Farsa dell’affamato

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Farsa in un atto

di Agustín Moreto y Cabaña

Traduzione di Cesco Vian

da FARSE SPAGNOLE del secolo d'oro

Edipem Novara 1974

PERSONAGGI

Tre DONNE

Uno STUDENTE AFFAMATO

Un VECCHIETTO

Un PORTAPACCHI

Un UOMO

Un VIGILE


FARSA DELL'AFFAMATO

prima donna    Fin qui è andata bene, giacché il signor Stefano c'insegue a vista, ma non riesce a raggiungerci. E se, dopo averci of­ferta la merenda, non vi prende parte anch'egli, schiatterà di rabbia, perchéè rognoso come un pidocchio, quell'uomo!

seconda donna Per la parte che mi riguarda, lascia fare a me.

terza donna     Lo stesso dico per la parte che hai assegnata a me.

prima donna    Avete parlato con chi potrà aiutarvi?

le due               Non c'è bisogno di riparlarne!

portapacchi     Dove andiamo?

prima donna    Zitto e cammina.

seconda donna  Ehi, dove ci aspetti?

prima donna    All'Angelo.

terza donna     Presto andiamo.

prima donna    Dividiamoci, ché sta arrivando.

portapacchi     E a me, chi mi ha da pagare?

prima donna    Quel signore.

portapacchi     Sta bene. (Se ne vanno).

Entra lo studente affamato.

studente          Hanno girato quell'angolo, io posso girare di qui. Vedo ancora il portapacchi. Mi costa cara la mia generosità! Non vado più vicino a donna Filippa per via delle malelingue, e mai m'è piaciuto quanto oggi, perché oggi l'anima mia è rapita dagli occhi di lei bel­lissimi, ma anche dalla sporta del galiziano[1]. Ma suvvia, non per­diamo tempo, perché si sta allontanando da me la merenda che m'è costata dieci reali, di cui almeno cinque vorrei mangiarmeli io, in modo da perdere meno, già che perderci devo.

Entra la prima donna, travestita da uomo.

prima donna    Signore, senta!

studente          Mi  scusi.

prima donna    Un attimo, per favore.

studente          Ho fretta.

prima donna    La prego!

studente          Che cosa desidera?

prima donna    Venga qui, a questa porta, a far da testimone per un contratto di vendita. È questione di un minuto.

studente          Non posso.

prima donna    Anche se non può, ci faccia questo favore, ché poi non la tratteniamo più oltre!

studente          Mi lasci in pace!

prima donna    Un istante solo ed è finito!

studente          Ah, la mia merenda!

prima donna    Deve sapere che vende al signor Clemente la signora donna Eusebia, per delega che ha di sua cugina madama Fulgenzia...

studente          Che cosa vende? Presto, la finisca!

prima donna    Con ogni efficacia e forza, davanti a me, con la facoltà di chi può addivenire a compre e vendite...

studente          Mi dica che cosa le vende, dunque, messere! Ahi, la mia merenda!

prima donna    Gli vende, affinché vossignoria possa andarsene ai suoi affari e non vi si faccia estorsione...

studente          Finiscila, che mi fai venire il mal di mare! Dimmi che cosa gli vende, uomo!

prima donna    C'è bisogno di un po' di calma, in queste faccende, diamine! E voi, a quanto sembra, avete fretta. Andatevene dunque con Dio. (Esce.)

studente          E tu resta col demonio! Via, di corsa, adesso!

Entra la seconda donna, con un bambino in braccio.

seconda donnaSignor gentiluomo, se le vostre apparenze...

studente          Ahi, me lasso!

seconda donna...corrispondono al vostro modo di agire, vi racco­mando questo infante, e badate che non è ancora battezzato! E af­finché sappiate chi è, leggete questo documento, e addio, che c'è pericolo che mi vedano! (Esce.)

studente          Un momento, donna, aspetta! Ahi, donna! Ahi, la mia merenda! Che cosa debbo fare? Abbandonare qui il bimbo?... Sa­rebbe un peso per la mia coscienza! Vediamo che cosa dice questo foglio, ché tanto ormai ho fatto tardi. « Se tu, o pietoso... ». Acci­denti a quest'accidenti di calligrafia! Due giorni ci vorranno per leggere 'sta roba! Signori, esiste un cristiano più scalognato di me? A chi tante tragedie? Non manca altro che pianga il neonato, ades­so! Maledizione mia!... Ma, perdiana, ha la faccia coperta, e di brutti stracci, vediamo, via... (Lo scopre e vede che è fatto di stracci.) Accidenti! guarda un po' che roba! Si è mai visto scostumatezza peggiore? Senti, pancia di pezza, birbante, fabbricabambole!... Ma perché mi trattengo, se il portapacchi vola? Ma potrò arrivare a tempo, perché da questa parte non possono altro che andare verso l'Angelo.

Entra la terza donna.

terza donna     Che ora è, messere?

studente          Che bella flemma!

terza donna     Vossignoria abbia la gentilezza di dirmelo, affinchè io possa regolare quest'orologio.

studente          Vivaddio, se non mi lascia in pace, mi sento talmente esa­sperato, che temo di farvi fuori e di perdermi!

terza donna     Che offesa ci può essere nel domandare che ora è?

studente          Bella sciocchezza, andar sempre in giro con un orologio indosso, solo per domandare agli altri che ora sia!

terza donna     Se non desidera dirmelo, addio! Ma si renda conto, e mi scusi. Una, due, tre, quattro, cinque...

studente          Ormai la mia fame ha perso le speranze di arrivare in tempo.

terza donna     Ora l'infallibile veda le cinque in punto.

studente          Mi lasci stare, signora, che mi sgozza!

terza donna     Non c'è, in Spagna, un altro quadrante?

studente          Meglio se il vostro non fosse mai esistito! Sono uscito di casa col piede sinistro! Ma la mia fame non dispera ancora di arri­vare almeno alla fine della merenda. E pensare che per mangiare con appetito, non ho preso nulla, a casa, e dalla fame le budella mi si torcono in maniera inaudita!

Entra un vecchietto.

vecchietto        Mi perdoni, signor gentiluomo, e sappia che, quantunque la luce non sia più molto viva, non c'è cosa che offuschi la mia molta scienza.

studente          Che cosa desiderate? La vostra canizie mi obbliga a intrat­tenermi con voi; e non è poco, in verità! Ahimè, la mia povera merenda!

vecchietto        Mi risponda, e creda che può essere molto importante, per la sua vita stessa, non ritardare la risposta. Che cosa sente?

studente           Una fame canina.

vecchietto        Mi dia il polso... Sì, certamente, dev'essere debolezza. Basta guardarvi in faccia, e subito si concepisce il timore di vedervi spirare.

studente          Certamente, signore: di fame!

vecchietto        Terribile cosa, la fame! Per colpa di essa, vossignoria oggi ha messo in forse la mia riputazione.

studente          Sarà finita, dunque, questa visita?

prima donna    (dentro)  Al ladro! Al ladro! Prendetelo! Prendetelo!

studente          Questa è ancor peggiore!

un uomo          Vedete un po' che sfacciataggine! Prendetelo subito, le­gatelo!

studente          Uomo, guarda di sciogliermi, già che non guardi come leghi.

guardia           Portatelo via.

prima donna    (entrando)  Un momento, si fermi! Non è costui quello che inseguivo.

guardia           Allora lasciamolo in pace, e venite tutti con me all'insegui­mento del ladro. (Escono.)

portapacchi     (dentro)  No, io non mi lascio portar via i pacchi, finché non arriva il messere che mi ha dato l'incarico di portarli, e non mi paga il servizio!

prima donna    Lasciameli prendere, galiziano!

studente          Finalmente una buona notizia! Pur di partecipare alla me­renda, io perdono lo scherzo.

Entrano tutti.

prima donna    Se perdoni, eccoci qui con la merenda!

portapacchi     Malanno a voi! Questo signore è il mio padrone!

studente          Bravo, bravo, figliolo!

prima donna    Abbi  pazienza,  e  siccome l'ora  della  merenda  è già trascorsa, queste provviste servano per la cena.

studente          Coloro che presero parte allo scherzo, partecipino adesso al ballo.

tutti                 D'accordo!

studente          Andiamo.

prima donna    Precedici tu.

studente          Volentieri, ma stavolta la merenda voglio portarla io.

prima donna    Vuoi portarmi appresso la merenda?

studente          Sulle mie proprie spalle, così non riderete più... alle mie spalle![2]


[1]   I galiziani erano assai noti come portatori di pacchi o di sporte, tanto che  galiziano   veniva  chiamato  chiunque   facesse   questo  mestiere.

[2]   Nel testo c'è un intraducibile gioco di parole, basato sul doppio senso della parola corno (che significa « come » ma anche « io mangio »).