, Momo, lasciami stare – lo sai che non mi va a q uest’ora. Cosa ti prende così di colpo?

ROMEO

Niente, niente… mi sono sentito su di giri… - perch é no, del resto… Ho una fami-glia meravigliosa… Una moglie innamorata, un g ioiello di donna. Vuoi saperlo, Giugiù? Adoro ogni pezzetto di te, esattamente come il giorno in cui i nostri occhi si incontrarono per la prima volta a quella festa. Che festa! Te ne ricordi? I Capuleti fecero le cose per bene, devo ammetterlo. (sognante, mescolando la cipolla:)

“Oh, essa insegna alle fiaccole a brillare,

e sembra resti appesa

della notte alle guance

come un ricco gioiello

che pende dall’orecchio

di un etiope.

Bellezza troppo ricca per usarne

e troppo preziosa per la nostra terra” (apprezzando i versi) Mica male.

GIULIETTA

(leggendo un giornale ingiallito dal tempo) Eh? – Beh, sì, preziosi…

ROMEO

“Oh, parla ancora, angelo sfolgorante

Oh fossi un guanto su quella dolce mano…” Aaaaah!… (si è rovesciato addosso il caffè)

GIULIETTA

(esasperata)                   Oh, Romeo, Romeo – perché sei tu Romeo?

Perché sei così sozzone? Guardati!

ROMEO

Lo prenderanno per uno stemma nobiliare!

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GIULIETTA

Sei un ingordo, ecco cosa sei. E non intendo smacchiare le tue patacche tutto il giorno, da sola, senza un aiuto. Io non ho la serva, non ho la donna a ore. Non ho nessuno. Sono stufa. E tieni dentro quella pancia.

ROMEO

E’ dentro. Questo caffè è schifoso.

GIULIETTA

Terza scelta! Dammi i soldi e berrai un caffè a modo. E’ così semplice!

ROMEO

Puzza. Sai che mi ricorda? Il veleno che mi vendette quel farmacista. Dapprincipio non me lo voleva dare, me ne ricordo benissimo, ma poi…

GIULIETTA

Per l’amor di Dio, Momo, quante volte devo ascoltare questa roba. Appartiene ormai alla storia antica.

ROMEO

A proposito di storia antica, Giulietta dei Montecchi che giorno è oggi?

GIULIETTA

(distratta) Le nove e mezzo.

ROMEO

E’ il nostro anniversario di matrimonio, oggi! E’ il nostro anniversario – tesoro!

GIULIETTA

Momo, lo sai che odio parlare quando leggo.

ROMEO

Ma so anche che oggi è il nostro anniversario. Siamo sposati da trent’anni esatti.

GIULIETTA

(distratta) Ma guarda…            (realizza all’improvviso) Cosa?! – Impossibile – non ci credo.

ROMEO

Chiedilo a quel delinquente di padre Lorenzo. Dovrebbe saperlo – ci ha sposati lui.

Chiediglielo, vai.

GIULIETTA

Un momento… Noi ci siamo suicidati il 16 ottobre 1594 – esatto?

ROMEO

Esatto.

GIULIETTA

E oggi che giorno è?

ROMEO

Oggi? (facendo dei calcoli) Beh – 29 anni e otto mesi fa, è un bel record.

GIULIETTA

Sì, bello – bello per chi ama quel genere di record . Posso leggere il giornale, per favore? (come parlando a se stessa) Il nostro anniversario…

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ROMEO

(con entusiasmo) Ero pazzo di te, allora, Dio sa se non lo ero! Non ci vedevo più, Diocom’ero innamorato! Ma tu non ascolti.

GIULIETTA

Innamorato. Non ci vedevo più.

ROMEO

(con crescente entusiasmo) Ti ricordi giù nella cripta della chiesa? Pensa – s e tuavessi, per disgrazia aperto gli occhi un secondo dopo ti avrei creduto morta per davvero e avrei mandato giù il veleno!

GIULIETTA

(leggendo) Finisci il tuo caffè…

ROMEO

Un secondo dopo e… pftt! Romeo Montecchi sarebbe an dato ai vermi. – Non stai ascoltando.

GIULIETTA

(con indifferenza) Vermi. Veleno. Cripta… Momo cripta. Vuoi dire che s e avessitardato un secondo ancora svegliarmi, tu… Oddio!

ROMEO

(grave, assente col capo) Proprio così – pfttt.

GIULIETTA

Pfttt. Non ci credo.

ROMEO

E’ la verità, mi conosci, no? Sono un impulsivo di prima forza ed ero giovane e nevrotico. Ti giuro. Ti giuro che mi sarei ucciso sulla tua bara aperta.

GIULIETTA

Uhm…(di nuovo distratta) Orrore, che orrore…

ROMEO

Ero pazzo di te, allora. (si alza e recita col caffè in mano)

“O amor mio, o mia sposa! La morte

che ha libato il miele del tuo respiro…

nulla ha potuto ancora sulla tua bellezza.”

bevo all’amor mio! (beve caffè)

“O speziale verace! Il tuo veleno è rapido.

Con un bacio io muoio.

(vorrebbe baciare Giulietta)

GIULIETTA

Momo, smettila.

ROMEO

Non hai sentito una parola di quel che ho detto.

GIULIETTA

Miele. Speziale. Bacio, pfttt.

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ROMEO

Eri così incredibilmente bella là nella tua bara ap erta… quel velo bianco… i gigli… eri una statua di alabastro.

GIULIETTA

(assorta nella sua lettura) Alabastro… uhm.

ROMEO

All’improvviso ti muovesti. Ti grattasti un ginocchio (esegue) poi ti raddrizzasti… Mi mettesti una paura! Beh, ero già così agitato per c olpa sai di chi, lo sai. Per colpa di quel tipo indegno che aveva fatto irruzione nella cripta. Il tuo corteggiatore Paride.

GIULIETTA

(di colpo interessata) Ah, Paride. Simpatico.

ROMEO

(indignato) No, eh! L’ho ucciso in duello regolare – l’ho fredd ato sul tuo corpoesangue. (finge un affondo con la spada)

“Vuoi provocarmi, forse?

Allora… a te!“

(fa elaborati a fondo)

A te, olà!

GIULIETTA

Momo, basta! – E finisci quel caffè!

ROMEO

E’ diventato freddo.

GIULIETTA

E’ caldo.

ROMEO

(gridando) E’ freddo, freddo – freddissimo!

GIULIETTA

(continua a sparecchiare) Se mi fossi svegliata un attimo più tardi tu avresti fatto… -pfttt!

ROMEO

…pfttt!

GIULIETTA

Peccato! (butta i piatti nel catino) Peccato.

ROMEO

Peccato, cosa?

GIULIETTA

Oh, niente. Tutto. (guarda Romeo che guarda nello spazio) A cosa pensi?

ROMEO

A quel che disse quel santo di mio padre quella notte nella cripta, - disse: “Pensare che per poco mio figlio non si ammazzava per una stupidella come questa”.

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GIULIETTA

E mio padre, Dio l’abbia in Gloria, disse: “Questo è il primo cretino che abbia messo piede in casa nostra”.

ROMEO

Ha detto anche delle altre cose, tuo padre… Ha dett o che la sua vendetta più sottile su noi Montecchi era stata quella di riuscire a infiltrare quella piccola vipera di sua figlia in casa nostra, - cioè te, se per caso non hai capito.

GIULIETTA

(raccogliendo i panni stesi sulla corda e mettendoli nel cesto) Papà era un grandeumorista, cosa che non si può dire di te.

ROMEO

Si venne poi a sapere che non aveva altro, umorismo e basta: neanche due ducati.

– E la tua dote? Una buffonata. Come dote solo una mezzana che ti faceva da nutrice.

GIULIETTA

Oh, lascia quella poveretta in pace!

ROMEO

Mi sembra di sentirla, a quel party, sussurrarmi nell’orecchio: “Felice il pretendente che la conquista perché avrà tutto!…” I soldi! I so ldi? All’anima che fregatura! (sialza arrabbiato) Io Romeo Montecchi, il fior fiore di Verona, ridotto a dar lezioni diballo per campare, quando la famiglia di mia moglie sguazza nell’oro!

GIULIETTA

A me non venne in mente neanche per un minuto che sposavo uno scroccone! (si

prepara per uscire, il dialogo che segue sarà detto  con il tono di una routine quotidiana)

ROMEO

Dove vai?

GIULIETTA

A fare la spesa – perché tu possa rimpinzarti.

ROMEO

(con voce annoiata) Ricordati le cipolle.

GIULIETTA

Se mi fanno ancora credito. E tu ricordati di lavare i piatti.

ROMEO

Perché sempre io?

GIULIETTA

Perché non abbiamo la serva, ecco perché! Tutti cel’hanno, meno io. Perché non mi dài i soldi per pagarla. Ecco perché viviamo in questo porcile! (dà una pedata allebucce di cipolla) Cosa vuoi per cena?

ROMEO

Non mi importa. Qualsiasi cosa.

GIULIETTA

Grazie per l’informazione. – Esci?

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ROMEO

Forse.

GIULIETTA

Quando torni…

ROMEO

Quando mi vedi rientrare.

GIULIETTA

(gli dà un bacio sulla fronte)  Ciao.

ROMEO

Le cipolle!

GIULIETTA

I piatti! (esce dalla porta principale)

(Romeo si mette a fare i piatti usando spazzola e straccio senza usare acqua. Musica sul tono di “Torna a Sorrento”.

Romeo si mette a cantare con gran gusto e molto napoletanamente.la canzone “Sorrento” con parole prima del testo origi nale poi inventate (ci sarà la cassetta)

CANZONE MATTUTINA DI ROMEO (sull’aria di “Torna a S orrento”):

Vedo sorgere il mattino

con le sue luci dorate

e son sempre appicicate

le ova fritte al tegamino

Ero un tempo un Veronese

azzimato damerino

ora, povero e tapino,

debbo i piatti risciacquar…

Ma perché?… perché…?

questo grembiule a fiori

e questi orrendi odori

mi tocca sopportar?………

La mia mente divien pazza

queste mani in cui il destino

pose un nobile spadino

or brandiscon la ramazza

Il mio orgoglio mascolino

ora vedo degradato

ero allora signorino

uno sguattero ora son…

Ah se solo avessi i soldi

una serva per pagare

non dovrei rigovernare

come invece debbo far…

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Tu Madonna Capuleti

che decider non ti vuoi

a sganciare il borsellino

dovrai pure prima o poi

ritornare al tuo Creator

Beh, deciditi a crepare

non ci fare più aspettare

non ci far più sospirare

Torna… torna… al tuo Creator.

(Lucrezia, ancora insonnolita, entra barcollando dalla sua camera e si avvia verso il bagno. indossa un abito hippy, i capelli sono scapigliati. porta un nastrino intorno alla fronte e una chitarra sulla schiena. parla con voce roca dal troppo fumare.)

ROMEO

Questa sì che è la mia bambina! Si alza all’alba, lei? Con chi sei stata tutta la notte?

Con un altro dei tuoi fusti?

LUCREZIA

(apatica) Ti disprezzo.

ROMEO

Su presto – a fare i compiti! Vuoi che ti aiuti, va gabonda che non sei altro?

LUCREZIA

Vecchio rimbambito! (scompare in bagno)

ROMEO

(fa una reprise di “Sorrento”. Ala fine si sente un gran trambusto fuori della porta principale ed entra la nutrice. E’ una vecchia corpulenta zoppa e molto sorda. ma più vivace e garrula che mai. Tiene un enorme ventaglio e si appoggia su un bastone. Intorno al collo ha un grande crocefisso che bacia ripetutamente)

NUTRICE

Giulietta è in casa?

ROMEO

(arrivando a tempo per impedirle di cadere) No. Siediti.

NUTRICE

Non è in casa?

ROMEO

(alzando la voce) No! Siediti e riposati.

NUTRICE

(si sprofonda ansimando) E’ una vergogna, ecco che cosa è, una vergogna! La suavecchia nutrice che l’ha allevata, cullata, imboccata, che le ha pulito il culetto, adesso deve entrare in casa come una ladra. Come se fosse colpa mia se ha sposato te! Dillo anche tu caro signor Romeo, è stato forse per colpa mia? Lo avete mai chiesto, il mio parere?

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ROMEO

Lascia perdere, tata, non ti agitare. – E la mia ca ra suocerina, come sta?

NUTRICE

Madonna Capuleti?

ROMEO

Beh – ho una suocera sola, se Dio vuole. Malata, di  nuovo?

NUTRICE

Come?

ROMEO

Ho chiesto se è malata.

NUTRICE

Se è cosa?

ROMEO

Lascia perdere…

NUTRICE

Insomma, Giulietta c’è o non c’è?

ROMEO

Non c’è!!!

NUTRICE

Piccola strega! Ma dove s’è ficcata? Chissà cosa st a facendo! Non aveva ancora undici anni che già faceva l’occhiolino ai giovanot ti. Una piccola ninfomane già a soli dieci anni. Divento rossa a dirlo, ma è quello che era - a soli dieci anni. Ci volevano cent’occhi per sorvegliarla. Quel giovane frate, per esempio! Il giardino del monastero era dirimpetto a noi. Quel fraticello si era trovato un posticino nascosto e tutti i pomeriggi ci andava a prendere il sole, nudo che si metteva, non dico dove, quando si appisolava – E chi credi che u sciva sul balcone per guardare, chi? La piccola Giulietta. Giulia, le dicevo, cos’ha di tanto speciale quell’uomo là, per guardarlo tanto? Non lo so mi diceva lei – sto cercando di scoprirlo ma non ci riesco per via di quel maledetto libro… (ride divertita) Se lo metteva lì, proprio lì, lo capisci, signorino Romeo? E la nostra civetta sapeva già che anche i frati…

ROMEO

Mia suocera è malata?

NUTRICE

Malata? Chi è malata?

ROMEO

(urlando) Mia – suooooocera! Madonna Capuleeeeeti! ha passato  gli ottaaaaanta!

NUTRICE

Dissi alla nostra piccola peste, Giulietta, le dissi…

ROMEO

Voglio sapere se la vecchia strega è malata.

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NUTRICE

Sì.

ROMEO

Ooooh, finalmente! Povera Madonna Capuleti. (avvicina la sedia alla nutrice) Niente di serio, spero.

NUTRICE

Reumatismi!

ROMEO

Nient’altro?

NUTRICE

Ti interessa tanto, Romeo? Mi fai sempre la stessa domanda – Queste vecchie gambe non mi reggeranno molto a lungo per venire fin qua. (alza la veste) Ho le vene varicose – vuoi vederle?

ROMEO

(in fretta) No, no, no, ti credo sulla parola. Madonna Capuleti dev’essere molto ricca,vero? Intendo ricca ricca – casseforti piene di mon ete d’oro.

NUTRICE

Oh, sì, come il re Mida, sì – oro, oro dappertutto.

ROMEO

E mia moglie, nella sua infinita stupidità, non riv olge mai la parola a sua madre dal giorno in cui ci siamo sposati!

NUTRICE

Ce l’hai con lei, con Madonna Capuleti. Ce l’hai con sua madre perché non si è opposta con abbastanza energia al vostro matrimonio. Ma denaro. Oh, quello ce l’ha. A barili.

ROMEO

Sono gravi quei suoi reumatismi?

NUTRICE

Gravissimi, signor Romeo, molto gravi.

ROMEO

Uhm, come mi dispiace.

NUTRICE

Non può far niente da sola – è un peso morto – un g rosso peso doverla sistemare su e giù per quelle scale venti volte il giorno, tutto da me – da sola. Su e giù, giù e su, un peso morto… non so quanto potrà ancora durar e.

ROMEO

Sta cedendo?

NUTRICE

Non lei, ma io! Centodue chili, pesa! Su e giù, giù e su, venti volte al giorno, tutto da me. Ma la colpa è mia. Però adesso la faccio finita !

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ROMEO

Spiegati meglio, Tata!

NUTRICE

La metterò a dieta, è troppo grassa. E i vecchi non devono ingrassare. – Insalata verde e un po’ di pesce lesso. – Abolirò i dolci, i miei dolci sono… sono bravissima, in cucina. Ha i reumatismi, capisci, e anche l’asma, e non mi meraviglierei se – se… E ha denaro, a palate – vere montagne. Ecco, se dov esse succederle qualcosa – per carità, facciamo le corna – a te e a Giulietta tocc herebbe tutto… tutto.

ROMEO

Lascerà qualche cosa anche a te, stai tranquilla.

NUTRICE

Dici?!

ROMEO

Ne sono certo. (pensieroso) Hm… su e giù… giù e su…

NUTRICE

Su e giù, giù e su…

ROMEO

Tata, non sei mai, mai scivolata da quelle scale?

NUTRICE

Qualche volta.

ROMEO

Quando accompagni Madonna Capuleti? Su… o giù…

NUTRICE

No, ma potrebbe succedere.

ROMEO

(andandole vicino e mettendole un braccio sulla spalla) Un leggero inciampo un piedinoin fallo e parapam! Bum – giù per le scale e – BUM!

NUTRICE

Lo sai cosa diceva la birichina? “Tata, non vedo ni ente perché c’è sopra il libro. E’ tutto nudo, eccetto un pezzettino”. Birbona di una ninfetta! (fa un gridino perche’romeo le fa il solletico) Romeo! Smettila! Cosa ti prende? Andiamo, signor Romeo –Momo! (Duetto)

ROMEO

Un due, tre! Un due tre!

vieni Tata! Balla con me.

NUTRICE

Ma che ti piglia bel signorino?

Mi fai frullare come un… frullino!

ROMEO

O Tata mia! Sei così lesta

che mi fai girar la testa.

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NUTRICE

Un due tre! Credi a me

non ne posso proprio più

di portare su e giù per le scale

la tua suocera che pesa un quintale!

ROMEO

Un due tre! Lo so da me!

Quella donna è troppo pesa

di faticar non val la spesa.

Dàlle una spinta, nutrice mia bella

e balleremo la tarantella!

Se tu fai quello che voglio,

mi riempio il portafoglio!

Un due tre! Un due tre!

Tata mia, fallo per me!

NUTRICE

Ho capito! Signorino

fammi frullare come un frullino!

Una spinta appena, appena

e la padrona esce di scena!

E tu caro signorino

ti riempi il borsellino

ti riempi il borsellino!

(La Nutrice si stacca da Romeo che le corre dietro. Musica allegra. Ballano, Romeo rallenta il ritmo per agevolare la nutrice. Finiscono ridendo sul letto)

ROMEO

Tata, sono pazzo di te!

NUTRICE

Signor Romeo!!

ROMEO

Ti amo, Tata, sei una donna vera! – Rotonda e piena .

NUTRICE

Vergine mia santissima, cosa dirà Giulietta?

ROMEO

Cos’è Giulietta? Tutta pelle, tutta ossa! Mai stata il mio tipo.

NUTRICE

Ehi, ehi, ehi, signorino Romeo! Gli occhi ti uscirono dalle orbite, quando la vedesti per la prima volta a quel nostro party. Nessuno ti teneva più!

ROMEO

A me?!

NUTRICE

E chi, se no! Le cose che dicesti sotto quel balcone! Aspetta… non dirmi niente… “Ma piano! Quale luce spunta da quel verone? E’ l’o riente e Giulietta è l’occidente”

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ROMEO

“Giulietta è il sole”, vuoi dire. “Sorgi, o bel sol e, e uccidi la invidiosa luna”. Lo dico sempre a tutte – mi riesce sempre con tutte le raga zze - mi è riuscito anche con Giulietta. Ma Giulietta è frigida.

NUTRICE

Frigida?

ROMEO

(si china e le sussurra all’orecchio qualcosa. la nutrice non risponde. risatine e gesti suggestivi da ambedue) Non era vergine!

NUTRICE

Non mi meraviglia, andava con tutti.

ROMEO

Paride, vero? E’ stato lui il primo?

NUTRICE

(con calore) Il signorino Paride – che simpatico! E com’era bell o! Però mai bellocome te.

ROMEO

Già. Peccato che l’ho dovuto fare fuori.  (si fa il segno della croce, di nuovo)

NUTRICE

Sì, sì e tanti, tanti altri, una quantità.

ROMEO

Bei tempi… (TENERAMENTE) Benvoglio no, spero. Benvoglio non mi avrebbe mai fatto questo! Lui no.

NUTRICE

Lui sì.

ROMEO

No!

NUTRICE

Sì.

ROMEO

No, no!

NUTRICE

Sì, sì.

ROMEO

Comunque non è stato il primo. Dimmi subito che non è stato il primo. Su, parla, presto. Tu sai tutto, Tata, dimmi chi è stato il primo.

NUTRICE

Va bene, ma: acqua in bocca. Lui non c’è, vero? (tira a sé Romeo) Beh… un giorno… tanti, tanti anni fa, quella civettona era sul balcone e guardava giù nel giardino del monastero dove un fraticello prendeva il sole nudo come un verme. (Romeo emette

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un gemito sommesso) “Giulietta,” le dico “cos’ha di tanto speciale quel giovanottolà?” Vuoi sapere cosa mi rispose? Mi rispose – non te l’avevo detto mai, vero?

GIULIETTA

(fuori, voce registrata - lontano) Momo! Sei a casa?

NUTRICE

(salta impaurita e presa da panico) Gesù! Gesù bambino, Giulietta! Se ci trovainsieme, sospettosa com’è… (fa per nascondersi sotto il letto)

ROMEO

(preso dallo stesso panico) No! Dalla finestra – presto, corri! (la spinge e l’aiuta ad arrampicarsi sul davanzale. la nutrice scompare. egli le grida dietro) …E ricordati: se ungiorno scivolerai per quelle scale e mia suocera farà un bel ruzzolone – che Dio non lo permetta mai – ricordati che ci sarà un sacco di denaro per me e per te! Addio amore – ti adoro – torna presto, possibilmente vest ita a lutto! (afferra il bastone dellanutrice e la chiama) Aspetta, Tata! Tata, Tata, Tata! (salta dalla finestra appresso a lei)

GIULIETTA

(fuori) Momo – vieni a darmi una mano, per una volta! Devo sempre portar tutti i pesida sola? (entra con una piccolissima sporta da spesa mezzo vuota. Si sente la chitarra diLucrezia in bagno. Arrabbiata) Lucrezia! Sei ancora in bagno? Non sai far altro chestare a mollo - alla tua età. Dovresti vergognarti. Alla tua età io ero già vedova.

Presto, esci, e non voglio vederti fino a che non hai fatto i compiti. – che peste di ragazza! Cos’ho fatto per meritarmi una figlia simile! Ma dovevo aspettarmelo, con un degenerato Montecchi come padre!

(bussano alla porta)

Oddio, padre Lorenzo, m’ero dimenticata. (correndo alla porta) Venite, Padre, venite avanti. Romeo non è ancora rientrato.

(entra padre Lorenzo. Il cappuccio gli copre quasi il volto. E’ ovviamente rimbambito o senile)

PADRE LORENZO

Meglio, meglio – non desidero vederlo.

(Padre Lorenzo barcolla – Giulietta lo sostiene e l o aiuta a sedersi)

GIULIETTA

Mettetevi comodo, padre Lorenzo.

PADRE LORENZO

(sedendosi) Mi fa paura, sai. Mi odia a morte, dal giorno che vi ho sposati, per vostrodesiderio dopo tutto non dimenticatelo. – Quando l’ incontro per la strada ho l’impressione… ho l’impressione…

GIULIETTA

(spingendogli uno sgabello sotto i piedi) Scusate padre, per questo disordine. Lacameriera è via. In ferie.

PADRE LORENZO

Ho l’impressione che mi voglia fare fuori. Piccol o delinquente di un… di un… come si chiama…

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GIULIETTA

Romeo.


PADRE LORENZO

Romeo. Già. Era così carino un tempo… tanto tempo f

sempre in nero… sempre vestito in nero… con un libr

palazzo… essere o non essere… mi sembra di vederlo…

GIULIETTA

Quello era un altro, padre.


a. Mi sembra di vederlo, o in mano in giro per il


PADRE LORENZO

Quello col teschio in mano non era lui?

GIULIETTA

No.

PADRE LORENZO

Cosa gli è successo?

GIULIETTA

A chi?

PADRE LORENZO

Al teschio.

GIULIETTA

E’ una storia lunga, padre. Ve la dico un’altra volta.

PADRE LORENZO

Sì, una storia molto lunga… Tanto tempo fa… uno non      può ricordare tutto… tanti

dettagli… un momento!… Perché sono venuto qui? Perc     hé mi ha chiamato, figlia?

GIULIETTA

(prendendo un cuscino e inginocchiandosi al suo fianco) Voglio confessarmi, padre.

PADRE LORENZO

Brava. Niente di più bello, dico sempre io, di una buona confessione. Vieni più vicino, figlia. (l’attira verso di sé e durante la scena che segue l’abbraccia con avidità) La confessione è una cosa solenne, figlia mia – una co sa molto, molto santa, e come dicevo allora… (declama all’improvviso)

“Il mattino dai grigi occhi sorride

alla accigliata notte

e con fasci di luce tiene a freno

le nubi dell’oriente”…

GIULIETTA

Che significa?

PADRE LORENZO

Non lo so… forse le previsioni meteorologiche. (Giulietta è a testa bassa) Cerchi qualcosa?

GIULIETTA

Voglio confessarmi, padre.

18


PADRE LORENZO

Perché non me lo dici? Non posso indovinare tutto. Allora dài -  ti ascolto, Ofelia.

GIULIETTA

Giulietta.

PADRE LORENZO

Fa lo stesso – spara.

GIULIETTA

Padre Lorenzo – non amo più mio marito!

(lunga pausa)

PADRE LORENZO

Tutto qui? Non hai da confessare altro?

GIULIETTA

No, padre.

PADRE LORENZO

(seccato, a parte) E mi hai fatto venire sin qui per dirmi questo? (a Giulietta) Santocielo! E’ una cosa naturale stufarsi del marito! (si alza con stanchezza) Se la situazione dovesse cambiare – per esempio: se doves si innamorarti di un altro uomo – fammelo sapere, figlia. (facendo il segno della croce su Giulietta) Io ti assolvo,

nel nome del Padre, del Figlio e… e… e… di chi altr    o? Me ne sono dimenticato…

GIULIETTA

(Costringendolo a sedersi) Non è così semplice, padre. Se non lo amassi più e bastanon sarebbe niente – il fatto è che non lo sopporto più.

PADRE LORENZO

Chi?

GIULIETTA

Romeo.

PADRE LORENZO

Quel tipo sempre in nero con il teschio in mano?

GIULIETTA

Sì. (si inginocchia di nuovo ai suoi piedi) Vi renderete conto, padre, cosa significhi svegliarsi una mattina e scoprire che vostro marito è un completo locco?

PADRE LORENZO

Io? A me l’occasione non si è mai presentata. Sebbene – ecco, sì una volta avevo un cane bianco e nero – un bruto senza intelligenza , un locco anche lui. Quando gli dicevo: “Su!” faceva la ciambella e si addormentava ; quando gli dicevo “Giù” saltava su e scodinzolava. Un giorno… fu investito da una portantina.

(Giulietta si è assopita. Padre. Lorenzo la scuote)

Di cosa stavamo parlando?

19


GIULIETTA

Di quel locco del mio sposo, padre. Mi annoia, mi annoia a morte, quando apre la bocca non riesco a tener gli occhi aperti, mi addormento. Per favore, padre, togliete quella mano.

PADRE LORENZO

Certamente, figlia. (cerca dove poter mettere la mano)

GIULIETTA

E’ sempre stato locco – e sprovveduto – anche come amante.

PADRE LORENZO

Oddio, sul serio? Glielo dissi quella volta nella mia cella…!! L’avversa sorte si innamorò di te. La sventura è tua sposa – gli dissi .

GIULIETTA

Non m’interrompete, padre.

PADRE LORENZO

Scusa.

GIULIETTA

(allontana di nuovo la mano di lui e si alza) Le stupidaggini che disse anche quandofece irruzione in casa nostra la prima volta con quella mascheratura così ridicola! – “Ove io profanai questo sacro tempio con la mia ind egna mano – è un nobile peccato e le mie labbra, timide pellegrine…” e così via. Giudicate voi, padre.

PADRE LORENZO

“Piano, piano, piano”, figlia – Anche tu ne hai det te, di sciocchezze, se ricordo bene… “anche i santi hanno mani che i pellegrini to ccano con le loro. E palma contro palma è il loro santo bacio.” Gesù, ci può e ssere niente di più ridicolo?

GIULIETTA

Dovevo parlare così, padre – parlavano tutti così – almeno nel mio ambiente – ma era un bel ragazzo, allora, Romeo – non aveva perso i capelli e pesava quarantacinque libbre di meno. Oggi è ridicolo anche senza mascherarsi – E’ tutto un rotolo di ciccia, si abbuffa di cipolle tutto il giorno e dorme con un calzino sugli occhi e per dirla tutta è innamorato della sua borsa dell’acqua calda!

PADRE LORENZO

(incredulo) Innamorato?

GIULIETTA

Proprio così – un amore fisico. Sesso! Le ha persin o dato un nome, Clementina. La chiama Clementina!

PADRE LORENZO

Clementina…

GIULIETTA

Sì! e se la porta a letto, tutte le sere.

PADRE LORENZO

A volte gli gira così – sono strani questi principi  danesi!

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GIULIETTA

E’ un Montecchi, padre, Romeo Montecchi!

PADRE LORENZO

E’ quel che ti ho detto, Romeo Montecchi di Elsinore. (di colpo in ginocchio) In ginocchio! (Giulietta obbedisce) Parla, figlia – cos’è, esattamente, che non va di t uo marito?

GIULIETTA

Beh, padre, per dirla in due parole: è impotente.

PADRE LORENZO

Et tu, Brute!

GIULIETTA

No, quello è un altro.

PADRE LORENZO

Chi?

GIULIETTA

Lasciamo andare, padre.

PADRE LORENZO

Peccato mi interessava… Dunque, il tuo è un problem a sessuale, è chiaro – ma chi non ne ha oggi, vorrei saperlo. E’ un indebolimento universale. Persino io non sono più quello che ero a ottanta anni.

GIULIETTA

Padre! Non voglio sentire la vostra confessione. Dovete aiutarmi. Mio marito se ne buggera di me, da ventinove anni, e quando gli faccio delle avances, sapete cosa dice? “Non ho più la testa per pensare a queste cos e”, dice. Padre, ho perso la pazienza.

PADRE LORENZO

Con chi? Ah già, con quel principe danese triste… c he non ti ama più.

GIULIETTA

Ama se stesso, le sue cipolle e Clementina.

PADRE LORENZO

L’eterno triangolo. Deprecabile.

GIULIETTA

Dovete consigliarmi, padre.

PADRE LORENZO

Io? (alzandosi) “Va in convento, vai”

GIULIETTA

In quale?

PADRE LORENZO

Beh, in un convento – ci sono conventi di uomini, s ai. Con molti fraticelli giovani. Ed i frati sono assai discreti, non parlano, specie i trappisti – sono silenziosi come

tombe, sono… Ti sono grati e basta…     (traballa, Giulietta lo sostiene) E conosco dei

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tipi sempre alla ricerca della donna. – Un momento – aspetta! Mi hanno parlato di un tale, l’altro giorno… era alla disperazione – as petta, mi verrà in mente il nome – Ecco, sì, me ne ricordo – quel maestro di ballo – c ome si chiama - … Montecchi!

GIULIETTA

E’ mio marito.

PADRE LORENZO

Allora niente.

GIULIETTA

Cosa debbo fare, ditemelo voi. E’ un brutto male il mio, padre. Suggeritemi un rimedio.

PADRE LORENZO

La preghiera. Non c’è miglior ricetta.

(siede alla scrivania, intinge la penna nel calamaio e scrive la ricetta)

Ecco qua, una Avemaria tre volte al giorno.

GIULIETTA

Prima o dopo i pasti?

PADRE LORENZO

(alzando la mano sul capo di Giulietta) Ti benedico nel nome del padre, della madre edel bambino e degli Spiriti Santi e dei medici non santi amen e così sia e buona fortuna a tutti noi, e di nuovo amen.

L’INVOCAZIONE DI GIULIETTA) (tipo “Lamentazione”)

GIULIETTA

C’è per tutto una stagione

per ogni caso una soluzione

e per ogni fine un Santone

Ma soltanto per le spose

dal marito bistrattate

non esiste Soluzione

e rimangono fregate

in qualsiasi stagione

Io per questo prego e invoco

il mio santo senza nome

che protegge da patrono

ogni mal riuscita unione:

Fa qualcosa anche per me

Non ne posso proprio più

E se non ci pensi tu

a levarmelo dai piedi

la mia vita è disperata

non lo vedi?

Pensa, pensa alla gran pena

di una moglie disgraziata

se il marito che ha catena

la tien tutta la giornata

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non decide di crepare

e continua da cattivo

a ostinarsi a restar vivo

e non vuole

e non vuole

e non vuole

mai decidersi a crepare

sol per farla disperare.

(L’orchestra poi accenna il motivo J.C.. Superstar con P. Lorenzo che canta la prima riga, trionfante) (a poco, a poco la scena si oscura. la musica cambia in musica eLisabettiana. Quando torna la luce, è sera. La tavola è preparata per un pasto frugale)

GIULIETTA

(tentando invano di chiudere lo sportello del forno) Porca miseria! Maledetto forno!

(Giulietta prende delle cipolle dalla borsa della spesa e le pela gettando le bucce per terra come al solito. Entra Rromeo. Borbotta un saluto e manda alla borsa dell’acqua calda un bacio di nascosto)

ROMEO

Ho detto buona sera.

GIULIETTA

Ah, sì.

ROMEO

Non mi sai dire altro? (giulietta continua a pelare le cipolle imperterrita) Uno torna a casa stanco dopo una giornata di lavoro e lei non si spreca nemmeno a dir ciao, non mostra un briciolo di interesse, un minimo di preoccupazione per le cose del marito. Non gli chiede neppure come gli è andata oggi.

GIULIETTA

Come è andata?

ROMEO

(afferrando il giornale) Come al solito.

GIULIETTA

(saltando su) E allora perché hai voluto che te lo chiedessi.

ROMEO

Che male c’è a chiedere - perdio, perdio!

GIULIETTA

Momo, lo sai cosa sei?

ROMEO

Un cretino, immagino.

GIULIETTA

Ti sopravvaluti, caro. Tu sei un odioso, repellente, vanaglorioso idiota.

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ROMEO

E tu sei una vipera perfida e diabolica – e malalin gua come tua madre, che ha cercato di avvelenarmi!

GIULIETTA

E non ci è riuscita – malheureusement!

ROMEO

(gridando) Ah! Malheureusement! Si gioca a carte scoperte, adesso!

GIULIETTA

A carte scoperte, sissignore. Per quel che me ne importa!

(il battibecco è all’apice. Insulti selvaggi e inintelligibili volano per l’aria)

ROMEO

Bel modo di parlare al capo famiglia – bel modo. Ob bedisci, femmina o spacco tutto.

GIULIETTA

Io non obbedisco a nessuno, mi comporto come voglio, hai capito? Nessuno può dirmi ciò che devo fare specialmente tu! E per qua nto mi riguarda puoi prenderti la tua Clementina sotto braccio, e marsh! Non piangerò , stai tranquillo! Dovresti vergognarti! Trattarmi così, a me, con la pressione alta! Vergognati – vergogna, vergogna…

(Shakespeare appare attraverso la parete della porta celata. Assomiglia a Shakespeare, non al suo fantasma. Per un momento rimane a osservarli. Loro continuano a discutere finché lo vedono e tacciono di colpo, ma non sorpresi e allarmati)

ROMEO

E’ stata lei a cominciare!

GIULIETTA

Non è vero è stato lui!

ROMEO

(a Shakespeare) Accomodatevi… che piacere vedervi qui.

SHAKESPEARE

No Montecchi, la cortesia riserba

per Giulietta che molto ne ha bisogno

Non sono venuto qua per affondare

comodo il deretano su una sedia

son venuto piuttosto

per richiamarvi tutti e due al decoro

poiché ve lo assicuro

non amo il litigare.

ROMEO

Tipico! Appena arriva un ospita che mi da addosso! Ne ho fino a qui di lei!

GIULIETTA

Chiudi il becco e taci, ignorante scemo. E impara le maniere.

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SHAKESPEARE

(tuonando) L’armi rinfoderate.

la rugiada potrebbe arruginirle

Da cristiani

ponete fine a questa indegna rissa

Obliate, forse

ogni senso di luogo e di dovere?

GIULIETTA

Eccolo che comincia!

ROMEO

Tutto per colpa tua.

GIULIETTA

Non farmi ridere!

SHAKESPEARE

Ma non appena

all’alba le foschie

si vanno diradando

dal volto della notte

le mie povere orecchie dal frastuono

delle vostre due voci son colpite

ed io nel mio sepolcro

mi giro e mi rigiro senza posa

come… come…

ROMEO

… una trottola!

SHAKESPEARE

Una trottola, sì. Pensavo veramente a una

a una conocchia –

a una rocca da filare –

ma cosa v’è in un nome?

Se la trottola avesse un altro nome

girerebbe ugualmente, con la stessa

rapidità… ed io nel mio sepolcro…

GIULIETTA

Andrà avanti così per ore. I miei nervi non so se l a fanno più! E caccia indietro quella pancia.

ROMEO

Taci, se no faccio qualcosa di cui poi avrò a penti rmi.

SHAKESPEARE

…un lungo addio

ad ogni mia grandezza. Io non potrei

restar più oltre in sì tedioso luogo

e assister alle mie belle tragedie

ridotte in farse sciocche

per divertir gente di basso rango

o ancor peggio, ridotte

a poltiglie dolciastre sol per l’uso

25


di spossati mercanti e inquiete spose.

Sono leggere come piume d’oca

strappate da un villano mal creato

dalle povere orecchie

di un papero neonato…

ROMEO

Le oche non hanno orecchie e i paperi neppure.

GIULIETTA

Signor Shakespeare, siamo molto felici di vedervi ma oggi, non abbiamo molto tempo…

ROMEO

Tornate domani o fra un giorno o due e avremo più tempo.

SHAKESPEARE

Tempo, voi dite?

Tempo per cosa, villanzoni?

Tempo per mutare

il nobile verseggiare ch’io vi posi

sulle labbra, in volgari chiacchiericci?

i soliti: tanto piacere… arrivederci… ciao…

Le insulse pappardelle

dei rammolliti

A questo

sarebbe bassamente destinato

il più divino dono

che mai…

No! Questa è pazzia.

Non è propizio il tempo…

Ah, maledetto scherzo

d’essere io nato!

GIULIETTA

State sbagliando commedia anche voi, come padre Lorenzo!

SHAKESPEARE

Quel rimbambito di frate? Quel pidocchioso sciocco? Che di voi due mi ispira più sdegno, mi domando! Sian maledette le vostre due case!

GIULIETTA

Questo sì che c’è nel testo.

ROMEO

(interrompendo Sshakespeare che vuole fare il suo discorso) Prego – possointervenire? non è bello trattarci così – dopotutto ci avete creato voi e se non fosse per voi noi non saremmo qui, quindi…

GIULIETTA

E’ tutta colpa vostra – la storia l’avete scritta v oi.

SHAKESPEARE

(si erge di tutta la sua potenza)

Colpa? Delitto, milords!

Il cui fetore arriva al  cielo!

26


Che rullino i tamburi!

Che suonino le trombe!

Una fanfara! (tamburi, ecc)

E ascoltate voi due.

Tu, Romeo dei Montecchi

e tu Giulietta

dei Capuleti

Ordino a voi d’essere sull’istante

ciò che io volli che foste

allorché vi creai nello sbocciare

completo della vostra

argentea gioventù!

Tornate indietro! Indietro

nel dominio soave dell’amore

e del magico regno

della poesia.

GIULIETTA

Avete finito?

SHAKESPEARE

Sì.

GIULIETTA

Allora lasciate che vi dica io qualcosa! (rullo di tamburi) Zitti! (I tamburi tacciono dicolpo) Caro signor Shakespeare – qui siamo a Stratford! Se volete cambiarequalcosa nella commedia, nel dialogo o nella azione dobbiamo metterci a tavolino e discuterne… (più secca) Ma senza urlare! Una persona sola ha diritto di alzare la voce qui e questa persona sono io! (Romeo si schiarisce la gola con intenzione) E mio marito, naturalmente. Quindi, fino alla scena finale, molto provinciale in verità, ma abbastanza buona, devo ammetterlo, del doppio suicidio così romantico… fino alla scena finale ringraziare voi di averci fatto esistere – ma dopo di allora abbiamo vissuto per merito nostro, non dobbiamo rendere conto a nessuno. Nemmeno a voi. (a Romeo) Ho detto bene?

ROMEO

Come sempre.

GIULIETTA

E’ ora che impariate a veder la vita com’è realmente, signor Shakespeare. Tamburi! (breve rullo di tamburi) Funziona! (stringe la mano a Romeo)

SHAKESPEARE

La realtà – amici miei – non è il mio intento.

Del poeta in mirabil frenesia

l’occhio si volge dal cielo alla terra

e dalla terra al cielo…

GIULIETTA

Il copyright è suo!

SHAKESPEARE

Per me voi siete stati

due incantati

uccelli d’oro

tessuti sulla tela

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della mia fantasia

in cui il coronamento dell’amore

si andava distillando

e in voi trovava corpo.

Sognai due amanti quali il mondo

mai aveva mai di nuovo avrebbe conosciuto.

Così vidi – non come una coppia

di coniugi invecchiati, consumati

dal logorio diurno e dalle pene

del matrimonio.

GIULIETTA

E di chi è la colpa?

ROMEO

Ci avete uniti voi nei sacri legami del matrimonio. E’ nel testo.

SHAKESPEARE

Sol per un breve attimo mia cara!

GIULIETTA

E noi ci siamo permessi di rimanere vivi. Perché vi secca tanto?

SHAKESPEARE

E’ il vostro modo, è il vostro stile che mi addolora, Romeo e Giulietta. Questi amari finali – amica mia -

della tragedia son regole eterne

fisse come il sentiero delle stelle.

La classica unità

di tempo, luogo e azione

nell’opere teatrali ben costrutte.

ROMEO

Ben costrutte? Le commedie vostre? Unità di tempo e luogo? Commedie vostre? Dio ci assista!

GIULIETTA

Voi la fate facile, signor Shakespeare, ma di quel che le vostre donne sentono e soffrono ve ne fregate.

ROMEO

Avete mai cercato per un momento di calcolare in numero dei morti nelle vostre commedie? Massacri belli e buoni!

SHAKESPEARE

Non me lo rinfacciate, vi scongiuro!

E vogliate cessare – o buoni amici

di gettarmi nel fango e di sferzarmi

coi pungiglioni delle vostre accuse.

Credete a un poeta che, invecchiando,

sull’eterno suo spirito giovanile

vigiuro che vi auguro ogni bene. (comincia a piangere)

ROMEO

(a Giulietta) Oddio ricomincia!

28


GIULIETTA

E tu non guardarmi! Non l’ho invitato io! (a Shakespeare) Calmo – buono – non è niente – non ve la prendete!

ROMEO

(con più garbo, convincente) E’ solo teatro, è solo una commedia e non dellepeggiori. Il dialogo è un po’ scadente, ma tradotto funziona bene. Consolatevi, signor Shakespeare, tra duecento anni le commedie vostre si rappresenteranno ancora.

SHAKESPEARE

(felice) Dici?

ROMEO

Beh, con la penuria che c’è d’autori… (gli siede accanto) Quando siete morto esattamente?

SHAKESPEARE

Sette… otto mesi fa.

ROMEO

(a Giulietta) Otto mesi! Si è conservato bene!

GIULIETTA

(a Romeo) Avrei detto non più di quattro, cinque. (a Shakespeare) Un drink, signor

Shakespeare?

SHAKESPEARE

Un sorsetto di birra la gradisco.

ROMEO

Anch’io (Giulietta riempie due bicchieri) Alla salute, amico. Prosit e skol e tutto il resto. Come ci state nella vostra tomba? Un po’ freschina?

SHAKESPEARE

Dire freschina non sarebbe esatto

Perché divido

coi vermi quell’umida dimora.

Piuttosto fredda chiamiamola invece.

Anzi gelida per la verità.

ROMEO

A voi!

(bevono. si sente fuori scena la chitarra di Lucrezia)

GIULIETTA

(con sorriso disgustato) Nostra figlia – Lucrezia Maria Benvolia – Esercizio per cinquedita. Va matta per la musica. Baaaasta!

SHAKESPEARE

(stupefatto) Non mi par che previdi per voi una figlia nel teatro originale.

GIULIETTA

Come avete ragione, signor Shakespeare. – Con perme sso. (si precipita nella stanzadi Lucrezia gridando) Vuoi piantarla con quel fracasso? Ne ho già abbasta nza conquell’idiota là!

29


(Shakespeare ha un sussulto. E’ visibilmente offeso. Romeo con dei segni gli vuol far capire che non si riferisce a lui)

ROMEO

La sentite? Sempre così, dalla mattina alla sera, ci divento pazzo.

SHAKESPEARE

La sento, la sento… Preferirei essere sordo per non sentire quelle orrende cacofonie.

ROMEO

Oh, Willy – vi dispiace se vi chiamo Willy? Liberat emi da quest’inferno, Willy!

SHAKESPEARE

Come? Come?

ROMEO

Eliminandomi.

SHAKESPEARE

Tu chiedi troppo, amico.

Questo lavoro è stato ormai stampato

e pubblicato. Il suo testo –

qualunque sia – è stato già fissato

col trascorrer degli anni

l’anima mia profetica prevede

che tagli e cambiamenti

vi saranno apportati

Ma se io decidessi da me stesso,

a intraprendere un tale vile lavoro

per ogni mutamento da me fatto

altri ne suggerirebbero a dozzine

e contro il mio volere

No. Pazzia sarebbe.

E’ troppo chiedere, mio ottimista amico.

ROMEO

Aiutami. Sono alla disperazione.

SHAKESPEARE

Ah, mio Romeo… se non potei neppure

dare aiuto a me stesso

quando – tanti anni fa – fui pur io colto

in uguale tranello…

Appena diciottenne tolsi in sposa

- e per necessità di premura -

una donna di ben ventisei anni

che mi dette in sei mesi il primo figlio

e, due anni dopo, due gemelli.

Ed io, misero me, mi ritrovai

in mezzo a culle, a strilli, a piagnistei.

Le pergamene a me tanto preziose

divenute cartocci per involtare

dolciumi e zuccherini.

Le mie penne servivan per giocare.

E i versi miei, serrati dentro

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la mia fertile mente,

api sembravan dentro un alveare

e il mio genio oppresso e circoscritto

tal qual un coccodrillo

d’anatre in uno stagno.

ROMEO

E allora che faceste?

SHAKESPEARE

La piantai, tagliai la corda.

Al diavolo mia moglie, dissi.

ROMEO

Attento!

GIULIETTA

(sulla porta della camera di Lucrezia) Romeo, parla tu a Lucrezia, io ci rinuncio!

ROMEO

(con la bocca piena) Non posso sto mangiando.

GIULIETTA

(torna da Lucrezia e la sentiamo urlare) Basta! Hai sentito? Ho detto basta! Giù dalletto, subito – ho detto SUBITO!

LUCREZIA

(fuori) Levati dai piedi. Va vai! Vattene!

GIULIETTA

(riappare col costume di Lucrezia) Signor Shakespeare dobbiamo proprio recitare dueo tre parti ognuno?

SHAKESPEARE

Economia! Mia cara! Ai tempi miei l’attore recitava per due soldi, su una scena vuota, con due quinte al massimo.

GIULIETTA

Lo so, lo so – ma è così stancante (sparisce di nuovo nella camera di Lucrezia) Alzati, smettila, alzati ho detto! Ooooh, la mia povera testa! Non parlo più.

ROMEO

Salvatemi,  Willy  –  per  favore.  Mi  avete  creato  voi,    fatemi  sparire,  eliminatemi!

Salvatemi!

SHAKESPEARE

Salvarti? No Romeo, pensa un momento.

Non ti salvai anni fa a Verona?

E una morte perfetta

procurai

a te e a Giulietta.

E con tal morte vi resi immortali!

Poiché la vanità vi fa volere

restare vivo, non posso più aiutarti.

31


LUCREZIA

(entrando nella stanza insonnolita come al solito) Se hai l’emicrania perché non tistendi sul letto? Ti odio come non ho mai odiato nessun’altra madre! (a Romeo) Eccetto che odio te ancor più! Se è mai possibile. Dio dammi la forza di odiare!

ROMEO

Hai fatto i compiti, creatura depravata?

LUCREZIA

I compiti per cosa?

ROMEO

Per imparare, no?

LUCREZIA

Per imparare cosa?

ROMEO

A farti strada nella vita.

LUCREZIA

La vita? Cos’è la vita? (urla) La vita!…

ROMEO

(cercando aiuto) Giulietta!

LUCREZIA

Non può venire!

(Shakespeare è visibilmente colpito da Lucrezia e viene avanti per il soliloquio lasciando Romeo e Lucrezia a discutere in sordina e con evidenti gesti)

SHAKESPEARE

Una cosa mi ha colpito di repente…

Angelica e sublime

distillazione…

Beltà caduta

dal firmamento

Batte il mio cuor a un ritmo incontinente…

(canta l’aria di Maria da West Side Story)

Giulietta, Giulietta! Ho incontrato or ora

una ragazza che si chiama Giulietta.

LUCREZIA

Chi è?

ROMEO

Un turista inglese. (chiamando fuori) Giulietta! Sei di un bell’aiuto! (va alla stanza di

Lucrezia)

LUCREZIA

(gli grida dietro) Non può venire!

32


(viene avanti. fa un piccolo giro intorno a Shakespeare, lo ispeziona e le casca il suo fazzoletto)

SHAKESPEARE

(lo raccoglie e glielo porge) Prendilo, bell’angelo, e abbine più cura di Desdemona.

LUCREZIA

Mi chiamo Lucrezia – Salve!

SHAKESPEARE

(un   po’   sconcertato)   Come?   Ah.   Oh.   E   io   mi   chiamo   Shakespeare:    William

Shakespeare e per gli amici, Willy.

LUCREZIA

Ah. (di nuovo lascia cadere il fazzoletto e Shakespeare di nuovo lo raccoglie e glieloporge)E’ favoloso trovare qualcuno qui che non sia un fetente. Lo sai che hai l’ariasexy?

SHAKESPEARE

Me lo hanno detto spesso, my fair lady,

sarebbe vile negarlo.

Ma ti posso giurare che nessuno

si bella e affascinante come te

me lo aveva detto.

LUCREZIA

Calma! Calma – non ti eccitare, bambino mio! Puoi c hiamarmi Lucky.

SHAKESPEARE

Se musica di amore è il nutrimento

tu suona allora e pronuncia di nuovo

il tuo nome, sublime melodia.

Ah, Lucky… Lucrezia… mia.

LUCREZIA

Perché parli con tanta affettazione? Cosa fai, qual è il tuo job?

SHAKESPEARE

Un poeta io, o mia Lucrezia

un tessitore

di drammi, di tragedie

di commedie

comiche e tragicomiche,

storiche e allegoriche

che contano di re, di condottieri

e narro delle gioie

e delle pen d’amore.

LUCREZIA

Davvero? Però non sei tu che hai scritto (canta da “my fair lady” i could have dancedall night, ecc)

SHAKESPEARE

Ahimè, mia bella dama – proprio no!

Né mi sovviene

il nome di codesto scribacchino,

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ma sono sicuro che ha fatto carriera.

LUCREZIA

La farai anche tu, non ti preoccupare. Ti occorre solo un impresario in gamba. (aLucrezia cade di nuovo il fazzoletto, lo raccoglie e lo butta a Shakespeare) Willy, io me labatto. (Shakespeare non sembra afferrare) Voglio lasciare i miei – voglio far l’attrice – molto più eccitante della droga! E ho talento, sai! E non porto il reggipetto – non l’hanno ancora inventato.

SHAKESPEARE

I miei sensi ne restano sconvolti

O eterna visione!

Al sol mirarti

potrebbero crollare

le mura di Verona.

LUCREZIA

E allora? Che ne dici? Ci proviamo?

SHAKESPEARE

Mai sì gradita

proposta venne impressa

nel mio orecchio

né mai mi arresi

con minor resistenza

a furor dei sensi.

LUCREZIA

Che?

SHAKESPEARE

Sì, proviamoci!

LUCREZIA

Sei grande, Willy! (lo attira a sé. Lungo bacio)

ROMEO

(sulla porta si arresta a bocca aperta) Madonnina! E’ un bordello, signor Shakespeare!

William! Willy!

LUCREZIA

(lasciando Shakespeare) Che c’è? Ha preso fuoco la casa?

(Shakespeare imbarazzato si soffia il naso nel fazzoletto di Lucrezia)

ROMEO

E voi, che il mondo chiama bardo – posso chiedere s e fa parte della unità drammatica di tempo e luogo la seduzione di mia figlia?

SHAKESPEARE

(rivolto al pubblico sul proscenio)

Oh, sventura, sventura!

Che ho mai fatto?

Sono intrappolato

Sono fritto

Come ho potuto cacciare la testa

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in un tal laccio?

A voi, gente sincera – io lo domando –

(e questo è un “a parte”)

ROMEO

(venendo al proscenio) Anche il mio. “Ora lo caccio fuori!”

LUCREZIA

(testa in giù, posizione yoga) Papà, siamo innamorati!

ROMEO

Con te parlo dopo. Con te faremo i conti dopo.

SHAKESPEARE

Che ricada su me la vostra ira

di genitori!

sol su di me, messer Montecchi

non su di lei!

E’ puro

L’amor che nutro per la vostra

Soavissima figliola!

La mie intenzioni son le più onorate!

ROMEO

Un fantasma della vostra età con una quattordicenne ? Andiamo!

SHAKESPEARE

Di una donna la grazia

E l’avvenente incanto

furon mai misurati a compleanni?

o le rotondità dei suoi bei seni

calcolate a misura

di calendario?

Ho dentro un fuoco

come se avessi anch’io quattordici anni!

ROMEO

(lo prende per un braccio) Un po’ d’aria fresca non vi farebbe male. Su, venite via!

SHAKESPEARE

(implorando) Momo!

ROMEO

(spingendolo fuori) Addio, cigno di Stratford!

SHAKESPEARE

(fermandosi sulla porta)

Addio, adieu! Partir c’est mourir un peu…

Partire è un po’ morire…

Ripiglierem domani da dove abbiam lasciato.

ROMEO

Ciao.

SHAKESPEARE

Ciao! (esce)

35


ROMEO

Non gli avrai mica concesso un appuntamento?

LUCREZIA

Beh?

ROMEO

Quello è un fallito. La figlia di Romeo Montecchi non si perde con quella roba là!

LUCREZIA

Non ti arrabbiare, scrive bellissime commedie – lo  ha detto lui.

ROMEO

Ah, sì, lo ha detto lui? Bella faccia tosta. Hai mai letto cos’hanno scritto i critici di lui?

LUCREZIA

Non mi interessa. Io me ne vado via con Willy.

ROMEO

Ah, nossignora! Quell’uomo ci ha quasi uccisi a tua madre e a me, nella sua tragedia, non lo dimenticare.

LUCREZIA

Me ne andrò via con lui e ci farò l’amore.

ROMEO

(siede e mangia) Su a fare i compiti!

LUCREZIA

Non mi capirai mai, e nemmeno mammy. Voi pensate solo al denaro, a rimpinzarvi e a litigare e non avete la più vaga idea di quello per cui vale la pena di vivere (pomposa) Romeo e Giulietta! Ma che ne sapete, dell’amore, voi?

ROMEO

(continuando a mangiare) Andiamo perfettamente d’accordo, tua madre e io.

LUCREZIA

D’accordo? Se non vi sopportate! Se non c’è un rapporto tra voi due! – Sei un bugiardo reazionario e ipocrita – e anche lei! Perc hé non divorziate! (grida) Willy!!!

(Shakespeare appare sulla porta nella parete e tira verso di lui Lucrezia)

SHAKESPEARE

Addio, adieu, salutami Giulietta.

Buon appetito, noi ce la svigniamo.

ROMEO

(saltando su e sbattendo contro la porta) Ah, no, cara! Ehi! Vieni qua! Lucrezia! Vieniqua, mi hai sentito? Fuori – fuori, carogna, sciagu rata, bagascia che non sei altro! Mi prudono le mani… Ma questo l’ho già sentito? Chi l’ha detto? – ah sì, mio suocero lo gridò a Giulietta! Lui la conosceva bene . (gridando alla porta) Svergognata!

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GIULIETTA

(entrando dalla stanza di lucrezia si rivolge a Romeo con voce calmissima) Caro – cos’ètutto questo urlare? Lo sai, no?, Momo, che ci sono altri metodi educativi oltre quello di strillare e brontolare?

ROMEO

E’ scappata con Willy!

GIULIETTA

E tu l’hai lasciata andare?

ROMEO

Brava! Adesso la colpa è mia! Lo sai benissimo che la colpa è del tuo amico Shakespeare! Avevi anche tu 14 anni quando ti creò. E da allora si è sempre impelagato con le minorenni. Conosco il tipo. E’ una sciagurata.

GIULIETTA

(conciliante) E’ una bambina difficile… ha i problemi di incomuni       cabilità.

ROMEO

I problemi di incomuni… cosa sono?

GIULIETTA

I problemi di atteggiamento – rapporti che si sono  bloccati. Orientamenti personali.

Difficili.

ROMEO

(senza capire) Capisco.

(si riempie la bocca di ravanelli. lei si mette alla toilette e si spalma di crema sul viso. il pubblico come specchio. romeo butta giu’ un sorso di vino.)

Vuoi mangiare qualcosa, July?

(Giulietta lo ignora e si toglie la parrucca mettendosi invece quella con i bigodini)

Vuoi mangiare qualcosa?

GIULIETTA

Non ho fame! Sono preoccupata, Momo. Se la nostra Lucky si impantana con quel tipo…

ROMEO

Cosa possiamo farci? Non ci resta che aspettare. E cercare di risolvere alcuni dei problemi nostri.

GIULIETTA

(senza quasi ascoltarlo risponde vagamente a quanto segue) Sì – già – problemi. Chinon ne ha?

ROMEO

(bevendo) E uno dei nostri problemi è che io non ne posso assolutamente più – ditutto!

GIULIETTA

Uhm – C’est la vie!

37


ROMEO

Anche Lucrezia se n’è accorta che il nostro matrimonio peggiora di giorno in giorno. E’ senza speranza. Senza speranza e senza senso. Ti sono stato fedele, sempre in tutti questi anni, non ho mai toccato una donna nemmeno col pensiero. Come siamo arrivati a questo punto? Forse uno non dovrebbe sposare una quattordicenne, o una quindicenne, o forse nemmeno una ventenne. E non sposarsi affatto. Lo sa Iddio o lo sa il diavolo. Andammo così d’accordo quella nostra prima notte, te ne ricordi? Ma da allora addio l’incanto.

GIULIETTA

(facendo penetrare la crema nella pelle) Uhm.

ROMEO

Giulietta, dobbiamo divorziare. Sarà duro, ma dobbi amo farlo. La sola, onesta, pulita via da seguire. Il divorzio. (trattenendo il fiato) Ecco… te l’ho detto! Il mio destino è nelle tue mani, Giulietta, aspetto la tua sentenza.

GIULIETTA

(girandosi verso Romeo lentamente e guardandolo pensosa) Romeo – voglio la serva.

ROMEO

… ???

GIULIETTA

Sì, la serva. Non ho nessun aiuto in casa, e non ce la faccio più da sola. Ho due mani e basta e guardale ti prego! (se le strofina con la crema)

ROMEO

Mi ascoltavi – hai sentito cosa ho detto.

GIULIETTA

Ho sentito.

ROMEO

Cosa ho detto?

GIULIETTA

Hai detto: “Non hai sentito cosa ho detto?”

ROMEO

Esatto. Allora, ascolta il resto. Ascolta bene. (parla lentamente) Io non sono tagliato per il matrimonio: è per le donne. Le donne dovrebbero sposarsi, ma gli uomini no. Rivoglio la mia libertà – devo avere la mia vita se ssuale, e molto intensa, mi ascolti bene? La reciproca stima, la comunione intellettuale non bastano nel matrimonio. Sesso, ci vuole. Una vita di sesso. Sesso, sesso! Sono stato chiaro?

GIULIETTA

Non sono mica sorda.

ROMEO

Cos’ho detto?

GIULIETTA

Reciproca stima. Comunione intellettuale. Sesso – s esso, sesso. Sono stato chiaro?

38


ROMEO

Cosa rispondi?

GIULIETTA

(interrompendo il suo trattamento di bellezza) Momo… Veniamo a un compromesso – tifaccio una proposta. Tre volte la settimana.

ROMEO

(con orrore) Tre volte…?

GIULIETTA

Lunedì, mercoledì e il venerdì. Non è l’ideale, ma è qualcosa. Dalle nove all’una.

ROMEO

(debolmente) Dalle nove all’una?

GIULIETTA

Così non dovremo pagare né le marchette, né la colazione. Devo avere un aiuto, Momo. Altrimenti, tra me e te è finita. Una donna che mi porti la colazione a letto e che mi lavi i piatti. Dì di sì, Momo – te ne suppli co!

ROMEO

(esplode) Potrei dire di no? Potrei farti rinunciare alle tue creme? No. Odio quellecreme e odio le persone che ne fanno uso! Con quelle, ci vado a letto e basta. Se vuoi saperlo, sono andato a letto con tutte le tue amiche, nessuna esclusa! E con tutte le tue cameriere! Sei contenta? Ecco perché nessuna ci rimaneva in questa casa. Non potevano tener testa alle mie esigenza erotiche! Voglio la mia libertà, e chi mi ostacola, peggio per lui. (va dietro Giulietta, le mette le mani intorno al collo,come per strangolarla) Buon Dio, perdonami.

GIULIETTA

(facendo le fusa) Oh, tesoro… com’è bello… com’è dolce… è un relax… u n po’ più asinistra, sì, così… Bello, bello. (sorpresa del massaggio al collo) Bello… un po’ più in su… bello, un po’ giù… Romy… Momo…

ROMEO

(massaggiando a tutto andare e maledicendo tra sé) Sto impazzendo, sto diventandopazzo! Pazzo! pazzo. Ma ci deve essere una via d’uscita!

GIULIETTA

Tesoro, è un’ora che te lo sto dicendo! Tre volte la settimana, dalle nove all’una.

(Romeo rinuncia, si lascia cadere sul letto e si addormenta. Giulietta di nuovo lavora sul suo viso) Bucato poco, una volta la settimana – lenzuolo, asc iugamani e federe inlavanderia. Niente lavori pesanti. Approvi? (si volta e vede che Romeo dorme) Romeo! Nessuno ascolta in questa casa! (scuote la testa e torna al suo viso e allecreme)

(Musica in sordina. Le luci si abbassano. Un fascio di luce è concentrato su Shakespeare che entra e lentamente si avvia al proscenio)

SHAKESPEARE

Avete ora ascoltato, o pubblico onorevole Questa prima parte di una storia piacevole Come due amanti giovani saliti un tempo in cielo pur lasciandosi dietro il loro antico amore

pur tirandosi dietro un gran cattivo malumore.

39


Ma visto che il destino se lo son fatto loro

dovrebbero accettarlo con dignità e decoro.

Fra breve il resto.

Adesso l’intervallo.

FINE DELLA PRIMA PARTE

40


ATTO SECONDO

L’inizio del secondo atto è la riproduzione fedele della scena di apertura del primo atto fino al momento in cui Romeo butta la pantofola al gallo. Poi torna al letto.

A tentoni allunga la mano sino alla borsa dell’acqua calda, la raggiunge e la respinge via; poi cerca il contatto con Giulietta, la accarezza e le si butta sopra.

ROMEO

Che ne diresti di una coccolata mattutina? Giu-giù?

GIULIETTA

(si raddrizza sul letto. e’ in bigodini e camicia da notte) Ci sto.

ROMEO

(sorpreso) Eh???

GIULIETTA

Ci sto.

ROMEO

Oh… e qual è il corrispettivo?

GIULIETTA

Niente.

ROMEO

In genere la tua risposta è: “Lasciami stare, di pr ima mattina non me la sento”.

GIULIETTA

Sì, ma oggi è un’altra cosa – le cose sono cambiate . Da ieri sera sono tua, tutta tua! Da quando mi hai promesso una donna tre volte la settimana.

ROMEO

Allora si fa?

GIULIETTA

Proclamiamo la nostra giovinezza… o quel che ne è r estato! Rivivremo la notte delle nostre nozze quando io mi diedi a te per la prima volta. (si butta indietro sulletto) Quando sei pronto, avvisami.

ROMEO

Come andò, esattamente? La memoria non mi serve ben e.

GIULIETTA

(si inginocchia sul letto e declama)

“Vuoi già partire? Il giorno è ancor

lontano. E’ il canto

dell’usignolo, non dell’allodola

che ha raggiunto il tuo allarmato orecchio”

ROMEO

Dove sono i miei calzini?

41


GIULIETTA

“Canta ogni notte su quel melograno – era, credimiamore, l’usignolo”.

ROMEO

Era l’allodola.

GIULIETTA

Era l’usignolo, non l’allodola (va allo specchio)

ROMEO

E dài! Sono passati tanti anni e ancora insisti con  quel tuo usignolo.

“Era l’allodola

foriera del mattino

non l’usignolo!”

Quante volte te l’ho detto? (va in bagno)

GIULIETTA

Molte! (si cambia parrucca) …ma ti sbagliavi. Io gli rispondevo: “Non è l’allod ola, è l’usignolo”.

ROMEO

Sei così stonata che non distingui l’ululo del gufo dal cinguettio di un passerotto.

Era – l’allodola.

GIULIETTA

L’usignolo!

ROMEO

L’allodola!

GIULIETTA

E’ come parlare al muro. – Volevi sempre aver ragio ne tu, tipico. Era l’allodola.

ROMEO

Era l’usignolo – o era l’allodola?… Quale dei due?

GIULIETTA

(chiamando fuori) Willy!…

SHAKESPEARE

(appare dalla parete) Che desian i miei Montecchi?

Se non fossi chi sono vi direi –

come un lacchè qualunque

“Mi chiamate, signori? Che volete?

Ma io son Willy

Il vostro Willy.

Will, in inglese,

vuol dire “volere”.

Dunque,

cosa volete amici?

Comandate.

GIULIETTA

Spiega a questo testone qual è l’uccello che cantava alla fine del terzo atto. Io so benissimo che era…

42


ROMEO

Non suggerire!

SHAKESPEARE

Vi riferite certo a quella

prima e unica notte

quando incontrar vi feci.

Ah! La ricordo bene –

sorse davvero l’alba –

e che alba!

Il canto degli uccelli è di pragmatica

In simili occasioni

ma con tante varianti cacofoniche

dei loro canti

non mi sarebbe facil…

GIULIETTA

Ma non state facendo un po’ di confusione?

SHAKESPEARE

Vi sorprende? Quante notti, quanti amori ho portato alle luci della ribalta! Quante albe d’amore sono sgorgate dalla mia penna. E adesso vi aspettate che io mi ricordi che uccello ha cinguettato e a quale alba e per quali amanti? Un momento! Me ne ricordo!…

“L’allodola canta alle

porte del paradiso…”

GIULIETTA

Ci risiamo! Confonde di nuovo le sue commedie!

(pausa imbarazzata)

ROMEO

Non vi sedete? (Shakespeare si siede)

GIULIETTA

Signor Shakespeare non stiamo dando troppa importanza a quisquilie? Cercate invece di immaginare come fu quella famosa notte. Mio marito che deve fuggire a Mantova – Io, naturalmente, alla disperazione! Ero tra le sue braccia per la prima e per l’ultima volta – il destino stava per scoccare e noi, gli amanti del secolo, intenti solo a discutere se era l’allodola o l’usignolo. Lo chiamate scrivere?

SHAKESPEARE

Non è stato certo

trascuratezza o inutile ciarlare

da parte mia, ve lo posso giurare

il dialogo nasconde molto spesso

qualche sublime significato.

Gli uccelli sono simboli

dell’umano desio

dello sforzo dell’anima

che tende a liberarsi

dalle pastoie bestiali

e tendendo così verso le stelle

vuol purificarsi

e trascendere i suoi bassi elementi.

43


(al pubblico)

Almeno così ho letto di recente

in un dotto volume scritto

da uno studioso che intendeva

mostrarmi l’allegorica sostanza

dei miei modesti scritti. In verità

di quello che si scrive

non si conosce la profondità.

ROMEO

(al pubblico) Mi sono chiesto mille volte se un personaggio quando si rivolge alpubblico si immagina che gli altri personaggi non lo sentano. (fa un passo indietro)

SHAKESPEARE

(conciliante) Cessate o amici

queste contese inutili

Vale forse la pena

di incavolarsi tanto

per un antico cinguettio

che da gran tempo

non cinguetta più?

GIULIETTA

Era l’usignolo!

ROMEO

Esattamente l’opposto.

GIULIETTA

E cos’è l’opposto del cinguettio dell’usignolo, prego?

ROMEO

Quello dell’allodola, evidentemente. Era l’allodola.

SHAKESPEARE

Lasciate che domandi alla mia musa

di dissipare la vostra contesa

con un bacio.

(come un ordine) Baciami, Kate! – Kiss me Kate.

(aspetta)

GIULIETTA

La vostra musa si chiamava Kate, signor Shakespeare?

SHAKESPEARE

Dipende. A volte si chiamava Kate, a volte no.

(attende ancora il bacio, poi si stringe nelle spalle)

tasera non è disposta ai baci. - Lucrezia c’è?

ROMEO E GIULIETTA

(insieme) No!!

SHAKESPEARE

(facendosi coraggio)

E sta bene – Vediamo, discutiamone ancora.

Ascoltami – Giulietta: Tu dicesti:

44


“Romeo, perché del resto

vuoi partir, mentre ancora

trilla un uccello il suo canto divino

laggiù in giardino…?”

Da un canto potrebbe essere stato – questo è vero – Ma potrebbe ugualmente – d’altro canto – essere stato il canto

che sgorga pieno

limpido e cristallino

dalla gola

di un usignolo…

o l’uno o l’altra. Chi ha pagato scelga.

GIULIETTA

Sembrate un ornitologo! Ne so più io di voi!

SHAKESPEARE

E’ allodola o usignolo?

E’ corvo o pur cornacchia?

Sempre la stessa musica.

(comincia a ridere)

ROMEO

(a Giulietta) E si dice che abbia scritto Amleto!

GIULIETTA

(a Romeo) Si dice anche che le sue opere non le abbia scritte lui.

SHAKESPEARE

Diffamazioni, orrende accuse, bugie, bugie…

Da tempo mi sono note

queste calunnie

ed ho passato

ore amare a domandarmi

se non fosse più nobile soffrire

le frecce e i dardi di oltraggiosa sorte

o invece prender armi contro un mare

di… di… di bolle di sapone?

GIULIETTA

Questi sì che son versi! Questo si che si chiama scrivere! Ma saranno suoi?

ROMEO

Saranno suoi, o non saranno suoi? Questo è il problema!

(a Shakespeare)

Come lo spiegate il fatto che non avete lasciato neppure un manoscritto?

SHAKESPEARE

(borbottando) Spiegare? Cosa c’è da spiegare?

ROMEO

Beh, qualcosetta… alcune cose… tante cose! Per esem pio, le vostre opere, chi le avrebbe scritte?

GIULIETTA

E’ ora di saperlo. Avanti – fuori – chi le avrebbe scritte?

45


ROMEO

Le ha scritte Francesco Bacone?

GIULIETTA

O Cristoforo Marlowe?

ROMEO

Vogliamo sapere se le opere di Shakespeare le ha scritte Shakespeare.

SHAKESPEARE

(si arrende finalmente) No.

GIULIETTA

Finalmente!

ROMEO

Lo sapevo! – Millantatore ignobile!

SHAKESPEARE

Oh, confessione! Parla!

Strappa dal mio petto

I pungenti scorpioni della mia

mala coscienza

Meglio la semplice condanna

che la condanna con l’adulazione

Perché questa per un autore

è la sorte più deprecabile.

ROMEO

Va bene, va bene – vi siete spiegato… Su, da bravo, tagliate corto.

SHAKESPEARE

Taglierò corto. Il becco chiuderò

Non dirò né ahi né mai

ma cosa resta quando avrò taciuto?

A dire il vero non sempre fu così

con cuore greve

rimpiango i miei anni belli allorché in prosa mi esprimevo.

ROMEO

Lo trovereste meno faticoso – approfittatene – e su  bito.

SHAKESPEARE

E’ un buon consiglio, grazie!

Ma per tornare a questa

campagna di calunnie

la dovetti soffrir quand’ero in vita

e dopo morto è stata anche peggiore

Non mi dà pace. Qua nella mia tomba

mi giro e mi rigiro come… come…

Non avete bisogno di suggerirmi la parola…

ma il peggio è questo:

gli studiosi hanno ragione

l’opera di Shakespeare

non è di Shakespeare ma di qualcun altro!

Di un uomo che ha diretto

46


il teatro del Globo

e ne ha calcato

le scene al posto suo.

Insomma si può dire

che fosse il duplicato

di William Shakespeare.

ROMEO

Chi era? Come si chiamava?

SHAKESPEARE

William Shakespeare.

ROMEO

Prego?

GIULIETTA

(porgendo l’orecchio per sentir meglio) Come?

SHAKESPEARE

Si chiamava anche lui William Shakespeare. E’ una coincidenza molto seccante, ma può succedere – Due persone che avevan lo stesso no me: William Shakespeare.

ROMEO

Allora il vostro nome è…

SHAKESPEARE

William Shakespeare.

GIULIETTA

Allora fanno tre sh…

ROMEO

Tre. I due Shakespeare più lui, William Shakespeare.

SHAKESPEARE

(tornando ai versi)

Lo sono e non lo sono

Chi può dire

che l’uno è la funzione e l’altro il vero?

Datemi, pur del traditore

Datemi pur del ciarlatano

O chiamatemi il Bardo,

o di Stratford il cigno

Io sono William Shakespeare, sono quello

che sono sempre stato e sarò quello che non sono mai stato Proprio colui

che chiaman William Shakespeare!

Tutto il resto è silenzio.

Shakespeare! Sii tu il mio erede

Per la seconda volta

io muoio con un sospiro.

(Romeo si china ad ascoltargli il cuore. Fa un segno e applaude a tutto spiano. Shakespeare si alza, ringrazia il pubblico, poi riesce a rimediare altre due chiamate, indi sparisce attraverso la parete).

47


GIULIETTA

Che gigione!

ROMEO

Esci a far la spesa?

GIULIETTA

Sì, non aver paura – potrai ingozzarti bene.

ROMEO

Le cipolle!

GIULIETTA

I piatti!!

ROMEO

Sempre io!

GIULIETTA

Trova una donna, Momo!

ROMEO

Lascia fare a me.

GIULIETTA

Esci?

ROMEO

Forse.

GIULIETTA

Quando torni?

ROMEO

Presto.

GIULIETTA

Cosa vuoi da cena?

ROMEO

Qualsiasi cosa.

GIULIETTA

Carote?

ROMEO

Sì, carote…

GIULIETTA

E cipolle!

ROMEO

(raggiante) E cipolle! Tante, tante!

48


GIULIETTA

Perché non l’hai detto prima (esce)

ROMEO

(gridandole dietro) Carote e cipolle. Dove vai, quando torni… Non torno , ecco cosa! –Non torno, non ci sto. Questa non è vita! Cosa è che mi trattiene qui? Nessuno, niente! (vede la borsa dell’acqua calda sul letto e aggiunge) Eccetto tu mia Clementina

– amore! Perdonami. Tu!  (stringendosela al petto) Ti amo, Clementina!

LA CANZONE D’AMORE DI ROMEO “A CLEMENTINA”)

(la sua bottiglia d’acqua calda)

Oh my darling

Oh my darling

Oh my darling Clementina

Oh bottiglia mia divina!

Amo solo tu

col tuo amabile glu-glu

Quante volte te l’ho detto

sei il conforto del mio letto

senza te non vivo più

voglio solo il tuo glu-glu.

Sei gommosa, tutta rosa

sei migliore di una sposa

mi riscaldi solo tu

col tuo cuor che fa glu-glu

io con te mi stendo e sogno

di parlar non ho bisogno…

son felice perché tu

dici solo: glu… glu… glu…

Allorché ti troverai

nel mio letto ti infilai

Ed allora – a tu per tu

benedissi il tuo glu glu

Oh my darling! Oh my darling!

Oh diletta Clementina

non ti lascerò mai più

glu… glu… glu… glu… glu…

Clementina… Clementinaaaaaaaaaaa…………

(Romeo esce con sussiego, lasciando la borsa dell’acqua calda su una sedia)

(si sente il suono della chitarra dalla stanza di Lucrezia)

(Giulietta rientra dalla porta principale con la sporta della spesa piena di cipolle e carote e si precipita direttamente in camera di Lucrezia. La lite continua)

GIULIETTA

(fuori) Smettila con quel rumore e vai a fare i tuoi compiti, presto!

LUCREZIA

(fuori) Ti odio! Io scappo con Willy!

GIULIETTA

E no, cara, proprio no! Qua ci sei e qua ci resti! Hai capito?

49


(si sente il rumore di uno schiaffo)

(Giulietta rientra in scena di corsa)

GIULIETTA

E’ una vipera! Ho avuto in seno una vipera! Che osa schiaffeggiare sua madre! Tutta colpa di quel Willy, lo giurerei! Vipera! Puttana! Svergognata! (si accasciaesausta sulla sedia dove c’e’ la borsa dell’acqua calda. la prende in mano, la scuote forte e furibonda) E valga anche per te! Abbindolare il padre della mia bambina – rubarmiil suo amore! Ti insegno io! Svergognata! Vipera! Puttana! (butta la borsa dell’acquacalda per terra e ci va su coi piedi e la calpesta ripetutamente) Tieh! Tieh! Tieh!

(non visto entra Padre Lorenzo)

PADRE LORENZO

(saltellando allo stesso ritmo di “tieh tieh! tieh!”) Bong bong bong!

(si avvia barcollando verso il proscenio. Giulietta gli fa cambiare rotta e lo fa sedere sulla sedia)

GIULIETTA

(baciandogli la mano) Perdonate, santo padre, ma mi fa scappare la pazienza.Clementina, voglio dire. (col piede spinge la borsa sotto il letto)

PADRE LORENZO

Perché ti scaldi tanto?… Legittima sposa sei tu.

GIULIETTA

Lo sono, lo so – e voglio divorziare!

PADRE LORENZO

Madonnina, son pensieri peccaminosi. Ascolta, figlia – ehm – come hai detto che ti chiami?

GIULIETTA

Ofelia.

PADRE LORENZO

Già. E – Perché sono venuto qui?

GIULIETTA

Per aiutarmi, spero. Vi ho già detto no, che la mia vita è un inferno, forse ve ne siete scordato.

PADRE LORENZO

Mi ricordo benissimo.

GIULIETTA

Davvero?

PADRE LORENZO

Mi ricordo benissimo di essermi dimenticato di quello che mi hai detto.

GIULIETTA

E’ già qualcosa. La situazione è peggiorata, padre. (indica lo spazio ai piedi di PadreLorenzo) C’è posto?

50


PADRE LORENZO

Certo, certo!

GIULIETTA

(piegando una coperta e inginocchiandovisi sopra) Padre, siete certo che il mio matri-monio con Romeo è valido?

PADRE LORENZO

Validissimo. Beh, vi ho sposato io!

GIULIETTA

Ma supponiamo che mio marito non usufruisca dei suoi diritti coniugali. Allora, in quel caso…?

PADRE LORENZO

Il matrimonio è legalmente valido. Triste ma valido. Se lui fosse un criminale, per esempio, beh, forse si potrebbe far qualcosa… Dimmi , figlia, quella biondona come si chiamava… Desdemona…

GIULIETTA

Quella era un’altra, padre.

PADRE LORENZO

Già, già, hai ragione… lo strangolatore veneziano.Non era lui, vero?

GIULIETTA

No.

PADRE LORENZO

Meglio così, un caso difficile da provare.

GIULIETTA

E che ne direste di seduzione di una minorenne?

PADRE LORENZO

Ehm... Seduzione di minorenne… Conosci la ragazza?

GIULIETTA

Certo, ero io.

PADRE LORENZO

Chi è che ti ha sedotto?

GIULIETTA

Lui.

PADRE LORENZO

Lui chi?

GIULIETTA

Romeo. Quello vestito di nero col teschio in mano.

PADRE LORENZO

Ti ha sedotto prima delle nozze?

51


GIULIETTA

La notte delle nozze e basta.

PADRE LORENZO

Niente da fare. Il vostro matrimonio è valido. Il rapporto sessuale tra marito e moglie non è motivo di divorzio.

GIULIETTA

Ma devo liberarmi di lui, a tutti i costi, padre.

(frugando con una mano nelle pieghe della sua tonaca)

Padre, siete certo che non vi sia rimasto un pochino di veleno? Di quello della commedia?

PADRE LORENZO

(le dà una pacc sulla mano)  Veleno? Che stai tramando, birboncella?

GIULIETTA

(tutta zucchero e miele e padre Lorenzo è sempre più lusingato e felice) Poco, poco,pochino, santo padre, quanto basta per farlo dormire per due giorni – come l’altra volta così quando si sveglia non mi trova più. Io sarò lontana… eh? Padre, eh? (accarezzandolo con una mano, con l’altra estrae da una tasca una boccetta di veleno verde. Si china sul Padre e gli dà un bacio sulla g uancia. Padre Lorenzo interpreta male il gesto e cerca di prenderla fra le sue braccia. in quel momento si sente la voce di Romeo)

VOCE DI ROMEO

Giulietta! Sei in casa?

GIULIETTA

Oddio, mio marito!

(Padre Lorenzo si riassetta la tonaca ed esce dalla finestra. Giulietta versa il veleno nella più grande delle due bottiglie. Le luci si abbassano e la scena diventa buia)

GIULIETTA

(con la bottiglia ecc.)

Mesta e rimesta – mesta e rimesta

per due volte un tale affanno

per due volte un tale malanno

Brucia il fuoco come un tizzone

e ribolle il calderone

Con il sangue di un babbuino

Sarà l’incanto sicuro e fino.

Ah, hah, hah!

(al pubblico) Macbeth: Atto quarto, scena prima.

(esce)

(entra Shakespeare vestito da Riccardo terzo)

SHAKESPEARE

Questo è l’inverno del mio discontento

Resa gloriosa estate

dalla rosa di York –

Il dramma ora deve avere il suo avvolgimento Così come io lo ideai. Coloro che hanno avuto l’ardire incredibile di scrivere qualcosa

52


di diverso si accorgeranno di colui che li ha creati. Sarò io a mostrar loro come la storia deve concludersi.

Ti reco novella di enorme peso, Romeo, portata di un messaggero stanco e ansimante e senza fiato, poveraccio.

L’ho incontrato all’ora che volge al desio,

e che – come ai naviganti – intenerisce il core…

ROMEO

Non vi perdete in voli poetici, Willy, venite al sodo. Che novella?

SHAKESPEARE

Novella di gran peso, ti ho detto,

del peso di un corpo che, non di tanto robusto, ahimè… esso giace immoto e non può fare altrimenti. Non può essere neppure trasportato se non a sua insaputa e all’ultima dimora!

ROMEO

(gli balena una improvvisa speranza) Willy, mi volete forse dire che…

SHAKESPEARE

Voglio dire che Madonna Capuleti

che un anno dopo l’altro

la fedele nutrice

ha trasportato su e giù per le scale

con le robuste braccia

che or, non essendo più tanto robuste,

non hanno più potuto sostenere

quel grosso peso

e ha finito per fare un ruzzolone

e qual ruzzolone…!

Sul freddo marmo di quelle scalone.

ROMEO

(raggiante) Mi volete dire che… che…

SHAKESPEARE

Il cielo ti dia forza per superare questo colpo.

ROMEO

Terribile… è terribile… chi l’avrebbe immaginato!

SHAKESPEARE

Immaginato non lo so, Montecchi, ma so chi ci contava.

ROMEO

Una fine tragica. Un passo falso, e pftt! Brr-pum! Patapum!

SHAKESPEARE

Brr-um!

ROMEO

Brum, brum, brum, brrrm.

53


SHAKESPEARE

Intasca i soldi, o amico, e intasca il tuo dolore E conforto ti sia l’essere accanto alla tua sposa, l’unica erede…

E’ tutto suo, ma come stabilito

dalla legge, appartiene anche a te

che sei il marito.

ROMEO

Ed io che stavo per chiedere il divorzio!

SHAKESPEARE

Tu l’hai scampata bella! Meno male.

Ma se – non voglia il cielo – anche a Giulietta dovesse capitare sorte uguale e cader per le scale…

allor tutto il malloppo

andrebbe a finir nelle tue tasche.

ROMEO

(con frenesia e facendolo tacere e tappandogli le orecchie comicamente) Non vogliosentire! Mi sentite?

SHAKESPEARE

Sento, sento – ma fatti occorrono, non parole. Qua  prendi questo flacone.

ROMEO

(riluttante indietreggia) Cos’è?

SHAKESPEARE

Qualcosa che ti necessita. Prendi, agisci.

Lo conosci, no, questo veleno?

ROMEO

Dove l’avete preso?

SHAKESPEARE

Nell’orecchio del padre di Amleto,

porto sempre meco un poco di veleno.

Può servir sempre. In più di una tragedia

che minacciava d’esser un mattone

sono stato aiutato per finirla bene

da qualche goccia di questo flacone.

ROMEO

(prendendo in mano il veleno con esitazione) C’è scritto come usarlo?

SHAKESPEARE

Lo speziale – quel di Mantova – te lo ricorderai – ti diede tutte le istruzioni. (leggendo) “Versatelo in un liquido qualunque, a piacer vostro e bevete il tutto. Vispaccia immediatamente”.

ROMEO

Veramente non mi va molto di bere questa roba.

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SHAKESPEARE

Sono venuto a seppellire Giulietta, non te.

ROMEO

La madre dei miei bambini!

SHAKESPEARE

Lo so, lo so. (al pubblico) Ma chi sarà il padre? Romeo se lo sarà mai chiesto?

ROMEO

Maestro, voi siete un mostro! Non vi arrestare davanti a niente. (esce di soppiatto colveleno. Lentamente la scena diventa buia e Shakespeare viene avanti seguito dal fascio di luce)

SHAKESPEARE

Romeo ha ragione! Tre volte ragione.

Le mie tragedie son piene

di ignominie, di tradimenti,

di assassinii

oltre ogni immaginazione.

Lo sono sempre state

Al Globo

alla apogeo della mia gloria

Allora, adesso e sempre.

LA CANZONE DI SHAKESPEARE

Invero,

Tutto il mondo è teatro

dove vien recitata

la commedia della vita

la sanguinosa cavalcata

di belve umane

La stessa fiaba venne narrata

dai nostri antichi

dalla caccia al potere

dalla sete per l’oro

Crollano i troni – gole son tagliate

Il giullare ne ride.

In quella processione senza fine

Al pubblico è concesso di vedere

che la vita è invero

un controsenso

ma che non tutti

i furfanti son vili

Cieco è il destino e sciocco

E moto di parola

Marte è crudele e tale è Cupido

Costantemente

dalla gioia al dolore noi passiamo

e senza posa

andiamo avanti, e indietro poi torniamo!

Così chiudendo questo mio cantare

possiamo la commedia continuare.

55


(Tamburi. il rumore sordo di una campana. La scena si abbuia. Shakespeare si avvolge in una coperta che è rimasta in scena)

SHAKESPEARE

Giulietta! Giulietta!

(Giulietta appare dal bagno con un secchio e la scopa per lavare il pavimento. E’ la perfetta donna di casa in piena attività domestica)

GIULIETTA

Cosa c’è?

SHAKESPEARE

Sono lo spirito di tuo padre!

GIULIETTA

(senza interesse sempre lavando il pavimento) Davvero?

SHAKESPEARE

Condannato di giorno a sopportare

delle fiamme il tormento

durante la notte a passeggiare

per chi sa quanto tempo.

GIULIETTA

Ben vi sta.

SHAKESPEARE

Non senti pietà, figlia?

GIULIETTA

Pietà? Pietà per voi? Dopo quello che mi avete fatt o? Potevate risparmiarmi questo disgraziato matrimonio, ma a voi premeva solo riconciliare le due famiglie nemiche. Piacere da quattro soldi, e a spese mie!

SHAKESPEARE

Se la colpa è mia

vedrò di rimediare,

di compensarti.

Dunque… presto, Giulietta di Romeo

cerca di liberarti.

GIULIETTA

(a parte) Me lo dice adesso! (a Shakespeare) Perché, vorrei sapere?

SHAKESPEARE

E ti dirò perché. La traballante

tua madre, madonna Capuleti voglio dire –

caduta è dalle scale

(o forse l’hanno spinta??? Chi lo sa)

Che ruzzolone è stato!

Ed ora siamo insieme

nel regno dei fantasmi (io e lei)

e per essere precisi… coabitiamo.

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GIULIETTA

(con indifferenza e spingendolo da una parte) Bravi.

SHAKESPEARE

Il tuo dolore ti offusca la mente

tanto che non comprendi il contenuto

del mio discorso?

Giulietta! Non lo sai cosa vuol dire?

GIULIETTA

Attento! Ho lavato adesso! (lo spinge fuori dal pavimento bagnato)

SHAKESPEARE

La contessa Capuleti

questa terra ha ormai lasciato

ma il suo oro è qua restato

Tu – Giulietta – hai ereditato

e soltanto tu potevi

aver TUTTO il patrimonio

ma divider lo devi

con Romeo – con quel demonio

che dapprima ti ha sedotto

e che poi ti ha avvelenata

S’io – Giulietta disgraziata –

dopo tutti questi anni

nei tuoi panni

mi dovessi ritrovare

e a metà dovessi fare

con un simile figuro,

senza un attimo esitare

fuggirei – te lo assicuro

senza lasciare un soldo a quel vassallo

ed imitando il tristo claudicante

il re Riccardo – quel furfante –

il mio regno offrirei per un cavallo!

GIULIETTA

(prendendo in mano la bottiglia del vino avvelenato) Siete molto gentile, ma non hobisogno dei vostri consigli arcani, grazie. Andatevene! Svanite nell’aria! Sparite! E lasciatemi in pace! (le luci sono al massimo. giulietta si avvicina alla porta del bagno)

Non siete mai stato un grande attore, signor Shakespeare. Se fossi voi, mi limiterei alla penna.

SHAKESPEARE

(mortificato appena) Lucrezia! Lucky! Sei lì?…

LUCREZIA

(fuori) Ci sono! Non te ne andare, Willy – mi vesto in un m inuto!

SHAKESPEARE

Si può impedire al sole di brillare?

Si può impedire

ad una donna di stare

men di un’ora dinanzi alla specchiera?

No! Tanto ci resterà quanto gli pare!

E questo mi permette questa sera

57


di scender fra voi,

fantasma in carne e ossa,

e di mischiarmi in questa eletta schiera.

(scende in platea. firma programmi, stringe mani, ecc.)

Dio vi benedica, miladies – milords. Grazie. Il pia cere è stato tutto mio… buona sera, Sir – oh, milady – sono feli ce che le sia piaciuto… come? Non le è piaciuto? Oh, questo, prop rio mi dispiace… ma non si può contentare tutti. Nessuna d omanda? Nessun problema?

(Lucrezia compare dalla sua stanza in jeans e chitarra a tracolla e con una lettera in mano)

LUCREZIA

Willy! Dove sei!!!

SHAKESPEARE

(al pubblico) Il mio padrone è lei. Divina, non vi sembra?

LUCREZIA

Willy, salve!

SHAKESPEARE

La passione mi chiama, ma la commedia deve continuare. (torna in fondo. A Lucrezia)

Ehi, dove vai, giovanotto!

LUCREZIA

Giovanotto? Che ti succede, Willy… non riconosci pi                ù la tua Lucky?

SHAKESPEARE

Ti sei mascherata?

LUCREZIA

E’ il mio vestito normale. Presto – andiamo!

SHAKESPEARE

L’epilogo mi trattiene qui, Lucky! Ciao, amore.

LUCREZIA

Ciao un corno. Presto, non posso più aspettare. Ho già scritto la lettera di addio. (lamette sul tavolo) Tagliamo la corda, Willy – andiamocene – Rompiamo le catene,rompiamo i ponti, corriamo verso la libertà! Ah! Li berati! Sarà favoloso, Willy. Tu hai fatto le tue commedie per mamma, ma più è per me la parte principale.

SHAKESPEARE

Farò del mio meglio, Lucrezia,

ma per le commedie ci

vuole l’ispirazione,

non si creano dal nulla,

come caroselli. Hanno bisogno

di un seme

generatore – come fu con

Giulietta – con tua madre.

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LUCREZIA

Pfff! Aspetta e vedrai che razza di esperienza seminale generatrice avrai con me!

Presto, la vita attende, Willy! (sparisce dalla finestra e chiama da fuori) Willy, vieeeni!

SHAKESPEARE

La carne chiama. Lo spirito combatte invano. Un salto e sarò a cavallo della vita!

(Salta dalla finestra e corre dietro a Lucrezia. Entra Romeo giù di spirito)

ROMEO

Giulietta? (poi con un tono più basso) Giulietta sei in casa?… non sei in casa? Va bene. (versa il contenuto del flacone nella bottiglia piu’ piccola) Fatto. E adesso? Cosa fa un uomo dopo aver deciso di avvelenare sua moglie? (E’ in piedi senza saper cosafare, poi grida) Lucrezia! Dove diavolo sei? Oziando come al solito! Avanti, a fare icompiti! E zitta finché non li hai finiti. Lucrezia! Lucky! (va alla sua porta e l’apre) Lucky! Tesorino! (nel frattempo Giulietta esce dal bagno)

GIULIETTA

E’ necessario gridare a questo modo? Non ci vedo dal mal di testa.

ROMEO

E’ andata di nuovo fuori, Lucky! Giul…(vede la lettera e l’apre)

GIULIETTA

Lo vedi? Ha lasciato scritto dov’è andata, quindi sta tranquillo. E’ una brava bambina, checché tu ne dica.

ROMEO

(leggendo) “Miei nauseabondi genitori, parto, me ne vado con W illy per scoprirecos’è l’amore. Vi lascio per sempre augurandovi tutto quel che c’è di peggio. Odiosamente vostra figlia Lucrezia”. (disperato) Se ne è andata… andata con quel filibustiere, con quel mandrillo!

GIULIETTA

Non avremmo mai dovuto permettere che quell’uomo mettesse piede in casa nostra. Trasforma tutto in tragedia, lui. Ci ha rubato la nostra unica bambina…

ROMEO

Il bastone della nostra vecchiaia.

GIULIETTA

Se la porterà in America…(riflettendo) Ma l’America non è stata scoperta ancora…

ROMEO

Disgraziatamente sì. Ohhh, sventurato padre!

GIULIETTA

Povero vecchio Momo. Su tesoro, bevi questo, ti farà bene. (così dicendo gli versa unbicchiere di vino dalla bottiglia)

ROMEO

(servendole in un altro bicchiere dall’altra bottiglia) Solo se lo bevi anche tu.

(toccano i bicchieri e bevono, osservandosi di tanto in tanto con gli occhi e diventando visibilmente sempre più brilli)

59


ROMEO

Al ritorno di Lucrezia, sola, felice, e incinta…

GIULIETTA

La casa sarà vuota senza Lucky. Non sentiremo più l a sua chitarra.

ROMEO

Mai più.

GIULIETTA

Sarà bello! Cin cin, Romeo.

(Shakespeare appare facendo un segno a Romeo e scompare)

ROMEO

Ci ha abbandonato – ci ha umiliato! La rinnego come figlia… ha così poche delle mie qualità… vedi sono un tipo tranquillo, io, più equilibrato, più… ecco, più… con la testa a posto.

GIULIETTA

Più femminea.

ROMEO

(con un sorriso a bocca storta) Può darsi… Ecco, vorrei proprio sapere se… ecco, sesono veramente, ecco in due parole, chi è suo padre? Adesso me lo puoi dire. Avanti, parla.

GIULIETTA

Roomy, Mooo! Siamo qui, due genitori disperati, non sappiamo dov’è nostra figlia e tu chiedi da che padre nasce!

ROMEO

Chi è suo padre?

GIULIETTA

Cosa rivanghi… è storia antica, Momo.

ROMEO

Orsino, forse? Ti scodinzolava sempre intorno…

GIULIETTA

(sognante) Lui e Benvaglio…

ROMEO

Benvaglio cosa c’entra?

GIULIETTA

(cantando brilla) Oh, oh Benvolio, quanto ben ti voglio!

ROMEO

Stai confondendo la balboria con la storia… stai co nfondendo i fiaschi con fatti… Sono disposto a crederti, ma Benvolio, no. Noo! Willy… Ehi! Willy!

GIULIETTA

Willy se n’è andato.

Willy, Willy, dove andate?

60


Tutte le porte son serrate

Son serrate a chiavistello

Con la punta del coltello

Dove andate Willy bello…?

(scoppia a ridere e si accascia)

(da una canzoncina infantile)

ROMEO

Cosa c’è da ridere? Ti faccio ridere io tra un minuto, vedrai… amore. Sei pronta a sentir la verità?

GIULIETTA

Prontissima.

ROMEO

Allora, ascolta. Lucrezia non è tua figlia!

GIULIETTA

Uhm?

ROMEO

Lucrezia non è tua figlia. E’ mia, non tua! L’ho fatta con un’altra donna, ma poi l’ho sostituita e te l’ho messa sotto! Ti piace? Del resto non hai che da guardarla. E’ il ritratto spiccicato di un’altra donna! Mi dispiace.

GIULIETTA

(con crescente soddisfazione) A me no. E’ un motivo di divorzio.

ROMEO

Vuoi divorziare?

GIULIETTA

Da venti – nove – anni! Perciò vattene con le tue c ipolle e la tua Clementina. Vattene. Voglio divorziare!

ROMEO

Va bene, va bene – ma non subito.

GIULIETTA

Subito. (al pubblico) Non ha motivo di misurare le parole tra cinque minuti è morto. (a Romeo) Perché non vuoi divorziare?

ROMEO

Perché quella santa di tua madre ha lasciato una fortuna immensa alla cui metà io – tuo legittimo sposo e secondo le leggi di Verona, ho diritto! (viene avanti al pubblico) Va là, tra due minuti è spacciata.

(Torna da Giulietta)

GIULIETTA

Chi l’avrebbe immaginata tanta meschinità! Sei un p orco!

ROMEO

Sì, ma un porco ricco. Ecco perché t’amo di nuovo. Ti ri-amo, Giuli! (le va molto

vicino)

61


GIULIETTA

Non mi toccare! (respingendolo) Sei ubriaco!

ROMEO

Anche tu, tesoro. Ma ti amo ugualmente. Come allora sotto quel balcone… aspetta… come andò… cosa ti dissi quella notte…

GIULIETTA

Non mi toccare! Ti odio! Vattene!

ROMEO

No, non dissi così, dissi qualcosa di totalmente diverso.

(Giuliettasi è rincantucciata nell’angolo più lontano del letto. Romeo seguendola finisce nel lato più vicino in modo che il letto è tra loro. Tornano al dialogo ritmico di tanto tempo fa senza accorgersene. E la bellezza delle parole e il ricordo del loro amore li sopraffà e Ro meo finisce posando la testa sul grembo di Giulietta)

ROMEO

Ti guardai e ti sussurrai… con le ali leggere dell’ amore scavalcherei queste mura perché le pietre non hanno potere contro l’amore.

GIULIETTA

Chi  ha guidato

i tuoi passi sino a qua?

ROMEO

L’amore, il primo a dirmi di cercare

ed esso mi prestò il suo consiglio,

mi guidò, così ai tuoi occhi.

GIULIETTA

Tu sai che il mio volto

della notte ha la maschera

altrimenti arrossirebbero le guance di una fanciulla

per ciò che tu mi udisti dire stanotte, o mio gen til Romeo Se tu mi ami dichiaralo lealmente.

ROMEO

Lo giuro, mia signora,

su quella bianca luna

che rende argentee d’alberi le chiome.

GIULIETTA

Non giurare sulla luna

Che nell’orbita sua cambia perenne,

per tema che il tuo amore sia ugualmente incostante.

Se il mio amore è onesto

Propinami le nozze; un messaggio domani

ed io porrò ai tuoi piedi la mia vita

e seguirò ovunque il mio signore.

ROMEO

E’ l’anima mia che chiama il mio nome

E come suonan d’argento

62


le voci degli amanti nella notte.

GIULIETTA

Romeo!

ROMEO

Madonna Giulietta!

GIULIETTA

Momo ti ho avvelenato.

ROMEO

Anch’io.

GIULIETTA

Dobbiamo morire.

ROMEO

Morire insieme!

GIULIETTA

Ti amo come ti amai quella prima notte…

ROMEO

Ti amo e ti amerò fino a che la morte non ci separi , come trent’anni fa!

GIULIETTA

Come lo predispone Shakespeare.

ROMEO

Sapeva quel che scriveva, il vecchio Willy! (si preme le mani sul cuore) Il veleno…

GIULIETTA

… agisce…

(Siabbracciano e lentamente cascano all’indietro sul letto. Le luci si abbassano. L’aria della esecuzione della Tosca cantata in italiano da mezzo tono in crescendo)

(appare Shakespeare col fascio di luce. Resta al centro del palcoscenico finché la musica finisce)

SHAKESPEARE

Tutto il resto è silenzio.

non più luci all’alba

su questa coppia

Mai più percorrerò

le strade di Verona

Ho raggiunto il mio scopo

La leggenda

dei miei due amanti

è ormai arrivata in fondo…

Poiché non vi fu mai storia più triste

di quella di Romeo e Giulietta.

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(esce)

(le luci aumentano di nuovo. Pausa. Romeo alza il capo)

ROMEO

Se n’è andato?

GIULIETTA

(raddrizzandosi sul letto) Sì, Dio l’abbia i gloria.

ROMEO

(imitando Shakespeare) Il resto è silenzio! – Credeva che tutto si sarebbe svoltocome credeva!!!

GIULIETTA

Speriamo che la scena finale della nostra morte lo abbia convinto, e se ne sia tornato a Stratford. Forse ce ne siamo liberati!

ROMEO

(versandosi da bere) Un drink?

GIULIETTA

No, grazie. E già che siamo in argomento, cos’è que lla schifezza che hai messo nella pozione?

ROMEO

Sciroppo di barbabietole. Il producer vuole risparmiare… E nella mia?

GIULIETTA

Sugo di spinaci crudi.

ROMEO

Per poco vomito!

GIULIETTA

Te lo saresti meritato!

ROMEO

Perché?

GIULIETTA

Perché non pensavi che a rimpinzarti, ingordo che non sei altro! E tieni dentro quella pancia.

ROMEO

Ingordo, io? Delle cose che cucini tu? Raccontalo in città e tutta Verona creperà dal ridere.

GIULIETTA

Ooooooh, va a bollire nel tuo brodo.

ROMEO

Bello, Chic! Un giro di frase elegante per un eroica shakesperiana! Va a bollire nel tuo brodo, tu!

GIULIETTA

Tu e il tuo Shakespeare! Perché non ve ne andate a Stratford tutti e due! Ma prima di andartene, trovami una donna a ore. Una serva, se no mi uccido! Mi hai sentito?

ROMEO

Avanti, dài, ucciditi. E falla finita!

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(Una musica vivace in aumento soffocherà la battagl ia verbale. Il sipario scende e va su di nuovo e rivela Romeo e Giulietta teneramente abbracciati… al nuovo sipario la coppia litiga di n uovo. Poi al prossimo sipario si inchina al pubblico assieme a Shakespeare.)

FINE DELLA COMMEDIA.

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