Farsa di un vecchio ammogliato con donna giovane

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Farsa all’italiana in un atto

di Anonimo spagnolo

Traduzione di Cesco Vian

da FARSE SPAGNOLE del secolo d'oro

Edipem Novara 1974

PERSONAGGI

COBEÑA, che è il vecchio  

Sua  MOGLIE

Uno SCEMO aggiunto

FURBONE, che è il primo scemo 

Il LICENZIATOALBAIDA


FARSA DI UN VECCHIO

AMMOGLIATO CON DONNA GIOVANE[1]

vecchio      Senti uno po' Terrazza, figlio mio: come va il lavoro nei campi?

scemo          Bene.

vecchio       Il capoccia?

scemo          Bene.

vecchio       Come lavorano i braccianti?

scemo          Bene e male. Come in farmacia, c'è di tutto.

vecchio       Hai lavato i trenta tini della cantina?

scemo          Ho fatto tutto come si deve, in nome di Dio!

vecchio      Sta a sentire: io vado a fare una passeggiata da quelle parti, per vedere come hanno lavorato. Voglio che tu resti a casa a fare la guardia a mia moglie, poiché ti ho assunto per questo, più che per lavorare nei campi. Del furfante di Furbone non mi fido, perché ho molti sospetti che entri in casa mia un Licenziato che chiamano Albaida, e il birbante di Furbone gli regge il moccolo. Accidenti all'uomo, accidenti all'uomo che essendo vecchio prende moglie giovane e garbinosa, e accidenti all'uomo che ha moglie giovane e bella, e permette che un medico giovane le tocchi il polso!

scemo         Che è, malata, la padrona? Allora dico che per forza ci vuole un medico.

vecchio      Io non voglio che la curi costui.

scemo         Oh, senta: se ella non si trova bene altro che con questo medico, a lei che gliene importa?

vecchio      C'è di mezzo il mio onore, figlio mio! Be', addio; tu rimani, sta bene attento a tutto, e segui dovunque la padrona, e così pure Furbone. (Se ne vanno.)

Entrano la mogliedel vecchio e furbone.

moglie       Meno male che te ne sei andato, vecchiaccio, nemico del mio bene e della mia pace, sacco d'ossa, veleno maledetto, mucchio di mali, brontolone! Oh, povere donne! Piaccia a Dio che quella che sposa un vecchio come questo, essendo bella e giovane, finisca male, faccia male e le vada male! Gesù, Gesù! Mi sembra di avere una montagna sulle spalle!

furbone     Oh, povere donne! Piaccia a Dio che quella che sposi un giovane come me, pur essendo bella, faccia male e finisca male, e a chi gliela fa, quello se la tenga!

moglie       È mai possibile che questo vecchio sia geloso del licenziato Albaida, che è la luce di questi miei occhi?

furbone     Del licenziato Albaida è geloso? È proprio geloso del licen­ziato Albaida? Giuro a Dio che è la luce di questi miei occhi!

moglie       È andato nei campi! Se ne vada in malora e non torni più indietro!

furbone     Piaccia a Dio che quel che è male non si ottenga mai[2].

moglie      Furbone, già che abbiamo un po' di tempo, fa in modo che io veda il mio dottore, che mi sento male!

furbone     Lei si sente sempre male dalla cintola in giù. Che malattia sarà mai?

moglie      Malattia da donne. Suvvia, pensa qualcosa!

furbone     II padrone è andato nei campi e ha detto all'altro servo di sorvegliarci. Il padrone la sa lunga, ma io non mi chiamerei Furbone se non pensassi qualche trucco; e giuro a Dio che se il dottore capisce quel che cura, può venire e vedere una creatura.

moglie       Furbone mio, va a chiamarlo, digli che il tuo padrone non è in casa; io intanto vado ad aggiustarmi un po', che mi sento brut­tissima e non voglio che il mio dottore mi trovi così. Addio. (Esce.)

furbone     Se la padrona guarisce di codesta malattia contagiosa che ha, può dire che Furbone per mare e per terra le diede la vita.

Entra il dottor albaida.

albaida      Sono felice di vederti, Furbone! Come va? Come sta la tua padrona? E il tuo padrone, è in casa? Furbone, Furbone mio, il cuore mi palpita!

furbone     Benvenuto, licenziato Albaida, coma va? Ah, dottore, dot­tore: la mia padrona vuole che la curiate; il padrone è fuori. Ter­razza custodisce la casa:   ecco tutto quel che succede.

albaida      Suvvia, figliuolo, entra in casa e segretamente chiama la tua padrona. Solo di vederla m'accontento!

furbone     Eh, un momento, demonio! Che fretta avete? Che cosa dico alla padrona? Aspettatemi qui, voi, e attenzione che non vi veda l'altro servo, che spettegolerà ogni cosa e v'infangherà. (Entra a chia­mare la padrona.)

albaida      Mi nasconderò qui. Quel furbacchione d'un Furbone la sa così lunga che non si può raccontarlo! Ah, dottore felicissimo, ora vedrai la tua signora! O tempo bene speso, o medicina bene appli­cata! Alzate bandiera, o medici, per il più trionfale successo che possa conseguire uomo della vostra arte!

Entrano furbone e la padrona.

moglie       Benvenuto tu sia, dottore mio, medicina della mia ferita! (Lo abbraccia.)

Lo scemo si affaccia a una finestra e dice:

scemo         Oh, oh, oh! questa è bella. Aiuto, aiuto! Vi sembra bello sbaciucchiare il dottore? Io lo dirò al padrone! Furbone, mezzano, birbante!

furbone     (ridendo) Ma levati i demoni che hai! Vieni via da codesta finestra e vedi un po' da vicino!

Lo scemo abbandona la finestra e scende; intanto furbone fa an­dar via il dottore e si mette a servire la padrona. Entra lo scemo e sì mette a cercare il dottore.

scemo          Dov'è il dottore, Furbone? Ridi di me, furfante?

moglie       (ride)      Di' un po', figliuolo, ti sei affacciato alla finestra?

scemo         Sì che mi affacciai alla finestra, e vidi il dottore che vi stava abbracciando! Io lo dirò al padrone, che non è cosa da donne per­bene!

(Furbone e la Padrona ridono.)

moglie        Che bella cosa l'ingenuità!

furbone     Che stupido! Ma io lo stimo di più!

scemo          Perché ridete, demoni?

moglie         Di niente. Non dirglielo, Furbone, non dirglielo.

furbone     Non glielo dica, padrona, non glielo dica!

scemo          Ditelo, per la vostra vita!

moglie       Scommetto, Furbone, che mio marito, malizioso com'è, ha incaricato costui di sorvegliarmi, perchéè geloso del dottore. Costui si è affacciato alla finestra della mia casa e ci ha visto, me e te, ma siccome la finestra è incantata, gli è parso che fosse qui il dottore.

scemo          Dunque non c'era?

moglie         Lo vedi tu, forse?

scemo          No, per Dio!

moglie       Se vuoi convincerti che la finestra è davvero incantata e spiritata, torna su, affacciati, e vedrai che ti sembra di nuovo che ci sia qui il dottore.

scemo         Permìo, vado subito. (Esce, e ritorna il dottore e abbraccia di nuovo la padrona. Lo Scemo si affaccia alla finestra e dice: ) Adesso non possono negarlo! Ah, birba, aspettate! (Scende di nuovo, fugge il dottore, lo Scemo lo cerca e ridono di lui.)

furbone     Eh? C'è il dottore da queste parti?... Non si preoccupi, signora, che il padrone verrà presto.

moglie       C'è cosa più buffa a questo mondo? Vuoi avere la prova del tuo abbaglio? Resta tu qui con me e salga Furbone alla finestra, e vedrai che sembrerà anche a lui che ci sia qui il dottore, perché la finestra è incantata.

scemo        Se questo succede, ci crederò.

moglie       Su Furbone, va.

furbone sale e la padrona abbraccia e accarezza lo scemo.

furbone     (alla finestra) Ah, dottore, briccone, come l'abbraccia! Scostumato, giuro a Dio che non lo permetterò! Guardate un po' come si diverte, lei! Suvvia, si stacchino l'uno dall'altra, per satanasso!

(La padrona e lo Scemo ridono. Scende di nuovo Furbone)

...Ma dov'è il dottore? Dov'è? Non era qui adesso? Di che cosa ridono?

scemo        Va là, stupido, è la finestra che è incantata!

furbone      Permìo, non voglio affacciarmici più!

moglie       Suvvia, Terrazza, entra in casa. Parola mia, mi hai fatto ridere di gusto! Quando tornerà il padrone, digli quanto si sbaglia nell'esser geloso di me, e che, se vuoi vivere in pace, affitti questa casa a qualcuno e la faccia benedire.

scemo        Sa cosa dico? Che in qualsiasi casa ci trasferiamo, sembrerà sempre al padrone di vedere  vossignoria che abbraccia il dottore.

moglie       Va' al diavolo, casa dannata e finestra spiritata!

furbone      Ti porti il diavolo, pessimo padrone, dovunque tu sia!

scemo        Ti porti satanasso, dottore dell'accidente, dovunque tu sia, che ci hai spiritati a 'sto modo!

moglie       Non imprecare al dottore, scimunito, ché tutti siamo prossimi e figli di Adamo ed Eva, ed anche fratelli.

furbone     E specialmente questo dottore, che è suo fratello di latte.

moglie       Suvvia, malizioso, vieni con me in casa!

(Escono la Moglie e Furbone.)

scemo        Permìo, ho visto il dottore così bene come se l'avessi par­torito io!

Entra il vecchio.

vecchio      Oh, eccoti, figliolo. Hai visto qualcosa? Cos'abbiamo, figlio o figlia?

scemo         Ben avrebbe potuto farli il dottore, mentre lei è stato fuori.

vecchio           Come? Cosa? Che è accaduto?

scemo        Di tutto.

vecchio     Che cosa, dunque? Dimmelo, presto!

scemo         Stia calmo, che è una storia. Mi dica: quando lei ha visto il dottore che parlava con la padrona, dove si trovava?

vecchio     A quella finestra.

scemo         Anch'io.

vecchio       Li hai visti? Ahi, come non muoio?

scemo         Abbracciati li ho visti, prima!

vecchio       Ahimè! il mio onore! Datemi l'onore.

scemo        Ma poi venni giù, ed era bugia, perché fa tutto quella finestra  che è incantata e spiritata. Sappia che la padrona è onesta, e che non ha a che vedere col dottore più che vossignoria. Vuol ve­derlo? La chiami qui insieme con Furbone, poi vada su alla finestra e vedrà che le sembra di vedere il dottore che abbraccia la padrona.

vecchio      Bel trucco per buscherarmi! Chiamali fuori, e io ti giuro, per il vero Matteo e per Gonzalo Filippo[3] che morì cardato, che se mia moglie è onesta e la colpa è della finestra, cambio subito casa e domando perdono a mia moglie, che è la regina delle mogli! Suv­via, fuori quella perla, quel giglio, quella signora innocente e senza colpa!

scemo         Padrona, padrona! Furbone! Venite fuori che vogliamo fare la prova. Vediamo se quello che abbraccia è proprio il dottore!

moglie       O signor mio e anima mia! Siete ritornato? Benvenuto! Come state?

vecchio      Bene, signora.

furbone     Sia benvenuto vossignoria, signore. Com'è andata laggiù?

moglie        Entrate in casa, signore.

vecchio      No, preferisco che stiate qui voi, poiché desidero guardarvi da quella finestra, per certe ragioni mie private.

moglie       Come vi piace, mio Pinabello, mio Macias, mio Leandro, mio Adone, mio primo amore!

vecchio      (allo Scemo)  Tu, vieni meco lassù!

scemo          Come comanda vossignoria. (Escono il Vecchio e lo Scemo.)

moglie         Furbone, questo è il momento!

furbone     Dottore, presto, abbracciate la padrona, ché il mio padrone vuol far la prova.

Entra il dottore e abbraccia la padrona, e il vecchio si mette a gridare dalla finestra.

vecchio      Ecco la verità! Questa non è un'illusione! Traditori! State fermo, Licenziato, ché vi debbo ammazzare, sul mio onore! Ah, malafemmina!

scemo         Non se la prenda, padrone, ché anch'io vidi lo stesso, ma una volta disceso capii che era falso.

vecchio       Andiamo giù!

Il dottore esce, scende il vecchio e lo cerca con la spada in mano. La mogliee i due scemi ridono.

scemo          Ecco, ha visto? È tutta colpa della finestra!

vecchio      (gettando via la spada) Avete ragione tutti! Anima mia, signora mia, amica mia, perla, amore, giglio, innocente, gioia, amore, agnellina, piccolina, io vi domando perdono! Oh, finestra indemo­niata! Oh, dottore, amico caro, potessi vederti per chiederti scusa!

moglie        Io vi perdono, benché avrei giusti motivi per non farlo.

Entra il dottore passeggiando.

vecchio      Ah, mio signor dottore, mi dia la mano! Desidero che oggi sia mio convitato. Mi perdoni, che avevo sospettato di lei!

dottore      Non vi perdonerò se non me ne dà licenza la mia signora donna Eufemia, moglie di vossignoria.

moglie       Quasi quasi non la concedo.

vecchio      Gliela conceda, signora.

moglie       Sta bene, la concedo!

Il vecchio li precede entrando in casa; si abbracciano gli innamorati, e dice lo scemo:

scemo        Stavolta non è stata la finestra incantata!


[1]   Questa farsa è nota come « Farsa di un vecchio ammogliato con donna giovane; esce e la affida ad uno scemo che la sorvegli, perché teme ch'ella commetta adulterio con un Licenziato e che Furbone, altro scemo, sia il suo mezzano ».

[2] Nel testo c'è, in questa battuta, una brevissima lacuna.

[3]   Personaggi ignoti, probabilmente proverbiali.