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Giancarlo Loffarelli

Erinni

Depositato SIAE

Giancarlo Loffarelli

Via Variante, 26

04018 SEZZE (LT)

lecolonne79@libero.it

3395404835

0773888593

personaggi

ANNA, nata nel 1916

PIERO, nato nel 1910

GIACOMO, nato nel 1914

ALBERT, nato nel 1910

SARA, nata nel 1944

Essendo la vicenda ambientata in tre momenti differenti (1938, 1943-44, 2000), i personaggi che compaiono nelle diverse epoche (Anna e Albert) hanno, nel corso del suo svolgimento,ovviamente età diverse. Il passaggio dal periodo della giovinezza (1938, 1943-44) a quello della vecchiaia (2000) sarà reso dal regista in completa libertà (con o senza trucco, con gli stessi o con diversi attori…).

In tutti e tre i periodi, la vicenda è ambientata sempre nello stesso luogo: una saletta di una trattoria romana, nella zona di Trastevere.

Atto primo

Primi di novembre del 2000. I tavoli sono apparecchiati con gusto e l’ambiente è decorato con piccole composizioni floreali. Poggiato su una sedia, un ritratto fotografico incorniciato di cui non vediamo il soggetto. Poggiato su un tavolo, un libro. Dopo qualche istante dall’apertura del sipario, entra Sara seguita da Albert.

SARA Prego, si accomodi, dottor Bormann. Credo che si riferisse a questa piccola sala, nella sua prenotazione, quando mi diceva dove avrebbe voluto che si svolgesse la cena.

ALBERT (non risponde subito, poiché si sofferma a guardare la sala con stupore quasi commosso. Quando comincerà a parlare, il suo italiano, quasi perfetto, è pronunciato con la tipica inflessione tedesca) Incredibile!

SARA Prego?

ALBERT Incredibile!... Non è cambiato nulla!

SARA La sala, dice?...

ALBERT Esattamente!

SARA Sì, è vero.

ALBERT Proprio come la ricordavo…

SARA Ma è tutto il nostro ristorante che è rimasto intatto!

ALBERT Ho visto, sì…

SARA Una scelta precisa per esprimere il nostro legame con la tradizione della cucina romana… Chiaramente, le necessarie modifiche per adeguarsi alle norme previste dalla legge, ma il locale è lo stesso fin dall’anno della sua fondazione…

ALBERT … 1938!

SARA Esatto!... Lo sapeva?

ALBERT Lei non può capire…

SARA Cosa?

ALBERT Tanti ricordi mi legano a questo luogo… Tanti ricordi… Ricordi di persone…

   Pausa.

SARA Spero che saranno bei ricordi, dottor Bormann!

ALBERT (pausa) Come?

SARA Dicevo: spero che questa piccola sala le ricordi momenti piacevoli.

ALBERT Oh, sì… momenti piacevoli… qualcuno un po’ meno… Ma ho voluto che stasera fosse questa la sala in cui cenare!

SARA Dunque, lei è stato qui durante la guerra!

ALBERT Sì, ma la prima volta che sono venuto qui è stato prima della guerra…

SARA Ah, sì?

ALBERT Nel 1938, per la precisione. Il locale era stato aperto da poco… E, per essere ancora più precisi, fu ai primi di novembre, proprio in questo stesso periodo.

SARA E come fa a ricordarlo con questa precisione?

ALBERT Ah, è molto semplice.

SARA Sì? E perché?

ALBERT Qualche giorno dopo che ero arrivato a Roma, mi trovavo proprio in questa trattoria ed era il mio compleanno, come oggi.

SARA Ah, dunque la cena è per il suo compleanno!?

ALBERT Esattamente, sì.

SARA Tanti auguri, allora!

ALBERT Grazie.

SARA Che coincidenza! A distanza di tanti anni, festeggia il compleanno nello stesso posto!

ALBERT Bello vero?

SARA Bellissimo!

ALBERT Avevo un bel po’ di anni in meno, però.

SARA Oh, ma se li porta bene anche adesso!

ALBERT Lei è molto gentile.

SARA Dico sul serio.

ALBERT (passeggiando nella stanza, nota il libro poggiato sul tavolo) Comunque! Gli anni passano per tutti!

SARA Parole sante!

ALBERT (prende il libro e lo rigira tra le mani) Quindi, non serve lamentarsi.

SARA Lo dico sempre anch’io!

ALBERT (sempre osservando il libro) Giusto, no?

SARA Giustissimo.

ALBERT (poggiando nuovamente il libro sul tavolo) Chi è che legge questi libri?

SARA Oh, mia madre! Ha una passione per il teatro antico…

ALBERT Interessante!

SARA Ne lascia sempre qualcuno in giro…

ALBERT Bene!... E per stasera…

SARA A che ora pensa che saranno qui i suoi ospiti questa sera?

ALBERT Alle 20. Per voi va bene?

SARA Va benissimo, per noi. Come preferisce. Dieci persone mi aveva detto, è esatto?

ALBERT Sì, saremo in dieci a festeggiare il mio compleanno.

SARA Ah, sarà una bellissima festa, ne sono sicura, dottor Bormann!

ALBERT Grazie. Mi chiami pure Albert!

SARA La ringrazio. Lei è molto gentile.

ALBERT Mia moglie, mia figlia e i miei amici arriveranno a Fiumicino alle 17 e credo non ci saranno problemi per essere qui alle 20.

SARA Bene.

ALBERT Che ore sono adesso?

SARA (guarda l’orologio) Le tredici e un quarto.

ALBERT Dunque potrei anche mangiare…

SARA Come desidera!

ALBERT Pensa sia pronto il mio pranzo?

SARA Certamente! Mi aveva chiesto che fosse pronto intorno a quest’ora e così abbiamo fatto!

ALBERT Posso sedere qui?

SARA Dove preferisce.

ALBERT Va bene. Allora, se vuole…

SARA Il tempo di servirla.

ALBERT Grazie.

SARA (uscendo) Torno subito.

ALBERT (si aggira per la stanza quasi in trance. Sfiora con le dita i tavoli, le pareti e qualche oggetto. Poi, come se fosse quasi sopraffatto dall’emozione, si siede, tira fuori un fazzoletto dalla tasca e si asciuga la fronte e le guance) Oh, meinGott…! Unglaublich!... Das… dasistzu… Oh, meinGott!...

SARA (rientra con un piatto) Saltimbocca alla romana! Come mi aveva chiesto.

ALBERT VielenDank… Grazie! Mille grazie!... Il mio piatto!... Ho sempre mangiato questo piatto tutte le volte che sono venuto qui, già prima della guerra.

SARA (mentre Albert comincia a mangiare) Come li trova?

ALBERT Sempre lo stesso sapore!... Meraviglioso!

SARA Grazie.

ALBERT Può fare i miei complimenti al cuoco… Davvero meraviglioso…

SARA Grazie. Riferirò in cucina.

ALBERT Oh, sì!

SARA Che cosa preferisce bere, dottor Bormann?

ALBERT Avevamo detto Albert!

SARA Ah, già: Albert! Birra o vino?

ALBERT Vino, certamente!

SARA Bene.

ALBERT La birra la bevo in Germania!

SARA Ha ragione: è giusto! Quale vino preferisce?

ALBERT Avete un vino bianco dei Castelli?

SARA Certamente! Ha qualche preferenza?

ALBERT No… Scelga lei.

SARA Grazie, dottor Bormann… Albert. (Fa per uscire)

ALBERT Cosa c’è su quella sedia?

SARA  Quale sedia…?

ALBERT (indica la sedia con il ritratto) Quella lì!

SARA (vede il ritratto) Ah, avevo detto a Sergio di riattaccarlo e deve essersi dimenticato… (Prende il ritratto, una foto giovanile di Anna, e lo attacca a un chiodo già predisposto alla parete) Si era staccato… E’ il quadro di una vecchia fotografia…

ALBERT (guarda il quadro e  s’immobilizza, poi comincia a tossire, come se il cibo gli fosse andato di traverso. Fa per alzarsi)

SARA Signor Albert!... Che cos’ha?... Si sente male?... Signor Albert!

ALBERT (continua a tossire) Hilf!... Hilfmir!...

SARA Albert!...

ALBERT (si porta una mano al petto, continua a tossire e quindi stramazza a terra) Ah!

   Buio. Quando, dopo qualche momento, risale la luce, siamo ai primi di novembre del 1938. La saletta della trattoria è la stessa. I tavoli, però, non sono apparecchiati e non ci sono addobbi. Anna sta finendo di apparecchiare, aiutata da Piero. Anna e Piero parlano con un leggero accento romanesco, evidente ma non eccessivamente carico in Anna, un po’ più marcato in Piero.

ANNA Passami le posate!

PIERO (passandole le posate) So’ proprio contento, sai?

ANNA Si vede.

PIERO E sai perché so’ contento?

ANNA Perché finalmente sei riuscito ad apri’ un ristorante tutto tuo?

PIERO Non soltanto pe’ questo.

ANNA E pe’ cos’altro, allora?

PIERO Perché tu sei qui a… diciamo a condivide’ co’ me questo momento.

ANNA Io so’ ‘na tua dipendente.

PIERO Ma sei mia dipendente!? Tu hai studiato al Ginnasio e io no: non puoi esse’ ‘na mia dipendente!

ANNA Ma questo so’!

PIERO Tu dovevi diventa’ professoressa, lo so!

ANNA Averceli i soldi, mi sarebbe piaciuto! Ma mo a fa’ la cameriera dentro ‘sta trattoria sto!

PIERO (cingendola alle spalle) Questa trattoria sarà la mia fortuna… La nostra, se tu ti deciderai a non esse’ soltanto ‘na mia dipendente.

ANNA Piero, lo sai come la penso! (Lo bacia sulle labbra) Perché dovremmo legarci con un matrimonio?

PIERO (torna a baciarla) Perché ti amo.

ANNA E non basta?

PIERO De che?

ANNA No, dico: non basta?

PIERO Ma tu mi ami?

ANNA Perché me lo chiedi?

PIERO Perché tu non me lo dici mai.

ANNA Io non ho le tue sicurezze.

PIERO Che significa questo?

ANNA Come: che significa?

PIERO O si ama o non si ama.

ANNA Ma che significa amare?

PIERO (pausa) Quello che provo io per te.

ANNA Anche io provo qualcosa per te…

PIERO Qualcosa?

ANNA Qualcosa!

PIERO Ma non sai se è amore.

ANNA Io sto bene quando sto con te.

PIERO Tutto qua?

ANNA C’è qualcosa di più di questo?

PIERO (pausa) No?

ANNA Tu che dici?

PIERO Credo di sì.

ANNA E tu che provi di più che sta’ bene con me?

PIERO (pausa) Vorrei…

ANNA Che?

PIERO Vorrei che non finisse mai.

ANNA Anch’io.

PIERO Sicura?

ANNA Sicura, sì!... Ma questo lo desidero mo. Mo so’ certa persino che lo desidererò sempre… Ma come faccio a esse’ sicura che pure domani lo vorrò.

PIERO (pausa) È terribile quello che stai a di’.

ANNA Terribile?

PIERO E certo!

ANNA Ma è vero. (Pausa) O no?

PIERO (cupo) È vero.

ANNA Ma non devi esse’ triste pe’ questo.

PIERO No?

ANNA No.

PIERO Ah, meno male!

ANNA Così siamo fatti noi esseri umani.

PIERO E siamo fatti male!

ANNA Che vuoi farci?

PIERO Niente, ma…

PIERO Pensiamo di pote’ decide’ pe’ sempre, e invece possiamo soltanto desidera’ che le cose durano pe’ sempre.

PIERO E allora?

ANNA Allora godiamoci ‘sto momento. Perché ‘sto momento non tornerà più. Tutto succede soltanto ‘na volta… Soltanto ‘na volta. E mai più.

PIERO (pausa) Non so se ‘sto modo tuo di ragiona’ è quello che mi piace di più di te… o se è quello che mi mette paura…

ANNA (tornando a baciarlo, sorridente) Che non lo sai che uno è sempre affascinato da quello che gli fa paura!?

PIERO Sei unica, questo è certo!

ANNA Anche tu sei unico.

PIERO E va be’: diciamo che so’ unico pure io!

ANNA (staccandosi da lui) A che ora ha detto che arrivava?

PIERO Chi?

ANNA Quel musicista?

PIERO Ah, il violinista!

ANNA Era un violinista?

PIERO Sì. Dovrebbe esse’ qui a momenti.

ANNA Ma ci hai pensato bene?

PIERO A che?

ANNA No, dico: ma ci hai pensato proprio bene?

PIERO Ma a che?

ANNA Sei proprio sicuro di poterti permette’ un musicista soltanto pe’ fa’ contenti i clienti?

PIERO S’accontenta di poco.

ANNA Non dico pe’ questo!

PIERO Io penso che magari attira un po’ di clientela…

ANNA Ma non sarebbe meglio aspetta’ che il ristorante ingrani, prima!

PIERO Io credo che ingranerà meglio se ai clienti possiamo offri’ qualcosa in più degli altri!

ANNA Un violinista?

PIERO Perché no!?

ANNA E che dovrebbe suona’? Stornelli?

PIERO E se volevo gli stornelli, mi prendevo uno co’ ‘na chitarra, co’ ‘n mandolino, no uno col violino!

ANNA E allora?

PIERO Questo deve suona’ roba seria!

ANNA Ma che clienti stai a cerca’?

PIERO ‘Na clientela un po’ ricercata, gente che sta bene, che quando decide d’anda’ ‘n trattoria, vuole mangia’ come si deve… Mica il primo che capita!

ANNA Speriamo che ci hai ragione!

PIERO Ma perché: non sei d’accordo?

ANNA E che devo esse’ d’accordo io? Il padrone sei tu!

PIERO Aridaje!

GIACOMO (da fuori) È permesso?

PIERO Questo è lui!

ANNA Chi? Il violinista?

PIERO E mi sa di sì! (Uscendo) Chi è?

GIACOMO (da fuori) Posso entrare?

PIERO (da fuori) Prego!... La stavamo aspettando… Per di qua… (Rientra seguito da Giacomo) Venga, venga… Le presento Anna…

GIACOMO (porta con sé un violino dentro una custodia. Si guarda attorno ma poi appare subito colpito da Anna) Piacere, Giacomo.

ANNA (anche lei appare colpita da Giacomo) Piacere.

PIERO Si accomodi… Anzi, accomodati: se ci diamo subito del tu, penso andrà meglio.

GIACOMO Grazie. (Siede)

PIERO Tu non sei di Roma, vero?

GIACOMO No.

PIERO E di dove sei?

GIACOMO Un po’ di ogni parte…

PIERO E cioè? Come sarebbe a di’?

GIACOMO Mio padre era abruzzese e mia madre era di Modena…

PIERO Erano? Perché so’…

GIACOMO Sì, tutti e due. Mio padre sul Carso, durante la guerra. E mia madre con la Spagnola.

PIERO Ah, mi dispiace. Che disgrazia!

GIACOMO Io sono nato ad Ancona e cresciuto con una zia a Livorno.

PIERO Perciò diciamo che sei italiano: e basta!

GIACOMO Ecco!

PIERO Vado a prende’ ‘na bottiglia di vino. Anna, fa’ un po’ gli onori di casa: oh, non hai detto ‘na parola! (Bacia Anna ed esce)

   Anna e Giacomo restano in silenzio, fissandosi. Dopo un po’, Anna siede di fronte a Giacomo. Dopo qualche altro istante:

GIACOMO Lei…

ANNA Tu, avevamo detto.

GIACOMO Tu sei la…

ANNA Lavoro qui con Piero.

GIACOMO Ho capito.

ANNA Ma non sono la moglie.

GIACOMO No.

ANNA Era questo che stavi a chiede’, no?

GIACOMO (pausa) Sì.

ANNA Da quando stai a Roma?

GIACOMO Io?

ANNA (ride) Ci stai solo tu qua, no?

GIACOMO (ride) Sì, scusa… Saranno un paio di mesi.

ANNA Sei venuto a cerca’ lavoro?

GIACOMO Sì.

ANNA (guardandogli gli abiti malandati) Mi sembra ch’è tanto che non lavori, eh?

GIACOMO (stirandosi un po’ i pantaloni con la mano, come per cancellarne i segni di stropicciature) Si vede tanto?

ANNA Insomma!

GIACOMO Spero di trovare qualcosa qui.

PIERO (rientra con una bottiglia e tre bicchieri) Eccomi qua! Allora? Avete fatto un po’ di conoscenza?

GIACOMO Sì… sì…

PIERO (siede e versa da bere) È un bianchetto dei Castelli che scelgo personalmente.

GIACOMO Dei Castelli?

PIERO I Castelli romani! Di Velletri! Quello che me lo vende è ‘n amico che conosco da ‘na vita. Ti puoi fida’ che qua in mezzo non c’è acqua! È vino, e basta!... Alla salute (Brindano e Piero bacia Anna, mentre Giacomo osserva un po’ imbarazzato) Com’è?

GIACOMO Cosa?

PIERO Come: cosa? Il vino! Ti piace?

GIACOMO Ah, sì… Davvero buono!

PIERO È vero, no? E questo è lo stesso che darò ai miei clienti!

GIACOMO Ah, sì?

PIERO E certo! Mica io mi bevo quello buono, e a loro la monnezza!? No, no: quello che bevo io, si beve pure il cliente mio!

GIACOMO Giusto!

PIERO Ma mica tutti fanno così!?

GIACOMO Infatti!

PIERO Può esse’ che qualcuno pensa che io so’ fesso! Ma io so’ fatto così e a ‘st’età non cambio più!

GIACOMO Meglio per i clienti, allora!

PIERO (brusco) Allora Giacomo, ti andrebbe ‘sto lavoro?

GIACOMO Eh?!

PIERO A Giacomo! E tu ti devi sveglia’ un po’! Perché t’ho chiamato?

GIACOMO Per suonare… sì…

PIERO E allora!

GIACOMO (pausa) Vi faccio sentire qualcosa?

ANNA Sì, magari!

PIERO (mentre Giacomo estrae il violino dalla custodia) Non vogliamo stornelli romaneschi, però, eh! Quelli li fanno in tutti i ristoranti di Trastevere. Qui vogliamo qualcosa di bello veramente!

   Giacomo accorda rapidamente il suo violino e poi comincia a suonare la quinta delle Danze ungheresi di Brahms. Durante l’esecuzione, Piero e Anna sono affascinati dal virtuosismo di Giacomo, poi Piero distoglie lo sguardo dal musicista e guarda Anna che non riesce a staccare lo sguardo da Giacomo, il quale, a sua volta,  la guarda intensamente. Gli occhi di Piero si spostano da Anna a Giacomo e da questi ad Anna, più volte, come se intuisse una sorta di legame fra i due. Quindi, lo interrompe bruscamente.

PIERO Va be’, va be’, pe’ me può bastare!

GIACOMO (s’interrompe) Allora?

PIERO (guardando Anna) Pe’ me, sei assunto. Tu che ne pensi?

ANNA Io?

PIERO E chi se no?

ANNA Sei tu che devi decide’. Il locale è il tuo.

PIERO Ma voglio senti’ il tuo parere.

ANNA (pausa) Per dei clienti che vengono solo a mangia’ basterebbe molto meno.

PIERO Ma noi vogliamo dargli di più.

ANNA E se è così…

PIERO Se è così?

ANNA Allora è assunto?

PIERO Mi consigli di assumerlo?

ANNA (pausa) Sì.

PIERO Allora puoi comincia’ pure oggi.

GIACOMO Grazie!...

PIERO E di che?

GIACOMO Vi ringrazio davvero di cuore.

PIERO Lascia perde’ e vedi se puoi comincia’!

GIACOMO Certo che posso cominciare.

PIERO Io penso che basta che vieni pe’ l’ora di cena.

GIACOMO Sì.

PIERO A pranzo non penso che serve… Almeno vediamo un po’: intanto cominci pe’ cena e poi vediamo come va…

GIACOMO Come vuoi.

PIERO Chiaramente la cena è offerta dalla casa!

GIACOMO Grazie…

PIERO Scegli tu, come ti pare: o prima mangi e poi suoni, o prima suoni e poi mangi, come ti pare!

GIACOMO Non saprei…

PIERO Va be’, mica devi decide’ mo!

GIACOMO Casomai mi regolo…

PIERO Infatti!

GIACOMO Ti faccio sapere…

ALBERT (da fuori) È aperto?... Si può mangiare qualcosa?

PIERO Sì, è aperto, avanti!

ALBERT (entrando) Buongiorno!

PIERO Buongiorno!

ALBERT Si può mangiare qui?

PIERO Siamo qui apposta!

ALBERT Bene!

PIERO Uno solo?

ALBERT Sì, sono soltanto io.

ANNA Prego, si accomodi dove preferisce.

ALBERT Grazie.

PIERO Cosa vuole mangiare?

ALBERT (sedendo) Non so… che cosa mi consiglia?

PIERO Che abbiamo in cucina, Anna?

ANNA Abbiamo sul fuoco dei Saltimbocca alla romana che dovrebbero essere pronti, se vuole.

ALBERT Saltimbocca alla romana?

PIERO Mai assaggiati?

ALBERT No, mai.

PIERO Allora deve mangiarli!

ALBERT Va bene! Se me li consiglia…

PIERO Tu, Giacomo, hai già mangiato?

GIACOMO Veramente no.

PIERO Allora li assaggi anche tu.

GIACOMO Io li conosco…

PIERO Ma non come li fa lei! Vieni, Anna!

   Piero e Anna escono. Giacomo e Albert siedono a due tavoli diversi.

ALBERT Lei lavora qui?

GIACOMO Da due minuti.

ALBERT Come?

GIACOMO Sono stato appena assunto.

ALBERT Cameriere?

GIACOMO No, io sono un musicista.

ALBERT Musicista!

GIACOMO Suono il violino.

ALBERT Ah, capisco!

GIACOMO La trattoria ha aperto da poco e cercavano un musicista…

ALBERT Bello!

GIACOMO Lei?

ALBERT Io?

GIACOMO Che fa?

ALBERT Ah, sì… Io vengo da Berlino. Lavoro per una ditta tedesca che ha diversi rapporti con l’Italia e sono qui per dirigere alcune questioni…

GIACOMO Capisco.

ALBERT Ho un piccolo ufficio in questa zona e stavo cercando un posto dove mangiare…

GIACOMO Penso che qui si troverà bene.

ALBERT Se è così, potrei venire qui tutti i giorni.

GIACOMO Così non deve stare a cercare…

ALBERT E magari evito sorprese…

GIACOMO Infatti…

ALBERT Vediamo come si mangia, però!

GIACOMO Certo, certo…

   Anna rientra con un bicchiere che poggia davanti ad Albert.

ANNA Ecco un bicchiere per lei! (Versa del vino ad Albert e poi a Giacomo)

ALBERT Grazie!

GIACOMO Grazie…

ANNA Due minuti e vi porto da mangiare. (Esce)

ALBERT (pausa) La signora è bellissima, non trova?

GIACOMO Mai visto una donna più bella.

ALBERT È…

GIACOMO No.

ALBERT Chiedevo se è la moglie del proprietario.

GIACOMO Sì, avevo capito.

ALBERT Non è sua moglie.

GIACOMO Non è la moglie. (Pausa) Ma è come se lo fosse.

ALBERT Non capisco.

GIACOMO Nemmeno io.

ALBERT Strano, non trova?

GIACOMO Chissà!

ALBERT Comunque, non sono affari nostri.

GIACOMO Infatti!

ALBERT Donna affascinante, però!

   Anna e Piero rientrano con il pranzo e apparecchiano anche per loro due a un terzo tavolo. Il dialogo successivo si svolgerà mentre mangiano.

PIERO Mangiamo pure noi. Dovremmo mangia’ in cucina. Mangeremo in cucina. Ma oggi abbiamo il nostro primo cliente e il nostro primo dipendente e quindi facciamo eccezione.

ANNA Assaggiate!

ALBERT (cominciando a mangiare) L’aspetto promette molto bene…

GIACOMO Anche il profumo…

ANNA (ad Albert) Le piacciono?

ALBERT Molto buoni. Complimenti.

ANNA Grazie.

PIERO (a Giacomo) E a te?

GIACOMO Davvero buoni. Non ne avevo mai mangiati così.

ALBERT Credo che verrò sempre a pranzo qui!

GIACOMO Ha già deciso?

ALBERT Non è stato difficile! La cucina della signora è squisita!

ANNA Aspetti di assaggiare altre cose per dire.

ALBERT Assaggerò altre cose: sicuro. Ma intanto l’impressione è questa!

PIERO È qui per lavoro?

ALBERT Sì, lo dicevo a lui: dirigo una ditta di Berlino e devo seguire dei lavori qui a Roma. Abbiamo un ufficio proprio qui nella piazza della Chiesa…

ANNA Santa Maria in Trastevere.

ALBERT Santa Maria in Trastevere!

PIERO Qua dietro…

ALBERT E per pranzo verrò qui allora!

PIERO Grazie, signore.

ALBERT Mi chiamo Albert. E, se volete, possiamo darci del tu.

PIERO Meglio! Così evitiamo problemi con il “lei”, che ai nostri governanti non piace.

ALBERT Non vi piacciono i vostri governanti?

PIERO (pausa imbarazzata) Non è per questo…

ALBERT Il governante, forse.

GIACOMO Uno è; infatti!

PIERO E da voi?

ALBERT Da noi?

PIERO Com’è il vostro di governante?

ALBERT Da noi il nostro Führer sta liberando la Germania dalla vergogna dei trattati di pace!

GIACOMO Sta violando i trattati di pace!

ALBERT Violando?!

GIACOMO Come si dovrebbe dire?

ALBERT I trattati di pace non sono stati firmati dal Führer, ma da un governo che aveva umiliato la Germania, accettandoli!

GIACOMO Un governo legittimamente eletto…

ALBERT Anche il governo nazista è stato legittimamente eletto dal popolo tedesco…

GIACOMO Va be’…

PIERO Basta, Giacomo!

ALBERT No, no: voglio sentire come pensa il nostro musicista!

GIACOMO Io voglio dire che…

PIERO Giacomo! In questa trattoria non si parla di politica!

ALBERT Giusto!... Se il proprietario vuole questo… Basta con questi discorsi.

ANNA (alzandosi) Vado a prendere un po’ di cicoria… (Esce)

ALBERT Grazie!

GIACOMO Chiedo scusa.

ALBERT Non c’è niente di cui scusarsi! In Italia e in Germania, al contrario di quello che dice la propaganda francese, c’è libertà di parola!

PIERO Infatti…

ALBERT Non sei d’accordo?

GIACOMO Io?

PIERO Certo che è d’accordo, ma come non è d’accordo…!

ALBERT Ma non lo dice…

ANNA (rientrando con la cicoria) Ecco qua!

ALBERT Fantastico!

PIERO Assaggiate questa cicoria!

ANNA Questa è fatta proprio come la fanno a Roma…

ALBERT Sapori che in Germania non conosciamo…

GIACOMO Che condimento c’è?

PIERO Questi sono i segreti della cuoca…

   Mentre continuano a commentare il pranzo, a soggetto, si fa lentamente buio. Nel buio, si sente il violino di Giacomo eseguire la Danza slava n° 2 di Dvořák. Dopo qualche istante, la scena s’illumina nuovamente. Albert, Piero, Anna e Giacomo sono nei medesimi posti, Giacomo sta suonando la Danza slava, i piatti sono vuoti: si comprende che hanno terminato il pranzo e che Albert è quasi ubriaco.

ALBERT Pranzo magnifico, Anna!

ANNA Grazie!

ALBERT Come dite, voi italiani?

PIERO Come diciamo?

ALBERT Un pranzo con i fiocchi!

PIERO Bene, bene.

ALBERT Giusto? Si dice così?

PIERO Sì, giusto… Adesso, però torniamo a lavoro!

GIACOMO (smettendo di suonare) Sì. Io vado a casa per darmi una sistemata e torno per la cena di questa sera. A che ora devo essere qui?

PIERO Facciamo per le sette?

GIACOMO Benissimo.

PIERO Pensi di farcela?

GIACOMO Sì, senz’altro!

PIERO Allora alle sette!

GIACOMO A stasera, allora. (Esce)

ALBERT Non saluta?

PIERO Chi?

ALBERT Il musicista.

PIERO Ah… sì… no… ha salutato… non hai sentito, forse, ma lui ha salutato…

ALBERT Allora sono sordo!

PIERO (prende dei piatti ed esce) Finisci tu di sparecchiare?

ANNA Sì.

ALBERT Bevo un ultimo bicchiere e vado. (Beve)

ANNA Sei sicuro che riuscirai a lavorare oggi pomeriggio?

ALBERT Perché?

ANNA Hai bevuto un po’ troppo.

ALBERT Io sono un tedesco!

ANNA Sarà!

ALBERT Voglio farti una fotografia. (Tira fuori da una borsa che ha con sé una macchina fotografica)

ANNA Una fotografia?!

ALBERT (alzandosi, un po’ barcollante) Sei bellissima, lo sai?

ANNA Grazie.

ALBERT Ecco… mettiti lì…

ANNA Qui?

ALBERT (prendendo posizione per scattare) Bellissima…

ANNA (si sistema i capelli) Così va bene?

ALBERT (scatta la foto) Perfetta! (Barcolla)

ANNA Attento! (Lo sorregge)

ALBERT (abbracciandola) Vuoi sposarmi?

ANNA Cosa?

ALBERT Vieni con me a Berlino!

ANNA Tu sei ubriaco…

ALBERT Ho bevuto un poco, ma non sono ubriaco…

ANNA Va bene, però adesso devi andare…

ALBERT Per favore, vuoi essere mia moglie?

ANNA No.

ALBERT Perché?

ANNA Come, perché?

ALBERT Perché no?

ANNA (accompagnandolo fuori) Perché no!

ALBERT Non ti piaccio?

ANNA Per favore!

ALBERT Perché non ti piaccio?

ANNA Smettila! (Escono)

   Buio. Dopo qualche istante, la luce illumina nuovamente la sala. Anna sta apparecchiando i tavoli. Canticchia il motivo della Danza slava n° 2 di Dvořák. Poco dopo, entra Giacomo con la custodia del suo violino. La loro conversazione inizia mentre Anna continua ad apparecchiare.

GIACOMO Ciao!

ANNA Oh, ciao, Giacomo!

GIACOMO Che fai?

ANNA Non lo vedi? Preparo i tavoli.

GIACOMO Piero?

ANNA Non lo so, è uscito per comprare qualcosa…

GIACOMO Qualcosa?

ANNA La dispensa era un po’ vuota…

GIACOMO (apre la custodia e tira fuori il violino) Avete prenotazioni, oggi?

ANNA No, niente prenotazioni…

GIACOMO No?

ANNA Ma qui la gente non prenota: se viene, viene al momento.

GIACOMO A parte Albert!

ANNA A parte Albert. Lui ormai viene tutti i giorni.

GIACOMO Ti aiuto?

ANNA Grazie. Se vuoi…

GIACOMO (comincia ad apparecchiare anche lui) Strano tipo!

ANNA Albert?

GIACOMO Non trovi?

ANNA Un brav’uomo!

GIACOMO Sì, ma strano.

ANNA Perché strano?

GIACOMO Non lo so… Ho questa impressione.

ANNA Lo conosco poco. Anzi, niente.

GIACOMO Anche a me.

ANNA Anche a me, cosa?

GIACOMO Mi conosci poco.

ANNA Vero! Anche a te.

GIACOMO Ci conosciamo poco o niente.

ANNA Però…

GIACOMO Cosa?

ANNA … non lo so… è come se ti conoscessi di più.

GIACOMO Perché?

ANNA Non lo so.

GIACOMO Strano!

ANNA Forse perché tu suoni.

GIACOMO E allora?

ANNA La musica mi fa sembra’ di conoscerti un po’ di più.

GIACOMO Ah sì?!

ANNA Esprimi qualcosa quando suoni, o no?

GIACOMO Certo.

ANNA E allora è come se avessimo parlato di tante altre cose…

GIACOMO Ho parlato soltanto io, però!

ANNA Allora io so qualcosa in più di te.

GIACOMO Non io di te…

ANNA Di me c’è poco da sapere…

GIACOMO (le è vicino) Di tutti c’è poco da sapere. O c’è tanto. Dipende se ci interessano.

ANNA (turbata) Sì… è vero…

GIACOMO (la stringe dolcemente) Io…

ANNA (accogliendo il suo abbraccio) Cosa?

GIACOMO (lentamente, fa per baciarla. Poi, però, si blocca e si allontana da lei)

ANNA (quasi delusa) Perché?

GIACOMO Non posso.

ANNA Perché non puoi?

GIACOMO E me lo domandi?

ANNA Pensi a Piero?

GIACOMO Non dovrei?

ANNA Piero non è mio marito.

GIACOMO No, lo so.

ANNA E allora?

GIACOMO Ma è il tuo uomo.

ANNA (ironica) Il mio uomo!

GIACOMO Non è così?

ANNA Io non appartengo a nessuno.

GIACOMO (la guarda, colpito)

ANNA Nessuno può dire che sono sua.

GIACOMO (si avvicina nuovamente a lei) Nessuno?

ANNA Nessuno.

GIACOMO (la bacia lungamente)

ANNA (si abbandona al suo bacio. Poi, separandosi:) Nemmeno tu.

GIACOMO Nemmeno io: lo so!

ANNA Possedere o essere posseduta da qualcuno: credi ci sia qualcosa di peggio?

GIACOMO Ma questo è l’amore!

ANNA Possedere o essere posseduti?

GIACOMO Certo.

ANNA Questo non è amore! Come potrebbe esserlo!?

GIACOMO (sorridendo) E mi sembrava strano il tedesco!

ANNA Vedi? Ti fai dei pregiudizi!

GIACOMO (cercando di baciarla ancora) Io… non lo so quello che mi è…

ANNA (schermendosi) Stai calmo…!

GIACOMO … che mi è successo…

ANNA (c .s.) Giacomo…

GIACOMO … quel giorno che sono entrato qui…

ANNA (c .s.) … per favore…

GIACOMO … per la prima volta…

ANNA (c .s.) … cerca di controllarti…

GIACOMO … non riuscivo a staccare gli occhi da te…

ANNA … smettila!

GIACOMO Scusami!

ANNA (lo bacia dolcemente sulle labbra) Era questo che volevi?

GIACOMO Che significa?

ANNA Decido io…

GIACOMO Lo so.

ANNA … se e quando è il caso!

GIACOMO L’ho capito.

ANNA Adesso calmati!

GIACOMO Va bene!

ANNA Calmati!... Non è difficile!

PIERO (da fuori) Anna!

GIACOMO (molto imbarazzato, si allontana da lei, prende il violino e comincia ad accordarlo)

ANNA (tranquilla) Sto qua!

PIERO (entrando) Ah, sei già arrivato?

GIACOMO Ciao, Piero.

ANNA (lo bacia) Hai trovato quello che cercavi?

PIERO (dandole una pacca sul sedere) Sì, non ti preoccupa’!

ANNA L’hai già sistemata la spesa?

PIERO So’ appena tornato.

ANNA L’hai lasciata sul tavolo?

PIERO Sì. Non è che puoi anda’ a sistema’ un po’ tu in cucina?

ANNA (uscendo) Ci penso io.

PIERO Se non ci fossi tu!

ANNA (da fuori) Le cose andrebbero molto meglio!

PIERO Che donna meravigliosa!

GIACOMO Sì.

PIERO Non trovi?

GIACOMO Sì, davvero… davvero una donna fuori dal comune.

PIERO È impossibile non innamorarsene.

GIACOMO È molto bella.

PIERO Non dirmi che anche tu non te ne sei innamorato!

GIACOMO Come?

PIERO Non è mica una colpa!

GIACOMO Cosa?

PIERO Io lo vedo come la guardi…

GIACOMO È molto bella…

PIERO E anche tu le piaci.

GIACOMO (si alza, imbarazzato) Io… veramente…

PIERO Perché t’imbarazzi?

GIACOMO No, no… io non…

PIERO (sorridendo) Sai che il tedesco le ha chiesto di sposarlo?

GIACOMO Albert!?

PIERO Sì, l’altra sera!

GIACOMO Ma come, le ha…

PIERO Le ha chiesto se voleva sposarlo!

GIACOMO Ma… è pazzo?

PIERO Era ubriaco! Ma le ha chiesto di sposarlo!

GIACOMO Te lo ha detto lei?

PIERO Certo!

GIACOMO Incredibile!

PIERO Le ha detto che vuole portarla con lui a Berlino!

GIACOMO E lei?

PIERO E lei gli ha detto di no!

GIACOMO (pausa) Ma…

PIERO Cosa?

GIACOMO Dico: avrebbe anche potuto dirgli di sì?

PIERO Certo! Avrebbe potuto, ma gli ha detto di no.

GIACOMO (pausa) Piero, scusa… (Si blocca)

PIERO Che c’è?

GIACOMO No, dico… mi rendo conto che sono affari vostri…

PIERO Che vuoi sape’?

GIACOMO (pausa) Fra voi due… Sì, dico, fra te e Anna… Voi siete come moglie e marito…

PIERO Non siamo sposati…

GIACOMO Lo so!

PIERO Io non potrei vive’ senza di lei. Questo è tutto!

GIACOMO (pausa) E lei?

PIERO Non lo so.

GIACOMO Come, non lo sai!?

PIERO Lo spero.

GIACOMO Lo speri?

PIERO Lo spero, sì! Ma come faccio a saperlo?!

GIACOMO E se lei amasse qualcun altro?

PIERO Che domande!

GIACOMO Perché?

PIERO Io mi accontento di guardarla. So’ felice che mi permetta di baciarla. Come… Come posso esse’ felice che un fiore, o un tramonto mi permettono di guardarli e di gode’ di loro. Senza pote’ pretende’ che solo io posso farlo!

GIACOMO (alterandosi) Ma questo non è possibile!

PIERO Perché?

GIACOMO Non dirmi che non saresti geloso!

PIERO E chi l’ha detto!?

GIACOMO Cosa?

PIERO Io non ho detto che non so’ geloso!

GIACOMO Ma hai detto…

PIERO Io non sopporto che lei possa ama’ qualcun’altro! Ma non posso pretende’ che poi pe’ davvero lei non lo fa!

GIACOMO No!

PIERO Che?

GIACOMO Non ci credo!

PIERO A che non ci credi?

GIACOMO A quello che stai dicendo.

PIERO E invece è così!

GIACOMO Ma non è possibile!

PIERO Questo è quello che pensavo pure io!

GIACOMO Pensavi?

PIERO Sì, una volta lo pensavo pure io.

GIACOMO E poi?

PIERO E poi ho conosciuto Anna.

GIACOMO E allora?

PIERO Allora non è stata più la stessa cosa.

GIACOMO (pausa. Poi sorride)

PIERO Che ci hai da ride’?

GIACOMO No, no, niente…

ALBERT (da fuori) Ciao, Anna!

ANNA (da fuori) Ciao!

ALBERT (c. s.) Che faccio, mi accomodo?

ANNA (c. s.) Vai pure. Ci stanno Piero e Giacomo.

ALBERT (entrando) Ah, eccovi qua!

PIERO Ciao, Albert!

ALBERT Ciao.

PIERO Un po’ presto pe’ mangia’!

ALBERT Sì, infatti non sono venuto per mangiare.

PIERO Ah no?

GIACOMO Ormai si sente di casa…

ALBERT Prego?

PIERO No, dice che ti senti di casa… perché… perché è giusto visto che ormai vieni sempre a mangiare qui…

ALBERT Io credo di non essere simpatico al tuo musicista!

PIERO Ma no, che dici!?

ALBERT Non è così?

PIERO No che non è così!

GIACOMO Neanche io ti sono simpatico!

ALBERT No! Non mi sei simpatico per niente!

PIERO Visto? Allora non vi siete simpatici nessuno dei due! Non è che uno può averci in simpatia il mondo intero, no?

ALBERT Giusto!

PIERO Giusto, no?

ALBERT Allora io ti chiedo una cosa, Piero.

PIERO Cosa?

ALBERT Io credo di essere uno dei tuoi clienti migliori, Piero, giusto?

PIERO Come no!

ALBERT Allora un favore puoi anche farmelo.

PIERO Che favore?

ALBERT Non voglio che ci sia lui quando vengo qui a mangiare!

PIERO Come?!

GIACOMO Non hai sentito, Piero? Il signore non mi vuole qui quando c’è lui!

ALBERT O lui, o io!

PIERO Ma Albert…

ALBERT Non devi decidere adesso!

PIERO Ma che è ‘sta storia, mo?!

ALBERT Nessuna storia: è semplice.

PIERO Ma non è semplice pe’ niente!

GIACOMO Ha ragione, Piero: o io, o lui!

ALBERT (uscendo) Fammi sapere quello che hai deciso! (Esce)

GIACOMO (pausa) Che hai intenzione di fare?

PIERO (pausa) E che devo fare?... Tanto lui viene solo a pranzo e tu a pranzo non ci stai! Qualche volta che viene a cena…

GIACOMO Che fai?

PIERO A Giacomo! Quando a cena viene lui non vieni tu! Ma che devo fa’!?...

GIACOMO Ah… è così!

PIERO Ti pago lo stesso, non sta’ a fa’ la vittima! Qua ci rimetto solo io, come faccio faccio! (Esce)

   Buio. Quando la luce si alza nuovamente, Anna e Giacomo sono in piedi, al centro della scena, e si stanno baciando.

GIACOMO (staccandosi dal bacio) Io non riesco più a stare senza di te.

ANNA Non devi farntene un’ossessione.

GIACOMO E come si fa?

ANNA Giacomo, stammi a sentire!

GIACOMO Che c’è?

ANNA O ti adatti a come vedo io le cose…

GIACOMO … oppure?

ANNA Oppure così è soltanto un tormento!

GIACOMO Sì, è un tormento!

ANNA E io non ho intenzione di vivere così!

GIACOMO Così, come?

ANNA Come? Come?... Così tormentata!

GIACOMO Lo so che è colpa mia…

ANNA Non è colpa di nessuno!

GIACOMO No, è colpa mia perché non riesco ad accettare…

ANNA Vuoi propormi pure tu di sposarmi?

GIACOMO (sorride) Pensi che io sia come quello scemo di tedesco?

ANNA Non vorrei pensarlo, ma tu la pensi come lui.

GIACOMO Non è vero!

ANNA Ci manca solo che mi proponi di portarmi via pure tu! Non a Berlino, ma da qualche altra parte!

GIACOMO Non considerarmi come quel tedesco!

ANNA E tu non fartici considerare!

GIACOMO Io, però… (S’interrompe)

ANNA Cosa vuoi dirmi?

GIACOMO Niente.

ANNA Sai cosa penso!

GIACOMO Lo so…

ANNA Io non posso vivere senza Piero…

PIERO (entrando, cupo) Questo non può che farmi piacere.

GIACOMO (allontanandosi da lei) Piero…

ANNA (va ad abbracciarlo con grande disinvoltura) Ciao, Piero…

PIERO (scostandosi dal suo abbraccio) Non c’è bisogno che pareggi i conti!

ANNA (pausa) Che significa?

PIERO Che vuoi fa’: ‘na divisione matematica dei sentimenti? Dieci baci a lui e dieci a me, cinque abbracci a me e cinque a lui…

ANNA (ride, nervosa) Pensi che io sia capace di questo?

PIERO Non mi stupirebbe.

ANNA Allora mi sono illusa che tu fossi in grado…

PIERO (esplodendo) Che? Di che ti sei illusa? Ch’è possibile dividerti co’ ‘n altro? Di questo ti sei illusa?

ANNA Ma tu mi hai sempre detto…

PIERO L’ho detto, sì, l’ho detto!... L’ho detto pure a lui, ma un conto è quello che uno dice… (Siede affranto su una sedia)

GIACOMO (pausa) Ora mi sembri normale, Piero.

PIERO Stai zitto!... Stai zitto, almeno! Normale, che cosa?... Normale che entro qua dentro e ti trovo abbracciato a lei? Pensi che questo è normale?

GIACOMO (comincia a salire di tono) No che non è normale! Ma qui sembrava che i normali foste voi e l’unico strano io che non riesco a capire come si possa amare due uomini contemporanea-mente! Da voi due ho sentito gli stessi discorsi! Non è questo il senso del discorso che mi hai fatto?

PIERO Lei m’ha fatto crede’ questo…

ANNA Io t’ho fatto crede’?

PIERO Sì!... Non dico che fosse l’intenzione tua…

ANNA Questo è quello che io penso!

GIACOMO Ma, Anna, ammettilo che è una cosa impossibile!

ANNA Perché?

PIERO Perché è così!

GIACOMO Per tutti è così!

ANNA Tutti dicono che così deve esse’!... Ma se io sento che amo due uomini, e non dico che voglio esse’ libera di pote’ amare tutti gli uomini che voglio! No! Io non faccio un discorso di quello che deve esse’ giusto: amare un solo uomo o tutti gli uomini che voglio! No! Io dico che questo è quello che sento! Questo è un dato di fatto! Se io sento questo, chi e in nome di che può dirmi che quello che sento è sbagliato?

PIERO Nessuno vuole dirti…

ANNA E cos’altro mi state dicendo con questa reazione che tutt’e due avete avuto?

GIACOMO E tu in nome di cosa dici che se quello che proviamo è di desiderare di non doverti dividere con altri, questo è sbagliato?

PIERO Sì, Anna! Ci ha ragione! Quello che proviamo è un dato di fatto come quello che provi tu!

ANNA (pausa) Sì, è vero.

PIERO E allora?

ANNA Allora cosa?

GIACOMO Che cosa dovremmo fare?

ANNA Non lo so.

PIERO Non lo sai.

GIACOMO Può darsi che in futuro quello che tu dici adesso sarà una cosa normalissima, chi lo sa?

ANNA (siede lentamente per terra, al centro della scena, fronte al pubblico) In futuro, sì, forse…

PIERO Ma ora!

ANNA Forse fra vent’anni, sì!... Nel 1958, per esempio… Chissà che mondo diverso ci sarà nel 1958… Sarà normale che un uomo, o una donna possa amare più uomini e tutti lo troveranno normale…

GIACOMO Forse sarà persino considerato normale che un uomo ami un uomo e una donna una donna…

PIERO (sorridendo) No, questo non credo che sarà mai possibile!

ANNA E che ne sai?

PIERO Almeno questo, dai!...

ANNA (con la testa tra le mani) Com’è complicato!

GIACOMO Non è complicato: è semplice invece…

ANNA Se fosse semplice non staremmo qua a dove’ spiega’ quello che proviamo.

PIERO (sedendosi anche lui per terra, alla sinistra di Anna) Io ho cercato di convincermi ch’era giusta la libertà che ci hai sempre avuto…

GIACOMO Ma cercare di convincersi di una cosa significa che quella cosa non ti convince.

ANNA Io non ho dovuto convincermene…

PIERO Lo so, si vede…

ANNA … per me è stato sempre così…

PIERO E’ facile pe’ te. Tu hai due uomini e ognuno di noi solo… mezza donna.

ANNA (è come folgorata da questa affermazione)

PIERO Scusami.

ANNA No, è colpa mia.

PIERO Non è colpa di nessuno.

ANNA Così siete tutti e due infelici.

GIACOMO (siede per terra, alla destra di Anna) E allora?

ANNA Meglio restare soli.

PIERO No!

ANNA Sì…

PIERO Meglio mezza donna… che niente!

GIACOMO Sì.

PIERO Hai visto? Pure lui è d’accordo!

ANNA Tu devi sempre scherza’?!

PIERO Ridendo castiga i mori!

GIACOMO Ma che stai a di’?!

ANNA Non significa mica questo!

PIERO Significa, significa: che ne sai tu? Solo perché hai studiato al Ginnasio, vuoi fa’ la professoressa?!

ANNA Va be’!

PIERO Comunque, una soluzione c’è!

ANNA Che?

GIACOMO Che soluzione?

PIERO Non parlarne.

ANNA Che significa?

PIERO Il guaio sta nelle parole.

GIACOMO Sono d’accordo.

ANNA Non capisco.

PIERO Io so’ disposto a continua’ a volerti bene se sento che pure tu mi vuoi bene e senza chiedermi che altro provi e per chi. Ma non devo parlarne. Né pensarne, né parlarne. Perché se ci penso e, soprattutto, se ne parlo, allora tutto diventa complicato.

ANNA (pausa) Questo è quello che provo anch’io.

GIACOMO (si sdraia a terra poggiando la testa sulle gambe di Anna) E allora questa è la soluzione.

PIERO Non è una soluzione… Ma è la soluzione.

ANNA Noi non abbiamo bisogno di soluzioni.

PIERO No?

ANNA Noi abbiamo bisogno di vivere.

GIACOMO E basta!

ANNA Sarà possibile?

PIERO (anche lui si sdraia poggiando la testa sulle gambe di Anna) Mo… io penso ch’è possibile.

GIACOMO E come potremmo esser certi di quello che sarà domani?

ANNA Teniamoci stretti a quello che sentiamo adesso.

PIERO (sorridendo) Abbiamo scelta?

ANNA Non credo.

GIACOMO No.

PIERO E allora così è.

ANNA Amen.

Rimangono così, fermi: Anna è seduta per terra, fronte al pubblico; Piero è sdraiato a terra dando il proprio lato destro al pubblico e poggia il capo sulle gambe di Anna; Giacomo, simmetricamente a lui, è sdraiato a terra dando il proprio lato sinistro al pubblico, anche lui con la testa poggiata sulle gambe di Anna.Dopo qualche istante, si fa buio.

Dopo qualche momento ancora, la luce si alza e la scena è vuota. Poi, entra Anna seguita da Albert.

ALBERT (entrando) Anna, oggi ho un regalo per te.

ANNA Davvero?

ALBERT Oggi è il mio compleanno. Ma sono io ad avere un regalo per te.

ANNA (ride) Cosa?!... Oggi è il tuo compleanno!?

ALBERT Sì. Perché? Che cosa ti fa ridere?

ANNA No, scusa…

ALBERT Non credo che è una cosa spiritosa…

ANNA Ma è incredibile!

ALBERT Cosa è incredibile?

ANNA Oggi è anche il mio compleanno!

ALBERT No. Mi prendi in giro?

ANNA Ti giuro!

ALBERT Incredibile!... Allora questo mio regalo giunge proprio al momento giusto.

ANNA Sì.

ALBERT (tira fuori da una borsa una foto) Questo è il mio regalo.

ANNA Cos’è?

ALBERT (gliela porge) Guarda.

ANNA (prende la foto) Ah, la foto che mi avevi scattato!... Grazie! (Lo bacia su una guancia)

ALBERT (la stringe) Anna!

ANNA Ah!

ALBERT Anna, io ti amo…

ANNA Lasciami!

ALBERT Vieni con me a Berlino!

ANNA Per favore, Albert!

ALBERT Anche se non vuoi essere mia moglie…

ANNA Lasciami!

ALBERT Io posso darti più di quello che hai qui…

ANNA Smettila! L’altra sera eri ubriaco, ma adesso…

ALBERT Adesso ragiono, ma ti chiedo la stessa cosa…

ANNA (si divincola) Basta!

ALBERT Davvero vuoi fare per sempre la cameriera?

ANNA Smettila, ti dico!

ALBERT (cerca di stringerla di nuovo) Io ti offro una vita diversa, anche se non mi ami…

ANNA Lasciami stare!

ALBERT … io ti voglio lo stesso!

ANNA (non si fa afferrare) Non dire sciocchezze!

ALBERT Io sono disperato, Anna!

ANNA Devi farla finita!

ALBERT (tirando fuori dei soldi da una tasca) Pensi che io non sia abbastanza ricco da poterti dare una bella vita?

ANNA Ma che stai a di’!?

ALBERT Guarda! (Mostrandole una manciata di banconote) Guarda se non sono ricco!

ANNA Ma tu guarda questo!

ALBERT I soldi non mi mancano, Anna!

ANNA Non essere ridicolo.

ALBERT Io sono ridicolo, lo so!

ANNA Non venire mai più qui!

ALBERT Non cacciarmi via, Anna!

ANNA Non voglio più vederti qui dentro! (Esce)

   Rimasto solo, Albert appare come inebetito e continua a fissare la porta da cui Anna è uscita. Rimette il denaro in tasca; poi si precipita alla sua borsa, ne trae una boccettina e fa per berla.

PIERO (entrando. Ha un giornale in mano) Ciao, Albert, ch’è successo ad Anna, l’ho vista… (Si accorge di quello che sta facendo Albert, butta il giornale per terra e si precipita su di lui strappandogli la boccettina dalle mani) Ma che stai a fa’! Albert, sei impazzito!?...

ALBERT Lasciami!

PIERO Dammi ‘sta boccettina!

ALBERT No…

PIERO Lascia ‘sta cosa!

ALBERT No! No!

PIERO (prende la boccettina e se la mette in tasca) Ma che vuoi fa’?

ALBERT (siede su una sedia e comincia a tossire)

PIERO Hai bevuto?

ALBERT (continua a tossire)

PIERO Hai bevuto ‘sto veleno?

ALBERT Non lo so…

PIERO Sputa!... Sputa!

ALBERT Non ho fatto in tempo a bere.

PIERO Ma che t’è venuto in mente!?

ALBERT Stavo facendo una sciocchezza.

PIERO Ah, l’hai capito mo!

ALBERT Non so che mi ha preso.

PIERO (pausa) C’entra qualcosa co’ Anna che ho visto pure lei tutta strana?

ALBERT No, lei non c’entra niente.

PIERO (pausa) Ho capito.

ALBERT (pausa) Tu mi hai salvato…

PIERO Ma tu guarda ‘sto scemo!

ALBERT Io non lo dimenticherò mai!

PIERO Passato?

ALBERT Sì.

PIERO Passato tutto?

ALBERT Sì, sì.

PIERO Promettimi che non lo fai più.

ALBERT Non si ripeterà.

PIERO (raccoglie il giornale che aveva buttato per terra) M’hai fatto piglia’ un colpo!

ALBERT È stato un momento che non ho capito più niente…

PIERO E non te li fa veni’ ‘sti momenti! Che mica ci sto sempre io a farti da… (La sua attenzione è attratta dal titolo del giornale che, evidentemente, non aveva ancora letto) Ma che è ‘sta cosa, mo?

ALBERT Che cosa?

PIERO (legge ad alta voce) “Le leggi per la difesa della razza approvate dal Consiglio dei ministri… I matrimoni misti sono proibiti… La definizione di ebreo… L’annotazione allo stato civile… L’esclusione dagli impieghi statali, parastatali e di interesse pubblico… Le norme concernenti le scuole elementari e medie e gli insegnanti… ”

   Piero rimane come stordito, in silenzio, con il giornale tra le mani.

ALBERT Piero!...

PIERO Ma… hai sentito che c’è scritto?

ALBERT E allora?

PIERO Hanno fatto delle leggi sulla razza…

ALBERT Ma che t’importa, Piero?

PIERO Come, che m’importa?

ALBERT In Germania ci sono già da tre anni quelle leggi! Che t’importa?

PIERO (pausa) Io so’ ebreo.

   Buio.

Atto secondo

Stessa sala. Primi di ottobre del 1943. Anna sta apparecchiando. I gesti sono gli stessi che abbiamo visto altre volte, ma ora sembra che l’atmosfera sia completamente cambiata. La consueta allegria di Anna sembra quasi scomparsa e il suo umore, se non cupo, è certamente preoccupato. Dopo qualche momento, entra Albert in divisa da ufficiale delle SS. Egli entra in silenzio e rimane quasi sulla porta. Anna, al vederlo, s’immobilizza. Per qualche lungo istante, i due restano in silenzio. Poi:

ALBERT Buona sera, Anna.

ANNA Io…!

ALBERT Mi riconosci?

ANNA Albert…

ALBERT Non mi saluti?

ANNA (pausa) Buona sera.

ALBERT (entra nella stanza) Spaventata da questa divisa?

ANNA No…

ALBERT Siamo in guerra, no?!

ANNA Purtroppo!

ALBERT Dipende dai punti di vista.

ANNA Non immaginavo…

ALBERT Non immaginavi che fossi arruolato?

ANNA No… non lo so… che grado hai?

ALBERT Sono Obersturmführer!

ANNA Cioè…?

ALBERT In italiano sarebbe come tenente.

ANNA Ma da quanto tempo sei a Roma?

ALBERT  Sono arrivato due giorni fa. E, come vedi, non ho dimenticato gli amici.

ANNA Tanto tempo è passato…

ALBERT Cinque anni!

ANNA Sembra un secolo.

ALBERT Quando sono tornato in Germania, la mia ditta mi ha affidato la direzione di una fabbrica vicino Frankfurt amMain. Ma quando è iniziata la guerra, poi sono stato richiamato.

ANNA Non sei cambiato.

ALBERT Forse un po’ dimagrito.

ANNA Stai bene.

ALBERT Grazie.

ANNA Siamo tutti dimagriti, con la guerra!

ALBERT (le si avvicina. Sembra che voglia abbracciarla, invece, quando le è vicinissimo, estrae da una tasca interna della divisa un portafoglio, ne tira fuori una foto e la mostra ad Anna) Voglio farti vedere una cosa…

ANNA Cos’è?

ALBERT Mia moglie e mia figlia.

ANNA (prende la foto e la guarda) Che bella bambina!

ALBERT Tre anni.

ANNA Anche tua moglie è una bella donna…

ALBERT Si chiama Elfride.

ANNA E tua figlia?

ALBERT Vuoi sapere come si chiama mia figlia?

ANNA Sì, come si chiama?

ALBERT (pausa) Si chiama… Anna.

ANNA (pausa) Anna?!

ALBERT Ti dispiace se le ho dato il tuo stesso nome?

ANNA No… no, anzi…

ALBERT Mi ricordo di te tutte le volte che la chiamo.

ANNA Albert…

ALBERT Non mi dici niente?

ANNA Cosa?

ALBERT Ti fa piacere che io sia venuto?

ANNA Sì… certo…

ALBERT Mi aspettavo un’accoglienza un po’ più… come dire?

ANNA (pausa) Benvenuto.

ALBERT Gia!... Benvenuto…

ANNA Non ti aspettavo…

ALBERT Ed è stata una sorpresa.

ANNA Sì… proprio una sorpresa.

ALBERT E Piero?

ANNA Dovrebbe tornare a momenti.

ALBERT Come sta?

ANNA Bene!... Bene, per come si può stare in questo momento…

ALBERT Non ti preoccupare! La guerra finirà presto! Adesso che abbiamo liberato Mussolini, gli italiani appoggeranno tutti il nostro lavoro per fermare inglesi e americani. Gli italiani sono tutti fascisti e non si tireranno indietro!

ANNA Certo…

ALBERT Non credi?

ANNA Io… sai, non m’intendo di politica…

ALBERT Non c’è niente di cui intendersi: il Führer è destinato a dominare in tutta Europa. E le possibilità sono soltanto due: o con lui, o contro di lui!

ANNA Sarà così?

ALBERT Senza dubbio! (Riprende la fotografia, che era rimasta in mano ad Anna, e la ripone nel portafoglio) Senza dubbio! (Vicinissimo ad Anna, è colto come da un raptus e fa per abbracciarla) Anna…!

ANNA (indietreggia impaurita) No, Albert, no: ti prego!

ALBERT Io amo mia moglie… Ma appena ti ho rivista…

ANNA Cerca di controllarti!

ALBERT I miei sentimenti non sono cambiati!

ANNA No, mi dispiace.

ALBERT Anna, io…

ANNA Io ti ringrazio perché hai chiamato…

ALBERT … non ho fatto altro…

ANNA … tua figlia come me…

ALBERT … che pensare a te…

ANNA … è una cosa molto gentile…

ALBERT … in tutti questi anni…

ANNA … da parte tua, grazie davvero…

ALBERT … ogni momento della mia vita…

ANNA … ma non ricominciare, ti prego…

ALBERT … è passato con il pensiero a te…

ANNA … non ricominciare con la tua fissazione!

ALBERT Ma perché?

ANNA Perché no!

ALBERT Io esigo una spiegazione!

ANNA (pausa) Una spiegazione?!

ALBERT Certamente!

ANNA Ma che cosa devo spiegarti!?

ALBERT (fa nuovamente per afferrarla) Perché mi rifiuti.

ANNA (sfuggendogli) Perché non mi piaci!

ALBERT Non ti…

ANNA E non sto parlando del tuo aspetto fisico!

ALBERT Di cosa, allora?

ANNA Ti dirò di più!

ALBERT Cosa?

ANNA Sei anche un bell’uomo!

ALBERT E allora?

ANNA Ma non mi piaci come sei dentro!

ALBERT E che cosa ne sai?

ANNA L’avevo capito prima della guerra…

ALBERT Cosa?

ANNA … e la guerra non ha fatto altro che confermare quello che pensavo…

ALBERT Cosa pensavi?

ANNA … adesso che ti ho visto con questa divisa addosso! Tu pensi che la forza possa permetterti tutto. La forza dei soldi, prima della guerra; la forza delle armi, adesso! E lo sai perché pensi questo? Lo sai?... Perché sei un debole! Perché tu hai paura di tutto, hai paura di tutti e soprattutto di te stesso!... Pensaci!... Può darsi che tu sia ancora in tempo per cambiare!

ALBERT (pausa. Rapidamente, come fosse un’altra persona, cambia totalmente atteggiamento e si blocca. Le bacia la mano) Ora devo andare. Ma tornerò senz’altro.

Albert sta per uscire, quando entra Giacomo. Albert si arresta e Giacomo rimane basito.

ALBERT Guarda chi si vede!... Suoni ancora il violino?

GIACOMO (tace, entra nella stanza e si colloca vicino ad Anna)

ANNA Sì… lo suona ancora.

ALBERT Dunque ancora non vi sbarazzate di quest’individuo!

GIACOMO Vedo che la guerra ti ha messo addosso l’abito più appropriato!

ALBERT Che intendi dire?

GIACOMO Ho sempre pensato che questo sarebbe stato il tuo ruolo in questo momento.

ALBERT Non credevo di essere nei tuoi pensieri.

GIACOMO Purtroppo non possiamo scegliere di avere soltanto buoni pensieri.

ALBERT E tu come mai non sei a combattere?

GIACOMO Non sono affari tuoi!

ALBERT Sono affari miei, invece!... Devo prendere qualche informazione sul tuo conto.

GIACOMO Fai come credi!

ALBERT Chissà che il Questore Caruso non abbia qualche buona notizia per me sul tuo conto!

Albert gli rivolge un ampio sorriso, lancia un ultimo sguardo ad Anna ed esce.

PIERO (da fuori) Albert! Che sorpresa!

ALBERT (c. s.) Ciao, Piero!

PIERO (c. s.) Ma da quando stai a Roma?

ALBERT (c. s.) Da qualche giorno.

PIERO (rientra seguito da Albert) Hai fatto carriera! Come va?

ALBERT Tutto bene, amico mio!

PIERO Vieni dalla Germania?

ALBERT Ho combattuto in Africa con Rommel, sono rientrato per poche settimane a Berlino e ora eccomi qua!

PIERO Mi… mi fa piacere!

ALBERT Anche a me di essere utile all’Italia!

PIERO Certo, certo. E dove stai qua a Roma?

ALBERT Sono a via Tasso.

PIERO A… a via Tasso?

ALBERT Sì, sono uno dei collaboratori dell’Obersturmbannführer Kappler! Conosci?

PIERO Eh?!... Sì, sì… è molto conosciuto qua a Roma.

ALBERT Sta facendo un ottimo lavoro!

PIERO Dici?

ALBERT Certamente! Sta ripulendo questa città dai traditori badogliani!

PIERO Infatti! Così dicono.

ALBERT Non è un lavoro facile!

PIERO Immagino, sì…

ALBERT Io sono qui da poco, ma ho capito subito com’è la situazione!

PIERO Dura! Te l’assicuro!

ALBERT Finirà presto: non dubitare!

PIERO Speriamo…

ALBERT È una certezza!

PIERO Sì, sì… ma…

ALBERT Cosa c’è?

PIERO Che… che volevo dirti?...

ALBERT Dimmi!

PIERO Eh… Hai mangiato?

ALBERT Come? Ah, no, non ho ancora mangiato.

PIERO E allora mangia qua!

ALBERT Dici?

PIERO Perché no? Come ai vecchi tempi!

ALBERT Non ho molto tempo…

PIERO Facciamo in fretta…

ALBERT E va bene…

PIERO Benissimo!

ALBERT … mangio qui!

PIERO Che vuoi mangia’?

ALBERT E me lo domandi? Saltimbocca alla romana!

PIERO Saltimbocca alla romana?

ALBERT Come sempre!

PIERO Eh… Magari!

ALBERT Magari? Come?

PIERO (triste) Non è possibile.

ALBERT Perché?

PIERO Non ho più carne da un paio di settimane.

ALBERT (cupo) Ah no?!

PIERO No.

ALBERT E cosa cucini?

PIERO Quello che riesco a trova’.

ALBERT Alla borsa nera?

PIERO (pausa) Pure, sì.

ALBERT Anche la borsa nera?

PIERO E che devo fa’!... E poi non viene quasi più nessuno a mangia’.

ALBERT Hai perso i clienti?

PIERO Mica solo io! La gente non ci ha soldi da spreca’ in trattoria.

ANNA Comunque qualcosa rimediamo!

PIERO Ah, quello è sicuro!... Giacomo, suona qualcosa per Albert, mentre io e Anna vediamo che possiamo prepara’!

GIACOMO No!

PIERO Come, no? Perché?

GIACOMO Non so se sono gradito.

PIERO Ma come non sei gradito? È vero Albert ch’è gradito?

ALBERT Lo pagate per suonare…!

PIERO Veramente è un bel po’ che non lo paghiamo, ma Giacomo s’accontenta di mangia’ qua con noi… E quella è la paga. (Esce)

ANNA (rimane a guardare Albert e Giacomo. Poi:) Suona, Giacomo… per favore! Fallo per me! (Esce)

   I due restano immobili, in silenzio, per qualche istante. Poi, Giacomo apre lentamente la custodia ed estrae il suo violino.

ALBERT A lei non si può rifiutare, eh?!

   Giacomo non risponde, accorda rapidamente il violino e poi comincia a suonare la Danza ungherese n° 1 di Brahms. Mentre Giacomo suona, Albert si sistema a un tavolo, resta un po’ in ascolto, quindi, mentre Giacomo continua a suonare, egli comincia a parlare, con lunghe pause fra una frase e l’altra, come per godersi l’effetto delle proprie parole su Giacomo che sembra non sentirlo e continua a suonare.

ALBERT Sei ancora innamorato di lei, vero?... Lo so che lo sei sempre stato… Ti capisco… Ti assicura che ti capisco!... Anche a me ha fatto girare la testa, prima della guerra… Sai una cosa? Le avevo anche chiesto di sposarmi… Pensa un po’ che idiota sono stato!... Adesso però le cose sono cambiate… Molto cambiate!... Ora è lei che dovrà chiedermi qualcosa… Le capiterà certamente di dovermi chiedere qualcosa… E allora dovrà essere molto gentile con me… Molto gentile!... Ha già cominciato a farlo, sai?… In fondo, le donne sono tutte uguali… Soprattutto se sanno di essere belle… Quando capiscono che la loro bellezza non lascia indifferenti, sanno venderla per ottenere quello che vogliono… E sai perché è così?... Questo è perché alcune lo fanno per mestiere… Ma tutte, in fondo, non sono altro che puttane!

   Giacomo smette bruscamente di suonare e guarda con odio Albert.

ALBERT (sorridendo) Non sei d’accordo?... Pensi che lei non sia una puttana?... Ti dispiace che io dica questo?... Non dirmi che non lo pensi anche tu… Anche se non lo dici!... Ma certo che lo pensi anche tu!

PIERO (rientrando, seguito da Anna. Piero ha in mano un piatto e un cestino con il pane, mentre Anna porta una bottiglia e un bicchiere) Siamo stati veloci, no? Una frittata con la cicoria: non abbiamo trovato altro, ma ti assicuro che so’ buonissime!

   Albert, seduto a un tavolo al centro della scena, comincia a mangiare e parla mentre mangia. Gli altri tre assistono al suo pasto come se non fosse soltanto un pasto.

ALBERT I romani si credono furbi… Pensano di essere i padroni del mondo perché i loro antenati hanno davvero dominato il mondo… Non hanno capito che adesso i dominatori del mondo sono altri… Noi glielo faremo capire ai romani… Lo faremo capire a tutti gli italiani… E lo capirà il mondo intero… Tu sei fortunato, Piero! Sei fortunato perché sei mio amico e puoi stare tranquillo… Perché anche quando qui accadranno cose terribili… E quelle cose terribili accadranno!... Chi potrà contare sull’amicizia di qualcuno che conta sarà fortunato!... Non credere che queste che ti sto dicendo sono soltanto parole!... Capirai presto!... Più presto di quanto tu possa pensare!

   Buio. Quando la luce si alza nuovamente, la scena è vuota. Dopo qualche momento, Anna entra con un secchio, uno straccio e uno scopettone e comincia a lavare il pavimento. Dopo qualche istante, entra Piero. Ha una manica della giacca strappata ed è tutto in disordine, con del sangue sulla fronte.

ANNA (lo sente entrare, ma non lo vede ancora) Ciao Piero, mi dai una mano a sistemare qui? Bisognerebbe dare una spolverata anche al…

PIERO (con voce roca e sofferente) Anna…

ANNA … soffitto perché non…

PIERO (c. s.) Anna…

ANNA (si volta verso di lui) Piero! (Andandogli incontro e aiutandolo a sedere) Dio mio, che t’è successo!?

PIERO Ah!

ANNA Dove ti fa male?

PIERO Da per tutto…

ANNA Ma come, da per tutto!?

PIERO Attenta alla spalla…

ANNA Ma sei tutto pesto…

PIERO Lo so…

ANNA E questo è sangue…

PIERO Devo aver perso molto sangue…

ANNA O Dio mio, ma tu devi andare all’Ospedale…

PIERO Non ti preoccupa’…

ANNA Ma come, non ti preoccupa’!?

PIERO Non voglio anda’ all’Ospedale!

ANNA Che t’è successo?

PIERO Eh!?

ANNA Sei caduto?

PIERO Calmati…

ANNA (guardandogli la ferita) Ma guarda qua… è tutto aperto…

PIERO Ahi!...

ANNA Fa’ male?

PIERO Mi tira tutto…

ANNA (utilizzando l’acqua di una caraffa e un tovagliolo, gli lava la ferita) Togliamo questo sangue…

PIERO Piano!...

ANNA Ma che t’è successo?

PIERO Fa’ piano!

ANNA Sì, ma che t’è successo?

PIERO Una squadraccia!

ANNA I fascisti?

PIERO Li ho incontrati su via Arenula, quasi al ponte…

ANNA Ma chi erano?

PIERO E che ne so!?

ANNA Non conoscevi nessuno?

PIERO Un paio…

ANNA Disgraziati!

PIERO Un paio mi pareva di conoscerli…

ANNA E allora?

PIERO Avevano voglia di divertirsi. Uno di questi che conosco di vista, uno che abita a viale Glorioso, ha cominciato a di’ che ero un ebreo…

ANNA E tu?

PIERO E io niente!... Io ho cercato di tira’ dritto… Ma quelli, figurati!

ANNA Che?

PIERO Non è che ci hanno bisogno che tu gli dici o fai qualcosa… Se t’hanno puntato vanno avanti…

ANNA Come?

PIERO M’hanno cominciato a spintona’, a strattona’… Io so’ caduto pe’ terra…

ANNA Maledetti fascisti!

PIERO Io non ci volevo crede’!

ANNA A che?

PIERO Ch’erano capaci di questo!

ANNA Questi so’ capaci di tutto!

PIERO Mo l’ho capito! Mo ho capito che so’ davvero capaci di tutto!

ANNA Dobbiamo andarcene via!

PIERO Dove?

ANNA Ce ne dobbiamo andare!

PIERO Ma andare dove?

ANNA Non lo so, ma a Roma non ci possiamo più resta’.

PIERO Perché?

ANNA E me lo chiedi?! Non vedi come t’hanno ridotto?

PIERO Ma dove andiamo?

ANNA Da qualche parte!

PIERO È ‘na parola!

ANNA Non lo so!... A Rieti!

PIERO A Rieti?!

ANNA Ci ho ‘na zia a Rieti! Andiamo da lei. Sicuramente là ci stanno meno fascisti e nazisti che qua!

PIERO Ma come si fa?

ANNA Perché?

PIERO E qua che facciamo? Chiudo la trattoria?

ANNA La chiudi, certo!

PIERO Ma come faccio?

ANNA Perché, come fai? Qua ormai non viene quasi più nessuno a mangia’. Chiudi e poi, quando le cose si so’ sistemate, ricominciamo.

PIERO Non è facile!

ANNA Perché?

PIERO Anna, non è facile!

ANNA Non è facile: ma perché?

PIERO Ma perché se qua chiudi, dopo qualche giorno che capiscono che te ne sei andato, qua sfondano e ci si mettono gli sfollati, ma che non lo sai?

ANNA E manco può esse’ che se te ne vai in giro rischi ogni volta di torna’ a casa così!

PIERO Lo so.

ANNA Così non può esse’!

PIERO E che possiamo fa’?

ANNA (pausa) Perché non parli con Albert?

PIERO Con Albert!?

ANNA Quello ormai è una che conta…

PIERO Lo so…

ANNA Dice ch’è ‘n amico tuo! Vediamo s’è vero!

PIERO Ma che pò fa’?

ANNA Qua lo dicono tutti che Albert aiuta più di qualcuno, soprattutto qualche ebreo…

PIERO Sì, lo so, lo dicono…

ANNA Si fa pagare, certo…

PIERO Bella roba!

ANNA … mica lo fa gratis…

PIERO E allora?

ANNA … però magari a te…

PIERO E che gli chiedo?

ANNA Niente! Ti deve solo segnalare ai fascisti e dirgli che tu non devi esse’ toccato. A lui che gli costa?

PIERO Niente, se è per questo!

ANNA E allora?

PIERO Non lo so…

ANNA A Pie’: andartene non te ne vuoi anda’, co’ Albert non ci vuoi parla’…

PIERO Tu la fai facile…

ANNA Perché, come la devo fa’?

PIERO Invece facile non è!

ANNA Ma perché?

PIERO Perché? Perché? Perché?

ANNA Ci parlo io?

PIERO Perché tu?

ANNA E allora parlaci tu!

GIACOMO (entrando) Piero!... Ma ch’è successo?!

PIERO A Giacomo!

GIACOMO Madonna mia!

ANNA Guarda come l’hanno ridotto i fascisti!

GIACOMO Sono stati i fascisti?

PIERO E no!

GIACOMO Bastardi!

PIERO Me la so’ vista brutta!

GIACOMO Ci credo! Ma com’è stato?

ANNA L’ha incontrato una squadraccia e dato ch’è ebreo…

GIACOMO Figli di puttana!

PIERO Ma io so’ stato sempre ebreo! Ma a chi ho fatto male?

ANNA A questi mo gli gira così!

GIACOMO Perché non andiamo all’Ospedale?

PIERO A fa’ che?

GIACOMO Come, a fa che?

ANNA Non ci vuole andare!

GIACOMO Perché?

PIERO Ma perché: vi pensate che all’Ospedale è sicuro che non ci hanno niente da di’ che so’ ebreo?

ANNA E ci ha pure ragione!

GIACOMO Che situazione!

PIERO Ma chi se lo credeva…

GIACOMO Bisogna trovare una soluzione.

ANNA E di questo stavamo a parla’!

GIACOMO Che stavate dicendo?

PIERO Niente…

ANNA Io ‘n’idea ce l’avevo avuta…

GIACOMO Che idea?

ANNA (pausa. A Piero:) Allora?

PIERO Allora che?

ANNA Gli parli tu, o gli devo parla’ io?

GIACOMO A chi?

ANNA Ad Albert!

GIACOMO Perché?

ANNA Perché è l’unico che conosciamo che può ordina’ agli squadristi di lascia’ in pace Piero!

GIACOMO Volete chiedere un favore a quel nazista?

ANNA Perché non dovremmo?

GIACOMO Perché è un nazista!

ANNA Ma adesso sono loro che comandano a Roma!

GIACOMO E tu pensi che quel porco nazista farà quello che gli chiedete voi?

ANNA Con noi s’è sempre dimostrato gentile!

GIACOMO Viene a fare il comodo suo qua, altro che gentile!

ANNA Io ci voglio provare!

GIACOMO E tu forse ci riesci!

ANNA Che vuoi dire?

GIACOMO Niente! Non voglio dire niente!

ANNA E allora non dire niente!

GIACOMO Chiedere aiuto a quel nazista!... Che schifo!

ANNA Qua tutto è uno schifo!... E’ uno schifo quello che hanno fatto a Piero! Che vuoi che m’importi se è uno schifo chiede’ un favore a un nazista!

GIACOMO Già il solo fatto che tu pensi di chiedergli un favore significa che non hai ancora capito con chi hai a che fare!

ANNA Ho a che fare con un uomo…

GIACOMO Non è un uomo, è un nazista!

ANNA … con un uomo che s’è mostrato amico di Piero…

GIACOMO Ammesso che lo sia mai stato, è una cosa di prima della guerra!

ANNA E che significa?

GIACOMO Che adesso è tutta un’altra cosa!

ANNA Sempre lui è!

GIACOMO Ma come fai a non capire!?

ANNA Come fai tu a non capire!

GIACOMO Fa’ come ti pare!

ANNA Faccio sì come mi pare!

ALBERT (entrando) Sei andato a sbattere contro un treno, Piero?

   Tutti s’immobilizzano. Albert si dirige al centro della stanza, dà un’occhiata alle ferite di Piero e poi va a sedersi a un tavolo, si toglie i guanti e  poggia la sua pistola d’ordinanza sul tavolo dinanzi a sé. Poi:

ALBERT Che hai fatto?

PIERO Io non ho fatto niente. Io!

ALBERT No? E come mai sei ridotto così?

GIACOMO Perché è ebreo. Ecco perché!

PIERO M’hanno ammazzato di botte dicendomi ch’ero ebreo.

ALBERT Ma chi?

GIACOMO I fascisti! Chi?

ALBERT E perché?

ANNA Senza perché!

GIACOMO La colpa è che è ebreo!

ALBERT Ma tu avrai fatto senz’altro qualcosa!

PIERO Io?!

ALBERT Tu, sì: se ti hanno aggredito è perché devi aver fatto qualcosa!

PIERO Io stavo a cammina’ pe’ strada!

ALBERT Non può essere!

GIACOMO Fammi capire: quelli lo massacrano di botte e la colpa è sua perché se quelli l’hanno massacrato di botte un motivo per farlo dovevano avercelo? Questo pensi tu?

ALBERT Certamente!

PIERO Ma come, Albert! Mi devi crede’: io non ho fatto niente!

GIACOMO Ma perché ti devi giustificare?

PIERO Giacomo, per favore! Non ti ci mette’ pure tu! Sto cercando di fargli capi’ che io non ho fatto niente!... Albert, credimi: l’unico motivo è che so’ ebreo. Solo questo gli è bastato a quei fascisti per ridurmi come m’hanno ridotto! Nient’altro! L’accusa era solo quella… Tu sei ebreo!

ALBERT Ma tu sei ebreo.

PIERO (pausa) Che?!

ALBERT Che tu sei ebreo: questo è vero.

ANNA (pausa. Incredula) Certo ch’è vero! Ma questo che significa?

GIACOMO Vuoi di’ che questa è ‘na motivazione che giustifica quello che hanno fatto?

ALBERT Gli ebrei hanno tanti difetti, ma anche tanti pregi. Io non dovrei dirlo, ma io sono una persona obiettiva.

PIERO (pausa) Che significa?

ALBERT Gli ebrei sono molto intelligenti, sono molto portati per la musica, per esempio…

PIERO E allora?

ALBERT Però hanno anche molti difetti…

PIERO Quali difetti?

ANNA Che significa ‘sto ragionamento, Albert?

ALBERT Significa che gli ebrei, per esempio, vorrebbero dominare il mondo con i soldi delle banche che sono tutte loro…

PIERO Le banche?! Albert, ma io so’ un poveraccio!

ALBERT Nessun ebreo ricco ammetterebbe mai di essere ricco!

GIACOMO Ma questo è…

ANNA Giacomo, per favore!

GIACOMO Ma come potete starlo a sentire?!

ALBERT Però so pure che gli ebrei sono bravi, per esempio, a raccontare le barzellette.

PIERO Le barzellette!?

ALBERT Sì! Tutti gli ebrei sanno raccontare le barzellette…

PIERO Ma che stai a di’…!?

ALBERT (urlando e battendo un pugno sul tavolo) Non mi contraddire! Io dico cose che sanno tutti!

   Silenzio.

ALBERT Raccontane una.

PIERO Una!?

ALBERT Racconta una barzelletta!

PIERO Albert… ma stai a scherza’?

ALBERT Non sto scherzando. Racconta una barzelletta!

PIERO Ma io… non la so…

ALBERT Tu sei ebreo e tu conosci le barzellette e le sai raccontare! Io voglio sentire una barzelletta e tu adesso la racconti, è chiaro!?

ANNA Non ci posso credere!

ALBERT (terribile) Sto aspettando!

PIERO (imbarazzato, quasi tremante) Allora… Una barzelletta…

ALBERT Lo vedi che se ti sforzi, ti ricordi le barzellette? Avanti!

PIERO Allora… c’è un ebreo e un… un soldato tedesco…

ALBERT Un soldato tedesco?

PIERO (pausa) Sì…

ALBERT Questa non la conosco. Avanti!

PIERO C’è un ebreo e un soldato tedesco e… Il soldato tedesco dice all’ebreo… (Cercando d’imitare la pronuncia tedesca della lingua italiana) Tu, sporco ebreo… voglio vedere se sei intelligente come dicono che sono gli ebrei. Tu stai, però, attento… perché se sbagli, io ti uccido, capisci?... Io ho un occhio di vetro costruito da un abile artigiano tedesco, che è talmente bravo da far sembrare vero l’occhio di vetro… Vediamo se tu sai riconoscere qual è il mio occhio di vetro!... L’ebreo guarda con attenzione gli occhi del tedesco e poi dice… L’occhio di vetro è il destro!... Il soldato tedesco rimane stupito e poi chiede… Come hai fatto a indovinare, sporco ebreo?... E l’ebreo… Semplice!... Quello di vetro era quello con l’espressione più umana!

Albert s’irrigidiscee guarda gelido Piero, che è sempre più spaventato e rimane come paralizzato. Poi, inaspettatamente, Albert comincia a ridere, dapprima in modo sommesso, poi in modo sempre più irrefrenabile e sempre più sonoramente. Piero scioglie la propria tensione e, sia pure goffamente, comincia a ridere. Giacomo e Anna rimangono impassibili. Dopo qualche momento, Albert si blocca improvvisamente e, con un po’ di ritardo, anche Piero smette di ridere.

ALBERT Allora è vero che gli ebrei conoscono tante barzellette!?... Lo vedi che avevo ragione?! (Duro) Ne voglio sentire un’altra.

PIERO Un’altra?

ALBERT Un’altra, sì!

PIERO (completamente avvilito, si rivolge ad Anna e Giacomo) Che devo fare?

ALBERT Non sapevi mica soltanto quella dell’occhio di vetro?

PIERO No… ma io…

ALBERT Allora raccontane un’altra!... E anche questa deve essere con un ebreo e con un soldato tedesco!

PIERO Ma io, non so…

ALBERT (quasi urlando) Racconta!

PIERO (pausa. Guarda Anna e Giacomo, poi comincia) Ci sono un ebreo e un… un soldato tedesco… Il soldato tedesco dice… Voi sporchi ebrei siete responsabili di tutti i mali che esistono al mondo!... Tutto… tutto quello che al mondo c’è di negativo è colpa vostra, lo sai, vero?... Allora l’ebreo dice… Hai ragione!... Hai ragione: tutto quello che esiste di male al mondo è colpa soltanto degli ebrei e dei cinesi!... E il soldato tedesco… Che c’entrano i cinesi!?... E l’ebreo risponde… E gli ebrei che c’entrano!?

ALBERT (resta immobile e serio per pochi, lunghissimi istanti. Poi:) Basta così! Ora basta con le barzellette! Ora voglio sentire un po’ di musica. (A Giacomo) Tu! Suona qualcosa con quel violino!

GIACOMO (non si muove)

ALBERT Mi hai sentito?... Ti ho ordinato di suonare!... Suona!... (Impugna la pistola e la punta contro Giacomo) Suona, perdio!

GIACOMO (rimane immobile. Sul suo volto compare un sorriso)

ALBERT Che hai da ridere!?... Credi che non sia capace di sparare?... Cosa credi che m’importi se uno come te viva o muoia?... Suona! Suona per me!

Per diversi istanti, nella sala c’è soltanto silenzio. Poi, Anna comincia a cantare la canzone Amapola,dapprima sottovoce e poi più sicura, anche se sempre con grande tensione.

ANNA (canta) Nel cuor/della Pampa profumata/va il suon/d'una dolce serenata./Tra i fior,/canta il gitano alla sua amata/la bella canzon/con immensa passion./Amapola,/dolcissima Amapola,/ la sfinge del mio cuore/sei tu sola./Io ti bramo,/t'invoco follemente/per dirti t'amo/appassionatamente./Amapola,/vaghissima Amapola/la luce dei miei sogni/sei per me.


I tre uomini restano a guardarla in un’atmosfera tesa e malinconica. Quando Anna termina il suo canto, dopo un momento di silenzio, Albert poggia sul tavolo la sua pistola e comincia a battere le mani. Improvvisamente, Giacomo prende la pistola d’ordinanza di Albert poggiata sul tavolo e si spara un colpo alla tempia.

Buio.

Quando la luce si alza nuovamente,siamo qualche giorno dopo e la sala è vuot. Quasi subito, entra Piero seguito da Albert.

PIERO Vieni Albert, non c’è nessuno…

ALBERT Anna?

PIERO È andata a cerca’ qualcosa da mangia’…

ALBERT Hai clienti?

PIERO No, che clienti! Giusto qualcosa per noi.

ALBERT Quando torna?

PIERO Non lo so, sarà uscita un’ora fa…

ALBERT (pausa) Io non lo so perché lo faccio…

PIERO Grazie Albert! Sei riuscito a fa’ qualcosa, allora?

ALBERT Non è stato facile.

PIERO Immagino!

ALBERT Però ci sono riuscito.

PIERO Cosa?

ALBERT Ho preparato un documento per te.

PIERO Che tipo di documento?

ALBERT Un lasciapassare che ti permette di lasciare Roma senza troppi problemi.

PIERO Grazie. Grazie davvero, Albert: lo sapevo che sei un amico! Gliel’avevo detto a Anna e invece lei… (Si blocca, rendendosi conto di aver detto qualcosa di troppo)

ALBERT (pausa) E invece lei?

PIERO Come?!

ALBERT E invece lei, cosa?

PIERO Cosa?

ALBERT Tu le hai detto che eri sicuro che io ero tuo amico. E lei cosa ti ha detto?

PIERO Ma niente…

ALBERT Che io sono uno che si crede forte! Questo ti ha detto.

PIERO Ma no…

ALBERT Che si crede forte e invece è un debole! Così ti ha detto?

PIERO Ti assicuro che…

ALBERT E allora cosa ti ha detto?

PIERO Mi ha detto che… che forse tu non potevi… perché era una cosa difficile da fa’…

ALBERT (scoppia a ridere) Sei patetico!

PIERO Mi devi credere!

ALBERT Davvero: sei patetico!

PIERO Te lo giuro!

ALBERT Duemila dollari!

PIERO Come?

ALBERT Duemila dollari! Questo ti costa il documento che ti ho preparato.

PIERO Duemila dollari?!

ALBERT Non dirmi che non li hai!

PIERO Ma… Albert…

ALBERT Fammi capire! Che cosa vuoi da me?

PIERO Io una cifra simile… E poi in dollari… Ma dove li prendo?

ALBERT Non è un problema mio.

PIERO Lo so, ma così…

ALBERT Ho perso anche troppo tempo con te…

PIERO Per favore, Albert…

ALBERT Tanti ebrei come te i soldi li hanno trovati! Soldi, oro, gioielli, qualsiasi cosa. E ora non sono più a Roma!

PIERO Ma erano ricchi, forse!

ALBERT Tutti gli ebrei sono ricchi!

PIERO Non è vero…

ALBERT Piero, non ho più tempo da perdere con te. Vuoi mettere il culo al sicuro?

PIERO Vorrei…

ALBERT E allora portami qualsiasi cosa che abbia il valore di duemila dollari, se ci tieni al tuo culo di giudeo!

PIERO Ma io quel poco oro che avevo l’ho dato alla Comunità perché Kappler aveva ordinato…

ALBERT Lo so quello che ha ordinato Kappler! Ma non credo che tutti gli ebrei hanno dato tutto quello che avevano…

PIERO Forse riuscirei a trovarne…

ALBERT  Duemila! Non fare il commerciante ebreo con me!

PIERO … mille…

ALBERT Duemila!

   Buio. Quando si alza di nuovo la luce, Albert è seduto a un tavolo e Anna è in piedi con in mano la bottiglietta di veleno con cui aveva tentato di suicidarsi Albert e che era stata presa da Piero.

ANNA (mostrandogli la bottiglietta con il veleno) La vedi questa?

ALBERT Oh, guarda… Quella bottiglietta mi sembra di conoscerla…

ANNA Piero aveva deciso di usarla, quando ha capito che stavano venendo a prenderlo!

ALBERT Ah sì!?

ANNA Sì. Sono stata io a convincerlo a non farlo… e a scappare… Ma non c’è stato tempo… Sono entrati qui dentro e l’hanno preso!...

ALBERT (pausa) E allora?

ANNA Non sono riuscita a impedire che Giacomo s’ammazzasse! Devo impedire che succeda qualcosa a Piero!

ALBERT E io che c’entro?! Non ho ammazzato io il violinista e non ho fatto arrestare io Piero!

ANNA Dove l’hanno portato?

ALBERT Non lo so.

ANNA Non è vero! Tu lo sai!

ALBERT Perché, tu non lo sai?

ANNA No.

ALBERT Lo sanno tutti a Roma: o a via Tasso o a Regina Coeli! Che cosa dovrei sapere più degli altri?

ANNA Albert, ti prego: fa’ qualcosa per lui!

ALBERT Non è in mio potere.

ANNA Non dire stupidaggini!

ALBERT Tu credi che io possa farlo rilasciare?

ANNA Sì.

ALBERT E cosa te lo fa credere?

ANNA So che è successo in altri casi…

ALBERT Ah sì, lo sai?

ANNA Lo dicono tutti!

ALBERT Questa è una cosa che non mi fa piacere.

ANNA Piero mi ha detto che ti aveva chiesto un aiuto.

ALBERT E ti ha detto anche quello che gli avevo risposto?

ANNA Che volevi dei soldi.

ALBERT Ma lui non li aveva. Almeno così ha detto.

ANNA Non li aveva!

ALBERT Diciamo che voglio crederti.

ANNA Ti dico che è così!

ALBERT E allora?

ANNA Allora aiutalo lo stesso!

ALBERT (ride forte) Perché dovrei aiutarlo?

ANNA Pensavo fossi suo amico.

ALBERT Amico!

ANNA Lui ti ha salvato la vita un giorno!

ALBERT (smette di ridere)

ANNA Me lo ha detto lui.

ALBERT Ma ora tutto è più complicato di prima della guerra.

ANNA Se tu vuoi, puoi!

ALBERT Ah… adesso dici questo!?

ANNA Sì.

ALBERT Quindi adesso ti fa piacere che io abbia il potere di aiutare qualcuno…

ANNA Albert, per favore…

ALBERT … di aiutare il tuo Piero!

ANNA Ti prego!... Dimentica quello che ti ho detto…

ALBERT Dovrei dimenticare…

ANNA Se ti è rimasto un briciolo di umanità…

ALBERT … quello che tu hai pensato…

ANNA … aiuta Piero a uscire…

ALBERT … di me e tutto quello che…

ANNA … dall’inferno in cui l’hanno condannato…

ALBERT … hai saputo sputarmi in faccia?…

ANNA … senza aver fatto niente…

ALBERT … Questo, secondo te…

ANNA … per favore, Albert, ti prego!

ALBERT … dovrei dimenticare?

ANNA Tu puoi aiutarlo. Soltanto che non vuoi farlo gratis!

ALBERT Ma lui non può pagare!... Nemmeno tu puoi pagare?

ANNA Io?!... Io non ho niente!

ALBERT Si può pagare con i soldi, oppure con oro…

ANNA Io non ho oro…

ALBERT … gioielli…

ANNA … non ho niente…

ALBERT … o in tanti altri modi…

ANNA (ora ha capito e s’immobilizza. Poi, dopo un lungo silenzio, quasi afona) No…

ALBERT (pausa) Sì.

ANNA Non penserai…

ALBERT Sei tu che mi stai chiedendo un favore…

ANNA (debole) Albert… io…

ALBERT Sssttt!... Non c’è bisogno che tu dica niente…

ANNA Questo no…

ALBERT Perché no?

   Albert slaccia la pistola d’ordinanza con il fodero, si toglie la giacca e la cravatta e, con grande calma e precisione, poggia tutto su un tavolo. Anna è in piedi. Albert la raggiunge, l’abbraccia e comincia a baciarla, mentre le toglie la camicia e le solleva la gonna. Con movimenti sempre più convulsi, spinge Anna, che resta inerte, verso un tavolo e, con il peso del proprio corpo, la fa sdraiare sul tavolo aprendole le gambe. 

Buio. Dopo qualche istante, sale la luce sulla stessa sala. Anna sta sistemandosi i vestiti, mentre Albert si rimette la giacca e allaccia la pistola.

ALBERT (senza guardarla) Ti faccio schifo?... Lo so che stai pensando questo!... Non è così che avrei voluto averti e tu lo sai!... Che pensi?... Cosa stai pensando in questo momento?

ANNA Salverai Piero?

ALBERT Piero!... Questo soltanto t’interessa?

ANNA Soltanto Piero m’interessa. Sì!

ALBERT Che cos’ha Piero più di me?... Eh?!... Rispondi!... Rispondi, puttana!... (Tira fuori dei soldi dalla tasca e li butta ai piedi di Anna) Io ti pago, puttana!... Tu volevi che ti pagassi salvando il tuo Piero?... Questo volevi?... Io ti pago e basta! Scelgo io come! (Esce)

   Buio.  Quando si rialza la luce, Anna è seduta a un tavolo e legge una lettera che ha tra le mani.

ANNA Anna, amore mio. Se leggerai questa lettera, vorrà dire che mi stanno portando da qualche parte in Germania. E non so se tornerò. Qui a Regina Coeli dicono che in Germania ci sono dei posti dove riuniscono le persone per ammazzarle tutte. Io non credo che sia vero. Non è possibile che gente civile come i tedeschi possa fare roba del genere…

   Mentre Anna continua a leggere, si fa lentamente buio e la lettera, nel buio, continuiamo ad ascoltarla per voce di Piero.

VOCE DI PIERO … ma io penso anche che se questa voce s’è sparsa, qualcosa di vero dovrà pure esserci. Amore mio, non so che dirti, perché le cose che vorrei dirti sono tante. Ma qui, dove sono ora, non riesco più a pensare, non riesco più a trovare le parole. È così... ci hanno rubato persino le parole.

   Buio. Quando si alza nuovamente la luce sulla saletta, Anna è seduta a un tavolo, di spalle al pubblico. È il 4 giugno 1944. Anna sta ascoltando alla Radio la notizia della liberazione di Roma.

VOCE DALLA RADIO Dalle prime ore dell’alba di questo 4 giugno 1944, le vie di Roma hanno visto sfilare una lunga colonna di autocarri e veicoli militari che recavano sulle fiancate la tanto agognata stella bianca delle truppe anglo-americane, dopo che le retrovie militari germaniche avevano, già da qualche ora liberato la città eterna…

Dopo qualche momento, Anna spegne bruscamente la radio, quindi si alza lentamente e fa per uscire. Soltanto quando Anna è in piedi, ci accorgiamo che è incinta.

   Buio.

Dopo qualche momento, la scena torna a illuminarsi sulla situazione iniziale del Primo atto: la stessa saletta, ai primi di novembre del 2000. Sara è seduta, immobile, in un’espressione indecifrabile. Dopo un po’, entra Anna. Ha un grembiule da cucina e porta una bottiglia di champagne con due bicchieri. Sembra sorridente. Guarda a lungo Sara, poi siede anche lei, poggia la bottiglia e i bicchieri sul tavolo e comincia ad asciugarsi le mani.

ANNA Lo hanno portato via?

SARA Sì. Quelli delle pompe funebri sono andati via adesso.

ANNA Sembrava che non volessero andarsene più!

SARA Il tempo necessario per il disbrigo di qualche formalità. Abbiamo dovuto aspettare che il medico stilasse il referto con l’attestazione di morte.

   Anna si alza e va a staccare dalla parete il suo ritratto e, con questo tra le mani, torna a sedere. Lo guarda a lungo, poi:

ANNA Ricordo come fosse oggi, quando mi scattò questa fotografia.

SARA Non ci pensare più.

ANNA Forse ora riuscirò a non pensarci più. Ho dovuto aspettare tanti anni, ma forse adesso ci riuscirò.

SARA Ne sono sicura.

ANNA (poggia il ritratto sul tavolo e, nel farlo, nota il libro che vi era poggiato) Ah, questo l’avevo lasciato qua… (Prende il libro in mano)

SARA Che è?

ANNA Niente… l’Orestea… (Poggia il libro sul tavolo e tira fuori da una tasca del grembiule la boccettina di veleno che era stata di Albert e poi di Piero; la poggia sul tavolo) Non faranno un’autopsia?

SARA (stappa la bottiglia di champagne e riempie i due bicchieri) A novant’anni!?

ANNA Già!... A novant’anni è normale morire.

SARA (porge un bicchiere ad Anna) Buon compleanno, mamma!

   Brindano, mentre, lentamente, si fa buio.