Farsa all’italiana in un atto
di Anonimo spagnolo
Traduzione di Cesco Vian
da FARSE SPAGNOLE del secolo d'oro
Edipem Novara 1974
PERSONAGGI
sacrestano
filippina
curzio, suo marito
ALBERTO, servo
FARSA DEL FOLLETTO[1]
Entra un sacrestano con un libro in mano e un aspersorio in tasca, e andando su e giù per il palcoscenico dice così:
sacrestanoUtinam, amen, magari io ami! Tu ames, che tu ami; amet, egli ami; utinam amemus, magari amiamo; ametis, amiate; ament, amino. In verità questo verbo amo, amas, lo fece il dio Cupido, e io non posso lasciarlo né impararlo a memoria, specie l'infinito, che arrivando al supino non posso andar oltre. Mi hanno comandato di prendere gli ordini di tonsura e chierica, e per questo devo studiare, ma non posso, essendo la mia mente tutta rivolta a un amore che non mi dà riposo. Me ne stavo poco fa sul campanile studiando un po', ma avendo appena finito di mangiare mi si è guastata la digestione, tanti sono i tormenti d'amore; perciò ho smesso di studiare e, sceso dal campanile, vado a cercare la mia donna Filippina, che è la cosa che più adoro in questa vita. (Riprende a passeggiare.) Utinam amarem, oh, se io amassi! Amares, tu amassi; amaret, egli amasse... Ma eccola che viene!
Entra donna filippina e il sacrestano le si avvicina e dice:
sacrestanoBacio le mani della mia signora donna Filippina, bubina, tulina, de fidibus tarquina.
filippina Sacrestano mio, in buon'ora ti veda io.
sacrestanoTi bacio le mani e la bocca e le punte della cuffia, baluffia, peluffia, de fidibus tarcuffia.
filippina Si calmi e stia fermo con le mani!
sacrestanoNon temere, vita mia, ch'io non sia calmo. Giusto adesso stavo studiando sul mio campanile e mi son ricordato di te, e subito ho piantato lo studio e sono sceso a cercarti.
filippina E mi hai trovato. Come va lo studio?
sacrestanoMalissimo, giacché sai che un uomo innamorato non può studiare. Se non mi stai davanti, non ho pace! Se tu volessi venir con me sul campanile per quindici giorni, penso che si potrebbe studiare un poco.
filippina Io ci verrei, anche, ma sapete che non posso lasciare mio marito.
sacrestano Basta che tu voglia, al resto ci penserò io.
filippina Fa che resti segreto, e ci verrò. Ma che cosa devo fare sul campanile, io sola?
sacrestanoNon sarai sola, ci sarò anch'io con te, e non farò altro che sbatacchiarti come una campana, piedi in su, testa in giù, e libererò quelle che sono tenute ferme da stoffa e pizzo, e troverò.
filippina Fa come vuoi, io ci sto.
sacrestanoSapete già che vostro marito crede che ci sia un folletto in questa casa, e che lui e il suo servo Alberto del Pino sono pieni di fifa.
filippina Tanti scherzi gli hai fatto, che si spiega la loro paura.
sacrestanoAdesso gli dirò di bruciare il vecchio solaio per cacciar via il folletto, e l'incendio farà accorrere gente, e nella confusione noi due fuggiremo, ed egli penserà che ti sei bruciata; in questo modo ce la godremo.
filippina Sia come tu vuoi e decidi.
sacrestano Dunque siamo d'accordo così. Addio.
filippina Vai già?
sacrestano Sì. Desideri qualcosa?
filippina Va' con Dio.
sacrestano Ti voglio abbracciare, così.
filippina Non stringermi tanto!
sacrestano Amor mio, il fuoco, una volta acceso, è difficile da spegnere. Ma non vado via, perché mi è venuta in mente una cosa che devi fare e voglio vedere l'esperimento.
filippina Non andartene, lo farò. Dimmi.
sacrestano Devi sapere che leggendo la grammatica di Antonio[2] ho trovato una regola che dice: Faemina masque genus, nullo mostrante reponit.
filippina E che significa?
sacrestano Ti farò la costruzione, stai attenta. Faemina, la femmina; masque reponit, mostra di più al maschio; genus, il suo genere, nullo mostrante, senza che nessuno lo mostri.
filippina Ottima regola.
sacrestano Dunque per applicarla voglio che tu mi faccia il piacere di mostrarmi il tuo genere nullo mostrante, senza che nessuno ce lo mostri.
filippina Domandi una cosa difficile; non la farò.
sacrestano Ma si deve fare, per la mia vita, e ne avrò piacere.
filippina Se tu lo vuoi, alla buon'ora.
sacrestano Dev'essere nullo mostrante.
filippina Sia qui stesso.
sacrestano Qui ha da essere, che nessuno ci vede.
filippina Però potrà sempre esserci qualcuno che ci veda. Andiamo dentro, sarà meglio.
sacrestano È meglio, per far le cose in regola. Andiamo.
Escono, ed entra il marito, che si chiama curzio, accompagnato dal suo servo alberto. curzio entra con il mantello attorcigliato al braccio, e dice:
curzio Attento, figlio mio, che si sta compiendo una gran malvagità.
alberto Che cosa? Che cosa?
curzio L'ho visto, l'ho visto dal buco della serratura!
alberto Che cosa ha visto?
curzio La tua padrona a letto con un tizio!
alberto E di questo si spaventa? E per questo grida tanto!?
curzio Come potrei non farlo?
alberto Io l'ho visto un mucchio di volte, e non dico nulla. Guardi che dev'essere il folletto.
curzio Bisogna far qualcosa, bisogna! Non è un folletto, l'ho visto io, è un uomo!
alberto Ci sono folletti-uomini?
curzio Qui, figlio mio, c'è di mezzo l'onore! Entra in casa, portami fuori la spada, l'elmo e lo scudo, che donna Filippina deve morire oggi, issofatto, così!
alberto Io non entro, perzìo!
curzio Perché? Va, figlio, e fa piano, che non ti sentano.
alberto No, no, perzìo! Se poi il folletto lascia stare lei e corre dietro a me, il diavolo se lo porti?
curzio Non lo farà. Suvvia, aiutami, va'!
alberto Devo proprio andare?
curzio Subito, figlio, subito!
Esce Alberto, ma rientra in scena subito e dice:
alberto Devo prendere che cosa?
curzio L'elmo, la spada e lo scudo.
alberto Si deve armare?
curzio Certo! Su, fa presto!
alberto E dopo che si è armato, cosa deve fare?
curzio Ammazzarli. Su, fa presto, prima che quello esca!
alberto Li deve ammazzare?
curzio Sì, ammazzarli.
alberto Non lo faccia, se no rischiano di morire!
curzio Su, figlio, presto, per amor di Dio!
Esce Alberto e rientra poco dopo di corsa con l'elmo, la spada e lo scudo, e fuggendo stramazza per terra, e dice:
alberto Satanasso ti prenda, folletto della malora!
curzio Dammi le armi, figlio! (Le cinge). Che cosa hai visto?
alberto Su, la finisca, che non ce n'è più bisogno!
curzio Come? L'hai visto anche tu?
alberto Hanno già finito. Guardi che è il folletto!
curzio Il folletto?
alberto Il folletto.
curzio Hai proprio visto tu che era un folletto?
alberto Senza dubbio, e stava così attaccato! E quando vide che l'avevo visto, mi scaraventò dietro mezzo mattone, e me la diedi a gambe.
curzio Andiamo, dunque, figlio mio, e lo vedremo!
alberto No, perzìo, non ci vada!
curzio Suvvia, figlio, vieni con me, abbi coraggio!
sacrestano (da dentro) Signora, vostro marito ci ha visto e bisogna aggiustarla. Io esco, e se parlo col folletto, rispondetemi voi.
filippina (da dentro) Sta bene.
Esce il sacrestano col libro aperto e l'aspersorio in mano, e va gettando acqua benedetta mentre dice così:
sacrestano Asperges me Domine hissopo et mundabo, lavabis me et super nivem dealbabor.
alberto Ecco il folletto!
curzio Oh no, è il sacrestano! Non lo vedi?
alberto Sì, dunque è un folletto-sacrestano!
curzio Che infamia! Che cosa stavate facendo in casa?
alberto Stava picchiando con l'aspersorio la padrona.
sacrestano Signor Curzio, sappia vossignoria che io venni perché mi hanno fatto venire.
alberto La padrona dev'esser stata.
sacrestano La moglie di vossignoria mi ha fatto venire per benedire la casa infestata dal folletto, ed io son venuto per questo.
curzio È mai possibile? Esca donna Filippina, che voglio sapere la verità.
Dentro, donna filippina dà un grido come da folletto, e subito dopo vien fuori tutta scapigliata e gridando, e dice:
filippina Ahimè, povera me! Tutti i giorni il folletto mi deve conciare a questo modo, e non posso abbandonare questa casa!
curzio Oh, donna Filippina, che cosa succede?
filippina Taci, uomo infame! Tu mi costringi a stare in questa casa, e il folletto mi tormenta così tutti i giorni!
alberto Adesso che se l'è spassata col folletto, vuole andarsene da questa casa.
curzio Che cosa dunque devo fare? Parlate, signora!
sacrestano Che cosa? Cambiar casa!
curzio Ma non pensa vossignoria che questa casa mi appartiene, e sarebbe assurdo affittare una casa, avendone una propria?
alberto Io farei un'altra cosa.
curzio Quale?
alberto Bruciarla, affinché bruci anche il folletto e non ci corra dietro.
sacrestanoOttima idea; ma non si bruci tutta.
curzio Brucerà anche il folletto?
sacrestano Senza dubbio.
curzio Ma devo incendiare la mia casa, per un folletto?
sacrestanoNon tutta.
curzio Che cosa, dunque, si deve bruciare?
sacrestanoIl solaio vecchio, dove abita il folletto.
curzio Se deve bruciare anche il folletto, si bruci pure il solaio, Giacchéè preferibile bruciarlo piuttosto che capiti ogni giorno questa storia.
sacrestano Forza, dunque, si dia fuoco!
filippina Vossignoria venga con me, io le fornirò il fuoco.
sacrestano Andiamo.
curzio Andate, signora, e aiutatelo.
Il sacrestano e la moglieentrano in casa e appiccano il fuoco; poco dopo ella vien fuori gridando:
filippina Ahimè, ahimè, si brucia tutta la casa e il mio patrimonio! Aiuto, signori, al fuoco!
curzio Che cosa succede, signora, dite!
alberto Non deve aver appiccato il fuoco bene.
curzio Parlate, signora, dite.
filippina Ahimè, ahimè, si brucia la casa e il mio patrimonio! Aiuto!
curzio Me disgraziato! Aiuto, che si brucia la mia fortuna!
Entrano da una parte ed escono dall'altra, portando fuori roba e cercando di spegnere il fuoco; accorrono i vicini e c'è grande confusione. A un certo punto escono tutti, ed entrano il sagrestano e filippina.
sacrestano Su, amor mio, scappiamo, che è il momento buono!
filippina Andiamo, andiamo! (Se ne vanno.)
Entrano gridando tutti, con i vicini, e Alberto con un gatto in braccio.
alberto Al fuoco, al fuoco, aiuto, che non si è bruciato tutto!
curzio Hai visto la padrona? Che cosa porti lì?
alberto Il gatto, che perzìo, se non lo soccorro, si brucia tutto!
alberto lascia andare il gatto e vuole inseguirlo, ma lo ferma il padrone.
curzio Lascia andare il gatto, figlio, che non importa niente.
alberto Non importa? E se brucia?
curzio Dimmi, hai visto la padrona?
alberto Perzio, dev'essere bruciata!
curzio Bruciata? Com'è possibile?
alberto Il sacrestano e lei devono essersi bruciati, perché non si vedono più.
curzio Certamente si sarà gettata in mezzo al fuoco per salvare la roba.
alberto Lo so io dove la potresti ritrovare senza fallo!
curzio Dove, figlio? Nel campanile.
curzio Ma come? Cosa può fare nel campanile?
alberto Sappia che bruciandosi è diventata fumo, e il fumo va verso l'alto, e il campanile è alto; ed ella, essendo amica del sacrestano dev'essere entrata lì a rifugiarsi.
curzio Sta' zitto, ché probabilmente è andata a ricoverarsi in casa di qualche vicino. Suvvia, poiché l'incendio si è spento, andiamo a riportare dentro questa roba che ci rimane.
alberto Andiamo, ché ella ricomparirà al terzo giorno come gli affogati.
Escono, e così termina la farsa.
[1] Questa farsa è conosciuta come « Farsa senza titolo, i personaggi della quale sono un Sacrestano, Filippina, Curzio e Alberto ».
[2] Il celebre umanista spagnolo Antonio de Nebrija (1444-1522), autore di grammatiche, dizionari, ecc.