Evasione

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EVASIONE

TITOLO ORIGINALE: FUOUES

Commedia in un atto

di PAUL GUTH

VERSIONE ITALIANA DI MARCEL LE DUO

                                   

PERSONAGGI

IL DIRETTORE

THIBAUT, professore

ELENA GRIGNON, professoressa

LAVERGNE, professore

CHABRIER, professore

IL SORVEGLIANTE

DELSOL, allievo

MARIA

Voci del coro degli allievi e delle allieve.

Commedia formattata da

 (L'ufficio del direttore di un piccolo collegio privato verso il 1930. Una porta al fondo e una a destra. Un gran tavolo. Al muro sono appesi diplomi d'onore e fotografie di gruppi di allievi; sopra il camino un bronzo un po' retorico e qualche trofeo di competizioni sportive. Sulla parete di fondo un grande quadro del tipo dì quelli che si vedono nei musei di provincia. Per i professori sono state disposte a semicerchio delle sedie di legno. Una pesante giornata d'estate molto vicina al 14 luglio. Le per­siane chiuse tengono l'ufficio in penombra. Il sipario si alza sulla scena vuota. Qualcuno bussa timidamente alla porta di fondo. Entra Elena, che dopo aver dato un'occhiata in giro, un po' intimorita, si siede su una delle siede più lontane dal tavolo del direttore. Tossisce e fruga nella borsetta per darsi un contegno. Bussano nuovamente, ma più-forte. Entra il professor Thibaut che avanza di un passo per vedere se è già arrivato il direttore dell'istituto).

Thibaut                          - Non c'è il signor direttore? (Avanza con disinvoltura e va a sedere un po' lontano da Elena) E' molto che aspettate?

Elena                             - Sono entrata adesso. (Pausa).

Thibaut                          - E' arrivata la canicola... (Cambia di posto e siede vicino a lei).

Elena                             - Il 14 luglio non è poi così lontano... (Pausa).

Thibaut                          - In questa regione che ci sia o non ci sia la canicola, gli incendi delle foreste scoppiano sempre fra il 10 e il 14 luglio. (Breve pausa).

Elena                             - Gli incendi?

Thibaut                          - Quest'anno ha incominciato dal bosco del Commendatore, dall'altra parte del Lot. Su que­sto terreno calcareo le querce bruciano come fiam­miferi. Che incuria!

Elena                             - Non vi piace questo paese?

Thibaut                          - Questo o un altro... mi è indifferente... Sono figlio di funzionari... ma ho studiato a Parigi. che...

                                      - (Pausa. Dal cortile giunge un canto accompagnato dalla musica. E' un ritornello delle voci basse del coro degli allievi: « Cantiamo o mia cara città -la tua grazia rara e cortese. - Se il tuo fiume isolette non ha - il sindaco però è un marchese ») Ah, i nostri cori che si preparano per la distribuzione dei premi... (Pausa. S'accorge che Elena non lo ascolta) Sapete perché  il direttore ci ha convocati? Elena      - (con indifferenza) No.

Thibaut                          - Il passaggio degli allievi alle classi superiori è già stato deciso. Gli elenchi sono in tipo­grafia. Fra cinque giorni li pubblicheremo. (Le voci acute del coro, formate dalle allieve, cantano lo stesso motivo di poco prima. Thibaut riprende con ironia) Esecutori: il coro delle signorine dell'istituto Barde. Parole e musica della signorina Barde, direttrice e poetessa. (Pausa, poi) Fuori servizio vi incontrate con le vostre colleghe?

Elena                             - (facendo un gesto stanco) Vi confesserò

 Thibaut                         - (inchinandosi verso Elena) ... che non vi piacciono... che rimpiangete Parigi, vero) Cono­scete molta gente nella capitale"?

Elena                             - Nessun altro che le studentesse povere.

Thibaut                          - Uscivate spesso ?

Elena                             - Andavo a teatro... in loggione... Ho visto « Volpone »... «Amphitryon 38 »... (Trasognata).

Thibaut                          - Perché  siete entrata nell'insegnamento"?

Elena                             - Disegnavo dei fiori per le pantofole della zia. Il mio professore disse: quella diventerà pro­fessoressa di disegno.

Thibaut                          - E sarete sfortunata.

Elena                             - Tanto vale esserlo fra i bambini. La loro freschezza può diventare un lenitivo alla nostra sof­ferenza.

Thibaut                          - Voi però non siete come le altre.

Elena                             - (riprendendo padronanza di se) Sono l'unica donna che c'è nell'istituto.

Thibaut                          - Avevo persino pensato: felice colui che potrà farle ammettere che da lontano, in silenzio, è capita.

Elena                             - (sincera) Grazie per il vostro pensiero.

Thibaut                          - E' l'oggetto della legge Roustan.

Elena                             - La legge Roustan)

Thibaut                          - Sì: due coniugi che siano entrambi funzionari, debbono essere impiegati nella stessa città. Oltre i vantaggi sentimentali, non si può negare che non ne derivino anche di economici: doppio stipendio, doppia pensione...

Elena                             - (fredda, guarda l'orologio) Il signor diret­tore non viene? (Bussano: il professore di storia, Lavergne, sporge la testa dopo aver leggermente dischiuso la porta. Quasi come avesse sorpreso il sorgere di un'intimità fra Thibaut ed Elena, e non volendo disturbare, mormora « Oh, scusatemi » poi entra).

Lavergne                       - Non è ancora arrivato il signor diret­tore? (Pausa) Come saprete l'incendio sta divam­pando sempre di più. Dal bosco del Commendatore a quello del Lazzareto, è tutto un braciere. I nostri pompieri e quelli dei comuni vicini sono già sul posto. (La porta si apre bruscamente. Il direttore, seguito rispettosamente dal sorvegliante, entra pre­cipitosamente. I tre professori già riuniti attorno al suo tavolo, si alzano con deferenza. Nello stesso istante i due cori - degli allievi e delle allieve -riprendono a cantare).

Il Direttore                    - Sedetevi, sedetevi. Prego signo­rina, signori. (Si siede dietro il suo tavolo e il sor­vegliante si pone al suo fianco; quindi si rivolge ai professori) Siete un po' discosti, avvicinatevi, prego. (Con il massimo rispetto i tre professori prendono posto sulle sedie più vicine al tavolo del direttore che li osserva) Ma Chabrier manca!... Eppure la presenza del professore di filosofia mi è indispen­sabile. (La porta si apre ed entra Chabrier).

 Chabrier                       - Il signor direttore vorrà scusarmi. La mia gamba ammalata... (Si siede).

Il Direttore                    - Signori, debbo informarvi di una cosa molto grave: una doppia evasione. Due allievi della terza liceo sono scomparsi. (Stupore generale).

Lavergne                       - Da quando?

Il Direttore                    - Da ieri sera. Non informeremo la polizia che all'ultimo; dobbiamo evitare a tutti i costi lo scandalo che verrebbe a colpire irrimediabilmente l'istituto.

Elena                             - Potremmo sapere i nomi di questi allievi, signor direttore?

11 Direttore                  - (volgendosi a Elena) E chi volete che siano, signorina, se non quei due di cui avete preso la difesa davanti ai vostri colleghi?

Thibaut                          - Renato Delsol e Giovanni Dartigues?

Il Direttore                    - Precisamente.

Thibaut                          - E perché  sono fuggiti? Hanno superato la licenza; tra cinque giorni pubblicheremo gli elenchi...

Il Dibettore                   - (quasi gemendo) Signorina, voi mi avevate chiesto: « Posso condurli fuori per lo studio del paesaggio? » Non ho mai mai potuto sapere dove andavate. Sulle rive del Lot, alla torre, o al diavolo? (Brutale) Dove siete stati ieri sera?

Elena                             - Al viale dei platani.

Il Direttore                    - Delsol e Dartigues erano con voi)

Elena                             - Camminavano in testa... o piuttosto...

Il Direttore                    - Cercate di ricordare, è importante.

Elena                             - Erano gli ultimi perché  hanno chiuso la porta... No, è Grenier che ha chiuso la porta... Ma allora Delsol e Dartigues... Non ricordo più, signor direttore.

Il Direttore                    - E dire che la presenza o l'assenza dei vostri allievi dovrebbe essere il vostro costante pensiero. (Imitando l'atteggiamento del professore che tiene d'occhio gli allievi) « Sono tutti là... Ne manca uno, due... nessuno ». E voi invece non ve ne ricordate neppure più!

Chabrier                        - (lascia cadere le sue frasi che interrompono il discorso degli altri come stesse sognando, il che è accentuato dalle citazioni oscure alle quali gli altri, ormai abituati, non prestano più attenzione) Il pa­store è abitato dal suo gregge. Allontanatevi, agnelli, e il sangue si ritirerà dalle mie vene.

Il Direttore                    - Allora perché  siete entrata nell'in­segnamento? Credete che sia un mestiere come un altro? Fra quattro mura o all'aperto, la classe è un luogo chiuso.

Chabrier                        - Austera capanna, tempio cinto da pos­senti eredità.

Il Direttore                    - E voi non ve ne ricordate più!... Pensate, che se un autocarro li investe o un fulmine li annienta, siete voi responsabile. (Pausa) Ripren­diamo l'inchiesta da un'altra parte. Signor sorve­gliante, Delsol e Dartigues erano in studio ieri sera?

Il Sorvegliante              - In tempo normale avrebbero dovuto esserci.

Il Direttore                    - Che vuol dire in tempo normale?

Il Sorvegliante              - Ci avviciniamo al 14 luglio. Si ha un bel innaffiare e spalancare le finestre, ma là dentro si soffoca. Allora si permette agli allievi di andare a lavorare nel cortile.

Il Direttore                    - Non avreste dovuto permetterlo.

Il Sorvegliante              - Ma fanno tutti così, anche nel corso femminile. E' per il clima.

Il Direttore                    - Il clima autorizza ogni debolezza! (Pausa) Dunque anche da questo lato non se ne cava nulla.

Lavergne                       - Come è stata scoperta la fuga?

Il Direttore                    - Al refettorio. Dapprincipio si è pensato: « Sono in ritardo » e i compagni hanno conservato le loro porzioni. In questo momento il...

Il Sorvegliante              - Ho fatto un giro d'ispezione e ho detto ai loro vicini di tavola: « Non avanzate più niente ». Gaspare, quell'insolente, voleva ancora prendermi in giro.

Thibaut                          - C'è stato un principio di inchiesta da parte vostra, signor direttore?

Il Direttore                    - Lì per lì ho pensato: « Forse saranno presso i loro conoscenti », ma poi né l'uno né l'altro si sono fatti vivi. Alla stazione nessun viag­giatore corrispondeva alle loro caratteristiche. Al mu­lino non è stato visto nessuno. Insomma sono rien­trato disperato che era già mezzanotte passata.

Lavergne                       - Vorrete scusarmi, soprattutto dal mo­mento che fra noi c'è una signorina, ma non avete pensato che... Hanno un'età in cui... in qualche modo...

Il Direttore                    - Un appuntamento galante? Mi pareva che non fossero tipi da correre dietro alle ragazze.

Lavergne                       - Non volevo dire le ragazze... ma quelle case in cui... in qualche modo...

Il Direttore                    - (confuso) Oh, non avrei osato... Ma non bisogna tralasciare nulla... (Pausa) E come si può fare a saperlo?

Lavergne                       - Telefonate...

Il Direttore                    - Dove?

Lavergne                       - (imbarazzato) Ho l'impressione d'aver sentito parlare di un certo « Caffè del Granatiere»...

Il Direttore                    - (sfogliando la guida telefonica) Mi pare che siate ben informato...

Lavergne                       - Per sentito dire...

Il Direttore                    - (al telefono) Potete darmi il 64-19? Pronto?! Il Caffè del Granatiere? Signora, sono lo zio del giovane Dartigues. Non avete visto fra i vostri clienti il giovane Dartigues, un ragazzo bion­do... con una cravatta azzurra... Come dite, signora? Ma signora... sono un uomo rispettabile io... e non vi permetterò mai... queste espressioni... (Riattacca il ricevitore poi si volge agli altri seccato) Quella signora usa un vocabolario degno della sua profes­sione. (Pausa).

Thibaut                          - Potrei avanzare un'ipotesi?

Il Direttore                    - Ve ne prego, anzi.

Thibaut                          - Si tratta senza dubbio di un'evasione, di una fuga. L'avete detto voi stesso. Orbene cos'è una fuga? Ho personalmente approfondito la que­stione interessandomi delle fughe di Verlaine e di Rimbaud. Una fuga è un atto di vagabondaggio morboso.

Il Direttore                    - Continuate, vi ascolto.

Thibaut                          - Al Congresso di medicina per le ma­lattie mentali tenutosi a Tolosa, Marie e i suoi allievi hanno distinto il vagabondaggio morboso da quello legittimo e da quello etnico, vale a dire le invasioni, le crociate e le migrazioni ecc.

Chabrier                        - Figlio dell'uomo, errerai sulla faccia della terra senza mai ritrovarti.

Il Direttore                    - Quindi cosa proponete di fare?

Thibaut                          - Di risalire sino alla sorgente dalla quale è nato l'atto di volontà che ha provocato la fuga dei nostri allievi.

Il Direttore                    - Su quali dati vi appoggerete?

Thibaut                          - Libri di scuola, registri, bollettini tri­mestrali, compiti in classe... Ricreeremo così una fit­tissima rete di cause.

Il Direttore                    - E sapremo dove sono andati?

Thibaut                          - Sapremo almeno con quale scopo sono fuggiti.

Il Direttore                    - Registri... bollettini... compiti in classe... Ho tutto di là. (Si alza. Aiutato dal sorve­gliante, porta sul tavolo pile di registri e di mal­loppi. Infine si siede e facendo un largo gesto con il braccio per indicare le pareti) Ho persino le foto­grafie. Terza ginnasio, sezione A. Ecco il loro certi­ficato di ammissione. (Leggendo) Dartigues Giovanni, professione dei genitori... Delsol Renato... I bollettini trimestrali... (Sfoglia un grande registro) Terza ginnasio; francese: primo trimestre « inde­ciso »; secondo trimestre « ancora lento nel progre­ dire»; terzo trimestre «leggero miglioramento».

Chabrier e Thibaut        - (scuotendo gravemente la testa) Evidentemente...

II Direttore                   - (spiegando sul tavolo i compiti in classe) Compito di latino. Dartigues: « rispettare la concordanza dei tempi ». Delsol: e le regole del di­ scorso indiretto? Mette « posset » invece di « possit ».

Thibaut                          - (dando un'occhiata al compito) E' grave l'errore.

Il Direttore                    - I temi di francese saranno forse più indicativi. Dartigues: interessante e corretto, ma lo stile è un po' pesante. Tema: L'uccello. (Leggendo lo svolgimento) « Noi abbiamo un canarino che si chiama Kiki. E' tutto giallo e il suo corpo è snello». (Commentando) Ripetizione del verbo essere. (Poi riprende a leggere) « Ha una testolina con dei piccoli occhi neri molto vivaci, un becco giallo sempre pronto a beccare lo zucchero che noi procuriamo di rinno­vargli quotidianamente ». (Commentando) Ha scritto «quotidianamente » con la « e ».

Chabrier                        - Errore volgare.

Il Direttore                    - Ecco la fotografia dei nostri due fuggiaschi. (Si alzano tutti e vanno a porsi alla sua destra per guardare il ritratto di un gruppo di allievi appeso al muro) Voi non eravate ancora da noi, signor Thibaut e neppure voi, signorina. Ricono­scereste Dartigues?

Elena                             - Quello che tiene il piede in avanti?

Il Direttore                    - Pioveva quel giorno ed io avevo pregato il fotografo di fare il ritratto sotto il portico, ma Dartigues aveva trovato il sistema di andarsi a infangare nel cortile. E mette avanti un piede per far riuscir male la foto. Guardate, tutti gli altri sono composti ma Dartigues infangato e sporco mette bene in mostra il suo piede. E Delsol, riconoscereste Delsol, signor Thibaud?

Thibaut                          - Quello che tiene il berretto sulle ginocchia?

Il Direttore                    - Finge di imitare il fotografo che preme la peretta di gomma dello scatto. Pft! Anche lui vuol far rovinare la fotografia. (Volgendosi ad Elena) E dal giorno in cui s'è fatta questa foto sono già passati sette anni eppure come si spiega che sol­tanto loro due spicchino fra tutti gli altri che sono impeccabilmente corretti?

Elena                             - Insomma questa foto vi pare una prova a loro svantaggio?

Il Direttore                    - E non solo questa, signorina, ma tutte le altre. (Egli conduce i professori e il sorve­gliante a fare il giro del tavolo per osservare tutte le foto appese alla parete) In quinta ginnasio Darti­gues incrocia le mani, in,quarta Delsol fa vedere solo il bianco degli occhi... anche quest'anno la fotografia è una prova della loro indisciplina, ben­ché la loro malizia li abbia condotti ad essere irre­prensibili.

Elena                             - (amara) E cosa si ricaverà da questo esame? Da che cosa arguiremo il motivo della loro fuga? Chabrier         - (rompendo improvvisamente la sua indif­ferenza, lascia cadere dall'alto le sue affermazioni con il tono di chi è iroincamente staccato dalla questione) Lo storico ricostruisce con la sua mente Pompei, basandosi sul femore calcificato di una delle sue illustri autorità. Esploriamo un po' ciò che tocca la carne dei nostri adolescenti: le loro tasche, le loro cartelle, i loro cassetti nello studio.

Il Direttore                    - (pieno di considerazione) Cosa fareste, signor Chabrier?

Chabrier                        - Chiamerei subito la portinaia...

Il Direttore                    - (che è stato conquistato dall'idea) Molto bene. (Prende un campanello sul tavolo e suona. Nel corridoio si ode un passo molto pesante. Entra Maria) Lo sapete, Maria, che Delsol e Darti­gues sono fuggiti?

Maria                             - Fuggiti? (Dal di fuori giunge il canto dei cori) Oh, signor direttore, non è una cosa che mi stupisce... quei piccoli mocciosi...

Il Direttore                    - Maria! (Si sentono i cori) Maria, andate a prendere nel dormitorio i loro abiti, le cartelle, ed i loro cassetti nello studio.

Maria                             - (esce borbottando) Quei poco di buono... quei lazzaroni... (Voci dei cori).

Il Direttore                    - (seccato) Ah, questa scuola fem­minile! Tutto il giorno il coro...

Thibaut                          - (facendo un gesto verso il cortile) La signorina Barrie ha composto delle belle strofe.

Lavergne                       - E c'è della grazia nei suoi versi...

Thibaut                          - E della forza...

Lavergne                       - Una notevole forza, per una donna. (Maria entra portando due cartelle di cuoio. Esce e rientra tenendo da entrambe le mani un porta-mantello. Le giubbe e i pantaloni pendono come due sagome umane).

Maria                             - Ecco qua. (Si mette davanti al direttore che fruga nelle tasche. Poi si avvicina agli occhi un porta-mantello e guarda ammirata, con amarezza) Stoffa di lana pettinata... perbacco... roba scozzese...

Il Direttore                    - Le tasche. (Fruga nelle tasche dell'abito di Dartigues e ne tira fuori un pezzo di spago e una castagna) Una castagna dell'inverno scorso. Un fiore secco! Glielo avranno dato o se lo sarà raccolto?

Maria                             - Sarà qualcuno dei suoi che glielo avrà dato. (Il direttore tira fuori un temperino e un fischietto) Un fischietto per disturbare in classe. (Il direttore tira fuori un fazzoletto stazzonato) E anche sporco!... Non si prenderebbe il suo fazzoletto nean­che con le pinze. (Il direttore ha trovato una cara­mella al miele) Ah, una caramella! Ne vendo anch'io durante la ricreazione, ma credete forse che me ne comperino quei porcaccioni?

Il Direttore                    - Maria!

Maria                             - Una volta mi comperavano almeno del torrone, un boccone alla volta, ma lo comperavano. Adesso neanche più quello! Chissà dove l'ha presa quella caramella al miele? Forse alla confetteria Delsuc? (Amara) Una confetteria di lusso. Ah, quante me ne hanno fatte!

Il Direttore                    - Cosa vi hanno fatto?

Maria                             - Oh, davanti tutti sempre gentili: « Buon­giorno, Maria», «Buonasera, Maria» ma voltate le spalle so ben io come mi chiamavano...

Il Direttore                    - Dite, dite, come vi chiamavano?

Maria                             - (scoppiando) Se la pulizia di certi locali è compresa nelle mie mansioni, non è una buona ragione per darmi dei nomi...

Il Direttore                    - Quali nomi?

Maria                             - E' ingrato quel compito. Per niente i gabinetti si turano ma erano loro a turarli.

Il Direttore                    - Ne siete sicura?

Maria                             - E' evidente. C'erano sempre dei giornali interi premuti dentro con il piede.

Il Direttore                    - (cambiando argomento) Potete ritirarvi, Maria. (Maria esce borbottando. Il diret­tore fruga nella cartella di Dartigues e tira fuori dei libri che posa sul tavolo) Storia... Letteratura... (Li sfoglia rapidamente per assicurarsi che dentro non ci siano dei fogli) Ha fatto la barba a Madame de Sévigné; ha messo una cravatta a Bossuet... ma cos'è questo libro)  (Trae fuori un libro e ne legge il titolo) « Le Grand Meaulnes » (Apre il libro alla prima pagina, guarda e legge) Elena Grignon... E' vostro, signorina, questo libro)  

Elena                             - Sì, signor direttore.

Il Direttore                    - Perché )

Elena                             - Può essere utile alla sua cultura generale.

Il Direttore                    - (aspro) Siete voi il professore di lettere)

Elena                             - Sarebbe un po' eccessivo rinchiudersi nella propria specialità.

Il Direttore                    - (con freddezza) Cosa direste se Thibaut, professore di lettere, si impicciasse di ciò che fa Dartigues in disegno)

Elena                             - Se il professore Thibaut avesse delle vedute originali sul disegno, troverei la cosa nor­malissima.

Il Direttore                    - Mi sembrate molto sicura di voi, signorina. Che peccato che il vostro insuccesso al concorso per l'insegnamento superiore abbia inter­rotto una così bella carriera!

Elena                             - Mi accontento di enunciare delle verità di buon senso.

Il Direttore                    - Le vostre verità di buon senso sono pericolose. Io ho letto «Le Grand Meaulnes», ma non l'ho fatto acquistare per la biblioteca sco­lastica!

Elena                             - L'avete trovato immorale)  

Il Direttore                    - Una storia della letteratura defi­nisce questo genere « letteratura d'evasione ». (Esplo­dendo) E noi l'abbiamo oggi la nostra evasione, la doppia fuga! Siete soddisfatta, signorina)  

Elena                             - Ma... signor direttore...

Il Direttore                    - Si lanciano i « Grands Meaulnes » alla ricerca di «castelli», di «feste straordinarie». (Legge con disprezzo) « Arriva fra noi una dome­nica di novembre ». (Dà un pugno sul libro) Li si addormenta in un sogno di eterna fanciullezza mentre noi vogliamo farne degli uomini e non dei bambini, noi. E' qui «da festa straordinaria», nei loro problemi di matematica, nelle loro traduzioni latine. (Volgendosi ad Elena) Voi aspirate ad una cultura generale e non siete neppure capace d'inse­gnare il disegno. (Pausa) Scusatemi, signori... Vi assicuro che nella signorina io vedo solo l'inse­gnante e non la « donna », alla quale conservo tutto il mio rispetto.

Elena                             - (si alza, molto fredda) Signor direttore, se credete che ho mancato al mio dovere non mi resta che... (Improvvisamente nel cortile suona la campana che indica la fine di un'ora di lezione. I professori si alzano immediatamente tutti assieme, come automi).

II Direttore                   - Vogliate riaccomodarvi. Penso io a far sorvegliare i vostri allievi. (Si risiedono).

Maria                             - (entra urlando) Signor direttore...

Il Direttore                    - Vi ho già ripetuto cento volte: bussate e prima di entrare, aspettate che ve lo si dica. In secondo luogo, evitate di entrare come un bolide.

Maria                             - (trafelata) Signor direttore... signor diret­tore!... E' di là... E' lui...

Il Direttore                    - (alzandosi) Chi)  

Maria                             - Stavo scopando la loggia e ho visto un'ombra che camminava sulla punta dei piedi... Sento scricchiolare la scaletta del dormitorio... Salgo... e attraverso il vetro vedo uno che posava il suo abito sul letto. Era Delsol.

Il Direttore                    - L'altro non è rientrato)  

Maria                             - Ho detto quel che ho visto.

Il Direttore                    - Fatelo scendere.

Maria                             - Ah, io non glielo vado a dire...

Il Direttore                    - Signor sorvegliante... (Il sorve­gliante esce con sollecitudine, seguito da Maria che alza le spalle).

Lavergne                       - (sollevato) Uff!

Il Direttore                    - Spero che sapremo dimostrare la severità che il caso richiede. Mi auguro inoltre che voi, signorina, non mi serbiate rancore per ciò che sono stato costretto a dirvi. Non pensavo che all'interesse vostro e dei vostri allievi; ma voi siete giovane e l'entusiasmo può far commettere molte imprudenze. Se i nostri colpevoli rientrano, il guaio è passato. (Pausa. Si sentono ì canti del coro. Poi silenzio. I passi di Delsol e del sorvegliante risuo­nano nel corridoio. Entrano: Delsol è coperto di polvere e il suo abito è in disordine) Di dove vieni)  

Delsol                            - Dal dormitorio.

Il Direttore                    - Spero che tu comprenda la gravità della situazione.

Delsol                            - Sono rientrato adesso.

Il Direttore                    - Anche dopo aver superato gli esami di licenza, resti sotto la nostra autorità finché non uscirai dall'istituto. Ti rendi conto di ciò che hai fatto)  Dopo il tuo successo agli esami... Pochi giorni prima della distribuzione dei premi!... Noi temevamo già un incidente: un investimento, o che fossi annegato! Pensa che scandalo! Ti rendi conto dell'affanno che ci hai procurato)  Dov'è il tuo compagno)

Del sol                           - Non so.

Il Direttore                    - Non è rientrato con te?

Delsol                            - No.

Il Direttore                    - Ma non siete partiti assieme?

Delsol                            - Sì.

Il Direttore                    - Potresti anche dire: « Sì, signor direttore». Sei pieno di polvere. Siete andati molto lontani?

Delsol                            - Sì, signor direttore.

Il Direttore                    - Lungo la strada di Agen?

Delsol                            - No, signor direttore.

Il Direttore                    - Avete preso la strada di Tolosa?

Delsol                            - No, signor direttore.

Il Direttore                    - Ma insomma, sei tutto sporco e dovete aver camminato l'intera notte. No? Dove avete dormito? Avete incontrato delle persone che conoscete?... Dov'è Dartigues?... E' lui che ti ha mandato? Ti sto parlando, vuoi degnarti di rispon­dermi?... Vuoi fare il testone? Lo sai che potrei farti prendere da due gendarmi? E resti lì, immo­bile come un palo... Tu, un diplomato! All'età in cui ci si può attendere almeno che uno abbia coscienza della propria condizione. Per l'ultima volta, vuoi rispondere?

Thiraut                          - Delsol... noi tutti vogliamo il tuo bene. Ti ho sempre considerato un buon allievo. Nelle lezioni di lettere ti sei sempre distinto per la finezza della tua intelligenza. In greco... ti ricordi il com­pito del secondo trimestre, in cui avevi tradotto molto abilmente «O kuros legetai»...

Lavergne                       - Delsol... tu sei stato con me dal gin­nasio. Evidentemente eri molto bravo in storia e non troppo in geografia, ma ti è bastata quella passeggiata al colle Pujlos per capire subito. Allora può anche darsi che questa volta...

Il Sorvegliante              - Delsol... io non sono che il vostro sorvegliante, la bestia nera. Voi da anni me ne avete fatte di tutti i colori: scherzi, polvere che fa grattare, fialette puzzolenti... ma adesso hai preso la licenza, e su di te si può contare... (Breve silenzio).

Chabrier                        - (dopo una breve esitazione, si decide a parlare con il suo tono di voce abituale fatto di scettica solennità misto, questa volta, a una certa emozione) Delsol... la filosofia dapprincipio ti ripugnava, ma in seguito non hai mancato di dimo­strare buona volontà, ed hai cercato di avvicinarti ad essa... Delsol... non sarebbe molto più saggio dimostrare in questo momento che il suo insegna­mento ha servito a qualcosa? Non sarebbe più saggio parlare? (Elena si appresta a parlare e tutti la guardano. Lei invece non apre bocca e volge lo sguardo lontano da Delsol).

Il Direttore                    - Il signore è insensibile ad ogni invito. L'animale si distingue solo dalle sferzate che prende, ed è a queste che avremmo dovuto ricorrere se i nostri princìpi ce lo permettessero. Signor sorvegliante, vogliate ricondurlo nello studio. Lo richiamerò presto. (Il sorvegliante esce con Delsol. Improvvisamente Maria bussa alla porta e si precipita dentro).

Maria                             - Il fuoco! Il fuoco ha avuto la meglio: ha vinto gli sbarramenti dei piccoli canali e adesso sale su, al colle Pujlos. Di qui lo si vede già. Tutti         - (si alzano, corrono alle finestre e gridano assieme) Il fuoco!

Elena                             - Il fumo nero!...

Thibaut                          - La fiamma, la fiamma là in mezzo...

Il Direttore                    - Attorno alle querce e ai castani... (Grido generale).

Elena                             - Il fuoco s'allontana.

Thibaut                          - Ma ritorna. (Altro grido generale).

Il Direttore                    - Così il fieno... i campi di trifo­glio... Ma non c'è più niente da fare?

Maria                             - Le motopompe dei paesi vicini sono tutte là. Da Agen hanno fatto venire una com­pagnia di soldati. A Sainte-Livrade, a La Capelle suonano a stormo le campane. (Suono di campane da lontano) Più niente grano, granoturco, vigna... Le bestie morte... Ah, è il più grande incendio che sia scoppiato da cent'anni a questa parte.

Elena                             - E' terribile!

Lavergne                       - Spaventoso!

Maria                             - Tutto questo per colpa di qualche scia­gurato che si meriterebbe d'esser fatto a pezzi. Di vandali. (Pausa) A proposito, ha parlato Delsol? Ha detto cosa è andato a fare?

Il Direttore                    - No, non ha parlato.

Maria                             - Vedete... Non è tanto lui il colpevole perché  è rientrato, quanto l'altro, Dartigues. Chissà che diavolo avranno combinato? Da quei ragaz­zacci si può aspettare tutto. Sarà stato magari anche lui ad appiccare il fuoco.

Il Direttore                    - (alzandosi) Maria!

Maria                             - Ad ogni modo, un fuoco non si accende mica da solo... (Il direttore la stacca violentemente dalla -finestra prendendola per le spalle).

Il Direttore                    - Cosa avete detto? Capite la gra­vità delle parole che dite? In una piccola città come questa in cui la minima parola ha un'eco! Sentite, Maria, dovete tener ferma la vostra lingua e met­terci magari una grossa pietra sopra. E' una facezia che vi è venuta in mente, non è vero?

Maria                             - Sì, signor direttore.

Il Direttore                    - Anzi, parlavate con voi stessa. Anch'io parlo spesso con me stesso, quando lavoro perché  mi dà coraggio. E il vostro lavoro va bene, vero Maria? Voi siete una perla e quel grembiule nuovo di cui mi avete parlato... vedetevela con l'economo che incomincia a sentire il peso del la­voro.

Maria                             - (confusa) Oh, signor direttore!

Il Direttore                    - Però tenete soprattutto la lingua a posto. (Maria esce. Il direttore si rivolge ai pro­fessori) Credete che andrà in giro a ripeterlo? Chabrier      - (pare che la sua voce si senta difficil­mente, tuttavia è incisiva. Di tanto in tanto i pre­senti afferrano una parola importante e reagiscono prestando maggior attenzione) Fra i semplici ed i primitivi la parola ha una forza magica. Bussa alla porta del cielo ed esige ciò che chiede. La parola « fuoco » di Maria, associata al nome di Dartigues, incatenerà questo disgraziato alle fiamme.

Il Direttore                    - (parlando a se stesso) Come ha potuto passarle per il capo quell'idea strampalata. Dartigues l'autore di questo incendio? Sarebbe una cosa abominevole per il buon nome dell'istituto. Sa­rebbe terribile. (Piagnucoloso) Signor Lavergne...

Lavergne                       - Dartigues può avere i suoi difetti, ma conserva il senso della responsabilità.

Il Direttore                    - (piagnucoloso) Signor Thibaut?

Thibaut                          - Dartigues sulla soglia dei più grandi errori conserva sempre un pudore...

Il Direttore                    - (brandendo registri e malloppi di compiti) Signori, riesaminiamo questi dati con occhio diverso. Dartigues: terza ginnasio, primo trimestre « incerto », secondo trimestre « ancora lento a progredire»... ancora... «ancora» significa che non continuerà per molto tempo ad essere lento e che sta per migliorare. E questo migliora­mento si manifesta presto. Terzo trimestre: «leg­gero miglioramento». In tutti i modi non si può dire che sia un cattivo elemento. Compito di latino: « rispettare la concordanza dei verbi » è poi un errore molto grave? Non ci sono nella vita delle colpe ben più delittuose? Detto fra noi, alla sua età la rispettavamo la concordanza dei verbi?

Lavergne                       - Da parte mia in quinta ginnasio...

Il Direttore                    - Tema: «L'uccello»... (Leggendo) «Noi abbiamo un canarino che si chiama Kiki. E' tutto giallo, e il suo corpo è snello»... Ripetizione del verbo essere. Ma le nostre cronache medievali sono piene di ripetizioni del verbo essere...

Thibaut                          - Senza dubbio.

Il Direttore                    - Perché  erano, malgrado tutto, delle anime candide. (Riprende a leggere) « Ha una testolina con dei piccoli occhi neri, molto vi­vaci, un becco giallo sempre pronto a beccare lo zucchero che noi provvediamo a rinnovargli quoti­dianamente». (Commentando) «Quotidianamente» scritto con la « e », però...

Il Sorvegliante              - ... deriva dal latino «coti-die» e...

Il Direttore                    - « Una testolina con dei piccoli occhi neri molto vivaci ». E' un'osservazione di uno spirito delicato. Egli la sente tremare fra le dita, questa testolina calda e fragile. E quel becco «sem­pre pronto a beccare»...

Thibaut                          - Quasi una licenza poetica quest'asso­nanza fra becco e beccare...

Il Direttore                    - Ebbene, questo ragazzo dovrebbe essere un criminale?

Lavergne                       - Impossibile.

Il Sorvegliante              - Non si può neanche imma­ginarlo.

Il Direttore                    - Sì, perché  è un bravo ragazzo e una nobile anima. (Riprende « Le Grand Meaulnes » dal tavolo borbottando) Ah, sì... « Le Grand Meaul­nes»! E' evidente che l'azione... occorre spingere i giovani all'azione... L'azione prima di tutto, poi il sogno... Benché esista anche il sogno...

Il Sorvegliante              - II sogno...

Il Direttore                    - Per l'azione ci sono i classici: Corneille, Pascal, Péguy... Si dice un gran mondo di bene di Péguy in questi tempi... Ma che sa­rebbe l'azione se non ci fosse il sogno?

Thibaut                          - La vita non varrebbe la pena d'essere vissuta. « Nec vita vitalis » come dice il poeta.

Il Direttore                    - E il nostro Dartigues è stato col­pito da «Le Grand Meaulnes» o almeno dal suo lato buono. Si ritrova in lui questa luce azzurro­gnola dei « domini misteriori », quell'animazione un po' eccitante della «festa straordinaria». Vi ricor­date quel sogno dell'eterna fanciullezza? In fondo ha ragione di tuffarsi in questa trasparenza. Sarebbe persino da augurarcelo che tutti i nostri allievi po­tessero approfittare di questa sorgente. Signor sor­vegliante, dovremo cercare di acquistare « Le Grand Meaulnes » per la nostra biblioteca scolastica. (Pau­sa. Silenzio).

Chabrier                        - (sempre ironico. La sua voce rompe len­tamente il silenzio) Ma c'è una questione ch'io mi pongo...

Il Direttore                    - (impazientito) E quale?

Chabrier                        - Erano in due: Delsol e Dartigues e non ne ritorna che uno solo. II collega Thibaut vi ha parlato poco fa delle fughe che egli ha studiato, ma anch'io le ho studiate: ecolalia, ecofrasia, eco-chinena... Questi ragazzi sentono delle voci che get­tano fra loro diffidenza... che li spingono a... e allora...

Il Direttore                    - Allora?

Chabrier                        - Sono partiti in due e non ne ritorna che uno solo.

Il Direttore                    - (spaventato) Cosa volete dire?

Chabrier                        - Oh, non è che un'ipotesi, ma non bisogna tralasciarne alcuna... neppure quella del crimine.

Il Direttore                    - Il crimine? Delsol... a un amico... Fianco a fianco nello stesso banco per otto anni... e bisognerebbe pensare?...

Elena                             - (a Chabrier) Vi rendete conto della gravità dell'accusa?

Chabrier                        - (senza badare ad Elena) Thibaut, vi ricordate il caso del giovane Alberto, quel sedicenne, citato nell'opera di...

Thibaut                          - Ah, sì, certo... il giovane Alberto!

Chabrier                        - Durante una passeggiata fuggì da un istituto come il nostro e scrive alla madre che andrà ad uccidersi, al padre che andrà ad ucciderlo.

Thibaut                          - (citando) « Se avessi un coltello non vivresti dieci minuti».

Elena                             - (indignata) Non vorrete mica parago­nare Delsol con...

Chabrier                        - (seguitando) A Parigi se ne va al « Moulin-Rouge » ove resta sino alle cinque del mattino. Poi se la spassa con tre donne e minaccia di denunciarne una per traffico di cocaina se questa non paga le consumazioni. (Ironico) Fino a quel giorno il ragazzo era stato normalissimo e aveva vinto il primo premio. E la giovane Mercedes che teneva sempre in tasca un rasoio? E Pietro... e Gastone?

Thibaut                          - Ricordo, ricordo.

Chabrier                        - (facendo un gesto indicativo) Allora...

Elena                             - Non dovete confondere Delsol con que­gli squilibrati, quei malati!

Il Direttore                    - (bruscamente si volge al sorvegliante) Andate a cercare Delsol. (Il sorvegliante esce. Gli altri restano in silenzio mentre dal cortile i cori maschili e femminili continuano i loro canti. Poi il sorvegliante rientra con Delsol) Sempre la stessa musica... e proprio in questo momento. (Si volge a Delsol) Tu sei molto amico di Dartigues, vero?

Delsol                            - Sì.

Il Direttore                    - (insistendo) Tutti vi hanno sem­pre visti assieme, però ci è venuta in mente un'idea che ci è parsa mostruosa, ma dal momento che non vuoi rispondere siamo obbligati a prendere in con­siderazione tutte le ipotesi. Mettiti là, di fronte ai tuoi professori e guardali negli occhi. (Bruscamente) Che ne hai fatto di Dartigues?

Delsol                            - Non so. Non dovrà tardare a rientrare.

Il Direttore                    - Durante la vostra scampagnata non ti sei separato da lui?

Delsol                            - No.

Il Direttore                    - Quindi dici « non so » perché  persisti a non voler rispondere.

Delsol                            - Io l'ho lasciato per ritornare. Non mi ha detto dove andava.

Il Direttore                    - (bruscamente) Non avrai forse qualche cosa da nascondere?

Delsol                            - Cosa dovrei nascondere? Abbiamo pas­seggiato su e giù...

Il Direttore                    - Due allievi partono. Ne rientra uno solo. A tutte le mie domande risponde: « Non so». Instancabilmente ti domanderò: «Che ne hai fatto di Dartigues? ». E finché non mi avrai risposto, instancabilmente formulerò l'ipotesi più orribile. (Pausa).

Delsol                            - Allora... voi... voi mi accusate... non capisco... non osate pronunciare la parola... ma... Allora voi... voi m'accusate di averlo... ucciso... Al­lora è questo che voi tutti pensate?

Il Direttore                    - (alzandosi) La mia autorità...

Delsol                            - Non si tratta più di rispetto, di « signor direttore». Mettetemi alla porta, non chiedo altro. Prima mi dicevo spesso: « Se potessi ammirarla, quella gente, Dio mio come l'amerei! » Ma voi state lì, come un fantoccio gonfio del proprio titolo di direttore. Un titolo, sempre un titolo, e sotto mai niente di concreto. Invece di chiedervi se non siete voi il responsabile della nostra fuga, vi siete messo in testa delle cose mostruose. Ebbene, siete ignobile! Ve lo dico da uomo a uomo, e la vostra età al momento non c'entra per niente!

Thibaut                          - (alzandosi) Delsol!

Il Direttore                    - (fermandolo) Lasciatelo parlare, lasciatelo parlare, mi istruisco.

Thibaut                          - Signor direttore!

Il Direttore                    - Lasciatelo dire...

Delsol                            - (continuando malgrado i gesti e le disap­provazioni indignate degli altri) E' proprio affar vostro difenderlo! Voi che non avete saputo ispi­rarci il rispetto. Sapete come vi chiamano? « Puz­zone». Siete contento di voi stesso? ebbene noi non lo siamo di voi. Voi ci spiegate « Polyeucte »: se è sublime, lo è malgrado voi. (Imitandone la voce) « Sante dolcezze del cielo, adorabili idee... »

Lavergne                       - (alzandosi protestando) Oh, il...

Delsol                            - Signor Lavergne, voi siete un brav'uomo, ma perché  avete fatto il professore di storia? Vi piace il vostro giardino, un buon bicchiere al Caffè Castello. Allora perché  ci venite ad asfissiare par­landoci di Cesare?

Il Sorvegliante              - Non permetto...

Delsol                            - Oh, voi... vi detestiamo. Siete sopran­nominato «la cimice». Cimice perché  siete piatto, piatto davanti al «signor direttore», piatto davanti ai genitori degli allievi. Voi origliate alle porte, aprite le lettere e frugate nei cestini dei rifiuti.

Chabrier                        - Ah, se il cestino dei rifiuti...

Delsol                            - Voi... voi siete il nostro nemico più terribile. Voi siete « il cavallo a dondolo », come vi chiamano nell'istituto. Vi divertite con le idee. Avanzate la zampa chiudendo gli occhi: « il punto di vista del logico e quello dello psicologico », «affermazione e negazione». E durante questo tempo noi crepiamo di inedia e di noia.

Tutti                              - Oh!... Oh!

Delsol                            - Tutti uguali! State seduti su dei tesori ma non sapete neppure alzarvi per farceli vedere. Noi spesso ci diciamo: « Bisogna pure che in qual­che posto ci siano dei "maestri" che con questo nome possano essere salutati e di cui un giorno sa­remo orgogliosi di dire: "quello fu mio maestro"». E invece voi state lì a girare in tondo come l'asino al mulino! (Gridando) Siete tutti uguali!

Tutti                              - (meno Elena) Delsol! (Si alzano e si diri­gono contro di lui).

Thibaut                          - Così è troppo!

Il Sorvegliante              - Non si può lasciar fare...

Lavergne                       - Non ho mai visto...

Chabrier                        - E' intollerabile...

Il Direttore                    - (a Delsol) Taci...

Delsol                            - Tutti uguali siete!

Il Direttore                    - Ti ordino di star zitto.

Delsol                            - (grida ancor più forte mentre gli altri lo circondano e cercano di farlo tacere) Tutti uguali: il direttore nella sua «direzione»...

Il Direttore                    - Se di fuori lo si sente... Taci!

Gli altri                          - (meno Elena) Taci... è una vergogna... che venga espulso!

Delsol                            - Non toccatemi. Saprò difendermi. Par­lerò... griderò.

Gli altri                          - (c. s.) Che scandalo! Tollerare che...

Thibaut                          - Il direttore dovrebbe...

Il Direttore                    - (agli altri) Aiutatemi...

Tutti                              - (meno Elena) Che vergogna!... Parlarci così... un allievo... Inamissibile... Da non credersi...

Delsol                            - (dibattendosi) Tutti uguali! Il sorve­gliante nella sua «sorveglianza»; Thibaut nelle sue «belle lettere»; Lavergne nella sua «storia»...

Elena                             - (si avanza. Silenzio) Ed io? (Delsol china il capo). v

Il Direttore                    - (approfittando del momento di calma, con un gesto teatrale) Tu disonori l'istituto. Ti espello. (Delsol abbandona l'ufficio. Poi silenzio. Si sente Maria gridare di fuori: « Il fuoco! Il fuoco! Poveretto era così bello! Come ha potuto il Buon Dio... ». Tutti si fermano ansiosi di sapere. Il sorvegliante va a cercare Maria con la. quale rien­tro poco dopo. Maria, spaventatissima, lascia aperta­mente scorgere il suo dolore).

Maria                             - Signor direttore... E' venuto un uomo di laggiù... dal fuoco... Dartigues...

Il Direttore                    - Maria... Cos'è ancora questa sto­ria? Sarebbe il colmo... Dopo tutte le nostre angosce...

Maria                             - Signor direttore, vi giuro...

Il Direttore                    - Andiamo, calma, calma. Di che si tratta? Il fuoco... e poi?

Maria                             - Il fuoco... sì, signor direttore... Laggiù nel bosco... C'era una casa... Allora Dartigues...

Il Direttore                    - Allora Dartigues?...

Maria                             - (singhiozzando) Qh, signor direttore...

Il Direttore                    - Ma spiegatevi.

 

Maria                             - Un uomo è venuto a dire che Darti­gues...

Il Direttore                    - (inquieto) Che Dartigues era in quella casa? Ma bisogna a tutti i costi ch'io veda quell'uomo...

Maria                             - E' andato al municipio. Tornerà...

Il Direttore                    - Maria! Pensate alla gravità delle vostre parole... Spesso tollero i vostri accessi... i vostri impulsi... ma questa volta...

Maria                             - Ma è vero, signor direttore... Ve lo giuro.

Il Direttore                    - Cos'è che è vero? Secondo voi che cosa è accaduto? Abbiamo già tanti fastidi... (Si risiede annichilito) Sarebbe spaventoso... Un colpo simile... oggi... Ma e le prove... le prove...

Maria                             - (porgendole un berretto) Ecco il berretto di Dartigues... lo ha portato quell'uomo... Guarda­telo... tutto bruciacchiato dal fuoco... (Singhiozza) Povero Dartigues, buono, educato! Appena qualche sigaretta di tanto in tanto, mai delle donne...

Il Direttore                    - (oppresso) Era dunque laggiù... nel bosco... (Pausa) Andate a riposarvi un poco, Maria. La morte del nostro povero Dartigues è per noi tutti un colpo terribile. Andate, Maria, andate...

Maria                             - (esce scoppiando in singhiozzi) Povero piccolo... povero angelo! (Tutti hanno ripreso i loro posti).

Il Direttore                    - Povero bambino! (Silenzio) Chi lo avrebbe mai creduto?... Evidentemente l'incendio nel bosco... e poi... ecco perché  non tornava... Gli altri           - Povero Dartigues. (Pausa).

Il Direttore                    - Così ben educato! (Pausa).

Thibaut                          - Così intelligente. (Pausa).

Lavergne                       - Un gran cuore. (Pausa).

Il Direttore                    - E che morte spaventosa, povero Dartigues! (Pausa) E poveri noi! Chissà che articoli domani sui giornali! Un allievo che esce senza per­messo, e...

Lavergne                       - Il signor Pons sarà contento, lui che non ha mai potuto ottenere la promozione di un quarto dei suoi allievi che presentava all'esame' di maturità.

Il Sorvegliante              - E la pensione Courtade alla quale abbiamo soffiato il figlio dell'aggiunto al mu­nicipio.

Il Direttore                    - E tutti gli istituti privati del cir­condario.

Chabrier                        - E il padre?

Il Direttore                    - Sentirete il padre... e le somme che richiederà per il danno.

Il Sorvegliante              - Quel permesso d'uscita...

Il Direttore                    - Voi che ve ne infischiate dei per­messi d'uscita!

Il Sorvegliante              - Ma era un'uscita illegale...

Il Direttore                    - E' l'illegalità di ieri che fa la legge di oggi.

Lavergne                       - Il padre richiederà una somma enorme.

Il Direttore                    - Che noi non potremo pagare.

Thiraut                          - La legge ci obbligherà.

Lavergne                       - Bisognerà vedere come.

Il Direttore                    - Dopo vent'anni di progressi nel refettorio, nel dormitorio, nel riscaldamento, non mi resta altro che sparire. (Pausa).

Charrier                         - Propongo di pagare.

Il Direttore                    - Siete matto.

Charrier                         - Di pagare il cento per uno.

Il Direttore                    - Con che cosa?

Chabrier                        - Con la gloria.

Il Direttore                    - La gloria?

Charrier                         - In quella casa circondata e distrutta dal fuoco, abitavano certamente delle persone... Perché  un giovanotto che non aveva alcun motivo d'an­dare a spasso per il bosco non avrebbe potuto tentare di salvarle?

Il Direttore                    - Salvarle?... Ma noi non ne sap­piamo niente. Salvarle? Sarebbe così bello... ma le prove?

Elena                             - Non vorrete inventare...

Chabrier                        - (senza risponderle) Dartigues ci fu con­segnato dopo le elementari. Chi potrebbe conoscerlo meglio di noi, suoi insegnanti?

Il Direttore                    - Certamente non era uno spirito banale, ma salvarli...

Chabrier                        - La scuola non assorbe tutto lo spirito di un giovane. Spesso le nature pudiche indietreg­giano di fronte a quella violenza che è l'interro­gazione.

Il Direttore                    - I suoi occhi trasognati, la sua atti­tudine, i suoi silenzi... Sempre un po' appartato con Delsol. Ma in tutti i modi «salvarli»...

Thibaut                          - (meditando) Nel mezzo di una foresta, brucia una casa... Delle donne, dei bambini chie­dono aiuto. Ogni adolescente conserva in se stesso gli slanci che non aspettano altro che l'occasione per trasformarsi in azioni.

Chabrier                        - (parlando da solo con l'abituale tono sibillino) L'atto rivelatore e liberatore...

Lavergne                       - Perché  il fuoco non dovrebbe rap­presentare quest'occasione?

Elena                             - Ma voi sapete bene...

Chabrier                        - (continuando) Dei fanciulli da sal­vare? Meglio ancora: Dartigues che salva se stesso dalle tenebre dell'adolescenza.

Il Direttore                    - (come se fosse illuminato da una rivelazione) Ma certo, l'eroismo! Dove avevo la testa? Dartigues era nell'età dell'eroismo. (Pausa. Poi vivamente) Ciò che caratterizza l'eroismo non è forse il suo potere contagioso?

Chabrier                        - Epidemia sublime...

Il Direttore                    - Quindi avremmo noi forse il di­ritto di mantenere nell'ombra il nostro Dartigues, di abbandonarlo a questa seconda morte, la dimen­ticanza?

Lavergne                       - Saremmo dei grandi colpevoli.

Il Direttore                    - Ho forse il diritto, io, vostro di­rettore, di strapparvi la ricompensa che vi è dovuta, voi che avete plasmato un Dartigues?

Tutti                              - (meno Elena) No... no...

Il Direttore                    - Abbiamo noi il diritto di privare i nostri allievi, quelli degli altri istituti, la città intera... (lentamente) la nazione, forse, di un tale stimolante? No! (Imperativo) Dartigues esige che noi divulghiamo la sua testimonianza, che la confidiamo ai giornali affinché essi la rechino dappertutto. Pre­pariamo quindi un'aggiunta alle tabelle dei pre­miati. Che c'è scritto?

Il Sorvegliante              - (porgendogli una bozza delle ta­belle) « Risultato degli esami: allievi che hanno ottenuto la licenza: Dartigues...» Si potrebbe ag­giungere: «Morto eroicamente».

Thibaut                          - (solenne) In testa alle tabelle, il suo nome, solo, preceduto da una croce che occupi tutta la prima pagina bianca...

Il Direttore                    - No, no! In alto sulla prima pa­gina: allievi morti eroicamente, e sotto: Giovanni Dartigues. Apriremo così una rubrica.

Lavergne                       - E le note per i giornali?

Il Sorvegliante              - Almeno una dozzina di righe.

Il Direttore                    - Una pagina intera con il « curri­culum vitae » e queste fotografie. (Stacca dai muri le foto dei gruppi di allievi) Dartigues a tutte le età...

Thibaut                          - E la distribuzione dei premi?

Il Direttore                    - Acquisterà un fasto funebre e trionfale. Inizierà con l'inaugurazione del cortile che ormai porterà il nome di Giovanni Dartigues.

Thibaut                          - Non si potrebbe pensare a un meda­glione?

Il Direttore                    - Un busto! Sotto il platano più grande.

Il Sorvegliante              - Però il busto non sarà pronto per la premiazione.

Il Direttore                    - Avremo un busto provvisorio.

Thibaut                          - Per associare alla commemorazione tutti i suoi compagni di scuola, non sarebbe bene che un allievo leggesse qualche poesia?

Il Direttore                    - Ottima idea! Un allievo... sì... ma chi?

Chabrier                        - Ma... Delsol...

Elena                             - (indignata) In lui tutte le sue forze si ribel­leranno. Anche se ci credesse non potrebbe accettare.

Il Direttore                    - A causa della sua bravata di poco fa? Oh, a quell'età le parole vanno più in là del pensiero... Sì, sì... signor sorvegliante, andate da Delsol e convincetelo. (Il sorvegliante esce dalla porta di destra).

Elena                             - Come fate a non sentire tutto ciò che separa Delsol da questa mascherata, tutto ciò che deve provocare il suo disgusto?

Il Direttore                    - (insidioso) No, occorre saper par­lare all'immaginazione dei ragazzi; non è vero, signori? (A tutti, molto allegro. Si alza e gli altri lo imitano) Signori, conto su di voi per dare a questa cerimonia lo splendore di una apoteosi. Alzeremo le bandiere, e i ragazzi intrecceranno ghirlande arric­chite di stelle e di vetri colorati. Il professore di musica comporrà un inno. Che il nostro istituto sia una foresta di vessilli e di bandiere che proclamino la nostra fierezza e la nostra gloria. (Entra Delsol seguito dal sorvegliante) Delsol, avete appreso il nostro lutto? Un allievo è morto eroicamente: era il vostro amico migliore. Passiamo la spugna sopra tutto ciò che si è detto, abbassiamo il sipario. La signorina Grignon vi dirà ciò che ci aspettiamo da voi. Venite, signori, andiamo a preparare il nostro trionfo. (Tutti escono, meno Elena e Delsol).

Elena                             - Perché  siete scappati? perché  non me l'avete detto? Lo sapevate che ero vostra amica no?

Delsol                            - Abbiamo voluto vivere soli questi ultimi giorni... Siamo andati sino al gran platano. Mi sono ricordato... quel «Grand Meaulnes» che avevate imprestato... la nostra infanzia...

Elena                             - Perché  l'hai lasciato solo?

Delsol                            - Di lontano si vedeva l'incendio. Io gli ho detto: « Bisogna rientrare » ma lui mi ha rispo­sto: «No, la vita incomincia». Me ne sono tornato indietro lentamente, voltandomi ad ogni passo. (Scoppiando in un grido) E non lo vedrò mai più.

Elena                             - (gravemente) Ha avuto una bella morte.

Delsol                            - Pretendono che abbia voluto salvare delle donne, dei bambini. (Amaro) Credono di consolarmi.

Elena                             - Preferisci che sia morto così?

Delsol                            - Preferirei che non fosse morto. (Pausa. Amaro) «Un allievo morto eroicamente», è ancora meglio di una menzione. Sapete cosa mi hanno chiesto?

Elena                             - Lo so.

Delsol                            - (ironico) Loro ci passano sopra la spugna, abbassano il sipario. Io non ho nulla contro il loro eroismo e la loro festa, ma che ringuainino le loro canzoni, i loro discorsi, il loro monumento!

Elena                             - Ti assicuro...

Delsol                            - Tutto ciò che noi chiediamo loro è la pace. Non si può lasciare in pace un morto? Essi hanno fatto di tutto per soffocarlo quand'era vivo. Adesso vanno a rovistare il bosco, e raschiare le sue ceneri. No, Giovanni non è morto da eroe. Giovanni è morto di disperazione, di disgusto. Sono loro che l'hanno ucciso.

 

Elena                             - Non sono malvagi.

Delsol                            - Sono peggiori ancora.

Elena                             - Stai diventando crudele e non ne ricaverai che altre sofferenze.

Delsol                            - Se non soffrissi troppo, Giovanni non potrebbe dirmi: «E' così che mi ami?». Lui ed io asfissiavamo qua dentro. Li osservavamo, sprofon­dati nelle loro poltrone. Aspettavamo da loro qualcosa che avrebbe spazzato via i muri. E invece ci getta­vano della cenere quando avrebbero dovuto mo­strarci quant'era bello il mondo. E tutto questo tempo non ritornerà più.

Elena                             - Ritornerà se sarai più giusto: il tuo ran­core oscura l'immagine di Dartigues.

Delsol                            - Lo amo di più, detestandoli. Penserò a lui tutti i giorni.

Elena                             - Come a qualcuno che hai perduto. Ma occorre ritrovarlo e che diventi la parte migliore di te stesso; scaccia da te il direttore, Chabrier, Thibaut, l'odore di gesso, la copertina grigia dei libri, tutta questa nuvola di ceneri.

Delsol                            - Voi, no. Vi serbo riconoscenza.

Elena                             - (commossa, lentamente) Bisogna che tu scacci anche me.

Delsol                            - Voi...

Elena                             - Siamo noi i veri morti. Pensa a un giovane eroe, Dartigues... Se l'eroismo è morire quando è più dolce vivere, tutti quelli che muoiono troppo giovani sono degli eroi...

Delsol                            - Avrebbe voluto essere tante cose...

Elena                             - E invece lo sarai tu. E tutto ciò che noi non siamo stati. Prendi tutta la vita di questo isti­tuto, la sostanza delle sue biblioteche, ciò che fu scritto e cancellato sulle lavagne, ciò che fu appreso e dimenticato sui banchi, le lacrime sparse nel dormitorio, le grida lanciate sotto i platani. Tutto è nuovo per te, tutto è possibile. Dartigues con tutta la sua forza, ti sospinge. E con lui questo fervore di gioventù, quest'ardore del « Grand Meaulnes » da cui partì uno dei suoi sogni. (Durante tutto questo col­loquio, Delsol con il capo acconsente. Elena lenta­mente prende dal tavolo del direttore il « Grand Meaulnes» e legge) «Arriva fra noi una domenica di novembre... Continuo a dire "fra noi", benché la casa non ci appartenga più... ».

Delsol                            - (continuando la citazione a memoria) «Abbiamo abbandonato il paese... e non ci ritor­neremo certamente mai più». Addio. (Esce brusca­mente riconfortato ma col volto rigato di lacrime).

FINE