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FIAMMELLINA

Commedia in un atto

di Serafino e gioachino quintero

(Traduzione di Gilberto Beccari)

PERSONAGGI

FIAMMELLINA

GIACOMO

Commedia formattata da

Una stanzetta, in casa di Fiammellina, bella sartina di Aremeles del Rio. Una porta a destra e una a sinistra. Al fondo una finestra che dà sopra un patio pieno di luce. Pochi mobili, In i quali è essenziale un tavolino da lavoro, una macchina da cucire e un telaio da ricamo. Fiammellina, seduta vicino alla finestra, cuce canticchiando, inquieta e nervosa, è una ragazza che prende fuoco per nulla e il nome le è ben appropriato inoltre si trova in un momento di crisi di cuore,,.

Fiammellina                  - (cantando) « E' una pena per il cieco - noi sapere dove va; - ma più grande è ancor la mia, che la tua intenzione non sa ». (Parlando) A causa di « lui » ho cucito la manica al rovescio! (Getta via il cucito e si alza irritatissima) Ma non è possibile, non è possibile, io non ho la testa al cucito! Ah, questi dannati uomini!... Dove ho messo il ventaglio? Dove l'ho messo? Eccolo. (Si sventola in /imo) Morirò come San Lorenzo per quel posapiano di Giacomo: abbrustolita! Mio Dio, che vampe alla faccia! Uffa! (Cammina su e giù per qualche istante, rabbiosa e come dando ragione a se stessa). Senti, Fiammellina, ti conviene di più cucire. (Torna a sedersi per questo) Volevo dire a scucire; pei- B che ora debbo scucire questa manica. (Lo fa tutto d'un fiato) Fra poco la rompo! Se poi avessi dovuto anche ricomprare la stoffa!... Accidempoli agli uomini!... (Canta come prima, mi solo i due primi versi. Quindi si alza di scatto) Ah, non cucio, non cucio, e non cucio! Come si fa a cucire? Se dalle unghie mi sprizza l'elettricità! Ah!... (Passeggia, si siede, si alza,» sventola e non sta un momento ferma) Eh! si dice presto due anni! Due anni! Si dice presto! Il carnevale coi suoi balli, li Quaresima coi suoi digiuni, la Settimana Santa con la Pasqua, la primavera... l'estate con le bagnature, la vendemmia e le feste di Natale. E poi si comincia un'altra volta col capodanno e si finisce con la notte di San Silvestro. Due anni passano presto, non è vero? Ma sono due anni che quel pezzo di piombo viene tutti i giorni in casa!... Perché io gli piaccio... lo so che gli piaccio... come lui piace a me, disgraziatamente,  questo è il guaio! .. E non mi ha detto ancora: « Fiammellina, avvicinati un po' che voglio accendere una sigaretta! ». Neppure del tu mi ha dato!  Per me, deve avere il sangue di pulce! In tutto il paese non se ne trova un altro uguale. Che  cosa avrò fatto io perché Iddio voglia punirmi cosi? Io che sono un fuoco d'artifizio, un topomatto, innamorarmi di un uomo che anche a spegnere un fiammifero ci mette il suo tempo!  Quando basta fare così!  (Soffia con veemenza) Ed è bell'e spento!... Ma oggi non se n'esce! Oggi voglio chiarirei la situazione. O lui mi dice le sue intenzioni o io gli dico» che le seggiole le ha riscaldate abbastanza e che non si faccia più Ardere!... Che non si faccia più vedere!... Si dice bene, ma poi!.., (Si siede un'altra volta per cucire) In ogni modo: ho deciso. Non voglio mica passar la mia gioventù in questo modo!  Da oggi non se n'esce ; non se n'esce!  (Canterella di nuovo la strofetta) Eccolo!... Lo riconosco al passo. Per smuovere una gamba chiede il permesso all'altra... e non tutte le volte riceve questo permesso... Che uomo!

Giacomo                       - (di dentro) Si può?

Fiammellina                  - Avanti! (Pausa) Avanti! (Nuova pausa. Alzandosi ed aprendo la porta di sinistra) Ma è morto?

Giacomo                       - (entrando) Mi nascondevo... Buon giorno... Mi nascondevo i legacci delle scarpe... siccome a lei non piace vederli.

Fiammellina                  - È non ha avuto tempo in tut­ta la mattina per nascondere i legacci? (Reprimendosi) Be', si accomodi, che sarà stanco dell'esercizio. (.Si siede).

Giacomo                       - (è un bel giovanotto del popolo, simpatico, ma lento nel parlare, comodo nei movimenti e nei gesti fino alla disperazione) Ora mi siederò. Prima voglio posare il cappello. (Infatti lo posa sopra, una sedia, non senza averla prima spolverata col fazzoletto).

Fiammellina                  - Non si macchia; non abbia paura.

Giacomo                       - E' l'abitudine del caffè... E suo padre come sta?

Fiammellina                  - Bene, grazie.

Giacomo                       - E sua madre, la sua sorellina?

Fiammellina                  - (di scatto) Sta bene tutta la famiglia!

Giacomo                       - Ma che cos'ha, oggi?

Fiammellina                  - Niente.

Giacomo                       - Ora mi siederò. (Avvicina una sedia a quella della ragazza e la spolvera come ha fatto con l'altra sedia).

Fiammellina                  - L'abitudine del caffè.

Giacomo                       - Già.

Fiammellina                  - Se non andasse al caffè per­derebbe questa bella abitudine.

Giacomo                       - Ci andrò per poco. Perché ho notato da due anni che il caffè mi eccita.

Fiammellina                  - Certo, a lei conviene la sal­sapariglia, per rinfrescarsi il sangue!

Giacomo                       - Com'è spiritosa! Quanto mi pia­ce parlar con lei, Fiammellina!

Fiammellina                  - Ah sì? Anch'io me ne sono accorta da due anni!

Giacomo                       - Strano. Da principio venivano a chiacchierare suo padre, sua madre, la sua so­rellina, suo zio,., e poi a poco a poco, con una scusa o con l'altra, non si sono visti più. Totale: ci hanno lasciati noi due soli.

Fiammellina                  - Badi di non rimanere solo del tutto!

Giacomo                       - Deve uscire anche lei?

Fiammellina                  - Debbo andare a riportare una sottana. Che ore sono?

Giacomo                       - Che ore sono?... Aspetti. Sono uscito di casa alle dicci e un quarto. Da casa mia al caffè che è lì accanto, dieci minuti. To­tale: le dieci e venticinque. Ho preso un caffelatte e un bicchierino. Totale: le undici meno un quarto. Sono andato alla cantina di Ruffo: le undici meno dieci. Ho parlato con lui se si dà o non si dà lo zolfato alle viti: le undici e cin­que.

Fiammellina                  - (esplodendo) Ma non ce l'ha l'orologio ?

Giacomo                       - Ce l'ho; ma mi piace calcolare il tempo così...

Fiammellina                  - E mentre fa tutti codesti cal­coli suona l'orologio di piazza!

Giacomo                       - Tanto meglio: così rimetto il mio.

Fiammellina                  - E che ore fa il suo?

Giacomo                       - (lo estrae e lo mette all'orecchio) Con la chiesa o con la stazione?

Fiammellina                  - (alzandosi) Ma vada al dia­volo! Mi dia l'orologio. (Glielo toglie di mano, lo guarda e glielo restituisce furiosa) Le dodici meno un quarto! Finalmente! Dio mio, che uo­mo! Per perdere il tempo sembra fatto ap­posta! (Siede di nuovo).

Giacomo                       - Mio padre mi diceva: a Chi va piano, va sano e... ».

Fiammellina                  - Ma vada svelto, qualche voi. ta, per vedere se si dimentica di andar piano!

Giacomo                       - E' una cosa ereditaria.

Fiammellina                  - E vuol far carriera?...

Giacomo                       - Non c'è mica bisogno di correre per far carriera! Del resto ho studiato per tele, gr arista.

Fiammellina                  - (dando in una risata) Tele­grafista lei? Ah, ah, ah!

Giacomo                       - Cosa c'è da ridere? Telegrafi­sta, si...

Fiammellina                  - (tornando ad alzarsi) Ma an­diamo! Ha fatto bene a non seguitare. Prima dei suoi telegrammi sarebbero arrivate tutte le lettere!

Giacomo                       - Che vivacità di spirito!

Fiammellina                  - E' una cosa ereditaria anche questa.

                                      - (Pausa. Giacomo la guarda inebriato. Ella, nella speranza che il glovinotto si decida e si dichiari una buona volta, lo invita con occhia­tine incoraggianti).

Giacomo                       - Lei ha sempre il riso sulle labbra.

Fiammellina                  - Sempre, no.

Giacomo                       - Davanti a me, per lo meno.

Fiammellina                  - Se non me ne desse il mo­tivo...

                                      - (Nuova pausa. Ella lo guarda fisso; egli la guarda pure, ma senza rendersi conto dell'in­tenzione che ella mette nei suoi occhi).

Giacomo                       - Che bellezza quando due si guardano così come noi, altro che per guardarsi, sen­za dirsi niente e come se dicessero qualche co­sa!... E’ una nella cosa!

Fiammellina                  - (disperata) Che bella cosa! Che bella cosa!

Giacomo                       - (alzandosi) Mi lascia fumare una sigaretta?

Fiammellina                  - Fumi tutto quel che vuole!

Giacomo                       - Se si deve stizzire non fumo.

Fiammellina                  - Stizzirmi io? Per me può fumare finché ha fiato!

Giacomo                       - Ma che cos'ha oggi?

Fiammellina                  - Non trovo un gomitolo... che cerco da due anni!

Giacomo                       - Come si fa ad arrabbiarsi per cer­te cose! (Si affaccia alla finestra e si distrae a mandar fuori piano piano il fumo della siga­retta) Guardi, guardi come se ne va il fumo!...

Fiammellina                  - (soffia) Ah, non ne posso più! Chi mi tiene dal gettarlo dalla finestra! (Si siede).

Giacomo                       - E' uscito il signor Frasquito! De­ve essere stato a parlare con suo padre giù in bottega; sono molto amici...

Fiammellina                  - Ed ora lo saranno ancor di più. Il signor Frasquito ha un figlio giovanotto...

Giacomo                       - Giovanni... Un tipo molto simpa­tico e molto serio.

Fiammellina                  - Vero?...

Giacomo                       - Ho capito: gli piace la sua sorel­lina?...

Fiammellina                  - No. (Indica se stessa).

Giacomo                       - Come?

Fiammellina                  - (ripete il gesto) Gli piac­cio io!

Giacomo                       - (sorpreso) Gli piace lei?

Fiammellina                  - Sì, gli piaccio io! Non posso piacere alla gente? Sono così brutta?...

Giacomo                       - Non lo dica nemmeno per scher­zo! Ma ha parlato qualche volta con Giovanni?

Fiammellina                  - Tante volte! Non siamo for­se vicini?

Giacomo -                     - Ora non si burli di me. Le do­mando se ha parlato con lui di certe cose.

Fiammellina                  - E' naturale!

Giacomo                       - Quando?

Fiammellina                  - Anche ieri sera.

Giacomo                       - Ieri sera? A che ora?

Fiammellina                  - A che ora? Stia a sentire... (Rifacendogli il verso, dì cattivo umore) Ho fi­nito di cenare... saranno state le otto. Sì: era­no le otto; ricordo che ha suonato a mortorio. Sono stata a fare due ciarle con Mariquita, quel­la che sta qui accanto, sa? Totale: le otto e dieci. Dopo è ventilo il giornale della sera e ho letto al babbo la cronaca. Totale: le otto even­ti. Poi è venuto lei... e abbiamo parlato come di consueto. Totale: le dieci e mezzo. Lei» n'è andato...

Giacomo                       - Ma lei si burla di me, Fiammellina?

Fiammellina                  - Burlarmi di lei? Calcolo il tempo col suo sistema!  Così se un giorno mi scordo dell'orologio o mi si guasta!

Giacomo                       - E' che ho fretta di sapere..,

Fiammellina                  - Che carattere vivace!... Pia.' no, piano... come diceva suo padre: chi va piano va sano... Che ingegno aveva quell'uomo!

Giacomo                       - Andiamo... parliamo sul serio.

Fiammellina                  - Che cosa c'è?

Giacomo                       - C'è... c'è... Mi faccia il favore di sedersi vicino a me.

Fiammellina                  - (porta una sedia vicino a quello di Giacomo, cerca tranquillamente un cencio qualunque e finisce per spolverare con ara canzonatoria la sedia).

Giacomo                       - Ma che cosa fa?

Fiammellina                  - E' l'abitudine del caffè! Tutto è contagioso.

Giacomo                       - Non ho detto che ho bisogno di parlarle sul serio?

Fiammellina                  - E chi scherza?

Giacomo                       - (serissimo) E' vero che lei piace a Giovanni?

Fiammellina                  - Vada a domandarglielo, giacché, a quanto pare, è un fenomeno che io possa piacere. Sta lì di fronte.

Giacomo                       - Ed è vero che Giovanni piace a lei?

Fiammellina                  - Sissignore, mi piace.

Giacomo                       - Le piace?

Fiammellina                  - Mi piace, mi piace! E sa perché mi piace? Perché ha del sangue nelle ve­ne! Perché se mi vede sulla porta di casa si avvicina a me e mi dice venticinque paroline il minuto! (Si alza per rendere al vivo la scena) « Graziosa! bellina! visino di cielo! boccuccia da baci! corpicino di piuma! benedetti sian gli occhi con cui mi guardi e la bocca con cui ti ridi di me! e la manina con cui mi respingi perché io non mi avvicini! e il lettino dove vai a cori-carti per sognare di me!... benedetta tu sia da capo a piedi! ». E questo me lo dice con rat fuoco negli occhi e nelle parole, come l'uomo sa dire certe cose alla donna che vuol far sua per la vita, non come dice lei che si dà o non si dà lo zolfo alle viti!... Sangue di pulce, pesapiano! (Torna a sedersi, ma lontano da lui).

 

Giacomo                       - (schiacciati) dalla rivelazione) Sta bene! Mi ha lasciato senza temperatura. Vuol dire che non mi è valso niente venire in questa casa per due anni, senza mancare un giorno?

Fiammeluna                  - L'unico che ci ha guadagna­to è il seggiolaio!

Giacomo                       - Lasci andare gli scherzi!

Fiammellina                  - Si spieghi allora!

Giacomo                       - (un pò commosso) Volevo dire: clic cosa mi è valso venire a casa sua tutti i giorni... se lei non ha compreso che io l'amo?

Fiammellina                  - (fingendo una gran sorpresa, dopo un movimento d'allegria) Che lei mi ama?

Giacomo                       - Se vengo tutti i giorni!

Fiammeluna                  - Anche il lattaio viene tutti i giorni!

Giacomo                       - Ma guarda che paragoni! Sono già due anni che io...

Fiammeluna                  - E voleva seguitare ancora?...

Giacomo                       - E' naturale! Fino a che...

Fiammeluna                  - Fino a che?...

Giacomo                       - Fino a che...

Fiammeluna                  - Fino a che non le tiravo die­tro il tavolino da lavoro! (Si alza).

Giacomo                       - Ma che carattere vivace!... Lei sa, del resto, che io sono sempre pronto ai suoi comandi.

Fiammellina                  - (buriana) Allora, quando esce, vada giù in bottega da mio padre e gli faccia le sue congratulazioni.

Giacomo                       - (con sospetto) Le congratulazio­ni? Di che cosa?

Fiammellina                  - Perché ha saputo... che Gio. vanni... si è fidanzato...

Giacomo                       - Con chi?,.. (Allarmato).

Fiammeluna                  - Con mia sorella.

Gacomo                        - (pazzo di gioia) Ah, con sua sorel­la! Mi torna la temperatura! E quando è stato? Quando è stato?

Fiammeluna                  - Gli piacque domenica scor­sa... glielo disse il lunedì... e il martedì si è fi­danzato.

Giacomo                       - Così presto?... Mi torna la tem­peratura!

Fiammeluna                  - Badi che non le vada via per sempre!

Giacomo                       - Io seguiterò a venire tutti i giorni!

Fiammellina                  - (atterrita) Come?...

Giacomo                       - (timoroso) Vorrebbe proibirmi di venire?

Fiammeluna                  - Io le dico solo una cosa: lemassime sagge di suo padre se le serbi nel taccuino; che con me non servono.

Giacomo                       - E che cosa debbo fare?

Fiammellina                  - Mi lasci parlare e stia bene attento. Domattina alle cinque vado in chiesa a pregare come ogni tredici del mese: è una promessa che ho fatto alla Madonna. Alle sette vado in piazza a vedere se ci sono fiori e se non ci sono passo dall'orto di Beppina; poi faccio una passeggiatala lungo il fiume; dopo andrò in casa di Manuela, perché ha una bambina ammalala. Poi vengo a casa a mangiare un boc­cone: durante la colazione mi affaccerò alla fi­nestra di via Lunga, al balcone che dà su via Corta e alla terrazza della piazzetta. Dopo mi recherò a casa della signora Garbosa... a ripor­tarle un vestito, e a casa del signor Andrea per vedere se mi paga il conto... dopo andrò dal pasticcere, poi a comprare un merletto, a ri­prendere le scarpine dal calzolaio... e infine dove mi pare e piace. Ebbene; stia bene atten­to: in tutti questi luoghi voglio vederla. (Gia­como si alza spaventato) E se manca in uno solo di questi posti, io tarderò a dirle che l'amo quanto lei ha tardato a dirlo a me. Siamo inte­si? A domani allora. E si sgranchisca! (Va risolutamente verso la porta di destra).

Giacomo                       - Ma ascolti, Fiammellina!

Fiammellina                  - A domani, e si sgranchisca!

Giacomo                       - Ma lei capirà che in tre strade allo stesso tempo!...

Fiammellina                  - Così si dimostra l'affetto! A domani, e si sgranchisca! (Esce decisa dalla porta di destra, lasciandolo con la parola in bocca).

Giacomo                       - (pronto a morire per lei) A do­mani, Fiammellina. Farò tutto quello che vuoi tu. (Esce piano piano dalla porta di sinistra guardando verso l'altra).

Fiammellina                  - ("rientrando da destra come un fulmine) Finalmente!... Ma ci ho rimesso un polmone... per farmi intendere! C'è voluto tut­to il tuo fuoco, Fiammellina! (Si affaccia alla finestra tutta contente.) Addio, Giacomo, a do­mani!

Già comò                      - (dentro) Se lo vorrà Iddio, Fiam­mellina!

Fiammellina                  - (ritirandosi! dalla finestra, sor­ridendo) Vorrà! vorrà!... Perché non deve volere, se vuole Giacomo... e se voglio io?... (Abbassa gli occhi).

FINE