Ermes, il buffone

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Ermes, il buffone

Ermes, il buffone

tragedia allegorica in due atti di

ALDO LO CASTRO



PERSONAGGI:

IBLIS, il re
LUCIFUGO, il principe
ERMES, il buffone
ASMODEA, la regina
ASTARTE, giovane cortigiana
PRINCIPI E DAME
GUARDIE - GIOCOLIERI

La corte infernale

DEMONI


ATTO PRIMO
La scena rappresenta – in modo simbolico – il salone delle feste del castello. Mobili e suppellettili pressoché inesistenti. Solo un tavolo con un candelabro e uno o più praticabili. La forza espressiva della scena è affidata, quasi del tutto, a teli di varia grandezza e consistenza ed ai colori che richiamano tutte le tonalità del rosso. Due sinistre figure mitologiche (i “Guardiani”) – sorta di strani animali alati – troneg-giano, in “prima”, sui due lati.
All’apertura del sipario, dame e cavalieri assistono divertiti all’esibizione di alcuni giocolieri. Improvvisamente lo “spettacolo” è interrotto dall’ingresso del re Iblis e della regina Asmodea.

1

LUCIFUGO – Onore al re e alla regina!
TUTTI – Onore al re e alla regina!
IBLIS – Grazie, miei principi… Grazie a tutti voi. Da più parti del regno ci giungono testimonianze di lealtà e affetto. Tutto questo c’inorgoglisce e ci rende felici.
ASMODEA –Voi sarete sempre nei nostri cuori, sappiatelo. Il mio regale consorte, infatti, nonostante la malattia che lo affligge da qualche tempo, ha voluto di-mostrarvi la sua gratitudine e la sua benevolenza partecipando ugualmente, og-gi, ai festeggiamenti in onore dei nostri nobili e graditi ospiti.
IBLIS – Ma vi prego… la tristezza sia bandita. Il mio prediletto, il principe Lucifugo e la regina saranno lieti di dare inizio alle danze.
(Il re, palesemente assente, prende posto sullo scanno. Gli invitati danzano. Alla fine del ballo, Ermes, il buffone di corte, cattura l’attenzione di tutti).
ERMES – Graziose dame, nobili messeri… alla danza festosa e ai giocolieri segue fa-tale la mia esibizione! Siate allegri poiché Ermes, il buffone, saprà divertire davvero tutti…! Siano essi belli oppure brutti! Siano essi onesti oppure lesto-fanti! Poveri castrati o focosi amanti! Buoni e sinceri o falsi e menzogneri! Ri-deranno tutti: anche i farabutti! Gli arguti, i cornuti…
LUCIFUGO – Basta così, insolente buffone!
ASMODEA – (sorride) Vi prego, Lucifugo… Il nostro Ermes ha la lingua sciolta ma il suo intento è soltanto quello di allietarci… (A Ermes) Non è così?
ERMES – Ma certamente, nobile maestà! (Ride e guarda Lucifugo fisso negli occhi) Diverto chi ha cervello e chi non ne ha! Mio bel principe, ascoltate… Suvvia, non vi scaldate… La mia rima è innocente quanto quella d’un infante o se vole-te, quella d’un demente! (Si rivolge a tutti i presenti) Regalo a tutti lazzi e mot-ti! Idiozie e “facezìe”! E su questa licenza poetica, mi batto e ribatto la natica! (Esegue e ride di gusto)
LUCIFUGO – (il suo sorriso è piuttosto un ghigno) Fino a quando dobbiamo soppor-tare questo simpatico imbecille?!
ERMES – Imbecille? Imbecille fa la rima con faville. Faville, scintille, fiamme, fuo-co! Il potere è come il fuoco! Se t’allontani senti freddo, se t’avvicini ti bruci! Ho in serbo mille altri motti! Sentite: Chi può tutto, deve temere di tutto!
ASMODEA – (con falsa dolcezza) Vuoi forse provocare l’ira del tuo re?
ERMES – E’ meglio provocare la collera del re che risvegliare quella dei suoi suddi-ti! Poiché – ricorda regina! – anche la debole forza di una formica può smuove-re la grande potenza d’una montagna!
ASMODEA – Interessante e divertente. Molto divertente. Adesso, però, basta o fini-rai davvero per annoiare i nostri ospiti.
ERMES – Si annoia chi non ha visto nulla o chi ha visto troppo, maestà.
ASMODEA – Tutto, alla lunga, viene a noia! Perfino i giochi e gli sberleffi d’un buf-fone!
(Tutti ridono. Iblis – teso, lo sguardo allucinato – si alza improvvisamente. Silenzio per qualche secondo).
IBLIS – (la sua voce è lievemente incerta) Io… intendo ringraziare i nobilissimi prin-cipi che hanno accolto il mio invito. La vostra preziosa presenza e la presenza delle gentili dame che vi accompagnano ha illuminato la mia reggia. Io… vor-rei intrattenermi a lungo con ciascuno di voi ma le mie forze non me lo permet-tono.
UN PRINCIPE – Abbiate cura di voi, maestà. Il vostro stato di salute ci sta molto a cuore.
ERMES – (ironico ed enigmatico) La salute di Iblis sta a cuore a tutti, non v’è alcun dubbio!
UN PRINCIPE – Contiamo, dunque, di rivedervi presto e in perfetta efficienza.
ERMES – Tutti ci contano, principe… Ho sentito già qualcuno pregare per la sua a-nima!
LUCIFUGO – Buffone! La tua sfrontatezza meriterebbe cento frustate su quel grop-pone deforme!
UN PRINCIPE – (ironico) Perché mai? Questo buffone, invece, è assai divertente. (A Ermes) Sarebbe una fortuna averti al mio servizio… per un solo giorno.
ERMES – Un solo giorno, mio signore?
UN PRINCIPE – Già. Perché all’alba del secondo, ti ritroveresti senza lingua.
ERMES – (sghignazza in modo impertinente) Voi siete molto più spassoso di me! At-tento, Ermes! Se Iblis scopre le doti di questo nobiluomo … rischi di perdere il posto!
ASMODEA – Sta’ zitto, Ermes o finirai per perdere qualcosa di ben più prezioso: la testa!
ERMES – Non credo sia possibile poiché la testa io l’ho già persa da tanto tempo. Per la bella regina Asmodea!
LUCIFUGO – (dà uno strattone a Ermes che ruzzola a terra) Va’ via, stupida creatu-ra! Va’ all’inferno!
ERMES – (sinistro) All’inferno? Sono già all’inferno, io! Come te! Come tutti voi!
IBLIS – Ermes!
(Ermes corre ad accucciarsi, come un cane, ai piedi del re)
IBLIS – (con tenerezza quasi paterna. Si rivolge ai presenti) Perdonate questa strana canaglia. Egli è impertinente ma innocuo come un bimbo. Adesso, vi prego, i giardini del mio castello vi attendono. Musiche e libagioni continueranno ad al-lietarvi ancora a lungo.
SECONDO PRINCIPE – Vi siamo grati per l’ospitalità con cui ci avete accolto, sire. E vi auguriamo di guarire presto dai malanni che vi affliggono.
IBLIS – Vi ringrazio, signore. E... un’ultima raccomandazione. Quando sarete tornati nelle vostre dimore, riferite al mio popolo che Iblis cesserà di amarlo solo quando il cuore di Iblis smetterà di battere. Colui che ha ricevuto un torto sarà risarcito in misura proporzionata al torto subìto. Chi è stato vittima di vessa-zioni o soprusi, d’ora in avanti, otterrà solo giustizia. Questo io prometto so-lennemente al mio popolo. Adesso andate pure. La regina sarà felice di accom-pagnarvi. Che la notte sia lunga, festosa e gradevole.
UNA DAMA – Non festosa ma triste sarà la notte senza la vostra regale presenza, mio signore.
(Tutti escono tranne Ermes che rimane ai piedi di Iblis).
IBLIS – E tu che aspetti? Va’ via.
ERMES – Siete ancora in collera con me, maestà?
IBLIS – In collera? Perché mai dovrei essere in collera? (In preda ad un tremore im-provviso, impallidisce, barcolla per qualche istante poi, visibilmente turbato, si lascia cadere sullo scanno) Va’ Ermes. Il tuo re ha bisogno di star da solo.
ERMES – (s’avvede del malore di Iblis. Un sorriso maligno gli si dipinge sul volto) Non volete che vi tenga compagnia?
IBLIS – No. Va’ via, ti dico!
ERMES – Come desiderate. (Indugia in esagerati inchini quindi esce).

2

(Iblis rimane solo. Una musica dolce proviene verosimilmente dai giardini del castello).
IBLIS – (lo sguardo fisso nel vuoto) Ero forte, un tempo. Sì, ero forte, un tempo… E adesso? Ditemi… dov’è, adesso, quel guerriero indomabile e impetuoso… vin-citore di cento battaglie? Dov’è quel re deciso e spavaldo? Il destino s’è preso beffa di me. Un oscuro tarlo sta consumando il mio cervello … Un turbinio d’incertezze ha fiaccato la mia tempra… e una valanga di rimorsi ha travolto la mia anima! Avevo sempre creduto che il Bene e il Male fossero un’illusione, concetti astratti… parole vuote, buone solo a nutrire filosofi e poeti…! Ero pazzo e cieco a quel tempo o sono pazzo e cieco… adesso?
(La musica, dapprima dolce si trasforma rapidamente in sinistra e ossessio-nante. Un freddo vento di morte scuote i teli. E una voce cupa, deformata e-cheggia nel salone).
LA VOCE – Spetta solo a te, Iblis, decidere se vuoi tornare ad essere quel re forte e temuto che eri una volta oppure la sua misera e inutile ombra. Decidi in fretta poiché il tempo ti è nemico.
IBLIS – (molto scosso, urla) Chiunque tu sia, vattene! Vattene!
LA VOCE – Decidi in fretta, Iblis.
(Disorientato e sconvolto, Iblis crolla a terra urlando. Si copre il viso con le mani. Entra Astarte che, premurosa, gli si accosta rapidamente).
ASTARTE – Maestà, state bene?
IBLIS – (non ancora in sé) Chi sei?
ASTARTE – Sono Astarte, sire… (Lo sorregge) Alzatevi, vi prego…
IBLIS – Astarte? Vattene! Non ho bisogno di te…
ASTARTE – Lasciate che vi sorregga… siete debole…
IBLIS – Sì, è vero… sono debole… ma il tuo aiuto non mi serve…(A fatica, torna a sedere sullo scanno)
ASTARTE – C’è nulla che posso fare per voi?
IBLIS – Nulla. Va’ pure dalla tua regina, piccola farisea!
ASTARTE – Perché mi trattate con tanta asprezza? Vi ho sempre servito con devo-zione…
IBLIS – I tuoi modi sono rispettosi, gentili… Niente da eccepire. Ogni tua parola, ogni gesto grondano miele fino alla nausea! Tuttavia i tuoi occhi tradiscono la perfidia che hai nel cuore! Io lo so. Tu trami certo qualcosa di diabolico ma non hai ancora trovato il coraggio d’agire!
ASTARTE – Ma… che dite, mio signore?! Come potrei…
IBLIS – E’ sorprendente come tu sia riuscita ad ingannare tutti… Ma non ingannerai me! Sta’ accorta, dunque, non commettere imprudenze o finirai appesa ad una forca!
ASTARTE – (si prostra in lacrime) Maestà, le vostre accuse sono tremende! Vi pre-go, non dite altro o mi vedrete morire ai vostri piedi…!
IBLIS – (sprezzante) Sono certo che sopravviverai alle mie accuse... ma non alla mia collera! Tienilo bene in mente.

3

(Sopraggiunge Lucifugo).
LUCIFUGO – Sire…
IBLIS – Entrate pure, Lucifugo. (Ad Astarte) Va’ via, sparisci!
(Un rapido inchino poi, sempre in lacrime, Astarte fugge via).
LUCIFUGO – (S’è accorto delle lacrime di Astarte) Perché mai la piccola Astarte era in lacrime?
IBLIS – Le lacrime d’una sciocca puttanella vi commuovono, forse? Ditemi, piutto-sto, per quale ragione avete lasciato i nostri ospiti? Vi annoiavate?
LUCIFUGO – Affatto, maestà. La regina mi ha ordinato di sincerarmi della vostra sa-lute. Avrebbe voluto farlo personalmente ma il protocollo le impedisce di ab-bandonare la festa e…
IBLIS – (ironico) Quante premure per un vecchio re folle!
LUCIFUGO – Che dite? Nessuno - e meno di tutti la regina - osa pensare questo!
IBLIS – Non mentite! Io so con certezza che tutti mi giudicano pazzo! Voi per primo!
LUCIFUGO – Mio signore, credetemi… Io vi giuro…
IBLIS – Smettetela, Lucifugo! I vostri giuramenti non mi consolano né muterebbero gli eventi… Voglio, invece, pensare – badate, non dico illudermi ma pensare – che voi continuiate ad essermi fedele…
LUCIFUGO – Fino alla morte, maestà!
IBLIS – Anche se la ragione mi suggerisce d’essere cauto, non mi resta che credervi. Ormai non ho più amici a corte e dunque non ho alternative…
LUCIFUGO – Non vi deluderò.
IBLIS – Ed io lo spero. Ho da farvi, innanzitutto, una confessione. Ciò che si dice di me non è infondato. Un male oscuro e invisibile, in verità, sta logorando la mia povera mente.
LUCIFUGO – Maestà…!
IBLIS – Lasciatemi continuare. Prima che il seme della follia germogli irrimediabil-mente, io intendo riparare agli errori commessi in passato. Intendo restituire al mio popolo ciò che io stesso gli sottrassi: la giustizia, la libertà e la dignità. Confido in voi, Lucifugo e nel vostro leale aiuto.
LUCIFUGO – Servirvi è un mio dovere, sire. Ed essere degno della vostra fiducia, mi onora.
4

(Entra Asmodea)
ASMODEA – (sorride) Spero che la mia presenza non sia inopportuna. Come vi sen-tite, mio signore?
IBLIS – Immagino che la festa di stasera sia davvero insopportabile se entrambi ne siete fuggiti via…! Lasciare i nostri nobili ospiti non è stato un gesto cortese, Asmodea…
ASMODEA – Ho lasciato i nostri ospiti in buona compagnia, non c’è da preoccupar-sene. Ciò che più mi sta a cuore, invece, è la vostra salute, lo sapete.
IBLIS – (senza convinzione) Lo so. (Con una lieve vena d’ironia) Che dire? Il vostro affetto, la vostra abnegazione mi confondono. Non merito tanto.
ASMODEA – (finge di non raccogliere l’ironia) Voi meritate molto di più, Iblis. A-desso, andate a riposare… Sarete certamente stanco ed io non voglio che vi af-fatichiate più del necessario.
IBLIS – Sì, è vero. Conviene che io vada a riposare. Continueremo dopo il nostro colloquio, Lucifugo. Ora, perdonatemi… La regina mi ha ordinato di riposare. Ed io non posso che ubbidire. (Tra sé mentre si allontana lentamente) Riposa-re?! Potessi davvero riposare…! Ma a Iblis non è concesso riposare… (Esce).

5

ASMODEA – Che intendeva, Iblis? Qual è l’argomento del colloquio cui si riferiva?
LUCIFUGO – Curiosità… il tuo nome è femmina!
ASMODEA – (lo schiaffeggia) Come osi parlarmi in questo modo? Non sono una delle tue puttane di corte né una servetta idiota!
LUCIFUGO – (con estrema durezza, le afferra il braccio) Sta’ attenta, Asmodea! Non colpirmi una seconda volta: dubito che riuscirei a perdonarti e a controlla-re i miei impulsi.
ASMODEA – Lasciami!
LUCIFUGO – (abbandona la presa) Ubbidisco, come sempre… mia regina.
ASMODEA – Sei cambiato, Lucifugo. Da qualche tempo, ti mostri freddo, sfuggen-te… I tuoi atteggiamenti mi sono apparsi persino ostili. Perché?
LUCIFUGO – Tu sei cambiata, non io!
ASMODEA – Che intendi dire?
LUCIFUGO – Getta via la maschera, Asmodea. Credi davvero che non mi sia accorto di nulla? Mi giudichi così stupido e cieco?
ASMODEA – Continuo a non capire.
LUCIFUGO – E allora, sarò più chiaro. Tu mi hai escluso dal tuo progetto. Non ti servo più, adesso! Non è, forse, così?
ASMODEA – Che sciocchezze sono queste?
LUCIFUGO – E’ così evidente! Ai tuoi occhi ti sarò apparso improvvisamente un i-netto se vai cercando altrove le tue alleanze!
ASMODEA – Vuoi farmi perdere la pazienza? Che diavolo farfugli? Io non ho mai pensato…
LUCIFUGO – Regina! A che serve mentire? Io stesso ti ho sorpreso a conversare se-gretamente con i tuoi nobili amici…!
ASMODEA – Adesso capisco… E’ la gelosia che ti ha suggerito queste idiozie…
LUCIFUGO – Ti sbagli. E’ la ragione non il cuore a mettermi in guardia da te!
ASMODEA – (sorride) Sei uno sciocco. Pensi veramente che io possa fare a meno di te? (Gli accarezza il viso) Perché mai dovrei liberarmi di un cavaliere così fo-coso e bello? Sarei una pazza.
LUCIFUGO – (si sottrae rapidamente alla carezza) Smettila! Ti conosco bene. Sei diabolica! Saresti capace di consegnarmi al boia oggi stesso se solo ne ravvi-sassi un vantaggio!
ASMODEA – Sta’ tranquillo, allora. La tua morte non potrebbe recarmi alcun van-taggio ma soltanto… dolore. Lo sai.
LUCIFUGO – Lo ignoro, invece. Potessi conoscere davvero il tuo cuore! Giuro che venderei l’anima al diavolo, in cambio!
ASMODEA – (ride) Non è necessario. Il mio cuore non è un forziere inaccessibile ma qualora lo fosse… tu, soltanto tu ne possiedi la chiave… (lo abbraccia).
LUCIFUGO – (ricambia l’abbraccio con foga, poi si ritrae) Non mi hai ancora spie-gato la ragione per cui ti sei intrattenuta a parlare con i tuoi amici…!
ASMODEA – Fra i doveri di una buona regina v’è quello di intrattenere amabilmente i propri vassalli, ne convieni?
LUCIFUGO – E’ questa l’unica vera ragione?
ASMODEA – No. Ve n’è un’altra di natura – per così dire –politica. Affinché il no-stro piano vada a buon fine, è necessario sapere chi sono i nostri alleati e chi i nemici.
LUCIFUGO – E la tua indagine si è conclusa felicemente?
ASMODEA – Sì. Ho avuto modo di raccogliere notizie assai interessanti. Ma di que-sto parleremo dopo. Ora, dimmi di Iblis.
LUCIFUGO – Non v’è nulla di nuovo da aggiungere. Tuo marito è fuori di sé, ormai. Se non sarà fermato in tempo, la sua paura e le sue ansie finiranno per distrug-gere l’impero.
ASMODEA – Riusciremo a fermarlo in tempo, non dubitarne. Adesso, ti prego… ba-ciami, Lucifugo. Dimmi che non smetterai mai di amarmi. Giurami che sarai sempre al mio fianco!
LUCIFUGO – Lo giuro.
(I due si abbracciano con passione).
ASMODEA – Vieni, andiamo via da qui…! Sento arrivare qualcuno…
(Lucifugo ed Asmodea escono rapidamente).

6

(Barcollante, palesemente sconvolto, rientra Iblis)
IBLIS – (le mani tremanti stringono le tempie) Ancora voi! Fino a quando sarò co-stretto a sentire la vostra voce infernale? Per quanto tempo dovrò ancora sop-portare le vostre lingue di fuoco? Via! Andate via da me, spiriti maligni! Non tormentatemi! Abbiate pietà di me!
(Crolla giù esausto. Una musica grave, sinistra si fa largo lentamente. Un denso fumo violaceo ricopre la scena. Le allucinazioni di Iblis si materializ-zano).
1°DEMONE – Iblis…!
2°DEMONE – Iblis…!
3°DEMONE – Attento, Iblis!
4°DEMONE – Non sfidare la corte infernale!
1°DEMONE – Non beffeggiare oltre misura il tuo signore, Satana!
IBLIS – Via da me!
2°DEMONE – Onora il patto di sangue che hai stipulato con gli dei dell’inferno!
IBLIS – Non voglio…! Non voglio più ascoltarvi!
3°DEMONE – Perché hai tradito il tuo padrone e signore?
4°DEMONE – Egli ti ha concesso il potere su questa terra! Lo hai dimenticato? Il po-tere!
TUTTI – Il potere!
IBLIS – Io rinuncio al potere! E l’inferno riprenda pure questa miserabile corona!
1°DEMONE – Rinsavisci, Iblis!
IBLIS – Ritornate laggiù dove il fuoco eterno possa inghiottire per sempre le vostre anime nere!
2°DEMONE – Rifletti, Iblis…
3°DEMONE – Ti resta poco tempo, ormai…
4°DEMONE – Poi il sangue ti strozzerà la gola!
TUTTI - … E le belve infernali banchetteranno con la tua carne…!
(I Demoni spariscono. Il fumo si dirada lentamente).
IBLIS – (madido di sudore, angosciato) No! Non farete scempio della mia anima e la mia carne non imbandirà i vostri Sabba! Via… via da qui, creature del male! Lasciatemi in pace… Via!
(I Demoni svaniscono nel nulla. La musica cessa, il fumo si dirada. Iblis si guarda attorno spaurito).
Forse… forse ho sognato… Sì, è stato soltanto un sogno… Fantasmi senza vol-to… Ombre partorite dalla paura… o dalla mia mente malata…? (Chiama a gran voce) Ermes! Ermes!

7

(Sopraggiunge Ermes)
ERMES – Sono qui, mio signore…
IBLIS – Il tuo signore ha bisogno della tua arte… Divertimi, dunque, buffone. Spegni il fuoco infernale che sta divorando i miei poveri occhi!
ERMES – Addolcite, allora, gli occhi, sire… Il vostro umile servo è qui per allietarvi, come sempre. Ma… voi tremate. Perché?
IBLIS– I miei occhi hanno visto l’inferno! La mia mente vacilla, Ermes… Sono de-bole, ormai e stanco… (Si lascia cadere sullo scanno).
ERMES – Su quel trono, io non vedo un uomo debole e fiacco. Scorgo, invece, la po-tenza e la forza! Un solo vostro cenno e gli uomini cadono in ginocchio!
IBLIS – Non è questo che io desidero!
ERMES – Un battere di ciglio, uno sguardo ed essi tremano di terrore!
IBLIS – No!
ERMES – Ciascuno dei vostri sudditi sarebbe pronto a darsi la morte perché voi vi-viate! Cosa temete, dunque? Perché tanta amarezza nel vostro animo?
IBLIS – Basta!
ERMES – Agite con decisione! Così soltanto scaccerete gli infernali fantasmi
IBLIS – Sta’ zitto! Sei forse il mio confessore? Fa’ il tuo mestiere, buffone! Diverti-mi o i miei carnefici t’appenderanno per la lingua sui bastioni.
ERMES – Certamente, generoso Iblis. Vogliate perdonarmi. L’affetto che nutro per voi mi rende stupido e sfrontato… Lo sapete, io desidero solo che il mio nobile signore viva felice poiché i suoi tormenti sono i miei tormenti… (subdolo)e se egli è in pericolo il mio cuore non può che essere triste…
IBLIS – In pericolo? Perché mai dovrei essere in pericolo? Che vuoi dire?
ERMES – Oh, nulla, maestà… Io son solo un povero mentecatto, un buffone col cer-vello da ratto! I miei motti son da matto! Parlo a proposito e a sproposito! Non prestate, dunque, orecchio ad un misero pidocchio…! (Si prostra ai piedi di I-blis).
IBLIS – (gli assesta un calcio che lo fa rotolare a terra) Vuoi prenderti gioco di me? Spiegami: per quale ragione credi che io debba essere in pericolo?
ERMES – Io non ho davvero affermato che voi siete in pericolo! Ma, qualora lo fo-ste, non è certo compito d’un buffone mettervi in guardia…!
IBLIS – Ermes…! Se tu sei a conoscenza di qualcosa che io ignoro, parla. Se ti è ca-ra la vita, parla!
ERMES – Non so assolutamente nulla…! Io vi giuro…
IBLIS – Perché mai oggi siete tutti inclini a giuramenti non richiesti?
ERMES – Maestà…
IBLIS – Il marciume sta divorando il mio regno… Credi che non lo sappia? Parla, Ermes! Io ti conosco. Non vi sono porte, in questo castello, dietro alle quali il tuo orecchio non abbia origliato né angoli tanto remoti e bui da non esser trafit-ti dai tuoi occhi aguzzi! Allora? Chi sono i miei nemici?
ERMES – Iblis, mio potente signore, io mi getto ai tuoi piedi, vedi? Come un cane…! L’ultimo, il più bastardo dei tuoi cani…! Frustami, se vuoi… bastonami… ac-cecami! Ma non chiedermi…
IBLIS – (lo afferra per la gola) Che, dunque, serpe velenosa?
ERMES – (con un filo di voce) Nel tentativo di sopprimere la serpe, finirete per ucci-dere solo un povero buffone che vi è stato sempre fedele…!
IBLIS – Dimmi quel che sai!
ERMES – E sia. Io ignoro chi e quanti siano i vostri nemici. L’inferno mi possa in-ghiottire nelle sue più profonde viscere se non è questa la verità…! Tuttavia… reputo da sciocchi credere che i vostri timori siano del tutto infondati…
IBLIS – Non mettere a dura prova la mia pazienza!
ERMES – Ebbene, signore… è già passata una luna da quando, una notte, dietro le mura del castello, ho riconosciuto una voce…
IBLIS – A chi apparteneva quella voce?
ERMES – Era la voce del principe Lucifugo. La riconoscerei tra mille… Degli altri non so dirvi: le loro parole mi giungevano troppo deboli e il buio fitto non mi ha permesso di distinguere i loro volti…
IBLIS – Dimmi di lui. Di Lucifugo!
ERMES – Ho inteso soltanto una sua frase: “Iblis deve morire”…
IBLIS – Tu deliri! E’ una menzogna!
ERMES – Invece è la pura verità, sire.
IBLIS – Perché dovrei crederti?
ERMES – Mi avete chiesto di riferivi ciò che sapevo ed io ho ubbidito.
IBLIS – (riflette a lungo) Lucifugo…? Attento a te, lercio buffone! Se hai mentito, ti consegnerò ai miei carnefici!
ERMES – In tal caso che io sia dannato in eterno.
IBLIS – Sì… sarai dannato per l’eternità!
ERMES – In quale modo posso dimostrarvi la mia lealtà? Comandatemi di mozzarmi una mano ed io lo farò! O di gettarmi dalla torre più alta…
IBLIS – Io stesso ti getterò dalla torre più alta se scoprirò… Ma basta così, per ora. Va via. Di’ alle serve che voglio vedere la regina. Subito.
ERMES – Certo, maestà. (Dopo un inchino, esce).

8
(Iblis rimane solo).
IBLIS – Non v’è dunque, in tutto il regno, un solo uomo di cui possa fidarmi? A che giova essere potenti se l’odio del tuo popolo ti opprime… se i tuoi sudditi con-giurano contro di te e se la morte sta sempre in agguato, nascosta tra queste vecchie mura… pronta a ghermirti e a squarciarti il petto? A che giova? (Pau-sa) Lucifugo, dunque, a detta di Ermes, starebbe tramando di… uccidermi? E se avesse detto il vero? In realtà non ho mai avuto ragione di dubitare della le-altà di Ermes. E’ una creatura bizzarra, certo… ma non avrebbe motivo alcuno per mentirmi né profitti…
(Entra Asmodea)
ASMODEA – (premurosa) Iblis, perché m’avete fatto chiamare? Ho temuto per la vostra salute. Vi prego, non lasciatemi in apprensione…
IBLIS – Non inquietatevi. Non è la salute a crucciarmi in questo momento.
ASMODEA - C’è qualcosa che posso fare per voi?
IBLIS – Sì. Forse. Forse mi aiuterete a capire. O forse, no. Dipende soltanto da voi, Asmodea.
ASMODEA – Il vostro linguaggio è oscuro…
IBLIS – Lucifugo!
ASMODEA – Ebbene?
IBLIS – Il devoto, il fedele principe Lucifugo va macchinando congiure ai miei dan-ni. (Fissa a lungo la moglie che maschera con disinvoltura ogni emozione) Voi n’eravate a conoscenza?
ASMODEA – Perché mai uno dei vostri migliori cavalieri che vanta titoli, ricchezze e privilegi degni d’un re, dovrebbe congiurare contro chi gli ha elargito tali onori e ricchezze? Contro il suo signore e benefattore? Sarebbe stupido anzi folle oltreché dannoso per lui stesso.
IBLIS – Non avete risposto alla mia domanda. Eravate a conoscenza della sua infa-mia?
ASMODEA – Naturalmente, no. Poiché egli non s’è macchiato di nessun’infamia. E aggiungo che il messaggero di quest’assurda quanto falsa “rivelazione” merite-rebbe d’essere appeso al cappio. Chi è stato l’ignobile delatore del principe?
IBLIS – Non importa chi sia stato. (La osserva in silenzio, per qualche istante) M’accorgo che la vostra stima per Lucifugo sconfina addirittura nell’ammirazione! E’ il vostro amante di turno, per caso?
ASMODEA – Il mio… amante? La collera, mio buon signore, vi trasforma, qualche volta, in un uomo crudele e ingiusto. E’ vero. Non ho alcuna intenzione di na-scondere la mia stima, sì e persino la mia ammirazione per un uomo che vi ve-nera come un padre e che sarebbe pronto a morire oggi stesso se fosse necessa-rio o se potesse servire alla vostra causa.
IBLIS – Con quanto ardore lo difendete! Uno slancio, Asmodea, che appare alquanto sospetto!
ASMODEA – Lo difendereste anche voi e con maggiore slancio se il tarlo del dubbio non avesse insidiato il vostro buonsenso.
IBLIS – E’ possibile. Ed è persino possibile che il mio informatore si sia sbagliato. Tuttavia sapete bene che da tempo il mio regno vive un momento assai diffici-le. Bande di facinorosi imperversano dovunque e schiere di traditori complot-tano contro il trono minacciando la mia stessa vita! Per queste ragioni io so-spetto di chiunque: del vostro pupillo e perfino di voi!
ASMODEA – (con falsa dolcezza) Perché, Iblis, continuate a ferirmi con accuse fe-roci e terribili insinuazioni…? Che vi ho fatto di così grave per meritare tutto questo? Vi ho amato e vi continuo ad amare con tutta l’anima…! Un giorno anche voi m’avete amato… ma ora nel vostro cuore di pietra io scorgo sola-mente disprezzo, rancore e insofferenza. Siete diventato freddo, glaciale. Da molti, troppi giorni, ormai. Non più una carezza, uno sguardo dolce, un gesto d’amore bensì risentimento e ostilità.
IBLIS – (colpito) Io… non ho mai cessato di amarvi… (L’abbraccia) Se le vostre pa-role fossero sincere…! Se davvero mi amaste come dite! Io… Io vorrei creder-vi! Vi scongiuro: non ingannatemi, Asmodea! Almeno voi!
ASMODEA – Come potrei? Perché dovrei? Io desidero solo il vostro bene. Il cielo m’è testimone.
IBLIS – (piange) Non abbandonatemi, allora! Attorno a me non vedo che inganni, tradimenti, ipocrisia…! Tutti desiderano la mia morte. Perché? Perché? (In preda a nuove allucinazioni) No! Non avvicinatevi! Vi farò scuoiare vivi, traditori! Gettate via le armi! Voi! Capitano! Capitano, presto! Fermate questi uomini! Che siano frustati a sangue! Perché ve ne state lì, immobile, capitano? Perché sorridete? Miserabili! M’avete tradito tutti! Dio! Non lasciarmi in balia dei miei nemici! Aiutami!
ASMODEA – (per nulla turbata, gli si accosta con finta dolcezza) Iblis. Calmatevi. Nessuno vi farà del male, non temete. Siete al sicuro.
IBLIS – (ancora sconvolto) Chi sei? Che vuoi?
ASMODEA – (c.s.) Vi prego, non straziatemi il cuore. Sono io, la vostra Asmodea! Tornate in voi!
IBLIS – (per un attimo riprende una labile coscienza) Asmodea… Quegli uomini… Quelle mani macchiate di sangue…! Li hai visti!Volevano uccidermi!
ASMODEA – E’ tutto passato, ormai.
IBLIS – Vi scongiuro, abbracciatemi! (Continua a piangere come un bimbo)
ASMODEA – (sinistra) Siete già nelle mie braccia. Al sicuro.

9

ASTARTE – (entra) Che cosa accade, mia regina? Il nostro re ha avuto un altro dei suoi malori?
ASMODEA – Sì. Ti prego, aiutalo a raggiungere le sue stanze.
ASTARTE – Venite, mio signore.
IBLIS – (ancora in piena incoscienza) Sono tutti dei traditori, Asmodea! Tutti pronti a pugnalarmi alle spalle… Infami… Maledetti…!
ASMODEA – Continua a delirare. Abbi cura di lui.
ASTARTE – Naturalmente.
(Iblis e Astarte escono. Asmodea rimane sola).
10

ASMODEA – Un giorno – ahimè, com’è lontano quel giorno! – ho amato Iblis. Lo adoravo! Ora, è soltanto un estraneo… ai miei occhi e al mio cuore. Perché mai…?
ERMES – (entra improvvisamente) Nel vostro cuore non c’è posto per Iblis poiché amate un altro uomo, mia bellissima regina!
ASMODEA – (colta di sorpresa, ha un sussulto) Ermes?!… Riesci persino ad ascol-tare i miei pensieri?! Chi sei… un buffone o un demonio?
ERMES – Un po’ l’uno e un po’ l’altro… chissà? (Ride) O forse, né l’uno né l’altro! Forse io sono semplicemente… un dio! (Scoppia in una fragorosa quanto sa-tanica risata).
ASMODEA – Smettila! A volte, ancorché divertirmi, m’impaurisci!
ERMES – (continua a ridere) Impaurirvi? Suvvia! Guardatemi, mia signora. Vi pare che il mio aspetto possa essere quello di un dio? E a pensarci bene le mie sem-bianze sarebbero ributtanti persino per un demone! Le mie meravigliose de-formità si addicono solo ad un buffone di corte! Sì. Io fui, sono e sarò per sem-pre il buon Ermes, il buffone! (Esegue delle capriole) Colui che sa rallegrare il cuore… che suscita il riso… giammai amore! (Diviene improvvisamente serio) Dentro questo guscio ripugnante palpita un’anima, sapete?
ASMODEA – Non ne sono certa. Lo sguardo è lo specchio dell’anima, dicono i poe-ti. Ma i tuoi occhi sono impenetrabili, protetti da uno scudo di luce gelida… E dunque, non riesco a scorgervi alcun brandello di anima!
ERMES – E’ un peccato che voi siate così sbadata! Non vi siete neppure accorta che a voi, tempo fa, ho consegnato la mia anima.
ASMODEA – Che dici? Sei impazzito?
ERMES – (la guarda fisso negli occhi) Forse. Ma la mia pazzia vi tornerà utile, si-gnora, così come quella di Iblis. Se mi darete ascolto, diverrete la donna più potente della terra! Prima, però, dovrete liberarvi del vostro regale consorte.
ASMODEA – (che non riesce a staccare gli occhi da quelli di Ermes, quasi fosse ip-notizzata) Il futuro di Iblis è già deciso: andrà via da qui. Andrà lontano affin-ché possa curare la sua malattia.
ERMES – No! Non avete capito, signora. Fino a quando egli sarà vivo, il suo impero non vi apparterrà!
ASMODEA – (a fatica, si alza) Come osi rivolgerti a me in questo modo, buffone?
ERMES – E’ vero. Io non sono che un povero buffone, un imbecille. Ma so questo: l’essere umano è nato per dominare gli altri uomini. E per tale scopo, egli lotta con ogni arma, con qualunque mezzo! In questa lotta spietata, mia bella regina, il debole soccombe fatalmente. Il forte va avanti senza fermarsi né volgersi in-dietro, fino alla meta! Voi siete nata per dominare il mondo. Ecco perché ucci-derete Iblis.
(Asmodea si alza e, in silenzio, si avvia verso l’uscita).
ERMES – (la ferma) Asmodea!
(La regina si gira verso lui)
Voi farete come vi ho detto. Non è così?
(Totalmente plagiata, Asmodea rimane in silenzio a fissarlo per un momento poi esce).

11

(Ermes rimane solo. Il volto triste. S’avvicina lentamente a ciò che verosi-milmente è una finestra. Osserva il cielo).
ERMES – Quante stelle in cielo, stanotte… Minuscoli occhi luminosi sospesi nell’aria infinita… nel buio eterno… Il loro sguardo impietoso attraversa lo spazio e trafigge l’anima… penetrandola fino a raggiungerne le cavità più o-scure e remote. Perché le stelle mi fanno paura, stanotte? Perché trema la mia anima? Che cosa mi accade? (Urla) Spegnetevi, per Dio! Non riesco a tollerare la vostra vista! Spegnete, per Dio, quella luce fredda, implacabile che mi feri-sce come la lama d’una spada! (Piange convulsamente).
(Improvvisamente una intensa, accecante luce violacea sconvolge la scena: una sorta di barriera luminosa si erge in forma circolare. Al centro della lu-ce vi è Ermes. Una nuvola di fumo aleggia sinistra. Una musica terrificante e delle percussioni ritmate precedono l’ingresso di cinque figure spettrali – il volto travisato da maschere demoniache – che sembrano sbucare dal nulla. Ermes rimane immobile, circondato da quelle figure).
SATANA – Ermes! Attento, Ermes! Il debole soccombe! Sono le tue parole!
ERMES – Satana, mio divino signore…!
ASTAROTTE – Guai a te, Ermes!
ERMES – Astarotte… Belzebù… Adramelech, Belial…!
BELZEBU’ – Guai a colui che si rifugia pavido nelle molli braccia del dubbio!
ADRAMELECH – Nessun codardo potrà mai regnare sugli uomini!
BELIAL – Per questa ragione noi schiacceremo i pusillanimi senza pietà!
SATANA – Poiché un solo momento di debolezza sarebbe sufficiente a incrinare il nostro potere!
ERMES – Lo so… Chiedo umilmente il perdono di tutti voi…
SATANA – Ti è stato affidato un compito, Ermes. Ma tu lo hai dimenticato!
ERMES – No, mio signore!
BELZEBU’ – Che ti succede, amico mio? La fragilità degli esseri umani ha contami-nato il tuo spirito?
ERMES – Non è così.
SATANA – Ma se così fosse, non avresti scampo, Ermes. La tua pena sarebbe terribi-le.
ERMES – Io vi giuro, o Dei dell’inferno, vi giuro che porterò a termine l’incarico per il quale fui inviato in questo luogo della terra.
BELIAL – Mostra il tuo carattere, dunque!
ASTAROTTE – Bandisci ogni timore!
ADRAMELECH – Impugna con sicurezza l’arma della crudeltà!
BELZEBU’ – E ricorda che questa corte non può tollerare la viltà e l’esitazione!
SATANA – Tu appartieni alla nobile schiera degli “Eletti”. Per i tuoi servigi d’un tempo ti è stata concessa l’immortalità. Altri favori potresti ottenere ancora in futuro. Ma, nel caso tu fallissi, perderesti per sempre qualsiasi privilegio.
ERMES – Io non fallirò.
SATANA – Tieni bene in mente ciò che sto per dirti, Ermes. Quando i guardiani piangeranno lacrime di sangue, tornerai ad essere colui che eri un tempo: un piccolo, insignificante essere mortale.
ASTAROTTE – Quando gli occhi dei guardiani stilleranno sangue, la tua vita sarà appesa ad un filo sottile!
ADRAMELECH – E allora anche i tuoi occhi stilleranno sangue!
BELIAL – Di sangue schiumerà la tua bocca!
BELZEBU’ – Ricordalo bene, Ermes…!
(Un denso fumo avvolge le figure che scompaiono. Le luci ritornano come prima dell’apparizione.
ERMES – (stordito, turbato, si nasconde il viso tra le mani. Poi si rasserena. Un ghigno)Ermes, il buffone… compirà la sua opera.

SIPARIO


SECONDO ATTO
(Stesso ambiente del primo atto. Una musica misteriosa, sinistra accompagnerà l’apertura del sipario. In scena, i Demoni eseguono una sorta di pantomima – una danza macabra – attorno ad un cappio che pende giù dal soffitto. Im-provvisamente, dietro il cappio, appare la figura di Satana. Un suo cenno e due demoni trascinano Astarte, gemente, ai suoi piedi).
SATANA – Astarte! Piccola, stupida, gracile Astarte, da’ l’addio al mondo dei vivi poiché fra poco il tuo corpo, privo di vita, penzolerà inerte da quel cappio!
ASTARTE – Pietà, mio signore!
SATANA – (ride) Pietà?! Evidentemente ignori che questa virtù non si addice al re dell’inferno!
ASTARTE – Ti giuro che se potessi ottenere un’ultima opportunità, io…
SATANA – Non ti sarà concessa nessun’altra opportunità! Ne hai sprecate troppe, in passato. Soggiogata dagli umani che hanno dominato la tua debole indole! Hai tradito la tua missione, Astarte! Hai deluso le legittime attese di questa corte!
1 DEMONE – Bella Astarte, fra non molto dovrai esibirti nella danza dell’impiccato!
2 DEMONE – La danza della morte!
3 DEMONE – L’ultima tua danza, Astarte!
4 DEMONE – La più graziosa, divertente ed eccitante danza!
ASTARTE – Vi scongiuro! Concedetemi l’ultima occasione!
1 DEMONE – L’hai già sciupata… ricordi?
2 DEMONE – Una vera disdetta, poverina!
SATANA – Fosti avvertita, Astarte. La tua condanna a morte non è che il fatale epi-logo dei tuoi errori.
ASTARTE – Siate mille volte maledetti da Dio e dagli uomini, maligne creature!
SATANA – Già fatto. La sentenza sia eseguita!
(I Demoni afferrano Astarte, le cingono al collo il cappio che ad un ordine di Satana, viene serrato energicamente. Un urlo diabolico dei demoni accom-pagnerà l’esecuzione).
SATANA – Deponete a terra il corpo di questa donna.
(I Demoni eseguono celermente. Astarte è ora distesa ai piedi di Satana).
– Adesso, via, sparite! Lasciatemi solo!
(I Demoni, rapidissimi, scompaiono)
La tua anima, Astarte, mi appartiene definitivamente, ora. Il tuo bel corpo, in-vece, lo prenderò solo in prestito: perché io stesso possa portare a termine ciò in cui tu hai fallito miseramente.
(Un lampo accecante. Un boato fragoroso. Buio per qualche istante. Poi, una proiezione video illustrerà il momento in cui Satana prende le sembianze di Astarte: Satana solleva in piedi il corpo rigido della donna. Ora, Astarte, spalle al pubblico, è di fronte a Satana il quale, lentamente, si dissolve. Poi Astarte si girerà a favore di pubblico, il volto nascosto dalla maschera di Sa-tana. E’ questa la sua postura in scena quando la proiezione si sarà conclu-sa. Solo adesso, Satana - Astarte si toglie la maschera).

2

LUCIFUGO – (entra. E’ nervoso) Astarte, siate cortese, andate a chiamare la vostra padrona.
ASTARTE – A quest’ora della notte, mio principe? Immagino che stia riposando…
LUCIFUGO – Non importa. La sveglierete.
ASTARTE – (con finto imbarazzo) Perdonatemi… Vi suggerisco, con tutto il rispet-to, di attendere fino a domani. La regina, come vi ho già detto, dorme.
LUCIFUGO – Tanto zelo vi fa onore, Astarte, ma io vi esento da qualsiasi responsa-bilità…
ASTARTE – Principe, vi prego, non costringetemi a…
LUCIFUGO – … a cosa?
ASTARTE – A rivelarvi ciò che non posso… e non voglio.
LUCIFUGO – Che significa? Cosa sono tutti questi misteri?
ASTARTE – Abbiate pazienza, è già notte fonda… Vorrei tornare nelle mie stanze…
LUCIFUGO – No! Adesso voi mi spiegherete!
ASTARTE – (sospira ad arte) Non insistete.
LUCIFUGO – E invece, insisto, per Dio!
ASTARTE – (torna a sospirare con maggiore enfasi) Se la regina venisse a sapere che, proprio a voi, ho svelato il suo segreto mi ucciderebbe!
LUCIFUGO – Se è questo che vi preoccupa, non temete, non saprà nulla.
ASTARTE – Perché volete obbligarmi… a farvi del male?! Badate… quel che vi dirò rattristerà molto il vostro cuore.
LUCIFUGO – Il mio cuore è già gonfio d’amarezza. Dunque, non abbiate scrupoli se le vostre parole ne aggiungeranno dell’altra.
ASTARTE – Ebbene… Sappiate… che Asmodea è solita incontrarsi, la notte…
LUCIFUGO – Vi prego, continuate!
ASTARTE – Mi chiedete d’infliggervi il colpo mortale? Come volete. La regina la-scia spesso gli appartamenti per incontrarsi col suo amante.
LUCIFUGO – (pietrificato) Il suo… amante?!
ASTARTE – I dolci incontri, sovente, avvengono di notte.
LUCIFUGO – Dunque… secondo voi, anche stanotte…
ASTARTE – Sì.
LUCIFUGO – Voi siete pazza! Non sapete quel che dite!
ASTARTE – Non vi ho mentito, principe. Perché avrei dovuto?
LUCIFUGO - E chi sarebbe costui?
ASTARTE – No, non chiedetemi altro, signore!
LUCIFUGO – Se siete sincera, ditemi chi è, allora!
ASTARTE – Lo ignoro, credetemi ma anche se ne fossi a conoscenza, non svelerei il suo nome. E non certo per proteggere lui ma per salvare voi dalla vostra stessa furia. Piuttosto, giuratemi che non farete scandali né pazzie! E che la regina non saprà mai che sono stata io a riferirvi… Ne va della mia vita! Giuratemelo!
LUCIFUGO – (infuriato) Andate al diavolo! Non credo ad una sola parola di quanto avete detto!
ASTARTE – Come volete. D’altronde non vi ho chiesto di credermi. Vi dissi, anzi, che avrei voluto evitarvi questo dolore ma voi m’avete costretta…
LUCIFUGO – (urla) Basta! Non aggiungete altro! Io non vi credo! Mi avete sentito? Non vi credo! Andate all’inferno, vi dico!
(Esce come una furia).

3

(Astarte-Satana rimane da sola. Un perfido sorriso le si dipinge in volto. In un gioco di specchi – da realizzare anche per mezzo di proiezioni video – la figura di Astarte si vedrà in più posti del palco).
ASTARTE – Certo che andrò all’inferno ma non c’è fretta, mio bel principe. E non è davvero necessario tu mi creda. Mi basta averti avvelenato il cuore con un a-maro calice colmo di dubbi. (Sorride) Inetti, sciocchi mortali! Misere creature alla mercé delle proprie passioni! (Ride) Resi infelici da una natura debole e impotente. Condannati a tribolare, per tutta la loro breve e inutile esistenza!
(Entra Ermes che vede Astarte di spalle)
ERMES – Non dormite, Astarte? La notte vi rende inquieta?
(Astarte si volta verso di lui. Ermes sobbalza)
Mio divino padrone! (S’inginocchia ai suoi piedi)
ASTARTE – Alzati, Ermes. (Ironico) E’ imbarazzante vedere un uomo - seppure buffone e insignificante - strisciare ai piedi di una donna!
ERMES – Venerabile Satana, vuoi burlarti di me?
ASTARTE – (ride) I tuoi occhi sono aguzzi, vedo. Me ne rallegro.
ERMES – Hai, forse, un piano del quale vuoi mettermi a conoscenza?
ASTARTE – Un piano? Presto ne scoprirai gli effetti. (Si avvicina a una ipotetica fi-nestra) Guarda, Ermes, la languida notte scioglie dolcemente il suo nero ab-braccio. Un’alba di sangue sta per nascere.
(Astarte-Satana esce. La sua sparizione dovrà avvenire quasi come in una dissolvenza cinematografica.
Ermes, solo).
ERMES – Sì, signore dell’inferno, l’aria è sufficientemente torbida… e lassù, quelle nuvole, schizzate di sangue, promettono morte…
(Esce).

4

(La scena, ora, è vuota. Una proiezione video interverrà a “dipingere” il fon-dale e le quinte con chiazze di colore tra cui si scorgeranno brandelli di rosse nuvole che si muovono sinistramente fra i teli…
Visibilmente agitato, entra Lucifugo che trascina con violenza Asmodea).
ASMODEA – Lasciami! Che fai? Tu sei pazzo!
LUCIFUGO – (la strattona fino a costringerla a stare in ginocchio) Giura! Giura da-vanti a Dio che non mi hai mai tradito! Che nessun altro ha preso il mio posto nel tuo cuore! Voglio che tu giuri!
ASMODEA – (fuori di sé per la rabbia e l’umiliazione) Hai superato ogni limite! Ti farò uccidere, Lucifugo!
LUCIFUGO – So che puoi farlo ma non m’importa! Io devo sapere, capisci? Ne ho il diritto!
ASMODEA – Il diritto?! Agisci come un volgare mentecatto, un animale spregevole e arrogante… ed esigi perfino dei diritti?! Da quale miserabile fonte provengo-no i tuoi diritti?
LUCIFUGO – Dall’amore, Asmodea! E’ questa la miserabile fonte. Un amore irra-gionevole e assurdo che mi rende cieco e pazzo!
ASMODEA – Non l’amore ma la gelosia ti ha accecato! Se tu mi amassi davvero non penseresti neppure per un istante che io possa averti tradito! Non mi chiedere-sti, come un forsennato, grotteschi giuramenti!
LUCIFUGO – Qual è la meta delle tue passeggiate notturne? Chi è l’uomo col quale sei solita incontrarti? Rispondi!
ASMODEA – Basta! Non torturarmi oltre! Tu vaneggi!
LUCIFUGO – (cade in ginocchio accanto a lei. Le stringe le mani) Ma non vedi… non t’accorgi che la mia anima è lacerata dai tormenti? Ti supplico! Di’ una so-la parola! Dimmi che non è vero ed io crederò a te e a nessun altro! (Trattiene faticosamente le lacrime)
ASMODEA – (si addolcisce. Gli accarezza il viso) Non ti ho mai tradito e mai lo fa-rò.
LUCIFUGO – Voglio crederti. Devo crederti. Ne ho bisogno… come dell’aria per vivere. Ed io voglio vivere, per Dio! (L’aiuta ad alzarsi e l’abbraccia).
(Asmodea ricambia l’abbraccio con uguale ardore).
ASMODEA – Dimmi, chi è stato a riferirti tutte quelle sciocchezze?
LUCIFUGO – Nessuno. Forse, solo l’immaginazione d’un uomo innamorato e… stupido.
ASMODEA – Dimentichiamo tutto. Vuoi?
LUCIFUGO – Sì, non chiedo altro.
ASMODEA – Il futuro ci attende. Un futuro radioso! Dunque, nessuna debolezza, o-ra. Non più. Il momento tanto atteso è giunto, amor mio.
LUCIFUGO – A cosa ti riferisci?
ASMODEA – A Iblis. La paura lo soffoca sempre di più. Il re vive ogni momento nell’incubo della congiura. Dappertutto vede presagi di sventure e di morte… Egli è debole, impotente, rassegnato. Adesso è il momento per colpire!
LUCIFUGO – Per colpire?!
ASMODEA – Sì. E’ necessario che Iblis muoia.
LUCIFUGO – Che dici? Non era questo il nostro piano!
ASMODEA – E’ vero. Al piano concordato ho dovuto apportare delle modifiche… sostanziali. Fino a quando Iblis sarà vivo, il suo regno continuerà ad appartene-re a lui. Ed io non posso permetterlo.
LUCIFUGO – Ma è un volgare assassinio!
ASMODEA – Non un assassinio bensì un atto di giustizia.
LUCIFUGO – Quale giustizia? Quella di Dio, degli uomini o del demonio? No, non intendo macchiare le mie mani di sangue.
ASMODEA – (glaciale e quasi “ispirata”) E’ necessario, ti dico. Non me ne starò inerte ad aspettare che la follia d’un re distrugga del tutto quest’Impero. Ho il dovere…Abbiamo il dovere di agire.
LUCIFUGO – Parli con un cinismo che non ti conoscevo. Ti prego, rifletti, Asmodea. Lascia che vada in esilio, come avevamo deciso. Lontano da qui non ci darà nessun fastidio. La sua morte, invece, ci dannerebbe per l’eternità!
ASMODEA – (c.s.) Dopo la sua morte, io potrò dominare il mondo. E tu sarai al mio fianco, Lucifugo.
LUCIFUGO – No. Non riuscirei mai a stringere uno scettro che trasuda sangue! Il rimorso mi ucciderebbe… ci ucciderebbe entrambi!
ASMODEA – I vili provano rimorsi, gli inetti, i deboli… Avevi giurato che saresti stato sempre al mio fianco! E ora non rispetti quell’impegno! Ma non importa. Non temere. Se la paura di sopprimere un re da burla fa tremare i tuoi polsi, sa-rò io a compiere la missione.
LUCIFUGO – Tu?!
ASMODEA – Sì. Stanotte avremo luna piena. Iblis ama la luna piena. L’appuntamento con la Nera Signora della morte gli sarà più dolce.
(Buio improvviso. Un boato terrificante.
I tuoni, ora, rimbombano furiosamente mentre i fulmini saettano in scena. La figura di Astarte troneggia al centro. Ancora buio per un istante. Poi una luce violacea…
Entra, urlando, Iblis. E’ terrorizzato ed in preda alle sue allucinazioni).

5

IBLIS – Non riuscirete nel vostro intento, traditori! Non mi avrete! Non potete ucci-dermi! Io sono Iblis, il vostro re! Assassini…! Andate al diavolo! Non tocca-temi! (Piange) Ti prego, non uccidermi! Non hai pietà per quest’uomo ormai finito?! Vedi? Sta strisciando ai tuoi piedi, come un miserabile… sotto il peso delle sue colpe e dei rimorsi! Getta via quel pugnale, dunque, ti scongiuro!
ASMODEA – (sopraggiunge. Per nulla turbata e con noncuranza, appoggia una coppa su un tavolo ) Iblis! Cos’è che vi affligge? Perché tanta angoscia nel vo-stro cuore?
IBLIS – Chi sei?
ASMODEA – Sono così offuscati i vostri occhi e la vostra mente? Al punto da non riconoscermi?
IBLIS – Io non ti conosco, donna, Vattene.
ASMODEA – Non riconoscete più la vostra sposa?
IBLIS – La mia sposa? Che dite, signora?! Non riuscirete ad ingannarmi. La mia spo-sa ha gli occhi del medesimo colore del mare… quando il mare è baciato dal sole… dove ogni uomo vorrebbe navigare per tutta la vita… Voi, no. Il vostro sguardo è freddo come l’acciaio d’una spada… Andate via.
ASMODEA – (con estrema dolcezza) Guardatemi bene, allora. Nei miei occhi e nel sorriso, rivedrete colei che vi ama.
IBLIS – Asmodea…?!
ASMODEA – Sì, sono io.
IBLIS – Ho paura, Asmodea…!
ASMODEA – Se mi stringerete la mano, ritroverete forza e coraggio…
IBLIS – (stringe spasmodicamente la mano di lei) Forza e coraggio: doti che ho per-so da tanto tempo, ormai…
ASMODEA – Non è vero. Io vi vedo come quel giorno quando v’incontrai la prima volta. Un guerriero forte e invincibile…dall’armatura splendente!
IBLIS – Quel guerriero di cui parlate, è morto… seppellito nell’oblio…
ASMODEA – Risorgerete. (Gli si scosta. Con movimenti sicuri, prende la coppa che prima aveva poggiato sul tavolo e la offre a Iblis) Bevete. Questo buon vino di Spagna vi riscalderà il cuore…
IBLIS – (afferra la coppa con mani tremanti e beve un lungo sorso) Ricordate, A-smodea…? Ricordate quando vi tenevo fra le mie braccia durante le notti d’inverno…? Il vento urlava contro i muri del castello, quasi volesse divorarlo! Voi gemevate per la paura… ed io vi stringevo a me con più forza… e vi acca-rezzavo i capelli e vi baciavo gli occhi dove qualche lacrima s’era posata come goccia di rugiada su una rosa…
ASMODEA – (gli siede accanto e così come farebbe con un bimbo, lo tiene in grem-bo, gli accarezza i capelli…) A quel tempo, il vento, i tuoni, lo scrosciare della pioggia m’impaurivano… Oggi, non più.
IBLIS – E’ vero. La piccola Asmodea è cresciuta. Oggi, il suo animo è forte e sicuro quanto deboli e malferme sono le mie braccia. (Lentamente, le forze gli man-cano, biascica) Quando vi sposai eravate poco più che una bambina… Capric-ciosa, impertinente… ma sempre piena d’allegria! E vi amavo… più della mia stessa vita. Ve l’ho mai detto, Asmodea?
ASMODEA – Sì, diverse volte. Anch’io vi ho amato… forse più di quanto non abbia mai saputo dimostrarvi. Siete sempre stato la mia guida, il precettore, l’amante, il confessore, lo sposo devoto.
(Iblis è ormai alla fine. Il suo capo si abbandona, piano piano, fra le braccia di Asmodea).
Come avrei potuto non amarvi? Sono stata la sola a cui avete donato il cuore… Tanto duro e spietato eravate con tutti quanto dolce e generoso con me. Poi, la vostra malattia… Un’oscura, crudele malattia che ha sconvolto la vostra mente e distrutto tutto l’amore che c’era in me… Adesso, tutto è compiuto. Addio, mio signore.
(Guarda il corpo di Iblis senza vita. Improvvisamente, si scuote, come se si destasse in quell’istante. Emette un urlo di raccapriccio e si stacca da lui).
Iblis! Perché i vostri occhi si sono spenti? Oh, Iblis! La nera morte vi ha rubato per sempre il respiro! Io, sono stata io a falciare la vostra vita! Ma… perché? (Urla) Perché?

6

(Come per magia, appare Astarte-Satana).
ASTARTE – Non piangete, mia regina. E’ necessario essere saldi, adesso.
ASMODEA – Astarte, quale forza diabolica mi ha spinto ad un assassinio così atro-ce?
ASTARTE – Perché parlate d’assassinio? Iblis ha cessato di penare. Il vostro è stato un ultimo atto d’amore e di giustizia.
ASMODEA – (in lacrime) Che amore? Che giustizia? Io l’ho ucciso!
ASTARTE – Siete sconvolta, Asmodea. Quando tornerete in voi, tutto vi sarà più chiaro. Avete agito con la risolutezza e il coraggio d’una grande regina. Siatene fiera.
ASMODEA – Di quale fierezza dovrei fregiarmi? Io l’ho ucciso, vi dico!
ASTARTE – Calmatevi, vi prego. Venite, vi accompagno nelle vostre stanze. Avete bisogno di riposare, adesso…
(Astarte sorregge ed accompagna fuori la disperata Asmodea, in lacrime.
Sulla scena, il corpo esanime di Iblis.
Come venuti fuori dalle stesse fiamme dell’inferno, irrompono i demoni. Un denso fumo avvolge la scena. E mentre essi eseguono una macabra danza at-torno al cadavere, sullo stesso fumo verrano proiettate immagini di fuoco, volti demoniaci in primissimo piano e in dettaglio…)
1DEMONE – Sei giunto alla fine del percorso, Iblis!
2DEMONE – I tuoi giorni terreni si sono consumati anzitempo!
3DEMONE – Folle! Hai osato sfidare il signore delle tenebre!
4DEMONE – Hai rinnegato il patto d’alleanza con Satana!
1DEMONE – Quel patto che un giorno hai firmato col sangue!
2DEMONE – Che cosa credevi? Che i tuoi fiacchi pentimenti avrebbero salvato la tua anima?
3DEMONE – Che Dio sarebbe venuto in tuo soccorso?
4DEMONE – Stupido e folle! Avresti varcato le porte dell’inferno da trionfatore!
1DEMONE – Invece la tua povera anima verrà sbranata in eterno dalle belve inferna-li!
TUTTI – E’ questa la tua condanna, Iblis!
(Quando il fumo si sarà diradato, la scena appare vuota: i demoni e il cada-vere di Iblis sono spariti).

7

(Entra Ermes. Si guarda attorno, come se fosse a conoscenza di ciò che è accaduto).
ERMES – Sento l’alito gelido del vento della morte. L’anima tormentata del buon I-blis è già approdata sull’altra sponda… Vecchio e stolto imbecille! Credevi di essere il padrone del mondo e, invece, eri solo il servo della tua stessa follia!
ASTARTE – (sopraggiunge) Ermes, amico mio…
ERMES – Mio signore…
ASTARTE – Mi congratulo con te. Riconosco che hai fatto un buon lavoro se è vero, com’è vero, che i risultati sono soddisfacenti. Ora non ci rimane che completa-re l’opera.
ERMES – Certamente.
ASTARTE – Ho già messo a punto un disegno perfetto… che ci porterà lontano. Il successo non potrà sfuggirci ma, attenzione, dovremo usare tutta la nostra abilità.
ERMES – Qual è il tuo disegno?
ASTARTE –Dopo Iblis, altri sono sull’orlo dell’abisso. Lucifugo e Asmodea. La pas-sione dell’uno potrebbe annientare l’altra. Confido molto nell’ardente irruenza del giovane principe. (Ironico) Bisognerebbe che io scriva un trattato sulle u-mane passioni, Ermes! E’ un argomento stuzzicante e curioso, non credi?
ERMES – Gli uomini sono delle creature bizzarre. Fragili, ciechi e disperati, vagano nel buio della propria esistenza, alla vana ricerca di ciò che essi chiamano “fe-licità” della quale, però, sconoscono il volto né mai lo conosceranno.
ASTARTE – Eccellente analisi, Ermes, seppure, com’è tuo costume, di gusto lieve-mente romantico!
ERMES – Che vuoi? L’uomo che un giorno fui, di quando in quando, bussa alla mia anima… rammentandomi stravaganti emozioni.
ASTARTE – Non curarti più di colui che fosti un tempo! Non ascoltare i suoi deliri! Rinsalda, invece, i tuoi baluardi affinché non siano mai scalfiti né incrinati da quei residui di natura umana con cui ti ostini a convivere!
ERMES – Non saranno certo quei “residui” di umanità a turbarmi, signore.
ASTARTE – Lo spero per te. Adesso, va’, allontanati… (ironico) Il bel principe è al-la ricerca dell’amata che, al momento, dorme profondamente il sonno dei giu-sti, grazie alle virtù della mia miracolosa tisana ed è ben serrata nella sua came-ra! (Ride e mostra la chiave con cui, verosimilmente, ha chiuso la porta di A-smodea) E’ indispensabile, dunque, che io sia pronto a soccorrere il povero Lu-cifugo! Va’!
(Ermes esce rapidamente).

8

ASTARTE – (tra sé) Vieni pure, mio bel principe… sto aspettandoti.
LUCIFUGO – (irrompe in scena. E’ palesemente scosso) Ditemi dov’è! Ve l’ordino, Astarte!
ASTARTE – Calmatevi, vi prego. Di chi parlate?
LUCIFUGO – Vengo adesso, dall’appartamento della regina! E lei non c’era!
ASTARTE – Vi dico, invece, che Asmodea dorme. Io stessa l’ho accompagnata nelle sue stanze.
LUCIFUGO – Se così fosse avrebbe dovuto svegliarsi, sentirmi! Ho urlato, tuonato, imprecato dietro quella maledetta porta! No! Vi assicuro che non è in camera sua!
ASTARTE – Ho sbagliato a svelarvi quel segreto. Perché adesso, non fate che sospet-tare di lei… anche quando non v’è ragione.
LUCIFUGO – Sbagliate ora, se non mi svelerete subito quel nome!
ASTARTE – Il nome?
LUCIFUGO – Del suo amante!
ASTARTE – (ad arte, volge altrove lo sguardo) Non esiste nessun amante… Mi ero ingannata…
LUCIFUGO – State più accorta, Astarte. I vostri tentativi sono encomiabili ma siete fin troppo maldestra nel difendere la vostra padrona! Cosa diavolo credete, che io sia uno sciocco? Volete prendermi in giro, per caso? Oppure avete deciso di farmi impazzire?
ASTARTE – Una tremenda disgrazia s’è abbattuta su questo castello, lo sapete… La morte di Iblis aveva sconvolto Asmodea… (continua ad essere poco convin-cente) Le ho preparato una tisana per farla cadere in un sonno profondo, ecco tutto…
LUCIFUGO – Voi mentite! La morte di Iblis non l’ha sconvolta né punto né poco, tranquillizzatevi! Ditemi quello che voglio sapere senz’altro indugio, Astarte o vi farò pentire d’essere nata!
ASTARTE – Non posso dirvi ciò che non so! Non conosco quel nome…! Ve lo spie-gai già una volta…
LUCIFUGO – Saprete almeno dov’è andata!
ASTARTE – Nemmeno. (Tentenna) L’ho vista uscire, è vero, ma non so per quale ragione né dove fosse diretta… Forse nella cappella… a vegliare il corpo del marito… a pregare…
LUCIFUGO – Insistete nel prendervi gioco di me?! Vi assicuro che Asmodea non si trova nella cappella e non si sognerebbe mai di vegliare la salma del defunto marito!
(Astarte rimane in silenzio e abbassa il capo)
Il vostro silenzio è più esauriente che mille parole!
ASTARTE – (implorante) Vi scongiuro, non fatele del male! Ha già sofferto tanto!
(Fugge via, in lacrime).

9

LUCIFUGO – (scoppia in una fragorosa risata isterica) “Non fatele del male”! E’ incredibile… La tenera Astarte piange e si preoccupa che alla dolce, fedele re-gina Asmodea non sia fatto del male…! Tanta generosità meriterebbe scopi più nobili che non quello di salvare una volgarissima puttana! (Il riso si trasforma, improvvisamente, in un pianto disperato) Ti odio, Asmodea…! E ti amo! Que-sta è la mia condanna! Gli spiriti del male si sono impossessati della tua anima, Asmodea! Che farai, ora? Ucciderai anche me? Tu mi hai già ucciso! Io sono morto, regina…! Quel che vedi è la mia ombra! Solo un’ombra disperata, priva di forza e di volontà!
(Tremante, angosciato, si accascia sullo scanno. Continua a piangere poi lancia un grido terribile di dolore, come se una lancia l’avesse trapassato da parte a parte. E su quell’urlo, buio improvviso. In una proiezione video, ap-paiono degli occhi; decine di occhi che scrutano dappertutto. Quindi, in det-taglio, bocche che si slabbrano... ghigni terrificanti... Forme e colori, in defi-nitiva, che possano rappresentare un gigantesco incubo.
Poi, tutto si smorza. Le luci del nuovo giorno illuminano la scena.
Asmodea ed Ermes sono in piedi, accanto a Lucifugo che pare essersi ad-dormentato sullo scanno).

10

ERMES – E’ evidente che il principe abbia trascorso una notte burrascosa se, come pare, non ha dormito nelle sue stanze…
ASMODEA – La morte del re lo avrà certo scosso… come tutti.
ERMES – La morte di Iblis ha addolorato ciascuno di noi, non v’è dubbio, tuttavia era necessaria… affinché l’Impero continuasse a vivere. Adesso, la corona spetta soltanto a voi.
ASMODEA – Non solo a me. Lucifugo mi sederà accanto, sul trono. Non dimenticarlo, Ermes.
ERMES – E allora, viva il nuovo re, Lucifugo!
(Lucifugo ha un sussulto. Si sveglia).
Il sole del nuovo giorno vi sia gradito, mio re!
ASMODEA – Lucifugo!
LUCIFUGO – (ancora intontito, si guarda attorno, poi si alza, gli occhi sbarrati, pronuncia delle frasi sconnesse) Iblis! Iblis mi ha parlato! Tutto è ormai perdu-to…! Cento… mille occhi demoniaci scrutano questo castello, maledetto da Dio! Tutto è perduto, ormai…!
ASMODEA – (turbata da quelle parole) Che dici? Torna in te, ti prego! Mi fai pau-ra!
LUCIFUGO – (torna alla realtà. S’avvede dei due)Felice giorno è questo! Vedo una regina e un buffone. All’una, la sorte ha affidato il potere sugli uomini! All’altro, il potere sugli sciocchi!
ERMES – Sono sciocchi davvero se s’accontentano d’avere un misero re come me!
ASMODEA – Vattene, Ermes, lasciaci soli!
(Ermes, dopo un inchino, esce).

11

(Asmodea si accosta con dolcezza a Lucifugo che volge lo sguardo altrove. Lo sfiora con una carezza…)
ASMODEA – Cos’è che ti angustia? Perché quel volto scuro?
LUCIFUGO – (le afferra la mano che l’accarezzava) Questa mano che ora m’accarezza è la stessa che ha ucciso Iblis! Dimmi, Asmodea, ha tremato la tua mano quando gli hai offerto l’ultimo calice?
ASMODEA – Smettila!
LUCIFUGO – Ha sobbalzato il tuo cuore quando egli bevve il primo sorso di morte?
ASMODEA – Ti prego…!
LUCIFUGO – Eri, forse, affranta dal dolore quando chiuse gli occhi alla vita?
ASMODEA – Basta!
LUCIFUGO – E adesso, dimmi, provi vergogna, adesso, o rimorsi per il tuo sciagura-to tradimento?
ASMODEA – Perché continui a tormentarmi?
LUCIFUGO – No! Tu non provi alcun rimpianto né pentimenti perché il tuo cuore è di pietra! Lo uccideresti una seconda volta e poi ancora una volta e ancora un’altra…! Hai tradito e ucciso tuo marito senza tentennamenti così come hai tradito e ucciso me!
ASMODEA – La follia ha divorato la tua mente!
LUCIFUGO – Sì! Allo stesso modo con cui la malvagità ha divorato la tua anima! Spudorata puttana! Dopo aver compiuto l’atroce delitto sei corsa ansiosa fra le braccia del tuo amante!
ASMODEA – (urla disperatamente) Che amante? Ancora questa storia?! Farai im-pazzire anche me!
LUCIFUGO – Non negare! Stavolta ho le prove del tuo tradimento!
ASMODEA – Falsità! Invenzioni! Non prove! Non ti ho mai tradito!
LUCIFUGO – Ipocrita!
ASMODEA – La mia sola colpa è d’averti amato oltre misura!
LUCIFUGO – Ipocrita! Cento volte ipocrita!
ASMODEA – Cento volte dannata se non è questa la verità!
LUCIFUGO – Dalle tue labbra io non ho mai sentito la verità!
ASMODEA – (fra le lacrime) Erano bugiardi anche i miei baci… le mie carezze… i miei gesti d’amore?
LUCIFUGO – Dalla tua bocca ho solo bevuto menzogne, ti dico! Sei falsa, regina! Lo sei sempre stata!
ASMODEA – Non mi credi. Preferisci prestar fede alle frottole di qualcuno che vuo-le ingannarti…! Che si prende gioco di te… di noi…! Eppure sai che ti amo. Ascoltami, Lucifugo… se il mio amore potesse essere misurato…
LUCIFUGO – Non sarebbe più grande d’uno sputo!
ASMODEA – Davanti a Dio, io ti giuro di non averti mai tradito…
LUCIFUGO – Non nominare Dio! Il nome di Dio pronunciato dalle tue labbra diven-ta una bestemmia! E non giurare poiché non serve a nulla!
ASMODEA – Ti scongiuro, Lucifugo… non distruggere l’amore che un giorno ci le-gò…
LUCIFUGO – (urla, fuori di sé) Io maledico quel giorno! Maledico questo castello! Maledico te! E maledico me stesso e la mia follia per averti amato!
(L’afferra con violenza, le stringe il collo con tutte le sue forze e lascia la presa solo quando Asmodea si abbandona esanime, senza più vita. Ancora ansimante, rimane pietrificato a guardare il corpo della donna. Poi sorride, le accarezza i capelli, la bacia sulla fronte…).
Asmodea… dormi? E’ bella la regina, vero, amici miei? La più bella delle re-gine. Sì, avvicinatevi pure ma fate piano… non voglio che si svegli. Mi ama, sapete? Adesso posso confessarlo. Posso gridarlo al mondo intero, finalmente. Sì, mi ha sempre amato. Ed anch’io l’amo. (Continua a rivolgersi ai suoi im-maginari interlocutori) Ma che ne sai, tu, verme? Come osi? Asmodea mi ama, ti dico! E nessuno potrà mai separarmi da lei! Ora, andate… lasciatemi solo con la regina… Sei pallida, amore mio… dovresti andar via… lontano da que-sto castello tenebroso… lontano… Verrai con me, te lo prometto… Ti porterò via da qui… (piange) Ora riposa, anima mia, riposa serena… Io dormirò accan-to a te, non aver paura. A nessuno permetterò di disturbare il nostro sonno…
(Con movimenti lenti ma decisi, tira fuori il pugnale che tiene alla cintola. Poi, con forza e rapidità, si conficca il pugnale nel petto. Cade giù, senza un gemito, accanto al cadavere di Asmodea.
Una musica che simuli una tempesta di vento si leva rapidamente. I teli si a-gitano convulsamente, squassati dal vento ma mossi energicamente anche da invisibili “entità” che, là imprigionate, sembrano poter sbucare, da un mo-mento all’altro, attraverso i teli.
Poi, tutto torna sinistramente silenzioso).

12

(Entra, come una furia, Ermes. Ansimante, si avvicina al corpo di Asmodea. Si china su di lei teneramente, le prende con delicatezza una mano e l’avvicina alle labbra. Poi, una smorfia di dolore gli si dipinge sul volto e piange disperatamente).
ERMES – Mia piccola regina! Mia adorata! Tu eri la sola che con la sua luce rischia-rava le tenebre di questo tetro castello… Eri un angelo, Asmodea, l’angelo che ho sempre amato in silenzio e che ho trasformato in un demone… come me! Ho guastato, con crudeli artifizi, la tua mente! Inquinato, col male, la tua anima pura…! (Urla con tutto il fiato che ha in gola) Dio! Dio, ti supplico: salva quest’innocente dal rogo eterno! Piuttosto, scaraventa me in un baratro inferna-le ancora più profondo! Nell’abisso più cupo dal quale non ci sia mai più ritor-no! Ma salva lei! Poiché sai bene che sono io il vero colpevole!
(Astarte-Satana, intanto, è già entrato. Sorride poi il suo volto diviene severo)
ASTARTE – Ermes! Sapevo già che la tua romantica fiacchezza, un giorno, avrebbe avuto il sopravvento sulla ragione! Tuttavia, speravo che ciò non accadesse. Vana illusione, la mia. Sei solo un piccolo verme! Piangi la morte d’una stupi-da donna…!
ERMES – Piango la donna che fu padrona del mio cuore.
ASTARTE – Sono io il padrone del tuo cuore e anche della tua anima! Sono io il tuo padrone! Lo hai dimenticato?
ERMES – Lasciami in pace, Satana!
ASTARTE – Attento, buffone! Non tradirmi! Non rinnegarmi! O per te è finita!
ERMES – Va’ via! Accada pure ciò che deve accadere.
ASTARTE – Tu sai bene che cosa accadrà. Ti misi in guardia, rammenti?
ERMES – Sì, lo rammento.
ASTARTE – Prostrati ai miei piedi! Invoca il mio perdono! Sii fedele al tuo giura-mento e, forse, ti salverai!
(Ermes, urlando, afferra lo stesso pugnale ancora conficcato nel corpo di Lucifugo e colpisce più volte, rabbiosamente, Astarte. E, mentre quest’ultima cade giù a terra, in una proiezione video si vedrà Satana “uscire” dal corpo di Astarte).
ERMES – Torna nel tuo regno infernale, Satana!
(Echeggia la lunga risata di Satana.
La scena si tinge di rosso. Si risentono alcune voci demoniache
SATANA – Quando i guardiani piangeranno lacrime di sangue, tornerai ad essere co-lui che eri un tempo: un piccolo, insignificante essere mortale.
ASTAROTTE – Quando gli occhi dei guardiani stilleranno sangue, la tua vita sarà appesa ad un filo sottile!
(Due fasci di luce bianca illumineranno i “guardiani” che si vedranno pian-gere sangue).
ADRAMELECH – E allora anche i tuoi occhi stilleranno sangue!
BELIAL – Di sangue schiumerà la tua bocca!
ERMES – Vieni, dunque! Vieni a liberare la mia anima, dolce Signora della morte!

SIPARIO