Fate, streghe, folletti

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“Fate, streghe, folletti” di Francesco Firpo

FATE, STREGHE, FOLLETTI

di Francesco Firpo

Personaggi (in ordine di entrata)


1° Soldato

2° Soldato

3° Soldato

4° Soldato

5° Soldato

1a donna del Castello

2a donna del Castello

1° Arciere

Comandante della Guardia

1° Cavaliere

Re Akeon

2° Cavaliere

Regina

3° Cavaliere

Maestro Tag

1° Cluricaun

2° Cluricaun

3° Cluricaun

4° Cluricaun

Fata Guardiana

Fata-che-trova

Regina delle Fate

Corteo delle fate

Grande Madre delle Streghe

Kate (strega)

Lucilla (strega)

Solomiac (strega)

Runa (strega)

Jenny Dentiverdi (strega)

Rossa (strega)

Ramona (strega)

Cilla (strega)

Tir-nan-Og

Luna

Grande Albero-che-parla (svariati attori)

Orso

Oznak

1° Servo di Orso

2° Servo di Orso

Tre Cornacchie

Minatori (molti attori)

Passaggio Segreto (molti attori)

Cornacchie (molti attori)

Nota:  Questa commedia può essere recitata da una compagnia di quindici attori.



Scena 1

(Sugli spalti del castello delle Terre Alte. La notte sta per terminare, tra poco inizierà l’alba.)

1° Soldato              - Chi è là?

2° Soldato              - Sono io, Guglielmo.

1° Soldato               - E’ già l’ora?

2° Soldato              - No, ma non riuscivo a dormire. Se vuoi comincio prima, vai dentro a riposare, sarai un pezzo di ghiaccio.

1° Soldato               - Ti ringrazio, l’ultima guardia della notte non finisce mai, il vento ti entra nelle ossa, batti i denti dal freddo e vedi fantasmi sotto le mura.

2° Soldato               - Tra poco sarà l’alba e anche i fantasmi se ne andranno a dormi... Ahh!!!

                               (E’ stato colpito in pieno da una freccia, si porta le mani al petto, barcollando e rantolando.)

1° Soldato              - Robin, che c’è??

2° Soldato              - Guglielmo, mi hanno colpito, sto male, ci stanno attaccando, dài l’allarme!

                                (Crolla tra le braccia di Guglielmo).

1° Soldato              - Robin!! (Vento, sibilare di molte frecce, grida di dolore in altri punti delle mura del     castello.) Allarme!! Siamo attaccati!! Allarme!!

                               (Le battute successive possono e devono sovrapporsi, la situazione è sempre più

                                confusa e caotica, irromperanno in scena soldati, donne, arcieri, cavalieri, servi.)

3° Soldato              - Dove sono? Chi è?

4° Soldato              - Chiamate il comandante della guardia!

                               (Cinque soldati attraversano di corsa la scena.)

5° Soldato              - Presto, alla torre nord, è circondata!! (Irrompono tre donne.)

1a Donna               - I magazzini del grano bruciano! Prendiamo dei secchi d’acqua!

2a Donna                - Ahah! (E’ colpita.)

                               (Irrompono da un lato quattro arcieri.)

1° Arciere              - Tirate sul fossato, sono tantissimi! (Rullare cupo di tamburi, squilli di trombe,

                                balenare di incendi, sorge un' alba livida e terribile in questo massacro da incubo.)

Com. guardie        - Cavalieri del re, a me! Bisogna difendere le mura a sud! (Corrono diversi cavalieri, si sente il rumore delle catene dell’argano.) Tradimento!! Stanno abbassando il ponte levatoio!

1° Cavaliere           - Sono i nemici signore, sono entrati da tutte le parti, sono tantissimi! (Entra il re.)

Com. guardie        - Maestà ci stanno massacrando, non riusciamo a difenderci!

Re                          - Ma chi sono questi assassini? Da dove vengono? Com’è possibile che nessuno li abbia visti arrivare?

Comandante         - Non lo sappiamo maestà, sono bassi e piccoli e combattono come forsennati, sembrano in preda a un maleficio.

2° Cavaliere           - Maestà, hanno incendiato le stalle, i cavalli sono impazziti, stanno morendo bruciati! Ahha! (E’ colpito da una freccia, entra la Regina.)

Regina                   - Mio signore, siamo perduti, moriremo tutti!

Re                           - Non ho paura della morte, lo sai bene!

Regina                   - Le nostre figlie non possono morire, hanno solo tre mesi, non è                                                                                                            giusto!

Re                           - Regina, prendile con te, scendi nel passaggio segreto della torre, arriva alla foresta e mettiti in salvo!

Regina                   - Io resterò con te mio Re!

Re                           - Gansaol!

Comandante         - Sì mio signore!

Re                           - Prendi le nostre figlie, mettile in salvo!

Comandante         - Io devo morire con voi Maestà!

Re                           - Tu devi obbedire, Gansaol, devi vivere, devi salvare le principesse! Questo è un ordine, ed è una preghiera!

Comandante         - Sarà fatto Maestà! (Esce.)

3° Cavaliere           - Stanno arrivando qui Maestà, salvatevi! Ahh! (E' colpito.)

Re                           - Cavalieri del re Akeon! Soldati, amici, a me! Diamo prova del nostro valore! (La battaglia infuria, colpi di spada, frecce, lance, tamburi, urla, fiamme, tutti corrono o si trascinano fuori, si intravvede la sagoma del castello avvolta dal fumo aspro della morte.)

Scena 2

(Siamo in una radura nella foresta della Valle Incantata, vicino alla collina delle fate.

All’interno della collina c’è una caverna immensa dove, tra poco, inizierà la grande festa annuale della Regina delle Fate.

Entrano cinque “Cluricaun” o “Leprecaun”, elfi o personaggi dei boschi che svolgono l’attività di ciabattini. Sono goffi, grassi e sgraziati, decisamente brutti.)

Maestro Tag          - (E’ il capo del gruppo, parla con una gran vociona, con pesante accento bergamasco.) E allora caproni, volete sbrigarvi sì o no? Trascinate quei piedi come oche sonnambule, sveglia, tra poco il sole tramonterà, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori!

1° Cluricaun          - Maestro Tag, ma davvero ci faranno entrare?

Maestro Tag          - Ecco! Ha parlato la pentola che bolle! Ditemi un po’, brutti scarafaggi pelosi, cosa abbiamo mangiato nell’ultimo mese, eh?

2a Cluricaun          - Pigne bollite alla mattina e lumache in brodo alla sera!

Maestro Tag          - E allora! Qui dietro c’è la collina delle fate blu. Sotto la collina c’è la caverna delle fate. Questa sera la Regina delle fate darà la sua festa che andrà avanti una settimana intera! Che si fa durante la festa eh?

3° Cluricaun          - Si balla, maestro!

Maestro Tag          - Tu ballerai, brutto lombricone innamorato, tu balla fin che vuoi, noi mangeremo! Mangiare, capite? Mangiare! Ma pensate un po’: una caverna immensa, più grande di un bosco di querce. Dentro ci sono migliaia e migliaia di candele, nuvole di lucciole dorate danno una luce meravigliosa, e noi vediamo perfettamente, come sotto il sole... Vediamo file di tavole imbandite ai lati della caverna e sopra tegami grandissimi colmi di pietanze squisite, pentoloni pieni di zuppa buonissima, vassoi coperti di pasticcio infarcito...

4° Cluricaun          - E i dolci maestro?

Maestro Tag          - Montagne di dolci dorati, fiumi di bevande buonissime, tutto!!

1° Cluricaun          - Maestro, ma entra solo chi sa ballare!

Maestro Tag          - E io ti affetto la pancia e me la mangio cruda, mannaggia! Certo! Bisogna ballare e noi balliamo! Avete due piedi? Sì! Avete due gambe? Sì! E allora balliamo! E’ da una settimana che proviamo, voi fate sempre schifo ma tenteremo lo stesso. E poi ho il libro della danza, l’ho trovato sotto un salice piangente trent’anni fa e mi sono detto: un giorno questo libro servirà. E ora ci siamo. Coraggio, proviamo, noi siamo solo dei ciabattini, aggiustiamo le scarpe, ma da mesi nessuno si fa aggiustare le scarpe, gli cadessero i piedi a tutti! E allora adesso ballate, dannazione, muovete quelle chiappe con le ragnatele, musica maestro!

                               (Parte la musica, oppure, se tra i Cluricaun vi sono validissimi musicisti -basterebbe un flauto e un tamburo- iniziano a ballare e a suonare. In realtà la danza può essere molto originale e bella, anche se goffa e improbabile. A un certo punto della danza:)

Maestro Tag          - Ferma! Va bene ragazzi, fate un po’ meno schifo. Però cercate di essere più eleganti, alzate le gambe come se i vostri piedi fossero entrati in un secchio pieno di cacca di mucca! Voi tirate su una zampa coperta da una pentolata di letame! No, no, leggeri, eleganti! Qui nel libro, a pagina sette, c’è scritto: “gamba gettata”, poi dice “atitud”.

4° Cluricaun          - Maestro, cosa vuol dire “atitud”?

Maestro Tag          - Non lo dice, che ne so... Sì, insomma, vuol dire... che muovi quelle chiappe e taci!

3° Cluricaun          - Maestro, guardate! (Si sente una musica dolcissima, sognante, sta arrivando il corteo -solenne e ieratico- delle fate del Lago.)

Maestro Tag          - Zitti, non fiatate, è il Corteo delle Fate del Lago! Ora noi ci nascondiamo, le lasciamo passare, poi ci mettiamo dietro e quando entrano loro entriamo anche noi! Via, presto! (Si mettono di lato, nascosti, entra il meraviglioso e magico corteo, attraversa lentamente il palco ed esce, i Cluricaun stanno per seguirlo, quando appare una fata, guardiana della collina.)

Fata guardiana     - Fermi! Dove pensate di andare? Chi siete e cosa volete?

Maestro Tag          (Cerimonioso, si toglie cappello a tricorno, inchini, smancerie.)

                               - Umilissimi servi vostri, Gentile Signora Fata, noi siamo Ciabattini della Valle Stretta, siamo venuti alla festa della Regina, portiamo un cordiale disturbo...

Fata guardiana     - Voi siete creature dei boschi, e va bene. Però la Regina delle Fate vuole solo ballerini bravissimi alla sua festa.

Maestro Tag          - Ecco, noi, Gentile Signora, nel nostro piccolo, possiamo farle vedere... Pronti ragazzi! (Fanno per mettersi in posizione e iniziare a ballare, quando... si sente un vagito!!! Tutti sono sorpresi, entra di corsa la Fata-che-trova con un fagottino di neonata piangente.)

Fata guardiana     - Clamis! Cos’hai lì? Dove l’hai trovato?

Fata-che-trova      - Sono scesa all’inizio della valle, dove c’è il grande Albero-che-parla e l’ho trovata. Piangeva, non potevo lasciarla lì.

Fata guardiana     - Ma cos’hai combinato! Lo sai che noi siamo fate, non possiamo...

                               (Si sente il suono di un piccolo campanello d’argento, entra la Regina delle fate, seguita da tre fate.)

Regina                   - Clamis!

Fata-che-trova      - Regina delle fate, io...

Regina                   - So tutto. Ti ho sentito arrivare dal fondo della valle. Lo sai che una fata non può toccare un essere umano senza svanire nel nulla, così, da un momento all’altro?

Fata-che-trova      - Regina, io...

Regina                   - Questa bambina, ...

Fata-che-trova      - E’ una bambina?

Regina                   - Certo, è una bambina, lo so. Questa bambina può essere un pericolo mortale per tutti noi, lo capisci?

Fata-che-trova      - Regina, io non voglio che noi...

Regina                   - Zitta. Taci. Non dire niente. Se qualcuna di noi deve rischiare la vita, sarò io a farlo. Avvicinala. (Lentamente la Regina avvicina un dito alla fronte della bambina, la tocca.)

Regina                   - L’ho toccata, e sono ancora viva. Questa bambina non farà del male alle fate.

Fata-che-trova      - Regina, posso toccarla anch’io?

Regina                   - Va bene. Prova. Dammela. (La prende in braccio.) Come sei bella piccina! (La fata-che-trova la tocca con un dito.)

Fata-che-trova      - Sono ancora viva! Non mi ha fatto male! Regina, allora posso tenerla?

Regina                   - Tu seguirai la bambina più di tutte noi, ma tutte le fate potranno insegnarle qualcosa. Il suo nome sarà Tir-nan-Og che vuol dire Terra della Gioventù. Ora andiamo. Questa bambina ora deve mangiare. Poi dobbiamo cambiarla e dopo si farà un bel sonno. Dopo potrà cominciare la festa. Andiamo. Voi (Ai Cluricaun) pensate di essere dei bravi ballerini?

Maestro Tag          - Umilissimi servi Vostri, Regina... Con permesso, io pensavo...

Regina                   - Dite pure, maestro Tag.

Maestro Tag          - Pensavo che quando la bimba sarà grandina, se crede, potremo insegnarle i trucchi del buon ciabattino. Insomma, conoscere un mestiere può sempre servire.

Regina                   - Beh, vedremo. Intanto facciamola crescere. Ora entrate anche voi, siete invitati alla festa. Anche se non ballate fa lo stesso. Potete fare tutti i pranzi che volete.

Tutti i Cluricaun - Grazie Regina!

Regina                   - Attenta Clamis, questa bambina potrà restare con noi fino a quando avrà dieci anni. Poi dovrà tornare al mondo degli uomini. Non è possibile fare di più. Andiamo.   (Tutti escono, musiche.)

Scena 3

(E’ notte. La luce d’argento della prima luna piena della primavera illumina una radura nella foresta della Valle Lunga.

Volando ora appese ora trascinate dai propri bastoni da contadine arrivano prima due, poi una, poi tre streghe. Questi esseri non sono manifestazioni del male, anche se possono essere molto crudeli, hanno conoscenze e poteri ben diversi dagli umani. Il loro arrivo genera un vento magico che si trasforma in musica, danza irresistibile, “necessaria”, c’è gioia, potenza fisica in questi corpi apparentemente anche molto anziani.

La danza dapprima occupa tutta la scena in voli che si intersecano come i voli delle api durante la sciamatura dall’alveare. Il ritmo e il fluire della musica è via via accompagnato da fonemi, squittii, rantoli, urla, risate, singulti in un magma di gesti, suoni, ombre che diventano cerchio vorticoso, stupefacente coralità che progressivamente rallenta e si ferma. Tutte sono distese a terra. Arriva lentamente la Grande Madre o Strega delle Streghe. E’ più che vecchia, ha più di duecento anni, porta un gran paiolo di metallo corroso e una vecchia bottiglia.)

Grande Madre      - Brave ragazze, siete arrivate puntuali con la prima luna della primavera. Care le mie streghe della Valle Lunga, vi aspettavo con ansia. Ci siete tutte?

Kate                       - Grande Madre, manca Cilla del Mulino Vecchio.

Grande Madre      - Cilla del Mulino. Eh, sì. Sempre in ritardo. È la strega più giovane. Si sa, le streghe giovani hanno la testa nelle nuvole, si sarà persa, ma arriverà. Ma voi sarete stanche. Vi ho portato un po’ di torcibudella della Strega Blu. Questo vi rimetterà in forze. (Fa passare la bottiglia, tutte bevono un sorso, all' unisono fanno un boato di gargarismi, hanno piccole convulsioni e scuotimenti - la bevanda è più che potente.)

                               Kate, racconta cosa succede nell’alta valle.

Kate                       - Va male, Grande Madre. Malissimo. Durante l’inverno gli Orchi hanno attraversato il passo diverse volte, sono scesi nella valle, si avvicinavano di notte alle stalle, rubavano pecore, mucche, galline, tutto. I contadini scappavano nel bosco. Gli orchi hanno acchiappato qualche contadino, lo sbattevano nella neve, lo facevano a pezzi e se lo mangiavano, chi un braccio, chi una gamba, chi il resto.

Grande Madre      - E voi cosa avete fatto?

Kate                       - Nell’alta valle ci siamo io, la Rossa e la strega Ramona. Abbiamo cercato di resistere come potevamo. Una volta abbiamo fatto nevicare, gli orchi non vedevano più niente e tanti contadini si sono salvati. Un’altra volta abbiamo girato il sentiero e l’abbiamo mandato in un’altra valle, però ci vuole ben altro.

Grande Madre      - Sì lo so. E’ per questo che vi aspettavo. Avete portato quello che vi ho chiesto l’ultima volta?

Tutte, a soggetto   - Sì, certo, eccolo, qua, ecc.

Grande Madre      - Va bene, allora datemelo. In ordine. Lucilla.

Lucilla                    - Bava di rospo del canneto. Un bicchiere basta?

Grande Madre      - Perfetto. (Prende il bottiglino e lo versa nel pentolone.) Solomiac?

Solomiac                 - Fiori di giusquiano bolliti.

Grande Madre      - Brava. Runa?

Runa                      - Cornetti di lumache magre.

Grande Madre      - Sì. Jenny Dentiverdi?

Jenny Dentiverdi  - Polvere di ferro della montagna.

Grande Madre      - Benissimo. Rossa.

Rossa                     - Denti di topo rinsecchito.

Grande Madre      - Topo rinsecchito... Ramona.

Ramona                 - Zampe di gallina nera.

Grande Madre      - Gallina nera. Tu Kate?

Kate                       - Budella di pipistrello tritate.

Grande Madre      - E budella di pipistrello. Dovrebbe esserci tutto. No. Mancano foglie secche dell’Albero-che-parla. Doveva portarle Cilla del Mulino.

Ramona                 - Scusate Grande Madre, cosa volete fare?

Grande Madre      - Dobbiamo risolvere il problema degli Orchi una volta per tutte. Gli Orchi sono arrivati nella piana delle Pietre Strette quattro anni fa, chissà da dove. Da allora girano per tutte le valli rubando e ammazzando.

                               Ora, gli Orchi possono entrare nella nostra valle solo dal passo del Corvo. L’incantesimo che sto per preparare funziona così: tutte le pietre del passo diventeranno scivolosissime, gli Orchi non potranno metterci un piede sopra senza cadere a ogni passo, le rocce diventeranno taglienti come lame affilate, la terra, appena sfiorata, emanerà vapori avvelenati che accecheranno gli occhi. Con questa pozione forse riusciremo a proteggere la nostra valle. (Si sente un vorticoso rumore di vento.) Sta arrivando Cilla. Era ora. (Arriva come un turbine la strega Cilla. È abbastanza giovane, ha in braccio un fagotto.)

Cilla                       - Grande Madre, Grande Strega delle Streghe!

Grande Madre      - Cilla, ti aspettavo. Hai portato le foglie dell’Albero-che-parla?

Cilla                       - Sì, Grande Madre... ho preso le foglie, ma, vicino all’albero c’era...

Grande Madre      - Ma questa... E’ una bambina! Cosa hai fatto? Racconta.

Cilla                       - Grande Madre, stavo volando attorno al Grande Albero-che-parla, per cercare delle foglie cadute, quando ho visto, nell’erba, lungo disteso, un soldato. Aveva i piedi insanguinati, i vestiti bruciati e strappati, era disteso a faccia in giù, immobile. Nella spalla aveva una freccia. Ho pensato: “Sarà ferito”. Gli ho guardato la faccia. Era morto. Allora ho tirato fuori la freccia. Guardate (Dà la freccia alla Grande Madre.)

Grande Madre      - (La annusa.) Questa freccia è avvelenata. Una brutta morte. E poi?

Cilla                       - Poi mi sono accorta che il soldato aveva un braccio disteso in avanti, e con la mano indicava qualcosa. Era questo fagotto, a pochi passi. L’ho preso in braccio, si è messo a piangere, poi si è addormentato. Che facciamo?

                               (Nel frattempo tutte le streghe si sono alzate e guardano incuriosite la bambina.)

Grande Madre      - Questa è una bambina. Lo sento.

Kate                       - Cosa possiamo fare Grande Madre?

Grande Madre      - Fammi pensare...

Ramona                 - Gli Orchi farebbero presto a pensare, un boccone e via!

Grande Madre      - Ramona, non dire stupidaggini! Sbgg! (Verso e gesto di schiaffo all’aria, ma Ramona per magia riceve lo schiaffo.)

Kate                       - Sbgg! (Schiaffo.)

Lucilla                    - (Pedata all’aria.) Tiè!

Rossa                      - (Pizzicotto.)

Ramona                 - (Si prende schiaffoni, pedate, pizzicotti.) Ahia! Aiha! Smettetela, facevo così per dire!!

Cilla                       - Grande Madre, io ho trovato la bambina, ecco, se volete, io... Insomma mi piacerebbe tenere questa bambina.

Grande Madre      - E’ un bel pensiero. Ma tu sei inesperta. Faremo così. Tu le farai da vice mamma, però lascerai il Mulino e verrai a vivere nella mia casa. Io ti dirò tutto quello che non sai. Ho avuto l’ultimo nipote solo duecento anni fa ma ricordo tutto perfettamente. Però attente, tutte le streghe della valle verranno a trovarci e a darci una mano, se serve. Quando crescerà tutte le streghe della valle le insegneranno i segreti del nostro mestiere. Fammi sentire la manina.. Diventerà una streghina coi fiocchi. Però sento... peccato. Sento che quando avrà dieci anni dovrà lasciarci, è scritto nel suo destino. (A soggetto frasi di gioia delle altre streghe.) Ora portiamola al caldo. Già. Bisognerà procurare subito del latte.

Ramona                 - Grande Madre, ho un’idea...

Grande Madre      - Ramona, attenzione. Su, dilla.

Ramona                 - Ecco, vicino alla mia casa c’è un contadino con parecchie mucche che danno un latte buonissimo. Allora io, di notte, mi trasformerò in una lepre, andrò nella stalla, e prenderò un bel po’ di latte da ciascuna. Poi volerò qui e lo darò alla bambina.

Grande Madre      - Brava Ramona. Ottima idea. Ma, per caso, questo lavoro l’hai già fatto altre volte? Sei così bella in carne...

Ramona                 - E adesso, quante domande... Piuttosto, come si chiamerà questa bambina?

Grande Madre      - Questa sera c’è la luna piena. Si chiamerà Luna. La Luna è la più grande amica delle streghe. Ora andiamo, prima che si svegli. (Tutte escono, esclamazioni e frasi a soggetto.)

Scena 4

(Nella valle delle Fate.

Sale la morbida luce dell’alba, si sente una musica delicata, saltellante, armoniosa. E’ musica ed è la pioggia portata dalle fate su tutta la valle. Entrano danzando diverse fate, in una atmosfera di sogno incantato. Le dita, le braccia, gli occhi, tutti i corpi sono gocce d’acqua che cadono, scivolano, bagnano dolcemente la natura. Buona parte di questa scena è una coreografia che vede le delicate figure delle fate percorrere sfiorando il terreno e volare nell’aria in arabeschi fantastici. Tra le fate c’è Tir-nan-Og, sono passati dieci anni, ora è una cara bambina vispa e piena di vita. La musica sfuma, la danza finisce. Entra la Regina delle Fate.)

Regina                   - Tir-nan-Og!

Tir-nan-Og            -(La Regina bacia la fronte di Tir-nan-Og, la bambina bacia il palmo delle mani della Regina.) Regina delle Fate, abbiamo portato la pioggia su tutta la nostra valle. (Le altre Fate escono.) Talina ha fatto bere tutte le foglie delle betulle, Minìa ha spruzzato i pini, Nàina ha lasciato una goccia su ogni petalo di fiore.

Regina                   - E tu, Tir-nan-Og?

Tir-nan-Og            - Io ho lucidato con l'acqua tutte le pietre dei sentieri.

Regina                   - Ma le pietre non hanno sete!

Tir-nan-Og            - Sì, ma... quando viene il sole e le pietre brillano d’acqua, i sentieri diventano collane di pietre preziose che scendono giù dalle colline.

Regina                    - Tir-nan-Og, è bello vedere oltre le cose. E la tua amica Clamis cosa ha fatto?

Tir-nan-Og            - Ah, come invidio Clamis!! Lei sa diventare piccolissima! Ha trovato il filo di una ragnatela, tra due rami, vi ha appeso tante gocce d’acqua e poi si è messa a danzare tutto il tempo, camminando sul filo e saltando da una goccia all’altra!

Regina                   - Tir-nan-Og, ti voglio tanto bene, come tutte le fate, ma devo darti una notizia dolorosa.

Tir-nan-Og            - Che succede Regina? Ho fatto qualcosa che non va?

Regina                   - No, Tir-nan-Og, anzi. Il fatto è che gli anni sono passati. E’ finito il tempo che potevi trascorrere con noi.

Tir-nan-Og            - Ma io sono cresciuta con le fate!

Regina                   - Hai detto bene, sei cresciuta e ora devi tornare a vivere con gli esseri umani.

Tir-nan-Og            - E dove andrò?

Regina                    - Questa sera tutte le fate ti saluteranno. Domattina andrai dal Grande Albero-che-parla, appena fuori dalla nostra valle. Lì ti abbiamo trovato quando eri appena in fasce. Lì inizierà la tua nuova strada. Ma ora ascolta, voglio regalarti la cosa più preziosa che ho. Prendi questo piccolo specchio. Tienilo sempre con te. Quando sarai in pericolo prendilo. Lui ti aiuterà. (Esegue, è una specie di medaglione da appendere al collo.) Ora vieni, devo dirti ancora diverse cose. (Escono.)

Scena 5

(Siamo davanti alla casa della Grande Madre delle Streghe, nella Valle Lunga.

Cilla del Mulino Vecchio porta fuori dalla casa uno sgabello. E’ quasi il tramonto.)

Cilla                       - Luna!! O Lunaaa!!! (Esce e rientra con un altro sgabello, un paio di umili scodelle e uno straccio.) Arrivi Lunaa! (Da lontano si sente: “Arrivooo” e arriva volando, trascinata dal suo bastone, la bambina Luna, furbetta e sempre in movimento, ha in mano un vasetto, esce di casa la Grande Madre.)

Grande Madre      - Luna, è tutto il giorno che sei in giro. Ti abbiamo chiamato diverse volte. Dove sei stata? Dì la verità. Cos’hai lì?

Luna                      - Scusatemi Grande Madre, scusa Cilla... Non ho saputo resistere. Ho preso la pomata magica che fa venire voglia di ballare...

Grande Madre      - Brutta bambina disobbediente! Come ti sei permessa! Cosa hai combinato?

Luna                      - Ecco... Sono volata... Dall’altra parte del passo del Corvo, nella Valle delle Pietre Strette...

Cilla                       - Dalle Pietre Strette!! Dove ci sono gli Orchi!! Questa volta te le dò, ti potevano mangiare fritta o cruda! (Le dà uno scapaccione.) Adesso mi dici tutto per filo e per segno.

Luna                      - Ecco, sono arrivata alle prime case degli orchi, ho sentito degli orchi che litigavano e ho visto, vicino alla finestra, un gran tegame e sopra un bel pollo arrosto. Piano piano mi sono avvicinata e zàcchete! Ho spalmato quattro cucchiaiate di pomata sul pollo, poi sono scappata sul monte, mi sono nascosta dietro un albero e ho guardato la casa degli orchi. Dopo un po’ sento che gli orchi smettono di litigare. Vedo un’orchessa che si avvicina alla finestra, prende con una mano il pollo ma in quel momento: oplà! Il pollo che era morto stecchito senza testa, spennato e arrostito, di colpo prende vita, salta per aria, zompa giù dalla finestra e corre velocissimo, agitando le ali senza penne, in mezzo all’aia. E il tegame! Anche il tegame si anima, dà una tegamata sulla zucca dell’orchessa e saltella giù dalla finestra, dietro al pollo.

                               L’orchessa resta un momento stralunata, poi urlando, assieme a quattro orcacci tremendi e urlanti, si precipita dietro il pollo.

                               Il pollo è in mezzo all’aia, davanti alla casa, circondato da cinque orchi con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite. Cosa fa il pollo? Si mette a ballare un ballo indiavolato, sempre più veloce, ed ecco anche tutti gli orchi sono presi dalla magia e si mettono a ballare. Il tegame balla in mezzo agli orchi, dà delle pestate sui piedacci degli orchi, si stegama sulle loro zucche, colpi tremendi, urla pazzesche. Gli orchi sudano come fontane, si levano le camicie lercie, le braghe puzzolenti, e ballano, ballano. Allora il pollo, sempre ballando va cinquanta passi più in là, in mezzo a un campo di ortiche alte così. Gli orchi dietro, ballano, si rotolano in mezzo alle ortiche, le strappano a cespugli con le mani e se le sfregano sul collo, sulla panciona, nella schiena, si mangiano le ortiche e le sputano urlando, grattandosi e ballando. Poi il pollo, sempre ballando va in mezzo al bosco, tutti gli orchi dietro in fila indiana e per ultimo il tegame che balla. Li ho persi di vista e sono volata qui. (Cilla e Grande Madre seguono la narrazione ridendo.)

Cilla                       - Sì, però sei stata disubbidiente, non dovevi, stasera faremo i conti. Su, adesso siediti che dobbiamo sistemare i capelli. Ieri mi hai stufata che vuoi i capelli belli, ora facciamo un bel lavoro. (Luna si siede, Cilla rompe un uovo sul bordo della scodella e glielo spiaccica sulla testa, facendo una poltiglia uova/capelli.) Ecco qua, un ovettino bello per i capelli belli, un altro ovettino bello per i capelli belli...

Grande Madre      - (Prende l’altra scodella che ha un uovo sbattuto.) E un ovino al mattino mette forza nel pancino. Adesso è sera, però prendilo lo stesso.

Luna                      - No, io l’uovo non lo voglio, no.

Grande Madre      - Mangia da brava, su, che ti fa bene. Sei lì magra come... una strega!

Luna                      - Oggi voglio... le uova di cornacchia! Sono più buone!

Grande Madre      - Ma le uova di cornacchia sono finite, te le mangi tutte tu!

Luna                      - Io l’uovo di gallina non lo voglio.

Grande Madre      - Sì, ma questa bambina è un po’ troppo viziata. Questo no, quest’altro no... E pensare che io sono cresciuta a suon di pipistrelli in umido. Era un’invenzione di mia nonna. C’era una caverna di pipistrelli appesi proprio dietro casa. “Fanno bene alle braccia!” diceva mia nonna. (Gesto di volare.) E’ così che io ho imparato a volare! Quando arrivava il piatto di pipistrelli cotti in tavola io: via!! Scappa!! Mi mettevo a volare per tutta la stanza. Certe testate nel soffitto! Mia nonna mi prendeva per un piede, mi tirava giù dal soffitto, quattro schiaffi e mangia! Tu fai gli stessi capricci che facevo io quando avevo la tua età. Tu ora sei grandina, lo sai che domani ci sarà la luna piena?

Luna                       - Sì, e allora che succede?

Grande Madre      - Tu puoi restare con noi solo per dieci primavere. Domani ci sarà la prima luna della primavera. Ci dovremo lasciare.

Luna                       - Ma no Grande Madre, Cilla, io voglio restare con voi, sarò obbedientissima, non scapperò più!

Grande Madre      - Lo so, sei una ragazzina abbastanza brava e saresti un’ottima streghetta, ma è giusto che tu cerchi di capire la tua storia. Domani Cilla ti accompagnerà dall’Albero-che-parla, dove ti ha trovato quando eri in fasce e non conoscevi le uova di cornacchia! Porterei con te il tuo bastone magico e ora ti preparerò un sacchetto con tutte le erbe e i talismani che potranno servirti. Vieni streghina bella! (Escono tutte.)

Scena 6

(Siamo davanti al Grande Albero-che-parla, nella foresta che si trova tra lo sbocco della Valle Lunga (streghe) e quello della Valle Incantata (fate). E’ pieno mattino. L’Albero-che-parla può essere costituito da una piramide di attori attorno a un palo di sostegno. Avendo abbondanza di attori si può avere un’intera foresta. Entra Tir-nan-Og.)

Tir-nan-Og            - Ho lasciato la Valle delle Fate. Qui non ci sono mai stata. Ci sono tantissimi alberi. Devo trovare l’Albero-che-parla.

                                (Entra Luna, vede Tir-nan-Og, è stupita, sorpresa reciproca).

Tir-nan-Og            - Ma tu sei una bambina!

Luna                      - Sì, sono una bambina. Cosa dovrei essere? Una gallina? Una capra? Mi dispiace ma sono un bambina!

Tir-nan-Og            - Ma no, sì, certo, scusa, ma vedi, io non ho mai visto una bambina. Io mi chiamo Tir-nan-Og. Anch’io sono una bambina.

Luna                      - Lo vedo. Non sei una gallina. Beh, io mi chiamo Luna.

Tir-nan-Og            - Veramente io sono un po’ una bambina un po’ una fata perché sono sempre stata con le fate, per questo non ho mai visto una bambina vera.

Luna                      - Anch’io non ho mai visto una bambina.

Tir-nan-Og            - Ah, sei stata con le fate anche tu?

Luna                      - No. Con le streghe.

Tir-nan-Og            - Con le streghe?

Luna                      - Sì, perché?

Tir-nan-Og            - Le streghe sono brutte, vecchie e cattive!

Luna                      - Ci sono streghe brutte e streghe belle, vecchie e giovani, e le streghe cattive... Diventano cattive solo se le fai veramente arrabbiare.

Tir-nan-Og            - Ma le streghe puzzano!

Luna                      - Ma cosa dici! Le fate hanno la puzza sotto il naso! (Fa un gesto di magia, Tir-nan-Og è presa da forte prurito al naso, fa quattro starnuti di fila, gesto di Luna che interrompe l’effetto.)

Tir-nan-Og            - E’ terribile! Sei stata tu! E ridi eh? Ora ti faccio ridere io! (Gesto di magia, Luna ammutolisce, poi ride istericamente, si blocca, abbaia, si mette a quattro zampe, abbaia, guaisce, tira fuori un palmo di lingua come un cane dopo lunga corsa. Tir-nan-Og interrompe la magia.)

Luna                      - Sei una strega anche tu! Adesso ti sistemo! Sei una gallina!!

(Tir-nan-Og si trasforma in gallina, fa due o tre passi, guarda da un occhio, dall’altro, spalanca le ali e si lancia nei gloriosi e trionfanti “coccodèe!!!” della gallina che ha fatto l’uovo. La magia cessa, Luna ride, e anche Tir-nan-Og)

Tir-nan-Og            - Che bello, mi piace giocare con te.

Luna                      - Anche a me. Però, senti, io devo cercare l’Albero-che-parla per sapere dove andare e che strada prendere.

Tir-nan-Og            - Che strano, anche io. Dài, facciamolo assieme!

Luna                      - Va bene, sono contenta. Come facciamo a trovare l’albero giusto? Ci sono tantissimi alberi in questa foresta.

Tir-nan-Og            - Se è un albero che parla sarà anche un albero che ascolta. Proviamo a chiamarlo.

Luna                      - Brava Tir-nan-Og. Giusto (Alzando la voce.) Albero-che-parlaa!!

Tir-nan-Og            - Albero-che-parlaa!

Albero-che-parla  - Eh! Cosa c’è!! Non sono mica sordo!

Luna                      - Albero-che-parla, io sono Luna e lei è Tir-nan-Og. Stiamo cercando...

Albero-che-parla  - Che cosa?

Luna                      - Stiamo cercando le nostre strade, non sappiamo dove dobbiamo andare.

Albero-che-parla  - Attente!! Voi non dovete cercare due strade. La vostra strada sarà una sola strada. Scenderete con questo sentiero fino all’inizio della pianura. Là vedrete un castello grandissimo. La vostra strada arriva e comincia da quel castello.

Tir-nan-Og            - Hai visto Luna? Possiamo andare assieme. Io sono contenta. Tu sei contenta?

Luna                      - Tantissimo.

Tir-nan-Og            - Albero-che-parla, cosa dobbiamo fare nel castello? (L’Albero-che-parla tace, si sente il rumore del vento.)

Luna                      - Non risponde. Si vede che ha detto quello che doveva dire. Ora andiamo al castello, poi vedremo.

Tir-nan-Og            - Va bene Luna, andiamo. (Escono, scompare la foresta.)

Scena 7

(Castello delle Terre Alte. Nello studio di Orso delle Terre Alte. Orso è un uomo quasi anziano, vigoroso, nervoso, vestito riccamente. La sua malvagità e ambizione sono sconfinate, sta dettando le sue memorie a un segretario.)

Orso                        - Sei pronto Oznak? Svegliati e fai un buon lavoro altrimenti ti farò frustare!

Oznak                     - Sono pronto, mio Signore.

Orso                       - Io, Orso delle Terre Alte, dopo dieci anni esatti dalla conquista di questo castello, e sul punto di iniziare la conquista dei Regni dell’Ovest, ho deciso di dettare le mie memorie su questo periodo della mia storia. La mia vita più recente è iniziata nelle Terre Fredde, nell’estremo nord, ai confini del mondo. Un giorno una tempesta spaventosa si scatenò attorno alla cima della montagna più alta. Un fulmine grande come tutto il cielo, con infinite nervature, come un immenso albero secco rovesciato, colpì la montagna, si scatenò un tuono più forte di mille tuoni e un macigno immenso, grande mille braccia, si staccò dalla montagna e rotolò giù verso il basso. Ai piedi della montagna c’era un lago, il macigno colpì l’argine del lago, scavò un fossato enorme, continuò la sua corsa e si arrestò giù a valle, contro un’altra montagna che tremò tutta e tutti i suoi alberi vennero scossi con violenza dalle radici alle cime, come fili d’erba nel vento. L’argine del lago era stato distrutto in pochi terribili istanti, l’acqua del lago, non più trattenuta, scese giù come un serpente nero e viscido. E così il lago sparì, non c’era più nulla, solo pietre e fango. No. C’era qualcosa, c’era una cosa, là, in mezzo a quello che era stato il lago, a fianco di una grande pietra bianca, c’era... una bottiglia. Una vecchia bottiglia, vecchissima, ma... intatta, chiusa, ermeticamente sigillata. Qualche anno dopo, quando ormai un grande prato di erba verde ricopriva il letto del lago, un pastore portò le sue pecore a pascolare proprio là e trovò la bottiglia. Il pastore era sorpreso, incuriosito, e volle aprire la bottiglia. Ingenuo pastore! Non sapeva cosa l’aspettava! La bottiglia è appena aperta ed ecco: via! Con la forza di cento torrenti in piena il mio spirito, lo spirito di Orso delle Terre Alte, esce dalla bottiglia, esplode nel cielo, ricade, circonda il corpo del pastore, lo avvolge, lo stringe inesorabile, gli entra dentro, si impadronisce del suo corpo, questo corpo! (Si batte il petto.) Da mille anni ero rinchiuso in quella miserabile bottiglia, mille anni prima avevo perso un duello mortale con il Mago Maggiore che si era opposto alla mia sete di potere. Da allora mi scatenai come una furia nella frenetica conquista di un potere sempre più grande. Stregai con la mia magia il popolo dei nani, abitatori delle caverne di quelle montagne, capaci di scavare miniere profondissime alla ricerca di metalli preziosi. Trasformai i pacifici nani in guerrieri sanguinari e crudeli, e una notte di dieci anni fa, conquistai all’improvviso questo castello del regno delle Terre Alte. Molti vennero uccisi, e coloro che non morirono vennero fatti schiavi e divennero fedeli servitori grazie alle mie bevande stregate. Da allora, in questi dieci anni, ho conquistato tutti i Regni del Centro e tra pochi giorni inizierò la conquista dei Regni dell’Ovest. Un grande esercito mi attende, nei miei forzieri è accumulato un immenso tesoro, squadre di schiavi fedeli scavano la montagna anche qui, sotto questo castello, per aumentare ancora la mia ricchezza. (Bussano alla porta.) Chi è? Avanti! (Entrano tre servi con un pentolone e due pentole più piccole.)

Servo                      - Il composto della bevanda, mio signore.

Orso                       - Bene. Lasciate lì. Fuori tutti (Tutti escono, anche il segretario. Orso prende due mestoli da una pentola e una dall’altra, pronunciando formule magiche e versando una polvere che ha in un sacchetto alla sua cintura.)

Orso                       - Questa è la bevanda della felicità, con questa in corpo i miei soldati combattono e muoiono felici, i servi lavorano tutto il giorno e bisogna fermarli se no lavorerebbero ancora. Servi, a me! (Entrano i servi precedenti.) E’ pronta. Distribuitela a tutti, come sempre. Fate attenzione. (Al segretario.) Oznak, per ora basta scrivere. Andiamo a fare un giro di ispezione. (Escono.)

Scena 8

(Cortile Grande del Castello. C’è un frenetico andirivieni di tante persone che portano ceste colme d’erbe, otri, fagotti, cose varie per l’imminente spedizione di guerra. C’è una estrema efficenza, le persone si muovono quasi come automi, con un assurdo sorriso irrigidito sul volto.)

Capo Vivandiera  - Avanti avanti, muoversi! Cos’hai lì? Bacche di ginepro, bene. Bisogna aprirle tutte a metà e spremerle in un secchio. Lì cosa c’è? Foglie di rododendro. Sì, mancavano. Lavarle tutte, una per una. Qui dentro? Funghi viola della notte. Ne abbiamo parecchi, ma è meglio averle di riserva. Tagliare a fettine e fare seccare. Stai attenta che sono velenosi, servono per la bevanda magica del re Orso. Tu cosa porti? Frecce incendiarie. Sì, vai nel quinto magazzino, gli altri sono già pieni. Lavoriamo, lavoriamo! Tra pochi giorni si parte per la guerra e dobbiamo preparare ancora quaranta carri di provviste. (Entrano Luna e Tir-nan-Og.) E voi due cosa fate? Non vi ho mai viste.

Luna                      - Ecco, noi veniamo dalle montagne. Possiamo lavorare al castello?

Capo Vivandiera  - Beh, capitate al momento giusto, c’è tanto da fare. Tu! (Blocca una serva.) Porta queste ragazzine nella cucina grande, daranno una mano per gli ingredienti della bevanda magica del Re Orso. Dobbiamo prepararne una scorta per la guerra e siamo indietro. Aspetta. Quando sarete in cucina devono berne un sorso tutte e due, così lavorano bene e sono contente. (Le bambine si inchinano e ringraziano, poi escono con la serva. In breve escono tutti.)

Scena 9

(In un pianerottolo delle tante scale che portano alle torri del castello. Da un lato un grande drappo, vecchio e sporco, copre un qualcosa di indefinito. Entrano, di soppiatto, Luna e Tir-nan-Og. Hanno una lanterna. C’è semibuio.)

Tir-nan-Og            - Luna, ci siamo perse, questo castello è immenso. Se qualche guardia ci vede sono guai.

Luna                      - Stai tranquilla Tir-nan-Og, siamo nella parte nord del castello. Qui vicino devono esserci le scale della torre più alta.

Tir-nan-Og            - Sono stanca morta. Abbiamo lavorato tutto il giorno senza fermarci. Tutti sembravano impazziti, correvano di qua, di là come cavalli frustati a sangue. Ma cosa mi hai fatto mangiare quando siamo scese nella cucina? Aveva un sapore orribile.

Luna                      - Lo so, era una porcheria tremenda ma era necessario, ci ha salvate. Era una foglia di biancospino unita a un pezzetto di radice di ranuncolo, me li ha dati la Grande Madre delle Streghe, lei sa tutto su queste cose. Vedi, il biancospino assieme al ranuncolo distrugge l’effetto di tutto quello che bevi. Puoi bere anche del veleno, non ti fa niente. E quella roba che ci hanno fatto bere, la bevanda magica del Re Orso, rende tutti matti come cavalli. Hai visto come tutti sorridono e ridono? Quella schifezza rende tutti schiavi e schiavi sorridenti.

Tir-nan-Og            -Sì, hai ragione, però quando tu l’hai bevuta hai cominciato a ridere come una scema e a camminare a scatti, come se un cane ti avesse morso il sedere!

Luna                      - Facevo finta, era tutto falso per non farci scoprire. Tu sei stata brava, quando ti ho stretto due volte il braccio e ti ho guardata, hai capito al volo e hai iniziato a ridere anche tu.

Tir-nan-Og            - Questo castello mi fa paura, mi dà un’angoscia tremenda. Dovremmo conoscere qualcuno che ci faccia capire... Hai visto Luna? Ho visto muovere! (Si avvertono movimenti sotto il drappo) Ho paura!

Luna                      - Se vedi la Paura saltale addosso, avrà più paura di te! (Prende un lembo del drappo e dà un vigoroso strattone, scoprendo tre attori/ cornacchie incatenate a un unico ceppo. Le cornacchie gracchiano e si sgranchiscono le ali e tutto il corpo. Le bambine dapprima hanno paura, poi riprendono coraggio.)

Luna                      - Ehi cornacchie! Perché vi hanno incatenate?

1a cornacchia         - Grazie ragazzina, così respiriamo meglio. Vedi, quell’essere malvagio che comanda questo castello, il re Orso, ci ha fatto catturare. Domani ci metteranno sulla torre più alta e ci picchieranno per farci gracchiare forte, così tutte le cornacchie dei dintorni accorreranno in nostro aiuto e saranno fatte prigioniere.

Tir-nan-Og            - Ma cosa vuole il re da tante cornacchie?

1a cornacchia         - Vuole fare un terribile incantesimo. Vuole uccidere mille cornacchie per strappare loro tutte le penne. Poi, con le penne delle mille cornacchie vuole ricoprire i fianchi di una barca grandissima di legno. Con un suo incantesimo questa barca potrà volare sull’acqua e trasportare soldati per le sue conquiste malvagie.

Luna                      - Questo re Orso è un mostro crudele! Ha reso schiavo il cervello di tutte le persone del castello e chissà di quante altre!

1a cornacchia         - Gli unici esseri con la testa libera sono incatenati nelle prigioni!

Luna                      - Tir-nan-Og, dobbiamo cercare queste persone e parlare con loro!

Tir-nan-Og            - Qui mettono in prigione anche noi!

Luna                      - Troveremo un sistema. Ma ora intanto liberiamo queste povere cornacchie. (Eseguono.)

1a 2a 3a cornacchia- (A soggetto, soddisfazione, sbattimento di ali, ringraziamenti.)

Tir-nan-Og            - Aspettate, fate piano, se no ci scoprono! Qui vicino c’è una finestra, potete volare via, sarete libere.

2a cornacchia         - Vi ringraziamo tantissimo. Se un giorno avrete bisogno di noi cercateci. Prendete due pietre e picchiatele assieme, tre colpi, più volte.

Luna                      - Va bene, ora andate, presto! (Le cornacchie volano via.) Guarda Tir-nan-Og, ti rivelo un segreto. Vedi questo bastone? Me lo ha dato la Grande Madre delle Streghe. Se stringi in mano il bastone di una strega puoi passare attraverso le serrature delle porte.

Tir-nan-Og            - E’ impossibile, mi prendi in giro.

Luna                      - Sta a vedere. Però dobbiamo stare attente. Se entriamo in una stanza sbagliata dobbiamo subito tornare indietro. Ora è notte, dovrebbero dormire tutti.

                               (Rumori magici, le due bambine volano nei sotterranei del castello)

                               Siamo entrate nei magazzini, poi nelle cantine, questa forse è una prigione.

Scena 10

(Prigione del Re Akeon. Il Re Akeon è incatenato al muro.)

Akeon                           - Lasciatemi in pace! Non mi avete tormentato abbastanza? Volete divertirvi ancora?

Luna                      - Scusateci signore, noi non vogliamo farvi del male...

Akeon                           - Ma voi siete delle bambine! Chi siete? Non ho sentito aprire la porta. Come avete fatto a entrare?

Luna                      - Io sono Luna, signore. Lei è Tir-nan-Og. Siamo entrate con questo bastone magico perché io sono un po’ strega e lei è un po’ una fata. Noi veniamo dalle montagne e dobbiamo parlare con qualcuno con la testa libera.

Akeon                           - Non vi capisco. Io sono qui incatenato da dieci anni. Forse la mia testa è libera ma io credo di non capire più nulla.

Tir-nan-Og            - Vede signore, in questo castello tutti lavorano e ridono ma hanno la testa svuotata da una bevanda che Orso, il re, fa bere a tutti.

Akeon                           - Orso eh? No bambine, Orso è solo un malvagio assassino che dieci anni fa, a tradimento, ha rubato il trono a me, Akeon delle Terre Alte, il vero re di questo castello!

Luna                      - Voi siete il re, signore?

Akeon                           - Sì bambine. Un re in catene, abbandonato da tutti, distrutto da dieci anni di prigione, ma sono il re! Ma parlatemi di voi. Non vedo nessuno da dieci anni e vedere voi mi ridà la vita. Avete detto che venite dalle montagne. Da dove esattamente?

Tir-nan-Og            - Io vengo dalla Valle Incantata.

Luna                      - Io dalla Valle Lunga.

Akeon                           - A quali famiglie appartenete?

Tir-nan-Og            - Beh, ecco, io non lo so. Mi hanno trovato le fate nella foresta, dieci anni fa, quando ero nata da poco.

Luna                      - Nemmeno io lo so. Anch’io sono stata trovata nella foresta. Però dalle streghe. Dieci anni fa.

Akeon                           - Dieci anni! Ma allora... Non sapete chi vi ha portato là?

Luna                      - Veramente Cilla, la strega che mi ha trovata nel bosco, mi ha raccontato che vicino a me c’era un soldato, morto per una freccia avvelenata...

Akeon                           - Una freccia avvelenata! Nessuno nel mio regno ha mai usato frecce avvelenate finché io sono stato re! Quella freccia apparteneva a Orso il malvagio. Sì, ora capisco! Io so chi era quel soldato, era il mio fedele Gansaol, il comandante delle guardie, morto per salvarvi! Bambine, voi siete figlie mie! Siete sorelle!

                               (Sorpresa, commozione, abbracci.)

Luna                      - Padre!

Tir-nan-Og            - Padre, vi abbiamo

                                ritrovato! Luna, siamo sorelle! Che strano, sono sorella di una strega simpatica!

Tir-nan-Og            - E io di una fata antipatica e smorfiosa! (In realtà il suo atteggiamento esprime il contrario.)

Luna                      - Padre, che ne è stato di nostra madre?

Akeon                           - Non lo so figlie mie. Temo che sia morta durante l’assalto del castello, oppure di stenti, se è stata presa prigioniera.

Tir-nan-Og            -Padre, dobbiamo farvi fuggire. Come possiamo fare?

Akeon                           - E’ impossibile. Vedete, un giorno ho sentito una guardia dire che queste catene e tutte le porte del castello sono chiuse con una chiave magica che Orso tiene nella sua stanza, a metà della torre grande. E poi siamo soli. I miei sudditi, che mi rispettavano e mi amavano, ora, come avete detto, sono schiavi di quella bevanda tremenda...

Luna                      - Aspettate, forse ho un’idea. Ho visto che qui al castello c’è un solo pozzo per l’acqua, nel cortile grande. Allora faremo così. Domani io e Tir-nan-Og andremo nel bosco. Prenderemo un bel po’ di biancospino e ranuncolo, poi lo butteremo nel pozzo, così l’acqua che tutti berranno, toglierà il potere alla bevanda magica di Orso. Dopodomani tutte le persone cominceranno a risvegliarsi, forse ci sarà confusione e noi cercheremo di liberarvi.

Akeon                           - State attente figlie mie, vi ho appena ritrovate, non voglio perdervi.

Luna                      - Abbiate fiducia padre. Forse ci riusciremo. Ora è meglio se andiamo via, possono scoprirci. Tenetevi pronto padre. Arrivederci. (Abbracci, le bambine escono magicamente, cambio scena.)

Scena 11

(Grande Miniera/laboratorio sotto il castello. La scenografia e l’azione di questa scena sono affidate ai corpi di tutti gli attori a disposizione.)

La miniera è costituita da un macchinario gigantesco che occupa tutto il palcoscenico, possibilmente anche in altezza, in cui vi sono magli che battono, puleggie, nastri trasportatori, vanghe, secchi, picconi. La sonorizzazione è importante, voci, colpi, ritmi, sfregamenti, urla secche, le luci accentuano l’immensità sinistra e inquietante di questo formicolare frenetico. Il cambio scena avviene in pochi secondi, dei pezzi di macchina/uomini entrano fulmineamente e iniziano subito a lavorare, poi, via via, si aggiungono gli altri. Gli attori/macchinari hanno un sorriso stereotipato sul volto. Entra Orso seguito da Oznak, il segretario, il rumore si attenua.)

Orso                       - Oznak!

Oznak                    - Sì, mio signore!

Orso                       - Tutto procede?

Oznak                    - Perfettamente, mio signore. Oggi questa miniera sarà esaurita. Ha reso molto. Qui siamo duecento braccia sotto il castello. Abbiamo riempito d’oro otto forzieri.

Orso                       - Bene. Così impiegheremo tutti questi minatori come soldati. Hanno bevuto il mio farmaco?

Oznak                    - Certo, mio signore, come sempre.

Orso                       - Bene. Fate aumentare il ritmo. Andiamo.

Oznak                     - Sarà fatto, mio signore. Aumentate il ritmo!! (Escono, il ritmo infernale aumenta, poi, improvvisamente, qualcosa si inceppa, prima un minatore, poi l’altro, poi l’altro, si fermano, sono sbalorditi, stupiti, come al risveglio da un lungo sonno.)

1° minatore            - Cosa stiamo facendo?

2° minatore            - Perché siamo qua?

3° minatore            - Ho la testa confusa. Chi ci ha portato quaggiù? (Rientra Oznak, è molto sorpreso dalla situazione.)

Oznak                    - Chi vi ha detto di fermarvi? Cosa sta succedendo?

4° minatore            - Cosa vuoi da noi? Perché siamo qui sotto terra? (Rientra Orso.)

Orso                       - E allora! Avete smesso di scavare! Come vi permettete! Riprendete subito o guai a voi!

1° minatore            - Perché dobbiamo scavare?

2° minatore            - Qui non si respira!

3° minatore            - Usciamo fuori, all’aria!

Orso                       - Ah, è così eh? Ora vi sistemo io! (Usa magicamente lo scettro che ha con sé.) Cialai-kanek-ur-baked! (Tutti si immobilizzano.) Non volete muovervi eh? E allora diventerete di pietra, con le vostre ossa costruirò un muraglione! Volete uscire all’aria? Venite, ci resterete per sempre! Oznak!

Oznak                     - Sì, mio signore!

Orso                       - Io porto fuori queste pietre parlanti, tu fai un giro di tutto il castello, guarda tutte le stanze, tutti gli angoli, se trovi qualcuno che si ribella toccalo con il mio scettro: resterà paralizzato e in due ore diventerà di pietra. Hai capito?

Oznak                     - Certo mio signore!

Orso                       - Vai, presto! (Oznak esce.) Venite, pietre parlanti, venite con il vostro re! (Tutti escono.)

Scena 12

(Prigione del Re Akeon.)

Tir-nan-Og            - Luna, avevi ragione, le tue erbe dentro al pozzo hanno avuto effetto, c’è una confusione incredibile dappertutto!

Luna                      - Tu sei stata brava a trovare la chiave magica dentro a quel libro, io non ci avrei pensato, la stanza di Orso era piena zeppa di oggetti strani.

Tir-nan-Og            - Ora possiamo liberare nostro padre. (Entrano nella cella.)

Luna                      - Padre, siamo noi! Siamo venute a liberarvi!

Akeon                           - Figlie mie! Ho avuto paura per voi! (Viene liberato.) Sono libero! Grazie figlie mie, mi ridate la vita! Presto, dobbiamo fuggire!

Luna                      - Da che parte passiamo, padre?

Akeon                           - C’è un passaggio segreto proprio vicino a queste celle. Nessuno lo conosce. Lo fecero costruire i nostri antenati centinaia di anni fa. Speriamo che non sia crollato. Presto! Sta venendo qualcuno! (Escono, dopo un secondo arriva Oznak.)

Oznak                     - Il prigioniero è fuggito! Non andrà lontano! (Esce.)

Scena 13

(Passaggio segreto sotto il castello. Entra in pochi secondi, il “passaggio segreto” cioè tutti gli attori che costruiscono corridoi, gallerie, buchi, camminamenti, insomma un labirinto magmatico con i loro corpi. Entra Akeon seguito dalle figlie.)

Akeon                           - Venite, state attente, si scivola, presto.

Tir-nan-Og            - Padre, ci stanno inseguendo!

Akeon                           - Venite, se arriviamo alla foresta siamo salvi! (Arrivano ad un locale più ampio, davanti al labirinto, ma sono raggiunti da Oznak.)

Oznak                     - Fermatevi o ve ne pentirete!

Akeon                           - Oznak! Ti riconosco! Tu eri aiuto garzone nelle mie stalle! Come osi parlare così a me, Akeon, il tuo re?!

Oznak                    - Io sono il segretario di Orso, il re di questo castello!

Akeon                           - Miserabile!! (Si avventa su di lui, Oznak lo tocca con lo scettro, Akeon resta paralizzato con un gemito.)

Luna                      - Scappa Tir-nan-Og! (Scappano nel labirinto.)

Oznak                     - Non mi sfuggirete! Fermatevi o vi colpirò! (Dopo un certo inseguimento frenetico, ad un angolo, Luna si ferma, prende una polvere dalla sua sacca, aspetta Oznak, gliela butta in faccia.)

Oznak                     - Ahah! I miei occhi! Mi bruciano! Non vedo più nien... (Ha buttato a terra lo scettro, Luna l’ha raccolto, tocca Oznak che è paralizzato.)

Luna                      - Tir-nan-Og, l’ho sistemato! Vieni, torniamo da nostro padre!

Tir-nan-Og            - Come hai fatto Luna? Era una polvere magica?

Luna                      - Macché! Era peperoncino cornuto, brucia gli occhi da morire! (Arrivano da Akeon.) Padre, venite, la foresta non è lontana. (Akeon si muove penosamente, rigido, come un automa esce passaggio segreto.)

Scena 14

Tir-nan-Og            - Sento delle voci, forse ci stanno inseguendo.

Luna                      - Siamo troppo lenti, ci prenderanno. Ci serve aiuto. Tir-nan-Og, ti ricordi le cornacchie?

Tir-nan-Og            - Sì, ci avevano promesso di aiutarci. Prova a chiamarle.

Luna                      (Raccoglie due pietre, le batte tre volte.) Cornacchie! Cornacchie! (Entra 1a  cornacchia.)

1a cornacchia         - Chi ci chiama? Ah, siete voi, le nostre salvatrici! Cosa possiamo fare per voi?

Luna                      - Cornacchie, siamo scappate anche noi, abbiamo liberato nostro padre, ma ci stanno inseguendo, potete aiutarci?

1a cornacchia         - Ma certo, volentieri, chiamo subito tutte le mie compagne.

                               (A questo punto c’è un’invasione di tutte le cornacchie/ attori disponibili, decine di cornacchione volano da tutte le parti con una confusione incredibile entra Orso, furente.)

Orso                       - Akeon sta fuggendo! Chi lo ha aiutato? Li farò a pezzi tutti! Dannate cornacchie! Via di qua! (Le cornacchie insistono, fanno quasi una barriera.) Maledette cornacchie! Ora vedrete! (Gesti magici.) Aran zatek labai! Che tutte le cornacchie si tuffino nel fossato del castello e diventino pesci! (Tutte ammutoliscono.) Così tacerete e io vi mangerò con calma! Via!! (Le cornacchie volano via) E ora a me Akeon! (Esce, rientrano penosamente le bambine e Akeon ma sono raggiunti da Orso.)

Orso                        - Fermi!Dove credete di andare? Siete in mio potere! (Luna ha lo scettro, fa scudo al padre e a Tir-nan-Og, si avvicina a Orso, lo colpisce nel palmo della mano, Orso le strappa lo scettro.)

Orso                       - Ingenua! Questo è il mio scettro! Non ha alcun potere su di me! E ora non scapperete più perché io vi trasformerò in scarafaggi!! Tarek Shaman Zal Barrà!!!

(Gesto imperioso verso le bambine e Akeon, ma, con un balzo, Tir-nan-Og si    mette davanti alla sorella, impugnando lo specchio magico.)

Orso                       - (Fa un urlo disumano, gesti scomposti, la magia che ha lanciato è rimbalzata su di lui, si rattrappisce, rantola, sibila, strabuzza gli occhi, piomba a terra, cammina a quattro zampe pancia in su, è uno scarafaggio, esce di scena.)

Luna                      - Che schifo! Sta diventando uno scarafaggio! Cosa hai fatto Tir-nan-Og?

Tir-nan-Og            - La Regina delle Fate mi ha dato questo specchio magico, riflette i malefici, li fa rimbalzare su chi te li manda.

Luna                      - Il tuo specchio ci ha salvato. Tir-nan-Og!!

Tir-nan-Og            - Sì?

Luna                      - Tir-nan-Og, dobbiamo catturare quell’essere malvagio. Ora è uno scarafaggio, ma potrebbe trasformarsi di nuovo! Ci penso io! (lo insegue fuori scena, rientra con un fazzoletto fatto a sacchetto, dentro c’è lo scarafaggio.) L’ho preso! Stai fermo e non ti agitare, scarafaggio!

Tir-nan-Og            - Fa proprio schifo! Luna, dobbiamo salvare nostro padre! Tra poco diventerà tutto di pietra!

Luna                      - E’ stato colpito con questo scettro, ci vorrà una formula magica per farlo tornare come prima.

Tir-nan-Og            - Aspetta, Luna, fammi vedere. (Prende lo scettro che si può svitare in due pezzi, Tir-nan-Og esegue inavvertitamente, lo scettro è cavo, contiene sabbia che cade a terra. Immediatamente Akeon riprende vita.)

Akeon                           - Riesco a muovermi? L’incantesimo è finito! Grazie figlie mie! Mi avete salvato!

Scena 15

(Irrompono vari minatori e popolani, acclamazioni a soggetto.)

1° minatore            - Maestà, re Akeon, siamo liberi!

2° minatore            - Maestà, un terribile incantesimo ci ha reso schiavi per tutti questi anni!

Akeon                           - Dobbiamo tutti ringraziare le mie figlie, queste bambine, le principesse del regno! Ma attenti, non dobbiamo sbagliare! Eral, Maken, (al 1° e 2° minatore) voi eravate tra i migliori dei miei cavalieri, vi affido una missione importantissima. In questo fazzoletto c’è Orso, quell’essere malefico, trasformato da se stesso in uno scarafaggio. Prendete una bottiglia, sigillatelo dentro. Mettete la bottiglia in una cassa di ferro pesantissima. Prendete altri venti cavalieri di valore. Correte ai confini del nord, dove c’è il lago dei cento colori. Il lago è profondissimo. Andate in mezzo al lago e gettatelo dentro. Là resterà per sempre, spero. Partite subito, miei valorosi. Ho fiducia in voi.

1° e 2° minatore    - Sarà fatto Maestà! (Escono.)

(Entra Regina, con una veste lacera, molto provata dalla prigionia, entrano molti sudditi.)

Akeon                           - Regina! Tu sei viva, moglie mia!! (Abbracci commossi.) Figlie mie, questa è vostra madre!!

Regina                   - Le mie bambine sono vive!! (Abbracci ancora più commossi.)

Akeon                           - Ora dobbiamo ricominciare a vivere, dobbiamo ricostruire tutto e vivere in pace. Venite, torniamo al castello, dobbiamo raccontarci tantissime cose.

Luna                      - Padre, madre...

Akeon                           Dì, figliola.

Luna                      - Posso chiedervi un regalo?

Akeon                           - Anche mille regali, figlia mia.

Luna                      - Ecco, un giorno vorrei fare una grande festa al castello per invitare le mie care streghe che mi hanno allevato.

Tir-nan-Og            - E io, se possibile, vorrei invitare le mie fate...

Akeon                           - Volentieri. E’ nostro dovere ringraziarle e sarà un piacere. Avete la mia parola di padre e di re. Sarà una festa memorabile. Ora torniamo al castello. Signori, evviva le principesse reali!

Tutti                       - Viva! (Applausi, saluti al folto pubblico sperando che abbia gradito lo spettacolo.)

FINE