Festa agreste

Stampa questo copione

FESTA AGRESTE

Commedia in quattro atti

di VACLAV HAVEL

PERSONAGGI

Hugo Pludek

Oldrich Pludek, suo padre

Bozena Pludkovà, sua madre

Petr Pludek, suo fratello

Amàlka

Ferda Plzàk, inauguratore

Il segretario dell'ufficio Liquidazioni

La segretaria dell'ufficio Liquidazioni

Il direttore del servizio Inaugurazioni

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

L'appartamento dei Pludek. In scena Pludek, Pludkovà, Petr e Hugo. Hugo gioca a scacchi da solo: fa una mossa, poi passa dall'altro lato, ci pensa un po' su e, fa un'altra mossa.

Pludek                               - (a Hugo) Figliol caro! (Alla moglie) Ma è proprio necessario?

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - Mezzogiorno.

Pludkovà                           - Già mezzogiorno? Certo che è necessario!

Pludek                               - Figliol caro!

Hugo                                  - (fa una mossa) Al re! (Passa dall'altra parte)

Pludek                               - Be' che si fa di bello, si gioca, eh, si gioca?

Hugo                                  - Proprio cosi, babbo.

Pludek                               - E come va la partita?

Hugo                                  - Male, babbo, male.

Pludkovà                           - Petr, mi faresti il piacere di andartene cinque minuti in cantina? (Petr esce) Da un momento all'altro può venire Kalabis; ci mancherebbe altro che incontrasse qui Petr! Tutti dicono che Petr sembra un intellettuale borghese; sareb­be un bello scherzo se per colpa sua dovesse capitarti una di­sgrazia!

Pludek                               - Hai ragione, Bozka! Porca miseria, sono o non sono il figlio di un povero contadino con sei figli! E per giun­ta ho cinque prozii in miseria!

Pludkovà                           - Petr è la pecora nera della famiglia!

Pludek                               - (a Hugo) Figliol caro! Il nerbo di un popolo so­no le classi medie. E perché? Ma neanche il lupo mannaro esce la sera a spasso senza collare! Jaros voleva fare l'orefice e lo ha fatto. Tu finirai presto le scuole. Ti sei già domandato cosa farai?

Hugo                                  - No, babbo.

Pludek                               - Ma lo senti, Bozena?

Pludkovà                           - Calmati, Oldo! Non hanno suonato?

Pludek                               - No.

Pludkovà                           - Sta' a sentire, Oldrich (Hugo fa una mossa e passa dall'altra parte) Be', come va la partita?

Hugo                                  - Bene, mamma.

Pludek                               - Che vuoi?

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - L'una.

Pludkovà                           - Dovrebbe essere già qui.

Pludek                               - Sarà un po' in ritardo.

Pludkovà                           - E perché mai dovrebbe essere in ritardo?

Pludek                               - Forse avrà incontrato qualcuno e avrà perso tem­po a chiacchierare.

Pludkovà                           - E chi può aver incontrato?

Pludek                               - Un vecchio compagno d'armi.

Pludkovà                           - Ma se hai detto che non ha fatto nemmeno il servizio militare!

Pludek                               - Ecco, vedi, e allora verrà certamente! Ma è pro­prio necessario?

Pludkovà                           - Fosse vero! Certo che è necessario!

Pludek                               - Figliol caro! Il nerbo di un popolo sono le classi medie. E perché? Chi a San Giovanni non ha chiamato il medico, si contenti di veccia a San Domenico. JaroS diceva sempre: la vita è un libro non scritto. E tu davvero non sai cosa scriverai su quel libro?

Hugo                                  - No, babbo.

Pludek                               - Ma lo senti, Bozena?

Pludkovà                           - Calmati. Oldo! Non hanno suonato? (Entra Petr)

Pludek                               - No. (A Hugo) Figliol caro! (Alla moglie) Ma è proprio necessario?

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - Le due.

Pludkovà                           - Già le due? Certo che è necessario!

Pludek                               - Figliol caro!

Hugo                                  - (fa una mossa) Al re! (Passa dal lato opposto)

Pludek                               - Be' che si fa di bello, si gioca, eh, si gioca?

Hugo                                  - Proprio cosi, babbo.

Pludek                               - E come va la partita?

Hugo                                  - Male, babbo, male.

Pludkovà                           - Petr, mi faresti il piacere di andartene cinque minuti in soffitta? (Petr esce) Se almeno fosse soltanto un in­tellettuale, pazienza! Oggi come oggi essere un intellettuale, tutto sommato, è ammesso; ma lui invece, come a farlo apposta, dev'essere anche borghese!

Pludek                               - Lo fa per dispetto! (A Hugo) Figliol caro! Sai bene che dove la mosca fa la sua cacchetta, neanche il cane alza la zampetta. Jaros pensava al suo avvenire, e per questo studiava, studiava, studiava sempre. E tu hai già pensato al tuo avvenire?

Hugo                                  - No, baboo.

Pludek                               - E come mai?

Hugo                                  - Ho studiato, babbo.

Pludek                               - Ma lo senti, Bozena?

Pludkovà                           - Calmati, Oldo! Non hanno suonato?

Pludek                               - No.

Pludkovà                           - Sta' a sentire, Oldrich. (Hugo fa una mossa e passa dalla parte opposta) Be', come va la partita?

Hugo                                  - Bene, mamma.

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - Le tre.

Pludkovà                           - Dovrebb'essere già qui.

Pludek                               - Sarà un po' in ritardo.

Pludkovà                           - E perché mai dovrebbe essere in ritardo?

Pludek                               - Forse avrà incontrato qualcuno e avrà perso tempo a chiacchierare.

Pludkovà                           - E chi può aver incontrato?

Pludek                               - Un vecchio amico degli anni giovanili.

Pludkovà                           - Ma se hai detto tu stesso che non è mai stato giovane!

Pludek                               - Giovane non lo è mai stato, ma in gioventù ha avuto degli amici! Non sono forse anch'io un suo amico di gioventù?

Pludkovà                           - Ma te non può mica averti incontrato!

Pludek                               - Ecco, vedi, e allora verrà certamente! Ma è pro­prio necessario?

Pludkovà                           - Fosse vero! Certo che è necessario!

Pludek                               - Figliol caro! Chi sa dove la vespa ha il pungi­glione è lesto ad allungarsi il pantalone. Quando si chiama Ja­ros è Jaros che risponde e qui sta il punto! L'essenziale nella vita è l'idea che ti fai della vita. O forse pensi che qualcuno se la farà per te?

Hugo                                  - Si, babbo: Jaros. (Fa una mossa) Al re. (Passa dal lato opposto)

Pludek                               - Ma lo senti, Bozena?

Pludkovà                           - Calmati, Oldo! Mio caro Hugo! Si sa che cane mordace fa il vino loquace. Ecco perché oggi tuo padre ha invitato ecco, chiedi un po' a tuo padre chi ha invitato!

Hugo                                  - Babbo, chi hai invitato oggi?

Pludek                               - Il collega Kalabis! Be', domanda un po' a tua ma­dre chi è il collega Kalabis!

Hugo                                  - Mamma, chi è il collega Kalabis?

Pludkovà                           - Un compagno di scuola di tuo padre! Be', chie­di un po' a tuo padre che cosa facevano da ragazzi lui e il col­lega Kalabis!

Hugo                                  - Babbo, cosa facevate da ragazzi tu e il collega Ka­labis?

Pludek                               - Sfasciavamo i vetri alle finestre

Pludkovà                           - dei ricchi proprietari terrieri!

Pludek                               - Proprio così e chiedi un po' a tua madre cosa è diventato oggi il collega Kalabis!

Hugo                                  - Mamma, cosa è diventato oggi il collega Kalabis?

Pludkovà                           - È diventato vice! E tuo padre l'ha invitato

Pludek                               - a fare una partita a scacchi con te        -

Pludkovà                           - e approfittando dell'occasione, anche -

Pludek                               - per consigliarti -

Pludkovà                           - per darti delle informazioni      -

Pludek                               - su come potresti            -

Pludkovà                           - insomma, in qualsiasi caso        -

Pludek                               - sai, nella vita

Pludkovà                           - Capirai, neanche il lupo mannaro a San Do­menico fa il vino loquace!

Pludek                               - Oppure hai visto mai che a San Giovanni il me­dico esce la sera a spasso senza collare?

Hugo                                  - No, non l'ho mai visto, babbo.

Pludek                               - Ecco, lo vedi! Non hanno suonato?

Pludkovà                           - No. (Hugo fa una mossa e passa dal lato op­posto) Be', come va la partita?

Hugo                                  - Bene, mamma. (Fa una mossa) Al re! {Passa dal lato opposto)

Pludek                               - Be', come va la partita?

Hugo                                  - Eh male, babbo, male. Molto male! (Hugo fa una mossa e passa dal lato opposto)

Pludkovà                           - Be', come va la partita?

Hugo                                  - Magnificamente, mamma! (Fa una mossa) Scacco matto!

Pludek                               - Hai perso?

Hugo                                  - No, ho vinto.

Pludkovà                           - Hai vinto?

Hugo                                  - No, ho perso.

Pludek                               - Insomma, hai vinto o hai perso?

Hugo                                  - Qui ho vinto e li ho perso.

Pludkovà                           - Quando vinci da questa parte perdi dell'al­tra?

Hugo                                  - E quando perdo dall’altra, vinco da questa.

Pludek                               - Lo vedi, Bozaka? Piuttosto che vincere su tutta la linea una volta, per poi essere sconfitto su tutta la linea la volta seguente, lui preferisce un po' vincere e un po' perdere ogni volta.

Pludkovà                           - Un giocatore come lui non corre mai il rischio di perdere!

Pludek                               - Puoi stare tranquilla! Del resto, scopa nuova non fa primavera. E vuoi sapere perché? Perché se è vero che nel corso della storia le varie classi si scambiano continuamente la loro posizione storica, bisogna ammettere che soltanto le classi medie attraversano intatte la storia, perché nessun'altra classe si sforza mai di occupare il loro posto, e pertanto le classi medie non hanno nulla da scambiare e rimangono quindi l'unica forza storica realmente costante. E proprio per questo, figliol caro, le classi medie collegano la storia in un unico coerente complesso e anzi sono loro a farla diventare storia! Da ciò si deduce che le epoche storiche più importanti sono proprio quelle che hanno saputo appoggiarsi alle classi medie e affidar loro i propri ideali, perché queste ne avesse­ro cura come dei loro propri, per trasmetterli infine alle ge­nerazioni successive. Senza le classi medie non può esistere nessun'epoca, mentre al contrario le classi medie possono esistere indipendentemente da qualsiasi epoca. E magari anche fuori del tempo! O forse credi che senza grana si possa friggere bava di rana? Ecco, lo vedi! E l'unico paese        

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - E l'unico paese che può fare a meno delle classi medie è il Giappone

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - E l'unico paese che può fare a meno delle classi medie è il Giappone, perché soltanto di giapponesi ce n'è ab­bastanza

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - E l'unico paese che può fare a meno delle classi medie è il Giappone, perché soltanto di giapponesi ce n'è abbastanza anche senza le classi medie. Del resto il Giappo­ne

Pludkovà                           - Che ora è?

Pludek                               - Le cinque. Del resto il Giappone         -

Pludkovà                           - E a che ora doveva venire?

Pludek                               - A mezzogiorno. Del resto, il Giappone ma in­somma, cosa volevo dire del Giappone?

Hugo                                  - Forse volevi dire che se non ci rendiamo tempesti­vamente conto della funzione storica delle classi medie, ar­riveranno i giapponesi, che non hanno bisogno delle classi medie, le butteranno fuori della storia e le spediranno in Giappone.

Pludkovà                           - A mezzogiorno? E se non venisse?

Pludek                               - Ben detto, Hugo! E prega il cielo di non vedere mai l'alba di quel terribile giorno! (Alla moglie) Se non ver­rà lui, verrà qualcun "altro"!

Pludkovà                           - Nessuno verrà! Nessuno ci scriverà! Nessuno ci chiamerà! Siamo soli! Soli al mondo! (Suona il campanello)

Hugo                                  - E intanto i giapponesi non fanno che aumentare di numero. Non hanno suonato? (Entra Petr)

Pludkovà                           - Petr, ficcati nella dispensa! Kalabis è qui! (Esce Petr, entra Amàlka) E lei cosa vuole?

Amàlka                              - Signora, è per lei giunta

Tutti                                   - una missiva!

Amàlka                              - No, un telegramma.

Pludek                               - E allora lo legga!

Amàlka                              - (leggendo) CARO OLDRICH NON POSSO VE­NIRE DA TE, STASERA DEBBO RECARMI ALLA FESTA AGRESTE DELL'UFFICIO LIQUIDAZIONI. Ha già scrit­to, Anicka? Ma non ha freddo? Come mai? Aha. Alle sette e mezzo, ma non manchi! Posso andare avanti? MI DISPIACE MOLTO, MA SPERO CHE POTREMO INCONTRARCI IN UN'ALTRA OCCASIONE. Molto! Valorizzano la sua figura. Là dove scendeva la signora Kanturkovà, su quell'angolo. Eterno è il canto dei boschi! E domenica potremmo andare a Nespeky a cogliere mirtilli, che ne dice? TI SALUTA MOL­TO IL TUO suvvia, non sarà mica di vetro! FRANTA KALABIS.

Pludek                               - Non viene! Questa è la fine per noi! Bozka, nes­suno ci vuol bene!

Pludkovà                           - Non fare l'isterico, Oldrich! Se non viene lui da Hugo, vuol dire che Hugo andrà da lui!

Pludek                               - Dove?

Pludkovà                           - Alla festa agreste!

Pludek                               - Alla festa agreste, Hugo! Giacca e cravatta

Amàlka                              - Be', allora io me ne vado arrivederci (Amàlka non ha voglia di andarsene e si gingilla sulla soglia)

Pludkovà                           - Non si affligga, ragazza mia! A me, quando ho cominciato, toccavano parti anche più brevi!

Amàlka                              - Ma quelli erano altri tempi, cara signora! (Esce)

Pludek                               - Spero che Hugo saprà stare in guardia con quel­la ragazza!

Pludkovà                           - Oldrich, non ti sarai mica dimenticato che è la figlia del portiere?

Pludek                               - Tanto peggio!

Pludkovà                           - Oldfich, non ti sarai mica dimenticato in che tempi viviamo?

Pludek                               - Domani stesso Hugo uscirà a passeggio con lei!

Pludkovà                           - Ecco, lo vedi! Hugo! Giacca e cravatta e via difilato alla festa agreste!

Hugo                                  - Devo giocare la partita di rivincita.

Pludek                               - Ma lo senti, Bozka? Lo vedi che a levar la testa al toro perdi un amico, e trovi un tesoro? Se Jaros fosse qui a sentirlo! La partita di rivincita! Mentre è in gioco il de­stino di un uomo, l'avvenire di una famiglia!

Pludkovà                           - Hugo, tuo padre parla della famiglia e tu non ti alzi nemmeno in piedi?

Pludek                               - Macché, quelli erano altri tempi quando ancora ci si alzava in piedi! Allora erano ancora piccoli tutti e due - ruzzavano nell'erba - leggevano i versi di Branislav - ac­chiappavano le farfalle - noi gli cambiavamo i pannolini come alla pupilla degli occhi nostri ce li toglievamo di bocca.

Pludkovà                           - Calmati, Oldo! Hugo! La vita in fondo è come una grande scacchiera. Questo non ti dice niente?

Hugo                                  - Si che mi dice, mamma. Non si fa zuppa senza baruffa. Giacca e cravatta (Pludek e la Pludkova lo ba­ciano commossi)

Pludkovà                           - Caro, il nostro piccolo sciocchino.

Pludek                               - Figliol caro! La vita è una battaglia! Se tu mor­rai, morrò anch'io se tradisci, pazienza, tradisci se tor­nerai, me n'andrò io. In fondo, sei mio figlio! Che il sangue non è vino lo sa pure il porcospino. Sei un vero Pludek! Ad­dìo! Oppure (Entra Petr; Hugo esce e tutti lo seguono commossi con lo sguardo)

Pludkovà                           - E’ stato cosi bello, ma purtroppo tutto ha la sua fine. Un bacio, il fazzoletto, la campana della nave, la sirena. Tornerà, Oldo? Certo che tornerà, e sottovoce mormorerà: mammina, com'è bello essere di nuovo a casa!

Pludek                               - (canterellando) Già il cavallo scalpita

Pludkovà                           - Oldrich -

Pludek                               - Che vuoi?

Pludkovà                           - Ti ricordi quell'estate a Luhacovice? Quanti progetti e quanti piani pazzeschi abbiamo fatto insieme! Tu volevi studiare - organizzare - dirigere       - Petr, te ne vai di nuovo? Tu ormai in seno alla famiglia non ci reggi un minuto! (Petr esce) Dobbiamo riprenderci, Oldo, capisci? Dobbiamo sollevarci dal suolo - spiegare le ali - insom­ma, vivere! Si, vivere, vivere - cominceremo una nuova vita, una vita migliore!

Pludek                               - Le fave son fave e i piselli son piselli. Una nuo­va vita? E perché no? Certo che potremmo, porca miseria!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Ingresso del giardino in cui si svolge la festa agreste dell'uf­ficio Liquidazioni. A un tavolo ingombro di carte, timbri ec­cetera, sono seduti il Segretario e la Segretaria che svol­gono il servizio di sorveglianza. Entra Hugo.

Hugo                                  - Buongiorno. Le fave son fave e i piselli son piselli. C'è il collega Kalabis?

Segretario                          - Kalabis Josef, nato il 2 gennaio 1940, Kalabis Vaclav, nato il 18 giugno 1891, oppure Kalabis Frantisele, nato il 4 agosto 1919?

Segretaria                           - Kalabis Frantisele, nato il 4 agosto 1919, è assente giustificato. Stasera deve tenere una conferenza sull'avvenire dell'umanità a una riunione di condominio.

Segretario                          - Si vuol togliere giacca e cravatta?

Segretaria                           - Lei si trova attualmente davanti all'ingresso principale B 13. Qui lei è in grado di acquistare un biglietto universale che le dà diritto di muoversi liberamente per tutta l'area del giardino e di prender parte per cosi dire a tutte le attività organizzate nel quadro della festa agreste dell'uf­ficio Liquidazioni

Segretario                          - Come, per esempio, una conversazione col direttore della sezione sviluppo sul tema dei nuovi metodi di liquidazione, conversazione che si terrà in un'area adia­cente al laghetto

Segretaria                           - Oppure una divertente gara di quiz su epi­sodi tratti dalla storia dell'ufficio Liquidazioni, gara che si svolgerà nel padiglione contrassegnato col numero romano III

Segretario                          - Oppure il racconto di divertenti aneddoti re­lativi alla prassi di lavoro del quinto reparto dell'ufficio Li­quidazioni, aneddoti raccolti e raccontati dal direttore del re­parto stesso

Segretaria                           - A tale attività potrà partecipare anche lei, pur­ché abbia presentato presso il segretariato dell'umorismo e la commissione di regolamentazione ideologica il testo preciso del suo aneddoto, corredato da certificato medico e da nulla osta dei superiori, redatti in data anteriore di almeno due mesi alla odierna festa agreste.

Segretario                          - A condizione che si sia fatto rilasciare la ne­cessaria autorizzazione da parte del comitato organizzativo, potrà prender parte alle danze; attività che verrà svolta sulla grande pista A tra le undici e mezzo e le dodici e più tardi tra le dodici e tre quarti e l'una e mezzo. In precedenza in­fatti la grande pista A sarà riservata alla sezione addetta alla liquidazione metodica, nell'intervallo alla commissione liqui­datori democratici e dopo l'una e mezzo alla sottocommis­sione addetta alla delimitazione.

Segretaria                           - Nel caso sia interessato all'uso di attrezza­ture di vario genere, come berrettini di carta, comici nasi fin­ti e simili, potrà ritirarli presso il magazzino della sua sezione rivolgendosi al segretario della sezione stessa, dopodiché potrà con essi trastullarsi nell'ambito della piccola pista C.

Segretario                          - "In tal caso sarà costretto a prender posto nella fila che si è formata fin dal pomeriggio davanti alla piccola pista C, fila che purtroppo si è resa necessaria dato l'interesse relativamente grande manifestatosi per l'uso dell'attrezza­tura di vario genere suaccennata nonché data la capacità rela­tivamente limitata della piccola pista C.

Hugo                                  - Mi permetta un'osservazione: la piccola pista C è evidentemente più piccola della grande pista A. E allora perché non trasferire il trattenimento con la suddetta attrez­zatura sulla grande pista A e viceversa il trattenimento dan­zante sulla piccola pista C? Perché cacciare il lupo alla mon­tagna se poi la pecora se lo mangia? Scacco!

Segretaria                           - È un ragionamento che a prima vista sem­bra avere una sua logica

Segretario                          - Purtroppo però meramente formale     -

Segretaria                           - Mentre il contenuto stesso della proposta di­mostra la completa ignoranza di certi principi fondamentali.

Segretario                          - Forse a lei non dispiacerebbe affatto che il dignitoso svolgimento della nostra festa agreste venga distur­bato da una qualche buffonata dadaistica a cui inevitabilmen­te si giungerebbe qualora un punto così importante, anzi per cosi dire addirittura focale, qual è la grande pista A, venisse abbandonato a irresponsabili intemperanze d'intellettuali.

Segretaria                           - E del resto su cosa si basa lei per affermare che la grande pista A è più grande della piccola pista C? Perché vogliamo continuamente mentire a noi stessi?

Segretario                          - Certo i colleghi del comitato organizzativo sapevano quel che facevano quando hanno deciso di desti­nare al trattenimento con la suddetta attrezzatura la piccola pista C!

Segretaria                           - Oppure dobbiamo pensare che lei non ha fi­ducia nelle decisioni prese dal comitato organizzatore?

Segretario                          - Che è composto di funzionari di grado ele­vato dell'ufficio Liquidazioni?

Segretaria                           - Colleghi anziani ed esperti che liquidavano con zelo e solerzia quando lei non era ancora al mondo? Segretario t-t- In condizioni tali che la sua generazione non può neppure immaginare? (Entra Plzàk)

Plzàk                                  - Be', cosa c'è di nuovo qui all'ingresso? Come va la conversazione? Non langue? La festa agreste è per tutti!

Segretario                          - Grazie, no, non langue -

Segretaria                           - Non langue

Plzàk                                  - Ecco, cosi mi piace! Mi fa proprio piacere che sia­te venuti, che lavoriate qui           - sedetevi pure    - mettetevi a vostro agio        - distendetevi - potete anche togliervi la giac­ca, mettervi le pantofole    - e in fondo, porca miseria!, nonsiete forse a casa vostra? Be', e cosa ne dite di come ho inau­gurato la festa? Mica male, nevvero? Sapete, ho dovuto rim­boccarmi le maniche e adottare il tono popolare, alla mano, tanto per portare un po' di vita qua dentro! Ma questo tono popolare non sono mica dovuto andare a cercarlo; per me è proprio un dono di natura. Perché io le belle frasi non le sopporto e mi oppongo risolutamente a ogni vaniloquio. Io sono un tipo cosi: sono un uomo come tutti gli altri, fatto di carne, sangue e latte, insomma, come si suol dire, sono uno di voi! Mangiate pure, se avete qualcosa da mettere sotto i denti     - non staremo mica a far cerimonie. Vedete, per me non c'è nulla di estraneo che mi sia umano! Ma lasciamo sta­re   - l'importante per me è di essere riuscito a creare fra voi un'atmosfera cosi cordiale e priva di ufficialità         - sapete, io sono un tipo che dove arrivo tutti diventano subito di buonumore! Ma lasciamo stare            - l'ufficio Liquidazioni è un'istituzione benemerita, che ha compiti amministrativi vasti e complessi. E tuttavia qualche volta anche qui da voi si cade nel burocratismo. Le singole sezioni se ne sono già accorte, e lo hanno riferito in alto loco e cosi il risultato è questa nostra festa agreste. Ma non dovete aver paura, per ora non si cerca altro che di far di tutto perché in questa prima fase voi vi distendiate, vi mettiate a vostro agio, insomma, si, si cerca di fare in modo di trovare tra tutti quanti il sistema migliore per far correre un po' d'aria qua dentro. Il fatto è, ragazzi miei, che voialtri, insomma si, non vivete mica da uomini! Lo sapete che differenza passa tra lo scarafaggio e la vedova? Che lo scarafaggio con una scopata l'ammazzi... e invece la vedova la rimetti al mondo. Ma che forse non siamo tutti quanti, porca miseria!, figli di una stessa mamma, della nostra santa terra? Be' ma ora debbo andare          - voglio dare un'occhiata se la conversazione qui intorno non lan­gue. Intanto continuate pure a chiacchierare senza di me! (Plzàk esce, lunga pausa)

Segretario                          - E la famiglia? Come sta la famiglia? Come stanno i bambini? Fanno i birichini, eh, fanno i birichini?

Segretaria                           - Ma, non direi    - io non ho bambini, non ne ho

Segretario                          - Ma come, ma come? Lei non è sposata?

Segretaria                           - Non lo sono      - non lo sono   - e lei?

Segretario                          - Neanch'io          - neanch'io      -

Segretaria                           - E i bambini? I bambini come stanno?

Segretario                          - Ma, sa com'è     - fanno i birichini        - fanno i birichini

Segretaria                           - La grande pista A         - considerando la que­stione a distanza di tempo      -

Segretario                          - Be'?

Segretaria                           - Almeno in un certo senso è forse davvero       -

Segretario                          - Cosa?

Segretaria                           - Più grande della piccola pista C           -

Segretario                          - In questa nuova situazione storica senza dubbio!

Segretaria                           - Dunque finora ci è stato tenuto nascosto, non crede?

Segretario                          - Oggi però non abbiamo più paura di procla­marlo apertamente: trasferendo il trattenimento con varia attrezzatura sulla grande pista A...

Segretaria                           - ... rendiamo possibile a un maggior numero di impiegati di intrattenersi e trastullarsi con l'attrezzatura stessa!

Segretario                          - Oggi ormai non dobbiamo più aver paura di attrezzature di nessun genere!

Segretaria                           - Ma non sarà poi solo uno specchietto per le allodole?

Segretario                          - Ma via, collega!

Segretaria                           - Chiedo scusa. La grande pista A è effettiva­mente grande! Ammiro il coraggio con cui ci è stato rivelato! E la famiglia? Come stanno i bambini? Fanno i birichini?

Hugo                                  - Col vostro permesso farò notare che di quante volte la grande pista A è più grande della piccola pista C, di al­trettante risulta maggiore il numero degl'impiegati che può contemporaneamente sollazzarsi con buffi nasi di carta! Chi va a Perugia per vino, se la intende col vicino! Scacco!

Segretario                          - E con ciò? Al giorno d'oggi dire certe cose non è più un atto di eroismo! Lei non vuole ancora capire che ripetendo all'infinito una verità acquisita ormai da tem­po, e cioè che la grande pista A è "effettivamente grande, non facciamo altro che sostituire una frase con un'altra! No e poi no! Oggi ci vogliono fatti e non parole!

Segretaria                           - Proprio quello che volevo dire io un mo­mento fa davvero! (Entra Plzàk)

Plzàk                                  - Be', cosa c'è di nuovo qui all'ingresso? Come va la conversazione? Non langue? La nostra festa agreste è per tutti!

Segretaria                           - Grazie, non langue

Segretario                          - Non langue

Plzàk                                  - Cosi si che mi piace! Evidentemente il mio discor­setto d'inaugurazione è arrivato proprio come il cacio sui mac­cheroni! E vorrei vedere, che cosi non fosse! Per la miseria!, quanto a inaugurazioni non sono mica un principiante!

Segretaria                           - Lei inaugura spesso?

Plzàk                                  - Che domanda! Si può dire che inaugurare è, si in­somma, in certo modo la mia professione. Non per nulla sono inauguratore specializzato di trattenimenti, conferenze e fe­ste, e lavoro al servizio Inaugurazioni, impresa N° 02!

Segretario                          - Non appena lei ha preso la parola abbiamo capito subito di trovarci davanti a uno specialista che sa davvero il fatto suo!

Plzàk                                  - Ho al mio attivo lunghi anni di attività inaugura­tiva e le feste agresti sono il mio forte! Posso dire del resto che per me inaugurare, insomma si, è ormai un bisogno in­teriore! Non crediate che lo faccia solo perché è la mia pro­fessione.

Segretaria                           - E tutti gl'inauguratori la pensano come lei?

Plzàk                                  - Purtroppo no! Anche noialtri del servizio Inaugu­razioni siamo divisi in due campi: da una parte ci sono i vecchi retori dogmatici, e dall'altra ci siamo noialtri giovani, dotati di senso dell'umorismo. Vedete, perfino noi abbiamo i nostri problemi interni! E allora, come potreste non averli voi? No, no, ci corre ancora molto prima che tutti gl'inaugu­ratori raggiungano il livello che vorremmo raggiunto da tutti!

Segretario                          - Però almeno lei ha senz'altro raggiunto quel livello che vorreste tutti raggiungere!

Plzàk                                  - Be', io mi sforzo come posso di aiutare i colleghi meno dotati, di mostrare loro la strada. Del resto l'importan­te è che, nonostante tutto, il servizio Inaugurazioni, insomma si, in quanto collettivo, oggi come oggi si trovi in testa al mo­vimento che lotta per istituire un nuovo rapporto con l'uomo!

Segretaria                           - Abbiamo ancora molto ma molto da imparare da voi!

Segretario                          - Molto!

Plzàk                                  - Molto!. Avete letto il mio opuscolo: Per il caratte­re popolare delle Feste agresti organizzate dai nostri servizi?

Segretaria                           - Stavo proprio per cominciarne la lettura

Segretario                          - Anch'io

Plzàk                                  - Eh ma allora, ragazzi miei, c'è poco da meravi­gliarsi, ci sono cose di cui bisogna assolutamente tenersi al corrente! Non si tratta mica di una di quelle solite frescacce barbose! Nel mio lavoro io sviluppo la tesi che ogni festa agreste dovrebbe anzitutto costituire una piattaforma per un sano, popolare e allo stesso tempo disciplinato divertimento per tutti gl'impiegati. Del resto, la vostra festa agreste possie­de tutti i requisiti per diventare una tale piattaforma!

Segretaria                           - Grazie    -

Segretario                          - Grazie

Plzàk                                  - Io lavoro volentieri per voi. Noialtri inauguratori a voialtri impiegati liquidatori vi vogliamo proprio un bene sviscerato! Proprio come dev'essere tra veri lavoratori!

Segretaria                           - E anche noialtri impiegati liquidatori voglia­mo bene a voialtri inauguratori!

Plzàk                                  - Ecco, vedete! In una determinata fase di sviluppo è estremamente importante che gli uomini sì dicano franca­mente l'un l'altro che in fondo, insomma si, sono anche loro degli esseri umani. Però non bisogna dimenticare che l'evo­luzione va sempre avanti e che non possiamo accontentarci di vuote frasi astratte! Vedete, io ripeto sempre: uomo è co­lui che vive! E cosi anche voi dovete       - e non abbiamo paura di gridarlo a voce spiegata   - anche voi dovete, insomma si, vivere! Eh si, perché la vita, ragazzi miei, è una cosa terribil­mente bella! Non credete?

Segretario                          - Come no!

Segretaria                           - Terribilmente

Plzàk                                  - E cosi anche tutti voi impiegati dell'ufficio Liqui­dazioni avete diritto alla vostra porzione, insomma si, di una vita davvero piena, mi capite? dico piena! Tutti dobbiamo avere certi difetti tipicamente umani, perché questi difetti so­no propri dell'uomo! Spero bene che ognuno di voi avrà pure qualche difetto, altrimenti davvero correremmo il rischio di non capirci! Sapete io, ve lo dico chiaro, non ho proprio 52 l'intenzione di lavorare con dei manichini di legno, vi do la mia parola che proprio non mi va!

Segretaria                           - Io ho dei difetti            -

Segretario                          - Anch'io. Anzi dei vizi   -

Plzàk                                  - Quali?

Segretario                          - A casa ho una fotografia pornografica            -

Plzàk                                  - Davvero? E lei?

Segretaria                           - Anch'io.

Plzàk                                  - Ma non basta, ragazzi miei, non basta! Vedete, io non sopporto certi tipi incartapecoriti che ficcano la testa sot­to la sabbia per non dover prendere posizione di fronte alla scottante problematica             - per esempio - della vita sentimen­tale! Cosi, per esempio, prendiamo l'amore: ebbene, non è forse anche l'amore una cosa stramaledettamente necessaria, se uno ci sa fare? Sottolineare certe cose - per la mi­seria! non fa forse parte del lavoro sull'uomo? Insomma si, come diciamo noialtri di Borgodisotto: afferra l'occasione per la coda! E voialtri che ne pensate?

Segretaria                           - Ma certo!

Segretario                          - Afferra l'occasione per la coda!

Plzàk                                  - Be' ora però debbo andare, voglio dare un'occhia­ta se la conversazione qui intorno non langue. Intanto conti­nuate pure a chiacchierare senza di me! (Esce Plzàk. Una pausa)

Segretario                          - Lei    -

Segretaria                           - Prego?

Segretario                          - Guardi   - un passero! Là, vola - fiorisce il musco - i prati stormiscono - la natura    -

Segretaria                           - Prego?

Segretario                          - Dico: volano i passeri   - fiorisce il musco - i prati nitriscono             -

Segretaria                           - Ah, la natura!

Segretario                          - Ecco, si. E i suoi capelli - sono belli     - come d'oro    - sono come spinaci    - cioè, volevo dire come croco e il suo naso è una rosa rossa            - cioè come una viola del pensiero   - insomma è bianco

Segretaria                           - Guardi laggiù    - un passero!

Segretario                          - Come?

Segretaria                           - Si, vola

Segretario                          - E lei ha un seno

Segretaria                           - Si, si, anzi ne ho due!

Segretario                          - No, volevo dire, lei ha due seni – come quei   - ma si, come due polle fra l'erba       - (Pausa) Cioè, mi scusi - delle palle      - volevo dire come due palle fra l'erba

                                           - mi scusi

Segretaria                           - Va bene lo stesso

Segretario                          - E i suoi occhi sono come due   - si, come due             - due palle       - cioè due viole del pensiero            -

Segretaria                           - E la famiglia, come sta la famiglia?

Segretario                          - Come al solito   - la natura        - cioè la viola del pensiero, volevo dire

Segretaria                           - E le palle, cosa fanno le palle? Che biri­chine, eh?

Segretario                          - Neanche tanto, poverine - fioriscono   -

Segretaria                           - A-ha, ma lei non è sposato!

Segretario                          - Cioè, veramente stormisco - no, volevo dire i passeri - il muschio cioè          - il muschio stormisce come             - come due polle         - cioè, volevo dire       - Porca miseria! Vor­rei dire io due parole a quello che ha inventato questa buf­fonata! Afferra l'occasione per la coda! Imbecille!

Segretaria                           - Ma collega!

Segretario                          - Chiedo scusa! La grande pista A è effettiva­mente grande! Ammiro l'ardire con cui ci è stato rivelato! Guardi laggiù - un passero!

Hugo                                  - Col vostro permesso, faccio notare che se un'ora fa fosse stato effettuato il trasferimento sulla grande pista A del trattenimento con la varia attrezzatura, la fila potrebbe già essere di cento metri più corta. Non volete capire che ri­petendo all'infinito una verità acquisita ormai da tempo, e cioè che la grande pista A è effettivamente grande, non fac­ciamo altro che sostituire una frase con un'altra? No e poi no, oggi ci vogliono fatti e non parole! La gallina vecchia si conosce dal mattino! Scacco!

Segretaria                           - Esprimo il mio più deciso disaccordo! Ci so­no verità che non potranno mai diventare banali ai nostri oc­chi! E non ammetterò mai che delle verità che sono cosi care a noi tutti, come quella che la grande pista A è effettiva­mente grande, vengano artatamente svalutate ai nostri occhi sotto il pretesto della loro apparente evidenza! Non c'è nulla di evidente finché starà in agguato tra di noi anche l'ultimo di coloro che vorrebbero vederci esclusi da qualsiasi pista!

Segretario                          - Proprio quello che volevo dire io un momento fa - davvero! (Entra Plzàk; si è messo un naso finto)

Plzàk                                  - Be', cosa c'è di nuovo qui all'ingresso? Come va la conversazione? Non langue? La nostra festa agreste è per tutti!

Segretario                          - Grazie, non langue        -

Segretaria                           - Non langue

 Plzàk                                 - E cosa vi raccontate di bello?

Segretario                          - Parliamo d'amore

Plzàk                                  - Ah, ma questo è molto bello! In fondo, per cosi dire, anche l'amore, insomma si, in certo modo appartiene al­l'uomo! E l'uomo di oggi è sentimentalmente ricco, più ricco di qualsiasi altro uomo precedentemente esistito! Tuttavia, appunto per questo, è necessario fare più che mai attenzione affinché l'amore non oltrepassi quel limite medio ottimale di sopportazione aldilà del quale potrebbe anche darsi il caso che l'amore risvegli negli uomini una temporanea mestizia.

Segretaria                           - E tali casi vanno radicalmente eliminati!

Segretario                          - Purché tuttavia non si tratti di una mestizia costruttiva; esiste anche una mestizia di tal genere, e quindi non possiamo procedere in base a schemi rigidi, per non correre il rischio di buttare insieme al grano anche il loglio       -

Segretaria                           - A condizione tuttavia che sotto il loglio di una mestizia costruttiva non si celi il grano della mestizia distruttiva

Segretario                          - Sulla questione della mestizia io sono ot­timista!

Segretaria                           - Io invece mi oppongo all'indiscriminato otti­mismo da quattro soldi!

Plzàk                                  - Sono contento di vedere che discutete fra di voi! Oggi noi abbiamo bisogno di discutere, e non dobbiamo nep­pure scandalizzarci troppo se ci troviamo di fronte a opinioni opposte; anzi, io penso che chiunque abbia veramente a cuo­re la causa comune, dovrebbe avere da un minimo di una fino a tre opinioni opposte, come viene eloquentemente detto nella risoluzione finale della trentaduesima conferenza sulla tecnica inaugurativa. Sapete che differenza passa tra lo sca­rafaggio e la vedova? Che lo scarafaggio con una scopata l'am­mazzi...

Segretario                          - ...e invece la vedova la rimetti al mondo.

Plzàk                                  - (offeso) Barzellette       - barzellette     - non sapete rac­contare nient'altro che barzellette "Perché piuttosto non par­late d'arte? Qui si che avremmo subito sottomano una quan­tità di materiale per la discussione! O forse credete che nell'arte non si possa trovare un sacco e una sporta di problemi maledettamente scottanti?

Segretaria                           - Proprio adesso volevo portare il discorso sull'arte

Plzàk                                  - L'arte     - questa si che è per me un'autentica pa­rola d'ordine di lotta! Io poi, insomma si, ho un debole spe­ciale per l'arte            - la considero in qualche modo come la ra­dice della vita stessa! E questo nostro tempo c'invita diret­tamente alla composizione di vasti drammi ricchi di succosi eroi, alla creazione di paesaggi pieni di ardire e di fuoco   - il pubblico odierno ha bisogno di drammi sempre più mo­derni, sempre più contemporanei! L'arte dovrebbe diventare parte integrante della vita di ciascuno di noi       -

Segretaria                           - Giustissimo! Alla prossima riunione della sot­tocommissione alla delimitazione voglio dar lettura di versi lirico-epici!

Hugo                                  - (tra sé) Versi lirico-epici

Plzàk                                  - È senz'altro una buona cosa che vi stia tanto a cuore la problematica dell'arte; d'altra parte dovete stare at­tenti a non sopravvalutare unilateralmente l'arte per non cor­rere il rischio di cadere in un estetismo non sano e profon­damente estraneo allo spirito delle nostre feste agresti. Come se per esempio non si potesse trovare anche nella tecnica un sacco e una sporta di problemi maledettamente scottanti!

Segretaria                           - Proprio adesso volevo portare il discorso sul­la tecnica

Plzàk                                  - La tecnica  questa si che è per me un'autentica parola d'ordine di lotta! Infatti io dico sempre che noi vivia­mo nel secolo della tecnica         - la calamita - il telefono - la calamita - queste cose non se le immaginava nemmeno Verne!

Segretario                          - Ho letto poco fa Ventimila leghe sotto i ma­ri

Plzàk                                  - E noi ben presto raggiungeremo profondità anche maggiori sotto il livello del mare!

Segretario                          - Le invenzioni del capitano Nemo        -

Plzàk                                  - Macché! Verne non aveva nemmeno una pallida idea delle invenzioni dei nostri capitani neri! La tecnica do­vrebbe diventare parte integrante della vita di ciascuno di noi

Segretario                          - Giustissimo! Alla prossima riunione del con­siglio della sezione di liquidazione metodica voglio proporre di prendere in considerazione le possibilità di chimizzazione della prassi liquidativa!

Hugo                                  - (tra sé) Chimizzazione della prassi liquidativa            -

Plzàk                                  - È certo una buona cosa che vi stia tanto a cuore la problematica della tecnica; d'altra parte dovete stare attenti a non sopravvalutare unilateralmente la tecnica, per non cor­rere il rischio di cadere in una perniciosa forma di tecnicismo che rischierebbe di trasformare l'individuo in una particella meccanica di un mondo disumanizzato frutto di una civiltà priva d'anima. Come se per esempio non si potesse trovare anche nell'arte un sacco e una sporta di problemi maledetta­mente scottanti!

Segretaria                           - Proprio adesso volevo portare il discorso sull'arte

Plzàk                                  - L'arte     - questa si che è per me un'autentica pa­rola d'ordine di lotta! I colleghi della sezione culturale hanno certo le loro buone ragioni per emanare uno speciale rego­lamento sul coraggio dell'artista! Deve entrare in vigore già dal primo d'aprile!

Segretaria                           - Giustissimo! L'arte deve provocare la reazione del pubblico mediante arditi esperimenti formali - l'impres­sionismo e cosi via   - Hugo - (tra sé) L'impressionismo     -

Plzàk                                  - È una buona cosa che vi stia tanto a cuore la problematica dell'arte. Non dovete tuttavia sottovalutare la tecnica!

Segretario                          - Proprio adesso volevo portare il discorso sul­la tecnica

Plzàk                                  - La tecnica         - questa si che è per me un'autentica parola d'ordine di lotta! I colleghi della sezione tecnica sanno certo quel che fanno quando pianificano l'introduzione di nuovi apparati che entreranno in funzione fin dal primo d'aprile!

Segretario                          - Giustissimo! La tecnica deve mettere a frutto anche le scoperte più recenti - il sistema periodico degli elementi

Hugo                                  - (tra sé) Il sistema periodico degli elementi      -

Plzàk                                  - È una buona cosa che vi stia tanto a cuore la pro­blematica della tecnica. Non dovete tuttavia sottovalutare l'arte!

Segretaria                           - L'arte     - questa si che è per me un'autentica carola d'ordine di lotta!

Plzàk                                  - È una buona cosa che vi stia tanto a cuore la pro­blematica dell'arte

Segretario                          - Non dovete tuttavia sottovalutare la tecnica!

Segretaria                           - La tecnica         - questa si che è per me un'au­tentica parola d'ordine di lotta!

Segretario                          - È una buona cosa che vi stia tanto a cuore la problematica della tecnica

Segretaria                           - Non dovete tuttavia sottovalutare l'arte!

Segretario                          - L'arte     - questa si che è per me un'autenti­ca parola d'ordine di lotta!

Segretaria                           - È una buona cosa che vi stia tanto a cuore la problematica dell'arte

Plzàk                                  - Adesso basta! Vedo che cosi proprio non ci ca­piamo! Se per caso avete l'intenzione, sotto il trasparente ve­lo di un'aperta discussione, di silurare la cordiale atmosfera che sono riuscito a creare tra voi o se sperate addirittura di riuscire a minare il successo della nostra feste agreste, eb­bene vi dico subito che in questo collettivo cosi grani­ticamente unito non c'è posto per voialtri! Non ho inten­zione di coprire abusi di nessun genere, faccio l'inaugura­tore e non il capomafia! E se qualcuno qui ha intenzio­ne di giocarmi qualche brutto scherzo, parola mia, te lo ac­chiappo con queste mie zampe e te lo faccio volare come una trottola! Non mi venite più davanti finché non vi sarete fusi a un livello autenticamente umano. Carogne! (il segretario e la segretaria arretrano terrorizzati; Hugo mormora sottovoce tra sé)

Hugo                                  - (tra sé) Versi lirico-epici - chimizzazione della pras­si liquidativa       - impressionismo   - sistema periodico     - versi lirico-epici        - chimizzazione

Plzàk                                  - Ehi tu, di' un po'! Che ne pensi di questa faccen­da?

Hugo                                  - Io? Be', ecco, all'inizio la discussione era interessan­te, poi però ha un po' degenerato, nevvero? (Pausa) Certo è vero che anche all'inizio aveva già un certo carattere indebita­mente personale, anche se fino alla fine si può dire che si sia aggirata intorno a una problematica attuale e interessante, nevvero? (Pausa) Naturalmente mi rendo conto che la cosa va considerata sotto differenti aspetti e da diversi punti di vi­sta e che bisogna sempre soppesare tutti i prò e tutti i con­tro, non dico bene? (Pausa) In fondo tutti e due avevano un po' ragione e un po' torto - anzi, per dir meglio, avevano un po' torto e un po' ragione, nevvero? Forse è proprio cosi, vero? (Pausa) Già, in fondo penso proprio di si, anche se allo stesso tempo penso anche di no. Il fatto è che, insomma si, nessuno dei due ha tenuto sufficientemente presente che in avvenire l'arte troverà in certo modo il suo complemento nel­la tecnica - i versi lirico-epici costituiranno un valido aiuto al processo di chimizzazione della prassi liquidativa - il si­stema periodico degli elementi favorirà l'evoluzione dell'im­pressionismo          - in ogni prodotto della tecnica un piccolo spa­zio verrà specialmente riservato ai prodotti dell'espressione estetica       - i fumaioli delle centrali atomiche verranno affrescati dai nostri migliori paesaggisti - alla profondità di venti­mila leghe sotto i mari verranno aperte delle sale di lettura accessibili a tutti - le equazioni differenziali saranno scritte in versi - sul tetto dei ciclotroni verranno installati teatri di piccolo formato - e in quei teatri si reciteranno equazioni differenziali in versi - si insomma, come tra fratelli nevve-ro? (Plzàk guarda fissamente Hugo; questi, spaventato, tira fuori la sua carta d'identità e gliela mostra. Però Plzàk capi­sce alla rovescia, e frettolosamente tira fuori anche lui la propria carta d'identità e la mostra a Hugo. Quindi entram­bi si tranquillizzano)

Plzàk                                  - Parli bene tu. Si insomma, parli alla buona, come si parla tra amici. E tuttavia sei a un buon livello. Mi piaci. Inauguratore nato! Su coraggio, butta fuori: quand'è che hai abbandonato?

Hugo                                  - Ho sempre avuto un certo interesse per l'inaugura­zione

Plzàk                                  - E com'è che sei finito alla liquidazione? Un torto del passato regime?

Hugo                                  - Qualche volta si va dove ci porta il vento       -

Plzàk                                  - O forse una missione speciale?

Hugo                                  - Tutti abbiamo la nostra missione          -

Plzàk                                  - Capisco, una speciale missione di controllo sul campo di lavoro! Peccato, oggi non mi sentivo in forma!

Hugo                                  - Non è mica andata poi cosi male         -

Plzàk                                  - Sei un amico tu! Vedi, non vorrei che tu pensassi che io mi ti voglia appiccicare, non è questa la mia abitudine, ma devo dirti che, si insomma, a te mi sono subito affeziona­to, davvero!

Hugo                                  - E anch'io mi sono affezionato -

Plzàk                                  - E dammi del tu, perbacco, mi chiamo Ferda Plzàk!

Hugo                                  - Anch'io mi ti sono affezionato, Ferdone mio!

Plzàk                                  - Di' un po', gattino mio, che ne diresti se facessimo due chiacchiere tra noi, proprio a cuore aperto?

Hugo                                  - Due chiacchiere da uomo a uomo, Ferda?

Plzàk                                  - Ma certo! Che ne dici?

Hugo                                  - Ma certo! Se è tutta la serata che sto pensando quanto sarebbe bello fare una chiacchierata con te, proprio a cuore aperto! (Hugo si mette il naso di carta di Plzàk) Be', e che fa il vecchio, rompe le scatole come al solito?

Plzàk                                  - Lo sceriffo? Anche lui ha i suoi difetti, ma almeno lavora; se vai là lo trovi al chiodo anche adesso!

Hugo                                  - Di notte?

Plzàk                                  - Ma tu qui cosa stai liquidando?

Hugo                                  - Cosi che potrei andare da lui anche subito?

Plzàk                                  - Vai da lui?

Hugo                                  - Perché, non posso?

Plzàk                                  - E perché non dovresti andarci? Ma che c'è di nuo­vo, che c'è di nuovo?

Hugo                                  - Ma, nulla di speciale, vorrei far due chiacchiere         - spettegolare un po'

Plzàk                                  - Capisco, non voglio stare a curiosare   -

Hugo                                  - E perché non dovresti?

Plzàk                                  - Posso?

Hugo                                  - Ma certo!

Plzàk                                  - E allora, di' un po', che c'è di nuovo, che c'è di nuovo?

Hugo                                  - Ma, nulla di speciale, vorrei far due chiacchiere         - spettegolare un po'

Plzàk                                  - Capisco, non voglio stare a curiosare   -

Hugo                                  - E perché non dovresti?

Plzàk                                  - Posso?

Hugo                                  - Ma certo!

Plzàk                                  - E allora, di' un po', che c'è di nuovo, che c'è di nuovo?

Hugo                                  - Ma nulla di speciale, vorrei far due chiacchiere          - spettegolare un po'

Plzàk                                  - Bisogna riconoscere che anche al servizio inaugu­razioni sono stati commessi degli errori, questo lo sappiamo tutti! L'essenziale è che d'ora in poi sia un esperto a prende­re la faccenda in mano

Hugo                                  - Che ne dici - non cercherà di mettermi i bastoni fra le ruote?

Plzàk                                  - La necessità storica è necessità storica, questo lo capirà anche lui! Pesci ben più grossi di lui hanno dovuto capirlo!

Hugo                                  - In fondo sono un uomo come tutti gli altri, fatto di carne, sangue e latte - per me non c'è nulla di estraneo che mi sia umano!

Plzàk                                  - Perlomeno saprai comportarti con umanità - tu sai essere comprensivo con la gente, ed è quello che ci vuole.

Hugo                                  - Perché io le belle frasi non le sopporto e mi op­pongo risolutamente a ogni vaniloquio!

Plzàk                                  - Questo lo dico anch'io, e in piena sincerità, dav­vero! Come se noi due non ci conoscessimo anche troppo bene, gattino mio!

Hugo                                  - Per non parlare poi di quella gente incartapecorita che di fronte ai problemi più scottanti nasconde la testa sotto la sabbia!

Plzàk                                  - A me la verità non ha mai messo paura! Quando è in gioco la causa comune, gl'interessi personali bisogna lasciar­li da parte!

Hugo                                  - Certo che anche lui dovrà pure venirmi incontro - perdiana!, non siamo forse tutti quanti, insomma si, come figli di una stessa mamma?

Plzàk                                  - Sono perfettamente d'accordo con te! D'altronde non puoi mica fare d'ogni erba un fascio! Anche quando si effettua una liquidazione bisogna pure, insomma si, fare del­le distinzioni! Prendi per esempio uno come me             -

Hugo                                  - Be' lasciamo stare - sono contento di essere riu­scito a creare in mezzo a voi un'atmosfera cosi cordiale e pri­va di ufficialità        - ora però bisogna davvero che me ne vada! Tanto non ci salutiamo mica per l'ultima volta          - chissà che già domani non mi trovi in mezzo a voi come a casa mia!

Plzàk                                  - Con noi te la sbrigherai presto -

Hugo                                  - Be' e ora continua pure qui a chiacchierare senza di me

Plzàk                                  - Io ti capisco! È un'epoca burrascosa - tutto è in movimento

Hugo                                  - Riposati un po' -

Plzàk                                  - Tutto si evolve cosi in fretta     -

Hugo                                  - Sta' tranquillo, non ti agitare    -

Plzàk                                  - Ciò che oggi è nuovo, domani sarà già vecchio          -

Hugo                                  - Distenditi pure -

Plzàk                                  - Siamo in cerca di nuove strade            -

Hugo                                  - Mettiti a tuo agio          -

Plzàk                                  - Apriamo delle finestre -

Hugo                                  - Se vuoi togliti la giacca            -

Plzàk                                  - Il ghiaccio si fonde - comincia il disgelo         -

Hugo                                  - Magari levati pure le scarpe      -

Plzàk                                  - Ieri il servizio Inaugurazioni era ancora in testa - domani sarà in coda

Hugo                                  - Fatti una bella dormita             - perdiana!, anche gli inauguratori in fondo, insomma si, sono esseri umani come gli altri! Come si dice noialtri di Borgodisotto: afferra l'oc­casione per la coda! Scacco! (Hugo se ne va in fretta, mentre Plzàk rimane a sedere, come fulminato. Arrivano camminan­do lentamente il segretario e la segretaria. Una pausa, poi il segretario comincia con aria incerta ad esporre faticosamen­te le "ultime notizie". Plzàk rimane a sedere immobile con lo sguardo fisso davanti a sé, e non si accorge nemmeno di loro)

Segretario                          - Ormai ci siamo già un po' fusi - ci siamo raccontati vari fatti della nostra vita privata - ci siamo ti­rati delle pigne - ci siamo fatti il solletico       - ci siamo scam­biati delle bottarelle, delle spinte       - io ho tirato per i capelli la collega segretaria dell'ufficio Liquidazioni - la collega se­gretaria dell'ufficio Liquidazioni da parte sua mi ha dato un morso      - ma per scherzo! Poi ci siamo mostrati a vicenda certe interessanti particolarità del nostro corpo     - è stato dav­vero istruttivo     - in quell'occasione ci siamo anche tranquilla­mente messi le mani addosso - e infine ci siamo perfino dati più volte del tu!

Plzàk                                  - Ma lasciatemi stare! Be', che avete da restarvene li impalati? Pensate che a me me ne freghi qualcosa di voi due? Ma neanche un po', neanche un po'! Siete come aria per me, non esistete! Non vi vedo nemmeno! Be', e allora? Perché non ve ne andate? Il servizio Inaugurazioni è in liquidazione e c'è bisogno di voialtri! Non dovete perdervi lo spettacolo! (Plzàk esce infuriato. Il segretario resta per un po' con lo sguardo interrogativamente fisso davanti a sé, poi finalmente capisce e si mette a camminare tutto allegro su e giù per la scena)

Segretario                          - Ma bravi, bravissimi! (A un tratto si ferma) Il servizio Inaugurazioni si liquiderà secondo il sistema A o B? (Riprende a camminare su e giù) Bravissimi!

Segretaria                           - (mestamente) E questo è tutto quel che hai da dirmi, Peppino?

Segretario                          - Dovresti essere contenta che adesso almeno ci lasceranno in pace! Muoviamoci, andiamo a liquidare, altri­menti facciamo tardi. (La segretaria scoppia in singhiozzi ed esce in fretta. Dietro di lei esce anche il segretario con il volto illuminato da un radioso sorriso. Prima però che fac­ciano a tempo ad uscire, irrompe sulla scena l'infuriato Plzàk che grida loro in faccia)

Plzàk                                  - E se v'interessa saperlo, prima ancora che voialtri cominciate a liquidare, io sarò già a letto da un pezzo! A letto! A letto! (E Plzàk, infuriato, mostra loro la lingua)

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

L'ufficio del servizio Inaugurazioni. Davanti a un tavolo co­perto da un mare di carte siedono il Direttore e la Segreta­ria dell'ufficio Liquidazioni: prende di volta in volta le carte

 che il Direttore le porge, le registra, vi appone un segno di riconoscimento, il bollo e infine le ripone in un'enorme ce­sta che si trova li accanto. La conversazione tra i due non disturba minimamente lo svolgimento delle pratiche di li­quidazione.

Direttore                            - Collega segretaria dell'ufficio Liquidazioni     -

Segretaria                           - Prego?

Direttore                            - Posso rivolgerle una domanda?

Segretaria                           - Ma certo!

Direttore                            - Questa liquidazione durerà ancora un pezzo?

Segretaria                           - Perché me lo domanda?

Direttore                            - Non avrebbe voglia di andarsene a letto?

Segretaria                           - Che intende dire con ciò?

Direttore                            - Nulla di male

Segretaria                           - Non può durare a lungo, giacché la struttura organizzativa del servizio Inaugurazioni ci permette di pro­cedere secondo un nuovo e più rapido sistema: il sistema C, che risulta da una combinazione del sistema A col sistema B. Io ho cominciato dal basso secondo il sistema A, che consiste in una liquidazione preventiva con registrazione formale, men­tre il collega è partito dall'alto secondo il sistema B, che è una normale liquidazione delimitatoria. In tal modo procediamo praticamente l'uno contro l'altro.

Direttore                            - Capisco! Cosicché v'incontrerete a metà stra­da

Segretaria                           - No. Secondo lo schema-tipo della prassi liquidatoria dovremmo incontrarci al terzo piano. Ma non è escluso che il collega arrivi prima - è uno sgobbone.

Direttore                            - Il solito cretino, nevvero?

Segretaria                           - La prego di non esprimersi in tal modo sul suo conto. Perlomeno non in mia presenza   -

Direttore                            - Mi scusi - non sapevo   - {Breve pausa, final­mente la segretaria scoppia)

Segretaria                           - Be', mio Dio, che sarà mai? Forse non sono una donna anch'io?

Direttore                            - Ma se non ho detto nulla!

Segretaria                           - E allora mi scusi

Direttore                            - E cosi il suo collega può capitare qui da un momento all'altro!

Segretaria                           - Proprio cosi. Dobbiamo sbrigarci. (Nel frat­tempo la segretaria ha catalogato e quindi riposto nella cesta tutte le carte che erano sulla tavola; ora toglie di dosso al Direttore il camice nero, ne annota il numero d'inventario, vi applica il bollo e lo butta nella cesta. Durante il dialogo che segue, tra una frase e l'altra, liquida la giacca, la cravatta, la camicia e infine anche i calzoni del Direttore, cosicché dall'uscita della segretaria fino alla fine dell'atto il Direttore resta con addosso soltanto la canottiera e le mutande) Lei ha l'elenco delle forme liquidatorie?

Direttore                            - Si.

Segretaria                           - E anche l'elenco delle norme delimitatorie?

Direttore                            - Quello no.

Segretaria                           - Misura cinque? (Si riferisce al camice)

Direttore                            - Si.

Segretaria                           - Ma l'elenco delle forme liquidatorie non è valido se non è accompagnato dall'elenco delle norme deli­mitatorie!

Direttore                            - Ma non potrebbe bastare l'elenco delle nor­me liquidatorie redatto in base all'elenco delle forme deli­mitatorie?

Segretaria                           - Una tale prassi invaliderebbe tutta la liquida­zione.

Direttore                            - Ma non è una norma un tantino formale?

Segretaria                           - Al contrario, è una forma assolutamente nor­male. Che misure? (Si riferisce alla giacca)

Direttore                            - Sessanta di vita e trenta di spalle.

Segretaria                           - La fodera è strappata.

Direttore                            - Non voglio metterlo in dubbio, ma dove         -

Segretaria                           - Alla manica sinistra.

Direttore                            - Non voglio metterlo in dubbio, ma dove         -

Segretaria                           - È prescritto nel manuale delle norme liquida­torie.

Direttore                            - Non voglio metterlo in dubbio, ma in che se­de è stato discusso il contenuto di questo manuale?

Segretaria                           - Nel corso della riunione del comitato per la liquidazione che si è svolta quest'anno.

Direttore                            - E in quale sede è stato approvato?

Segretaria                           - Nel corso della conferenza liquidatoria del­l'anno scorso.

Direttore                            - E dichiarato legge fondamentale?

Segretaria                           - Al congresso per la liquidazione ' di due an­ni fa, congresso che del resto lei stesso ha inaugurato, e inaugurato, direi, in maniera eccellente; in quell'occasione lei recitò dei versi dal volume Splav di Sramek. Ricorda: Mille e mille ho udito   -

Direttore                            - Violini e flauti, ed era il maggio

 

Segretaria                           - O anche: Nella man destra una clava   -

Direttore                            - Nella sinistra una fanciulla vergine e bella       -

Segretaria                           - O ancora: Mi ascolti tu quadrifoglio, e ancor tu, verde trifoglio

Direttore                            - Oggi ormai non posso più nemmen chiamarlo amico

Segretaria                           - Oh, mio Dio! (Scoppia in pianto)

Direttore                            - Suvvia, collega segretaria dell'ufficio di liquida­zione - il sole non brilla per un solo fiore - in fondo lei è una donna - dunque sappia dominarsi!

Segretaria                           - (si domina e di colpo torna ad assumere il suo aspetto normale) E cosi lei non è a conoscenza della pre­scrizione relativa all'elenco delle norme delimitatorie?

Direttore                            - Mille e mille ho udito violini e flauti    - e cosi quell'elenco mi è sfuggito! (Confidenzialmente) La mia mente era cosi lontana da queste cose -

Segretaria                           - Ecco, lo vede! Se almeno si fosse trattato di un altro tipo di liquidazione, forse avrei anche potuto chiu­dere un occhio

Direttore                            - Ma di che tipo di liquidazione si tratta?

Segretaria                           - Di una liquidazione per via delimitatoria.

Direttore                            - E cosi verremo aggregati a un altro settore?

Segretaria                           - Probabilmente a quello degli stagnai.

Direttore                            - E come vi saremo organizzati?

Segretaria                           - Verranno costituiti dei cosiddetti "colinaustag" e cioè dei collettivi di costituzione mista, formati di regola da uno stagnaio e da otto inauguratori.

Direttore                            - E questi colinaustag cosa dovranno fare, sta­gnare o inaugurare?

Segretaria                           - Stagnare, naturalmente. Quanto di collo?

Direttore                            - Quaranta

Segretaria                           - Ecco fatto - e con ciò il sistema A sarebbe praticamente esaurito. (Mette via le sue carte e chiude la ce­sta) Adesso salgo al piano superiore; la cesta vengo a pren­dermela quando ripasserò di qui prima di andarmene. Il col­lega deve venire da un momento all'altro a fare il B    - Oh, mio Dio! Non sono più una donna, sono diventata un pezzo di legno! (La segretaria esce singhiozzando; il Direttore va alla cesta, l'apre e per un po' resta li a guardare con aria me­sta. Poi sospira)

Direttore                            - Eh, sono tempi difficili - (Dopo un po' si ri­prende, torna a sedere al tavolo, s'immerge di nuovo nelle sue fantasticherie finché le palpebre cominciano a abbassarglisi. Per un po' lotta col sonno, quindi si riscuote) Jarda, non ce­dere! (ilDirettore si addormenta. Entra Hugo ancora con il suo naso di carta)

Hugo                                  - Salve, sceriffo!

Direttore                            - (salta su di colpo) Che c'è? Ah si! Si, si - sono io - be', in certo modo           -

Hugo                                  - Ma lei si è spaventato!

Direttore                            - No, al contrario! Grazie mille!

Hugo                                  - Si rimetta pure a sedere! In fondo anche noi siamo esseri umani, no? Be', e i reni come vanno?

Direttore                            - Grazie! Il fegato

Hugo                                  - Non fa nulla, in fondo siamo tra amici, nevvero?

Direttore                            - Ma certo - naturalmente - (Pausa)

Hugo                                  - E allora, gattino mio, come stiamo? Che facciamo di bello?

Direttore                            - Mah, si sa! Campiamo - inauguriamo - gatti­no mio

Hugo                                  - In fondo è una buona cosa che si campi, campiamo pure! (Una pausa)

Direttore                            - E allora - tanto per dire - come si comin­cia?

Hugo                                  - Be' questo dipende - tanto per dire- da noi, nevvero?

Direttore                            - Non c'è dubbio - non c'è dubbio - (Pausa)

Hugo                                  - E cosi eccoci qui, sceriffo, e già!

Direttore                            - E già!

Hugo                                  - Ma sul serio "e già"!

Direttore                            - Dal momento che non c'è nulla in contrario sul serio "e già"!

Hugo                                  - Be', è un fatto realmente notevole essere qui! Noi nutriamo per loro un profondo rispetto! Siamo del parere che si tratti di una carica, insomma si, di alta responsabilità e altrettanto onorifica! Fumano?

Direttore                            - No, ringraziamo cordialmente. Naturalmente loro sanno che noi già ci aspettavamo la loro venuta! Anzi, già ce ne rallegravamo! Si accomodino     - fumano?

Hugo                                  - No, ringraziamo cordialmente. Naturalmente loro si rendono conto che noi, insomma si, comprendiamo benissi­mo l'immenso significato sociale del servizio Inaugurazioni nel quadro della nostra società, nonché quello della figura dello sceriffo nel quadro del servizio Inaugurazioni - fu­mano?

Direttore                            - No, ringraziamo cordialmente. Loro natural­mente si rendono conto che non si tratta del fatto che noi non vogliamo stagnare    - al contrario, noi siamo molto lieti di stagnare - ma, come potremmo dire         - Fumano?

Hugo                                  - No, ringraziamo cordialmente. Ben presto, almeno cosi crediamo, questa sarà come la nostra seconda casa. O forse loro non sono del nostro parere?

Direttore                            - Noi siamo perfettamente d'accordo. Fumano?

Hugo                                  - Non fumiamo - allora abbiamo compreso?

Direttore                            - Provvederemo! (Pausa)

Hugo                                  - Se permettono, cominceremo, per cosi dire, ab ovo: già come piccoli bambini inauguravamo tutti i nostri giochi infantili

Direttore                            - Che grazioso     -

Hugo                                  - Quando poi siamo cresciuti      -

Direttore                            - Intendono parlare della loro generazione?

Hugo                                  - No, di noi come singolo individuo. Del resto io non ho mai innalzato delle artificiali, barriere tra una genera­zione e l'altra.

Direttore                            - Neanch'io, neanch'io!

Hugo                                  - In fondo tutta l'umanità costituisce come una sola generazione, non è forse vero?

Direttore                            - Non v'è dubbio.

Hugo                                  - E cosi, poi quando sono cresciuto, ho continuato a inaugurare feste e seminari scolastici.

Direttore                            - Molto bello!

Hugo                                  - E cosi ancora oggi non mi lascio sfuggire nessuna occasione d'inaugurare!

Direttore                            - Davvero meritorio!

Hugo                                  - Grazie

Direttore                            - Sono davvero felice che sia proprio lei a veni­re da noi!

Hugo                                  - Molto gentile

Direttore                            - Sono sicuro che lei dimostrerà una particolare comprensione per la nostra particolare situazione.

Hugo                                  - Farò del mio meglio      -

Direttore                            - Il lavoro filerà liscio come l'olio.

Hugo                                  - Senza dubbio!

Direttore                            - Anche lei è di questo parere?

Hugo                                  - Senz'altro! Infatti io posseggo una quantità di predi­sposizioni e di qualità proprie dell'inauguratore, e credo an­che di essere in grado di comprendere, si insomma, il senso stesso e la missione dell'inaugurazione.

Direttore                            - Secondo la mia opinione, l'inaugurazione si può in certo modo definire come una forma specifica di la­voro educativo. O forse lei non crede?

Hugo                                  - Certo. Ma allo stesso tempo anche come un metodo specifico.

Direttore                            - Dunque una forma oppure un metodo?

Hugo                                  - Tutt'e due allo stesso tempo. E proprio in questa loro particolare connessione va fatto consistere il loro carat­tere specifico.

Direttore                            - Interessante!

Hugo                                  - Vero?

Direttore                            - Ma qual è allora il carattere specifico del con­tenuto dell'inaugurazione?

Hugo                                  - La sua forma specifica.

Direttore                            - Interessante!

Hugo                                  - Vero?

Direttore                            - Ma qual è allora il carattere specifico della for­ma dell'inaugurazione?

Hugo                                  - Il suo metodo specifico.

Direttore                            - Notevolissimo!

Hugo                                  - Vero?

Direttore                            - Ma qual è allora il carattere specifico del meto­do dell'inaugurazione?

Hugo                                  - Il suo specifico contenuto.

Direttore                            - Tre volte interessante!

Hugo                                  - Vero, vero, vero?

Direttore                            - Si.

Hugo                                  - Si. E questa specifica connessione si può definire la pietra triangolare dell'edificio dell'inaugurazione.

Direttore                            - Davvero?

Hugo                                  - Si. Inoltre il carattere specifico di questa pietra triangolare è appunto la sua triangolazione.

Direttore                            - Davvero?

Hugo                                  - Si.

Direttore                            - Questo è un contributo davvero interessante alla rovente problematica della teoria dell'inaugurazione!

Hugo                                  - Vero? Sono contento di vedere che ci capiamo!

Direttore                            - E anch'io ne sono molto contento!

Hugo                                  - Io sono sempre contento d'incontrare qualcuno che mi sia, si insomma, affine per opinioni e per sentimenti! Dia­moci del tu! Fumi?

Direttore                            - No, grazie. E tu?

Hugo                                  - No, grazie, neanch'io. E tu?

Direttore                            - No, grazie. E tu?

Hugo                                  - Non c'è di che. Vedi, vorrei che tu mi trattassi un po' come se fossi tuo padre!

Direttore                            - E tu come se io fossi tua madre!

Hugo                                  - Mamma - (Dietro le quinte fa capolino la Pludko­và)

Pludkovà                           - Che vuoi?

Hugo                                  - Da te niente! (la Pludkovà scompare) Vedi, io in sostanza sono venuto

Direttore                            - Lo so, lo so, ma non aver paura, io ti verrò in­contro! Sono perfettamente d'accordo con te, era ormai tem­po! Vedrai che sarai contento di me!

Hugo                                  - Vedi io, insomma si, in certo qual modo sento che, insomma si, sono come uno di voi. Non lo senti anche tu?

Direttore                            - È vero!

Hugo                                  - E vedrai che insieme ce la caveremo benone.

Direttore                            - Insomma, abbiamo proprio fortuna. Fumi?

Hugo                                  - No, e tu?

Direttore                            - No.

Hugo                                  - Dimmi un po', ma proprio con la mano sul cuore: non saresti per caso un po' non-fumatore?

Direttore                            - Macché!

Hugo                                  - A-ha, capisco.

Direttore                            - Be', va bene. Allora vogliamo cominciare, che ne dici?

Hugo                                  - Questo dipende solo e unicamente da te! Tu sei a casa tua e io sono quello che è venuto a romperti le scatole!

Direttore                            - Al contrario: sono io quello che ti rompe le scatole! E allora che mi dici, la vuoi fare questa inaugura­zione?

Hugo                                  - A-ha, vuoi prima provarmi, nevvero? E che cosa do­vrei inaugurare?

Direttore                            - Che cosa? Ma la liquidazione naturalmente!

Hugo                                  - La liquidazione? E di che cosa?

Direttore                            - Ma del servizio inaugurazioni, naturalmente!

Hugo                                  - Perbacco           - questa si eh'è pensata bene! È chia­ro che qui sotto gatta ci cova, ma io non mi lascio mica co­gliere!

Direttore                            - No?

Hugo                                  - No.

Direttore                            - E allora, secondo te, chi può inaugurare que­sta liquidazione?

Hugo                                  - Chi? Ma naturalmente l'inauguratore addetto.

Direttore                            - L'inauguratore addetto? Ma gl'inauguratori non possono inaugurare, dal momento che sono in liquidazione.

Hugo                                  - Questo è chiaro. E quindi l'inaugurazione dovrebbe venir fatta dall'impiegato addetto alla liquidazione.

Direttore                            - L'impiegato addetto alla liquidazione? Ma gli impiegati liquidatori hanno il compito di liquidare e non quello d'inaugurare!

Hugo                                  - Questo è chiaro! E pertanto si renderà necessario organizzare degli speciali corsi d'inaugurazione per gl'impie­gati dell'ufficio Liquidazioni.

Direttore                            - Credi?

Hugo                                  - Oppure magari dei corsi di liquidazione per gl'inau­guratori.

Direttore                            - Questo devi dirlo tu!

Hugo                                  - La cosa migliore sarebbe organizzare entrambi i corsi allo stesso tempo: degl'inauguratori farebbero lezione a dei liquidatori, mentre dei liquidatori farebbero lezione agli inauguratori.

Direttore                            - E a chi spetterebbe poi inaugurare la liquida­zione: a un liquidatore istruito da un inauguratore, oppure a un inauguratore istruito da un liquidatore?

Hugo                                  - Bisognerebbe organizzare ancora un altro corso: dei liquidatori istruiti nella tecnica dell'inaugurazione dovrebbero far lezione a degl'inauguratori istruiti nella tecnica della li­quidazione, mentre degl'inauguratori istruiti nella tecnica del­la liquidazione farebbero lezione a dei liquidatori istruiti nel­la tecnica dell'inaugurazione.

Direttore                            - E a chi spetterebbe poi inaugurare la liquida­zione: a un inauguratore istruito nella tecnica della liquida­zione che abbia seguito i corsi di liquidatori istruiti nella tecnica dell'inaugurazione, o a un liquidatore istruito nella tecnica dell'inaugurazione che abbia seguito i corsi d'inau­gurazione istruiti nella tecnica della liquidazione?

Hugo                                  - Ma naturalmente al secondo!

Direttore                            - Vedo che hai pensato proprio a tutto. In teo­ria. Tuttavia la prassi ci pone di fronte alla necessità di agire con la massima efficienza. Voglio che tu possa andartene a letto prima possibile. Del resto la liquidazione del servizio Inaugurazioni non costituirà certo un problema! Le carte le ho in ordine e la liquidazione secondo il sistema A è pra­ticamente già esaurita

Hugo                                  - Come sarebbe a dire, il servizio Inaugurazioni è in liquidazione?

Direttore                            - Purtroppo.

Hugo                                  - (depone sul tavolo il naso di carta) Purtroppo? Co­me sarebbe a dire purtroppo? Bisognerebbe piuttosto dire grazie a Dio, non ti pare?

Direttore                            - Cioè naturalmente volevo dire grazie a Dio! Anzi, ho detto grazie a Dio!

Hugo                                  - Hai detto davvero grazie a Dio?

Direttore                            - Ma certo! Come avrei potuto dire purtroppo!

Hugo                                  - Ti credo; voglio credere che tu abbia detto grazie a Dio. Dobbiamo pur credere nel prossimo. Purtroppo.

Direttore                            - Dovresti piuttosto dire grazie a Dio, non cre­di?

Hugo                                  - Ma naturalmente grazie a Dio! O forse tu sei dell'opinione che bisognerebbe dire purtroppo?

Direttore                            - Ma scusa, come potrei! Tutti noi sappiamo be­nissimo che il servizio Inaugurazioni è una mera sopravviven­za del passato! E anche se non si può negare che all'epoca della lotta contro alcune manifestazioni di burocratismo ap­parse in seno all'attività dell'ufficio Liquidazioni, il servizio Inaugurazioni            - per merito di alcuni inauguratori, che grazie a un rapporto con l'uomo sanamente libero da convenzio­nalismi e vivacemente dinamico, hanno dimostrato di essere in grado di aprire, anche su questo terreno inesplorato, una nuova strada, fertile di molte e preziose idee           - ha indiscuti­bilmente svolto un ruolo...

Hugo                                  - ...positivo, ciononostante correrebbe il rischio di ca­dere...

Direttore                            - ...in una forma di estremismo di chiara ispira­zione liberalistica colui il quale non fosse in grado di vedere questi tratti positivi temporalmente limitati sussunti nella prospettiva dell'ulteriore evoluzione del servizio Inaugura­zioni...

Hugo                                  - ...e che non sapesse scorgere, dietro il loro indi­rizzo forse anche soggettivamente positivo...

Direttore                            - ...la loro finalità ultima indubitabilmente e og­gettivamente negativa...

Direttore e Hugo               - (insieme) ...determinata dal fatto che, in conseguenza della malsana situazione di isolamento in cui è venuto a trovarsi tutto l'ufficio, sono stati acriticamente so­pravvalutati alcuni elementi positivi nel lavoro del servizio Inaugurazioni, mentre allo stesso tempo venivano unilateral­mente ingigantiti alcuni elementi negativi presenti nel lavoro dell'ufficio Liquidazioni, il che in definitiva ha portato come logica conseguenza, che, all'epoca in cui... (il direttore non rie­sce a tener dietro a Hugo)

Hugo                                  - ...la nuova attivizzazione di tutte le forze positive presenti in seno all'ufficio Liquidazioni ha posto di nuovo lo stesso ufficio Liquidazioni in testa al nostro fronte di la­voro, come un solido e valido bastione della nostra unità, in quel momento è stato purtroppo proprio il servizio Inaugura­zioni che è caduto in preda...

Direttore                            - ...all'isterica atmosfera determinata da alcune aberrazioni incontrollate...

Hugo                                  - ...che pur cercando di servirsi di argomenti appa­rentemente validi, tratti dall'arsenale liberale fatto di frasi astrattamente umanistiche, in realtà invece non oltrepassano i limiti di metodi di lavoro assolutamente convenzionali, che si riflettono ad esempio in forma tipica...

Direttore                            - ...della pseudofamiliare fraseologia inauguratoria, che dietro la prassi abitudinaria di un umanesimo me­ramente professionale cerca di nascondere la sua profonda inconsistenza concettuale, il che infine ha naturalmente con­dotto il servizio Inaugurazioni a svolgere il ruolo di affossa­tore del positivo sforzo di consolidamento in cui si è impe­gnato l'ufficio Liquidazioni, la cui espressione che storicamen­te dobbiamo considerare assolutamente necessaria consiste appunto nel saggio provvedimento della sua liquidazione!

Direttore                            - Concordo in tutto e per tutto!

Hugo                                  - Lei non sa far altro che concordare! No, no, se andiamo avanti cosi questa liquidazione non la faremo mai! Il tempo vola! Mi porti un caffè!

Direttore                            - Mi scusi, ma      -

Hugo                                  - Non c'è "ma" che tenga

Direttore                            - Non si tratta di "ma", ma vorrei dire    -

Hugo                                  - Allora questo "ma" lei lo vuole proprio dire?

Direttore                            - Non voglio dire "ma", ma         -

Hugo                                  - Può darsi che lei non voglia dire "ma, ma", però vuole almeno dire "ma", e per me questo è più che abbastan­za! Ci vuole ben altro che un "ma" per mettermi nel sacco!

Direttore                            - Mi scusi, ma - quante zollette di zucchero?

Hugo                                  - Ventiquattro. E le consiglio di lasciar perdere i giochetti di parole! Non è il momento adatto. (il direttore in­dietreggia spaventato, Hugo è ormai padrone del campo: si mette a passeggiare ostentatamente su e giù per la scena, os­serva attentamente ogni cosa con aria da intenditore, infine apre la cesta, e comincia a tirarne fuori con aria schifata gli abiti del Direttore. Entra il Segretario con in mano delle car­te;            - viene a ultimare la liquidazione)

Segretario                          - Buongiorno! Allora possiamo cominciare?

Hugo                                  - Ma certo. Dov'è la cassaforte?

Segretario                          - Questo deve saperlo lei!

 

Hugo                                  - Ma lei non lavora qui? Buongiorno!

Segretario                          - Voglio lavorare qui       -

Hugo                                  - E dove lavora?

Segretario                          - All'ufficio Liquidazioni (porgendogli la mano) Josef Dolezal.

Hugo                                  - E vuole lavorare qui?

Segretario                          - Devo lavorare qui

Hugo                                  - L'ufficio Liquidazioni è in liquidazione? Hugo Plu­dek.

Segretario                          - Come, come? L'ufficio Liquidazioni dev'essere liquidato? Josef Dolezal.

Hugo                                  - (porgendogli la mano) Hugo Pludek. O forse lei è del parere che non bisognerebbe liquidarlo? Hugo Pludek.

Segretario                          - Ma scusi! Tutti noi sappiamo benissimo che l'ufficio Liquidazioni è una mera sopravvivenza del passato! E anche se non si può negare che all'epoca della lotta contro certe aberrazioni incontrollate manifestatesi nell'attività del servizio Inaugurazioni l'ufficio Liquidazioni abbia svolto un ruolo indiscutibilmente positivo grazie ad alcuni precisi in­terventi liquidatori, ciononostante è chiaro che cadrebbe in un eccesso di nostalgico sentimentalismo...

Hugo                                  - ...e di conservatorismo burocratico, colui il quale....

Segretario                          - ...non fosse in grado di situare il lavoro svolto dall'ufficio Liquidazioni nella prospettiva del suo ulteriore svi­luppo, quando in conseguenza di numerosi e incontrollati in­terventi liquidatori diretti contro i molti elementi positivi pre­senti nell'attività svolta dal servizio Inaugurazioni...

Hugo                                  - ...esso è venuto a svolgere un ruolo innegabilmente negativo, situazione a cui si è giunti in dipendenza dell'attività di alcuni impiegati liquidatori...

Segretario                          - ...che sono venuti gradatamente anteponendo... Segretario e

Hugo                                  - (insieme) ...l'aspetto meramente am­ministrativo della prassi liquidatoria al suo contenuto sociale, il che ha conferito all'attività dell'ufficio Liquidazioni un ca­rattere insano e fine a se stesso, giacché essa in tal modo veni­va arbitrariamente avulsa dalla vita... (il Segretario non ce la fa a tener dietro a Hugo)

Hugo                                  - ...e deviata nelle acque stagnanti di un burocrati­smo fossilizzato, il che ha fatalmente lasciato le mani libere all'arbitraria attività di una cricca di avventurieri dell'inaugu­razione, che hanno abusato...

Segretario                          - ...dello sforzo benintenzionato...

Hugo                                  - ...teso a superare alcune unilaterali aberrazioni nell'attività del servizio Inaugurazioni per aggredire demagogica-mente tutte le sue forze realmente sane che sono riuscite a superare positivamente il difficile periodo della sua tempora­nea crisi grazie ad una moderna, vasta attivizzazione, sono riuscite nuovamente a portare il servizio Inaugurazioni alla testa del nostro sforzo teso al superamento di metodi fallaci, mentre allo stesso tempo rivelavano la funzione di autentico freno del nostro sviluppo, svolta dall'ufficio Liquidazioni, co­stringendo cosi letteralmente il nostro tempo a prendere su di sé il responsabile e coraggioso atto della sua liquidazione. Hu­go Pludek.

Segretario                          - Concordo in tutto e per tutto. Josef Dolezal.

Hugo                                  - Tanto meglio per lei! (Indica gli abiti che poco prima ha sparso qua e là per scena) Ma lo vede che roba? Questa è tutta opera loro! L'ufficio Liquidazioni è in liquida­zione e loro qui continuano tranquillamente a liquidare come se niente fosse!

Segretario                          - Ma allora il servizio Inaugurazioni è davvero in liquidazione?

Hugo                                  - Pensi un po'! Perfino ora che è stato fatto su di lo­ro un bel segno di croce, seguitano tranquillamente a fare il loro porco comodo! Cèrte cose io non le posso vedere! Vado a parlarci! (Hugo esce di slancio; entra il Direttore con il caffè e vedendo il Segretario si ferma)

Direttore                            - Buongiorno --

Segretario                          - Buongiorno      

Direttore                            - Lei è un collaboratore?

Segretario                          - Di chi?

Direttore                            - Di quello che dirige la liquidazione     -

Segretario                          - Ci mancherebbe altro! Non mi passa neanche per la testa di venir qui ad aiutare quelli che seguitano tran­quillamente a fare il loro porco comodo quando già da un pezzo è stato fatto su di loro un bel segno di croce! (Al Diret­tore casca di mano la tazzina; resta li come fulminato) Non sono cosi sciocco da non capire che sarebbe una mera assur­dità seguitare a liquidare proprio quando lo stesso ufficio Liquidazioni è in liquidazione! Del resto è stato lo stesso Hugo Pludek ad attirare la mia attenzione sull'insapienza di un tal modo di procedere.

Direttore                            - Ma chi è Hugo Pludek?

Segretario                          - Purtroppo non posso dirlo con esattezza, ma secondo ogni apparenza è certo qualcuno che ha a che fare con la liquidazione dell'ufficio Liquidazioni; anzi, è forse pro­prio lui che la dirige! (Una pausa, il Direttore raccoglie lentamente la tazzina) Be', va bene   - è ora che me ne vada          

Direttore                            - (inaspettatamente affibbia una manata sulle spalle del Segretario) Ma dove vuoi andartene, vecchio mio! Sie­diti piuttosto e facciamoci due chiacchiere! Su, butta fuori: com'è che sei capitato qui?

Segretario                          - Ma, sa com'è     - cosi   - ero venuto a dare un'occhiata - a far due chiacchiere - be' va bene - ora bi­sogna che vada

Direttore                            - (assestandogli un'altra manata sulle spalle) Ma dove vuoi andartene, vecchio mio! Siediti piuttosto e faccia­moci due chiacchiere! Su, butta fuori: com'è che sei capitato qui?

Segretario                          - Ma, sa com'è - cosi       - ero venuto a dare un'occhiata - à far due chiacchiere - be' va bene - ora bi­sogna che vada

Direttore                            - (assestandogli un'altra manata sulle spalle) Ma dove vuoi andartene, vecchio mio! Siediti piuttosto e faccia­moci due chiacchiere! Su, butta fuori: com'è che sei capitato qui?

Segretario                          - Ma, sa com'è     - cosi   - ero venuto a dare un'occhiata         

- a far due chiacchiere - (A un tratto, scoppian­do) Be', Dio mio, che sarà mai! Non lo sapevo, ecco tutto!

Direttore                            - (cercando di tranquillizzarlo) Be', Dio mio, che sarà mai! Non lo sapevi, ecco tutto!

Segretario                          - (si va tranquillizzando) Non lo sapevo, ecco tutto!

Direttore                            - Non lo sapevi, ecco tutto!

Segretario                          - (ormai calmo) Che sarà mai      -

Direttore                            - Be', Dio mio, che sarà mai - e poi, noi due non siamo forse amici per la pelle?

Segretario                          - Come?

Direttore                            - Ma si, amici siamo, amici per la pelle, picciuot-to!

Segretario                          - Che dicesti?

Direttore                            - Dissi che amici siamo, amici per la pelle, pic­chiotto!

Segretario                          - E con questo, che vorresti dire?

Direttore                            - Miezzeca picciuotto, non venirmi a fare il fin­to tonto! Ma che non siamo forse, per la Madonna, tutti per cosi dire figli di una stessa mamma?

Segretario                          - Siamo o non siamo, io non ne so niente; quel­lo che so è che ora devo andare a liquidare l'ufficio Liquida­zioni! Bacio le mani, mammetta bella! (il Segretario esce. Il Direttore si guarda intorno furtivamente, poi tira fuori segre­tamente dal cassetto una manciata di piselli che depone sul piano della scrivania. Entra Hugo. Con aria spaventata il Di­rettore torna a nascondersi i piselli nel cassetto)

Hugo                                  - E lei che sta facendo?

Direttore                            - E che dovrei fare? Sto liquidando.

Hugo                                  - Ma figlio mio, che cosa mi viene a dire! Non si metterà mica a liquidare proprio quando l'ufficio Liquidazio­ni è in liquidazione, spero! Lei ormai è un uomo fatto e non si metterà mica a farmi certe ragazzate! O forse preferireb­be che io dicessi una parolina lassù in alto? Se per un malin­teso concetto dell'eroismo lei vuole scavarsi la fossa con le sue stesse mani, me lo dica pure! In tal caso però io non rispondo di me stesso!

Direttore                            - Ma è la liquidazione che liquido, la liquidazio­ne!

Hugo                                  - Lo spero per lei! Dolezal se n'è già andato?

Direttore                            - Purtroppo - è uscito poco fa - ma forse lo potrebbe ancora raggiungere per le scale - devo corrergli dietro?

Hugo                                  - Vado a dare una mano ai ragazzi dell'ufficio Li­quidazioni, ma ho dimenticato di chiedere chi è che dirige la liquidazione naturalmente preferisco andare diretta­mente dal capo.

Direttore                            - Pludek.

Hugo                                  - Quale Pludek? Hugo?

Direttore                            - Proprio lui.

Hugo                                  - Benone. Vado subito a trovarlo! Spero bene che non vorrai giocarmi qualche brutto scherzo! In fondo ti vo­glio bene e mi dispiacerebbe davvero di doverti acchiappare con queste zampe e farti girare come una trottola! Ciao! (Hu­go esce di slancio, ma subito dopo rientra per prendere il suo naso di carta; se lo mette sul naso e esce di nuovo. Il Direttore resta un po' a guardare la porta da dove Hugo è uscito e poi gli mostra la lingua; quindi tira di nuovo furti­vamente fuori i suoi piselli, li depone silenziosamente sul ta­volo e a un tratto comincia a pestarli a tutta forza con i pugni. Entra la Segretaria)

Segretaria                           - A-ha! E cosi lei ricomincia a schiacciare i suoi pisolini?

Direttore                            - Mi scusi - mi scusi (il Direttore tenta di riporre frettolosamente i piselli nel cassetto, ma la Segreta­ria glieli strappa violentemente di mano e li getta nella cesta) 58

Segretaria                           - Dovrebbe vergognarsi! Lei crede forse che non siamo tutti stanchi? Eppure riusciamo tutti a resistere! Peppino è stato qui?

Direttore                            - Chi, Dolezal?

Segretaria                           - Si.

Direttore                            - È già uscito.

Segretaria                           - Lei può dirsi fortunato di essere un uomo! (Scoppia in pianto)

Direttore                            - Non vorrebbe trattenersi qui un momento? Co­si, fuori servizio. Lei avrebbe bisogno di distrarsi - in fondo è un essere umano anche lei!

Segretaria                           - Porco! (La Segretaria esce di slancio)

Direttore                            - Tanto si va con la cesta liquidare che alla fine la puoi dimenticare. Be' meno male - almeno mi resta un cantuccio dove schiacciare un pisolino - (il Direttore si fic­ca nella cesta. Entra la Segretaria)

Segretaria                           - Alto risuona un alito d'argento            -

Direttore                            - E ti promette un dono, il dono della vita! (La Segretaria entra nella cesta - con il gesto di chi s'immerge in un fiume. La cesta si richiude lentamente)

Fine del terzo atto

ATTO QUARTO

Siamo di nuovo nell'appartamento dei Pludek. Sono in scena Pludek e la Pludkovà, rispettivamente in pigiama e in vesta­glia.

Pludek                               - Del resto, quanto al Giappone - ma che ora sa­rà?

Pludkovà                           - Saranno le sei. Hai sentito?

Pludek                               - Ormai dovrebbe essere già qui! Che cosa?

Pludkovà                           - Avrà fatto tardi. Non erano dei passi?

Pludek                               - E perché mai dovrebbe aver fatto tardi? È il ven­to. Del resto, quanto al Giappone

Pludkovà                           - Magari si sarà ubriacato a quella festa agreste! Hai ragione, è soltanto il vento.

Pludek                               - Beve soltanto latte e certo là il latte non lo pas­sano! Ma non saranno davvero dei passi? Del resto, quanto al Giappone

Pludkovà                           - E perché non dovrebbero passarne? Ci sono bar dove vendono "solo latticini e cosi sarà anche per le feste agresti. Che fossero davvero dei passi?

Pludek                               - Non ci avevo pensato; allora è chiaro che si è ubriacato e ha fatto tardi. Ma a chi verrebbe in testa di an­darsene a passeggio nella nostra dispensa? È certo il vento.

Pludkovà                           - Viene dalla dispensa? Ieri li ho chiuso la fi­nestra.

Pludek                               - Ma allora che siano dei passi? Vado a vedere! Che cosa volevo poi dire del Giappone? (Pludek esce di sce­ na e lo si sente picchiare a una porta) Ripeto: chi è là? Chi è là? Ripeto: aprite immediatamente! Aprite immediatamente! (Si ode il cigolio di una porta) Gesùgiuseppemaria! (Pludek indietreggia spaventato sulla scena. Dietro di lui entrano in scena con aria colpevole Amàlka e Petr          - tutti e due indossa­ no soltanto dei cappotti buttati frettolosamente sulle spalle)

Pludkovà                           - Gesùgiuseppemaria! E voi che fate qui?

Amàlka                              - Signora, ho un telegramma per lei!

Pludek                               - E allora lo legga!

Amàlka                              - (leggendo) CARO OLDRICH, SONO VENUTO A SAPERE CHE TUO FIGLIO HUGO È STATO INCARI­CATO DI DIRIGERE LA LIQUIDAZIONE DELL'UFFI­CIO LIQUIDAZIONI. Ha scritto, Anicka? Si parte a mez­zogiorno. Non ce n'è bisogno, porterò del maiale in scatola. COLGO VOLENTIERI QUESTA OCCASIONE PER CON­GRATULARMI CON LUI PER QUESTO MAGNIFICO SUCCESSO. Davvero lei non è mai stata a Nespeky? La car­ta-carbone? Nel cassetto della scrivania di Hirsch. E che bo­schi! Scriva: DOBBIAMO VEDERCI UNA VOLTA O L'AL­TRA. Non si dimentichi - IL TUO FRANTA KALABIS -del costume da bagno!

Pludkovà                           - Hai sentito, Oldfich? La liquidazione dell'uf­ficio Liquidazioni!

Pludek                               - Ho sentito, Bozena. Jaros voleva diventare ore­fice e lo è diventato. Hugo ha pensato al suo avvenire e guar­da un po' che successone! Del resto, quanto al Giappone          

Pludkovà                           - (ad Amàlka) Ma voi che avete fatto tutta la notte in dispensa?

Amàlka                              - Abbiamo distribuito la posta. Arrivederci (Amàl­ka e Petr escono in opposte direzioni)

Pludkovà                           - Di' un po' Oldrich

Pludek                               - Che c'è?

Pludkovà                           - A Hugo è andata bene, non credi che adesso dovremmo un po' occuparci di Petr? In fondo è nostro figlio anche lui

Pludek                               - Lo ficcheremo in qualche redazione di giornale.

Pludkovà                           - Non troveranno da ridire perché ha l'aspetto di un intellettuale borghese? Se almeno non portasse quegli oc­chiali!

Pludek                               - D'intellettuali là dentro non ne avranno neanche uno, e cosi preferiranno averne uno borghese piuttosto che niente, almeno capirà qualcosa di politica. Agli occhiali, og­gi, non ci si bada nemmeno tanto! Non hanno suonato?

Pludkovà                           - No. (Suona il campanello)

Pludek                               - Ecco il nostro Hugo!

Pludkovà                           - Finalmente! (Entra Hugo, porta ancora il naso finto) Lo sapevo io che il nostro Ughetto non si sarebbe per­so!

Pludek                               - Ci si è messo di buzzo buono, quel brigante! Avresti dovuto preparargli qualcosa da mettere sotto i denti!

Pludkovà                           - Cosa credi che gli andrebbe, del latte?

Pludek                               - Un caffè piuttosto. Certo non ha chiuso occhio tut­ta la notte, poverino!

Pludkovà                           - Non ha dormito, ma gli è andata bene! Chissà, Oldrich, se vorrà ancora parlare con noi, ora che occupa una posizione cosi elevata!

Hugo                                  - Lui ha sempre una parola per tutti, anche per le persone più semplici! Proprio perché lo conosco sono venuto a far due chiacchiere con lui, e magari ad aiutarlo se posso. Io infatti vado sempre direttamente dal capo. Si può avere un caffeuccio?

Pludkovà                           - Subito, appena Ughetto sarà qui          -

Hugo                                  - Non è ancora rientrato?

Pludek                               - Avrà fatto tardi per quella liquidazione

Pludkovà                           - Liquidare l'ufficio Liquidazioni non è mica uno scherzo!

Hugo                                  - Il vostro Hugo liquida in un momento in cui l'uffi­cio Liquidazioni è in liquidazione?

Pludek                               - Mia moglie non voleva dir questo; voleva dire soltanto che Hugo non avrebbe dovuto fare quella liquida­zione.

Hugo                                  - Ma allora chi avrebbe liquidato l'ufficio Liquida­zioni?

Pludek                               - Il nostro Hugo.

Hugo                                  - Ma allora il vostro Hugo liquiderebbe in un mo­mento in cui l'ufficio Liquidazioni è in liquidazione?

Pludkovà                           - Mio marito non voleva dir questo; voleva di­re soltanto che Hugo non avrebbe dovuto fare quella liqui­dazione.

Hugo                                  - Ma allora chi avrebbe liquidato l'ufficio Liquida­zioni?

Pludkovà                           - Il nostro Hugo.

Pludek                               - Naturalmente

Pludkovà                           - Ma perché il nostro Hugo dovrebbe liquidare in un momento in cui l'ufficio Liquidazioni è in liquidazio­ne?

Pludek                               - Ma allora chi liquiderebbe l'ufficio Liquidazioni?

Pludkovà                           - Il nostro Hugo.

Pludek                               - Ma perché il nostro Hugo dovrebbe liquidare in un momento in cui l'ufficio Liquidazioni è in liquidazione?

Pludkovà                           - Ma allora chi liquiderebbe l'ufficio Liquidazio­ni?

Pludek                               - Il nostro Hugo.

Pludkovà                           - Cosi potrebbe andare!

Pludek                               - Però nessun dovrebbe venirlo a sapere!

Pludkovà                           - Chissà come fai a tener nascosta una cosa si­mile!

Pludek                               - Hugo non doveva accettare l'incarico di questa liquidazione!

Pludkovà                           - Se non l'avesse accettato l'ufficio Liquidazioni non sarebbe stato liquidato e cosi si sarebbe continuato a liquidare come prima. E perché poi proprio e soltanto il no­stro Hugo non dovrebbe liquidare? Ha fatto bene a non ri­fiutare!

Pludek                               - E guarda un po' ora che è successo: lui non ha rifiutato l'incarico, l'ufficio Liquidazioni viene liquidato, con ciò finisce ogni liquidazione e soltanto il nostro continua a liquidare come prima! Come niente magari finirà pure per avere delle noie

Pludkovà                           - Avrebbe dovuto rifiutare         -

Pludek                               - Al contrario: non avrebbe dovuto accettare!

Pludkovà                           - Al contrario: non avrebbe dovuto rifiutare!

Pludek                               - O forse non avrebbe fatto meglio ad accettare e allo stesso tempo non rifiutare?

Pludkovà                           - Piuttosto rifiutare e allo stesso tempo non ac­cettare!

Pludek                               - In tal caso sarebbe stato meglio non accettare, non rifiutare, accettare e rifiutare!

Pludkovà                           - E se invece avesse allo stesso tempo rifiutato, non accettato, non rifiutato e accettato?

Pludek                               - Chissà! È difficile saperlo. Ma lei cosa ne pensa?

Hugo                                  - Io? Be', io direi che avrebbe dovuto non accettare, non rifiutare, accettare e rifiutare e allo stesso tempo rifiutare, non accettare, non rifiutare e accettare. Oppure viceversa. Non hanno suonato?

Pludek                               - No. (In quel momento suona il campanello) Ec­colo il nostro Hugo!

Pludkovà                           - Finalmente! (Entra Amàlka e dopo di lei en­tra anche Petr)

AmAlka                             - (legge) CARO OLDRICH, HO SAPUTO PRO­PRIO ORA CHE ANCHE IL SERVIZIO INAUGURAZIONI È IN LIQUIDAZIONE E CHE AL TUO HUGO È STATO AFFIDATO IL RESPONSABILE COMPITO DI DIRIGE­RE QUESTA ARDUA LIQUIDAZIONE. Hai scritto, Anka? Come? Che sarà mai, mio Dio, due gocce di pioggia sulla via del ritorno! No, soltanto dopo il ponte di Branik. TI PREGO DI TRASMETTERGLI LE MIE PIÙ' SINCE­RE E FERVIDE CONGRATULAZIONI PER QUESTO SUO MAGNIFICO SUCCESSO. Proprio per questo, ragazza mia, proprio per questo! E che ".redi, che io non lo vorrei? Il di­vorzio non lo accetterebbe mai. MIO CARO OLDRICH, DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE VEDERCI QUANTO PRIMA PER FARE DUE CHIACCHIERE. Cerca di capire   - ho dei figli! TI RICORDI COSA FACEVAMO DA RA­GAZZI? Attenzione, sta venendo Hirsch! IL TUO FRAN-TISEK.

Pludkovà                           - Hai sentito, Oldrich? La liquidazione del ser­vizio Inaugurazioni!

Pludek                               - Ho sentito, Bozena. E che diceva Taros? La vita è un libro in bianco. Hugo sapeva bene cosa voleva scriverci, e guarda un po' che successone! Del resto, quanto al Giappo­ne

PludkovA                          - (ad Amàlka) E avete distribuito la posta tutta la notte, al buio?

AmAlka                             - Si è fulminata la lampadina      -

Pludkovà                           - La lampadina! E ora, se lei non sposa Petr      -

Amàlka                              - Ma noi vogliamo sposarci         -

Pludkovà                           - Infelice figliola! Petr è un intellettuale bor­ghese!

AmAlka                             - Petr studierà microbiologia! Buonasera! (Amàl­ka e Petr escono in direzioni opposte)

Pludkovà                           - Di' un po' Oldrich

Pludek                               - Che c'è?

Pludkovà                           - Hai sentito?

Hugo                                  - E cosi il vostro Hugo liquida non soltanto l'ufficio Liquidazioni, ma anche il servizio Inaugurazioni?

Pludek                               - E fa bene! Tutti e due questi uffici si sarebbero dovuti liquidare da un pezzo, perché sono entrambi mere so­pravvivenze del passato! Non dico bene?

Hugo                                  - Be', tutti naturalmente

Pludkovà                           - Vede     - mio marito con questo non intendeva dire che non sarebbe opportuno invece conservarli, qualora ciò si dimostrasse giustificato da un punto di vista tattico        -

Hugo                                  - Be', tutti noi naturalmente

Pludek                               - Vede     - mia moglie con questo non intedeva dire che non si dovrebbe invece liquidare il servizio Inaugurazioni e conservare l'ufficio Liquidazioni oppure liquidare l'ufficio Liquidazioni e conservare il servizio Inaugurazioni, qualora ciò si dimostrasse giustificato da un punto di vista strategi­co

Hugo                                  - Be', tutti noi naturalmente

Pludek                               - Vede     - mia moglie con questo non intendeva di­re che entrambi questi uffici non potrebbero venire invece in giusta misura conservati

Pludkovà                           - E allo stesso tempo in giusta misura liquida­ti

Pludek                               - Qualora ciò si dimostrasse giustificato            -

Pludkovà                           - Da un punto di vista strategico            -

Pludek                               - tattico    -

Hugo                                  - Be', tutti noi naturalmente        -

Pludkovà                           - Be', e allora?

Hugo                                  - Ecco, vede        - tutti noi naturalmente in quest'epo­ca procellosa stiamo ancora cercando un nostro proprio punto di vista          - non hanno suonato?

Pludek                               - No! (In quel momento suona il campanello) Ecco il nostro Hugo!

Pludkovà                           - Finalmente! (Entra Amàlka e dopo di lei entra anche Petr)

AmAlka                             - (legge) CARO, CARISSIMO OLDRICH, NON PUOI NEMMENO IMMAGINARTI QUALE GIOIOSA SOR­PRESA SIA STATA PER ME IL SAPERE CHE IL TUO

HUGO                               - ancora ieri aveva il cassetto ancora pieno di fogli di carta-carbone, non me li sarò mica mangiati io! Cheee?! E non vorreste per caso la pelliccia? Scrivete: HA RICEVUTO L'INCARICO STRAORDINARIAMENTE ONORIFICO E IMPORTANTE DI EDIFICARE SUI RUDERI DELL'EX-UFFICIO LIQUIDAZIONI E DELL'EX-SERVIZIO INAU­GURAZIONI UNA NUOVA GRANDE ISTITUZIONE, LA COMMISSIONE CENTRALE PER L'INAUGURAZIONE E LA LIQUIDAZIONE. Non sopporto le donne che piangono! Oh Dio Santo! TI PREGO DI TRASMETTERGLI IL MIO FERVIDO, FRATERNO SALUTO IN OCCASIONE DI QUESTO SUO SPLENDIDO SUCCESSO! Storie! Non vi credo! E anche se fosse vero bisogna toglierlo di mezzo! HO UNA TALE NOSTALGIA DI VEDERTI CHE NON POS­SO PIÙ' RESISTERE! Non mi farò ricattare, questo ve lo assicuro io!

IL TUO VECCHIO          - Bugiarda!

FEDELE                           - Idiota!

FRANTA                          - Sgualdrina!

Pludkovà                           - Hai sentito, Oldrich? L'edificazione della com­missione centrale per l'inaugurazione e la liquidazione!

Pludek                               - Ho sentito, Bozena. Jaros pensava sempre al suo avvenire, e studiava, studiava, studiava. Anche Hugo ha pensato al suo, e guarda un po' che successone! Del resto, quanto al Giappone

Pludkovà                           - (ad Amàlkà) Petr dovrebbe studiare micro­biologia? Che assurdità! Un membro delle classi medie non può occuparsi di simili piccolezze!

Amàlka                              - Petr e io ci amiamo e Petr verrà a vivere con me! Petr, andiamo!

Petr                                    - Addio! - (Amàlka e Petr si prendono per mano e escono pateticamente insieme di scena)

Pludkovà                           - Di' un po', Oldrich        -

Pludek                               - Che c'è?

Pludkovà                           - Hai sentito che cosa è stato capace di dirci nostro figlio?

Pludek                               - Bozena, qualcosa mi dice che abbiamo ormai perduto un figlio, ma qualcos'altro mi dice che non è poi un male che nostra nuora sia figlia di un portiere, eh-eh!

Pludkovà                           - In fondo un portiere appartiene alla classe la­voratrice

Pludek                               - A dire il vero, non è che vi appartenga diretta­mente, ma in ogni caso sa parecchie cose sul conto della classe lavoratrice

Pludkovà                           - Amàlka e la microbiologia sono stati più forti di noi, cosicché Hugo rimane l'unica speranza della famiglia. Cosa volevi dire a proposito del Giappone?

Pludek                               - (a Hugo) Mi dica un po', ma lei poi chi sarebbe?

Hugo                                  - Io? Chi sono io? Ecco, vede, a me non piacciono certe domande poste in maniera cosi unilaterale, non mi piacciono affatto! È forse possibile porre delle domande in modo cosi semplicistico? In qualsiasi modo si risponda a certe domande non si è mai in grado di cogliere tutta la ve­rità, ma sempre e soltanto una sua parte limitata: l'uomo è qualcosa di cosi ricco, cosi complesso, multiforme e protei­forme che non esiste né una parola, né una frase, né un libro, nulla insomma che possa descriverlo e contenerlo in tutta la sua estensione. Nell'uomo non vi è nulla di perma­nente, nulla di eterno, di assoluto; l'uomo è mutamento in­cessante, ma un mutamento ardito ed eroico! Oggi è ormai passato il tempo delle categorie statiche e immutabili, quan­do A era soltanto A e B sempre e soltanto B; oggi sappiamo benissimo che A può essere spesso allo stesso tempo B, e B allo stesso tempo A; che B può essere B, ma anche A e C; cosi come C può essere non soltanto C, ma anche A, B e D; e anzi in determinate circostanze F può essere addirittura Q, Y e magari R! Certo tutti voi sentite che ciò che sentite oggi non lo sentivate ieri, e ciò che sentivate ieri non lo sentite più oggi, ma che forse lo sentirete di nuovo magari domani, mentre ciò che sentirete dopodomani forse ancora non l'ave­te mai sentito! Lo sentite? E non è neppure tanto difficile capire che coloro che oggi capiscono soltanto l'oggi sono sol­tanto una nuova edizione di coloro che ieri capivano soltanto l'ieri, mentre noi sappiamo benissimo che oggi è indispensa­bile capire in qualche modo anche l'ieri, giacché nessuno è in grado di sapere se l'ieri non tornerà magari domani! La verità è altrettanto complessa e multiforme come ogni altra cosa a questo mondo - la calamita, il telefono, i versi di Branislav, la calamita         - e tutti noi siamo allo stesso tempo un po' di quel che siamo stati ieri e di quel che siamo oggi; e un po' anche non siamo; in generale si può dire che tutti noi un po' siamo e allo stesso tempo anche non siamo; qualcuno è di più e qualcuno è di meno; qualcuno soltanto è, qualcuno è soltanto e qualcuno soltanto non è; cosicché nessuno di noi completamente è e allo stesso tempo completamente non è; il vero problema sta soltanto in questo: quando sia meglio essere di più o essere di meno, e quando viceversa sia meglio essere di meno e non essere di più; del resto può anche capi­tare che colui che è troppo, ben presto possa non essere af­fatto, mentre colui che in una determinata situazione e in certa misura sa astenersi dall'essere, può invece tanto me­glio essere in una nuova situazione. Non so se voi volete più essere o più non essere, e quando volete essere e quando non essere, ma io voglio essere sempre e pertanto devo allo stesso tempo anche un po' non essere     - giacché l'uomo si esaurisce molto di meno se ogni tanto un po' non è! E se in questo momento si può dire che io sono relativamente poco, sono in grado di assicurarvi che ben presto sarò forse molto di più di quanto io sia mai stato   - e poi di tutto questo possiamo parlarne un'altra volta, anche se su di un piano al­quanto diverso! Scacco matto! (Hugo esce)

Pludkovà                           - Di' un po', Oldrich        -

Pludek                               - Che c'è?

Pludkovà                           - Non ha parlato male, vero?

Pludek                               - Ha parlato magnificamente, e sai perché?

Pludkovà                           - Perché?

Pludek                               - Perché evidentemente ha nel sangue la sana fi­losofia delle classi medie! Si sa che a Peretola senza galóches non ci arriva neanche Jaros! (Canterellando) Il popol nostro mai non finirà, il mal del mondo tutto vincerà!

Pludkovà                           - Finché non arriveranno i giapponesi e allora poi neppure un cane si ricorderà più di noi! (In quel momen­to si sente abbaiare nell'armadio)

Pludek                               - Bozka, sono già arrivati! (Dall'armadio esce Plzàk che avanza fino alla ribalta)

Plzàk                                  - (rivolto al pubblico) E ora, si insomma, andatevene per i fatti vostri senza tante discussioni!

FINE