ETTORE
Commedia in tre atti
di ENRICO DECOIN
VERSIONE ITALIANA DI A. DE STEFANI
PERSONAGGI
Vagabondo
Primo povero
Secondo povero
Clara
La Cassiera
Miss Bloomfield
La Povera.
Ettore
Enrico
Babbo La Tronche
Guardia repubblicana
Il Salutista
Giorgio
Usciere di teatro
Il primo atto nell'atrio di un teatro. Il secondo e il terzo all'Esercito della Salute.
Commedia formattata da
ATTO PRIMO
L'atrio di un teatro. In mezzo l'Ufficio di controllo. A destra la cassa. Dietro il banco del controllo, per tutta la larghezza del centro, nel fondo, una grande vetrata che dà sul secondo atrio. Gli spettatori sono già entrati. Il campanello annuncia l'alzarsi del sipario. Dei ritardatari giungono frettolosi e spariscono in teatro. All'alzarsi del sipario una guardia repubblicana passeggia, la cassiera annota i bigliettari ed Enrico è seduto al banco del controllo: è in frali.
Enrico - Auff! (si asciuga la fronte) Che sudata!
Guardia - Eppure fa freddo.
Enrico - Ho sudato lo stesso.
Guardia - Che calca!
Enrico - Pareva che volessero travolgere il banco del controllo.
Guardia - Avete notato che le più aggressive son le donne?
Enrico - E perché dovrebbero cambiare la loro indole?
Guardia - C'era una piccina che tirava la mia cintura...
Enrico - Carina?
Guardia - Non potevo vederla: era dietro di me.
Enrico - La sentivate!
Guardia - Sciocchezze!
Enrico - Graziose!
Guardia - Poesia!
Enrico - (alla cassiera) Quanto abbiamo fatto, signora Goyard?
Cassiera - (sporgendo la testa dallo sportello) Io faccio 65.000.
Enrico - Esatti?
Cassiera - Sì. Voi?
Enrico - Aspettate. Sto verificando. (Calcola sulla pianta).
Guardia - Il vostro collega ha scelto il giorno buono per non venire.
Enrico - Eppure non manca mai... L'essenziale è che tutto sia andato bene.
Cassiera - E nessun numero doppio, vero, signor Enrico?
Enrico - Finora no: ma bisogna aver pazienza!
Cassiera - Oh, non abbiate paura: non ce ne saranno!
Enrico - Siete la regina di tutte le cassiere.
Guardia - 65.000! Nespole! Questo si chiama un incasso!
Enrico - Sera di Natale!
Spettatore - (giungendo ansante, ad Enrico) Scusate È già cominciato?
Enrico - Il sipario è alzato da cinque minuti.
Spettatore - (precipitandosi verso la porticina che dà sulla strada) Presto! Presto! Sbrigati... Hanno già cominciato... Il sipario è già su da un quarto d'ora!
Spettatrice - (comparendo, importante ed ansimante) Se mi aiutassi invece di correre!
Spettatore - Cammini come una tartaruga!
Spettatrice - Eugenio, un po' d'educazione o me ne vado!
Spettatore - (cercando in tasca) E i biglietti? Non li trovo più.
Spettatrice - È naturale! Li hai perduti! Lo sapevo!
Spettatore - Se non mi facessi perdere la testa coi tuoi vestiti... Ogni volta che dobbiamo uscire...
Spettatrice - Nella tasca della rivoltella!
Spettatore - Sai bene che non ho rivoltella!
Spettatrice - Ma hai la tasca...
Spettatore - (trionfalmente) Eccoli! Presto! Sbrigati... (lo spettatore tende i biglietti ad Enrico che li guarda stupito).
Enrico - Ma non è per questo locale: vi sbagliate.
Spettatore - Come? Non si rappresenta il Don Giovanni dell'Autobus?
Cassiera - Ma no: il cinematografo è di fronte.
Spettatore - Di fronte? Oh, questa poi! (si precipita in istrada seguito dalla spettatrice che lo investe).
Cassiera - Questa clientela del cinematografo, che teste!
Guardia - (pensoso) Il Don Giovanni dell'Autobus!
Enrico - (alla cassiera) Io trovo 65.000 e 4.
Cassiera - Avete contato il palco sbarrato in nero?
Enrico - Naturalmente.
Cassiera - No: è per il barone Moussouleyne. Non ha pagato. Il barone non aveva rotti. Pagherà dopo il primo atto...
Enrico - (malizioso) Ah, guarda guarda...
Cassiera - Come sarebbe?
Enrico - Chi non aveva moneta? Il barone o voi?
Cassiera - E con questo?
Enrico - Piccola mancia per la cassiera.
Cassiera - Ho due figli.
Enrico - Se lasciaste dormire vostro marito... questo non sarebbe accaduto.
Cassiera - Perché, vostra moglie vi lascia dormire...? (pausa).
Enrico - Bella serata!
Cassiera - Ho venduto perfino lo strapontino 14.
Enrico - È la prima volta! Complimenti!
Cassiera - E il signor Ettore?
Enrico - Ancora niente.
Cassiera - È preoccupante.
Enrico - Sono preoccupato.
Cassiera - Non manca mai.
Enrico - Appunto.
Cassiera - Purché non gli sia capitato niente...
Enrico - Con questo tempo!
Cassiera - Nevica sempre?
Guardia - Nevica? Vien giù che non ci si vede a due metri...
Cassiera - (lugubre) Esattamente come nel mio sogno.
Enrico - Quale sogno?
Cassiera - Il sogno che ho fatto la notte, scorsa... Un sogno spaventoso.
Enrico - Nevicava nel vostro sogno spaventoso?
Cassiera - E il signor Ettore si faceva schiacciare da un autobus a sei ruote.
Enrico - Siete allegra voi! (in questo momento entra Giorgio, ragazzo, meno di treni'anni, perfettamente odioso).
Giorgio - (ad Enrico) Allora?
Enrico - (desolato) Ancora niente.
Giorgio - Questa poi!
Enrico - Giungerà da un momento all'altro...
Giorgio - Non si prende in giro la gente fino a questo punto!
Enrico - Le strade sono gelate.
Giorgio - E con questo?
Enrico - Forse è scivolato...
Giorgio - Una sera di teatro esaurito non si scivola.
Enrico - Nevica talmente...
Giorgio - Gli spettatori non hanno scivolato: sono venuti. Se dovessimo chiudere ogni volta che nevica, dove andremmo a finire?
Enrico - Capisco, capisco: soltanto, per il signor Ettore, la cosa è un po' speciale...
Giorgio - Le cose speciali non m'interessano... Io sono amministratore: amministro! Qualunque cosa accada, si avverte! Si telefona! Un po' di diligenza che diamine! E la sera di Natale poi! Questo è delittuoso, ecco! (una pausa. Cammina, agitato, in su e in giù) Del resto il vostro amico Ettore è uno spirito ribelle... Me ne sono già accorto! Un ribelle!
Enrico - Il signore avrà notato che tutto s'è svolto normalmente!
Giorgio - Una bella fortuna!
Enrico - E non c'è stato trambusto, nessun reclamo!
Giorgio - Ci sarebbe da concludere che tutto va meglio quando egli non c'è,
Enrico - Ettore non è mai in ritardo.... È d'un'esattezza...
Giorgio - L'esattezza finisce il minuto stesso in cui comincia il ritardo. In ogni modo il Capo del Controllo deve essere al suo posto prima che si aprano le porte! Io questo so! (Pausa. Cammina) Quanto abbiamo fatto?
Enrico - 05.000 e 4...
Cassiera - Io ho venduto tutto!
Giorgio - (ad Enrico) M'avvertirete appena egli giunge. Quanto avete detto?
Enrico - Sessantacinquemila e quattrocento franchi!
Giorgio - (alla Cassiera) I libretti prima dell'intermezzo, mi raccomando.
Cassiera - Benissimo.
Giorgio - Che ora è?
Cassiera - Le nove precise..
Giorgio - (ad Enrico) Dite da parte mia al vostro collega che è inutile che prenda posto: può tornare di dove viene. E che passi domani dal mio ufficio..
Enrico - Va bene.
Giorgio - Ah! Per evitare ogni confusione, siano proibite le uscite durante l'intermezzo. C'è troppa gente. Quindi un controllore ad ogni porta e molta cortesia.
Enrico - Capito.
Giorgio - (alla guardia) Guardia, avete udito?
Guardia - Udito e capito.
Giorgio - (indicando la fotografia di un'attrice) Quel quadro è di traverso. (Alla Cassiera) Signora Goyard!
Cassiera - Signore...
Giorgio - Quel quadro mi dà il mal di mare. Salirete su una sedia e lo rimetterete diritto.
Cassiera - È alto...
Giorgio - Se cadete, l'assicurazione paga... (esce).
Cassiera - Se crede che io voglia rompermi una gamba per i begli occhi della sua stella!
Enrico - Da quando suo padre l'ha nominato amministratore si dà certe arie! (la Cassiera sale su una sedia e d'un colpo sposta il quadro che ora pende più dì traverso ancora, ma dall'altra parte).
Cassiera - (che non se ne rende conto) Ecco fatto!
Guardia - Deve essere l'amante d'un deputato!
Cassiera - (sempre sulla sedia) Perché?
Guardia - Prima era a sinistra, ed ora è a destra.
Cassiera - Che vuol dire?
Guardia - So ben io! Quando avrete il diritto di voto, capirete anche voi! (Pausa. La Cassiera discende dalla sedia).
Cassiera - Allora comunicherete a Ettore che è licenziato?
Enrico - Io no, di certo.
Cassiera - Povero signor Ettore. È così gentile... {il telefono suona alla cassa. La Cassiera si precipita al microfono) Forse è lui! Pronti! Pronti! Ma pronti, andiamo! Ah, ecco! Sempre così! {scuote l'apparecchio) Purché non sia all' ospedale! Pronto! Siete voi, signor Ettore? Goyard. Sì, la cassiera! Come? Volete... {brusca) Ma no, non ci sono più posti! Perché vi ho chiamato Ettore? £ stato un errore... Sì... Sì... Buona sera... (riappende). Idiota! Due poltrone, alle nove, la sera di Natale!
Guardia - Il vostro collega sta perdendo il posto!
Enrico - Se n'infischia!
Guardia - Allora, se se n'infischia, perché lavora?
Enrico - E voi, perché lavorate?
Guardia - Per mangiare...
Enrico - Anche lui!
Guardia - Allora non se n'infischia...
Enrico - (malinconico) Sono io che lo dico.... (pausa).
Cassiera - Credete proprio che lo mandino via?
Enrico - A meno che Ettore non si scusi...
Cassiera - Oh per questo... Il signor Ettore farà ogni scusa...
Enrico - Non credo che sia nel suo stile. Ha fatto la guerra.
Guardia - Sono incidenti che capitano...
Enrico - Evidentemente.
Guardia - Ma io conosco molta gente che ha fatto la guerra e che ha un ottimo carattere.
Enrico - Impossibile!
Guardia - Diamine! È così bello poter tornare sani e salvi!
Enrico - Non sempre!
Guardia - Cose che si dicono! Ma si è contenti lo stesso.
Enrico - Io ne conosco che non lo sono...
Guardia - Piano! Piano! A stare a sentire costoro, vorrebbero tutti essere sepolti sotto l'Arco di Trionfo!
Enrico - Siete duro!
Guardia - No: non sono duro. Sono logico, ecco tutto. Io conosco gli uomini, io.
Cassiera - (scorgendo Ettore) Ecco il signor Ettore!
Enrico - Ah!
Cassiera - (la testa fuori dello sportello) Il mio sogno è cancellato!
(Ettore è un uomo di 35 anni. Entra tranquillamente: è stanco, trascina un po' la gamba, ha brutta cera. Ha il soprabito, cappello a bomba, legion d'onore, medaglia militare, croce di guerra).
Enrico - E allora che c'è?
Ettore - (come un cane che teme i colpi) Ma!
Enrico - Le nove!
Ettore - Ho fatto quel che ho potuto... (sì dirige in fondo, a sinistra, si toglie il soprabito, la sciarpa, il cappello e dispone il tutto nell'armadio. È in frak).
Enrico - Il sipario è alzato da venti minuti.
Ettore - Scusami! Ti ho dato molto da fare...
Enrico - Ma no...
Ettore - È proprio a te che ho pensato. Una sera simile. Non ho fortuna...
Enrico - Non ti preoccupare. Tutto è andato benissimo...
Ettore - Grazie a te...
Enrico - Per carità!
Ettore - (stringendogli la mano) Grazie! E la signora Goyard va bene?
Cassiera - E voi?
Ettore - Potrebbe andar meglio. La gamba... Ma!
Cassiera - Eravamo in pensiero per voi! Con questo tempo!
Ettore - Già; brutto tempo.
Cassiera - Non siete scivolato almeno?
Ettore - No... Ho camminato lungo i muri, dove la neve è fresca.... (a Enrico) L'amministratore ha chiesto di me?
Enrico - Sì.
Ettore - Ah!
Enrico - Vieni a sedere, va.
Ettore - Non riuscivo ad alzarmi.... Per poco non venivo. (pausa) Quanto?
Enrico - Più di 65.
Ettore - Buon Natale!
Enrico - Tutto esaurito!
Cassiera - Io ho venduto tutto.
Ettore - Viva il Messia!
Enrico - É venuto due volte.
Ettore - Chi?
Enrico - L'amministratore!
Ett. - Troppo gentile per me...
Enrico - Mi ha detto di avvertirlo appena tu fossi giunto...
Ettore - Lo avverto io: sarà più cortese... (al telefono) Pronti! Il signor Giorgio? Buona sera, signor Giorgio... Ettore... Sì... Vengo... Pronti... Son giunto ora... Va bene (riappende).
Enrico - Allora?
Ettore - Pareva che soffocasse al telefono.
Enrico - Ci vai?
Ettore - No, viene lui.
Enrico - Se fossi in te, sopporterei senza fiatare.
Ettore - Evidentemente... Che mi può fare?
Enrico - Lascialo dire!
Ettore - Potrei anche avere il coraggio di non ascoltarlo!
Enrico - Andartene?
Ettore - Perché no?
Enrico - Ma tu sei al disopra di tutto ciò!
Ettore - Lo so... Soltanto se gli dò retta oggi, domani egli farà un fischio ed io mi metterò a correre scodinzolando.
Enrico - Sei pazzo!
Ettore - Mi secca...
Enrico - Secca tutti.
Ettore - Appunto.
Enrico - Perché non dirgli che la tua ferita ti fa male?
Ettore - Come?
Enrico - È la verità...
Ettore - (sogghignando) Parlare sinceramente delle proprie ferite!
Enrico - Che male c'è?
Ettore - Tua moglie sta bene?
Enrico - (a voce bassa, scorgendo Giorgio) Eccolo... Sta zitto!
Ettore - Io non apro bocca...
Enrico - To': prepara il borderò.
Ettore - E se gli tirassi le orecchie? Le sue orecchie mi attirano.. .
Enrico - Sta calmo!
Ettore - Come vuoi tu... (Giorgio entra: è furioso. Si dirige verso Ettore).
Giorgio - Vi informo signore, che la sala è colma.
Ettore - Mi scuso d'essere giunto in ritardo...
Giorgio, - V'informo inoltre che sono le nove è dieci!
Ettore - Ho fatto l'impossibile.
Giorgio - Sono esattamente 25 minuti che il sipario è alzato...
Ettore - Vogliate credere che...
Giorgio - Ci tengo ad avvertirvi che il Capo Controllo non serve proprio a niente quando giunge al suo posto dopo l'alzata del sipario!
Ett. - Capisco perfettamente...
Giorgio - Tacete! (Pausa) Quando un uomo è incapace di tenere un posto per ragioni di salute, lo cede a un altro. La nostra epoca non ci permette di trascinare pesi morti.
Enrico - (a Giorgio) Ettore è un ferito di guerra: e quando il tempo è umido...
Giorgio - Il teatro non è un ospizio d'invalidi. I mutilati godono le loro pensioni... Io sono un contribuente: ne so qualcosa.
Ettore - (con un timido sussulto) Comunque, signore...
Giorgio - So quello che dico!
Ettore - Non discuto...
Giorgio - Lo spero!
Ettore - Avete ragione...
Giorgio - Venite, dopo l'intermezzo, nel mio ufficio (esce).
Ettore - (ad Enrico) Sei contento, ora?
Enrico - Ti chiedo scusa.
Ettore - Perché? È divertente quel piccino.... (Lunga pausa. Enrico scrive sulla pianta: la cassiera ha nascosto la testa: la guardia si liscia i baffi ed Ettore macchinalmente fischietta).
Guardia - (decidendosi) Nervoso il piccino...
Ett. - Quel che stavo per dire.
Guardia - Capiterà qualche cosa.
Ettore - Già capitata.
Guardia - (ad Ettore) È il nastro della Legion d'Onore che avete....?
Ettore - Sì: un po' sporco, ma è sempre lui.
Guardia - (osservando più da vicino) Ed anche... la medaglia militare?
Ettore - Tutta la famiglia!
Guardia - Complimenti!
Ettore - Son cose che danno u n'aria ricca.
Guardia - (con invidia) Stanno bene.
Ettore - Posso prestarvele!
Guardia - Voi... voi siete un mattacchione...
Ettore - C'è di che!
Guardia - Vi devono guardare, quando passate...
Ettore - Ci sono abituato...
Guardia - (credendo che. faccia lo spaccone) Ah! Ah!
Ettore - Sì... Quand'avevo tre anni la mia povera mamma mi vestiva da generale con un pennacchio in testa e una legion d'onore al petto.
Guardia - Una bella preparazione!
Ettore - Doveva finire così... (pausa; la guardia rialza i baffi).
Guardia - La guerra, naturalmente?
Ettore - Naturalmente.
Guardia - Bello!
Ettore - Già: bello...
Guardia - Eravate ufficiale?
Ettore - Capitano!
Guardia - (mettendosi istintivamente sull'attenti) Perbacco!
Ettore - Riposo!
Guardia - Comunque...
Ettore - Oh, sapete, non c'è che frequentare i campi di battaglia per scroccare una bella situazione...
Guardia - Capitano!
Ettore - Vi pare? Commovente! Generale a tre anni, capitano a 25, controllore a 33... Bella carriera! (Pausa).
Guardia - Io ho sempre rimpianto d'essere nella Guardia...
Ettore - Scommetto che non hanno voluto lasciarvi partire!
Guardia - Eh no!
Ettore - Gelosia!
Guardia - (epico) Altrimenti... Avrei fatto un macello laggiù.... Io sono di quei tipi che... Io lo so. La morte, che volete, io me ne infischio. Ma son cose passate!
Ettore - (dopo una breve pausa) Ho conosciuto un vostro collega laggiù...
Guardia - (geloso) Un privilegiato!
Ettore - Per quello sì.
Guardia - Qualcuno che aveva delle raccomandazioni!
Ettore - Non me ne parlate!
Guardia - (geloso) Non deve aver avuto difficoltà, con i galloni quello lì!
Ettore - Proprio così.
Guardia - Tenente almeno?
Ettore - Di più.
Guardia - No? Capitano?
Ettore - Ancora di più.
Guardia - (morendo di gelosia) Oh figlio d'una... scopa! Colonnello?
Ettore - Meglio.
Guardia - Oh, diavolo!
Ettore - Morto sul campo dell'onore. (Pausa).
Guardia - Oh boia d'un destino! Non pensavo... Allora... allora... Io lo saluto! Capirete bene che lo saluto!
Ettore - Grazie per lui!
Guardia - Comunque è una bella morte.
Ettore - Non si può aver tutto.
Guardia - Quel che dico io. Ma è duro!
Ettore - Ma! E poi bisognava difendere Parigi!
Guardia - E ne abbiamo avute, bombe e proiettili! Non vi dico niente! Piovevano. E i vigliacchi avevano preso di mira la nostra caserma!
Ett. - L'avete scampata bella!
Guardia - C'eran delle notti nelle quali non si sentiva più niente! Eh, sacripante, bisognava esserci, vi giuro che...
Ettore - Immagino.
Guardia - Bisognerà che vi racconti degli aneddoti tremendi su questa guerra.
Ettore - Troppo buono.
Guardia - Fanno venir la pelle d'oca!
Ettore - Non mi stupisce...
Guardia - E ne conosco! Ne conosco! Li ho segnati sul mio taccuino. Il taccuino è a casa. Ve lo porterò.
Ettore - Non osavo chiedervelo.
Guardia - (cottimo vmidost) Questo ci farà rivivere il passato....
Ett. - Sarà molto divertente.
Guardia - Intanto vado a fare un giro in sala per vedere se non ci sia un po' di tumulto!
Ettore - Buonissima idea.
Guardia - A fra poco!
Ettore - A fra poco! (La guardia repubblicana esce maestosamente).
Enrico - Nauseante!
Ettore - Che cosa?
Enrico - Sempre quelli che non ì'han fatta che ne parlano.
Ettore - Perché non la conoscono...
Enrico - Quando li sento mi vien voglia di picchiare!
Ettore - Ecco! E un giorno te ne capita uno che è forte e che ti spacca la testa!
Enrico - Mi è capitato!
Ettore - Non me l'avevi mai detto...
Enrico - Non avevo osato....
Ettore - lo ti voglio bene, lo sai.
Enrico - Anch'io. (Pausa) Vai al veglione stasera?
Ettore - Figurati. Come le altre sere.
Enrico - Vieni con me.
Ettore - Dove?.
Enrico - A casa. Mia moglie ha preparato un pollastro. (In confidenza) E poco fa ho comperato qualche tartufo per farle una sorpresa. Li mangeremo bevendo del buca Borgogna.
Ettore - Sei gentile...
Enrico - Rifiuti?
Ettore - Grazie...
Enrico - Non ti va?
Ett. - La mia gamba protesta...
Enrico - Il cattivo tempo!
Ett. - Che vuoi? Adora il sole.
Enrico - Ma perché non ti fai togliere il pezzo di granata che ''è rimasto?
Ettore - Non posso... E vagabondo... Ora qua, ora là...
Enrico - Ti farà qualche brutto scherzo.
Ettore - Non credo. È un buon diavolo.
Enrico - Si direbbe che ci tieni.
Ettore - Ma!
Enr. - Io, per me, te lo lascio.
Ettore - Mi tien compagnia!
Enrico - Come vuoi!
Ettore - Sì, è sciocco... Ma che vuoi? Io sono solo: penso a lui. E quando non ho niente da l'are, questo mi occupa. È pieno di ricordi… (pausa).
Enrico - Fai il borderò?
Ettore - Me ne infischio dei borderò.
Enrico - Lo farò io.
Ettore - Scusami sai!
Enrico - Che hai stasera?
Ettore - Niente.
Enrico - Malinconie?
Ettore - Appena...
Enrico - È Natale!
Ettore - E con questo? Vuoi che provi a metter le scarpe nel caminetto? Domattina non ci troverei niente... Non sarebbero nemmeno lustrate. Bel Natale! Che vuoi? Io non ho nessun debole per il Messia... Io faccio come gli ebrei: lo aspetto, il Messia. (La Cassiera rientra rapida con i bigliettari in mano).
Cassiera - L'intermezzo.
Enrico - Stasera non si aprono le porte: troppa gente!
Cassiera - Vedeste la sala! Certe toilettes! (In questo momento si distinguono dietro la vetrata le ombre degli spettatori che fumano e chiacchierano durante l'intermezzo).
Ettore - Belle donne?
Cassiera - Splendide!
Ettore - Me ne infischio...
Cassiera - Cose che si dicono...
Enrico - Pubblico indulgente?
Cassiera - Buonissimo: sette chiamate! L'autore è nella sala. L'hanno riconosciuto.
Enr. - L'hanno riconosciuto?
Cassiera - Sì: ha dato dieci franchi ad ogni inserviente.
Enrico - Perché segnalino la sua presenza?
Cassiera - Diamine! (mette i bigliettari nella cassa).
Ettore - (dopo una pausa) Il nostro giovane amministratore sta meglio?
Cassiera - Mi ha detto di ricordarvi che vi aspetta dopo l'intermezzo. Non lo dimenticate!
Ettore - Non penso ad altro.
Cassiera - Andateci e tutto si accomoderà, vedrete!
Ettore - Ne sono certo...
Cassiera - (ottimista) Nella vita tutto s'accomoda.
Ettore - Tutto s'accomoda...
Cassiera - Ecco: io ho finito. Vado a riempire le scarpette di Mimile e di Pupù. (Va all'armadio e si veste rapidamente).
Ettore - La famigliola va bene?
Cassiera - I piccini dormono... Ma a mezzanotte, festa grande!
Ettore - Deve essere una gioia vera!
Cassiera - Al dodicesimo tocco della mezzanotte io accendo la luce nella stanzetta... E aspetto... Il caminetto scintilla di tutti i colori dei giocattoli... Pupù si sveglia per prima. Le bimbe sono più sensibili. Mimile brontola un po': apre gli occhi. Si leva di colpo e urla: « Papà Natale è venuto! Papà Natale è venuto! » E si precipita, il brigante, per prendere tutto mentre Pupù, spaventata... Ma io vi annoio, signor Ettore... Sono una sciocca.... (si asciuga gli occhi) Scusatemi, è la gioia. (Pausa) Vedrete, signor Ettore, quando avrete dei piccini... Le notti di Natale sono così belle!
Ettore - Credo, credo.
Cassiera - Ci si ricorda sempre dei Natali dell'infanzia...
Ettore - È vero...
Cassiera - (aggiustandosi il viso con lo specchietto della borsetta) Sono sicura che vi ricordate dei vostri!
Ettore - Se me ne ricordo! Era splendido! I nostri caminetti allora erano pieni di sciabole, di trombe, di cannoni e di scudi.
Cassiera - (stupita) E vero! Alle bambine si regalavano delle divise da vivandiera! (Dopo che s'è messa il cappello in testa) Ora vado ad accendere l'albero.
Ettore - (assorto, estatico) Buon Natale, signora Goyard!
Cassiera - Grazie!
Ettore - (cambiando posto per guardar meglio nell'altro atrio) Baci ai bimbi!
Cassiera - Non mancherò.
Enrico - E non facciamo sciocchezze, eh!
Cassiera - Oh, non dite bestialità!
Enr. - Buon Natale lo stesso!
Cassiera - Grazie briccone! (strette di mano. Essa esce).
Enrico - (accorgendosi del turbamento di Ettore) Che hai?
Ettore - (guardando sempre nell'atrio) Io? Che dici?
Enrico - Ti domando che cos'hai...
Ettore - (idem) Io... Questa poi! Niente!
Enrico - Qualcuno che conosci?
Ettore - (idem) Sì... No... Che credevo di conoscere...
Enrico - Una somiglianza?
Ettore - (idem) Una somiglianza, già!
Enrico - Non sali dal signor Giorgio?
Ettore - (mettendosi dietro il banco del controllo per meglio vedere) No, non salgo dal signor Giorgio... No... Rimango qui con te...
Enrico - Ma insomma... che succede?
Ettore - (idem) Sarebbe troppo buffo... Impossibile... (si frega gli occhi) Di un pò, Enrico!
Enrico - Che cosa?
Ettore - Il lampadario...
Enrico - E allora?
Ettore - Èsempre acceso?
Enrico - Diventi pazzo?
Ettore - È acceso? Bene! No, perché credevo d'un tratto, d'avere delle visioni!
Enrico - (che non capisce) Ah sì?
Ettore - Straordinario come somiglia...
Enrico - Ma, insomma, a chi?
Ettore - (misteriosamente indicando la vetrata) Dietro di te... (Enrico guarda) No.,. Più a sinistra... Ecco!
Enrico - (voltato nella direzione indicatagli) Ebbene?
Ettore - Non vedi... una ragazza? (In questo momento si distingue dietro la vetrata in primo piano una signorina elegante che conversa con varie persone).
Enrico - Quella che sta parlando con varie persone?
Ettore - Sì!
Enrico - E allora?
Ettore - Ebbene, è lei!
Enrico - Chi?
Ettore - O meglio, non è lei! Ma è come se fosse...
Enrico - Quando ti vorrai spiegare....
Ettore - Non comprenderesti.... Del resto se ne va... (tutti e due guardano. Pausa).
Enrico - Che hai? Sei pallido...
Ettore - (alzandosi sulla punta dei piedi per vedere meglio) Niente... Un po' di stanchezza...
Enrico - Dormi poco?
Ettore - Io... È sparita... (pausa) Non che dorma poco: ma mi alzo presto.
Enrico - Credevo che cominciassi alle nove alla tua banca.
Ettore - Sì. Ma da quindici giorni mi alzo sempre alle sei...
Enrico - Alle sei? Per far che?
Ettore - Oh bella! Per seguire una donna! (va verso la porta che dà nell'altro atrio, l'apre, si sporge e guarda).
Enrico - Tu segui una donna?
Ettore - (dal suo posto di osservazione) Un abbozzo di donna: una ragazza.
Enrico - All'alzar del sole?
Ett. - Esce di casa alle sette...
Enrico - Dove?
Ettore - (riavvicinandosi) Parigi... Boulevard Malesherbes...
Enrico - Che cosa fa?
Ettore - Un mestiere molto strano...
Enrico - Straccivendola?
Ettore - No. Oh, bada bene che non sarebbe disonorante. È... È... deliziosa.
Enrico - In ogni modo non è milionaria!
Ettore - Evidentemente! In strada a quell'ora...
Enrico - (indicando la vetrata) Ora capisco... T'immagini che quella lì...
Ettore - Ecco!
Enrico - Niente altro!
Ettore - Sono rimasto colpito dalla somiglianza. Avevo creduto... Avevo creduto vedere d'un tratto... (pausa).
Enrico - E che cosa ti racconta la tua ragazza delle sette della mattina?
Ettore - Ma... mi racconta... Non mi racconta niente...
Enrico - È muta?
Ettore - Sei pazzo! No. Non è muta. Almeno non credo..
Enrico - Come non credi?
Ettore - Non le ho ancora rivolta la parola.
Enrico - Ho capito. Non vuoi aggredirla...
Ettore - Ecco! Non ci tengo affatto ad aggredirla. E non ci tengo a creare equivoci...
Enrico - Ti accontenti di seguirla...
Ettore - Sì... sul marciapiede dell'altra parte.
Enrico - (ironico) Oh guarda!
Ettore - Aspetto che esca... Aspetto un quarto d'ora; qual che volta venti minuti... Nota che il tempo passa prestissimo... Mi distraggo Mi diverto a con tare i carretti di verdura che tornano dalle Halles... Guardo anche le piccole lattaie che porta no il latte in casa dei clienti che dormono ancora... E poi... essa compare! Allora la seguo! La seguo a cinquanta metri, tranquillamente, con l'anima in festa...
Enrico - (come sopra) Dal marciapiede di fronte...
Ettore - Appunto dal marciapiede di fronte!
Enrico - (idem) Originale!
Ettore - (entusiasta) E come! Essa non sospetta di nulla... Se ne va... Cammina, sgambetta, ed io lì, dietro di lei... Quando essa viene sul mio marciapiede io, hop, passo sul suo!
Enrico - E viceversa! Insomma non sa che tu esisti?
Ettore - Non lo sa!
Enrico - Questa poi!
Ettore - Che cosa?
Enrico - Come? Ma anch'io ho seguito delle belle ragazze, non alle sette della mattina, ma in pieno giorno. Ma se ne accorgevano, te lo giuro! Mi guardavano con una piccola aria birichina che voleva dire: sbrigatevi! Mi piacete! O con un'aria burbera che voleva dire: Lasciatemi in pace. Non siete il mio tipo! Allora io capivo.
Ettore - Questa non è la stessa cosa....
Enrico - Si dice sempre così.
Ettore - Non l'hanno mai seguita...
Enrico - Te l'ha detto?
Ettore - No, ma si vede.
Enrico - È così brutta?
Ettore - È magnifica! Se la vedessi... (pausa) Senti, caro, è semplicissimo...
Enrico - Che cosa?
Ettore - Ebbene: mette soggezione!
Enrico - Perché non le hai mai parlato.
Ettore - Da quindici giorni che la seguo, cento volte ho avuto la voglia matta di precipitarmi e di dirle... Insomma di dirle... tu mi capisci...
Enrico - E non hai potuto?
Ettore - No.
Enrico - Forse tu alla mattina non sei in forze...?
Ettore - Vedi, caro, cosi, come stanno le cose, io sono felice. Essa è mia senza saperlo. Essa non mi ha detto né si né no. Ma in ispecie non mi ha detto di no. Ed è qualche cosa, sai, una ragazza che tu ami e che non ti ha ancora detto di no!
Enrico - Di questo passo...
Ettore - Che importa? Io ho una probabilità su mille di sentirmi dire di sì. Allora conservo questa minima probabilità d'un sì, per me, con me, il più a lungo possibile...
Enrico - Sei economo!
Ettore - Sono prudente! Io non ho mai avuto fortuna con le donne... Non so con precisione quel che bisogna dir loro... Non oso. Allora, capirai; se domani le parlo, ed essa mi ride in faccia, mi dice no, mi prende in giro, io sono rovinato... Mentre così, domani, io sono come oggi... col mio possibile, ipotetico si...
Enrico - E dopodomani...
Ettore - Non so... Dipende... Aspetto...
Enrico - Che cosa?
Ettore - Che cosa aspetto? Il momento propizio... Il piccolo incidente di strada che possa permettermi. .. Per esempio può scivolare... Non so...
Enrico - Cadere in una fogna...
Ettore - Non riderei Non capita mai che una donna scivoli?
Enrico - Oh, certo!
Ettore - Ecco l'incidente! Io mi precipito! Le domando se si è fatta male.... Le porgo il fazzoletto perché si pulisca le mani... Spolvero la sua gonna...
Enrico - Per veder meglio le sue gambe...
Ettore - Eh???
Enrico - Le offri dei fiori.
Ettore - Ecco! Posso anche offrirle dei fiori...
Enrico - La riaccompagni...
Ettore - Questo sì: posso riaccompagnarla...
Enrico - E chiacchierate...
Ettore - Ecco: chiacchieriamo. Chiacchieriamo tutti e due...
Enrico - Tu le confessi il tuo amore, essa è pazza di gioia, e cade tra le tue braccia dicendo « mamma mamma »...
Ettore - Questo, sai... Forse no... Ma insomma ho qualche possibilità...
Enrico - E com'è? Bruna o bionda?
Ettore - Ebbene, francamente... non lo so...
Enrico - Non lo sai?
Ettore - No. Ha un cappellone e sotto dei capelli tirati...
Enrico - Un cappellone?
Ettore - Sì.
Enrico - Ma non sì usano più!
Ettore - Questo sai...
Enrico - É una mancanza di gusto!
Ettore - Le sta benissimo. (Ettore sobbalza. Per la seconda volta vede la ragazza profilarsi dietro la vetrata) Eccola di nuovo!
Enrico - La piccina del boulevard Malesherbes?
Ettore - Sì.
Enrico - (guardando) Fatti coraggio: c'è errore.
Ettore - Che ne sai tu?
Enrico - (idem) Non so niente, ma immagino che questa sia una signorina della buona società... e non mi pare che abbia un viso da portare cappelloni... da correre per le strade alle sette di mattina e da essere seguita da te o da me...
Ettore - Sì.
Enrico - Ti pare?
Ettore - Ho capito.
Enrico - In più, questa è splendida.
Ettore - Appunto.
Enrico - Come?
Ettore - Ho detto: appunto! Appunto perché è splendida... io sono colpito dalla somiglianza... È lei senza cappellone...
Enrico - Ma poiché non T'hai mai vista senza cappello!
Ettore - La vedo ora. Ho la sensazione che si sia tolta il cappello: ecco tutto. (Pausa).
Enrico - Se tu vuoi credere che sia lei, meglio per te. Non voglio toglierti le tue illusioni...
Ettore - Oh, io non ho nessuna illusione! Se fosse lei, vedi, sarebbe spaventoso... Io non ci tengo affatto. Io prego che non sia lei.
Enrico - Allora non ti eccitare!
Ettore - Non mi eccito. Osservo.
Enrico - Del resto, viene da questa parte. (Ettore si precipita verso sinistra nascondendosi. Dietro la vetrata si vede la ragazza dirigersi lentamente verso la porta che dà sulla scena) Che hai?
Ettore - Io... Niente...
Enrico - Ti nascondi.
Ettore - Non mi nascondo. Mi dissimulo.
Enrico - Ma poiché non ti conosce!
Ettore - (ritornando sul davanti) È vero...
Enrico - Esageri!
Ettore - Non puoi immaginare l'effetto...
Enrico - Eccola!
Ettore - Parlami!
Enrico - D'accordo...
Ettore - Dimmi qualche cosa!
Enrico - È deliziosa!
Ettore - Non mi parlare di lei!
Enrico - (alludendo all'uomo che accompagna la ragazza) È il suo amante?
Ettore - Sta zitto! (Clara in abito da sera entra nell'atrio del controllo continuando una conversazione con uno di coloro che l’accompagnano).
Clara - Insopportabile! Sono venuta qui a questa esplicita condizione. Vi avevo avvertiti che me ne sarei andata prima della fine.... Trovo ridicolo e fuori posto che si voglia insistere ora perché rimanga... (ad Ettore) Potete dirmi l'ora, per favore?
Ettore - (sobbalzando) Uhm!
- (trema e cerca l'orologio) Sono...
Enrico - (venendo in soccorso) Le dieci e tre esattamente, signora. ..
Clara - Grazie... (al compagno) Ho ancora un quarto d'ora! Venite! (scompare in teatro) Vedrò il principio del secondo atto. Pare che sia bello. (Campanelli che annunciano la fine dell'intermezzo).
Enrico - Allora? L'hai vista da vicino questa volta!
Ettore - (scombussolato) A-spetta...
Enrico - Su, su! Coraggio!
Ettore - Ne ho!
Enrico - Che cerchi?
Ettore - L'orologio.
Enrico - Ma se l'hai al polso!
Ettore - Già è vero! (pausa) Che vuoi che ti dica?. Se tu conoscessi come me la ragazza che io seguo ogni mattina...
Enrico - Ammettiamo.
Ettore - Ebbene, diresti... Insomma è impossibile che si somigli fino a questo punto...
Enrico - È una sosia...
Ettore - No.
Enrico - Che sia la sorella?
Ettore - Non ha sorelle.
Enrico - Che ne sai?
Ettore - Intuito.
Enrico - Allora è lei!
Ettore - No!
Enrico - Non parliamone più!
Ettore - (febbrile) Che pensi? Insomma... Come la trovi?
Enrico - Eh?
Ettore - Non è bella?
Enrico - Lo credo io!
Ettore - Che volto! Che occhi!
Enrico - Ha tutto!
Ettore - (raggiante) Vedi?
Enrico - Soltanto non è lei!
Ettore - È come se fosse lei! La sua fotografia!
Enrico - Senza ritocchi?
Ettore - Non scherzare... È la. sua immagine.
Enrico - Bella immagine!
Ettore - È commovente, che vuoi? (pausa) Vorrei sapere quel che diresti tu se domani un altro te stesso ti capitasse davanti...
Enrico - Riderei, oh bella!
Ettore - No caro, non rideresti! (telefono).
Enrico - (al telefono) Pronti! Pronti! Sì, Enrico... Sì, signor Giorgio. E qui... sta terminando il borderò... Viene subito... L'intermezzo è finito soltanto ora... Bene... Inteso... (riappende. Ad Ettore) Mi pare di miglior umore.
Ettore - Non capisco niente.
Enrico - È il tuo amico amministratore.
Ettore - Se sapessi come me ne... infischio!
Enrico - Ti aspetta!
Ettore - Non me ne importa!
Enrico - Non ci vai?
Ettore - No! No! No!
Enrico - Hai torto!
Ettore - Che m'importa d'aver ragione?
Enrico - Era gentilissimo al telefono...
Ettore - Riconoscente!
Enrico - Credeva che fossi tu all'apparecchio ed ha detto: « Pronti... Siete voi Ettore? ».
Ettore - (pensando ad altro) Che cortesia!
Enrico - Sei ridicolo!
Ettore - (condiscendente) Sono ridicolo!
Enrico - Ettore, non fare sciocchezze. Va a trovarlo! Te lo domando io!
Ettore - (andando a spiare la porta che dà nell'altro atrio) Ma sì! E mentre io sono lassù l'uccellino scappa...
Enrico - Vuoi seguire anche quella lì?
Ettore - È proprio quello che farò. (Si dirige verso l'armadio e fa per infilarsi il soprabito).
Enrico - Ma è una mania!
Ettore - (vestendosi) Bisogna che sappia! Bisogna che sia sicuro. Inutile che tu mi guardi a quel modo, nessuno mi vieterà di mettermi alle calcagna di quella piccina che esagera con la somiglianza...
Enrico - Ettore, mi fai pena!
Ettore - Sarebbe il titolo per una commedia!
Enrico - Non ti fa più male la gamba?
Ettore - Eh? Più. Ho un raggio di sole nel cuore!
Enrico - E quando l'avrai seguita?
Ettore - Avrò rinfrescato i miei nervi!
Enrico - Ah sì?
Ettore - E saprò.
Enrico - Ma poiché non è lei!
Ettore - Voglio esserne sicuro!
Enrico - Non ne sei sicuro?
Ettore - Non so...
Enrico - Allora...
Ettore - Non posso restare tutta una notte — e la notte di Natale poi — con l'idea che quella ragazza elegante, ricca, mondana, sia la stessa che io accompagno ogni mattina... la piccola.... la modesta.... la mia piccina! Capisci? Non posso! Bisogna che sappia! Evidentemente non è lei! Ma voglio seguirla per averne la prova, la prova che mi renderà tutte le mie gioie mattutine!
Enrico - Se è per tua tranquillità, non ti trattengo!
Ett. - Grazie... Sei un fratello!
Enrico - Ma ora che ci penso...
Ettore - Che?
Enrico - Essa ha certamente un'automobile!
Ettore - (con sorriso soddisfatto) Se ha un'automobile? Lo credo io! E magnifica!
Enrico - E come farai allora per seguirla?
Ettore - (spaventato) Come?...
Enrico - Rispondi! Ti ascolto!
Ettore - È vero!
Enrico - Vedi bene che è impossibile.
Ettore - Già, è impossibile. (pausa).
Enrico - Allora svestiti e non ci pensare più!
Ettore - (in piedi, appoggiato al banco del controllo) Mi svesto... Sì... Hai ragione. (Ma non si muove).
Enrico - Passeremo la serata insieme e domattina, appena giorno, andremo insieme al boulevard Malesherbes ad aspettare la piccina! Che ne dici?
Ettore - È un'idea!
Enrico - Eppoi, se vuoi, le parlerò io... Le dirò chi sei, quello che hai fatto... Sarà sorpresa che un uomo come te si degni alzare gli occhi su una piccina come lei, e andremo tutti e tre, sotto braccio, allegri come passeri...
Ettore - Sì.
Enrico - Non sarebbe un bel Natale, così?
Ettore - Sì... sì... Bellissimo!
Enrico - Vedrai la gioia di mia moglie se vieni da noi!
Ettore - Oh, anch'io!
Enrico - Passeremo una serata magnifica!
Ettore - Magnifica!
Enrico - Be', non ti svesti?
Ettore - (assorto) Aspetta!
Enrico - Che cosa?
Ettore - (di colpo) Sono salvo!
Enrico - Eh?
Ettore - (allegro) Posso seguirla.
Enrico - Seguirla?
Ettore - E con la certezza di non perderla!
Enrico - Ma come farai? Non hai automobile... E i tassì, la sera, beato chi li trova!
Ettore - La sua macchina mi servirà!
Enrico - Non vorrai salire in vettura con lei?
Ettore - No. Dietro.
Enrico - Dietro di lei?
Ettore - Sui parafanghi.
Enrico - È uno scherzo?
Ettore - Ho l'aria di un individuo che scherza?
Enrico - Ma ti ammazzerai!
Ettore - Cercherò di evitarlo!
Enrico - Ti romperai la testa!
Ettore - È Natale! La neve è soffice e fresca!
Enrico - E l'amministratore che t'aspetta!
Ettore - Per quello!
Enrico - Che vuoi che gli dica?
Ettore - Quello che vuoi!
Enrico - Ettore!
Ettore - Ebbene digli... digli... (scorgendo Clara attraverso la vetrata) Taci! Eccola! (Clara ravvolta in una pelliccia appare preceduta da un usciere che le apre le porte).
Usciere - La macchina, signora?
Clara - Sì, subito!
Usciere - Chi devo chiamare?
Clara - Francesco! Una Hispano!
Usciere - Francesco, l'Hispano! Benissimo, signora... (l'usciere si precipita e Clara lo segue. Scompaiono entrambi. Si udrà durante le battute seguenti l'usciere chiamare: Francesco, l'Hispano! Francesco, l'Hispano!).
Ettore - (precipitandosi dietro ai due) Gli dirai... Non so... Quello che vuoi...
Enrico - (in piedi dietro il controllo). Ettore! Ettore!
Giorgio - (comparendo ad Enrico) Che cos'è? Che succede? (ad Ettore) Come? Ve n'andate?
Ettore - (fermandosi, rapido) Sì... me ne vado... Vedete bene...
Giorgio - Senza salire da me?
Ettore - Senza salire da voi!
Giorgio - Voi prendete in giro il mondo intero!
Ettore - Per una volta vi giuro che voi ne fate parte!
Giorgio - Mi mancate di rispetto?
Ettore - Ci mancherebbe altro!
Giorgio - Ma io ho da parlarvi!
Ettore - Scrivetemi!
Giorgio - Eh??
Ettore - (porgendo ascolto) Sentite? Francesco! L'Hispano! È la mia macchina che s'avvicina.
Giorgio - Voi?... Voi avete una macchina ora?
Ettore - Per via della mia gamba! Non posso rifiutarle nulla.
Giorgio - (ad Enrico) È pazzo! dove va?
Ettore - A Betlemme!
Giorgio - Cosa?
Ettore - Sulle balestre posteriori dell'Hispano di Francesco!
Giorgio - A Betlemme?
Ettore - In Palestina!
Giorgio - Come?
Ettore - A salutare il Bambin Gesù! (Sparisce e il sipario cala). (sipario).
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
Una sala di riunione all'Esercito della Salute. Lampade a petrolio pendono dal soffitto. Banchi di legno adornano la sala. In fondo una cattedra. Sui muri gialli delle scritte che dicono «Amore a Gesù! Pregate e combattete! Gloria al Signore! Venite verso di lui! Avanti sempre ». Porta a destra che dà sulle dependances: porta a sinistra, a due battenti, che dà sulla strada. All' alzarsi del sipario la scena per qualche istante è vuota: poi un soldato dell'Esercito della Salute compare a sinistra: attraversa vari banchi, abbassa la fiammella di una lampada che fuma, guarda l'ora, si dirige verso la porta che dà sulla strada ed ascolta.
Salutista - (annunciando presso la porta, con voce monotona) Tra cinque minuti apriremo! Tra cinque minuti apriremo! (Si sente un brusìo che viene dalla strada. Il salutista si dirige verso una grande stufa, si scalda le mani la schiena ed aspetta pazientemente che passino ì cinque minuti annunciati).
Voci - (dalla strada) Si gela! Nevica! Aprite! Fa freddo! (il salutista attende un po', va a guardare alla porta di destra e poi viene ad aprire. Quattro poveri, tre uomini ed una donna entrano. Hanno freddo. Il soldato aspetta, poi non vedendo più nessuno guarda nella strada).
Primo povero - Più nessuno.
Secondo povero - (indicando la stufa) Scaldiamoci... (Tutti e quattro vengono a sedere sui banchi, uno vicino all'altro, mentre il soldato spinge la porta e rimane di fazione presso i. battenti).
Primo povero - Mi restano due copie dell’Intran e una del Paris Soir... Tu?
Secondo povero - Fatto niente!
Babbo La Tronche - Troppo freddo... E poi la crisi! I clienti tengono le mani in tasca.
Primo povero - Con i guanti non han voglia di frugarsi in saccoccia!
Babbo La Tronche - E dire che è Natale! La notte di Natale!
Secondo povero - Tra un'ora tutti parleranno del Natale!
Primo povero - (scaldandosi le mani) Per me è un bel Natale! L'anno scorso ero dentro!
Secondo povero - Non ci fa mica freddo.
Primo povero - Perché non conoscerai la guardina di via dell'Étoile!
Babbo La Tronche - Mi hanno detto infatti che è mal riscaldata.
Primo povero - Una ghiacciaia! Eppure io non sono snob! Del resto il segretario del commissario ha preso lì la bronchite dell'inverno scorso! (pausa) Poveretto! Era un buon diavolo! Io sono andato ai funerali. In incognito, naturalmente!
Secondo povero - Non hai una sigaretta?
Secondo povero - No, un sigaro... (fruga in tasca e trae un mozzicone lungo un centimetro, e lo offre al secondo povero).
Secondo povero - (molto distinto) Non te ne privare per me!
Primo povero - Me lo ridarai dopo. (Il secondo povero accende il mozzicone e fuma con estasi) Buono?
Secondo povero - (da conoscitore) Sa di quartiere chic!
Primo povero - Non ti si può nascondere niente.
Secondo povero - Conosco i profumi!
Primo povero - L'ho raccattato in via Scribe...
Babbo La Tronche - Gusto a-mericano!
Secondo povero - (offrendo la cicca a Babbo La Tronche) Assaggia.
Babbo La Tronche - (aspirando una boccata da conoscitore) Evidente! Avana! (lo restituisce al secondo povero) Costa venti franchi almeno!
Primo povero - Era più lungo: ma ci ho tirato un po' ieri sera! Non lo lasciate spegnere.
Babbo La Tronche - Un sigaro riacceso è come una moglie piantata e ripresa.
Secondo povero - Come fumare il sigaro con l'anello di carta: è snobismo!
Babbo La Tronche - Non mi è capitato mai!
Primo povero - Hai ragione. Dà l'aria dell'arricchito.
La povera - (ammirando i muri) Che belle diciture!
Primo povero - Chiacchiere! Gloria al Signore!
Secondo povero - (leggendo a sua volta) Sempre avanti! Venite a lui!
La povera - Ma si mangerà?
Primo povero - Come? Credi che siamo qui per ammirare il buffet?
La povera - L'Esercito della Salute ha il suo lato buono, no?
Primo povero - D'inverno... ma d'estate non bisogna venirmi a cercare qui.
Secondo povero - Lo credo io!
Primo povero - D'estate ci vuole il Bois! Il terreno è morbido. Io vado a russare in un cespuglio dietro Armenonville.
Babbo La Tronche - (sussultando) Dove?
Primo povero - Dietro Armenonville.
Babbo La Tronche - Curiosa!
Primo povero - Perché?
Babbo La Tronche - Siamo vicini! Io schiaccio il sonnellino dietro la cascata!
Secondo povero - Non è umido il posto?
Babbo La Tronche - No. Secco.
Primo povero - (pensando) Io mi addormento al suono del saxofono... Mi credo un nababbo... Sento ridere le cocottes... cantare i negri... gemere l'armonica... E qualche volta mi giungono al naso delle ondate di Coty... che mi fanno sognare come quando ero ragazzo! (Pausa. S'intenerisce. Poi a Babbo La Tronche) Passami il sigaro... Ho delle voglie di lusso! Due minuti: poi lo finirai tu...
Secondo povero - Fa, fa pure... (durante questa scena altri poveri sono entrati e siedono sui banchi. Brusìo confuso. Il soldato salutista ad ogni sopraggiunto dà uno stampato. Né da anche ai quattro che sono giunti primi).
Povera - (leggendo lo stampato) Che significa?
Primo povero - Sai leggere?
Povera - Sì...
Primo povero - Ebbene, leggi!
Povera - (leggendo) O tu che vieni al mondo oggi — O tu che venisti al mondo la sera di Natale per curvarti su di noi — O Salvatore, noi t'amiamo! — O Tu pieno d'amore!
Pr. povero - Il Figlio di Dio!
Babbo La Tronche - Colui che ha detto: « Gli ultimi saranno i primi »!
Primo povero - I posti buoni allora sono per noi!
Povera - È perché mai ha detto questo?
Secondo povero - Forse... Ma una frase di questo genere dà alle volte delle speranze pazze...
Babbo La Tronche - Certo. Quando si pensa a se stessi, si finisce con l'essere soddisfatti...
Primo povero - Sono parole scritte per noi... Del resto colui che le ha pronunciate, Gesù Cristo, era uno dei nostri.
Povera - Era proprio così povero anche lui?
Primo povero - Se era povero? Peggio di noi, perché a quei tempi non c'erano neanche i giornali della sera da vendere.
Secondo povero - E poi viveva in mezzo agli ebrei! Pensa un po' quante ne doveva subire!
Primo povero - Ma era uno dei loro!
Secondo povero - (poco convinto) Dicono... Ma! (la porta della strada si apre, il salutista traballa ed Ettore compare ansante).
Ettore - (prendendo per le spalle il salutista) Oh! Vi domando scusa...
Salutista - (guardando fuori) Sei inseguito dalla polizia?
Ettore - (guardando la sala) Macché! Sono io che inseguo...
Salutista - Che vuoi?
Ettore - Dare un'occhiatina...
Salutista - L'ingresso è libero.
Ettore - (cercando del denaro) A quanto?
Salutista - La casa della Salvezza è aperta gratuitamente.
Ettore - Ah!
Salutista - (tendendogli lo stampato) Leggi e siedi.
Ettore - Ma...
Salutista - Sei povero, hai freddo, entra e leggi la grande notizia...
Ettore - Ecco... Leggerò la grande notizia...
Salutista - Dopo mangerai. Dopo canterai con i tuoi fratelli le lodi a Colui che sta per nascere.
Ettore - Gli è che... non ho molta voce.
Salutista - Non importa.
Ettore - Come vuoi. Non chiedo di meglio. Io son pronto a far qualunque cosa. Anche cantare... soltanto... (osserva la sala).
Salutista - (sospettoso) Forse non volevi venire qui?
Ettore - Cioè... Io cerco qualcuno... Qualcuno che m'è sfuggito, là, bruscamente, alla porta... Son saltato di macchina... scivolato... Caduto... Mi rialzo: più nessuno! Per dirvi il mio fondo di pensare, io vorrei proprio che non fosse lei...
Salutista - (vago) Ah, no?
Ettore - No, no... Non posso spiegarvi, ma tra poco quando avrete finito di fare il controllo...
Salutista - Va bene.
Ettore - Oh so anch'io che cosa significa stare alla porta! Sono controllore anch'io...
Salutista - Oh guarda!
Ettore - Sì... In un altro genere di spettacolo, naturalmente.
Salutista - E allora lasciami operare.
Ettore - Io siedo.. Oh, non rimango mica un pezzo. È già tardi ed io mi alzo presto. (Ettore siede ad un banco e istintivamente al contatto dei poveri si scosta. Osserva la sala).
Babbo La Tronche - (ad Ettore) Stai bene?
Ettore - Si. Grazie.
Babbo La Tronche - Io sono Babbo La Tronche. Mi conosci?
Ettore - Benissimo.
Babbo La Tronche - E allora dammi una sigaretta.
Ettore - Con piacere. (Tende il portasigarette al vecchio).
Babbo La Tronche - Eh, eh! Non le hai trovate sui marciapiedi queste, eh? Ti svaligio...
Ettore - Prego, prego.
Babbo La Tronche - Cerchi qualcuno? (Ettore accenna di sì) Imaco, per caso?
Ettore - Imaco?
Babbo La Tronche - Sì: l'uomo scheletro.
Ettore - No: è una donna.
Babbo La Tronche - Ah?!
Ettore - Sì: una ragazza.
Babbo La Tronche - Una ragazza? Che idea! Non c'è che antichità qui. Non è uno spettacolo. Non faccio per dire, ma a me, le donne che hanno passato la trentina mi fanno sudar freddo... E se ti dicessi che la Golosona... con me... tu forse non crederesti... scommetto!
Ettore - (occupato a scrutare la sala) Perché no?
Babbo La Tronche - Hai ragione. Puoi credermi. È stato nell'82. E ti giuro che era un amore... Un boccone da re. Ma tu non ascolti.
Ettore - Non faccio altro!
Babbo La Tronche - E un paio di gambe! Faceva paura vederla uscire con quelle gambe lì, per istrada! Io, a quei tempi, ero bruno. (Il discorso si perde: i poveri battono mani e piedi sempre più forte in cadenza. Il salutista ogni tanto grida: Silenzio!).
Voce - E smettila!
Voce - Ha lo stomaco pieno!
Salutista - Silenzio!
Voce - La minestra!
Voce - Per me una bistecca con patatine fritte!
Voce - (cantando)È nato il divino fanciullo Suonate oboe, suonate trombe...
Voce - Bravo il chierico!
Voce - (imitando il grido del cane schiacciato) Ahi! Ahi! Ahi! Applausi, risate, richiami, poi si fa silenzio d'un tratto: Clara è entrata dalla porta di sinistra. È vestita da Esercito della Salute e porta il cappellone nero. S'inchina, si dirige lentamente verso la cattedra, sale, guarda la sala e si fa il segno della croce. Qualche povero la imita. Il soldato è venuto a mettersi ai piedi della cattedra. Ettore che ha riconosciuto Clara s'è alzato. La guarda come un'apparizione, fa qualche passo per andare verso di lei, poi si appoggia invece alla parete).
Clara - (in cattedra) Vi abbiamo preparato nella sala accanto la cena di Natale. Tra pochi minuti, fratelli, mangerete a vostro agio. Ma prima del nutrimento corporale, è bene prendere degli alimenti spirituali, il nutrimento dell'anima... (Pausa) Amici miei, noi viviamo in questo momento il divino istante che vide nascere il Salvatore... Il sole di Cristo ci illumina! Illumina i nostri visi e la sua luce monda le nostre anime! Ma non dimenticate, fratelli, non dimenticate di lasciar entrare la luce di Cristo nelle anime vostre... Ogni mattina, ogni sera, inginocchiatevi cinque minuti- davanti a Lui, che nasce oggi per versare domani tutto il Suo sangue per voi... È laggiù il Bambino Gesù... lontan lontano... e come noi è debole e come noi è povero... (Pausa) Volete amici miei che tutti insieme ci raccogliamo? Chiudiamo gli occhi! (Essa chiude gli occhi) Ed ora pensiamo fortemente a Colui che sta per nascere... (Pausa) Non vedete voi al di là dei mari, al di là dei monti... la piccola luce che splende nella stalla... la paglia... Vedete la piccola luce?
Voce - Io non vedo niente!
Salutista - Silenzio!
Clara - Il cielo è d'argento, tanto son numerose le stelle... Più dolce è la terra... L'aria è satura di bontà... O amici miei, pensate all'istante ineffabile: a questo istante che avrebbe potuto non essere se Egli non avesse voluto sacrificarsi per la nostra salvezza... Capite voi, fratelli, quello che saremmo noi se Egli non si fosse sacrificato?
Altra voce - Oh, che barba!
Salutista - Silenzio!
Clara - Io non son niente... Come voi tutti, sono una creatura di Dio: è Lui che parla per bocca mia! Quando saremo in cielo e i beffatori saranno in inferno, avranno un bell'implorare, piangere, gemere, gridare: saranno tra le braccia dei diavoli... E noi, quanti siamo qui, di tra le braccia di Dio, li guarderemo...
Vagabondo - Se intanto mettessimo qualcosa sotto i denti?
Salutista - Silenzio!
Clara - (fissando il monello) Coloro che turberanno l'acqua dove s'abbevera l'agnello del Signore saranno puniti!
Ettore - (alzandosi) Brava! Benissimo! Brava!
Vagabondo - (guardando Ettore) Che c'entri tu?
Ettore - Io dico « benissimo»!
Vagabondo - (indicando Clara) Non siamo mica qui per sorbet-tarci le sue filastrocche.
Clara - (rivolgendosi al vagabondo) Una sera proprio qui, un uomo come te, o fratello, mi ha interrotta e colpita... Allora, con dolcezza, io gli ho parlato della salvezza... Rideva, bestemmiava... Mi ha sputato in faccia. Io gli ho reso bene per male. Gli ho chiesto se si ricordava della sua infanzia.... Ed ha taciuto. Gli ho chiesto quali fossero le buone ragioni che gli proibivano di credere, ed ha taciuto abbassando la testa... Gli dissi anche: « Dio ci ha tanto amati che ci ha dato il Figliuol Suo affinché coloro che credono non periscano ma abbiano vita eterna.... » Allora si mise a piangere, si curvò, s'inginocchiò e mi baciò la mano...
Vagabondo - La signora aveva fatto una conquista!
Voci - Ssst! Ssst! Qui si perde tempo! Lasciatela parlare!
Salutista - Silenzio! Silenzio!
Clara - E quell'uomo ora è sulla strada luminosa della salvezza!
Vagabondo - Alleluia!
Clara - Ma non ha detto: « Mi pentirò domani! ». Tra le braccia spalancate di Dio s'è pentito di colpo. Prima di conoscere Gesù non era niente, serviva il demonio, beveva, picchiava, e tutti lo credevano perduto per sempre...
Vagabondo - (alzandosi) Siamo venuti qui per mangiare! Che ci diano da mangiare!
Voce - Sì! Ha ragione!
Altra voce - Bisogna credere in Dio!
Altra voce - Che ci diano da mangiare prima!
Salutista - Silenzio! Ordine!
Ettore - (avvicinandosi al vagabondo) Silenzio!
Vagabondo - (ad Ettore) In quanto a te, ti cambio i connotati!
Ettore - (ostinato) Silenzio!
Vagabondo - Ed io ti dico che questa seccatrice ha parlato abbastanza! Alla porta! Fuori! (// frastuono è al colmo. Si discute dappertutto. Clara, fragile e splendente di misticismo, non si muove. Gli ordini del soldato non si sentono più. Poi, a corto dì argomenti, il Vagabondo si mette a lanciare tre violenti fischi. Allora Ettore si lancia su di lui).
Ettore - Basta così!
Vagabondo - Che pretendi?
Ettore - Che tu la smetta! (Tutti guardano i due: e torna il silenzio).
Vagabondo - È malato! È uno che lavora troppo col cervello!
Ettore - Sei un mascalzone e un vigliacco!
Vagabondo - Un altro toccato dalla Grazia!
Ettore - Non si manca di rispetto a una donna!
Vagabondo - E se io ti dessi una pedata nel di dietro?
Ettore - E io ti dò uno schiaffo... (Ettore si slancia sul vagabondo. I due si abbrancano, ma altri si precipitano a separarli, mentre il soldato, aprendo la porta di sinistra urla:)
Salutista - La cena è servita! La cena è in tavola! (Non occorre altro e tutti i poveri, compreso il vagabondo, si precipitano nella sala da pranzo. Ettore, come trasfigurato, non si muove. La sala ora è evacuata. Rimane la sola Clara alla cattedra ed Ettore che le volta le spalle, in mezzo alla sala. Lunga pausa, poi Clara scende dì cattedra e si accosta lentamente ad Ettore).
Clara - (con dolcezza) Non andate con i vostri fratelli?
Ettore - No...
Clara - Non avete fame?
Ettore - No... (Lunga pausa).
Clara - Perché siete venuto?
Ettore - Ma...
Clara - Bisognava lasciare quell'uomo...
Ettore - Come lasciarlo? Vi insultava!
Clara - Anche Cristo fu insultato!
Ettore - Cristo, Cristo! Intanto era un uomo!
Clara - Io non sono una donna.
Ettore - So che siete una ragazza. (Pausa).
Clara - Andate a ristorarvi con i vostri fratelli...
Ettore - Grazie. Siete molto buona.
Clara - Non avete fame?
Ettore - Ho già pranzato.
Clara - Andate a raggiungerli lo stesso: canterete con l'oro!
Ettore - Sentite... Io non sono venuto qui né per mangiare — non ho fame — né per can tare — non ho voce.
Clara - Che cosa siete venuto a fare? (pausa).
Ettore - Per rivedervi,., senza cappello...
Clara - Come?
Ettore - Vorrei... Mi troverete curioso... strano... Vorrei che vi toglieste il cappello...
Clara - Mi fate paura.
Ettore - Non temete nulla: non sono cattivo... Toglietevi il cappello e vi confesserò tutto.
Clara - Bisogna che vi calmiate. Forse avete preso freddo e avete la febbre...
Ettore - No... Non ho febbre, In ogni modo, se l'ho, non è per aver preso freddo. Ho bisogno di vedervi senza cappello.
Clara - È un'idea fissa?
Ettore - È fissata in me, sì. (Pausa) Come un'elemosina, signorina, vi supplico di togliervi il cappello. È la mia ultima speranza...
Clara - Va bene...
Ettore - Ve lo togliete?
Clara - Dopo starete buono?
Ett. - Sarò buono e soddisfatto.
Clara - (togliendosi il cappello) Ecco. (Ettore indietreggia e la guarda con gli occhi sbarrati. Essa si rimette il cappello) Contente ora?
Ettore - Sì, sì.... Molto contento... (Pausa) Vi ringrazio... d'aver voluto togliervi il cappello... Non ci si immagina quanta felicità o disgrazia può nascondere un semplice cappellino! Non ci si immagina. Ora me ne vado, signorina, e chiedo scusa... (si avvia, camminando all'indietro).
Clara - (stupita, non comprende) Come? Ed è tutto?
Ettore - Sì. È tutto... Volevo soltanto rivedervi...
Clara - M'avevate già vista?
Ettore - (fermandosi) Ah, sì, signorina! Molte volte...
Clara - Dove?
Ettore - In istrada...
Clara - Tutti possono vedermi.
Ettore - Non con i miei occhi.
Clara - Non capisco quel che volete dire...
Ettore - (d'un fiato) Son quindici giorni che vi seguo, signorina, quindici giorni che cammino passo a passo con voi senza che voi sospettiate la mia presenza...
Clara - Mi seguite? Ettore - Rispettosamente... Voi partite dal Boulevard Male-sherbes 460 ogni mattina alle 7...
Clara - (stupita) È vero.
Ettore - (che non pensa più ad andarsene). È un po' presto per me che vado a letto tardi. Ma vi seguo lo stesso. Andate a piedi. Lo preferisco. Venite qui. Poi sono costretto'a lasciarvi. Non vi rivedo che l'indomani mattina, boulevard Malesherbes, alle 7... E questo da quindici mattine.
Clara - Sono sbalordita.
Ettore - Ora sapete tutto.
Clara - (con dolcezza) Amico mio, volete dirmi quel che significa tutto ciò?
Ettore - Come? Non capite?
Clara - Perché mi seguite?
Ettore - Io vi amo...
Clara - Voi...
Ettore - Sì.
Clara - (volta il capo poi, lentamente con molta bontà nella voce) È molto gentile... Soltanto non bisogna amare così a casaccio...
Ettore - Se credete che io possa farci qualcosa! Vi ho incontrata una mattina, vi ho seguita istintivamente... come si segue... Non so: a me non era capitato mai. Ma ero spinto mio malgrado... Volevo fermarmi, tornare indietro, scappare, e non potevo... Andavo, andavo, dietro di voi, ed ero felice, molto felice... Dopo, passo le notti ad aspettare la mattina, le mie belle mattine, come le chiamo io... (pausa) fi tutto. Vi chiedo scusa.
Clara - (dolcemente, con un sorriso di compassione) Suvvia... È il Signore che voi amate in me.
Ettore - Vi giuro di no.
Clara - Ma sì.
Ettore - È cosi poco vero che, poco fa, quando parlavate a quei disgraziati, invece dì amare il Signore in voi, è voi che amavo nel Signore... Eravate bella come è vietato di esserlo!
Clara - (con pudore) Andiamo! Calmatevi!
Ettore - Credetelo: c'è voluto un avvenimento straordinario perché mi decidessi a dirvelo... Ora so quel che mi aspetta...
Clara - Siete già venuto qui?
Ettore - Mai.
Clara - Perché?
Ettore - Non è luogo per me.
Clara - E stasera siete venuto perché è Natale?
Ettore - Sono venuto per aver la prova... che voi e l'altra eravate la stessa...
Clara - Quale altra?
Ettore - Quella delle mie belle mattinate!
Clara - Non capisco...
Ettore - Non mi stupisce. Ma più tardi, quando mi conoscerete meglio, vi spiegherò...
Clara - Ma chi siete voi?
Ettore - Un uomo che vi ama.
Clara - Non è un'identità.
Ettore - È la più bella!
Clara - Bisogna che vi liberiate da questa ossessione che non può servire a niente.
Ettore - Ho provato... Non ci. sono riuscito...
Clara - È molto seccante...
Ettore - Niente affatto: perché da un mese, da quando essa è in me, io sono un altro uomo!
Clara - È seccante per me!
Ettore - E perché?
Clara - Ma perché mi spiace dare del dolore!
Ett. - Volete darmi un dolore?
Clara - È impossibile che mi amiate.
Ett. - (fatalista) Troppo tardi...
Clara - Ma io non voglio.
Ettore - Se ci mettete della cattiva volontà.
Clara - Voi siete pazzo...
Ettore - Avrò pazienza...
Clara - Inutile...
Ettore - Non vi piaccio?
Clara - Non si tratta di questo.
Ettore - Di che si tratta?
Clara - Bisogna che ve ne andiate.
Ettore - Allora... mi scacciate?
Clara - Non vi scaccio. Ma non posso discutere con voi.
Ettore - (disperato) Va bene.
Clara - Bisogna che comprendiate che non sono una donna.
Ettore - Facile a comprendere!
Clara - Andatevene!
Ettore - Sì... Sì...
Clara - Andatevene cortesemente senza voltarvi...
Ett. - (con pena) Ho capito...
Clara - Vi ringrazio.
Ettore - (schiantato e dolorosamente umano) Non c'è di che... Me ne vado. Sappiate che ne ero certo. Non ho fortuna. Sono stato troppo curioso... Avrei dovuto rimanere con la mia speranza, col sogno che metteva un po' di gioia nella mia vita, con quel « no » futuro che ero deciso a rinviare sempre all'indomani... Che volete? Scusatemi, signorina! È finita! Non andrò più ad aspettarvi sul Boulevard Malesherbes, la mattina alle 7... Non vedrò più la vostra figuretta filare nelle mattinate grigie... Non mi vedrete più... (fa qualche passo indietro) Me ne... vado, me ne vado cortesemente, senza voltarmi, e vi domando scusa... (si ferma e poi con un po' di collera nella voce) Non volevo mettere le scarpe sotto la cappa del camino: le ho messe. Ecco quel che mi è capitato! Le riprendo: dentro non c'è niente, niente... Sono un po' più consumate, ecco tutto.... (Pausa, poi andandosene indietreggiando) Vi dico arrivederci, signorina... Vi auguro buonanotte... Un'ottima notte di Natale...
Clara - Andate per la vostra strada...
Ettore - (amaro) Bella, la mia strada...
Clara - Riflettete...
Ettore - Grazie.
Clara - Pensate al Signore...
Ett. - Penserò in ispecie a voi...
Clara - Non bisogna...
Ettore - (sordamente) Già: non bisogna... Non bisogna nemmeno che i bambini poveri ammirino i giocattoli di lusso... Vi sono delle esistenze, signorina, che sono fatte tutte di queste due parole: non bisogna...
Clara - Abbiate fiducia.
Ettore - Non bisogna avere troppa fiducia.
Clara - Ma sì! Se la vita non vi è propizia in questo momento, abbiate pazienza...
Ettore - Siete molto buona...
Clara - (accompagnandolo alla porta) Un giorno verrà la felicità anche nella vostra vita... Troverete da lavorare... Troverete una compagna... La sposerete... Fonderete una famiglia... e sarete felice.
Ett. - Non si tratta di questo...
Clara - Ma sì!
Ettore - (raddrizzandosi) Io non sono un miserabile...
Clara - Non ho mai pensato che foste un miserabile.
Ettore - (fiero) Ah, credevo!
Clara - Si può essere poveri, e non essere miserabili!
Ettore - (in collera, tornando sul davanti) Come? Come? Intanto io non sono povero, signorina: poi non ho fame, e se muoio di qualcosa è di troppo calore! (apre il soprabito e Clara stupita vede ch'egli è in frak).
Ettore - (guardandosi) Già... sì, sono in frak...
Clara - Ma è spaventoso!
Ettore - (scusandosi quasi) Sono in frak tutte le sere...
Clara - Tutte le sere in frak?
Ettore - Ahimé, mio malgrado, ve lo garantisco...
Clara - Vi chiedo scusa...
Ettore - (stupito) Voi... mi chiedete scusa?
Clara - Allora non siete...?
Ettore - Chi?
Clara - Ma... credevo...
Ettore - Che mai?
Clara - Oh, è troppo sciocco!
Ettore - (che capisce) Mi avevate preso per uno straccione?
Clara - Non me lo perdonerete mai...
Ettore - Diamine! Perché sono in frak... Ma andiamo! Sono felice anzi... Figuratevi! Stavo per andarmene per un equivoco! Mentre ora.... (aprendo più larga-niente ancora il soprabito) Come, se sono in frak! Ma lo credo io! Tutte le sere in frak! Guardate!
Clara - Dio! Sono confusa!
Ettore - Sono io che mi scuso di... di non avere specificato di essere in abito da sera...
Clara - Ed io non badavo...
Ettore - Evidentemente.
Clara - Qui, in questo ambiente, siamo così poco abituati... Capisco ora perché volevate far tacere quel vagabondo...
Ettore - Ero sconvolto...
Clara - Avete avuto le reazioni dell'uomo di mondo!
Ettore - (modesto) Dell'uomo di mondo. Non esageriamo! (gesto)
Clara - Non protestate! E’ stato cavalleresco!
Ettore - Sapeste che gioia provo! È la prima volta che mi sento felice in frak! (pausa).
Clara - (fissandolo) Com'è strano!
Ettore - Che cosa?
Clara - (mondana) Ho d'un tratto la sensazione che il vostro viso non mi sia sconosciuto...
Ettore - (lusingato) Forse...
Clara - Non vi ho incontrato già?
Ettore - (misterioso) Eh...
Clara - Come?
Ettore - (raggiante) Un'ora fa!
Clara - Un'ora fa? Ma ero a teatro!
Ettore - Anch'io.
Clara - Allo stesso teatro?
Ettore - Allo stesso!
Clara - (che cerca nei ricordi) Aspettate...
Ettore - (pazzo di gioia) Cercate bene!
Clara - Sento che sto per trovare...
Ettore - Fuoco, fuoco...
Clara - In un palco a sinistra...
Ettore - (raffreddato) Come dite? In un... palco....?
Clara - Eravate nel terzo o quarto palco, con due signori in frak e una signora di una certa età... Vostra madre forse...
Ettore - (che ha paura) Cioè...
Clara - La madre di uno dei vostri amici?
Ettore - (vile) Come volete...
Clara - Non cessavate del dirigere il binocolo verso di me!
Ettore - (sempre più vile) Sì... Già Il binocolo... Evidente mente.... Il binocolo...
Clara - Com'è piccolo il mondo!
Ettore - Diamine!
Clara - E siete uscito con me?
Ettore - Dietro a voi...
Clara - Non riuscivo più a trovare la macchina...
Ettore - Con quell'affollamento di vetture!
Clara - L'inserviente chiamava...
Ettore - Francesco, l'Hispano!
Clara - Che memoria!
Ettore - (prendendo maggior disinvoltura) I nostri nonni dicevano: « La prima volta che vi ho vista avevate un vestito azzurro, un cappello azzurro, un ombrello azzurro...». E noi: «Avevate una venti cavalli, guida interna, autista negro e freni idraulici ».
Clara - Come avete fatto per seguirmi?
Ettore - Oh, questa poi... tutta una storia!
Clara - Con tutta quella gente!
Ettore - Sarebbe troppo lungo a spiegarvi...
Clara - Avevo paura d'essere in ritardo; ho raccomandato al mio uomo di correre.
Ettore - Ne so qualcosa io! La vostra macchina slittava...
Clara - (sedendo sulla panca mentre Ettore siede all'altro capo) Non vi chiedo se andate in società.
Ettore - Superfluo.
Clara - Tutte le sere?
Ettore - Eh sì... Quasi...
Clara - E da chi andate?
Ettore - Oh sapete, io sono un po' mutevole... Un po' qui, un po' là... Oggi da X domani da Y Non so dire di no...
Clara - (civetta) Ma sono certa che avete delle preferenze...
Ettore - Già, mi capita d'andare più spesso qui che là... Ma come dirvi? Dipende dai giorni! (balbetta) Per forza no? Contentare tutti... Non essere scortese... È un mestiere avvilente!
Clara - A chi lo dite?
Ettore - Come? Anche voi... non amate la società?
Clara - Ci vado il meno possibile!
Ettore - No?!
Clara - (ridendo) Sì.
Ettore - Non lo dite per farmi piacere?
Clara - Ma no.
Ettore - (rapito) Vi adoro!
Clara - (dignitosa) Oh!
Ettore - (conservando il proprio vantaggio) Ma sì, ma sì! Ora bisogna che vi dica la verità: non ci metto mai piede!
Clara - A questo punto!
Ettore - Al punto che se vi saltasse il ticchio di farmi delle domande sulle persone della società, sarei incapace di rispondervi... Non le conosco. Non conosco nessuno. E non ci tengo a conoscerle. Ve lo giuro! Su questo capitolo vi garantisco che non ci sarà nessuna difficoltà per intenderci. La società? Oh là là!
Clara - (maligna) Ma poco fa non eravate a teatro in compagnia...
Ettore - (cercando) Ah sì... Sapete... Il Console di Lestpnia a Parigi con... suo nipote e sua sorella... Sorella e nipote...
Clara - Amici?
Ettore - Il nipote è un amico mio d'infanzia.
Clara - Ah!
Ettore - Sì, ci siamo conosciuti da piccini. Proprio piccini...
Clara - Compagni di scuola?
Ettore - (balbettando) Ecco... Compagni di scuola... Egli studiava... come dire? medicina... ed io... come dire...
Clara - (soccorrendolo) Legge?
Ettore - Ecco: avete indovinato! Legge.
Clara - Come tutti.
Ettore - Già: come tutti.
Clara - (di colpo) Ma voi siete decorato!
Ettore - (distratto) Come tutti... (correggendosi) Scusate... Infatti sono decorato... Varie volte!
Clara - (stupita) Varie volte!
Ettore - (mettendo in mostra quel che può) Ho tutte le decorazioni. Non me n'è sfuggita nessuna!
Cara - Ma siete un eroe!
Ettore - Già: ci chiamano così.
Clara - E dove le avete avute?
Ettore - Un po' dappertutto. Durante ì combattimenti. Dal mar del Nord ai Vosgi. Questa, 1916, Verdun... Fleury davanti a Douaumont... Ero negli zuavi...
Clara - Com'è appassionante!
Ettore - Confesso infatti che non c'è male!
Clara - Ferito?
Ettore - Dai piedi alla testa!
Clara - (nascondendo il viso) Ohi
Ettore - Gas, granate e colpì di baionetta! A scelta!
Clara - Mio Dio!
Ettore - Questione d'abitudine!
Clara - Che cosa orribile!
Ettore - Il mio corpo è un campo di battaglia, dopo la battaglia!
Clara - Tacete!
Ettore - (cominciando a rimboccare i pantaloni) Guardate, guardate!
Clara - (spaventata) No!
Ettore - Come volete!
Clara - Preferisco non vedere! (pausa) Mi sarebbe piaciuto essere infermiera!
Ettore - Evidentemente eravate troppo giovane!
Clara - Ahimé!
Ettore - Altrimenti, è vero?, avrei potuto incontrarvi...
Clara - Durante la guerra ero a Perpignan.
Ettore - Perpignan! Oh, guarda! Io non sono mai andato così lontano... (Dalla starna accanto 'si ode venire una specie di canto liturgico) Che è?
Clara - (tornando mistica) Cantano.. .
Ettore - I... poveri?
Clara - Sì. Quelli che erano così cinici poco fa.
Ettore - Avevano fame. Ora hanno mangiato. (Il canto aumenta, diventa polente. Clara ed Ettore ascoltano, in raccoglimento; poi Clara accompagna il canto. Essa canta piano, gli occhi assorti, trasfigurata, ed Ettore la guarda, stupito. Alla fine il canto si spegne pian piano).
Clara - Non vi hanno consegnato all'ingresso uno stampato con i nostri salmi?
Ettore - Sì. Il soldato mi ha. detto di leggere la grande notizia.
Clara - E dov'è?
Ettore - (frugandosi) Lo stampato? Aspettate... Veramente...
Clara - Non importa. Vado a cercarne un altro e canteremo insieme.
Ettore - Siete adorabile.
Clara - Torno subito.
Ettore - Nessuna paura: vi aspetto. Del rèsto non ho fretta! Ho tutta la notte! Tutta la notte... (Clara sparisce dalla porta di sinistra. Ettore, rimasto solo, appare raggiante. Canticchia, mette in ordine il proprio abbigliamento, spazzola i pantaloni, apre il soprabito, si toglie la sciarpa. Poi la porla dì sinistra si apre ed il salutista si dirige verso la porta che dà sulla strada. Scorge Ettore in frak, lo guarda, stupito).
Salutista - Volete qualcosa?
Ettore - (sempre scoppiettante di gioia) No... No... Proprio niente. Grazie.
Sal. - Aspettate qualcuno?
Ettore - La tenentessa.
Salutista - La tenentessa?
Ettore - Torna subito. Mi ha detto di aspettarla. È andata a cercare lo stampato.
Salutista - (stupito) Lo stampato?
Ettore - Sì... Insomma le canzoni... I cantici... Dobbiamo cantare con lei. Canteremo.
Salutista - Non capisco.
Ettore - Non importa.
Salutista - Voi fate parte probabilmente della sua famiglia?
Ett. - Ecco! Avete trovato! Della famiglia... o quasi!
Sal. - In questo caso chiedo scusa di essere stato indiscreto!
Ettore - Per carità! (si precipita verso di lui, le mani tese, e si stringono le mani. Il salutista esce. Pausa. La porta di sinistra si apre di nuovo e Babbo La Tronche venendo dalla sala dei poveri si dirige lentamente verso l'uscita) Allora, Babbo La Tronche, andiamo via?
Babbo La Tronche - Eh sì, figlio mio! Buona notte!
Ettore - Non cantate voi?
Babbo La Tronche - Non mi è mai piaciuto cantare dopo mangiato.
Ettore - Prudenza!
Babbo La Tronche - E poi... per cantare bisogna essere allegri. E che la vita valga la pena d'essere messa in rima...
Ettore - Via, via! Come siete pessimista dopo mangiato!
B. La Tronche - Io son vecchio!
Ett. - Questo non prova niente!
B. La Tronche - Prova che quando avrai la mia età anche il tuo ottimismo si sarà consumato!
Ettore - Non bisogna disperare, nonno!
Babbo La Tronche - Ho 76 anni... Tra poco sarò maggiorenne per la quarta volta...
Ettore - È molto bello! Bisogna sperare!
Babbo La Tronche - In che?
Ettore - Ma... in tutto! Il Messia è nato da cinque minuti: la vita ora è più bella!
Babbo La Tronche - Non mi prendere in giro, ragazzo. T'ho detto che ho 76 anni il che significa che ho già inteso 76 volte dire che il Messia era nato. E perché vuoi che la 76ma volta sia meglio della 75'ma?
Ettore - Vedrete, nonno, che una mattina sarete sbalordito di essere felice!
Babbo La Tronche - Non dire sciocchezze...
Ettore - Tutti son felici, presto o tardi! La felicità ci capita addosso senza preavvisi. Uno è in frak, non se l'aspetta, è sconvolto e poi ecco fatto e ci si abitua... Io ve lo dico perché lo so...
Babbo La Tronche - Sei felice dunque tu?
Ettore - Sono pieno di gioia...
B. La Tronche - Da poco allora.
Ettore - Da poco! Ero come voi, vedete! Non credevo più a niente! E poi, di colpo, bum, bum! La felicità qui, ai miei piedi. Non ho avuto che da curvarmi per raccoglierla. La felicità? A piene mani l'ho afferrata! E non mi scapperà!
Babbo La Tronche - Allora va a cantare con gli altri, se sei tanto felice!
Ett. - È quel che sto per fare!
Babbo La Tronche - (tendendo la mano) Niente per me?
Ettore - Quello che vuoi! (sì fruga in tasca e getta al vecchio dei biglietti da 5 e da 10) To'! E questi anche! È il Messia che vi dà tutto ciò! Su, nonno, apri le mani, aprile! Quando non ce n'è più, ce n'è ancora!
Babbo La Tronche - Non ti vorrai rovinare, eh?
Ettore - Impossibile! Sono troppo ricco!
Babbo La Tronche - Tu meriti d'essere felice!
Ettore - Lo sono!
Babbo La Tronche - Chi sei tu con esattezza?
Ettore - Colui che non credeva più! Che non sperava più!
Babbo La Tronche - (andandosene) Bello... Molto bello... (Si ferma, pensa, poi si volta) È curioso... Mi par d'avere quasi voglia di cantare...
Ettore - Bravo, nonno!
Babbo La Tronche - (dirigendosi verso la sala dei poveri) Sì, mi sento voglia di miagolare anch'io... Hai ragione... Bisogna sperare, bisogna.
Ettore - Tutti devono essere felici, è inevitabile!
Babbo La Tronche - (varcando la soglia) È inevitabile... Bisogna sperare... Bisogna sperare... (Ettore lo guarda sparire).
Clara - (rientrando) Anche il vagabondo s'è pentito. È venuto ad occhi bassi a chiedermi scusa.
Ettore - Fate dei miracoli!
Clara - E quel vecchio che se n'andava borbottando...
Ettore - Babbo La Tronche, già. È tornato indietro!
Clara - Ci ha pensato, è tornato ed ora canterà con gli altri le lodi al Bambin Gesù.
Ettore - (fingendosi sorpreso) Possibile?
Clara - Salvato!
Ettore - Che trasformazione!
Clara - Così, ogni giorno, riscattiamo delle anime..
Ettore - Siete una santa! Anch'io provo una salutare sensazione... Mi sento migliore... Uri profumo sconosciuto mi circonda... (Il soldato salutista entra).
Salutista - Il vostro autista chiede se deve aspettarvi...?
Clara - Ah, già! (pensa, poi, ad Ettore) Voi avete la vostra macchina, vero?
Ettore - La mia macchina? (correggendosi) Ah, certo... Ho la macchina...
Clara - Allora posso chiedervi — se potete aspettarmi — di riaccompagnarmi per favore?
Ettore - Ma sicuro! E sarà una gioia per me!
Clara - Chiedo scusa, ma c'è gente dai miei genitori. E m'han pregato di rimandare la vettura.
Ettore - È naturale, diamine!
Clara - (al Salutista) Dite a Francesco di andar pure a casa.
Salutista - Bene, tenentessa.
Clara - E che badino alla vettura del signore...
Salutista - (ad Ettore) Dov'è? (Ettore finge di non sentire).
Clara - (ad Ettore) Dov'è?
Ettore - Come? Ah! La mia macchina.... Ebbene è... Ma è lì, di fuori, come tutte le macchine, lungo il marciapiede.
Salutista - No.
Ettore - Come?
Salutista - C'è una sola macchina di fuori: quella della signorina.
Clara - Dove l'avete messa?
Ett. - Ma... dietro la vostra...
Clara - (al Salutista.) Non c'è più?
Salutista - No;
Ettore - (semplice) Oh guarda!
Clara - (al Salutista) Ne siete certo?
Salutista - Sì, signorina.
Clara - Ma una macchina non sparisce così...
Ettore - (approfittando dell'occasione) Non lo dite! È incredibile come le automobili spariscono da qualche tempo.
Clara - Allora ve l'hanno rubata!
Ettore - (calmissimo) Senza dubbio.
Clara - Ma è spaventoso!
Ettore - Ci sono abituato. Non mentisco se vi dico che è la quinta che mi rubano. Ho le carrozzerie troppo belle. Piacciono!
Clara - Ma bisogna andare a vedere!
Ettore - Sono assicurato.
Clara - Ma tutto ciò è seccante!
Ettore - Non pensiamoci più!
Clara - Volete che telefoniamo al Commissariato?
Ettore - Oh, a quest'ora, sapete... il commissario è al veglione...
Clara - (al Salutista) Allora dite a Francesco che aspetti...
Salutista - Benissimo... (esce).
Clara - Ma in che epoca viviamo!
Ettore - È un fatto che...
Clara - Rubare le automobili!
Ettore - Se non ci fossero le assicurazioni, bisognerebbe inventarle...
Clara - Sono proprio spiaceli te...
Ettore - Per carità!
Clara - Vi riaccompagnerò io..
Ettore - Troppo buona.
Clara - Abitate al centro?
Ettore - Pare Monceau.
Clara - Vicino a me!
Ettore - Già! (il canto dei poveri riprende: debole, in sordina, come se venisse dì lontano).
Clara - Cantano...
Ettore - (ascoltando) Cantano di nuovo...
Clara - (dandogli lo stampato) Ecco i cantici...
Ettore - Ah, già! I cantici...
Clara - Cantano questo... U-dite?
Ettore - Sì, sì...
Clara - Queste voci ingenue...
Ettore - Le più belle!
Clara - Sincere, salgono a Dio!
Ettore - In linea diretta!
Clara - (a mezzavoce) Cantiamo anche noi...
Ettore - Cantiamo... (Il canto cresce e Clara canta. Ettore la guarda, poi legge sullo stampato In parole del cantico. Clara gli indica dove sono. Allora anche Ettore canta. Canta timidamente, goffamente. Regola la propria voce su quella di Clara. Poi le prende la mano. Essa lascia fare, come assente. Allora Ettore non canta più. Depone le labbra sulla manina e ve le lascia. Clara non sì muove).
Fine del secondo atto
ATTO TERZO
L'ufficio della Tenentessa. al Quartier Generate dell'Esercito della Salute a Parigi. Due porte: una a sinistra, l'altra in fondo; a destra il telefono. All'alzarsi del sipario il Salutista è solo in scena: poi entra Miss Bloomfield.
Bloomfield - Good bye...
Salutista - Perché «good bye» e non buon giorno? Forse che vi farebbe schifo parlare la nostra lingua?
Bloomfield - Dovete avere una malattia di fegato, voi!
Salutista - Sapete chi ha inventato la cattiveria? Voi!
Bloomfield - Oh!!
Salutista - Yes! La cattiveria è stata inventata da una vecchia zitella brutta! (Miss Bloomfield sobbalza: non sa che rispondere, si dirige verso la " porta di sinistra, poi cambia idea).
Bloomfield - Sapete chi ha inventato la stupidità? Voi!
Salutista - Io?
Bloomfield - Yes! La stupidità è stata inventata da un idiota ridicolo che aveva i capelli rossi! Good bye! (Miss Bloomfield vendicata esce).
Clara - (al Salutista) Sapete se il caporale Ettore sia venuto?
Salutista - Non ancora, signora tenentessa! Egli non dà segno di vita che alle cinque.
Clara - Sarà in divisa oggi?
Salutista - Sì, signora tenentessa. E questa volta si spera che la tunica gli vada bene.
Clara - Vi son occorsi quattro giorni allora per vestirlo?
Salutista - Esattamente!
Clara - Tuttavia il caporale Ettore non è deforme!
Salutista - No.... È elegante!
Clara - Ah!
Salutista - Il corpo d'un uomo elegante è fatto in maniera che non sopporta la mediocrità d'un cattivo taglio.
Clara - Immagino che le spese di questa divisa gli saranno state addebitate.
Salutista - 11 caporale Ettore è ricco, tenentessa: e pagherà con gioia il conto.
Clara - Ha firmato gli impegni di rinuncia?
Salutista - Senza esitare.
Clara - Ha firmato spontaneamente?
Salutista - Di libera e spontanea volontà.
Clara - Gli è stato detto che l'amor di Cristo, morto per salvarlo, richiede da lui la consacrazione di tutta la vita al suo servizio, per la salvezza del mondo intero?
Salutista - Gli è stato letto il formulario!
Clara - Ed ha accettato tutte le rinunce?
Salutista - Tutte.
Clara - Sta bene: grazie. (Pausa) Ora il rapporto.
Salutista - Pronti, tenentessa.(Il Salutista sì dirige verso la porta di sinistra: la apre e fa entrare miss Bloomfield che si mette davanti alla scrivania di Clara).
Clara - La lettura del rapporto, miss Bloomfield!
Bloomfield - (leggendo il rapporto) La nuova raccolta dei Cantici, è apparsa dopo lungo ritardo dovuto a difficoltà di ordine tecnico. Tutti, l'accoglieranno con entusiasmo e riconoscenza. Il commissario, assistito dal comandante di divisione, ha avuto un magnifico combattimento a Cherbourg. Quindici anime han fatto professione di fede a Gesù durante le tre riunioni!
Salutista - Alleluia!
Bloomfield - Ieri, nei ristoranti e caffè, ho venduto per 175 franchi di « Sempre Avanti! ».
Clara - Complimenti miss Bloomfield! (Miss Bloomfield guarda ironicamente il Salutista che flemmatico alza le spalle).
Salutista - Ieri sera ho trovato un ubriaco... L'ho seguito, s'è fermato ed allora gli ho dato la mia Bibbia.
Bloom. - Non la leggerà mai.
Salutista - Perché mai?
Bloomfield - Perché deve averla già venduta per bere.
Clara - Allora la leggerà quello che glie l'ha comperata.
Salutista - (beffardo a miss Bloomfield) II mio scopo sarà stato. comunque raggiunto!
Bloomfield - Ma l'ubriacone continuerà a bere!
Salutista - Noè è stato un gran patriarca!
Clara - Non discutiamo. Voi siete i soldati del più bell'esercito: quello che non distrugge ma edifica. Esso è unico. Per virtù della vostra devozione molte lagrime saranno asciugate, molti cuori rafforzati, molte vite trasformate... ed il Regno di Dio avrà molti adepti di più! Ed ora sempre avanti! Per fare sempre di più e sempre meglio (essa rimane sola: i due escono ripetendo: «sempre avanti». Clara stacca il ricevitore) Pronti? Il vecchio è sempre lì? Allora fatelo salire! Sì: ho preso una decisione per lui! (essa riappende: si mette a lavorare alla scrivania. Poi il vecchio entra. $: Babbo La Tronche del secondo atto. Si toglie il cappello e s'inchina) Da otto giorni voi dormite al ricovero Bramwell, no?
Babbo La Tronche - Da otto giorni sì... E ci dormo come non avevo dormito mai. Al caldo!
Clara - E durante il giorno che fate?
Babbo La Tronche - Un po' di tutto... Vendo dei giornali... Faccio quel che posso!
Clara - Allora non avete più famiglia?
Babbo La Tronche - Niente! Scomparsa come per magia!
Clara - Siete sempre , stato onesto?
Babbo La Tronche - Quando si è poveri, è difficile non essere onesti. La disonestà ha bisogno di un po' di capitali.
Clara - Mai stato in prigione?
Babbo La Tronche - Commissariato ed ospedale, sì: ma basta. D'inverno in guardina c'è la stufa accesa... D'estate negli o-spedali ci sono i giardini in fiore!
Clara - Volete lavorare?
Babbo La Tronche - Non chiedo di meglio... Ma sono vecchio e nessuno mi vuole.
Clara - Vi metteremo al ricovero Bramwell.
Babbo La Tronche - Dove dormo? E dove fa tanto caldo?
Clara - Terrete in ordine il ricovero.
Babbo La Tronche - Magari!
Clara - Avrete da dormire, da mangiare e vi si daranno dei vestiti decenti.
Babbo La Tronche - Ma che succede? Che ho fatto al buon Dio perché sia tanto generoso con me? Ah, signorina della Salute, è troppo bello!
Clara - (avvicinandosi al vecchio) Non bisogna piangere!
Babbo La Tronche - Oh sì che bisogna piangere! Ma bene. Non sapevo più piangere... Credevo che i miei occhi fossero troppo vecchi per avere ancora delle lagrime... Credevo che la mia riserva di lagrime fosse consumata... Piango... Allora non sono poi vecchio come credevo! Signorina, voglio dirvi una cosa... Alla mia età delle gioie simili possono uccidere!
Clara - Andiamo! Andiamo! Forza!
Babbo La Tronche - Nessuna paura, resisto... Non sarà proprio al momento che trovo finalmente un posto, che mi lascio andare... No, no! (si raddrizza).
Clara - Ecco... Ora è finito! Eccovi felice!
Babbo La Tronche - È finita! Sono felice! Felice per davvero... Ma piango lo stesso, piango insieme la fine della mia miseria e il principio della mia gioia...
Clara - Discendete all'ufficio: e si occuperanno immediatamente di voi!
Babbo La Tronche - È il più bel giorno della mia vita... Il più bel giorno della mia porca vita... Arrivederci, signorina, e grazie... Ah sì: grazie! (il vecchio va fin sulla porta: si ferma e poi) Vorrei stringervi la mano, signorina! (Clara si avvicina, gli tende cortesemente la mano, il vecchio si curva per baciarla, ma Clara la ritira, si curva a sua volta e bacia il vecchio in fronte. Il vecchio esce e Clara siede davanti alla scrivania. In questo momento sì sente l'organo: poi miss Bloomfield entra).
Clara - Perché si suona l'organo a quest'ora, miss Bldbmfield?
Bloomfield - È la brigadiera Hoffmarni, tenentessa, che ripete il nuovo cantico della marescialla! (tutte e due ascoltano religiosamente. Lunga pausa).
Clara - Non vi pare che quest'aria sia troppo gaia?
Bloomfield - Conosco le parole del cantico: sono d'una tristezza feroce. (Lentamente l'organo muore).
Clara - (dettando) Continuiamo... Per l'asilo di Maternità 500 franchi. Contessa di Barbezieux, Bordeaux... Signorina Yvonne Cheret... (pausa) Sapete se il caporale Ettore sia venuto?
Bloomfield - Il caporale Ettore non è ancora arrivato.
Clara - (riprendendo a dettare con ira) Continuiamo! Per la Casa dei Poveri di San Dionigi 1000 franchi... Abraham Jacob, 215, rue des Rosiers. Che ora è?
Bloom. - Le cinque e dieci...
Clara - (con maggior forza)Per l'esercito di Cristo e in memoria del mio adorato figliolo 1500 franchi, baronessa di Jusseaume, Pau...
Bloomfield - La signora tenentessa detta troppo in fretta... ;
Clara - (facendo uno sforzo per calmarsi) Ricomincio...
Bloomfield - Ho battuto: baronessa di Jusseaume, Pau...
Clara - Per l'Asilo delle Madri abbandonate, 500 franchi... (// telefono squilla. All'apparecchio) Pronti... Sì. Le reti metalliche? Ah già! Ho dato ordine di trasportarle nella sala Maria Maddalena! Sì: tutti e quindici... Del resto vengo io... Sì. (Riappende, si alza, poi a miss Bloomfield) Consegnerete una copia di questa lista in contabilità e ne lascerete una sulla mia scrivania!
Bloomfield - Benissimo!
Clara - (sulla soglia) Ah! Che il caporale Ettore mi aspetti. Devo vederlo. Che non se ne vada. (Esce. Miss Bloomfield batte ancora durante qualche secondo, riordina le carte, chiude la macchina ed esce da sinistra. La scena resta vuota. Pausa. Poi la porta di destra si apre ed Ettore mette dentro la testa, guarda, entra lentamente senza far rumore. È Vestito da soldato dell'Esercito della Salute. Aspetta. È commosso. Controlla la propria eleganza, mette il berretto, lo toglie, stende la giacca, ecc. Miss Bloomfield ricompare precipitosamente e depone sulla scrivania di Clara la copia dattilografata ch'essa aveva dimenticato di mettere. Essa entra senza vedere Ettore, poi fa per andarsene).
Ettore - (fermandola) Miss Bloomfield!
Bloom. - (sobbalzando) Ooooh!
Ettore - Sono io!
Bloomfield - Caporale Ettore!
Ettore - Buon giorno, miss.
Bloomfield - Come state?
Ettore - Well! (pausa) La tenentessa non ha chiesto di me, miss Bloomfield? Bloom. Oh sì: varie volte!
Ettore - Ah!
Bloomfield - Bisogna che. l'aspettiate.
Ettore - Va bene.
Bloomfield - (andandosene) Good bye!
Ettore - Ma come, miss Bloomfield, non mi dite niente? (essa lo guarda senza capire) Non mi trovate cambiato?
Bloomfield - (alzando l'occhialino) Ah già... Quella magnifi-i ca divisa!
Ettore - È la prima volta che la indosso, miss...
Bloomfield - Sublime!
Ettore - Come mi sta?
Bloomfield - Beautifoul!
Ettore - Insomma, non ho l'aria troppo ridicola?
Bloomfield - Oh! Voi è molto sacrilego, caporale Ettore! Questa divisa è sacra!
Ettore - Già, infatti... Questa sacrata... divisa...
Bloomfield - Siete splendido!
Ettore - Vi piace?
Bloomfield - Irresistibilmente!
Ettore - (mostrandosi da tutte le parli) E la schiena?
Bloomfield - (alzando l'occhialino) Ali right! E'
Ettore - (mettendosi il berretto) E cosi? Eh? Così?
Bloomfield - Very magnifico!
Ettore - Very magnifico? Grazie, miss! (pausa) Ve n'andate?
Bloomfield - Yes.
Ettore - Non sono io che vi faccio scappare?
Bloomfield - Oh, no... Ma io ho già chiuso il mio battimento di macchina!
Ett. - Auguri, miss Bloomfield!
Bloomfield - Thank you! ( Esce. Ettore rimane solo: ora ha maggior disinvoltura. Cammina, fa dei gesti come per allenarsi. Aspetta Clara, ma in questo momento, dalla porta di destra compare Enrico: vede Ettore, e rimane pietrificato).
Ettore - (scorgendo Enrico). Enrico! (Enrico rimane di stucco. Non sa se voglia ridere o scattare dalla rabbia. Lunga pausa durante la quale Ettore, goffo nella sua nuova divisa, tenterà di dire qualcosa).
Ettore - (decidendosi) Insomma... Sono io...
Enrico - Tu?!
Ettore - Ho cambiato divisa...
Enrico - Vedo...
Ettore - Sei stupito? Enrico - Sono desolato.
Ettore - Sì: è la stessa cosa. (pausa) Perché non t'aspettavi di vedermi in questa divisa...
Enrico - Infatti, confesso...
Ettore - Se io ti incontrassi vestito da palombaro o da fachiro, ebbene, io...
Enrico - Non c'è pericolo che I m'incontri...
Ettore - Questo poi. Anch'io otto giorni fa, avrei giurato che... E poi, eccomi qua. (Pausa).
Enrico - Disgraziato!
Ettore - Disgraziato? Che significa ciò? Tu... oh, mi secchi insomma! Che hai?
Enrico - Della pena!
Ettore - Io mi chiedo perché...
Enrico - Ma di' un po': esci per istrada così?
Ettore - E perché non dovrei uscire in istrada così?
Enrico - Scherzerai!
Ettore - Io sono fiero, anzi, di uscire per istrada così!
Enrico - Preferisco non incontrarti!
Ettore - Dolente...
Enrico - Vorrei vederti camminare per essere proprio sicuro che sei tu. Per essere sicuro che non sogno... Ma... guarda, guarda... hai dei galloni... (pausa).
Ettore - Perché sei venuto?
Enrico - Perché ti voglio bene!
Ettore - (con uno slancio verso Enrico) Ma anch'io....
Enrico - Perché speravo che quanto m'avevano detto non fosse vero.
Ettore - (tendendo l'orecchio verso la porta di sinistra) Vorrei che, in nome della nostra amicizia, tu mi lasciassi... (pausa) Qui siamo nel suo studio...
Enrico - Scusami d'avere forzato la sua porta!
Ettore - Preferisco venirti a trovare, se vuoi. Ma qui... no...
Enrico - Va bene.
Ettore - Essa può venire da un momento all'altro.
Enrico - Hai paura.
Ettore - Non ho paura...
Enrico - È inutile che mi veda.
Ettore - Sarebbe meglio.
Enrico - Sono troppo mal vestito?
Ettore - Sei pazzo!
Enrico - Va bene! Scusami!
Ettore - Non avresti dovuto venire!
Enrico - Quando un amico sta commettendo una sciocchezza, si cerca di fargli capire ragione!
Ettore - Io non commetto nessuna sciocchezza!
Enrico - Pai il pagliaccio!
Ettore - Non dire... Vattene... Non pensare a me... Più tardi, quando sarà venuto il momento...
Enrico - Questo travestimento grottesco...
Ettore - Non mi sono travestito... Io sono... un volontario al servizio di un'opera magnifica!
Enrico - È lei, l'opera magnifica?
Ettore - Non scherzare. Sono molto infelice!
Enrico - Per lei!
Ettore - L'amo!
Enrico - Ed è per lei che hai messo quest'uniforme?
Ettore - Grazie a questa divisa la posso vedere, posso avvicinarmi a lei a qualunque ora del giorno.
Enrico - Sei suo pari.
Ettore - Sì.
Enrico - Ella sa chi sei tu?
Ettore - No. Enrico - Eccoci!
Ettore - (raddrizzandosi) Non aver paura, quando essa saprà, non potrà che essere fiera del mio sacrifizio!
Enrico - É questa la tua trovata? !
Ettore - Essa porta la mia stessa divisa! Quella della bontà!
Enrico - Bello!
Ettore - Come, bello? Sublime! Questa ragazza del gran mondo, bella, ricca, che invece di frequentare i té, i dancihgs, le sarte, le modiste, viene qui, in quest'ammirevole esercito, a dare il suo tempo, la sua gioventù e il suo danaro! È semplice! È...
Enrico - (interrompendolo) Non lavori più?
Ettore - Eh? Sì: lavoro. Vengo qui solo alle cinque, quando esco dalla banca...
Enrico - Ti ho conosciuto in guerra: ti ritrovo in religione.
Ettore - Ma capisci dunque! Il nostro amore è nato sotto il segno del Messia! .
Enrico - Che segno è?
Ettore - Dieci giorni fa, la sera di Natale, non ricordi?
Enrico - Sulle balestre...
Ettore - (animato dal ricordo) Ecco! Ebbene, l'ho ritrovata. L'una e l'altra, quella del teatro e quella delle mie mattine erano la stessa. L'ho ritrovata in una specie di tempio maestoso, mentre stava predicando la bontà e la misericordia. Dei miserabili la stavano ascoltando a bocca aperta, silenziosi, rispettosi, come si ascoltano le sante. Ed è stato lì, capisci, proprio mentre nasceva il Figlio di Dio... in quell'atmosfera di generosità, in quell'atmosfera di che le ho confessato il mio amore. Ecco!
Enrico - Essa ha capito?
Ettore - Mirabilmente!
Enrico - Ed essa... ti ama?
Ettore - Non me l'ha ancora confessato, ma...
Enrico - Non può tardare!
Ettore - Non tarderà.
Enrico - Ma, un momento, non è ricca?
Ettore - Troppo!
Enrico - E tu non sei povero?
Ettore - Troppo!
Enrico - E allora?
Ettore - Essa ha vergogna della sua ricchezza come io sono fiero invece della mia povertà.
Enrico - Divertente.
Ettore - (in ascolto) Ssst!
Enrico - Lei!
Ettore - (avvicinandosi alla porta per ascoltar meglio) Sento dei passi!
Enrico - Li conosci già?
Ettore - (febbrilmente, l'orecchio alla porta) Se li conosco! Non ne conosco altri!
Enrico - Ti lascio.
Ettore - Ecco... Sì...
Enrico - Addio!
Ett. - Scusa se non ti presento...
Enrico - Vuoi che ritorni?
Ettore - Eh? No... No!
Enrico - (dirigendosi alla porta di destra) Allora non dire quel che non pensi.
Ettore - (accompagnando Enrico e spingendolo quasi) Sei buono... Sì: verrò a trovarti... Sei contento? A teatro? D'accordo? A casa! Tua «foglie? Sì! Tanti saluti! Verrò da voi! (Enrico esce da destra senza rispondere. Ettore chiude la porta. Clara compare quasi subito da sinistra).
Clara - A chi stavate parlando?
Ettore - A nessuno...
Clara - M'era parso di sentire...
Ettore - Ma... sono solo... vi stavo aspettando...
Clara - Ah!
Ettore - State bene?
Clara - (come non vedendo la mano) Grazie a Dio! (pausa).
Ettore - Sono un poco in ritardo. Siete arrabbiata?
Clara - (consultando delle carte, prendendo degli appunti) Siete libero del vostro tempo - (pausa),
Ett. - Come siete bella oggi!
Clara - (senza alzare la testa) Prego. (Pausa).
Ettore - Non avete notato niente di nuovo in me?
Clara - Siete in divisa.
Ettore - Ah! Ve ne siete accorta? (pausa) Come mi trovate?
Clara - Corretto.
Ettore - (tanto per dire qualcosa) Ho trovato un berretto che mi andava bene. (Mettendosi il berretto) Non vi pare?
Clara - (alzando gli occhi) Sì...
Ettore - (togliendosi il berretto) Ecco. (Pausa).
Clara - Avete avuto molto da fare oggi?
Ettore - Enormemente.
Clara - Io mi chiedo del resto perché vi faccio tante domande.
Ettore - Ne sono molto fiero...
Clara - Sappiate che se m'interesso all'impiego del vostro tempo è per la nobile ragione che vorrei vedervi più spesso all'Esercito.
Ettore - Mi pare di dar prova di buona volontà.
Clara - Che volete? Non riesco a capire perché veniate qui soltanto dopo le cinque! Ci sono dei volontari poveri che lavorano tutto il giorno in fabbrica, in ufficio. Il loro tempo è contato. Ma voi! Voi che non avete niente da fare!
Ettore - Ho molte cose da mettere in ordine. Un aitar di pochi giorni e poi...
Clara - (fissandolo) Perché non dire la verità?
Ettore - Come?
Clara - Credete che non abbia capito?
Ett. - (spaventato) Capito cosa?
Clara - Tutto!
Ettore - Tutto?
Clara - Sì!
Ettore - (senza voce) E da., molto?
Clara - Dalla prima sera...
Ett. - (abbassando la testa) Ah!
Clara - Vi sentite meglio ora?
Ettore - Sì... no... (pausa) Non vi spiace che vi abbia mentito?
Clara - Non tocca a me giudicarvi. La vostra vita intima vi appartiene.
Ettore - Siete una natura di eccezione... È bello, è molto bello... Se avessi potuto supporre...
Clara - Vi rimprovero soltanto di aver parlato d'amore tanto presto quando la vostra situazione non ve lo permetteva....
Ettore - É vero! Avrei dovuto prima confessarvi... - (pausa).
Clara - Questa situazione dura da un pezzo?
Ettore - Ma... da dopo la guerra... - (pausa).
Clara - Che genere di donna è?
Ettore - (sbarrando gli occhi) Come?
Clara - Mantenuta?
Ettore - (sobbalzando) Eh??
Clara - Mantenuta da voi, naturalmente!
Ettore - Ma...
Clara - L'amate?
Ettore - È una pazzia!
Clara - (spazientita) Allora l'avete amata?
Ett. - Ma se non la conosco!
Clara - (gelosa) Sono una sciocca a chiedervi tutto ciò!
Ettore - (sul punto di dire tutto) Vi supplico, continuate; interrogatemi... Se sapeste che gioia sarebbe per me potervi rispondere senza più mentire, mai!
Clara - Sapete quel che dovete fare.
Ettore - (riprendendosi) Sì... Sì... Non abbiate paura... (pausa).
Clara - Io mi scuso di avere incoscientemente turbato le vostre abitudini, ecco tutto!
Ettore - M'impegno a rompere oggi stesso!
Clara - Io non vi chiedo niente!
Ettore - Ma vi offro frutto!
Clara - Grazie!
Ettore - (felice) Se avessi supposto che voi eravate così prossima ad amarmi...
Clara - Non illudetevi...
Ettore - (raggiante) Sono felice e fiero! Ho la sensazione che le mie spalle portino la testa di un altro uomo, d'un uomo felice, pieno di felicità, d'un uomo amato! Avevo tanto bisogno di sapere quel che ora m'avete confessato, per avere il coraggio di...
Clara - Siete pazzo?
Ettore - Di gioia!
Clara - Tacete!
Ettore - Anche se taccio, la vittoria è mia... (entra il Salutista e consegna un plico a Clara. Essa apre e legge. Durante questa pausa il soldato ed Ettore si stringono la mano).
Ettore - Contento?
Salutista - E tu?
Ettore - Come un papa!
Sal. - Lascia stare il papa!
Ettore - Come vuoi!
Clara - (al Salutista) Dite al colonnello che sarà fatto il necessario!
Sal. - Sta bene! (saluta ed esce. Clara rilegge: Ettore è raggiante).
Clara - (trasformata) Non mi avete detto: vi offro tutto?
Ettore - Lo ripeto...
Clara - Che m'offrite?
Ettore - La mia vita, il mio cuore e il mio coraggio!
Clara - Non prenderò che una cosa!
Ettore - Fate!
Clara - Il vostro coraggio.
Ettore - È ai vostri piedi.
Clara - (militarmente) D'ordine del Quartiere Generale Internazionale di Londra dobbiamo d'ora innanzi fare delle conferenze nei quartieri più malfamati di Parigi, dove la Salvezza non è mai passata.
Ettore - Ottima idea!
Clara - Questa sera è annunciata una conferenza per le sei, a Pantin, stesso le fortificazioni Questa conferenza, q meglio questo sermone, doveva essere, tenuto dal tenente Abel... :
Ettore - Oratore valoroso.
Clara - Disgraziatamente non può parlare: è malato. Mi si chiede un volontario per sostituirlo...
Ettore - Tutti gli eserciti si somigliano!
Clara - Un coraggioso!
Ettore - Tutti lo sono!
Clara - Avete capito?
Ettore - (che non ha capito) Già... Ecco... Credo di capire.;.
Clara - Per sostituire li tenente Abel ho pensato a voi.
Ettore - (stupito) È... una bellissima idea... - (pausa).
Clara - Vi spaventa?
Ettore - Oh!
Clara - Accettate?
Ettore - Come posso rifiutare?
Clara - (tendendogli la mano) Grazie.
Ettore - (precipitandosi e baciandole la mano) Per voi, Clara, andrei... andrei all'inferno! Per questa vostra mano... Per questa dolce mano, mi sento capace delle più grandi gesta! (Pausa. Si raddrizza e con attitudine eroica) Andrò, sperando che questa missione possa aumentarmi ai vostri occhi... (dì colpo) Sì... Ma ora che ci penso...
Clara - Che c'è?
Ettore - Che racconto io a quella gente?
Clara - Il sermone del tenente Abel è dattilografato. Vado a cercarvelo.
Ettore - Troppo buona! (Clara esce, pausa. Poi il soldato salutista compare).
Salutista - (lugubre) Ci siamo!
Ettore - Cosa?
Salutista - Si va a Pantin!
Ettore - Vieni anche tu?
Salutista - Con te!
Ettore - E non sei contento?
Salutista - Non c'è nessuna ragione d'essere contenti d'andare a Pantin!
Ettore - Nessuna?
Salutista - Tu parlerai nel retrobottega d'un caffè equivoco. I tuoi ascoltatori saranno scassinatori, ladri e assassini. Puoi aspettarti anche delle vie di fatto.
Ettore - Anche tu! (logico).
Salutista - Per questo non ho nessuna ragione d'essere contento d'andare a Pantin.
Ettore - È comprensibile.
Salutista - Ecco!
Ettore - Ma di'... Se per caso ci attaccano...
Salutista - È una certezza!
Ettore - Dobbiamo difenderci?
Salutista - Ci batteremo!
Ettore - Ah! (pausa) E... come ci si batte?
Sal. - Si cantano dei cantici.
Ett. - Si cantano dei cantici?
Salutista - Qualche volta la cosa li stupisce: smettono di picchiare e allora si può filare. ,.
Ètt. - (vago) Guarda un po'!
Salutista - Ma è tiri case) raro!
Ettore - Lo immagino!
Salutista - Ora hai capito perché ho ragione di non essere contento d'andare a Pantin?
Ettore - E perché ci vieni?
Salutista - Han chiesto un volontario per accompagnarti!
Ettore - E tu hai detto « presente »?
Salutista - Per primo!
Ettore - Allora mi vuoi bene?
Salutista - Non è per te, è per l'Esercito!
Ettore - Comunque è bello!
Salutista - (con fede) È necessario che coloro che non vogliono udire, odano!
Ettore - (beffardo) Figurati!
Salutista - È nell'acqua torbida che si fanno le migliori pesche!
Ett. - Parli come un apostolo!
Salutista - Infatti, io lo sono. E tu anche!
Ettore - Anch'io?
Salutista - Offrendoti la salvezza, Jehovah ha fatto di te un apostolo.
Ettore - Ringrazìerò Jehovah alla prima occasione.
Salutista - Sii serio (Clara rientra col discorso).
Clara - (ad Ettore dandogli il discorso) Ecco il sermone!
Ettore - Grazie. (Leggendo) Siam tutti fratelli...
Clara - Il tema è bello, no?
Ettore - E poi è nuovo.
Clara - Per giungere al, cuore della folla bisognerà che leggiate con foga e con passione.
Ettore - (piano a Clara) Penserò a voi!
Clara - (piano ad Ettore) I nostri pensieri s'incontreranno!
Ettore - (al Salutista, di colpo, per sbarazzarsi di lui) Precedimi. Ti seguo.
Salutista - Dove?
Ettore - Ma sì. Aspettami giù.
Salutista - Come vuoi. Ti aspetto giù. (Esce).
Ett. - (a Clara) E ora... Ora che siamo soli, ditemi qualche cosa...
Clara - I miei voti vi accompagnalo.. .
ETTofefe - Non mi basta!
Clara - Sono commossa!
Ettore - Mi piace che siate commossa!
Clara; - Andate...
Ettore - (avvicinandosi a lei) Clara... Sentite...
Clara - No. Non dite più...
Ettore - (curvandosi su di lei) Sì... Taccio.
Clara - Attento. Se qualcuno entrasse... (Egli la prende tra le braccia e la bacia in fronte),
Ettore - (sciogliendosi) Ed ora posso andare a Pantin!
Clara - (turbata) Ah! Sì... andate... Partite!
Ett. - (riprendendola) Ancora!
Clara - Non sta bene!
Ettore - Vi adoro!
Clara - Dio vi vede!
Ettore - Fortunato lui!
Clara - Ma io non sono una donna...
Ettore - La vedremo!
Clara - Lasciatemi. Ho paura che venga qualcuno.
Ett. - Anch'io. (E la bacia in bocca) Me ne vado e sono felice!
Clara - (stupita, trasfigurata) Ve ne andate?
Ettore - È ora!
Clara - (a mezzavoce) Non voglio...
Ettore - Impossibile.
Clara - Sentite!
Ettore - (magnifico) No! No! Non voglio sentir niente! Vado! Parto per tornare più grande! Più tardi quando avrò compiuto la mia missione, accorrerò verso di voi per ricevere là mia ricompensa! (sulla soglia, mandandole dei baci) Non dite niente... Questo è l'istante sublime! Ssst! Ssst!
Clara - (rassegnandosi teneramente) Allora... siate prudente.
Ettore - La mia gioia è inimmaginabile!
Clara - Promettetemi!
Ettore - Tutto, mio tesoro!
Clara - Di non commettere pazzie!
Ettore - Mi sento forte come trecento turchi! (Esce da destra. Clara va alla scrivania. Pensa. Ha la testa fra le mani, poi, di colpo, si lancia sul telefono e suona suona).
Clara - Pronti! Ma pronti! Pronti! Pronti! (pausa) Datemi l'ufficio di guardia! Sì... Pronti? (pausa: poi coli dolcezza) Sergente Griffith? Sì, sono io. (Molto amabile) Sentite... Ecco... Io... Io ho distaccato il caporale. Ettore verso Pantin per sostituire il tenente Abel.... Già, sì, per la conferenza... Ma ora penso che... malgrado tutto... malgrado tutto il suo coraggio, egli corre il rischio di essere... (pausa) Ecco. Appunto! Vorrei che distaccaste un rinforzo di tre o quattro uomini per sostenerlo in caso di contrattacco... per difenderlo... Aspettate! (sì riprende. Con una calma che non ha) Vi chiedo... vi chiedo questo... perché il caporale Ettore... è un neofita, un novizio... (pausa) Capite? Benissimo! Sì, sì... Naturalmente.... (pausa) Allora fate il necessario, sergente Griffith... Mille grazie! (Riappende. Ora è più tranquilla. Poi compare miss Bloomfield),
Bloomfield - C'è di là un uomo che vi vuole parlare!
Clara - Che vuole?
Bloom. - Non ha voluto dirlo.
Clara - Il nome?
Bloom. - Non ha voluto dirlo.
Clara - Un povero?
Bloomfield - Credo: ha un viso da persona onesta.
Clara - Entri. (Miss Bloomfield esce, Clara sì riprende ed Enrico entra) Sedete, prego.
Enrico - (commosso) Molto gentile signorina... Tuttavia... è meglio che io rimanga in piedi... Per quel che ho da dirvi mi troverò meglio!
Clara - Come Volete!
Enrico - Ecco... (pàusa) Io non conosco l'Esercito della Salute, ma ho sentito dire che è una bell'impresa, e che tutti coloro che sì mettono sotto le sue bandiere sono brave persone...
Clara - (con modestia) Noi facciamo del nostro meglio per largire la felicità a coloro che non ne hanno mai avuta.
Enrico - Quand'è così, non potrete non comprèndermi.
Clara - Vi ascolto... (pausa).
Enrico - Io ho un amico, signorina, un fratello per così dire... (pausa) Mi stringe il. cuore... £ per questo che, mi vedete così turbato! Quest'amico mio in questo momento è da compatire... E io vengo...- Insomma ha un grande bisogno di soccorso!
Clara - Datemi il. suo nome e :' suo indirizzo. Manderò qualcuno perché lo soccorra.
Enrico - Siete molto, buona, signorina, ma il soccorso di cui ha bisogno non è quello che gentilmente mi offrite!
Clara - Se è in mio potere... Enrico - Oh! Non dipende che da voi!
Clara - M'incuriosite! (Pausa).
Enrico - Ecco qua! Non vi chiedo di rispondermi subito... Vorrei che prima rifletteste!
Clara - (curiosa) È così grave?
Enrico - Cioè... (di colpo) Amate Ettore?
Clara - (sobbalzando) Il caporale Ettore?
Enrico - (senza entusiasmo) Già: pare che sia lo stesso..
Clara - (indignata) Ma con che diritto, signore....? (pausa) È lui che vi manda?
Enrico - Lui? Oh, no.! Non sa niente. Se immaginasse che sono qui... (pausa) Io voglio soltanto salvarlo, suo malgrado.
Clara - Salvarlo?
Enrico - Voi lo credete ricco, no? (pausa) È povero.
Clara - (sbarrando gli occhi) Povero?
Enrico - Quanto me!
Clara - (incredula) Ma... ma, scusate, di che vive?
Enrico - (fiero) Di quel che viviamo noi, signorina!
Clara - (spaventata) Lavora?
Enrico - In una banca.
Clara - (respirando) Ah! È banchiere!
Enrico - Ogni giorno dalle 9 della mattina alle 5 del pomeriggio.
Clara - Come?
Enrico - Sportello dei buoni di Stato. 1500 franchi al mese.
Clara - (comprendendo) Oh! (pausa).
Enr. - Sapete come si chiama?
Clara - (diffidente) Sì... Ettore d'Oltremonte!
Enrico - No. Ettore Coquillard! (Essa lo guarda. Egli non abbassa gli occhi. Finalmente, comprendendo che si tratta della verità, Clara va a riprendere il suo posto alla scrivania).
Clara - (che s'è ripresa, freddamente) Sta bene. Vi ringrazio.
Enrico - Se sapeste quel che in questi dieci giorni, dalla famosa notte di Natale, se sapeste quel che ha fatto!
Clara - Non m'importa!
Enrico - Bisogna che mi ascoltiate, signorina... Per rimanere con voi — un esempio tra dieci — ha sacrificato i 25 franchi che guadagnava ogni sera come controllore in un teatro.
Clara - (sobbalzando) Controllore?
Enrico - Sì, signorina, ha fatto il controllore!
Clara - (indignata) In un teatro?
Enrico - (con semplicità) Con me. Sì. Era il mio capo-controllore dieci giorni fa.
Clara - Capo-controllore!
Enrico - (fiero) Questi lavori supplementari ci permettono di vivere un po' meglio. (Pausa. Clara, sbalordita, tenta di capire).
Clara - (dì colpo, ricordando) Il suo frak! Non era in frale tutte le sere?
Enrico - Nei teatri importanti i controllori sono sempre in frak.
Clara - (offesa) Ed ha approfittato.. .
Enrico - E non è tutto! L'indomani del vostro incontro... ha comperato un'automobile! L'ha comperata a credito. Ha versato i primi 3000 franchi in acconto!
Clara - (vaga) 3000 franchi..
Enrico - Tutte le sue economie! Ha firmato delle cambiali! È spaventoso! E sarà una faccenda grave! (pausa) Ecco quel che ha fatto. Bello, no? Se fossi si-puro che egli non sia per rientrale da un momento all'altro, vi lascerei libera di pensarci... certo che passato il primo stupore... ma egli sta per tornare, no? Sì: certo. Allora siccome lo vedrete sotto la sua vera identità, vi prego, signorina, di noti abbatterlo d'un colpo, brutalmente. Vi supplico di non fargli troppo male. Vorrei... Vorrei per Ettore, cosi nobile; così leale, per lui che vi ama tanto...
Clara - D'accordo.
Enrico - Voi siete il suo primo amore!
Clara - Sì!
Enrico - Lo sapevate?
Clara - Io non so niente.
Enrico - (disperato) Ah! Non ha fortuna...
Clara - (tendendogli la mano) Voi, come vi chiamate?
Enrico - Oh, io dirò la verità... Mi chiamo Enrico Durand...
Clara - Grazie.
Enrico - (andandosene, sulla porta) Non lo incontrerò almeno....?
Clara - Non credo... Quantunque PanTin è molto vicino... (indicandogli la porta di sinistra) Passate di lì!
Enrico - (andandoci) Preferisco... Grazie, signorina... (in confidenza) Quando dieci giorni fa vi ha vista a teatro, ho fatto l'impossibile per fargli capire che s'illudeva. Eravamo al controllo tutti e due: era la sera di Natale... (escono e si sente ancora la voce d'Enrico. Pausa. Clara ritorna. Rimane in piedi, pensosa, lo sguardo lontano, un sorriso amaro sulle labbra. Va, viene, nervosa. Siede, pensa, e stacca il ricevitore del telefono).
Clara - (al telefono con voce contenuta e senza timbro) Datemi l'ufficio di guardia... Sì... (pausa) Pronti? Sergente Griffìth? Sono io: sì... Il caporale Ettore sarà di ritorno tra una mezz'ora, immagino... Sì. Sì. Fermatelo al passaggio. Che entri da voi e rediga lì il suo rapporto... No. Inutile. Non voglio vederlo. No. Vi dico di no! Sergente Griffìth! Grazie! (riappende. Miss Bloomfield entra e va verso la tavola).
Bloomfield - Allora, tenentessa, il caporale Ettore è partito per Pantin?
Clara - Il tenente Abel è indisposto!
Bloomfield - Era sfavillante di gioia, il caporale Ettore. Partendo ho avuto il contatto della sua gioia!
Clara - Il contatto?
Bloomfield - Era tanto pazzo di gioia che mi è saltato al collo... (davanti allo sguardo severo di Clara, miss Bloomfield abbassa gli occhi, poi) Oh, mi ha solamente energicamente baciata come un fratello molto puro!
Clara - Lo spero miss!
Bloomfield - Ào yes! Potete sperare, tenerytessa, io sono sempre virginalmente onesta! (Pausa).
Clara - Lasciatemi miss.
Bloomfield - Bene.
Clara - E ricordate al sergente Griffìth che non voglio vedere il caporale Ettore.
Bloom. - Non volete vedere...?
Clara - Ho detto, miss!
(Miss Bloomfield, stupita, sì dirige verso l'uscita. Ma in questo momento si sente un trambusto e di colpo sì apre la porta. Appare Ettore e rimane sulla soglia, sull'attenti, come un soldato che torna di missione. Ha il viso tumefatto, il berretto strappato, la giacca a brandelli. $ lacero e magnifico. Miss Bloomfield rimane impalata).
Ettore - (sull'attenti) Signor tenente, la missione è stata compiuta.
Clar"a - Andate, miss... (Miss Bloomfield scompare) Già di ritorno?
Ettore - Lasciate che vi dica...
Clara - (molto calma) Kofi avete visto il sergente Griffìth?
Ettore - In basso sì... Ha tentato di fermarmi: ma capirete che prima volevo vedervi!
Clara - Dovete fare il vostro rapporto!
Ettore - Bisogna prima che sappiate...
Clara - (interrompendolo) Erano in molti?
Ettore - Circa quaranta. E gridavano come centomila!
Clara - Calmatevi!
Ettore - (scatenato) È stato terribile! Uomini in berretto, donne scapigliate in una sala cupa e piena di fumo... Mi metto dietro una tavola e mi faccio il segno della croce...
Clara - (senza scomporsi) Benissimo!
Ettore - Bevevano vino rosso e delle bibite verdi facendo schioccare la lingua!
Clara - Scriverete tutto ciò.
Ettore - Aspettate! Un uomo con due basette mi grida: « E se ci pagassi un bicchiere? » Io non faccio un gesto! Sono quaranta! Sono solo dietro il mio tavolino. Ma non ho paura, perché penso a voi, Clara; e le mie forze sono decuplicate. Voglio parlare. Con dolcezza li chiamo fratelli, sorelle. Mi danno del gesuita e dell'ipocrita! (egli la guarda) Scuotete il capo?
Clara - E il discorso?
Ettore - Ora ci sono! M'insultano! Lascio passare l'uragano. E sparo il mio discorso imperterrito. Penso: - ((Potete urlare, cari! Non mi fate paura! » Ho la sensazione di muovere all'attacco. In me la vita trabocca! Sono felice e fiero, audace e forte. E tutto ciò perché so che al mio ritorno troverò voi, Clara, voi... (la guarda e stupisce della sua calma) Che avete?
Clara - Continuate il vostro rapporto.
Ettore - (non comprendendo ma perdendo a poco a poco ogni entusiasmo) Ho... ho letto il discorso del tenente Abel... O meglio... ho fatto di tutto per leggerlo...
Clara - (spazientita) L'avete letto o no?
Ettore - Un bicchiere, lanciato a tutta forza, mi ha colpito al viso!
Clara - (con uno slancio istintivo) Ma voi siete ferito!
Ettore - Non è niente...
Clara - (riprendendosi) E avete ribattuto?
Ettore - Immediatamente!
Clara - Cioè?»
Ettore - Lentamente, guardandolo bene in viso, ho messo il discorso in tasca, poi ho dato loro dei porci, degli assassini e dei vigliacchi!
Clara - Li avete insultati?
Ettore - Come meritavano!
Clara - Non avete dato bene per male.
Ettore - Le mani mi prudevano. Mi son; battuto. Ho reso colpo per colpo. Tre furono messi knock-out. Gli altri non credevano ai loro occhi. Indietreggiarono, poi tornarono all'attacco. Ah! Vi giuro che non si trattava più di cantare dei cantici. Facevano a chi riusciva a pigliarmi. Io spaccavo denti; schiacciavo nasi. Le sedie si fracassavano e 1 bicchieri volavano a pezzi. E Stavo per soccombere quando quattro salutisti, spediti dal sergente Griffìth, vennero coraggiosamente in mio aiuto. Furono i benvenuti! Picchiarono anch'essi. E senza risparmiò, potete credermi! È stato uno spettacolo splendido! Mi liberarono e potemmo scappare. Ecco tutto. Scusatemi se mi presento con i vestiti strappati ed il viso in questo stato, ma Vengo da Pantin!
Clara - Sta bene!
Ettore - Per voi, pensando a voi, mi sono battuto!
Clara - Vi ringrazio! (pausa).
Ettore - (che rimane male) Mi ringraziate?
Clara - Sì.
Ettore - E mi accogliete così?
Clara - Ma...
Ettore - (esitando) Non capisco. Ho sognato? Ho fatto un sogno troppo bello? Mi pare che vacillo... Qualche cosa che non capisco... (pausa) Clara!
Clara - (fredda) Il sergente Griffìth vi aspetta.
Ettore - Non riconosco più il vostro viso...
Clara - Lasciate stare il mio viso.
Ett. - Per favore, illuminatemi.
Clara - Sono stata così ben illuminata io, che non ho più niente da dirvi.
Ettore - Che volete dire?
Clara - Niente che voi non sappiate già.
Ettore - Tuttavia, ricordo... Quando stavo per andarmene... Il vostro bacio.
Clara - Tacete!
Ettore - Non sono impazzito, Clara: vi ho stretta tra le mie braccia!
Clara - Vi proibisco!
Ettore - Ho sentito il vostro turbamento!
Clara - Lasciatemi!
Ettore - Le vostre labbra...,
Clara - Volete tacere...?
Ettore - Ma che donna siete mai? (pausa).
Clara - (lentamente, scandendo. le sillabe) Una donna che chiede al caporale Ettore Coquillard d'avere un po' d'educazione...
Ettore - (schiacciato) Coquillard...
ClaSa - Non vi chiamate così?
Ettore - Sapete...?
Clara - So che avete mentito.
Ettore - Durante... durante la mia assenza...
Clara - Sì.
Ettore - Chi?
Clara - Non ha importanza. (Lunga pausa. Ettore, avvilito, abbassa il capo).
Ettore - (schiaccialo, come invecchiato dì colpo) È vero... Mi chiamo Ettore Coquillard... Vi Chiedo scusa di chiamarmi Coquillard... È il mio nome. Vi ho terribilmente ingannata. (Le parla come a una bambina) Non sono colui che dicevo. Non sono niente. E ora mi chiedo se sono quegli che sono... Non so più... (pausa) Signorina, preferirei essere ancora laggiù... alle fortificazioni... con tutta quella gente che mi picchiava. Ero il più debole... ma ero grande. Ah, sì! Ero grande! Ero pieno di speranza. Mentre ora, qui, davanti a voi così lontana, così fredda, mi sento piccino..; Non so più..v E mi sento così stanco..-, - (si dirige verso una sedia) Permettete? Vorrei sedere... .
Clara - Volete che chiami qualcuno?
Ettore - (sedendo) Grazie. (pausa) È duro dopo tanta gioia... Scusatemi... È un momento difficile. Passerà...
Clara - (preparandosi ad uscire) Vi lascio perché vi rimettiate...
Ettore - (alzandosi) Volete andarvene? Aspettate. Non mi la sciate... Ho da parlarvi. Bisogna che vi spieghi...
Clara - Lo credete necessario?
Ettore - (dopo averla guardata profondamente) A questo punto me ne volete?
Clara - Ma no.
Ettore - Ah, capisco! (pausa) Tuttavia in me non c'era che uno scopo: piacervi! Conquistarvi!
Clara - (raggiungendo la porta di sinistra) Mi farete piacere se dimenticherete tutto ciò...
Ettore - (precipitandosi) Aspettate!
Clara - Non mi toccate!
Ettore - (sbarrandole la strada) Non voglio che ve ne andiate!
Clara - (rinunciando ad andar sene e rifugiandosi dietro la pro pria scrivania) Sta bene. (Pausa).
Ettore - (tristemente) Non abbiate paura. Non vi farò nessun male. Non sono cattivo. (Pausa) Vedete. Mi riprendo. Sono come un lottatore colpito, ma non abbattuto. Sono nel mio cantuccio... (Clara dietro la sua scrivania diritta, calma, fredda, ascolta con indifferenza) Ho pensato vedendovi, la prima volta: « Ecco la donna alla quale aspiro da sempre! » Vi ho creduto, quella mattina, sul boulevard Malesherbes, una umile suora di carità...
Clara - Avete mentito per usurpare un'eguaglianza...
Ettore - Lasciate state le parole grosse, signorina! Perché la famosa eguaglianza si formasse tra di noi, bisognava che le nostre anime si congiungessero, o almeno che la mia fosse fatta come la vostra... Era chiedere troppo? Non rispondete?
Clara - Non ho da rispondere.
Ettore - Avete ragione. (Pausa) I miei occhi non erari fatti per guardarvi... (pausa) Ho il cuore assai malconcio; credetemi,
Clara - Colpa mia, forse?
Ettore - (senza ribellione, quasi dolcemente) La colpa è di colei che allontanava i poveri e tratteneva l'uomo in frak...
Clara - (pentita) Avete ragione. Vi chiedo scusa!
Ettore - (come scusandosi) Debbo darvi l'assoluzione?
Clara - Mi sarà accordata senza il vostro aiuto.
Ettore - Ah, se mi aveste incontrato al momento dell'armistizio, forse mi avreste guardato come Una specie di eroe. L'avevo, allora, l'eguaglianza. Al di sopra del posto dove batte il cuore scintillavano le medaglie. E donne, belle come voi, signorina, mi mandavano baci con le mani. Erano fiere di noi, fiere dei miei compagni, fiere di me...
Clara - Potevano esserlo.
Ettore - Non lo sono più.
Clara - Voi chiedete troppo.
Ettore - Si, forse. È vero. Noi non parliamo che di questo. La guerra! Sempre la guerra! Seccante, no? Scusateci...
Clara - Sembra essere tutta la vostra vita.
Ettore - Non è stata che la nostra gioventù.
Clara - Vi sono gesti ch'essa non può giustificare.
Ettore - Ci ha tanto preso...
Clara - Anche ad essa voi chiedete troppo!
Ettore - Siamo partiti giovani: siam tornati vecchi!
Clara - Il vostro ritorno è stato trionfale!
Ettore - Ci hanno fatto sfilare con armi e bagagli per entusiasmare le folle!
C'lara - L'entusiasmo era sincero e nobile.
Ettore - Finita la commedia, ci hanno chiamato alla ribalta: quasi quasi domandavano il bis.
Clara - Non voglio comprendane...
Ettore - All'ombra delle bandiere abbiamo sfilato lungo la grande avenue, e i petti palpitavano. I cari figlioli erano di ritorno. Figuratevi! Viva i fantaccini! I poveri sopravvissuti sapevano ancora marciare in cadenza! Magnifico! Viva i fantaccini! Gli urrà crepitavano come mitragliatrici! Ma oggi che tutto ciò è lontano, oggi che siam tornati nei ranghi, siamo senza aureola, senza medaglie e le nostre ferite son chiuse. Il capitano Ettore Coquillard non è più che Coquillard, impiegato di banca e controllore di teatro. Vi saluto!
Clara - Non vi rimprovero!
Ettore - Troppo buona. Vi ringrazio. (Pausa. Egli si dirige verso la porta di destra. Essa fa un gesto impercettibile: Ettore Io « sente » e si volta) Vi ascolto.
Clara - (esitante) Non so...
Ettore - Stavate preparando una frase?
Clara - Non ho niente da dire.
Ett. - (andandosene) Va bene.
Clara - (con dolcezza) Dove andate?
Ettore - Per la mia strada... Quella della povera gente che non ha fortuna. - (Pausa).
Clara - (senza guardarlo) Ho paura d'essere stata troppo dura!
Ettore - Non abbiate rimorsi. Sono stato ridicolo. La colpa è mia!
Clara - Non vorrei vedervi andar via così...
Ettore - Volete che canti la marsigliese?
Clara - Tacete!
Ettore - Me ne vado con un bel ricordo... (con un povero sorriso) Mi rimane questa divisa...
Clara - (spaventata) Volete abbandonarla?
Ettore - Appena lasciata voi.
Clara - È male.
Ettore - Finirà nell'armadio dove pende già l'altra divisa, quella azzurra.
Clara - Non voglio...
Ettore - La spoglia del mio amore andrà a raggiungere la spoglia della guerra.
Clara - (mistica) Ma avevate accettato di portarla nell'istante stesso in cui nasceva il Messia!
Ettore - Il vostro Messia...
Clara - Il nostro Messia!
Ettore - Il mio, no!
Clara - Che osate dire?
Ettore - Quello che penso!
Clara - Non potete pensare ciò!
Ettore - (esaltandosi sempre più) Perche no? Il nostro Messia, il nostro, vedete, non ha conosciuto il fracasso delle preghiere, venendo al mondo. È nato senza inni, senza incensi. E ora è dappertutto, conosciuto da tutti, amato da tutti. È un buon diavolaccio goffo ed enorme come un gigante. Sbarrate gli occhi, su! C'è di che! Il nostro Messia appare sugli schermi di tutto il mondo. Nelle grandi città, come nei villaggi. Da tutti è inteso, da tutti capito! La sua lingua? Internazionale, Non parla latino, no: ma fa dei gesti, umani! E questo pagliaccio, questo clown, questo Quasimodo dai piedi enormi, questo disgraziato, è il nostro Messia, il Messia dei disgraziati senza fortuna...
Clara - (andando verso di luì) Tacete!
Ettore - (continuando). ..cammina senza eleganza, perché la tremenda miseria che porta è un grave fardello!
Clara - (avvicinandosi sempre più) Voi divagate!
Ettore - Le sue scarpe sono immense per sostenerlo meglio!
Clara - (vicino a lui) So...
Ettore - E il suo bastone è flessibile come la sua sorte! Il suo riso è una smorfia!
Clara - Si... sì...
Ettore - Il suo cappello un poema!
Clara - Vi prego.
Ettore - Fa ridere le folle per meglio farle pensare!
Clara - Calmatevi!
Ettore - È il Messia dei miserabili!
Clara - Voi bestemmiate!
Ettore - E quando s'è giocato un pezzo della nostra vita, quando scompare dallo schermo, avvilito ed umano, ci trascina tutti dietro di sé! E allora non si ride più. Ah, vi giuro, ragazza mia, che non si ride più. Il suo poema è triste come i piedi d'un morto... (pausa).
Clara - (prendendogli le mani) Le vostre mani bruciano... sono peste... siete stanco...
Ettore - Me ne vado...
Clara - Riposatevi!
Ettore - Me ne vado!
Clara - C'è tempo.
Ettore - Sono deciso.
Clara - La vostra fronte è gonfia. (Pausa).
Ettore - (guardandola) Che avete? Ci son delle lagrime nei vostri occhi?
Clara - (nascondendosi il viso) Ma no...
Ettore - Non c'è di che piangere, che diamine! Io non ho bisogno di niente! (pausa) Sto realizzando un'idea simpatica.
Clara - Che altro volete dire?
Ettore - Cambiare clima non è conveniente. Tornerò laggiù.
Clara - Laggiù...?
Ett. - Sui campi di battaglia.
Clara - Per far che?
Ettore - La guida!
Clara - Come?
Ettore - (con semplicità) Non capite? Cicerone! Andrò a chiacchierare sui campi devastati! Perché lasciare i buoni posti a dei profani? Dicono delle sciocchezze delle bestialità, delle assurdità. Non sarebbe un bell'affare un'agenzia turistica che conduce i visitatori per i campi di battaglia sotto la guida dei fantaccini? Settore di Vaux! Di Douaumont! Del Mort-Homme! Guida: Capitano Ettore Coquillard! No?
Clara - Non parlate più...
Ettore - (esaltandosi progressivamente senza volerlo) Seguite la guida! Di qui, signore! Di qui, signori! Attenti, prego! Abbassate la testa!. Siamo nel forte di Vaux! È qui che il comandante Raynai... E per ogni gruppo fornito di occhialini, carte topografiche e macchine Kodak io reciterò una scena della grande commedia! Seguite la guida! Qui, signore e signori, nel giugno 1916, un giovedì, 45 minuti prima di mezzanotte, i bavaresi attaccarono. Il vostro servo umilissimo comandava la trincea B. Ed ecco, se volete avere la compiacenza di formare un cerchio, ecco, signore e signori, quel che è accaduto! (recitando la scena) Tutti al proprio posto! (egli urta Clara. Essa si rifugia in fondo, con sguardo spaventato e segue i suoi movimenti) Fuoco a volontà! Ah! Ah! Vengono! Tirate nel mucchio! Mirate basso, al ventre! L'artiglieria colpisce troppo lontano. Peccato! Sentite i 75! Stracciano l'aria come se fosse seta! Abbassa il capo, Armengaud! Attenti! Forza, ragazzi! Li teniamo! Portate via Faucheux! Ma portatelo via! Vedete bene che è morto... Ah! Ah! Esitano! Ci siamo! Fanno dietro front! Scappano! (Pausa. Ascolta. Tende l'orecchio verso il pavimento ed a mezzavoce) Cosa? Che c'è? Tutte queste voci? (si curva per ascoltare meglio) I morti... Sono i morti magnifici... Che brusìo! Ascoltateli! Ma ascoltateli dunque! Non parlate tutti insieme... Ssst! fì proibito di fotografare i morti, sotto pena di multa! (Pausa. A-scolta) Come? Non capisco quel che dite? Tornare? Voi... Voi volete ritornare! Siete pazzi! Rimanete dove siete, verremo noi a raggiungervi - (riconoscendo tutti) Buon giorno Blancart! Come va Badillot? Oh, guarda, Pichart! E Varillon! E Koster! Salve Garail-let, Baudru! De La Motte! Buon giorno, ragazzi! Buon giorno a tutti! (si curva sempre più. È ora in ginocchio e parla al pavimento) Qui? Tua moglie, Pichart? Vuoi notizie di tua moglie? Sì: l'ho rivista... Se ci si occupa di lei? Perbacco! Ha ripreso marito! Ti fa ridere eh, vecchia canaglia? (Pausa. Ride) Che sento? Ma si canta da voi! (ai morti) Che? No! È vero! Camerati! (ai visitatori) Hanno capito anche i morti... (ai morti) Come? Non potete dormire? I topi? I corvi? No! Allora perché non potete dormire? Che cosa vi sveglia? Non ci pensate, amici... Andrò io, andrò a vedere il ministro, sì, il ministro della Guerra... Contate su di me, ragazzi... A presto, ecco! (stringe delle invisibili mani) Arrivederci, Badillot! Arrivederci, Pichart! Arrivederci, Varillon! Koster! A fra poco, Garaillot! (si ferma di colpo, si raddrizza, poi) Che c'è? Che ho? (sogghigna) Divento pazzo! Ecco che... Ecco che gioco alla guerra, ora! Eh, la guerra! (Clara si è avvicinata dolcemente. Piange. Cade alle ginocchia di Ettore. Da lontano, mentre il sipario cade lentamente, si sente l'organo eseguire il cantico): « Lassù non ci saranno più dolori... ».
FINE