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ERIKA

di

Giancarlo Buzzi

Erika è la storia vera della signora ERIKA STEINSCHNEIDER-FUCHS, così come lei stessa l’ha raccontata all’autore,  in una clinica di Merano il 18 Ottobre 1990.

E’ la storia della sua conversione al cattolicesimo e dell’influenza che questa sua scelta ha avuto sul padre Herschmann Steinschneider , col nome d’arte di ERIK JAN HANUSSEN, meglio noto come “Il Mago di Hitler”.

La storia di Hanussen  ha ispirato la trama di diversi film, tra i più recenti vanno ricordati: “Invincibile” di Werner Herzog (2001) e “The Illusionist”  (2006) con Edward Norton come attore principale.

Mel Gordon, docente di Storia del Teatro alla Berkeley University, ha raccolto tutte le informazioni su Hanussen in un libro dal titolo: “Il Mago di  Hitler” – ed. Oscar Storia-Mondadori.

La signora Erika Fuchs, ospite presso Villa Eden di Merano, ha affidato la sua storia della sua vita  alla scrittrice austriaca Delia Mueller che ne ha ricavato un libro: “Das Bittere Erbe”.

La storia non è mai stata rappresentate né pubblicata.

Presentata per la registrazione SIAE  sez. DOR il 24.06.1991 – prot. 2/6767/MTS

ERIKA

di

Giancarlo Buzzi

ATTO   UNICO

SCENA I

Niente in scena.

La luce si alzerà  gradualmente  mentre entreranno:

IL NARRATORE, con un giornale tedesco sotto il braccio,  che si posizionerà ad un lato della scena.

ERIKA adulta con entrambi le mani sulle spalle di  ERIKA bambina: una dietro l’altra, a scalare  - nel centro della scena.

NARRATORE          - (solenne) ERIK JAN HANUSSEN:

ERIKA BAMBINA ed ERIKA ADULTA – (contemporaneamente)  Mio Padre!

NARRATORE (prosegue) - Erik Jan Hanussen – ebreo –   veggente! Tra i più grandi 

veggenti  della storia. Raggiunse il suo successo nella Berlino del primo dopoguerra esibendosi in locali equivoci e cabaret, ma suscitando l’interesse di personalità della cultura e del cinema, da Freud a Thomas Mann a Marlène Dietrich.

Le luci si abbassano su Erika bambina ed Erika adulta, che  si ritirano.

Parte la canzone: “Lola Lola” (meglio se interpretata da Marlène Dietrich nella versione originale)

SCENA II

Appare sulla scena HANUSSEN che prenderà il  posto della figlia e JULIA COHEN, la madre, più a lato, quasi un fantasma che parlando attraversa la scena sino al proscenio a destra.

La musica  sfumerà:

NARRATORE  (continua) Erik Jan Hanussen fu concepito al di fuori del matrimonio e fatto

nascere da   una levatrice in una cella del commissariato di polizia nel quartiere di OTTAKRING, a Vienna, il 2 giugno 1889.

Sua madre, Julia Cohen di  borghese famiglia ebrea,  si invaghì di un attoruncolo commediante: Sigfrido Steinschneider  che venne arrestato per furto prima che Erik nascesse.

HANUSSEN - (risentito verso il pubblico)  fu una denuncia fasulla! Uno dei tanti

stratagemmi organizzati per ostacolare le nozze dei miei genitori. Si seppe poi che il

responsabile fu mio nonno!

JULIA COHEN – Importava pelli non conciate dalla Russia. (avanza timidamente)

Persi mia madre da piccola e lui, rimasto vedovo, mi adorava sino all’eccesso. Povero papà! Non sopportava che avessi scelto come amante un attore di Teatro squattrinato, lui, così orgoglioso del suo benessere.

“E’ un attoruncolo, un commediante, un buono a nulla!”  Fece di tutto per                       scoraggiarmi.

Sì, fu lui a denunciare Sigfrid di un furto che non commise.

Lo misero in  prigione ed io restai da sola. Mi supplicò di tornare a

casa che si sarebbe occupato di te e della tua educazione.

Io non volli! …. Mi fece rapire! Mi costrinse con la forza!

Ma non durò molto: Sigfrid uscì di prigione, venne a riprendermi e mi

riportò a casa.

NARRATORE-  Sigfrido Steinschneider  era il tipo di attore che passava la sua esistenza nei  

bar di Vienna ad   aspettare che qualcuno lo ingaggiasse.

HANUSSEN     -  Non erano tempi fortunati per gli attori in quel periodo a Vienna!

JULIA COHEN – Fuggimmo in Moravia e Sigfrido trovò lavoro presso diversi teatri.

Oh, non posso certo dire che erano di prim’ordine, ma almeno si mangiava.

Mi convinse … (pausa di ricordo) Mi convinse che anch’io possedevo

delle doti artistiche (entusiasta) e in effetti fu così. Divenni cantante e mi

esibivo con lui.

HANUSSEN     -   Iniziò una fortunata stagione artistica.

JULIA COHEN -   (titubante) Fortunata: Oddio! Entrammo a far parte del circuito

cabarettistico tedesco e girammo parecchio nei luoghi più turistici del

Mediterraneo e dell’Adriatico. Eravamo come dei nomadi: un giorno qua,

un giorno la…

HANUSSEN     -   Ero piccolo, ma affascinato da questa vita! Gli alberghetti scalcinati, le

Pensioncine con letti pieni di pulci, stuzzicavano la mia fantasia.

JULIA COHEN -  I tuoi castelli in aria, piccolo mio, non erano veri. Erano solo dipinti su uno

stropicciato fondale che usavamo come scenografia.       (tossisce)

HANUSSEN      -  E la tosse!

JULIA COHEN -  (continua a tossire) La tosse si fece più frequente, più forte, mi lacerava i       

polmoni, e un giorno (lo mostra al pubblico)

il bianco  fazzoletto si macchiò di sangue. Fu la fine.

La aspettai, giorno per giorno pensando a cosa avrei trovato e a cosa lasciavo.

(poi, sconsolata, ritorna verso le scene)

Tutto fu inutile… pianto, pianto e… tosse… inesorabile, sino  ll’ultimo respiro…

(tossendo esce di scena accompagnata da Hanussen)

NARRATORE: - Julia Cohen contrasse la tubercolosi e morì. Fu sepolta nel cimitero degli        

Indigenti, a Vienna

HANUSSEN – Mio padre mi portò a Boskowitz. Smise di fare l’attore. Trovò un lavoro come

rappresentante di una importante industria tessile e io mi recai a scuola.

Venni perseguitato, perché ebreo e sapete da chi?

Strano a dirsi, ma fu così: dagli stessi ebrei! Erano loro I più focosi antisemiti

della città proprio loro: ex ebrei o progenie di etnia israelitica.

NARRATORE: - Ma  continuò a coltivare dentro di lei  il sogno di apparire un giorno su un

grande palcoscenico, da attore protagonista, sogno coltivato da suo padre e da sua

madre!

HANUSSEN  - Senza riuscirvi… povero papà! Povera mamma! I loro sogni passarono a

me, come una dolce eredità! E  finalmente arrivò il successo. (musica trionfale)

(esce e ritorna con una giacca di lustrini, cappello e bastone)

 i grandi   palcoscenici dell’Austria, della Germania, della Danimarca… e la gente lì, incantata a guardarmi, ad applaudirmi, a  stimarmi! (entusiasmo isterico).

 NARRATORE – Ebbene si, signor Erik Jan Hanussen. Lei divenne il più grande illusionista,

il più grande veggente, il più grande mago che l’era moderna abbia avuto… (ad

Hanussen)  Continui lei ora, Erik Jan Hanussen! (fa per uscire ma viene fermato da

Hanussen)

HANUSSEN – Non c’è molto da aggiungere, amico mio! La mia storia è stata raccontata

centinaia di volte e lo sarà ancora in avvenire: molte delle mie predizioni devono

ancora accadere.

La mia fama è viva ancora oggi: sulla mia vita sono stati fatti  film, scritto libri, articoli e saggi.

Nessuno vero! Tutti romanzati! L’ultimo film – liberamente ispirato alla mia figura – nel 2006, a Hollywood:  “THE ILLUSIONIST” L’illusionista!

(poi rivolto al narratore)

Ora, se vuole gentilmente lasciarmi la scena!

Il Narratore sparisce.

Hanussen  avanza verso il proscenio e si rivolge al pubblico

HANUSSEN – (continua)     Non è la mia tragica storia che  racconteremo, no! Quella potete

leggerla sui libri di storia, o su una pagina di Internet, basta scrivere il mio nome.

Forse un giorno finalmente la vedrete al cinema, in televisione o raccontata in teatro…  

VERA, finalmente, VERA!

Quella che vi racconteremo ora, è una storia  più personale, più intima, che pochi conoscono.

E’ la storia di mia Figlia,  Erika Steinschneider Fuks,  della sua conversione al cattolicesimo e dell’ influenza che questa sua scelta ha avuto nella mia vita.

BUIO  

Canzone di bimbi in tedesco: una lied

Da una quinta laterale viene spinta in scena una porta, quel tanto che basta perché il pubblico possa vederla, senza che possa vedere i movimenti dietro di essa.

Si rialzano le luci

                                     

SCENA III

Scuola di Erika

La  porta  si apre ed esce la Signorina Trudy con il cappotto in mano.

Si gira verso l’interno:

TRUDY          - Su, Erika, sbrigati!

Mentre Trudy si mette il cappotto, esce anche Erika bambina.

TRUDY          - Lo sgabello!

Erika rientra dalla porta per poi uscire poco dopo con in mano uno sgabellino.

TRUDY          -  al solito posto.

Trudy prende per mano Erika e la porterà ad un lato del proscenio, accanto alla scaletta di accesso al palco e la farà sedere.

TRUDY          - Ecco. Stai buona almeno un’oretta. Intesi?

ERIKA           - Non ho preso lo scialle!

Trudy, sconcertata!

TRUDY          - Sbrigati, vai a prenderlo, mi farai fare tardi!

Nel frattempo Erika sarà rientrata ed uscirà poco dopo con un piccolo scialle rotondo che si metterà sulle spalle e si siederà sullo sgabello.

ERIKA           - Adesso sono a posto, signora maestra Trudy!

TRUDY          - (soddisfatta) finalmente! Tra un attimo arriva il Rabbino Levi, ascolta quello che ti dice e fai la brava!  

ERIKA           - Devo ascoltarlo ancora?

TRUDY          - Certo che devi ascoltarlo e dirai ai tuoi genitori quello che ti ha detto. (si avvicina e l’accarezza sui capelli) Ciao, ci     vediamo più tardi.

ERIKA           - Arrivederci signora maestra Trudy.

Trudy se ne va.

Erika si siede sullo sgabello e aspetta.

SCENA IV

Corridoio della scuola

Erika sta un attimo seduta tranquilla, pensosa, sino a che  si  sente la voce della catechista appena percettibile provenire dalla porta.

VOCE CATECHISTA :

Ogni uomo è nostro fratello, bambini. E’ Gesù che ce lo ha detto. …  quel Gesù che con le sue parole avrebbe trasformato il mondo!

Pensate che resistono da quasi 2000 anni: nessun tiranno potrà cancellarle!

Erika si alza dallo sgabello e và verso la porta ad ascoltare la catechista. Adesso la voce del catechista arriva più chiara e comprensibile.

Provate, Bambini, a pensare alla tristezza che ci sarà nei cuori di chi non ascolta queste parole.

Erika per sbaglio dà un colpetto alla porta.

La Catechista smette di parlare.

SCENA V

Si apre la porta e appare la catechista

CATECHISTA:         - Erika?

ERIKA                       - Stavo ascoltando… Posso ascoltare anch’io?

CATECHISTA          - (la accarezza amorevolmente)  Certo che puoi. Fosse per me non ti

                                     lascerei sola qui fuori, ma non posso! Lo sai che non posso!

ERIKA                       - (triste)  non fa niente. Vado a sedermi allo sgabello (va allo sgabello e

                                     si siede)

CATECHISTA          - Arriverà il rabbino Levi per te!

ERIKA                       - Sì, ma io non capisco quello che dice!

CATECHISTA          - Mi dispiace, sai, non posso farci nulla… (poi sottovoce)  Mi dispiace

                                     (rientra). Ti farei entrare, ma sai che i tuoi non vogliono!

ERIKA                       - Posso sedermi accanto alla porta e ascoltare da fuori?

CATECHISTA          - (amorevole) Sì che puoi. Prendi lo sgabello e avvicinati! Ma non dirlo                              a nessuno, mi raccomando!

                                      (rientra)

(si sente nuovamente la  voce della Catechista)

VOCE DELLA CATECHISTA:

Vi ricordate di Pietro?. Ricordate cosa successe quando rinnegò Gesù?: Il suo cuore divenne così triste che si mise a piangere:

(si sente dall’esterno un rumore di secchio di metallo sbattuto che si avvicina)

Vi ricordate, vero?

SCENA VI

Entra Peter il Bidello

Con scopa e pattumiera di metallo. Peter si stupisce nel vedere la piccola Erika seduta e triste sullo sgabello e si avvicina.

PETER                       - Ehi! Ma tu cosa ci fai qui? … Perché non sei in classe con gli

                                     Altri?

ERIKA                       - Non mi vogliono!

PETER                       - (ride bonariamente) Oh questa è bella!!!. In vita mia non ho mai

                                     sentito dire che la scuola rifiuti una bambina!

ERIKA                       - Eppure è proprio così!

PETER                       - Sei in castigo, dì la verità!

ERIKA                       - Noooo! Io non posso ascoltare quello che dicono lì dentro!

PETER                       - (stupito)  Ah no??? E allora come mai prima, da lontano, ti ho visto

                                     con l’orecchio attaccato alla porta?

ERIKA                       - Sì, è vero, ma io non devo ascoltare.

PETER                       - (sempre bonario) Uhmm! Ma che mistero! Dentro non ti vogliono;

                                     non puoi ascoltare e ascolti… dì un po’: ti stai prendendo gioco di me?

ERIKA                       - (spazientita) Ma noooo? Non sta bene prendersi gioco delle persone!

                                     Ti ho detto la verità. Io devo ascoltare solo quello che mi dice Levi,

                                     il rabbino!

PETER                       - (burlone, guardandosi in giro) perbacco! Avresti potuto dirmelo

                                     subito! E dov’è Levi???? Non lo vedo.

ERIKA                       - (molto triste) Vorrei non arrivasse mai, invece è sempre in ritardo!

PETER                       - Non sembri molto felice di questo.

ERIKA                       - no, proprio no!

PETER                       - Posso sapere il perché?

ERIKA                       - Perché io voglio restare con i miei compagni, ma la signora maestra

                                     Trudy mi fa uscire.

PETER                       - (cerca di consolarla) non prendertela, piccola. La maestra esegue gli

                                     ordini!

ERIKA                       - Mi piace di più ascoltare quello che dice la catechista. Levi non mi

                                     parla mai di Gesù… anzi, una volta mi ha detto che non è mai esistito!

PETER                       - perché lui non ci crede. (finge di raccogliere dei pezzetti di carta)

ERIKA                       - (dopo un attimo di silenzio) E tu, ci credi?

PETER                       - (molto titubante) Ssssssiii!

ERIKA                       - allora tu sei suo fratello?

PETER                       - (ostentando sicurezza) Ma sicuro!

ERIKA                       - però, se lui è fratello di tutti, vuol dire che è anche il mio, non

                                     credi?

PETER                       - (molto titubante e fingendo di scopare altra carta) Se lo dici tuuuu?

ERIKA                       - Io lo desidero tanto, sai (poi molto triste) Perché non vogliono che

                                     ci creda?

SCENA VII

Su questa battuta di Erika, uscirà la catechista in tempo per ascoltarla. Si avvicina ai due che non l’hanno sentita uscire.

CATECHISTA          - buon giorno, Peter.

PETER                       - Buon giorno, signorina. Stavo tenendo compagnia alla bimba.

CATECHISTA          - Resti pure, Peter. Il rabbino è in ritardo, come al solito.

La catechista si china di fronte ad Erika e la rincuora.

Le sue parole colpiranno in modo particolare Erika.

CATECHISTA          - Se lo desideri veramente tanto, vedrai che un giorno sarà lui che verrà

                                     a cercarti. Gesù fa sempre così con tutti quelli che lo vogliono!

ERIKA                       - Anche se mi dicono di non crederci?

CATECHISTA          - anzi, ha una ragione di più per venire da te. Lui vuole farsi conoscere!

                                     Da quelli che lo conoscono  ci và gia sempre!

La catechista la accarezza e ritorna in aula.

ERIKA                       - speriamo venga presto, così potrò stare in aula con i miei compagni.

PETER                       - (mentre si allontana) Verrà, verrà!

ERIKA                       - poi dovrò fare quello che mi dice, se voglio diventare un bravo

                                     Cristiano, vero???

PETER                       - (si gira verso di lei) Questo è indispensabile!

ERIKA                       - E tu sei un buon cristiano?

PETER                       - (molto imbarazzato, evasivo, mentre cerca di andarsene) Sssiii, nnoo,

                                     cioè, ci provo. Non è facile, sai? E con più diventi grande, con più

                                     diventa difficile.

                                     (guarda verso il fondo della sala e vede Levi che arriva)

                                     Ecco il rabbino Levi… Scappo!  Buona lezione, piccolina! (esce)

SCENA VIII

Il rabbino Levi entra dal fondo della platea verso la scaletta e verso Erika.

A metà del percorso apre la bibbia che ha in mano ed inizia a leggere ad alta voce incurante di Erika

LEVI                          -  Beato l’uomo che medita sulla sapienza e ragiona con l’intelligenza

                                     E considera nel cuore le sue vie: ne penetrerà con la mente i segreti…

ERIKA                       - (lo interrompe) Però non sono parole belle come quelle che ascoltano

                                     i miei compagni e che parlano di Gesù.

LEVI                          - (rimprovera) Ancora Gesù?? Gesù non è mai esistito!

                                     Chi ti dice queste cose? La maestra? O forse Peter, il bidello?

ERIKA                       - Oh no! Nessuno. Sono io che ho ascoltato!

LEVI                          - Dirò al direttore di cambiarti posto.

                                     La lezione di oggi sarà abbastanza corta. Mi aspettano alla

                                     Sinagoga e il tempo che passo con te non sembra voler dare i suoi

                                     frutti.  Ma per obbedienza accetto!

                                     E adesso pensa profondamente a quello che ti leggo e fallo tuo!

                                    

Levi  cammina su e giù per la platea leggendo con monotonia.

In sottofondo si udrà una musica, che aumenterà sino a coprire quello che LEVI dice.

LEVI -                                     Così dice il Signore: maledetto l’uomo che confida nell’uomo e che

                                     fa della carne il suo braccio, mentre il cuore si allontana dal

                                     Signore, ma benedetto l’uomo che confida nel signore. Il signore

                                     È la sua sicura speranza. Egli sarà come un albero piantato lungo

                                     l’acqua e verso il torrente stende le sue radici..

La luce è  solo  sulla piccola Erika seduta che distratta segue le parole di Levi.

La musica si sovrappone alle parole di LEVI che, oramai al buio,  esce da una porta laterale.

Anche la porta che simulava l’ingresso all’aula sparirà.

Infine, le luci si abbasseranno anche su Erika che rimarrà in scena

Si illuminerà un’altra parte della scena (il fondo, per esempio: La Casa dei sigg.ri Hanussen

SCENA IX

Casa Hanussen

In scena verranno portate due sedie in stile ed un tavolino.

Hanussen è seduto su una sedia in stile, pronto al rimprovero verso Erika.

RIISA LUX HANUSSEN, la madre, sta leggendo un libro.  Erika  andrà verso di  loro portandosi lo sgabello e si mette  seduta accanto alla madre.

ERIKA                       - Levi era ancora in ritardo e mentre lo aspettavo ho ascoltato quello

                                     che la catechista diceva ai miei compagni.

HANUSSEN             - La maestra non ti ha fatto uscire?

ERIKA                       - Sì, ma io sono andata ad ascoltare dietro la porta!

HANUSSEN             - Non devi ascoltare! Te l’ho già detto altre volte. Per noi ebrei è

                                     diverso. Il figlio di Dio  deve ancora venire!

ERIKA                       - E lui si chiamerà Gesù?

La madre si china per tranquillizzarla

RIISA                        - Questo non lo sappiamo ancora. Forse sì!

ERIKA                       - Io lo spero proprio, spero che arrivi presto. Io lo voglio proprio tanto

                                     così diventerò sua amica e potrò stare in classe con i miei compagni.

HANUSSEN              - (severo) Basta con questi argomenti! Ci sono milioni di ebrei  al  mondo e non fanno tutte le storie che stai facendo tu!

RIISA                         - (ad Erika, cercando di convincerla) Non è una colpa essere ebrei!

ERIKA                       - (supplicante) Io… io voglio essere cristiana,  voglio essere come

                                      i miei compagni!

HANUSSEN              - (rimproverandola)  Ora basta! E basta spiare dietro le porte. Chi ti

                                      ha insegnato queste cose?

ERIKA                       - Mi stavo annoiando, non sapevo cosa fare …

HANUSSEN              - (interrompendola) Basta! Và in camera tua. Hai sicuramente bisogno  di dormire!

ERIKA                       - (verso la mamma) Mamma!

RIISA                         - Và, piccina mia. Vedrai che domani sarà tutto più semplice.

Erika  fugge verso la quinta.

RIISA                         - Dovevamo mandarla in un’altra scuola!

HANUSSEN              - Farà quello che diremo noi!

RIISA                         - Non credi di essere troppo severo con lei? E’ confusa,  non sa da

                                      che parte stare!

HANUSSEN              - Occorre essere inflessibili. Se appena scorge un attimo di debolezza

                                      È la fine!

Riisa si stacca da lui e viene verso il centro del palco, PENSOSA.

RIISA                         - sono stata sul punto di diglielo più di una volta!

HANUSSEN              - lo immaginavo!! Allora eri entusiasta di scegliere la mia religione!

RIISA                         - Non voglio che tu fraintenda. Non è cambiato nulla, credimi solo che…

HANUSSEN              - Solo che?

RIISA                         - ogni volta che mi parla, sento dentro di me qualcosa che si sgretola, piano piano, dolorosamente.  Questa storia sta diventando un grosso

                                    problema anche per me!

HANUSSEN              - Parlerò col rabbino. Avrà una risposta sia per i problemi di Erika

                                      che per i tuoi!

Riisa è come assente. Parla come stesse parlando a se stessa:

RIISA                         - quel muro che ho costruito attorno alla mia fede il giorno che decisi di

                                      sposarti, sta cadendo, colpo dopo colpo.

HANUSSEN              - Ci stiamo prendendo troppo a cuore il capriccio di una bambina!

RIISA                         - (come in catalessi) Quel Gesù che ho abbandonato per seguire te, sta tornando con Erika. Vuole che lo seguiamo… Erika, io, tu!

HANUSSEN              - (ride nervosamente) Questa poi!

RIISA                         - anche tu ne sarai coinvolto, che  lo voglia o no!

Hanussen si alza con foga, facendo cadere la sedia, che si spezzerà, metafora di una

più profonda rottura che segnerà la sua vita e quella di sua figlia.

RIISA resta nel suo stato di quasi catalessi:

HANUSSEN si china, raccoglie la sedia rotta.

HANUSSEN             - Questo certamente non è un buon segno!

(posa i pezzi della sedia e lentamente esce)

SCENA X

Riisa si riprende dal suo stato e và a sedersi.

Entra nuovamente la piccola Erika (se possibile in camicia da notte) e va accanto alla madre e la abbraccia:

ERIKA                       -  Perché piangi, mamma!

                                       Sono io che ti faccio piangere?

RIISA                        - (si china e la abbraccia) No, piccola, no!

ERIKA                       -  Ero venuta per chiedere scusa a te e papà e

                                     per dirvi che mi piacerebbe tanto avere un fratellino!

RIISA                        - Domani lo diremo a papà! Adesso a nanna!

Erika fa due passi per uscire, poi si ferma e, timorosa:

ERIKA                       -  Bello e buono come Gesù, vero mamma?

RIISA                        - (sicura di sé) Sì, bello e buono come Gesù1

Erika si avvicina alla madre

ERIKA                       - Tu non puoi dirlo, mamma. Non lo conosci!

RIISA                        - (si stacca da Lei un passo) Io l’ho conosciuto, Erika! Molto tempo

                                     Prima di te. Mio papà e  mia mamma me l’hanno fatto conoscere e

Lui non mi ha mai abbandonato. Mi sono  staccata da lui solo poco               tempo, quando ho conosciuto papà. … Ma adesso è tornato.

 La mia piccola Erika  me l’ha portato qui di nuovo!

ERIKA                       - Sei triste! Non devi esserlo. Vieni con me staremo un poco insieme.

Erika prende la mamma per mano ed escono.

SCENA XI

Entra Erika giovane e, verso il pubblico:

ERIKA                       - Mia madre era di religione cattolica. Si fece ebrea per sposare mio    padre!

Entra anche il Narratore e si posizione lateralmente.

NARRATORE    -     Un viso nuovo e molto carino apparve sulle scene del Teatro   Comunale.Si trattava di Teresa Luksch, conosciuta con il nome d’arte di Riisa   Lux.

ERIKA           -            Era una  giovane, bella e famosa cantante d’operetta nella Vienna

                                     Imperiale. Risa Lux!

                                     Mio padre era già molto famoso quando si incontrarono.

                                      Il loro primo incontro avvenne alla fermata di un tram.

                                      Mia madre stava tentando di salire sul predellino, ma il grande

  cappello con le piume di struzzo e la gonna troppo stretta, glielo

  impedivano.

  D’un tratto si sentì afferrata dalle braccia di un uomo, sollevata e

  depositata in vettura.

  Quell’uomo era mio padre.

  Lei lo riconobbe subito; tutta Vienna era tappezzata di manifesti con la

  sua faccia. Mamma mi confessò che sentì un colpo al cuore quando

  lo vide. Si sentì molto imbarazzata, ma fece finta di non conoscerlo.

  Lui non sopportava l’idea che una donna così bella non lo conoscesse

  e lo ignorasse. Allora  si presentò e la invitò al suo spettacolo che  si

  sarebbe tenuto la sera stessa, all’Apollo, il più grande teatro di Vienna!

  Naturalmente ci andò allo spettacolo e si innamorò subito.

  Fu un grandissimo amore. Era l’anno 1919.            

NARRATORE          - Hanussen corteggiò Risa per tutto l’autunno e l’inverno del 1919. Lei

                                     Pendeva dalle sue labbra, lo considerava un santo miracoloso.

 Una sera, al caffè Westminster, Hanussen pretese che Risa cambiasse

                                     di posto immediatamente. Divenne nervoso ed in preda al terrore.

  Lei si oppose, ma alla fine lo ascoltò.

  Pochi minuti dopo, una donna si alzò dal tavolino e corse

                                     verso l’uscita seguita da un cameriere – evidentemente un suo amante-

                                     che, tolse una pistola, se la puntò alla tempia e sparò.

 Due colpi andarono a vuoto, il terzo lo uccisero.

                                    I due proiettili vaganti, andarono a colpire il vetro della finestra

                                    dietro la sedia dove Riisa sedeva pochi attimi prima.

Si spengono le luci.

Musica di Valzer Viennese.

SCENA XII

Camerino di Riisa Lux

In scena entrerà il tavolino del trucco  e seggiolino, portate da GERTRUD,

la governante della famosa attrice Riisa Lux ed un paravento.

Applausi scroscianti mentre Riisa entra in camerino trionfante.

Gertrud, guardando verso la quinta la aspetta trionfante.

Riisa entra entusiasta e va ad abbracciare Gertrud con slancio.

Mentre parlano, Riisa si spoglierà dell’abito di scena dietro il paravento Gertrud raccoglierà le sue cose e le piegherà per bene, ecc.

RIISA             - (sugli applausi) Li senti, Gerty?... c’erano tutti per l’addio!

GERTRUD    - Vi vogliono troppo bene, signorina!

RIISA                        - (struccandosi) Mentre cantavo cercavo le loro facce… le ho fatte passare   tutte, una per una: Karl… povero Karl, sembrava piangesse!

GERTRUD    - Poteva essere: sta perdendo il suo amore! E’ sempre stato innamorato di Voi!

RIISA -           Ma non l’ho mai incoraggiato, credimi!

GERTRUD    - Di voi si innamorano subito, signorina. Nessuno resiste al vostro fascino!

RIISA             - Poi c’erano Franz e signora, William  e la sua nuova amante e poi tutte le altre… tutte!

GERTRUD    - Un trionfo, signorina. Anche questa sera è stato un vero trionfo! (si commuove)

RIISA             - (meravigliata)  Gerty???? Ma tu… ma tu stai piangendo?

GERTRUD    - Non fateci caso, solo un po’ di emozione… mi conoscete, sapete che mi emoziono per nulla!

RIISA             - Non devi piangere, Gerty. Io sono felice di questa scelta e tu lo sai, ne abbiamo parlato a lungo… (va dietro il paravento)

GERTRUD    - Sì, è vero, ma lascerete un grosso vuoto nei nostri cuori!

RIISA             - Vado a riempirne altri, ma soprattutto il mio. Oh Gerty! Riuscirai mai a

                                     capire cosa sto provando?

GERTRUD    - Potevate interrompere gradatamente. Lui ve lo avrebbe permesso! Avete cambiato completamente la vostra vita, le vostre abitudini, persino la vostra religione..

RIISA             - Non ho rimpianti, Gerty!

GERTRUD    - … La vostra carriera e il vostro pubblico! Sentite come vi ama il vostro pubblico?

RIISA             -  sai  bene com’è volubile il pubblico.

                                     Presto sarò dimenticata e qualcun’altra prenderà il mio posto, ed è giusto così!

GERTRUD    - No, questo non accadrà! Non qui, in questo teatro, almeno sino a quando ci sarò io! Nessuno dimenticherà la vostra cordialità e la vostra generosità.

Siete stata la prima attrice che non ci ha trattati da… inferiori!

RIISA             - Lo so, Gertrud, ma come facevo senza di voi? Sarei stata io la più” inferiore”!

GERTRUD    - Sono arrivati biglietti e fiori.

RIISA             - Non li leggo!

GERTRUD    - E i vostri abiti?

RIISA             - sono tuoi!

Riisa è in abiti civili.

RIISA (continua) - Con me non porto nulla… mi basta il ricordo di tanti bei momenti… Belli           ma  finiti!

Si avvicina a Gertrud e la abbraccia calorosamente mentre

Riparte il walzer viennese.

RIISA             - Addio, Gertrud. Non ti dimenticherò!

GERTRUD    - Arrivederci, Riisa Lux e che dio sia sempre con te!

Crescendo di musica.

Sparisce tutto

SCENA XIII

In scena ritorneranno Erika e Narratore:

NARRATORE -  Si sposarono il 3 Agosto del 1920 nella sinagoga di Vienna.

Riisa Lux, al culmine del successo, lascio la carriera, la famiglia di origine e        la religione cattolica per farsi ebrea.

ERIKA           - Papà passava di successo in successo. La sua fama era strepitosa. La mamma

                           lo accompagnava spesso nelle sue tournè. Io non lo vidi mai e non seppi mai

                           d’avere un padre così famoso. Avrei però preferito avere un padre un po’ più

                           padre, anche se dai suoi lunghi viaggi mi portava sempre dei regali.

                           La nostra era una famiglia unita e felice come poche.

NARRATORE  -  poche settimane dopo il matrimonio, Riisa diede alla luce  una bambina:

                          Erika.

                          Riisa praticava fedelmente i rituali ebraici, così come praticava fedelmente

                          quelli cristiani cattolici prima che conoscesse Erik.

                          Madre e figlia rimasero nella religione ebraica per sei anni.

ERIKA           - la sera in cui chiesi di avere un fratellino che assomigliasse a Gesù e che non

arrivò mai, mia madre mi confesso di essere stata cristiana cattolica e di   essersi convertita all’ebraismo per poter sposare mio padre. Restò con me

tutta la notte. Forse capì d’aver fatto un grosso errore confessandomi la

sua fede. Io la sentivo vicina anche quando lei non c’era. Io e la mamma ci f        acevamo coraggio l’una con l’altra.

Povero papà, era sempre più solo. Passarono giorni veramente tristi. Mia madre scoppiava spesso a piangere e mio padre sembrava disorientato.

La mamma ad un certo punto non seppe più resistere e chiese il permesso

di farmi battezzare.

Lui rifiutò. La mamma allora lo mise di fronte ad una decisione che dentro di lei aveva già preso da tempo.

“Se non permetti di far battezzare Erika, ce ne andremo”

(visibilmente commossa si asciuga le lacrime)

Nulla lasciava prevedere che presto sarebbe accaduto un dramma, e la causa

fui proprio io.I miei genitori divorziarono.

Qualche mese dopo, il più bel giorno della mia vita, venni battezzata.

 Ed io non feci altro, per tutta la cerimonia, di chiedere a quel Gesù che

conoscevo solo perché avevo sentito parlare di lui dietro una porta, di

diventare amico anche di mio papà.

Durante questa cerimonia, mia madre tornò ad essere cattolica.

Scelsi il nome di mia madre: Teresa e con lei partii per una nuova vita.

Fedele alle proprie radici di vagabondo, mio padre non rimase a lungo con

noi. Lasciò Vienna nella primavera del 1921 per un   viaggio che durò un           anno e mezzo nelle colonie del mediterraneo orientale e nelle oasi mistiche del   lontano oriente (sospiro profondo)… e incontrò un’altra donna

SCENA XIV

Entra di nuovo il NARRATORE con un giornale in mano.

NARRATORE: (legge) - HANUSSEN in trance predice il destino politico di Hitler! – “Berliner Woche” 25 marzo1932.

(quindi al pubblico  Ma come, signor Hanussen, Hitler non possiede ancora la    cittadinanza tedesca e lei lo pone già ai vertici come cancelliere del Reich.Chi potrà mai credere ad una bufala del genere! (esce)

SCENA XV

Uno dei numerosi palcoscenici in cui Hanussen si esibiva:

Entra in scena Hanussen nelle vesti di veggente.

Quasi urlerà mentre svelerà al pubblico i suoi presunti studi:

HANUSSEN  - Convinzione – Fiducia in se stesso – Personalità – Senso dell’umorismo –

                                     Ipnosi – suggestione – sorpresa – confusione – arroganza – psicologia.

                                     Non più di trenta domande e, sempre, riesco ad indovinare ogni nome di

                                     Persona oppure di un oggetto che tu (punta il dito) spettatore ignaro, hai

                          Nascosto…. Illusione, tutto è illusione.

                                     (fa un gioco di prestigio)

Dal fondo, appare una DONNA con indumenti militari, cammina come stesse marciando da SS e si avvicina, mentre sta parlando:

Riconosciamo TRUDY - LA MAESTRA di ERIKA

TRUDY          - HERR  Hanussen!

HANUSSEN  - Siiii! Con chi ho l’onore di parlare.

TRUDY          - Non importa con chi ora, importa con chi domani.

                          (toglie una busta dalla tasca militare)

  Il capo del nazional-socialismo vuole incontrarla. La sua predizione l’ha

              colpita.

HANUSSEN  - Hitler in persona?

TRUDY          - Hitler in persona!

HANUSSEN  - Dove precisamente!

TRUDY          - All’hotel Keiserhorf, il  temporaneo rifugio del nostro futuro Fuhrer!

HANUSSEN  - come posso rifiutare una simile offerta. Ci sarò, naturalmente. Dica al suo  padrone che Herik Hanussen sarà da lui domani.

TRUDY          - riferirò, signore (saluta a braccio teso)

HANUSSEN  - (ricordandosi)  Signora maestra Trudy! Ecco chi è lei!

TRUDY          - Esatto, Herr Hanussen.

HANUSSEN  - Lo sa chi sono, vero?

TRUDY          - Il padre di Erika, ricordo benissimo!

HANUSSEN  - Anche lei si batte per la causa?

TRUDY          - Il nazional-socialismo è l’avvenire della Germania e Hitler sarà la nostra guida. (si inchina, indietreggia ed esce)

Hanussen la segue, poi si gira nuovamente verso il pubblico apre la busta e legge.

 

HANUSSEN - Avevo combattuto con lui nella prima guerra mondiale. Condividevo con lui

                          tristezze e umiliazioni: origini incerte, negletti dai genitori, umiliati nella

                          infanzia. Bevevamo negli stessi infimi bar di Vienna, sulla Praterstrasse!

  Durò poco la nostra collaborazione: dal marzo 1932 all’aprile del 1933.

                          Quella piccola isterica figura che a vederlo sembra Charlot, era in difficoltà!

                          Gli diedi forza con i miei incantesimi! Ci incontrammo l’8 Luglio del 1932.

                          Non chiese nulla di me. Ero ebreo ed il suo tono razzista contro gli ebrei

                          era nota da tempo. Lui sosteneva le sue convinzioni personali contro ogni

                          logica basandosi su presagi divini e superstizioni banali tipiche della

                          Germania del sud. Fu facile per me entrare nella sua corte e guadagnare la sua                 stima. Quello che successe, è storia nota.

BUIO e rumore di mitragliatrici, esplosioni, ecc.

In scena verrà portata una panchina.

SCENA XVI

Entra una donna, in nero, con una borsa e andrà a sedersi ad una panchina, in attesa di Erika, che entrerà a sua volta con aria piuttosto smarrita:

la donna si alza e si avvicina:

DONNA         - tu sei Erika, vero?

ERIKA           - non credo di conoscerla, signora!

DONNA         - io, invece, ti conosco perfettamente. Da come tuo padre ti ha descritta, ti avrei

                          Riconosciuta in mezzo ad una folla!

ERIKA           - papà! Come sta papà? Lei lo conosce, vero?

DONNA         - (apre la borsa,  toglie un biglietto e glielo dà) Questo è per te e tua madre!

ERIKA           - Posso aprirlo?

DONNA         - presumo di si

Erika lo apre, lo legge, poi entusiasta:

ERIKA           - Papà vuole incontrarci!

DONNA         - E’ una bella notizia, immagino!

ERIKA           - Sì, mia madre è là (indica l’esterno) ha voluto accompagnarmi ma è rimasta

                          in disparte. Di questi tempi c’è molta paura. Posso chiamarla?

DONNA         - ma certo!

Erika, senza aspettare oltre, si alza ed esce di scena.

SCENA XVII 

Rientra poco dopo con Riisa che ha il biglietto in mano!

La donna si alza e aspetta che le vengano incontro:

DONNA         - Riisa Lux, che piacere!

RIISA             - Riisa Lux non c’è più, appartiene al passato. Viene da parte del mio ex marito

                          a quanto pare!

DONNA         - (si siede) Si,  cercava qualcuno che si fidasse e ha scelto me!

RIISA             - Lei è…

DONNA         - (interrompendola) Non sono né sua moglie né una sua amante, se è questo

                          che intendeva dire. Sono una sua fedele collaboratrice!

RIISA             - Legge anche lei nel pensiero, signora?

DONNA         - No, non sono tenuta a dirle il mio nome, solo a consegnarle il biglietto e ad

                          aspettare una vostra risposta e la sua ironia non mi sfiora!

ERIKA           - lei conosce la nostra storia, vero?

DONNA         - Tuo padre mi ha raccontato tutto. A lui piace raccontare di te… di voi. Lo fa

                          spesso. E’ la sua maniera per sentirvi vicine.

RIISA             - Sorprendente! Da lui non me l’aspettavo. Il successo, la fama, Hitler eppure si

                          ricorda di noi?

DONNA         - Sì, è così!

RIISA             - ha avuto altre due mogli!

DONNA         - matrimoni d’interesse, chiaramente. Non tanto per interesse economico,

                          quanto per interesse politico. La vostra divisione lo toccò profondamente.

  E’ ancora molto innamorato di voi!

RIISA                        - E’ diventato famoso, avrà soldi e donne, tutto quello che occorre per dimenticarci. Gli echi della sua fama hanno passato le alpi e arrivano sino qui a     Merano!

DONNA         - e’ più che mai solo e vuole vedervi!

ERIKA           - Sì, può venire. Io voglio incontrarlo.

RIISA             - Erika!

ERIKA           - Se non vuoi incontrarlo lo farò io. E’ mio padre. Ditegli che Erika lo vuole

                                     vedere con tutto il cuore e che non aspetta altro che quel giorno!

BUIO

SCENA XVIII

si sentono delle grida gioiose. Erika e Hanussen sono in un ipotetico parco

HANUSSEN  - (da fuori) Piano… fa piano!

ERIKA           - (entra in bicicletta sorretta dal padre) Così và bene?

HANUSSEN  - Più piano! Se cadi ti sbuccerai le ginocchia!

ERIKA           - Vero che sono già brava, papà?

HANUSSEN  - ora basta! Avrai tutto il tempo che vuoi per diventare una perfetta ciclista!

ERIKA           - (posa la bici e si mette davanti al papà) Mi hai fatto il più bel regalo della

                                     mia vita!

HANUSSEN  - Questo non è nulla. Aspetta di vedere la barca che ho chiamato col tuo nome:

                          Erika! E’ in grado di solcare anche gli oceani!

Erika lo guarda ammirato

HANUSSEN  - Cosa c’è?

ERIKA           - Voglio stringerti forte!

HANUSSEN  - anch’io

I due si abbracciano forte e staranno così per un po’ di tempo

HANUSSEN  - Silenzio, ascolta!

ERIKA           - Non sento nulla!

HANUSSEN  - Ascolta meglio!... toc… toc… toc…

ERIKA           - Sì, adesso lo sento

HANUSSEN  - Adesso è più forte. Battono insieme, come fosse un solo cuore!

Dopo un attimo Erika si stacca.

ERIKA           - Sto tanto bene con te, papà. Perché non rimani per sempre?

HANUSSEN  - Questo non è possibile!

ERIKA           - (si stacca da lui e và verso il proscenio) Il giorno che ricevetti il battesimo,

                          chiesi una sola cosa al Signore: di venirti a trovare come và dai suoi amici!

HANUSSEN  - (titubante ma sincero) e lui ti ha risposto?

ERIKA           - Non lo so, ma lui ascolta sempre i suoi amici e io sono sua amica!

HANUSSEN  - Se verrà a trovarmi lo accoglierò bene, te lo prometto. Gli parlerò di te e gli

                                     dirò che sei una sua amica fedele e di darti una mano se glielo chiederai!

ERIKA           - Lui lo farà!

HANUSSEN  - E’ ora di tornare, mamma ci aspetta.

ERIKA           - (prende la bici e sale)  Faccio un altro giro!

HANUSSEN  - Aspetta! Aspetta! (la blocca)

ERIKA           - (triste) papà? Ci saranno altri giorni come questo?

HANUSSEN  - Certo che ci saranno!

ERIKA           - Chiederemo anche alla mamma di stare con noi?

HANUSSEN  - non desidero altro-

ERIKA           - come ai vecchi tempi in Austria?

HANUSSEN  - Come ai vecchi tempi!

Hanussen prenderà la bici ed uscirà, ma Erika ad un certo punto ritornerà e si posizionerà al centro del palco.

SCENA XIX

Monologo di Erika.

ERIKA        -  nel luglio del 1932, mio padre scrisse alla mamma chiedendole di vederci.

                        Mia mamma accettò. Fu una settimana indimenticabile. Mi chiese cosa    volessi e gli dissi una bicicletta. Che spasso vedere mio padre tenermi la sella

                        per paura che cadessi. Non riuscivo a staccarmi da lui. Anche mamma era serena, ma le sue scelte erano già state fatte, oramai si era sposata con il barone, famoso produttore di birra e abitavamo a Merano.

                        Venne il giorno della partenza. Volevo andare con lui a tutti i costi. Mi rispose

che dovevo finire la scuola di recitazione e che sarebbe ritornato in estate per prendermi e avremmo passato tanti giornate insieme sulla sua barca che ora si chiamava Erika.

                        Iniziai a contare i giorni che mi separavano dal prossimo incontro.

Erika esce ed entreranno Riisa ed Hanussen

SCENA XX

Hanussen è particolarmente triste:

HANUSSEN  - probabilmente non ti rendi conto cosa sta succedendo in Germania in questo

                        Periodo. Sono tutti contro tutti. Padri che tradiscono figli e viceversa. La  caccia all’ebreo è uno degli sport preferiti dalle nuove generazioni!

RIISA             - Sei al coperto. Hai un sacco di amici e godi della protezione personale del Fuhrer.

HANUSSEN  - Amici?

RIISA             -  poi hai i tuoi libri, la tua fama internazionale… chi potrà toccarti?

HANUSSEN  -  loro non guardano Il curriculum  (attimo di silenzio)

                          E’ anche probabile che questa sia l’ultima volta che vi vedrò!

RIISA             - Qui sarai sempre il benvenuto.

HANUSSEN  - Ti ringrazio. Erika è felice e questo è l’importante.

RIISA             - le resterà un buon ricordo di suo padre.

HANUSSEN  - Anch’io sono stato felice con lei…  e con te

RIISA             - (turbata) E’ meglio rientrare.

HANUSSEN  - di chi hai paura?

RIISA             - Di nessuno. Non abbiamo nulla da nascondere. Quello che è stato è stato!

Hanussen ha uno slancio, si avvicina e la prende per le braccia con sentimento.

HANUSSEN  - Tu ed Erika siete le uniche persone che ho al mondo, e questa è la verità.

RIISA             - ti sei sposato due volte!

HANUSSEN  - Ma è te che amo!

RIISA             - Ti prego, basta!

HANUSSEN  - E’ la verità, mi devi credere!

RIISA             - ho un’altra vita, un’altra….

HANUSSEN - non ti ama! Lui non ti ama e presto ti lascerà per un’altra donna!

Riisa si stacca

RIISA             - Hanussen il veggente!

HANUSSEN  - Sarà così!

RIISA             - Sei tu che devi pensare a salvarti, sei ebreo…

HANUSSEN  - Il mio destino è segnato. Se rimango mi faranno fuori!

RIISA          - allora devi fuggire e subito. Devi salvare il lavoro di tutti questi anni… ti     aiuterò se vuoi!

HANUSSEN  - e dove vuoi che vada?

RIISA             - Negli Stati Uniti. Sei famoso anche là, ti accoglieranno bene e potrai sempre

                          tornare qui, a Merano, quando le acque saranno calme a trovare… Erika!

HANUSSEN - Da solo non ci vado

RIISA             - Devi farlo!!!

HANUSSEN  - lo farò solo se tu ed Erika verrete con me.

Riisa è colpita dalle sue parole. Si stacca da lui, poi, triste:

RIISA             - No! Questo non è possibile

HANUSSEN  - diventerò cattolico, se lo vuoi, ma ti prego!

RIISA             - No!

HANUSSEN – (si avvicina lentamente e la fissa negli occhi quasi a far sembrare una ipnosi)

                         Lascia che ti guardi bene!

Riisa cerca di parlare ma lui la zittisce mettendole un dito sulle labbra

 No! Non dire nulla… resta così. Voglio stampare nella mia mente la tua

                         Immagine per ricordarti bene… Ecco, così, non mi deve sfuggire nemmeno 

                         Un particolare del tuo viso.

                         (lentamente le passa una mano sul viso, poi si stacca)

                         Addio!

Riisa rimane immobile a guardalo.

SCENA XXI

entra Erika, affranta.

ERIKA           - Lui che riuscì a dominare maree di gente, non riuscì mai a piegare

                          Il carattere di mia mamma.

                          Seppi solo molto tempo dopo del colloquio che aveva avuto con lui e di come

                          La supplicò di seguirlo.

                          A dicembre, il marito di mia mamma si fece un’amante e ci abbandonò.

                          Le previsioni di papà erano giuste.

                          Riisa Lux,  non si sposò mai più!

  Intanto, dalla Germania, non arrivarono belle notizie!

Erika andrà nuovamente alla panchina e si siederà.

SCENA XXII

Erika sembra stia parlando da sola:

ERIKA           - papà non c’è più, vero?

Entra la donna in nero

DONNA         - No, papà non c’è più.

ERIKA           - (angosciata)  Ma era loro amico!

DONNA         - La loro follia li rendeva incapaci di ogni sentimento!

ERIKA           - come è morto?

DONNA         - Il 26 Febbraio del 1933, durante un party elegante – uno dei tanti ai quali

                          Veniva invitato – annunciò che 24 ore dopo sarebbe bruciato il palazzo

                          del parlamento… e così avvenne.

                          Alle SS questo particolare non sfuggi. Si ricordarono anche dell’altra profezia

                          Alla quale non avevano mai creduto: la caduta del Reich… e si ricordarono

                          infine che era ebreo.

                          Poche sere dopo, si stava avviando verso il teatro. Doveva esibirsi davanti a

                          Duemila persone. All’ingresso degli artisti venne fermato dalle SS.

                          Gli dissero che il Fuherer voleva vederlo. Salì sull’auto, venne portato alla

                          Periferia di Berlino

(rumore di scarica di mitragliatrice)

DONNA (continua)                

                          L’8 aprile, un giornale di Berlino pubblicò la notizia che alcuni taglialegna

                          trovarono il cadavere di un uomo senza documenti e che dai resti non c’erano

                          dubbi si trattasse di Erik Hanussen.

ERIKA           - lei è Elisabeth, vero?

DONNA         - Sì, sono Elisabeth Heine, per anni la sua segretaria.

                          (apre la borsa)

                         Le ho portato quelle poche cose che sono riuscita a racimolare dopo la sua

                         Morte e dopo che i soldati avevano messo sottosopra il suo appartamento e

                         bruciato le cose più importanti. Ci teneva che finissero in mano sua.

                         Questa è la benda nera con la quale si bendava gli occhi durante le sedute,

                         una scatola di fiammiferi che aveva in tasca al momento della morte e…

                         questo libro.

ERIKA           - (stupita) un libro?

DONNA         -  Non è mai stato pubblicato. Suo padre lo incise durante parecchie

                          sedute alla presenza di studiosi di metafisica. Io mi sono preoccupata di

                          trascrivere fedelmente le registrazioni… Questo è tutto!

ERIKA           - Io non so come ringraziarla. Queste cose mi fanno tanta tristezza pensando

                          Alla sua morte, ma mi fanno anche felice pensando che un altro pezzetto di

  Papà adesso è con me. Le metterò accanto alla bicicletta che mi regalò e alla      sua fotografia.

DONNA         - (si alza e fa per andarsene)  Sono contenta d’averla conosciuta e di aver

                          Mantenuto la promessa che feci a suo padre! Non lo dimentichi. Lui viveva

  Del suo ricordo! Suo padre è sepolto nel cimitero cattolico di Berlino Est.      

  Riposa sotto una  lastra di granito con inciso solo il suo nome.

ERIKA           - (stupita) In un cimitero cattolico?

DONNA         - Sì, signorina! Pochi mesi prima di morire, suo padre si convertì al

                          Cattolicesimo!

ERIKA           - (incredula) papà si convertì al cattolicesimo???

DONNA         - suo padre aveva spesso contatti con un sacerdote e si convertì!

La donna esce lentamente

Erika guarda il libro e apre la copertina:

ERIKA           - Io effonderò il mio spirito sopra ogni persona.

                          Della Grazia del signore è piena la terra.

Chiude il libro ed andrà verso il fondo, per poi sparire verso un fondale che rappresenta un bosco in autunno.

NARRATORE –  la figlia di Hanussen, Erika, divenne  attrice.

sposò un aristocratico italiano il 18 Agosto del 1943 più anziano di lei di ben ventidue anni, il barone Jack Winspeare  la portò a Roma e dopo la

guerra si esibì su diversi palcoscenici italiani e alla televisione ai suoi

inizi. Apparve anche con Gina Lollobrigida e John Wayne in una serie di

film italiani e internazionali.

Alcune delle profezie di Erik Jan Hanussen vennero confermate.

Altre solo parzialmente confermate.

Il libro che Elisabeth diede ad Erika e mai pubblicato, contiene diverse previsioni. Il  titolo è: “New York Sprofonda” dove si prevede tra l’altro lo sprofondamento di New York nel 2024 a causa di una esplosione nucleare che segnerà la fine della corsa agli armamenti nucleari.

Vi abbiamo raccontato la Storia di Erika Hanussen, così come lei la

Raccontò all’autore il 18 ottobre 1990 in un ospedale di Merano.

FINE