FECI LE FECI di Saverio Siciliano
FECI LE FECI
Monologo per cabarettisti.
Saverio Siciliano
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Tel. 3381659061
Pezzo protetto da S.I.A.E. contatto autore: sicilianosa@gmail.comPagina 1
FECI LE FECI di Saverio Siciliano
Feci le feci. Il grande Tot avrebbe detto: E io la facetti Il grande Tot scrisse una bellissima
poesia che si chiama: LA LIVELLA. Per i pochi che non lo sanno, questa poesia parla di un nobile e un poveraccio che dopo morti si ritrovano seppelliti uno di fianco allaltro. Il nobile, anche dopo morto, crede di mantenere il suo stato sociale, ma il poveraccio gli fa capire che la morte porta tutti allo stesso livello. Non esiste: ricco, povero, nobile, plebeo, ecc. ma siamo tutti sullo stesso piano. Siamo tutti vestiti con una tunica bianca, non abbiamo pi il cellulare allorecchio, non abbiamo il tablet e altre diavolerie di questo genere. Mimmagino: che camminiamo sulle nuvole e che giriamo a vuoto alla ricerca del nulla.
Tot ha ragione quando dice che dopo morti non ci sar nessuna differenza tra di noi, ma anche in vita almeno due o tre volte al giorno siamo tutti uguali. Dal re al barbone che dorme sotto i ponti. Dal papa al missionario in Africa. Dal deputato allultimo operaio di fonderia. Insomma tutti quanti quando andiamo in quel posto siamo tutti uguali. Di quale posto sto parlando? (Sollecitare il pubblico a una risposta) Ma nooo il bagno, la toilette il gabinetto. Diciamo una volta per tutte laparola giusta. Quando si va (tenere un po in sospeso) a? a? a? Quando si va a CACARE. Sembra che ci vergogniamo a dire questa parola, eppure la terza parola che impariamo dopo qualche mese che siamo nati.
La prima parola la impariamo da nostra madre, che ci mette seduti sul seggiolone come il pappagallo sul trespolo e incomincia a insegnarci a dire mamma. Di mamma ... ma-mma. Dai amore di mamma ma-mma. Il povero bambino, dopo giorni e giorni che sente questa tiritera, pensa: Adesso gli dico questa parola almeno me la tolgo dalle palle e dice: ma-mma. E qui che il bambino fa il suo primo errore della vita. Appena lha detta, la mamma impazzisce si mette a saltare come se avesse vinto la coppa del mondo: Lha detta, lha detta e non contenta, cerca di farla ripetere. di ancora alla mamma ma-mma il bambino dopo qualche indecisione la ripete. E lei continua ancora a farla ripetere la parola mamma allinfinito. Quando arriva il pap dal lavoro, invece di salutarlo tutta contenta gli dice: Sai cosa ha fatto Carletto oggi? Sai cosa ha fatto Carletto Oggi? Il pap la guarda in faccia e dice: Ma che cavolo pu fare un bambino di otto mesi: ti ha sputato la pappa in faccia? e lei: Ma no, ma no! ha detto la sua prima parolina. Il pap speranzoso: ha detto pap?. E lei, come se il padre avesse detto uneresia: ma cosa dici? La prima parola che dicono i bambini mamma. Incomincia ancora a rompere le palle: fai sentire a pap ma-mma. dai Carletto di ma-mma. Quando lha detto, incomincia un altro tormento. Il pap tutto contento: Bravo Carletto! Ora di pap, dai da bravo di pa-p. Non parliamo quando arrivano tutti gli altri parenti! Nonni, zii, cugini, amiche della mamma. E uguale come al negozio di animali allangolo di casa, che ha il pappagallo sul trespolo e tutte le persone che passano cercano di farlo parlare: loreto, lo-re-to, lo-re-to. Cos per il povero bambino. Tutte le persone che vanno in casa lo mettono sul seggiolone e incominciano: Non-na, di non-na. Non-no, di non-no e cos via con tutti gli altri.
La seconda parola che impari pappa. La mamma cerca dinsegnare a dire pap, ma il bambino, che non scemo, quando dice pappa mangia, quando dice pap, non mangia. Allora impara subito pappa. Ecco qui che arriva la terza parola CACCA. Perch la mamma insegna subito questa parola? Perch stanca di cambiare i pannolini, cerca in tutti i modi di farti dire questa parolina cos non si sporcher pi le mani di cacca. Il pap invece contento perch risparmia i soldi dei pannolini.
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FECI LE FECI di Saverio Siciliano
CACARE. Che bella parola. Solo a pronunciarla sembra che vi siete liberati delle vostre scorie,
visentite, come dire pi leggeri. Provate a pronunciarla, gi sentite un certo benessere. vero che lambiente in cui va il re non come quello che va il poveraccio. Io non sono mai stato in un cesso di un re, ma immagino che sia tutto in marmo prezioso, tutto in ottone lucidissimo, con specchi alle pareti. Lo sapete a cosa servono i specchi in un gabinetto? Queste persone, alto locate, specchiandosi, riescono a capire lo sforzo che fanno le altre persone nel momento del bisogno. Con la crisi che c in questo momento, il governo ha deciso di mettere delle telecamere nei bagni pubblici. Voi non vi siete mai accorti, ma ci sono delle piccole telecamere che vi inquadrano solo il viso e qualcuno del governo sta guardando lo sforzo che fanno gli italiani nel momento del bisogno. Come dicevo il re ha un ambiente lussuoso, mentre il poveraccio, se gli va bene, ha quei cessi pubblici chimici che sembrano delle vecchie cabine telefoniche. Forse saranno anche vecchie cabine telefoniche riciclate. Quella che accomuna tutti quanti, non lambiente in cui si entra ma quando ci sediamo sulla tazza del cesso. (Con soddisfazione) Ecco questo lesatto momento che siamo tutti allo stesso livello. Come scrive Tot la morte come la livella. Invece quello che ci livella tutti quanti, due o tre volte al giorno, quando si va a cacare. Quando sei seduto li, pensi che in quel momento, in un posto qualsiasi del mondo, ci potrebbe essere un re, il papa, un capo di stato o di governo. Comunque qualsiasi potente del mondo che sta facendo la stessa cosa che stai facendo tu. in quel momento, che ti sembra di essere seduto su un trono o su una poltrona pi alta nella sfera sociale. giusto in quel momento che ti sembra di essere uno di loro e loro, in quel momento, sono come te. Nella stessa posizione, nello stesso sforzo, siamo accomunati dallo stesso problema. Insomma siamo tutti allo stesso livello senza distinzione di ceto sociale. Poi quando ti alzi soddisfatto di quello che hai fatto, ti capita di dare unocchiata dentro, ti sembra di vedere la faccia di qualcuno che conosci. Se invece hai fatto qualcosa di pi consistente, sembra di riconoscere quello stronzo di tizio, caio o sempronio. Che potrebbero essere il capo ufficio, qualche politico o qualcuno che ti sta particolarmente sulle palle. Da ora in poi, quando andate a cacare, meditate, meditate.
FINE
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