Ernani

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ERNANI

ERNANI

Di Victor Hugo

PERSONAGGI

ERNANI

DON CARLOS

DON RUY GOMEZ DE SILVA

DONNA SOL DE SILVA

IL DUCA DI BAVIERA

IL DUCA DI GOTHA

IL DUCA DI LUTZELBURG

DON SANCHO

DON MATIAS

DON RICARDO

DON GARCI SUAREZ

DON FRANCISCO

DON JUAN DE HARO

DON GIL TELLEZ GIRON

Primo Congiurato

Un Montanaro

IAQUEZ

DONNA JOSEFA DUARTE

Una Dama

Congiurati della Santa Lega, Tedeschi e Spagnoli.

Montanari, Signori, Soldati, Paggi, Popolo, ecc.

Spagna, 1519

PREFAZIONE DELL'AUTORE

            Poche settimane fa, l'autore di questo dramma scriveva a proposito di un poeta prematuramente scomparso: "In questo momento di risse e dispute letterarie chi sono da compiangere, quelli che muoiono o quelli che combattono? Indubbiamente è triste assistere alla dipartita di un poeta di vent'anni, vedere una lira che s'infrange, un avvenire che svanisce: ma il riposo non è pur qualcosa? Non sarà permesso a quegli uomini il cui nome è incessantemente coperto di calunnie, d'ingiurie, di odii, di gelosie, di sordidi intrighi e bassi tradimenti; uomini leali contro cui si combatte una guerra sleale; uomini pronti a sacrificarsi animati da un unico scopo, quello di dotare il loro paese di una libertà supplementare, la libertà dell'arte e dell'intelligenza; uomini laboriosi che vogliono solo proseguire in pace un'opera di coscienza, vittime da una parte di vili macchinazioni di censura e di polizia e, dall'altra, troppo spesso in balia dell'ingratitudine degli spiriti stessi per cui lavorano... non sarà loro permesso di volgere qualche volta il capo con invidia verso quelli che sono caduti alle loro spalle e dormono nella tomba? Invideo, diceva Lutero nel cimitero di Worms, invideo quia quiescunt.

            Ma, in fondo, cosa importa? Giovani, facciamoci coraggio! Per quanto vogliano renderci difficile il presente, l'avvenire sarà magnifico! Il romanticismo, che tante volte viene frainteso, non è altro (è questa la sua definizione autentica) che il liberalismo in letteratura, se si voglia considerarlo come puro pragmatismo. È una verità ormai condivisa da tutte le anime oneste, che non sono poche e presto - dato che l'opera è molto avanzata - il liberalismo in letteratura non sarà meno popolare del liberalismo in politica. La libertà nell'arte, la libertà nella società, ecco il duplice fine cui devono tendere tutti gli spiriti logici e coerenti; ecco la duplice bandiera che raduna - tranne poche intelligenze che non mancheranno di ricredersi - tutti i giovani forti e pazienti di oggi e anche, con la gioventù guidata dal fior fiore della generazione che ci ha preceduti, tutti quei saggi anziani che, dopo il primo momento di diffidenza e esame circospetto, hanno riconosciuto che quello che fanno i loro figli è la diretta conseguenza di come loro stessi hanno agito, e che la libertà letteraria è figlia della libertà politica. Questo principio è quello dominante nel nostro secolo, il principio che prevarrà. Gli ultras di ogni genere, sia classici che monarchici, si daranno da fare inutilmente a rimettere in piedi, pezzo per pezzo, il vecchio regime, la società e la letteratura: qualsiasi progresso civile, qualsiasi sviluppo delle intelligenze, ogni passo sulla strada della libertà farà crollare tutto quello che avranno accumulato. In definitiva, i loro sforzi reazionari saranno stati utili perché, in rivoluzione, ogni movimento fa avanzare. La verità e la libertà hanno questo di positivo: tutto ciò che si fa per loro e contro di loro è ugualmente utile. Attualmente, dopo tante cose ammirevoli fatte dai nostri padri e constatate dai nostri occhi, ci ritroviamo liberi della vecchia forma sociale: perché non dovremmo liberarci della vecchia forma poetica? A un popolo rinnovato una nuova arte. Pur ammirando la letteratura di Luigi XIV, tanto confacente alla sua concezione della monarchia, questa Francia del diciannovesimo secolo cui Mirabeau ha dato la libertà e Napoleone la sua potenza saprà avere la sua letteratura".

            Si perdoni all'autore di questo dramma di aver citato se stesso: le sue parole hanno così scarso potere di incidersi negli animi che avrebbe spesso bisogno di ripeterle. D'altronde oggi non è fuor di luogo riproporre ai lettori le due pagine che abbiamo trascritto. Non perché questo dramma meriti lontanamente di essere citato come arte nuova o poesia nuova, tutt'altro. Anche se è indiscutibile che il principio della libertà in letteratura ha fatto un passo avanti e si registra un progresso non nell'arte - questo dramma è troppo poca cosa - ma nel pubblico. Si deve ammettere che, almeno da questo punto di vista, una parte dei pronostici che abbiamo indicato più sopra si è avverata. C'era effettivamente pericolo - a cambiare tanto bruscamente di auditorio - ad arrischiare sul palcoscenico dei tentativi finora esclusivamente affidati alla carta che sopporta tutto: il pubblico dei lettori è molto diverso dal pubblico degli spettatori e si aveva timore di veder respingere da quest'ultimo le stesse cose che il primo aveva accettato. Non è accaduto nulla di tutto questo. Il principio della libertà letteraria, già compreso da chiunque sia abituato a leggere e a pensare, è stato ugualmente accettato da quella folla immensa, avida delle pure emozioni dell'arte, che invade ogni sera i teatri parigini. La voce alta e possente del popolo, che somiglia a quella di Dio, ormai pretende che la poesia inalberi lo stesso vessillo della politica: TOLLERANZA E LIBERTÀ. E ora venga il poeta! Il pubblico c'è. La libertà il pubblico la vuole identica alla sua essenza più pura: in perfetto accordo con l'ordine nello stato e con l'arte in letteratura. La libertà possiede una saggezza che le è propria, senza la quale non può dirsi completa. Che le vecchie regole di d'Aubignac muoiano insieme alle vecchie consuetudini di Cujas, questo è un bene; che a una letteratura di corte succeda una letteratura di popolo, è ancora meglio; ma è soprattutto necessario che una ragione interiore non sia assente da tutte queste novità. Che il principio della libertà continui a progredire, ma che continui a migliorare. Nella letteratura, come nella società, non ci devono essere etichette ma neppure l'anarchia: ci vogliono delle leggi. Né tacchi rossi, né berrette rosse. Ecco ciò che vuole il pubblico, e ha ragione. Per quanto ci riguarda, per stima nei confronti di quel pubblico che ha accolto con tanta indulgenza un tentativo che ne meritava così poca, oggi noi gli presentiamo il dramma esattamente com'è stato rappresentato. Forse verrà il momento di pubblicarlo come è stato concepito dall'autore, indicando e discutendo le modifiche che la scena gli ha fatto subire. Questi dettagli di critica non sono affatto privi d'interesse e certo hanno un valore didattico ma oggi sembrerebbero pedanti: la libertà dell'arte è ammessa, la questione principale è risolta, perché perdere del tempo su problemi secondari? Del resto, prima o poi, torneremo sull'argomento e ne parleremo diffusamente, distruggendo con le nostre testimonianze e la nostra dialettica la censura drammatica, il solo ostacolo alla libertà del teatro, oggi che non ne esistono più da parte del pubblico. Cercheremo, a nostro rischio e pericolo, per devozione alle cose dell'arte, di descrivere i mille abusi di questa piccola inquisizione dello spirito che, come l'altro Santo Uffizio, ha i suoi giudici segreti, i suoi carnefici mascherati, le sue torture, le sue mutilazioni e la sua pena di morte. Faremo a pezzi, se potremo, quelle fasce in cui la polizia ci imprigiona: è una vergogna che il teatro del diciannovesimo secolo debba ancora esserne avvolto! Oggi ci deve essere posto solo per la riconoscenza e per i ringraziamenti. Ed è al pubblico, dal profondo del cuore, che l'autore di questo dramma presenta i suoi. Quest'opera, non di talento ma dettata dalla coscienza e dalla libertà, è stata generosamente protetta contro mille ostilità dal pubblico, perché il pubblico è sempre coscienzioso e sempre libero. Siano dunque rese grazie al pubblico e a tutti quei giovani che hanno portato il loro aiuto e il loro favore all'opera di un giovane sincero e indipendente come loro! È soprattutto per loro che io lavoro perché sarebbe il mio più alto titolo di merito essere applaudito da questa aristocrazia di giovani, intelligente, logica, coerente, davvero liberale sia in politica che in letteratura, nobile generazione che non si rifiuta di aprire entrambi gli occhi alla verità e di ricevere la luce dall'uno e dall'altro lato. Quanto all'opera in sé, l'autore non ne parlerà. Accetta le critiche che sono state avanzate, le più severe come le più lusinghiere, perché da tutte si può ricavare una lezione. Non osa pensare che tutti abbiano immediatamente compreso il dramma, di cui il Romancero General costituisce la chiave. Consiglia tuttavia chiunque abbia provato ostilità nei confronti della sua opera, di andarsi a rileggere Le Cid, Don Sanche, Nicomède o, meglio ancora, tutto Corneille e tutto Molière, quei grandi e ammirevoli poeti. Una lettura simile - sempre, ovviamente, che tengano presente l'immensa inferiorità dell'autore di Ernani - forse li renderà meno severi nei confronti di tutto ciò che ha potuto irritarli nella forma o nella sostanza del dramma. Probabilmente è ancora prematuro giudicarlo. Ernani è solo la prima pietra di un edificio che esiste già nello spirito del suo autore ma che, solo una volta completato, permetterà di inferire sul valore del dramma. Forse un giorno sarà approvata l'intuizione che gli ha suggerito di collocare, come l'architetto di Bourges, un portale quasi moresco nella sua cattedrale gotica. Nell'attesa, egli è consapevole di aver fatto ben poco. Speriamo che il tempo e le forze non gli vengano meno per completare la sua opera! Che avrà un valore, solo quando sarà terminata. Egli non appartiene alla razza di quei poeti privilegiati che possono morire o interrompersi prima di aver finito, senza pregiudizio per la loro fama, e non appartiene nemmeno alla razza di quelli che restano grandi lasciando la loro opera incompiuta, uomini fortunati di cui si può dire ciò che diceva Virgilio di Cartagine appena iniziata:

            Pendent opera interrupta, minaeque

                        murorum ingentes!

9 marzo 1830

ATTO PRIMO

IL RE

Saragozza. Una camera da letto. Di notte. Su un tavolo, una lampada.

Scena prima

Donna Josefa Duarte, vecchia, vestita di nero, col bustino ricamato di giaietto alla moda di Isabella la Cattolica. Don Carlos.

DONNA JOSEFA, sola. (Chiude le tende color cremisi della finestra e mette in ordine alcune seggiole. Si sentono dei colpi ripetuti a una porticina segreta, a destra. Donna Josefa ascolta. Si bussa di nuovo)

Sarà già lui? (Un altro colpo) Viene dalla scala segreta.(Un altro colpo) Su, andiamo ad aprire. (Apre la porticina segreta. Entra Don Carlos, col mantello sul naso e il cappello calato sugli occhi) Buongiorno, bel cavaliere. (Lo introduce. Don Carlos apre il mantello ed appare, magnificamente vestito in un abito di seta e velluto, alla moda castigliana del 1519. Donna Josefa lo osserva dal basso verso l'alto e retrocede stupita) Come, non siete voi, signor Ernani! Aiuto, al fuoco!

DON CARLOS (afferrandola per un braccio)

Ancora una parola, dueña e sei morta! (La guarda fisso. La donna, spaventata, tace) Sono in casa di Donna Sol? La fidanzata del vecchio duca di Pastraña, suo zio, un patriarca venerabile, decrepito e geloso? Allora, vuoi rispondere? La bella ama un cavaliere a cui ancora non sono cresciuti né la barba né i baffi e ogni sera, a dispetto dei gelosi, in barba al vecchio riceve il giovane amante senza barba. Sono ben informato? (La donna tace, Don Carlos la scuote per un braccio) Vuoi deciderti a rispondere?

DONNA JOSEFA

Mi avete proibito di parlare, signore.

DON CARLOS

Voglio solo che tu mi dica un sì o un no. Allora, la tua signora è Donna Sol de Silva? Parla!

DONNA JOSEFA

Sì. Perché?

DON CARLOS

Per niente. Il duca, il suo promesso sposo, a quest'ora è assente?

DONNA JOSEFA

Sì.

DON CARLOS

E lei attende il giovane?

DONNA JOSEFA

Sì.

DON CARLOS

Maledizione!

DONNA JOSEFA

Sì.

DON CARLOS

Allora, dueña, è qui che avrà luogo il convegno?

DONNA JOSEFA

Sì.

DON CARLOS

Nascondimi da qualche parte.

DONNA JOSEFA

Voi!

DON CARLOS

Io.

DONNA JOSEFA

Perché?

DON CARLOS

Per niente.

DONNA JOSEFA

Io, dovrei nascondervi!

DON CARLOS

Qui.

DONNA JOSEFA

Mai!

DON CARLOS (estrae dalla cintola una borsa e un pugnale)

La signora vuol scegliere tra questa borsa e questa lama?

DONNA JOSEFA (afferrando la borsa)

Siete il diavolo?

DON CARLOS

Sì, dueña.

DONNA JOSEFA (aprendo un armadio incassato nel muro)

Entrate qui.

DON CARLOS (esaminando l'armadio)

In questa scatola!

DONNA JOSEFA (richiudendolo)

Se non vi piace, potete andarvene.

DON CARLOS (riaprendo l'armadio)

Sì. (Esaminando ancora) Dimmi, per caso è la scuderia in cui tieni il tuo cavallo, il manico da scopa? (Introducendosi a fatica) Uff!

DONNA JOSEFA (giungendo le mani, scandalizzata)

Un uomo qui dentro!

DON CARLOS (nell'armadio rimasto aperto)

Perché? Forse la tua padrona aspettava una donna?

DONNA JOSEFA

Cielo! Sento i passi di Donna Sol. Signore, presto, chiudete la porta. (Spinge la porta dell'armadio, che si richiude)

DON CARLOS (dall'interno)

Ti avverto, dueña, se dici una parola sei morta.

DONNA JOSEFA (sola)

Chi è quest'uomo? Gesù, mio Signore! Se chiamassi in aiuto? Chi? Tranne me e la signora, nel palazzo dormono tutti. Bah! L'altro sta per arrivare, e la cosa lo riguarda da vicino. Ha la sua spada: che il cielo ci guardi dall'inferno! (Soppesando la borsa) Dopo tutto, non è un ladro.

Entra Donna Sol vestita di bianco. Donna Josefa nasconde la borsa.

Scena seconda

Donna Josefa, Don Carlos (nascosto), Donna Sol, poi Ernani.

DONNA SOL

Josefa!

DONNA JOSEFA

Signora?

DONNA SOL

Ah! Temo una sciagura, Ernani dovrebbe essere già qui. (Rumore di passi alla porticina) Ecco, sta salendo. Apri subito, senza indugio, prima ancora che bussi. Svelta!

Josefa apre la porticina. Entra Ernani, avvolto in un ampio mantello. Ha un gran cappello, indossa un abito grigio da montanaro d'Aragona: ha una corazza di cuoio, una spada, un pugnale e un corno alla cintola.

DONNA SOL (correndo verso di lui)

Ernani!

ERNANI

Donna Sol! Ah, finalmente ti rivedo! La voce che mi parla è la tua voce! Perché il destino mi condanna a trascorrere i miei giorni lontano da te? Ho tanto bisogno di te per dimenticare gli altri!

DONNA SOL (toccando le vesti di lui)

Dio mio! Il tuo mantello è grondante d'acqua! Piove molto?

ERNANI

Non lo so.

DONNA SOL

Avrai freddo!

ERNANI

Non è nulla.

DONNA SOL

Togliti il mantello.

ERNANI

Donna Sol, amica mia, dimmi: quando, di notte, dormi calma, innocente e pura mentre un sonno tranquillo schiude appena le tue labbra e, con un dito, abbassa le tue palpebre, viene un angelo ad annunciarti che tu rappresenti la dolcezza per quell'infelice che è abbandonato con orrore da tutto e da tutti?

DONNA SOL

Hai tardato tanto, mio signore! Ma dimmi se hai freddo.

ERNANI

Io! Io brucio vicino a te! Ah, quando la gelosia amorosa ci infiamma e ci annebbia il cervello, quando il cuore si gonfia a dismisura per colpa delle tempeste che ci agitano, che importanza può avere una nuvola passeggera che ci squassa coi lampi e con la pioggia?

DONNA SOL (aiutandolo a togliersi il mantello)

Su, dammi il mantello, e anche la spada.

ERNANI (con la mano sull'elsa)

No, perché è un'altra amica, innocente e fedele. Donna Sol, il duca, il tuo futuro consorte, tuo zio è assente?

DONNA SOL

Sì, quest'ora è soltanto nostra.

ERNANI

Quest'ora! Tutto qui. Per noi, c'è solo un'ora! Ha importanza, il futuro? Bisogna o dimenticare o morire. Angelo mio, un'ora con te! Un'ora, sì, per chi vorrebbe prima la vita, e poi l'eternità!

DONNA SOL

Ernani!

ERNANI (amaramente)

Come sono fortunato che il duca esca! Come un ladro che trema forzando una porta, io entro di furia, ti vedo e porto via al vecchio un'ora della tua voce e dei tuoi sguardi. Sono fortunatissimo, sarò certo invidiato per l'ora che gli sottraggo mentre lui si impadronisce della mia vita!

DONNA SOL

Calmati. (Consegnando il mantello alla governante) Josefa, fallo asciugare. (Josefa esce. Donna Sol si siede e fa cenno ad Ernani di avvicinarsi) Vieni qui.

ERNANI (senza ascoltarla)

Allora il duca è assente dal castello?

DONNA SOL (sorridendo)

Come sei sciocco!

ERNANI

Non è qui.

DONNA SOL

Anima mia, non pensiamo più al duca.

ERNANI

Ah! Pensiamoci invece! Quel vecchio abominevole! Ti ama, sta per sposarti! Come faccio a non pensarci? Non ti ha rubato un bacio l'altro giorno?

DONNA SOL (ridendo)

Ecco la causa della tua disperazione! Il bacio di uno zio, in fronte! Quasi un bacio paterno!

ERNANI

No, il bacio di un amante, di un consorte, di un uomo geloso. Ah! Tu sarai sua, lo sai? Ci hai mai pensato? O vecchio sciagurato che, a testa china, per arrivare in fondo al sentiero e concludere la tua giornata terrena, hai bisogno di una donna e scegli, spettro terrificante, una fanciulla! Vecchio pazzo, insensato! Mentre, con una mano, ti sorreggi alla sua non vedi la morte che ti afferra dall'altra? Senza provare nessun timore, vieni qui a turbare il nostro amore! Vecchio! Va a dare le tue misure al becchino! Chi vuole queste nozze? Mi auguro che tu ci sia costretta.

DONNA SOL

Si dice che sia la volontà del re.

ERNANI

Il re! Il re! Mio padre è morto sul patibolo, per ingiunzione di suo padre. Adesso, nonostante l'immensa distanza di tempo che ci separa da quel fatto atroce, il mio odio è giovane e ardente e si rivolta contro l'ombra del monarca defunto, contro suo figlio, la sua vedova e tutto il suo seguito. L'estinto non conta più. Ma, da bambino, ho giurato di vendicare mio padre, e mi vendicherò su suo figlio! Ti ho cercato dappertutto Carlos, re delle Castiglie! L'odio avvampa furioso tra i nostri due casati, i nostri padri si sono combattuti senza pietà senza rimorsi, per trent'anni! I nostri padri sono morti inutilmente, il loro odio è ancora vivo. Non hanno conquistato la pace eterna: i figli si ergono in piedi e il duello continua. Ah, sei tu che vuoi questo orribile connubio! Tanto meglio, io cercavo te e tu mi attraversi la strada!

DONNA SOL

Mi fai paura.

ERNANI

Devo portare a compimento l'anatema che è stato scagliato, devo arrivare al punto di incutere timore a me stesso! Ascoltami: l'uomo a cui, tanto giovane, sei destinata, Ruy de Silva, tuo zio, è duca di Pastraña, signore d'Aragona, conte e Grande di Castiglia. È vero, non è più giovane, ma in cambio, giovinetta, può donarti tanto oro, tanti gioielli da far risplendere la tua fronte tra fronti sovrane e per il rango, l'orgoglio, la ricchezza e la gloria costringere più di una regina a invidiare la moglie che si è scelto. Ecco chi è lui. Io, invece, sono povero e, da bambino, non possedevo che il bosco dove correvo a piedi nudi. Forse anch'io, da qualche parte, ho un grande blasone che dorme, coperto dal sangue e dalla ruggine. Forse ho dei diritti, sepolti nelle tenebre, che il nero drappo di un patibolo nasconde sotto le sue pieghe e che un giorno, se la mia attesa non andrà delusa, usciranno da questo fodero quando sguainerò la spada! Nel frattempo, il cielo invidioso mi ha concesso di godere la dote elargita a chiunque: l'aria, il giorno e l'acqua. Ora sta a te decidere se vuoi liberarti di me o del duca. Devi scegliere tra noi due: sposare lui o seguire me.

DONNA SOL

Ti seguirò.

ERNANI

In mezzo agli uomini rudi che mi fanno compagnia? Dei proscritti di cui il carnefice conosce bene l'identità, gentaglia che ha il cuore duro come il ferro, impossibile da scalfire, tutti quanti trascinati da un cieco istinto di vendetta? Verresti a comandare quella che chiamano la mia banda? Perché, se non lo sai ancora, io sono un bandito! Quando mi davano la caccia per tutta la Spagna, solo la vecchia Catalogna, con le sue foreste e i suoi monti inaccessibili, tra le sue rocce dove solo l'aquila può scorgerti, mi ha accolto come una madre. Sono cresciuto tra i suoi montanari liberi, poveri, severi e domani, se la mia voce fa risuonare questo corno, tremila dei suoi eroi giungeranno subito davanti a me... Rabbrividisci? Rifletti con calma. Seguire me tra i boschi, sui monti, sul greto dei fiumi, in mezzo a uomini simili ai demoni spaventosi dei tuoi incubi, sospettare di tutto, delle voci e degli occhi, dei passi e dei rumori, dormire sull'erba, bere al torrente e di notte, mentre darai il latte al tuo bambino che si è svegliato, sentire fischiarti all'orecchio le palle dei moschetti, vagare accanto a me, proscritta, e magari essere costretta a seguirmi anche sul patibolo dove finirò, come mio padre.

DONNA SOL

Ti seguirò.

ERNANI

Il duca è ricco, nobile, potente. Il vecchio casato di suo padre non ha macchie, il duca può fare tutto ciò che vuole, il duca sposandoti ti offre un titolo, tesori incomparabili, la felicità...

DONNA SOL

Partiremo domani. Non devi biasimarmi, Ernani, per quest'audacia, per questo strano comportamento. Sei il mio demone o il mio angelo? Io non lo so, ma so di essere in tuo potere. Ascoltami: dovunque andrai, io ti seguirò. Che tu resti o parta, io sono tua, incondizionatamente. Perché mi comporto così? Non so cosa risponderti. Ho bisogno di vederti, di vederti ancora, di vederti sempre. Quando il suono dei tuoi passi si attutisce in lontananza, mi sembra che il cuore abbia cessato di battere: sento talmente la tua mancanza che mi estranio da me stessa. Solo quando il tuo passo che attendo e che amo risuona ancora al mio orecchio, all'improvviso sono cosciente di essere viva e sento lo spirito riunirsi gioioso al mio sangue!

ERNANI (stringendola tra le braccia)

Angelo!

DONNA SOL

Domani. A mezzanotte. Vieni con la tua scorta, sotto la mia finestra. Adesso vai, sarò forte, sarò coraggiosa. Busserai tre volte.

ERNANI

Lo sai, ora, chi sono io?

DONNA SOL

Cosa importa, mio signore! Io ti seguirò.

ERNANI

No. Dato che tu, fragile fanciulla, vuoi seguire me allora devi conoscere il nome, il rango, l'anima, il destino che si nascondono dietro l'aspetto del pastore Ernani. Eri pronta a seguire un brigante, accetteresti un esule, un proscritto?

DON CARLOS (aprendo rumorosamente l'anta dell'armadio)

Quando finirai di raccontare la tua storiella? Credi che si stia comodi dentro questo armadio?

(Ernani indietreggia stupito. Donna Sol getta un grido e si rifugia tra le sue braccia fissando atterrita Don Carlos)

ERNANI (con la mano sull'elsa della spada)

Chi è quest'uomo?

DONNA SOL

Cielo! Aiuto!

ERNANI

Taci, Donna Sol! Sveglierai il vecchio geloso. Quando ti sto accanto ti prego, qualunque cosa accada, di chiedere solo il mio aiuto. (A Don Carlos) Cosa facevate là dentro?

DON CARLOS

Io? Non mi pare che stessi cavalcando per la foresta.

ERNANI

Chi all'affronto aggiunge la beffa rischia di far ridere anche il suo erede.

DON CARLOS

Una volta per uno! Signore, permettetemi un'assoluta franchezza. Voi amate la signora e i suoi occhi neri e, ogni sera, venite qua a specchiare le vostre pupille nelle sue. Benissimo! Si dà il caso che ami anch'io la signora e desideri conoscere l'uomo che ho visto tante volte entrare dalla finestra mentre io rimanevo alla porta.

ERNANI

Mi impegno formalmente a farvi uscire da dove entro io, signore.

DON CARLOS

Vedremo. Intanto, io depongo il mio amore ai piedi della signora. Vogliamo fare a metà? Ho visto che la sua bellissima anima è colma di tanto amore, di tanta bontà e di tanti delicati sentimenti da averne a sufficienza per due innamorati. Vedete, non voglio nascondervi nulla: stasera avevo deciso di prendere l'iniziativa. Scambiato per voi, entro qui di sorpresa, mi nascondo e ascolto. Ma sentivo malissimo e credevo di soffocare. Inoltre, sgualcivo il mio abito alla francese. In fede mia, era meglio uscire!

ERNANI

Anche la mia spada si trova a disagio e vuole uscire.

DON CARLOS (salutandolo)

Ai vostri ordini, signore.

ERNANI (sfoderando la spada)

In guardia!

Don Carlos sfodera la spada.

DONNA SOL (interponendosi tra i due)

Ernani! Cielo!

DONNA SOL

Calmatevi, señora.

ERNANI (a Don Carlos)

Ditemi il vostro nome.

DON CARLOS

Ma guarda! Ditemi il vostro!

ERNANI

Lo tengo in serbo, segreto e fatale, per l'uomo che un giorno, inchiodato dal mio ginocchio vittorioso, sentirà il mio nome all'orecchio e la mia spada nel cuore!

DON CARLOS

Come si chiama quest'uomo?

ERNANI

Che te ne importa? In guardia! Difenditi!

Incrociano le spade. Donna Sol si getta tremante su una seggiola. Si sente bussare alla porta.

DONNA SOL (alzandosi atterrita)

Cielo! Bussano alla porta!

I duellanti si interrompono. Dalla porticina entra Josefa. Appare molto turbata.

ERNANI (a Josefa)

Chi bussa così?

DONNA JOSEFA (a Donna Sol)

Signora, un caso imprevedibile! Il duca sta rientrando!

DONNA SOL (giungendo le mani)

Il duca! Tutto è perduto! Infelice!

DONNA JOSEFA (guardandosi attorno)

Gesù! Lo sconosciuto! Delle spade! Si battevano a duello, che bella prodezza!

I due contendenti rimettono le spade nel fodero. Don Carlos si avvolge nel mantello e abbassa la tesa del cappello sugli occhi. Si sente bussare di nuovo.

ERNANI

Che fare?

Si bussa di nuovo.

UNA VOCE (dall'esterno)

Apritemi, Donna Sol!

Donna Josefa fa un passo verso la porta. Ernani la ferma.

ERNANI

Non aprire!

DONNA JOSEFA (tirando fuori il rosario)

San Giacomo benedetto, facci uscire da questo imbroglio!

Si bussa ancora.

ERNANI (indicando a Don Carlos l'armadio)

Nascondiamoci.

DON CARLOS

Nell'armadio?

ERNANI (indicando l'anta dell'armadio)

Entrate là dentro. Fidatevi di me. Ci staremo tutti e due.

DON CARLOS

Vi ringrazio della premura, c'è tanto posto!

ERNANI (indicando la porticina)

Fuggiamo da quella parte.

DON CARLOS

Buonanotte! Per quanto mi riguarda, non ho intenzione di andarmene.

ERNANI

Ah! Maledizione, signore, questa ve la farò pagare! (A Donna Sol) Se barricassi l'ingresso?

DON CARLOS (a Josefa)

Apri la porta.

ERNANI

Cos'ha detto?

DON CARLOS (a Josefa stupefatta)

Apri, te lo ripeto!

Si bussa sempre. Donna Josefa, tremante, va ad aprire.

DONNA SOL

Sono morta!

Scena terza

Don Ruy Gomez de Silva, barba e capelli bianchi, vestito di nero. Servi con fiaccole.

DON RUY GOMEZ

Degli uomini nella stanza di mia nipote, a quest'ora di notte! Venite qui, tutti! Vale la pena di far luce, di far rumore! (A Donna Sol) Per San Giovanni d'Avila, giuro sul mio onore che siamo in tre in camera vostra! Due di noi sono di troppo, signora. (Ai due giovani) Miei giovani cavalieri, cosa fate qui? Quando tra le nostre schiere c'erano il Sid e Bernardo, quei campioni generosi della Spagna e del mondo intero percorrevano la Castiglia onorando i vecchi e proteggendo le fanciulle. Erano dei valorosi che sopportavano il peso delle corazze e delle spade più di quanto voi, oggi, sopportiate il peso delle piume e dei velluti! Erano uomini che sapevano rispettare le barbe canute, che privilegiavano la religione e non l'amore, che non tradivano nessuno e motivavano la loro condotta con l'onore di un casato che si impegnavano solennemente a preservare. Se volevano una donna, la prendevano senza macchia, in pieno giorno, alla presenza di tutti, con la spada, l'ascia o la lancia in mano. Quanto a quei miserabili che, di notte, guardandosi alle spalle e confidando nelle tenebre per le loro bravate infami, sottraggono con un colpo di mano ai mariti l'onore delle donne, io proclamo che il Sid, il nostro glorioso antenato, li avrebbe trattati da vili e costretti a inginocchiarsi ai suoi piedi. E affermo che, per degradare quella nobiltà usurpata, avrebbe umiliato il loro blasone schiaffeggiandolo con la spada! Cosa siete venuti a fare qui? Volete forse insinuare che non sono altro che un vecchio da additare alle risa dei giovani? Che si riderà di me, del soldato di Zamora? Quando passerò, coi miei capelli bianchi, si riderà? Bene, posso garantirvi che non sarete voi a ridere!

ERNANI

Duca...

DON RUY GOMEZ

Silenzio! Come! Avete la spada, la daga, la lancia, le cacce, i banchetti, le mute di cani, i falconi, le canzoni da mormorare ogni sera sotto i balconi, le piume sul cappello, le casacche di seta, i balli, i tornei, la giovinezza, la gioia... Come siete sciocchi: vi annoiate! Dovete proprio fabbricarvi ad ogni costo un balocco, un trastullo qualunque! Per questo motivo, andate a prendervi un vecchio. Ah, ma stavolta l'avete rotto il balocco! Voglia Dio che i suoi frammenti vi esplodano in faccia! Seguitemi!

ERNANI

Signor duca...

DON RUY GOMEZ

Seguitemi, seguitemi! Signori miei, l'abbiamo fatta per divertirci questa bravata? Come! Io possiedo un tesoro. Si tratta dell'onore di una fanciulla, di una donna, dell'onore di un casato. È la fanciulla che amo, è mia nipote e presto deve scambiare con me l'anello nuziale. Io la ritengo casta, pura, sacra per chiunque la avvicini. Si dà il caso che debba assentarmi un'ora e che io, Ruy Gomez de Silva, non possa metterla alla prova senza che un volgare ladro d'onore s'insinui nel mio focolare! Indietro! Lavatevi le mani, uomini privi di anima, perché solo toccandole contaminate le nostre donne. No? Bene. Proseguite, se volete. C'è qualcos'altro? (Si strappa una catena dal collo) Tenetevelo, calpestatelo, calpestate il mio toson d'oro! (Getta il cappello) Strappatemi i capelli, fatene una cosa vile! Così, domani, potrete vantarvi in città che mai finora dei giovani dissoluti, nella loro tracotanza, hanno macchiato capelli più candidi su una fronte più nobile

DONNA SOL

Signore...

DON RUY GOMEZ (ai servi)

Scudieri! Scudieri! Aiuto! La mia ascia, il mio pugnale, la mia daga di Toledo! (Ai due giovani) Seguitemi, tutti e due!

DON CARLOS (facendo un passo avanti)

In primo luogo, duca, non si tratta di questo. Si tratta della morte di Massimiliano, imperatore di Germania.

(Si libera del mantello e scopre il viso nascosto sotto il cappello)

DON RUY GOMEZ

Volete scherzare? Dio mio! Il re!

DONNA SOL

II re!

ERNANI (a cui si illuminano gli occhi)

Il re di Spagna!

DON CARLOS (severamente)

Sì, sono Carlos. Signor duca, sei caduto in preda alla follia? Il mio avo, l'imperatore, non è più. Lo apprendo stasera e subito mi affretto a farti visita per informartene di persona. Vengo a chiedere consiglio a te, suddito fedele, di notte, in incognito. Quanto baccano per una cosa da nulla, di una semplicità elementare!

Con un cenno, Don Ruy Gomez congeda il suo seguito e si avvicina a Don Carlos che Ernani, in un angolo, divora con gli occhi mentre Donna Sol lo osserva stupita e timorosa.

DON RUY GOMEZ

Come mai avete impiegato tanto tempo ad aprirmi?

DON CARLOS

Ah, questa è bella! Vieni qui, protetto dalla tua scorta! Quando un segreto di stato mi conduce nel tuo palazzo, duca, dovrei forse confidarlo anche ai tuoi servi?

DON RUY GOMEZ

Perdonatemi, altezza, ma le apparenze...

DON CARLOS

Venerabile padre, io ti ho nominato governatore del castello di Figueras ma, oggi, chi dovrei nominare per governare te?

DON RUY GOMEZ

Perdonate...

DON CARLOS

Basta così. Non parliamone più, signore. L'imperatore è morto.

DON RUY GOMEZ

L'avo di vostra altezza non è più?

DON CARLOS

Duca, puoi vedere sul mio volto la tristezza che mi opprime.

DON RUY GOMEZ

Chi è destinato a succedergli?

DON CARLOS

Un duca di Sassonia è tra i favoriti, incalzato da Francesco I di Francia.

DON RUY GOMEZ

Dove si riuniranno gli Elettori dell'impero?

DON CARLOS

Credo che sceglieranno tra Aix-la-Chapelle, Spira e Francoforte.

DON RUY GOMEZ

Il nostro re - Dio vegli su di lui - non ha mai pensato all'impero?

DON CARLOS

Sempre.

DON RUY GOMEZ

È a voi che spetta.

DON CARLOS

Lo so.

DON RUY GOMEZ

Vostro padre è stato arciduca d'Austria. Mi auguro che l'impero non dimentichi che chi è passato dalla porpora al sudario era l'avo di Vostra Altezza.

DON CARLOS

Inoltre, sono cittadino di Gand.

DON RUY GOMEZ

Durante la giovinezza conobbi vostro nonno. Ahimè! Solo io sopravvivo, di un secolo intero! Tutto è morto, ormai! Era un imperatore imponente, un sovrano magnifico!

DON CARLOS

Ho l'appoggio di Roma.

DON RUY GOMEZ

Coraggioso, valoroso senza essere tirannico. Quella testa si addiceva al vecchio corpo germanico! (Si inchina e bacia le mani del re) Vi compiango profondamente! Così giovane, dover portare il peso di questo lutto!

DON CARLOS

Il papa vuole rientrare in possesso della Sicilia, che è mia. Dato che un imperatore non può conservarla, allora mi eleverà al soglio. Da figlio docile e ubbidiente, io gli restituisco Napoli. Otteniamo l'aquila: vedremo poi se lascerò che le tarpino le ali.

DON RUY GOMEZ

Con quale soddisfazione, il vostro avo regale contemplerebbe la vostra fronte spaziosa chinarsi per ricevere la corona! Ah! Signore, insieme a voi quanto piangeremo la perdita di quel grande, di quell'eccellente, di quel cristianissimo imperatore.

DON CARLOS

Il Santo Padre è abile. Che cos'è la Sicilia? Solo un'isola appesa al mio regno, un'isola, un frammento, uno straccio fatto a brandelli a malapena attaccato alla Spagna, che le si trascina penosamente accanto. "Cosa farete, figliolo caro, di quell'isoletta gobba, cucita con un esile filo al mondo imperiale? Il vostro impero è malfatto: presto, venite qui, un paio di forbici, tagliamola via!" "Grazie, Santissimo Padre! Dato che, di stracci come quello, se la fortuna mi arride, conto di riattaccarne più di uno al Sacro Impero e, nel caso che qualche brandello mi venisse brutalmente sottratto, di rappezzare i miei stati con isole e ducati!"

DON RUY GOMEZ

Consolatevi! Esiste l'impero dei giusti dove si rivedono i trapassati più nobili e più sacri!

DON CARLOS

Il re Francesco I è solo un ambizioso! Il vecchio imperatore è appena deceduto e lui, subito, fa gli occhi dolci all'impero! Non gli basta la sua cristianissima Francia? Come? È un paese splendido, vale la pena di starci! Il mio avo imperiale diceva a re Luigi: "Se fossi Dio Padre, e avessi due figli, nominerei Dio il primogenito e il cadetto re di Francia". (Al duca) Credi che Francesco abbia qualche speranza?

DON RUY GOMEZ

È abituato a vincere.

DON CARLOS

È necessario cambiare tutto. La bolla d'oro proibisce espressamente di eleggere uno straniero.

DON RUY GOMEZ

A questa stregua, signore, siete re di Spagna?

DON CARLOS

Io sono cittadino di Gand.

DON RUY GOMEZ

L'ultima campagna ha rialzato notevolmente le sorti di re Francesco I.

DON CARLOS

Anche l'aquila che forse si poserà sul mio elmo è in grado di spiegare le ali.

DON RUY GOMEZ

Vostra Altezza sa il latino?

DON CARLOS

Male.

DON RUY GOMEZ

Tanto peggio. La nobiltà tedesca predilige che le si parli in latino.

DON CARLOS

Dovranno accontentarsi della fierezza spagnola. Ha scarsa importanza - credete al re Carlo - la lingua che si parla, se la voce risuona alta e imperiosa. Parto per la Fiandra. Mio caro de Silva, è necessario che il tuo sovrano ritorni imperatore. Il re di Francia sta per scompaginare i nostri piani. Voglio batterlo in velocità. Partirò immediatamente.

DON RUY GOMEZ

Vostra altezza ci lascia senza dall'Aragona questa nuova genìa di briganti che ovunque, sulle nostre montagne, alzano fieramente il capo?

DON CARLOS

Ordino al duca d'Arcos di sterminare la banda.

DON RUY GOMEZ

Ordinerete anche al capo che la comanda di lasciarsi sterminare?

DON CARLOS

Come? Chi sarebbe il capo? Come si chiama?

DON RUY GOMEZ

Non lo so. Mi dicono sia un uomo rude.

DON CARLOS

Bah! So che attualmente si nasconde in Galizia: con poche truppe lo ridurrò a più miti consigli.

DON RUY GOMEZ

Allora erano false le voci che assicuravano la sua presenza qua attorno.

DON CARLOS

Erano false! - Stanotte sono tuo ospite.

DON RUY GOMEZ (inchinandosi fino a terra)

Vi ringrazio, Altezza! (Chiama i servi) Fate onore al re, che è mio ospite.

Rientrano i servi reggendo le fiaccole. Il duca li dispone in due file parallele fino alla porta di fondo. Intanto Donna Sol si avvicina lentamente a Ernani, il re spia le loro mosse.

DONNA SOL (sottovoce, a Ernani)

Domani, a mezzanotte, sotto la mia finestra. Batterai le mani tre volte.

ERNANI (sottovoce)

Domani.

DON CARLOS (tra sé)

Domani! (Si avvicina di un passo a Donna Sol. Con galanteria, ad alta voce) Consentite che vi porga la mano, per rientrare. (L'accompagna alla porta, Donna Sol esce)

ERNANI (con la mano in petto, sull'elsa della daga)

Il mio fedele pugnale!

DON CARLOS (tornando, tra sé)

Il nostro uomo sembra sorpreso. (Prende Ernani da parte) Signore, vi ho fatto l'onore di incrociare la mia spada con la vostra. Dovreste essermi sospetto per cento buone ragioni ma il re Don Carlos detesta tradire. Andate pure. Proteggerò la vostra fuga.

DON RUY GOMEZ (tornando e indicando Ernani)

Chi è questo signore?

DON CARLOS

Sta prendendo congedo. È del mio seguito.

Escono circondati dai servi che li illuminano con le fiaccole. Il duca, con un cero in mano, fa strada al re.

Scena quarta

Ernani, solo.

ERNANI

Sì, sono del tuo seguito, re. Del tuo seguito, è vero. Infatti, giorno e notte, io seguo i tuoi passi. Con un pugnale in mano e l'occhio fisso sulle tue orme, io cammino. La mia razza, in me suo rappresentante, perseguita la tua razza! E adesso mi sei anche rivale! Sono rimasto indeciso un istante, sospeso tra l'odio e l'amore: nel mio cuore non c'era spazio sufficiente per contenere te, insieme a lei. Amandola, mi sottraevo all'odio che provo per te ma ora che tu, in persona, lo reclami e vieni a ricordarmelo, io ti ringrazio, e sta pur certo che non me ne dimenticherò! Il mio amore fa pendere l'incerta bilancia, la fa ricadere intera dalla parte dell'odio. Sì, sono del tuo seguito, tu l'hai detto! Va! Sta pur certo che nessun cortigiano addetto alla tua persona nell'ora del tuo maledetto risveglio; che nessun signore inchinato a baciare la tua ombra; che nessun maggiordomo dimentico - per servirti - della sua dignità umana; che nessun cagnolino specialmente addestrato per compiacere il sovrano, seguiranno i tuoi passi con più tenacia e ostinazione di me! Quello che vogliono da te, i tuoi Grandi di Castiglia, è solo qualche titolo vuoto, qualche ninnolo luccicante, qualche montone d'oro da appendere al collo, ma io non sono così pazzo da pretendere tanto poco! Quello che io voglio da te, non è qualche sciocco favore ma l'anima che regna sul tuo corpo, il sangue delle tue vene, tutto ciò che un pugnale furente e vittorioso può strappare da un cuore dopo averne esplorato ogni recesso. Precedimi, io ti seguirò. La mia vendetta è sempre all'erta, cammina al mio fianco e mi mormora all'orecchio. Va! Io sono qui, ti spio, ti ascolto e, senza far rumore, il mio passo cerca il tuo, lo incalza, lo segue! Di giorno, non potrai, amato sovrano, volgere il capo senza vedere me, immobile e cupo, brillare tra lo splendore che ti circonda e di notte non potrai volgere il capo, mio re, senza scorgere i miei occhi sfavillanti ardere dietro a te!

Esce dalla porticina.

ATTO SECONDO

IL BANDITO

Saragozza. Un patio del palazzo di de Silva. A sinistra, le grandi mura del palazzo, con una finestra a balcone. Sotto la finestra, una porticina. A destra e sul fondo, strade e case. È notte: qua e là, sulle facciate degli edifici, brilla qualche finestra illuminata.

Scena prima

Don Carlos, Don Sancho Sanchez de Zunìga, conte di Monterey, Don Matias Centurion, marchese di Almuñan; Don Ricardo de Roxas, signore di Casapalma.

Arrivano insieme, preceduti da Don Carlos, coi cappelli calati sugli occhi, chiusi in ampi mantelli di cui sollevano, con la spada, l'orlo inferiore.

DON CARLOS (esaminando il balcone)

Ecco il balcone, la porta... mi bolle il sangue.(Additando la finestra che non è illuminata) Nessuna luce ancora! (Osserva le altre finestre illuminate) Ovunque luce, là dove non la cerco, e nessuna luce qui, dove la vorrei!

DON SANCHO

Vogliamo riparlare di quel traditore, signore? Ah! Voi l'avete lasciato andare!

DON CARLOS

Già.

DON MATIAS

Forse era il maggiore della banda.

DON CARLOS

Fosse maggiore o capitano, mai nessun re ostentò una simile fierezza!

DON SANCHO

Il suo nome, signore?

DON CARLOS (con gli occhi fissi alla finestra)

Muñoz... Fernan... (Col gesto di chi si ricordi all'improvviso) Un nome che finiva in "i"

DON SANCHO

Forse... Ernani?

DON CARLOS

Sì.

DON SANCHO

È lui!

DON MATIAS

Si trattava di Ernani? Il capo!

DON SANCHO (al re)

Avete sentito cosa diceva?

DON CARLOS (non lasciando la finestra con gli occhi)

Come no! In quel maledetto armadio, non giungeva neanche un suono!

DON SANCHO

Perché lasciarlo andare quando era in vostro potere? (Don Carlos si volta con fierezza e lo guarda in faccia)

DON CARLOS

Conte di Monterey, voi interrogate me? (I due signori retrocedono e tacciono) Non è questo che mi preoccupa. Io non voglio la sua testa, voglio la sua amante. Sono pazzo di lei! Amici, se la vedeste! Due splendidi occhi neri, due specchi, due raggi, due fiaccole! Di tutto il loro convegno, sono riuscito a comprendere solo queste parole: venite domani, nel cuore della notte! È l'essenziale. Non vi sembra divertente? Mentre il bandito, in attesa di tramutarsi in amante, si attarda a massacrare qualcuno e a scavargli la fossa, io piombo qui e, piano piano, gli rubo la colomba dal nido.

DON RICARDO

Altezza, per fare uno scherzo coi fiocchi bisognava rubare la colomba e uccidere l'avvoltoio.

DON CARLOS (a Don Ricardo)

Conte, proprio un buon consiglio! Siete lesto di mano!

DON RICARDO (inchinandosi profondamente)

Con quale titolo il re si compiace che sia conte?

DON SANCHO (rapidamente)

L'ha detto per errore!

DON RICARDO (a Don Sancho)

Il re mi ha nominato conte.

DON CARLOS

Basta! Va bene. (A Ricardo) Ho lasciato cadere quel titolo. Raccoglietelo.

DON RICARDO (inchinandosi ancora)

Grazie, mio signore!

DON SANCHO (a Don Matias)

Bel conte! Conte d'accatto!

Il re passeggia nervosamente sul fondo esaminando impaziente le finestre illuminate. I due gentiluomini chiacchierano al proscenio.

DON MATIAS (a Don Sancho)

Cosa farà il re, dopo aver rapito questa bellezza?

DON SANCHO (guardando Ricardo di traverso)

La nominerà contessa, poi dama d'onore e, se gli partorirà un figlio, sarà il suo erede.

DON MATIAS

Signore, vi prego! Un bastardo! Mio caro conte, nemmeno se fosse di sangue reale, una contessa non può diventare la madre di un re!

DON SANCHO

Allora, mio caro marchese, la nominerà marchesa.

DON MATIAS

I bastardi si tengono in serbo per i paesi conquistati. Li si nomina viceré. È a questo che servono.

Don Carlos torna indietro.

DON CARLOS (guardando con ira tutte le finestre illuminate)

Non sembrano tanti occhi gelosi che ci scrutano? Finalmente! Se ne sono spente due! Avanti! Signori, quanto sono lunghi gli istanti dell'attesa! Chi riuscirà ad accelerare la lunga marcia dell'ora?

DON SANCHO

È quello che ripetiamo spesso a palazzo, presso Vostra Altezza.

DON CARLOS

Mentre a casa vostra lo ripete il mio popolo. (L'ultima finestra illuminata si spegne) Anche l'ultima si è spenta! (Rivolgendosi al balcone di Donna Sol immerso nell'oscurità) Vetro maledetto! Quando ti illuminerai? È troppo cupa, questa notte. Donna Sol, vieni a brillare come un astro nell'ombra! (A Don Ricardo) Che ore sono?

DON RICARDO

È quasi mezzanotte.

DON CARLOS

Bisogna agire senza indugi! Quell'uomo può arrivare da un momento all'altro. (La finestra di Donna Sol si illumina. Si scorge la sua ombra proiettata contro il riquadro luminoso del vetro) Amici, presto, una fiaccola! La sua ombra alla finestra! Non ho mai salutato la nascita del giorno con tanta gioiosa aspettativa! Su, in fretta! Facciamole il segnale che attende. Bisogna battere le mani tre volte. Amici, tra un attimo la vedrete. Ma forse si spaventerà a vederci in tanti... Nascondetevi tutti e tre là, al buio, e spiate l'arrivo dell'altro. Amici, è necessario che ci dividiamo i due amanti. Facciamo così: io mi tengo la dama e voi il bandito.

DON RICARDO

Grazie infinite!

DON CARLOS

Non appena lo vedete, uscite subito allo scoperto e assestategli una robusta stoccata. Mentre starà riprendendo i sensi sul ciglio della strada, io rapirò la bella... e poi rideremo. Ma, mi raccomando, non uccidetelo! Dopo tutto è coraggioso: la morte di un uomo non è cosa da sottovalutare.

I tre signori s'inchinano ed escono. Don Carlos lascia che si allontanino, poi batte le mani due volte consecutive.

La seconda volta la finestra si apre, e Donna Sol appare al balcone.

Scena seconda

Don Carlos, Donna Sol.

DONNA SOL (al balcone)

Sei tu, Ernani?

DON CARLOS (tra sé)

Diavolo, è meglio tacere! (Batte di nuovo le mani)

DONNA SOL

Scendo.

Chiude la finestra, e la luce si spegne. Subito dopo, si apre la porticina. Ne esce Donna Sol con una lampada in mano e un mantello sulle spalle.

DONNA SOL

Ernani!

Don Carlos si abbassa la tesa del cappello sul viso e avanza rapidamente verso di lei.

DONNA SOL (lasciando cadere la lampada)

Dio mio! Non è il suo passo!

Cerca di rientrare, Don Carlos la raggiunge e la afferra per un braccio.

DON CARLOS

Donna Sol!

DONNA SOL

Questa non è la sua voce! Ah, me infelice!

DON CARLOS

Coraggio! Dove troverai una voce più ardente della mia? È sempre la voce di un innamorato, e l'innamorato è un re!

DONNA SOL

Il re!

DON CARLOS

Ordina, esprimi un desiderio: un regno è tuo! Perché l'uomo di cui respingi il braccio è il re tuo signore, è Carlos il tuo schiavo!

DONNA SOL (cercando di liberarsi dalle sue braccia)

Aiuto, Ernani!

DON CARLOS

Un timore fondato, davvero ammirevole! Non è il tuo bandito a tenerti tra le braccia, è il re!

DONNA SOL

No, il bandito siete voi! Non vi vergognate? Ah! Il rossore mi imporpora le guance per voi. Sono queste le imprese di cui un sovrano può andare orgoglioso? Venire a rapire una donna in piena notte! Il mio bandito vale cento volte più di voi! Maestà, io vi dichiaro che se l'uomo nascesse là dove il suo animo meriterebbe, se Dio decidesse la posizione sociale di ogni individuo in base al cuore generoso della persona, allora, altezza, lui sarebbe re e voi non sareste che un ladro!

DON CARLOS (cercando di attrarla a sé)

Signora...

DONNA SOL

Dimenticate che mio padre era conte?

DON CARLOS

Vi farò duchessa.

DONNA SOL (respingendolo)

Andatevene! È una vergogna! (Retrocede di qualche passo) Non ci può essere niente tra di noi, Don Carlos. Il mio vecchio genitore ha versato per voi il suo sangue generoso. Io sono nata nobile, sono fiera di quel sangue: sono troppo per essere una concubina e troppo poco per diventare una sposa!

DON CARLOS

Principessa!

DONNA SOL

Re Carlos, dedicate alle ragazze facili le vostre avventure. In caso contrario, se osate trattarmi con infamia, vi dimostrerò che sono una dama e, soprattutto, che sono una donna!

DON CARLOS

Ebbene, preparatevi a dividere con me il trono e il titolo che porto. Venite. Sarete regina, imperatrice!

DONNA SOL

No. È una vana lusinga. E comunque, altezza, ve lo dico senza sottintesi, anche se non si trattasse di voi, preferisco vivere con lui, il mio Ernani, il mio re, vagare al suo fianco, fuori dal mondo e dalle sue leggi, soffrire la fame e la sete, fuggire per tutto l'anno e condividere con lui, giorno per giorno, la sua misera sorte, l'abbandono, la guerra, l'esilio, il lutto, la povertà e la paura piuttosto di regnare, imperatrice, accanto a un imperatore!

DON CARLOS

Com'è fortunato quell'uomo!

DONNA SOL

Cosa dite! Un misero, addirittura proscritto!

DON CARLOS

È una sorte invidiabile essere misero e proscritto, se qualcuno al mondo ci ama! Io sono solo! Mentre ogni suo passo è vegliato da un angelo! Allora, voi mi odiate, non è così?

DONNA SOL

Io non vi amo.

DON CARLOS (afferrandola con violenza)

Ebbene, non me ne importa nulla che mi amiate o no! Voi verrete con me, perché sono più forte di voi. Verrete, io desidero solo voi! Perdio, voglio proprio vedere se sono o non sono re di Spagna e delle Indie.

DONNA SOL (dibattendosi)

Abbiate pietà, signore! Come! Siete di sangue nobile, siete il re. Avete solo l'imbarazzo della scelta tra tante duchesse, contesse, marchese... Le dame di corte sono sempre pronte a corrispondere al vostro amore. Invece il mio povero proscritto cos'ha avuto dal suo avarissimo cielo? Ah! Voi avete la Castiglia, l'Aragona, la Navarra, la Murcia e Leòn, ed altri dieci regni, e poi la Fiandra e l'India con le sue miniere d'oro! Avete un impero col quale nessun re può competere, così immenso che il sole non vi tramonta mai. Avete tutto e proprio voi, il re, vorreste portarmi via, vorreste sottrarre una povera fanciulla a lui che ha soltanto me?

(Gli si getta ai piedi, Don Carlos cerca di trascinarla via)

DON CARLOS

Vieni! Non voglio sentire nulla! Vieni! Se mi seguirai voglio donarti, a scelta, quattro delle mie Spagne. Dimmi quale preferisci!

(Donna Sol cerca di sfuggire alla presa)

DONNA SOL

Sul mio onore, signore, quello che desidero da voi è solo questo pugnale! (Glielo strappa dalla cintola, Don Carlos la lascia e retrocede) Venite da me, adesso! Fate un passo avanti!

DON CARLOS

Come siete bella! Guardandovi, posso capire che si ami un ribelle. (Cerca di fare un passo avanti, Donna Sol solleva il pugnale)

DONNA SOL

Fate solo un passo, e vi uccido. Poi mi darò la morte. (Don Carlos indietreggia ancora, Donna Sol si volta e grida disperata) Ernani! Ernani!

DON CARLOS

Tacete!

DONNA SOL (brandendo il pugnale)

Un passo! E tutto è finito!

DON CARLOS

Signora, mi sono ridotto a compiacervi solo per galanteria. Ma qua accanto, tre uomini del mio seguito sono pronti a rapirvi...

ERNANI (sorgendo all'improvviso dietro di lui)

Ne avete dimenticato uno!

Il re si volta e scorge Ernani immobile alle sue spalle nell'ombra, le braccia conserte sull'ampio manto che lo avvolge, con la tesa del cappello rialzata. Donna Sol getta un grido, corre verso Ernani e lo stringe tra le braccia.

Scena terza

Don Carlos; Donna Sol; Ernani.

ERNANI (immobile, sempre a braccia conserte, con gli occhi sfavillanti fissi sul re)

Ah! Il cielo mi è testimone che sarei andato a cercarlo anche in capo al mondo!

DONNA SOL

Ernani, salvami da lui!

ERNANI

Stai tranquilla, amor mio!

DON CARLOS

Cosa stanno facendo i miei amici, girovagano per la città? Aver lasciato passare il condottiero di questa feccia! (Chiamando) Monterey!

ERNANI

I vostri amici sono caduti nelle mani dei miei uomini. Non cercate di richiamare, qui, quelle lame impotenti: su tre che venissero in vostro aiuto, ci sarebbero sessanta dei miei e uno solo di quei sessanta vale tutti voi quattro messi insieme. Dobbiamo risolvere qui, tra di noi, la nostra disputa. Come! Avete osato allungare le mani su questa fanciulla! È stata una mossa imprudente, signor re di Castiglia, un atto di viltà!

DON CARLOS (con un sorriso di disprezzo)

Signor bandito, vi trovate in una posizione che non vi consente di fare rimproveri!

ERNANI

Si permette anche di schernire! Oh, lo so, io non sono un sovrano. Ma quando un re m'insulta e, come se non bastasse, si prende gioco di me allora la mia ira cresce e mi eleva alla sua statura: vi avverto, ogni volta che mi si fa un affronto, il mio sguardo torvo è più temibile del cimiero di un re! Se vi cullaste in vane speranze, siete solo un pazzo. (Afferrandolo per un braccio) Sai a chi appartiene la mano che ti attanaglia? Ascoltami: tuo padre ha fatto morire mio padre, io ti odio. Mi hai sottratto il titolo, le ricchezze: ti odio. Amiamo entrambi la stessa donna: ti odio, ti odio. Sì, ti odio dal profondo dell'anima.

DON CARLOS

Benissimo.

ERNANI

Questa sera, tuttavia, non provavo odio! Avevo un solo desiderio, una sola necessità, un solo palpito: lei, Donna Sol! Correvo qui, pieno d'amore... Sull'anima mia! Ti sorprendo mentre stai forzandola brutalmente! Tu, che avevo dimenticato, mi attraversi la strada! Caro signore, non siete altro che un pazzo! Eccoti vittima, Don Carlos della trappola che tu stesso hai teso. Nessuno ti verrà in aiuto, la fuga ti è preclusa. Io ti ho preso e non ti lascio andare. Cosa farai da solo, circondato da nemici che ti odiano?

DON CARLOS (orgogliosamente)

Come! Avete l'audacia di interrogarmi!

ERNANI

Sta tranquillo, non voglio che sia un braccio anonimo a colpirti. La mia vendetta non mi sfuggirà. Solo io ho il diritto di colpirti: difenditi. (Sfodera la spada)

DON CARLOS

Sono il tuo signore, il re. Colpisci pure, ma non in duello.

ERNANI

Ricordati, signore, che solo ieri la tua lama si è incrociata con la mia.

DON CARLOS

Ieri potevo permettermelo. Non sapevo chi fossi, e tu ignoravi la mia identità. Oggi, mio caro, tu sai chi sono io come io so chi sei tu.

ERNANI

Forse.

DON CARLOS

Non ci sarà nessun duello. Vuoi assassinarmi? Procedi!

ERNANI

Credi che per me i re siano sacri? Allora, vuoi difenderti?

DON CARLOS

Dovrai assassinarmi! (Ernani indietreggia. Don Carlos lo fissa con due occhi rapaci e inquisitori) Ah! Così voi, banditi, credete che le vostre miserabili accozzaglie possano invadere liberamente le nostre città? Che sporchi di sangue, carichi di delitti, segnati dalla maledizione voi possiate permettervi un atto di clemenza e che noi, le vittime prese al laccio, vogliamo nobilitare i vostri pugnali con le nostre spade? No, voi siete l'espressione del crimine. Ve lo trascinate appresso dovunque. E noi dovremmo batterci con voi in duello! Indietro, fate il vostro mestiere: assassinate!

Ernani, cupo e pensieroso, tormenta soprapensiero l'elsa della sua spada, poi si volta bruscamente verso il re e spezza la lama sul selciato.

ERNANI

Vattene! (Il re si volta nella sua direzione e lo guarda con profondo disprezzo) Avremo incontri migliori di questo. Vattene.

DON CARLOS

Benissimo, signore. Vi informo che, tra poche ore, io vostro sovrano rientrerò a palazzo ducale. Per prima cosa, convocherò il procuratore di giustizia. C'è una taglia sul vostro capo?

ERNANI

Sì.

DON CARLOS

Da questo istante vi considero un suddito ribelle, un traditore. Vi rendo noto che vi perseguiterò ovunque. Vi esilio dal mio regno.

ERNANI

È già stato fatto.

DON CARLOS

Bene.

ERNANI

Ma la Francia è vicina alla Spagna. Mi rifugerò là.

DON CARLOS

Sto per diventare imperatore di Germania. Vi bandirò dai territori dell'impero.

ERNANI

Come preferisci. Ho il resto del mondo per sfidare la tua collera. Ci sono tanti luoghi in cui il tuo potere non può raggiungermi.

DON CARLOS

E quando avrò conquistato il mondo?

ERNANI

Allora io mi conquisterò una tomba.

DON CARLOS

Saprò sventare l'audacia dei tuoi piani.

ERNANI

La vendetta è zoppa, e impiega tanto ad arrivare a segno. Ma arriva sempre.

DON CARLOS (con un sogghigno sprezzante)

Accostarsi alla donna amata da un bandito!

ERNANI (con gli occhi accesi da un lampo vendicativo)

Dimentichi che sei ancora in mio potere? Non ricordarmi troppo, futuro Cesare romano, che qui, nella mia mano, non sei che un fragilissimo nulla e che se volessi stringerla, questa mano che ti è tanto devota, schiaccerei la tua aquila imperiale come un guscio d'uovo!

DON CARLOS

Fai pure.

ERNANI

Vattene! Vattene! (Si toglie il mantello e lo getta sulle spalle del re) Fuggi, avvolgiti nel mantello: tra le nostre file, se ti scoprono, c'è rischio che una lama possa colpirti! (Il re si avvolge nel mantello) Adesso puoi stare tranquillo! La mia inesorabile vendetta rende inviolabile il tuo capo per chiunque, tranne me!

DON CARLOS

Dopo avermi parlato in questi termini, signore, non chiedetemi un giorno grazia, non aspettatevi pietà!

(Esce)

Scena quarta

Ernani; Donna Sol.

DONNA SOL (afferrando la mano di Ernani)

Fuggiamo ora, subito!

ERNANI (respingendola con affettuosa fermezza)

È degno di te, amor mio, trarre partito dalla mia sventura per riaffermare la tua decisione, non venir meno alle tue scelte e voler sempre, con determinazione, seguire i miei passi fino in fondo. È un proposito nobile, degno di un cuore fedele! Ma tu lo vedi, mio Dio, non è più tempo ormai perché accetti la tua dedizione, perché io felice trascini con me, nella mia caverna, questo tesoro di bellezza che eccita la gelosia di un monarca, perché la mia Donna Sol mi segua e mi appartenga, perché io diventi arbitro della sua vita e la unisca alla mia senza rimorso e senza vergogna: vedo troppo da vicino il patibolo.

DONNA SOL

Che dici?

ERNANI

Questo sovrano che ho avuto l'audacia di sfidare, mi punirà per aver osato fargli grazia. È fuggito. Forse è già rientrato a palazzo, sta chiamando la sua gente, i servi, le guardie, i consiglieri, i carnefici...

DONNA SOL

Ernani! Dio mio! Io tremo! Avanti, non perdiamo tempo, fuggiamo via, insieme!

ERNANI

Insieme? No, no. Ormai il tempo è trascorso! Ahimè! Donna Sol, quando ti sei rivelata ai miei occhi e, nella tua dolcezza, non hai esitato a concedermi il tuo affetto caritatevole allora io, povero e miserabile, mi sono sentito capace di offrirti in cambio la mia montagna, i miei boschi, il mio ruscello - la comprensione che mi avevi dimostrato mi rendeva audace - e persino il mio pane di proscritto e la metà del folto letto d'erba che la foresta mi ha riservato. Ma offrirti la metà del patibolo! Perdonami, Donna Sol, ma il patibolo riguarda soltanto me!

DONNA SOL

Tuttavia l'avevi promesso!

ERNANI (cadendo ai suoi piedi)

Angelo! Ah! In questo istante in cui forse la morte è già in agguato, in cui si avvicina nell'ombra la spaventosa soluzione finale di un destino spaventoso, io il proscritto che si trascina nel fianco una piaga che lo strazia, nato in una culla insanguinata, dichiaro: nonostante il lutto tenebroso che si addensa sulla mia vita, sono felice e pretendo di essere invidiato perché tu mi hai amato! Tu me l'hai confidato! Perché hai benedetto in un sospiro la mia fronte maledetta!

DONNA SOL (china su di lui)

Ernani!

ERNANI

Sia lode al destino, al destino dolce e soave che ha fatto nascere questo fiore sul ciglio dell'abisso! (Si rialza in piedi) Non parlo a te in questo luogo, parlo al cielo che mi ascolta, a Dio.

DONNA SOL

Permettimi di seguirti.

ERNANI

Ah! Sarebbe il più nero dei delitti strappare il fiore mentre si cade nell'abisso! Va in pace: ho respirato il profumo di quel fiore. Mi basta! E la tua vita, che io ho osato turbare, offrila in dono a un'altra vita. Sposa quel vecchio, ti sciolgo dalla tua promessa. Io ripiombo nella mia notte. Dimentica, sii felice!

DONNA SOL

No, io ti seguirò! Voglio la mia parte del tuo sudario! I miei passi seguiranno i tuoi.

ERNANI (stringendola tra le braccia)

Oh, lasciami fuggire, in solitudine! (La lascia con un moto convulso)

DONNA SOL (dolorosamente, giungendo le mani)

Ernani! Tu mi abbandoni! È così, allora: io, nella mia follia, ho messo la mia vita nelle tue mani per vedermi respinta e, dopo tanto amore e tanta pena, non posso nemmeno morire al tuo fianco!

ERNANI

Io sono bandito, proscritto, faccio del male a chi si accosta a me!

DONNA SOL

Sei un ingrato!

ERNANI (tornando sui suoi passi)

Ebbene, no! No, resterò qui. Se è questo che vuoi, eccomi qua. Vieni, oh, vieni tra le mie braccia! Rimango, rimarrò finché vorrai. Dimentichiamoli! Restiamo qui. (La fa sedere) Siedi su questa pietra. (Si inginocchia ai suoi piedi) Inonda le mie palpebre con la fiamma del tuo sguardo, cantami le canzoni che a volte mi cantavi di sera mentre i tuoi occhi neri brillavano di lacrime! Dobbiamo essere felici! Beviamo, la coppa è colma, quest'ora è per noi, tutto il resto è follia. Parla, incantami! Non è meraviglioso amare e comprendere di essere corrisposti all'infinito? Essere due? Essere soli? Non è bellissimo parlarsi d'amore di notte mentre tutte le cose intorno tacciono nel sonno? Oh! Lasciami dormire, lasciami sognare sul tuo seno, Donna Sol, amor mio, mia soave bellezza!

Suono di campane a grande distanza.

DONNA SOL (alzandosi, agitata)

La campana a martello! Hai sentito? La campana a martello!

ERNANI (sempre inginocchiato ai suoi piedi)

No, suonano per le nostre nozze.

Il suono delle campane cresce d'intensità. Grida confuse, fiaccole e luci a tutte le finestre, su tutti i tetti, in tutte le vie.

DONNA SOL

Alzati! Mettiti in salvo! Gran Dio! Tutta Saragozza s'illumina!

ERNANI (sollevandosi a metà)

Avremo un matrimonio con le fiaccole!

DONNA SOL

Sono le nozze dei morti! Le nozze dei sepolcri!

Cozzare di spade. Grida.

ERNANI (stendendosi di nuovo sulla panca di pietra)

Vieni tra le mie braccia!

UN MONTANARO (accorrendo, con la spada in mano)

Signore, gli alcadi, gli sbirri, irrompono in piazza a cavallo! In guardia, monsignore! (Ernani si alza)

DONNA SOL (pallida)

Ah! L'avevi previsto!

IL MONTANARO

Aiuto!

ERNANI (al montanaro)

Sta bene. Eccomi.

GRIDA CONFUSE (da fuori)

Morte al bandito!

ERNANI (al montanaro)

La tua spada! (A Donna Sol) Allora, addio!

DONNA SOL

Sono io la causa della tua rovina! Dove vai? (Indicandogli la porticina) Vieni! Fuggiamo per di qua: è aperta.

ERNANI

Dio mio! Lasciare i compagni? Che dici? (Tumulto e grida)

DONNA SOL

Queste grida mi uccidono. (Trattenendo Ernani) Ricordati che se muori tu, muoio anch'io!

ERNANI (tenendola avvinta)

Un bacio!

DONNA SOL

Mio sposo! Mio Ernani! Mio signore!

ERNANI (baciandola in fronte)

Ahimè! È il primo.

DONNA SOL

E forse è l'ultimo.

Ernani fugge. Donna Sol cale riversa sulla panca

ATTO TERZO

IL VECCHIO

Il castello di de Silva nelle montagne d'Aragona. La galleria dei ritratti della famiglia de Silva. Grande sala, il cui solo ornamento è costituito dai quadri, chiusi in ricche cornici, sormontati da scudi dorati e corone ducali. Nel fondo, alta porta gotica. Tra ogni ritratto e il successivo, una panòplia completa: ogni armatura risale a un'epoca diversa.

Scena prima

Donna Sol, pallida, in piedi accanto a un tavolo. Don Ruy Gomez de Silva, sprofondato nell'ampia poltrona ducale in legno di quercia.

DON RUY GOMEZ

Finalmente! È per oggi! Tra un'ora sarete la mia duchessa, io non sarò più vostro zio e mi darete un bacio! Mi hai perdonato? Avevo torto, lo ammetto. Ho fatto arrossire la tua fronte, impallidire le tue guance. Ho immediatamente sospettato di te, mentre non avrei mai dovuto condannarti senza ascoltare le tue giustificazioni. Com'è stolta l'apparenza! E come siamo ingiusti! Anche se quei due, giovani e belli, erano proprio là, nella tua stanza! Ma non importa... dovevo diffidare dei miei occhi. Cosa vuoi farci, bambina mia? Quando si diventa vecchi!

DONNA SOL (immobile e severa)

Parlate sempre dello stesso argomento. Chi vi biasima?

DON RUY GOMEZ

Io! Ho avuto torto. Dovevo sapere che, con un animo come il tuo, non si hanno amanti se ci si chiama Donna Sol e nel cuore scorre del buon sangue spagnolo.

DONNA SOL

Avete ragione, monsignore. Il mio è un sangue puro e generoso. Forse lo vedrete presto.

DON RUY GOMEZ (alzandosi e avvicinandosi a lei)

Cerca di capire: non si è più padroni di se stessi quando si è innamorati come io lo sono di te, quando si è vecchi. Si diventa gelosi, malvagi: perché? Perché si è vecchi. Perché la grazia, la giovinezza, la bellezza che vediamo riflesse negli altri ci fanno paura, ci minacciano. Perché proviamo gelosia degli altri e vergogna di noi stessi. Che beffa gigantesca! Questo amore claudicante che ci fa palpitare, accendendo brame e fiamme nel cuore, ha dimenticato il corpo e ha ringiovanito soltanto l'anima! A volte, quando vedo passare un giovane pastore - sì, siamo a questo punto! - mentre ognuno di noi va per la sua strada, lui cantando ed io facendo amare considerazioni, lui nei suoi verdi prati ed io nei miei viali carichi di tenebra, spesso mi ripeto sottovoce: "O vecchie torri merlate, vecchi spalti ducali, vi cederei volentieri, come regalerei i miei campi, i miei boschi, le greggi che pascolano sui declivi, il mio nome antichissimo, i miei titoli nobiliari, tutte le mie rovine e gli antenati che presto raggiungerò in cambio della sua capanna nuova e della sua giovane fronte! Perché i suoi capelli sono neri e i suoi occhi sono luminosi come i tuoi, e tu puoi vederlo e dire "Com'è giovane!" e, subito dopo, pensare a me che sono vecchio. Lo so! Eppure sono un de Silva, ma non mi basta! Sì, faccio queste considerazioni. Capisci, ora, fino a che punto ti amo! Farei qualunque cosa, per essere giovane e bello come te! Ma cosa vado a sognare? Giovane e bello, io! Io che ti precederò di tanti anni nella tomba!

DONNA SOL

Chi può dirlo?

DON RUY GOMEZ

Eppure, credimi, la fatuità di quei cavalieri è tale che il loro amore più grande si esaurisce tutto nelle belle frasi che pronunciano. Se una fanciulla s'innamora di uno di quei giovinastri e gli presta fede, lei ne morrà e lui ne riderà. Non sono altro che uccelli dalle ali dipinte a colori sgargianti e il loro amore muta come mutano le piume. Nei vecchi l'età spegne la voce e annega i colori ma le ali rimangono fedeli. Sono meno belli, ma sono migliori di loro. Noi sappiamo amare. I nostri passi sono pesanti? Gli occhi aridi? Le fronti rugose? Non ci sono rughe nel cuore. Ahimè! Quando un vecchio ama, bisogna rispettarlo. Il cuore non ha età ed è sempre capace di sanguinare. Oh, il mio amore non è un balocco di vetro che luccica e trema, no: è un amore severo e profondo, solido e sicuro, amichevole e paterno, fatto di quercia robusta come la mia poltrona ducale! Ecco come ti amo io, ma io ti amo anche in cento altre maniere, come si ama l'aurora, come si amano i fiori, come si ama il cielo! Vedendo ogni giorno te, l'eleganza dei tuoi passi, la purezza della tua fronte, l'orgoglio che brilla nelle tue pupille, io sorrido e la mia anima celebra un'eterna festa!

DONNA SOL

Ahimè!

DON RUY GOMEZ

E poi, sai? Quando un uomo si sta spegnendo e, poco alla volta, si avvia verso la fine, quando sta per cadere nella tomba è una consolazione per chi lo circonda vedere una donna, un angelo di purezza, una colomba innocente vegliare su di lui, proteggerlo e sopportare benigna quel vecchio inutile, che ormai può solo morire. È un atto di dedizione assoluta, che viene giustamente lodato, assistere allo sforzo supremo di un cuore devoto che consola un moribondo fino al termine ultimo del suo cammino e, pur non amandolo, si comporta come se lo amasse! Oh! Per me tu sarai quell'angelo in sembianze femminili che rallegra ancora lo spirito del misero vecchio, che si addossa la metà del peso dei suoi anni, figlia per la devozione che professa e sorella per la pietà che gli concede.

DONNA SOL

Non è detto che dobbiate precedermi, monsignore: potreste morire dopo di me. Essere giovani non è un motivo sufficiente per vivere. Ahimè! Vi ripeto che spesso i vecchi sono longevi e i giovani li precedono: le palpebre si abbassano all'improvviso sui loro occhi come la pietra cade sordamente sopra un sepolcro aperto.

DON RUY GOMEZ

Oh, che discorsi funebri! Ti devo rimproverare, bambina! Un giorno come questo è consacrato alla gioia! Come mai, invece, allo scoccare dell'ora prescritta, non sei ancora pronta per la cappella? Affrettati, vai a vestirti. Conto ansioso i minuti. L'abito da sposa!

DONNA SOL

C'è ancora tempo.

DON RUY GOMEZ

Non è vero. (Entra un Paggio) Cosa vuole Iaquez?

IL PAGGIO

Monsignore, giù alla porta, un uomo, un pellegrino, un mendicante, non saprei... vi chiede asilo.

DON RUY GOMEZ

Chiunque sia, la felicità entra nella casa che accoglie un ospite inatteso. Fallo entrare. Si hanno notizie da fuori? Ci sono novità su quel furfante, a capo di quella masnada di banditi, che riempie i nostri boschi di grida di rivolta?

IL PAGGIO

Non c'è più niente da temere da parte di Ernani, il leone della montagna è stato stanato.

DONNA SOL (tra sé)

Dio!

DON RUY GOMEZ

Come dici?

IL PAGGIO

La banda è distrutta. Pare che il re in persona si sia gettato all'inseguimento. Finora sul capo di Ernani pendeva una taglia di mille scudi, ma pare che sia morto.

DONNA SOL (tra sé)

Così... senza di me, Ernani!

DON RUY GOMEZ

Grazie al cielo! Il ribelle è morto! Finalmente possiamo rallegrarci, mia cara. Vai a prepararti, amor mio, sei tutto il mio orgoglio! Oggi celebriamo una doppia festa!

DONNA SOL (tra sé)

Oh, un abito da lutto! (Esce)

DON RUY GOMEZ (al paggio)

Falle consegnare lo scrigno, il mio dono. (Si risiede in poltrona) Voglio vederla più sfavillante di una madonna e, grazie ai miei gioielli e ai suoi occhi stupendi, tanto bella da far cadere in ginocchio un pellegrino. A proposito, dov'è l'uomo che aveva chiesto asilo? Digli di entrare, porgigli le nostre scuse, va, corri. (Il paggio saluta ed esce) Non si deve far attendere l'ospite! (Si apre la porta di fondo. Appare Ernani travestito da pellegrino. Il duca si alza e gli va incontro)

Scena seconda

Don Ruy Gomez, Ernani. Ernani si ferma sulla soglia.

ERNANI

Pace e gioia a voi, monsignore!

DON RUY GOMEZ (salutandolo con la mano)

Pace e gioia a te, ospite! (Ernani entra, il duca torna a sedersi) Sei un pellegrino?

ERNANI (inchinandosi)

Sì.

DON RUY GOMEZ

Vieni sicuramente da Armillas?

ERNANI

No, ho preso un'altra strada. Da quelle parti combattevano.

DON RUY GOMEZ

La masnada del bandito, non è vero?

ERNANI

Non so.

DON RUY GOMEZ

Sai cosa ne è stato del capo, di quell'Ernani?

ERNANI

Di chi parlate, signore?

DON RUY GOMEZ

Non lo conosci? Tanto peggio. Quella pingue taglia non toccherà a te. Devi sapere che Ernani è un suddito ribelle al re, per troppo tempo rimasto impunito. Se vai a Madrid, potrai vederlo impiccato.

ERNANI

Non ci vado.

DON RUY GOMEZ

La sua testa è per chi la vuole.

ERNANI (tra sé)

Ci provino, a prenderla!

DON RUY GOMEZ

Dove ti rechi, buon pellegrino?

ERNANI

Vado a Saragozza, signore.

DON RUY GOMEZ

È un voto fatto a un santo? A Nostra Signora?

ERNANI

Sì, duca, a Nostra Signora.

DON RUY GOMEZ

Del Pilar?

ERNANI

Del Pilar.

DON RUY GOMEZ

Bisogna aver abiurato alla propria anima per non adempiere ai voti promessi ai santi. Ma, una volta adempiuto il tuo, cosa pensi di fare? Visitare il santuario è tutto ciò che desideri?

ERNANI

Sì, voglio veder ardere i ceri e le fiaccole, veder splendere in fondo al tenebroso corridoio Nostra Signora nel suo reliquario sfavillante, avvolta nel suo manto d'oro, e poi andarmene.

DON RUY GOMEZ

Molto bene. Come ti chiami, fratello? Io sono Ruy de Silva.

ERNANI (esitando)

Come mi chiamo?

DON RUY GOMEZ

Se vuoi, puoi esimerti dal rivelarlo. Nessuno ha il diritto di saperlo. Vieni a chiedere asilo?

ERNANI

Sì, duca.

DON RUY GOMEZ

Ti ringrazio, sei il benvenuto. Resta, amico, non farti nessuno scrupolo. Quanto al nome, per me tu ti chiami semplicemente "ospite". Chiunque tu sia, sono lieto di accoglierti. Ospiterei anche Satana senza provare nessun timore, se Dio lo mandasse qui.

La porta di fondo si apre a due battenti. Entra Donna Sol nell'abito da sposa delle donne castigliane dell'epoca. Dietro di lei, paggi, servi e due fanciulle che sorreggono su un cuscino di velluto un cofanetto d'acciaio cesellato che depongono su un tavolo. Il cofano contiene un ricco assortimento di gioielli: la corona ducale, braccialetti, collane, perle e brillanti alla rinfusa. Ernani, ansante, stupefatto, osserva Donna Sol con occhi di brace, senza prestare orecchio al duca.

Scena terza

Donna Sol, Paggi, Serve, Donne e gli astanti.

DON RUY GOMEZ (proseguendo)

Eccola, questa è la Madonna del mio cuore. Aver pregato lei, ti porterà fortuna. (Porge la mano a Donna Sol, sempre pallida e severa) Venite, mia bella sposa. Come? Niente anello! Niente corona!

ERNANI (con voce tonante)

Chi vuol guadagnare mille carli d'oro?

Tutti si voltano stupiti Ernani si straccia di dosso la veste di pellegrino, la calpesta per terra ed appare vestito da montanaro.

Io sono Ernani!

DONNA SOL (tra sé, con gioia)

Cielo! È vivo!

ERNANI (ai servi)

Sono io l'uomo che cercate. (Al duca) Volevate sapere se mi chiamo Perez o Diego? No, mi chiamo Ernani. È un nome molto più bello, un nome da bandito, un nome da proscritto! Vedete questa testa? Vale tanto oro da pagare la vostra festa! (Ai servi) Ve la regalo, sarete ben pagati! Prendetemi! Legatemi le mani, i piedi, coraggio! Ma no, è tutto inutile: sono legato da una catena che non spezzerò mai!

DONNA SOL (tra sé)

Me infelice!

DON RUY GOMEZ

Che follia! Il mio ospite è un pazzo!

ERNANI

Il vostro ospite è un bandito.

DONNA SOL

Vi prego, non dategli retta.

ERNANI

Ho detto quel che ho detto.

DON RUY GOMEZ

Mille carli d'oro! Signore, è una somma considerevole, non posso garantire di tutta la servitù.

ERNANI

Che importa! Tanto meglio se, nel numero, c'è qualcuno disposto a catturarmi. (Ai servi) Consegnatemi! Vendetemi!

DON RUY GOMEZ (sforzandosi di farlo tacere)

Vi ordino di tacere! Qualcuno potrebbe prendervi alla lettera.

ERNANI

Avanti, amici: è un'occasione da non perdere. Vi dico che sono proprio io Ernani, il ribelle!

DON RUY GOMEZ

Tacete!

ERNANI

Sono Ernani!

DONNA SOL (gli mormora all'orecchio con un filo di voce)

Ti prego, taci!

ERNANI (voltandosi di tre quarti verso Donna Sol)

Si celebrano delle nozze, qui! Voglio anch'io fare la mia parte! Ho anch'io una sposa che mi attende. (Al duca) È meno affascinante della vostra, signore, ma non meno fedele. È la morte! (Ai servi) Nessuno di voi si fa avanti?

DONNA SOL (ai servi)

Per pietà!

ERNANI (ai servi)

Ernani! Mille carli d'oro!

DON RUY GOMEZ

È il demonio!

ERNANI (a un servo giovane)

Vieni qui, tu! Guadagnerai tu quella somma e non sarai più un servo, tornerai ad essere un uomo! (Ai servi, che restano immobili) Anche voi tremate! Come, la sfortuna continua a perseguitarmi?

DON RUY GOMEZ

Se solo toccassero la tua testa, fratello, rischierebbero la loro. Anche se fossi Ernani, anche se fossi cento volte peggiore di lui e, per consegnarti vivo, non si offrisse dell'oro ma un impero, tu sei mio ospite ed io, qui, ho il dovere di proteggerti persino contro il re, perché sei mandato da Dio! Che io possa morire se ti sarà torto un solo capello! (A Donna Sol) Nipote, tra un'ora sarete mia moglie: rientrate nelle vostre stanze. Io, intanto, darò disposizioni perché il castello si prepari a fronteggiare un assalto. Farò sbarrare il portone d'accesso. (Esce, seguito dai servi)

ERNANI (guardando disperato la sua cintura nuda, priva d'armi)

Non avere nemmeno un coltello!

Uscito il duca, Donna Sol fa qualche passo come se volesse seguire le sue ancelle, poi si ferma e, non appena se ne sono andate, torna ansiosa da Ernani.

Scena quarta

Ernani, Donna Sol.

Ernani osserva con un occhio gelido e inespressivo il cofanetto nuziale posato sul tavolo. Poi scuote il capo e il suo sguardo si accende di un cupo bagliore.

ERNANI

Le mie congratulazioni! Questa profusione d'oro e gioielli mi affascina più di quanto possa esprimere a parole! (Si avvicina allo scrigno) L'anello è di un gusto squisito, la corona è bella, la collana è di raro pregio, il braccialetto un incanto ma cento volte, cento volte meno della donna che, sotto la sua purissima fronte, nasconde un cuore infame! (Osservando di nuovo il cofanetto) Cosa avete concesso in cambio di tutto questo? Un po' d'amore? Devo desumere che il prezzo è stato proprio irrisorio! Dio mio! Abbassarsi a un simile tradimento, non provarne vergogna e continuare a vivere! (Osservando i gioielli) Ma forse, dopo tutto, le perle non sono autentiche, l'oro non è altro che rame, c'è solo del vetro, del piombo... I diamanti e gli zaffiri sono falsi e i gioielli, i brillanti non sono che banali contraffazioni! Ah, se le cose stanno così, il tuo cuore, duchessa, è falso come questi gioielli e tu sei solo un po' di polvere dorata! (Torna al cofanetto) Ma no, non è possibile. Tutto è autentico, splendido, perfetto! Non oserebbe mai giocarti uno scherzo simile, lui che è a un passo dalla tomba! Non manca nulla. (Prende uno dopo l'altro tutti i gioielli dello scrigno) Collane, diamanti, orecchini, corona ducale, anello d'oro... A meraviglia! Grazie, grazie tante dell'amore fedele, costante, profondo! Che scrigno prezioso!

DONNA SOL (si avvicina allo scrigno, fruga ed estrae un pugnale)

Non hai guardato fino in fondo! (Ernani getta un grido e s'inginocchia ai suoi piedi) È il pugnale che, con l'aiuto della mia santa protettrice, rubai a re Carlos quando mi offrì il trono che rifiutai per te, per te che mi disprezzi!

ERNANI (sempre in ginocchio)

Oh, lascia che asciughi quel pianto dirotto, quelle lacrime incantevoli... Lascia che scacci dai tuoi occhi la tristezza! Ti offro il mio sangue in cambio di ogni lacrima che hai versato.

DONNA SOL (commossa)

Io ti amo, Ernani, e ti perdono. Ho solo amore per te.

ERNANI

Mi ha perdonato e mi ama! Chi potrà, ora, fare in modo che possa assolvere e amare me stesso, dopo le parole che ho pronunciato? Dimmi, angelo del cielo, dove hai posato il piede perché baci il suolo che hai sfiorato!

DONNA SOL

Amor mio!

ERNANI

No, sono odioso a me stesso! Ma ti prego, esaudiscimi. Dimmi: "ti amo!". Rassicura un cuore che si tormenta, ripetimi queste parole! Spesso, con tanto poco, le labbra di una donna hanno guarito orribili sciagure!

DONNA SOL (assorta, senza prestargli attenzione)

Credere che il mio amore fosse così volubile! E che tutte queste persone mediocri potessero distogliere dal suo destino un cuore, dove è entrato il suo nome, proiettandolo in direzioni che loro ritenevano superiori!

ERNANI

Ahimè, sono uno spergiuro! Se fossi al tuo posto, Donna Sol, ne avrei abbastanza, non potrei più tollerare quel pazzo furioso, quell'uomo sinistro capace di fare una carezza solo dopo aver dolorosamente ferito. Gli direi: "Vattene!". Sì, cacciami, respingimi, e ti benedirò perché, nella tua bontà, mi hai sopportato tanto a lungo. Perché io non sono che un malvagio e finirei per addensare tenebre sul tuo bel giorno! Ti ho fatto patire troppo, la tua è un'anima nobile e pura, e non sei responsabile della mia malvagità. Sposati col duca! È nobile e generoso, ha ereditato Olmedo dalla madre ed Alcala dal padre. Fai un ultimo sforzo: accanto a lui sarai ricca e felice! Sai, invece, cosa può offrirti di bello questa mano generosa? Una dote di sofferenze. Potrai scegliere tra le lacrime e il sangue. L'esilio, i ceppi, la morte, il terrore che mi circonda; ecco la tua collana d'oro, la tua splendida corona! Mai uno sposo soddisfatto di sé ha offerto alla sposa uno scrigno più ricco di lutti e d'avversità! Sposa il vecchio, te lo consiglio: è degno di te! Chi mai penserà che la mia testa di proscritto possa unirsi alla tua pura fronte? Chi, vedendoci accanto, tu bella e serena, io violento e temerario, tu che cresci tranquilla come un fiore nell'ombra, io che nell'uragano mi scontro eternamente con gli scogli, chi dirà che il nostro destino è soggetto alla stessa legge? No, Dio che opera per il meglio, non ti ha creata per me. Dall'alto dei cieli non mi è stato assegnato nessun diritto su di te, e devo rassegnarmi. Ho il tuo cuore, ma l'ho rubato! Lo restituisco a chi lo merita più di me! Il cielo non ha mai benedetto il nostro amore. Se ho detto che era il tuo destino, ho mentito! Addio per sempre, amore e vendetta! Addio! La mia giornata si conclude e mi congedo, come un essere inutile, col mio duplice sogno, vergognandomi di essere stato incapace sia di punire che di ispirare amore; io nato per odiare, che ho soltanto saputo amare! Perdonami, scacciami! Sono due le preghiere che ti rivolgo, non respingerle perché sono le ultime: tu vivi, io sono già morto. Non vedo perché dovresti scendere nella tomba accanto a me.

DONNA SOL

Ingrato!

ERNANI

Montagne d'Aragona! Galizia! Estremadura! Oh! Io porto sventura a tutto ciò che mi circonda! Mi sono preso i vostri figli migliori per rivendicare i miei diritti, senza provare il minimo rimorso li ho costretti a combattere ed eccoli là, tutti morti! Erano i più valorosi di tutta la Spagna più valorosa. Sono morti! Sono tutti caduti sui monti, tutti coricati sul dorso, da valorosi, davanti a Dio: se aprissero gli occhi vedrebbero l'azzurro del cielo! Ecco cosa ho saputo fare di tutto ciò che ha voluto unirsi a me! È questo destino che suscita la tua invidia? Donna Sol, prenditi il duca, prendi l'inferno, prendi il re. Va bene tutto. Tutto ciò che non coincide con me, vale molto più di me! Non ho più nessuno al mondo che si ricordi di me tutto mi abbandona ed è tempo, ormai, che anche tu mi lasci perché io devo restare solo. Evita di essere contagiata, non trasformare la passione amorosa in culto! Fuggi, abbi pietà di te stessa! Forse tu mi ritieni un uomo come tutti gli altri, un essere intelligente che cerca di conseguire lo scopo che si è prefisso. Disingannati! Io sono una forza che tutto travolge, un'entità cieca e sorda che conduce a funebri misteri, un'anima infelice fatta di tenebre oscene! Non so dove sto andando. Mi sento spinto da un vento impetuoso da un destino indecifrabile: continuo implacabile a scendere, senza fermarmi mai. Se a volte, col fiato in gola, volgo appena il capo, sento una voce ingiungermi "Procedi!": l'abisso scende vertiginoso ed io vedo, sul fondo, splendere un orribile colore di fiamma o di sangue! Attorno a me nella mia frenetica discesa, tutto si spezza e muore! Porto sfortuna a chiunque mi incontra! Oh, fuggi! Scostati dalla mia orribile via: ahimè, contro il mio stesso volere, provocherei la tua infelicità!

DONNA SOL

Gran Dio!

ERNANI

Il mio è un demone spaventoso: il solo prodigio che non può compiere è assicurarmi la felicità! E la felicità sei tu! Tu non sei fatta per me, cerca un uomo che sia degno di te. Va, e se un giorno il cielo fosse propizio alla mia sorte infelice, non crederci! Farebbe solo del sarcasmo! Sposa il duca!

DONNA SOL

Quello che avevi fatto non ti bastava? Dopo avermi straziato il cuore, adesso me lo spezzi! Tu non mi ami più.

ERNANI

Tu sei il mio cuore, la mia anima! Sei il focolare ardente che suscita tutte le fiamme del creato! Adorabile creatura, non odiarmi se ti lascio!

DONNA SOL

Io non ti odio, ma non potrò più vivere.

ERNANI

Morire! Per chi? Per me? Devi morire per così poco?

DONNA SOL (scoppiando in lacrime)

È così. (Si lascia cadere su una seggiola)

ERNANI (sedendole accanto)

Oh, tu piangi! Tu piangi! Sempre per causa mia! Chi mi punirà? Perché tu ancora mi perdonerai. Chi ti dirà quello che provo quando vedo annegare nel pianto la luce ardente del tuo sguardo, in cui risiede tutta la mia gioia? Oh! I miei compagni sono morti! Oh! Io non sono in me! Perdonami. Vorrei amare, e non so farlo! Ahimè! Eppure amo, amo dolorosamente! Non piangere, è meglio morire! Perché non possiedo il mondo per regalartelo? Sono l'immagine dell'infelicità!

DONNA SOL (gettandosi tra le sue braccia)

Sei il mio leone forte e generoso! Ti amo.

ERNANI

L'amore sarebbe il bene supremo se, per eccesso d'amore, si potesse morire!

DONNA SOL

Ti amo! Io ti amo, mio signore, e sono tua.

ERNANI

Ti benedirei persino se mi pugnalassi!

DONNA SOL (supplichevole)

Non temi che Dio si vendichi su di te, se parli così?

ERNANI (sempre appoggiato al suo seno)

Benedica allora la nostra unione! Tu vuoi così, e così sia! Ho fatto il possibile per resistere!

Si guardano teneramente, senza vedersi, senza sentire nulla, assorti nel loro amore, uniti in un abbraccio appassionato. Dalla porta di fondo entra Don Ruy Gomez. Li osserva e si ferma sulla soglia, annichilito.

Scena quinta

Ernani, Donna Sol, Don Ruy Gomez de Silva.

DON RUY GOMEZ (immobile, a braccia conserte, sulla soglia)

Ecco la ricompensa dell'ospitalità!

DONNA SOL

Dio mio, il duca!

Entrambi distolgono il viso, come se fossero stati svegliati di soprassalto.

DON RUY GOMEZ (sempre immobile)

È questo, dunque, il salario che riscuoto dall'ospite! Vai, signore, a constatare l'altezza delle mura, controlla se il portone è ben chiuso e l'arciere è di vedetta sulla torre, fai e rifai incessantemente il giro del tuo castello, cerca nell'arsenale un'armatura sulle tue misure e indossa ancora, a sessant'anni, la corazza di combattimento! È con questa lealtà che ripaghiamo la tua fiducia! Tu fai questo per noi e noi facciamo questo per te! Santo cielo! Ho vissuto più di sessant'anni, ho visto tanti briganti dall'animo dissoluto e spesso, solo sguainando la spada, ho messo in fuga davanti ai miei passi la cacciagione preferita dal boia! Ho visto assassini, falsari, traditori, servi malfidi che a tavola avvelenavano i padroni, ho visto gaglioffi che morivano senza mormorare un pater o farsi il segno della croce, ho visto lo Sforza, il Borgia e, adesso, vedo Lutero ma non ho mai assistito a una perversione come questa che, per tradire l'ospite, non teme i tuoni e i fulmini del cielo! Questa non appartiene al mio tempo. Un tradimento tanto mostruoso fa restare di sasso un vegliardo sulla soglia di casa e fa somigliare il vecchio padrone, che sta per cadere, alla statua che adornerà la sua pietra tombale! Per tutti i mori e tutti i castigliani! Chi è quest'uomo? (Alza gli occhi e osserva i ritratti che coprono le pareti della sala) O voi tutti de Silva che mi ascoltate qui, vi chiedo perdono se davanti a voi l'ira mi costringe a definire l'ospitalità come una perfida consigliera!

ERNANI (alzandosi)

Duca...

DON RUY GOMEZ

Taci! (Avanza di alcuni passi nel salone e osserva di nuovo i ritratti dei de Silva) Sacri estinti, antenati, uomini di ferro! Voi che vedete ciò che giunge dal cielo e dall'inferno, ditemi, signori, chi è quest'uomo? Non si chiama Ernani, ma piuttosto Giuda! Oh, cercate di pronunciare una sillaba, ditemi il suo nome! (Incrociando le braccia) Avete visto qualcosa di simile, nel vostro tempo? No!

ERNANI

Signor duca...

DON RUY GOMEZ (sempre rivolto ai ritratti)

Vedete? L'infame vuol parlare! Ma voi leggete nella sua anima molto meglio di me. Oh, non ascoltatelo! È un impostore! Prevede che il mio braccio riempirà di sangue la mia dimora, che probabilmente il mio cuore squassato dall'ansia cova la vendetta, una vendetta simile a quella, atroce e famosa, del banchetto delle sette teste. Vi dirà che è proscritto, vi dirà che il nome di de Silva un giorno sarà tristemente famoso come lo è, oggi, il nome dei Lara. Vi dirà che è mio ospite, che è vostro ospite... Antenati, nobili del mio sangue, ditemi: è colpa mia? Siate arbitri tra noi!

ERNANI

Ruy Gomez de Silva, se mai una nobile fronte si alzò fino al cielo, se mai ci fu cuore più nobile o anima più degna, quella, signore, è la vostra! È la tua, venerabile ospite! Io, che qui ti parlo, sono colpevole e non ho nulla da opporre in mia difesa, se non che sono dannato. Sì, ho voluto portarti via e rapirti la tua donna, sì, ho voluto insozzare il tuo letto, sì, è un'infamia! Ma c'è ancora del sangue nelle mie vene: faresti bene a versarlo, a forbire la tua spada e a non pensarci più!

DONNA SOL

Signore, lui non ha colpa! Sfogate su di me la vostra ira!

ERNANI

Taci, Donna Sol. Questa è l'ora suprema. Quest'ora appartiene a me. È la sola che mi è rimasta. Lascia che mi spieghi finalmente col duca. Duca! Credi alle ultime parole che pronuncerò in vita: te lo giuro, io sono colpevole, ma non temere, lei è pura! La situazione è in questi termini: io sono colpevole e lei è pura! Concedile la tua fiducia e riserva a me, invece, un colpo di spada o di pugnale. Procedi: fai gettare il cadavere oltre la soglia di casa tua e fai lavare il pavimento: non c'è altro da dire!

DONNA SOL

Io sola sono colpevole, perché l'amo!

A queste parole, Don Ruy si volta e, in preda a un'incontenibile emozione, fissa su Donna Sol uno sguardo terribile. La fanciulla si getta ai suoi piedi.

È vero, vi chiedo perdono! Io l'amo, monsignore!

DON RUY GOMEZ

Voi lo amate! (A Ernani) Allora trema!

Suono di trombe dall'esterno. Entra il paggio.

(Al paggio) E questo rumore?

IL PAGGIO

Monsignore, il re in persona è qui, con una compagnia di arcieri e preceduto da un araldo.

DONNA SOL

Dio mio! Il re! Un'altra sciagura!

IL PAGGIO (al duca)

Chiede come mai sia sbarrato il portone d'accesso. Vuole che gli si apra.

DON RUY GOMEZ

Aprite al re.

(Il paggio s'inchina ed esce)

DONNA SOL

È perduto!

Don Ruy Gomez si avvicina ad uno dei ritratti, l'ultimo a sinistra, che lo rappresenta a figura intera. Preme una molla: il quadro si apre come una porta e lascia scorgere un nascondiglio praticato nella parete. Don Ruy si rivolge ad Ernani.

DON RUY GOMEZ

Entrate qui, signore.

ERNANI

La mia testa è nelle tue mani. Sei libero di consegnarla, signore. La tengo pronta, sono tuo prigioniero. (Entra nel nascondiglio. Don Ruy preme nuovamente la molla e subito ogni via d'accesso è preclusa: il ritratto torna al suo posto)

DONNA SOL (al duca)

Signore, vi imploro per lui!

IL PAGGIO (entrando)

Sua Maestà il re!

Donna Sol abbassa perentoria il velo sul viso, si apre la porta a due battenti. Entra Don Carlos in uniforme militare, seguito da uno stuolo di gentiluomini in assetto di guerra, di alabardieri, archibugieri e balestrieri.

Scena sesta

Don Ruy Gomez; Donna Sol, velata; Don Carlos, e il seguito. Don Carlos avanza lentamente, la mano sinistra sull'elsa della spada, la destra in petto, fissando il vecchio duca con un'espressione d'insolita diffidenza. Il duca muove incontro al re e lo saluta con una profonda riverenza. Una lunga pausa d'attesa e di timore. Solo quando si trova di fronte al duca, il re rialza bruscamente il capo.

DON CARLOS

Mi chiedo come mai, caro cugino, oggi la tua porta sia tanto sorvegliata! Per tutti i santi! Credevo che la tua spada, ormai, fosse arrugginita! Non mi aspettavo che, proprio nel giorno della nostra visita, avesse tanta fretta di risplenderti in pugno, stretta saldamente al tuo braccio!(Don Ruy Gomez vorrebbe dire qualcosa in sua difesa ma il re glielo impedisce con un gesto imperioso) Non è un po' tardi per recitare il ruolo del giovane intraprendente? Credi che in testa noi portiamo il turbante? O forse, anziché Carlos, mi chiamo Boabdil o Maometto perché tu abbassi il ponte levatoio e ci chiuda la porta in faccia?

DON RUY GOMEZ (inchinandosi)

Signore...

DON CARLOS (ai gentiluomini del seguito)

Prendete le chiavi! Impadronitevi delle porte! (Due ufficiali escono mentre gli altri raggruppano i soldati su tre file, dal re fino alla porta d'accesso del palazzo. Don Carlos si volta verso il duca) Ah! È così dunque! Voi risvegliate gli odii sopiti dal tempo! Perbacco, se assumete questo atteggiamento, cari signori della mia corte, il vostro re vi farà vedere cos'è un atteggiamento regale! Con le mie mani ben addestrate scalerò le montagne per incenerire tutti quei diritti feudali che sibilano nei loro nidi diroccati!

DON RUY GOMEZ (alzandosi)

Altezza, i de Silva sono fedeli...

DON CARLOS (interrompendolo)

Basta tergiversare! Rispondimi a tono, duca, se non vuoi che faccia radere al suolo le tue undici torri! Abbiamo spento l'incendio, ma una scintilla brilla ancora, i banditi sono morti tranne il loro capo. Chi gli dà asilo? Tu! Ernani, quel bandito, quel criminale, è nascosto qui, nel tuo castello!

DON RUY GOMEZ

Avete ragione, signore.

DON CARLOS

Molto bene. Voglio la sua testa o la tua Mi hai capito, cugino?

DON RUY GOMEZ (inchinandosi)

Se è tutta qui la vostra richiesta, sarete soddisfatto.

Donna Sol si nasconde il capo tra le mani e cade riversa sulla poltrona.

DON CARLOS (calmandosi)

Ah, vedo che ti ravvedi! Conducimi qui il prigioniero.

Il duca incrocia le braccia e medita un attimo in silenzio. Il re e Donna Sol lo osservano senza parlare, agitati da opposte emozioni. Alla fine il duca risolleva il capo, si avvicina al re, lo prende per mano e lo conduce lentamente davanti al più antico dei ritratti che adornano la sala, il ritratto che inaugura la galleria a destra dello spettatore.

DON RUY GOMEZ (mostrando il ritratto al re)

Questo è il capostipite dei de Silva, l'antenato, il ceppo antico della stirpe! Don Silvius che, per tre volte, fu eletto console di Roma.(Passando al ritratto successivo) Ecco Don Galceran de Silva, l'altro Sid! A Toro, vicino a Valladolid, continuano ad accendere in suo onore mille ceri in un reliquiario d'oro. Ha liberato León dal tributo delle cento vergini. (Passando a un altro) Don Blas, che si esiliò volontariamente credendo, in tutta coscienza, di aver mal consigliato il suo sovrano. (A un altro) Christoval! Alla battaglia di Escalona, Don Sancho, il re, fuggiva a piedi e tutti i colpi si accanivano sulla sua piuma bianca. Ma quando gridò "Christoval!", Christoval prese la piuma e gli donò il suo cavallo. (A un altro) Don Jorge, che pagò il riscatto di Ramiro, re d'Aragona.

DON CARLOS (incrociando le braccia e squadrandolo dalla testa ai piedi)

Perdio! Don Ruy, sono pieno d'ammirazione! Il mio prigioniero!

DON RUY GOMEZ (passando a un altro)

Ed eccoci in presenza di Ruy Gomez de Silva, gran maestro di San Giacomo e di Calatrava! La sua gigantesca armatura non si addice alla taglia di noi, uomini d'oggi. Conquistò trecento bandiere, vinse tante battaglie e, per il suo re, assoggettò Motril, Antequera, Suez, Nijar e morì in povertà. Salutatelo, Altezza! (S'inchina, si scopre il capo e passa a un altro. Il re lo ascolta con impazienza e collera crescenti) Accanto a lui, potete ammirare suo figlio Gil, tanto amato da chi professa la lealtà. Quando prestava un giuramento, la sua mano valeva quanto la mano di un re. (A un altro) Don Gaspare, l'onore dei Mendoza e dei de Silva! Ogni nobile casato dipende dai de Silva, monsignore. Di volta in volta i Sandoval ci temono o ci sposano, i Manrique ci invidiano, i Lara fremono di gelosia e gli Alencastro ci odiano. Le nostre estremità sfiorano tutti i ducati del regno mentre, con la fronte, sfioriamo il capo di tutti i re!

DON CARLOS (spazientito)

State scherzando?

DON RUY GOMEZ (rivolgendosi ad altri ritratti)

Ecco Don Vasquez, soprannominato il Saggio e Don Jaime, che fu detto il Forte. Un giorno, da solo, sbarrò il passo a Zamet e a cento mori. E ne tralascio molti, e dei migliori. (In ossequio all'esplicito fastidio ostentato dal re, Don Ruy Gomez trascura un gran numero di ritratti e si dirige, senza fermarsi, davanti agli ultimi tre, a sinistra dello spettatore) Ecco il mio nobile avo. Visse sessant'anni rispettando sempre la parola data, anche con gli ebrei. (Al penultimo) Questo vecchio, questa testa venerabile è quella di mio padre. È stato grande, nonostante venga per ultimo. I mori di Granada avevano fatto prigioniero il suo amico diletto, il conte Alvaro Giròn. Per accorrere in sua difesa, mio padre trascinò al suo seguito seicento soldati e fece scolpire in pietra, a figura intera, il conte Giròn. Si trascinò dietro ovunque quella statua giurando, per il suo santo protettore, di non retrocedere finché quel simulacro di pietra non si fosse voltato e non avesse fatto dietrofront con lui. Combatté, vinse e salvò il conte.

DON CARLOS

Il mio prigioniero!

DON RUY GOMEZ

Era un Gomez de Silva. Ecco cosa si dice quando, in questo palazzo, si vedono tanti eroi...

DON CARLOS

Il mio prigioniero, subito!

DON RUY GOMEZ (S'inchina profondamente davanti al re, lo prende per mano e lo conduce di fronte all'ultimo ritratto quello che maschera la porta segreta del nascondiglio di Ernani. Donna Sol osserva con ansia crescente la scena. Gli astanti assistono in silenzio)

Questo è il mio ritratto. Re Don Carlos, io vi ringrazio! Perché voi volete che, ammirando la mia immagine, si dica: "L'ultimo discendente di una nobilissima stirpe è stato un traditore e ha venduto la testa del suo ospite!".

Gioia di Donna Sol. Il seguito del re non nasconde il suo stupore. Sconcertato, il re si allontana.

Resta in silenzio per qualche minuto in preda all'ira, con lo sguardo corrucciato e le labbra tremanti.

DON CARLOS

Duca, il tuo castello non mi piace: lo farò abbattere!

DON RUY GOMEZ

Vostra Altezza vuol farmi scontare il mio orgoglio?

DON CARLOS

Per la tua audacia farò radere al suolo le torri e al loro posto, farò germinare la canapa!

DON RUY GOMEZ

Preferisco veder crescere la canapa dove un giorno si alzarono le mie torri piuttosto che una sola macchia deturpi l'antico nome dei de Silva. (Ai ritratti) Non siete d'accordo?

DON CARLOS

Duca! Quella testa ci appartiene, e tu mi avevi promesso...

DON RUY GOMEZ

Ho promesso o l'una o l'altra. (Ai ritratti) Non è vero, forse? (Indicando la sua stessa testa) Vi do questa in cambio. (Al re) Prendetela.

DON CARLOS

Molto bene, signor duca. Ma, al cambio, io ci perdo. Ho bisogno di una testa giovane che si possa afferrare per i capelli, appena staccata dal busto. Non voglio la tua! Il boia non potrebbe prenderla per i capelli. Non ne hai a sufficienza per riempirgli la mano!

DON RUY GOMEZ

Potete risparmiarvi questo affronto, Altezza! La mia testa è ancora bella e sono certo che vale il capo di un bandito! Vi disgusta prendere possesso del capo di un de Silva?

DON CARLOS

Consegnaci Ernani.

DON RUY GOMEZ

In verità, signore: quel che è detto è detto.

DON CARLOS (al seguito)

Frugate ovunque! Non trascurate le ali limitrofe, le cantine, le torri...

DON RUY GOMEZ

Il mio castello è leale quanto me e condivide con me questo segreto. Sapremo custodirlo tutti e due.

DON CARLOS

Io sono il re!

DON RUY GOMEZ

Riuscirete soltanto a demolire il castello pietra su pietra e ad assassinare il suo padrone. Nient'altro!

DON CARLOS

Qua non servono preghiere o minacce! Consegnaci quel bandito, duca, se non vuoi che abbatta il castello, che ti stacchi la testa dal corpo!

DON RUY GOMEZ

Non ho altro da dire.

DON CARLOS

Come preferisci! Vuol dire che, invece di una testa, ne avrò due! (Al duca di Alcala) Jorge, arrestate il duca!

DONNA SOL (si strappa il velo e si getta tra il re, il duca e le guardie)

Re Don Carlos, voi siete un tiranno!

DON CARLOS

Gran Dio! Chi vedo? Donna Sol!

DONNA SOL

Altezza, tu non possiedi un vero cuore spagnolo!

DON CARLOS (turbato, vacillando)

Siete molto severa col vostro sovrano, signora. (Si avvicina a Donna Sol. Sottovoce) È colpa vostra se sono caduto in preda all'ira. Solo sfiorandovi, un uomo diventa un angelo o un mostro. Ah! Quando si è odiati è facile che la crudeltà abbia il sopravvento! Forse, mia bella fanciulla, se solo l'aveste voluto io sarei stato grande, sarei stato il leone di Castiglia! È stato il vostro sdegno a trasformarmi in una tigre, a farmi ruggire! Signora, vi prego, tacete! (Donna Sol gli getta un'occhiata. Il re s'inchina) Tuttavia obbedirò. (Volgendosi al duca) Cugino, ti conservo tutta la mia stima. Devo riconoscere che i tuoi sono scrupoli legittimi. Sii pure fedele all'ospite e infedele al re. Sta bene! Ti faccio grazia e mi considero migliore di te. Mi porto via soltanto tua nipote come ostaggio.

DON RUY GOMEZ

Soltanto!

DONNA SOL (confusa e spaventata)

Io, signore!

DON CARLOS

Sì, voi!

DON RUY GOMEZ

Nient'altro! O immensa clemenza, o generoso vincitore che risparmia la testa per tormentare il cuore! Bella grazia!

DON CARLOS

Scegli. Donna Sol o il traditore. Devo avere uno dei due.

DON RUY GOMEZ

L'unico arbitro siete voi!

Don Carlos si avvicina a Donna Sol per condurla con sé ma la fanciulla cerca rifugio presso Don Ruy Gomez.

DONNA SOL

Salvatemi, monsignore! (Si blocca all'improvviso. Tra sé) Me infelice, non posso sottrarmi. La testa dello zio o la sua testa! È meglio che mi sacrifichi! (Al re) Sono pronta a seguirvi.

DON CARLOS (tra sé)

Per tutti i santi! È un'idea eccellente! Prima o poi, verrai a più miti consigli, bambina mia!

Donna Sol, con passo fermo e sicuro, si avvicina allo scrigno che contiene l'astuccio, lo apre e prende il pugnale che si nasconde in seno. Don Carlos la raggiunge e le porge la mano.

DON CARLOS (a Donna Sol)

Cosa portate con voi?

DONNA SOL

Nulla.

DON CARLOS

Un gioiello prezioso?

DONNA SOL

Sì.

DON CARLOS (sorridendo)

Vediamo.

DONNA SOL

Lo vedrete a suo tempo.

Gli dà la mano e si dispone a seguirlo. Don Ruy Gomez che è rimasto immobile, immerso nei suoi pensieri, si volta e fa qualche passo urlando.

DON RUY GOMEZ

Donna Sol! Terra e cielo! Donna Sol! Poiché quest'uomo non sa cosa significhi amare, soccorretemi voi, muraglie, armature! (Si avventa sul re) Non portatemela via, ho solo lei, mio re!

DON CARLOS (lasciando la mano di Donna Sol)

Allora dammi subito il prigioniero!

Il duca abbassa il capo, in preda a una tremenda agitazione. Poi si rialza e guarda i ritratti. A mani giunte, verso di loro.

DON RUY GOMEZ

Abbiate pietà di me! (Muove un passo verso il nascondiglio di Ernani e Donna Sol lo osserva profondamente turbata. Il duca, rivolgendosi ai ritratti) Oh! Velatevi, vi supplico, il vostro sguardo mi inchioda! (Avanza vacillando fino al suo ritratto, poi si volta ancora verso il re) Tu lo vuoi?

DON CARLOS

Sì.

Il duca, tremante, alza la mano verso la molla.

DONNA SOL

Dio!

DON RUY GOMEZ (respingendo col piede la parete)

No! (Si getta ai piedi del re) Abbi pietà, prenditi la mia testa!

DON CARLOS

Tua nipote!

DON RUY GOMEZ (rialzandosi)

Allora prendila e lasciami l'onore!

DON CARLOS (prendendo tra le sue la mano tremante di Donna Sol)

Addio, duca.

DON RUY GOMEZ

Arrivederci. (Segue con lo sguardo il re che si allontana lentamente con Donna Sol. Poi mette mano al pugnale) Dio vi guardi, signore! (Torna al proscenio ansimante, immobile. Non è in grado di intendere o di vedere nulla. Lo sguardo è allucinato e le braccia, incrociate sul petto, si sollevano ritmicamente, soggette a moti convulsi. Il re esce con Donna Sol e, dietro a lui, il seguito, due a due, in ordine di rango, commentando a bassa voce gli avvenimenti)

DON RUY GOMEZ (tra sé)

Re! Mentre tu esci felice dalla mia casa, la mia antica lealtà al tuo stemma esce dal mio cuore che sanguina. (Alza gli occhi, si guarda attorno e si rende conto di essere rimasto solo. Allora corre verso la parete, stacca due spade da una panòplia, le misura entrambe e le depone su un tavolo. Subito dopo, si dirige al ritratto, preme la molla e la porta nascosta si riapre)

Scena settima

Don Ruy Gomez, Ernani.

DON RUY GOMEZ

Esci. (Ernani appare sulla soglia del nascondiglio. Don Ruy gli indica le due spade sul tavolo) Scegli. Don Carlos ha lasciato questa dimora. Ora dovrai rendermi ragione. Scegli! Senza perdere tempo. Su, coraggio! La tua mano trema!

ERNANI

Un duello! Vecchio, tu ed io non possiamo combattere l'uno contro l'altro!

DON RUY GOMEZ

Perché no? Hai paura? Non sei un nobile? Per l'inferno! Nobile o no, per far cozzare il ferro contro il ferro chiunque mi oltraggi ha titoli di nobiltà sufficienti!

ERNANI

Vecchio...

DON RUY GOMEZ

Vieni ad uccidermi o vieni a incontrare la tua morte, giovanotto!

ERNANI

Sì, morire. Mi avete salvato la vita, contro la mia volontà. Questa vita vi appartiene, riprendetevela.

DON RUY GOMEZ

È questo che vuoi? (Ai ritratti) Vedete bene che questa è la sua volontà. (A Ernani) Così sia. Di' le tue preghiere.

ERNANI

L'ultima la rivolgo a te, signore.

DON RUY GOMEZ

Rivolgiti all'altro Signore!

ERNANI

No, no, a te! Colpiscimi, vecchio: non ho preferenze, uccidimi con la daga, con la spada o col pugnale! Ma, per pietà, concedimi questa gioia suprema: lascia che la riveda, prima di morire!

DON RUY GOMEZ

Rivederla!

ERNANI

Lasciami ascoltare la sua voce, un'ultima volta! Solo una volta!

DON RUY GOMEZ

Ascoltarla!

ERNANI

Comprendo la tua gelosia, signore. Ma devi essere generoso: ormai la morte sovrasta la mia giovinezza. Dimmi, preferisci che - senza vederla, se è il caso - io possa almeno ascoltarla? Esaudisci il mio desiderio e stasera morrò. Voglio solo ascoltare la sua voce, concedimi questa grazia! Con quanta dolcezza disperderei al vento la vita se tu lasciassi che la mia anima, prima di volare nel cielo, potesse rivedere la sua, riflessa nei suoi occhi! Non le dirò una parola, tu sarai presente, padre mio! E, dopo, cadrò in tuo potere!

DON RUY GOMEZ (mostrando il nascondiglio ancora aperto)

Santi del paradiso! Questo antro è tanto profondo, tanto sordo e remoto da aver coperto tutti i nostri discorsi?

ERNANI

Non ho sentito nulla.

DON RUY GOMEZ

Ho dovuto scegliere tra consegnare te o Donna Sol.

ERNANI

Consegnare? A chi?

DON RUY GOMEZ

Al re!

ERNANI

Vecchio pazzo! Il re l'ama!

DON RUY GOMEZ

L'ama!

ERNANI

Ce l'ha rapita! È nostro rivale!

DON RUY GOMEZ

Maledizione! A me, vassalli! A cavallo! A cavallo! Inseguiamo il rapitore!

ERNANI

Ascolta. La vendetta dal piede sicuro è meno rumorosa e più implacabile. Tu puoi uccidermi: io sono nelle tue mani. Ma se, invece, mi impiegassi a vendicare tua nipote e il suo onore? Voglio condividere la tua vendetta! Ti prego, concedimi questa grazia e, se vuoi che ti baci i piedi, ecco: io mi prosterno! Inseguiamo insieme il re! Vieni, io sarò il tuo braccio, io ti vendicherò, duca. Dopo, potrai uccidermi!

DON RUY GOMEZ

Ti piegherai alla mia volontà, come hai fatto oggi?

ERNANI

Sì, duca.

DON RUY GOMEZ

Su cosa lo giuri?

ERNANI

Sulla testa di mio padre!

DON RUY GOMEZ

Sei pronto a ricordartene quando verrà il momento?

ERNANI (offrendogli il corno che stacca dalla cintura)

Ascolta, prendi questo corno. Qualunque cosa accada, quando tu, signore, lo vorrai; nel luogo, nel momento che ti parrà opportuno, se giudicherai che è scoccata l'ora della mia morte, vieni, suona questo corno ed abbi piena fiducia: tutto sarà compiuto!

DON RUY GOMEZ (tendendogli la mano)

Dammi la tua mano. (Si stringono la mano. Ai ritratti) Voi tutti, siete testimoni!

ATTO QUARTO

LA TOMBA

Aix-la-Chapelle. La cripta che racchiude la tomba di Carlo Magno. Ampie vòlte d'architettura longobarda. Grossi pilastri bassi, archi a tutto sesto, capitelli con decorazioni di fiori e di uccelli. A destra, la tomba di Carlo Magno con una porticina di bronzo, bassa e centinata. Una sola lampada sospesa a una chiave di vòlta illumina l'iscrizione: CAROLO MAGNO. È notte. Non si distingue il fondo del sotterraneo: l'occhio si perde tra le arcate, le scale e le colonne che s'intersecano nell'ombra.

Scena prima

Don Carlos, Don Ricardo de Roxas, conte di Casapalma, con una lanterna in mano. Ampi mantelli, cappelli calati sugli occhi.

DON RICARDO (col cappello in mano)

È qui.

DON CARLOS

È qui che la lega si riunisce! Presto li avrò tutti in pugno! Ah, eccoci qui, signor elettore di Treviri! Siete voi che avete messo questo luogo a loro disposizione! Non c'è che dire, è ben scelto! Una tenebrosa congiura prospera nell'atmosfera propizia delle catacombe! Le tombe si prestano a far la punta ai pugnali. Ma correte un grave rischio: chissà che non vi giochiate la testa, signori assassini! La vedremo, perdio! Fanno bene ad aver scelto un sepolcro per i loro convegni: avranno meno strada da fare. (A Don Ricardo) Questi antri si estendono molto sotto terra?

DON RICARDO

Fino al forte.

DON CARLOS

È più di quanto occorra.

DON RICARDO

Da questa parte, ce ne sono altri che arrivano fino al monastero di Altenheim...

DON CARLOS

Dove Rodolfo sterminò Lotario. Bene. Conte, riditemi un'altra volta i nomi e i capi d'accusa, dove, come e perché.

DON RICARDO

Gotha.

DON CARLOS

So benissimo perché il duca cospira. Vuole un imperatore tedesco, di Germania.

DON RICARDO

Hohenburg.

DONCARLOS

Credo che Hohenburg preferirebbe stare all'inferno con Francesco piuttosto che in paradiso con me.

DON RICARDO

Don Gil Tellez Giròn.

DON CARLOS

Per Nostra Signora di Castiglia! Quell'infame complotta contro il suo re!

DON RICARDO

Si racconta che una sera, subito dopo la sua nomina a barone, vi trovò in compagnia della signora Giròn, e che ora voglia vendicare l'onore della sua dolce compagna.

DON CARLOS

Allora dovrà vendicarsi di tutta la Spagna! Ce ne sono altri?

DON RICARDO

Si parla del reverendo Vasquez, vescovo di Avila.

DON CARLOS

Anche lui deve vendicare l'onore di una donna?

DON RICARDO

C'è Guzman de Lara che, insoddisfatto, aspira al collare del vostro ordine.

DON CARLOS

Ah! Guzman de Lara! Se si accontenta di un collare, lo avrà.

DON RICARDO

Il duca di Lutzelburg. I progetti che gli si attribuiscono...

DON CARLOS

Il duca di Lutzelburg concepisce piani troppo audaci per la sua testa!

DON RICARDO

Juan de Haro vuole Astorga.

DON CARLOS

Gli Haro hanno sempre fatto raddoppiare il salario al carnefice.

DON RICARDO

È tutto.

DON CARLOS

Queste teste non sono sufficienti. Vedete, conte, sono solo sette: il conto non torna.

DON RICARDO

Ah! Mi sono dimenticato i nomi di alcuni banditi, al soldo di Treviri o della Francia...

DON CARLOS

Sono uomini privi di scrupoli: le loro lame sono sempre pronte alla bisogna e, come l'ago della bussola attratto verso il nord, subiscono l'influsso di chi paga meglio.

DON RICARDO

Tra loro ho notato dei tipi coraggiosi, sono due nuovi acquisti: un giovane e un vecchio.

DON CARLOS

Come si chiamano? (Don Ricardo, per trarsi d'imbarazzo, si stringe nelle spalle) Età?

DON RICARDO

Il più giovane ha vent'anni.

DON CARLOS

Peccato.

DON RICARDO

Il vecchio è sulla sessantina.

DON CARLOS

Il primo non ha l'età e l'altro ormai non ce l'ha più. Tanto peggio. Me ne occuperò io. In caso di bisogno, il boia può contare sulla mia sollecitudine. Ah! Se la sua ascia dovesse smussarsi posso sempre prestargli una spada, la mia, tutt'altro che benevola verso i congiurati. Vedete conte, se il drappo del patibolo fosse troppo corto, potrei sempre allungarlo con un'aggiunta preziosa: la porpora imperiale! Ma sarò eletto imperatore?

DON RICARDO

In questo momento il collegio, riunito, sta deliberando.

DON CARLOS

Come sapere? Eleggeranno Francesco I o il loro sassone, il loro Federico il Saggio! Ah! Lutero ha ragione, tutto va male! Begli elettori di maestà imperiali! Gli unici motivi che prendono in considerazione sono quelli che si traducono in oro sonante! Un sassone eretico! Un conte palatino scimunito! Un primate di Treviri libertino! Quanto al re di Boemia, è dalla mia parte. Ma poi... i principi di Hesse sono ancora più piccoli delle loro provincie! Dei giovani imbecilli, dei vecchi viziosi! Corone, sì, benissimo! Ma le teste? Cercatele! Sono soltanto una grottesca accolita di nani che io potrei portarmi via, come Ercole, nella mia pelle di leone! Dei nani che, spogliati del loro manto violaceo, non raggiungerebbero la statura del mio buffone! Ricardo, mi mancano tre voti! Mi manca tutto! Oh Ricardo, amico mio, se solo volessero io gli darei Gand, Toledo e Salamanca, tre città a loro scelta, in cambio di tre voti! Vedi, per quei tre miserabili voti cederei tre delle mie città di Castiglia o delle Fiandre! Salvo riprendermele più tardi! (Don Ricardo s'inchina profondamente al re e si mette il cappello in testa) Vi coprite?

DON RICARDO

Signore, mi avete dato del tu. (Salutando di nuovo) Sono un Grande di Spagna.

DON CARLOS (tra sé)

Mi fai davvero pena, ti accontenti di poco! Che razza venale! Fingono di ascoltare i nostri pensieri e inseguono un solo obiettivo: il loro tornaconto! Siamo in un pollaio dove il re, saccheggiato spudoratamente, sbriciola la sua grandezza tra questi cani affamati! (Sognando) La grandezza è la prerogativa di Dio e dell'imperatore! Come del Santo Padre! Il resto, duchi e re... cos'è?

DON RICARDO

Spero che Vostra Altezza sia il prescelto.

DON CARLOS (tra sé)

Vostra Altezza! Altezza, io! La sfortuna mi perseguita. Se fossi condannato a restare re!

DON RICARDO (tra se)

Basta! Imperatore o no, sono Grande di Spagna.

DON CARLOS

Non appena avranno eletto l'imperatore di Germania, quale segnale annuncerà il suo nome alla città?

DON RICARDO

Con un colpo di cannone se si tratta del duca di Sassonia. Con due, se è il francese. Con tre, se si tratta di Vostra Altezza.

DON CARLOS

E quella Donna Sol! Tutto contribuisce ad irritarmi! Conte se, caso mai, venissi eletto imperatore, vai a cercarla. Forse non sarà insensibile a un Cesare.

DON RICARDO (sorridendo)

Vostra Altezza è davvero generosa!

DON CARLOS (interrompendolo, con alterigia)

Su questo argomento, silenzio! Non ho ancora detto come voglio che si consideri questa eventualità. Quando sarà reso noto il nome del prescelto?

DON RICARDO

Tra un'ora al massimo.

DON CARLOS

Tre voti! Solo tre voti! Schiacciamo subito questa genìa di cospiratori, e poi vedremo a chi toccherà l'impero. (Conta sulle dita e batte un piede a terra) Sempre tre voti di meno! L'avranno loro! Eppure Cornelio Agrippa la sa lunga! Ha scorto nell'oceano celeste tredici stelle veleggiare dal nord dirette verso la mia. Allora sono io il predestinato! D'altra parte, si dice che l'abate Jean Trithème l'abbia predetto a Francesco. Per assicurare la vittoria della fortuna, avrei dovuto venire in aiuto della profezia con buona parte delle mie truppe! La predizione del mago più esperto si avvera con una probabilità molto maggiore quando un buon esercito, schierato con picche, cannoni, armigeri e cavalieri, musiche e fanfare si mostra disposto a indicare la strada a un destino sul punto di smarrirsi, e si offre di far le veci di una levatrice per condurre il parto a buon fine! Chi vale di più: Cornelio Agrippa? Jean Trithème? Vale di più chi può disporre di un esercito come corollario al suo sistema, chi infiora i suoi discorsi col ferro di una lancia e può contare su una folta schiera di lanzichenecchi o di banditi che, correggendo il tiro insidioso della sorte col furore della spada, regga le fila dell'azione in conformità alla profezia. Poveri pazzi che, con l'occhio fiero e la fronte alta, mirano dritto all'impero del mondo proclamando il loro buon diritto! Hanno parecchi cannoni disposti in lunghe file, che con il loro fiato ardente ridurrebbero in cenere intere città, hanno navi, soldati, cavalli, e voi credete che marceranno implacabili su popolazioni ormai ridotte allo stremo... Basta! Al grande quadrivio della fortuna umana, che ci conduce all'abisso più che al trono, dopo aver mosso tre soli passi avanti, indecisi e confusi, dopo aver tentato invano di leggere nel libro del destino esitano e, insicuri e dubbiosi, si recano dal negromante più vicino a chiedere la strada da percorrere! (A Don Ricardo) Vai pure. È l'ora in cui si radunano i congiurati. Ah! La chiave della tomba?

DON RICARDO (consegnando una chiave al re)

Vi ricorderete, signore, del conte di Limburg, guardiano del capitolo, che me l'ha affidata e fa di tutto per compiacervi.

DON CARLOS (congedandolo)

Esegui alla lettera le mie istruzioni! Tutte!

DON RICARDO (inchinandosi)

Provvedo subito, Altezza!

DON CARLOS

Ci vogliono tre colpi di cannone, non è vero?

Don Ricardo s'inchina ed esce. Don Carlos, rimasto solo, cade in una profonda meditazione. A braccia conserte, con la testa che gli ricade sul petto. Poi rialza il capo e si dirige verso la tomba.

Scena seconda

Don Carlos.

DON CARLOS (solo)

Perdonami, Carlo Magno! Queste vòlte solitarie dovrebbero rimandare l'eco di parole austere. Certo, sarai indignato del mormorio delle nostre povere ambizioni attorno al tuo monumento. Carlo Magno è qui! Come puoi, cupo sepolcro, contenere un'ombra tanto grande senza ridurti in polvere? Sei proprio qui, gigante che hai creato un mondo, e la tua immensa altezza può riposare, intera, qua dentro? Ah! È una visione in cui si smarrisce il pensiero vedere l'Europa esattamente configurata come lui l'ha lasciata! Un edificio, con due uomini alla sommità, due condottieri a cui si sottomette chiunque sia re per nascita. Quasi tutti gli stati, ducati, feudi militari, regni, marchesati, tutti sono ereditari ma quando, talvolta, il popolo trova il suo papa o il suo cesare allora tutto si regge in miracoloso equilibrio perché il caso influisce sul caso. È questa l'origine della stabilità, il principio dell'ordine. Elettori in manto d'oro, cardinali rivestiti di porpora - duplice sacro senato che commuove la terra - sono fatti solo per esibirsi: Dio vuole quello che vuole. Un giorno, la necessità dei tempi produce un'idea: si dilata, corre, avanza, si mescola ad ogni cosa, s'incarna in un uomo, conquista i cuori, scava un solco. Più di un monarca la calpesta, le mette il bavaglio ma basta che, un mattino, penetri in una dieta o in un conclave e subito ogni sovrano vedrà l'idea, vilmente assoggettata, far curvare fino a terra le loro teste regali e sorgere maestosa reggendo il globo con una mano e cingendo il diadema in fronte. Il papa e l'imperatore sono tutto. Nulla, sulla terra, esiste che non provenga da loro o non promani dalla loro volontà. In loro alberga un supremo mistero e il cielo, di cui hanno tutti i diritti, prepara loro un gran banchetto di popoli e di re e sotto la sua nube, da cui soffia spaventoso il tuono, li invita a sedere, soli, al tavolo dove Dio serve loro il mondo. L'uno sta accanto all'altro, misurando e tagliando, ordinando l'universo come un mietitore il suo campo. Tutto ciò che accade, avviene tra loro due. I re premono alla porta, respirano l'odore del cibo che viene portato in tavola, guardano attenti e annoiati dai vetri e, per vedere meglio, si alzano sulla punta dei piedi. Sotto di loro il mondo si scinde in innumerevoli scalini. Loro producono e disfano. Il primo scioglie i nodi, l'altro li trancia di netto. L'uno è la verità, l'altro la forza. La loro ragione risiede nella loro essenza: essi sono perché sono. Quando escono, pari nella loro dignità, da una basilica, l'uno avvolto nella porpora e l'altro nel suo immacolato sudario, l'universo tra stupore e terrore contempla le due metà di Dio: l'imperatore e il papa. L'imperatore! L'imperatore! Essere imperatore! O rabbia, non poterlo diventare! E sentirsi il cuore avvampare di coraggio! Che fortuna ha avuto chi dorme in questa tomba! Com'è stato grande! Alla sua epoca, la gloria era ancora maggiore. Il papa e l'imperatore! Non erano più due uomini. Pietro e Cesare! Riunivano in sé le due Rome, fecondavano l'una e l'altra in una mistica unione, ridavano una forma, un'anima all'umanità, rifondevano in un solo blocco insieme popoli e regni per costruire una nuova Europa mentre, nel crogiuolo delle loro mani, assumeva un altro aspetto il bronzo, lascito del vecchio mondo romano! Che destino! E questa è la sua tomba! Tutto conta talmente poco se ci riduciamo a questo? Guardate! Essere stato principe, imperatore e re! Essere stato la spada e la legge, essere stato il gigante che usava la Germania come piedistallo! Essersi chiamato Carlo Magno ed essere stato insignito della dignità di Cesare, essere stato più grande di Annibale e di Attila, grande come l'universo... per far confluire tutto questo là dentro! Affannatevi a conquistare un impero e vedrete di quanta polvere è fatto un imperatore! Ricoprite la terra di fragore e di grida: innalzate, costruite il vostro impero senza mai dire basta! Squadrate a larghi blocchi un enorme edificio! Sapete cosa ne resterà in futuro? Che follia! Solo questa pietra. E che sarà del titolo, del nome glorioso? Solo qualche lettera da far compitare ai bambini! Per quanto alta sia la meta che il vostro orgoglio si prefigge, ecco il termine ultimo! Oh, l'impero, l'impero! Che m'importa! Sto quasi per raggiungerlo, e mi piace enormemente. Qualcosa mi dice: l'avrai! L'avrò. Se l'avessi! O cielo! Essere l'iniziatore! Solo, in piedi, al vertice di quell'immensa spirale! Essere la chiave di vòlta di una moltitudine di nazioni ammassate l'una sull'altra e, sotto di sé, vedere allineati i sovrani e asciugarsi i calzari sulle loro teste e poi, sotto ai re, scorgere i casati feudali, i margravi, i cardinali, i dogi, i duchi adorni di stemmi e i vescovi, gli abati, i signori delle comunità locali, i grandi baroni, i chierici, i soldati e infine, a un'immensa distanza dalla vòlta su cui saldamente stiamo, nell'ombra, in fondo all'abisso, gli uomini. Gli uomini! Ovvero una folla, un mare, un chiasso infernale, urla e pianti, talvolta una risata amara, un lamento che percorre la terra spaventata e che, attraverso innumerevoli risonanze, giunge a noi come il suono di una fanfara! Gli uomini! che dalle torri e dalle città fortificate - vasto fiume - dagli altissimi campanili delle chiese suonano a martello! (Meditando) Reggono sulle spalle, fondamenta delle nazioni, l'enorme piramide che poggia sui due poli, sono loro le onde viventi che, afferrandola nel loro moto vorticoso, la tengono in equilibrio cullandola in un eterno rollìo, che continuano a modificare l'assetto delle cose e, nelle zone più alte, fanno tremare i troni come se fossero sgabelli, in modo tale che i sovrani, desistendo dalle loro sterili dispute alzano gli occhi al cielo... Re, guardate verso il basso! Ah, il popolo! Un oceano! Onda eternamente in moto dove non si può gettare nulla senza modificare, di nuovo, la sua forma convulsa! Onda che infrange un trono e culla un sepolcro! Specchio in cui di rado un re si riflette nella sua bellezza! Ah, se talvolta si avesse il coraggio di immergere lo sguardo tra i suoi flutti, si scorgerebbero sul fondo innumerevoli imperi, immensi vascelli naufragati, continuamente spostati dal suo flusso e riflusso, che una volta impaurivano e che adesso risultano estranei, sconosciuti! Governare, dominare tutto questo! E, se tu sei l'eletto, salire a simili altezze! Salire fino in cima, sapendo di essere soltanto un uomo! E vedere l'abisso aprirsi sotto di te! Speriamo che, in quell'attimo, non venga còlto dalle vertigini! Oh, instabile piramide di stati e re, quanto poco spazio c'è alla tua sommità! Sciagura a chi si avvicina con timore! A cosa potrei sorreggermi? Oh, se dovessi precipitare sentendo sotto i piedi tremare tutto il mondo! Sentendo vivere, fluire e palpitare la terra! Ma, non appena terrò in pugno il globo, cosa farò? Avrò la forza di sostenerlo? Di che risorse dispongo? Essere imperatore, mio Dio!, era già troppo essere re! Certo, solo l'animo di un mortale di nobile progenie si sublima col crescere della fortuna. Ed io? Chi mi farà grande? Chi sarà la mia legge? Chi mi consiglierà? (Cade in ginocchio davanti alla tomba) Sei tu, Carlo Magno! Ah, se Dio che cancella qualsiasi ostacolo, prende le nostre due maestà e le pone a raffronto, allora tu, dal fondo del tuo sepolcro, riversa nel mio cuore qualcosa di grande, di bello, di sublime! Oh, fammi scorgere tutti gli aspetti di ogni singolo avvenimento, fammi comprendere che il mondo è piccolo dato che temo di afferrarlo in pugno! Fammi capire che in questa Babele che, dall'umile pastore a Cesare, sale fino al cielo ognuno, nel proprio girone, guarda compiaciuto a se stesso, contempla chi gli è inferiore e a stento si trattiene dal riderne. Insegnami il tuo segreto per regnare e per vincere, dimmi che la grandezza consiste più nel castigo che nel perdono! Non è così? Se è vero che, nel suo letto solitario, talvolta una grande ombra si risveglia sentendo l'enorme frastuono della terra e, d'improvviso, il vasto sepolcro si schiude appena e nella notte illumina con un lampo il mondo, se tutto ciò corrisponde alla verità allora tu, imperatore di Germania, dimmi cosa è possibile fare dopo Carlo Magno! Parla, a costo che il tuo soffio regale debba infrangere questa porta di bronzo sulla mia fronte! O meglio, lascia che, da solo, io penetri nel tuo santuario, lasciami scorgere la tua maschera funebre, non scacciarmi col soffio possente degli aquiloni e sollevati sul tuo giaciglio di pietra. Parliamo. Sì, anche se con la tua voce fatale dovessi dirmi cose che annebbiano lo sguardo e offuscano la fronte! Parla: non accecare questo tuo figlio impaurito dal momento che, nella tua tomba, regna la luce! O, se non vuoi rivelare nulla, lascia nella tua pace eterna che Carlos studi la tua testa come si studia il mondo, lascialo libero di compiere ogni sorta di considerazioni: tu sei un gigante poiché nulla, nel nostro mondo, è grande come il tuo nulla! Se l'ombra mi si nega, chiederò consiglio alle ceneri! (Infila la chiave nella serratura) Entriamo. (Indietreggia) Dio! Se mi parlasse all'orecchio! Se fosse qua dentro, in piedi, e avanzasse lentamente! Se dovessi uscire di là coi capelli bianchi! Entriamo ugualmente! (Rumore di passi) Viene qualcuno. Tranne me, chi osa in questo momento disturbare la pace che regna nel suo sepolcro? (Il rumore si avvicina) Ah, me n'ero scordato, sono i miei assassini! Entriamo.

Apre la porta del sepolcro, che si chiude alle sue spalle. Entrano parecchi uomini che avanzano a passi soffocati, nascosti alla vista dai cappelli e dagli ampi mantelli.

Scena terza

I Congiurati.

Vanno gli uni incontro agli altri, si stringono la mano e si scambiano poche parole a bassa voce.

PRIMO CONGIURATO (il solo che porta una torcia accesa)

"Ad augusta".

SECONDO CONGIURATO

"Per angusta".

PRIMO CONGIURATO

I santi ci proteggono.

TERZO CONGIURATO

I morti ci servono.

PRIMO CONGIURATO

Dio ci guarda. (Rumore di passi nell'oscurità)

SECONDO CONGIURATO

Chi va là?

VOCE NELL'OMBRA

"Ad augusta".

SECONDO CONGIURATO

"Per angusta". (Entrano altri congiurati. Rumore di passi)

PRIMO CONGIURATO (al terzo)

Guarda, c'è ancora qualcuno.

TERZO CONGIURATO

Chi va là?

VOCE NELL OMBRA

"Ad augusta".

TERZO CONGIURATO

"Per angusta". (Entrano nuovi congiurati che scambiano cenni di saluto coi precedenti)

PRIMO CONGIURATO

Bene, eccoci qua. Gotha, fa' il rapporto. Amici, l'ombra attende la luce.

I congiurati si siedono in semicerchio sulle tombe. Il primo congiurato passa davanti a tutti, uno dopo l'altro, ed ognuno accende alla propria torcia un cero che teneva in mano. Poi, il primo congiurato va a sedersi in silenzio su una tomba più elevata delle altre, al centro del cerchio.

DUCA DI GOTHA (alzandosi)

Amici, Carlos di Spagna, straniero per parte di madre, aspira al Sacro Impero.

PRIMO CONGIURATO

Avrà la tomba.

DUCA DI GOTHA (getta la torcia a terra e la calpesta)

Che la sua fronte segua la sorte di questa torcia!

TUTTI

Così sia!

PRIMO CONGIURATO

A morte!

DUCA DI GOTHA

Muoia!

TUTTI

Sacrifichiamolo!

DON JUAN DE HARO

Suo padre è tedesco.

DUCA DI LUTZELBURG

Ma sua madre è spagnola.

DUCA DI GOTHA

Non è più spagnolo e non è mai stato tedesco. A morte!

UN CONGIURATO

E se gli elettori lo proclamassero imperatore?

PRIMO CONGIURATO

Loro dovrebbero eleggerlo? Mai!

DON GIL TELLEZ GIRON

Che importa? Amici, colpiamo la testa, non avrà mai la corona!

PRIMO CONGIURATO

Se viene eletto al Sacro Impero, nonostante tutto, diventa augusto e solo Dio può sfiorarlo con un dito!

DUCA DI GOTHA

Deve morire prima di diventare augusto.

PRIMO CONGIURATO

Non lo eleggeranno!

TUTTI

Non avrà l'impero!

PRIMO CONGIURATO

Quante braccia ci vogliono per sbarazzarsi di lui?

TUTTI

Un solo braccio.

PRIMO CONGIURATO

Quanti colpi al cuore?

TUTTI

Uno solo.

PRIMO CONGIURATO

Chi lo colpirà?

TUTTI

Noi tutti.

PRIMO CONGIURATO

La vittima è un traditore. Loro eleggono un imperatore, noi ci eleggiamo un gran sacerdote: tiriamo a sorte.

I congiurati scrivono i loro nomi su rotoli di pergamena, strappano i fogli, li arrotolano e, uno dopo l'altro, vanno a gettarli nell'urna di una tomba. Poi il primo congiurato dice:

Preghiamo.

Tutti s'inginocchiano. Il primo congiurato si alza e dice:

Che il prescelto creda in Dio, colpisca come un romano e muoia come un ebreo! Deve essere pronto a sfidare la ruota e le tenaglie incandescenti, deve cantare di gioia sul cavalletto, ridere quando verrà straziato dal fuoco, essere pronto a tutto, virilmente, per uccidere e per morire! (Estrae una pergamena dall'urna)

TUTTI

Qual è il nome?

PRIMO CONGIURATO (ad alta voce)

Ernani.

ERNANI (uscendo dalla folla dei congiurati)

Ho vinto! Adesso ti ho in pugno, dopo averti tanto cercata, vendetta!

DON RUY GOMEZ (facendosi strada tra la folla e prendendo da parte Ernani)

Cedimi questo onore, ti scongiuro!

ERNANI

No, sulla mia vita! Non invidiatemi questa fortuna, signore! È la prima volta che mi sorride benigna.

DON RUY GOMEZ

Tu non possiedi nulla. Ebbene, per poter vibrare questo colpo, io ti regalo tutto quel che ho, amico mio: castelli, vassallaggi, feudi, e i centomila contadini dei miei trecento villaggi!

ERNANI

No!

DUCA DI GOTHA

Il tuo braccio, vegliardo, vibrerebbe un colpo troppo debole!

DON RUY GOMEZ

State indietro! Se il braccio mi viene meno, l'animo mi viene in aiuto. Non giudicate la lama da questo fodero arrugginito. (A Ernani) Tu appartieni a me!

ERNANI

La mia vita è vostra, ma la sua è nelle mie mani.

DON RUY GOMEZ (slacciandosi il corno dalla cintura)

Ascoltami, amico. Sono pronto a renderti il corno.

ERNANI (tremando)

Come! La vita! Che m'importa! Tengo in pugno la mia vendetta! Su questo punto, procedo inesorabile e Dio è dalla mia parte... Devo vendicare mio padre e forse qualcosa di più! Sei pronto a ridarmi lei?

DON RUY GOMEZ

Mai! Ti restituisco il corno.

ERNANI

No!

DON RUY GOMEZ

Rifletti, ragazzo.

ERNANI

Duca, lasciami la mia preda.

DON RUY GOMEZ

Ebbene, che tu sia maledetto per avermi sottratto questa gioia! (Riallaccia il corno alla cintura)

PRIMO CONGIURATO (a Ernani)

Fratello! Sarebbe meglio sorprendere Carlos fin da stasera, prima che possano eleggerlo...

ERNANI

Non abbiate timore! Io so come spingere un uomo nella tomba.

PRIMO CONGIURATO

Che il tradimento ricada sul traditore, Dio sia con voi! Noi, conti e baroni, se l'amico muore senza averlo ucciso, continueremo l'opera! Giuriamo di colpire, uno dopo l'altro, senza vilmente sottrarci, Carlos, che è destinato a morire.

TUTTI (sguainando le spade)

Giuriamo!

DUCA DI GOTHA (al primo congiurato)

Su cosa, fratello?

DON RUY GOMEZ (capovolge la spada, la afferra per la punta e l'alza sopra il suo capo)

Giuriamo su questa croce!

TUTTI (sollevando le spade)

Che muoia in peccato!

Si sente da lontano un colpo di cannone. Tutti restano immobili, in silenzio. La porta della tomba si socchiude. Don Carlos, pallidissimo, resta in ascolto sulla soglia. Un secondo colpo. Un terzo colpo. Carlos spalanca completamente la porta ma continua a restare in piedi, immobile, sulla soglia senza muovere un passo.

Scena quarta

I Congiurati, Don Carlos, poi Don Ricardo, Signori e Guardie, il Re di Boemia, il Duca di Baviera, poi Donna Sol.

DON CARLOS

Allontanatevi, signori! L'imperatore vi ascolta.

Tutte le fiaccole si spengono contemporaneamente.

Profondo silenzio.

Carlos muove un passo nell'oscurità che è talmente fitta da permettere a malapena di distinguere i congiurati, muti e immobili.

Silenzio e tenebre! La moltitudine esce dal buio solo per sprofondarvi di nuovo! Credete che tutto accada come nei sogni e che io, non scorgendo più le fiaccole, vi scambi per terribili uomini di pietra, seduti sulle loro tombe? Eppure, poco fa, statue dilette, parlavate ad alta voce! Andiamo, risollevate il capo stanco e avvilito, eccovi di fronte a Carlo V! Colpite, fate un passo! Vediamo, siete capaci di osare tanto? No, non ne avete il coraggio. Le fiamme delle vostre torce mandavano bagliori sanguigni sotto queste vòlte: è bastato il mio respiro a spegnerle! Ma state ben attenti, volgete verso di me i vostri occhi smarriti: se molte ne spengo, ancora più ne accendo! (Batte con la chiave di ferro sulla porta di bronzo della tomba. A quel suono, tutte le cavità del sotterraneo si riempiono di soldati armati di partigiane, che reggono fiaccole, al comando del duca di Alcala e del marchese d'Almuñan) Venite qui, falconi! Ho trovato il nido, e ho scovato la preda! (Ai congiurati) Adesso sono io a far luce! Guardate, il sepolcro sfavilla! (Ai soldati) Venite qui tutti: il delitto è flagrante!

ERNANI (guardando i soldati)

Alla buon'ora! Era troppo maestoso, quand'era solo. Molto bene. In un primo momento, l'ho scambiato per Carlo Magno, ma è solo Carlo V.

DON CARLOS (al duca d'Alcala)

Conestabile di Spagna! (Al marchese d'Almunan) Ammiraglio di Castiglia, qui! Disarmateli! (I congiurati vengono circondati e disarmati)

DON RICARDO (accorrendo e inginocchiandosi fino a terra)

Maestà imperiale!

DON CARLOS

Ti nomino alcade di corte.

DON RICARDO (inchinandosi di nuovo)

Due elettori, in nome della Camera Dorata, vengono a rendere omaggio alla Sacra Maestà.

DON CARLOS

Falli entrare. (Sottovoce, a Ricardo) Donna Sol.

Ricardo saluta ed esce. Tra fiaccole e fanfare, entrano il re di Boemia e il duca di Baviera, in abiti di broccato d'oro, col diadema in capo. Seguito imponente di nobili tedeschi che portano la bandiera dell'impero, l'aquila a due teste e lo scudo di Spagna nel mezzo. I soldati si scostano, si allineano in doppia fila, fanno ala ai due elettori fino all'imperatore che salutano con un profondo inchino e che risponde al saluto sollevando il cappello.

DUCA DI BAVIERA

Carlo! Re dei romani, sacra maestà, imperatore! Il mondo intero è nelle vostre mani, l'impero è vostro. Quel trono a cui aspira ogni sovrano, vi appartiene. Federico, duca di Sassonia, è stato prescelto per primo ma ha preferito rinunciare giudicandovi più degno di lui. Preparatevi a ricevere il globo e la corona. Il Sacro Impero, o re, vi riveste del manto, vi arma della spada e rende omaggio a voi, il più grande.

DON CARLOS

Rientrando, andrò a ringraziare il collegio. Potete andare, signori. Grazie, fratello di Boemia; grazie, cugino di Baviera. Ritiratevi. Andrò personalmente.

RE DI BOEMIA

Carlo, i nostri avi si trattavano da amici. Mio padre amava il tuo, e anche i loro padri si amavano. Carlo, sei tanto giovane e lotti tra vènti avversi, vuoi che ti sia fratello tra i fratelli? Ti ho visto bambino, e non riesco a dimenticare...

DON CARLOS (interrompendolo)

Re di Boemia! Vi prego, desistete da un'eccessiva familiarità! (Presenta la mano da baciare a lui e al duca di Baviera, poi congeda i due elettori, che lo salutano con un profondo inchino) Andate! (I due elettori escono col seguito)

LA FOLLA

Evviva!

DON CARLOS (tra sé)

Sono giunto al soglio! Tutti mi cedono il passo! Sono imperatore, per il rifiuto di Federico il Saggio!

Condotta da Ricardo, entra Donna Sol.

DONNA SOL

Dei soldati! L'imperatore! Cielo! Che inattesa sciagura! Ernani!

ERNANI

Donna Sol!

DON RUY GOMEZ (accanto ad Ernani, tra sé)

Non mi ha visto!

Donna Sol si slancia verso Ernani che la fa indietreggiare con uno sguardo carico di disprezzo.

ERNANI

Signora!

DONNA SOL (estraendo il pugnale dal seno)

Ho sempre il suo pugnale!

ERNANI (tendendole le braccia)

Sposa adorata!

DON CARLOS

Fate silenzio! (Ai congiurati) Siete preparati spiritualmente? Devo dare al mondo una lezione esemplare. Lara il castigliano e Gotha il sassone, e tutti voi! Cosa venivate a fare qui? Parlate.

ERNANI (muovendo un passo avanti)

È molto semplice, sire, e non abbiamo difficoltà a confessare. Incidevamo la sentenza sul muro di Balthazar. (Estrae un pugnale e lo agita al vento) Volevamo restituire a Cesare quel che è di Cesare.

DON CARLOS

Bene! (A Don Ruy Gomez) De Silva, anche voi in mezzo ai traditori!

DON RUY GOMEZ

Chi è il traditore, tra noi, sire?

ERNANI (rivolgendosi ai congiurati)

Le nostre teste e l'impero! Ha ottenuto quello che voleva! (All'imperatore) L'azzurro manto dei sovrani poteva impedirvi il passo, la porpora vi si addice di più: il sangue, lì sopra, non si vede.

DON CARLOS (a Don Ruy Gomez)

Cugino de Silva, la tua infedeltà è tanto grave da far cadere ogni titolo nobiliare dal tuo scudo! Il tuo è alto tradimento, rifletti.

DON RUY GOMEZ

I re Rodrigo hanno nominato conti i Giuliano.

DON CARLOS (al duca d'Alcala)

Arrestate solo chi è conte o duca. Il resto...

Don Ruy Gomez, il duca di Lutzelburg, il duca di Gotta, Don Juan de Haro, Don Guzman de Lara, Don Tellez Giron, il barone di Hohenburg, si staccano dal gruppo dei congiurati, tra cui è rimasto Ernani. Il duca di Alcala li circonda con un drappello di guardie.

DONNA SOL (tra sé)

È salvo!

ERNANI (uscendo dal gruppo dei congiurati)

Esigo di far parte del gruppo! (A Don Carlos) Dato che qui si tratta di scure e io, Ernani, oscuro pastore, passerei impunito sotto i tuoi piedi, poiché la mia fronte non si trova alla stessa altezza della tua spada e bisogna essere nobili per morire, io mi sollevo da terra e ti parlo. Dio, che dona gli scettri e anche a te ne ha riservato uno, mi ha fatto duca di Segorbia e duca di Cardona, marchese di Monroy, conte Albatera, visconte di Gor, signore di tanti feudi di cui ho perso il conto. Sono Juan d'Aragona, gran maestro d'Avis, nato in esilio, figlio proscritto di un padre assassinato da una sentenza di tuo padre, re Carlos di Castiglia! Tra di noi, l'omicidio è un affare di famiglia. Voi avete la scure, e noi il pugnale. Quindi il cielo mi ha fatto duca, e l'esilio mi ha degradato a montanaro. E poiché ho affilato invano la mia spada sulle rocce e invano l'ho ritemprata nei fiumi (si mette il cappello e si rivolge agli altri congiurati), copriamoci, Grandi di Spagna! (Tutti gli spagnoli si coprono il capo. A Don Carlos) Sì, re, le nostre teste hanno il diritto di cadere col cappello in capo davanti a te! (Ai prigionieri) De Silva, Haro, Lara, personaggi nobili e di nobile progenie, fate posto a Juan d'Aragona! Duchi e conti, accoglietemi nelle vostre file! (Ai cortigiani e alle guardie) Sono Juan d'Aragona, sire, carnefici e servi! Se i vostri patiboli non bastano, ordinatene altri! (Va ad unirsi al gruppo dei nobili prigionieri)

DONNA SOL

Cielo!

DON CARLOS

Effettivamente avevo dimenticato questa storia.

ERNANI

Chi ha il cuore che sanguina, ha anche buona memoria. L'affronto che, nella sua follia, l'offensore scorda vive e ribolle in petto a chi è stato offeso.

DON CARLOS

Quindi io sono - è un titolo che non spinge a conquistarne altri - figlio di un padre che fece cadere la testa del vostro!

DONNA SOL (gettandosi ai piedi dell'imperatore)

Sire, perdono! Pietà! Siate clemente, monsignore! O colpiteci entrambi perché è il mio sposo, il mio amato! In lui solo io respiro. Ah! Io tremo. Sire, per pietà, uccideteci insieme! Maestà, mi trascino ai vostri piedi! Io l'amo! Egli è mio, come l'impero è vostro! Grazia! (Don Carlos la guarda immobile) Che sinistri pensieri vi ottenebrano la mente?

DON CARLOS

Alzatevi, duchessa di Segorbia, contessa Albatera, marchesa di Monroy... (A Ernani) Quali sono gli altri titoli che ti competono, Don Juan?

ERNANI

Chi mi parla così? Il re?

DON CARLOS

No, l'imperatore.

DONNA SOL (rialzandosi)

Gran Dio!

DON CARLOS (mostrandola a Ernani)

Duca, ecco la tua sposa.

ERNANI (con gli occhi al cielo e Donna Sol tra le braccia)

Giusto Iddio!

DON CARLOS (a Don Ruy Gomez)

Cugino, conosco il tuo casato e le sue gelose prerogative. Ma un Aragona può sposare una de Silva.

DON RUY GOMEZ (con un accento tetro)

Non si tratta di casato.

ERNANI (guardando amorosamente Donna Sol tra le sue braccia)

Non c'è più odio in me! (Getta lontano il pugnale)

DON RUY GOMEZ (tra sé, guardando l'uno e l'altra)

Devo perdere il controllo di me stesso? Il mio amore è folle come il mio dolore. La mia vecchia testa spagnola ispirerebbe solo compassione. Vecchio, brucia senza consumarti, ama e soffri in segreto, lascia che il tuo cuore sanguini senza un grido se non vuoi che ridano di te!

DONNA SOL (tra le braccia di Ernani)

Mio duca!

ERNANI

Nella mia anima c'è solo amore.

DONNA SOL

Oh gioia!

DON CARLOS (tra sé, con una mano in petto)

Spegniti, cuore pieno d'ardore giovanile! Lascia che lo spirito, tanto a lungo trascurato, abbia finalmente il sopravvento. Ormai i tuoi amori, le tue donne devono essere ahimè la Germania, la Fiandra e la Spagna. (Con l'occhio fisso sulla sua bandiera) L'imperatore assomiglia alla sua compagna, l'aquila: ha solo uno scudo al posto del cuore.

ERNANI

Ah! Voi siete Cesare!

DON CARLOS (a Ernani)

Don Juan, il tuo cuore è degno del tuo nobile casato. (Mostrando Donna Sol) Ed è degno di lei. Inginocchiatevi, duca! (Ernani s'inginocchia, Don Carlos si toglie il toson d'oro e glielo mette al collo) Accetta questo collare. (Don Carlos sguaina la spada e lo tocca tre volte sulla spalla) Duca, in nome di Santo Stefano, ti nomino cavaliere. (Lo rialza e l'abbraccia) Ma tu lo possiedi già, il collare più prezioso e più ambìto, quello che a me manca, che nemmeno il mio rango può procurarmi, le braccia di una donna che amiamo e ricambia il nostro amore! Tu sei destinato alla felicità, io ad essere imperatore. (Ai congiurati) Non voglio più sapere i vostri nomi, signori. Voglio dimenticare sia il furore che l'odio. Andate: vi concedo il mio perdono. Questo è l'esempio che devo dare al mondo. Non invano a re Carlo I succede Carlo V imperatore e agli occhi dell'Europa, orfana disperata, la nostra legge eleva un'altezza cattolica a sacra maestà. (I congiurati cadono in ginocchio)

CONGIURATI

Gloria a Carlos!

DON RUY GOMEZ (a Don Carlos)

Su me solo pesa la condanna.

DON CARLOS

E su di me!

DON RUY GOMEZ (tra sé)

Ma io non ho perdonato, come lui!

ERNANI

Chi ha il potere di fare di noi tutti degli uomini nuovi?

TUTTI (soldati, congiurati, nobili)

Viva la Germania! Onore a Carlo V!

DON CARLOS (volgendosi verso la tomba)

Onore a Carlo Magno! Lasciateci soli, tutti e due!

Tutti escono.

Scena quinta

Don Carlos, solo.

DON CARLOS (s'inchina davanti alla tomba)

Sei contento di me? Ho saputo strappare lontano da me le miserie della regalità, Carlo Magno? Da quando sono imperatore, sono diventato un altro uomo? Posso accostare il mio elmo alla mitria di Roma? Ho diritto di pretendere le fortune del mondo? Ho un piede saldo e sicuro che mi permetterà di avventurarmi sul sentiero, disseminato di vandaliche rovine, che tu ci hai spianato con l'orma dei tuoi calzari? Ho saputo accendere la mia torcia alla tua fiamma? Ho correttamente interpretato la voce che esce dalla tua tomba? Ah! Ero solo, smarrito, solo davanti a un impero, un mondo disparato che urla, cospira, minaccia: il Danese da punire, il Santo Padre da pagare, Venezia, Solimano, Lutero, Francesco I, mille pugnali che l'invidia fa sfavillare nel buio, tranelli, agguati, nemici innumerevoli, venti nazioni di cui una sola basterebbe a far tremare venti re; sottoposto ad infinite pressioni, a problemi che reclamano, tutti, di essere risolti istantaneamente, e ti ho gridato: "Da dove debbo cominciare?". E tu mi hai risposto: "Figlio mio, dalla clemenza!".

ATTO QUINTO

LE NOZZE

Saragozza. Una terrazza nel palazzo d'Aragona. In fondo, la rampa di una scala che conduce ai giardini. A destra e a sinistra, due porte che danno sulla terrazza, chiusa da una balaustra sormontata da due ordini di arcate moresche, sopra e attraverso le quali si scorgono i giardini del palazzo, gli zampilli delle fontane nel buio, i boschetti con le fiaccole che gettano qua e là luci soffuse, e in fondo i pinnacoli gotici e arabi del palazzo illuminato. È notte. In lontananza si sentono le fanfare. A tratti, la terrazza è attraversata da gente in maschera, personaggi in domino e bautta, sparsi, isolati o a gruppi. Al proscenio, un gruppo di giovani aristocratici, con le maschere in mano, che ridono e chiacchierano allegramente.

Scena prima

Don Sancho Sanchez de Zuniga, conte di Monterey, Don Matias Centurion, marchese d'Almuñan; Don Ricardo de Roxas, conte di Casapalma Don Francisco de Sotomayor, conte di Velalcazar; Don Garci Suarez de Carbajal, conte di Peñalver.

DON GARCI

Sul mio onore, viva l'allegria, viva la sposa!

DON MATIAS (guardando dal balcone)

Tutta Saragozza stasera si è messa alla finestra.

DON GARCI

E con ragione! Non si è mai vista una fiaccolata nuziale più splendida, una notte più dolce e una coppia di sposi più affascinante!

DON MATIAS

L'imperatore è generoso!

DON SANCHO

Chi avrebbe mai detto, marchese, quando di sera, sull'imbrunire, andavamo con lui in cerca di fortuna che un giorno sarebbe andata a finire così?

DON RICARDO (interrompendolo)

C'ero anch'io. (Agli altri) Ascoltate questa storia: ci sono tre innamorati, un bandito sul cui capo pesa una condanna a morte, un duca e un re. Tutti spasimano dietro alla stessa donna. Si va all'assalto e chi vince? Il bandito.

DON FRANCISCO

È una soluzione elementare. Amore e fortuna, in Spagna e dovunque, sono dadi truccati. Può vincere solo il ladro!

DON RICARDO

Ho fatto la mia fortuna assistendo ai convegni amorosi degli altri. Prima conte, poi Grande di Spagna ed alcade di corte: senza parere, ho impiegato bene il mio tempo.

DON SANCHO

Il segreto di questo signore è di trovarsi sempre sulla strada del re...

DON RICARDO

Facendo valere i miei diritti, e i miei servigi.

DON GARCI

Vi siete approfittato delle sue ore d'ozio.

DON MATIAS

E il vecchio duca dov'è finito? Si sta facendo allestire la bara?

DON SANCHO

Non ridete, marchese! È un animo orgoglioso. Quel vecchio amava Donna Sol. Ci ha messo sessant'anni a farsi venire i capelli grigi e un giorno solo a farseli venire bianchi.

DON GARCI

Non si è più visto a Saragozza?

DON SANCHO

Volevate che portasse il suo feretro alle nozze?

DON FRANCISCO

Cosa fa l'imperatore?

DON SANCHO

Oggi l'imperatore è triste. Quel Lutero gli dà molte preoccupazioni.

DON RICARDO

Lutero sembra proprio fatto apposta per suscitare noie e provocare allarmi. Ma io lo metterei a posto come si deve, con quattro soldati alle calcagna!

DON MATIAS

Anche Solimano gli dà noia.

DON GARCI

Ah! Lutero, Solimano, Nettuno, il diavolo e Giove... Che me ne importa di tutti quanti? Le donne sono belle, il ballo in maschera è splendido e io mi diverto a dire tante sciocchezze!

DON SANCHO

Questo è l'essenziale.

DON RICARDO

Garci non ha torto. Anch'io non sono più lo stesso nei giorni di festa e sono convinto di cambiar faccia quando sono in maschera!

DON SANCHO (sottovoce, a Matias)

Peccato che non sia festa tutti i giorni!

DON FRANCISCO (mostrando la porta a destra)

È questa, signori, la camera degli sposi?

DON GARCI (con un cenno affermativo)

Arriveranno da un momento all'altro.

DON FRANCISCO

Credete?

DON GARCI

Ne sono certo.

DON FRANCISCO

Non chiedo di meglio. È tanto bella la sposa!

DON RICARDO

Com'è generoso l'imperatore! Ernani, quel bandito, sposato, perdonato, ricompensato col toson d'oro! Se mi avesse dato retta, l'imperatore avrebbe premiato l'innamorato con un letto di pietra e fatto coricare la dama su un letto di piume!

DON SANCHO (sottovoce, a Don Matias)

Mi piacerebbe bucarlo da parte a parte con la spada, questo falso nobile adorno di lustrini appiccicati con lo sputo! Un giustacuore di conte che cela l'anima di uno sbirro!

DON RICARDO (avvicinandosi)

Cosa state dicendo?

DON MATIAS (sottovoce, a Don Sancho)

Conte, niente liti qui! (A Don Ricardo) Mi canta un sonetto del Petrarca alla sua bella.

DON GARCI

Avete notato, signori, tra le donne, i fiori e il colore leggiadro delle vesti, quello spettro, in piedi contro la balaustrata, che offuscava lo splendore del ballo in maschera col suo domino nero?

DON RICARDO

Sì, perdio!

DON GARCI

Chi sarà?

DON RICARDO

Ma... dall'aspetto, dalla corporatura... direi che è Don Prancasio, l'ammiraglio della nostra marina.

DON FRANCISCO

No.

DON GARCI

Non si è mai tolto la maschera.

DON FRANCISCO

Se ne è ben guardato. È il duca di Soma che, nella sua vanità, fa di tutto per essere notato.

DON RICARDO

Non è vero. Ho parlato col duca.

DON GARCI

Ma allora chi si nasconde dietro quella maschera? Guardate, eccola. (Entra un domino nero che attraversa lentamente la terrazza, sul fondo. Tutti si voltano ad osservarlo senza causargli il minimo imbarazzo)

DON SANCHO

Se i morti camminano, è quello il loro passo.

DON GARCI (correndo verso il domino nero)

Bella mascherina! (Il domino nero si volta e Garci retrocede subito) Sull'anima mia, signori, in quegli occhi ho visto ardere il fuoco!

DON SANCHO

Se è il diavolo, ha trovato il suo interlocutore. (Si avvicina al domino nero, che è sempre immobile) Scellerato! Vieni dall'inferno?

LA MASCHERA

Non vengo dall'inferno, ci vado. (Riprende il suo cammino e scompare sulla rampa della scala. Tutti lo osservano in preda a un profondo turbamento)

DON MATIAS

La voce è sepolcrale da far paura.

DON GARCI

Basta! Ciò che nella vita fa paura, a un ballo fa soltanto ridere.

DON SANCHO

Uno sciocco burlone!

DON GARCI

Se è proprio Lucifero che viene a vederci danzare, in attesa dell'inferno, danziamo!

DON SANCHO

È solo uno scherzo e nulla più.

DON MATIAS

Domani lo sapremo.

DON SANCHO (a Don Matias)

Guardate là, per favore. Dov'è finito?

DON MATIAS (alla balaustrata della terrazza)

Ha sceso le scale. Non c'è più.

DON SANCHO

Che briccone spiritoso! (Pensando) È strano.

DON GARCI (a una dama che passa)

Marchesa, vogliamo danzare? (La saluta e le offre la mano)

LA DAMA

Caro conte, lo sapete o no che mio marito prende nota di ogni danza che ballo con voi?

DON GARCI

Ragione di più per accontentarlo! Se questo lo diverte, non dobbiamo intralciare il piacere che prova. Lui conta, e noi danziamo. (La dama gli porge la mano, i due escono insieme)

DON SANCHO (pensieroso)

È davvero strano!

DON MATIAS

Ecco gli sposi. Silenzio!

Entrano Ernani e Donna Sol tenendosi per mano. Donna Sol in un magnifico abito nuziale, Ernani in velluto nero col toson d'oro al collo. Dietro a loro, un seguito formato da maschere, dame e aristocratici. Quattro paggi li precedono mentre due alabardieri in ricca livrea li seguono. Tutti gli astanti fanno ala e s'inchinano al loro passaggio. Suono di fanfare.

Scena seconda

Ernani; Donna Sol; il seguito e gli astanti.

ERNANI (salutando)

Cari amici!

DON RICARDO (avvicinandosi con un profondo inchino)

Eccellenza, la tua felicità ci colma di gioia!

DON FRANCISCO (contemplando Donna Sol)

Per San Giacomo nostro signore! Fa da cavaliere a Venere in persona!

DON MATIAS

Parola d'onore, un giorno simile annuncia una felice notte.

DON FRANCISCO (indicando a Don Matias la camera nuziale)

Che belle cose avverranno là dentro! Ah, non ti piacerebbe essere una fata ed assistere a tutto, dietro la porta chiusa, a luci spente?

DON SANCHO (a Don Matias)

È tardi. Vogliamo andare?

Tutti vanno a felicitare gli sposi ed escono, chi dalla porta, chi dalla scala di fondo.

ERNANI (accompagnandoli)

Dio vi guardi!

DON SANCHO (rimasto per ultimo, gli stringe la mano)

Siate felici!

Esce. Ernani e Donna Sol restano soli. Rumore di passi e voci che si allontanano per svanire poco a poco. All'inizio della scena successiva le fanfare e le luci lontane si spengono progressivamente. La notte e il silenzio aumentano sempre più d'intensità.

Scena terza

Ernani, Donna Sol.

DONNA SOL

Se ne sono andati, finalmente!

ERNANI (cercando di prenderla tra le braccia)

Amore mio!

DONNA SOL (retrocede arrossendo)

È... è tardi, credo.

ERNANI

Angelo mio! È sempre tardi per restare soli insieme.

DONNA SOL

Non ne potevo più dei rumori, dei suoni. Non è vero, signore, che la gioia eccessiva turba la felicità?

ERNANI

Hai proprio ragione. La felicità, anima mia, è una cosa seria. Esige dei cuori di bronzo in cui calare a fondo, lasciando per sempre la sua impronta. Il piacere, coprendola di fiori, la intimidisce: il suo sorriso è più incline alle lacrime che a un volgare scoppio di risa.

DONNA SOL

Nei tuoi occhi, quel sorriso arde come il sole. (Ernani cerca di condurla verso la porta. Donna Sol arrossisce) Subito.

ERNANI

Oh! Io sono il tuo schiavo! Sì, resta ancora qui! Fa' quello che vuoi. Non ti chiedo nulla. Tu sai quello che fai, e quello che fai è ben fatto! Se vuoi io riderò, canterò. La mia anima brucia... Ah! Ordina al vulcano di spegnere la sua fiamma e il vulcano chiuderà subito le sue fauci e farà brillare, sulle sue pendici infuocate, solo fiori ed erba verdissima. Perché il gigante è prigioniero, il Vesuvio è schiavo. E che importanza ha, per te, il suo cuore corroso dalla lava? Vuoi dei fiori? Benissimo! Allora il vulcano consumato dal fuoco sboccerà d'improvviso davanti ai tuoi occhi!

DONNA SOL

Ernani, mio adorato, quanta bontà dimostri per una povera donna!

ERNANI

Come mi hai chiamato? Ah, ti scongiuro, non chiamarmi più così! Mi costringi a rievocare tutto ciò che avevo scordato! So che un tempo, in sogno, è esistito un Ernani, un uomo con due occhi che mandavano più lampi delle spade, un uomo delle notti e dei monti, un esule bandito che portava scritta su di sé la parola "vendetta", un infelice che si trascinava dietro l'anatema! Ma io non conosco quell'uomo, io amo i prati, i fiori, le selve, il canto dell'usignuolo. Io sono Juan d'Aragona, marito di Donna Sol, e sono felice!

DONNA SOL

Io sono felice!

ERNANI

Non me ne importa nulla degli stracci che ho abbandonato sulla soglia! Eccomi di ritorno al mio palazzo in lutto. Sulla soglia mi attendeva un angelo del Signore. Entro, rimetto in piedi le colonne spezzate, riaccendo il fuoco, apro le finestre, faccio strappare le erbacce dal selciato del cortile, sono tutto pervaso dall'entusiasmo, dalla felicità, dall'amore. Che mi rendano le torri, gli spalti, le segrete, i titoli che mi spettano, il mio seggio nel consiglio delle Castiglie; che la mia Donna Sol, arrossendo, a capo chino, mi venga vicino e il mondo rispetti la nostra intimità... e tutto il resto non esiste più! Non ho visto nulla, non ho detto nulla, non ho fatto nulla. Ricomincio da capo, cancello tutto, dimentico! Sia effetto della prudenza o della follia, finalmente ho te, ti amo e sei tutta la mia vita!

DONNA SOL (osservando il toson d'oro)

Com'è bello questo monile d'oro su questo velluto nero!

ERNANI

Prima di vederlo pendere al mio collo, l'hai visto al collo del re.

DONNA SOL

Non ci ho fatto caso. Non mi interessano gli altri. Ma poi, è velluto o è raso? No, mio duca, solo il tuo collo è degno di questo monile d'oro! Tu sei nobile e coraggioso, mio signore. (Ernani cerca di trascinarla con sé) Subito! Ancora un istante! Vedi, sto piangendo di gioia! Vieni a vedere com'è bella la notte! (Va alla balaustrata) Solo un attimo, duca! Contempliamo ancora, per il breve tempo di un sospiro! Tutto si è spento: le fiaccole, la musica della festa. Ci siamo solo noi e la notte. È questa la felicità piena, incondizionata! Dimmi, anche tu stai pensando che la natura, addormentata, vegli amorosamente su di noi? Non ci sono nuvole in cielo. Tutto riposa, come noi due. Vieni a respirare con me quest'aria odorosa di rose! Guardati attorno: non ci sono più luci, non si sente nessun rumore. Regna ovunque il silenzio. La luna è spuntata all'orizzonte. Mentre ascoltavo le tue parole, il suo tremulo chiarore e la tua voce si confondevano insieme nel mio cuore. In me la felicità e la quiete avevano preso il sopravvento e in quell'attimo, amore mio, avrei voluto morire!

ERNANI

Chi non scorderebbe tutto sentendo la tua dolce voce? Le tue parole sono un canto che trascende ogni cosa umana: come il viandante che, portato dal fiume, scivola sulle acque nella calma sera estiva e vede fuggire sotto i suoi occhi mille prati in fiore, i miei pensieri si perdono dietro a te e vagano nei tuoi sogni!

DONNA SOL

Questo silenzio è troppo profondo e questa immensa solitudine cancella le voci... Non vorresti veder brillare una stella, là, all'orizzonte? O sentire nella notte una voce tenera, seducente, che si mettesse a cantare?

ERNANI (sorridendo)

Che bambina capricciosa! Appena un attimo fa abbiamo lasciato la luce e i canti!

DONNA SOL

E anche il ballo! Ma sentir cantare un uccello in aperta campagna! Un usignuolo nascosto nell'ombra, tra il verde, o un flauto a grande distanza! È tanto dolce la musica! Suscita echi armoniosi nell'anima e, come un coro divino, risveglia mille voci che palpitano nel cuore! Come sarebbe bello! (Si sente il suono lontano di un corno nel buio) Dio mi ha esaudita!

ERNANI (tra sé, trasalendo)

Povera infelice!

DONNA SOL

Un angelo ha compreso il mio pensiero. Sarà stato il tuo angelo custode, non credi?

ERNANI (amaramente)

Sì, il mio angelo custode! (Il corno riprende. Tra sé) Ancora!

DONNA SOL (sorridendo)

Don Juan, riconosco il suono del tuo corno!

ERNANI

Non è vero?

DONNA SOL

Non avrai predisposto, almeno in parte, questa serenata?

ERNANI

Hai detto bene: in parte.

DONNA SOL

Non è una musica da ballo! Preferisco l'eco del corno in fondo al bosco! Ma sentire il tuo corno è come sentire la tua voce. (Il corno riprende)

ERNANI (tra sé)

Ah! La tigre è laggiù che urla e reclama la sua preda.

DONNA SOL

Don Juan, questo suono mi riempie di gioia.

ERNANI (alzandosi terribile)

Chiamami Ernani! Chiamami Ernani! Non posso ancora liberarmi di questo nome fatale!

DONNA SOL (tremando)

Cos hai?

ERNANI

Il vecchio!

DONNA SOL

Dio! Che lugubre sguardo! Cos'hai?

ERNANI

Il vecchio ride nelle tenebre. Non lo vedi?

DONNA SOL

Dove si smarrisce la tua mente? Di che vecchio parli?

ERNANI

Il vecchio!

DONNA SOL (cadendo in ginocchio)

Ti supplico in ginocchio, dimmi qual è il segreto che ti uccide! Cos'hai?

ERNANI

L'ho giurato!

DONNA SOL

Giurato? (Segue con ansia tutti i suoi gesti. Ernani si ferma all'improvviso e si passa una mano sulla fronte)

ERNANI (tra sé)

Cosa stavo per dire? Devo risparmiarla. (Ad alta voce) Io? Nulla! Cosa ti ho detto?

DONNA SOL

Dicevi che...

ERNANI

No. No. Ero turbato, vedi, non mi sento bene. Ma non aver paura.

DONNA SOL

Hai bisogno di qualcosa? Ordina alla tua serva. (Il corno riprende a suonare)

ERNANI (tra sé)

Lo esige! Lo esige! Ha il mio giuramento! (Si fruga nella cintura, sguarnita di spada e di pugnale) Niente! Dovrebbe essere già stato compiuto! Ah!

DONNA SOL

Soffri molto?

ERNANI

Si è riaperta una vecchia ferita, che credevo ormai rimarginata... (Tra sé) Devo allontanarla. (Ad alta voce) Donna Sol, amore mio, ascolta. Quello scrigno, che in un tempo meno lieto portavo sempre con me...

DONNA SOL

Ho capito a cosa alludi, e cosa cerchi. Cosa vuoi fare?

ERNANI

Dentro c'è una fiala, con un elisir in grado di eliminare completamente le mie sofferenze. Va a prenderlo!

DONNA SOL

Subito, mio signore. (Esce dalla porta della camera nuziale)

Scena quarta

ERNANI (solo)

Ecco come distrugge la mia felicità! Ecco il dito fatale che riluce sulla parete! Oh, come scherza atrocemente con me il destino! (S'immerge in una profonda, angosciosa meditazione, poi si volta bruscamente) E allora? Non c'è nessun rumore. Non sento venire nessuno. Se mi fossi ingannato?

In cima alla scala appare la maschera in domino nero. Ernani si arresta sbalordito.

Scena quinta

Ernani, la Maschera.

LA MASCHERA

"Qualunque cosa accada, quando tu, signore, lo vorrai; nel luogo, nel momento che ti parrà opportuno, se giudicherai che è scoccata l'ora della mia morte, vieni, suona questo corno ed abbi piena fiducia: tutto sarà compiuto!"

Questo patto ha avuto per testimoni i morti. Ebbene, tutto è compiuto?

ERNANI (sottovoce)

È lui!

LA MASCHERA

Vengo nella tua casa per dirti che è giunta l'ora, la mia ora: sei in ritardo.

ERNANI

Bene. Cosa preferisci? Che vuoi fare di me? Parla.

LA MASCHERA

Sei libero di scegliere tra la spada e il veleno. Ho con me l'uno e l'altra. Ce ne andremo insieme.

ERNANI

Va bene.

LA MASCHERA

Vogliamo pregare?

ERNANI

Che importa!

LA MASCHERA

Cosa scegli?

ERNANI

Il veleno.

LA MASCHERA

Bene! Dammi la mano. (Porge una fiala a Ernani che la accetta e impallidisce) Bevi, facciamola finita. (Ernani si avvicina la fiala alle labbra, ma subito dopo indietreggia)

ERNANI

Pietà! Torna domani! Duca, se hai ancora un cuore, o almeno un'anima, se non sei uno spettro sfuggito alle fiamme dell'inferno, un dannato che ha assunto l'aspetto di un fantasma o di un demone, se Dio non ti ha tracciato sulla fronte l'orribile anatema "Mai!", se sai cosa significa la felicità di amare e di unirsi a vent'anni con la donna che si ama, se mai una donna ha tremato d'amore tra le tue braccia, aspetta fino a domani! Domani tornerai!

LA MASCHERA

È facile rimandare a domani! Ti prendi gioco di me? Se le campane del mattino suonavano per il tuo funerale! E io, cosa farei stanotte? Ne morirei. E dopo chi verrebbe a prenderti, a portarti via? Non voglio scendere da solo nella tomba! Tu devi seguirmi, nobile giovane.

ERNANI

No! Non lo farò! Io ti sconfesso, demonio, e non ti obbedirò.

LA MASCHERA

Avevo i miei dubbi, in proposito. Benissimo. Su cosa hai giurato, a suo tempo? Ah, già, su nulla! Su una cosa insignificante come la testa di tuo padre! Si fa presto a dimenticare: è volubile la giovinezza!

ERNANI

Padre mio, padre mio! Ah, finirò per perdere la ragione!

LA MASCHERA

No, è soltanto uno spergiuro, un tradimento!

ERNANI

Duca!

LA MASCHERA

Dato che oggi i primogeniti della nobiltà spagnola non tengono nel minimo conto la parola data, addio! (Muove un passo per uscire)

ERNANI

Non andare via!

LA MASCHERA

Allora...

ERNANI

Vecchio infame! (Afferra la fiala) Dover tornare sui miei passi fino alla porta del cielo! (Rientra Donna Sol ma non si accorge della presenza della Maschera, che è in piedi sul fondo)

Scena sesta

Donna Sol e gli astanti.

DONNA SOL

Non sono riuscita a trovare lo scrigno.

ERNANI (tra sé)

Dio mio! Lei qui! In un momento come questo!

DONNA SOL

Cos'ha? Gli ispiro orrore, trema sentendo la mia voce! Cosa stringi tra le dita? Che sospetto atroce! Cos'hai in mano? Rispondi.

Il domino nero si avvicina e si toglie la maschera. Donna Sol getta un grido straziante riconoscendo Don Ruy.

Del veleno!

ERNANI

Gran Dio!

DONNA SOL (a Ernani)

Cosa ti ho fatto? Che mistero spaventoso! Mi hai ingannata, Don Juan!

ERNANI

Ah! Sono stato costretto a tacere! Ho promesso la mia morte al duca quando mi salvò la vita. Un Aragona deve pagare questo debito a un de Silva.

DONNA SOL

Tu non appartieni a lui, sei soltanto mio. Per me non contano altri giuramenti all'infuori del nostro! (A Don Ruy Gomez) Duca, l'amore mi ha reso forte e contro voi, duca, e contro tutti, io lo proteggerò.

DON RUY GOMEZ (immobile)

Difendilo, se ci riesci, contro una promessa giurata.

DONNA SOL

Che giuramento?

ERNANI

Io ho giurato.

DONNA SOL

Ma tu non sei legato da nessun giuramento. Tutto questo è assurdo: un delitto, un attentato, una follia!

DON RUY GOMEZ

Andiamo, duca!

Ernani fa un cenno d'assenso, Donna Sol cerca di trascinarlo con sé.

ERNANI

Lasciami, Donna Sol. È necessario. Ho dato la mia parola al duca, e mio padre ci guarda da lassù!

DONNA SOL (a Don Ruy Gomez)

Sarebbe meglio per voi tentare di strappare alla tigre i suoi piccoli che a me l'uomo che amo! Avete mai sospettato la vera natura di Donna Sol? Per tanto tempo ho tenuto nel debito conto l'età che ci divide, i vostri sessant'anni, e sono stata una fanciulla dolce, timida e innocente ma adesso guardatemi bene: vedete i miei occhi umidi di lacrime, lacrime di furore? (Estrae un pugnale dal seno) Vedete questo pugnale? Vecchio pazzo! Non temete che alla minaccia espressa dallo sguardo faccia seguito il vibrare della lama? State in guardia, Don Ruy. Il mio sangue è il vostro, caro zio! Ascoltatemi bene: anche se fossi vostra figlia, non avrei nessuna pietà per chi attenti alla vita del mio sposo! (Getta il pugnale e cade ai piedi del duca) Sono qui, ai vostri piedi! Vi supplico, abbiate pietà! Grazia! Ahimè, signore, sono soltanto una donna, l'animo non basta ad assicurare forza al mio braccio, sono debole, e facile sopraffarmi. Sono qui, ai vostri piedi! Vi scongiuro, pietà per lui e per me!

DON RUY GOMEZ

Donna Sol!

DONNA SOL

Perdonate! Sapete bene che, nelle donne di Spagna, il dolore ispira accenti aspri e vendicativi. Ahimè! Un tempo non eravate malvagio! Pietà! Voi, zio, recandogli offesa, torturate me! Pietà, lo amo tanto!

DON RUY GOMEZ

Lo amate troppo!

ERNANI

Stai piangendo!

DONNA SOL

No, no, amore mio, non voglio che tu muoia! No, non voglio! (A Don Ruy) Oggi concedeteci la grazia! Saprò amare anche voi.

DON RUY GOMEZ

Dopo di lui! Credete di placare la sete che mi divora con gli avanzi dell'amore, con una semplice amicizia e forse ancora meno? (Indicando Ernani) Lui è l'unico, è tutto per voi! Mentre a me riservereste una compassione inutile! Cosa me ne farei della vostra indulgenza? O furore! Lui avrebbe il cuore, l'amore, il trono e mi concederebbe l'elemosina di un vostro sguardo! E se voi doveste rispondere alle mie folli richieste, sarebbe lui a suggerirvi la formula adatta: "Digli così, basterà!" Maledicendo sottovoce l'avidità di un mendico cui, di tanto in tanto, è buona creanza gettare le gocce rimaste in fondo al bicchiere! Che beffa vergognosa! No, facciamola finita. Bevi.

ERNANI

Lui ha la mia parola e devo rispettarla.

DON RUY GOMEZ

Andiamo! (Ernani si avvicina la fiala alle labbra, Donna Sol gli afferra il braccio)

DONNA SOL

No, non ancora! Ascoltatemi tutti e due!

DON RUY GOMEZ

Il sepolcro è aperto, io non posso aspettare.

DONNA SOL

Un attimo! Monsignore! Don Juan! Ah, siete crudeli, l'uno e l'altro! Vi chiedo solo un attimo! È l'unica cosa che vi chiedo! Lasciate che una povera donna dica quello che ha nel cuore! Lasciatemi parlare!

DON RUY GOMEZ (a Ernani)

Ho fretta.

DONNA SOL

Signori, voi mi fate tremare! Cosa vi ho fatto?

ERNANI

È angoscioso sentirla gridare!

DONNA SOL (sempre trattenendolo per un braccio)

Lo vedete che ho mille cose da dire!

DON RUY GOMEZ (a Ernani)

Bisogna morire.

DONNA SOL (sempre trattenendo Ernani)

Don Juan, lasciami parlare, poi farai quello che vorrai. (Gli strappa di mano la fiala) È mia! (Solleva la fiala davanti agli occhi di Ernani e del vecchio sbalordito)

DON RUY GOMEZ

Dato che mi trovo in compagnia di due donne, Don Juan, andrò altrove a cercare virilità e coraggio. Tu giuri con audacia temeraria sul sangue che ti ha dato la vita e io vado tra i morti a parlarne con tuo padre! Addio! (Muove qualche passo per uscire, Ernani lo trattiene)

ERNANI

Restate, duca! (A Donna Sol) Ahimè, ti supplico, vuoi vedermi vile, fedifrago, spergiuro? Vuoi che me ne vada in giro col tradimento stampato sulla fronte? Per pietà, rendimi quel veleno! In nome dell'amore, della nostra anima immortale!

DONNA SOL (cupa)

Lo vuoi? (Beve) Eccolo.

DON RUY GOMEZ (tra sé)

Ah! Era destinato a lei!

DONNA SOL (rendendo a Ernani la fiala semivuota)

Prendilo.

ERNANI (a Don Ruy)

Hai visto, vecchio miserabile!

DONNA SOL

Non protestare, ti ho lasciato la tua parte.

ERNANI (prendendo la fiala)

Dio!

DONNA SOL

Tu non mi avresti lasciato neanche una goccia! Tu non hai l'animo di una sposa cristiana, non sai amare come ama una de Silva. Ma io ho bevuto per prima, e sono tranquilla. Adesso bevi tu, se vuoi!

ERNANI

Cos'hai fatto, povera infelice?

DONNA SOL

L'hai voluto tu.

ERNANI

È una morte atroce!

DONNA SOL

No. Perché?

ERNANI

Questo filtro conduce al sepolcro.

DONNA SOL

Non dovevamo dormire insieme stanotte? Un letto o l'altro, ha importanza?

ERNANI

Padre, ti vendichi sul figlio che ti ha dimenticato! (Porta la fiala alle labbra)

DONNA SOL (gettandosi su di lui)

Cielo! Che strana sofferenza! Ah! Getta via quel filtro! La mia ragione si perde. Fermati! Ahimè, Don Juan adorato, questo veleno è vivo! E un veleno che fa esplodere nel cuore un'idra con mille denti che straziano e divorano! Oh, non sapevo che si potesse soffrire così! A cosa si può paragonare? È fuoco liquido! No, non bere, soffriresti troppo!

ERNANI (a Don Ruy)

Nel tuo animo regna la crudeltà! Non potevi scegliere un altro veleno per lei? (Beve e getta lontano la fiala)

DONNA SOL

Cosa fai?

ERNANI

Tu cos'hai fatto?

DONNA SOL

Vieni fra le mie braccia, mio povero, caro amore. (Si siedono l'uno accanto all'altra) Non è vero che si soffre orribilmente?

ERNANI

No.

DONNA SOL

Ecco, la nostra notte di nozze è cominciata! Dimmi, sono troppo pallida come fidanzata?

ERNANI

Ah!

DON RUY GOMEZ

Il destino si compie.

ERNANI

Che angoscia, che tremenda disperazione! Donna Sol soffre e io devo assistere al suo tormento!

DONNA SOL

Calmati, sto meglio. Presto spiccheremo il volo verso albe luminose e sconosciute. Con lo stesso battito d'ala partiremo verso un mondo migliore. Dammi un bacio, solo un bacio! (Si baciano)

DON RUY GOMEZ

O dolore!

ERNANI (con voce sempre più fioca)

Ah, sia benedetto il cielo che mi ha concesso di vivere circondato dagli abissi e perseguitato dai fantasmi ed ora, stanco dell'aspro cammino, mi lascia finalmente dormire baciando la tua mano!

DON RUY GOMEZ

Come sono felici!

ERNANI (con voce sempre più fioca)

Vieni, vieni... Donna Sol... è tanto buio... soffri?

DONNA SOL (in un mormorio quasi afono)

No, più nulla.

ERNANI

Vedi dei fuochi nell'ombra?

DONNA SOL

Non ancora.

ERNANI (con un sospiro)

Ecco.... (cade)

DON RUY GOMEZ (sollevandogli il capo che ricade)

Morto!

DONNA SOL (scarmigliata, sollevandosi in piedi)

Morto! No! Stiamo riposando. Lui dorme. Lo sai che è il mio sposo, e che ci amiamo? Ci siamo coricati qui. È la nostra notte di nozze. (Con voce appena intelligibile) Non svegliatelo, signor duca di Mendoza. È tanto stanco. (Volta il viso di Ernani verso il suo) Ecco, così... Amor mio, voltati verso di me. Più vicino, ancora di più... (Ricade)

DON RUY GOMEZ

Morta! Oh, io sono dannato! (Si uccide)