Far l’amore non è peccato

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Campionato di calcio

ovvero

Far l'amore non è peccato

Due tempi in sette quadri

1935 

Non rappresentata

PERSONAGGI

(in ordine di apparizione)

Gerolamo

Attanasio

Goffredo

Jolanda

Barbarossa

Felzinelli

Signora Alberimi

Signor Albertini

Il Portalettere

Il Capotreno

Un Contadino

Luigi

Il Parroco

Lucia

Tremalaterra

Primo pastore

Secondo pastore

Tito

Innamorati

Il Controllo

Primo

Secondo

Terzo

San Pie di Leone

Angioletto

Cherubino

Angeli

Prima Anima

Anima d'un gelataio

Seconda Anima

Angioletti

In ogni città dove si rappresenta questa commedia, i nomi del­le due squadre di calcio possono essere sostituiti con nomi di squadre locali, o comunque di squadre realmente esistenti e antagoniste fra loro, che particolarmente interessino il pubbli­co locale.

primo tempo

Quadro primo      

Salotto in casa di Goffredo e Jolanda  (eventualmente siparietto)

I.

Gerolamo e Attanasio.

Gerolamo  (steso in una poltrona, con le gambe appoggiate su un tavolinetto) Che vita da   cani, però, la mia! I padroni se la spassano e io sto qui a faticare. Io sfacchino e loro si             di­vertono.

attanasio            Sono lussi che si possono permettere i signori che hanno due servitori.

Gerolamo            Hanno un solo servitore, e sono io. Tu dimentichi troppo facilmente che   sei soltanto un mio servitore privato. I padroni mi consentono di tenere un servitore e             io, da quel­lo che essi mi pagano, pago te. Potrei non farlo e accollarmi tutto il servizio.

ATTANASIO            E invece fai fare tutto a me. Questo è uno sfrutta­mento, però.

Gerolamo           Caro, nessuno ti vieta di prendere a tua volta un servitore. Potresti            pagarlo con una parte del salario che io pago a te.

attanasio                        Sì, c'è da scialare! Poi il mio servitore se ne paghe­rebbe un altro per          conto proprio e andremmo avanti all'infi­nito. Vai, vai.

Gerolamo                       Intanto, io sgobbo e loro si divertono.

Attanasio                       E dàgli! Sono io che sgobbo. Tu non fai niente tut­to il giorno.

Gerolamo            È lo stesso, caro. Tu sgobbi per conto mio. Io sgob­bo per interposta          persona. Anche oggi che è domenica. Sono andati alla partita di calcio. Tra poco            torneranno a casa neri. Perché se lui parteggia per una squadra, lei parteggia per l'altra,             allo scopo di fargli rabbia; e viceversa. Ognuno dei due non desidera tanto la vittoria           della propria squadra, quanto la sconfitta della squadra per cui parteggia l'altro.   Ognuno dei due gode a veder soffrire l'altro e soffre se l'altro canta vittoria. Eh, i        padroni non se l'immaginano, ma noi servitori li conosciamo molto bene!

ATTANASIO            E come!

Gerolamo            Tu non sei il servitore loro. Sei il servitore mio, vuoi capirlo, sì o no?         Uso il plurale, ma mi riferisco a me: i padroni sono, per noi servitori, come un libro         aperto e noi siamo per essi delle sfingi, degli enigmi.

ATTANASIO            Proprio così.

Gerolamo            Ma che c'entri tu?

Attanasio            E va bene: tu sei una sfinge per i tuoi padroni, io so­no una sfinge per te.

Gerolamo            Vuoi vedere come li conosco io? Scommettiamo che appena tornano a                  casa litigano?

Attanasio            Bella scoperta, litigano sempre, dopo la partita.

Gerolamo            Ma scommettiamo.

Attanasio            Scommettiamo pure. Mille lire. Io dico che litighe­ranno.

Gerolamo            Anch'io. Se litigano, tu mi dai mille lire.

Attanasio            E tu ne dai mille a me.

Gerolamo            E se non litigano? perdiamo tutt'e due la scom­messa.

ATTANASIO            Allora, speriamo che litighino. Rumore di porta che s'apre.

GEROLAMO            Eccoli.

            S'alzano e fingono di rassettare.

II.

Detti, Goffredo e Jolanda. Poi Servitori via.

Goffredo (tra sé, entrando con Jolanda)   Quello che mi fa più rabbia è il pensiero che         quest'imbecille vicino a me è felice e fiera, manco avesse vinto lei. Come non potevo       sopportare i suoi scatti di trionfo per i successi della «Roma»! E quello che addirittura        mi faceva imbestialire era quando mi guar­dava con ipocrita costernazione, esultando        in cuor suo a ogni punto dei vincitori.

Jolanda  (tra sé)   Voglio godere un più raffinato piacere attiz­zando con arte l'ira di mio       marito. (Forte) È stata proprio sfortunata la «Lazio»: perdere, malgrado i favori       dell'arbitro!

Goffredo L'arbitro parteggiava in un modo vergognoso per la «Roma». È stato pagato.

            Jolanda Caro, quel che è giusto è giusto. Non si può negare che oggi l'arbitro non            aveva occhi che per le colpe della «Roma».

Goffredo Ma se ha lasciato passare un fallo di mano in area di rigore! Se il primo punto       della «Roma» era un fuori giuoco evidentissimo!

Jolanda    Andiamo! Credi che non vedessi anch'io? E credi che il pubblico l'avrebbe           sopportato?

Goffredo Questo pubblico è camorrista e anticavalleresco per eccellenza.

Jolanda                Ma tutti i pubblici si appassionano.

Goffredo             Nelle altre città c'è una ben diversa educazione spor­tiva, mia cara. Qui      siete tutti maleducati e prepotenti. Gli arbi­tri lo sanno e hanno paura d'essere bastonati. Del resto, basta vedere il popolo: tutti ubriaconi delinquenti.

            Jolanda (riscaldandosi) Non cominciare a offendere, al solito, tutta la città. Dovresti       almeno rammentarti che appartengo anch'io a questa città. Idiota!

Goffredo              Arbitro cornuto!

Jolanda               Basta! Ne ho fin sulla cima dei capelli della tua vol­garità.

Goffredo             E io della tua insolenza

Jolanda                Allora finiamola.

Goffredo              Vado a chiamare un avvocato. (Via.)

III.

Gerolamo e Attanasio, poi Jolanda.

Jolanda               Ne chiamo anch'io uno. (A Gerolamo, che entra se­guito da Attanasio)       Un avvocato, subito! (Via.)

Gerolamo indica il telefono ad Attanasio.

Attanasio            Qual è il numero per le chiamate agli avvocati?

Gerolamo            Zero quattro.

Attanasio     (fa il numero) Un avvocato in Via Garibaldi al 10... 21-315. (Riaggancia. Il   telefono squilla.) Sì. Grazie. (A Jo­landa) Viene subito.

Gerolamo     (ad Attanasio)   Tira fuori mille lire.

Attanasio            Eccole. E tu tirane fuori mille per me.

Gerolamo            Tieni. Adesso scommettiamo che fanno pace?

attanasio            Scommettiamo. Se fanno pace tu mi dai mille lire.

Gerolamo                        E tu ne dai mille a me.

attanasio            Ma possibile che devi scommettere sempre la stessa cosa che                                 scommetto io?

Gerolamo            E tu scommetti che non fanno pace.

attanasio                       Già, per perdere!

Gerolamo            E vuoi che perda io?

attanasio            Ma allora non c'è gusto.

Gerolamo            Be', c'è meno gusto, ma un po' di gusto c'è sempre.

          Suonano alla porta.

Jolanda    (entrando)             Gerolamo, ma non sentite suonare?

Gerolamo (ad Attanasio)     Attanasio, ma non senti? Va' ad aprire. (Attanasio via.)

            Questi servitori sono una disperazione!

Jolanda                     A chi lo dice!

IV.

Jolanda, Gerolamo, Attanasio, l'avvocato Barbarossa. Poi Gero­lamo e Attanasio via.

attanasio   (annunzia a Gerolamo)      L'avvocato Barbarossa.

Gerolamo            (Annunzia a Jolanda) L'avvocato Barbarossa. (Via con Attanasio, che gli cede     il passo servilmente, gli apre la porta, ecc. Gerolamo si dà sempre grandi arie col suo      servi­tore privato.)

Barbarossa        Buongiorno, signora. Che è successo? Me lo dica a poco a poco perché     io sono ipersensibile e un'impressione troppo forte potrebbe essermi fatale.

Jolanda                 Niente di grave.

barbarossa        Non vuol dire. Anche una buona notizia, se data all'improvviso, può         uccidermi. È un male di famiglia: mio nonno morì quando sua moglie gli disse d'aver      perso un por­tafogli; mio padre morì quando mia madre gli disse d'aver trovato un       portafogli. Avevo due zii: l'uno morì quando sep­pe ch'ero stato promosso agli esami, l'altro morì l'anno suc­cessivo quando seppe ch'ero stato bocciato. Mi restava un   cugino: un giorno seppe d'aver vinto 80 milioni alla lotteria, e gli si paralizzò tutta una        metà del corpo; l'indomani seppe che s'era perduta la matrice del biglietto e gli si            paralizzò l'altra metà.

Jolanda     Ma io non debbo darle né una buona né una cattiva notizia. È una cosa     semplicissima.

barbarossa        Non significa. La minima emozione può darmi una sincope.

Jolanda  (tra sé)   Io non ho il coraggio di dirglielo. Dovesse morirmi in casa?

barbarossa        Mi prepari con una certa forma.

Jolanda                è una responsabilità troppo grande. Preferisco aspet­tare mio marito.

barbarossa   (comincia ad agitarsi)   Ma allora mi fa pensare che si tratti d'una cosa           grave. Vede? Già comincio ad agi­tarmi.

Jolanda     No, no, per carità. Si tratta di... (Esitante) Separa...

Barbarossa  (tenendo le mani pronte per tapparsi le orecchie)  Avanti.

Jolanda  (spaventatissima)  ... zione legale.  (Barbarossa resta impassibile.) Non le

            fa male?

Barbarossa (olimpico)   E che mi frega?

Jolanda     Sia lodato il cielo.

Barbarossa  (pronto a tapparsi le orecchie)  Ed ora, il motivo della separazione.     (Comincia ad agitarsi)             Adul...

Jolanda     No, niente adulterio.

barbarossa        Respiro. Ho avuto paura per un momento d'una crisi. Bene, bene; allora,   niente di grave. Temevo peggio. In­compatibilità? Litigi?

Jolanda                Una discussione.

barbarossa       Violentissima?

Jolanda               Non le farà male se le dico di sì?

Barbarossa        No, se è stata soltanto una discussione.

Jolanda                È stata la goccia che fa traboccare il vaso.

Barbarossa       E a proposito di che, questa discussione? Piano piano.

Jolanda               A proposito (esita) della partita di oggi.

barbarossa        Guardate un po' se si deve mettere a repentaglio la pace familiare

                        per simili bazzeccole.

Jolanda    Ha cominciato mio marito. Per provocarmi, non per altro, ha detto che l'arbitro    parteggiava per la «Roma».

Barbarossa        Certo, non era troppo tenero per la «Lazio».

Jolanda                 Ma come? Se le ha concesso un punto non valido! L'hanno visto tutti.

Barbarossa        Non dica sciocchezze, signora mia. La «Roma» ha vinto unicamente per   i favori dell'arbitro, il quale, evidente­mente, aveva avuto disposizioni superiori per         agire nel mo­do scandaloso come ha agito. C'ero anch'io alla partita. E sebbene non     abbia guardato, perché mi fa male, pure sono stato informato di tutto.

Jolanda    E vedo che anche lei è un camorrista.

Barbarossa  (agitandosi)         La sincope!

Voci all'esterno.

Jolanda     Zitto. Credo che sia arrivato mio marito. Almeno non mi dia torto con lui. barbarossa      Io farò il mio dovere di avvocato, ma come uomo e come cittadino    debbo dirle che la «Roma» è un'accolta di palloni gonfiati.

Jolanda     La «Lazio» è una squadra di cani.

barbarossa        (agitandosi)                La sincope!

Jolanda    Crepi!

V.

Detti, Goffredo, l'avvocato Felzinelli, e i coniugi Albertini.

Goffredo (entrando con l'avvocato Felzinelli e coi coniugi Al­bertini) Ecco il mio        avvocato. Ho incontrato anche gli Al­bertini che venivano da noi a prendere una tazza          di tè. Così, mentre gli avvocati discutono, noi possiamo prendere il tè nel salottino.

felzinelli           Permetti, permetti, se affidi la cosa agli avvocati, sarebbe opportuno evitare i       contatti diretti. Prendete pure il tè, ma l'uno da una parte e l'altra dall'altra. (A Jolanda)    Latte o limone?

Jolanda     (con mal garbo)          Latte.

felzinelli           Benissimo. Goffredo lo piglierà col limone. (Agli Albertini) Latte o limone?          Latte con la signora, limone col signore.

signora albertini      (abbracciando Jolanda con slancio)   Io latte!

signor albertini         (a Goffredo, in tono di sfida per le donne)     E noi limone.

Via Jolanda e la signora Albertini a destra; Goffredo e il signor Albertini a sinistra.

VI.

Barbarossa e Felzinelli.

Felzinelli                        Dunque, sei stato messo al corrente?

barbarossa        Sì, una cosa ridicola. Lei ha detto che l'arbitro della partita di oggi            parteggiava per la «Lazio».

felzinelli                        Cosa falsa, falsissima.

Barbarossa        D'accordo.

felzinelli                        Come, d'accordo?

Barbarossa        Senti, io sostengo il punto di vista di lei, è natura­le, ma a quattr'occhi                   debbo dirti che sono perfettamente d'accordo con te, circa il contegno                                    dell'arbitro, e che le tue leali e coraggiose parole...

felzinelli                        Piano, piano, carissimo. Se la prendi su questo to­no, debbo dirti che          m'ero adattato a sostenere il mio cliente; ma, visto che tu dividi la sua stolta opinione,   sento il dovere di insorgere per dirvi che avete torto marcio. Se partigiane­ria oggi c'è       stata, è stato a favore della «Lazio» che, mettite­lo bene in testa, non sa giocare. Barbarossa       Ah, ah! Dopo che ha vinto col sole in faccia e il vento...

felzinelli                        Se non tirava vento!

barbarossa        Voialtri neghereste Cristo sull'altare. Tirava un vento furioso contro il       campo della «Lazio».

VII

Detti, Attanasio, Gerolamo, Jolanda e la signora Albertini, Gof­fredo e il signor Albertini. Poi il Portalettere.

signor albertini  (entrando dalla sinistra con Goffredo) Ma, caro, come si fa a     sostenere che la «Roma» non ha meritato la vittoria?

signora albertini   (a suo marito)   Ha ragione. Non l'ha meri­tata!

signor albertini (saltando come un grillo) L'ha meritata, giu­ro che l'ha meritata. Jolanda     Bravo.   (Gli stringe la mano.)

Goffredo   (al signor Albertini)   Finiscila, buffone. Non l'ha meritata.

signora albertini      Bravo. To'!   (Gli getta un bacio.)

felzinelli                        Tutto sarebbe risolto se i due mariti si scambiasse­ro le mogli.

barbarossa                    Ma no, ma no, la questione è molto semplice. Si tratta di sapere     se c'era vento o no. C'era?

tutti                        E come!

barbarossa   (a Felzinelli, trionfante)   Vedi?

Jolanda                C'era vento contro la «Roma»!

felzinelli    (a Barbarossa, trionfante)   Vedi?

Goffredo              Le solite falsificazioni. Il vento era contrario alla «Lazio».

felzinelli                        Non dire sciocchezze!

Goffredo              Tu, proprio tu, mio avvocato di fiducia! Oltre tutto è disonesto.

barbarossa        Goffredo non ha tutti i torti.

Jolanda                 Come? Voi mio avvocato! Mascalzone!

Goffredo    (a Jolanda)   Fanatica!

felzinelli  (a Goffredo)             Carogna!

barbarossa  (a Felzinelli)                    Venduto!

signor albertini    (a sua moglie)      Idiota!

signora albertini  (a suo marito)     Imbecillone!

Le rispettive ingiurie sono quasi contemporanee. S'ode a un tratto il campanello di casa.

ATTANASIO (entrando) Silenzio! Silenzio! (Tutti tacciono.) C'è di là il portalettere.

Tutti si guardano in faccia stupiti.

barbarossa                    Che vorrà?

Goffredo (ad Attanasio)      Fallo passare, mettete un po' d'or­dine.

VIII

Detti e il Portalettere.

Il Portalettere, vecchiotto, nella divisa un po' trasandata con occhiali e borsa, si presenta come

una chanteuse sul palcosce­nico e canta con slancio.

portalettere

            Il portalettere

            io son per dire il vero

            porto le lettere e giro il giorno intero.

            Vo spensierato

            con la borsa della posta

            per quei l'angelo son

            che attendono risposta.

            Quando un dì

            trovai qui

            nella borsa un bigliettin

            diretto a me

            che diceva:

            o bel postin,

            muoio per te!

            Che diceva:

            o bel postin,

            muoio per te!

tutti      (in coro)

            O bel postin;

            che vai suonando tutti i campanelli,

            se non compete mancia al fattorino,

            un bel bacino - io te lo voglio dar.

Intermezzo e danza del postino.

portalettere

            Dopo vent'anni sol

            noi diventammo amanti, c

            repar facendo allor

            d'invidia tutti quanti.

            E quando passeggiavo

            con colei dagli occhi belli

            per forza d'abitudine

            suonavo i campanelli.

            Finché un dì

            trovai qui

            nella borsa un bigliettin

            diretto a me

            che diceva:

            «0 bel postin

            dobbiamo smettere,

            vo' l'anel che ti donai

            voglio le lettere».

tutti    (in coro)

            0 bel postin...

portalettere     Ssss!    (Tutti tacciono, il postino canta)

            Io poverin,

            quando lei disse a me: «Voglio le lettere»,

            distrattamente e senza dar risposta

             le consegnai la borsa della posta.

felzinelli                        Che strano portalettere.

Goffredo              Già, è un po' strano. Ma è tanto buono.

felzinelli                        Tienitelo caro. è così difficile, al giorno d'oggi, tro­vare un                                                  portalettere che canti!

portalettere     Ho una lettera per la signora. (Consegna una lettera a Jolanda che           s'apparta a leggere.)

Goffredo    (al Portalettere)        E per noi non c'è niente?

portalettere     Niente. Ma, se volete...   (Presenta la borsa aper­ta)   Servitevi.

Goffredo (frugando nella borsa)   Prenderò questa. È bella pesante. E mi dia anche una       cartolina. (Si serve di po­sta.)

portalettere   (presentando la borsa a Barbarossa)   Lettere, lettere! Chi vuole lettere?

barbarossa    (cerimonioso)    Grazie.

portalettere     Senza complimenti.

barbarossa   (c.s.) Prenderò un semplice biglietto di visita. Tanto per gradire.  (Si serve.)

attanasio            Una lettera anche a me.

portalettere     Come la vuole? D'auguri? D'affari? Di licenzia­mento?

Attanasio   (eccitatissimo)     D'amore.

Gerolamo            Che ne fai, alla tua età?

attanasio            Sarò padrone di ricevere le lettere che mi pare e piace?

Gerolamo            Va' là, sei ridicolo. (Al Portalettere) A me un vaglia, prego.

portalettere     Esauriti. I vaglia vanno via subito. Se vuole un biglietto d'auguri...

Gerolamo            Non saprei che farmene.

portalettere   (circola con la borsa aperta)   Chi vuole una let­tera? Chi vuole

            una cartolina?

voci                         A me, a me!

Goffredo             Non fate gli scostumati.

portalettere     Là, prendete! (Getta sul gruppo lettere e carto­line.)

Jolanda         (che ha finito di leggere, dà un grido straziante)       Ah!

            Mio padre mi scrive che Lucia...

Goffredo             Tua sorella!

Jolanda                S'è innamorata d'un giovane scavezzacollo e vuole sposarlo.

barbarossa        Ah! La crisi cardiaca!

Goffredo              Ma che gliene importa a lei?

Jolanda                È ipersensibile. (A Barbarossa)  Coraggio.

barbarossa        Un cordiale.

Goffredo             Bisogna impedire queste nozze.

tutti                        Assolutamente!

Goffredo  (al Portalettere)     Voi che ne pensate?

portalettere     Per me, faccia come crede.

Goffredo              Ho piacere che siamo tutti d'accordo.

attanasio            Ma scusate, se i due giovani si amano...

Gerolamo            Non fare, al solito, il dissenziente. Devi essere con noi.

barbarossa        Dobbiamo essere uniti. Guai se ci sono delle cre­pe. Dobbiamo fare un                  fronte comune.

portalettere     Un blocco.

Goffredo  (a Jolanda)   Allora partiamo subito.

Gerolamo via con Attanasio.

barbarossa   (anche a nome di Felzinelli e degli Albertini) Noi non possiamo           abbandonarvi in questo momento. Veniamo con voi.

Goffredo             Grazie, amici, da voi non m'aspettavo di meno.

portalettere     Io conto ben poco ma sento che il mio dovere è d'essere al loro fianco. Goffredo  (commosso)  Grazie. Fa bene non sentirsi abbando­nati nei momenti gravi. (Vede rientrare Gerolamo in tenuta da viaggio) Anche tu parti con noi? Sei un uomo di cuore, Gerolamo.

    Entra Attanasio con le valige in tenuta da viaggio.

Gerolamo            Eccolo lì: il primo lui. S'è messo il cappellino, pronto a partire. Ma tu che             vieni a fare? Che c'entri?

Attanasio            Come, che c'entro? E gli altri che c'entrano?

Jolanda                Presto ché il treno parte.

Goffredo              Che treno? Andiamo in aeroplano.

Jolanda                Ma ci sono linee aeree?

Goffredo              Noleggeremo un apparecchio.

Gerolamo            E se andassimo in dirigibile?

Goffredo                  Ma che dirigibile! Fammi il piacere. Arriviamo in dirigibile.           

            Per far ridere i polli.

barbarossa        E poi il dirigibile è facile bersaglio delle artiglie­rie.

portalettere     Iopropongo un razzo.

Attanasio            Scusate se interloquisco, ma io non vedo perché tutta questa fretta.

Goffredo             Non lo vedi, eh? Beato te. Beato te.

attanasio  (che è rimasto per ultimo, con Gerolamo)  Ma tu la vedi la necessità di tutta       questa fretta?

Gerolamo (spoetizzato) Vai, vai, non capisci niente, allora.

Goffredo  Io direi di andare in pallone alla stazione e lì pren­dere il treno.

Dall'alto cala una mongolfiera. Tutti prendono posto. Fondali discendenti in modo da dare l'illusione del pallone che sale.

quadro secondo

L'interno d'uno scompartimento ferroviario

Seggono ai vari posti Goffredo, Jolanda, l'avvocato Barbarossa, l'avvocato Felzinelli, i coniugi Albertini, Gerolamo, Attanasio e il Portalettere.

Musichetta.

I.

Goffredo, Jolanda, Barbarossa, Felzinelli, i coniugi Albertini, Gerolamo, Attanasio e il Portalettere.

Goffredo              Speriamo d'arrivare in tempo.

Jolanda                Speriamo. A che ora si arriva a Colleperso?

Goffredo             Adesso domandiamo. Tira il campanello d'allarme.

Jolanda tira il segnale d'allarme.

Schianto di freni.

II.

Detti e il Capotreno.

capotreno   (entrando)    Comandi.

Goffredo              Senta, capo, a che ora s'arriva a Colleperso?

capotreno           Dipende dalla velocità del treno, signore.

Goffredo              E che velocità abbiamo?

capotreno           Questo bisognerebbe domandarlo al macchinista.

Goffredo              Ma press'a poco lei non sa a che ora s'arriva?

capotreno           Caro signore, non sono profeta.

Goffredo              Zitti. Il treno si ferma. Dove siamo?

 Cessa la musichetta. Tutti s'affacciano a sinistra.

Jolanda                Non c'è nessuna stazione. È stranissimo.

capotreno           Una fermata in piena campagna.

Goffredo (guardando a destra)       Ma la stazione è da questa parte!

Jolanda                Come si chiama?

Goffredo             Non c'è nessuna scritta. Tutto quel che posso dirvi è che non è Milano.     Conosco la stazione di Milano e posso escludere nel modo più assoluto che sia questa.

barbarossa        È già qualche cosa: sappiamo che non è Milano.

felzinelli                        E nemmeno Roma, perché veniamo da Roma.

Goffredo             Vedrete che per via d'eliminazioni arriveremo a sa­pere che paese è.

ATTANASIO   (a Gerolamo)    Scommettiamo che non è Colleperso?

Gerolamo                        Maledizione, io volevo scommettere proprio que­sto. Ma     possibile che   non ti venga mai di scommettere una cosa differente da me?

Jolanda                Non è Colleperso perché lo conosco bene.

Gerolamo            Che scommessa sarebbe stata!

capotreno           Ah, ora lo riconosco. è un paese di delinquenti, che si divertono a cancellare il nome sulla stazione e, quel che è peggio, certe volte si divertono a       metterci nomi di al­tre città.

barbarossa        Roba da codice penale.

capotreno           Pensi che una volta ci scrissero «Parigi». Il mac­chinista credé d'aver          sbagliato strada e tornò indietro.

Goffredo              A rischio di far succedere uno scontro.

III.

Detti e un Contadino.

contadino   (entrando)   Scusi, è la terza questa?

Goffredo   (offesissimo)   La terza! Poverino! Ci si saprebbe adattare. Questa è la prima. contadino     Scusi, credevo. (Si ritira.)

Goffredo              La terza! Razza di cretino! Non ci vede.

capotreno           Con permesso. Vado a dare il segnale della partenza.

Goffredo                          Si ricordi di far fermare a Colleperso. E scenda an­che lei. Facciamo          tutta una spedizione.

capotreno           Chi sa? Potrebbe darsi. Ci penserò.

Goffredo             Lo dica anche al macchinista.

capotreno           Sarà un po' difficile. Lui ha da pensare al treno.

Goffredo              Ma al diavolo il treno.

            Capotreno via.

IV.

Detti meno il Capotreno, poi il Contadino di poc'anzi.

Ricomincia la musichetta.

contadino  (torna coi suoi sacchi)         Dicevo bene, questa è la terza.

Goffredo              Ma le dico che è la prima.

contadino            C'è un cartello attaccato fuori con la scritta «Fun­ge da terza».

Goffredo   (allibisce)   Possibile? Abbiamo viaggiato con questo cartello senza saperlo? barbarossa   (dopo essersi affacciato)    Sicuro che c'è. Questa vettura di prima fa                   servizio di terza.

Goffredo  Cambiamo subito!

Tutti s'alzano e prendono i bagagli.

Attanasio            II treno è tutto pieno; non troveremo posto.

Goffredo             M'importa poco. Staremo in piedi nel corridoio.

contadino           Guardate che c'è in coda una terza che funge da prima.

Goffredo             Sia lodato il cielo, andiamo andiamo. Via tutti.

contadino   (rimasto solo si stende sul sedile soddisfatto; tra sé)    Il sistema del falso          cartello funziona sempre.

quadro terzo

 

Salotto nella casa di Luigi e di sua figlia Lucia a Colleperso (eventualmente                         siparietto)

I.

Luigi e il Parroco.

luigi            Capite, ogni sera, quando s'avvicina l'ora dell'Ave Maria, si mette in ghingheri     e mi dice: «Papà, vado a portare i fiori a san Piè di Leone». I primi giorni non ci ho fatto caso. Ma poi ho detto: da dove è uscita tutta questa devozione? Mia fi­glia è stata sempre religiosa, ma questa storia di fare alcuni chilometri fuori del paese per portare i          fiori a un santo di cui nessuno si occupa...

parroco                Come? È il santo protettore del paese.

luigi                        Lo capisco, ma è un santo poco noto. Inter nos, credo che nemmeno in     Paradiso lo conoscano.

parroco    Chi lo dice? È un santo medievale non troppo cono­sciuto, ma ha la sua     importanza.

luigi            Basta, ho indagato e che cosa ho scoperto? Con la scusa di portare i fiori, va a     far l'amore. Ci vanno tutte le coppie del paese, perché è un luogo solitario.

parroco    Ecco perché trovo sempre i fiori freschi davanti al­l'altare.

luigi            Ma adesso questo scandalo deve finire. Niente più fiori.

parroco   (indignato)        Come?!

luigi            Ma non capite che è un pretesto per andare a far l'amo­re?

parroco    Benissimo. Proibitele di fare l'amore, se credete.

luigi            Ma allora lei non porterà più i fiori e continuerà a far l'a­more di nascosto. La        conosco. Provate a dirglielo voi. Per questo vi ho pregato di passare da me. Un vostro            discorset­to... Un divieto alle coppie di andarci.

parroco        Ah, no, caro signor Luigi. Qui non c'è più religione, tutti se ne infischiano.           Quel povero san Piè di Leone se ne sta laggiù abbandonato, nessuno si ricorda di lui.    C'è qual­cuno che gli porta i fiori e io dovrei proibirlo? No, no. Da me non può partire      una simile iniziativa. D'altronde se ci toglia­mo quest'ultima risorsa, san Piè di Leone   resterà del tutto abbandonato. Se non volete che ci vengano le coppie, veni­teci in            molti. Organizzate un pellegrinaggio e non sarà più un luogo solitario.

luigi    Zitto. Ecco mia figlia.

II.

Detti e Lucia.

Lucia   (entra in ghingheri, con un fascio di fiori tra le braccia)  Buonasera, reverendo.

parroco                Buonasera, cara.

lucia                       Papà, vado a portare i fiori a san Piè di Leone.

luigi   (al Parroco, con un 'occhiata piena di significato)    Che le dicevo?

parroco    (a Lucia)     Brava, cara.

luigi    (dominandosi a fatica)        Ma giacché c'è qui il reverendo, non potresti mandarli         per mezzo suo?

lucia                       Ho promesso di portarli io personalmente tutti i giorni.

luigi                        A chi l'hai promesso, cara?

lucia                       Diamine. A san Piè di Leone.

luigi      (c.s.)           Ah sì, eh? Sicché lui ti aspetta.

lucia                      Lui chi?

parroco  (bonaccione)   San Piè di Leone. Se gliel'hai promes­so. Va', cara, non lo                          far aspettare.

lucia                       Buonasera, reverendo, ciao papà. luigi Torna subito.

Lucia                       II tempo di mettere i fiori. parroco Di' anche qualche prece.

lucia                       Non dubiti.  (Via.)

III.

Detti meno Lucia.

luigi   (scattando)   Ma voi le tenete mano! parroco Niente affatto.

luigi                       Come no? (Gli fa il verso)   «Vai, non lo fare aspettare.» Mi meraviglio

                        di voi, reverendo. parroco Ma io parlavo di san Piè di Leone.

luigi            Invece di farle una ramanzina, la esortate persino a dire qualche prece.

parroco                E’mio dovere.

luigi                        Gliele darò io le preci.

parroco                Non serve a niente prendere di punta una ragazza. Lei s'incapriccia e fa    peggio. Troverà un altro mezzo per ve­dere l'innamorato e san Piè di Leone resterà       senza fiori. Al­meno, finché porta i fiori, voi sapete dove va, e, per quanto sia, non          credo che sotto gli occhi del santo possano fare qualche cosa di male.

luigi            Ah, sì, per la soggezione che incute san Piè di Leone, c'è proprio da stare tranquilli.

parroco    Certo dai suoi concittadini è ben poco tenuto in con­siderazione. Nessuno si         ricorda di lui.

luigi   (sardonico)   A eccezione delle coppie che vanno a fare l'amore. Bella devozione! Si     vede che è un santo piuttosto li­berale.

parroco    Caro signor Luigi, che volete farci. Oggigiorno an­che i santi non possono             pretendere troppo.

luigi    (riscaldandosi sempre più)   Ma, ma, ma glielo farò vede­re io di che cosa sono              capace.

parroco (alterandosi)  Eh! Non vi riscaldate tanto. Del resto se proprio vi preoccupate di          vostra figlia, sorvegliatela: quando ci va la ragazza, andate anche voi, ogni sera, dal      san­to, con un pretesto, portate magari, che so io, un po' d'olio per la lampada. O una     candela. Arrivederci.   (Via sbuffando.)

IV.

Luigi solo e poi Bettina.

luigi  (irato) Sicuro che ci vado. E porterò pure l'olio per la lampada. E la candela. Vedranno che candela. (Chiama) Lu­ca! Luca! Dove accidenti ti sei ficcato?

Bettina      Fratello mio, Luca sta facendo lo spiritismo, non lo disturbare.

luigi            Guardate se è ammissibile che io debba fare tutto da me perché il cameriere sta    facendo lo spiritismo.

Bettina      Avevo bisogno di parlare con la buonanima di Filiber­to, mio secondo marito, e    siccome quando io chiamo, non se ne danno per intesi né lui né la buonanima di          Francesco pri­mo...

luigi            Re di Francia?

Bettina      Ma no, mio primo marito. Così ho incaricato Luca di chiamarlo lui e di    avvertirmi quando risponde.

luigi            T'ho già detto di provvederti d'uno spiritista, se non puoi fare tutto da te.

Bettina      Sono in parola con uno che deve arrivare.

luigi            Luca deve pensare al servizio. Fammi portare il cappel­lo, e il bastone. Quello       grosso.

Bettina      Ti servo io. Luca deve chiedere un parere urgente a Filiberto. (Mentre l'aiuta a     vestirsi) È da ieri che lo chiama. Ora viene Garibaldi, ora Cristoforo Colombo, ora          Dante, di cui non so che farmi, e quel benedetto'uomo di Filiberto al solito, starà in giro    a perder tempo in chiacchiere.

luigi            Perché non consulti Carlo terzo?

Bettina      Col mio terzo marito siamo in freddo. Oggi Rossini era di buon umore. Mi ha      fatto far le matte risate. (Allac­ciando le scarpe al fratello) L'altro giorno ho avuto una          dis­cussione con Leopardi. M'è parso un po' nervoso. Quell'uo­mo lì non cambia    nemmeno all'altro mondo. Quando si mette in testa di non voler dire una cosa, non la

            dice nem­meno se lo ammazzano. Ieri Filiberto, invece di rispondere, mi mandò    Napoleone. Perché lui fa così. Manda gli altri.

luca  (entrando, alla signora Bettina) Signora Bettina c'è un certo signor Carlo Rossi. Bettina  (a Luigi)  Lo vedi? (A Luca)  Mandalo via, io voglio Fi­liberto.

voce del signor rossi (dalla stanza accanto) Ma come? Prima mi chiamate        telegraficamente e poi mi scacciate? (Entra il signor Rossi.)

Bettina      Scusi, credevo fosse l'anima di un trapassato.

rossi  (fa scongiuri)  Salvognuno. No, per fortuna. Io sono lo spiritista che avete chiamato.

Bettina      Oh, bene. L'aspettavo. Vorrei domandare alla buona­nima del mio secondo           marito Filiberto come dobbiamo re­golarci per la faccenda di Lucia con quello      scavezzacollo.

rossi            Benissimo. Sediamo a distanza dal tavolino a tre gambe per garantire la serietà    dell'esperimento. (Seggono, lo spiri­tista chiama)  Filiberto! Se ci sei dà un colpo.

  Colpo, impressione.

luigi            Filiberto, che mi consigli di fare con questa storia di mia figlia?

Bettina      Ma non s'interroga così. Lascia parlare me. Filiberto, se non è bene che Lucia       sposi quello scavezzacollo, dà un colpo solo. Se è bene, danne due.

   Due colpi.

luigi  (al tavolino)  Ma guarda, Filiberto, che si tratta d'uno spiantato scavezzacollo. (Due       colpi.)  Mi pare che tu rispondi troppo precipitosamente. Sei sempre il solito     leggerone. Ri­fletti prima di fare i colpi. (Due colpi di nuovo.) Imbecille! (Gridando.)

voce di Goffredo (dall'esterno)   Imbecille sarai tu! Aprite la porta!

   Tutti restano sorpresi.

luigi (apre la porta; vedendo all'esterno) Che sorpresa! eri tu che bussavi!

voce diGoffredo        Eravamo noi.

            Entrano Goffredo, Jolanda e gli altri ad libitum.

Sipario.

secondo tempo

quadro primo

Davanti alla chiesetta o edicola di san Piè di Leone

Luogo campestre e poetico: radura in cima a una collina; specie di piazzetta belvedere; molto verde intorno. In fondo c'è la pic­cola chiesa, o edicola, di san Piè di Leone con l'immagine del santo dipinta sul portale.

Al centro, un vecchio cannocchiale marino su un treppiedi, con la scritta «Cannocchiale, lire 20». Vicino al cannocchiale, il vecchio Tremalaterra, che lo noleggia.

È pomeriggio inoltrato, di primavera. Qua e là, sul greppo, coppie d'innamorati che tubano, seduti sull'erba.

La scena, con i fiori, l'erba, la chiesetta e le coppie, deve ri­sultare un poetico e pittoresco quadro.

I.

Tremalaterra, Pastori.

tremalaterra        Non c'è più religione! Una volta questo era un luogo di pellegrinaggio e facevo affari d'oro. Oggi è diventa­to un luogo talmente solitario, che    non ci vengono altro che gli innamorati, i quali s'interessano relativamente dei        fenomeni celesti e del panorama. Guardali là. Tutti occupati e nessuno vuol usare il             cannocchiale. Ma ecco i pastori che ri­entrano col gregge. (S'ode avvicinarsi un suono       di cornamusa sul motivo del «Bel Danubio Blu» ed entrano cinque pastori.) Al         cannocchiale, al cannocchiale!

primo pastore (smettendo di suonare) Noi siamo poveri pa­stori e non possiamo      permetterci questi lussi. Pensa che con la crisi della pastorizia abbiamo dovuto        consorziarci. Ecco qua: siamo cinque pastori consorziati con una sola pecora da           guardare, fra tutti. (Guardandosi intorno) Dov'è la pecora? Al solito sarà scappata.

secondo pastore  Io credevo che ci badassi tu. Andiamo a cer­carla. (Via con gli altri pastori).

II.

Tremalaterra, Tito e Lucia. Voci.

Entrano Lucia coi fiori e Tito a braccetto.

lucia                       Vado a mettere i fiori.  (Entra in chiesa.)

tremalaterra   (a Tito)    Oggi si vedono cose straordinarie, mai viste.

tito                           II panorama, che io sappia, non è cambiato.

tremalaterra  Ma oggi l'aria è eccezionalmente limpida. Si ve­de nell'interno delle                       abitazioni. Scene piccantissime. Belle donne svestite.

tito               Ho capito, vuol spillarmi venti lire. Tassa quotidiana.

(Gli dà i soldi. Guarda col cannocchiale.)

tremalaterra             Vede quel gregge sulla montagna?

tito  (guardando col cannocchiale)           No.

tremalaterra             Vede quei due ometti che vengono su per la sa­lita?

tito  (staccandosi dal cannocchiale)          Dove sono?

tremalaterra             Laggiù.

tito   (guardando senza cannocchiale)       Ah, sì, eccoli. (Guarda col cannocchiale) Non li      vedo più.

Lucia esce dalla chiesa, s'unisce a Tito e s'appartano sedendosi sull'erba, come le altre coppie.

tremalaterra   Stasera luna piena. Prenotarsi in tempo! (An­nuncia con tono           professionale)             Domani sera Saturno con i suoi colossali anelli. Sono aperte le       prenotazioni. Tre co­lossali anelli che girano vorticosamente intorno a un pia­neta!

NB. Quando parla una coppia, le altre coppie tubano a bassa vo­ce per conto loro. Sono semplici voci che si sentono.

tito   Stasera ho poco da stare con te. Ho una partita contro la «Biscottini, gallettine e affini».

lucia                       Non puoi non andare?

tito                           Ti pare? Sono il portiere della squadra.

lucia                       Che peccato! Si sta così bene qui, a quest'ora! Non po­treste giocare più                            tardi?

tito               Ma più tardi sarà notte.

lucia           Già, è vero. Il sole sta per tramontare. Tra poco spun­teranno le stelle.                    La prima spunta sempre là. È la mia stella.

tito    (sospirando)               Ognuno ha la propria stella!

lucia                                   La mia è Venere.

tremalaterra              Venere non è una stella, è un pianeta.

lucia                                   Che peccato!

Proseguono a bassa voce.

Parla una seconda coppia.

prima ragazza (al suo innamorato, come proseguendo un dis­corso, mentre gli altri           fingono di parlare a bassa voce)     E le lasagne alla bolognese ti piacciono?

primo innamorato     Uh! Non me ne parlare. Un altro piatto squisito sono i                   piselli col prosciutto

prima ragazza     (golosa)  Uh! Ne vado pazza. Carlo mio, mi fai svenire con questi                     discorsi.

Proseguono a bassa voce.

Parlano Tito e Lucia.

Lucia  (a Tito)         E la tua stella qual è?

tito   (timido)           Emir, detta «il Cavaliere».

Lucia                       Non l'ho mai sentita nominare.

tito   (un po' vergognoso)    è una stella piccola piccola.

Lucia                       Buona?

tito                           Così così.

lucia                       Però speravo che la tua stella fossi io.

tito                           Ah, già, è vero. Non ci avevo pensato.

Continuano a bassa voce. Parla una terza coppia.

una ragazza   (a un giovanottone, suo innamorato)    E la tua stella qual è?

il giovanottone          Sirio.

voci di protesta dalle altre coppie   All'anima dello scostuma­to! S'è       accaparrato la stella più luminosa! Una stella di prima grandezza!

 il giovanottone                    Fatevi i cavoli vostri!

Continuano a bassa voce.

Parla la seconda coppia.

la ragazza  (all'innamorato, come proseguendo un discorso) E vediamo, vediamo. Il         polpettone col sugo di pomodoro ti piace?

l'innamorato    (languido)       Uh!

Proseguono a bassa voce.

Parla una quarta coppia.

fidanzato   (alla fidanzata, tipo esile, diafano, liliale) E dimmi, quando saremo sposati,        non ingrasserai un giorno, non di­venterai una palla?

Proseguono a bassa voce.

Parla una quinta coppia.

signorina (tenendo a bada l'intraprendente compagno) Non mi piacciono le cose fatte         tanto in fretta!

l'intraprendente compagno       Ma abbiamo soltanto un quarto d'ora di tempo,       signorina mia!

Continuano a bassa voce.

Parla una sesta coppia.

un giovincello(a una signorina)   Di' un po', tu hai molto di dote?

la signorina                  Ma che modo è questo! Me lo domandi così cini­camente!

il giovincello            Meglio parlarsi chiaro no?

 la signorina             Lo capisco, ma un po' di forma!

il giovincello            Che vuoi forma, di questi tempi! Ce l'hai o non ce l'hai? Perché     tante volte si sente dire: «la tale ha tanto, la tal altra ha tanto», poi, vai a vedere, si      pigliano certe frega­ture da alzar l'idea.

la signorina      Che discorsi!

Continuano a bassa voce.

tremalaterra    (guardandoli)    Come tubano i due innamorati! Fa piacere vederli.

Tito e Lucia s'alzano.

lucia    (a Tito)       Ora va', se no fai tardi per la partita. Vedo già i giocatori che arrivano.

tito                         Hai ragione, scappo.

lucia                       Io seguirò la partita da qui. Fatti onore.

Tito e Lucia s'alzano.

lucia   (a Tito)        Ora va', se no fai tardi per la partita. Vedo già i giocatori che arrivano. tito                                Hai ragione, scappo.

lucia                       Io seguirò la partita da qui. Fatti onore.

tito                           Sarò sbalorditivo. Ciao.   (Via di corsa.)

III.

Detti meno Tito.

tremalaterra   Signorina, se vuol seguire la partita col can­nocchiale marino, siamo                                  qua.

lucia                       Ma non si vede niente.

tremalaterra   Chi lo dice? Si vedono i giocatori più grandi del naturale. Provi.

Lucia   (paga)   Vediamo.   (Si mette al cannocchiale.)

tremalaterra   (guardando dalla parte opposta) Per mille dia­voli, arriva un           pellegrinaggio! voci

dalle varie coppie   Quanta gente sta arrivando! Non si può stare un momento                           tranquilli. Nascondiamoci!

Via tutti, meno Lucia e Tremalaterra.

IV.

Lucia, Tremalaterra, Luigi, Goffredo, Jolanda, Attanasio,. Gero­lamo, Barbarossa, Felzinelli, i coniugi Albertini, il Portalettere, il Capotreno, il Contadino, il Macchinista del treno.

I nuovi venuti entrano quatti quatti.

luigi   (che guida la colonna, impugnando il bastone, indica agli altri Lucia, che sta sempre                al cannocchiale e non li vede)   Eccola là.   (A Lucia)   Che stai guardando?

            Sarò sbalorditivo. Ciao.    (Via di corsa.)

III.

Detti meno Tito.

tremalaterra       Signorina, se vuol seguire la partita col can­nocchiale marino, siamo                              qua.

lucia                       Ma non si vede niente.

tremalaterra  Chi lo dice? Si vedono i giocatori più grandi del naturale. Provi.

lucia   (paga)           Vediamo.   (Si mette al cannocchiale.)

tremalaterra   (guardando dalla parte opposta) Per mille dia­voli, arriva un                      pellegrinaggio! voci

dalle varie coppie     Quanta gente sta arrivando! Non si può stare un momento             tranquilli. Nascondiamoci!

Via tutti, meno Lucia e Tremalaterra.

iv.

Lucia, Tremalaterra, Luigi, Goffredo, Jolanda, Attanasio,. Gero­lamo, Barbarossa, Felzinelli, i coniugi Albertini, il Portalettere, il Capotreno, il Contadino, il Macchinista del treno.

I nuovi venuti entrano quatti quatti.

luigi   (che guida la colonna, impugnando il bastone, indica agli altri Lucia, che sta sempre     al cannocchiale e non li vede)  Eccola là. (A Lucia)  Che stai guardando?

Lucia   (si volta sorpresa)    Niente, papà, non si vede niente.

tremalaterra    Come, non si vede niente? Si vedono cose bel­lissime, cose          straordinarie!

Goffredo    (dopo aver guardato col cannocchiale) Effettiva­mente questo cannocchiale è     sporco.             (Comincia a smon­tarlo).

tremalaterra  (allarmato)      Che fa?

Goffredo            Lo smonto per pulirlo, caro. Io me ne intendo. Poi mi ringrazierai.             (Continua a smontare il cannocchiale du­rante tutta la scena.)

luigi     Lo so io, quello che stava facendo: certamente guardava quelloscavezzacollo con        cui fa all'amore! (Indica la direzio­ne in cui guardava Lucia.)

Goffredo  Bè, finché lo guarda col cannocchiale!

Luigi  (a Lucia) Credi che non sappia ogni cosa? Svergognata! Tu fai l'amore di nascosto.

Lucia           Sì, papà, te lo confesso. Ma da oggi non farò più l'amo­re di nascosto...

luigi                       Brava!

lucia           ... perché tu lo sai.

luigi                        Hai intenzione di continuare, dunque. Ma ti sbagli, ca­ra. Fra te e quello                scavezzacollo deve finire ogni rapporto.

lucia           Ah!   (Sviene.)

tremalaterra    Acqua!   (Via correndo.)

Gerolamo             Scusate, signor Luigi, se mi immischio in queste faccende. Ma     spiegatemi una cosa: che importa a voi se que­sta povera ragazza fa all'amore con uno           scavezzacollo?

luigi                       Come, che me ne importa?è mia figlia.

Gerolamo            E voi siete ancora rimasto a questa vecchia menta­lità d'altri tempi? Che    c'entra             il padre con gli amori della fi­glia?

Goffredo (continuando a smontare il cannocchiale)  Gerola­mo, non dire sciocchezze. Gerolamo        Ma io sono un uomo moderno! Il padre si occupi degli amori propri e                  lasci vivere!

Goffredo   (c. s.)   Gerolamo, non mi piace d'avere un servitore con idee così evolute. Sei    licenziato e da oggi assumo al mio servizio Attanasio.

Gerolamo           E io resto sul lastrico?

attanasio           A te provvederò io. Se il signor padrone mi consen­te, come faceva col      mio predecessore, di tenere un servitore privato...

Goffredo   (c. s.)              Certo, caro.

attanasio              (a Gerolamo)    Allora, tu resti in casa al mio servizio.

   Tremalaterra torna con un bicchiere d'acqua e lo spruzza in faccia a Lucia, che rinviene.

luigi  (a Lucia)      Guai a te se rivedrai costui.

lucia                       Ah!                 (Sviene di nuovo.)

tremalaterra     Acqua!          (Via correndo.)

luigi                        Mia figlia non deve sposare un giovane di condizione in­feriore alla sua.

attanasio  (a Luigi)        Ma mi sapete dire tutta questa dignità da dove l'avete cacciata?     Invece di ringraziare il cielo che vostra figlia ha trovato un marito.

luigi            (indignato)        Eh?!

Goffredo   (c. s.)  Attanasio, sei licenziato, riprendo Gerolamo.

Gerolamo  (indicando Attanasio)           Posso assumerlo io al mio servizio?

Goffredo             S'intende.

tremalaterra  (torna con un altro bicchiere d'acqua)   Ecco l'acqua.

Jolanda   (a Luigi)  Papà, lascia parlare me, se no tu la fai sve­nire un'altra volta e questo       povero vecchio va e viene per l'acqua.

tremalaterra  Ma ora ne porto un secchio.   (Via, volonteroso.)

voci    (dal gruppo degli altri che intanto stavano seguendo la partita)  Bravo! Magnifico!

Goffredo Che c'è?

Barbarossa        Stiamo seguendo una partita di calcio. Sono bra­vi. Specialmente il                        portiere.

Lucia   (rinviene di colpo, del tutto ristabilità)      È il mio fidan­zato.

tremalaterra  (torna di corsa con un secchio d'acqua)     Ecco l'acqua.

Goffredo             Non serve più. È rinvenuta senz'acqua.

Jolanda                 Ma papà, se il fidanzato di Lucia è un giocatore di calcio, non c'è              ragione di opporsi. Può avere un grande av­venire.

luigi    (scettico)      Un grande avvenire in questo paesetto? Via, via.

Barbarossa   (che segue attentamente la partita)   Datemi un momento il cannocchiale.

tremalaterra    (angosciato)   È smontato. Venti lire perdute.

Jolanda    (a Barbarossa)     Non guardate, voi, che poi vi sentite male.

Barbarossa        Che sciocchezze, io mi sento male soltanto alle partite di campionato.       Starei fresco se dovessi sentirmi ma­le anche a quelle di serie C.

Goffredo (che segue la partita sempre armeggiando coi pezzi del cannocchiale        smontato, ch'egli ripulisce accuratamen­te) Quel portiere è davvero straordinario. Se   potessimo fa­re qualcosa per lui!

Lucia          Oh, sì, lo merita.

luigi           Ma fatemi il piacere! Buffonate!

Goffredo Però, non vedo cosa si potrebbe fare per lui.

Jolanda  (a Goffredo)      Pensa che romanzo sarebbe: capitati qui per caso, scopriamo un     giocatore ignorato, lo lanciamo, di­venta un grande campione... Che gloria per noi!

Goffredo       Lo capisco ma, per quanto mi scervelli, non trovo che cosa si potrebbe            fare. Peccato. È un bel sogno. Destinato a rimaner tale... Torniamocene a casa.             (Sospira.)

Tutti, pensierosi, tacciono. Nel silenzio perfetto, risuona chiara e forte la voce del Portalettere, che era arrivato con gli altri e ha assistito a tutta la scena precedente.

portalettere     (col suo grido caratteristico)   Posta!

Tutti si voltano sorpresi verso il Portalettere che dà una lettera a Goffredo.

Goffredo             Oh, guarda, una lettera per me.(Apre e legge.)

tremalaterra (a Goffredo)    Rimontatemi il cannocchiale!

Goffredo             Aspetta un momento, caro, non aver paura. (Conti­nua a leggere; gli          altri seguono la partita, gridando ogni tanto: «Bravo!».)

Goffredo   (terminata la lettura)   Che fortunata combinazio­ne! Il presidente della grande    squadra di calcioInvitta, mio buon amico, mi scrive chiedendomi se so indicargli un            buon portiere da acquistare per non più di 100,120...

luigi            Lire?

Goffredo Milioni!

luigi    (boccheggiando)    Acqua.

Jolanda               Ma guardate che tuffi! Che respinte! Che uscite tem­pestive!

            È straordinario!

barbarossa                   È un kamikaze.

luigi           Sentite, non voglio saper niente di tutto questo. Potete aiutare finché volete         quel ragazzaccio, io non permetterò mai che mia figlia lo sposi.

Jolanda    Nemmeno se guadagnasse milioni?

luigi            Che ragionamenti. Vorrei vedere chi non acconsenti­rebbe in questo caso.

Lucia    (a Goffredo)      Oh, sì aiutalo!

Goffredo             Andiamo a parlargli.

tremalaterra  E il cannocchiale?

Goffredo             Sono subito da te.      (S'avvia per andarsene.)

tremalaterra(mentre tutti si avviano, in tono declamatorio, con voce potente e     lamentosa) Sono povero, signori, sono vecchio! Rimontatemi il cannocchiale! Barbarossa      Ma che vuole questo seccatore?

Goffredo             Aspetta un momento. Vedi che abbiamo cose più urgenti da fare.(S'avvia, discutendo con gli altri)  Io direi di portar via senz'altro il giocatore...

tremalaterra   (come una macchina) Tutte le mie risorse era­no in questo cannocchiale!    Ho famiglia. Ho figli! Rimonta­temelo!

Goffredo (continuando la discussione)   E così, facendo un te­legramma per arrestare             ulteriori pratiche...

Barbarossa        Ma non c'è pericolo. Piuttosto... (Continuando a discutere.)

tremalaterra  (aggirandosi dall'uno all'altro coi pezzi del can­nocchiale smontato,            mentre nessuno gli dà ascolto)    Mi è stato smontato il cannocchiale!

Jolanda               Prima bisogna avere il consenso...

Attanasio                       Ma il consenso lo dà, state tranquilli.

Goffredo            Io direi...

tremalaterra (c.s.)  Sono povero, signori, sono vecchio. Ri­montatemi ilcannocchiale!      (Via tutti. Calano le prime om­bre della sera. Il vecchio è rimasto solo coi pezzi del        can­nocchiale in mano. S'avvia dietro il gruppo e s'ode ancora una volta il suo grido    lamentoso)      Rimontatemi il cannoc­chiale!

v.

Coppie d'innamorati e Pastori.

Il cielo è punteggiato di stelle. Le coppie degl'innamorati tor­nano fuori dai nascondigli e riprendono i loro posti. Un usigno­lo comincia a cantare.

una ragazza   (al suo innamorato)       E perché hai aspettato tanto tempo prima di             chiedermi un appuntamento?

l'innamorato   Avevo paura d'innamorarmi. Perché sei troppo bella.

la ragazza         (con un sospiro)          Eh! Oggigiorno, troppi giovanotti hanno paura        d’innamorarsi? Schiocchino dammi un bacio.

Schiocco di bacio. I cinque pastori preceduti dalla pecora attra­versano la scena accennando sulla siringa, in sordina, il «Bel Danubio Blu». Schiocchi di baci qua e là e trilli d'usignuoli fan­no l'accompagnamento, mentre cala il sipario.

quadro secondo

Sottopassaggio che dà accesso alle tribune dello stadio

Vasto androne che ha per soffitto la parte interna delle gradina­te - sorretta da pali di cemento - la quale si abbassa a zig-zag verso il fondo della scena, fino a terminare in una stretta aper­tura per la quale si entra nello stadio.

A metà c'è la staccionata a transenne, con un cancelletto al centro, vigilato dal Controllo.

La partita, che si svolge nell'interno, sta per finire. S'odono ogni tanto i caratteristici urli collettivi della folla e le grida iso­late di incitamento.

Piove a dirotto.

All'alzarsi del sipario è in scena il vecchio Tremalaterra che cerca di forzare la consegna del Controllo per entrare nello Stadio.

I.

Controllo e Tremalaterra, poi Dirigenti.

controllo  (tragico, a Tremalaterra)  Non si può entrare sen­za biglietto! Come glielo          debbo dire?

tremalaterra  (coi pezzi del cannocchiale in mano) Mi hanno smontato il             cannocchiale. Tutte le mie risorse erano in que­sto cannocchiale. Sono venuto dal         paese.

controllo   (c. s.)           Non so che farci. Qui, senza biglietto, non passa nessuno.

tremalaterra              È un'esagerazione. Nei principali teatri entrano gratis porci e          cani, e sì che certe volte recitano celebri attori che persino in vecchiaia sono costretti a           lavorare per vivere. E qui, per veder dare quattro calci a un pallone, non si passa se     non si paga.

controllo  (c.s.)                        A chi lo dite! Io sono un vecchio attore.

tremalaterra               Decaduto?

controllo                      Niente affatto.

tremalaterra              Non vorrete dirmi che questo posto sia un avanzamento.

controllo                       Che c'entra? Io sto a questo posto per vedere un po' di gente.        Sono attor tragico. Se sentiste che intonazioni ho! Fatemi una domanda qualunque.

tremalaterra              Non saprei... Che avete mangiato oggi?

controllo  (declamando magistralmente e in tono altamente drammatico) Pasta e   fagiuoli, insalata, oh, sì, insalata, pa­tate fritte... fritte... fritte... senza olio... e un       bicchiere, uno solo, di vino, (tragico e lagrimoso) uno!

tremalaterra   Bravo!

controllo           E se con queste frasi ottengo simili effetti, pensate di che son capace        con Alfieri. Purtroppo, il pubblico non vie­ne a sentirmi. E qui, per vedere quattro        calci, pagano l'ira di dio e senza biglietto non passa nessuno.

primo (passa in fretta ed entra nello stadio senza biglietto an­nunziando la propria qualità)          Dirigente!

secondo   (c.s.)                 Stampa!

terzo  (c.s.)                                   Coni!

tremalaterra              E questi?

controllo                       Questi sono sbafatori.

tremalaterra              Fate passare anche me come sbafatore.

controllo           Non posso. Ci vuole la tessera con la foto. Del re­sto, la partita sta per       finire. Aspetti fuori.

Tremalaterra via, desola

II.

Controllo e Barbarossa.

Barbarossa  (viene fuori dallo stadio in istato di grande sovrec­citazione) Io non posso        assistere. Sempre così. Troppo nervoso. Mi fa male. (S'odono urla dall'interno dello stadio. Barbarossa ha un sussulto e si copre gli occhi: al Controllo) Guardi, per        favore: che è successo?

controllo  (guarda)      Niente, stanno sempre zero a zero.

una voce potente (dall'interno)        Cornuto!

Barbarossa        (sussulta e si tappa le orecchie. Al Controllo, senza guardare) Con chi      l'hanno? Guardi, per favore.

controllo  (senza guardare)     Con chi vuole che l'abbiano?

Barbarossa  (passeggia avanti e indietro torcendosi le mani, in preda a grande       agitazione)  Queste partite una volta o l'al­tra mi daranno una sincope.

controllo           Ma scusi, forse lei è pagato per venirci?

Barbarossa (offeso)      Prego, caro, sono io che pago!

controllo  (tra sé)         E si offende anche.

III.

Detti, Lucia e Jolanda.

lucia (viene fuori dallo stadio agitatissima, con Jolanda) Ze­ro a zero e la partita sta per          finire.

Jolanda     Sii calma. La condizione perché il tuo fidanzato abbia un buon contratto è che     oggi non si perda la partita.

lucia           Ma io avrei voluto la vittoria. Il contratto sarebbe stato migliore.

Jolanda     Contentati del pareggio. È già molto. Gli avversari sono fortissimi. Contro una    squadra quasi imbattibile, sia­mo riusciti a pareggiare.

controllo          (tra sé, indicando le due donne)         Sono state loro a pareggiare!

lucia           Ma capisci che gli avversari potrebbero farci un punto.

Jolanda     È difficile. Noi vigiliamo. E fra poco sarà finito. An­diamo ad aspettare i   giocatori all'uscita.

S'avviano.

urlo della folla       Rigore!

Le due donne si fermano e tendono l'orecchio allibite.

Barbarossa  (che continuava a passeggiare avanti e indietro torcendosi le mani,    sussulta e si copre gli occhi. Al Control­lo, che sta guardando dentro) Che è successo?

controllo  (con indifferenza)    Fallo di mano. Rigore contro la Invitta.

            Jolanda, con le mani nei capelli, guarda dentro lo stadio: Lucia resta come paralizzata.

lucia                       Siamo rovinati! Quanto manca alla fine?

controllo (c.s.)             Due minuti.

Barbarossa        Oddio, la sincope! Che è questo silenzio sepol­crale?

controllo           Stanno discutendo con l'arbitro. Ma non c'è che fare. Il calcio di rigore    è fuori discussione.

Jolanda     Oh, poveri noi! È la catastrofe.

Lucia           (che era rimasta come paralizzata, alza le braccia al cie­lo) San Piè di Leone,       tu sai che ti abbiamo portato sempre i fiori. Soltanto tu puoi salvarci. San Piè di Leone,             fa' il mi­racolo! (Cade in ginocchio.)

Immediatamente, tre o quattro vividi lampi abbagliano il pub­blico, s'ode uno schianto e di colpo cambia la scena; l'effetto è affidato per prima cosa alla rapidità del cambiamento, che deve dare un'impressione di sorpresa.

quadro terzo

In Paradiso

Appare una scena luminosissima. È un angolo del Paradiso. Qua e là sulle nubi sono degli Angioletti. In primo piano c'è san Piè di Leone, un bel vecchio, in manto da santo, con sandali e aureola.

I.

Angioletto, san Piè di Leone, Cherubino e Angeli.

angioletto         San Piè di Leone, dicono a voi. Chiedono un mi­racolo.

san piè di leone            Un miracolo? Da me? E da quando in qua? Mai, parola d'onore, mi è       stato chiesto un miracolo. Si sa­ranno sbagliati. Io faccio finta di non aver sentito.

angioletto         San Piè di Leone, dicono a voi, chiedono un mira­colo.

cherubino           Via, fatelo, si tratta di due giovani che vi sono sta­ti sempre devoti. angioletto        Fate questo miracolo, san Piè di Leone. Lucia vi ha portato i fiori tutti i            giorni.

san piè di leone            Veramente, era un pretesto.

angioletto         Via, non state a guardare tanto per il sottile. Se i santi dovessero   pensare alle vere ragioni della umana divo­zione, non farebbero più miracoli. cherubino           Guardate sant'Antonio. Lo invocano a ogni mo­mento e gli tocca di           ritrovare gli utensili domestici, i mesto­li, gli aghi, le forbici e persino gli occhiali.

angeli  (in coro, con effetti di terza e quinta) Via, san Piè di Leone, non vi fate troppo            pregare!

san piè di leone  Non mi pregano mai, una volta che lo fanno me la voglio godere. angeli       Non c'è tempo, san Piè di Leone, fate il miracolo!

san piè di leone                       Ma io non m'intendo di giuoco del calcio.

angioletto                     Ve ne intenderete sempre un po' più dei vostri concittadini.

san piè di leone                       Bene, vedrò, ci penserò.

angioletto                     Che volete pensarci? Stanno per tirare il calcio di rigore.

san piè di leone                       No, ho fermato momentaneamente il corso del tempo. Benedetto il Cielo. E facciamo questo miracolo. (Ordina) L'aureola grande, il manto buono.

angioletto         Tutta quest'eleganza è sprecata perché sarete in­visibile.

san piè di leone                        Lo so, ma ci tengo. È la prima volta che mi chiamano giù.   (Indossa il manto che gli Angioletti gli han­no portato.)

angioletto         (aiutandolo a calzare i sandali)  I vostri sandaloni silenziosi. Ma fate        presto.

san piè di leone            Presto, presto, datemi il tempo di vestirmi, no? E poi sapete che qui il       tempo non esiste, non passa. (Aiu­tato dagli Angioli si veste in fretta e s'avvia: mentre sta per uscire si volta)  Dimenticavo l'aureola.

Un Angelo gliela mette sul capo, san Piè di Leone raccoglie le pieghe del suo candido vestito e col manto svolazzante si tuffa dal fondo e scompare. Alcuni Angioletti stanno affacciati dall'or­lo delle nubi a guardare. S'ode la campanella della portineria.

angioletto         Suona la campanella del Paradiso.

una voce dall'interno       Arrivi!

angioletto        (con candore e una vena appena appena accennata di mestizia) Anche     la domenica si muore.

II.

anima dell'avvocato barbarossa     (entra, un poco intimidita)

Permesso?

angioletto         Avanti. Voi arrivate adesso?

anima dell'avvocato barbarossa     Sì, una sincope.

Entra un gruppo di Anime.

prima anima       Ma è vero che san Piè di Leone fa un miracolo?

angioletto         Sì, è sceso adesso. Sta per arrivare sulla Terra.

            Partita di calcio.

prima anima       Magnifico. Io ero tifoso. Vediamo, vediamo.

Gli Angioli e le Anime prendono posto per vedere di sulle nubi.

anima dell'avvocato barbarossa  (tra sé, agitata)  Partita di cal­cio anche qui!    (All'Angioletto) Guardate; per favore, che suc­cede?

angioletto(che sta guardando)  Per prima cosa san Piè di Leone fa un cenno con la           mano e smette di piovere. Un rag­gio di sole illumina lo stadio.

cherubino           Ma che si occupa della pioggia, invece di fare il mi­racolo!

angioletto         Lasciatelo arrivare, no? Ancora sta svolazzando tra le nubi. Eccolo che     cala dolcemente, col manto al vento, nel campo da giuoco.

cherubino                      È in tempo per il miracolo?

angioletto         Sì, finora hanno discusso; il calcio di rigore sta per essere tirato proprio     adesso. (Allarmato) Ma che fa san Piè di Leone? (Gli altri Angioletti ridono.) Ha          assestato un potentissimo calcio dietro le reni al giocatore che deve tira­re il rigore.

cherubino           Ma non è così che si fanno i miracoli. angioletto Non è pratico del             giuoco. D'altronde, che volete che faccia un buon vecchio santo medievale in questi    casi?

anima d'un venditore di gelati  (arrivando con un vassoio lumi­noso su cui sono     gelati impalpabili, fosforescenti, in coni di vetro) Coni gelati!

anima dell'avvocato barbarossa    A me! (Assaggia, sputa) Sono anime di         gelati!

angioletto   (con le mani nei capelli) Cielo, san Piè di Leone ha dato un calcio        all'arbitro! (Gli altri Angioletti ridono e battono le mani festosi, divertendosi un mondo.) Fortuna che è invisibile! L'arbitro crede che sia un reuma. (Guardan­do) Oh, finalmente! San Piè di Leone ha preso il pallone ap­pena è stato tirato il calcio di rigore             e l'ha depositato delica­tamente tra le braccia del portiere.

Dal basso giunge il tuono delle acclamazioni della folla entusia­sta, che empie lo stadio.

cherubino           Ma guarda adesso che cosa sta facendo! Piglia a calci tutti i giocatori        avversari!

angioletto         Guarda, guarda, come litigano fra loro.

III.

Detti e Anime.

seconda anima  (entrando)      C'è fra lorsignori l'anima di tal Fi­liberto?

prima anima                   Sono io!

seconda anima                         Vostra moglie vi chiama mediante lo spiriti­smo.

prima anima                   Mia moglie mi ha afflitto per tutta la vita e mi perseguita anche     dopo morto.

seconda anima                        Non dovreste parlare così. Pensate che in fon­do vi ha fatto            guadagnare il Paradiso. Dunque? Vi sta aspet­tando.

prima anima                   Sentite, ditele che sto all'inferno.

seconda anima  (severa)      Ah, ah, ah, non si dicono le bugie.

prima anima       Già, è vero. Dimenticavo che siamo in Paradiso. Ma io voglio vedere la    partita. (Alla Seconda Anima) Senta, ci vada lei, che è tanto gentile.

seconda anima             Santa pazienza! (Via.)

IV.

Detti, meno Seconda Anima.

angioletto(che con gli altri ha continuato a guardare la par­tita dall'alto) Oh, adesso?       Che fa san Piè di Leone?

cherubino          Zitti. Non gli basta d'aver salvato la situazione. Vuol far vincere la            squadra del suo protetto. Ha preso il pal­lone e corre verso la porta.

angioletto         Ahi, ahi!

seconda anima   (rientrando, alla Prima Anima) Signor Fili­berto, sua moglie vuol             sapere come va la partita.

prima anima   (seccamente, continuando a guardar la             partita) San Piè di Leone sta per       fare un punto.

La Seconda Anima via.

angioletto   (con le mani nei capelli)   Sbaglia! Sbaglia! non ha la più lontana idea

            del giuoco.

anima di barbarossa   (agitata, senza guardare)  Che fa?

angioletto        S'avvia a tirare il pallone dentro la porta custo­dita dal fidanzato

                        di Lucia, invece che in quella degli avver­sari!

anima di barbarossa                       Disgraziato!

cherubino          E manca soltanto un minuto alla fine!

anima dell'avvocato barbarossa (agitatissimo) Oddio, risusci­to! Oddio,            risuscito! (Boccheggiando, annaspando con le braccia, cade, rotola giù dalle nubi e            scompare dal fondo, ri­suscitato.)

angioletto   (sporgendosi dall'orlo delle nubi, a san Piè di Leo­ne, che non si vede, naturalmente) San Piè di Leone! Ps! Ps! Dall'altra parte! Dall'altra parte!

cherubino          Ha sentito?

angioletto         Guarda in su. (Strilla)  Dall'altra parte! Finalmen­te!... Torna indietro...       dribla... scavalca gli avversari... Scia­bolata... Passa all'ala sinistra... riprende la sfera...   corre verso la porta avversaria. Ecco che sta per arrivare... sta per en­trare in porta lui stesso col pallone in mano... Eccolo...

gli angioletti (a san Piè di Leone)   Forza!

Dal basso sale l'urlo della folla: Goal! Gli Angioletti saltano e s'abbracciano per l'entusiasmo, con grida di: «Bravo! Viva san Piè di Leone!», mentre dal basso balza fin sulle nubi il pallone lanciato nella partita.

seconda anima   (rientrando, alla Prima Anima)  Signor Fili­berto, sua moglie la chiama. prima anima (sta per imprecare ma si trattiene in tempo)  Accid... Che inferno! Non mi       lascia tranquillo nemmeno in Paradiso. È terribile, quando si ha la disgrazia d'una       moglie spiritista, si è perseguiti anche all'altro mondo.

Via tutti, meno il Primo Angioletto. Cala un siparietto con pae­saggio celeste, per dar modo di preparare la scena successiva.

V.

Siparietto con paesaggio celeste.

San Piè di Leone e il Primo Angioletto.

angioletto (a san Piè di Leone che toma)  Bravo!

san piè di leone (raggiante)  Presto, la doccia!... Negli spoglia­toi non voglio nessuno...     È andato bene?

angioletto             Siete stato un centr'attacco meraviglioso.

san piè di leone  Cominciavo a pigliarci gusto. È un giuoco grazioso, quando se ne           penetra lo spirito.

angioletto                     Non vorrete mica darvi al giuoco del calcio, per caso?

san piè di leone                       Macché! L'ho fatto per quei ragazzi.

angioletto                     Lucia ve ne sarà eternamente grata.

san piè di leone                       Se non sbaglio! Mi pare di vederla!

angioletto                     Come? Non avete sentito che razza di sacrificio vi ha offerto         quando vi ha chiesto la grazia?

san piè di leone                       No.

angioletto                      Non l'avete sentito perché c'era chiasso. Ha fatto voto di restar      zitella e farsi monaca. Come Lucia dei Pro­messi Sposi.

san piè di leone                       Ma brava! Io faccio i miracoli per accomodar­le il matrimonio, e     lei mi va a far voto di non sposare. Dav­vero, non si sa queste ragazze che cosa hanno     al posto del cervello.

angioletto         Era tutto quello che poteva offrirvi, povera ragazza.

san piè di leone                Ma poteva offrirmi un cuore d'argento, an­diamo! O, anche meglio,       poteva far fare un bel quadro con la scena di quando io ho lanciato il pallone in rete. angioletto         Non sarebbe stato un sacrificio.

san piè di leone            Ma mi sapete dire che me ne viene in tasca a me, se resta zitella? Questi    sono affari suoi. Be', fortuna che non manterrà il voto. Vedrete che sposerà. angioletto            Non sposerà. L'ha promesso.

san piè di leone  (scettico)   Conosco i miei polli. Passata la fe­sta, gabbato lo santo. Del    resto, ci penso io: le mando un'i­spirazione.

angioletto         Ma lei la capirà?

san piè di leone            Queste sono ispirazioni che le ragazze capi­scono a volo. Volete vedere?    Mando l'ispirazione: là!

voci dal basso                         Evviva gli sposi!

san piè di leone (raggiante)   Che vi dicevo?

angioletto         All'anima, come hanno fatto presto a capire!

San Piè di Leone e l'Angioletto si ritirano, il siparietto s'alza.

quadro quarto

Davanti alla chiesa di san Piè di Leone

Stessa scena del quadro terzo: è mattina e il luogo ha un aspet­to festoso. In mezzo alla piazza c'è Tremalaterra con un gran­dissimo cannocchiale nuovo, che ha la scritta: «Dono degli spo­si». Tremalaterra è tutto ripulito. Paesani in festa attendono l'uscita degli sposi dalla chiesa.

Gerolamo, Attanasio, Tremalaterra, Lucia e Tito.

attanasio             Ma come? Diceva che voleva farsi monaca?

Gerolamo                        E bè, ci ha ripensato.

attanasio             Tu avevi scommesso che non sposavano, e hai per­so. Mi devi cento                     lire.

Gerolamo            E tu ne devi cento a me. Anche tu avevi scommes­so che non sposavano    e hai perso. Eccoli.

Si scambiano cento lire.

Lucia (in bianchi veli esce dalla chiesa a braccetto di Tito suo marito, seguiti dal corteo          nuziale: a Tito) Sai perché mi sono decisa a sposare? Perché mi è apparso in sogno san            Piè di Leone e mi ha ordinato di dare il suo nome al primo figlio maschio che avrei         avuto. Capirai che, come monaca, ubbidi­re sarebbe stato un pasticcio.

Tito   San Piè di Leone è un gran santo!

voci Evviva gli sposi!

Dall'interno della chiesa, suono di organo che intona una Mar­cia Nuziale, mentre cala il

SIPARIO