Eva nuda

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EVA NUDA

Commedia in tre atti

diPAOLO NIVOX

PERSONAGGI

ANDREINA

GIULIETTA

GERARDO

DUVIVIER

UNA CAMERIERA

UN PORTIERE

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Una camera d'albergo, tipo comodità moder­ne, ma senza la nudità impersonale di una qualunque camera per viaggiatori.

Alcuni libri in scaffali, qualche stampa fissa al muro con puntine da disegno, e delle foto­grafie ne attenuano la banalità.

Si sente che la stanza è abitata, ma è chiaro che chi l'abita è uno scapolo. Niente di quella intimità e di quella grazia che rivelerebbero la presenza di una donna.

A sinistra, in primo piano, mascherato da una tenda, un vano che dà nello stanzino da « toilette » ; poi tavolino da notte con lume ad « abat-jour » e il letto disposto perpendicolar­mente al muro. In fondo, addossato al muro, un armadio.

A destra, ricavata nel muro, la finestra. In primo piano, a destra, porta che dà sul corridoio dell'albergo. Ai piedi del letto, per ma­scherarlo, un paravento.

Si capisce che, per l'affittuario, lo spazio a destra del paravento rappresenta il « salotto ».

Due poltrone, seggiole, un tavolino che fa da scrivania.

Quando si leva il sipario, Andreina e Gerar­do sono coricati e dormono profondamente. La scena è rischiarata ad intervalli regolari dalle « réclames » luminose sull'alto delle case, che si scorgono attraverso la finestra aperta. Nel « salotto », sul tavolino: una bottiglia di Porto, bicchieri, biscotti, sigarette. Il disordine degli indumenti, gettati alla rinfusa sulle poltrone, rivela uno spogliarsi frettoloso. Un mantello da donna è strascicato, per terra. Per un momento, sotto la finestra, le voci della strada, sole, vivranno: rumori di veicoli, ansito di motori, richiami di « clacksons », strilloni che gridano i giornali della sera.

Ogni tanto squilla la soneria nel corridoio dell'albergo

Gerardo si sveglia, si leva a sedere sul letto: impiega qualche istante a rimettersi, poi ac­cende il lume.

Dà uno sguardo alla sua vicina di letto, si alza: è in pigiama.

Passa subito nel « salotto », cerca i suoi in­dumenti, non trova quel che cerca, si impa­zienta un poco, finalmente si accorge che il suo panciotto sta sotto una poltrona. Prende l'oro­logio, guarda l'ora, ha un gesto di grande sor­presa, va a chiudere la finestra. Il rumore della strada cessa.

Si avvicina al caminetto, suona. Quasi subito si bussa alla porta. Gerardo apre: una came­riera appare sulla soglia.

Cameriera                      - Il signore ha suonato?

Gerardo                         - Sì. Nessuno ha chiesto di me al « bureau »?

Cameriera                      - No, signore.

Gerardo                         - Va bene. Attendo da un momento all'altro un amico. Quando verrà, pregatelo di aspettare nell'atrio. Siamo intesi?

Cameriera                      - Sì, signore.

Gerardo                         - Che ora è?

Cameriera                      - Le sei e venti.

Gerardo                         - Soltanto?

Cameriera                      - Sì.

Gerardo                         - Ne siete sicura?

Cameriera                      - Sì, signore.

Gerardo                         - Ah, mi fa piacere! Il mio orologio fa le sette. Temevo di essere in ritardo, (pog­gia l'orologio sul tavolino) Dite... Avete data una stiratina ai calzoni del mio smoking?

Cameriera                      - Sì, signore: e li ho già appesi nell'armadio. Vado a prenderglieli... (fa un passo per entrare).

Gerardo                         - (impedendogli il passo) Non fa nulla: li troverò da me, grazie, (una pau­sa: Gerardo vorrebbe congedarla). Sta bene, grazie.

Cameriera                      - Signore, credo di doverle avver­tire che la padrona è assai scontenta.

Gerardo                         - Ah sì? Bene, mi spiegherete do­mani,.,

Cameriera                      - Ecco di che si tratta. Lei sa be­ne, signore, che questa camera le è stata affittata a mese solo a patto che in nessun caso vi entrassero donne...

Gerardo                         - Ebbene; mi pare infatti che... mai...

Cameriera                      - Ah, sì, finora lei era stato ai pat­ti... Ma oggi!... La padrona ha lasciato che la signorina salisse, perché le è sembrato che avesse un aspetto per bene. Credeva che fosse qualcuno della sua famiglia.

Gerardo                         - Proprio così! E' una persona che mi riguarda assai da vicino.

Cameriera                      - Quattro ore rinchiusa nella sua camera... certo la padrona non la berrà tanto facilmente.

Gerardo                         - Bene, sì: non è una parente... E' una segretaria che ho presa per qualche tem­po... Ho molto lavoro in questo momento...

Cameriera                      - ... il lavoro la deve avere accal­data, se ha sentito il bisogno di spogliarsi.

Gerardo                         - Levatevi dai piedi!

Cameriera                      - Per quel che importa a me! Se la caverà con la padrona!

Gerardo                         - (spingendola verso la porta) Sì, sì... ditele che se non è contenta, non ne farò una malattia: di camere come queste... Se vuole che me ne vada, non ha che dirlo... Diteglie­lo chiaro e tondo da parte mia.

Cameriera                      - Certe cose si dicono di persona...

Gerardo                         - Va bene!

Cameriera                      - La lascio al suo lavoro...

Gerardo                         - (chiudendole la porta in faccia) Addio! (spinge il paravento verso il muro di fondo, accende la luce, nella speranza di sve­gliare Andreina. Constata di non esserci riu­scito, consulta l'orologio, si riaccosta al letto con passo deciso... Assai sottovoce:) Andrei­na, dormite? (una pausa. Un po' più forte:) Dormite...? (una pausa un po' più lunga, e poi gridando quasi, ma con sorriso) Dormite? (Andreina non si muove. Gerardo si gratta la testa, seccatissimo, esita, poi tira un poco il lenzuolo... La ragazza si sveglia lentamente, si stropiccia gli occhi, si siede, si guarda at­torno, stupefatta).

Andreina                       - Ma... cosa c'è... (scopre Gerardo che sta in piedi, con un ginocchio sul letto, soddisfatto. Lei si getta violentemente sul cu­scino in un gesto di pudore, nascondendo il viso sotto il braccio piegato).

Gerardo                         - (cortese) Avete dormito bene?

Andreina                       - Io!... Non ho dormito...

Gerardo                         - Scusate... mi era parso...

Andreina                       - (dopo una pausa) E' sciocco!

Gerardo                         - Che cosa?

Andreina                       - Essermi addormentata così!

Gerardo                         - (conciliante) La fatica...

 Andreina                      - Niente affatto!

Gerardo                         - Sì... (con un sorriso malizioso) Era­vate assai stanca...

Andreina                       - (pudica) Oh! Volete star zitto?...

Gerardo                         - Non ho aperto bocca.

Andreina                       - (tenera) Venitemi vicino...

Gerardo                         - (sempre in piedi a capo del letto) Ma...

Andreina                       - Come?

Gerardo                         - (con uno sguardo all'orologio che è sul tavolo) Sono le sette...

Andreina                       - (spaventata) Le sette!

Gerardo                         - Sì... sono due ore che dormite.

Andreina                       - E' incredibile!

Gerardo                         - Vi assicuro che l'ora è esatta.

Andreina                       - (guardando verso la finestra) E' vero... fa già notte!

Gerardo                         - (calando le doppie tendine) Già! D'aprile il sole si leva alle cinque e quaranta e tramonta alle sei e quarantacinque... e so­no le sette.

Andreina                       - Perché restate così lontano?

Gerardo                         - (dal mezzo della stanza) A che ora cenate di solito?

Andreina                       - Non ho ora precisa.

Gerardo                         - Di solito... neanche io... ma questa sera...

Andreina                       - E voi...? Avete dormito?

Gerardo                         - No....

Andreina                       - Neppure un momento...?

Gerardo                         - Nel pomeriggio... mai.

Andreina                       - Allora che cosa avete fatto?

Gerardo                         - Niente... ho aspettato...

Andreina                       - Vi sarete seccato...

Gerardo                         - Vi guardavo dormire...

Andreina                       - E' un tradimento!... Dovevo es­ser ridicola...

Gerardo                         - (freddo ma cortese) Ma no...

Andreina                       - Con la bocca aperta...?

Gerardo                         - (sorridente) Semiaperta...

Andreina                       - (desolata) Dunque, vedete: ero brutta...

Gerardo                         - Nient'affatto... (ironico) Sembrava che le vostre labbra sorridessero ancora...

Andreina                       - Zitto... Non voglio che ricordiate...

Gerardo                         - Avete ragione: è tardi... (pren­dendo il vestito di Andreina di su una seggiola) Scommetto che non impiegherete più di tre minuti a vestirvi...

Andreina                       - E' graziosa questa stanza!

Gerardo                         - Una camera banalissima.

Andreina                       - Ma no... Se proprio ieri mi avete detto che per uno scapolo è il modo migliore di risolvere il problema di un appartamen­to,,. Mi avete fatta una deponzione attraente della vostra camera...

Gerardo                         - Sì... ieri...

Andreina                       - Oggi vi piace meno?

Gerardo                         - Si prende quel che si trova!

Andreina                       - Certo questa stanza potrebbe es­sere arredata meglio... il letto messo in altro modo...

Gerardo                         - E' assolutamente proibito agli in­quilini di spostare i mobili.

Andreina                       - È anche questi scaffali... Siete voi che li avete disposti così?

Gerardo                         - No... un falegname: i miei libri erano sempre fuori posto...

Andreina                       - Una buona idea, ma messa ad ef­fetto senza gusto. Con questi stessi scaffali e un metro e cinquanta di percalle a quadrali bianchi e blu si può avere una biblioteca rustica simpaticissima.

Gerardo                         - (indifferente ma cortese) Davvero?

Andreina                       - Sì... e non è neppure difficile. Se vi fa piacere posso incaricarmene io.

Gerardo                         - Vi ringrazio, ma per l'uso a cui mi serve, mi basta in fondo così.

Andreina                       - Con un po' di ingegnosità, si può allestire questa stanza in un modo assai gra­zioso.

Gerardo                         - Non mi piace dì complicare la mia vita...

Andreina                       - E' strano. Vi immaginavo assai differente...

Gerardo                         - Io non sono di quelli che guada­gnano ad esser conosciuti.

Andreina                       - Non volevo dir questo. Ma ieri, insomma dacché ci conosciamo, abbiamo par­lato degli argomenti più varii, e soprattutto di arte; e le idee che voi esponevate mi at­traevano assai. Vi credevo più desideroso di abbellire la vostra vita.

Gerardo                         - Confesso di non averci pensato af­fatto, (vanitoso) Abbiamo avuto altri argo­menti di conversazione...

Andreina                       - Anche in questo campo le parole non vi son mancate!

Gerardo                         - E dire che le ore sono passate così presto!

Andreina                       - (amorosamente) Davvero?...

Gerardo                         - Siete venuta alle due e mezzo e so­no le sette!...

Andreina                       - La mia gioia è piena, se vedo fe­lice anche voi... (lo guarda con tenerezza) Venitemi vicino... (prende la mano di Ge­rardo, lo attrae verso di sé, ma, dato che resiste un po', Gerardo viene a trovarsi in una posizione assai incomoda) Sto bene così... nelle vostre braccia sono piccola piccola... voi siete forte... mi sento al riparo, protetta...

Gerardo                         - Sentite...

Andreina                       - Tesoro?

Gerardo                         - Le sette, le sette che suonano! (La donna ha il viso teso verso quello di lui, nell'attesa di un bacio) Non sentite? (un breve silenzio non si sente nulla)

Andreina                       - (in un soffio) Abbracciatemi... (Gerardo l'abbraccia una sola volta, distrat­tamente) Stringetemi più forte...

Gerardo                         - La questione è... che sono in una brutta posizione... e non è facile...

Andreina                       - Ah!... vi ho fatto male... come sono sciocca... ma adesso... venitemi più ac­canto... Forse siete stanco?...

Gerardo                         - (vanitoso) Io!... Per carità!.... (le si avvicina, e si siede sul letto).

Andreina                       - Ecco!... Uno accanto all'altro... come qualche ora fa! quando mi avete dato il primo bacio... Traditore! (imitando la voce e il fare di lui) « Signorina, fatemi un solo favore... Toglietevi il cappello: vorrei ve­dere il colore dei vostri capelli... ». E men­tre io mi toglievo il cappello davanti allo specchio, mi avete baciata sulla nuca... Io avrei voluto difendermi, ma avete scoperto il punto sensibile: qui... dove nascono i ca­pelli    - (china la nuca, per offrirla a un bacio che non giunge; Gerardo dà uno sguardo di­sperato all'orologio)... qui... (una pausa) Come resistere a un attacco simile!... Del re­sto, se anche avessi voluto... voi mi tenevate così stretta... Su, baciatemi di nuovo così...

Gerardo                         - Mia cara... è un po' tardi...

Andreina                       - Tanta fretta avete...?

Gerardo                         - No...

Andreina                       - E dunque?

Gerardo                         - Scusatemi... Poco fa ve lo stavo di­cendo: debbo cenare con un amico e ho paura di far tardi.

Andreina                       - Il vostro amico aspetterà... (ab­bandonandosi) Io sto bene... e voi? ,

Gerardo                         - (distratto) Come...?

Andreina                       - State bene?

Gerardo                         - (c. s.) Benissimo...

Andreina                       - Meglio che col vostro amico?

Gerardo                         - Non si può fare un paragone...

Andreina                       - (carezzandolo) Avete una pelle così fine!... Perché avete una carnagione così?...

Gerardo                         - Ho una pelle speciale!

Andreina                       - (una pausa; poi timidamente) Mi volete bene?

Gerardo                         - (freddamente) Certo...

Andreina                       - Un pochino?

Gerardo                         - (c. s.) Di più.

Andreina                       - Molto... molto?...

Gerardo                         - Pazzamente!

Andreina                       - (afflitta) Non mi volete bene...

Gerardo                         - (nervoso) Come debbo dirvelo?

Andreina                       - Non si deve parlare: baciare bi­sogna.

Gerardo                         - (c. s.) Ma vi ho baciata per tre ore...

Andreina                       - Perché vi spazientite?

Gerardo                         - (c. s.) Io non mi spaziento affatto!

Andreina                       - (triste) Vi secco... Da qualche mo­mento sto accorgendomi che non siete più lo stesso... c'è qualche cosa di mutato...

Gerardo                         - Cosa volete che ci sia?

Andreina                       - E' quel che mi sto chiedendo... quando sono entrata qui, eravate così tenero, commosso, premuroso... e ora...

Gerardo                         - Io son sempre lo stesso...

Andreina                       - (triste) Ah, no!

Gerardo                         - Scusatemi... Forse sono un po' preoccupato... questa cena con un amico...

Andreina                       - Io dovevo prendere il tè con un'a­mica alle cinque e mezzo... avete visto se mi è passato per la mente...

Gerardo                         - Questo prova che la vostra amicizia non dev'esser molto solida...

Andreina                       - No; prova che una donna sacrifica sempre l'amicizia all'amore...

GeTrardo                      - Nell'uomo è più raro.

Andreina                       - Se è così siatemi amico...

Gerardo                         - Un momento fa mi chiedevate amore...

Andreina                       - Non potete accordarmi l'uno e l'altra?

Gerardo                         - (con un sorriso) Siete troppo esi­gente!

Andreina                       - Ah! Credete...? (un breve silen­zio, con un sospiro) Peccato!... (Gerardo pro­fitta di questo intervallo per alzarsi. Sta per passare nello stanzino da « toilette », quando Andreina grida rabbiosamente, a se stessa) Imbecille!

Gerardo                         - (voltandosi di colpo) Come?

Andreina                       - Niente...

Gerardo                         - (avvicinandosi) Non avete detto?...

Andreina                       - Il complimento non è per voi...

Gerardo                         - Ah!...

Andreina                       - E' per me...

Gerardo                         - Non capisco...

Andreina                       - Voi avete ragione...

Gerardo                         - E perché?

Andreina                       - E' inutile che vi spieghi... (recisa) Porgetemi la mia veste, per favore... salutia­moci ,al più presto... è quel che di meglio ci resta da fare...

Gerardo                         - (ha preso la veste e la tiene ridicol­mente tra le mani; sorridente e indeciso) Che cosa vi piglia?

Andreina                       - Sognavo... e ora mi sono sveglia­ta... Scusatemi... debbo aver detto frasi mol­to ridicole...

Gerardo                         - (c s.) Ma...

Andreina                       - Avanti! Presto! Il mio vestito... Sbrighiamoci!

Gerardo                         - Avete proprio tanta fretta?

Andreina                       - Molta... mi aspettano...

Gerardo                         - (scherzando) Ah, ah! Un cavaliere!

Andreina                       - Cosa volete che vi importi?

Gerardo                         - (con enfasi comica) E se fossi ge­loso?!...

Andreina                       - Non fate dello spirito! Porgetemi quella veste e andatevene!

Gerardo                         - Dove?

Andreina                       - Dove vi pare... Il più lontano pos­sibile!

Gerardo                         - (sorridendo) In questo stato! Per­mettete almeno che mi vesta. Andare in giro in questa tenuta mi procurerebbe qualche noia...

Andreina                       - Andate dietro il paravento...

Gerardo                         - Questo... può darsi, (non si muove).

Andreina                       - (esasperata) Dunque: cosa aspet­tate?

Gerardo                         - Vi guardo!

Andreina                       - Le due ore che mi avete guardata mentre dormivo non vi son bastate?

Gerardo                         - Mi divertite!

Andreina                       - Che progressi!

Gerardo                         - Quegli occhi, che ho visti languidi, adesso sono ardenti!

Andreina                       - Non burlate! Non è facile aumen­tare la rabbia che sento di trovarmi ancora qui...

Gerardo                         - Ingrata!

Andreina                       - Per cortesia... Smettete quel sor­riso soddisfatto...

Gerardo                         - Anche il mio sorriso vi dispiace adesso?

Andreina                       - E' ridicolo... e mi dà ai nervi!

Gerardo                         - (cercando di abbracciarla) Nervo­sa... anche! Perbacco!

Andreina                       - (lottando per liberarsi) Siete odio­so! Andatevene! Andatevene dunque!

Gerardo                         - Dopo l'amore, non siete tutto miele, voi!

Andreina                       - Perché capisco il vostro errore...

Gerardo                         - Quale errore?...

Andreina                       - (scoppiando in una risata) Vi fi­gurate che io vi ami!...

Gerardo                         - E se non mi amaste, perché sare­ste qui?

Andreina                       - E voi?

Gerardo                         - (ironico) Ma io, vi amo...

Andreina                       - Traduzione libera: ho voglia di andare a letto con voi!

Gerardo                         - Scusate...

Andreina                       - Ieri, quando mi avete chiesto di venirvi a prendere oggi in casa vostra, alle due e mezzo, per andare a vedere la Mostra degli Indipendenti, credete proprio che ci sia cascata? Sapevo benissimo che la visita a una mostra si sarebbe limitata a una visita a que­sta camera!

Gerardo                         - Ah! vedete dunque che mi ama­te!... se non avete potuto resistermi, per quanto aveste preveduto quel che sarebbe successo...

Andreina                       - Appunto perché prevedevo, son venuta...

Gerardo                         - Senza amore?

Andreina                       - E' un'offesa?

Gerardo                         - La confessione è cinica!

Andreina                       - E perché il cinismo dovrebbe es­sere soltanto maschile?...

Gerardo                         - Macché! Non vi credo... Un mo­mento fa vi stringevate a me con tanto amore...

Andreina                       - Con riconoscenza... Non confon­dete!

Gerardo                         - Se non mi amaste, non avreste scelto me...

Andreina                       - Ma perché? Mi siete piaciuto fisi­camente... Perché non vorreste che io fossi     - come voi - spinta soltanto da desideri fi­sici?

Gerardo                         - (alzandosi) Dunque: devo soltanto al mio aspetto fisico...

Andreina                       - Ma voi - dite un po' perché mi avete voluta nel vostro letto? ...

Gerardo                         - Che domanda!

Andreina                       - Rispondete! Siamo quasi tra uo­mini! Su: siate franco...

Gerardo                         - (divertito) E' difficile a dirsi...

Andreina                       - Fate uno sforzo...

Gerardo                         - (sorridendo) Ci tenete?

Andreina                       - Molto...

Gerardo                         - Se proprio vi diverte, tenterò... che ricerca strana! Vediamo un po'... (la guar­da) Mi pare che prima di tutto la vostra gamba abbia richiamato la mia attenzione...

Andreina                       - Quale?

Gerardo                         - (si tiene in ginocchio accanto il let­to) Tutte e due! Avete la caviglia esile e il polpaccio alto, che si indovina saldo sotto la calza di seta... (carezzandole la gamba) Fa un bell'effetto!

Andreina                       - (liberandosi e mettendosi in ginoc­chio sul letto) Poi...

Gerardo                         - (alzando) Il seno...

Andreina                       - Io tremo...

Gerardo                         - Fate male...

Andreina                       - Respiro...!

Gerardo                         - E a ragione... non si può dire tut­tavia che il vostro seno colpisca...

Andreina                       - Discrezione!...

Gerardo                         - Il vostro seno si rivela d'un tratto per un fremito leggero, e si ha subito la vo­glia di carezzarlo... (tenta una carezza).

Andreina                       - Non perdiamo tempo... prose­guiamo le indagini.

Gerardo                         - E' finito!

Andreina                       - Le gambe, il seno... è tutto qui!...

Gerardo                         - Me l'avete chiesto voi!

Andreina                       - Sì, certo... Ma... il mio viso?... Non vi ha colpito affatto?

Gerardo                         - (convinto) Siete graziosa... Certo!

Andreina                       - Ah!

Gerardo                         - Nuovi aspetti si precisano...

Andreina                       - Mi avete scoperto altre attrattive?

Gerardo                         - Sì... cercando bene... Ieri sera, a teatro, vi guardavo...

Andreina                       - Di profilo...?

Gerardo                         - Sì... E allora mi è preso il deside­rio di avervi... e vi ho afferrata la mano...

Andreina                       - Siamo già a questo!

Gerardo                         - La prima stretta di due mani?... Un godimento che non ha paragone! Non vi pare?

Andreina                       - (un po' commossa) Sì...

Gerardo                         - (prendendo la mano) Si cercano, si indovinano, è un possesso...

Andreina                       - Il preludio... (una pausa: tutti due sognano).

Gerardo                         - (sincerissimo) Che peccato che ab­biamo fretta!

Andreina                       - Vi chiedo scusa di avervi procu­rato un disinganno...

Gerardo                         - Io non ho avuto disinganni... l'ac­cordo è stato magnifico!

Andreina                       - (un po' triste) E ora... è finita... (riprendendosi) e io non ho voglia di ricominciare...

Gerardo                         - (fatuo) Ma se io volessi... (cerca di abbracciarla).

Andreina                       - (respingendolo) No... non è il ca­so di battere un a record »... risparmiatevi... Del resto, con tutta sincerità - e io ve ne rin­grazio - voi mi avete provato che la mia pre­senza nel vostro letto l'ho dovuta a doti, per quanto varie, unicamente fisiche... Per le qualità del mio spirito e del mio cuore, non c'è posto nella vostra nomenclatura...

Gerardo                         - Io non vi conosco...

Andreina                       - E io credo invece di conoscervi a fondo...

Gerardo                         - (un po' inquieto) Eppure io non vi ho dato che informazioni vaghe sulla mia vita...

Andreina                       - Eppure per me voi siete chiaro e senza un mistero...

Gerardo                         - Non è possibile! E allora... dite­mi... chi sono?...

Andreina                       - Un uomo!...

Gerardo                         - (si alza, divertitissimo) Che perspi­cacia! Brava!

Andreina                       - Non vi affrettate ad applaudire... Non è un complimento...

Gerardo                         - (con grave serietà) Sentite... E al­lora... anch'io vi dirò cosa siete voi... (finge di riflettere profondamente)... una donna!... (uno scroscio di risa).

Andreina                       - Niente meno!

Gerardo                         - E' un complimento...

Andreina                       - No... è una parola che in genere suona credulità, disinganno, felicità mancata!...

Gerardo                         - (avvicinandosele) Che amarezza! Avete anche avuto dispiaceri di cuore?

Andreina                       - Cosa può importarvene?

Gerardo                         - (sedendole accanto) E' interessan­te... raccontate...

Andreina                       - A che serve...

Gerardo                         - Giacché abbiamo fatto conoscenza...

Andreina                       - Se vi fa piacere... Del resto: la storia è presto detta... A diciotto anni, ho fatto un matrimonio d'amore...

Gerardo                         - (allegramente, prendendola per le spalle) Siete sposata?

Andreina                       - Aspettate... Io fui di un'ingenuità enorme. Perbacco: così giovane! Ero scusa­bile!... Ma mio marito fu spietato!

Gerardo                         - Lo avete ingannato.

Andreina                       - No... L'ho amato troppo... E' un errore che un uomo non perdona mai.

Gerardo                         - (allentando la sua stretta) Dunque, siete divorziata...

Andreina                       - Sì... un giorno mi minacciò alzan­do le mani... io lasciai il domicilio coniugale... il divorzio è stato pronunziato contro di me... ve l'ho già detto: tutti i torti erano miei...

Gerardo                         - (le sta ancora vicino, ma non la strin­ge più) E... poi?

Andreina                       - Poi?...

Gerardo                         - Sì... come vivete?

Andreina                       - (con un gesto vago) Vivo...

Gerardo                         - Siete sola? (esitando) Insomma: volevo dire...

Andreina                       - Non esitate... volete sapere se ho un amante...

Gerardo                         - Ecco!

Andreina                       - (guardandolo in faccia, enigmatica) E potete dubitarne?

Gerardo                         - Naturalmente, io son fuori di causa...

Andreina                       - (amara) Con che premura lo di­chiarate... (lo guarda ancora) Bene, sì; ho un amante...

Gerardo                         - (quasi liberato, avvicinandosi) Da molto tempo?

Andreina                       - No...

Gerardo                         - Lo amate?

Andreina                       - L'ho amato, ma ora... non so più... sono in dubbio...

Gerardo                         - E lui si è lasciato ingannare?...

Andreina                       - Quando una donna vuole...

Gerardo                         - Ma, da due giorni che vi conosco, mi siete parsa così libera...

Andreina                       - E chi vi dice che lui non sia lon­tano, molto lontano da me in questo momento?

Gerardo                         - Ah, in viaggio!... (ride) Capisco. Io faccio un « interim ». Benone! E lui, na­turalmente, non sospetta di nulla!...

Andreina                       - L'avete detto voi stesso: non deve essere malizioso!

Gerardo                         - E' buffa la cosa!... (La abbraccia alla vita) Poveretto! (la bacia).

Andreina                       - Non è poi da compiangere!

Gerardo                         - Se è all'oscuro di tutto! Da quanto tempo precisamente lo conoscete?

Andreina                       - (liberandosi) Non vi pare che ab­biamo parlato abbastanza di lui?...

Gerardo                         - Vi secca?

Andreina                       - Ora sta a voi parlarmi di voi stes­so... della vostra amante...

Gerardo                         - (reciso) Ah, che! Io non ho amante!

Andreina                       - Le sette sono suonate da un pezzo...

Gerardo                         - C'è tempo...

 Andreina                      - Mi fa piacere che voi apprezziate la mia conversazione...

Gerardo                         - Mi interessa... Il vostro spirito così indipendente è una cosa nuova per me... A voi, posso dirlo senza timore: non c'è cosa che irriti di più che una donna quando si è già data... quella valutazione eccessiva di quel che crede di aver fatto, quando invece si tratta di reciprocità... che abitudine seccan­te! In cambio bisogna promettere fedeltà, amore eterno...

Andreina                       - E che perdita di tempo!

Gerardo                         - Tra noi, tutto è più semplice. Esclu­so l'amore, ogni ipocrisia diventa inutile. Siamo, uno di fronte all'altra, interamente nudi...

Andreina                       - Porgetemi il mio vestito...

Gerardo                         - Non ancora... (la prende tra le sue braccia) Abbiamo forse qualche altra cosa da dirci...

Andreina                       - No... Conversare con voi non mi interessa più...

Gerardo                         - Davvero? (riflette) Insomma, l'amore non è altro che il desiderio di fare l'amore... Noi che abbiamo soppresso il pri­mo, compiamo l'altro senza astuzie. Io so che voi amate il piacere, e provo piacere nel sod­disfarvi... Di che vi lagnate?

Andreina                       - E se il reciproco fosse vero? Fare l'amore è forse amarsi un poco...

Gerardo                         - Non parliamo più d'amore, noi che sappiamo che l'amore non esiste...

Andreina                       - (tenendolo per il pigiama) E se io avessi mentito. Se non avessi altri amanti che voi... Se vi dicessi che vi amo...

Gerardo                         - E' uno scherzo!

Andreina                       - Un esperimento... Rispondete... Che fareste?... (lo lascia andare).

Gerardo                         - (imbarazzato, e scostandosi con pre­mura) Abbiamo pensato a tutto, fuor che a questo... Che farei? Non so dirvi...

Andreina                       - Rassicuratevi... E' molto tardi: voi mi trattenevate, ho voluto scostarvi... ve­dete che ci son riuscita...

Gerardo                         - (si riavvicina sorridendo) Siete mol­to furba...

Andreina                       - (ironica) E pericolosa...

Gerardo                         - Mi piacerebbe, se fosse.

Andreina                       - Per il vostro bene, lasciatemi an­dare. E' meglio che non ci rivediamo più... (bussano alla porta della stanza) Sentite!...

Gerardo                         - Cosa?

Andreina                       - Bussano.

Gerardo                         - (accostandosi alla porta) Chi è?

Una voce d'uomo          - Sono io.

Gerardo                         - Chi... Io?...

La voce                         - Io!...

Gerardo                         - Tu?...

La voce                         - Sì... Duvivier...

Gerardo                         - Un momento... (tornando da Andreina, sottovoce) E' il mio amico... che è venuto a cercarmi...

Andreina                       - Non voglio che mi veda... (af­ferra i vestiti che Gerardo le porge rapidamente) Ditegli che se ne vada!

Gerardo                         - (tornando verso la porta) Scendi giù... aspettami in salotto...

Duvivier                        - No... Aprimi...

Gerardo                         - Se ti dico d'aspettarmi in salotto...

Duvivier                        - Ci sto da mezz'ora...

Gerardo                         - Va bene: prosegui...

Duvivier                        - No... mi secca...

Andreina                       - E' una cosa ridicola... (indicando lo stanzino, da « toilette ») Andrò a vestir­mi di là: fatelo entrare ma spicciatelo presto.

Gerardo                         - Giusto: farò così...

Andreina                       - Che se ne vada subito!... (passa nello stanzino da ce toilette »).

Gerardo                         - State tranquilla! (prende una scar­pina che Andreina aveva dimenticata, e la getta nello stanzino, abbassa la tenda che maschera il vano. Apre la porta) Avanti, en­tra. (Duvivier entra: è in smoking, col sopra­bito sul braccio e guanti bianchi; è solenne e leggermente ridicolo).

Duvivier                        - Caro... ti chiedo scusa di aver quasi forzato la porta... ma tu forse hai dimenticato che siamo a cena insieme...

Gerardo                         - Me lo rammento... (con un cenno alla propria tenuta) Io non sono proprio pron­to... Se vuoi aver la cortesia di aspettarmi giù in sala... ti raggiungo tra cinque mi­nuti...

Duvivier                        - Benone! Dunque... Spicciati! Hai una sigaretta?

Gerardo                         - No...

Duvivier                        - (scorgendo una, scatola di sigari sul tavolo) Oh! vedo dei sigari! Non ti di­sturbare... preferisco un sigaro... (esamina la scatola) Una buona marca... Permetti... (prende un sigaro).

Gerardo                         - Il fumo di sigaro, qui dentro... Sarebbe forse meglio fuori...

Duvivier                        - Credi?

Gerardo                         - Sì.

Duvivier                        - Bene. Allora questo lo fumerò fuo­ri, (intasca il sigaro e ne prende un altro che accende subito) Su, caro, vestiti: mi hai chie­sto cinque minuti.

Gerardo                         - Hai fretta?

Duvivier                        - Nient' affatto,

Gerardo                         - Dove ceniamo?

Duvivier                        - Al Caffè de Paris.

Gerardo                         - (sorpreso) Mi inviti al Cafè de Pa­ris, tu!

Duvivier                        - (generoso) Caro mio, quando io offro agli amici...

Gerardo                         - Va avanti. Fissa la tavola e ordina. Lascio a te la cura di scegliere i piatti... Io ti raggiungo tra un quarto d'ora... va!

Duvivier                        - No.

Gerardo                         - Il tempo di vestirmi e...

Duvivier                        - Un momento! Credi ai racconti delle fate?

Gerardo                         - Come?

Duvivier                        - Ai racconti delle fate?...

Gerardo                         - Non sono più un bambino...

Duvivier                        - Guardami...

Gerardo                         - Bene?

Duvivier                        - (insistendo) Guardami...

Gerardo                         - Che c'è? (squadrandolo da capo a piedi) Quei guanti bianchi ti imbarazzano...

Duvivier                        - Non si tratta di questo... Guarda­mi... Io sono una fata!

Gerardo                         - Ah ah! (sorride divertito) Siedi, mio caro, siedi... (Duvivier siede) Quanti cocktails?

Duvivier                        - Come?

Gerardo                         - Ti chiedo quanti cocktails hai pre­so prima di venir qui?

Duvivier                        - Ingrato! Prendi in giro l'angelo, il buon genio che muterà il tuo destino.

Gerardo                         - Senti... se è un'idea fissa, non vo­glio contrariarti... Ma va ad attendermi nel salone... Mettiti accanto alla finestra, aprila e respira lentamente, profondamente e con metodo... Va caro, va!... (cerca di farlo alzare dalla seggiola, ma Duvivier si rannicchia an­che più comodamente nella sua poltrona).

Duvivier                        - No... Vestiti: t'aspetto qui.

Gerardo                         - T'assicuro che nel tuo stato...

Duvivier                        - M'infischio delle tue prese in giro, e ti dico solo: vestiti, fatti bello... Il tuo de­stino si decide stasera!...

Gerardo                         - (irritato) Insomma: che cosa vuoi dire? Il mio destino al Cafè de Paris?

Duvivier                        - Sicuro... Al Cafè de Paris!

Gerardo                         - (c. s.) Spiegati...

Duvivier                        - Ah! Puoi esser contento di avermi per amico!...

Gerardo                         - Io ne ringrazio il cielo tutti i giorni ma stasera particolarmente vorrei sapere perché...

Duvivier -                      - Eh! l'amicizia!... e me! (vorreb­be cominciare un discorso, dire qualche cosa di definitivo, ma gli mancano le parole; e si limita ad un gran gesto)... Eh, tu lo capisci!

Gerardo                         - Sì, lo so bene... ma che cosa c'entri il mio destino stasera...

Duvivier                        - Pazienza... mistero... celerità: ve­stiti.

Gerardo                         - Che cosa è tutta questa storia? E, prima di tutto, questo invito? Hai cenato con me tre sere fa, e stamattina mi spedisci un biglietto postale per dirmi; «E' un secolo che non ci vediamo; bisogna assolutamente che questa sera ceniamo insieme ». E aggiun­gi: « Sono io che invito ». Questo poi è il colmo!

Duvivier                        - Ti pare tanto sorprendente che io ti offra una cena?

Gerardo                         - No: imprevisto!

Duvivier                        - Ah mio caro: come mi conosci male! Se sapessi cosa si sta preparando qua dentro!... (si tocca la fronte).

Gerardo                         - Mi racconterai a tavola. Scendi in salotto... Io vado a vestirmi.

Duvivier                        - (trattenendolo) Un momento! Una domanda: a che punto sei?

Gerardo                         - Lo vedi da te: sono in pigiama...

Duvivier                        - Non si tratta di questo... Ti chie­do: a che punto sei... nella vita?

Gerardo                         - (stupefatto) Nella vita!

Duvivier                        - Sì... la tua situazione materiale?...

Gerardo                         - Non mi sembra questo il momento...

Duvivier                        - Sbagli! E' venuta l'ora di far l'in­ventario... vestiti e ricapitoliaimo...

Gerardo                         - Andiamo, su! Non tanti preambo­li... Vuoi chiedermi un prestito per pagare la cena che mi offri... (tira fuori dall'armadio il suo smoking, prende una camicia e va a sedersi sul letto per infilarvi i bottoni da pol­so e da collo).

Duvivier                        - Non capisco perché tu ti accani­sca così a denigrarmi. E' vero: io ho messo qualche volta la tua amicizia alla prova... Ma oggi ti renderò quel che ti debbo al cen­tuplo!

Gerardo                         - (la sorpresa lo ferma a sedere sul letto) Questa è una buona notizia! E dun­que...

Duvivier                        - (affermativo) Tu sei un po' imba­razzato...

Gerardo                         - (dubitoso) N... no.,.

Duvivier                        - Ma sì... Sei in imbarazzo.

Gerardo                         - T'assicuro che...

Duvivier                        - Perché negarlo? Non è mica un di­sonore... Succede anche a me di trovarmi in imbarazzo!

Gerardo                         - Spesso!

Duvivier                        - Che vuoi... Vedo le cose troppo in grande, io! (tira una enorme boccata dal suo sigaro). Ma non si tratta di me, stasera... Dunque, sei imbarazzato: questo è indizio di una situazione materiale mediocre. Vivi me­diocremente, ti dibatti nella mediocrità... non lo negare: è un fatto. Guarda: questa stanza d'albergo... Come si può vivere in una came­ra così volgare?... (con una smorfia di di­sgusto) E' un albergo di terz'ordine!

Gerardo                         - (seccato) Puoi parlare tu, che abiti...

Duvivier                        - Per cortesia: non mi tirare sempre in ballo... (trascinandosi dietro la seggiola si avvicina in tre tappe a Gerardo che è ri­masto sempre seduto sul letto) Se sapessi con che attenzione e con che disinteresse sto esa­minando il tuo caso! Pensaci: con tutto di­sinteressamento!

Gerardo                         - Ma io non ti ho chiesto nulla...

Duvivier                        - E ti pare che questo possa essere un motivo, perché io mi dimentichi di te? Tra poco mi ringrazierai... Finora non c'è stato che un preambolo necessario.... Preci­siamo qualche altro punto... La tua vita in­tima...

Gerardo                         - Come!

Duvivier                        - La tua vita amorosa, se preferisci...

Gerardo                         - Ah, io! Tu lo sai: le donne...

Duvivier                        - Lo so... oggi è di moda disprezzare le donne: ma questo non ti impedirà d'avere un'amica...

Gerardo                         - Non è vero!

Duvivier                        - (tira fuori di tasca un taccuino e leg­ge) Si chiama Anna... è «mannequin» in Rue de la Paix. Alta, bruna, graziosa.

Gerardo                         - (con uno sguardo furtivo, ma disperato verso lo stanzino da « toilette ») Una sto­ria che è finita da un pezzo!

Duvivier                        - Da un pezzo? Ne sei sicuro?

Gerardo                         - Sei mesi... almeno...

Duvivier                        - Hai passato da lei la notte scorsa... (consultando il taccuino) 13, via Vaugirard... Sei giunto all'una dopo mezzanotte, (giunge, dallo stanzino da « toilette », un rumore di vasellame che va in pezzi. Dopo un breve silenzio) Cosa è stato?

Gerardo                         - (senza scomporsi) Niente... non è niente... Gli autobus nel passare... scuotono i mobili... Che cosa dicevi?

Duvivier                        - Qualche cosa si deve essere rotta... Va a vedere...

Gerardo                         - Non vale la pena...

Duvivier                        - Vuoi che vada io?...

Gerardo                         - No... lascia... (passa nello stanzino, ci resta qualche secondo, ricompare un po' frastornato).

Duvivier                        - Bene?

Gerardo                         - Sì, appunto. Proprio quel che pen­savo: gli autobus... una bottiglia è scivolata sul piano del lavabo, (avanza verso Duvivier, tentando di farlo alzare) Senti: ora scendi in salotto. Vedi: ci perdiamo in chiacchiere, e io non mi vesto. Finiremo per far tardi...

Duvivier                        - No... Ho fissata la tavola per le nove... (dà uno sguardo al proprio orologio) C'è tutto il tempo... Parlavamo della tua sar­tina... Le vuoi bene?

Gerardo                         - L'amore! Tu mi conosci... (alza le spalle, ironicamente).

Duvivier                        - Bravo! Quando è così, non ho più scrupoli... Anna ti tradisce.

Gerardo                         - (senza voce) Come?

Duvivier                        - Dico: Anna ti tradisce.

Gerardo                         - No!...

Duvivier                        - Sì... ieri, nel pomeriggio, è stata alle Corse a Chantilly...

Gerardo                         - E con questo? E' il suo mestiere...

Duvivier                        - Il suo mestiere la obbligava a far conoscenza, nel recinto del peso, con un argentino?

Gerardo                         - E poi?

Duvivier                        - E a tornare in città con lui, nella sua macchina?

Gerardo                         - (irritato) Poi?

Duvivier                        - Poi! Si son trattenuti un'oretta e mezzo in una certa « garsonnière » di via Godot de Mauroy...

Gerardo                         - (furente) Che cosa vuoi che mi importi?

Duvivier                        - Piacere!

Gerardo                         - (c. s.) Ma certo!

Duvivier                        - Tu sei contentone... si vede! Io sono beato! Rallegriamoci a vicenda, (ride).

Gerardo                         - Un solo fatto mi mette in pen­siero: tu ti occupi troppo di me... tanta pre­mura... mi vizi, mi metti in imbarazzo!

Duvivier                        - Non ti pare naturale? Non sei il mio amico? E non ti sembra che basti?

Gerardo                         - Bene... continua pure... Chiacchie­ra, chiacchiera pure solo, io vado a vestirmi.

 Duvivier                       - Insomma... (Gerardo colloca il pa­ravento in senso parallelo alla scena tra Duvivier e luì, e così può cominciare a vestirsi. Duvivier parlerà col naso contro il paravento) Mi pare dunque di averti dimostrato che, tanto dal lato materiale quanto moralmente, tu non vivi!

Gerardo                         - (la cui testa compare al disopra del paravento) Di', le informazioni che con tanta cortesia mi hai comunicate... il ritorno dalle corse e il resto... come le hai avute?

Duvivier                        - E' l'abbiccì del mestiere... è una sciocchezza... lasciamo andare... (Gerardo scompare) un altro giorno ti spiegherò il mio sistema... Dunque: parlavamo della tua po­sizione sociale... Dimmi un po' che posto oc­cupi tu nella società... una miseria, caro mio, una vera miseria!... (si ferma, stupefatto, con lo sguardo fisso sotto & letto. Si china e rac­coglie una calza di seta, la tira a sé, e la con­templa in tutta la sua lunghezza. Poi, con gran disgusto)... una vera miseria! (mette la calza nella tasca della sua giacca).

Gerardo                         - Pure devi pensare...

Duvivier                        - Non ci sono corse oggi?

Gerardo                         - No... perché?

Duvivier                        - (con uno sguardo verso lo stanzino da toilette) No... pensavo a...

Gerardo                         - (che si è infilati i calzoni dello smo­king, spinge il paravento verso il fondo della scena, e percorre rabbiosamente la stanza, abbottonandosi le bretelle. E durante la sce­na finirà di vestirsi) Questa storia preoc­cupa te, più che me. Una donna che tradisce il suo amante: niente di più naturale. Sia­mo tanto infedeli noi! Si parla del pudore femminile... che trucco! Un uomo piace loro, e ci vanno a letto insieme... senza neppure conoscerlo... E' disgustoso, ne convengo; ma perché dovremmo lagnarcene? Profittiamo­ne, ecco tutto!

Duvivier                        - (con uno sguardo allegro verso lo stanzino da « toilette ») Bravo!

Gerardo                         - Quel che importa è non lasciarsi in­gannare dalla loro ipocrisia...

Duvivier                        - (approvando) Bravo! Bravo!

Gerardo                         - Cosa mi dicevi? Ah, sì! Mi dichiaravi che non sono nulla... bene: continua, non aver scrupoli!

Duvivier                        - Non voglio continuare. Se ho fatto così nero il quadro della tua vita, è per giungere ad una conclusione. E la con­clusione eccola: tu meriti di più dalla vita.

Gerardo                         - Grazie!

Duvivier                        - Persuaditi che non ti faccio com­plimenti inutili... Tu hai molte qualità... In­nanzi tutto; sei giovane, sei bello... E poi non sei neppure mediocre... Ah! Fossi io gio­vane e bello... Eppure anch'io me la cavo! Ma tu non hai la posizione che meriti... e vivi in una catapecchia! E tu non sei fatto per questa vita... (Gerardo sta seduto sul letto; Duvivier si alza, gli si accosta, e come una fata benefica) Quel che ci vuole per te è un appartamento lussuoso, comodo, borghese! Non discutere! Me l'hai confessato tante volte: i tuoi gusti sono borghesi! Cono­sco il tuo sogno: uno studio dolcemente rischiarato, un grande sofà coperto di cuscini, un tappeto soffice, una bella biblioteca coi tuoi libri preferiti, una scrivania, fiori, pol­trone molli e profonde... insomma: l'ideale borghese!

Gerardo                         - (intenerito) Ah! certo, non mi di­spiacerebbe... Per ora posso farne a meno, ma mi auguro che le cose cambino... Forse meriterei una vita migliore...

Duvivier                        - Questo proprio mi diceva Brégier, parlando di te...

Gerardo                         - Brégier? Le automobili Brégier?

Duvivier                        - Lui, in persona!

Gerardo                         - Mi conosce?

Duvivier                        - L'hai conosciuto dai Balbel (si mette a sedere).

Duvivier                        - Oh! Ma c'era tanta gente, che non mi avrà neppure notato...

Duvivier                        - Eppure, tu ci hai conversato...

Gerardo                         - Qualche parola...

Duvivier                        - Ebbene, caro mio: è bastato! Si è entusiasmato di te, Brégier!

Gerardo                         - A proposito di Brégier: è da lui che tu passi tre mesi dell'anno, in Bretagna?

Duvivier                        - Sì... La stagione di caccia... per fargli piacere... io organizzo le cose... Brégier ha laggiù un magnifico castello...

Gerardo                         - Gli dai molte stoccate? Dicono che...

Duvivier                        - I soliti maligni... (si alza, infuria­to, si scosta da Gerardo) E' buffo: noi par­liamo sul serio, e tu svii la conversazione... (trovandosi a portata di mano la scatola dei sigari, ne prende uno, e con quello minaccia Gerardo, riaccostandoglisi) Ti avverto, se ci tieni, che accanto a Brégier potresti farti una posizione di prim'ordine... (intasca il sigaro) E' stanco, e cerca, come collaboratore, qual­cuno, in cui possa riporre fiducia assoluta...

Gerardo                         - E vorresti che fossi io! ...

 Duvivier                       - E perché no? Se ti dico che gli piaci assai!

Gerardo                         - Ma sai che è molto interessante quel che mi stai dicendo... Siedi un momen­to... C'è tempo...

                                      - (Si sente di nuovo un rumore di porcellana che va in frantumi).

Duvivier                        - (dopo un breve silenzio) Ah! que­sti autobus!

Gerardo ....................... - (irritato) Sono seccanti... Finirò col- l'aver delle noie dalla padrona di casa... Sen­ ti: dovresti aspettarmi giù in sala

Duvivier                        - Gli autobus passeranno egualmen­te... Mi dici dì andarmene, proprio quando sto per rivelarti il mio piano... un piano ge­niale!

Gerardo                         - (con uno sguardo verso lo stanzino) Parla... ma fa presto...

Duvivier                        - Quando tutto sarà andato in pezzi, staremo tranquilli... Stammi a sentire: noi siamo a cena questa sera con Brégier...

Gerardo                         - Al Cafè de Paris?

Duvivier                        - Sì... Sono io che ho organizzato quest'incontro... Brégier vuol proprio fare con te migliore conoscenza.

Gerardo                         - Tu scherzi!

Duvivier                        - Guardami in viso!

Gerardo                         - E tu credi che con l'intenzione di...

Duvivier                        - Te l'assicuro...

Gerardo                         - (commosso, stringendogli la mano) Ah! Caro, ti ringrazio. Sei proprio un ragaz­zo a modo. Sai: questo è un gesto che non dimenticherò.

Duvivier                        - Lo credo bene... (con noncuranza) Sua figlia anche sarà a cena con noi...

Gerardo                         - (indifferente) Ah...

Duvivier                        - Tu non ti aspettavi una fortuna si­mile!

Gerardo                         - Ti confesso che Brégier... vedere attratta su di me l'attenzione del re dell'au­tomobile...

Duvivier                        - Non si tratta più di Brégier, ma di sua figlia...

Gerardo                         - La figlia mi interessa meno!...

Duvivier                        - Non ti piace?

Gerardo                         - Per quel che ho da fare con lei!...

Duvivier                        - Tu le piaci molto...

Gerardo                         - (sorpreso) Io!

Duvivier                        - Sì, tu! Eh, fai colpo, tu!

Gerardo                         - Come?

Duvivier                        - Sì... quella sera, dai Balbel, si parlava di sports... Ivonne Brégier si vantava di guidare una macchina a 130 l'ora... di de­dicarsi alla scherma, alla corsa'a piedi, insomma a tutti gli sporta... I giovanotti si ral­legravano con lei... Ma tu... Ricordi cosa le dicesti?

Gehardo                        - Non me ne rammento affatto...

Duvivier                        - Aspetta un po': « Signorina, le ra­gazze che cercano di imitare gli uomini, sono proprio insopportabili. L'unica attrattiva di una donna è l'essere debole e aver bisogno di protezione ». Questo le dicesti... E puoi gloriarti di aver avuto un bell'effetto!

Gerardo                         - (sorridendo) Mi odierà!

Duvivier                        - Le piaci enormemente! Ma scusa! Sei il primo che ha avuto il coraggio di te­nerle testa... Son cose che contano per una ragazza multimilionaria...

Gerardo                         - Conclusione?

Duvivier                        - Sposala!

Gerardo                         - (soffocato) Eh?

Duvivier                        - Suo padre accetta in anticipo. Ac­cetta tutti i capricci di sua figlia... Caro mio, tutto è combinato. Il matrimonio si celebra tra un mese, a fine maggio. Quest'estate tu vai a Decauville. Io vi compero una villa magnifica, e neppure cara: tre milioni. Ho già un'opzione. Ci sistemeremo là verso il venti di luglio. Tu sarai il re della stagione... (beato) Che cosa ne pensi?

Gerardo                         - (.si è accostato a Duvivier e battendo­gli delicatamente la mano sulla spalla, senza alzare la voce) Alla porta! Subito!

Duvivier                        - (spaurito) Eh? Come?

Gerardo                         - (urlando) Alla porta! (sconcertato, Duvivier si alza) Sposarmi! Io! Sei proprio impazzito! E la mia libertà?

Duvivier                        - A un prezzo simile... Yvonne ha una dote di...

Gerardo                         - (con un furore che andrà crescendo) Me ne infischio! Le donne sono sempre stati cattivi acquisti nella mia famiglia! Quindi te lo grido chiaro e tondo: mai! Mi hai capi­to: mai! Io non prendo moglie!

Duvivier                        - Sì, ma pure... tu non puoi fare a meno di una donna... hai un'amica...

Gerardo                         - Che su di me non ha nessun po­tere... Buongiorno, buonasera, un salutino e tutto è qui. Diffido talmente che nessuna donna ha mai messo piede qua dentro!...

Duvivier                        - (scettico) Mai?

Gerardo                         - (con forza) Mai! Ah! Ti assicuro che una donna che venisse a parlarmi di amo­re, troverebbe una accoglienza coi fiocchi!

Duvivier                        - Alle corte: tu rifiuti di diventare genero di Brégier!

Gerardo                         - Con tutte le forze!... Se invece Brégier vorrà interessarmi ai suoi affari, avrà tutta la mia devozione.

Duvivier                        - Un uomo dell'importanza di Bré­gier non può accordare fiducia al primo ve­nuto... Sposando la figlia, tu non saresti più il primo venuto...

Gerardo                         - Bene: che vadano ai diavolo lui e sua figlia!

Duvivier                        - Questo non ti impedirà di venire a cena...

Gerardo                         - Ora che son prevenuto? Ah, no! Puoi pure andartene, (spingendolo fuori del­la porta) Via... via...

Duvivier                        - (seccato) Come potrò spiegargli?...

Gerardo                         - Digli... digli che sei un imbecille!

Duvivier                        - (uscendo) Va bene, ma lui non mi crederà... Ah! Guarda un po'! Dimenticavo... Rendile questa! (nel pugno chiuso porge a Gerardo la calza di seta che teneva in tasca).

Gerardo                         - A chi?

Duvivier                        - (mostrando la calza) All'autobus! (Gerardo prende la calza. Duvivier esce). (Gerardo resta interdetto con la calza in mano. Andreina solleva la tenda che nasconde lo stanzino da toilette).

Andreina                       - (ridendo) Si può? Le mie condo­glianze!

Gerardo                         - Grazie... perché?

Andreina                       - Per la signorina Anna... Compa­tisco la vostra sventura!

Gerardo                         - Se tutti i miei pensieri fossero que­sto... m'era già passato di mente!

Andreina                       - Pensavate a lei parecchio, se me ne avete taciuto l'esistenza, quando vi ho chiesto se avevate un'amante!

Gerardo                         - Si poteva far a meno di dirlo...

Andreina                       - (davanti allo specchio, infilandosi il cappello) Vi siete comportato come se mi aveste amato...

Gerardo                         - Come?

Andreina                       - Perbacco! Avete già mentito! (ri­de) Porgetemi quella calza... (La prende) Gra­zie... (siede sulla sponda del letto e si infila la calza) Ecco! E ora vi lascio.

Gerardo                         - Adesso non ho più fretta...

Andreina                       - L'ho io!

Gerardo                         - Certo: vi ho fatto perdere molto tempo...

Andreina                       - (con divertimento) Non me ne rammarico. Il dialogo col vostro amico mi ha rivelato molto del vostro carattere.

Gerardo                         - Che disinganno, no?

Andreina                       - Se vi amassi, forse! Ma io non sono la signorina Brégier...

Gerardo                         - Non mi parlate di questa storia sciocca, Quando penso che quell'imbecille era venuto a tendermi un agguato... Pensate un po'; io legato! Io! No, grazie!...

Andreina                       - (con ironia) Siete un uomo forte!

Gerardo                         - (convinto) Mi difendo benissimo...

Andreina                       - Anch'io...

Gerardo                         - (ride) E' vero... Noi due non cor­riamo rischio di restar vittime dell'amore!

Andreina                       - Con me c'è da star sicuri! Liber­tà assoluta! (ridono tutti e due; una pausa; poi chiaramente) Arrivederci!

Gerardo                         - (le stringe la mano, ridendo sempre) E' molto simpatico!... Che sicurezza! (la donna fa un passo verso la porta) Sentite: mi viene un'idea...

Andreina                       - (con la mano sulla maniglia della porta) Dite pure...

Gerardo                         - Noi potremmo stringere un patto...

Andreina                       - (c. s.) Cioè?

Gerardo                         - Potremmo convenire di rincontrar­ci di tanto in tanto, per godere ancora il pia­cere di queste ore passate insieme, senza per questo essere altro che due buoni camerati...

Andreina                       - (lasciando la maniglia con un sorri­so, e minacciando col dito) Senza però che si parli mai di amore!...

Gerardo                         - Beninteso!

Andreina                       - Quasi quasi acconsentirei!

Gerardo                         - (sconcertato) E il vostro amanite?

Andreina                       - (distrattamente) Quale amante?

Gerardo                         - (in guardia) Non avevate detto,..

Andreina                       - (riprendendosi) Ah, sì! Vi assicu­ro che non sospetterà mai di nulla!

Gerardo                         - (allegro) Vi sentite così abile a fin­gere...

Andreina                       - Ma sì! Quando si è fatta l'abitu­dine...

Gerardo                         - Dunque... (tendendole la mano) Accettato?

Andreina                       - Se vi fa piacere! (prende la mano di lui) Dunque... a uno di questi giorni...

Gerardo                         - (trattenendole la mano) Dove ce­nate?

Andreina                       - Non so... è tardi... in trattoria... o non so dove...

Gerardo                         - (tornando accanto dopo essersi scostato un momento per prendere il soprabito e il cappello) Vorreste che... (esita).

Andreina                       - ... cenassimo insieme? Ma non è contrario al nostro patto?

Gerardo                         - Se foste un'amica come le altre, dif­fiderei. Ma con un camerata! Però, vi avverto, vi lascio alle dieci...

Andreina                       - Ma sì: mi lascerete, quando vi farà più comodo...

 (escono continuando rumorosamente la con­versazione).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Uno studio di stile assai moderno. A destra, inizio di corridoio che dà sull'anticamera. A sinistra ingresso della camera, mascherato da una tenda. In fondo una finestra, che forma « boto wìndov ». A destra, ricavato nel muro, un divano pieno di cuscini. La biblioteca è ri­cavato nel muro del corridoio, accanto al di­vano.

Insomma la fedele esecuzione della stanza de­scritta al primo atto da Duvivier. A destra del divano, appeso al muro, uno specchio.

Su un tavolinetto, nel mezzo, il telefono, una fotografia in cornice, una bottiglia di Porto, qualche bicchiere.

Sono le otto di sera. Quando si alza il sipa­rio, nessuno è in scena. Bussano. Con frettolo­sa allegria Andreina esce dalla camera che è a sinistra e traversa la scena. E' in pigiama. Va ad aprire.

Entra il portiere.

Il Portiere                      - Mi scusi, signora, se la distur­bo... Ma l'ho vista rientrare e ne profitto per...

 Andreina                      - Che c'è?

Il Portiere                      - Bisognerebbe che lei mi desse una risposta...

Andreina                       - Ve l'ho già detto: per il momento non è possibile.

Il Portiere                      - Ma... ci sono molte richieste... un apparta­mento mobiliato come que­sto... in una casa seria... è ra­ro a trovarsi. Anche oggi è venuto un signore molto di­stinto...

Andreina                       - Quando scade l'ultimo termine per dirvi se trattengo o no l'appartamento?

Il Portiere                      - Oggi è il tredi­ci ottobre... fino al 15: dopo­domani.

Andreina                       - Benissimo; dopo­domani avrete una risposta.

Il Portiere                      - (insistendo) Ma quel signore ha detto che sa­rebbe tornato domani.

Andreina                       - Tornerà.

Il Portiere                      - E se nel frat­tempo fissa un altro apparta­mento?

Andreina                       - (indifferente) Bah!...

Il Portiere                      - Sa: io ci terrei molto a quel si­gnore. E' un ufficiale della Legion d'onore... dev'essere una persona importante... Del re-" sto non deve metter pensiero a lei di cambiar casa... Per quel che ci sta qui! almeno di giorno... Non può credere, signora, quanto lei mi tiene in curiosità! Cosa viene a fare qui tutte le sere dalle otto alle cinque e mez­zo... non l'ho indovinato...

Andreina                       - Mi raccolgo...

Il Portiere                      - Io quando lei mi chiede la chia­ve verso le undici e mezzo penso: «l'amico della signora del primo piano non è ancora venuto, stasera... ».

Andreina                       - (offesa) Può bastare, no?

Il Portiere                      - Non se l'abbia a male, signo­ra... non volevo offenderla...

Andreina                       - Il proprietario verrà domani?

Il Portiere                      - Non so... A volte sta quindici giorni senza farsi vedere,

Andreina                       - Vorrei parlargli della questione dell'affitto.

Il Portiere                      - Ah, bene! Siamo intesi; appena si fa vedere, l'avverto che lei vorrebbe par­largli.

Andreina                       - Appunto... grazie... buonasera.

Il Portiere                      - Buonasera, signora, (esce). (Il telefono suona. Andreina si precipita a rispondere)

Andreina                       - Pronto... pronto... sento, sento;... come?... Ma che numero vuole?... no, non è qui... è uno sbaglio... (indispettita, riaggan­cia, consulta l'orologio da polso, torna a se­dersi sul divano. Suonano alla porta d'in­gresso. Andreina s'alza di colpo, accorre ver­so la porta, si ravvede, afferra la sua borsetta, si ravvia i capelli davanti lo specchio, si incipria. Bussano di nuovo; Andreina va ad aprire).

                                      - (Entra Giulietta. E' una ragazza graziosa, il tipo della modistina parigina. Porta un col­lettino di pelliccia semplicissimo).

Giulietta                        - Buon giorno, cara.

Andreina                       - (sconcertata) Giulietta...

Giulietta                        - Non mi aspettavi, eh? Come vai? Be', neppure un bacio?

Andreina                       - (Senza entusiasmo) Sì... (si ba­ciano).

Giulietta                        - Quanto tempo è passato dall'ul­tima volta che ci incontrammo alle Galle­rie Lafayette?

Andreina                       - (c. s.) Non so... due mesi...

Giulietta                        - Ed avemmo appena il tempo di salutarci... Pensa un po'... Dopo quattro an­ni... Devi averne di cose da raccontarmi! Avevo una gran voglia di venirti a trovare all'indirizzo che mi avevi dato... Ma, che vuoi... è un po' fuori mano... ho profittato di una commissione da fare qui nelle vicinanze.

Andreina                       - Ma sì... entra... siediti...

Giulietta                        - (entra e va a sedersi accanto al ta­volo che è nel mezzo. Dando uno sguardo in giro) Ah! Grazioso!...

Andreina                       - Cosa? Di'...

Giulietta                        - E'... è casa tua, questa?

Andreina                       - (divertita) Ma certo... Di chi vuoi che sia?

Giulietta                        - (schiacciata) Perbacco, cara mia!

Andreina                       - (sorridendo) Grazioso, no?

Giulietta                        - Altro che... Eh, già, capisco... (tocca la poltrona) Si può toccare?

Andreina                       - Sei in casa tua...

Giulietta                        - Mi prendi anche in giro...

Andreina                       - Ma no... « sei in casa tua » è una forma di cortesia...

Giulietta                        - Quanto mi piace, questo... (tocca con dita esperte il velluto della poltrona) E' velluto di seta...

Andreina                       - (con trascuranza) Quel che c'è di meglio...

Giulietta                        - Bene, cara, hai fortuna, tu. (sii alza) E i cuscini, i tappeti, i fiori... come sono graziosi! Si direbbero finti!

Andreina                       - Ma no... guardali, sono veri.

Giulietta                        - (odorando i fiori) E' vero... Eh! Sei arrivata, tu! Io l'avevo sempre pensato, e lo dicevo alle altre: « Vedrete... Andrei­na... andrà lontano!... ».

Andreina                       - Eri anche invidiosa di me... Me ne bai fatti di sgarbi...

Giulietta                        - (ingenuamente) Ti pare?

Andreina                       - Del resto al laboratorio, eravate tutte invidiose delle prime lavoranti!

Giulietta                        - Di te, soprattutto!

Andreina                       - Perché?

Giulietta                        - Perché... Tu parlavi meglio di noi. Eri più graziosa delle altre... Con le tue arie da principessa pareva sempre che fossi tu la cliente... E poi, un bel giorno: addio, Andreina... volata via!

Andreina                       - (con un sorriso malinconico) Il grande amore!

Giulietta -                      - Te lo ripeto... Hai sempre avuto gusti da donna ricca, tu! (dopo uno sguardo attorno) Di'?

Andreina                       - Cosa?

Giulietta                        - Dev'essere carico di quattrini?

Andreina                       - Chi?

Giulietta                        - Il tuo amico...

Andreina                       - (imbarazzata) Ah, sì! (per cam­biare argomento) Tu stai sempre da «Denis et Georgette »?

Giulietta                        - Sempre, (si toglie il cappello e la pelliccia, che getta sul divano) Da quattro anni, niente di cambiato... C'è ancora quella maligna di Bianca...

Andreina                       - Quattro anni! Già quattro anni che me ne sono andata.

Giulietta                        - Perché non sei mai tornata?

Andreina                       - A che fare?

Giulietta                        - A ordinare un vestito; soltanto per vedere la faccia della padrona! L'avrei fatta crepare di bile, io! (si alza e con tono assai caricato) « questa pieghettatura è molto volgare... e questa ripresa non dovrebbe sta­re qui... ». Ah, dovresti venire!

Andreina                       - No...

Giulietta                        - (intimidita) Capisco... « Denis » è una sarta di secondo ordine... (la guarda) E tu sei così elegante! Naturale: quando si ha un amico come il tuo (si guarda di nuovo intorno) Eh, sì! Non avrei mai creduto che avresti fatto così presto! E quanti libri... e che bellezza! (ne prende uno su uno scaf­fale, e, carezzando la rilegatura) Rilegato in tutto cuoio!

Andreina                       - Sono belle edizioni.

Giulietta                        - (conquisa) Gli piace la lettura.

Andreina                       - I suoi libri preferiti: poesie...

Giulietta                        - (meravigliata) Ah, capisco! Ti legge dei versi, come nei romanzi!... Eh, hai fortuna, tu! Che serate devi passare! Scom­metto che lui ha un pigiama di seta!

Andreina                       - (risalendo verso il divano e mostran­do un pigiama poggiato tra i cuscini) Ec­colo là!...

Giulietta                        - (ammirando) E le pantofoline arabe! Coi ricami dorati! Perbacco, Andreina! Un racconto delle fate!

Andreina                       - Vuoi prendere un po' di Porto?

Giulietta                        - Non ti voglio disturbare... Lo aspetti, certo?... Sono le otto passate... verrà a cena...

Andreina                       - (imbarazzata) Stasera non torna a casa...

Giulietta                        - Non dorme qui tutte le sere?

Andreina                       - (con forza) Ma sì... (le versa un bicchierino di Porto).

Giulietta                        - (pudicamente discreta) Dove dor­mite?

Andreina                       - Nella camera che è a destra. Sol­leva la tenda...

Giulietta                        - (esita un poco, poi si fa sulla soglia della camera da letto e guarda senza en­trare) Oh, come è elegante! Che larghez­za, il piumino! Con lo stanzino da « toilet­te » accanto... E niente in disordine. E' così bello, che si direbbe disabitato.

Andreina                       - (imbarazzata, la prende per mano e la guida verso la tavola) Su... bevi...

Giulietta                        - (sedendo) Se penso alla camera che avevi in casa di tua nonna... Era graziosa anche quella, ma qui! A proposito: come sta tua nonna?

Andreina                       - Benissimo, grazie.

Giulietta                        - Ah! Puoi dire di essere felice, tu!

Andreina                       - Vero?

Giulietta                        - (non molto convinta) Francamen­te sono contenta... Prima di tatto perché non sei vanitosa... Chiunque altra avrebbe cercato di strabiliarmi...

Andreina                       - (con un sorriso forzato) sembra ti lasci fredda...

Giulietta                        - Lo credo bene!

Andreina                       - Un altro biscotto?

Giulietta                        - Grazie... (prende un altro biscot­to e, mentre mastica a bocca piena, gli occhi di lei scoprono la fotografia che è sulla scrivania) E' lui?

Andreina                       - Sì.

Giulietta                        - E' un nomo distinto... Ha gli oc­chi di Ernesto...

Andreina                       - Ernesto... è?...

Giulietta                        - (pudica) Sì...

Andreina                       - Da risolto tempo?...

Giulietta                        - Cinque anni.

Andreina                       - Cosa fa?

Giulietta                        - Di giorno incoraggia il migliora­mento della razza equina... (con un sospiro) come dice lui!

Andreina                       - E cioè?

Giulietta                        - Perde quattrini alle corse.

Andreina                       - E non ha altra occupazione?

Giulietta                        - Sì... Quando non va alle corse, si occupa a spizzico di pubblicità. E poi la sera è controllore alla « Comédie Pari-sienne ».

Andreina                       - E' una cosa che rende?

Giulietta                        - Per carità. I controllori sono del­la famiglia dei cassieri: si contano i soldi degli altri, ma è vietato toccare...

Andreina                       - Ti vuol bene?

Giulietta                        - (senza entusiasmo) Oh! Sì!

Andreina                       - E tu?

Giulietta                        - (c. s.) Per questo, non posso la­gnarmi: ci si intende bene...

Andreina                       - Tutto è qui...

Giulietta                        - Si fa presto a dirlo, quando si ha un appartamento come questo... L'amore, per noi, è alloggiato male.

Andreina                       - Che importa, se sei sicura di es­sere amata?

Giulietta                        - (furente) Ah! Mi fai ridere! Vor­rei vederti, te, a casa mia! Una camera al sesto piano, sotto i tetti, con la finestra di sghembo, per cucina un armadio a muro e per ascensore... un paio di gambe!

Andreina                       - Ma Ernesto ti verrà a trovare tutte le sere...

Giulietta                        - Sicuro! Dove vuoi che vada? A passeggio sotto i ponti? Dopo il teatro, tor­na a casa verso le dieci... E' una vita regolata come un orologio... Io l'aspetto, e lavoro al lume della lampada... Lui entra, si infila una vecchia giacca, un paio di pantofole e apre un giornale sportivo. E' appassionato di boxe... (con gli occhi al cielo) Ah! Non è un poeta, lui! Alle undici e mezzo, andia­mo a letto... Si addormentai russa... Ecco le nostre serate!

Andreina                       - (a se stessa) Tutt'e due sotto la lampada...

Giulietta                        - Una lampadina da venticinque candele, appesa al soffitto... (accostandosi al divano e indicando le lampade a luce filtran­te) Questa è luce per l'amore!

Andreina                       - (con tristezza) Credi? (sospira) Ah, non ti lagnare, va...

Giulietta                        - (siede sul divano) Lagnarmi... perché?... tanto non cambio niente... Erne­sto, lui, è ottimista... La sua frase preferita è... « Vedrai: ci aspettano giorni migliori »...

Andreina                       - ... Ci aspettano... tu e lui?

Giulietta                        - Sì... noi due, insomma!

Andreina                       - (fascinata, accostandolesi) Noi due! Quanta dolcezza c'è in questa parola: «: noi due »!

Giulietta                        - Non è tutta la felicità!

Andreina                       - Perché tu non conosci la tristezza di tornare a casa, sola, la sera, senza trovare una persona che ti dica: « Buonasera! Cosa hai fatto, oggi? ».

Giulietta                        - (furente) Oh! Ernesto... E’ la sua mania che io gli racconti tutto!

Andreina                       - E questa è la felicità... Trovare a casa un amico che si interessi alle banalità della nostra vita di tutti i giorni... Sentirsi dire: « Sei un po' pallida; riposati... ».

Giulietta                        - (c. s.) Anche questo me lo dice sempre...

Andreina                       - Piuttosto che esser sola, proprio sola... Non ti lagnare. Tu sei felice... (sta in piedi; si asciuga una lagrima).

Giulietta                        - Felice... sì, vedi: quasi quasi lo credevo... Ma ora che ti ho rivista in mezzo a tutte queste cose che non avrò mai... Eh, no! Lo sento chiaramente: io non sono fe­lice!... (scoppia in singhiozzi, aspirando ru­morosamente col naso. Una lunga pausa. Poi, volgendosi verso Andreina) Non importa... Tu puoi consolarmi! (si accorge che Andrei­na piange) Come... piangi anche tu?

Andreina                       - Sì... vedi... non posso... non posso farne a meno... (piangono).

Giulietta                        - (sempre piangendo) Sei così cara, tu... Sì... non ho mai visto prender parte come te a... son cose che non si dimentica­no... Qualche volta io son stata sgarbata con te: ti chiedo scusa... Tu sei migliore di me. Ma, per favore: non pianger più! Se no, mi farai sentire anche più infelice... (i singhioz­zi di lei si fanno rumorosi).

Andreina                       - Calmati, Giulietta.

Giulietta                        - Grazie, grazie; come sei buona.,,

Andreina                       - Non mi ringraziare... Non è... (un singhiozzo) non è di te che piango...

Giulietta                        - (stupefatta) Eh!

Andreina                       - E' di me stessa...

Giulietta                        - Di te!

Andreina                       - Sì!

Giulietta                        - Non sei felice?

Andreina                       - Oh! No!

Giulietta                        - (la guarda, stupefatta: il suo atteg­giamento muta, si soffia il naso rumorosamente, si asciuga gli occhi con un gesto rab­bioso). E non me lo dicevi!...

Andreina                       - No... credevo che tu fossi felice... e poi, dacché tu sei qui, mi pareva di esser­lo un po' anch'io...

Giulietta                        - Me ne hai raccontate di frottole!

Andreina                       - Mi faceva così bene!

Giulietta                        - (alzandosi, con irritazione) Cara mia... non è stato simpatico da parte tua...

Andreina                       - Ti spiegherò...

Giulietta                        - Non vale la pena... Insomma: questa è casa tua?

Andreina                       - No... è un appartamento mobi­liato...

Giulietta                        - (soddisfatta) Mobil... (con una smorfia di disgusto) un appartamento mobi­liato! Ah! ma sei davvero brava per darla a bere! (resta un momento muta) E così: tu e lui vi incontrate qui di tanto in tanto... E' ammogliato?

Andreina                       - No...

Giulietta                        - Insomma: un « pied-à-terre » per vedersi dalle cinque alle sette...

Andreina                       - No... è un appartamento a «subaf­fitto...

Giulietta                        - Viene spesso a vederti?

Andreina                       - No...

Giulietta                        - Esiste poi quest'uomo?

Andreina                       - Ma sì! Questo posso giurartelo!

Giulietta                        - E' molto che lo conosci?

Andreina                       - Cinque mesi...

Giulietta                        - Soltanto! Da che hai lasciato il laboratorio, devi aver visto un gran mon­do, tu!

Andreina                       - Sempre la solita storia: un'av­ventura e poi un'altra... Altrettanti disin­ganni!

Giulietta                        - E questa volta?

Andreina                       - Ah! questa volta è un'altra cosa! Non siamo due amanti soliti, noi... Io sono costretta a fingere... Faccio l'indifferente... Non sa che io l'amo...

Giulietta                        - Perciò: ti adorerà?

Andreina                       - Figurati! Non gli piacciono le donne!

Giulietta                        - (urtata) Ah!

Andreina                       - Non capisci... vuol restare indiffe­rente, ecco tutto!

Giulietta                        - Cosa t'importa... se paga lui l'affitto!

Andreina                         - Non paga niente affatto...

Giulietta                        - E' uno sfruttatore?

Andreina                         - No, è ingegnere. E' molto intelligente.

Giulietta                        - Lo credo bene! Viene a trovarti in un appartamento che tu prendi in affitto per riceverlo!

Andreina                       - Non è mai venuto qui.

Giulietta                        - No? Mai! Allora, non capisco più nulla.

Andreina                       - I primi tempi, andavo io da lui... Un'ora insieme e arrivederci. Molto cortese, ma mai una parola d'amore. Una notte ci siamo addormentati. E la mattina dopo io mi sono svegliata, nel suo letto... Avessi visto che viso ha fatto! Insomma; anche quella mattina è stato cortese, ma io ho fatto una sciocchezza... eh, ma che sciocchezza!

Giulietta                        - Gli hai detto che l'amavi!

Andreina                       - Gli ho ricucito un bottone della giacca! Mi ha ringraziato con freddezza e il giorno dopo mi ha detto che non poteva più ricevermi in casa sua, per non aver noie dal­la padrona di casa...

Giulietta                        - Avrà avuto paura che tu mettessi le radici... Ma se tu non vai da lui, e lui non viene qui, non capisco dove...

Andreina                       - A caso...

Giulietta                        - Siete complicati! E tu abiti sola in questo appartamento?

Andreina                       - Non ci abito. La seta verso mezza­notte rientro in via de Courcelles.

Giulietta                        - Da tua nonna?

Andreina                       - Si, vivo sempre con lei.

Giulietta                        - Ma allora cosa fai qui?

Andreina                       - Aspetto... Speravo che sarebbe venuto. Vive in una stanza d'albergo e non vi sta affatto bene. Sogna un appartamento comodo... Io l'ho saputo indirettamente... Non posso riceverlo in casa mia... e allora mi è venuta l'idea che forse un appartamento come questo gli sarebbe piaciuto e ci sarebbe restato.

 Giulietta                       - E ti costa cara questa tua trappo­la in velluto di seta?

Andreina                       - (sedendo accanto alla tavola) Ci vanno tutte le mie economie... Ah! Giulietta! Noi non siamo che povere donne... e infe­lici!

Giulietta                        - (con dignità) Infelici... Non bi­sogna esagerare.

Andreina                       - Soffriamo dello stesso malanno!

Giulietta                        - Non si può dire!

Andreina                       - Avevi ragione, poco fa: la tua vita è cosi misera...

Giulietta                        - (distante) Fra la mia e la tua non c'è paragone...

Andreina                       - Si equivalgono... Gerardo è in­telligente, lavora molto, io l'amo, ma lui mi esclude dalla sua vita... Tu, vivi con l'uomo che hai scelto, ma senza gioia...

Giulietta                        - Scusa: ma Ernesto ed io ci amiamo.

Andreina                       - Sì... è vero... ma che avvenire! Non farà mai niente il tuo Ernesto!

Giulietta                        - E scusa poi: perché?

Andreina                       - Dev'essere un bravo ragazzo ma un buono a nulla...

Giulietta                        - (alzandosi e avvicinandosi ad An­dreina; con protesta violenta) Un buono a nulla!

Andreina                       - Passare la propria vita alle corse...

Giulietta                        - Cara mia: è il luogo di ritrovo dei ricchi... Son cose che non impediscono di far fortuna, anzi... Col binocolo a tracolla, Ernesto ci fa la sua figura, t'assicuro!

Andreina                       - Il binocolo a tracolla non è una professione!

Giulietta                        - E il teatro! Non è una profes­sione?

Andreina                       - Il teatro! Controllore!

Giulietta                        - Tutte le sere in smoking... son cose che fanno piacere! Senza contare il pal­co di proscenio tutto per me nelle serate magre... Ah! No! Mi dispiace di contraddir­ti... ma fra la mia vita e la tua non c'è pa­ragone!

Andreina                       - Se tu stessa, un momento fa, di­cevi...

Giulietta                        - Cosa dicevo? Che avremmo bi­sogno di una stanza di più... Forse... ma la avremo... Sono ottimista, io! E poi: è casa nostra! Non è un appartamento mobiliato, eh! E che vista! Dalla finestra si vede il ci­mitero del Pére Lachaise... E' sempre fiori­to... E di primavera dà un odore che è ma balsamo. Quando vuoi venire? Per una sera farai a meno di far la guardia qui...

Andreina                       - Fra due giorni dovrò sloggiare... L'avevo fittalo per tre mesi, e il contratto mi scade dopodomani.

Giulietta                        - E per tre mesi sei venuta qui tutte le sere?

Andreina                       - Sì. Due o tre volte la settimana lui mi telefona per fissarmi un appuntamen­to... Mi aspetta in un caffè... un piccolo caf­fè a pochi passi di qua... Ceniamo insieme, andiamo a teatro, poi mi accompagna fino al­la porta, ma mai... mai ho potuto convin­cerlo a salire in casa... T'assicuro... è irri­tante!

Giulietta                        - E ogni volta che telefona, tu sei a sua disposizione, all'ora che gli fa comodo!

Andreina                       - Spesso son tentata di rispondergli che non posso. Quando sono sola con me stessa, mi spaziento e prendo grandi risolu­zioni... mai poi, appena squilla il telefono e riascolto la sua voce, mi sento disarmata e non so resistere.

Giulietta                        - E così tutte le sere tu torni in via de Courcelles?

Andreina                       - Sì. Dormir qui, non potrei... Una casa senz'anima, (squilla il telefono).

Andreina                       - (di soprassalto) E' lui!

Giulietta                        - Credi?

Andreina                       - Lunedì, mercoledì e sabato: è la sua regola... Sempre alla stessa ora. Ah! Se non ci fosse questo maledetto telefono, forse verrebbe!

Giulietta                        - Rispondigli che non sei in casa! Sarà forse un modo per farlo venire.

Andreina                       - E' giusto! Parlagli tu.

Giulietta                        - (schernendosi) Cosa vuoi che gli dica?

Andreina                       - Che sei la cameriera...

Giulietta                        - (recitando rassegnata la sua parte) Pronto... Pronto... sì... Lei parla con la cameriera... Il suo nome, per cortesia... vado a vedere se la signora è in casa... (applicata la mano sul microfono, interroga Andreina con lo sguardo).

Andreina                       - (sottovoce in fretta) Non mi puoi disturbare...

Giulietta                        - (con uno sguardo di complicità) Se ha qualcosa da lasciar detto alla signora... Riferirò..,. (con esitazione studiata) No... Non è in casa... Ma sì, ne sono sicura... Rag­giungere lei al bar, per andare all'Opera?... Non so se la signora potrà: glielo chiederò...

Andreina                       - (c. s.) Sono chiusa nella mia stanza... e non sono sola...

Giulietta                        - Come? Sì, è vero... la signora è in casa, ma... (abbassando la voce) non è sola, e non posso disturbarla... (ascoltano con grande attenzione e Giulietta si diverte, ma d'un tratto la faccia di Andreina muta; disperata, prende l'altro ricevitore).

Andreina                       - (con viva ansietà) Pronto... Pron­to... pronto... (accorata e piangente) Eh! se 1 ne è andato!

Giulietta                        - (stupefatta) E' un uomo strano, sai! Gli diciamo che è un amante tradito e gli pare divertente!

Andreina                       - (tristemente) Non mi ama!

Giulietta                        - Ci hai messo molto tempo ad accorgertene! « Molti saluti alla signora e di­tele che questa conclusione mi pare proprio comica »!

Andreina                       - (piangendo sempre) E' finita... Non lo rivedrò più!

Giulietta                        - Ma sì!

Andreina                       - Dopo quel che ho saputo, non ci tengo neppure più. A che serve? Se non mi ama!

Giulietta                        - Hai ragione. Un tipo come quello, io!... Pff!... (con un gesto della mano).

Andreina                       - (con rabbia improvvisa) E tutto per colpa tua!

Giulietta                        - Colpa mia!

Andreina                       - Ma certo... era stupida la tua idea!

Giulietta                        - La mia idea? Se sei tu che l'hai avuta!

Andreina                       - Ma se non fossi stata tu, non ci avrei mai pensato...

Giulietta                        - Bene... Strapazzami pure... Io dico un sacco di bugie, per farti un favore, mi fai fare una commedia ridicola, faccio una parte da stupida, e questa è la ricompen­sa! Ah, molti ringraziamenti!

Andreina                       - Hai ragione: scusami. Ma il di­singanno è così grave...

Giulietta                        - Non pensarci più!

Andreina                       - (decisa) Voglio andarmene di qui subito subito. Quest'appartamento mi fa or­rore... (piange) Insomma: è finita... Si li­quida e si va via.

Giulietta                        - Mi dispiace assai di vederti così... Su: vieni a trovarmi stasera... sarà una di­strazione...

Andreina                       - Stasera preferisco starmene sola...

Giulietta                        - Bene: capisco... Io me ne vado... Verrai quando ti farà piacere...

Andreina                       - Ti ringrazio... sei molto cortese... Ma! sai, questa sera... (squilla il telefono).

Andreina                       - (precipitandosi all'apparecchio) E' lui che; richiama! (prende il ricevitore col viso illuminato) Pronto... sì... come?... Chi parla?... (tendendo il ricevitore a Giulietta, seccata) Ernesto...

Giulietta                        - No... dove sta?

Andreina                       - Dal portiere...

Giulietta                        - (al telefono. Irritata) Che fai? Ma certo che son qua... Ah! non ci credevi... il signore era geloso e ha voluto accertarse­ne... Ma sì, scendo... (tenera) No, non ti ten­go il broncio!... Subito, caro! Perché ti chia­mo così? Ma perché ti voglio bene! (aggres­siva) Non posso mica stare a dirtelo tutto il giorno... (addolcita) Ma sì: perché stasera ne ho voglia... Ecco... sì... vengo subito... (pog­gia il ricevitore. Ad Andreina, che ha ascoltato il dialogo in un atteggiamento ironico e un po' sprezzante) Guarda un po': che geloso!

Andreina                      - (amara) Hai fortuna, tu...

Giulietta                        - Gli avevo detto che sarei tor­nata tardi, perché dovevo passare da un'ami­ca... e mi aveva chiesto l'indirizzo, senza parere... E' venuto in ispezione... Ah! po­vero Ernesto! Non l'avrei proprio creduto...

Andreina                       - Fallo salire...

Giulietta                        - Venire lui, qui? Ah, no... no... no... Lo conoscerai a casa nostra, quando verrai... Ma qui no... Potrebbe far paragoni... No: arrivederci, arrivederci, (la bacia in fret­ta) A presto! (fa per uscire).

Andreina                       - (porgendole la pelliccetta che l'ami­ca aveva dimenticato) Tieni! Non dimen­ticar qui il tuo zibellino! (resta sola. Si guar­da attorno tristemente. Il suo sconforto è chia­ro: ma poi sembra che abbia preso d'un tratto una decisione. Al telefono) Il portiere? Sen­tite... ho riflettuto... E' inutile chiedere al proprietario una proroga... Non aspetto nep­pure la fine della locazione. Me ne vado sta­sera stessa... Vi consegnerò le chiavi nell'an-flarinen^, naturalmente... Potete riaffittare «ili-che subito... (riaggancia l'apparecchio, fa un giro nella stanza per cominciare a raccogliere le sue robe: la fotografia sulla scrivania, il pi­giama, le pantofole, ecc.. Passa nello stan­zino da toilette, ne esce con in mano una borsetta da viaggio, e ci mette dentro alta rinfusa e rabbiosamente gli oggetti che ha raccolti. Torna di nuovo nello stanzino. In questo momento entra Gerardo: è in abito da sera, col soprabito sul braccio. Si guarda attorno. Andreina ricompare. Stupefatta) Voi... ma... come...

Gerardo                         - (un po' imbarazzato) Scusatemi, mia cara, se turbo per la seconda volta la vostra serata. La cameriera vi ha detto...

Andreina                       - Sì... mi ha detto...

Gerardo                         - E non vi sorprende di vedermi qui?

Andreina                       - N... no!

Gerardo                         - Figuratevi che, mentre stavo sa­lendo lo scalone dell'Opera, ho ricordato che tre mesi fa voi aggiungeste al mio mazzo di chiavi la chiave di questo apparta­mento... (tira fuori di tasca un mazzo di chiavi e ne stacca una) E allora sono tornato sui miei passi, ho chiamato un taxi, e sono venuto a riconsegnarvi l'oggetto. Avrei voluto essere discreto: lasciare la chiave in antica­mera o al massimo consegnarla alla vostra cameriera... e, appunto per non disturbare, non ho voluto bussare alla porta... Ma in­vece mi trovo a faccia a faccia con voi... Vi assicuro che sono dispiacente e confuso...

Andreina                       - Non vi scusate oltre: vi ringrazio d'aver pensato a riportarmi la chiave.

Gerardo                         - Eccola.

Andreina                       - Grazie.

Gerardo                         - Per finire, vi auguro di proseguire piacevolmente la serata...

Andreina                       - Vi contraccambio l'augurio.

Gerardo                         - Io tornerò all'Opera: è questione di cinque minuti.

Andreina                       - Il taxi vi aspetta giù?

Gerardo                         - (ritornando sui suoi passi) No... Lo « chauffeur » mi ha confessato che il suo sto­maco non gli consente spostamenti d'orario... E questa appunto è la sua ora di cena.

Andreina                       - (risalendo verso la finestra) E' una seccatura... Dopo le nove è assai difficile tro­vare un taxi in questi paraggi... Correte il ri­schio di perdere il primo atto.

Gerardo                         - Sarebbe una fortuna, su cui non contavo.

Andreina                       - Perché?

Gerardo                         - Dormire subito dopo mangiato non mi fa bene...

Andreina                       - Dormite all'Opera?

Gerardo                         - Non così bene come nel mio letto, ma più presto!

Andreina                       - Questa sera si dà il « Rigoletto »...

Gerardo                         - (canticchia).

Andreina                       - Avete una bella voce. Continuate...

Gerardo                         - Il momento mi pare mal scelto. E poi, del «Rigoletto » è tutto quel che cono­sco... E' quello che sanno tutti...

Andreina                       - Come siete allegro, stasera!

Gerardo                         - E dire che se fossimo due amanti come tutti gli altri, questo istante sarebbe drammatico. Figuratevi la scena: « Signora, che cosa avete fatto?». Con una mano io brandisco una rivoltella, con l'altra faccio un gesto d'insulto, il vostro sangue scorre, il mio ritratto compare domani su tutti i giornali... Tra sei mesi sono assolto con le congratula­zioni dei giurati e mi lancio come artista di varietà...

Andreina                       - E rinunciate a tutta questa roba?

Gerardo                         - E' sciocco, lo so: tanto più che ho una buona voce, voi anche ve ne siete accor­ta. Ma purtroppo - e questo nessuno me lo perdonerebbe - non so ballare... E allora, capite, esito...

Andreina                       - Certo quest'avventura vi diverte.

Gerardo                         - Mi diverte il pensiero di ciò che sa­rebbe avvenuto se fossi entrato direttamente in camera vostra...

Andreina                       - Vi sareste proprio divertito?

Gerardo                         - Enormemente! Mi dispiace di aver­ci rinunciato!

Andreina                       - (indicando la porta della camera da letto) Siete ancora in tempo... entrate... entrate!

Gerardo                         - (avanza sorridendo, ma giunto accorato alla porta fa dietro-front e torna dov'era) No... non c'è più l'imprevisto... E' una scena mancata; ma riconosco che avete im­piegato ogni mezzo per attrarmi qui: astu­zia, persuasione, caso.

Andreina                       - Giacche siete qui: sedetevi...

Gerardo                         - Scherzate... (scorgendo la borsetta da viaggio) Ah! capisco... Ritorna da un viag­gio! Ed è in bagno!

Andreina                       - La vostra perspicacia mi sor­prende...

Gerardo                         - Ci può sentire?

Andreina                       - No... la stanza da bagno è lontana; in fondo ad un lungo corridoio...

Gerardo                         - (accostandosi alla valigetta, e tiran­done fuori il pigiama) Molto carino, il pi­giama, (lo getta per terra). E anche le panto­fole! E' un signore elegante! (getta per terra anche le pantofole).

Andreina                       - Molto elegante!

Gerardo                         - Complimenti... (silenzio imbaraz­zato) Va bene... (sedendo sul divano) Mi pare che non abbiamo altro da dirci...

Andreina                       - Vi pare? (siede accanto al tavolo) cerchiamo bene... (fa finta di riflettere, e poi, con un tono da padrona di casa) Il tempo muta... Non mi sorprenderebbe che comin­ciassero le piogge...

Gerardo                         - (un po' aggressivo) Non vi burlate di me!

Andreina                       - Non ci provo neppure... Da molto tempo io speravo in una vostra visita... Que­sta gioia mi è data e io tento di ricevervi con garbo...

Gerardo                         - (secco) E' sempre lo stesso?

Andreina                       - Come?

Gerardo                         - Vi chiedo se il signore del pigiama e delle pantofole è lo stesso che voi conosce­vate quando ci siamo incontrati.

Andreina                       - Cosa può importarvi?

Gerardo                         - Curiosità... cronologica! Mi avete, sì o no, tre mesi fa giurato che avevate rotta questa relazione il giorno dopo?

Andreina                       - Se ve l'ho giurato!...

Gerardo -                      - Ma io non ci ho creduto!

Andreina                       - Avete fatto bene... Dunque, non ne parliamo più...

Gerardo                         - Scusate: vi ho chiesto se è lo stesso...

Andreina                       - (come se dicesse una cosa di per sé evidente) Ma no!

Gerardo                         - (un po' sconcertato) Ah! non è...

Andreina                       - (c. s.) Ma certo!

Gerardo                         - (con un riso forzato) Bene... Per lo meno non... non fingete!

Andreina                       - Non si mente che per interesse... ed io non ne ho nessuno per dirvi una bugia.

Gerardo                         - E' giusto... Così: fate collezione!

Andreina                       - (sorpresa) Vi secca?

Gerardo                         - No... il meno che se ne possa dire è che la cosa non è molto pulita!...

Andreina                       - Un momento fa dicevate di aver accettato di buon grado...

Gerardo                         - Si trattava del mio predecessore...

Andreina                       - Ah! non sapevo che ci fosse un diritto di priorità!

Gerardo                         - A quello che inganniamo facciamo sempre un trattamento di favore!

Andreina                       - Contentatevi: ora godete voi di questo privilegio!

Gerardo                         - Ma non lo sapevo... Qui è tutto! Avreste dovuto informarmene...

Andreina                       - Bisogna osservare un certo proto­collo...

Gerardo                         - Salvaguardare una certa dignità...

Andreina                       - La vostra?

Gerardo                         - No... la vostra...

Andreina                       - Non vedo in che cosa la mia di­gnità...

Gerardo                         - (si sbarazza del soprabito e del cappello che teneva in mano) Ve lo spiego subito: non teniamo conto dei nostri atti. La nostra è la situazione di due camerati che profittano di questa differenza.

Andreina                       - La definizione è perfetta!

Gerardo                         - E appunto perché siamo due came­rati, non c'è bisogno di segreti. Se fra noi ci fosse amore, la questione sarebbe diversa: veri amanti non sono che quelli che mentono bene... Ma mentire con un camerata! Mi pare che sia almeno poco elegante...

Andreina                       - L'unico cruccio dunque è che io vi abbia tenuto nascosto...

Gerardo                         - Nient'altro che questo!

Andreina                       - Se vi avessi avvertito, avreste ac­cettato...

Gerardo                         - Sì. Ma essere informato da una ca­meriera è antipatico!

Andreina                       - L'amor proprio.

Gerardo                         - Mettetevi nei miei panni!

Andreina                       - Nei vostri panni - ora che vi ho informato esattamente della situazione - io mi riterrei soddisfatta e me ne andrei con garbo...

Gerardo                         - (alzandosi) Divento importuno...

Andreina                       - Ci vedremo domani.

Gerardo                         - (protestando) Domani!

Andreina                       - Ieri non ci eravamo accordati?...

Gerardo                         - Ho cambiato idea...

Andreina                       - Bene... E allora quando? Dopo­domani?

Gerardo                         - Mai!

Andreina                       - Perché?

Gerardo                         - E' inutile...

Andreina                       - Perché avete saputo... non volete?

Gerardo                         - Non è per questo...

Andreina                       - Non mi pare che abbiate ragione di serbarmi rancore...

Gerardo                         - Nessun motivo... Anzi: vi debbo - se mai - riconoscenza. Io sono felice ogni volta che mi si dà una riprova dell'opinione che ho delle donne.

Andreina                       - E volete privarvi di un piacere...

Gerardo                         - Per quel che vi riguarda, è un pia­cere che non si rinnoverebbe... Ormai voi siete per me senza misteri... Ah! Mi ero fatto di voi un'immagine diversa... Vi sapevo indi­pendente, e ne godevo... Ma da questo a supporre che faceste della libertà un uso così volgare...

Andreina                       - Volgare...

Gerardo                         - (esaltandosi a poco a poco) Cre­devo che tra un uomo e una donna di idee moderne una certa amicizia fosse possibile... Un'amicizia che sostituisse quel che una volta si chiamava l'amore... Mi avete fatto per­dere l'ultima illusione... Sapete... per l'ami­cizia una qualità è indispensabile, ma voi donne...

Andreina                       - (a cui la collera di Gerardo dà una gioia crescente) Abbiamo forse altre qua­lità...

Gerardo                         - (aggressivo) Nessuna... non ne avete qualità... non avete che un istinto: quello di asservirci... La donna! Ecco la catastrofe più terribile di cui un nomo può essere minac­ciato. Fortunatamente la vostra finta debolez­za non trionfa più. Vi concediamo appena un po' di attenzione che si accorda a un giuoco che non ha più neppure il merito della no­vità. Oh! lo so! Non vi siete ancora rasse­gnate. E per vincerci meglio ci copiate. Fa­tica persa! Nonostante i vostri capelli corti, il vostro seno piatto e le vostre anche diritte, malgrado la vostra finta indipendenza restate donne, esseri sempre perfidi ma oramai inof­fensivi!

Andreina                       - (come se avesse ascoltata una appas­sionata dichiarazione, china la testa all'indietro sulla spalla di Gerardo) Continuate... continuate...

Gerardo                         - No... Non ho altro da dire. Sono stato abbastanza ingannato! Eppure la nostra amicizia era graziosa! Non ci vedevamo che quando io ne avevo voglia, e ogni volta con piacere. Ho creduto a un'avventura nuova, con una donna forse più intelligente delle al­tre, e vi dicevo tutto, pur senza esservi co­stretto!... Guardate: se avessi avuto un'altra amante, ve l'avrei certo raccontato... E come avete risposto voi a tanta sincerità? Con uria finzione di tutti i momenti... La menzogna... l'eterna menzogna femminile... (la guarda rabbiosamente. Andreina sorride) Ah! sorri­dete... la mia irritazione vi diverte (con fu­ria) E se aprissi quella porta?... (indica la porta della camera da letto) se andassi a tro­vare il vostro amante... Chi è? Un profitta­tore... o un qualche vecchio ridicolo. Se è un vecchio, è lui che paga questa roba!...

Andreina                       - Sì...

Gerardo                         - E con me fingevate gusti modesti... Che menzogne! (Andreina sorride) Ah! Non sorridete più! Vedete che faccio uno sforzo per trattenermi dal... (fa un passo verso Ut camera).

Andreina                       - Entrate!

Gerardo                         - Non mi provocate!

Andreina                       - (che si sforza per contenere la sua gioia) Ma entrate, su!

Gerardo                         - L'avete voluto! (si precipita verso la tenda, la solleva).

Andreina                       - (con un grande grido di gioia) Fi­nalmente!

Gerardo                         - (stupefatto) Non c'è nessuno...

Andreina                       - (accostandoglisi) Tesoro!...

Gerardo                         - Cosa significa?...

Andreina                       - Vuol dire che sono molto felice... (Gerardo guarda di nuovo nella camera) E' inutile cercare: non ci sono altre stanze... .

Gerardo                         - Di dove è scappato?

Andreina                       - Non c'è mai stato nessuno...

Gerardo                         - Ma insomma... al telefono... la vo­stra cameriera...

Andreina                       - Era una mia amica che si trovava qui.

Gerardo                         - (indicando la valigetta) E questa?

Andreina                       - E' mia... Guardate, qua c'è la mia cifra...

Gerardo                         - (brandendo il pigiama) E questo pigiama... eh?... Di chi è?

Andreina ..................... - E' vostro l'ho comperato per voi...

Gerardo                         - Per me?... Non capisco...

Andreina                       - Ho subito capito che avremmo po­tuto metterci d'accordo... che volete, è la mia natura: io spero sempre... Quante volte ho detto a me stessa: « A venticinque anni ho ancora tempo! Un bel giorno la felicità ed io finiremo con l'incontrarci! ». Soltanto, ho capito che la felicità bisogna trattarla con molti riguardi... Tutto qui vi aspettava. Ma questi fiori si sono appassiti parecchie volte: noi cominciavamo a perder la pazienza... Fi­nalmente, eccovi qua. E' sciocco: ma sono così contenta che mi vien voglia di piangere.

Gerardo                         - (assai imbarazzato) Quel che mi dite è commovente... ma sono sorpreso, molto sorpreso

Andreina                       - Volete esser cortese?

Gerardo                         - Ma...

Andreina                       - Sedete. (Gerardo, sempre assai im­barazzato, fa per sedersi su una poltrona) Non... qui... (lo guida verso il divano) Stare­te meglio. (Gerardo obbedisce) E poi: è tanto che sognavo di vedervi a questo posto... Sta­te bene? Volete un altro cuscino dietro 'e spalle?

Gerardo                         - (un po' commosso e sorridente) No, grazie... sto benissimo...

Andreina                       - Sì... starete meglio... (gli mette un altro cuscino dietro le spalle) Ecco... Appoggiatevi... Ah! aspettate... (prende la giac­ca del pigiama) Toglietevi la giacca...

Gerardo                         - E' inutile...

Andreina                       - (afflitta) Non vi piace?

Gerardo                         - Sì, è molto grazioso.

Andreina                       - L'avevate notato in una vetrina un giorno che passavamo per il Boulevard de la Madeleine.

Gerardo                         - Infatti, ricordo... Il disegno è deli­zioso. ..

Andreina                       - (supplichevole, offrendoglielo) Dunque?... (una pausa) Vi secco.

Gerardo                         - No.

Andreina                       - Se preferite leggere un poco... non dirò più niente... (indicandogli la biblioteca) Vedete: tutti i libri che preferite son là...

Gerardo                         - Ma come sapete?

Andreina                       - Li ho visti in camera vostra...

Gerardo                         - Che memoria!

Andreina                       - Un po' di Porto?

Gerardo                         - No, grazie...

Andreina                       - Per farmi piacere...

Gerardo                         - (sorridendo) Se volete... (se lo versa).

Andreina                       - Una sigaretta? Di quelle che vi piacciono...

Gerardo                         - (tenendo con una mano il bicchierino e con l'altra la sigaretta) Nessun particola­re vi è sfuggito...

Andreina                       - Son contenta... (siede ai piedi di lui, con la testa sui suoi ginocchi).

Gerardo                         - (intenerito) Tutto è così grazioso... ma perché tante attenzioni?

Andreina                       - Perché vi amo...

Gerardo                         - (sconcertato) Perché me lo dite que­sta sera? Contravvenite a tutti nostri patti... Perché?

Andreina                       - Stasera, posso parlare...

Gerardo                         - Perché?

Andreina                       - Perché anche voi mi amate...

Gerardo                         - (divertito) Io!

Andreina                       - Sì...

Gerardo                         - (c. s.) Che cosa vi ha fatto pensare?...

Andreina                       - Me l'avete detto voi.

Gerardo                         - (incredulo) Vi ho detto che vi amavo!

Andreina                       - Con una veemenza che non avrei sperato!

Gerardo                         - (divertito) Può essere che abbiate accolto come una dichiarazione d'amore gli insulti che?...

Andreina                       - Mi avete fatta una vera scena di gelosia!

Gerardo                         - (interdetto) Geloso! Io!

Andreina                       - Ma sì...

Gerardo                         - Geloso! E' vero! Forse avete ra­gione... Può darsi che... Vi ringrazio! (si alza, prende il soprabito e il cappello di sul divano) Avete detto le due parole che ci volevano per rendermi padrone di me! Amo­re! Gelosia! Lasciatemi passare! (la respinge e si dirige verso la porta).

Andreina                       - Dove andate?

Gerardo                         - Me ne vado, e presto!

Andreina                       - (gettandogli, per trattenerlo, le brac­cia al collo) Gerardo!

Gerardo                         - (lottando per liberarsi dall'abbraccio) Ah! vedo chiaro! Tutta questa roba im­piegata per suggellare la mia disfatta! Una catena che speravate di passarmi attorno al collo per tenermi avvinto. Ho indovinato il gioco; non vi è riuscito... Buonasera! («re ultimo sforzo lo ha liberato. Andreina, respinta con violenza, cade in ginocchio).

Andreina                       - (sperduta) No! Non ve ne andate!

Gerardo                         - (tornando sui suoi passi e chinandosi su di lei) Amare! Sarebbe terribile! Sa­pete che ho sempre negato questo sentimento ridicolo e sorpassato!

Andreina                       - Non ve ne andate! Ve ne supplico!

Gerardo                         - E' colpa vostra! (fa un nuovo mo­vimento per uscire).

Andreina                       - (con un grido) Gerardo!

Gerardo                         - Mai! (sta per uscire).

Andreina                       - Gerardo! Voi mi amate!

Gerardo                         - (al parossismo del furore, volto verso di lei) Non è vero! Non vi amo! Sentitelo bene: non vi amo! (e fugge via). (Andreina è restata ginocchioni. Si rende con­to di epici che è successo, versa qualche la­crima. Si alza, si guarda attorno disperata­mente, va ad aprire la finestra. Piove forte e soffia vento. China verso la strada, guarda Gerardo che si allontana; poi chiude la fi­nestra. Il viso le si rischiara di un sorriso enigmatico. Avanza verso il centro della sce­na di faccia alla porta, e aspetta. Gerardo en­tra. Ha il bavero del soprabito rialzato, e la tuba sul naso. E' fradicio di pioggia. Il suo aspetto non è molto maestoso).

Andreina                       - (accostandoglisi con un sorriso) Come siete cortese!

Gerardo                         - (borbottando) Ma no! Non pensate che... Sono tornato perché piove... e naturalmente non si trova un taxi... (furioso) Abi­tate in un deserto, voi!

Andreina                       - Venite, venite... Toglietevi il so­prabito... è tutto bagnato... (glielo toglie) La pioggia è passata anche sotto. Anche il frack prenderà cattive pieghe... Toglietevélo... (co­me, sopra) e infilatevi questa... (l'aiuta a in­filarsi la giacca del pigiama). Speriamo che non abbiate preso freddo!

Gerardo                         - (inquieto) Non so... ho i piedi ba­gnati...

Andreina                       - Dio mio! Ha i piedi bagnati! Presto! Sedetevi... (lo spinge verso il divano; Gerardo siede, obbediente) E' naturale, con queste scarpine... (gli si inginocchia ai piedi).

Gerardo                         - Cosa fate?

Andreina                       - Bisogna toglierle... (gli toglie le scarpine. Prende una pantofola e gliela in­fila. Cercando l'altra). Sapete: sono imbotti­te di lana. Vi vanno molto bene... (Gerardo si guarda i piedi, con soddisfazione) avete freddo? Volete una coperta?

Gerardo                         - (mollemente) No... no... (senza dargli retta Andreina gli inette sulle ginoc­chia una pelle che adorna il divano) Del resto appena la pioggia smetterà...

Andreina                       - (come se cullasse il capriccio di un bambino) Ma sì... caro... appena la piog­gia smetterà... adesso vado a farvi un grog molto caldo... voglio curarvi bene... vedrete...

Gerardo                         - (con debole protesta) Ma... vi assi­curo...

(Andreina è già passata nell'altra stanza. Ge­ranio esita. Guarda le pantofole e facendo un ultimo appello alla sua energia e ai suoi prin­cipi, se le toglie con rabbia. Prende le scar­pine: sono fradice. Tenendole in mano, si accosta alla finestra e l'apre. Una raffica di vento e di pioggia. Gerardo chiude precipitosaimente e alza il bavero del pigiama, tos­sendo. Dà uno sguardo verso il divano, sor­ride: è vinto... Fa cadere le scarpine e si ri­mette le pantofole con soddisfazione. Beve un sorso di Porto, riprende la sigaretta che Andreina gli aveva offerta, l'accende, si sdraia sul divano, si dispone con cura i cuscini die­tro la testa e fuma con beatitudine. Andreina compare sulla soglia della stanza, senza che Gerardo la scorga. Sta a guardarlo e poi, si­lenziosamente, sulla punta dei piedi, gli si fa dietro e gli passa le braccia attorno al collo).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

La stessa scena.

Una scrivania a sinistra. Sulla scrivania: qualche fascicolo, un telefono. Accanto alla scri­vania una seggiola bassa.

Gerardo                         - (al telefono: è in veste da camera) Pensi che lei me l'ha detto soltanto stamat­tina... ed è un lavoro considerevole... No, non posso partire stasera... bisogna che prima abbia ordinata la relazione con le cifre a posto... (seccato) Ma sì, giungerò a tempo... C'è un servizio aereo Parigi-Amsterdam che parte domattina da Le Bourget: giungerò ad Amsterdam per l'ora di colazione... Se le fa piacere, possiamo rivederci stasera, nel suo ufficio? Siamo intesi... a stasera... (riaggan­cia e si riassorbe nel suo lavoro) Vediamo... (in questo momento entra Andreina che in­dossa un abito da sera assai elegante. E' sor­ridente e gioiosa d'esser bella; Gerardo non ha alzato la testa).

Andreina                       - (gioconda, davanti lo specchio) Tesoro... (Gerardo non si muove, scrive. Una pausa) Tesoro... (Un nuovo si­lenzio. Andreina si volge verso Gerardo, di cui però non ve­de che la schiena poiché egli è chino a scrivere) Tesoro!... (Gerardo si assorbe nella let­tura tappandosi le orecchie con le mani).

Gerardo                         - (senza alzare la testa e con un brontolio sordo) Hum!...

Andreina                       - (indispettita) Eh! Da stamattina che dura questa storia! A colazione ti sei spic­ciato in dieci minuti... non mi hai neppure rivolta la parola... Sì!... Per farmi un rimprovero, perché il caffè era troppo cal­do... (una pausa) Gerardo!

Gerardo                         - (c.s.) Hum!..

Andreina                       - (nervosamente) Oh! non è vita questa! ne ho abbastanza... abbastanza! (nel­la rabbia prende un libro che stava sul divano e lo getta a ter­ra con violenza).

Gerardo                         - (.si rivolta e guarda soltanto il libro per terra) Cosa significa?... Adesso vuoi anche distruggere la mia biblio­teca! (si alza, raccoglie il libro, ne riasse­sta gli angoli piegati, lo rimette a posto su uno scaffale, e dopo una leggera alzata di spalle torna alla scrivania senza degnare di uno sguardo Andreina, che si era messa sulla sua strada nella speranza di farsi ammirare).

Andreina                       - Ah! neppure una parola!...

Gerardo                         - (senza voltarsi) Ma cosa vuoi?

Andreina                       - (sorridente) Guardami...

Gerardo                         - (squadrandola in fretta) Che ora è?

Andreina                       - (con nervosismo) Non so...

Gerardo                         - (tirando fuori il proprio orologio) Ah! mi hai fatto paura... Non sono che le cinque... Perbacco!... Tu sei in abito da sera... Credevo fosse molto più tardi... (si rimette al lavoro).

Andreina                       - Non trovi altro da dirmi?

Gerardo                         - (voltandosi a metà) E' vero, infat­ti... Perché ti sei vestita? Dove vai? Sai che stasera io non posso uscire... Non ci contare! Impossibile... proprio impossibile!

Andreina                       - Non ti chiedo di uscire... Ti chie­do soltanto di ammirare l'abito da sera, che mi è stato consegnato poco fa...

Gerardo                         - (senza guardarla) Ah! un altro abito...

Andreina                       - (soddisfatta) T'assicuro che è bello!

Gerardo                         - (c. s.) Bellissimo... quanto?

Andreina                       - E' tutto qui il piacere che ti fa vedermi vestita con gusto?...

Gerardo                         - Ne sono felicissimo, solo prevedo che il prezzo tempererà la mia gioia...

Andreina                       - Ecco! Con le tue osservazioni sei capace di sciupare ogni cosa...

Gerardo                         - E' l'osservazione di un uomo che maneggia saviamente il proprio bilancio... Se non ti dessi di tanto in tanto qualche avvertimento, chissà dove andremmo a finire!

Andreina                       - Benissimo... Lo rivendo subito!

Gerardo                         - Col cinquanta per cento di perdita. Che bella operazione!

Andreina                       - La fattura sarà diminuita di metà...

Gerardo                         - Ma tu non avrai più il vestito... Ah! Hai delle idee magnifiche!

Andreina                       - Dunque? Posso tenermelo?

Gerardo                         - Ma certo... (degnandola finalmente di uno sguardo) Tanto più che ti sta benis­simo...

Andreina                       - Vero... Ti piace?

Gerardo                         - (guardandola, soddisfatto) Molto... Forse un po' troppo scollato... Non è molto decente...

Andreina                       - (divertita) Non è decente? Ma se è di moda...

Gerardo                         - Benissimo: la moda non è decente...

Andreina                       - (cingendolo con le braccia, molto ca­rezzevole) La prima volta che siamo an­dati a teatro insieme, avevo un abito anche più scollato di questo... Eppure non te ne sei lagnato...

Gerardo                         - (liberandosi dolcemente) Su... su... siamo seri... Son cose molto simpatiche, ma non è questo il momento di divertirsi! (siede di nuovo alla scrivania).

Andreina                       - (melanconica) Non ci si diverte spesso con te...

Gerardo                         - Ho altro da fare... Lavoro, (si assorbe).

Andreina                       - Il lavoro ti rende sgarbato! Ah! Da due anni sei proprio cambiato! Certo senza il lavoro non avresti venduto un bre­vetto per 300.000 franchi l'anno passato... (passa dall'altra parte della scrivania, di fronte a Gerardo) Sono quindici giorni che non usciamo di sera... Non è una cosa diver­tente! Colla scusa che gli affari non ti vanno come vorresti, sei imbronciato, irritabile.... tutto quel che ti dico io ti dà ai nervi... ho l'impressione di seccarti, (sedendo su un cu­scino, accanto alla scrivania) A tal punto che non oso più aprir bocca!

Gerardo                         - (seccato) Ti pare!

Andreina                       - Non lo vedi?

Gerardo                         - (seriamente e con, calma) Andrei­na, comprendimi... Ho da finire una relazio­ne... E' cosa urgente e importante... Sarò costretto a lavorare tutta la notte...

Andreina                       - Sei sempre deciso a partire in ae­roplano?

Gerardo                         - Non posso fare altrimenti... Dun­que, siamo intesi... Mi lasci lavorare     - (si met­te al lavoro).

Andreina                       - (dopo un silenzio) In aeroplano... che pazzia! Invece di viaggiare in ferrovia, come tutti quanti! A proposito: la cameriera t'ha già preparato la valigia. Dovrai partire domattina presto... Ti ho fatto metter dentro i vestiti pesanti; avrai freddo laggiù... Ho fatto bene, no? Un'altra cosa: ho pensato che per viaggio avresti bisogno di un ce pull over » molto spesso... e non ce l'hai... Andrò tra poco a comperartelo... Eh?... Cosa ne pensi? (sta in piedi, china sulla scrivania, di contro a Gerardo. Un breve silenzio) Su, rispondimi... Stavolta si tratta di te... Gerardo!

Gerardo                         - (esasperato, raccogliendo i fascicoli) Quando è così... è inutile insistere... Se tu non puoi fare a meno di chiacchierare...

Andreina                       - Non ho neppure più il diritto di preoccuparmi della tua salute! Ah, va beno­ne! Dopo tutto quel che ho fatto per te! Ah! No! Questo non me lo meritavo! (si butta sul divano e piange).

Gerardo                         - (sorpreso, guardandola) Che hai?

Andreina                       - Niente... Lasciami, ora... Non mi sentirai più. Sta tranquillo! Tu sei cattivo, e io faccio quel che posso per farti piacere.

Gerardo                         - (si alza, le si accosta) Su... su... è ridicolo! Non piangere così...

Andreina                       - (battendo il piede) Sì!...

Gerardo                         - Sai che mi fa male vederti piangere! Fallo quando io non sono presente.

Andreina                       - Perché tu mi tratti male?

Gerardo                         - Con tutta sincerità, non vedo...

Andreina                       - Se mi amassi, lo vedresti...

Gerardo                         - Ma io ti amo...

Andreina                       - Ah, no! Non come prima! Mi accade di rimpiangere i tempi in cui non abi­tavamo insieme... Le nostre scappate nei din­torni di Parigi... tu mi baciavi, mi stringevi tra le tue braccia...

Gekardo                        - Quando ti davo un appuntamento non avevo altro da fare... (indicando la scri­vania)... mentre adesso... Non vorrai che ti stringa tra le braccia tinta la giornata?...

Andreina                       - (infantile) Sì!...

Gerardo                         - (divertito) E chi pagherebbe le tasse, i fornitori, la sarta?...

Andreina                       - Abbracciami...

Gerardo                         - (disarmato) Insomma, è impossi­bile parlare con te seriamente?

Andreina                       - Si... abbracciami lo stesso! (Ge­rardo si china su di lei e la bacia) Il vestito è scollato... Ti do il permesso di profittar­ne... (Gerardo la guarda sorridendo: An­dreina è così graziosa che Gerardo non resi­ste e l'abbraccia lungamente. Queste carezze la fanno vacillare; piega dolcemente sul di­vano e attira Gerardo verso di se).

Gerardo                         - (meticoloso, nonostante) Bada, ca­ra, ti sgualcisci l'abito.

Andreina                       - Hai ragione... Va a lavorare, va...

Gerardo                         - Ah! Finalmente! Mi dai il permes­so! (non si muove).

Andreina                       - (c. s.) L'amore a ore fisse...

Gerardo                         - C'è tempo per tutto...

Andreina                       - (alzando le spalle) Comodo!... (pausa). Perché non mi vuoi portare ad Amsterdam?

Gerardo                         - E' impossibile... Te l'ho già det­to... Vado laggiù per affari... in missione uf­ficiale... non avrei tempo di pensare a te... senza contare che le spese di viaggio sareb­bero doppie... (ipocrita) Tu sai che, se po­tessi... Se credi che sia un viaggio di piace­re... è una cosa che mi secca talmente!

Andreina                       - Dalla prima sera che restasti qui, non mi hai mai lasciata sola! Che freddo avrò!

Gerardo                         - E io! Figurati: un cattivo letto di albergo; sono da compiangere più di te.

Andreina                       - (si alza e l'abbraccia teneramente) Tesoro?...

Gerardo                         - Cosa vuoi?

Andreina ~                    - In fondo, ci vogliamo bene, noi due, eh? Non potremmo più vivere uno senza l'altra. Non credi?

Gerardo                         - Sì, sì!...

Andreina                       - Ed ora, tesoro, ti lascio!

Gerardo                         - Dove vai?

Andreina                       - AI Boulevard de la Madeleine... Dal camiciaio dove ho comperato il tuo pigiama... Ricordi?... Hanno dei pullover magnifici... E sai: voglio comperartelo coi miei risparmi. Sono economa anch'io!

Gerardo                         - Come sei cara! (la prende tra le braccia) Che farai durante la mia assenza?

Andreina                       - Non so... mi annoierò...

Gerardo                         - (condiscendente) Bisogna che tu ti distragga un poco!...

Andreina                       - Andrò forse a teatro... Ecco: andrò a vedere Giulietta! Le chiederò qualche biglietto d'invito...

Gerardo                         - No! Te l'ho detto... Non voglio!

Andreina                       - Perché? Non è una cattiva ragazza...

Gerardo                         - Può darsi... Ma ogni volta che ci incontriamo, ha un modo dì dirmi... (con un gesto della mano) Tanti saluti dalla cameriera!... » che mi esaspera!

Andreina                       - (ridendo, e ripetendo il. gesto di Gerardo) Si diverte!

Gerardo                         - Sì: ma non io!

Andreina                       - Non è una ragione perché io non la veda!...

Gerardo                         - (tornando alla scrivania) Insomma, è semplice: ti proibisco di vederla! E ti prego di non disobbedirmi!

Andreina                       - Così mi ami?

Gerardo                         - (c. s.) Rispondo alle tue minacce...

Andreina                       - (sedendo sulla scrivania senza rispetto per i fascicoli) Io non minaccio. caro... Non capisci che questo viaggio in aeroplano mi fa impazzire! Non sto tranquilla... E poi, mi dispiace di vederti partire!

Gerardo                         - (disarmato) E di': se dovessi star lontano a lungo?...

Andreina                       - Ti seguirei...

Gerardo                         - E se morissi?...

Andreina                       - Morrei anch'io!

Gerardo                         - (lusingato, in ogni modo) Cose che si dicono...

Andreina                       - Sta zitto! Sono superstiziosa! (tocca legno).

Gerardo                         - Bambina! (furtivamente, tocca legno anche lui).

Andreina                       - (sdraiata sulla, scrivania, tra le braccia di Gerardo) Ti amo tanto! (entra Duvivier).

Duvivier                        - (ironico) Ah! E' una cosa commovente! Siete ancora a questo punto!

Andreina                       - (sedendosi sulla scrivania) Vi dà noia? Ma, innanzi tutto, di dove sbucale?

Duvivier                        - Dalla porta, che mi ha aperta la cameriera. Capisco che non abbiate sentito bussare: eravate così occupati!

Gerardo                         - (alzandosi, tendendo la mano a Du­vivier) E' simpatico da parte tua d'esser­mi venuto a salutare prima della partenza... (Andreina lo tiene per l'altra mano; Gerardo è bilanciato tra Andreina e l'antico, ma final­mente è la donna che la vince e lo riattira verso di se).

Duvivier                        - Vi disturbo... Buonasera.. .

Gerardo                         - Sai benissimo che tu non disturbi mai!

Duvivier                        - Andreina non è del tuo parere. Ca­pito in mal punto!

Andreina                       - Ma per carità! Lo stavo salutando!

Duvivier                        - Già? (a Gerardo) Tu parti domat­tina, no?

Gerardo                         - Sì...

Duvivier                        - (ironico) Incominciare un po' pre­sto coi saluti...

Andreina                       - Sono triste... Il mio amore mi la­scia per otto giorni!

Duvivier                        - (motteggiando) E con questo? Tor­nerà, il vostro amore!

Andreina                       - Lo credo bene! Ma è una cosa tri­ste, egualmente! Oh! voi, voi non potete ca­pire! (a Gerardo) Tesoro, vado a comperarti il « pull over ».

Duvivier                        - (ironico) Un « pull over »!

Andreina                       - Guardate com'è invidioso, quello lì! Vorrebbe averla una donnina come me!

Duvivier                        - Dio me ne guardi!

Andreina                       - Troppo tardi! Non ce ne sono più!

Duvivier                        - Purtroppo, sì! E dite, vi siete messa in abito da sera per andare a com­perare un a pull over »?...

Andreina                       - (a Gerardo) E' proprio stupido... E' meglio che me ne vada... Caro, io vado a cambiarmi... (a Duvivier) E voi: state in guardia... Dalla camera mia si sente tutto quel che si dice qua... Vi sfido a dirgli male di me!

Duvivier                        - Rassicuratevi... Abbiamo temi di conversazioni più interessanti!

Andreina                       - Che bruto! (fa una boccaccia a Duvivier ed esce).

Gerardo                         - E' una cara ragazza.

Duvivier                        - (furente) Deliziosa!

Gerardo                         - Quando sei tornato dal tuo viaggio?

Duvivier                        - Questa mattina... Ti ho telefonato subito... Avevo fretta di rivederti...

Gerardo                         - Novità?

Duvivier                        - Parecchie...

Gerardo                         - Racconta...

Duvivier                        - Non è il momento questo... Tu par­ti domattina...

Gerardo                         - Ma da adesso a domattina c'è tutto il tempo... Mi metti in curiosità... Al telefo­no mi hai detto che bisognava assolutamente che ci vedessimo prima della mia partenza...

Duvivier                        - Volevo stringerti la mano.

Gerardo                         - (battendogli amichevolmente la mano sulla spalla) Tu sei l'unica persona capace di farmi ridere... Accomodati.

Duvivier                        - (impermalito) Dammi addirittura del pagliaccio!

Gerardo                         - Non te la prendere... Un bicchieri­no di Porto? Un sigaro?

Duvivier                        - (prendendo un sigaro) Hai cam­biato marca... Preferivo quelli di prima...

Gerardo                         - Scusami... Lo terrò presente per l'avvenire... Dunque: t'ascolto...

Duvivier                        - Dopo... dopo... Parlami piuttosto di questo tuo affaracelo. Amsterdam...

Gerardo                         - Per ora non è che un progetto... ma se mi riesce potrò guadagnare un centi­naio di mila franchi.

Duvivier                        - (con una smorfia dì disgusto) E' tutto qui?

Gerardo                         - Mi stimerei fortunato se li guada­gnassi!

Duvivier                        - Eh, già... tu non hai la vista lun­ga... Centomila franchi ti danno alla testa...

Gerardo                         - Dimmi, ne hai imbroccati spesso, tu, affari di centomila franchi?

Duvivier                        - Ne ho imbroccato uno di milioni a Marsiglia. Il primo anno mi contento di un profitto di sei milioni... non più.

Gerardo                         - E il secondo?

Duvivier                        - Il triplo! In seguito: non c'è li­mite!

Gerardo                         - E organizzi l'affare in società... per azioni?

Duvivier                        - Non so ancora... Ma i fondi me li sono già assicurati.

Gerardo                         - Per intero?

Duvivier                        - Largamente!

Gerardo                         - Peccato!

Duvivier                        - Mio caro: ho avuto per un momen­to l'idea di scriverti e chiedere il tuo appog­gio, ma non ho osato. So quanto sei pru­dente... timoroso... perché sebbene l'affare sia certo, c'è naturalmente qualche alea...

Gerardo                         - (convinto) Ma certo... Se guadagno questi centomila franchi, e se veramente il commercio di Marsiglia s'interessa all'affare, li impiegherei volentieri...

Duvivier                        - (sconsolato) Troppo tardi!

Gerardo                         - Tanto peggio!

Duvivier                        - (riflettendo) Aspetta... Può darsi che possa ancora... sì, forse è possibile... Non è un atto delicatissimo ma per un amico come te... Accomoderò la cosa... Contaci pure...

Gerardo                         - Grazie! (gli tende la mano) Dun­que... di che si tratta?

Duvivier                        - (confidenziale e importante) Di corse d'asini!...

Gerardo                         - (con uno scoppio di risa) Di corse d'asini!

Duvivier                        - (impermalito) Non vedo cosa ci sia di ridicolo! Faresti meglio a starmi a sen­tire... (Gerardo continua a ridere) Se avessi saputo... E' inutile seguitare... smetto...

Gerardo                         - Sì... sì... t'ascolto!

Duvivier                        - Dunque: qualche anno fa si or­ganizzavano a Marsiglia corse d'asini... Ma sì... anche con totalizzatore... queste riunioni avevano la specialità d'attirare tutti i garzoni di barbiere della regione... Se non vedi quel che può venir fuori da un affare come questo, non hai proprio fantasia commerciale!

Gerardo                         - Continua.

Duvivier                        - Io comincio a Marsiglia... Creo delle scuderie... Organizzo il gioco delle scom­messe... L'anno dopo creo un affare simile a Parigi, ma più in grande... E in poco tempo il mio asinodromo farà concorrenza a Long-champs e ad Auteuil! Ah! Che ne pensi?

Gerardo                         - (con ironica serietà) E' una cosa magnifica! Ne riparleremo....

Duvivier                        - Nel frattempo, fammi un favore...

Gerardo                         - Quale?

Duvivier                        - Un piccolo anticipo sull'affare... Te lo diffalcherò sul tuo apporto di capitale... prestami cinquecento franchi...

Gerardo                         - (prendendo un portafoglio dal casset­to della scrivania) Eccoteli... Ma sai: è tutto quel che posso investire nel tuo affare...

Duvivier                        - (intascando i cinquecento franchi) E' un peccato!. Tu sei intelligente, ma non sei audace (entra Andreina).

Andreina                       - Sono pronta... Me ne vado... A presto, caro... Dammi un bacio...

Duvivier                        - Ancora!

Andreina                       - Sì... ancora... signor presidente delle corse d'asini!

Duvivier                        - (a Gerardo) Vedi... ha sentito... non si può parlare in pace, qua!

Andreina                       - Mi avete fatto proprio ridere!

Duvivier                        - Teste piccine! Siete proprio fatti per andar d'accordo, voi due! (intanto Andreina abbraccia Gerardo) Andiamo, su! Ec­co! Abbracciatevi! E' una mania!

Andreina                       - Sì... ancora!... (abbraccia Gerar­do che lascia fare con compiacenza) Ecco... ecco. (baci. A Duvivier) Son sicura che nes­suno vi ha mai abbracciato così, voi... Siete troppo brutto!

Duvivier                        - Cosa ne sapete voi?...

Andreina                       - (nell'uscire imita il raglio dell'asi­no) Hi-hon!... hi-hon! hi-hon!...

Gerardo                         - (vanitoso) Che vuoi, caro, quella donna mi adora!...

Duvivier                        - Ecco il tuo modo di ragionare! Hai rifiutato un matrimonio magnifico per non perder la tua libertà... (alzando le brac­cia al cielo)... Indipendente. L'anno passato hai imbroccato il primo affare della tua vita, che ti ha reso 300.000 franchi, e che cosa ne hai fatto? Hai comprato un appartamento... un appartamento mobiliato!

Berardo                         - Non è un cattivo impiego...

Duvivier                        - D'accordo! Ma la catastrofe è di averci alloggiato quella donna! No... no! Non ti riconosco più! E son due anni che dura! Se tiriamo le somme: tu vivi da buon bor­ghese con tutti gl'inconvenienti del matrimo­nio e senza nessuno dei vantaggi! E' sciocco, è idiota!

Gerardo                         - (cupo) Non mi dici niente di nuo­vo... Non passa giorno, capisci, non un giorno, che non mi venga voglia di farla finita!...

Duvivier                        - Ma caro, sei salvo! Deciditi una buona volta... E' abbastanza facile! Potrei indicarti mille modi...

Gerardo                         - E il dolore di lei?... Ne avrà un gran dolore...

Duvivier                        - Le donne mentono come respirano!

Gerardo                         - Andreina...

Duvivier                        - Non è come le altre... naturalmen­te! Bene, ti dirò io come stanno le cose: Andreina è una donna intelligente e tu non sei che un citrullo... Credi di conoscerla, ma non vedi in lei che il riflesso di te stesso...

Gerardo                         - Che cosa mi vai raccontando?

Duvivier                        - Ha finto successivamente gusti di indipendenza, poi borghesi, per venire incon­tro via via ai tuoi desideri... Ora fa la parte della creatura debole che ha bisogno di pro­tezione...

Gerardo                         - E quando è stata sincera?

Duvivier                        - Sempre... E' una donna, caro...

Gerardo                         - Dunque, secondo te, Andreina non mi ama...

Duvivier                        - Non dico che non ti ama... Ma quel che ama di più in te è la propria vittoria... Ha impegnata una lotta, l'ha vinta; ma il giorno che non ci proverà più interesse, se troverà di meglio...

Gerardo                         - Ti ripeto che non chiedo che di se­pararmi da Andreina... Ma vorrei che fosse lei ad andarsene...

Duvivier                        - Pensa che potresti essere il genero di Brégier... E sai che cosa rappresenta oggi Brégier?

Gerardo                         - (seduto su un angolo della scrivania, malinconicamente) Sì..

Duvivier                        - (sedendoglisi accanto, con aria disin­volta) Ah! Avevi fatto davvero colpo sulla figlia! Sai che ancora non s'è accasata... Scom­metto che, se tu volessi, saresti ancora in tempo!

Gerardo                         - (interessato) Credi?

Duvivier                        - Vuoi scommettere con me? Cin­que per cento sulla dote... Se fai fiasco, non mi devi nulla...

Gerardo                         - Non perdi mai un'occasione, tu...

Duvivier                        - Non voglio impegni scritti... Mi ba­sta la tua parola... io combino un incontro, una cena. Ma stavolta, occhio!... Non am­metto diserzioni! Intesi?

Gerardo                         - E Andreina? Ne morirebbe!

Duvivier                        - (alzando le braccia al cielo) E noi le daremo sepoltura, cretino! (tornando ver­so di lui) Caro mio: per una donna l'onestà consiste nel non avere un amante alla volta. Sta tranquillo: sarai presto sostituito!

Gerardo                         - Per te tutto è facile.

Duvivier                        - Basta una prova... Io mi impegno di mostrarti cosa farebbe Andreina se tu la lasciassi: quando Andreina torna, io le dico che tu sei partito...

Gerardo                         - Per dove?

Duvivier                        - Partito definitivamente... Questo viaggio era un sotterfugio... Nascosto di là, tu coglierai le sue impressioni...

Gerardo -                      - E' crudele!... Andreina ha il cuore un po' debole... Ultimamente si è fatta visita­re dal medico, che le ha raccomandato di evi­tare le emozioni. Un colpo così brusco po­trebbe anche esserle fatale...

Duvivier                        - (inquieto) Credi?

Gerardo                         - Ne sono convinto... (quasi liberato)Vedi bene che non è possibile!...

Duvivier                        - (riscaldandosi) Tu, caro, hai pau­ra che non ti pianga abbastanza.

Gerardo                         - Che non mi pianga, lei! Ah, po­vero .te! Ebbene, tentalo il tuo esperimento! Sarai convinto. Ma in nessun caso le farai supporre che io mi sia prestato ad una com­media di questo genere...

Duvivier                        - Sta tranquillo...

Gerardo                         - Senti... Ci dev'essere di là anche una bottiglia d'etere... (passa nell'altra stan-za ma torna subito) Eccola! (poggia la bot­tiglia sulla scrivania).

Duvivier                        - (seccato) Di'... in caso di svenimen­to, chiamerò anche te... mi darai una mano...

Gerardo                         - Ah! vedi! Già non sei più sicu­ro di te!

Duvivier                        - Ma sì... solo... senti... (tende l'orecchio verso l'anticamera) L'ascensore! E' lei! Tanto peggio! Vedremo!

Gerardo                         - No, caro...

Duvivier                        - (spingendo Gerardo nell'altra stanza) Sì... va... fila di là... Aspetta, la valigia! Portatela via... presto!

Gerardo                         - (spinto via da Duvivier) Pensi a tut­to, tu! Mi dai la nausea. (Duvivier siede sul cuscino che è accanto alla scrivania, prende un atteggiamento di circostanza, cercando di at­trarre l'attenzione di Andreina, che entra canticchiando).

Andreina                       - Ecco: ho preso un taxi che aveva un odore di sigaro cattivo, nauseante... Son stata lì lì per sentirmi male... (Duvivier sembra malsicuro e dà sguardi inquieti alla bottiglia d'etere) Dov'è Gerardo? Son conten­ta: ho trovato un ce pull over » magnifico. Guardate. (Duvivier non si muove. Andreina spiega il pacchetto) Venite a vedere, (si ac­costa a Duvivier che volta la faccia da una altra parte con un cera funebre) Non volete vedere? Che carattere! Insomma: Gerardo starà caldo, questo è l'essenziale... Ah! que­sto viaggio in aeroplano! Dite: credete che possa succedergli qualche cosa? (Duvivier re­sta muto) Bene... potreste almeno risponder­mi... (lo guarda) Eh! che faccia avete! Cosa vi prende?

                                      - (Duvivier ha sempre lo stesso aspetto. An­dreina poggia il « pull over » sul divano e si guarda allo specchio).

Duvivier                        - (angosciato, si alza, con la schiena alla scrivania e cercando con la mano la bot­tiglia d'etere) Andreina! Sentite...

Andreina                       - (ride) Non avete una faccia alle­gra! (un breve silenzio) Dov'è Gerardo? (Du­vivier apre le braccia con gesto sconsolato). E' uscito? Perché?

Duvivier                        - (fermandola colla voce) Mia po­vera Andreina!...

Andreina                       - (guardandolo) Ehi! Io non sono la « vostra » Andreina!

Duvivier                        - Ho detto « mia povera... ». Se sa­peste com'è penoso!... La notizia che vi deb­bo dare...

Andreina                       - (tormentata) Dio mio! Cosa è suc­cesso? Gerardo! Dov'è? Parlate, ma parla­te, via!

Duvivier                        - (impazzito anche lui, la fa sedere e le passa la bottiglietta d'etere sotto il naso, senza neppure darsi tempo di aprirla) Cal­matevi... calmatevi... sedete... respirate...

Andreina                       - La verità... voglio la verità...

Duvivier                        - Ve l'ho detta: Gerardo se n'è an­dato.

Andreina                       - E tornerà?...

Duvivier                        -  No... non tornerà. Non lo rivedrete più...

Andreina                       - (rassicurata) Mio caro Duvivier è uno scherzo, è davvero funebre!

Duvivier                        - Non è uno scherzo... E' la cosa più seria che si possa dire...

Andreina                       - Andiamo, voi fate per giuoco!

Duvivier                        - (cupo) Vi pare che ne abbia la faccia?

Andreina                       - Gerardo se ne sarebbe andato... (ridendo) No, no: mi dispiace ma non attacca!

Duvivier                        - (che è separato da Andreina dalla scrivania) In che modo bisogna ripeter-velo? Mi ha incaricato di dirvi quanto gli è costata questa risoluzione... spera che capi­rete che ragioni di forza maggiore, la sua po­sizione, il suo avvenire... Insomma: non lo rivedrete più... Ecco.

Andreina                       - (minacciosa) Come?

Duvivier                        - (afferrando istintivamente il sifone) Calma... calma... per cortesia...

Andreina                       - (annientata) Ah! questo poi... (do­po una pausa, riprendendosi) No!... Non è possibile!

Duvivier                        - (scoprendo un argomento decisivo) Guardate infatti: la valigetta, l'ha portata via... (Andreina constata la cosa con un col­po d'occhio e resta in silenzio, come prostra­ta. Il silenzio di lei preoccupa Duvivier) An­dreina? Andreina? Non guardate così nel vuoto... Ditemi qualche cosa... Vi assicuro che era molto commosso all'idea del dolore che voi... Andreina... Parlate...

Andreina                       - (con lacrime di rabbia nella voce) Fare una cosa simile, dopo quel che ho fatto per lui!

Duvivier                        - (respira) Eh si! Piangete, saràmeglio!

Andreina                       - Piangere! Io? Ah, no:troppo sciocco!

Duvivier                        - (rassicurato) Per ricordo vi lasci l'appartamento... Coi mobili, beninteso!

Andreina                       - (furente) E si è rivolto a voi pei farmi dare la notizia... Il viaggio: una cosi combinata... tutte queste bugie... Ah! che uomo volgare... volgare... volgare!

Duvivier                        - (ironico) Vi assicuro che io prendo parte al vostro dolore... è per voi una pio. va penosa... Non si fa impunemente per due anni la stessa vita...

Andreina                       - Sì! Voi! Non mi seccate coi vostri discorsi! Due anni di devozione, di sacrificio per questa bella conclusione!

Duvivier                        - Per due anni siete stata felice...

Andreina                       - Felice! Con lui! Pensate proprio che sia stato un divertimento? Sempre af­fogato tra i suoi fascicoli, senza nemmeno potergli rivolgere, la parola! Qualunque cosa gli dicessi, gli pareva una sciocchezza... E' così fine, lui! 0 almeno si crede... Tirando le somme: sapete cosa è? Un mancato!

Duvivier                        - (assai vicino alla camera da letto) 1 Non esagerate... l'anno passato...

Andreina                       - (accostandoglisi) Ha venduto un brevetto! Il perfezionamento di una scoperta fatta da un altro! Bell'affare!

Duvivier                        - (a voce alta) Vi assicuro che Gerardo...

Andreina                       - Ma sì... smettetela... altre volte avete speso troppo fiato, per dimostrarmi che non vai nulla!...

Duvivier                        - (di soprassalto, respingendola lonta­no dall'uscio della camera) Io? Cosa in­ventate?

Andreina -                     - Cosa invento? Ah! Non manca la audacia, a voi! L'anno passato non finivate mai di ripetermelo...

Duvivier                        - Mai!...

Andreina                       - Fino al giorno in cui avete buscato un bel paio di schiaffi, per avermi voluto ab­bracciare per forza...

Duvivier                        - (preoccupatissimo, protestando) Ma no! Scusate... Vi ho fatto un po' la corte, per educazione... non più che questo.

Andreina                       - E se vi foste riuscito, gli avreste anche messo le corna, per educazione...

Duvivier                        - (energicamente) Sbagliate... Ge­rardo è il mio migliore amico...

Andreina                       - Non vi difendete... Non vi faccio nessun rimprovero... Avevate ragione, quando dicevate che Gerardo non può fare la fe­licità di una donna. Era così sicuro di sé, , che non si accorgeva neppure che io ne avevo abbastanza... E vi dico: se non si fosse deci­so lui, credo che avrei finito io per andar­mene!

Duvivier                        - Immagino che vi sarete vendicata in anticipo?...

Andreina                       - No... Lo amavo! Eppure, che oc­casioni ho lasciate andare!... (apre la borset­ta) Guardate, non più tardi di ieri, leggete che lettera ho ricevuta... (porge una lettera a Duvivier) Leggete... (Duvivier obbedisce) Un giovanotto molto distinto che mi fa la corte da più di sei mesi... Disperato, è parti­to per un lungo viaggio... E, prima di par­tire, mi scrive questa lettera...

Duvivier                        - (leggendo) « Il 20: fermo posta a Roma... Il 22: Venezia... 1125: Napoli... il 30: Costantinopoli... », l'Egitto, la Siria, le Indie... Perbacco! Ha il ballo di San Vito!

Andreina                       - L'itinerario completo... Un tele­gramma... Ricevo uno « chèque » e parto...

Duvivier                        - (sorridendo) Povero Gerardo!

Andreina                       - Povero Gerardo! Lo compiangete, adesso! E poi: dov'è andato? Voi dovete sa­perlo!...

Duvivier                        - (intascando la lettera) No... credo che sia andato a sposarsi...

Andreina                       - Marito, lui! Poveretta, la com­piango! Non c'era che una donna sulla terra che sapesse sopportarlo, e l'aveva incontrata! Imbecille! Peggio per lui e tanto meglio per me!

Duvivier                        - Ora riprenderete il tempo perduto...

Andreina                       - Eh, sì, vi assicuro... Anzi: volete farmi una cortesia?

Duvivier                        - Quale?

Andreina                       - Invitarmi a cena... al ristorante... Sono stufa di star qui... Ci siamo litigati più di una volta, noi due, ma stasera faremo la pace... Un'idea! Vado a prendere Giulietta! Invitate anche lei! E' un po' ingenua, ma è divertente! (consulta l'orologio a braccio) E' già tardi: temo di non trovarla... bisogna in ogni modo che vada subito... M'aspettate qui?... Preferite accompagnarmi?

Duvivier                        - No... no... leggerò i giornali nella attesa...

Andreina                       - Benissimo.. A presto! Finalmente passerò una serata simpatica! (esce).

Duvivier                        - (rimasto solo, dopo un breve silenzio) Puoi venire... se ne è andata... (Gerardo compare d'un tratto, si precipita verso la-scrivania, si versa un bicchierino di cognac che vuota di un fiato. Cade sul cuscino, sbigot­tito. Duvivier, porgendogli la bottiglia di etere) Se vuoi odorare dell'etere, eccoti la bottiglia!

Gerardo                         - (con un gesto di impotenza) Per carità!

Duvivier                        - (modesto nel suo trionfo) Te lo ave­vo detto...

Gerardo                         - (voltandoglisi contro) Ma non avevi detto che sei l'ultimo dei mascalzoni!...

Duvivier                        - Ecco... me l'aspettavo... Conti­nua... Insultami... Non te ne serbo rancore...

Gerardo                         - Non c'è che dire: sei generoso!. Hai tentato di ingannarmi, e non me ne ser­bi rancore!

Duvivier                        - Gerardo, diffida! Tu sai che la no­stra amicizia è profonda, leale, disinteressa­ta... Ne hai avuta la prova... Ora invece ri­schi di perderti in sospetti infondatissimi...

Gerardo                         - Sospetti... dopo quel che ho sen­tito?

Duvivier                        - Tempo fa tentai una prova... nien-t'altro che un esperimento... Dal giorno che me la presentasti capii che quella donna ti avrebbe tradito...

Gerardo                         - E saresti stato soddisfatto, se l'aves­se fatto con te...

Duvivier                        - Se l'esperimento fosse riuscito, ti avrei avvisato...

Gerardo                         - Dopo!...

Duvivier                        - E' la vita! Migliaia di coppie la vivono senza conoscersi...

Gerardo                         - Non si amano...

Duvivier                        - Credono di amarsi perché un gior­no hanno obbedito ai sensi che li spingevano l'uno verso l'altra... e poi hanno continuato per vigliaccheria e pef abitudine... Tu stesso non amavi Andreina...

Gerado                          - (senza convinzione) Ma sì... (un breve silenzio) Una sola cosa è certa: non mi ha tradito!

Duvivier                        - Conclusione?

Gerardo                         - Lei mi amava... anche un momento fa lo ha ripetuto...

Duvivier                        - Ma è pronta, domani, a raggiungere il suo « globe-trotter ».... (tira fuori di tasca la lettera e l'agita sotto il naso di Gerardo).

Gerardo                         - (afferrandola) Ah! è la lettera... Dai qua... Son curioso di sapere chi è quel farabutto che...

Duvivier                        - (prendendogli di mano la lettera e gettandola sulla scrivania) Inutile... E ora che hai visto quanto dolore le causa la tua partenza... prendi la valigia e filiamo!

Gerardo                         - Hai ragione... A che serve?... Es­sere stato turlupinato fino a questo punto, che lezione!

Duvivier                        - Ceniamo insieme... E sai, sono io che t'invito... a casa mia... festeggieremo la tua liberazione!

Gerardo                         - (senza entusiasmo) E il mio viag­gio? Bisogna che lavori...

Duvivier                        - Lavorerai domani!... Spicciati... Io bisogna che avverta subito la mia came­riera...

Gerardo                         - Dammi almeno il tempo di cacciare nel baule le cose che più mi importano...

Duvivier                        - Perbacco! E' tardi: e lamia donna di servizio ha un brutto carattere!

Gerardo                         - Vattene a casa... io ti raggiungo su­bito. ..

Duvivier                        - Va bene, (diffidente) E se An­dreina torna...

Gerardo                         - Giulietta abita in alto a Montmartre: Andreina non torna tanto presto... Puoi star tranquillo: io sarò già molto lontano! Di': ricordati di far sapere a Brégier...

Duvivier                        - Non ci pensare... Debbo vederlo domani... Tra due mesi sarai ingegnere capo delle officine Brégier... Non ti scordare la nostra scommessa...

Gerardo                         - Per carità, caro... E' una promes­sa... contaci pure... Scendendo, di' al por­tiere che vada a cercarmi un taxi...

Duvivier                        - Non dubitare... ma spicciati... Ah! il mio vecchio Gerardo. Finalmente lo ritro­vo! (gli batte affettuosamente colla mano sul­la spalla).

Gerardo                         - Sì, caro!

Duvivier                        - (abbracciandolo) Le gioie della amicizia sono le sole che contano! (esce). (Gerardo passa nell'altra camera, cantic­chiando. Rientra, portando un baule, poi ritorna nelValtra stanza, continuando a can­ticchiare, ma senza più voglia; rientra con una gran bracciata di vestiti, che getta sul baule. Vuol chiudere il coperchio: opera­zione difficile perché il baule è troppo pie­no. Allora, poggia il ginocchio sul coperchio, facendo enormi sforzi... In questo momento entra Andreina. Tutti e due restano un mo­mento immobili, lui col ginocchio sul baule, lei accanto la porta).

Andreina                       - Come! Sei qui?

Gerardo                         - Sì... ma non per molto...

Andreina                       - Non ti capisco...

Gerardo                         - Ero di là... Ho inteso tutto...

Andreina                       - Ah! Benissimo! Eravate d'accor­do... Rallegramenti! Che ipocrisia!

Gerardo                         - Tu te ne intendi!

Andreina                       - Non avrai   - spero             - preso sul; serio tutto quel che ho detto... Ero furente...! E mi pare che ne avessi il diritto!

Gerardo                         - (brandendo la lettera, dopo averla pre. sa dalla scrivania) E questa?

Andreina                       - Cos'è?

Gerardo                         - La lettera del tuo amante!

Andreina                       - Ah! Se poi prendi le cose su que­sto tono, è inutile continuare... Ho ricevuto una lettera, e con questo? Non posso im­pedire che mi si scriva! Non ho risposto, e di conseguenza...

Gerardo                         - Non ti credo più!

Andreina                       - Leggila, quella lettera, e vedrai se dico la verità!

Gerardo                         - La verità e te...

Andreina                       - La coscienza l'ho tranquilla, e tanto mi basta!...

Gerardo                         - Ti avevo dato una casa e tu non aspettavi che l'occasione per andartene...

Andreina                       - Ti ripeto: leggila quella lettera e vedrai che l'avevo trovata l'occasione! Se avessi voluto profittare...

Gerardo                         - Eh! Ti sei burlata abbastanza di nie, poco fa!

Andreina                       - Se credi che potessi mostrare il mio dolore a quel... (con disprezzo)... tuo amico! Ho ancora un po' di orgoglio, io, e non vo­levo che profittasse dell'occasione per con­solarmi... Il tuo amico! Sapessi come ti trat­tava! Io gli ho fatto capire che era tempo perso, e lui se l'è presa terribilmente... Oggi si vendica... Dev'esser soddisfatto...

Gerardo                         - Duvivier ti ha smascherata per ren­dermi un servizio...

Andreina                       - E tu sei felice d'avere un prete­sto per sbarazzarti di me.

Gerardo                         - Non è vero!

Andreina                       - Che facevi con questo baule?

Gerardo                         - Portavo via i miei vestiti... Ti lascio quest'appartamento... Non avrai bisogno di correre verso nuove avventure...

Andreina                       - Non sono in casa mia: rifiuto...

Gerardo                         - Raggiungerai lui! (brandisce la let­tera).

Andreina                       - Dal momento che ci separiamo, non ho più conti da renderti... (aprendo appena il baule) Povero Gerardo! Che disordi­ne! Cola sarà di te quando non ci sarò più io! (pesca qualche vestito; li poggia sul divano, torna verso il baule, ma poi bruscamente ri­nuncia a continuare) Ma insomma: se non hai più bisogno di me... Domani manderò a prendere la mia roba... Addio, Gerardo... (gli porge la mano).

Gerardo                         - (senza prendere la mano che Andreina gli ha porto) Stavo per intenerirmi... Ma tu non hai cuore! Insomma: ti mostri quale sei! Va bene; puoi pure andartene...

Andreina                       - Rendimi la mia lettera...

Gerardo                         - Eccotela...

Andreina                       - (prende la lettera, muove verso la anticamera. Al momento di uscire, guarda at­torno la casa che non rivedrà più. Dà una occhiata alla lettera, riflette a lungo, e poi, dopo aver molto esitato) Gerardo...

Gerardo                         - (senza guardarla) Che c'è?

Andreina                       - Io resterei... Ma ad un patto...

Gerardo                         - (prima la guarda stupefatto, ma poi, rassegnato, abbassando la testa) Quale?

Andreina                       - Non voglio che Duvivier metta più piede qua dentro... Lui o me, scegli! (squilla il telefono).

Gerardo                         - (al telefono) Pronto... Sì... Ah, sei tu, Duvivier... (Andreina prende l'altro rice­vitore) Senti, caro, dopo quanto è accaduto Andreina è un po' risentita contro di te... A dirla fra noi, è comprensibile... In fondo lei non ha niente da rimproverarsi... Credo che sarebbe meglio che tu non venissi... Insom­ma... per un certo tempo... (un breve si­lenzio).

Andreina e Gerardo      - (insieme, adontati) Ah!

Andreina                       - Che farabutto!

Gerardo                         - E' molto volgare!...

Andreina                       - Uno stoccatore... uno stoccatore maleducato... Ecco cos'era, il tuo amico!...

Gerardo                         - Hai ragione: non lo frequentere­mo più!

Andreina                       - Tesoro... il tuo viaggio... non par­tire più!

Gerardo                         - Partiremo domattina, tutti e due.

Andreina                       - In ferrovia! ...

Gerardo                         - (vinto) Se ti fa fa piacere... Dam­mi quella lettera...

Andreina                       - (facendola in quattro pezzi) Guar­da: ecco cosa ne faccio... (getta i pezzi da un canto) Ed ora, abbracciami!...

Gerardo                         - (abbracciandola) Ecco! (liberando­si) E ora bisogna riprendere il tempo perdu­to... Lasciami lavorare... (siede di nuovo alla scrivania. Andreina si toglie il cappello, i guanti, prende un pettine nella borsetta e va davanti lo specchio. Adesso tutt'e due stanno al posto in cui stavano al principio dell'atto. Andreina si ravvia i capelli. Un lungo silenzio).

Andreina                       - Dunque... è vero... Ti sarebbe di­spiaciuto di perdere la tua Andreina?

Gerardo                         - (immerso nel suo lavoro) Hum...

Andreina                       - (dopo un breve silenzio) Non ci lasceremo più... eh, caro? Mai! (gli si mette di fronte; un silenzio) Su, rispondimi... (una pausa) Gerardo!

Gerardo                         - (c. s.) Hm-m!...

Andreina                       - (esasperata guarda prima Gerardo curvo sulla scrivania, poi, d'un tratto, è at­tratta dai pezzi della lettera distrutta. Li guarda fìsso per un istante. La risoluzione è rapida. Sorvegliando furtivamente Gerardo raccoglie in fretta i pezzi della lettera e se li nasconde in seno. Poi un « uff! » soffocato fa prevedere la sua prossima fuga).

FINE