Faust

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RECITAL PER RAGAZZI
liberamente ispirato al
“Faust” di Goethe

CANZONE: Angelo della nebbia (Ligabue)

(in tono solenne, occhio di bue, luce soffusa, musica di sottofondo)

Narratore:   Angelo della nebbia guardaci, buttaci solo un po’ di colore. Angelo, ci puoi sentire o no? Chissà quante volte anche voi, cari amici, invocate un po’ di colore per ravvivare il grigiore della vita… Scelti da chissà che mano per esser buttati in mezzo alla nebbia? La nebbia nella quale ti puoi trovare avvolto quando cerchi e ricerchi il senso della vita o quando vuoi risposte al grido di una preghiera. E allora può capitare che smetti di cercare, smetti di gridare… E allora…?Ascoltate attentamente, o Cristiani, questa storia: come il mondo e la sua gloria vano apparve a me: al dottor Faust.

Coro:                        Per accrescere conoscenza allo studio s’era dato,
orgogliosa la sua mente ogni scienza ha investigato.
Dall’’inferno più profondo mille diavoli chiamò:
Mefistofele soltanto fu colui che l’aiutò.
Era svelto come il vento a compir sua volontà;
gli fornì oro ed argento, donne e amore in quantità.
Lo portò fino alla corte, per averlo alla sua morte.
Ma alla fine restò scornato, perché Faust venne salvato.

Musica e balletto ( con suono ampio e melodioso che esprima, con il balletto, il tendere all’infinito del dottor Faust; lo stesso balletto ritorna nel finale, tutte le luci accese)

Diapositive: il cielo

(in ombra cinese): Prologo in cielo


Mefistofele:
Poiché ancora una volta, Signore, mi hai chiamato alla tua augusta presenza e

vuoi sapere come vanno le cose tra gli uomini, eccomi qui. Ma devi scusarmi, le parole solenni non sono la mia specialità: tutti quei signori mi prenderebbero in giro. Del sole e dei mondi io non so dire nulla: io vedo soltanto come si tormentano gli uomini che tu hai creato. Quel piccolo Dio della sua terra è sempre lo stesso: buffo e stravagante, come il primo giorno. Forse, potrebbe vivere un po’ meglio: ma tu gli hai dato un’illusione della tua luce divina. Lui la chiama ragione - ma se ne serve soltanto per essere più bestia delle altre bestie. Mi sembra proprio - con licenza di Vossignoria - una di quelle cavallette tutte gambe, che fanno salti e credono di volare: ma cascano subito nell’erba, a cantare la loro vecchia canzoncina.

(Voce fuori campo)

Il Signore:    Non hai nient’altro da dirmi? Sei sempre qui a protestare! Mefistofele, è possibile che nei secoli dei secoli non ci sia nulla sulla terra che ti va bene?

Mefistofele: No, Signore, proprio niente. Va terribilmente male, secondo me, laggiù. Come sempre del resto. Mi fanno pena gli uomini: nient’altro che dolori e guai, un giorno dopo l’altro. Poveretti, non mi diverto neanche più a tormentarli.

Il Signore:    Faust, lo conosci?


Mefistofele: Faust? Il dottore?

Il Signore:    Il mio servo.

Mefistofele: Sarà! E’ un modo ben strano di servirvi. E’ matto: al cielo chiede le stelle più splendenti e alla terra le gioie più grandi. Ma il suo cuore è tanto sconvolto che non c’è cosa né vicina né lontana che possa dargli pace.

Il Signore:    E’ mio, anche se ora ha il buio nella mente; ma presto lo guiderò alla luce.

Mefistofele:             La facciamo una scommessa? Siete ancora in tempo a perderlo, il vostro Faust, se mi date il permesso di tirarlo a poco a poco per la mia strada.

Il Signore:    Sulla terra nulla ti è proibito. L’uomo può sbagliare, finché lotta per capire perché vive.

Mefistofele:             Grazie allora: con i morti non mi sono mai trovato a mio agio. La bella faccia piena e fresca di un uomo vivo, ecco quello che mi diverte di più. A me piace giocare come fa il gatto con il topo.

Il Signore:    D’accordo, fa come credi. Strappa il suo spirito dalla sorgente di ogni vita, e fagli strada giù dalle tue parti, se riesci ad afferrarlo.

Mefistofele:             Va bene! Non ci sarà bisogno di molto tempo, sono sicuro di vincere la mia scommessa. Ma se raggiungo lo scopo, permettetemi di cantare a gran voce il mio trionfo. La polvere dovrà mangiare il vostro Faust, e di gusto: è successo così anche al mio parente -  ricordate? - il famoso serpente.

Il Signore:    Puoi farti vedere liberamente qua da noi, anche se le cose andranno così. La gente come te, io non l’ho mai odiata. L’uomo si agita, ma anche s’addormenta facilmente. Per questo gli do volentieri un compagno come te: uno che lo eccita e si dà da fare; perché il tuo dovere Mefistofele è fare il diavolo.

(si spegne il proiettore, occhio di bue, Mefistofele esce dall’ombra cinese)

Mefistofele:             Di tanto in tanto mifa piacere rivedere il vecchio; e sto bene attento a non rompere con lui. E’ un gran signore, ed è molto fine da parte sua parlare da uomo a uomo persino con il diavolo. Coraggio, dunque, cominciamo! Lasciate entrare qui la fantasia con tutto il suo corteo: ragione, intelligenza, sentimento, passione. Ma attenti! Anche la pazzia dovrà far sentire la sua voce. E ora a te, Faust!

Diapositiva di uno studio, notte.

Luogo pieno di libri e con scrivania.

(Occhio di bue, luci soffuse)

Faust (seduto alla scrivania): Filosofia, diritto, medicina, purtroppo anche teologia: tutto ho studiato, con la fiamma della mia intelligenza. Povero pazzo! Forse ne so
qualcosa più di prima? Dei grandi titoli mi ritrovo: Magister, Dottore,  e sono tanti anni ormai che prendo per il naso i miei studenti. Ma io lo vedo, che nul nulla possiamo sapere al mondo, noi uomini!

Coscienza:   Questo è l’inferno che brucia nel mio cuore. Sì, è vero, il tormento del dubbio non esiste per me, e non ho paura di Dio, né del diavolo: ma che cosa mi è
rimasto? Almeno avessi terre e denaro, gli onori e gli splendori del mondo! No, niente di tutto questo è per me; nemmeno un cane vorrebbe vivere così.

Faust:            (prende la sfera spenta) E la magia! Anche questa ho tentato; era la mia ultima

speranza, che la forza e la parola degli spiriti mi rivelassero il segreto del mondo. Ma anche la magia è stata un inganno. Basta, basta! O notte di luna piena, fosse l’ultima notte che guardi il mio tormento! Quante volte ho atteso chiuso qui dentro, vegliando su libri e carte, finché mi apparivi tu, malinconica compagna. Maledetta questa buia tana di sassi. Una prigione di libri mangiati dai tarli e coperti di polvere, di carte ammuffite, di vasi e di ampolle e di strumenti inutili: questo è il tuo mondo, Faust: ma è un mondo questo? “Rinunciare, tu devi rinunciare!”: ecco l’eterna canzone che risuona all’orecchio dell’uomo. E così l’esistenza mi pesa: desidero la morte e odio la vita.

(si alza adagio, prende la bevanda da uno scaffale)

Ma perché il mio sguardo si fissa a quel punto? E’ come se una forza magnetica attirasse i miei occhi su quella fiala. O puro liquore di morte, per tanti anni ti ho dimenticato, ma ora è venuto il tuo momento. Io ti vedo e il mio dolore si placa. E allora, Faust, rinnega il dolce sole della terra, spalanca la porta che gli uomini non vorrebbero mai varcare, dissolviti nel nulla. Con tutta l’anima mi offro il mio ultimo brindisi come saluto di festa al mattino che sorge.

(mentre sta bevendo si sente suono di campane e stacca dalle labbra la fiala e si addormenta)
Ma cos’è questo canto, cos’è questa memoria di anni passati, che strappa la morte dalla mia bocca? Campane - sì, è il loro coro lontano. Perché, voci del
cielo, mi cercate potenti e pietose nella polvere? Là dovete risuonare, dove ci sono uomini che credono: la vostra parola io la ascolto, ma la fede mi manca. Eppure è questa la musica di quando ero bambino e questa voce mi richiama alla vita. Ricordo, e il pensiero felice dell’infanzia mi ferma la mano. Suonate ancora, dolci canzoni del cielo! Che io pianga una sola lacrima e sono ancora della terra, ancora della vita.

CANZONE: Se è vero che ci sei (Biagio)

(Faust si sveglia di soprassalto al suono di un rumore forte).

 
Faust:            Che é? Chi mi ha chiamato? Chi mi è venuto a svegliare dal dolce sogno di

paradisi lontani? Chi c’è qui nella mia stanza degli affanni? Chi si nasconde dietro i miei dubbi, dietro la mia limitata natura?
(scruta di qua e di la) ... Sento che ci sei... vieni fuori.

(esce Mefistofele)

Mefistofele: Bravo Faust, sapevo che possiedi doti sovrumane.., ora ne ho conferma...

Faust:            Cosa vuoi? Sta lontano da me, non ha bisogno della tua magia. Sono troppo vecchio per giocare con questa mia esistenza terrena; troppo giovane per non desiderare. Che cosa mi può offrire ancora il mondo?

Mefistofele:             Io posso insegnarti a non giocar più con la tua pena che ti mangia la vita come fa un avvoltoio. Con i miei spiriti so tirarti via dalla solitudine dove i sensi e la linfa della vita impietriscono.

Faust:            Nel caso fossi interessato a questa proposta che mi sembra tanto improbabile che cosa devo darti in cambio.., è noto che il diavolo non fa favori senza condizioni.

Mefistofele:             Io mi impegno a servirti quaggiù, a qualsiasi tuo cenno sarò subito e sempre pronto. Tutti i miei poteri sono a tua disposizione... Quando di là noi ci ritroveremo allora tu dovrai fare altrettanto con me.

Faust:            Dell’aldilà poco mi importa. Le mie gioie sono su questa terra. Di quello che sarà “dopo”... non voglio più sentir discutere.

Mefistofele:             Se la pensi così puoi rischiare. Impegnati, vedrai, ti piacerà.

Faust:            Se mai, ma dubito molto, porrai fine alle mie ansie, se un giorno potrò capire lo scopo il fine dell’uomo, sia quello il mio ultimo giorno. Accetto la scommessa! Non ha nulla da perdere.

Mefistofele:             Molto bene, molto bene... ma “verba volant, scripta manent”… vorrei due righe.

Faust:            Anche qualcosa di scritto vuoi? La parola di un uomo non sai cosa sia? non ti basta? Ebbene che cosa dovrò usare: lo stile, la penna…?

Mefistofele:             Qualunque pezzo di carta va bene; per la firma basta una goccia di sangue.

Faust:                        Se è proprio questo che ti fa contento, stiamoci a questa farsa.

(Balletto con il diavolo che tenta)

(Si spengono le luci, si sposta la scenografia, e durante il balletto luci a flash più fumo)

Diapositiva di una cucina.

Narratore:   E così, stanco d’interrogare la vita, ho desiderato la morte, senza sperare o credere che almeno la morte potesse aprirmi nuovi orizzonti. A questo punto, però, ecco il diavolo, Mefistofele: colui che divide l’uomo da Dio, colui che inganna perché non fa niente per niente. Pensando di non avere più nulla da perdere, ho venduto l’anima al diavolo in cambio della promessa di poter dominare il piacere, il sapere, la natura, in una parola: la vita.

Cucina della strega piena di filtri, di pentole e pentolini.
(Fumo e occhio di bue sulla strega)       

Faust:            E tu mi prometti che qui guarirò dalla mia vecchiaia: io, Faust, dovrò chiedere aiuto ad una vecchia strega? E le sue sudice ricette mi toglieranno almeno trent’anni da questo logoro corpo? Povero me, se la tua scienza è tutta qui!

Mefistofele:             Per ringiovanire, c’è anche un mezzo offerto dalla natura stessa; ma sta scritto in un altro libro.

Faust:            Voglio saperlo!

Mefistofele:             Bene! per questo rimedio non c’è bisogno né di denaro, né di medico, né
d’incantesimi. Va all’aperto, nei campi: mettiti a zappare e a vangare. Vivi tra le bestie come una bestia. Questo, credimi, è il sistema migliore per diventare più giovane di ottant’anni.

Faust:                        No, no, non è per me questa vita.

Mefistofele:             E allora non c’è che la strega!

Faust:            O Faust, povero Faust!

La strega:    Ahi, ahi, ahi, ahi! Maledetta me, che vita dannata! chi c’è qui? E voi, chi siete? Che cosa volete? Il fuoco dell’inferno vi bruci le ossa!

Mefistofele:             Non mi riconosci, rottame schifoso, vecchia carogna? Non lo conosci il tuo padrone e maestro? Non so cosa mi trattenga dal riempirti di botte. Di questa giacca rossa non hai più rispetto? Ho una maschera per nascondere la mia
faccia, forse? O devo dirti io stesso il mio nome?

La strega:    Oh, signore, scusatemi per questo saluto villano! Ma il piede di cavallo non lo vedo, e nemmeno le corna.

 

Mefistofele:             La cultura ha spalmato una mano di vernice su tutto il mondo, e ci è rimasto preso anche il diavolo. Dove li vedi ormai corna, coda e artigli? Farebbero una brutta impressione sulla gente.

La strega:    Senno e ragione quasi ho perduto, il nobile Mefisto da me è tornato!

Mefistofele: Taci strega, quel nome non lo voglio sentire.

La strega:    Perché? Che male vi ha fatto?

Mefistofele: Il diavolo l’hanno esiliato nel libro delle favole, da tanto tempo; ma con ciò gli uomini non sono diventati migliori. Il Malvagio l’hanno tolto di mezzo, ma i malvagi son rimasti. Tu chiamami barone, va bene così. Sono un cavaliere tra altri cavalieri. Non c’è da dubitare del mio sangue nobile.

La strega:    Ah, ah! Ecco il vostro stile: siete sempre la solita canaglia.

Mefistofele:             Questo sapiente è un buon amico, e questa visita deve fare bene alla sua salute. Tira fuori quel che hai di meglio nella tua cucina. Traccia il tuo cerchio, racconta i tuoi incantesimi, e dagliene un bicchiere pieno fino all’orlo.

Faust:            Che messinscena di cattivo gusto!

(Rivolgendosi a Faust)

Mefistofele:             Ma va, è tutta farsa! Si fa solo per ridere.

(La strega fa cenno a Faust di avvicinarsi e di entrare nel cerchio e con enfasi legge

il libro)

La strega:    Intendere or devi: con uno fai dieci se il due tu ci levi.
Attaccaci il tre e ricco sarai.
Quattro sta a se, di cinque e sei - la strega lo dice -
fa sette o otto, così è perfetto.
Nove val uno, dieci è nessuno. (Colpo di fumo)

Mefistofele:             Hai sentito? Questa è la tavola pitagorica delle streghe.

Faust:            Mi pare che la vecchia stia delirando.

Mefistofele:             E non è ancora finita. Io conosco bene quel libro; è tutto così... Quando l’uomo ascolta queste parole crede che ci sia dietro qualcosa da pensare.

La strega:    L’alto potere del sapere
nascosto a tutto il mondo
e a chi non pensa sarà donato
e l’avrà senza pena. (Colpo di fumo)

Faust:            Che sciocchezze va dicendo. Un altro poco e la testa mi scoppia.

Mefistofele:             Un’assurdità completa, che rimane un mistero per chi è intelligente come per chi è sciocco. Di solito, quando l’uomo ascolta delle parole, crede di doverci trovare per forza anche un pensiero. Ma adesso, bevi! Forza, manda giù! Sentirai il tuo cuore pieno di allegria. Ti sei messo con il diavolo. Lascia che il veleno della menzogna ti istruisca nelle opere dell’inganno e della magia - è già in mio potere senza scampo. Il destino ti ha dato uno spirito indomito, che si proietta sempre più avanti e nel suo impeto scavalca i confini di ogni gioia terrena. Bene! Io ti trascinerò in una vita bestiale, attraverso il deserto di folli divertimenti: lì dovrai dibatterti, impantanarti, volare fino a restare privo di forze. Invocherai ristoro, pace, ma inutilmente. Sei già consegnato al diavolo. Coraggio, giovane Faust, andiamo la vita ti aspetta!

Faust:            Si, lo voglio.



Narratore:   Bevuto il veleno dell’inganno, della menzogna, ho cominciato a giocare con i sentimenti… anzi a dimenticarli. Il diavolo non vuole solo la tua anima, ma, attraverso di te, vuole anche quella degli altri. Tutto diventa senz’anima. Tutto, anche le persone, diventa oggetto, materia, corpo da usare, da trattare in base ai propri piaceri, ai propri interessi.

Luci abbassate

(Entra un donna attillata e Margherita, La strega con molte cerimonie versa il filtro in una coppa)

Diapositiva di un strada

 

Margherita passeggia sulla strada... Entra Faust.

Faust:                        Signorina bella, mi permette di offrirle il braccio e accompagnarla?

Margherita: Non sono né signorina né bella... A casa so andarci da sola.

(si libera e va via)

Faust:                        Dio mio, che bella ragazza. Mai visto qualcosa di così divino.. .finché avrà vita.., non la dimentico!

Entra Mefistofele.

Faust:            Senti, devi farmi conoscere quella ragazza.

Mefistofele:             Oh, quale?

Faust:            E’ passata ora.

Mefistofele: Quella?... Tornava dal prete che l’ha assolta da tutti i peccati... è un esserino tutto innocente... Non c’è nulla di interessante!

Faust:            Signor docente lasci stare la sua morale... me la faccia incontrare e basta.

Mefistofele:             Lasciami pensare... Va spesso da una vicina., dalla signora Marta.

Faust:            Possiamo andare? Preparami un regalo.

Mefistofele: Calma, calma…, però l’idea del regalo avrà successo...

Escono insieme.

Entra Margherita nella stanza di Marta con una cassettina di gioielli in mano.

Margherita: Guarda Marta che cosa ho trovato nella mia stanza... non so chi abbia posto

questo ben di Dio... guarda. (prende la collana e la indossa)

Marta:          Beata te, che qualcuno pensa a te... con me mio marito, Dio lo perdoni, bene non si è comportato ... lui è in giro per il mondo e sono qui sola con una piccolissima stanza e niente più (piange). Forse è già morto... ah che tormento... almeno avessi qualche documento.

Margherita:            Mi spiace per te, ma io non mi reggo più sulle gambe per questa roba fantastica chi può pensare a me? Potrò portarla per farmi vedere?

Marta:                      A messa non di certo perché altrimenti il prete dice che è frutto del diavolo e se ne impossessa con la scusa di abbellire la sua Madonna... Ma l’occasione capiterà, una festa, un ballo...

Bussano...

Entra Mefistofele.

Marta:          E’ un forestiero.

Mefistofele: A questa signora chiedo perdono se prendo licenza di entrare così. Cercavo la signora Marta.

Marta:          Sono io, che cosa deve dirmi, signore?

Mefistofele: Potessi darle notizia migliore! Spero che non me ne vorrà.., ma devo dirle che suo marito è morto e la manda a salutare.

Marta:          Morto? Quell’angelo di fedeltà è morto? No, non è possibile (piange).
Margherita: Signora cara non si disperi.

Mefistofele: Voglia ascoltare la triste storia.

Margherita:            Ecco perché non vorrei mai innamorarmi... per non cadere in momenti tanto tristi.

Mefistofele: Non c’è gioia senza pena, non c’è pena senza gioia. Ma vi dico che è
seppellito a Padova, vicino a S. Antonio in terra benedetta, al fresco e in pace eterna.

Marta:          Non ha lasciato niente altro da raccontarmi?

Mefistofele:  Si, ha fatto una consegna grande: di far dire per lui trecento messe... però nelle sue tasche non c’era nulla...

Marta:          Come? Neanche una medaglia? Né un gioiello?

Mefistofele:             No, proprio nulla!

Margherita: Ah, come sono disgraziati gli uomini. Pretendono e basta.

Mefistofele: Meriterebbe di maritarsi presto (rivolgendosi a Margherita): lei è una carissima creatura.

Margherita: Ah no, non è ancora possibile; sono troppo giovane.

Marta:          Su mi racconti, ma non ha nessun testimone o documento?

Mefistofele:             Si ci sarebbe un buon uomo.

Marta:          Me lo faccia incontrare subito, voglio sapere!

Mefistofele: (a parte) E’ meglio che me la batta... questa beve tutto...

(a Marta) Arriverà domani, là dietro casa, dove c’è il giardino.

CANZONE: Un’emergenza d’amore ( L. Pausini)

Mefistofele:             Allora d’accordo...

Faust:            Ma io non ho mai testimoniato il falso.

Mefistofele: Sancta semplicitas! Ma che bisogno c’è? Dei testimoni e basta, non serve altro! Solo così potrai incontrare la tua creatura amata

Entrano Faust e Mefistofele dove sono già Margherita e Marta.

Mefistofele: Ecco signora carissima il buon uomo che ha assistito suo marito e ha ricevuto la dolorosa incombenza dell’ambasciata.

Marta:          Buon uomo, mi dica che cosa è successo a mio marito? Com’è morto?

Faust:            Beh, forse, sa... con precisione io non ho visto, sono passato sulla strada... era steso a terra... ho raccolto le sue ultime volontà.

Marta:          Perché, perché... è successo così!?

Mefistofele: (La prende sotto braccio) E’ la vita, è così, non se la deve prendere... Ringrazi il cielo che prima di morire suo marito ha pensato a lei.

Faust:            (Si avvicina a Margherita) Non posso trattenermi dal lasciarmi attirare dalla vostra bellezza... Come si chiama mia bella signora?

Margherita: Essere cortese per lei è un’abitudine.

Faust:            Oh cara! Credi! Quel che è detto intelligenza spesso è piuttosto vanità, limitatezza... ma il cuore non può imbrogliare.

Margherita: Come? Ne è proprio certo….?

Faust:            La semplicità, l’innocenza sono valori inenarrabili...

(Le prende la mano e la bacia)

Margherita:            Non stia a farlo.., come può lei baciare una mano così brutta e così ruvida?

Faust:            E’ spesso sola lei? Non c’è mai nessuno che pensa a lei?

Margherita:            Sì, la nostra casa è molto piccola però dà molto da fare... poi mia madre è molto esigente, non mi lascia conoscere gli uomini.

Faust:                        (Le prende le mani) Questo sguardo, questa mani che ti stringono, ti dicono ciò che è inesprimibile: donarsi totalmente è una beatitudine eterna. Sarebbe la disperazione se finisse.

Si siedono sulla panchina. Si accompagna la scena con la musica di sottofondo. Poi le luci si abbassano e s’illumina il narratore.

Narratore:   Non avevo mai pensato che l’incontro con una donna, che una relazione, che l’amore potesse aprire il cuore… io che avevo sempre confidato solo nello studio, nel sapere nella scienza. Un uomo senza amore, un uomo che non impara ad amare rimane solo; che uomo è? Ma, nel mio caso, non era amore perché era nato da un inganno e l’amore non va d’accordo con l’inganno… Ingannare è ingannarsi e ti porta là dove non avresti mai pensato di arrivare…      

Le luci tornano su Faust e Margherita ancora abbracciati.

Entra il fratello di Margherita.

Valentino:     Che è questo spettacolo? (A Faust) E tu perché vuoi abusare di mia sorella?

Faust:             Tu non puoi spegnere la fiamma del cuore.

Margherita:   Sono rinata, l’amore mi ha risvegliato.

Valentino:     Maledetto, acchiappatopi, tieni questo (e sferra un pugno a Faust)

Faust reagisce e colpisce a morte Valentino con un pugnale

Valentino:     (a terra con voce bassa) Ah Margherita, sei ancora giovane, non hai malizie, ma ormai sei una donna persa! Quel che è fatto è fatto. Verrà il tempo che tutti i bravi cittadini ti schiveranno, dovrai nasconderti! E se anche Dio ti perdona, su questa terra sarai maledetta ( muore).

(Buio in scena, luce su Faust che è accasciato a terra e uno spirito maligno lo tormenta)

Musica di sottofondo triste e luci soffuse.

Coscienza:   Che terrore t’afferra, la tromba tuona,
per Valentino che tu hai ucciso tremano i sepolcri.
E dalla pace delle ceneri alle torture del fuoco il cuore riprende a battere.

Coro:             Vergogna, vergogna.., via da te il sorriso,
via da te la pace... giorno d’ira quel giorno, annienterà nel fuoco il mondo, il fuoco ti annienterà.

(Luce su Margherita inginocchiata)

Coscienza:   Innocenza, innocenza,
tu giochi con il bene.
Dove sei con la mente?
Che delitto porti in cuore?
Preghi per l’anima di tua madre
che per colpa tua passò dal sonno all’ultimo respiro?

Margherita: Soffoco qui, mi toglie il respiro,
questo suono mi strugge dentro.

Coscienza:   Che cosa nascondi dentro?
Dies irae, dies illa... Viene la notte, viene la condanna!

Si spengono le luci, musica di sottofondo. (Margherita sviene)

Si riaccendono le luci

Faust:            . E’ in carcere, accusata dell’ omicidio di suo fratello!  

Mefistofele: Non è l’unica innocente in carcere!

Faust:            Come puoi dire: “ Non è la prima”.

Mefistofele:             Hai finito?

Faust:            Salvala!

Mefistofele: Ho forse ogni potere? Annebbierò le menti dei carcerieri e sarai tu a portarla fuori, questo posso fare

Faust :           Andiamo.

I due entrano in quella che è la cella

Margherita: Boia, chi ti ha dato questo potere su di me? E’ solo mezzanotte e tu vieni già a

prendermi.

Faust:            Zitta vengo  a liberarti… Se gridi così, sveglierai le guardie!

Margherita:            Sono così giovane ancora! E devo già morire. Ero anche bella, ed è stata la mia rovina. Allora mi stava vicino il mio amore, ma ora è tanto lontano! Non stringermi così forte, non farmi male. Che cosa ti ho fatto io? Non ti ho visto prima d’ora.

Faust:            Che pena!
                      Margherita! Margherita!

Margherita:            Hai sentito, era la voce dell’amore mio! E’ lui - ma dove? L’ho sentito che mi chiamava. Voglio volare ed abbracciano, voglio che mi stringa sul petto. Chiamava “Margherita”, ho sentito bene: tra le urla dei diavoli che mi fanno impazzire, ho riconosciuto la sua dolce voce d’amore.

Faust:            Sono io! Vieni con me, ti prego, vieni via con me.

Margherita:            Sei tu!

Faust:            Presto! Se non vieni subito, sarà finita per noi.

Margherita: Come, ti allontani? Amore mio, è così poco tempo che sei lontano da me e non mi abbracci più? Abbracciami, abbracciami...

Faust:            Ti amo mille volte di più - ma ora vieni, solo questo ti chiedo.

Margherita:            Non hai orrore di me? Lo sai, amore, chi vuoi liberare Dammi la tua mano... la tua cara mano.., ma asciugala, c’è del sangue. Dio, che cosa hai fatto! Metti via il pugnale, ti supplico.

Faust:            Ah, taci, il passato è passato. Vieni.

Margherita:            Là fuori? No, no. Non posso venire con te. Per me non c’è speranza, là fuori. Fuggire, a che serve? Ho una colpa sul cuore.

Faust:            Resto con te allora.
                       

Margherita:            Il giorno! Si, viene il giorno, l’ultimo giorno.. Ecco, mi trascinano al patibolo: quanta gente nella piazza. E ognuno sente sul collo la lama che mi colpisce. Che silenzio! Tutto il mondo è come una tomba.

Entrano i due boia

Mefistofele: Presto o siete perduti. Quante chiacchiere inutili, è già mattina.

Margherita:            Chi è che sbuca dalla terra? Lui, lui! Mandalo via! Questo è un luogo di dolore, è un luogo sacro; cosa vuole lui qui? Vuole me, certo, vuole me!

Faust:            Tu devi vivere!

Margherita: Giustizia di Dio, sono nelle tue mani.

Mefistofele: Vieni, vieni!

Margherita: Sono tua, Padre: salvami!

Faust:            Margherita!

Mefistofele: E’ dannata!

Padre:           No Mefistofele, ha chiesto la mia misericordia, è salva!

Balletto... (ritorna il balletto iniziale)

FINE PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

Diapositive: Paesaggio ridente

Narratore:   Ricordate le parole di Mefistofele? “Ti trascinerò in una vita bestiale attraverso deserti di folli divertimenti”… I divertimenti, il piacere di desideri da appagare, di emozioni da provare, di successi daconquistare… Diavolo d’un tentatore…

Faust disteso su un prato fiorito, inquieto, cerca di prender sonno. Una cerchia di angeli ridenti volteggia e plana attorno a lui e in coro esprimono il loro motivo di gioia.



Coro 1:         Quando l’aria si profonde tiepida,
per l’arco verde della pianura
il crepuscolo viene calando,
spira dolce e mite.

Coro 2:         Chiudi gli occhi sfiniti;
la notte profonda è discesa
pia giunge una stella
che illumina la mente insieme alla luna.

Coro 1:         Spavento e dolore sono spariti,
eredi nel nuovo sguardo del giorno.

Coro 2:         Tornano verdi le valli, si svolgono i colli,
Vestono fronde per ombre inquiete.

CANZONE: Stella (A. Venditti)

Occhio di bue sulla cantante, Faust si addormenta e si risveglia al termine del canto. Diapositiva montagna.

Faust:                        Una lunga, lunga notte è trascorsa per me; ma ora di nuovo la vita batte fresca nelle mie vene, a salutare commossa l’alba che si leva nel cielo - e il mondo rinato respira ai miei piedi. Forze della terra, che anche in questo buio della mia vita mi avete dato riposo, placate voi la disperazione che ho nel cuore, purificate lo spirito dell’orrore che ha sofferto.

(Luci gialle)

Ecco spunta il sole, - ma i miei occhi sono accecati dalla sua luce e guardare la vita di fronte è impossibile! E allora il sole rimanga alle mie spalle e voglio lasciarmi trasportare dalle onde magnetiche dei miei desideri. (Faust finge di volare)

                                   Grazie, mia felice fantasia, che per lunghi giorni - o anni - sereni mi hai trasportato sorvolando terre e mari!

                        Ora per me è venuto il nuovo tempo di calcare il suolo della terra, avanzando con passo ormai da vecchio sull’orlo di questa vetta. Quale sarà adesso la mia vita? La notte magica mi ha riempito di freschezza e di serenità. È tempo di sperimentare qualcosa di nuovo… non posso perdere altro tempo.

Mefistofele: Questo si chiama camminare! Ne hai fatta di strada da quando ci siamo lasciati! Ma ora dimmi: cosa ti è venuto in mente? Proprio in mezzo a questi luoghi spaventosi dovevi calarti sulla terra, dove non ci sono altro che rupi e burroni spalancati?

Faust:            Solo tra i monti più alti trovo silenzio e solitudine.

Mefistofele: Davvero il tuo cuore non è mai contento tra gli uomini. Ma allora, insaziato come sei, non ti piace proprio nulla su questa terra?

Faust:            Invece si… Una cosa grande mi attira.

Mefistofele: Chissà che idea eccelsa e temeraria! Non per niente sei volato dalle parti della luna… Ehi… non sarà proprio questa la tua voglia?

Faust:                        Non ho bisogno della luna. C’è ancora spazio in questa nostra terra per opere grandiose.

Mefistofele: La gloria! È questa allora che vuoi conquistarti!

Faust:            Il potere e il possesso, ecco ciò che voglio! L’azione è tutto e nulla è la gloria.

Mefistofele: Ma si! E poi troveremo anche dei poeti per annunciare ai posteri le tue meraviglie, così con la tua pazzia daremo fuoco ad altre pazzie.

Faust:            Tu sai soltanto negare, spandere amarezza, ridere di tutto. Ma l’uomo non è così.

Mefistofele: Sei fatto come vuoi tu! Soltanto fammi sapere fin dove si spingono i tuoi capricci.

Faust:            Ho imparato a spaziare il mio sguardo nel mare. Ecco si gonfiava in alte torri su sé stesso, poi si stendeva e lanciava onde violente contro la riva a possedere la pianura sconfinata.

Mefistofele: Davvero una bella novità. È sempre la stessa storia da duemila anni.

Faust:                        Questo mi indignava: proprio come l’arroganza quando si fa strada calpestando gli uomini. Il mare si insinua dappertutto, è sterile e non porta che sterilità - come te. Onde su onde, ciascuna animata da una sua propria forza; ma poi si ritirano lasciando agli uomini solo il deserto e nulla si è compiuto. Qui sarà il mio campo di battaglia, questa sarà finalmente la mia vittoria. Dominare gli elementi, senza la magia; respingere la prepotenza del mare dalla riva, limitare i confini di questa arida immensità d’acqua, chiuderla in se stessa, lontano da qui! Così mi conquisterò un regno che sia soltanto mio, e voglio servi per eseguire i miei ordini. Questo è il mio desiderio.

Balletto sulle onde del mare...: Base di Jesus Christe Superstar

(Suona una campana)

Faust:                        Questa campana, ancora! Sia maledetta - è una vergogna per me, e mi colpisce sempre, come una ferita a tradimento. Quell’invidioso piccolo scampanio continua a trafiggermi, ricordandomi che al mio dominio manca qualcosa.

Mefistofele: Che faccia seria e che sguardo cupo: passa il tempo ma tu sei sempre lo stesso! Ma come: la tua splendida sorte tu la festeggi così? Guardati intorno: la tua alta saggezza, il lavoro dei tuoi servi hanno avuto il loro premio grandioso, per terra e per mare.

Faust:                        Un’angoscia profonda mi pervade. Nulla mi soddisfa. Non ho trovato nulla di chiaro, di buono...

Faust si siede, pensieroso, deluso, testa tra la mani. Si abbassano le luci. Occhio di bue sul narratore.

Narratore:   Ancora una volta sentii quelle campane tanto discrete quanto invadenti, tanto dolci quanto violente. Riaccesero in me la nostalgia di un Infinito, di un Tutto, di una Luce vera, di un Dio che illumini questa vita in cui tutte le cose sono in travaglio e nessuno ne può spiegare il motivo. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà. Possedere, consumare, sapere tutto… a che serve? Che utilità ricava l’uomo da tutti i suoi affanni? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco: tutto è vanità e un inseguire il vento… A che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi si perde o rovina sé stesso…?

Entra l’Angoscia mentre si fa buio.

Angoscia:     L’angoscia tu l’hai mai conosciuta?

Faust:            Ma cosa si muove qui intorno come un’ombra?

Angoscia:     L’angoscia tu l’hai mai conosciuta? Una volta che possiedo l’anima di un uomo, il mondo non significa più nulla per lui. Il buio eterno copre la terra, non c’è più alba né tramonto. Di fuori i suoi sensi percepiscono tutto, ma dentro di lui regnano le tenebre. Avesse tutti i tesori dell’universo, non sa che cosa farsene. La fortuna, la sfortuna, cosa gli valgono? Soltanto malinconia. Nell’abbondanza muore di fame; e rinvia a domani ogni gioia e ogni pena. E’ capace soltanto di aspettare, e nulla gli riesce di concludere.

Faust:            Basta! Non voglio ascoltarti.

Angoscia:     Deve andare? Deve venire? Di decidere non ha più la forza. E’ un peso e un fastidio per se e per gli altri. Respira, ma gli manca il fiato; non soffoca, ma non vive; non è disperato, e neppure è rassegnato. Rotola senza potersi fermare, rinuncia tra mille dolori, deve agire contro voglia, è libero e nello stesso tempo porta mille catene. insomma, è pronto per l’inferno.

Faust:            Angoscia maledetta, ecco come ti diverti con gli uomini! Nella vita di un uomo ci sono tanti giorni senza male né bene, ma tu li trasformi in un confuso groviglio di torture.

Angoscia:     Ti maledico, Faust! Gli uomini sono ciechi per tutta la vita; e ora che sei alla fine, diventa cieco anche tu.

Faust:            La notte, sempre più profonda! Ma tu puoi accecare solo i miei occhi, non il mio spirito. Ora nel mio spirito splende chiara la luce. Comprendo finalmente, adesso comprendo; e quello che avevo progettato, adesso ho fretta di compierlo.

Entrano gli angeli.

Faust:            Non ho fatto che correre per il mondo finora, io, e ogni piacere lo volevo per me. Se non mi dava gioia, lo gettavo via; se mi sfuggiva, mi precipitavo subito in cerca di un altro.

Coscienza:   Desiderare, sempre: questo è stato il mio destino, e la mia condanna. E così sono passato di prepotenza attraverso la vita, come l’urlo del vento attraverso foreste di sogni.

Faust:            Ma adesso conosco abbastanza la storia dell’uomo. Quel che c’è nell’aldilà, è sbarrato: noi non possiamo vedere, ed è pazzo chi tende lo sguardo al di sopra delle nuvole, pazzo che permette alla sua superbia di fantasticare che lassù esistano dèi simili all’uomo. L’uomo deve tenersi ben saldo sulla terra, e guardare ciò che gli esiste intorno. Si adesso ho capito che l’uomo ha un compito grande: lottare sempre per capire perché vive. Ora posso morire in pace. La libertà, come la vita, è un premio che merita solo chi se la deve conquistare ogni giorno.

Faust muore!

CANZONE: La pace sia con te (R. Zero)



Mefistofele:             L’ha pronunciata la frase del patto, finalmente: l’orologio si è fermato - muto come la mezzanotte; la lancetta è caduta. Consumatum est! Il corpo di Faust è disteso sulla terra; e l’anima - se volesse sfuggirmi via, le mostrerò subito quel vecchio documento, che ha firmato lui con il suo sangue. Lo aspetto al varco, come fa il gatto anche con il topo più svelto, e zac! L’afferro forte con i miei artigli, senza mollare la presa.

Mefistofele:             Ma cosa sono questi canti stonati, questa musica disgustosa?

(Ritorna il balletto iniziale e totalmente)

Gli angeli, eccoli qui: quei ciabattoni che non si sa se siano maschi o femmine. Guarda come vengono avanti da bravi damerini, con il loro fare ipocrita. In questa maniera ce ne hanno già fregate un bel po’ di anime. Ma che mi succede ora? Mi sento ardere la testa, il cuore, il fegato, e anche più in basso. E adesso cos’è questo strano sentimento che mi prende dentro? Non riesco più neppure a maledirli. Io li odiavo, questi ragazzacci; eppure adesso mi sembrano tanto carini. Ma come? Dove se ne sono andati? In cielo, mi sono fuggiti con la loro preda. Quell’anima grande era promessa a me, aveva firmato un patto; e ora me l’hanno rubata, con i loro trucchi da furfanti. Quanta fatica sprecata! Che vergogna per il più astuto dei diavoli! Mefisto, hai perduto; ancora una volta sei rimasto solo.

Ombra cinese

Margherita:            L’uomo che una volta ho amato ora torna a me, libero da ogni pensiero di tenebra. Il suo spirito era grande sulla terra e si è salvato.

           

Narratore:   (Al centro del palco) L’uomo che lotta sempre per capire perché vive, non rimane prigioniero del male. Avvolto nella gloria di questa luce si accorge appena della vita nuova che ha inizio per lui. Come si libera dal peso del suo vecchio corpo, dai dolori e dai dubbi che lo imprigionavano sulla terra! Il nuovo giorno radioso che lo attende lo abbaglia ancora.

Canzone finale: “I stili haven’t found” (U2)

FINE