Fenesta che lucive

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FENESTA CHE LUCIVE

FENESTA CHE LUCIVE

VINCENZO BELLINI E MADDALENA FUMAROLI

Spettacolo di prosa, musica e danza

scritto e rappresentato per il

bicentenario belliniano (1801 – 2001)

da

TURI GIORDANO


Musiche di

Vincenzo Bellini



PERSONAGGI

VINCENZO BELLINI
MADDALENA FUMAROLI
FRANCESCO FLORIMO
SAVERIO FRANCESCO FUMAROLI
GIUDITTA TURINA
UN SERVITORE


ATTO UNICO

Luci di mezza sala.
A sipario chiuso si sente una voce registrata:

Voce: La realtà a volte lascia il posto alla leggenda e col tempo la storia si tramuta in mito. La storia sta alla cronaca come il mito sta alla poesia.
La vicenda amorosa di Vincenzo Bellini e Maddalena Fumaroli il tempo l’ha fatta uscire dallo scosceso sentiero della realtà per immetterla nella scia luminosa ed infinita che conduce al mito. Ed è proprio su questa scia, che l’autore di questo spettacolo ha attinto questa immortale storia d’amore, raccontandola secondo la propria fantasia poetica!

Inizia, registrata, la canzone “Fenesta che lucive”.
Dopo l’introduzione musicale si apre il sipario – la scena rappresenta una grande sala con finestroni e ingresso colonnata – a sinistra dello spettatore una dormeuse – a destra un tavolino con sedia stile impero – dei veli neri coprono la mobilia – sulla dormeuse uno spartito musicale – sulla sedia un mazzo di fiori. Durante la prima parte della canzone, l’attore che impersona Florimo, molto lentamente e con tristezza nel cuore, toglie i veli neri dai mobili lasciandoli cadere a terra….

Canzone- 
Fenesta che lucive e mo’ non luci,
sign’è ca Nenna mia stace ammalata.
S’affaccia la sorella e me lo dice:
Nennella tojia, è morta e s’è atterrata!
Chiagneva sempre ca’ dormeva sola!
Mo’ dorme co li muorte accompagnata!

Florimo- (Sulla musica che divide le due strofe, si avanza al pubblico) L’anno 1834 il giorno 15 del mese di giugno, ad ore 22,00, è morta nella sua casa di Napoli, Maddalena Fumaroli, di anni 32, figlia di Francesco Saverio Fumaroli, giudice della Gran Corte Civile di Napoli.
A tanta sventura io non potevo restar freddo spettatore: forza irresistibile fece anche a me rendere un debole tributo di lacrime, e poche donne infatti lo meritavano del pari, pregai perciò l’egregio signor Morelli, amico esso pur di Bellini e dei Fumaroli e dolente anch’egli per tanta sciagura, di scrivere alcuni versi adatti alla luttuosa circostanza. Ei gentilmente me li favorì, ed io li messi in musica che dedicai e mandai subito a Bellini. (Prende lo spartito musicale sulla dormeuse e legge)

Ahi, trista è la memoria
d’un bene che passò
tristissima è la storia
che a me il destin segnò…
Te vidi e fosti o giovane
dei miei pensier desìo
ma a te un sentier di gloria
in suol lontan s’aprio
e mi lasciavi
e grande il nome tuo si udì…
Cenere al par che spande
fulgor l’astro del dì
in tenebre di morte
ormai mi avvolgo….

Esce lentamente.
Un sottofondo musicale introduce una danza.
A danza finita, parte un altro sottofondo e una luce scopre, seduto al tavolinetto, Bellini intento a scrivere una lettera.

Bellini- (Mentre scrive legge ad alta voce) “La prematura morte della povera Maddalena mi ha spezzato il cuore, e la sensazione lacerante che nell’anima mia mi produsse l’infausta novella è più facile a comprendersi che a descriversi: leggendo la tua lettera e la poesia che tu facesti scrivere espressamente per la luttuosa circostanza e che vestisti di tristissima musica, ne piansi amaramente la perdita. Come è tutto passeggero in questo mondo di fantasmagorie! Che Iddio riceva la sua bell’anima nell’eterna sua gloria, la terra non era degna di possederla. Quante passate cose mi sono ritornate alla mente! Quanti ricordi! Quante promesse! Quante speranze….”

L’ingresso in scena di Maddalena coincide con la fine della musica e l’accendersi delle luci sul palcoscenico.

Maddalena- Vincenzo! (Correndogli incontro)

Bellini- Lena! (Abbraciandola)

Maddalena- Allora, raccontami tutto. Come è andata ieri sera la tua opera “Bianca e Gernando”?

Bellini- D’incanto. Applausi furibondi. Sua Maestà fu il primo ad applaudire, si sporse sul palco reale e applaudendo gridava: “Fora ‘u guaglione! Fora ‘u guaglione!”. Da quel momento tutti si misero ad applaudire, tanto che per un momento temei che crollasse il teatro. (Fermo immagine)

Il lato del palcoscenico, dove sono posizionati i musicisti, pianista e clarinettista, si illumina. Il soprano comincia a cantare:

Contenta appien quest’anima
Oblia le antiche pene;
Unita al caro bene,
Felice ognor sarà.
Fra i palpiti soavi
A cui resiste appena
Del suo piacer la piena
Esprimere non sa.

A fine canto si ritorna, con le luci, su i due protagonisti.

Maddalena- E tu?

Bellini- Pensavo soltanto alla mia Lena!

Maddalena- (L’abbraccia) Io invece stavo a pregare nella mia stanza dicendo alla Madonna di farti rientrare a casa contento del trionfo ottenuto.

Bellini- Fra tutta quella marea di gente che gridava, applaudiva e mi portava alle stelle, non vedevo che un solo viso, il tuo, amore.

Maddalena- Vincenzo, ti confesso, che sono gelosa della tua grandezza, il tuo genio, che adoro, mi spaventa e opprime. Temo che un giorno, sovrastato dal fragore degli applausi, tu possa non udire più l’amoroso battito del mio cuore. Temo che la gloria ti abbracci meglio di quanto possa fare io con le mie tremanti braccia.

Bellini- Sai benissimo che la mia sorte e la mia vita corrono parallelamente alle tue, e la mia più grande gloria non sta nella mia arte ma nel vivere felice ai piedi tuoi.

Maddalena- Grazie! E’ troppo!

Bellini- A tal proposito, più tardi verrà l’amico mio Florimo a chiedere a tuo padre la tua mano per me.

Maddalena- Come sono felice!

Bellini- Ma c’è ancora dell’altro. Mi hanno proposto di dare uno spartito per la prossima stagione alla Scala di Milano. L’impresario Barbaja mi farà un contratto di 1.200 scudi…

Maddalena- E il soggetto?

Bellini- E’ già trovato.

Maddalena- E la musica?

Bellini- La sto componendo da ieri notte….

Maddalena- (Ridendo) Che faccia tosta! (Esce)

Bellini- (Solo) Ridi? E’ così. Tornando dal mio trionfo a casa, fui invaso di sogni e d’armonie. Passando per il molo sentii un canto flebile d’un pescatore di Santa Lucia, immaginai tempeste, combattimenti, pianti di fanciulli…proprio la musica per il “Pirata”!

Dei danzatori irrompono sulla musica del “Pirata” e danzano.
A fine danza, cambiano le luci e parte un sottofondo musicale nuovo.

Saverio Fumaroli- (Chiamando da fuori) Lena, Lena! (Entra)

Maddalena- (Venendo da una quinta) Si papà?

Saverio- Mia cara figliuola, devo darti una bella notizia: stamattina m’è stata chiesta la tua mano.

Maddalena- (Con gioia) Oh! Papà!

Saverio- Sei contenta eh? Pensa è un nobile di Nocera, ed è anche ricco.

Madallena- (Delusa) Un nobile di Nocera?

Saverio- Come? Non ti garba un ricco? Alto sei palmi e mezzo, un gran bel figliuolo, ricco e giovane, cosa pretendi di più?

Maddalena- Ma….

Servitore- (Entra con un vassoio dove vi è un biglietto da visita) Scusate, un signore chiede di voi.

Saverio- (Prende il biglietto e lo legge) “Maestro Francesco Florimo”? Fa passare. (Congeda la figlia)

Servitore- Subito. (Esce. Poi da fuori) Accomodatevi prego.

Florimo- (Entrando) Disturbo?

Saverio- Avanti!

Florimo- (Presentandosi) Permette? Maestro Francesco Florimo.

Saverio- (Burbero) Dica!

Florimo- (Intimidito) Non mi sarei permesso un tale ardire, se…

Saverio- (Austero) Dica…dica…

Florimo- (Titubante) Se…se…se lei….

Saverio- (C. s.) Se io, che cosa? Su via, parli signor maestro! Maestro di canto e di armonia?

Florimo- (Sempre più impacciato) Di contrappunto, ai suoi comandi. Vengo a nome di un amico e collega, il quale essendo forestiero, di Catania, e privo di alte aderenze in questa città, non ha potuto che sciegliere la mia modesta persona per… per….

Saverio- (Con aria da inquisitore) Per?… Ma parlate dunque!…

Florimo- Per chiedere ai vostri piedi una grazia….

Saverio- E’ un condannato?

Florimo- No….

Saverio- Dunque?

Florimo- (Con fervore) E’ un giovane musicista, bello come il sole, con il cuore da bambino ma con un ingegno da Titano…

Saverio- Oh…Come lo esaltate!

Florimo- Scusate se parlo di lui con tanto fervore, ma sapete, dopo otto anni di amicizia lo conosco molto bene… Abbiamo studiato insieme al conservatorio….

Saverio- Allora?

Florimo- Io vengo a prepararla a nome di quel buono, di quel grande….

Saverio- Ancora?

Florimo- (Sempre più confuso) Perché la signorina, credo che lo riami….

Saverio- Quale signorina?

Florimo- (Titubante) La…signorina…vostra figlia…..

Saverio- (Scattando) Ma cosa dite?

Florimo- La verità…

Saverio- La verità? E come si chiama questo (Con sufficienza) “ingegno da Titano”?

Florimo- (Con enfasi) Bellini! Vincenzo Bellini!

Saverio- (Infuriato) Oh l’insolente! Digli a quel musicuzzo…a quel provinciale…che si introduce a scopo di insidie nelle case delle famiglie agiate, con la scusa di insegnare musica alle proprie figlie, tradendo la loro fiducia….

Florimo- E’ falso!!

Saverio- (Sprezzante) Digli che non si aspira alla figliuola d’un benestante senza una gran fortuna e senza un gran nome…..

Florimo- (D’impulso) Presto avrà sia l’una che l’altro!!

Saverio- Ma va via! Anzi digli di non tornare più qui. Mia figlia non ha bisogno delle sue lezioni di musica.

Florimo- Sarà fatto. Oggi l’arte farà gran festa! Spero tanto che un giorno deplorerete quest’ora, e che vi siano di scorno i suoi trionfi. (Sulla porta) Vi saluto, signor Voi! (Esce. Nel frattempo il sottofondo musicale si è concluso.)

Saverio- (Chiamando) Lena?

Maddalena- (Entrando in scena) Padre?

Saverio- Hai sentito? Che vuol dire questo? Parla! E’ un bugiardo, è vero, quello strimpellatore? Su, dillo!

Maddalena- Gli ho voluto bene fin da principio al mio Vincenzo….

Saverio- “Al mio Vincenzo…”. Quanta è vera la Santa Trinità (Fa il segno della croce) tu sposerai quel ricco di Nocera!

Maddalena- (Tremante) No, piuttosto prendo il velo….

Saverio- (Incredulo) Questo si chiama ribellarsi al volere di chi cerca il tuo bene.

Maddalena- (Supplichevole) Se sapeste quant’è buono, amorevole…., come adora sua madre….

Saverio- (Con disprezzo) Qualche massara…

Maddalena- …e sogna di arricchirla…

Saverio- …a tue spese!

Maddalena- No! Con l’arte sua…

Saverio- Vergogna! No e poi no! Non darò mai un plebeo a mia figlia. Un furfante che fa perdere il cervello alle ragazze sciocche. Se vuoi la benedizione paterna, è meglio che dal tuo cuore sfratti quello straccione! (Va via infuriato)

Maddalena- (Rimasta sola – in ginocchio – piange)

Parte un sottofondo musicale. Un cono di luce illumina solo l’attrice.

Maddalena- (Recita seguendo il ritmo della musica di sottofondo) Tutto è finito, tutto, è stato solamente un bel sogno, e niente più. Non mi rimarranno altro che bei ricordi… il primo giorno che lo vidi al teatrino di San Pietro a Maiella… l’incontro repentino dei nostri sguardi… il suo primo venire in questa casa… la prima lezione… il mio silenzio… e poi… quel giorno che le sue mani sfiorarono le mie… fu allora che sentii veramente cos’è l’amore… cos’è la vita… Ed ora… Ed ora il nulla… Come vivrò adesso senza veder più quegli occhi… quelle chiome… quel sorriso? Senza sentir più quelle melodie che mi facevano piangere di felicità?… (Si alza, si asciuga le lacrime e mestamente esce di scena, mentre il sottofondo musicale si affievolisce pian piano).

La luce adesso illumina i musicisti. Il soprano canta:

Quando verrà quel dì
che riveder potrò
quel che l’amante cor tanto desìa?
Quando verrà quel dì
che in sen t’accoglierò,
bella fiamma d’amor, anima mia?
Ah, bella fiamma d’amor, anima mia?

Parte un sottofondo musicale. Si illumina la scena.
In scena troviamo Bellini, mentre passeggia, che confida a Florimo, che non è in scena, il suo amore per Giuditta Turina.

Bellini- Caro Florimo, a più di un anno che sono a Milano, hanno detto e ridetto e passato in fila tutte le donne che io vedea, dicendo che gli facessi all’amore, e poi si sono ricreduti in contrario; non dico che non ho fatto qualche scappatella, ma cose leggere e di poca durata. Questa vita di lasciare una e prenderne un’altra durò sino che andai a Genova, dove là conobbi la mia presente amica, che si chiama Giuditta; questa appartiene ad una famiglia più che milionaria, suo marito è capo di una casa che è una delle prime ricche di Milano, il loro cognome è Turina. Questa giovane di appena 28 anni, bella, amabile, è di una dolcezza di costumi che mi costrinse a fermarmi a Genova, ella m’accolse con tanta bontà che d’allora mi piacque molto, così nel tempo che fui in Genova, quasi tutti i giorni mi trovai con lei… Adesso mi trovo ospite in una sua villa di campagna vicino il lago di Como, dove passo gran parte del giorno assieme ad essa ed ogni pomeriggio andiamo in barchetta a percorrere i vari pittoreschi bacini, facendoci cullare sulle quiete onde, rapiti dall’incanto di quelle rive, immersi in un’estasi inenarrabile…

Il sottofondo musicale nel frattempo è finito.
Entra in scena Giuditta Turina.

Giuditta- Vincenzo, sei tu?

Bellini- Sì, amor mio!

Giuditta- Meno male! Per un attimo ho creduto ch’era tornato mio marito!

Bellini- Tuo marito è a Milano per affari, l’ho visto ieri!

Giuditta- E a Milano com’è andata?

Bellini- Benissimo. Ho incontrato Felice Romani….

Giuditta- Il tuo librettista preferito!

Bellini- … e abbiamo deciso il soggetto della nuova opera.

Giuditta- Finalmente! E cosa avete scelto? Un altro soggetto pastorale come “La Sonnambula”?

Bellini- No. Una tragedia di Soumet che sta avendo a Parigi un esito strepitoso… “Norma”…. (Parte un sottofondo musicale). Una Medea druidica. A giorni Romani mi farà leggere i primi versi del libretto e se mi piaceranno incomincerò subito a musicarli…

Giuditta- Sono contentissima! Spero solo di non esserti di intralcio…

Bellini- Chi, tu? La mia adorata Giuditta, d’intralcio al mio lavoro? Anzi! Tu ne sarai la Musa. Sarai la mia ispiratrice….

Giuditta- Il mio amore allora ti ispirerà le melodie della tua nuova opera?

Bellini- Sì, Giuditta! Senza di te non saprei proprio cosa scrivere… con te accanto è tutto più facile, più armonico….

Giuditta- Anche io, con te accanto, mi sento più felice… più melodiosa! Sono orgogliosa di appartenerti!

Bellini- Sai benissimo che ancora non m’appartieni del tutto…

Giuditta- Che vorresti dire?

Bellini- Che sei una donna sposata e finchè c’è tuo marito, dobbiamo vivere il nostro amore in maniera clandestina, di nascosto…

Giuditta- Fin’ora è andato tutto bene. Nessuno sospetta… passiamo per due grandi amici: io da mecenate alla tua arte e tu da artista ossequioso per la mia prodigalità…

Bellini- Io ti vorrei solamente tutta per me!

Giuditta- Vincenzo, placa i tuoi ardori!

Bellini- Partiresti con me?

Giuditta- Come?

Bellini- Verresti con me a Napoli e a Catania?

Giuditta- Io verrei volentieri, ma con che scusa posso abbandonare mio marito?

Bellini- L’aria!

Giuditta- L’aria?

Bellini- Sì, lo ha detto anche il dottore, tu hai bisogno di cambiare aria, di prendere un po’ di sole… Diciamo che parti per un viaggio terapeutico… Un viaggio che potrà far bene alla tua salute!

Giuditta- E la tua presenza come la giustificheremo?

Bellini- Col fatto che anch’io devo andare a Napoli e poi a Catania… per.. per impegni di lavoro… e che quindi… mi offro “spontaneamente” a farti da cavalier servente e da accompagnatore durante il viaggio!

Giuditta- Sei veramente machiavellico…

Bellini- L’amore fa nascere le idee migliori… Che ne dici?

Giuditta- Per adesso pensa a comporre la “Norma”, poi dopo ne riparleremo con calma!

Bellini- Io ho già deciso… pensaci…

Giuditta- Ci penserò, ma dopo il debutto della “Norma”… Intanto cerca di scrivere belle melodie…. quelle belle melodie che solo tu riesci a scrivere…

Bellini- Tu dici che so scrivere delle belle melodie?

Giuditta- Oh, altrochè?!

Bellini- Saranno belle, ma sono tutte al di sotto del tuo “melodioso amore”!

Giuditta- Non essere modesto… la tua musica è sublime… sublime come sei tu nell’amare…

Bellini- Ti meriti un bacio! (La bacia).

Giuditta- (Gustando il bacio) Questa sì, che è musica!

Bellini- Te l’ho detto… tu mi ispiri… (Escono).

Parte la musica di “Casta diva” per il balletto che segue.
A fine balletto, la musica continua ancora da sottofondo alle successive battute di Bellini.

Bellini- (Entra in scena disperato) Fiasco! Fiasco solenne! Solenne fiasco! Il pubblico fu severo, sembrava propriamente venuto per giudicarmi e con precipitazione volle alla mia povera “Norma” far subire la stessa sorte della “Druidessa”. Io non ho più riconosciuto quei cari milanesi che accolsero con entusiasmo, con la gioia nel viso e l’esultanza nel cuore il “Pirata”, la “Straniera”, la “Sonnambula”; e pure io credeva di presentar loro una degna sorella nella “Norma”. Ma disgraziatamente non fu così, mi sono ingannato, ho sbagliato: i miei pronostici andarono falliti e le mie speranze deluse.

Parte un sottofondo musicale.
Effetto di luci.
Irrompe in scena Francesco Florimo.

Florimo- (Entrando) Vincenzo, Vincenzo!

Bellini- Francesco! Finalmente sei arrivato a Milano! (Si abbracciano)

Florimo- Dunque ci si rivede…

Bellini- Non puoi sapere come sono contento…

Florimo- Anch’io! Anche se dentro ci ho una certa bile…

Bellini- Calmati vecchio mio. Intanto ti presento un’amica carissima, Giuditta Turina. Adesso la chiamo. (Chiamando da una quinta) Giuditta, Giuditta…

Giuditta- (Entrando in scena) Sì?

Bellini- Ti presento l’amico mio carissimo Francesco Florimo! Francesco, Giuditta Turina.

Florimo- Lietissimo di conoscerla….

Giuditta- (Stringendogli la mano) Il piacere è tutto mio…

La musica di sottofondo va a sfumare.

Florimo- (A Bellini) Scimmie, scorpioni e bestie…

Bellini- Ma cos’hai?

Florimo- Già mi basta di aver perduto la prima di “Norma”…

Bellini- Cosa c’è?

Florimo- C’è, che quei corvacci dei critici hanno decretato, secondo loro, la “fine del genio catanese”… che sei già “bello e spacciato, sotterrato”, e che il “fiasco maggiore avverrà stasera”…. Babbuini!

Bellini- Visto che bella accoglienza ho avuto qui a Milano?

Florimo- E lo chiamano pubblico colto, questo milanese, che ha avuto il coraggio di fischiarti?

Bellini- Calmati!

Florimo- Questo perché non c’ero io. Ma guai stasera… Ho preso un posto in platea e il primo che si arrischia a fischiare ne faccio poltiglia!

Giuditta- (Sorridendo) Benissimo!

Florimo- (A Bellini) Hai perduto una battaglia, ma io sono venuto a vendicarti!

Giuditta- Questa sì che è amicizia!

Florimo- E’ quella dei veri calabresi!

Bellini- (Sorridendo) Basta, calmati!

Giuditta- E’ giunto dunque in ritardo?

Florimo- Già! Partito giorno 20 per arrivare in tempo, le piene del Po arrestarono per sette ore e mezza la corriera a Piacenza.

Giuditta- C’erano altri con lei?

Florimo- S’era messa in viaggio mezza Napoli. Dieci vetture, oltre la mia, piene zeppe. (A Bellini) Anzi in na c’era anche quell’arpia del signor Saverio Fumaroli…. Oh, scusa il ricordo!

Bellini- (Scosso) Ed era con… “Lei”?

Giuditta- Ma via, parliamo d’altro.

Bellini- Allora, c’era anche “Lei”?

Florimo- (Indiferrente) Non saprei.

Bellini- (Quasi assorto) Ah, quella sera…

Effetto di luci.
Parte un sottofondo musicale.
Da un lato si vede Maddalena al balcone, dall’altro Bellini che la guarda. E’ un sogno.

Bellini- Lena!

Maddalena- Vincenzo!

Bellini- Sono infelice. Come vorrei poterti stare accanto tutte le ore del giorno.

Maddalena- Anch’io! Non mi stancherei mai di stare sempre a te vicino!

Bellini- Vorresti fuggire con me?

Maddalena- Fuggire?

Bellini- Sì! Fuggire! Andare lontano da questo posto dove tutti si oppongono al nostro amore….

Maddalena- Vincenzo, per me la terra è ristretta in questa parte. Vorrei fuggir con te, ma il dovere di figlia mi impone a rispettare le volontà del padre.

Bellini- Arrenditi alle mie preghiere. Se vuoi che io viva ancora, non sentire altro che il richiamo del nostro amore.

Maddalena- Ti sarò fedele finchè vita avrò nel petto. Sarò tua per sempre, e la morte troverà nel mio cuore solo te!

Bellini- Via, fuggiamo assieme.

Maddalena- Fuggi tu invece, guai se mio padre ti sorprendesse qui!

Bellini- Saprò affrontarlo come di dovere!

Maddalena- Vincenzo ti supplico….

Bellini- Mi preghi invano!

Maddalena- Cerca di capire il mio dolore…

Bellini- Sposiamoci lontano da tuo padre. Dimmi di sì, vita mia… Non hai pietà di me?

Maddalena- Il mio dolore è più forte del tuo. Vivo perché ti amo… (Scompare)

Bellini- (Chiamandola accoratamente) Maddalena….

Florimo- (Interrompendo la visione di Bellini) Dai su, facci una bella croce.

Giuditta- Giusto! (A Florimo) Sempre così. Vive di “Lei”.

Florimo- Parliamo d’altro. T’hanno fischiato? Ciò dimostra che sono degli incompetenti. Come quelli che fischiarono a Vienna: Mozart nel “Don Giovanni”; a Parigi: Gluck 
nell’ “Alcesti”; a Roma: il grande Rossini nel “Barbiere”. Loro ridono di te, tu domani riderai di loro!

Bellini- (Ancora assorto) Ti ricordi quell’odor di gelsomini?….

Florimo- (Incalzando) Ma chi ha letto come me l’opera tua, non può avere alcun dubbio sulla sua bellezza. Sono convinto che la “Norma” avrà un enorme successo!

Bellini- (C. s.) Quel balcone….

Florimo- Ma cosa pensi?

Bellini- (C. s.) ….e quel chiaror di luna sul giardino….

Florimo- La vuoi smettere?

Bellini- (C. s.) …e “Lei”?….

Florimo- Quella mercantessa in veste d’angelo?

Bellini- (C. s.) …è sempre vicina a me, bianca e piangente come allora…

Florimo- (Spazientito) Oh San Rocco compreso il cane! La vuoi smettere? Chi non si stima non deve amarsi!

Bellini- Eppure…

Florimo- La stimi?

Bellini- La compiango!

Florimo- Stupido.

Bellini- Quelle sembianze eleganti….

Florimo- Un cuore di ghiaccio! Un pozzo d’egoismo! Una… come tante altre, col suo romanticismo da borghese partenopea.

Bellini- Al cuore non si comanda però….

Florimo- Chiudilo a chiave e vedrai che la dimenticherai….

Bellini- Non ci riesco! Quando credo che sia finita, la ritrovo accanto a me che mi consiglia, che m’incoraggia…., nei salotti, al teatro, nel mio studio… E’ stata “Lei”, il suo spirito, a suggerirmi le melodie di “Sonnambula”, “Norma”, “Capuleti e Montecchi”..

Effetto di luci. Gli attori rimangono immobili.
Il soprano canta un’aria da i “Capuleti e Montecchi”.

Oh quante volte, oh! quante
Ti chiedo al Ciel piangendo
Con quale ardor t’attendo,
E inganno il mio desir!
Raggio del tuo sembiante
Parmi il brillar del giorno:
L’aura che sospira intorno
Mi sembra un tuo sospir.

Altro effetto di luci. Gli attori riprendono.

Florimo- Pazzo…

Bellini- Mentre ti parlo, la vedo lì, come se mi guardasse dal suo balcone…

Giuditta- (A parte a Florimo) Parla sempre di “Lei”. Questa Maddalena è la mia torturatrice, non so che fare…

Florimo- Abbandonate Vincenzo.

Giuditta- Abbandonarlo? Mai!

Florimo- Per l’affetto che gli portate, rinunciate a lui. Così solo potrà immergersi tranquillo nell’arte sua.

Giuditta- Ma ormai sono quattro anni che viviamo questa storia. Come posso lasciarlo? E poi, dove troverebbe un’altra donna che l’ami più di me?

Florimo- Il suo unico amore è la musica.

Bellini- (Ancora sognante) Non la vedi la luna? E le quercie illuminate da essa? E le parole non le senti? Sono come un fruscio di angeli…. Un suono d’arpa, una leggera nota che è insieme: inno, elegìa, preghiera….

Effetto di luci. Entrano dei ballerini e danzano.
Indi il soprano canta:

Vaga luna, che inargenti
queste rive e questi fiori
ed inspiri agli elementi
il linguaggio dell’amor;
testimonio or sei tu sola
del mio fervido desir,
ed a lei che m’innamora
canta i palpiti ed i sospir.

Effetto di luci.

Un servitore- (Entrando dal fondo) Scusate. Di là c’è il signor Fumaroli con la propria figlia, che chiede di essere ricevuto.

I tre si guardano straniti.

Giuditta- (Al servitore) Falli passare.

Un servitore- Subito. (Esce).

Bellini- (Va via da una quinta, sconvolto).

Florimo- (Che è andato verso l’ingresso, all’apparire di Maddalena sull’uscio dice):
Lena? Qui?

Parte un sottofondo musicale.

Maddalena- (Facendosi avanti) Ho seguito mio padre….

Saverio- (Rimasto dietro) Signori!

Maddalena- ….per vedere la “Norma” di Vincenzo.

Florimo- (Va a chiamare Bellini dall’altra parte.)

Giuditta- (Ferocemente) Tu sei Lena?

Maddalena- Sì.

Giuditta- E che vuoi?

Maddalena- Stare accanto al mio Vincenzo.

Giuditta- Il posto è preso…

Florimo- (Rientrando) Giuditta…. Vincenzo si è sentito male. (Va nuovamente fuori).

Maddalena- (Vorrebbe andare da Bellini) Si è sentito male?…..

Giuditta- (Bloccandola) Dove vai? Finchè ci sarò io qua dentro, tu non lo toccherai!

Maddalena- Avrà bisogno di me….

Giuditta- Tòrnatene da dove sei partita.

Saverio- (Avanzando verso Giuditta) Ma noi, signora, siamo venuti per parlare con lui.

Giuditta- (Sprezzante) Con quale diritto sperate di parlargli…. se prima l’avete respinto?

Saverio- Lei è in errore. Volevamo solo riverire l’illustre autore di “Norma”. Abbiamo viaggiato fin qui da Napoli….

Giuditta- Se vuoi, vecchio, ti pago i conti del viaggio. Lasciatelo stare in pace.

Saverio- Questo è un’oltraggio! (Fa per andare).

Maddalena- (Blocca il padre, poi a Giuditta) Io l’amo ancora come cinque anni fa, ed ho sempre pianto e pregato per lui! E se proprio vuol saperlo, io non provo per lei nessuna gelosia, anzi le sono grata invece per il bene che lei le ha voluto dare….

Giuditta- Ed io rifiuto le tue grazie, come le rifiutaste da lui allora.

Saverio- (Intervenendo) Ma non fu lei. (Parlando della figlia)…… Fui io!

Maddalena- (Al padre) Dille quanto ne soffersi….

Giuditta- Ci credo! Amate così nel vostro paese?

Saverio- Ma senta….

Giuditta- Basta! Andate via vi prego!

Maddalena- Permette che almeno lo saluti?

Giuditta- No!

Saverio- Lena, andiamo! (Va verso la porta).

Maddalena- (Esita ad uscire).

Giuditta- (Indicando l’uscita) Andate e non tornate più!

Saverio e Maddalena- (Escono sconfitti).

Giuditta- (Va via dalla parte di Bellini).

Effetto di luci.

Il soprano canta:

Per pietà, bell’idol mio,
non mi dir ch’io sono ingrato;
infelice e sventurato
abbastanza il Ciel mi fa.
Se fedele a te son io,
se mi struggo ai tuoi bei lumi,
sallo amor, lo sanno i Numi,
il mio core, il tuo lo sa.
Sì, lo sa.

Effetto di luci.

Maddalena entra in scena e legge la poesia mentre un clarinetto suona un sottofondo musicale.

Maddalena- 
Dopo tante lunghe pene
in cui passo i giorni miei
almen fossero gli Dei
più pietosi ai miei martir,
o ritorni in me la calma
o si appresti in me la morte
chè saria per me più sorte
di finirla col morir.

E’ una mera ideale chimera
quel che l’uomo chiamò fedeltà
e nel mondo non basta beltà
né virtù per poterla trovar.

Ah invan per me pietoso
fugge il tempo e affretta il passo;
cede agli anni il tronco, il sasso,
non invecchia il mio martir.
Non è vita una tal sorte
ma sì lunga è questa morte
ch’io son stanca di morir!

Si abbandona sul sofà.

Effetto di luci.

Il soprano canta:

Sorgi, o padre, e la figlia rimira,
Che si lagna, che piange e sospira,
Che già langue, trafitta ed oppressa
Dal più crudo ed acerbo dolor!
Di cordoglio e d’angoscia ormai stanca,
A te rendo la vita che manca,
Quella vita che già tu mi desti,
E ch’io trassi fra lagrime ognor!

Se a me riedi, adorato germano,
Vanne in riva di quel ruscelletto,
Ove meco prendevi diletto,
Ne’ bei giorni di calma e piacer.
Là sul mirto e fra i salci vedrai
Che in fredd’urna il mio cener riposa:
Bagna allor con stilla pietosa
Chi fu vittima a un sacro dover!

Effetto di luci.

Parte un sottofondo musicale.

Saverio- (Chiamando da fuori) Lena, Lena!

Maddalena- (Alzandosi dal sofà) Sì, padre?!

Saverio- (Mostrando una lettera) Ho ricevuto, da una persona fidata, notizie del “tuo” Vincenzo!

Maddalena- (Con la gioia in viso) Notizie di Vincenzo? Come sta, sta bene? E’ riuscito a conquistare il pubblico di Milano?

Saverio- (Con ironia) Sta molto bene, anzi benissimo, e in quanto a conquiste, non si è lasciato pregare da nessuno. La sua casa è un andirivieni di belle donne e anche di donnine facili….

Maddalena- Non è vero! Non posso credere che il mio Vincenzo si sia fatto attrarre da donnine facili….

Saverio- Senti, senti cosa scrive al suo inseparabile amico Florimo: (Legge) “Da che sono a Milano, dopo aver fatto tutte le conoscenze possibili, incominciai ad essere bene accolto e feci delle amorose conoscenze.” Bla…bla…bla… “T’acchiudo una risposta per la Fumaroli a sue tre lettere, che vuole in tutti i conti sposarmi, ed io non ho né la voglia di prender moglie, né denari per mantenerla; e tutto ciò gliel’ho ripetuto per mille volte, che alla sua ancora giovanile età potrà trovare qualche buon marito adatto a lei. Tu per mezzo di donna Michelina le farai arrivare il foglio, e speriamo che si persuaderà.”

Maddalena- Non posso crederci…. Quando ci siamo lasciati mi ha giurato eterna fede, e che mai e poi mai si sarebbe invaghito d’un’altra donna….

Saverio- E quella Giuditta Turina che ci cacciò da casa sua?…Cos’è secondo te?

Maddalena- Una strega! Una strega che lo ha ammaliato col suo fare da donnina languente….

Saverio- Una donna maritata deve pensare ai doveri coniugali! Pensa che scandalo ne nascerebbe se il povero marito venisse a conoscenza di questa ignobile tresca…

Maddalena- Vincenzo non sente niente per lei. Non l’ama affatto. Ne sono sicura. E’ lei che lo costringe….

Saverio- Certo! Perché un marito non le basta…. Ha bisogno di altri uomini per sentirsi paga!

Maddalena- Vincenzo vi è caduto in trappola senza neanche accorgersene….

Saverio- Se fosse veramente un uomo con la testa sulle spalle, non si farebbe abbindolare così facilmente da una donna maritata…. Meno male, meno male che ho rifiutato subito la sua richiesta di fidanzamento con te… A quest’ora saresti tu a patire per un uomo incapace di rispettare le mogli altrui…

Maddalena- Io patisco lo stesso anche ora…

Saverio- E fai male!

Il clarinetto accenna alcune note musicali di: “Sorgi, o padre”.

Saverio- (Addolorato) Guardati…. Ogni giorno che passa sfiorisci, il pallore ha preso il sopravvento sul tuo colorito giovanile. Le tue giornate poi le passi sdraiata a letto piangendo per il tuo Vincenzo…. Merita tutto questo? Merita il tuo dolore un uomo così crudele che non si è mai degnato di scriverti una sola lettera in tutto questo tempo? No, figlia mia! Tu devi riprendere a vivere, devi ritornare ad essere la Lena d’un tempo… Scuotiti… Non lasciarti sopraffare da questo impossibile amore che ti divora. Ascolta, ascolta almeno una volta, il consiglio di tuo padre che ti vuole bene più dell’anima sua…

Maddalena- (Quasi infastidita) Basta, basta! Non parlarmi più così… Lo sai che ogni tuo rimprovero mi fa sentire ancora peggio….

Parte un sottofondo musicale.

Saverio- (In ginocchio) No, no angelo mio, perdonami, perdonami! Tu non devi stare male….anzi devi guarire, capisci, guarire!

Maddalena- Non ho più voglia di vivere! Se devo vivere così, preferisco abbandonare questa terra!

Saverio- No, no figlia mia, tu devi vivere! Devi vivere…per me…per tua madre…per te stessa… Di tutto questo la colpa è solamente mia, mia, perdonami! Perdonami se non ho assecondato i tuoi voleri…

Maddalena- Nessuno ha colpa…. Il Destino ha voluto così… Mi lascerò morire…perché così è scritto… (Si accascia morendo).

Saverio- (Scuotendola) Lena?… Lena?… Dio!… Dio!… Perché proprio a me? Perché proprio a me? (Piange sul corpo della figlia).

Effetto di luci.

Sul seguente canto del soprano, a mò di marcia funebre, entrano i ballerini che portano via il corpo esanime di Maddalena; il padre li segue.

Il soprano canta:

Dolente immagine di Fille mia,
perché sì squallida mi siedi accanto?
Che più desideri?
Dirotto pianto
io sul tuo cenere versai finor.

Effetto di luci.

Parte un sottofondo musicale.

Bellini- (Entra in scena con un giornale in mano: è contento.) Parigi è una città stupenda! Mi trovo all’apice del contento! Sabato sera è stata la prima rappresentazione dei “Puritani”, ha fatto furore che ancora ne sono io stesso sbalordito. Non credeva scuotere, e nella prima sera, questi francesi che poco comprendono la lingua italiana, per metà al più possono gustare il mio genere; ma quella sera non mi parve trovarmi a Parigi, ma a Milano e in Sicilia. Il gaio, il triste, il robusto dei pezzi, tutto è stato marcato di applausi, e che applausi! Al mio sortire, tutte le signore applaudirono sventolando i loro fazzoletti e gli uomini agitando i cappelli in aria. Sua Maestà la Regina mi ha fatto dire che verrà alla seconda rappresentazione. (Esce).

Effetto di luci.

Il pianista suona un brano tratto da “I Puritani”.

I ballerini accennano una danza.

Florimo- (Entra in scena leggendo una lettera di Bellini) “4 agosto 1835 – Carissimo Francesco, questa sera del 4 agosto mi ricorda una sera dell’istessa data, che abbiamo corso per Toledo, a Napoli, appresso una certa carrozza doc’era la dolce Maddalena, tanto che l’indomani il Presidente Fumaroli venne dal Rettore del Conservatorio, e poi…ecc….ecc….non è vero? Mi ricordo che ci trovavamo vicino la piazzetta della Marina, con un chiaro di luna divino. Oh idee care ed innocente età d’illusioni, come sei sparita. Non avere alcuna passione amorosa mi tiene tranquillo, ma è una vegetazione riguardo a tale genere.” (Va a sedersi al tavolino).

Effetto di luci.

Il soprano canta:

Malinconia, Ninfa gentile,
la vita mia consacro a te;
i tuoi piaceri chi tiene a vile,
ai piacer veri nato non è.
Fonti e colline chiesi agli dei;
m’udiro alfine, appo io vivrò,
né mai quel fonte co’ desir miei,
né mai quel monte trapasserò,
né mai trapasserò, no, no, mai.

Effetto di luci.

Florimo- (Seduto al tavolino, scrive) “Caro Vincenzo, adesso che sei più tranquillo ed hai conquistato Parigi, adesso che nulla e nessuno può distoglierti dal tuo lavoro, adesso…anche se è trascorso quasi un anno…posso dirti che la povera Maddalena, ci ha lasciati per sempre!”

Effetto luci.

Parte un sottofondo musicale.

Bellini- (Sdraiato sul sofà. E’ sofferente) A che mi serve il trionfo senza poterlo spartire con mia madre, i miei fratelli, la mia Lena. Eccomi solo con la mia gloria. M’amava…e anch’io…ora ne sono certo. La mia salute è malferma dal giorno che appresi la sua morte. (Prende una lettera e la legge) “Vincenzo mio, sono l’infelice zia della povera Maddalena. Devo pur darle il triste annunzio. E’ morta come un’angioletta mormorando il suo nome. L’ultimo pensiero fu mandarle una ciocca di capelli e l’ultima parola – Digli che amai lui solo….-” (Stringe la lettera al petto) Sì, come io amai te sola…. (Si alza quasi in preda ad un delirio) Maddalena dove sei?… Ho udito il pianto del tuo cuore spezzato… Piansi anch’io le mie lagrime amare… Il nostro amore, vissuto per poco in terra, vivrà in eterno dopo la morte…. Maddalena, sento ancora il sapore del tuo primo bacio… Oh Dio, dammi ancora un istante di vita affinchè possa rivederla un attimo prima ch’io muoia…

Maddalena- (Comparendo come per incanto, in trasparenza) Vincenzo!

Bellini- (Scorgendola) Maddalena?… Sei tu?….

Maddalena- Sì, amore! Sono venuta a prendere la tua anima per congiungerlacon la mia in Cielo.

Bellini- Maddalena, staremo per sempre insieme?

Maddalena- Finchè Dio lo vorrà!

Il soprano incomincia a cantare “Ah non credea mirarti” dalla “Sonnambula”.

Bellini- (Mentre il soprano canta) Sento già una musica divina….

Maddalena- E’ la tua…. Gli Angeli ti attendono….

I ballerini entrano in scena danzando sul canto del soprano.

Ah! non credea mirarti
Sì presto estinto, o fiore,
Passasti al par d’amore,
Che un giorno sol durò.
(Poi continua la melodia a bocca chiusa)

Florimo- (Sulla melodia del soprano, avanza verso il pubblico) Quasi un anno dopo la dipartita di Maddalena Fumaroli, a Puteaux, presso Parigi, all’età di 34 anni, muore Vincenzo Bellini. 
Era il 23 settembre 1835!

Il soprano tronca il suo canto, mentre il pianista intona un “claster”.
Bellini lascia cadere lo spartito musicale che teneva in mano.

Buio immediato.

FINE

Per la rappresentazione rivolgersi alla SIAE, poiché il testo è tutelato.