Falstaff e le allegre comari di Windsor

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( The merry wives of Windsor)

diWILLIAM SHAKESPEARE

traduzione e rielaborazione di   

GIACOMO ROMANO DAVARE

 

OPERA TUTELATA   S.I.A.E.

Personaggi

Tommaso Percy, conte di Worcester

Falstaff,  cavaliere

Franco Ford, possidente

Don Ugo Evans, precettore, tutore di Anna

Mingherlino, giovane contadino

Alice Ford, moglie di mastro Ford

Martina Page, vedova di mastro Page

Anna Page, sua giovane figlia

Giannina - Fa presto, servetta

Dora, locandiera

Caio, dottore

Simplicio, servo della signora Alice

Mohamed, servo arabo

Michelino, ragazzo, figlio della signora Page

Fate

Elfi

Folletti

PREFAZIONE

Questa traduzione, riduzione, ha trascurato alcune scene dell’originale per dare maggior spazio allo scherzo subito da Falstaff e a quello finale che coinvolge gli spasimanti di Anna. Si sono del tutto trascurate le figure di contorno e l’oste è divenuta una locandiera anche per riprendere la diatriba tra Falstaff e l’ostessa, presente nelle due parti di Enrico IV°. In quelle due commedie l’ostessa è presentata come monna Wickly (all’istante o, come in alcune traduzioni, Fa- presto). Ma questo soprannome Shakespeare lo adopera in Merry Wives per la serva del dottor Caio. Abbiamo deciso, pertanto, di chiamare Dora la locandiera e Giannina la Wickly, facendone due personaggi vagamente goldoniani (soprattutto per la Giannina cui si è dato un ruolo di generica donna tuttofare). Si è poi introdotta la figura di Tommaso, nipote di re Enrico IV, al posto dell’innamorato Fenton, per riprendere talune situazioni delle due parti dell’Enrico IV che precedono e danno origine a questo Merry wives of Windors, dove Falstaff è al centro di avventure che lo accomunano addirittura con il principe ereditario Enrico che lui chiama Rigo.

Naturalmente, è sembrato sconveniente cambiare la storia d’Inghilterra facendo sposare il futuro Re con una anonima ragazza di Windsor.

Ho, pertanto,  sostituito Enrico con il cugino Tommaso che compare brevemente nell’Enrico V.

Come in tutti i soggetti di Shakespeare, anche in Merry wives,  i personaggi principali recitano lunghi monologhi che abbiamo ritenuto di dover sfoltire.

E, a parte la scena finale del bosco dove le comparse  possono essere numerose quanto si vuole, abbiamo ridotto anche il numero dei personaggi eliminando, tra gli altri, il marito di Martina, mister Page il cui ruolo non è molto significativo. Dovendo, però, portare avanti il doppio tentativo di matrimonio della figlia dei Page, Anna,  abbiamo fatto diventare sir Ugo Evans cognato di Martina e tutore della ragazza. Com’è noto Shakespeare non si poneva il problema dei cambi di scena.

Merry wives ne presenta:

ØTre nel 1° atto,

Ødue nel secondo atto,

ØTre nel terzo atto, nel quarto atto e nel quinto atto.

Se si considera che nessuna scena finale d’atto è la stessa della prima dell’atto successivo, i cambi di scena sono complessivamente 18.

Abbiamo pertanto portato dei ritocchi allo svolgimento della trama facendo si che l’azione si svolga in soli tre luoghi:

-La locanda (I° e III° atto);

-Il cortile di casa Ford (II° atto);

-Il parco di Windsor (III° atto);

La scena finale presenta ballate in versi, recitate dai folletti e delle fate, retaggi delle commedie pastorali. Visto che l’obiettivo scenico è quello dello scherzo da perpetrare ai danni di Falstaff, si è pensato di rendere i versi  in un linguaggio più comprensibile, con un latino maccheronico, in rima baciata, per facilitarne la recitazione e la musicalità.

A T T O    P R I M O

QUADRO PRIMO

 

La locanda < Garter Inn >

Ø Sul fondo: a destra una porta che introduce alla cucina, a sinistra una porta che introduce alle stanze dei piani superiori: la porta è sormontata da un balconcino.

ØAl proscenio: a sinistra la porta d’ingresso esterna, a destra un arco che introduce nel cortile interno;

Øal centro della stanza un tavolo con un calamaio ed una penna d’oca, con attorno  alcune panche;

Øappesi ai  muri: un attaccapanni , trofei di caccia  ed un arazzo di stile fiammingo.

S C E N A    P R I M A

(Tommaso, poi Anna e Martina)

TOMMASO Sono dunque in combutta con questa banda di masnadieri del cavaliere Falstaff, prendendo in questa turpe brigata, il posto di mio cugino Enrico, che oggi vive nel più assoluto rigore morale in attesa di divenire re   ?

Sono per questo anch’io diventato un volgarissimo ladro ? Di denari e di cuori ? Sia ! Imiterò il sole che permette alla nubi basse  e malefiche di velare la sua bellezza al mondo affinché, quando gli piacerà di tornare a splendere, essendosi fatto desiderare, possa essere ammirato ancora di più. Se l’anno prevedesse una serie di festività interrotte da qualche giorno di lavoro, gli uomini finirebbero per non trovare più alcun piacere al far festa. Esse sono così desiderate perché vengono di rado. Così quando abbandonerò questa vita di scapestrato e pagherò il mio debito e manterrò più di quanto avevo promesso; supererò le aspettative della gente e la mia conversione attirerà su di me unanimi consensi. Quindi trasgrediamo, facciamo della trasgressione un arte e quando nessuno se lo aspetterà, riparerà il tempo perduto. Ma trasgredire in che modo ? In questo posto sperduto vi sarà mai una ragazza capace di accendere la mia fantasia ?

ANNA  (con un moto di sorpresa, nel vedere Tommaso)  Ah! Scusate cavaliere, pensavo di trovare monna Dora, la locandiera.

TOMMASO  La sto aspettando anch’io.

ANNA Devo dirle qualcosa da parte di mia madre. Verrò un'altra volta. (farà come per andare)

TOMMASO Se la mia presenza non vi  terrorizza, potete aspettarla insieme a me. Mi piacerebbe conoscere qualcosa di Windsor, visto che è la prima volta che vengo da queste parti.

ANNA Non credo sia la persona più indicata per raccontarvi le nostre usanze..

TOMMASO Da quel che posso vedere, mi sembra che rappresentiate voi stessa una  bellezza del luogo..

ANNA Credo debba proprio andare. Quando un uomo comincia a fare un complimento, è già sulla via della seduzione. 

MARTINA (entrando) Ben detto!, figlia mia. Gli stranieri, specie se vengono dalla città, si fanno strane idee su noi donne di paese. Ci giudicano sempliciotte e allegre. Ma, caro signore, guardatevi bene dallo stuzzicare le allegre comari di Windsor.

TOMMASO Volevo soltanto essere gentile con vostra figlia. E dicendo che è bella, ho solo detto ciò che ognuno può vedere. Credete che il contadino voglia corrompere la rosa, quando la guarda estasiato ? O il poeta attenti alle virtù della luna, cantandole un madrigale ?
ANNA E voi, credete  che le ragazze di Windsor non abbiano mai letto poesie o visto commedie  e che non conoscano i bei modi e le belle parole ?

MARTINA Brava Anna. Se volete suscitare l’interesse delle donne di Windsor, sarà bene che mostriate meriti più nobili e concreti, mio caro.

TOMMASO  Per esempio ?

MARTINA Il mio povero marito veniva dalla lontana Germania. Ma era un maniscalco di prim’ordine ed arrivò qui con una borsa piena di soldi che aveva guadagnato con il suo lavoro. Ed aveva parenti nobili ed anche istruiti, come don Ugo, suo fratello, che da alcuni anni è il nostro curato e fa da maestro ai nostri ragazzi. Ecco, queste sono le virtù che suscitano l’interesse delle comari di Windsor.Vieni Anna. (escono, a sjnistra, dalla porta esterna)

 

S C E N A   S E C O N D A

(Tommaso, Dora, Falstaff )

DORA Se tu fossi un uomo onesto, mi dovresti il tuo denaro ed anche te stesso. Mi giurasti su di una coppa mezzo smaltata, al tavolo rotondo, presso il camino, il mercoledì della settimana di Pentecoste, -  quando il principe Enrico ti ruppe la testa per aver paragonato suo padre il Re, Dio lo abbia in gloria, ad un cantore di Londra, - quella sera tu mi giurasti allora, mentre ti lavavo la ferita, di sposarmi e farmi tua moglie. Puoi negarlo ?

FALSTAFF (a Tommaso) Non datele retta, mio signore. Questa è solo una povera anima folle. Va dicendo su e giù per la contea che il figlio che gli morì in guerra, somigliava a me!

DORA Come due gocce d’acqua. E questo ammasso di lardo, senza onore e senza religione, non fece mai niente per aiutare quel ragazzo. Tanto che il mio povero figliolo,  per poter vivere dovette arruolarsi.. e trovò la morte.

FALSTAFF Menzogne, Tom. Se ci fosse tuo cugino Rigo, il principe reale, te lo confermerebbe..

TOMMASO (minaccioso) Non tirare più in ballo mio cugino Rigo davanti ad estranei.

DORA Per questo, non abbiate timore. Io, eccellenza, sapevo già chi siete. Vi vidi assieme a vostro cugino Enrico quando veniste alla taverna La testa del cinghiale, di Eastcheap. Fu lì che costui abusò della mia ingenuità.

TOMMASO Se sai chi sono, capisci che posso risolvere i tuoi problemi, oppure farti precipitare nel buio di una cella o peggio.

DORA  Pietà, mio principe. (si prostra in ginocchio)

TOMMASO Alzati donna. Io sono più propenso a credere a te che a questo sbruffone che pure mi è amico. Ti chiedo però, di essere paziente. Dammi una settimana di tempo. Entro sette giorni ti sarà saldato ogni debito. Ma fino allora dovrai far finta di non sapere chi sono e tollerare il cavaliere Falstaff.

DORA Farò come voi dite, mio signore.

TOMMASO Ed ora vai a prepararci un buon pasto !

DORA Sarà fatto signore. (esce)

TOMMASO Ed ora a noi due. Dimmi, Giovanni Falstaff, puoi dire in tutta coscienza che non ci fu mai niente tra te e questa donna ?

FALSTAFF Ma perché ti arrabbi con il tuo amico, mio signore. Qualcosa c’è stato, come con tante altre donne. E’ colpa mia se mi corrono dietro. Non ho mica fatto voto di castità, io !

TOMMASO Tu sostieni che le donne impazziscono per te ? Io non credo che ci possa essere una sola donna sotto i sessant’anni, piacente e con un pizzico d’onestà, che vedendoti, non rida di te.

FALSTAFF  Tu stuzzichi il mio amor proprio, Tom. Se non fossi il mio benamato principino ti rintuzzerei questa tua affermazione con la punta della mia spada che ne infilò ben venti in un’ora, sul campo di Shrewsbury. Ma per te, farò un’eccezione.

TOMMASO Se ti senti così ferito nell’onore, dimostrami con i fatti cosa sai fare. Seduci una donna di Windsor, che non sia una serva e non abbia più di cinquant’anni.

FALSTAFF Ci sto, per Giove. 

TOMMASO D’accordo. Tempo una settimana. Se non riuscirai a sedurre una delle nostre comari di Windsor, tra dieci giorni darai soddisfazione alla nostra locandiera. E se lei lo pretenderà, la sposerai.

FALSTAFF Non mi piace questa penitenza. Sono un uomo libero io, Tom..

TOMMASO Adesso mi infastidisci. Così ho detto e così sia fatto !

FALSTAFF Al tempo, al tempo. Parli come un turco. Accetto la scommessa ma ho diritto a dire la mia. Si farà come dici solo se  tu, a tua volta, riuscirai a sedurre una giovane di Windsor, che non sia oltre i trent’anni ! Se no, dovrai cambiarmi la penitenza.

TOMMASO Va bene, accetto la sfida.

SCENA TERZA

(Alice; Martina, Anna, poi Dora e detti  )

ALICE Ti dico che prima, Dora era qui.

MARTINA Prova a chiamarla !

FALSTAFF Ecco due pollastrelle che fanno al caso nostro. Non facciamoci vedere. (Falstaff e Tommaso si nascondono dietro un arazzo)

ALICE (gridando) Dora, signora Dora !

DORA (entrerà asciugandosi le mani nel grembiule) Cosa c’è mie dolci signore ?

MARTINA Eravamo venuti a chiederti un favore.

DORA Se posso..

ALICE Martina ha bisogno di un servo, almeno per questa settimana.

MARTINA Ci sono sempre giovanotti e cavalieri che gironzolano attorno alla mia casa, per avanzare richieste di matrimonio per mia figlia Anna. Sono vedova, sola, e tutto questo è imbarazzante. Insomma averi proprio bisogno di qualcuno che mi sbrighi le commissioni in giro o sia di protezione alla mia bambina quando io devo assentarmi.

Un servitore fidato, meglio se già maturo. Da potergli essere padre, per età.  

DORA Al momento, non saprei proprio cosa rispondervi; ma m’informerò. Se non occorre altro, avrei fretta di tornare in cucina. Sono alle prese con il desinare per quei due cavalieri.

ALICE Che cavalieri ?

MARTINA Niente d’interessante. Uno è il cavaliere Giovanni Falstaff, l’altro un suo giovane amico. Uno studente, all’apparenza. Ma  non saprei dirvi né dove, né cosa studia.

ALICE (A Dora) Sai almeno chi sia?

DORA Si fa chiamare Tom.

ALICE E la provenienza ?

DORA Non si sa. Non me lo ha detto. Sembra che studi a Cambridge. Ma fatemi tornare in cucina, prima che bruci il mio arrosto. Voi  fate pure con comodo, mie brave comari. (esce)

MARTINA (ad Alice) L’unica cosa sicura è che si da un sacco di arie. L’ho conosciuto proprio questa mattina. Pensa che aveva iniziato a fare il filo a mia figlia. Nelle mie condizioni, mi  manca solo di dover mantenere anche uno studente senz’arte né parte. (esce con Alice)

FALSTAFF (uscendo dal nascondiglio) Forza mio Tom, cantami una canzone sporcacciona alla moda dei tuoi collegoni di Cambridge ! (ride) Non prendertela  - studentello senza arte né parte! - Ah, Ah ! Io vado in cucina da monna Dora Straccialenzuola ! (esce dal fondo)

S C E N A   Q UAR T A

(Simplicio e Tommaso  )

SIMPLICIO Scusate signore, avete visto per caso due donne.. ?

TOMMASO (ch’era rimasto assorto nei suoi pensieri) Intendete la madre della signorina Anna e .. ?

SIMPLICIO Si, la signora Alice e la signora Martina. Le conoscete ?

TOMMASO Si, ho appena avuto questo onore.

SIMPLICIO A dirla tutta io sono il servo della signora Alice. Ma  mi tocca fare i mestieri anche per la signora Martina. Sapete com’è, sono più di sorelle: due comari ! Per fortuna, però, la signora Martina si è decisa a cercare un servitore personale. Spero proprio possa trovarlo al più presto. Così non mi toccherà più dover correre per tutte e due le comari dalla mattina alla sera. A proposito, voi sembrate un signore!;  e si vede subito che venite dalla città.

Mi hanno detto che in città, i signori non usano avere meno di due servitori. Ora, vedete, nel nostro borgo un servitore è già di troppo. Soprattutto se uno è giovane e magari istruito come voi ! (con fare confidenziale) Voglio dire,  non potreste prestare uno dei vostri due servitori, per qualche giorno, alla signora Page ? Voglio dire alla comare Martina ?

TOMMASO Avete strane opinioni sui cittadini, signore.

SIMPLICIO Oh, al tempo, non chiamatemi signore! Sono pieno di debiti. E posso evitare di pagarli solo con il mio stato di servitore. Se si spargesse in giro la voce che sono un signore, mi farebbero tagliare la gola.  Per chiamarmi avete l’imbarazzo della scelta:  “ehi tu !” , “lazzarone !”, “scomunicato!”, “mangiapane a tradimento”, “escrescenza terrena”, “razza ladra e perfida”, ed altri simili epiteti con cui si compiacciono di chiamarmi i padroni. Oppure potete chiamarmi più semplicemente con il mio nome:  - Simplicio -! (fa una riverenza)

TOMMASO Simplicio ? Tu non hai affatto l’aria del sempliciotto. Ti chiamerò - sacco di sterco ammuffito -.

SIMPLICIO Ottimo, signore, ottimo. - Sacco di letame -mi avrebbe dato fastidio. Fa pensare al  concime. Ed il concime rende produttiva la terra. La terra dà il raccolto, il raccolto porta danari, mi penserebbero ricco e verrebbero subito a chiedermi la restituzione dei miei debiti.  -Sterco ammuffito-, è il soprannome che mi si addice. Ti fa pensare ad uno che non ha un becco d’un quattrino. Si vede proprio che siete colto, signore. Sicuramente avete studiato il latino, come don Ugo, che è  il nostro curato, maestro, notaio,  capo pompiere. Anche lui non è nato da queste parti. E si capisce, da come parla. 

TOMMASO (interrompendolo) Ma non dicevi che hai sempre mille cose da fare ?

SIMPLICIO Oh!, quasi mi dimenticavo. E bene che vada. Mi raccomando il servitore. (fa per andare)

TOMMASO Credo di poterti favorire.

SIMPLICIO (fermandosi e girandosi verso Tommaso) Cosa dite?

TOMMASO Io ho uno solo servitore. Ma, per parlarti francamente cercavo un occasione per sbarazzarmene. In confidenza, a me piace essere libero nei miei movimenti. Un servitore va bene alle persone anziane.

SIMPLICIO Sante parole. Anche io penso che finche sarò giovane non avrò servitori. E nemmeno quando sarò anziano, a pensarci bene. E quando sarebbe disponibile il vostro servitore?

TOMMASO Da domani.

SIMPLICIO  Davvero? E com’è questo vostro servitore ? Non sarà troppo vecchio e acciaccato?

TOMMASO Per niente. E’ giovane, più o meno della mia età.

SIMPLICIO Oh!, se ha la vostra età, non se ne farà niente. La signora Martina non accetterà un servitore giovane, avendo in casa una ragazza da maritare.

TOMMASO Perché, la ragazza non è virtuosa?

SIMPLICIO Figuriamoci. Sull’onestà della signorina mi giocherei la testa. Ma capirete le chiacchiere che farebbe la gente: un servitore giovane e maschio in casa di una vedova che ha una figlia femmina in età da marito..

TOMMASO Non credo che la gente potrà avanzare il minimo pettegolezzo, in questo caso.

SIMPLICIO E perché non dovrebbe ?

TOMMASO Il mio servitore lavorava nell’harem di Astracan Pascià, e come tutti i sorveglianti degli harem è -eunuco -.

SIMPLICIO Cioè a dire ?

TOMMASO Non sai cosa significa eunuco ?

SIMPLICIO Lo confesso, non lo so !

TOMMASO Essere eunuco significa che non si è più maschi al cento per cento. Cerco di spiegarti. Supponi che tu sei un guerriero e vogliano impedirti di andare a combattere. Cosa ti tolgono ?

SIMPLICIO Il cavallo !

TOMMASO (spazientito) No!  (sottolinenando)  La spada.  La spada o la balestra, insomma l’- arma -. Affinché tu non possa più  - offendere -  il nemico. Intendi? Ora quando il sultano manda un guardiano maschio nel suo harem, non può permettere che lui approfitti della situazione e, per così dire, - offenda - le donne dell’harem. Quindi..

SIMPLICIO Gli taglia la lingua !

TOMMASO (spazientito) No!  Non intendevo  - offendere - con le parole .. ma dal punto di vista sessuale..

SIMPLICIO (con espressione da ebete)  Ho capito ! Gli tagliano, lì . (sottolineando con il gesto )

TOMMASO No è che proprio lo taglino. Il fodero rimane..

SIMPLICIO Tolgono solo la spada !

TOMMASO  Più o meno !

SIMPLICIO Così, questo vostro servitore è… ( scoppierà a ridere; poi, facendosi serio) Un momento, visto che dovrò spesso stare con lui, non è che ha  tendenze particolari ?

 

TOMMASO Ho detto che è eunuco.  Il che significa che non ha alcun richiamo sessuale. Mangia, dorme e obbedisce. Ed è molto discreto.

SIMPLICIO Ottimo, ottimo. Voi siete l’Arcangelo Gabriele! Vado subito a dirlo alla signora Martina. ( fa per avviarsi, poi si ferma) Anzi no !, prima presentatemelo. Non ho mai visto un emognucco!

TOMMASO (tradendo un iniziale imbarazzo) Eunuco!  Non è ancora arrivato alla locanda. Quando sono partito da Londra, l’ho inviato a Cambridge per procurarmi  certi libri che devo studiare. Arriverà domani. Gli dirò di venirti a cercare. E, tu, lo condurrai dalla signora Martina. Mi raccomando non fare mai accenno alla sua condizione.

E soprattutto non dirlo a nessuno.

SIMPLICIO Sarò muto come un pesce.

TOMMASO  Bene. Adesso devo andare in camera a cambiarmi; per il pranzo. (dopo aver fatto alcuni passi, rivolto al pubblico) Carpe diem ! E tutto quello che so di latino, ma  so farlo fruttare bene!

SIMPLICIO (salutando con un inchino) Fate liberamente. Io vado subito ad avvertire la signora Martina.(escono: Simplicio dalla porta esterna, Tommaso dalla porta che da accesso ai piani superiori. )

SCENA QUINTA

(Caio, Dora, poi Falstaff)

CAIO (entrerà dall’esterno, incrociando Simplicio che esce) C’è nessuno ? Oste !  (dopo aver  fatto qualche passo) Oste della malora !

DORA (entrando) E che modi ! Calma, calma signore. Se siete un qualunque capitan  Fracassa, questo albergo non fa per voi.

CAIO E, voi, chi siete ?

DORA L’ostessa. Ma voi potete chiamarmi  semplicemente, signora Dora.

CAIO Onorato. Dottor Caio!

FALSTAFF (entrando anche lui dalla cucina) E l’avvocato Sempronio dove l’avete lasciato ?

CAIO (con un gesto di stizza)  E, questo chi è?   

FALSTAFF  Il cavaliere Falstaff, al servizio di sua maestà Enrico quarto, per servirvi. E voi siete proprio un medico di medicina? Calli, clisteri, salassi e collassi ?

CAIO Sono un medico signore, non un ciarlatano. Mi occupo della circolazione del sangue, della pressione vascolare, della secrezione biliosa..

FALSTAFF E dell’incontinenza merdosa !

CAIO (sempre più irato, a Dora) Ma fatelo tacere !

DORA Il cavaliere vuol avere la cortesia di lasciarci parlare un momento.

FALSTAFF  I vostri desideri sono comandi, monna Dora. Ben arrivato dottor Tizio.. scusate, Caio !(divertito si apparta cercando di ascoltare quello che dicono i due)

CAIO Ma quel tizio è a pensione da voi ?

DORA Non fateci caso è un cavaliere matto. Ditemi piuttosto di voi. Vi serve una camera, dovete pranzare ?

CAIO Mi serve una camera più il vitto, per qualche giorno.

DORA Cercate clienti dalle nostre parti ? Qui si lavora dalla mattina alla sera. Perciò la gente  o è sana o muore. Non ha tempo di ammalarsi.

CAIO No, sono in vacanza. Esercito la mia professione a Londra, e non per vantarmi, ma la professione mi frutta parecchio.  (fa tintinnare la borsa che tiene legata alla cinta)

DORA (soddisfatta) Ho proprio la camera che fa per voi. E’ oltre il ballatoio, dalla parte opposta a quella dove alloggia il cavaliere. Così non avrete l’incomodo d’incontrarlo sul piano.

CAIO I miei bagagli sono sul calesse.

DORA Portateli pure nella vostra stanza.

CAIO  Come sarebbe, non c’è servitù in questa locanda?

DORA Non per il facchinaggio. Qui ci sono solo: cuoca, donna delle pulizie e addetta alla biancheria. Che sono sempre io. 

CAIO Quand’è così mi adeguerò. Vado a prendere il bagaglio. (farà per avviarsi, poi si ferma e rivolto a Dora) A proposito, voi conoscete una certa signora Martina, una vedova ?

DORA Certo che la conosco. E’ appena venuta a trovarmi con la sua inseparabile comare, la signora Alice.

CAIO Ed ha una figlia molto bella, dicono..

DORA  Ah!, ora capisco. Sono le sue belle comari, ciò che vi spinge a Windsor.

CAIO Non propriamente..

DORA Dico, non vi sarete messo in testa di  sposare la figlia della signora Martina ! A giudicare dall’aspetto avete un’età che vi andrebbe meglio la madre. E, non ci perdereste proprio a sposarla.  E’ una donna vera ! Lei e la sua comare, Alice Ford, sono donne da far girare la testa anche al principe di Galles in persona.

CAIO  (risentito) Sono più giovane di quanto pensiate. E se permettete le faccende di cuore sono personali.

DORA In questi casi più che il cuore vale la borsa. Se  guadagnate bene, come dite, avete già un buon vantaggio. Però, ci vorrebbe qualcuno che v’introduca alla signora Martina..

CAIO Mi hanno indirizzato ad un certa monna Fa-presto.

DORA Ah, Giannina ! E’ la tuttofare del paese. Spesso aiuta anche me. Si, Giannina può aiutarvi. A quest’ora potete trovarla al lavatoio. E’ appena duecento metri a destra oltre il cortile.

CAIO Grazie. Mi siete stata utile. (fa per andare, ma prima d’uscire si fermerà ancora)  Ancora una cosa, a che ora si pranza in questa locanda ?

DORA (che si era avviata anche lei dalla parte della cucina, si fermerà, girandosi dalla parte di Caio) A vostra discrezione, signore, quando volete. Se avete la pazienza di aspettare. In caso contrario, quando suona la campana della chiesetta del nostro don Ugo, presentatevi a tavola e troverete pronto.

CAIO Bene, a dopo. (tra sé) Che strana locanda ! (si guarderà circospetto attorno, poi esce all’esterno)

SCENA SESTA

(Dora , Falstaff, poi Tommaso )

FALSTAFF  (uscendo dal nascondiglio, tra sé) < Lei e la sua comare, Alice Ford, sono donne da far girare la testa anche al principe di Galles in persona. > Questa è proprio una selvaggina che fa per me.

DORA (che si dirigeva verso la cucina, si ferma ancora una volta e, rivolta al cavaliere)  Dicevate qualcosa, cavaliere ?

FALSTAFF  Dora, Dora del mio cuore, ora che ci siamo rappacificati, ti prego di farmi una confidenza. Dimmi qualcosa delle signore che erano qua poco fa. Non è per me che lo chiedo. E’ per appagare la curiosità del principino.

DORA Quella con l’aria più timida e distinta, è la signora Alice. E’ sposata con mastro Ford.  A dispetto della sua figura delicata, dicono che sia una donna energica. Corre voce che comandi anche sui quattrini del marito. E il signor Ford in quanto a riserve auree è pari ad una banca.   

FALSTAFF  Eccitante, molto eccitante. Devo avere quelle lettere d’amore già preparate. (fruga nella borsa e ne estrae due fogli) Ecco ! (va al tavolino, prende una penna d’oca, la intinge nell’inchiostro e scrive). Scriviamo qui nell’intestazione, che lascio sempre in bianco: <alla delicata, incantevole Alice>. Fammi una cortesia, strega del mio cuore, consegna da parte mia questa lettera alla - delicata signora Alice -.

DORA Io? Voi siete pazzo. 

FALSTAFF Hai promesso al principe che per una settimana non mi sarai di ostacolo in niente ! Tra una settimana accetterò quanto deciso da Tom, e  se lui lo pretenderà, ti darò soddisfazione.  

DORA Perché voi siete sicuro che io abbia ancora voglia di sposarvi ? Sulla forca vi voglio ..

(dopo una breve riflessione)  A pensarci bene..   (decisa) Datemi pure la vostra lettera, la porto volentieri alla signora Alice. ci metterò anche una buona parola. Però state ben attento cavaliere. Il marito è di una gelosia folle.

FALSTAFF Il marito non lo saprà. Più i mariti sono gelosi e meno sanno dalle mogli quello che fanno in loro assenza.  Ed ora, dimmi dell’altra.

DORA Si chiama Martina ed è la vedova del povero signor Page. E’ morto che non è un anno.

FALSTAFF (che non si è mosso dal tavolo, scrive con la penna d’oca su un’altra lettera e dice, con enfasi) <Alla deliziosa, vedovosa signora Martina>.

(a Dora) Portate quest’altra alla vedova Martina. (con fare confidenziale, prendendo Dora per un braccio) Però non dite che ne ho inviato una uguale alla signora Alice.

DORA (Prendendo l’altra lettera) Non ce ne sarà bisogno. Se le conosco bene, se lo confideranno tra loro. Vado subito a portare le lettere alle signore. (mette su uno scialle che è appeso ad un  gancio alla parete ed esce dalla che dà  all esterno)

FALSTAFF Eh, ammaliatrice! Che sciocco sono, a disperdere le mie energie con queste bigotte. E a te che dovrei dedicarmi a tempo pieno.. (le si farà addoso abbracciandola da dietro, Dora si divincolerà e, dopo aver  lanciato uno sguardo corrucciato a Falstaff,  uscirà verso l’esterno) Ed ora cavaliere Falstaff vai a prepararti per le epiche battaglie che ti aspettano. (si slancia, inciampa, cade, rotola, poi esce dalla porta cui si accede ai piani delle camere)

TOMMASO (sbucando da dietro l’arazzo) Bene, bene! Il prode cavaliere non perde tempo ! Dovrò fare qualcosa per prevenirlo. (esce, verso gli appartamenti superiori)

SCENA  SETTIMA

( Giannina, Michelino e Caio  )

GIANNINA  (entrerà da sinistra, dall’esterno, con Caio e Michelino) Michelino stai alla porta e guarda se arriva il signor Ford.  (A Caio) Scusate, ma mi seccherebbe che  mi trovi qui a parlare con un forestiero .. (Michelino esce)  Michelino è un bravissimo ragazzino. Proprio a modo. Servizievole, intelligente e posso giurarvi che non è pettegolo. Se un difetto gli si può trovare e la sua mania di pregare. In questo è fissato. Quando gli chiedi di studiare ecco che non può perché deve dire ancora delle altre preghiere.

Allora cosa c’è di così importante da condurmi qui ? Vi confesso che mi sento un po’ imbarazzata. Questa è pur sempre una locanda signore. Vi ho seguito solo perché avete fatto il nome del conte Shelton.

CAIO  Non abbiate alcun timore, sono il dottor Caio. Dottore di medicina. Ho appena trentatré anni, anche se ne dimostro qualcuno di più..

Cosa volete. A causa dei miei continui impegni di lavoro mi curo poco della mia estetica. Ma veniamo al dunque. Mesi fa ho incontrato dal conte Shelton il signor Page, suo vecchio amico che mi parlò della figlia.

GIANNINA La signorina Anna !

CAIO Infatti. Mi ero impegnato a venirlo a trovare questa estate per frequentare la sua casa e vedere di combinare un buon matrimonio con la figlia. Ma nel frattempo, il povero Page è morto..

GIANNINA La signora Martina sa degli accordi che avevate preso con il marito, buonanima ?

CAIO Purtroppo no. Mi disse che era meglio tenere le due donne, madre e figlia,  all’oscuro di tutto. Così che la mia venuta qui sembrasse casuale.

GIANNINA Comunque, voi vorreste lo stesso sposare la ragazza..

CAIO Si. Ho avuto la fortuna di vederla durante i funerali del signor Page ai quali ho partecipato con il conte. E, vi sarò sincero, tornato a Londra non ho fatto che pensare a lei.

GIANNINA Ed io cosa dovrei fare ?

CAIO So che siete amica della signora. Potete spendere una parolina buona. Parlare di me. Fissarmi un appuntamento con la madre..

GIANNINA Potrei.. (indecisa)

CAIO Non prendetela a male.. (tira fuori dal sacchetto allacciato alla cintura un anello d’oro) ma, intanto che riflettete, abbiate la bontà di accettare questo piccolo dono..

GIANNINA (Sbalordita guarda l’anello) Voi avete dei modi di fare veramente cittadini. Si, parlerò di voi alla  signora Martina.

CAIO Ve ne sono grato. Adesso perdonatemi ma devo andare a sistemare i miei bagagli su in camera. Passo dal cortile. Mi è più comodo. Arrivederci. (esce a destra, nel cortile)

GIANNINA Onoratissimo signore (continuerà a guardare l’anello )

SCENA OTTAVA

(Giannina  e Simplicio, poi Dora  )

SIMPLICIO (entrando) Ehilà !,  bella farfallina, cosa fai di bello ?

GIANNINA E tu, pendaglio di forca ? Sempre a perdere tempo ?

SIMPLICIO Lo lascio agli altri perché lo trovino, pollastrella saporita ! Ma chi era quel tipo che è uscito adesso ?

GIANNINA Il dottor Caio, un signorone che viene da Londra.  A proposito, mi  faresti un favore ?

SIMPLICIO (avvicinandosi e cingendo Giannina per la vita) Per te, mi butterei  anche nel mare !

GIANNINA Già, d’estate e dove l’acqua è bassa. Ascoltami bene. Voglio che parli di questo dottor Caio alla signora Alice, la tua padrona. Dì di lui tutto il bene possibile. Che è amico del conte Shelton e guadagna un sacco di soldi. Ma soprattutto, che sarebbe il partito ideale per la signorina Anna.

SIMPLICIO Mi dispiace Giannina, ma questo non posso proprio farlo. Io devo tenere la parte al signor Mingherlino che è il candidato di  don Ugo. E’ don Ugo in fin dei conti è il tutore della ragazza. E, poi, qui a Windsor è anche notaio e curato. Se non l’assecondo è capace di farmi  passare un brutto guaio. Parlane tu alla signora Martina.

GIANNINA Il guaio è che anch’io mi sono impegnato con don Ugo per convincere la signorina Anna a sposare Mingherlino. E la stessa cosa ho promesso poco fa al dottore. Dai, fai un sforzo per me..

SIMPLICIO  Non posso proprio.  E, poi, alla mia padrona non piace che i servitori s’impiccino degli affari dei padroni.

Rivolgiti al nuovo servitore che avrà  da domani la signora Martina.

DORA (rientrando dalla porta esterna, di fretta e con l’aria pensosa)

Ciao Giannina, avrei proprio bisogno del tuo aiuto. Appena puoi raggiungimi in cucina.

(a Simplicio, togliendosi lo scialle e riponendolo su di un gancio alla parete) Ciao mangiapane a tradimento. Sbrigati con Giannina che abbiamo da fare. (esce dalla parte della cucina)

GIANNINA La signora Martina da domani avrà un servitore ?

SIMPLICIO Si. (farà segno a Giannina di avvicinarsi). E, ti confido un segreto. Ma non spifferarlo in giro: è un segreto! .. Si tratta di un servitore arabo, che proviene da un harem. Afferri ?

GIANNINA Cosa ?

SIMPLICIO E’ un eunuco !

GIANNINA Com’è, questo servitore arabo ?

SIMPLICIO Eunuco ! Non sai cosa significa ?  (Giannina fa un cenno col capo per indicare che non lo sa) Bene te lo spiego io. Ascolta: cosa fa un guerriero quando deve andare a combattere ? Mette l’armatura. Quindi, se io volessi impedirgli di combattere cosa gli levo  ?

GIANNINA L’armatura !

SIMPLICIO No. L’armatura posso lasciargliela. Gli levo la spada, l’arma che offende. Afferri ?

 

GIANNINA (dubbiosa) Cosa ?

SIMPLICIO  Coll’armatura ma senza l’arma !

GIANNINA (divertita) Cosa, cosa ?

SIMPLICIO Capisci? Quando mandano i guardiani nell’harem, per evitare che possano causare guai alle donne, li alleggeriscono dell’arma.. maschile..

GIANNINA Ah!, come fanno i contadini con i maiali e i capponi! (ridendo) Sul serio ? Sono proprio curiosa di vederlo.. Ma adesso vai, esci dal retro della locanda. Arrivano le comari di Windsor..

SIMPLICIO (uscendo a destra, dall’arco che da in cortile) Mi raccomando: acqua in bocca.

SCENA NONA

(Giannina, Alice e Martina  )

ALICE (entrando, seguita da Martina) Dov’è la comare locandiera  ?

GIANNINA Sarà in cucina per accudire al pranzo.

ALICE  Chiamala, presto. (Giannina esce dalla porta cui si accede alla cucina)

MARTINA Ma cos’è che ti fa andare su tutte le furie. A me puoi dirlo.

ALICE  Succede che se fossi spiritosa potrei togliermi lo sfizio di diventare cavallerizza e finire all’inferno in quattro e quattro otto.  

MARTINA Non ti vedo come cavallerizza. Suvvia, non fare la misteriosa. Proprio non riesco a capire cosa ti prende.

ALICE Cosa mi prende ? (tirando fuori dalla borsa la lettera inviatagli da Falstaff)  Leggi questa lettera che mi ha portato poco fa la signora Dora, la nostra Locandiera. (passeggia nervosamente per la scena, mentre Martina legge) Ora capirai come potrei diventare cavallerizza.. andando con un cavaliere. (al colmo della stizza) Diffiderò di questi brutti pancioni finché campo. Non sembrava, a sentirlo, che fosse capace di dire parolacce o di dire cose sconvenienti. Ma mi vendicherò, giuro che saprò vendicarmi. (si fermerà un attimo a meditare) Ma no! Nutrirlo di speranze !, ecco quello che debbo fare. Dovrò cuocerlo a fuoco lento nel suo lardo! E non gli manca proprio, il lardo a quel maiale! Ora capisco perché la signora Dora è scappata subito,

dopo avermi consegnato la lettera. Aveva paura che gliela facessi mangiare !

(a Martina che sarà scoppiata a ridere) Tu, ridi ?

MARTINA (Ancora ridendo, estrarrà dalla sua borsa la lettera inviatagli da Falstaff) E che altro vuoi che faccia.  Sai da chi correva Dora ? Da me !  Leggi questa  lettera che ho ricevuto io. Copia conforme alla tua. S’è limitato a cambiare il nome.

ALICE  Come, come.. (avvicinandosi e guardando i due fogli che sono in mano a Martina) Ne ha mandata una anche a te? Che bifolco!

MARTINA Probabilmente le tiene in serie con lo spazio bianco per il nome. L’ho sempre sostenuto, io: è più facile trasformare una tortora in allodola che trovare un uomo, un solo uomo onesto !

 

ALICE  Sante parole.  (riprendendosi la propria lettera e conservandola nella borsa) Ma per chi ci prende ?

MARTINA Mi verrebbe da dubitare sulla mia onestà ! Capisco che uno si possa fare delle illusioni su di una vedova ! Ma un essere simile com’è che può nutrire speranze su di me ? E su di te poi, che se venisse a saperlo tuo marito lo spaccherebbe in due come si fa con i maiali !

ALICE Non riesco a capacitarmi ! Tu credi che noi si sia potute mancare di prudenza?

MARTINA Ma scherzi ? Quando e in che occasione ha potuto notare qualcosa in me, o in te, che possa averlo invogliato ad abbordarci in modo così spudorato ?

ALICE  Comunque, da me a bordo non sale di sicuro..

MARTINA E neanche la mia navicella avrà verso d’abbordare. Se facesse solo la mossa, giuro che saprei io come tranciargliele di netto!  Il mestiere lo conosco bene. Ho fatto esperienza con i capponi ! (una breve pausa. Alice si siede al tavolo e Martina passeggia nervosamente avanti a lei. Poi si ferma, come avesse avuta un’ispirazione) Sai che ti dico: diamogli ad intendere di stare al suo gioco. Ma il giuoco lo condurremo noi. Gli daremo una tale lezione che finché campa, non oserà molestare nessun’altra donna.  

ALICE  Hai ragione. Anch’io credo sia la cosa migliore. Una donna, da sola, sa far girare la testa e menare per il naso il più furbo degli uomini. Se si mettono insieme due donne.. c’è da stendere un battaglione.  (facendosi pensierosa) Eppure ho qualche timore.  Sai com’è geloso e diffidente mio marito. Se solo vedesse queste lettere..  

MARTINA Farò in modo che mio cognato lo  tenga impegnato.

GIANNINA (rientrando) Signore, la signora Dora dice che se volete parlarle dovete venire in cucina. E’ alle prese con lo stufato e ne avrà ancora per un po’.

MARTINA Si, sarà meglio andare in cucina.. mi sembra che arrivi gente.

(esce verso la cucina)

SCENA DECIMA

(Ford e Michelino, poi Tommaso  )

FORD (entra dalla porta che da verso l’esterno, spingendo Michelino) C’è nessuno? Ostessa dove siete ! E tu cosa facevi davanti la porta, la spia? Cos’è venuta a fare qui mia moglie con tua madre?

MICHELINO Non lo so signor Ford. Io ero venuto qui con Giannina. Mi stava     accompagnando da mio zio don Ugo Evans: rosa, rose, spinarum !
TOMMASO (entra dalla porta che dà alle stanze superiori e visto Ford si ferma ad osservare e dice tra sé) Ha l’aspetto di un signorotto locale, può venirmi utile allo scopo.  (avvicinandosi)Buon giorno signore, posso esserle utile? 

FORD  Non credo, signore. Aspetto mia moglie. (a Michelino) Va a vedere se è in cucina. (Michelino esce verso la cucina)

TOMMASO Poco fa c’erano due signore, qua. Credo la signora Martina e la signora Alice, voi siete un loro amico?

FORD Sono il marito della signora Alice, per servirvi.

TOMMASO Che fortunata circostanza.  (con tono confidenziale) Sentite  signore, posso dirvi una cosa in confidenza?

FORD Prego.

TOMMASO Monsignore, vostra moglie è in grave pericolo.

FORD Cosa dite ?

 

TOMMASO Avete saputo chi è venuto ad alloggiare in questa locanda ?

FORD No, chi ?

TOMMASO Il cavaliere Falstaff. Un uomo non tanto alto, ma abbastanza in carne.

FORD Se è quello che ho intravisto io direi piuttosto abbastanza in lardo ! E con la testa che sembra una zucca, con rispetto parlando.

TOMMASO Parlo proprio dell’uomo che avete intravisto.

FORD E perché ne parlate in modo così circospetto ?

TOMMASO (guardandosi attorno con maggior circospezione) Ebbene, monsignore, questa palla di lardo, con la testa di zucca, si è incapricciato di vostra moglie e giura che non andrà via da Windsor prima di averla sedotta.

FORD Che facezia!, mia moglie non è certo una ragazzetta. E, poi, il vostro amico cavaliere non ha certo l’aspetto di un uomo che faccia innamorare le donne!

TOMMASO Voi non lo conoscete, monsignore. E non conoscete le donne. L’ho visto cingere d’assedio decine donne reputate delle fortezze di virtù inattaccabili. E ho dovuto sempre costatare la loro capitolazione. Sa adularle, sedurle .. e sembra abbia virtù nascoste.

FORD       Stento a credervi. Ma vi ringrazio lo stesso per la confidenza che mi avete fatto.

TOMMASO Era mio dovere mettervi sull’avviso. Siete un uomo rispettabile. E ciò che orna le alci e i tori, stonerebbe sul vostro capo. Riverisco, monsignore.

(dopo un inchino si avvierà verso la porta interna; poi, girandosi, dirà sottovoce, al pubblico) Questa è fatta: la prima rete è gettata. Andiamo a predisporre l’altra ! (esce)

FORD (dopo aver rivolto un cenno di saluto a Tommaso, fa con la mano destra il gesto delle corna e, lentamente, pone la mano sulla fronte)

Non posso crederci ! Un tal ribaldo metterà il mio capo  come trofeo nella sua stanza?

SCENA  UNDICESIMA

(Don Ugo e Ford   )

DON  UGO Guarda, Guarda. Andtiamo in giro, facciamo ore e ore di cammino nei boschi.. ed invece l’alce  possiamo trovarlo agevfolmente nelle locande !

FORD (togliendo la mano dal capo) Non cercare di essere spiritoso. Non è il momento opportuno. Qui si trama per attentare alle virtù delle mogli.

 

DON UGO  Cosa, cosa? Questa è bella davvfero! Ora capisco le corna! E chi tramerebbe ?

FORD Il cavaliere Falstaff, che Dio lo maledica.

DON UGO Quel cavfaliere giunto ieri alla locanda, rasato di chioma e  tutto ciccia?  E tu lo credi possibile?

FORD Me lo ha confidato quel giovane che è qui a pensione. Perché dovrebbe mentirmi? Dicono che sia uno studente di Cambridge.

DON UGO E come studente, grazie all’editto di Federico Barbarossa, che Enrico ha introdotto anche in Inghilterra, non può essere consegnato alla giustizia o picchiato. Come vfedi non rischia nulla a farsi giuoco di te. Vieni con me, piuttosto, e vfediamo di concludere questo matrimonio tra mia nipote Anna ed il figlio del mio amico, il timido Mingherlino. Sono riuscito ad ottenere una dote di 50 buoi e 35 maiali. 

Come tutore devfo fare le vfeci del mio povero fratello. E credto che lui approvferebbe. Noi Evans siamo di discendtenza teutonica, badtiamo al sodo, cioè alle economie che sono la base di ogni buon matrimonio.

FORD Mi sembra di sentire il passo di mia moglie. Non voglio mi trovi qua. Sarà meglio che vada. (esce all’esterno)

SCENA DODICESIMA

(Don Ugo, Alice, Martina, Michelino, Giannina )

ALICE (entrerà con Martina e Michelino) Dov’è mio marito, Michelino ?

MICHELINO Non lo so, poco fa era qui e mi aveva detto di chiamarvi.

DON UGO Eccoti qui birbante ! Oggi non sei venuto alla leztione !

MARTINA  Cosa, cosa? Allora non avrai nemmeno studiato. Don Ugo, interrogatelo !

Don UGO Qui in locanda ?

 MARTINA  Preferite che usciamo in strada ?

Don UGO No, di certo. Dimmi Mino, quanti casi ha il nome ?

MICHELINO Due !

DORA  E, già!, nome e cognome !

Don UGO Ma che dite, buona dtonna! Zitta, per favfore. Come si dtice : bella, Mino ?

MICHELINO Pulcera !

DORA Che strani questi romani latini: ti davano della pulce, per dirti bella !

Don UGO Tacete, vfi prego ! Pulchra, Michelino!  E, cosa vuol dtire : lapis ?

MICHELINO Pietra.

Don UGO Quindti pietra si dice..

MICHELINO Sasso!

Don UGO No, lapis. Stai attento Mino ! E da dtovfe vfengono gli articoli ?

DORA Questa la so: dal codice ! Articolo cinque: le pigioni delle locande vanno pagate, pena l’arresto.

DON UGO Fate silenzio !

MICHELINO Gli articoli vengono dai pronomi e si coniugano così: nominativo singolare: hic, haec hoc.

Don UGO Bene: nominativo: hic, haec, hoc, e al genitivus: cuius. Com’è il caso accusativo  ?

MICHELINO Accusativo: hunc !

Don UGO  Più preciso, Mino, più preciso. Accusativo: hunc, hanc, hoc !

GIANNINA Tale e quale il mio asino: (facendo i versi dell’asino)  hunc, hanc, honc !

DON UGO  Smettetela di offendere la lingua di Vfirgilio! E adesso dtimmi, qual è  il vfocativo?

MICHELINO Il vocativo fa: (mettendo le mani ai lati della bocca per far meglio risuonare la voce) : oh !

DON UGO No! Michelino. E qual è il caso genitivfo plurale ?

MARTINA Basta, basta, mi gira la testa con questo latino !

MICHELINO Caso genitivo plurale : cacarum, cacorum !

DORA Santi del paradiso cosa insegnano ai bambini ! il caso delle gengiviti, il  caca cacorum !

Don UGO Tacete, buona dtonna, tacete ! Non capite niente di casi e dteclinaztioni.

MARTINA (ridendo) Taci Dora, noi non abbiano studiato. C’intendiamo solo di cucina.

DORA (come ricordandosene all’improvviso) Mi brucia lo stufato ! (esce di corsa verso la cucina)

Don UGO Ed ora Mino, fammi esempi della declinazione dei pronomi.

MICHELINO Non me ne ricordo più.

Don UGO Male, male. Qui, quae, quod. Non scordarli Mino o sarò costretto a sculacciarti.

MICHELINO (andando via di corsa, prima si uscire in strada) Caso scocciativo: merda, merde, merdis !

DON UGO Dove corri, torna at letionem!  (seguirà Michelino; esce )

ALICE Sarà meglio che andiamo via anche noi dobbiamo scrivere il biglietto per il cavaliere.

GIANNINA Ma non potreste scriverlo qui il biglietto da dare al cavaliere Falstaff

MARTINA Ma taci, disgraziata. Vedi che qui non si può con tutte le persone che vanno e vengono. Muoviti e vieni con noi. (escono dalla porta che dà all’esterno)

SCENA TREDICESIMA

( Dora, Tommaso, poi Anna )

DORA (da fuori) Signora Martina, signora Martina. (entrando in scena)Sono andate via. (vedendo arrivare Tommaso) Posso esserle utile, mio principe ?

TOMMASO (con tono di rimprovero) Come siamo rimasti d’accordo ?

DORA Ma non c’era nessuno.

TOMMASO Ciò che si fa in privato, prima o poi si rifà in pubblico. Da ora in poi chiamatemi: signor studente !

DORA Sarà fatto.

TOMMASO (indicando la porta d’ingresso) Guardate: sta arrivando la signorina Anna. Fatemi un favore. Ditele che le voglio parlare. Se acconsente, chiamatemi. Resterò nascosto dietro la porta. E ricordatevi che sono il signor studente.

DORA Scusatemi, signor studente.. non è che volete approfittare della vostra posizione per..

TOMMASO  (andando a nascondersi dietro la porta) La mia nobiltà, se mai, mi sarà di freno. Non preoccupatevi, non avrete guai a causa mia, avete la mia parola. 

DORA Non posso mettere in dubbio la vostra parola. Farò come dite.

ANNA (che intanto è entrata dalla porta che dà all’esterno) Mamma, mamma !

(a Dora ) Avete visto mia mamma ?

DORA E’ appena andata via..

ANNA (tornando indietro verso la porta)  Grazie, la raggiungerò.

 

DORA Scusate, signorina Anna ..

ANNA (fermandosi e girandosi verso Dora) Si ?

DORA Ho un’ambasciata per voi. Quel giovane studente arrivato stamane alla locanda, vorrebbe parlarvi.

ANNA Vuol parlare con me? Non lo conosco.. 

 

DORA A me sembra un bravo figliolo, signorina Anna. E, poi, per qualunque evenienza io sono in cucina. Se avete qualche problema non dovete far altro che chiamarmi.

ANNA (avvicinandosi a Dora) Un po’ di curiosità di sentire questi giovani di città mi viene. A dire il vero, stamane ho scambiato con lui due parole ed ha subito iniziato a poetare. (Dopo una breve pausa) Va bene. Dite che gli permetto di parlarmi.

DORA Ve lo chiamo subito. Signor studente, venite! (si avvia verso la cucina, ed esce)

TOMMASO (facendosi vedere e andando incontro ad Anna) Vi ringrazio di aver accettato di vedermi.

ANNA Immagino vi sia un motivo..

TOMMASO Volevo rivedere i vostri occhi. Così questa sera potrò collocarli nel firmamento, nel posto che sia addice al loro splendore.

ANNA  Forse, ho fatto male ad accettare il vostro invito. Infondo, non so nemmeno chi siete.

TOMMASO (con enfasi romantica)  Con un nome io non so come dirti chi sono. Chiamami solo amore..

ANNA Ricominciate ? Mi piacerebbe sapere chi è quel diavolo che vi ha mandato fin qui.

TOMMASO Non il diavolo, ma amore guidò i miei passi. Mi consigliò ed io lo ascoltai. Ed ora che come rugiada la tua dolce bellezza si è posata sui miei pensieri, vederti è gioia. < Se tu fossi lontana da me , quanto la deserta spiaggia che è bagnata dal più lontano mare,  io mi avventurerei sopra una nave, sfidando l’oceano per giungere fino a te > [1].

ANNA  Smettela di fare la parte di Romeo. Le recitano anche qui a Windsor le commedie di questo Shakespeare di Londra. Ma io non sono un’ochetta veronese, come Giulietta. A me dovete  rispondere concretamente non romanticamente. Perciò, fatela finita e ditemi da dove venite e  a che famiglia appartenete..

TOMMASO  Ve lo dirò tra due giorni all’alba..

ANNA E voi credete che io accetterò un vostro appuntamento all’alba, soltanto dopo tre giorni che vi ho visto.

TOMMASO Lo accetterete. Non sarete veronese, ma siete pur donna. La curiosità sarà più forte di qualunque riserva morale. E anche se adesso fate la superba non vi dispiacerà quando al far dell’alba potrò sussurrarvi  : < ascolta l’allodola, messaggero del mattino ! E, guarda, come quelle strisce di luce, invidiose della nostra gioia, cingono di una frangia luminosa le nubi che si disperdono laggiù nell’oriente..>[2] 

(cingendo con le braccia Anna alla vita) Non siate crudele dolce Anna.. Restate e vivrò, partite e morrò.. (farà per baciarla).

ANNA (divincolandosi, furibonda) Pensavo foste un giovane delicato ed ingenuo. Vedo bene che la frequenza del cavaliere Falstaff vi ha reso cinico. Non credo proprio che vorrò più vedervi.

TOMMASO Perché fate così ? E’ l’amore che mi soggioga e mi rende audace, non l’amicizia con il cavaliere che è molto più casuale di quanto non immaginate. Se voi sapeste chi sono mi trovereste audace a farvi queste proposte ma per ben altri motivi di cui non a voi dovrei rendere conto.

ANNA E a chi dovreste rendere conto, al re d’Inghilterra ?

TOMMASO Potrebbe darsi.

ANNA Bravo lo studentello. Adesso mi prendete anche in giro. A non più vedervi cavaliere. (esce dalla porta esterna)

TOMMASO (andandole dietro) Aspettate..

SCENA  QUATTORDICESIMA

( Falstaff, Tommaso, poi Giannina   )

FALSTAFF Ehilà, Tom !, piantato in tronco ! La somma scommessa è saldamente nelle mie mani. Tranne che  non accetti di farti bastonare come uno studente sul fondo schiena. Ah, Ah, Ah.. !

TOMMASO Non precipitare le cose. Dove sono i cuori che hai promesso di conquistare. In caso che nessuno dei due riesca nell’impresa sarai tu ad avere il massaggio dei miei stivali nel fondo schiena, ricordatelo.

FALSTAFF Io sono sicuro del fatto mio, ragazzo. Ci metti troppa poesia, troppi bla, bla.. Le donne vanno afferrate e sbattute sin dal primo incontro.. Presto te ne darò una prova tangibile.

GIANNINA Cavaliere Falstaff, posso parlare con voi..

FALSATAFF (a Tommaso) Lupetta in fabula ! (a Giannina) Giungete a proposito ! Vi concederò anche di più. (l’afferra e la bacia)

GIANNINA  (divincolandosi e sputando) Ma che fate.. schifoso !

FALSTAFF (ridendo) Visto ? Ah, Ah, Ah.. Io so come prendere le donne ! Ed ora parlate pure.

GIANNINA Sarebbe meglio essere soli..

FALSTAFF Abbiate la compiacenza di allontanarvi. La gallinella è pudica !, Ah, Ah.. (Tommaso esce)

GIANNINA Non mettetemi ancora le mani addosso, se no mi metto a gridare e dirò alla signora Dora di cacciarvi da questa locanda.

FALSTAFF Non turbatevi troppo ragazzina, non siete il mio tipo. Piuttosto, cos’è che volete da me ?

GIANNINA Mi manda la signora Ford. (assumendo un’aria tra il civettuolo e il cerimonioso) Mio Dio, cosa le avete fatto. Quando parla di voi trema tutta.

FALSTAFF I miei sguardi fanno questo effetto. Ma venite al dunque..

GIANNINA Per venire al quindi.. l’avete disagitata[3] tutta.. Parola mia che vi sono stati fior di cavalieri che avrebbero dato tutto ciò che possedevano per un solo suo sguardo. Ma lei niente: Ma cos’è che avete di così speciale ?

FALSTAFF Volete dirmi, una buona volta,  cosa manda a dirmi ?

GIANNINA Oh, scusate. Dunque: La signora Alice Ford ha ricevuto la vostra lettera e mi ha detto di riferirvi che la custodirà come cosa cara. Ed anche che suo marito questa sera starà fuori di casa tra le dieci e le undici.

FALSTAFF Tra le dieci e le undici?

GIANNINA Esattamente. Dice la signora che se verrete per quell’ora potrete vedere quel quadro che sapete. Povera signora. Sapeste che vita grama le fa fare il marito. E’ un uomo selvatico e geloso anche della sua ombra.

FALSTAFF Bene. Tornate da lei e riferitele che ci sarò. Pronto a dare qualche ritoccatina al quadro.

GIANNINA Non abbiate fretta. Le mie ambasciate non sono finite. Ho un messaggio anche da parte della signora Page. Mi ha detto di riferirvi che, purtroppo, c’è suo cognato, don Ugo, sempre in giro per casa. Senza contare la figlia che è quasi sempre con lei. E se non c’è la figlia, c’è il ragazzo, Michelino.  Ma mi prega di dirvi che spera si presenti una qualche occasione. Non pensate a male. E’ donna educata e timorata di Dio. Sta ore ed ore, a dire le preghiere. Come abbia fatto ad invaghirsi di voi..  (squadrandolo) Ma!,  dovete proprio avere dei filtri magici!

FALSTAFF  Niente magia, tutte dote naturali.. palpabili. D’altra parte, sapete com’è, certe notizie, specie nel settore femmineo, si diffondono all’istante.

GIANNINA Buon per voi. I miei omaggi.

FALSTAFF   Calma, calma. Cos’è, avete paura di non sapere resistere al mio fascino ?  Ancora una cosa:  le due donne si sono parlate tra di loro ? Sanno l’una dell’altra rispetto al mio invito ed alle loro infatuazioni ?

GIANNINA  Non vi allargate troppo sul mio conto.  In quanto alle affabulazioni delle signore, credete siano delle oche giulive ? Ognuna di loro manterrà segreta questa infettazione che gli avete procurato. Piuttosto la signora Page vi chiede un favore. Al cognato piacerebbe entrare in amicizia con il vostro giovane amico. Ma dite la verità, cos’è un nobile ? Un personaggio importante ?

FALSTAFF Sono obbligato a mantenere il segreto. Ma al lume di candela, sotto le lenzuola, nell’intimità, avviluppatati l’un l’altra.. potrebbe essere che ve lo confidi.. che ne dite ?

Io credo che ci farete un pensierino.. (la prende per la vita)

GIANNINA   Per favore sviluppate queste braccia da me (gli da una ginocchiata al basso ventre. Falstaff accusa il colpo) Scusate ! Come mi dispiace!, ma,    sapete, ho il riflesso condizionato.  Allora, cosa dovrò riferire alla signora Page ? Povera donna merita altro che questo di favore. Se c’è una donna simpatica in tutta Windsor è lei. E poi è una donna alla schietta. Fa quello che gli grilla in testa. Va a letto quando vuole e si alza con il suo comodo..

FALSTAFF  Rimane scoperto solo il momento notturno. E in questo lasso di tempo la poverina ha bisogno di copertura.. Ah, Ah, Ah.. Ditele che convincerò il mio giovane amico a frequentare suo cognato. Assieme potranno dedicarsi alla caccia. E, mentre loro due vanno a caccia, io mi dedicherò alla pesca.. Ah, Ah, Ah!

GIANNINA  Vado subito a riferire. (al pubblico) Non è vero che la signora vorrà far diventare amici il cognato e quel giovanotto scapestrato del suo amico. Però ci giurerei che la signorina Anna lo vorrebbe volentieri come amico, ed altro. Così cercheremo di sistemare anche lei. (indicando Falstaff che le sta facendo cerimoniosi saluti) Che sacco di lardo lercio dentro e fuori! (esce)

FALSATAFF  E portate i miei omaggi alle due signore !  (al pubblico) Visto? Mi gira la testa. Avrò la proprietà e l’usufrutto. Quel ribaldo di un Tommaso pagherà, eh, se pagherà!  (Toccandosi il corpo) Che ne dici vecchio mio ? Le donne non si stancano mai di guardarti, di indovinare ciò che nascondi, di bramare di scoprirti e seviziarti. Dicono che sei enorme! Ma le enormità piacciono assai. Ma guarda!,  ciò che non mi è riuscito da giovane, lo raccoglierò ora ! O dulcinee peccaminose, vado ad abluzionarmi per voi!  (Esce a sinistra, sul fondo per tornare in camera)

SCENA  QUINDICESIMA

( Dora  e Ford   )

DORA Ho sentivo, poso fa,la voce di Giannina. Però, non la vedo. Del resto quando mi potrebbe essere utile non c’è mai. Sempre in giro a fare   commissioni alle signore del paese. (vede entrare Ford) Buon giorno signor Ford, posso esservi utile ?

FORD (dopo essersi guardato attorno) Ecco signora.. vorrei chiedervi un favore. C’è qui alloggiato un cavaliere, un certo Falstaff..

DORA Non avrà mica fatto qualcosa di male ?

FORD No, non preoccupatevi, è solo che vorrei fargli uno scherzo. Nulla che possa compromettervi.

DORA Se è solo per uno scherzo. Del resto voi siete un uomo serio e sincero. Ma sta all’erta! Quel Falstaff è un demonio scatenato. Specie con le donne. Non può vederne una senza saltarle addosso.

FORD (tossendo) Nel mio caso le donne non c’entrano.. è una burla tra cavalieri..

DORA Figuriamoci!, voi siete al sicuro. Con quella donna virtuosa che vi ritrovate come moglie! (Ford tossirà ancora) Così a modo. Giusto questa mattina è stata qui a chiedermi una ricetta..

FORD (trasalendo) E c’era il cavaliere..

DORA Naturalmente. Era seduto li al suo solito tavolo. Io, poi, sono andata in cucina..

FORD (agitato) E mia moglie è rimasta da sola qui, con il cavaliere lì..

DORA Oh, se è per questo, non era da sola: c’era la signora Martina.

FORD (sempre più agitato) Ah, già !, la fidata comare Martina. Ma perché parliamo di queste cose?  Vi stavo chiedendo il favore di presentarmi al cavaliere Falstaff. Ma non come Franco Ford. Direte che sono Brook, duca di Cardiff. Gli direte che urgente bisogno di parlare con lui.

DORA Tutto qui ?

FORD Si, con l’aggiunta di un piccolo pensierino per voi, per il segreto che manterrete su questo mio incontro con Falstaff. (le da due monete d’oro)

DORA Troppo buono signore.. Ma ecco che arriva il signor Falstaff. ( Ford  si defila in un  angolo).

SCENA DICIASSETTESIMA

( Falstaff e detti    )

FALSTAFF (cercando d’abbracciarla) Ehilà, Dora del mio cuore !

DORA (divincolandosi)  Cosa avete cavaliere, siete in smanie, avete il fuoco di sant’Antonio ?

FALSTAFF No; ho il fuco  d’amore !

FORD (sporgendo dal nascondiglio) E’ proprio assatanato con le donne.

DORA  Adesso però calmatevi. C’è qui monsignor Brook, duca di cardiff, arrivato dalla città che vuole parlarvi.

FALSTAFF Avevo giusto bisogno di un passatempo per ingannare l’attesa. Fatelo passare..

DORA (indicherà Ford che esce dal suo nascondiglio per mostrarsi)

Eccolo: è questo signore. Io torno in cucina. Per qualunque cosa chiamatemi. Marchese, i miei omaggi.. (esce)

FALSTAFF Così signore desiderate parlarmi.. Prego accomodatevi. Se vi serve un combattente, sappiate che sotto un apparente strato di lardo batte un vero cuore d’eroe; e se vi serve un ambasciatore conosco il mondo e le sue cure in tutte le salse e, soprattutto, in tutti i suoi arcani prosaici e di vini. Come vedete il giuoco di parole mi si compone automaticamente nella mente.. (ride compiaciuto)

FORD Mi hanno detto che avete altre qualità.. che nessuno come voi sa rubare..

FALSTAFF  No!, per tutti i dannati pistacchi e i malnati pennacchi. Non permetto che si dica questo di un cavaliere onorato come Giovanni Falstaff..

FORD  Non precipitate. Intendevo dire che siete un ladro di cuori femminili..

FALFAST (pavoneggiandosi) Quello si! Ma non è che li rubi: me li regalano.

Non riseco mai a dormire solo nel mio appartamento. Nel mio letto trovo sempre qualche donna.E se la caccio, ecco che da sotto il paglierizzo ne sbuca una pronta a rimpiazzarla. Sono un perseguitato.  Ma, prego, (accostandogli una sedia) accosciatevi su questa sedia!, cosa posso fare per voi ? 

FORD (sedendosi, alquanto nervoso e impacciato) Ecco qui, cavaliere Falstaff, del denaro che mi pesa. (pone sul tavolo un sacchettino di monete). Prendetelo, è vostro; ma aiutatemi!

FALSTAFF Signore voi mi mettete in soggezione, mi obbligate a essere vostro servitore. (prenderà il sacchetto, facendo tintinnare le monete).

FORD So che siete una persona a modo e la vostra fama vi precede in ogni dove. Da tempo ardivo dal desiderio di esservi presentato..

FALSTAFF (al pubblico) Sembra un innamorato.(a Brook) Parlate signore; svelatemi l’arcano..

FORD Parlerò. Vi confesserò i miei errori e spero che se voi terrete presente i vostri potrete perdonare ed anzi approvare i miei.

FALSTAFF (al pubblico) Qui si mette male ! Sento odore di promiscuo ! Meglio darsi un contegno sofistico - clericale.  (a Brook) Ebbene confessate pure signore. Ego asculto peccata vobis. 

FORD In questa città c’è una nobildonna, dalla bellezza pari ad una dea, dalle virtù degne di una regina cui la sorte ha dato in marito un certo .. Ford, uomo che non le sta alla pari.

FLASTAFF Dite pure che è un brocco , un ronzino scalcinato, un animale da cortile.. un pennuto cornuto!

FORD (dominandosi a stento) Mi fa piacere che quel marito sia antipatico anche a voi. Sono anni che amo quella donna. Per lei ho fatto di tutto. L’ho seguita con una assiduità degna del più ardente degli innamorati, ho cercato ogni occasione per incontrarla, vederla, anche di sfuggita, l’ho subissata di regali, ho compensato chiunque mi desse la possibilità di avvicinarla, stanarla dalla fortezza in cui la tiene quell’individuo..

FALSTAFF Dite pure:  quel becco !

FORD  (trattenendosi sempre più a stento dall’esplodere) L’ho assediata in ogni modo. Ora, almeno per la mia prodigalità qualche ricompensa me l’ero meritata, no ? Ed invece nulla. Non né ho mai ricavato neanche lo straccio di un sorriso. Non mi rimane che l’amara esperienza di aver confermato il proverbio: - l’amor sostanza fugge, se amor sostanza insegue; insegue quel che fugge e fugge quel che insegue. -

FALSTAFF Insomma, ci avete fatto la figura del pirlone.  Ma perché lo venite a raccontare proprio a me ?

FORD  Questo è il punto. Ho potuto appurare che mentre con me si mostrava fredda e distaccata, altri godevano delle sue virtù..

FALSTAFF   Pirlone e minchione !

FORD  (tradirà l’intima rabbia e lo sforzo nel sostenere il ruolo impostosi)

Al dunque: voi siete un fior di brigante.. in amore. Avete dalla vostra una  natura imponente; e tutti vi ricercano per le vostre benemerenze di guerriero e uomo di corte..

FALSTAFF Voi mi adulate troppo, signore. Comunque proseguite, ditemi cosa volete che io faccia. 

FORD  I soldi che vi ho dato spendeteli fino all’ultimo centesimo.. ma vincete per me la resistenza della signora Ford !, conquistatela, fatela vostra,  metteteci tutto voi stesso!

FALSTAFF (inebetito, al pubblico) Ma questo che cos’è, un guardone ?

(a Brook) Calmateti, monsignor ducone, lasciate che sia io a mettere la passione. E, non preoccupatevi ce la metterò tutta.  Non chiamatemi più Giovanni Falstaff se quel Ford non porterà sul capo un paio di corna che non ce l’ha nemmeno l’alce più imperioso nella stagione della fioritura cornifera.  Quello però che non capisco è cosa gioveranno a voi, i miei piaceri d’amore e le dolorose ramificazioni  del marito ?

FORD  (sempre più a mal partito nei panni di Brook) Cercate di capire la mia strategia. Lei si fa scudo della sua presunta virtù. Ma se potessi presentarmi a lei con qualche prova della sua frivolezza, ecco che si arrenderebbe alle mie voglie.

FALSTAFF E trovereste il sentiero già levigato. E, già!, con le corna del marito in mano, la cosa per voi si semplificherebbe. E il marito ramificherebbe un altro po’!

FORD (sempre più nervoso) Allora che ve ne pare ?

FALSTAFF  (tenedendo la mano a Ford, che però non gliela stringerà)

Eccovi la mia mano e la parola di un gentiluomo. Accetto i vostri soldi che trasformerò in corna con tanto d’interessi. Consideratelo affare fatto. Datemi un paio di giorni per sollazzarmi con la signora, poi l’avrete voi.

FORD  (tradendo una certa stizza) Cosa vi rende così sicuro, signor cavaliere ?

FALSTAFF Non avete esordito dicendo che le donne vanno pazze di me ?

Ebbene sappiate che un minuto fa, da quella porta, usciva una giovane faccendiera che è sempre con le allegre comari. E’ venuta a portarmi un’ambasciata della signora Alice che mi supplica di concederle una visitina.

Mi manda a dire di trovarmi a casa sua tra le dieci e le undici. Durante quell’ora quel cornutaccio del marito non ci sarà. Ah, Ah !  Che ve ne pare, signor Cuc ?

FORD (alquanto nervoso) Brook, non Cuc! (cercando di mostrarsi calmo) Ma voi questo signor Ford lo conoscete?

FALSTAFF  Al diavolo questo cervo acefalo ! Non so proprio che aspetto abbia, a parte le corna. Ma so che ha tanti soldi ed io svaligerò il suo forziere con la complicità della moglie.

FORD  Forse sarebbe stato più prudente che conosceste questo Ford, almeno per evitarlo..

FALSTAFF Cosa volete che m’importi di lui. Io ne tengo a bada trenta, la mia spada trentacinque. Contro di me cento avversari si sentono sempre in minoranza. Quel beccaccione, se mai lo incontrassi, tremerà come foglia secca. Non preoccupatevi avrete la signora Ford. Ve la servirò in piatto d’argento: coscia e petto ! (alzandosi e dirigendosi verso la scala)  Fatevi vedere domani, dopo le undici, vi racconterò ogni cosa. Ed ora lasciate che mi congedi da voi. Statemi bene monsignor ducone. (esce)

FORD (sfogando finalmente la sua ira) Maledetto cialtrone di un grassone. Chi l’avrebbe creduto? Mia moglie lo ha appena intravisto e già ne sollecita.. Oh!, mio Dio, in che mondo viviamo! Chi oserà più giurare sull’onesta di una donna ? Tutte come la prima, capaci di perdere la testa per il primo lurido serpente di passaggio. E per la concupiscenza di una miserabile mela! Come sopravviverò a questa sciagura? La moglie disonesta, il mio letto insozzato, il mio onore calpestato, la mia reputazione fallita, il mio riverito nome cambiato in quello di: cornuto ! Becco e cornuto ! E quel don Evans che spergiura sull’onore della cognata ! Ma io starò ben in guardia. Ringrazio il cielo della mia gelosia. Dalle dieci alle undici, eh? Io vi preparerò una trappola !, svergognerò mia moglie e mi vendicherò di quella palla di lardo concimata. Svelto, all’opera!, che la primavera è in anticipo e le corna spuntano prima ! (esce)

S I P A R I O

A T T O       S  E  C  O  N  D  O

QUADRO   S E C O N D O

“cortile”  di casa  Ford (a sinistra) e “strada” (a destra)

ØA sinistra:

·sul fondo ingresso alla casa (nel cui prospetto si intravede un balcone) e, alla sua  destra, ingresso nel giardino.

·Sul lato quinta scorre un muricciolo 

ØA destra,

·Sul fondo: un cancello di accesso al cortile.

·al proscenio : una strada che accede al cortile

Durante lo svolgimento dei dialoghi, le luci metteranno in risalto alternativamente i due ambienti che la didascalia indicherà come :spazio “cortile” (I°)  e “strada”(II°). 

QUADRO SECONDO ( I°) : SPAZIO CORTILE

SCENA  PRIMA

-Ford e signora Martina  –

FORD Qual buon vento vi porta, signora Martina? Andate a trovare mia moglie?

MARTINA  (alquanto  impacciata) Si.. con vostra licenza.

FORD (con marcata ironia) Le portate le ultime nuove, immagino..

MARTINA Le nuove.. e le vecchie! Sapete bene come siamo fatte, noi donne. Amiamo parlare.. di cucina, di bucato..

FORD  Di frasche e di tresche.. volevo dire .. di frasche fresche. Accomodatevi pure. Le farete compagnia.  (con voce intenzionalmente sostenuta, di modo che lo si possa sentire anche dalla casa)  Io mancherò almeno un ora.

MARTINA Fate pure con comodo.. (entra in casa)

FORD (imitando la voce di Martina) Fate pure con comodo !  (con voce tornata normale) Che donna impertinente e che trafficona di prim’ordine ! Ed ora che si è messo in casa quel servitore arabo del giovane studente, avrà un corriere sempre pronto per portare informazioni dalla locanda da parte di quel dannato di cavalier Falstaff. D’altra parte è vedova,  ha diritto ai suoi svaghi. Ma mia moglie,  no !, che non può permetterseli.  Ma calmati Ford. Bisogna vigilare. La vendetta è un piatto da servirsi freddo.  (dopo una breve pausa) Almeno potessi contare sull'appoggio del cognato dell'allegra comare Martina !  Ma quel pretonzolo, con una dizione che sembra un cornovagliese, e che si da arie da dottore d'eloquenza con il suo latino, è nient’altro che un inetto, un asino credulone ! Lui ha cieca fiducia in sua cognata e sua nipote !

Stai fresco. Avrei più vantaggio ad affidare il mio formaggio al vaccaro, il mio vino ad un oste, il mio diadema ad un ladro, piuttosto che lasciare mia moglie in balia di se stessa.

(riflettendo) Dalle dieci alle undici. Vedrete di cosa sarò capace.. ma ecco che arrivano Mingherlino e don Ugo.

SCENA SECONDA

-Ford, Don UGO, Mingherlino  –

DON  UGO Eccoci signor Ford. Stavamo andtanto a casa della signora Page per via della figliola. Il nostro giovfane Mingherlino né sta facendo una malattia.

MINGHERLINO Ah, la signorina Anna Page.. (sviene, don UGO lo rimette in piedi)

FORD Vi aiuterò io. Metterò una buona parola con mia moglie.  Sapete bene che è molto amica della signora Martina. Ma, in compenso dovete farmi la cortesia di tornare tutte e due qui, in mia compagnia, tra un ora.  Voglio farvi partecipare ad una festa. Una specie di caccia. Anche se l’animale con le corna.. non fa parte della cacciagione.

 

MINGHERLINO Oh signore.. (bacerà la mano al signor Page) lasciate che baci la mano che stringerà quella della signora Page: l’unica mano che abbia il diritto di sculacciare la signorina Anna..

DON UGO  Ma che dite? Sculacciare una signorina ! Scusatelo signore. E’ talmente innamorato di quella filliola !

FORD Vedo, lo vedo. E, se proprio vuol scavarsi la fossa da solo, può stare tranquillo in quanto all’esito. In men che non si dica si ritroverà sposato con la signorina Page.   E, dal giorno dopo, caro ragazzo, la tua tranquillità sarà perduta per sempre.

MINGERLINO Cosa intendete dire signor Ford ?

FORD Nulla, nulla. (a Mingherlino) Ma se io fossi giovane quanto voi, userei il mio tempo in modo più utile, piuttosto che correre dietro alle donne !

In ogni modo, se proprio ci tenete, vi garantisco il mio appoggio in cambio del vostro. 

MINGHERLINO (a don Ugo) Presto, quinditer, come dite voi, don Ugo, potrò baciare la mano di vostra nipote. Ah!, la signorina Anna.. (sviene)

DON UGO Su, su, Mingherlino.. Rinvfenite..

FORD Pensate voi a farlo rinvenire, io vado avanti a controllare una cosa alla locanda.

(fa per andare, poi si ferma) Un momento !; voglio prima vedere se mia moglie è in casa.

(gridando) Alice sei in casa ? Io vado con don Ugo, e prima di un ora non torno. Hai sentito bene: prima di un ora, non torno.  (rivolto a don Ugo) Sbrigatevi, vi aspetto tra mezz’ora al ponte vecchio. (esce)

DON UGO Mingherlino, rinvenimus, corpo di Baccus !

MINGHERLINO Dove sono ? Che è stato ?

DON UGO Siete un po’ strano signorino. Andiamo, il signor Ford ci sta aspettandto. (escono)

SCENA TERZA

- Giannina, Alice, Martina, Simplicio e Mohamed   –

GIANNINA   (entrano dalla strada con Simplico e Mohamed) Mettete la cesta del bucato in fondo, dinanzi l’uscio. Aspettate che chiamo la padrona.

(gridando) Signora Alice !

ALICE (uscendo con Martina) Sono qua, sono qua. Voi Martina, date le istruzioni a questi due giovani. Io vado a prepararmi con l’aiuto di Giannina.  (entra in casa)

MARTINA (si rivolgerà a Simplico e Mohamed)  Voi due dovete stare pronti dietro l’angolo della casa. Quando vi chiameremo, correte subito e senza perdere un attimo di tempo prendete quel cesto di bucato, mettetelo in spalla e portatelo fuori di qui. Vi dirigerete al ruscello delle lavandaie. Quando vi giungerete, getterete in acqua  - tutto - quello che c’è nel cesto.

Poi, riportate il cesto qui. Avete capito tutto, possiamo fidarci ?

SIMPLICIO Vedrete che non falliremo. Vieni Mohamed. (escono)

MARTINA (guardando con insistenza Mohamed, mentre esce, tra sé) Questo servitore mi piace. Mi ha detto che andrà a mangiare e dormire alla locanda. Per lui, paga il suo padrone studente. Così non mi costa niente. E, poi, posso stare tranquilla. Voglie mascoline non ne ha: poverino, nelle sue condizioni.  Cosa vuoi farci, gli arabi fanno così: un colpo di durlindana, taglio netto e via! Quel giovane studente mi ha fatto proprio un bel regalo. Peccato sia un compare di quel grassone. Se fosse un vero cavaliere, ci farei un pensierino per mia figlia.  (dopo una breve pausa, sempre tra sé ) Ma !, Giannina  mi ha parlato tanto di quel dottor  Caio.  Sembra che fosse  molto amico del mio povero marito. E, a quanto pare, i soldi non gli mancano. E questo è un elemento fondamentale per mettere su casa. 

ALICE (uscendo con Giannina) Grazie Giannina. Puoi andare.

GIANNINA Posso anche restare.

MARTINA No, che non puoi.. impicciona !

(Giannina esce, dopo aver fatto, non vista,  una boccaccia alle due donne)

ALICE I servitori, hanno capito bene quello che devono fare ?

MARTINA Non dubitare. Guarda, arriva Michelino.

SCENA QUARTA

-Michelino  e detti   –

MICHELINO Il cavaliere sta arrivando.

ALICE Bene. Vagli incontro e digli che sono qui, da sola, che l’aspetto. Poi mettiti di guardia sul terrazzino del cortile ed avvertici se arriva qualcuno.

MICHELINO Sarà fatto. (esce)

ALICE Ecco giunto il momento. Devo confessarti che ho un po’ di paura..

MARTINA Non ti può succedere niente. Io sto qui dietro il cancello, nascosta nel giardino, pronta ad intervenire. Coraggio: fagliela vedere a quel grassone!

ALICE Con vero piacere. Imparerà a distinguere i cigni dalle tortorelle! (Martina esce)

SCENA QUINTA

-Falstaff e Alice  –

FALSTAFF (andando incontro ad Alice) Oh radiosa visione. Giungo finalmente, stinco di Bacco, alla terra promessa. Che io possa avervi qua tra le mie braccia, e dopo accoglierò anche la morte: sarà sopraggiunta nel momento più radioso della mia vita (dietro la schiena fa gli scongiuri con la mano)

ALICE (con voce flemma e senza muoversi) Sono vostra, cavaliere.

FALSTAFF  (dopo aver abbracciato in modo focoso e scomposto Alice, con voce che tradisce l’eccitazione) Signora, io non so mentire. Vorrei che tuo marito fosse morto ed io potessi dargli il cambio nel tuo letto sotto le lenzuola che vedo già pronte nel cesto!

ALICE Avete notato il cesto?

FALSTAFF Si, ho scrutato tutto quanto è attorno a voi, vedendo come tutto si confà alla vostra beltà.  Ma, rispondetemi: se ci liberassimo dell’uomo che vi tiene segregata in questa modesta dimora, mi giurereste amore eterno?

ALICE Oh, che dite cavaliere? Io diventare cavalieressa? Non credo di essere alla vostra altezza..

FALSTAFF (abbrancando Alice e baciandola) Oh, mia dulcinea, anima del purgatorio pura come mai non si vide in paradiso ! Non c’è uguale di te alla corte di Francia. E te lo dice uno che la conosce la corte di Francia da cui fuggì per non sposare la bella principessa Costanza che mi pressava come fa il tornio con le olive ! I tuoi occhi sono rubini che tenterebbero anche Alibabà e suoi quaranta ladroni. La tua fronte darebbe splendore alla più bella corona di perle che mai fu rubata dallo scrigno di Cleopatra.   

ALICE Credo che sulla mia fronte starebbe meglio una semplice corona di fiori di campo..

FALSTAFF Cosa dici  mai, mia adorata. Si vede che non conosci le mode di corte. Io me ne intendo. Non essere gelosa.. ma la duchessa Anna mi volle spesso nei suoi appartamenti.. privati!

ALICE Oh, triste destino ! Ecco che già mi parlate d'altre donne! E in verità credo che voi mi amiate per burla ! Ho motivi per credere che vi piaccia la signora Page.

FALSTAFF La signora Page? Preferirei un anno di prigione ad una notte con lei!

ALICE  Non so davvero se posso credervi ed il dubbio frena la grande passione per voi che c'è in me!

FALSTAFF Toglietelo il freno e lasciatevi trasportare dalle onde della focosa passione. Con me, traboccar d’amor vi lice, bella Alice!   (torna ad abbracciare Alice)

SCENA SESTA

-Martina e detti  –

 

MARTINA (da fuori) Alice, Alice Ford !

ALICE Ecco che arriva quell’impicciona !

FALSTAFF Sarà meglio che mi nasconda.  (Dopo essersi guardato intorno) Entro in casa. E, quando te ne sarai sbarazzata, vieni anche tu .. (esce di scena dal portone a sinistra)

MARTINA (entra dal cancello, quando Falstaff ha lasciato la scena e parlerà simulando una voce rotta dalla fatica di una corsa) Signora Ford, cos’avete fatto ! Siete svergognata per sempre !

ALICE (rispondendo a voce alta per farsi sentire da Falstaff) Ma cosa andate dicendo ?

MARTINA Con quel galantuomo di marito che avete, dargli di questi sospetti !

ALICE Ma di che sospetti state parlando ?

MARTINA Via, via, che non siamo nate ieri ! Vostro marito sta venendo qui con uomini, gendarmi ed il giudice di Windsor per stanare l’uomo che tenete nascosto in casa approfittando della sua assenza !

ALICE (simulando contrizione) Sono nata sotto una cattiva stella !

MARTINA Non c’è tempo da perdere. Sono corsa con quanto fiato avevo nei polmoni per venirvi ad avvertire. Se c’è davvero quest’uomo fatelo sparire. Se lo trovano, temo per la vostra reputazione, ma anche per la sua incolumità.

(alzando ancor più il tono della voce)  Tutti quegli uomini hanno giurato di darlo al giudice solo dopo averlo ridotto in fin di vita a forza di bastonate ed avergli cambiato i connotati del viso con la punta delle loro spade.

FALSTAFF (rientrando in scena) Un momento: ai miei connotati ci sono affezionato !

MARTINA Oh, mio Dio! Il cavaliere Falstaff ! Non avrei mai creduto ! Siete proprio un bel cavaliere onorato ! Venire ad insidiare le signore..

FALSTAFF  Non tergiversiamo signore mie, indicatemi la via di fuga.

MARTINA Ogni via di fuga vi è preclusa. Dalla strada non potete fuggire, vi vedrebbero. E, passando dal giardino finireste  proprio in bocca al lupo !

ALICE  (simulando un improvvisa illuminazione) La cesta, l’unica possibilità è che vi nascondiate nella cesta.

MARTINA (fingendo di non intendere) La cesta, cosa dici?

FALSTAFF (indicando la cesta vicino all’ingresso, riprendendo il suo buon umore) Già in quella cesta, sotto le lenzuola! Non era certo in questa circostanza che intendevo andarci sotto, ma lo farò ugualmente. (corre verso la cesta)

ALICE (scambiandosi un cenno d’intesa con Martina) Io tengo d’occhio la strada tu aiuta il cavaliere.

 

MARTINA (aiuta Falstaff ad entrare nella cesta) E bravo il cavaliere! Mandate a me una lettera con cui chiedete credito d’amore e poi passate ad incassare dalla signora Ford!

D’altra parte non sono che una povera vedova.  E ciò, vi fa pensare di poter fare con me il comodo vostro quando vi pare! Ma vi sbagliate!

FALSTAFF V’è stato un contrattempo. Venivo da voi, ma questa pazza mi ha imposto di fermarmi con lei; minacciandomi che se non l’avessi assecondata, avrebbe causato non so che scandalo..

MARTINA Lo scandalo, ve lo siete procurato lo stesso. Ed anche le botte!

FALSTAFF Oh, no!, vi prego signora. Per l’amore immenso che nutro per voi, e che vi dimostrerò al più presto, nascondetemi, copritemi, proteggetemi!, vi prego..

ALICE Sbrigatevi signora Page, cosa state confabulando..

FALSTAFF Vedete, com’è gelosa?

MARTINA (gli darà una pacca sulla testa, poi lo coprirà con le lenzuola e la biancheria sporca)  State giù!

ALICE  (gridando) Simplicio, Mohamed, venite !

SCENA SETTIMA

-Simplicio, Mohamed  e detti  –

SIMPLICIO Eccoci, eccoci. (avranno con loro  un’asta con la quale solleveranno la cesta)

SCENA OTTAVA

-Michelino, poi Ford,  Mingherlino, don Ugo, contadini  e detti  –

MICHELINO (irrompendo in scena, gridando) Signora Ford, signora Ford, arrivano!

ALICE (sorpresa) Chi arriva?

MICHELINO Vostro marito e tutti gli altri.

MARTINA (scambiando uno sguardo d'incredulità e di smarrimento con Alice) Cosa ?

 

(Mohamed e Simplicio non hanno ancora finito di sistemare l’asta sulle spalle che irrompe da destra, in scena, Ford seguito da don Ugo e Mingherlino. I contadini si terranno pronti all'evenienza. Le due donne indietreggeranno verso il portone d’ingresso. Michelino si rifugerà nel giardino).

FORD Bene signori !, se i miei sospetti sono privi di fondamento, sarò il vostro zimbello, l’avrò meritato. Prima, però, aiutatemi a cercare in tutti gli angoli della casa.

(ai servitori che stanno per uscire dalla scena passandogli davanti) Ehi, voi due: dove portate questo cesto?

SIMPLICIO Al lavatoio, signore; dalle lavandaie.

ALICE (preoccupata, assumerà un’espressione di risentimento)  Ma cosa t’importa dove la portano? Cos’è, ora non sono più padrona di organizzarmi senza il tuo permesso nemmeno nel fare il bucato?

FORD Non m’interessa del vostro bucato. Anche se, credetemi, avrei urgente bisogno di portare il mio onore al lavatoio per farlo tornare pulito. Ma ho paura che l’acqua del fiume non basterebbe a mondarlo. (Mohamed e Simplicio, approfittando del dialogo tra i coniugi,  escono con la cesta,  passando davanti Ford)  Ecco le chiavi dei miei appartamenti (le consegna a Mingherlino e don UGO) cercate in ogni dove. Seguitemi. (sale in casa, seguito dai contadini)

ALICE (appena il marito e gli altri sono entrati in casa, scoppia a ridere) L’abbiamo scampata bella!

MARTINA Dì piuttosto che c’è andata doppiamente bene: abbiamo burlato sia quel grassone che vostro marito.

ALICE A pensarci bene, hai ragione. Ma ho avuto un attimo di terrore quando mio marito ha fermato i nostri servi  con il cesto.

  

MARTINA Pensa anche alla paura che avrà avuta il grassone a sentire il respiro di tuo marito così vicino !

ALICE Non capisco come mai gli siano venuti questi sospetti. Non gliene ho mai dato motivo !

MARTINA Cercherò di saperlo. Però, ora, bisognerà mandare Giannina a chiedere scusa al cavaliere Falstaff, per il bagno fuori programma che tra poco farà.

E gli proporremo di tornare domattina alle otto, a prendere la meritata ricompensa.

ALICE Una ricompensa che sarà una ri-sofferenza !

(Alice e Martina rideranno  divertite  poi, al sopraggiungere di Ford, assumeranno  un’espressione afflitta)

FORD (Arrivando dal portone, rivolto a don UGO che lo segue) Nessuna traccia.

Chissà !, forse è solo un vanaglorioso. Eppure quell’altro giovane cavaliere mi aveva detto di stare in guardia..

MARTINA (che avrà sentito le ultime parole di Ford, ad Alice sottovoce) Senti, senti, il giovane Tommaso, quello che fa il cascamorto con mia figlia ha tramato alle nostre spalle. Venga a farsi vedere in giro che avrà anche lui il ben servito.

ALICE Ed allora, signor marito? L’unica ad aver perso la reputazione sono io, per colpa della vostra infondata gelosia!

DON UGO Sia fulminato ad probatfionem se, pro domo sua, abet homo nasconduto in aurea stanzorum, in vani armadiorum, in cassapancam o cassetta cassetorum !

MARTINA Amen !  (rivolto a Ford) Con tutto il rispetto, signor Ford, credo sia la primavera precoce a soffiarvi questi venti che vi agitano la mente. Ora non potrete impedire che vi si burli. Ma ci porremo rimedio.  Quando tornerà mio fratello dal Sussex, lo pregherò di portarvi con lui ad uccellare,  insieme a questi signori, se vorranno.  E speriamo che almeno nei boschi la caccia vi sia più fruttuosa.

UGO  Su me potete contare.

MINGHERLINO Io non posso rifiutare questo onore, se me lo chiedete voi, signora Martina, madre della signorina Anna Page! Oh, la signorina Anna.

(Sviene, Don Ugo lo rimette in piedi) 

FORD Vi chiedo di perdonarmi moglie cara..

ALICE (Facendo l’offesa) Adesso, mi chiamate moglie cara?  (con un moto di stizza) Martina ho bisogno di stare fuori di casa almeno per un paio d’ore..

MARTINA Ti ospiterò io. E nessuno di voi, cacciatori di fantasmi osi presentarsi a casa mia prima di cena! Andiamo Alice. (mentre lasciano la scena, dirà piano ad Alice) Andremo da Giannina ed organizzeremo la nuova ambasciata.

DON  UGO Le dtonne sono giustamente in collera con noi, per colpa fvostra, mastro Ford. Non fvi resta che invitarci tutti alla locanda a fare una bella befvuta.

FORD E sia, tutti alla locanda !  (tra se a bassa voce) Voglio proprio vedere come si giustificherà  quel cavaliere.  (escono Ford, Page, Mingherlino, don Ugo e i contadini)

(breve momento di pausa; si sentono le note di una musica barocca)

QUADRO SECONDO (II°): SPAZIO STRADA

SCENA NONA

-Tommaso e Anna –

TOMMASO (entrerà in scena contemporaneamente ad Anna, ma dalla parte opposta della ragazza cui andrà incontro bloccandola) Aspettate, dolce Anna..

ANNA Con voi  non voglio parlare..

TOMMASO Non siete troppo crudele?

ANNA Anche se volessi ascoltarvi, mio madre mi sconsiglia di parlare con voi.

Dice che visto che siete giunto qui con il cavaliere Falstaff, bisogna considerarvi come lui: un avventuriero.

TOMMASO E se vi dicessi che non lo sono e che la mia è una famiglia titolata?

ANNA Non è a me che dovete dire questo..

TOMMASO (prendendole la mano) Avete ragione. A voi dirò solo che siete accorta quanto crudele. Che ricambiate il mio sincero amore con altero sdegno. E pur sapete che senza un barlume d’illusione il mio cuore non sopporterebbe oltre questa vita. Troppo freddo è il sole del giorno, troppo buio e sciatto il firmamento la  notte, quando voi non ci siete a scaldare l’aria con la vostra bellezza e ad illuminare il cielo con lo splendore dei vostri occhi.

ANNA E’ inutile che continuate a sciogliervi  in versi, cercando di adularmi, cavaliere. L’amore che fa per me, è fatto di cose semplici.

TOMMASO (La bacia) Come questo?

ANNA (il suo viso è avvampato di rossore) Ah !, siete proprio un avventuriero, e come tale vi comportate. Io non vorrò più vedervi. (corre via)

SCENA DECIMA

-Falstaff e Tommaso  –

TOMMASO (vedendo entrare in scena, dalla parte opposta cui esce Anna, Falstaff con i panni bagnati e scomposti) Cavaliere Falstaff, ma come siete conciato ? Venivo da queste parti per vedere le tue gesta amorose ed ecco che vi trovo con le penne bagnate !

FALSTAFF Se le mie penne sono bagnate, le vostre non vi fanno di certo volare. Ho appena visto, mi pare, la vostra pollastrella fuggirvi via.

TOMMASO Non dubitare che tornerà. Ma ditemi piuttosto di voi, cavaliere ..

FALSTAFF Quel cornutaccio del marito è arrivato sul luogo dell’appuntamento con dieci uomini armati. Il mio primo impulso è stato quello di farli tutti fuori. Ma la dolce Alice, cominciò ad implorarmi: ti prego !, fallo per me, otterrai tutto ed anche di più. Ma ora fuggi, non farti trovare.

TOMMASO (guardando prima la casa e poi Falstaff inzuppato d’acqua) Da dove sei fuggito, dallo scarico della fontana ?

FALSTAFF  (con tono confidenziale) Concepii lo stratagemma di nascondermi tra alcune lavandaie che passavano per caso. Ma passo dopo passo una di loro cominciò a farmi l’occhietto. Io risposi con un pizzicotto, poi passai alle palpatine, poi ai bacini. Insomma quando arrivammo al fiume una di quelle fanciulle era ormai completamente aggrovigliata a me. All’improvviso la ragazza – una splendida ventenne ! – si accorge del sopraggiungere dei fratelli e del padre.  < Sparite o mi uccideranno >, mi supplica. Ed allora per non comprometterla, mi sono gettato nel fiume e, nuotando sott’acqua, ho raggiunto la riva due miglia più a nord.

TOMMASO Le spari sempre più grosse, cavaliere Falstaff. Ad ogni modo le nuotate in apnea ti valgono poco e ancor meno gli adescamenti delle lavandaie. Ti sei impegnato a sedurre una delle comari. Quanto alle lavandaie puoi fartene quanto vuoi, ma non ti servirà a vincere la scommessa.

FALSTAFF La conquista di quelle comari, consideratela cosa fatta. E’ solo questione di giorni. Ma ora lasciatemi andare all’osteria a cambiarmi di biancheria. (esce )

TOMMASO  Andate pure. Credo che l’aver messo sull’avviso il marito gli impedirà di avvicinare la signora Ford.  (tra se) Quanto a me, converrà ricorrere all’aiuto di Mohamed, per seguire meglio la mia Anna. (esce)

SCENA  UNDICESIMA

-Mingherlino, Giannina, poi Anna  –

GIANNINA Possibile che non siate capace ad affrontare la signorina Anna, di dirle qualcosa di carino ?

MINGHERLINO Certo che sono capace. Non sono mica timido, io. Ho solo paura delle sue risposte.

GIANNINA Guardate, eccola che arriva !

MINGHERLINO Oh, dolce Anna Page ! (sviene)

GIANNINA Ma che rammollito. Rinvenite ! (gli dà dei buffetti sul viso, Mingherlino rinviene e si rialza)

ANNA Cosa vi succede signor Mingherlino ?

GIANNINA Forza dite qualcosa !

MINGHERLINO Niente, signorina Page. Mi sembrava di aver visto una moneta a terra..

ANNA E voi, vi chinate per raccogliere una moneta che altri hanno gettato o persa ?

MINGHERLINO Che c’è di male ? Mio nonno dice che ogni lasciata è perduta..

GIANNINA (ridendo) L’arzillo vecchietto non si riferisce alle monete, santo ragazzo!

ANNA Sembra che lo zio Ugo ti abbia in simpatia..

MINGHERLINO Spero che così, sarà anche per voi.

ANNA Ne dubito.

MINGHERLINO Alle corte, madamigella! Io posso fare di voi una signora che vive meglio della moglie di un qualsiasi mastro di bottega. Da parte di mia madre, posso garantirvi una cucina grande e buone pietanze. Da parte di mio padre, soldi suonanti, sufficienti per andare al mercato tre volte alla settimana.

SCENA DODICESIMA

-Mohamed e detti  –

MOHAMED (entrando in scena alle spalle di Anna) Sono argomenti su cui voi molto riflettere signorina Anna. Con buona cusina e tanti soldi, voi diventare brava cuoca e vostro marito da Mingherlino passare a  mingherlone !

ANNA (ride) Io non ci tengo a diventare una brava cuoca.

(a Mingherlino) Fareste meglio adirmi cosa potete offrire voi e quello che – voi -, volete da me..

GIANNINA Forza, dite  le vostra volontà..

MINGHERLINO Oh, no. Non ho ancora l’età per fare testamento. E, non sono nemmeno malato. Anzi direi che sono proprio sano !

GIANNINA Ma non le volontà di testamento, ma d’innamorato. Insomma, cos’è che  chiedete alla signorina ..

MINGHERLINO In verità da parte mia non voglio niente, o quasi niente. E’ mio zio che vuol chiedere la vostra mano a vostra madre.

ANNA Senti, senti, mi fate la corte per conto di vostro zio ?

MINGHERLINO  No, che avete capito ? E’ mio zio che deve fare la corte a vostra madre per conto mio.

MOHAMED Queste porcherie non succedere negli harem !

MINGHERLINO Mi avete frainteso ! Io non volevo dire.. Insomma domandate a vostro zio, don UGO. Lui vi dirà cosa dovete fare. Io, per me, aspetto. O la va, o la spacca. Sono un tipo alla semplice io. Signorina, i miei omaggi. (esce)

ANNA (ridendo) Che tipo buffo.

GIANNINA Idiota vorrete dire ! Ed io che ci perdo il mio tempo.

ANNA Non datevi pena Giannina. Continuate a propormi mariti. E’ gentile da parte vostra. Ma io non credo che abbia voglia di sposarmi. Ora, però, è bene che vada. A casa mi stanno aspettando. Mohamed, accompagnami.

MOHAMED Prego, andare pure avanti. Io vi raggiungere in un minuto, signorina. Devo dire cosa urgente  a Giannina per conto vostra madre. (Anna, esce a sinistra. Mohamed si rivolge in tono confidenziale a Giannina) Giannina, il mio padrone Tommaso vi prega parlare bene di lui alla signorina Anna. Lui temperamento rude, da cavaliere. Ma suo cuore essere tenero, molto tenero. Ed amare, amare molto, su sua vita, Anna. Ma Anna non capire. Voi spiegare.

GIANNINA Hai detto queste frasi con certi occhi.. Ma lo sai che mi piaci proprio arabino mio. Se non ti avessero fatto il servizietto, ci farei un pensieretto. Torniamo ad Anna. Tu dici: spiegare. Una parola. Le  ragazze hanno cento grilli per la testa. L’hai sentito tu stesso che a sposarsi non ci pensa. E, poi, c’è la madre !, che ha in testa di farla sposare ad uno che abbia quattrini, come quel  dottore Caio.

E poi c’è da fare i conto con lo zio, che è anche il suo tutore. E lui è fermamente deciso a fargli sposare  questo Mingherlino !

MOHAMED E voi da che parte stare, aiutare Mingherlino ?

GIANNINA Un po’ per il signor Mingherlino ed un po’ il dottor Caio. Mi sento obbligata. Il dottor Caio mi ha dato un anello d’oro, Mingherlino alcune monete, sempre d’oro. Sono una povera ragazza senza marito e senza genitori, che per vivere deve sgobbare tutta la santa giornata.  Nella mia condizioni come faccio a rifiutare..

MOHAMED Il mio padrone non vuole obbligarti. Ma dice tu essere gentile e accettare da lui questo diamante. (gli consegna un grosso diamante)

GIANNINA Mamma, mamma! Ma questo diamante vale una fortuna. Di al tuo padrone che io mi obbligo da sola a fargli avere la signorina Anna e  a portale da parte mia anche un bacio.

MOHAMED Che bacio ?

GIANNINA Un bacio violento, così!  (abbraccia con forza Mohamed e lo bacia. Mohamed contraccambia, poi corre via)

(Giannina rimane per un istante senza fiato e come basita, per la stretta che ha avuta)  Io non sono molto esperta di eunuchi. Ma questo mentre lo baciavo, stringendo, stringendo.. Chissà ! Magari qualcosa dopo l’alleggerimento rimane.  Eh, già!, bisogna poi vedere quant’era il materiale all’origine. E, poi, non si può mai sapere. I contadini dicono che, a volte, gli alberi tagliati ricrescono. Sia come sia, a me quel morettino mi fa impazzire! Ma basta, andiamo dalle nostre comari a portare la risposta del cavaliere Falstaff. (si avvia verso la casa dei Ford, poi, tornando indietro, rivolta agli spettatori) A quel babbeo del cavaliere, dopo tutto quello che ha passato, è bastato leggere il bigliettino della signora Ford, e  si è subito acceso di passione. E domani mattina tornerà a casa della signora Alice, accettando il suo invito, convinto di concludere. Ma se conosco bene le allegre comari ho paura che concluderà questa nuova avventura peggio della prima volta. (esce)

SCENA  TREDICESIMA

-Ford e Don UGO –

FORD Vedi, vedi che non mi sbagliavo !

DON UGO  Ma siate serio, mastro Ford. Abbiamo cercato in lungo in largo e lui non c’era !

FORD Nel cesto!

DON UGO Cosa, un incesto ?

FORD (spazientito e arrabbiato) Nel cesto, era nel cesto: nel cesto  che ci è passato davanti.. sotto il naso. Se almeno avessi abbassato la testa per guardare, almeno le mie corna si sarebbero impigliate nella biancheria ed  l’avrei scoperto !

DON UGO (ridendo) Incredibile! Lui, così grasso nel cesto ?

FORD Eppure c’era. La locandiera mi ha confermato che è tornato alla locanda bagnato fradicio.

DON UGO Ma nel cesto c’erano panni asciutti, ancora da lavare.

FORD Simplicio e quel servo arabo, che portavano il cesto, lo hanno buttato nel fiume con tutti i panni da lavare.

DON UGO (ridendo con gusto) Senti, senti !

FORD E pensare che lo avevo tra le mani. Lo avrei sorpreso sul fatto, se non fosse andata quella buona lana di vedova ad avvertirla !

DON UGO La signora Martina ? Mia cognata  ? Anche lei complice della tresca ? . (pensoso) Ad memoriam : quell’arabo era prima alle dtipendenze del giovane amico di Falstaff..

FORD Svegliati amico mio, svegliati. Sotto il viso d’angelo le donne  nascondano un anima demoniaca. Nessuno ha mai saputo resistere alle donne nemmeno il diavolo!

DON UGO Un momento qui vfi sbagliate. Fu il diavfolo a indurre la donna in tentazionem. Scipture docent.

FORD Errato, amico mio, fu Eva a far perdere la testa al serpente e lui per averla le offrì la mela della scienza. Ecco come andarono le cose.

DON UGO (segnandosi) Smettela compare Ford di dire queste cose. Io non ci credto e non credto che le donne possano arrivare a tanto.

Si le nostre comari saranno allegre. Ma non sono capace di tradtirci.

E’ vero che si ha notizia di molte streghe e dtonne lussuriose nella nostra Inghilterra, ma mai qui a Windsor. Tranne monna Spavfenta passeri. Ma quella basta bastonarla il primo martedì del mese per farle perdtere tutti i suoi poteri.  (dopo una breve sosta, rasserenandosi) Comunque, ormai il pericolo è scampato.

FORD Scampato un corno ! Come sei ingenuo. Credi che le donne si fermino dinanzi agli ostacoli ? Lo hanno invitato ancora. Andrà a trovare mia moglie, domani mattina.

DON UGO Ma vfoi, come fate a saperlo ?

FORD (con tono confidenziale) Me l’ha confidato il cavaliere Falstaff.

DON UGO Fvoi mi prendete in giro!

FORD Per niente !  (fa segno a Don Ugo di avvicinarsi per parlargli in modo riservato) Mi sono fatto ricevere da Falstaff sotto falso nome,  professandomi suo amico. E lui mi confida in anticipo gli appuntamenti che gli propongono le donne.

DON UGO Senti, senti ! E cos’altro vfi ha raccontato ?

FORD  Mi ha detto di aver ricevuto, tramite quella sciagurata di Giannina, un biglietto con le scuse da parte di mia moglie che gli fissa  un nuovo appuntamento per domani mattina alle otto ! Ho detto a mia moglie che stanotte dormirò da voi perché domattina all’alba abbiamo deciso di andare a caccia. Così potremo preparare la trappola a quel grassone, senza dare sospetti.

DON  UGO E’ una storia che sa dell’incredibile. Ma vfoglio darvfi credito ancora una volta. Vfenite, andiamo a dirlo agli altri e faremo un piano per coglierli sul fatto domattina. Povfero fratello mio, se fosse vivo. Lo dicevo sempre, io, che dovevfa sposare una donna del suo paese, una pura bavfarese !  Se avfete ragione prenderemo i giusti provvedimenti. Meglio disinfettare l’albero, che essere costretti a tagliarlo alla radice, dice il provferbio. D’accordo, questa notte dormirete a casa mia e domattina andremo a caccia di bracconieri ! (escono)

 (La scena si farà buia per qualche minuto. Si sentirà, in lontananza, il suono di un flauto.)

QUADRO SECONDO(II) : SPAZIO CORTILE

SCENA QUATTORDICESIMA

E già mattino; il cesto con i panni sporchi è tornato al suo posto come nella scena prima. Alice scende dai suoi appartamenti nel cortile. Dalla parte del giardino sopraggiunge Martina. Poco dopo dalla strada, entrerà in scena Falstaff.

-Alice, Martina, poi Falstaff  –

ALICE Siete sicura che mio marito e don Ugo siano già partiti per la caccia ?

MARTINA  Da oltre mezz’ora. Me lo ha riferito il mio servo Mohamed.

Ormai avranno raggiunto il bosco e saranno intenti alla caccia.

ALICE  Guardate, arriva il cavaliere.

MARTINA Io, mi nascondo in giardino.

FALSTAFF (entrando, con la solita enfasi, avvicinandosi ad Alice per abbracciarla) Ecco che mi si fa innanzi l’aurora, nonostante il sole si sia già alzato da sull’orizzonte.

ALICE Come siete galante, questa mattina, cavaliere. Vi facevo di cattivo umore dopo l’involontario equivoco di ieri..

FALSTAFF (Cingendo per la vita Alice) Il vostro sincero rammarico ha cancellato ogni traccia del mio disappunto. Voi mi amate e tanto basta. Il mio unico desiderio è di dimostrarvi che io non vi sono inferiore in quanto a passione, che vi voglio stare sopra in tutto (fa per baciarla, ma Alice si ritrae)

ALICE Non qui cavaliere, dovete avere prudenza.

FALSTAFF A proposito di prudenza vostro marito è abbastanza lontano ?

 

ALICE E’ andato a caccia nel bosco.

FALSTAFF Dicono che ci siano molti animali con le corna nel bosco, ah, ah!

MARTINA (da fuori) Comare Ford, comare Ford !

ALICE Oddio!, ancora quella pettegola della signora Page.

FALSTAFF Mi nascondo in casa. Voi sbrigatevi presto, e poi raggiungetemi.

Mi troverete pronto in tutto e per tutto.. (esce, facendo inchini esagerati e spropositate espressioni mimiche con il viso che vorrebbero simulare smaniosi sospiri amorosi)

 

MARTINA (entra dal giardino, non appena vede scomparire dietro il portone Falstaff e apostrofa a voce alta Alice) Signora, siate sincera: chi c’è in casa con voi?

ALICE (a voce alta perché Falstaff, in casa, senta) Nessuno!

MARTINA (come sopra) Siete sicura?

ALICE (come sopra) Assolutamente.

MARTINA (come sopra) Meglio così!

ALICE (come sopra) Perché?

MARTINA (come sopra) Sta arrivando vostro marito. E’ stato preso di nuovo dalle sue fisime. Sale per la via con mio cognato, il giudice di pace, e quattro energumeni, imprecando al cielo con parole irrepetibili per una donna per bene. E incita tutti a prenderlo e a fargli.. non posso ripeterlo..

ALICE (come sopra) Prendere chi?

MARTINA (come sopra) Ma il cavaliere Falstaff.

ALICE (come sopra) Oh, misericordia!

MARTINA (come sopra) Ma voi, che problema avete? Non c’è nessuno in casa vostra ! Certo se fosse qui non avrebbe scampo e quello che gli vogliono fare..

ALICE (come sopra) Dite: quanto sono lontano ?

MARTINA (come sopra) Faccio prima a dirvi quanto sono vicini..

FALSTAFF (entrando tutto trafelato) Io vado..

MARTINA (ad Alice) Mi avete mentito un altra volta, signora Ford.

(fermando il cavaliere ) E voi, bel cavaliere !, avete perso le buone abitudini ? Non salutate più le signore.

FALSTAFF (a Martina) Vi chiedo perdono signora. Ma l’avete detto anche voi che è questione di vita o di morte.  Per l’amore che vi porto lasciatemi andare.

ALICE Allora , è vero che amate anche lei, cavaliere malnato.

(dà uno schiaffo a Falstaff)

MARTINA Dite di amare solo me, ma venite a trovare sempre lei.

(anche lei, dà uno schiaffo a Falstaff)

FALSTAFF Vi prego dulcinee del mio regno incantato, lasciate che fugga.

MARTINA Ma dove volete fuggire ? Se appena uscite per strada vi vedranno e per voi sarà la fine.

SCENA QUINDICESIMA

-Giannina e detti  –

GIANNINA Signore, signore, siete sorprese, rovinate! Il signor Ford, don Ugo, il giudice di Pace e tutti gli altri,  sono già all’angolo della strada e armati di bastoni si dirigono con molti uomini qui, per cercare il cavaliere.

ALICE (scambiando uno sguardo di sorpresa con Martina) Dove lo nascondiamo.

FALSTAFF Mi rimetto nel cesto.

MARTINA Se, come credo vostro marito ha un informatore, è il primo posto che guarderanno.

FALSTAFF In un armadio, in una cassa...

ALICE Rovisteranno ogni angolo !

GIANNINA Potremmo travestirlo !

MARTINA E’ un’idea. Ma come ?

ALICE Sento già le voci degli uomini..

FALSTAFF Fatemi nascondere sotto le vostre gonne..

MARTINA Cavaliere, vi facevo più coraggioso !

FALSTAFF Per me potrei affrontarli e spazzarli come dei moscerini. Ma non voglio compromettere le due signore.

GIANNINA Signora, avete ancora in casa i vestiti di monna Spaventapasseri ?

ALICE  Si, li ha lasciati qua il mese scorso quando era scappata in sottoveste per non farsi riconoscere. Povera vecchia, s’era fatto un drappello di paesani che voleva portarla dal giudice: dicevano che è una strega.  Ma credete che i suoi panni possano andar bene al cavaliere?

GIANNINA Come grassezza siamo più o meno lì.

FALSTAFF Non preoccupatevi. Se voglio posso entrare anche nelle vesti di un esile damerina ..

GIANNINA Quando c’è da darvele a gambe questo ed altro, vero cavaliere?

MARTINA Dove sono quei vestiti?

ALICE  Nel baule, nella stanza dei vestiti.

MARTINA Vieni Giannina, andiamo a travestire il cavaliere. (Martina, Giannina e Falstaff entrano in casa)

ALICE Si, andate e fate presto. Stavolta poco c’è mancato che lo scherzo finisse male. Speriamo che il travestimento riesca bene.

(dopo aver pensato un istante, scoppierà a ridere) Mio marito non può vederla quella vecchia. Ha minacciato che se l’avesse trovata ancora qui l’avrebbe bastonata. Per questo l’avevo fatta cambiar d’abito. Poverina, mi aveva fatto pena. Con la rabbia che avrà addosso, per non aver scoperto il cavaliere, credendola la Spaventapasseri chissà che botte gli darà, ah, ah, ah ! Contegno: arrivano. Sarà bene chiamare i servi e far portare via la cesta. Se, come penso, qualcuno informa mio marito di quello che succede qui, si fermerà ad ispezionarla e Martina guadagnerà tempo per ultimare il travestimento.

(gridando) Simplicio, Mohamed correte !

 

SCENA SEDICESIMA

-Simplicio, Mohamed, Alice  –

SIMPLICIO Eccoci signora.

ALICE Prendete il cesto e portatelo al fiume.

SIMPLICIO Scusi se mi permetto signora : c’è dentro ancora il cavaliere ?

ALICE No. Ma voi fate finta che ci sia. Voglio dire: nel portarlo fate finta di sostenere un gran peso, come la volta scorsa.

(Simplicio e Mohamed prendono l’asta, la passano sotto il manico della cesta, e la sollevano sulle loro spalle simulando di compiere uno sforzo)

SCENA DICIASSETTESIMA

-Ford, Dora, Don Ugo, contadini armati di bastoni, Mingherlino, e detti  –

FORD Adesso dovrete rimangiarvi le vostre canzonature don Ugo, perché vi darò la dimostrazione tangibile del disonore in cui è caduta mia moglie.

ALICE Ancora voi, marito mio? Non era sufficientemente colma la misura della vostra malsana gelosia? (ai servitori) E voi sbrigatevi, portate il cesto al fiume.

FORD Calma signora moglie. Voi due: posate questo cesto qui ai miei piedi e restate in fondo ad aspettare la vostra parte di bastonate, servi infingardi ! (prende la spada e con la punta tira su i vari pezzi di biancheria) Vieni fuori, cavaliere dei miei stivali !

ALICE (si avvicinerà alla cesta, la solleverà e ne rovescerà il contenuto per terra) Così fate prima !

DORA (sorridendo) Non c’è nessun cavaliere, signore. Lo dicevo io che vi sbagliavate. Cerca ben altro tipo di donne quel Falstaff ! Io lo conosco bene.

FORD (imbestialito) Sarà su di sopra. Andate voi tre. Io do un’occhiata nel giardino, poi resterò qui a sorvegliare l’uscita. Non la scamperà. (Don Ugo e due contadini saliranno in casa. Ford entra dal cancello del giardino, poi ne riesce subito dopo)  Qui non c’è.

(cupo e tormentato, rifletterà sul da farsi sotto gli occhi della moglie che ostenta sdegno nei confronti del marito, ma tradisce una certa ansia per l’evolversi della situazione)  Resterò qui in attesa. Chiunque uscirà da quella casa, sarà un uomo morto.  (lancerà uno sguardo carico di rabbia alla moglie)

ALICE (ostentando estrema calma, griderà verso l’interno della casa)

Martina!, lasciate che gli uomini guardino bene ogni angolo della casa. In quanto alla vecchia, portatela pure giù. Ormai è inutile nasconderla.

FORD Quale vecchia ?

ALICE Monna Spaventapasseri. (entra in casa, seguita da Dora)

FORD (adirato) Cosa ci fa qui quella vecchia ? Avevo ordinato di non farla più entrare in casa mia, quella strega !

DON UGO (uscendo dalla casa) Niente da fare ! Guardato ogni angolo, niente cavfaliere. Solo strega Spavfentapasseri !

MARTINA (a Falstaff, travestito, che viene avanti titubante) Venite monna Rosa, non abbiate timore, vi proteggerò io.

FORD (a Martina) Cosa proteggete voi ?  (al colmo della rabbia, rivolto a Falstaff che crede Spaventapasseri)  Vi avevo ammonita di non mettere più piede in casa mia. Visto che le parole non le ricordate, spero nel futuro ricorderete queste !

(prende un bastone e comincia a picchiare Falstaff che cercando di sfuggire ai colpi finisce per trovarsi dinanzi don Ugo)

DON UGO (prendendo a sua volta a picchiare con il suo bastone Falstaff) Confessate i vfostri turpi traffici, strega malorum, coneunda at diavolorum.  (ai servitori) E voi due, aiutate i vfostri padtroni.

(Mohamed e Simplicio  si uniranno a lui per picchiare Falstaff  che urlerà di dolore cercando di imitare le tonalità femminili.) 

MINGHERLINO (sopraggiungendo) Anch’io, anch’io voglio aiutarvi! Quando c’è da darle non mi tiro mai indietro anche se fossero cento contro uno !, io sarei il centunesimo. (si avventa contro Falstaff che, ormai, a mal partito, non sa più come fuggire)

MARTINA Dovreste vergognarvi tanti uomini contro una vecchia donna ! (si girerà a guardare Alice; le due donne scoppieranno a ridere.)

DORA (uscirà dalla casa trionfante) L’ho trovato!

(Ford si fermerà dal  bastonare Falstaff, e, imitato dagli altri, si precipiterà verso Dora. Falstaff ne approfitterà per fuggire)

FORD Dov’è?

DORA (rendendosi conto dell’equivoco) Scusatemi, signori. Intendevo dire che ho trovato il mio ventaglio (lo mostrerà ). Era da giorni che lo cercavo. Non ricordavo di averlo lasciato qui a casa vostra.

FORD E l’intruso?

DORA Con tutto il rispetto, gli intrusi sono nel vostro cervello, caro Ford. Chiedete scusa a vostra moglie, piuttosto, e a tutte le comari di Windsor che offendete con la vostra gelosia.

MARTINA Sarà meglio per voi, signor Ford. E quando tornerà mio fratello dovrete dargli ragione di questo vostro comportamento che mi offende in prima persona. Comunque, voglio essere generosa e, per rappacificare questi due coniugi, propongo che si vada tutti a casa mia. Venite Alice. Ed anche voi Mohamed e Simplicio, ci aiuterete a preparare.

SIMPLICIO (seguirà Martina, seguito a sua volta da Mohamed)  Subito signora.

MARTINA (avviandosi, quando sarà sul limitare delle scena, prossima ad uscire, sottovoce ad Alice) A questo punto sarà meglio dire la verità a tuo marito.

ALICE Hai ragione, ci leveremo un peso dalla coscienza. Mio marito sembra burbero, ma vedrete che capirà e ci si farà una risata.

(scoppiando a ridere) Del resto neanche io riesco a trattenermi dal ridere pensando alle bastonate  che ha prese il cavaliere..

MARTINA E non saranno le ultime. Mi è venuto in mente uno scherzo che potremmo fargli per svergognarlo dinanzi a tutti..

( Martina e Akice  lasciano la scena)

DON  UGO Allora, amico Ford, volete ammettere che le vostre sono fisime ?

FORD Lo ammetto. Eppure..

DON UGO Non più discorsi, signori. Tuffo è bene quel che finisce bene! E tutti i salmi finiscono in gloria!

DORA E la morte del Cervo è in salmì, con polenta e cicoria!  Tutti alla locanda che ve lo servo con vera gioia! (ridono tutti ed escono di scena)

Si sentirà il suono di un flauto

S I P A R I O

A T T O        T   E   R   Z   O

QUADRO TERZO

La locanda < Garter Inn >; stesso ambiente del primo quadro

SCENA PRIMA

 - Dora, Martina e Michelino -

DORA  Venite pure dentro, signora, il nostro cavaliere è andato a spasso con il dottor Caio. Ha dovuto ricorrere alle sue cure dopo le legnate.

MARTINA Non mi piace che quel Caio tratti il cavaliere. So che è qui perché vuole mia figlia in moglie. E, a dirvi il vero non mi dispiacerebbe dargliela. Ma con tutti santi crismi e con una dote adeguata. Non vorrei che quel sacco di lardo lo porti a cattiva strada.

DORA Se noterò qualcosa di strano verrò subito a dirvelo. Ma torniamo allo scherzo di ieri, avete, poi, detto tutto, al signor Ford ed a don Ugo ?

MARTINA Giunti a questo punto, non era più il caso di tirare ancora la corda con i nostri uomini. Mio cognato è facile tenerlo a bada, ma il signor Ford credo fosse molto arrabbiato.

MICHELINO Se non vi avvertivo io che stavo di guardia, l’ultima volata credo che le legnate oltre a Falstaff le prendavate pure voi donne !

MARTINA Tu taci, birbante.

DORA Vi devo confidare una cosa. E’ stato qui due volte a parlare con il cavaliere. E gli si è presentato con un altro nome.

MARTINA Si, ce lo ha confessato, anche lui aveva qualcosa da farsi perdonare.

DORA (scoppia a ridere) Se solo penso alla faccia di Falstaff truccato da Spaventapasseri, viene da ridere !

MARTINA Toh!,  ecco mio cognato, con tutti gli altri. Dove andate così di fretta, don Ugo ?

SCENA SECONDA

- Giannina, Don Hugo, Ford, Alice  e detti  –

GIANNINA Bene, ci siete anche voi, Martina ? Sto cercando di convincere il signor Ford a fare quest’ultimo scherzo al nostro cavaliere. 

FORD Giannina vorrebbe fissare per la terza volta un appuntamento al grassone, dicendogli che voi comari lo aspettate  a mezzanotte qui nel parco. Io non credo che abboccherà. Non si può essere cosi stupidi.

Don UGO Io invece penso che abboccherà anche questa vfolta. E’ un cialtrone vfanaglorioso.

ALICE  Non preoccupatevi, voi stabilite cosa gli si deve fare, che a convincerlo a venire nel bosco ci pensiamo noi.

DORA Bisognerà pensare a qualcosa di originale dopo la bagantura e la bastonatura. Se nò, sarebbe troppo ripetitiva !

Don UGO Repetita Juvant !

GIANNINA Ascoltate, credo di avere io la soluzione buona. Ascoltate:

Øvuole un’antica leggenda che il cacciatore Herne, che fu guardiacaccia della selva di Windsor, si aggiri a mezzanotte sotto quella quercia  con due enorme corna sulla testa, trascinandosi dietro un enorme catena che stride sul terreno emettendo un suono orrendo. La sua apparizione fa seccare le piante, fa diventare pazze le mucche. 

I nostri vecchi, ingenui com’erano, hanno sempre creduto a questa storia.

Don UGO Anche oggi c’è chi ci cretde. Ma non colgo  <nessum in casus>.

GIANNINA E voi, Don Ugo, se non tirate fuori il casus !

MARTINA Stai zitta.  Voi uomini mancate proprio di fantasia.  Diremo a Falstaff di farsi trovare qui, sotto la quercia a mezzanotte, con un bel paio di corna in testa in modo da sembrare Herne, così gli faremo credere nessuno oserà disturbarlo.

GIANNINA Che poi, era quello che avevo pensato io.

FORD Potrebbe funzionare. Ma è tutto qui, lo scherzo ?

MARTINA No, di certo. Non appena noi due (indicherà lei ed Alice) saremo giunte all’appuntamento, Anna, Michelino, con altri due o tre giovinetti, vestiti di bianco, di rosso, di verde, chi da folletto, chi da fata, chi da diavoletto, con corone in testa e sonagli in mano, sbucheranno all’improvviso . Noi faremo finta di essere impaurite e fuggiremo. Lui invece sarà circondato e gli chiederanno perché e come si trovi in quel posto all’ora del convegno di fate e folletti.

GIANNINA E, così come vuole la leggenda, finché non dirà la verità sarà punzecchiato con gli aghi e bruciacchiato con le torce dei folletti. Mi pare già di vederlo ! Ma adesso è bene che torni alla locanda, devo parlare con quel giovane studente. I miei omaggi, signori. (esce)

Don UGO E oltre ai punztecchiamenti, verrà bastonato con i randelli degli Elfi! Io voglio essere un Elfo!

ALICE E, quando avrà confessato le sue colpe, ci faremo riconoscere  e lo   accompagneremo fino alla locanda canzonandolo.

MARTINA Bisognerà istruire bene i ragazzi.

Don UGO Li istruirò io. Stavo già preparando con i miei scolaretti la recita di una commedia che ha scritto un mio amico, Gullielmo  Shekispirre. E parla di folletti. Il tutto è ambientato in una notte d’estate.

MARTINA Intanto io, Alice e Giannina andremo al negozio a comprare le stoffe e a scrivere la lettera per il grassone. Naturalmente non potrò lasciare mia figlia sola a casa. Non vorrei che a qualcuno venissero strane fantasie. La porteremo con noi e si vestirà da fata. Ho a casa un vestito di fata rosso che indossai qualche anno fa in una recita per la pasqua.

GIANNINA Sarà bene avere con noi anche Simplicio. Di quel vostro servitore arabo, non mi fido molto.

Ho a casa un vestito di folletto che fa per lui. Vado a prenderlo. Voi signora Alice dite a Simplicio di venirlo a prendere. (esce)

FORD Fate pure. Tu, cara moglie accompagna le donne  a casa nostra. Faremo le prove nel mio giardino. Adesso è meglio che vada. Non vorrei che il grassone mi veda in vostra compagnia.  Venite don Hugo (esce )

DON HUGO Andtate avanti signor Ford, vi raggiungo subito.

DORA Se mi permette, signora, un vestito bianco le starebbe meglio. Ne ho uno io che pensavo di mettere..

MARTINA A pensarci meglio, il mio vestito rosso andrebbe bene a te Dora.

DORA Bene. Allora voi fatemi avere il vostro rosso ed io preparo quello bianco per vostra figlia.

MARTINA Sicuro. Naturalmente vorrei provarglielo e al bisogno aggiustarglielo. Mando Mohamed a prenderlo. Poi io ti porterò personalmente quello rosso.

DORA D’accordo Martina. Vado subito a cercare il vestito. (esce dalla verso la cucina) 

MARTINA Adesso, però, sarà meglio affrettarsi.

ALICE Si, andiamo. (le donne si dirigono verso l’uscita )

DON UGO  (a Martina che sta uscendo) Per fvortuna sfiete ancora qui. Un minuto solo, cognata, vforrei parlarvi.

ALICE (a Martina) Fai pure con comodo. Io e Giannina, intanto, andremo a scegliere le stoffe e preparare il biglietto da scrivere per mandare l’ambasciata al grassone. (esce con Giannina)

MARTINA (ad Alice) Andate pure, vi raggiungo subito.  (a don Ugo) Ebbene, cosa c’è cognato ?

DON UGO  Vfoi sapete che io sono il tutore di vfostra figlia. Pertanto credo che mi tocchi dire l’ultima parola riguardo il suo futuro sposo.

MARTINA Don Ugo, se voi siete il tutore io sono la madre. E in questioni di cuore una ragazza non può avere altri confessori e consiglieri se non la madre. Voi, se proprio volete esserci d’aiuto, procurate una buona dote a vostra nipote. 

 

DON UGO Ma, signora, io..

MARTINA Ne parleremo un'altra volta, adesso devo andare la mia cara comare mi aspetta. (esce di fretta)

Don UGO Non c’è niente da fare. Queste dtonne sono furbe come il diavfolo. Ma  io escogiterò un marchingegno. Sfrutterò questo scherzo a Falstaff per far rapire la bella Anna dal buon Mingherlino. Mia cognata la porterà alla festa. E la vfestirà con un vestito di fata bianca. Bene procurerò che tutte le altre fate abbiano il vestito azzurro o vferde. Così, anche se mascherata Mingherlino potrà riconoscerla. La rapirà e la porterà in Chiesa dove il mio amico frate li sposerà. Una vfolta che saranno sposati la madre non potrà più metterci il becco. Sei grande Cartesio: penso quindi esisto ! Ecco la fvorza di noi intellettuali. Noi pensiamo !  (esce)

SCENA  QUARTA

ØAnna Page, Tommaso, poi Dora –

ANNA (si guarderà attorno con circospensione) Ed allora,  volete rivelarmi questo caso di vita o di morte per il quale mi avete strappato questo appuntamento ?

TOMMASO E’ il vostro amore, Anna cara.

ANNA Lo sapevo: mi avete ingannata. Pensavo ci fosse un motivo più importante. Se non sarei venuta.

TOMMASO Io, non vi ho affatto ingannato. E se non lo è per voi, sappiate che il vostro amore è per me la cosa più importante. E può darmi la vita : se voi lo accettate, la morte: se mi respingete.

ANNA Come siete tragico e romantico. Vi ho già detto che si vi preme tanto il mio amore non avete che parlarne con mia madre e con il mio tutore. Io mi rimetterò alle loro decisioni.

TOMMASO Quindi sposerete Mingherlino ?

ANNA E perché dovrei ?

TOMMASO Perché il vostro tutore ha deciso così. Ed io non avrò la forza di vivere se vi vedrò sposa a quel.. Mingherlino!

ANNA Come siete superbo. Chi dice che non sia un ottimo giovane, magari migliore di voi.

TOMMASO Quindi lo amate.

ANNA No, che non lo amo. Lo conosco troppo bene per poterlo amare.

TOMMASO Vedete che anche voi non lo giudicate bene ?

ANNA Si, ma non per questo si può dire di voi che siate migliore di lui. Sembrate un gentiluomo, con un’anima romantica. Mi avete promesso amore eterno. Ma chi siete ? Io non vi conosco, nessuno qui a Windsor sa nulla di voi. Per la verità l’unica cosa che si sospetta e che siate amico del cavaliere Falstaff. E basterebbe questo per far di voi un mentitore incallito.

TOMMASO Si, ho frequento Falstaff da parecchio tempo. Mi divertono le sue smargiassate e ancor più mi diverte assistere alle punizioni che raccoglie. Ma non sono certo della sua risma.

ANNA E di quale, di grazia? Chi siete?

TOMMASO Un giovane che via ama.

ANNA Signor giovane, questa vostra dichiarazione non è sufficiente a che io possa accordarvi il mio amore. Presentatevi solo quando potrete dirmi chi siete. (si avvia frettolosamente)

TOMMASO Ancora un minuto.

ANNA (uscendo precipitosamente di  scena) Non posso, sta arrivando qualcuno è meglio che vada.

TOMMASO Aspettate (le va dietro)

DORA (entrando con al braccio il vestito bianco da fata) M’era sembrato ci fosse qualcuno. (si guarderà attorno) Non importa. Il vestito sarà meglio lasciarlo qui, così quando viene Moamed lo trova già pronto. (lo adagia sul mobile, poi dopo essersi guardata attorno, esce)

SCENA QUINTA

ØDon Ugo, Mingherlino   –

Don UGO Caro ragazzo è il momento di dimostrare che hai fegcato !  Le dtonne hanno preparato un festino notturno che avverrà qui a mezzanotte. Mia nipote vi verrà mascherata con un vestito verde alla modta delle fate. Il vestito sarà bianco, lo avrà  dalla locandiera. Tu mascherati da folletto. Quando sarà il tuo turno per entrare in azione, sarò io ad indicartelo: allora prenderai per una mano Anna e la  condurrai alla Chiesa del Perdono. Troverai un frate pronto a sposarti. La parola d’ordine è: don Ugo mi manda, il signore comanda. Hai capito bene tutto?

MINGHERLINO Si, signore. Ma dove lo trovo il mio vestito da Folletto ?

DON HUGO Ci penserà mastro Luca. Va da lui, è lui che prepara e vfeste i folletti. Io devo tornare a casa ad organizzare. Non deludermi, ragazzo. (vedendo il vestito sulla poltrona) Guarda, eccolo il vestito che indosserà la signorina Anna: Fissalo bene nella tua mente.

MINGHERLINO Vedrete che riuscirò a spuntarla questa volta. Starò sempre vicino a chi indosserà questo vestito e al momento buono (farà il gesto di tirarla via) Oh, signore!; mi date una grande felicità. Arrivederci.(continua a fare inchini a Don Ugo che esce)

DON  HUGO Che notte sarà questa, che notte ! (esce dalla porta che da all’esterno dalla quale è uscito Mingherlino)

SCENA SESTA

ØFalstaff,  Caio, poi Giannina  –

CAIO Onorato delle vostre confidenze.

FALSATAFF Onore tutto mio. Adesso mi ritiro nella mia stanza. Ho avuto una giornata movientata. Ma cosa volete, ad ogni amore la sua pena. Io ne prendo due alla volta ! (esce dalla porta che da ai piani superiori sghignazzando)

CAIO Che pallone gonfiato. E’ mai possibile che queste comari siano così leggere di costumi ? Se così fosse dovrei tenere per la figlia della signora Martina. Come dicono gli antichi, tale mater tale filia.

GIANNINA (entrando con al braccio un vestito da folletto) Salve dottor Caio, devo parlarvi.

CAIO Si tratta della signorina Anna ?

GIANNINA Si !

CAIO Bene,  raggiungetemi nella mia camera su al primo piano. Girate dall’esterno non vorrei incontrare quel cavaliere che abita nell’altra ala.

GIANNINA Come volete. Di voi ci si può fidare, siete un dottore, un uomo di scienza.

CAIO Credo apprezziate di più il mio oro, ma venite pure. (esce dalla parte esterna)

GIANNINA (a voce alta) Dora !

Voce di DORA (dall’interno) Siete voi Fa-presto ?

GIANNINA Si. Ho portato il vestito per Simplicio.

Voce di DORA (dall’interno) Mettetelo sul divano e prendete quello bianco che vi ho preparato.

SCENA SESTA

ØGiannina e Falstaf, poi Simplicio  –

FALSTAFF (rivolto a Giannina, con rabbia) Voi! Adesso mi dovrete dare ogni spiegazione !

GIANNINA (che si stava dirigendo verso la poltrona si girerà verso Falstaff tenendo sempre al braccio il vestito) Non gridate cavaliere ! Non vi sembra di aver già messo abbastanza in difficoltà noi povere donne?

FALSTAFF Bella questa: io prendo le botte e le difficoltà sono vostre!

GIANNINA Ma che colpa hanno quelle sventurate se i nostri uomini, mariti e cognati sono così gelosi e sospettosi.

FALSTAFF Comunque ne ho abbastanza, tante grazie, saluti e baci. (fa per andare)

GIANNINA Non volete proprio leggere il biglietto che vi hanno scritto? Io l’ho letto di nascosto. Vi confesso che mi venivano giù le lacrime nel leggerlo. (sospirando) Come vi amano quelle due comari ! E voi, ingrato: tante grazie. Non le meritate proprio.

FALSTAFF E va bene, venite su nella mia stanza. Leggerò il biglietto.

GIANNINA Cavaliere, non vi sembra una proposta un po’ audace ?

FALSTAFF Sentite: in questo momento avere in camera una donna o un cinghiale mi farebbe lo stesso effetto. Oddio!, il cinghiale, nonostante tutto mi farebbe venire il languorino in bocca.. (ride) Venite pure su, senza paura.

GIANNINA (seguendolo sempre con il costume al braccio, rivolta al pubblico) Che animale volgare !

SIMPLICIO (entra e si guarda attorno) Mi sembrava di aver sentito la voce di Giannina.  (poi, a voce alta) Signora Dora !

Voce di DORA (dall’interno) Che c’è ? Siete voi Simplicio ?  Se siete venuto per il vestito lo trovate sul divano. Lo ha portato appena adesso Giannina.

 Ho capito, grazie. (si avvicina alla poltrona e prende il vestito da fata)

Un vestito da fata ? Ma che scherzo è questo ? Forse è qualche idea per combinarla a quel grassone. Ma perché non lo facevano indossare a Maomed questo vestito ?

Che fare, la padrona vuole così ! ( esce all’esterno portandosi via il vestito)

GIANNINA (rientrando con Falstaff)

DORA

Questo è il terzo appuntamento, vedrete che il numero dispari vi porterà bene.

FALSTAFF

(dando una pacca sul sedere a Giannina) Ma si,  evviva il dispari. L’amore porta di queste sorprese: si passa di disperato a disparato !. (da un’alta pacca sul sedere a Giannina)

GIANNINA

Scusate, ma con tutto rispetto, il mio sedere non è propriamente un tamburo.

FALSTAFF

(scoppia a ridere) Mi siete simpatica Giannina. Andate pure a dire alle comari che ci sarò e con il più bel paio di corna che si possano trovare. Le ruberò a quel becco del signor Ford che mentre io mi sollazzerò con la sua mogliettina sarà a cucinare per la festa ! L’avete pensata proprio bene. E’ in mezzo ad una festa dove tutti sono convinti di vederti che puoi nasconderti e fare i tuoi comodi. Ed io li farò e se li farò. Adesso vado subito a cominciare i preparativi. (esce dalla porta interna ridendo)

GIANNINA

E’ proprio un pazzo scatenato. Adesso andiamo a parlare con quel dottor Caio e vediamo se posso guadagnarci un altro anello d’oro. (farà per andare, poi ripensandoci)

Lasciamo il vestito da folletto qui sulla poltrona. Così se arriva Semplicio lo può prendere.

(esce)

SCENA SETTIMA

ØMaomed, poi Giannina e Caio  –

MAOMED

(Entrerà dall’esterno, ha al braccio un vestito di fata rosso) Signora Dora, essere in cucina ?

DORA

Sei tu Maomed ?

MAOMED

Si signora Dora. Io venuto a prendere vestito signorina Anna e portato il suo.

DORA

Mi brucia lo stufato. Fai da solo. Il vestito per la signorina lo trovi sul divano. Al suo posto, lascia il mio.

MAOMED

Farò come dice.

(si avvicina al divano, prende il vestito da folletto e depone quello rosso. Guarda più volte, perplesso il vestito che ha preso, poi esce all’esterno)

CAIO

Quindi era uno scherzo delle comari a quel grassone. Grazie Giannina. Mi sento più sollevato. E questa sera vi sarà un nuovo scherzo con una recita organizzata dove ci saranno fate e folletti. E la signorina Anna sarà vestita da fata. Però saranno tutti in maschera e non si potranno vedere i visi. (si fermerà a pensare) Di che colore sarà il suo vestito ?

GIANNINA

Non so se posso dirvelo..

CAIO

(mostrando un anello d’oro) Prendi questo mio piccolo omaggio. Vedrai che non ti pentirai di quanto hai fatto per me.

GIANNINA

(vedendo il vestito rosso sul divano) Eccolo, sarà vestita con un vestito rosso. Deve essere quello. La signora Martina lo avrà portato per farselo aggiustare da Dora.

(prenderà l’anello) ma adesso fatemi andare ! Forse non avrei dovuto dirvelo. (esce)

CAIO

Io ti avrò Anna dei miei desideri. Finalmente potrò vendicarmi del tuo genitore che sedusse la donna che avevo scelto perché fosse mia moglie, infrangendo i miei sogni. (si avvicinerà al vestito che accarezzerà dolcemente)

Sento già nel tessuto il tuo morbido giovane corpo.. Quando tutti saranno intenti a gabbare quel grassone io arriverò come un falco sulla fata rossa e lo condurrò via ! (esce)

DORA

(entrando) C’è qualcuno ? (si guarderà attorno) Sento sempre voci, poi quando arrivo non c’è mai nessuno.

(vedrà il vestito rosso) Ecco qua il mio vestito. Credo che mi starà bene. E chissà che il rosso non attiri qualche cacciatore di prede femminili.. Non sono poi da buttar via !

Bene, andiamoci a preparare, stanotte ce la godremo un mondo.  (esce)

Sipario

QUADRO QUARTO

- Il parco di Windsor. Sullo sfondo alberi con in primo piano una quercia; ai lati panchine, statue ed aiuole don fiori -

(Per breve tratto la scena sarà buia e si sentiranno le note di una musica barocca)

SCENA PRIMA

-Caio –

(apparirà vestito da diavolo) Questo mi sembra l’abito giusto per questa carnevalata e per i miei propositi. Mi nasconderò per capire quello che succede poi entrerò in azione. Nessuno mi riconoscerà. E al momento giusto, quando vedrò la mia fata rossa poco discosta dagli altri, piomberò come un falco e come è vero che sono l’esimio dottor Caio, rapirò la figlia di Page.

(si nasconde)

SCENA SECONDA

-Mingherlino e don Hugo, Simplicio, Moamed, Giannina e Dora –

MINGHERLINO

Fa un certo effetto pauroso questo giardino di notte. Prima mi è sembrato che un diavolo si nascondesse dietro i cespugli.

DON HUGO

Già tremi, Mingherlino ?

MINGHERLINO

Oh, no, don Hugo. Sono fermo e deciso. Con questo vestito di folletto nessuno mi riconoscerà. E quando la mia dolce Anna di bianco vestita apparirà..

(entra in scena Dora vestita da fata rossa) Oh! La signorina Page (sviene)

DON HUGO

Benedetto ragvazzo, rinvfetinite, rinvfenite ! (lo schiaffeggia, lo tira su e si nasconde assieme a lui dietro una statua)

SIMPLICIO

Ma guarda se dovevo vestirmi da fata ! Ed Anche con il rossetto alle labbra. Che schifo che mi faccio. Mi vedesse qualcuno di certi forcaioli che conosco, a quest’ora di notte..

MAOMED

(arrivando, nascosto da un mantello e da un cappuccio) Che splendida fatina io vedere !

SIMPLICIO

Stai a sentire Maomed io..

GIANNINA

(entrando dalla parte opposta con un vestito di fata azzurro, fa un cenno a Simplicio, che crede Anna) Oh, Oh!

SIMPLICO

(cercando di imitare la voce di donna) Pussi, pussi !

GIANNINA

Noi fatine dobbiamo stare da questa parte dietro gli alberi, signorina Anna.

(si nasconde dietro gli alberi)

 

SIMPLICIO

Ehi, Maomed, mi ha scambiato per la signorina Anna. Non sarà..

MAOMED

Stare zitto.

SIMPLICIO

Io non sto zitto un bel niente !

MAOMED

Il mio padrone dice: se tu stare zitto e fare voce da donna e quando arrivare qualcuno a prenderti per portarti via tu assecondi.. tu avere questo brillante. (mostra un brillante)

SIMPLICIO

Cos’è questa storia ? Chi dovrebbe venirmi a prendere ?

MAOMED

Mio padrone crede Mingherlino vorrà rapire fata vestita di bianco.

SIMPLICIO

Mingherlino.. ?? Se è come dici tu c’è da divertirsi ! Dammi questo brillante e starò muto come un pesce e andrò via con Mingherlino.

(facendo la voce di donna) Mi lascerò rapire da quel brutaccio ! (ride)

VOCE DI GIANNINA

Venite Anna !

SIMPLICIO

(imitando la voce di Anna) Subito, arrivo con Moamed. Vieni fustone ! (gli da un pizzicotto)

MOAMED

Stare fermo con mani o io riprendere brillante.. (va con Simplicio a nascondersi dietro gli alberi)

DORA

 (entrerà in scena e vedrà i due che vanno dietro gli alberi) Aspettate ci sono anch’io. (li segue)

SCENA  TERZA

ØFalstaff, poi Alice e Martina –

FALSTAFF

(entra travestito da cacciatore con un gran paio di corna in testa)

L’orologio ha battuto la mezza. Eccoti qui Falstaff-caprone nel tuo ambiente naturale.  Come Giove anch’io per avere la mia amante mi sono travestito da Toro. Potenza dell’amore che trasformi gli uomini in bestie. Giove per amore si trasformò anche in cigno. Ma io starei male come cigno.

Voce di FORD

(da fuori) Staresti meglio come maiale !

FALSTAFF

Chi ha parlato ? Dicono che a quest’ora della notte si aggirano i folletti. Non vorrei che mi scambiassero davvero per il fantasma del cacciatore Hern.

Ma che serenità, che solitudine. (più personaggi dai loro nascondigli emettono uno sternuto)

Eppure mi sembra come di sentire qualcuno.

ALICE

Sei qui, mio cervo maschio ?

FALSTAFF

Oh, la mia cerbiattina. Ecco che mi porti il solluzzero della notte. Piovano pure mandorle secche e amare o rospi rinsecchiti, con sterchi e letame, tu Alice darai sazietà alle mie vogliose brame. (l’abbraccia con forza, in modo scomposto, causa la voluminosa pancia e le corna che ostacolano i movimenti del viso).

ALICE

Perdonami gran cervo del mio cuore, ma ho voluto dividere questo momento con la signora Page. Vieni, pure Martina.

FALSTAFF

Ma si,  dividetemi tra di voi ! Scegliete pure: a chi il petto e a chi la coscia ?

Oppure (abbrancandole tutte e due) prendetevi una coscia per una.

(Lasciando la presa delle due donne) Un minuto, via queste corna (le toglie dal capo e le deposita a terra) che lascio in eredità a tutti i mariti traditi.

 (tornando ad abbrancare le due donne) ed ora sono tutto vostro. Seppellitemi, tormentatemi, seviziatemi.

(si sentirà un suono di corni)

MARTINA

(scostandosi, contemporaneamente ad Alice, lasciando crollare per terra Falstaff) Misericordia cos’è questo suono ?

ALICE

Che il cielo perdoni i nostri peccati.

MARTINA e ALICE

Fuggiamo, fuggiamo ! (vanno via di corsa)

FALSTAFF

Oh, che maledizione!  Sembra che il diavolo non vaglia farmi peccare.

(imprecando a voce alta) Cos’è Belzebù,  hai paura che il mio lardo colando t’impesti l’inferno !

 

SCENA  QUARTA

ØFalstaff, poi fate e satiro  –

ØIl satiro, mascherato, è don Ugo. Cinque sono le fate: la regina è vestita di bianco,  una è vestita di verde, una di giallo, una d’azzurro e due  di rosso.-

Regina delle fate

O fate verdi, azzurre e bianche, radunate qui a frotte

  per danzare  al chiaror di luna, all’ombra della notte

                                 ecco che giunge il momento solenne

                                 per cui lasciammo la dimora perenne

 

SATIRO

       Tfremate umani, zobbalsate cuori dissoluti.

Per chi non è onesto vita e beni szaranno perduti.

             Nell’oscurità noi puniamo le oscenità.

E, se decretiamo calamità, sarà per l’eternità.

FATE

Dicci Satiro cosa dobbiamo fare.

SATIRO

Recitziamo il madtrigale originale.

SATIRO E FATE

Nobis:

Sumus creature boscorum,

Fate bonorum

cum satiro latinorum

se umane creature incontrotum

daremo loro una passata di legnatorum !

SATIRO

Et ora facimus folletti accomparire:

Folletti, blasetti, micetti e merletti,

venite fora de boscorum,

come fopste sorciorum !

FALSTAFF

(che se ne sarà rimasto in ginocchio e con le mani sul volto) Ohi, Ohi, arrivano pure i folletti, ora si che sconterò i miei peccati.

SCENA QUINTA

ØFolletti e detti  –

FOLLETTI

(sono Mingherlino, Anna, Michelino)

Eccoci qui, eccoci qui!

Nel bosco trovammo una breccia.

Che si fa ? andiamo tosto alla quercia

Oh nostro satiro eccelso,

o cerchiamo un bel gelso ?

SATIRO

Megliorum è la quercia sita là

per nostrum rito con baccalà !

FALSTAFF

Non vorrei che scambiassero me per il baccalà..

FOLLETTI

Eccolo la, eccolo là

Abbiamo avvistato un gran baccalà.

SATIRO

Fermi folletti, quel baccalà respira !

FATE

Cosa ?    

Un umano sfida noi, creature del bosco ?

Si scopra all’istante se ha del buono o se è losco !

SATIRO

Provatelo fate con li ferri: pungete, pungete.

Se lui ridte è gentile,

se lui cgridta è meschino,

ed allora voi ancora pungcete.

Voi folletti, con fuoco di torce,

accarezzatagli li polpastrelli,

se sente dolore ed emette ululati 

è evidente che contro i fratelli commise peccati !

E voi ancora bruciacchiate !

FOLLETTI

Alla gogna i turpi ardori,

salsicciotti e pomodori,

alla gogna la lussuria,

bruciacchiamo la grassuria.

(con le torce toccano Falstaff nelle parti del corpo scoperte dai vestiti)

FATE

Pinziamo, punzoniamo, punzecchiamo,

le membra del peccator,   purifichiamo,

Ed or di vermi e cavallete fia richiamo,

la tua carcassa che l’hai nutrita invano.

(mentre le fate punzecchiano Falstaff, un primo folletto tira da una parte la fata vestita di verde un altro tira via la fata vestita d’azzurro. Le due coppie lasceranno la scena, Falstaff rimarrà sempre inginocchiato coprendosi il viso con le mani   )

FALSTAFF

(vorrebbe fuggire ma la paura lo tiene bloccato, le fate e i folletti lo punzecchiano e lo attizzano con il fuoco delle torce.)

No, pietà aiuto. Non ho nemmeno la forza di fuggire.

SATIRO

Avanzi il fantasma del guardiacaccia.

SCENA SESTA

ØCaio, Guardiacaccia e detti  –

GUARDIACACCIA

(è Ford  avvolto in un  lungo mantello, con ampio  berretto da cacciatore, che brandisce un enorme bastone)

Chi ci sfidò travestendosi da Herne,

gran bastonate soltanto può averne.

(colpisce ripetutamente Falstaff)

DON HUGO

E’ il momento che i romani raptiscono le sabine..

MINGHERLINO

(si avventerà sulla fata bianca e la tirerà verso l’esterno della scena) Perdonatemi fatina, ma me ne obbliga la mia matrina !

SIMPLICIO

(con la voce contraffatta a imitazione di Anna) Oh, violentaccio, giù le mani.

(lo asseconda ma lo tempesta di botte. Esce di scena con Mingherlino.

FALSTAFF

Pietà, pietà, mi pento dei miei peccati.

SATIRO

(cantando)

Confessa in latinorum e ti risparmieremus.

FALSTAFF

(cantando) Ho insidiatum  comarem  Windsorum.

SATIRO

(cantando) Dategli quattro legnatorum ! (Ford esegue)

CAIO

(si mette a saltellare, avvicinandosi alla fata rossa)

Ecco il momento tanto atteso. E adesso sarai mia. (tira via la fata rossa)

DORA

Ma cosa fate. Santi numi, non avrei mai creduto che venisse a rapirmi il diavolo in persona !

(esce trascinata da Caio)

DON HUGO

(a Falstaff) E come erant  este comarem  ?

FALSTAFF

(cantando) Allegrorum !

SATIRO

Falsorum ! Dare Legnatorum ! (Ford  esegue)

FALSTAFF

(cantando) Onestorum !

SATIRO

(cantando) Fermate bastonatorum ! (Ford  esegue)

E come te responderunt ?

FALSTAFF

(cantando) Me amabant !

SATIRO

(cantando)Falsorum ! Dare Legnatorum ! (Ford esegue)

FALSTAFF

(cantando) Me canzonarum  !

SATIRO

(cantando) Fermate legnatorum ! (Ford esegue)

             Raccontaci comem !

FALSTAFF

(cantando) In primis me gettarunt at fiume et in secundis me fecerunt bastonare de santa ragionem!

SCENA QUINTA

ØMaohmed, Alice, Martina e detti  –

MARTINA
Bene. Vedo che adesso avete capito il nostro spirito. Signor cognato, signor Ford, penso che possiamo concludere qui il nostro scherzo.

FALSTAFF

(aprendo gli occhi e componendosi) Lo avevo capito che era uno scherzo. Ma siccome sono un gentiluomo ho perso e accetto la sconfitta.

ALICE

Se è così, ciò vi fa onore, cavaliere.

 MARTINA

Ed infondo avete detto bene che siamo delle - allegri comari -. Perché cari mariti l’onesta non va d’accordo con la tristezza e la musoneria.

ALICE

(a Ford) Avete sentito, caro marito ? Non siate dunque più musone o geloso.

FLSTAFF

Ma voi siete Brook !

FORD

Sentito moglie ? Sarò costretto proprio a provare la gelosia. Perché questa notte dormirete con il signor Brook cui vi consegna il lauto cavaliere Falstaff !

DON UGO

(togliendosi la maschera di satiro)

In ogni caso da ogni punto di vista le corna toccano a vfoi cavaliere. Pertanto rimettetele.

(tutti ridono, Falstaff si rimette le corna)

SCENA SESTA

ØMingherlino, Simplicio,  e detti  –

MINGHERLINO

(entrando di corsa, inseguito da Simplicio) Aiuto, aiuto ! Salvatemi da questo bruto.

SIMPLICIO

Vieni qui cuoricino mio, ora che siamo sposati mi tocca il bacio !

DON UGO

Cos’è mai questa burla ? Mingherlino avfete fallito anche questa volta ! Dov’è mia nipote ?

MINGHERLINO

Non lo so, don Ugo. Io ho fatto quello che mi avete detto. Ho preso per mano la fata vestita di verde come avete detto voi e l’ho portata dal prete. Ma quando disse di scambiarci gli anelli toccai delle mani pelose, le tolsi il cappuccio e mi accorsi che era questo omone schifoso !

SIMPLICIO

Schifoso sarete voi !

FALSTAFF

Vedo che uno scherzo le fate lo hanno fatto anche a voi don Ugo.

MARTINA

Vergognatevi cognato, voi diacono ! Bell’esempio date. Per fortuna le cose non sono andate come  volevate voi. Mia figlia ha indossato un vestito rosso.. Ma dov’è ? Non c’è nessuna fata con il vestito rosso qui !

SCENA SESTA

ØDora e  detti  –

MICHELINO

Guarda mamma, ne arriva una !

DORA

L’ho indossato io il vestito rosso, per mia sfortuna.

E ci ho guadagnato che il signor Caio ad un certo punto mi si avvicina e mi fa <Pizzi, pizzi, ciccia bella >. Io mi giro sorpresa dalla sua parte: ed ecco che mi afferra con violenza e mi trascina via. Mi ha portato alla locanda, nella sua stanza. Sulle prime facevo resistenza e lui scalpitava come un torello. Poi ho detto, ma si, ho avuto così poco nella mia vita. In fondo è un dottore. E mi sono abbandonata a lui.

Ma quando, ormai soli, dopo avermi alleggerito un po’, mi ha  tolto anche il cappuccio e il velo ha  gettato un urlo che mi ha fatto diventare sorda.

< Diteglielo alla signora Page che non la credevo capace di uno scherzo simile. Addio. Via da questa Windsor e dalle sue spiritose donne ! >, mi ha gridato in faccia. Poi prese il suo cavallo ed andò via. Anche lui senza pagare il conto. Come fa usualmente il cavaliere Falstaff: questo bell’imbusto che non più tardi di cinque anni fa mi aveva promesso di sposarmi.

MARTINA

Lo conosco bene quella specie di dottore. Il mio povero marito me l’aveva detto che era un uomo infido. Ma i suoi soldi mi tentavano.. L’hai scampata bella anche in questo caso figlia

mia ! Ma, un minuto!, Anna !, insomma dov’è mia figlia ?

ANNA

(facendosi avanti e togliendosi il cappuccio) Non temere, sono qui mamma !

MARTINA

(tirerà un sospiro di sollievo, assieme ad Alice) Dio sia lodato ! Ma cosa significa questo abito da folletto ? Io ti avevo preparato quel vestito bianco che indossa Simplicio ! Vatti a fidare dei servitori.

SIMPLICIO

Un momento signora ! Io non c’entro niente. Ho preso il vestito per errore. Arrivo alla locanda e chiedo: dov’è il mio vestito ? E Dora mi risponde: sul divano. Guardo e ci trovo questo vestito da donna, bianco !

DORA

Dalla cucina avevo sentito Giannina che mi diceva di aver portato il vestito per Simplicio..

GIANNINA

Si, io ero entrata in Locanda, ma mi sono portata dietro il vestito, ma quel grassone mi ha trascinato nella sua stanza ed il vestito mi è rimasto in mano..

FALSTAFF

Adesso finisce che la colpa è sempre mia. Io ho solo il torto di essere sentimentale, ma di queste pagliacciate proprio non so niente..

MAOHMED

(Toglie il mantello ed il berretto da folletto) Posso spiegarvi tutto io.

DON UGO

Sarà bene che ti spieghi, musulmano. Da quando sei in casa di mia cognata succedono cose strane. Bada bene a ciò che dici perché, per la tua posizione rischi la forca.

TOMMASO

Allora, prima di parlare, sarà bene cambiarmi grado e condizione. Io non sono musulmano e non sono servitore. (toglie trucco e veste)

GIANNINA

Il giovane amico di Falstaff ! Lo dicevo io che non era tanto eunuco..

TOMMASO

Simplicio aveva capito di aver preso il vestito sbagliato. Ma io ero venuto a conoscenza del progetto di Mingherlino di rapire la signorina Anna e approfittando del mio ruolo di Maomed ho convinto Simplicio..

GIANNINA

Magari con qualche brillante..

TOMMASO

Magari.. ha indossare lui la veste bianca.

ANNA

Quindi in tutto questo tempo vi siete finto il mio servitore e mi avete sorvegliata anche in casa mia !

SIMPLICIO

E, Già!, con la scusa che gli avevano fatto il servizietto, non lo controllava nessuno.

ANNA

Siete semplicemente….!

MARTINA

Ed io che stupidamente vi affidavo la mia bambina !

TOMMASO

Come voi stessa dite, signora, avrei potuto portarla via, visto che come Moahmed  godevo la fiducia della ragazza.

Ma io l’amo. Con il cavaliere Falstaff avevamo, per burla, fatto una scommessa. L’avrebbe vinta chi dei due sarebbe riuscito a sedurre una dama di Windsor. Con questi propostiti mi ero avvicinato ad Anna.

Ma presto sono subentrati in me prima il rispetto, poi l’ammirazione ed infine l’amore. E questi sentimenti non mi hanno permesso di far nulla che nuocesse al suo onore.

Ed ora, se la signorina Anna acconsente, visto che le ho mandato all’aria ben due matrimoni, io

Ho l’ardire di chiederla in moglie !

ANNA

Mai !

FORD

Un minuto, non precipitiamo. Voi chiedete la mano della signorina Anna. Ma come fa la signora Martina a darvi una risposta? Noi non sappiamo nulla di voi. Tranne che siete arrivato qui con questo brutto ceffo del cavaliere !

FALSTAFF

Ma perché mi si tira sempre in ballo ! Sono diventato il rifugio peccatorum !

ANNA

Si diteci chi siete, così potremo denunciarvi !

TOMMASO

Bene, nonostante questa strana amicizia con il cavalier Falstaff, io sono Tommaso, principe di Kent, nipote di sua altezza reale, Enrivo IV, vi chiedo, signore Page, la mano di vostra figlia. Questo anello, signor Ford (lo mostra a Ford) con il sigillo della casata dei Kent vi testimonierà del mio grado e del mio casato.

MARTINA

Rimango senza parole, mio signore. Cosa vi devo rispondere ? Se mia figlia non ha nulla in contrario..

TOMMASO

(inginocchiandosi) Madamigella Anna, lascerete ancora soffrire a lungo il mio cuore.

MARTINA

Allora, figlia mia ?

GIANNINA

E sbrigatevi..

ANNA

Io..(una pausa)  lo voglio !

Don UGO

Evvfifa, Evvfifa. Faremo le gran nozze !

MINGHERLINO

Ed io sarò il cerimoniere. Corpo di mille balle nessuno è più capace di me a dirigere le cerimonie. Quando pensate di farle celebrare ?

TOMMASO

(dopo aver abbracciato Anna) Domani: e voi siete tutti invitati.

TUTTI

Evviva !

GIANNINA

E dire che quando era Maohmed l’avevo a tiro.. che stupida che sono stata. Comunque sarebbe finita.. sarei stata con un Tommaso di Kent !

FALSTAFF

Lo sapevo ch’eravate bigherellone come vostro cugino Rigo. Qua la mano Tommaso: amici come prima.

TOMMASO

No, Falstaff. Le vostre smargiassate mi hanno stancato. E siccome avete un debito nei confronti della locandiera io ordino che per i prossimi dieci anni restiate al suo servizio come cuoco. E darò ordine che se abbandonate la sua locanda, verrete arrestato e giustiziato.

FALSTAFF

Ma se è solo questo.. io la sposo pure la mia Menergilda. Andiamo cuore mio. I desideri del mio Tommaso per me sono ordini. Tanto più che un tempo voi mi amaste..

DORA

Ora non più. Mi servite come cuoco. Pertanto tenete le mani a posto.

FORD

Un minuto, egregio principe Tommaso. Tra qualche giorno saremo tutti alla vostra festa, ma non consente vossignoria che stanotte si finisca la nostra ?

TOMMASO

Certamente nobili gentiluomini. Voi Falstaff indossate le corna che ben vi si addicono. Voi Folletti e voi Fate tornate a cantare e punzecchiarlo e avviamoci tutti alla locanda. E così finiremo in allegria questa commedia, come si addice alle allegre comari di Windsor !

 

FINE


[1] Romeo e Giulietta, atto II°, scena II°

[2]Romeo e Giulietta, atto III°, scena V°

[3] parola volutamente errata  da parte di Giannina che vuol farsi credere ingenua e ignorante da Falstaff.