Figlio mio figlio tuo

Stampa questo copione

FIGLIO MIO FIGLIO TUO

FIGLIO MIO FIGLIO TUO
(Codice genetico)

commedia in quattro atti di

Sergio Fedro

PERSONAGGI:

Vincenzo Accongia impiegato
Lucia Accongia sua moglie
Riccardo Trivoli fratello di Lucia
Gustavo il pensionato
Carolina sua moglie
Mirella figlia di Gustavo
Liana donna malata
Fabio figlio di Liana
Gino, Giorgio, Marco figli di Vincenzo


LA SCENA:

Ci troviamo, ai giorni nostri, in un piccolo paese del centro-sud, uno dei tanti, nella casa di Vincenzo Accongia, un impiegato comunale. Lo spazio è arredato in modo essenziale: un tavolo con delle sedie al centro, qualche poltrona, un divano e una credenza sulla parete. Il classico ambiente piccolo borghese, un po’ salotto e un po’ sala da pranzo, né troppo sontuoso, né troppo povero e disadorno.


PRIMO ATTO
==========

Scena n.1 (Vincenzo, Lucia, poi Gustavo)

Vincenzo va su e giù per la stanza, mentre Lucia, sua moglie, è seduta al tavolo.

VINCENZO (proseguendo il discorso)-…è inutile che ti dica quale deve essere la nostra accoglienza: deve essere di prim’ordine. Bisogna farlo sentire a proprio agio in tutto e per tutto, come stesse in casa sua!-
LUCIA – Mi sorprende sentire questo, considerando che tra te e mio fratello, quando stava qui, non c’è stato mai sintonia! –
VINCENZO – E’ vero: non posso negare che tra noi due, a quell’epoca, non ci fossero delle incomprensioni, ma affermare che ci sarebbe stata dell’antipatia, mi sembra esagerato!-
LUCIA – Ma se disapprovavi tutto di lui, le abitudini, le compagnie, insomma il suo modo esuberante di essere!-
VINCENZO- (dopo una piccola pausa) - Eravamo tanto giovani allora e le proprie convinzioni erano determinate, molte volte, da innocenti invidie giovanili e si manifestavano con l’incoscienza tipica di quell’età. Con gli anni si matura però, e tuo fratello, ed io stesso, abbiamo avuto il mutamento che compete le persone adulte e che ci ha dato modo di occupare, nella società civile, il posto che meritiamo. Riccardo lo ha dimostrato costruendo quello che ha fatto, mentre io, occupando il mio posto di responsabilità al comune.-
LUCIA – Non credo, obbiettivamente, si possa fare alcun paragone tra il tuo piccolo lavoro comunale e…Riccardo: è improponibile!-
VINCENZO – Non posso negarlo: nella vita, però, ognuno per proprio conto ha la sua parte di responsabilità. Piccola o grande che sia, è essenziale che si abbia la forza di sostenerla con capacità, e meritarsi prima l’apprezzamento di chi ci sta intorno poi, la stima di sé stesso. Ma…questo è un altro discorso: ora dobbiamo pensare a ricevere Riccardo come si deve.-
LUCIA –A me lo dici? Se avessi posseduto una casa più grande, con una camera in più, lo avrei perfino sistemato con noi!-
VINCENZO – Per la verità, questo si poteva fare. Stringendoci un po’, la soluzione ci poteva anche essere.-
LUCIA – Avevo anche avuto un’idea in questo senso. Marco, infatti, sarebbe potuto andare a dormire da tua sorella Teresa: lei ha tanto spazio! Ma, riflettendoci, visto come sono andate le cose, Riccardo, non ha voluto proprio dormire qui da noi, nel letto di Marco, nella stessa camera di Gino e Giorgio.-
VINCENZO – Hai ragione, tuo fratello, di sicuro, ha preferito conservare la libertà e l’intimità della sua età. –
LUCIA – Quando gli comunicai la mia idea, la rifiutò energicamente e mi fece prenotare una camera presso l’hotel Mimosa. –
VINCENZO – Noi, tuttavia, quando arriverà, la stanza in casa gliela proporremo lo stesso. A volte, il solo fatto che gli sia offerta, potrebbe fargli piacere.-
LUCIA – (ironica) La tua piaggeria mi commuove! -

Si sente il campanello dell’ingresso.

VINCENZO – Deve essere Gustavo: vuole attendere Riccardo qui da noi! –
LUCIA – (con meraviglia) Possibile che tu l’abbia avvisato dell’arrivo? Non hai stima di lui e lo inviti qui! –
VINCENZO – M’è sembrata una buon’idea! Che male ho fatto? Ho pensato che gli avrebbe fatto piacere, riabbracciare il suo vecchio amico!-
LUCIA – Sono sicura che gli avresti procurato più piacere, se gli avessi offerto un bicchiere di cognac al bar!-
VINCENZO – (andando ad aprire) – Poi, affermi che sono io quello, cui non piace! Il bicchiere gliel’offrirò comunque per festeggiare l’arrivo di mio cognato!-

Sulla soglia della comune, compare un uomo sulla sessantina, il cui aspetto è quello di chi si è lasciato andare: barba incolta e vestiti afflosciati.

VINCENZO – Uèh Gustavo, vieni. Entra!-
GUSTAVO – E’ arrivato? –
VINCENZO- Non ancora: lo stiamo aspettando. (guarda l’orologio)- Sono le diciassette e trenta e l’arrivo dell’aereo era per le quindici. Gino e Giorgio sono andati a prenderlo all’aeroporto con la macchina: a momenti dovrebbero essere qui!-
GUSTAVO – E bravo Riccardo: dopo ventisette anni di Canada, fa ritorno a casa. Chi l’avrebbe mai detto: bisogna festeggiare, bere qualcosa di buono…!-
LUCIA – Gustavo, fallo almeno arrivare, a bere, ci sarà tempo!–
GUSTAVO – Pensavo…-
VINCENZO – Sì, sì tu pensavi…fammi il piacere, va! –

Si sente in strada un’auto che si arresta, e lo sbattere degli sportelli.

VINCENZO – Sono loro! –
LUCIA – (si affaccia alla finestra) Riccardo! –

Escono tutti per la comune, incontro al nuovo venuto. Si sentono voci eccitate e scoppi di pianto, fuori scena. Poi rientrano.

Scena n.2 (gli stessi, più Riccardo Trivoli, Gino e Giorgio)

VINCENZO – Caro cognato, ti trovo bene! –

Il nuovo venuto è un signore sulla sessantina, portati bene. Il suo aspetto è piacente e gli abiti, anche se un po’ appariscenti, sono piuttosto eleganti. Ai festeggiamenti si uniscono anche Giorgio e Gino pur avendolo già fatto all’aeroporto. Lucia piangendo chiama a se il fratello.

LUCIA – Riccardo, Riccardo vieni! –
RICCARDO (col cuore traboccante di commozione si butta tra le sue braccia) – Lucia, quanto tempo è passato…!
LUCIA – Mi pare un secolo…! –

I due restano a lungo abbracciati, mentre gli altri, commossi, fanno festa.

RICCARDO -(liberandosi dell’abbraccio di Lucia) – Vincenzo, vieni: fatti vedere. (lo abbraccia) Stavi aspettando che partissi per sposare mia sorella, vecchio testardo! –
VINCENZO – Con te qui, non ci sarei riuscito! –
RICCARDO – Infatti: allora, piacevi solo a Lucia, non a me e mamma! -
LUCIA - (inalberandosi) – Uèh, volete ricominciare? –
RICCARDO –Per carità: credete che abbia attraversato l’oceano per venire a litigare?-
VINCENZO – Questo vale anche per me. Adesso, però, guarda chi c’è qui ad aspettarti! –

Si rivolge verso Gustavo che era rimasto un po’ in disparte.

RICCARDO – Come no, Gustavo, mio buon amico!

Si abbracciano e Gustavo scoppia in un pianto a dirotto.

RICCARDO – Su, su, non fare così: sono arrivato, e vi mettete tutti a piangere, invece di festeggiare!-
LUCIA – Piangiamo per la gioia di riaverti tra noi!
RICCARDO – Adesso, raccontatemi: cosa si fa qui di bello?-
VINCENZO – Che vuoi che succeda? Il paese è cresciuto tanto, circolano parecchi soldi, ma la mentalità della gente, pressappoco, è rimasta meschina e gretta come sempre! -
RICCARDO – Parlatemi di voi allora: tu, Gustavo, hai preso moglie, hai dei figli? –
GUSTAVO – Come, non lo sai? Quando partisti, mi presi Carolina! Carolina, non te la ricordi? Stava con te prima! Abbiamo quattro bei figli adesso, due maschi e due femmine!-
RICCARDO – L’hai sposata, Carolina, allora: l’avevo sempre detto che lei amava solamente te! –
VINCENZO – La sua prima figlia è anche la fidanzata del nostro Gino! –
RICCARDO – Ah, adesso diventeremo parenti, oltre che amici!–
GIORGIO – Zio, raccontaci qualcosa del Canada: è come
l’America, quella che si vede nei film? –

Lucia gli indica il divano, invitandolo a sedere.

RICCARDO – Beh, se per America, intendi gli Stati Uniti, yes, il Canada è un po’ come l’America! Lì tutto è grande e straordinario!-
GUSTAVO – Eh sì, laggiù si possono inseguire i sogni. Ognuno può trovare il suo filone d’oro, come si suole dire! –
RICCARDO – E’ vero: ma ci vuole soprattutto voglia di lavorare, di fare tutto bene! Ti dico ancora una cosa, le miniere non si trovano per strada: la mia, non l’ho trovata dietro l’angolo! Sapessi quanto mi è costato stare lontano di casa, dal paese, dalle persone care, in un luogo sconosciuto, completamente diverso da quello in cui avevo vissuto!-
LUCIA – Basta parlare di queste cose tristi, adesso sei tra noi e dobbiamo solo festeggiare. Vado a preparare il caffè! (esce)
GUSTAVO – No, io al posto del caffè, preferisco…-
LUCIA – Sì, lo so cosa preferisci tu…va bene! -
VINCENZO – (riprendendo il discorso di prima)- …Ma quando si ha voglia e costanza come te…-
RICCARDO – Molte volte non basta, credetemi: anche in Canada, di fortuna, ce ne vuole parecchia!-
GUSTAVO – (con tono d’autocommiserazione) Beh, quella ci vuole sempre in tutti i posti, in Canada come qui in paese!-

Segue un breve silenzio velato di mestizia, un po’ imbarazzante, che è interrotto dall’entrata di Lucia con il caffè e il liquore.

LUCIA – Cos’è questo mortorio? Su, servitevi, e diciamo solo cose allegre!-

Tutti prendono le bevande dal vassoio e bevono. Dopo di che, Lucia esce nuovamente col vassoio.

VINCENZO-(mitigando l’amarezza di Gustavo)Però in Canada, la fortuna è più a portata di mano: s’incontra facilmente!-
GIORGIO – Già, il sogno americano! –
RICCARDO – E’ vero: io la fortuna vera, la incontrai quando conobbi Eleonor!-
LUCIA – (rientrando) – La tua povera moglie!-
RICCARDO – Yes! Eleonor era la figlia del principale. Il boss era un triestino emigrato in Canada all’inizio del secolo. (si commuove e stenta a parlare) Come sapete, purtroppo Eleonor mi ha lasciato: un male brutto me l’ha portata via! (qualche lacrima gli scende sul viso) La sua famiglia, mi prese, in principio, a servizio nella loro piccola trattoria all’italiana, alla periferia di Toronto. Sulle prime, quella signorinetta, non l’avevo notata, ma in seguito mi accorsi molto bene di lei. Era carina, dolce e gentile con me. Mi piaceva. In breve tempo diventammo amici e, di lì a breve, c’innamorammo! –
GUSTAVO – Vecchio volpone, hai continuato a fare strage di cuori anche in Canada! –
LUCIA – (entrando) Che c’era di male! Riccardo era un bel ragazzo e, se ricordate, qui, in paese, quasi tutte le ragazze da marito, a quei tempi, erano cotte di lui! –
RICCARDO – Come mai m’era capitato prima, quella volta, non feci proprio niente perché, ciò che dici, avvenisse. Non si poteva sapere, come avrebbero reagito i suoi genitori: potevo anche essere anche licenziato! I sentimenti della figlia, più palesi, e i miei, più nascosti, non tardarono ad essere notati dal boss e da sua moglie che, anziché adombrarsene, sembrava favorissero entrambi il nostro rapporto. Erano molto soddisfatti del mio lavoro e, da parte mia, non facevo niente che potesse scontentarli. Di lì ad un anno, mi sposai con Eleonor. Le giornate trascorrevano nella nostra occupazione quotidiana ed eravamo felici di stare fianco a fianco nel lavoro. La trattoria, intanto, diretta da me e sotto la spinta d’entrambi, progrediva. I clienti aumentavano di giorno in giorno, e dovetti assumere un altro cuoco. Trovai un connazionale, un ottimo ragazzo di Macerata, emigrato con la famiglia intera. Nel frattempo, però, perdemmo il povero Gigi, mio suocero. Tutta la responsabilità cadde, allora, su di me e mia moglie. Eravamo assillati dalla clientela, e, non riuscendo più a sistemare altri tavoli nel locale, fummo costretti a trovarne uno più grande. Così, a poco a poco, ci siamo ingranditi tantissimo! –
VINCENZO – Lo sappiamo: i giornali hanno parlato ampiamente di te, di quello che sei riuscito a fare.-
GUSTAVO – E’ vero Riccardo, che possiedi una casa bellissima dove c’è anche la piscina e tanti servitori? –
RICCARDO – Sapessi, per mantenerla, quanto mi costa: un occhio della testa! –
VINCENZO – Come fai da solo, a mandare avanti tutta questa baracca: aziende, ristoranti e case? –
RICCARDO – Beh, ho direttori, amministratori, ma mi costa lo stesso un sacco di fatica, oltre che migliaia di dollari l’anno! Ma, cambiamo discorso. Parlatemi di voi, invece: Gino e Giorgio già un poco li conosco: sono venuti a prendermi all’aeroporto e abbiamo parlato in macchina, l’altro, Marco, il più piccolo, non lo vedo, però! –
LUCIA – Marco, sarebbe voluto rimanere ad aspettarti, se non avesse dovuto partecipare ad una partita di pallamano: non poteva assolutamte mancare! Lui studia e, da grande, vorrebbe fare l’insegnante! Gino, il più grande, come già sai, è ragioniere e si arrangia in giro un po’ qua un po’ là, presso qualche commercialista. Il padre è convinto che non appena escono i concorsi s’impiegherà al comune. Giorgio fa il meccanico: sta imparando il mestiere. –
RICCARDO – Come vi ammiro! Faccio i complimenti pure a te, Gustavo, per i tuoi quattro figli: una vera benedizione! Eleonor a me, purtroppo, non ne ha dati! –
LUCIA – Riccardo, non rammaricarti: si vede che il Signore, per qualche suo disegno, non te li ha voluto dare! –
RICCARDO – Da quando ho perso lei, sono rimasto solo, terribilmente solo! Sono stato fortunato da un lato, ma molto sfortunato da un altro. Eleonor ogni volta che rimaneva incinta, non riusciva a tenere il bambino. L’ho condotta dai migliori specialisti, ma è stato tutto inutile. Ho accumulato col lavoro una fortuna, ho creato un piccolo impero, per chi? Adesso non ha più senso per me lavorare! –
GUSTAVO – Allora, goditi i tuoi soldi, che aspetti! –
VINCENZO – Per te, sarebbe come dire, che se li deve bere tutti, come stai facendo tu? –
LUCIA – Smettila: lascialo in pace! -
GUSTAVO – Beh, io che c’entro? Io sono un’altra cosa! Io…io…beh, lascia andare: parliamo d’altro, invece! Ti ricordi, Riccardo, quante ne abbiamo combinate? –
RICCARDO – Yes, le ragazze: che ne è stato di loro? –
GUSTAVO – Le ragazze? Le signore, vuoi dire! Sono tutte sposate, con mariti e figli. Viola…Viola è morta, poco dopo la tua partenza. –
RICCARDO – Lo so, Lucia me lo fece sapere per lettera! –
LUCIA – Quella ragazza non stava mai bene: sempre malaticcia. Si seppe dopo, ch’era stata l’epatite a portarsela!–
RICCARDO – Quando lo seppi, fui immensamente addolorato!-
LUCIA – Il suo, era un destino segnato: se fossi rimasto, forse, con quella ragazza ti saresti sposato, e, la tua condizione, sarebbe stata certamente quella d’un vedovo! –
RICCARDO – Chi può dirlo? Il cammino del destino è imprevedibile: è possibile che il suo cambiasse! –
LUCIA – Sei rammaricato di non averlo fatto? Le volevi bene, allora! –
GUSTAVO – Sì, come a tutte le altre! –
LUCIA – Non fare l’impertinente, Gustavo! –
RICCARDO – Se fossi restato, forse, sarebbe accaduto! –
VINCENZO – Così, sei partito e…non è successo niente! -
LUCIA – L’avresti fatta venire da te in Canada? –
RICCARDO – Può darsi! Se non avessi conosciuto Eleonor, forse l’avrei fatto! –
VINCENZO – Peggio! Col male che aveva, era destinata a non vivere a lungo. Saresti rimasto subito solo, in quella terra lontana e, forse, la fortuna ti avrebbe voltato le spalle! Sono convinto che senza avere più niente che ti legava lì, per il dolore, saresti tornato subito, più in canna di prima! –
LUCIA – Credi? Riccardo ha avuto sempre un carattere forte!-
RICCARDO – Chi può dirlo? Di fronte a certe sventure, anche una roccia vacilla! –

Segue una breve pausa.

LUCIA – Gustavo, sto preparando la cena, se ti fermi, c’è anche posto per te! –
GUSTAVO – No, no ti ringrazio Lucia. Vado via invece. Carolina mi aspetta! Ci sarà occasione per stare insieme!–
RICCARDO – Non fare complimenti: se Lucia t’invita, significa che lo fa di tutto cuore! –
GUSTAVO – No, vado via: sei tornato e vorranno stare un po’ solo con te. Avranno tante cose da dirti; sarà per un’altra volta!–
GINO – Aspetta, t’accompagno! –
LUCIA – Non tardare, la cena è quasi pronta! –
GINO – Vado un po’ da Mirella e torno! –
GIORGIO – Vengo pure io! Porto le valigie di zio in albergo! –
LUCIA – Non tardate! –
RICCARDO – Gino, dopo, voglio conoscere la tua ragazza! –
GINO – Mamma, se vuoi, l’invito a venire anche adesso! –
LUCIA – Sì, portala! –
GINO – Cena con noi? –
LUCIA – Va bene, ma sbrigatevi a tornare! –

Gino, Giorgio e Gustavo, via dalla comune.

VINCENZO – Riccardo, perché poi hai voluto farti prenotare in albergo: potevi alloggiare qui da noi! Il posto lo avremmo trovato! –
RICCARDO – Grazie tante! Credo che non sia giusto, per un vecchietto come me, stare nella camera coi ragazzi e per giunta costringere uno di loro a sfrattare! –
VINCENZO – Marco, poteva andare a dormire da mia sorella: in casa ha tanto posto! –
RICCARDO – Per un mese? No, ti ringrazio! Sarebbe stata una soluzione sbagliata. Il boy non può stare per tutto il tempo a dormire in un letto non suo e cambiare le sue abitudini. Vado in albergo: lì, starò bene ugualmente, magari, a pranzo da voi, ci verrò spesso. Questo sì, lo farò molto volentieri! –
VINCENZO – Perché dici questo? A Marco non sarebbe dispiaciuto, anzi avresti fatto moltissimo piacere a lui, ed altrettanto a noi, se fossi rimasto in casa! –
RICCARDO – Ne sono convinto! –
VINCENZO – L’albergo si può ancora disdire! –
RICCARDO – Non insistere, Vincenzo: ormai è fatta! –
VINCENZO – Allora,ci accontenteremo di averti ogni giorno a pranzo, va bene? –
RICCARDO – Non tutti i giorni, ma ci verrò spesso!-
LUCIA - (come infastidita dall’affettata cortesia del marito) Riccardo, deve fare quello che si sente di fare! Non condizionarlo! Se vuole, può venire a suo piacimento: questa è anche casa sua! –
VINCENZO – Lo dicevo, perché mi faceva piacere! Certamente: questa è casa sua, ed è sempre aperta! –

Si sentono delle voci avvicinarsi, provenienti dall’esterno. Entrano Gino, Giorgio, una ragazza ed un ragazzo vestito con una tuta sportiva.

Scena n.3 (Vincenzo, Lucia, Riccardo. Più Gino, Giorgio, Marco e Mirella)

GIORGIO – Zio, tutto a posto: le valige sono in albergo! –
RICCARDO – (al ragazzo in tuta) – Tu sei Marco, vero? Vieni che ti abbraccio!-

Il ragazzo gli va incontro e si abbracciano.

GINO – Questa è Mirella, la mia fidanzata! –
MIRELLA – (allungando la mano)- Piacere! –
RICCARDO – Tu saresti la figlia di Gustavo…-
MIRELLA - …e di Carolina! –
RICCARDO – Già: di Carolina, come no! –
LUCIA – Su, è quasi pronto! Marco, vai a cambiarti. Hai fatto la doccia? –
MARCO – Sì l’ho fatta già! Vado un attimo in camera! (esce)-
LUCIA – Riccardo, ti ho preparato quello che a te piace tanto. Indovina? –
RICCARDO – Orecchiette con le rape! –
LUCIA – Come la faceva la mamma! –
RICCARDO – Con le cime di rape… –
LUCIA - …e tanto peperoncino! –

Rientra Marco.

VINCENZO – Marco, dà una mano ad apparecchiare! –
MIRELLA – Lascia, lo faccio io! – (si mette ad armeggiare con la tovaglia, piatti e posate)
RICCARDO – (osservando la ragazza) – Mirella è una vera bellezza!-
LUCIA – (entrando dalla cucina con una zuppiera fumante)- …ed è anche brava! Su, tutti seduti! –

Tutti, prendono posto a tavola.

RICCARDO – Credo che Gino la meriti proprio! –
VINCENZO – Senza alcun dubbio e non appena entra al comune, se vogliono, li faccio sposare! –
GINO – Papà…! –
VINCENZO – (sorpreso) – Che ho detto? Ah, non volete! Allora ritiro la proposta! –

Si mettono tutti a ridere.

RICCARDO – Tu, Giorgio, allora vuoi fare il maccanico? –
GIORGIO – Sto imparando, e un giorno avrò un’officina tutta mia! –
RICCARDO – Fai bene, i meccanici guadagnano bene! –
VINCENZO - …ed hanno sempre lavoro! –
RICCARDO – E Marco, cosa vuole fare da grande? –
MARCO – Zio, dopo essermi laureato, vorrei insegnare!-
VINCENZO – Vuole iscriversi a lettere moderne. Glielo sto sempre a dire: non farlo! Io vorrei che diventasse un dottore commercialista. Ai tempi d’oggi, tutti hanno bisogno di ricorrere a loro! –
RICCARDO – A chi lo dici! Io do loro migliaia di dollari l’anno! E delle loro consulenze non riesco a fare a meno! –
VINCENZO – Diglielo tu allora e speriamo che ti ascolti! –
RICCARDO – E’ una cosa che deve decidere lui. Non si deve mai costringere un ragazzo! –
VINCENZO – Non lo costringe nessuno: gli do solo un consiglio!
RICCARDO – (alzandosi all’improvviso con un bicchiere di vino in mano) – A questo punto, voglio proporre un brindisi. Voglio brindare alla bella famiglia di mio cognato e mia sorella!–
VINCENZO – Brindiamo pure come ha detto Riccardo, ma più tardi ne faremo un altro, se permettete, per festeggiare il suo ritorno tra noi! –

Alzano tutti i bicchieri e brindano.

RICCARDO – Adesso, desidero fare un applauso a Lucia per le sue orecchiette: sono state straordinarie! Erano anni che non le mangiavo! –

Applaudono tutti.

LUCIA – Sono contenta di vederti allegro, Riccardo! Quando sei arrivato ti ho visto un po’ preoccupato! –
RICCARDO – Preoccupato io? Forse un po’ stanco per il viaggio! –
LUCIA – (come impartendo un’ordine) - Dopo cena, te ne vai in albergo e ti riposi! –
RICCARDO – Vincenzo, hai una bella famiglia. Mi piace proprio! –
VINCENZO – Sono proprio contento che tu lo dica: ho dei buoni ragazzi, lo so e, anche se mi procurano un sacco di pensieri, la baracca va avanti lo stesso! –
RICCARDO – Non preoccuparti: ci sono qui io! No? –
VINCENZO – Grazie, ma questo, per me, è un punto d’onore: nessun aiuto, non ce n’è bisogno. A fatica, ma la mando avanti da solo!–
RICCARDO – Okay, in ogni caso, se ci fosse bisogno, tuo cognato è a disposizione! –
LUCIA – Adesso si deve fare il brindisi per Riccardo, con lo spumante! –
VINCENZO – E’ vero, l’avevamo detto! –
LUCIA – Intanto accomodatevi sul salotto che preparo i bicchieri. (esce) -
VINCENZO – Vieni, Riccardo, dopo questa buona cena, ci vuole un po’ di fumo! –
RICCARDO – Aspetta, dopo aver bevuto! –

Lucia rientra con un vassoio e i bicchieri. Mirella porta lo spumante e Vincenzo procede ad aprire la bottiglia fra gli applausi. Poi riempie i bicchieri e li porge ai presenti.

VINCENZO – (alzando il calice) – A Riccardo, per il piacere che ci ha fatto con il suo arrivo! (bevono) –
RICCARDO – (visibilmente commosso) – Grazie, grazie tante: è pure mio il piacere d’essere tra voi! –

Tutti, applaudiscono di nuovo, dopo di che, Lucia esce insieme a Mirella recando il vassoio e i bicchieri vuoti.

VINCENZO – Adesso, ci vuole la sigaretta! –

Estrae il pacchetto di Marlboro e lo porge a Riccardo.

RICCARDO – (respingendolo e prendendo dalla sua giacca una scatola) – No, preferisco il mio sigaro! Provane anche tu uno! –
VINCENZO – (accettando con un sorriso) – Dovevo immaginarlo: uno come te, non può che fumare sigari! –
RICCARDO – Solo avana originali! –
VINCENZO – (dopo qualche boccata di fumo) – Sono veramente una delizia! –
GIORGIO – Zio, esco un po’ in piazza. Ci vediamo domani! –
GINO – Aspetta: vengo anch’io: accompagno a casa Mirella! –
MARCO – Io, invece, vado di là. Ho da leggere qualcosa. –

Via dalla comune.

RICCARDO – Andate pure ragazzi, buonanotte! –

Scena n.4 (Vincenzo, Riccardo e Lucia)

Quest’ultima entra ed esce per sparecchiare.

LUCIA – (entrando) – Anche tu Riccardo non trattenerti a lungo: sei stanco, ed è meglio andare in albergo! (riesce) -
RICCARDO – Non mi trattengo tanto: scambio ancora qualche parola con Vincenzo! –
VINCENZO – Poi ti accompagno, quando esci! –
RICCARDO – Allora, come ti trovi al comune? Stai bene? –
VINCENZO – Ufficio tecnico: lavori pubblici. Che cosa c’è di meglio? –
RICCARDO – Ah, allora t’interessi di fabbricati, di strade…-
VINCENZO - …Non proprio! Sto all’urbanistica: mi occupo di
fogne, di raccolta di rifiuti e segnaletica stradale! -
RICCARDO – E lo stipendio, è buono? –
VINCENZO – Al tempo d’oggi, bisogna accontentarsi! Anzi, ritengo d’essere un privilegiato, se penso, che un lavoro come il mio, chissà quante persone se lo sognerebbero! -
RICCARDO – Lo so: c’è un po’ di crisi! –
VINCENZO – Qui c’è sempre crisi e i giovani soprattutto, stentano ad inserirsi! –
RICCARDO – Ti preoccupi dei tuoi ragazzi? –
VINCENZO – Un pò per Gino: quanto prima dovrà pure sposarsi con Mirella, a patto che trovi un impiego stabile.
RICCARDO – (timidamente) – Se…ti serve un aiuto…oh, scusami! Dimenticavo che già ti sei espresso in proposito ! –
VINCENZO – Ti ringrazio ancora: per adesso, faccio da solo. Poi…tu fai già molto per noi! –
RICCARDO – (sorpreso) Scusa: molto? Non capisco! -
VINCENZO – Sì, molto! –
RICCARDO – (ancora più sorpreso) A cosa ti riferisci? –
VINCENZO – Beh…alla casa: a quest’abitazione! –
RICCARDO – Francamente, continuo a non capire! –
VINCENZO – Questa casa, spetta anche a te Riccardo, e non l’hai mai richiesta! –
RICCARDO – Ah, intendevi dire questo? Ebbene, non voglio la mia quota: la do a Lucia! –

Vincenzo resta meravigliato e deglutisce a fatica.

VINCENZO – Aspetta, aspetta…voglio che, questa notizia, tu la dica direttamente a tua sorella! (chiama) Lucia, vieni: senti cosa vuole dirti Riccardo! –
LUCIA – (dalla comune, entra asciugandosi le mani) – Che c’è!-
RICCARDO – Beh…parlavamo di questo palazzo e…-
LUCIA – E’ anche tuo: ti spetta la quota che mamma t’ha lasciata!–
RICCARDO – No, Lucia, desidero che la casa la prenda tutta tu: io non la voglio! –
LUCIA – Che dici? Si tratta di tre appartamenti! –
RICCARDO – Perché, i tuoi figli non sono tre? Nei prossimi giorni, andremo dal notaio e faremo mettere tutto per iscritto! –
VINCENZO – Questo, comporta fare la successione e la cessione di quota!–

Lucia lo guarda con disappunto, ed ha un gesto di rabbia verso di lui, senza farsi notare dal fratello.

RICCARDO – Non preoccupatevi di niente: penserò a tutto io! Pagherò le spese che ci sono da sostenere! –
LUCIA – (sedendosi accanto a lui e guardando il marito di traverso) Ti ringazio tanto per quello che hai deciso di fare. Penso che pure la mamma approverebbe! Le spese, però, potevi almeno risparmiartele! -
RICCARDO – E’ solo una piccola cosa, a confronto di quello che avete fatto anche per me: siete stati vicino alla mamma fino all’ultimo! –
LUCIA – Sapessi quanto desiderava vederti! –

L’uomo si commuove e resta in silenzio.

RICCARDO – (schiarendosi la voce) Quante volte avevo deciso di fare un salto in paese, ma sempre ho dovuto rimandare per via delle gravidanze di Eleonor e per assisterla quando si ammalò. Poi, dopo la sua perdita, sono caduto in uno stato di depressione, di scoramento che mi ha tolto ogni volontà di muovermi, finchè…-
VINCENZO – Finchè? –
RICCARDO – Ho qui…una cosa…che desidero farvi vedere: è un segreto…che prima non volevo, ma che adesso ho deciso di svelarvi! –

Prende dalla tasca interna della giacca il portafogli, dal quale estrae una busta ripiegata.

RICCARDO – Questa è una lettera, l’ultima di alcune che mi sono giunte in Canada da un certo tempo a questa parte. Leggila!-

L’uomo porge la lettera a Vincenzo che con ritrosia e sorpresa, la prende.

Riccardo – Su, leggila: non avere paura! –

Vincenzo estrae la lettera dalla busta, mentre nella sala ora regna il silenzio. Dopo averla letta, con il foglio in mano, fa alcuni passi, pensieroso, poi si lascia cadere sul divano con un’espressione di disagio. Lucia gli prende la lettera e a sua volta la legge. La donna resta anche lei sconcertata.

LUCIA – Oh…mio Dio! –
VINCENZO – Per me, si tratta…si tratta di… –
LUCIA - …qualcuno che vuole divertirsi alle nostre spalle!
VINCENZO – No, è un mascalzone che neanche ha avuto il coraggio di firmarsi! Chi, può fare queste cose, chi è così crudele e spregevole se non un mascalzone? Come si può riuscire a giocare coi sentimenti della gente? –
RICCARDO – Se, invece, fosse la… verità?-

Improvvisamente l’atmosfera si fa più cupa.

VINCENZO – (deciso) In quella lettera, non c’è niente di vero! Ne sono convinto! –
LUCIA – (col volto pieno di speranza) Ci pensi: un figlio, un figlio di Riccardo! Sarebbe magnifico!-
VINCENZO – Vedi Riccardo, figli purtroppo non ne hai avuto e la minima possibità, anche la più impensata come questa, coltiva in te la speranza! –
LUCIA – Vincenzo, sei crudele! Perché, scarti a priori che possa esserci quel bambino? Se, dietro quelle lettere, ci fosse invece qualcuno, un’anima buona che…-
VINCENZO – Lucia, mi accorgo che tu quasi riesci a crederci!–
LUCIA – Perché poi non cercare, andare fino in fondo in questa faccenda? –
VINCENZO – Un esito negativo potrebbe essere pericoloso: la disillusione sarebbe tremenda! –
LUCIA – Indaghiamo, almeno: tutto può essere! Intanto, da quanto tempo, hai cominciato a ricevere queste lettere? –
RICCARDO – Le lettere sono cominciate ad arrivare almeno da sei mesi a questa parte, con la cadenza di una ogni quindici giorni.–
VINCENZO – E nelle altre, cosa c’era scritto? –
RICCARDO – Nient’altro: sempre tre stesse parole, quelle che avete letto ora! –
VINCENZO – Tu…tu non…ricordi niente di quel periodo, cioè…di prima che partissi! –
RICCARDO – Fin dalla prima lettera, ho provato a ricordare: niente, non ci riesco proprio! –
LUCIA – Andiamo per ordine: se il ragazzo c’è, oggi avrà circa ventisette anni! In paese, chi potrebbe essere? -
VINCENZO – Per quante possono essere state le tue donne, devi pur ricordarti di qualcuna con la quale avesti più intimità! –
RICCARDO – Con Viola! Ma Viola è morta subito dopo essere partito! –

Vincenzo rivolta la lettera tra le mani nervosamente.

VINCENZO – Avete notato il timbro postale? E’ stata imbucata a Latina! –
RICCARDO – Come tutte le altre! –
VINCENZO – A Latina: chi può essere! –
LUCIA – E’ certamente uno del paese, e le imbuca lì, per non farsi scoprire! –
VINCENZO – (con cinismo) Chiunque sia, per me, vuole mettere le mani sulla fortuna di Riccardo! Di questo si può esserne certo! –

La donna lo fulmina con lo sguardo.

LUCIA – Non badare, Riccardo, a quello che dice Vincenzo. Lui vede sempre la parte venale delle cose. Ma tu, se ci fosse questo ragazzo o ragazza che sia, lo desideri? Vuoi trovarlo? –
RICCARDO – Lucia, lo chiedi? Eleonor non mi ha dato figli: magari ce ne fosse uno. Toccherei il cielo con un dito! –
VINCENZO – E allora, se questo figlio esiste, lo troveremo, lo troveremo, dovessimo rivoltare mezzo mondo! –

Lucia lo guarda di nuovo, adesso, con meraviglia.

RICCARDO – Per cominciare, sto pensando che al comune, potresti chiedere a qualche collega dell’anagrafe di controllare le nascite di quel periodo! –
VINCENZO – Lì c’è Peppino, ma è meglio di no: in breve, la cosa, la saprebbe l’intero paese: lo farò personalmente, invece! –
RICCARDO – Pensaci tu, allora: chi più di te? Mi rimetto nelle tue mani! Ora vado via, sono stanchissimo: tra viaggio e il resto, non dormo da quarantotto ore, vado in hotel. Buonanotte!-
VINCENZO – Aspetta, ti accompagno! –
RICCARDO – No, grazie: l’hotel è qui vicino. Buonanotte! -
LUCIA – T’aspettiamo domani a pranzo, allora! –
RICCARDO – Non mancherò! –

Si alza ed esce.

Scena n.5 (Vincenzo, Lucia)

LUCIA – (guardando fisso il marito con aria di rimprovero)
Mi sono vergognata, per come ti sei comportato con lui! T’eri tanto raccomandato che non si dovesse parlare assolutamente della casa e poi… –
VINCENZO – Il discorso, a volte, prende una piega verso cui non vorresti andare, purtroppo! E’ stato inevitabile! In fondo, però, perché te la prendi tanto? E’ andato tutto bene, no? Tuo fratello ti ha dato anche la sua parte di casa che gli spettava: più d’ogni rosea previsione! –
LUCIA – Non ti conoscevo sotto quest’aspetto: i giochi di parola ti riescono alla perfezione. Sei capace di portare chiunque dove vuoi tu! Sapevi che Riccardo è stato sempre un generoso, e sei stato abile a condurlo per mano! -
VINCENZO – (con un pizzico d’ironia) Per lui, quello che ci ha dato, sono spiccioli, a confronto della sua fortuna. Generoso? Per essere generoso, certamente lo è: ha lasciato figli a povere mamme, senza saperlo! –
LUCIA – (rimproverando) Vincenzo, come ti permetti! Sei disgustoso! Riccardo, a quel tempo, era tanto giovane, spensierato, pieno di vita, e le ragazze gli ronzavano intorno e se lo consumavano con gli occhi. Figurati se qualcuna con cui stava, non è andato oltre, col proposito di tenerlo legato a sé per sempre! –
VINCENZO – Ma lui, le ha fregate tutte, svignandosela! –

Lunga pausa.

LUCIA – (adesso fissando il marito con aria glaciale) Stai scherzando o dici queste cose davvero? Mi rendo conto che la tua disposizione d’animo nei confronti di mio fratello, non è cambiata di una virgola da com’era ventisette anni fa. Inoltre, stasera, ho assistito a una vera sceneggiata: quando vuoi riesci ed essere perfettamente ipocrita! –
VINCENZO – (con finta sorpresa) Perché? Che cosa ho detto di scorretto? –
LUCIA – Ti conosco, Vincenzo o, meglio, ti conoscevo! Ora so che dici una cosa, o ne pensi un’altra! –
VINCENZO – O vaneggi, o hai… troppa fantasia! –
LUCIA – Non sono come tu pensi! –
VINCENZO – Allora hai…diciamo…una perspicacia distorta! –
LUCIA – Non prendo lucciole per lanterne! –
VINCENZO – (facendosi serio) Per favore, non litighiamo: mi vuoi dire, alla buonora, che cosa ti ha dato ad intendere che io mentissi a tuo fratello? –
LUCIA – Inizio col rilevare la tua disgustosa affettazione nell’offrirgli, ripetutamente, l’ospitalità in casa, quando sapevi che dormiva già in albergo. Inoltre, quando si parlava di chi potesse spedire quelle lettere, subito, senza esitazione, hai proferito la sentenza che si trattava sicuramente di uno che mirava alla sua ricchezza. Sei stato di una crudeltà inaudita: non hai dato a quel povero diavolo di Riccardo, la minima speranza che potesse esserci veramente quel figlio!
VINCENZO – Non puoi pretendere che io la pensi alla tua stessa maniera! –
LUCIA – Perché, ti ho svelato il mio pensiero? Ho detto per caso che suo figlio esiste di sicuro? Non l’ho detto! Ma, per il bene che voglio a Riccardo, non l’ho escluso a priori, come hai fatto cinicamente tu. Come non ho escluso che potesse esserci qualcuno di coscienza, che sa e vuole mantenere l’anonimato con l’intenzione di stimolare in lui i ricordi, per indirizzarlo dove cercare suo figlio! –
VINCENZO – Di fronte ad una lettera anonima, non si può che pensare il peggio! –
LUCIA – (Adirandosi ed alzando la voce) Maledizione! Non capisci, che è anche possibile che sia come dici tu? Che non ci sia il figlio? Però non emettiamo sentenze immediate: accertiamoci prima! (pausa) Sono convinta, (ora calma) che questa tua sicurezza nel non ammettere che ci possa essere quel bambino, è data dal fatto che non vuoi assolutamente che ci sia! E quanta ipocrisia quando hai detto, quasi giurando, che avresti cercato il bambino in capo al mondo, perché… non è vero!–
VINCENZO – Chi ti dice che non lo farò? –
LUCIA – Sono sicura che non lo farai! O meglio: farai finta di farlo, perché in realtà non lo farai! –
VINCENZO – Perché? –
LUCIA – Perché non…ti conviene! –
VINCENZO – Tu farnetichi! –
LUCIA – Sono lucidissima! Dico che il tuo modo d’agire è dettato dalla cupidigia, dalla sete di potere, dal denaro! –

Queste parole sono come delle randellate per via delle quali, chiunque cederebbe. Vi è un lungo silenzio, mentre l’uomo va nervosamente su è giu per la stanza.

VINCENZO – (con tono enfatico) Sì, lo confesso: hai ragione! In fondo, cosa c’è di male a nutrire qualche mira sul patrimonio di tuo fratello, quando, da qui a cent’anni non ci sarà più? Non lo facevo per me, ma per i nostri figli! –
LUCIA – (grida con sofferenza) L’avevo capito! Dannazione! –

Vi è di nuovo un lungo silenzio.

LUCIA – (ora, con voce rotta) Forse…forse sono stata ingiusta con te: troppo dura! Bisognerebbe capire che molte volte i nostri sentimenti ci portano ad agire in un modo che non ci è proprio congeniale. Desiderare una cosa con tutto noi stessi, può farci diventare bugiardi, ipocriti ed egoisti e, a tutti i costi, costringerci a tramare perché possano avverarsi i nostri disegni!-
VINCENZO – Per i figli, farei questo ed altro! –
LUCIA – (con sofferenza) Capisco: adesso sento di non poterti più biasimare! (dopo una pausa) Però, ci pensi? Un figlio, un figlio di Riccardo! -
VINCENZO – (un po’ rinfrancato) Se…proprio ci tieni, provo a spulciare all’anagrafe! –
LUCIA – Provaci: mi fa una gran pena mio fratello!
VINCENZO – Cerca anche tu di ricordare le sue ragazze d’allora, almeno quelle che aveva alla luce del sole! –
LUCIA – Potrei tentare. Vediamo…ci fu Luisa, che…sposò l’anno dopo: figli ne ha avuti, ma dopo parecchio tempo. Ancora: Anna, non ne ha avuti proprio. Poi Francesca, Paola, Enrica…no, queste non possono essere: Riccardo stava ancora in paese quando le lasciò! Con Viola sembrava una cosa seria: ma questa morì due mesi dopo che lui partì. E’ stato pure con Carolina…aspetta…Carolina! Può essere Carolina: il figlio Riccardo, lo ebbe al tempo giusto, che può far sospettare sulla sua paternità. Mi ricordo…che quando mio fratello partì, si fidanzò in fretta e furia con Gustavo perché, forse, portava in grembo già un figlio! –
VINCENZO - …Facendo poi credere a Gustavo che era figlio suo! Cose da pazzi! E addirittura ha dato al bambino il nome del suo vero padre! –
LUCIA – (esterefatta) Tutto collima! Stento a crederci, però: Carolina! Chi l’avrebbe detto? –

Altra pausa.

LUCIA – (riprendendo meravigliata) Ma perché poi, s’è decisa solo ora, dopo tutti questi anni ad uscire allo scoperto! –
VINCENZO–Ad avvalorare la mia tesi, c’è una sola spiegazione: ha messo gli occhi sui soldi del Canadese! Vuole dare un avvenire al figlio e…agli altri tre! –
LUCIA – Se penso che c’è gente che agisce in questo modo, mi pento, Vincenzo, d’averti, poco fa, rinfacciato l’avidità! Carolina, è un concorrente serio e batte tutti, se è stata lei ad avere inviato le lettere! –
VINCENZO – Se ti riferisci a me, sarebbe più giusto dire che, il concorrente, lo abbiamo in comune! I miei figli, sono anche tuoi e che essi stiano bene, deve stare a cuore a me quanto a te! –
LUCIA – Non faccio Carolina tanto intelligente! –
VINCENZO – Ma scaltra sì! –
LUCIA – (riflessiva) Non può essere! Se è stata Carolina a scrivere a Riccardo, al momento del confronto, come la mette con Gustavo, quale spiegazione gli darà quando questi saprà la verità, dopo averlo ingannato per tanti anni? Perciò, non può essere Carolina! Non è possibile: la nostra è un’ipotesi basata su di una coincidenza. Una spiacevole coincidenza! –
VINCENZO – Coincidenza? E il nome del ragazzo? Perché chiamarlo proprio Riccardo? –
LUCIA – Dimentichi che Gustavo era amico di mio fratello: forse, per non dimenticarlo, l’ha voluto chiamare come lui! –
VINCENZO – Vuoi in mio modesto parere? –
LUCIA – Sentiamo! –
VINCENZO – A me, nessuno toglie dalla testa che Gustavo non sappia già tutto! –
LUCIA – Questa è una tua malignità! –
VINCENZO – Credi? –
LUCIA – Vuoi insinuare che Gustavo e Carolina stanno d’accordo ed hanno architettato tutto col miraggio dei beni di Riccardo? –
VINCENZO – Sei libera di non crederci: ma, per me, le cose stanno proprio così! –
LUCIA – Allora, se le ricchezze dovessero andare al figlio di Carolina, è certo che se ne avvantaggerà la sua famiglia per intera. E questo non è un male: Mirella è fidanzata con uno dei nostri figli! –
VINCENZO – Sarebbe un beneficio minimo per noi. Aspetta a dirlo, però: per il momento, ancora non è successo niente! -
LUCIA – Sembra che a questo mondo certe cose debbano andare in un solo modo, seguire la logica dell’affare! E, purtroppo, inconsciamente, mi trovo ora combattuta tra l’ipotesi che si trovi il figlio di Riccardo perché sia felice, e l’auspicio che ciò non avvenga, per l’interesse di tutti i miei figli!–
VINCENZO – (avanzando e guardando nel vuoto) Perciò, Lucia, a noi conviene fare finta di niente, non muovere un solo dito e tenere la bocca chiusa. Dammi retta, perché facendo questo, nessuno mai saprà la cosa, cosicché da questa situazione, e ora ne sei anche tu convinta, trarremo il migliore profitto facendoci, onestamente, gli affari nostri, ed augurandoci che tuo fratello, questo figlio, non lo trovi mai! –



TELA


LA SCENA: stessa del primo atto.


SECONDO ATTO
=============

Scena n.1 ( Vincenzo, Lucia )

Vincenzo, sorseggiando una tazzina di caffè.

LUCIA – (fuori scena) Vincenzo, dove sei? –
VINCENZO – (con voce alta) Sono qui, in sala! Su Lucia, alzati, è tardi! –

La donna entra in vestaglia e con l’aspetto in disordine.

LUCIA – E’ così tardi? –
VINCENZO – Quasi le nove! –
LUCIA – I ragazzi ? –
VINCENZO – Sono andati via senza svegliarti. Alzandomi, anch’io, non ho fatto rumore, perché stavi dormendo profondamente! Strano: non è tua abitudine alzarti a quest’ora! –
LUCIA – (aggiustandosi i capelli) Solo stamattina ho dormito un po’: durante la notte, non ho chiuso occhio! Ho riflettuto su quello che hai detto ieri sera. Mi sono torturata all’idea di seguirti in quello che ti sei proposto di fare. La cosa non mi va, non mi va proprio! –
VINCENZO – Si può sapere perché hai avuto questo scrupolo?-
LUCIA – E’ la coscienza, la coscienza, che mi si rivolta! –
VINCENZO – Perché, iersera non era la stessa cosa? –
LUCIA – Ieri, sono stata debole: mi sono lasciata convincere dai tuoi cinici ragionamenti, ma poi…-
VINCENZO – Quanta nobiltà d’animo! –
LUCIA – Perché, mi sai dire, come siamo vissuti, finora? Non è stato questo sempre il nostro modo d’essere? Non abbiamo insegnato forse ai nostri ragazzi che bisogna agire con lealtà e rettitudine?–
VINCENZO – Oh, quanti paroloni! Che cosa c’entra questo, col fare i nostri interessi?–
LUCIA – C’entra, c’entra! Riccardo è mio fratello: non mi va di ostacolarlo a cercare il figlio! E’ una questione d’onestà: non lo faccio né per lui, né per chiunque altro! –
VINCENZO – Ma io, non ho detto esattamente questo! –
LUCIA - E come avresti detto? –
VINCENZO – Ho detto soltanto che non gli daremo il nostro aiuto a farglielo ritrovare! –
LUCIA – Cambia qualcosa? –
VINCENZO – Sì che cambia: cercare di ostacolarlo, con stare fermi, assolutamente inattivi per non agevolarlo nelle ricerche, non è la stessa cosa! –
LUCIA – Né contro, né a favore, insomma! –
VINCENZO – Esattamente! –
LUCIA – E saresti in pace con la tua coscienza? –
VINCENZO – Io non ne faccio una questione di coscienza! –
LUCIA – Di che cosa, allora?-
VINCENZO – Cerco di fare solo i miei interessi! –

Vi è una lunga pausa.

LUCIA – (ora con diversa espressione) Ma benedetto uomo, perché non aiutarlo, dopo che lui è stato così generoso con noi?–
VINCENZO – Già te lo dissi iersera: per lui non è stato tanto doloroso privarsi della sua parte di casa: è tanto ricco, e poi ce la doveva, per l’assistenza che abbiamo fatto a tua madre! –
LUCIA – Intanto lo ha fatto: se aveva un’altra indole, forse l’avrebbe tenuta per sé! –

Altra lunga pausa.

VINCENZO – (con più conciliante) D’accordo: mettiamo che trovi il figlio. Con lui non avrà nient’altro in comune, se non il suo stesso sangue. Non nutriranno vicendevolmente nessun affetto, perché non sono vissuti insieme e tra loro ci sarà sempre il rapporto come tra due estranei. Credi a me, Lucia, tuo fratello potrebbe rimanere profondamente deluso e pentirsi di averlo trovato, soprattutto se non rispondesse alle sue attese! –
LUCIA – Perché, Vincenzo, dici questo? Il figlio di Carolina, lo conosciamo ed è un bravo ragazzo! Mio fratello lo adorerà! –
VINCENZO – Non credo che per lui possa essere così! Il ragazzo, poi, come si comporterà? L’altro…l’altro padre, Gustavo, che lo ha allevato, cosa continuerà a rappresentare per lui? Sarà disponibile a togliergli l’amore filiale, e a riversarlo su questo nuovo arrivato? Credi a me: il giovanotto proverà per lui, solamente e sicuramente una sconfinata gratitudine per averlo reso ricco da un giorno all’altro! –
LUCIA – Non essere tanto drammatico: il ragazzo ha ventisette anni e ne sarà perfettamente capace! –
VINCENZO – E Gustavo? Ci pensi a Gustavo, a questo padre che si vedrà, privato di un figlio dall’oggi al domani? Cosa sarà di lui? Il suo affetto paterno, privato di un figlio, verrà distrutto, calpestato ed il suo onore, umiliato e deriso! –
LUCIA – Per avallare le tue congetture, adesso diventi anche patetico! –
VINCENZO – Conosco la vita: il solo legame di sangue non può bastare! Uno, non può diventare all’improvviso figlio di un altro, specialmente se ha ventisette anni, a quest’età gli affetti sono consolidati in modo indelebile! Ma…mettiamo che il figlio di Carolina, che conosciamo bene per un ottimo ragazzo, non sia il figlio che si cerca, ed invece quello giusto, se si troverà, sia uno smidollato, un drogato, un mezzo delinquente, sarà in grado questi di rendere felice tuo fratello, e la sua ricchezza, accumulata con tanta fatica, potrà essere amministrata saggiamente da costui? In definitiva, la cosa migliore sarebbe per tutti, che questo figlio non si trovi mai, affinchè i beni di tuo fratello, un giorno, restino in famiglia, ai nostri figlioli che sono molto più meritevoli e capaci di amministrarli! –
LUCIA – Questo è il tuo piano, allora! Ebbene, non mi piace, e non perché io voglia bene ai nostri figli meno di te! Lo disapprovo, perché non voglio ostacolare Riccardo. L’onestà, l’educazione, ma soprattutto la mia coscienza me lo impedisce! Poi… conoscendo mio fratello meglio di te, sento che, pur ritrovando il figlio, la destinazione dei suoi beni, non sia così scontata come affermi tu! Non so come, ma se posso, l’aiuterò in ogni modo!-
VINCENZO – (deluso e rassegnato) Non riconosco più la brava moglie devota che sei stata finora! –
LUCIA – Non ho mai dissentito dalle tue idee, perché non c’era stato scontro, ma, adesso, non posso che farlo! –
VINCENZO – (con uno scatto di rabbia) Fai come vuoi, insensata! –

Se ne esce dalla comune, brontolando.

Scena n.2 (Lucia, poi Carolina)

Lucia, sorpresa, resta a guardare dalla parte dov’era uscito il marito, poi si siede ed assume un’espressione pensierosa. Di lì a poco si sente suonare all’ingresso. Lucia va ad aprire e rientra con una donna sulla cinquantina.

LUCIA – Sei tu, Carolina? Vieni, vieni: capiti giusto a proposito!-
CAROLINA – E’ vero che è tornato Riccardo? –
LUCIA – Perché, Gustavo non te l’ha detto? C’era anche lui, ieri pomeriggio quando è arrivato! –
CAROLINA – Me l’ha detto proprio lui! –
LUCIA – Perché lo cerchi? Vuoi dirgli qualcosa?–
CAROLINA – No, niente: solo per vederlo! Lo sai, Lucia, che con Riccardo prima che partisse, sono stata fidanzata? Ci sono rimasta affezionata. Con Gustavo mi ci misi solo dopo che lui se ne fu andato! –
LUCIA – E tu sei venuta per…saltargli al collo? –
CAROLINA – Che dici, Lucia? E’ sempre una persona che fa piacere rivedere! –
LUCIA – Beh, hai ragione, scusami! –
CAROLINA – Figurati! –
LUCIA – Lo hai preso il caffè? –
CAROLINA – Sì, ma…-
LUCIA – Adesso lo faccio, lo debbo prendere pure io! –

Lucia esce un istante, mentre Carolina si mette a curiosare per la stanza, poi si mette seduta al tavolo. Lucia rientra.

CAROLINA – Allora che cosa mi volevi dire? –
LUCIA – Perché, ho detto che volevo parlarti? –
CAROLINA – No, ma…appena mi hai visto, hai detto che capitavo giusto a proposito! –

Lucia pensa che, dopo tutto, quella donna non sia tanto stupida.

LUCIA – (pensosa, poi decisa) Hai ragione! Senti, Carolina, il tuo primo figlio, quando lo hai avuto? –
CAROLINA – (sorpresa) Chi, Riccardo? L’ho avuto dopo…nove mesi che mi sono sposata con Gustavo! Ma…perché mi chiedi questo? –
LUCIA – (esitando) Sei…sicura? Facesti bene i calcoli, quando rimanesti incinta? –
CAROLINA – Beh, erano nove mesi…più o meno…-
LUCIA – Cosa vuoi dire con più o meno? –
CAROLINA – (emozionata ed impaurita) Le mie cose…erano sempre irregolari! –
LUCIA – Quindi, non sapevi con esattezza di quanto eri incinta!–
CAROLINA – Veramente…è come dici tu! -
LUCIA – Eri…gia sposata con Gustavo? –
CAROLINA – (scoppia a piangere) Sì che lo ero! –
LUCIA – Allora, perché piangi? –
CAROLINA – Perché quando mi sposai con Gustavo le mie…cose erano già in ritardo di parecchio! –
LUCIA – Con questo, vuoi dire che non sapevi se eri in stato di gravidanza al momento di sposarti? –
CAROLINA – (timidamente tra i singhiozzi) Sì! –
LUCIA – Non fare così, su calmati: tanti sposi fanno l’amore, prima delle nozze! –
CAROLINA – Veramente…-
LUCIA – Veramente, cosa? Su parla ! –
CAROLINA – Stavo già con Gustavo, prima che me lo sposassi, ma…litigavamo spesso per causa di…Riccardo, tuo fratello! Prima ancora, stavo con lui, lo sai! –
LUCIA – Perché litigavate? –
CAROLINA – Perché diceva che ero innamorata di Riccardo, e non di lui! –
LUCIA – Ed era vero? –
CAROLINA – Sì, mi piaceva Riccardo, ma c’eravamo lasciati per colpa mia! –
LUCIA – Colpa tua? –
CAROLINA – Troncai con lui, perché non sopportavo che andasse con le altre! –
LUCIA – E dopo, pensavi ancora a lui, è così? –
CAROLINA – Sì! –
LUCIA – Come andarono le cose, allora? –
CAROLINA – Come già ho detto, con Gustavo rompevo spesso a causa della sua gelosia. Era cosa, al massimo di un giorno, poi ritornavamo come prima. Una o due volte, però, nel mezzo di queste litigate, per…disperazione mi vidi di nascosto con Riccardo e…! –
LUCIA - …E combinasti questo pasticcio! –
CAROLINA – Gli volevo bene e, segretamente, speravo di legarlo a me per sempre! –
LUCIA – Allora…può essere che rimanesti incinta con mio fratello! –
CAROLINA – (sempre tra le lacrime) Però può essere anche con Gustavo, perché la sera dopo stavo con lui! –
LUCIA – Disgraziata! Quindi, non sai di chi sia con esattezza il tuo primo figlio! –
CAROLINA – Gustavo, ha sempre pensato che non sia il suo! –
LUCIA – Ma forse lo dice per scherzo, perché non gli somiglia: tuo figlio ha la tua faccia spiccicata!–
CAROLINA – Almeno la mia…! –
LUCIA –Adesso, calmati! Vado di là a prendere il caffè. (esce)–

La donna, rimasta sola, cerca di tranquillizzarsi. Lucia rientra con la caffettiera fumante e il vassoio con le tazze.

LUCIA – Adesso beviamo il caffè: non angustiarti tanto, perché non è successo niente di grave! Chi di noi, non deve nascondere qualcosa? –
CAROLINA – Parli così perché tu non hai gran che da nascondere! –
LUCIA – Io, al posto tuo, non me la prenderei più di tanto! Ci riderei su invece: avere un figlio, non con uno, ma con due padri, non è cosa che capita tutti i giorni. Non è comico? Meglio averne in abbondanza che non averne nessuno! –
CAROLINA – (rinfrancata) Ma, per quale motivo hai voluto sapere queste cose? Sembrava un interrogatorio! –

La donna è colta di sorpresa. Dopo una piccolissima pausa, però, si riprende.

LUCIA – Carolina, hai mai sentito parlare del dna? –
CAROLINA – Sì, qualche volta in televisione: perché? –
LUCIA – Bisogna sapere prima possibile se tuo figlio, appartiene a Gustavo o a Riccardo! –
CAROLINA – E’ necessario? Non voglio far sapere in giro, quello che ti ho rivelato. -

Lucia si avvicina e le stringe le spalle come volesse confortarla.

LUCIA – E’ proprio necessario!-
CAROLINA – Ho tanta vergogna! –
LUCIA – Anche se sapessi che tuo figlio potrebbe diventare ricchissimo? -
CAROLINA – ( sorpresa) Come? Col superenalotto? –
LUCIA – Non mi credi? Ti dico, che tuo figlio ha la possibilità di diventare ricco, ricchissimo! –
CAROLINA – Stai scherzando? –
LUCIA – Ti sembra ch’abbia l’aria ch’io stia scherzando? E’ la verità! –
CAROLINA – Mi devi dire tutto, allora! –
LUCIA – Se ti dico quello che so, poi starai zitta fino a quando sapremo l’esito dell’esame genetico di tuo figlio? –
CAROLINA – Non dubitare. Ho dato prova che so tenere nascosti i segreti! –
LUCIA – Mio fratello è vedovo: la donna che ha sposato in Canada è morta tre mesi fa. Purtroppo non hanno avuto figli, e Riccardo è venuto in paese per rivedere me, ma anche per…trovare suo figlio! –
CAROLINA – (sussultando) Suo…figlio? Che ne sa! –
LUCIA – (insinuante) Tu…non sai niente? –
CAROLINA – Di cosa? –
LUCIA – (più convinta) Gliel’hai fatto sapere tu! –
CAROLINA – Io? –
LUCIA – Inviandogli diverse lettere! –
CAROLINA – Lettere? Quali lettere? –
LUCIA – (dura) Carolina, non mentirmi! Mio fratello in Canada ha ricevuto alcune lettere anonime in cui si dice che esiste un figlio suo! –
CAROLINA – (disperata) Mio Dio, allora c’è qualcuno che sa!-
LUCIA – (sempre più dura) Non c’è nessun altro, se non te! O meglio…(si interrompe come avesse un’idea) …a ben pensarci…qualcun altro potrebbe esserci!–
CAROLINA – Chi, chi può essere? –

Lucia va su e giù per la stanza, pensierosa.

LUCIA – Hai mai parlato con qualcuno di quello che hai detto a me poco fa? –
CAROLINA – Figurati! –
LUCIA – Adesso, vattene e non dire niente a nessuno di tutto questo. Neanche a tuo marito. Lascia fare tutto a me! –

La donna si pulisce gli occhi, si rimette un po’ in sesto ed esce dalla comune.

LUCIA – (guardandola mentre va via) Ho il vago presentimento che questa disgraziata sia d’accordo col marito! Vincenzo, non ha torto, c’è arrivato prima di me! -

Prende il vassoio ed esce dalla comune. Nel frattempo si sente suonare e rientra quasi subito con Riccardo.

Scena n.3 (Lucia, Riccardo, poi Vincenzo)

RICCARDO – Ciao Lucia, buongiorno! Come mai, a quest’ora ancora in vestaglia? –
LUCIA – Non sono stata bene stanotte: adesso va meglio, però!–
RICCARDO - Vincenzo è andato al comune? –
LUCIA – (secca) Lo sai, no! –

L’uomo si accorge di aver detto qualcosa che non va e sta zitto.

LUCIA – (dopo un po’) Ti faccio il caffè? –
RICCARDO – No, l’ho preso in albergo! –
LUCIA – Che cosa posso offrirti, allora? –
RICCARDO – Che tu sia un po’ più gentile! –
LUCIA – Scusami! Hai ragione, Vincenzo stamattina…-
RICCARDO - …Ti ha fatto arrabbiare! –
LUCIA – (esitando) Lasciamo stare…! Riccardo, mi fai vedere ancora quella lettera? –
RICCARDO – Ti è venuta qualche idea? –

Estrae dalla tasca la lettera e la porge alla donna.

LUCIA – (col foglio tra le mani) Da qui, non si capisce niente! –
RICCARDO – Si tratta di una normale calligrafia, una bella calligrafia, direi! A Toronto sono stato anche da un’esperto in materia: può appartenere, con ogni probabilità, ad un uomo dotato di una discreta cultura, ma anche ad una donna con un carattere forte e abituata ad essere concisa nell’esprimersi. –
LUCIA – Indicazioni tangibili dalla lettera, non si riesce ad averne. Se dovessimo procedere prendendo spunto dal parere degli esperti, resteremmo nel buio più completo! Mentre…-
RICCARDO - Ti è venuta qualche idea? –
LUCIA – Può darsi, ma non crearti illusioni! –
RICCARDO – Stai tranquilla: non me ne faccio, infatti!–
LUCIA – Senti, Riccardo, un figlio non si va a sceglierlo al mercato: per trovare il vero figlio tuo, se esiste, bisogna andarci cauti! –
RICCARDO – Mi rendo perfettamente conto! –
LUCIA – (con qualche imbarazzo) Adesso, però, devi essere sincero: mi devi riferire tutto quello che ti ricordi! So di chiedere cose molto intime, ma è necessario che io sappia. Tu…prima che partissi, ci sei…stato con Carolina? –

L’uomo ha un sussulto e rimane per qualche istante col fiato sospeso.

RICCARDO – Carolina, la moglie di Gustavo? –
LUCIA – Chi altra se non lei! –
RICCARDO – (con imbarazzo) Beh, Carolina…aveva un carattere, come si dice…leggero. Stava un po’ con me e un po’ con qualcun altro…-
LUCIA – Chi sarebbe questo qualcun altro? Non lo vuoi dire per pudore? –
RICCARDO – No, per rispetto! –
LUCIA – Capisco: questo ti fa onore! -
RICCARDO – (con voce bassa) Gustavo, ora è suo marito! –
LUCIA – (decisa) Però, adesso, mi devi dire una cosa importante: con Carolina avesti un rapporto più intimo, cioè, ci facesti l’amore completo? –
RICCARDO – (con vergogna) Carolina, con me era molto…disponibile! –
LUCIA – Ti amava! –
RICCARDO - Sì, lo facemmo varie volte, ma sempre usando le precauzioni! –
LUCIA – Usavi il preservativo? –
RICCARDO – No, ma…-
LUCIA – Ah, le conosco le precauzioni di voi uomini! –

Vi è una lunga pausa e Lucia diventa molto pensierosa.

RICCARDO – Allora, il figlio di Carolina è mio? –
LUCIA – Non è detto! Non lo sa nemmeno la madre: in quel periodo quello che faceva con te, lo faceva anche con Gustavo!-
RICCARDO – Putt…! –
LUCIA – Come ti permetti? Carolina, ora, è una brava e seria madre di famiglia. Allora, aveva la sola colpa di amarti troppo, ma tu andavi con lei con…altri scopi. Se ti lasciò, fu solo perché correvi dietro alle altre! –
RICCARDO – E si mise con Gustavo! –
LUCIA – Se lo fece, fu solo per farti ingelosire! Lei ti voleva bene sul serio, perché subito dopo, non appena le strizzavi l’occhio, lasciava Gustavo e si rimetteva con te: tutto questo non l’avevi capito! –
RICCARDO – Beh, a quell’età si giocava, si facevano innocenti giochi di gioventù!–
LUCIA – Innocenti un corno! Vedi quali strascichi vi lasciate dietro! –

L’uomo china la testa e non replica. Riprende solo dopo un po’.

RICCARDO – E allora? –
LUCIA – Per sapere se è tuo figlio, bisognerà fare l’esame del DNA, ma tu lo desideri? –
RICCARDO – Se è l’unico modo…! –
LUCIA – Chiedevo se te la senti di fare una cosa del genere! –
RICCARDO – Perché no?-
LUCIA – Proviamo ad immaginare che il ragazzo sia tuo: che ne sarebbe di lui? Sarebbe contento di cambiare padre, mutare il suo stato civile, dall’oggi al domani? Sì, lo so, la contropartita sarebbe generosa per lui, ma i suoi affetti, i suoi sentimenti, non contano? Pensa poi a Gustavo, il tuo migliore amico, all’immenso dolore che arrecheresti alla sua famiglia! –
RICCARDO –Ma…io desidero questo figlio, più di ogni altra cosa al mondo: vedrò Gustavo e cercherò di convincerlo! -
LUCIA – Il tuo è puro egoismo! Un figlio non si acquista da un’altra famiglia, ricordalo! –

Vi è una lunga pausa. Entrambi sono assorti in profondi pensieri.

RICCARDO – Dimentichi le lettere: se Gustavo e Carolina, invece desiderassero darmelo, e a spedirmele siano stati proprio loro? –
LUCIA – Anch’io ci avevo pensato e mi sono già mossa in questa direzione per appurarlo! Ci debbo andare cauta, però, bisogna che mi muova con attenzione: quella è una famiglia onesta e non voglio causare uno scandalo, potrebbero reagire a colpi di querele! –
RICCARDO – Intanto, m’è presa una grande frenesia: voglio conoscere il ragazzo! –
LUCIA – Per carità, non guastare tutto: avrai modo di conoscerlo. Con calma, in seguito, se proprio ci tieni, lo inviterò in casa e lo vedrai! –
RICCARDO – Sei proprio senza cuore, Lucia, a volermi frenare! –

Detto questo va verso l’uscita, ma s’inconta con Vincenzo che entra.

VINCENZO – Dove vai, Riccardo? –
RICCARDO – (eccitatissimo) Vengo tra un po’! (esce) –

Scena n.4 ( Lucia, Vincenzo )

VINCENZO – Che è successo? –
LUCIA – Niente! –
VINCENZO – Come niente: Riccardo stava come una furia! –
LUCIA – (con freddezza) Forse ha scoperto chi è il figlio! –
VINCENZO – Gliel’hai detto tu? –
LUCIA – Sì! –

L’uomo sbianca in volto e si accascia su una sedia.

VINCENZO – Addio ogni mia speranza! Oh che brutto destino mi perseguita! Cosa ho fatto per meritarmi una moglie così stupida da non capire di aver chiusa la porta in faccia alla fortuna, proprio fuori casa nostra! Si può sapere, infine, chi è questo fortunatissimo figlio di putt…? –
LUCIA – Smettila! Sei ridicolo! –
VINCENZO – Come si sospettava, è il figlio di Carolina, vero?–

La donna fa un cenno affermativo con la testa.

VINCENZO – (sobbalzando sulla sedia) Dio Santo! –
LUCIA – Non è sicuro però. Quella sciacquetta, all’epoca, stava un po’ con uno e un po’ con l’altro! –
VINCENZO – Putt…! –
LUCIA – Bada! –
VINCENZO – Mi riferivo, ovviamente a quell’epoca! –
LUCIA – Sei ingiusto: in gioventù, si è tutti un po’…leggeri! –
VINCENZO – Che si fa per accertare se è figlio suo? –
LUCIA – L’esame! Sarebbe meglio, però, non farlo per il bene di quella famiglia! –
VINCENZO – (con malizia) E…soprattutto per quella nostra! –

La donna lo guarda di traverso.

LUCIA – (un po’ truce) Non c’è cosa che più desidero, di quella
di trovare questo bambino, per il semplice fatto che i tuoi disegni non si avverino! –

L’uomo, a sentirla, ha un gesto di stizza. Intanto si sente suonare e va ad aprire. Entra subito dalla comune insieme a Riccardo.

Scena n.4 (Vincenzo, Lucia e Riccardo)

LUCIA – Rieccoti, dove sei stato finora? –
RICCARDO – Dove vuoi che sia stato? Sono andato un po’ in giro! –
LUCIA – (osservandolo attentamente) Capisco! –
VINCENZO – Stare un po’ in compagnia con sé stessi, a volte, fa bene! -
LUCIA – Credevo fossi andato a cercare guai! –
VINCENZO – Non devi muoverti fino a quando non si è sicuri. Conviene stare buoni ed aspettare con pazienza! –
RICCARDO – E’ duro sapere che qui a due massi da me, potrebbe esserci un mio figliolo e non potere andare da lui ad abbracciarlo! –
LUCIA – Tutto a tempo debito. Bisogna anzitutto sondare il terreno e procedere secondo logica: l’esame del codice genetico, ci dirà ogni cosa! –
RICCARDO – Capisco, ma io, adesso, non riesco a stare nell’attesa: è snervante! Sarebbe meglio stare lontano da qui. Potrebbe essere un modo per sopportare l’ansia che sento già mi sta prendendo. Perciò ho deciso: domani, parto e vado in Friuli a visitare i parenti di Eleonor! –
VINCENZO – Sei arrivato appena ieri, e già parti? –
LUCIA – Mi sembra una buon’idea invece. Stare un po’ di giorni lontano, ti distrarrà! –
RICCARDO – Sì, penso sia l’unica cosa giusta da fare in questo momento. Intanto mantengo anche la promessa che feci a Eleonor, di andare, cioè, un giorno a conoscere i suoi parenti al paese! –
LUCIA – Ora, andiamo di là: vi preparo qualcosa da mangiare!–

Escono tutti dalla comune.

Scena n.5 (Lucia, poi Carolina)

Il telefono squilla varie volte, finchè si vede Lucia entrare dalla comune. Ha il soprabito e delle buste di plastica con la spesa in mano.

LUCIA – Un momento, un momento, arrivo! Datemi almeno il tempo di entrare in casa, Sant’Iddio! Pronto, pronto…chi parla?
Mah, hanno riattaccato! Sarà stato uno sbaglio! –

Dalla comune entra Carolina.

CAROLINA – La porta era aperta e sono entrata senza suonare!
LUCIA – Sì, l’ho lasciata aperta per correre a rispondere al telefono. Tutto, però, per niente: non hanno risposto!-
CAROLINA – Si trattava di qualche errore! –
LUCIA – Può darsi! –
CAROLINA – Sei sola? –
LUCIA – Te l’ho detto: sono rientrata or ora. Anzi tu parla che intanto porto la spesa di là! (Va via, ma rientra subito) –
LUCIA – Carolina, ti vedo agitata: cos’è successo? –
CAROLINA – Sei sicura che in casa non ci sia nessuno? –
LUCIA – Chi dovrebbe esserci? Vincenzo è in comune! –
CAROLINA – E tuo fratello? –
LUCIA – (un po’ seccata) –Anche lui non c’è: anzi è partito. E’ andato al paese della moglie, in Friuli! –
CAROLINA – Così lontano?-
LUCIA – Già! Allora cosa c’è? Che devi dirmi di tanto importante che nessuno lo deve sentire? –
CAROLINA – (con timore) C’è…che ho detto tutto a Gustavo!–

Pausa di silenzioso sconcerto.

LUCIA – (sorpresa) Hai…avuto questo coraggio? –
CAROLINA – Ho dovuto trovarlo, prima che lo sapesse da altri! L’ho fatto anche con la speranza che mi perdoni! –
LUCIA – E come l’ha presa? –

La poveretta scoppia a piangere.

CAROLINA – Io mi aspettavo una tragedia, invece…-
LUCIA – Invece?-
CAROLINA – Come fosse niente, capisci? Come se la cosa, per lui, fosse normale. Si è limitato a dire che aveva avuto la conferma di quello che sospettava da sempre!–
LUCIA – E’ terribile! –
CAROLINA – (singhiozzando) Siamo stati tutti questi anni sotto lo stesso tetto, durante i quali ha portato dentro di sé il sospetto dell’illegittimità di quel figlio, senza adombrarsi, senza fare cadere su di lui la sua ira e senza fargli mancare l’affetto che nutre agli altri nostri ragazzi! –
LUCIA – Non avevi detto che lui ci scherzava col fatto che non gli somigliasse? –
CAROLINA – E’ vero! –
LUCIA – Gustavo è un uomo buono! –
CAROLINA - Adesso, però, mi rendo conto che, forse, facendo in quel modo, volesse farmi capire che sapeva e accettava la cosa! –
LUCIA – Ma, se le cose andarono come mi hai raccontato, il ragazzo potrebbe essere anche figlio suo! –
CAROLINA – Così gli ho detto, ma lui dà già per scontato che il ragazzo è figlio a Riccardo; non c’è verso di fargli cambiare idea! –

Lunga pausa, durante la quale il silenzio è rotto soltanto dai singhiozzi della donna.

LUCIA – (riflessiva ed avanzando) E’ uno stupido se fa così: come fa a dire con certezza che il figlio non è suo? (insinuante) Oppure…gli conviene crederlo? –
CAROLINA – Che cosa vuoi dire? –
LUCIA – Quando avete discusso, ti ricordi se ha mai fatto accenno a Riccardo e alla sua ricchezza: insomma, se ha parlato d’interesse? –
CAROLINA – Non l’ha detto apertamente, ma ha fatto strani discorsi sugli altri nostri figli. Diceva, che avranno un brutto avvenire se non riceveranno un aiuto e che a farlo, dobbiamo pensarci noi: ogni genitore ha il dovere di dare ai propri figli una mano per costruire il loro futuro! Francamente, in quel
momento, non li avevo capiti. Pensavo che a fargli dire quelle cose fosse la sua depressione che lo tiene soggiogato. Povero Gustavo, da quando si è ammalato e non può più lavorare, è andato sempre più alla deriva! –
LUCIA – Ora, ti rendi conto che non farneticava? Il ragazzo, poteva essere il tramite, per dare l’avvenire agli altri vostri figli, mirando alla ricchezza di Riccardo!–
CAROLINA – Capisco tutto, ora! –
LUCIA – Ma…noi due sappiamo che le cose non stanno proprio come crede lui: la mamma del ragazzo sei tu, ma il padre è Gustavo o Riccardo? –

Breve pausa.

LUCIA – Tuo marito, dov’è in questo momento? –
CAROLINA – Dove vuoi che sia? Al bar, come al solito! –
LUCIA – Gli debbo parlare immediatamente! –

Prende l’elenco telefonico, poi va all’apparecchio e compone un numero.

LUCIA – Pronto, il bar? Sono Lucia Accongia: mi può passare Gustavo? (dopo una breve attesa) Pronto, Gustavo? Sono io, Lucia! Vieni, per favore, a casa mia: ti debbo parlare! (riattacca)-
CAROLINA – (timorosa) E’ necessario che ci sia anch’io? –
LUCIA – Non scappare Carolina, dobbiamo chiarire molti punti oscuri, e tu sei la principale parte in causa! –
CAROLINA – Non voglio più parlare di queste cose: non voglio litigare con lui! –
LUCIA – Non è con Gustavo, che devi parlare, ma tu e lui insieme, dovete farlo con me! –

Si sente suonare. Lucia va alla comune e fa entrare Gustavo.

Scena n. 6 (Lucia, Carolina, Gustavo)

LUCIA – Vieni, Gustavo, entra: c’è pure Carolina! –
GUSTAVO – Ah! –
LUCIA – Quindi, come ho saputo, tua moglie ti ha parlato! –
GUSTAVO – Ci sono voluti ventisette anni perché lo dicesse lei, con la sua bocca!–
LUCIA – Perché tu, da grand’uomo, quale ritieni d’essere, già lo sapevi, non è vero? –
GUSTAVO – Lo sospettavo! –
LUCIA – E perché lo sospettavi? Perché il ragazzo non ti somiglia! Non è così? Se, per questo motivo, pensi che il figlio non sia tuo, è ridicolo! Non potevi trovare una scusa più puerile!–
GUSTAVO – Dubitavo appena, per quel motivo, perché la non somiglianza con me, poteva essere normale. Questi casi biologici sono abbastanza comuni, ma non appena lei mi riferì che Riccardo era tornato in paese a cercare un suo figlio segreto, allora ne ho avuto la certezza! –
LUCIA – Quindi, all’inizio pensavi che ci fosse solo qualche piccolissima ombra nell’onestà di tua moglie, ora sei convinto, invece, che ti sia stata sempre sleale! –

L’uomo non replica, esternando in questo modo la sua affermazione.

LUCIA – E ti sei tenuto dentro quel piccolo tarlo per ventisette anni, facendolo crescere, gonfiare per tutto questo tempo, senza curarti di chiarire la cosa con questa povera donna! Come hai potuto viverci insieme e, addirittura, farci altri tre figli? –
GUSTAVO – Era lei che doveva dirmelo subito! –
CAROLINA – (scattando) Cosa ti dovevo dire? Non capisci che non lo sapevo neanch’io? Quale colpa dovevo confessarti, se ero convinta di non averne commessa alcuna? Lucia, l’altro giorno, mi disse del fratello e, solo in quel momento, mi è sorto il dubbio! –
GUSTAVO – Lui come sapeva di avere un figlio al paese? –
LUCIA – C’è qualcuno che, da qui, gli scrive in Canada! –
GUSTAVO – Qualcuno: chi è? –
CAROLINA – Non si sa. Le lettere non sono firmate e, per giunta, non sono state spedite dal paese! –

Lucia si muove nervosamente per la stanza. Sembra molto preoccupata.

LUCIA – (insinuante) Tu, Gustavo…non ne sai niente? –
GUSTAVO – (sobbalzando) Delle lettere? Mi venisse un colpo!–
LUCIA – Allora, non puoi essere che tu, Carolina! –
CAROLINA – Sei pazza? Fino a quattro giorni fa, non dubitavo minimamente che mio figlio fosse di mio marito! –

Vi è una breve pausa gravida di tensione.

GUSTAVO – Ad ogni modo, è marginale sapere chi spedisce quelle lettere: più importante è il loro contenuto. La rivelazione mi ha ferito profondamente, ma nello stesso tempo, mi ha reso un grosso servizio: ha dissipato il mistero che mi tormentava! Ora so per certo, che il mio primogenito non è mio! –
CAROLINA – (a Lucia) Vedi? Non mi crede! Per lui è tutto chiaro! Non ha ombra di dubbio: è convinto che il ragazzo non sia suo figlio! –
LUCIA – (a Gustavo) Lo capisci che tua moglie dice che non è sicura di chi sia il ragazzo? Abbi un po’ di fiducia in lei! Credigli sulla parola, fino a prova contraria! Adesso, la tua, è solo una fissazione fondata su niente!–
GUSTAVO – Può darsi! –

La donna lo guarda ed il suo viso assume un’espressione di rabbia.

LUCIA – Sei un vero ipocrita nell’ostinarti a credere nel peggio! Penso, che la tua convinzione sia frutto di un calcolo: meglio saperlo figlio di un uomo ricco che di un disgraziato! Non è così? Il discorso fatto a tua moglie sull’avvenire dei figli, me lo conferma! La cupidigia ti si legge negli occhi! –
GUSTAVO – (farfugliando) Pensi che possa cadere tanto in basso? –
LUCIA – No, non lo penso, lo credo fermamente: le ricchezze di mio fratello, ti fanno gola, ammettilo! –
GUSTAVO – (alla moglie) Disgraziata! –
LUCIA – Bada, Gustavo, non offenderla. Se il ragazzo dovesse risultare figlio a te, e non si deve escluderlo, dovrai chiederle perdono in ginocchio! –
GUSTAVO – E’ un’ipotesi che non considero! –
LUCIA – Sarà provato, vedrai! –
GUSTAVO – Perché ti scaldi tanto? –
LUCIA – Non dovrei farlo? –
GUSTAVO – Non t’accorgi che stai mettendo, nei tuoi discorsi, la stessa mia ostinazione nel credere il contrario di quello che credo io, perché non ti farà piacere appurare che il ragazzo non è mio! –
LUCIA – Cosa vuoi dire? –
GUSTAVO – Sto dicendo che se si dimostrasse che il ragazzo fu concepito da Riccardo con Carolina, tu e tuo marito, dovete dire addio ad una possibile eredità, alla morte di tuo fratello! –
LUCIA – Dio, mi dai il voltastomaco! –
GUSTAVO – Quello che ho detto, credo non si discosti troppo dalla verità. Mi piacerebbe conoscere cosa ne pensa Vincenzo in proposito! –
LUCIA – Adesso, diventi anche arrogante! Quello che pensa mio fratello, è affare suo, io sono disinteressata: desidero solo che sia felice! –
GUSTAVO – Vedi? In un certo senso, è come se avessi ammesso che Vincenzo un pensierino sull’eredità l’abbia fatto!–
LUCIA – Neanche ti rispondo! –

Dalla comune entra Vincenzo.

Scena n. 7 (Lucia,Carolina, Gustavo,Vincenzo)

VINCENZO – Vedo che c’è una bella riunione! –
LUCIA – Proprio bella, non direi! –
VINCENZO – Che cosa è successo? –
LUCIA – Gustavo, stava facendo delle considerazione su di te, proprio ora! –
VINCENZO – Aspetta, fatemi capire: di che cosa stavate parlando? –
LUCIA – Di che cosa, se non del figlio di Carolina: se appartiene a Riccardo o a Gustavo e a chi giova l’una o l’altra ipotesi! –
VINCENZO – Ah, si sta giocando allo scoperto, ora! –
LUCIA – A questo punto…! –
VINCENZO – Quindi, hai fatto di testa tua! –
LUCIA – Veramente, è stata Carolina a facilitare tutto! –
CAROLINA – Lo sapete: non so nascondere nulla! -
VINCENZO – Ha aggiunto qualcosa a quanto già sapevamo? –
LUCIA – Mi ha riferito che ha detto tutto a Gustavo! –
VINCENZO – Che guaio! –
LUCIA – Nessun guaio: perché, anziché prendersela, sembra esserne contento! –
VINCENZO – (riflessivo) E’ chiaro il disegno! -
LUCIA – A quanto sembra, questo grand’uomo, sempre ha avuto, segretamente, il sospetto che Carolina gli abbia dato un figlio non suo! -
VINCENZO – (ironico) E ora, visto gli eventi, mette la testa fuori, e lo proclama apertamente! –
LUCIA – E’ solo fumo, il suo, però! –
VINCENZO – Esatto: una convinzione del tutto personale. Un sospetto fondato solo sul fatto che il giovane non somigli a lui, non regge per affermare che il figlio non sia suo!-
CAROLINA – Purtroppo, lui è fatto così, è precipitoso: sarebbe necessario aspettare prima l’esito dell’esame del dna, poi parlare! -
VINCENZO – E tu, Gustavo, che cosa dici? –
GUSTAVO – Io sono convinto che non mi sia figlio! –
VINCENZO – E già: lo sapevo! E’ logico che la pensi in questo modo: ti conviene!–
GUSTAVO – A te, invece, conviene il contrario! –
CAROLINA – (scoppia a piangere) Smettetela! Non vi rendete conto che in mezzo ci sono anch’io? State giocando coi miei sentimenti! –
LUCIA – Ha ragione: abbiate un po’ di ritegno! (Improvvisamente squilla il telefono e Lucia va a rispondere) Pronto, pronto…! Accidenti, hanno abbassato! –

Pausa.

VINCENZO – Sì, è meglio abbassare i toni! Nella nostra situazione, è consigliabile. Se si tiene conto che il nostro Gino è fidanzato con Mirella, vostra figlia, di chiunque sia il figlio, sarà sempre una manna caduta dal cielo sulle nostre famiglie!–
LUCIA – Oh, questo è un buon parlare! –
GUSTAVO – Desidero una cosa, però: che il ragazzo, sia tenuto all’oscuro di tutto questo, fino a quando si saprà la verità! –
CAROLINA – Meno male: adesso hai ripreso a ragionare!
LUCIA – Bisogna procurarsi un campione del suo sangue per l’analisi! –
VINCENZO – Penso che non vi sarà difficile fargli fare il prelievo. Potreste ricorrere ad un pretesto qualsiasi! –
GUSTAVO – Non ce ne sarà bisogno: lui è iscritto all’Avis e spesso dona il sangue! –
CAROLINA – Al resto ci penserò io. Conosco un dottore
comprensivo, gli parlerò e sono convinta che si renderà conto della delicatezza del caso! –
VINCENZO – Confronteremo il suo dna con quello di Gustavo, intesi? Se sarà identico, avremo la prova inconfutabile che è figlio suo!-
LUCIA – Intanto, mentre avviene questa operazione, sarà un problema tenere a bada Riccardo. Prima che partisse, lo avevo visto irrequieto, impaziente di parlare col ragazzo, bisogna capirlo. Quando torna stasera, bisogna evitare che ciò avvenga, perché sono convinta che se si dovessero incontrare, si tradirebbe! –
VINCENZO – Sarebbe stato meglio se non avesse saputo niente, ma tu, disgraziata, hai portato fretta a dirglielo! –
LUCIA – Dovevo in qualche modo chiedergli qualcosa di quel periodo, non ti sembra? -
CATERINA – E’ questione di aspettare pochi giorni. Dopo sarà quel che sarà! –
GUSTAVO –Va bene, voi pensate a frenare Riccardo, noi, intanto, faremo nel modo che è stato deciso. Adesso Io e Carolina ce ne andiamo: buonasera! –
LUCIA – Vi accompagnamo alla porta! -

Escono tutti dalla comune.

Scena n. 8 (Lucia, poi Riccardo)

Lucia sta per entrare, ma suona il campanello e torna indietro.
Ritorna subito insieme a Riccardo.

LUCIA – Da quando sei tornato? –
RICCARDO – Sono passato prima all’albergo, ed eccomi qui! Che fatica viaggiare in Italia! –
LUCIA – Perché? –
RICCARDO - I treni sono sempre in ritardo! –
LUCIA – Qui, non è come da voi, in Canada! –
RICCARDO – Mica tanto…! –
LUCIA – Se venivi prima, mangiavi con noi: Vincenzo è appena uscito! –
RICCARDO – Grazie! Ho mangiato sul treno! –
LUCIA – Chissà che fetenzia! –
RICCARDO – No, era passabile! –
LUCIA – Il caffè l’hai preso? –
RICCARDO – Sì, ma il tuo lo riprendo volentieri! –
LUCIA – (uscendo) Te lo preparo…! –

Si sente lo squillo del telefono.

LUCIA – (fuori scena) Uffa, questo telefono non fa che squillare! Riccardo, rispondi tu, per favore: vedi chi è! –
RICCARDO – (solleva il ricevitore) Pronto, casa Accongia! Sì, sono io, sono…Riccardo Trivoli! Ma…lei chi è? Se non mi dice chi è lei, riattacco! Non…non è importante? Mi conosce lei? Vuole…parlarmi di una cosa che mi sta a cuore? Non è una presa in giro? Va bene, verrò adesso! Come? Subito no! Domani? A che ora ? Alle dieci! Mi dia l’indirizzo. Non si preoccupi: sarò puntuale! Come? Vuole che non lo dica a mia sorella? Va bene, buongiorno! –

Mette a posto la cornetta del telefono col cuore in tumulto. La sorella intanto rientra col caffè, e s’accorge subito del suo stato.

LUCIA – Che hai? Chi era al telefono? –
RICCARDO – No…non era nessuno: hanno sbagliato! –
LUCIA – Ti vedo agitato: almeno a te hanno risposto, a me, no!–
RICCARDO – Perché hanno telefonato altre volte? –
LUCIA – Un paio di volte! Ma tu non prendertela, molti scherzano col telefono! –

Breve pausa per bere il caffè.

RICCARDO – Che cosa è successo in mia assenza? A che punto sei con le ricerche? –
LUCIA – (evasiva) Devi avere pazienza ancora per qualche giorno! Ma dimmi, ora se hai conosciuto i parenti della tua povera moglie! –
RICCARDO – (come assente) Sì, sì! Come dici? Ah, sono brave persone, gente contadina! Stanno in provincia di Trieste! Si
ricordavano bene di Eleonor e di Gigi, mio suocero. Mi hanno accolto con molta gentilezza e cordialità!-
LUCIA – Ceni con noi? –
RICCARDO – (sempre distratto) Come? No, no grazie! Non ho fame! Vado in hotel: sono stanco morto! Faccio prima una doccia, poi mi sdraio un po’. Caso mai, sul tardi, mi farò portare in camera un brodo caldo! –

L’uomo saluta ed esce. Lucia lo accompagna attraverso la comune.



TELA


LA SCENA:

Siamo in una casa di un quartiere elegante di Latina. La stanza, adibita a salotto, è arredata sontuosamente e curata nei minimi dettagli. Sui vari mobili di un certo valore, e su alcune mensole sospese alle pareti, infatti, sono collocati piccoli oggetti, statuette e curiosità, della cui utilità non se ne coglie il senso. Per lo più sono ninnoli frivoli e banali, tenuti ordinati e bene in vista. Una cura che può avere una persona minuziosa, forse sola, che ha tanto tempo a disposizione e che ama circondarsi di cose futili e decorative, col solo scopo di allietarsi l’esistenza.
Stranamente però, pur essendo una splendida mattinata di sole, la stanza è immersa nella penombra, perché la scarsa luce che filtra dagli scuri socchiusi dell’unica finesta, la rischiara a malapena.


TERZO ATTO
==========

Scena n. 1 (Una donna, Riccardo, Fabio)

Una donna sui quarantacinque anni, ben vestita, dalla figura esile e con il volto gonfio e pallido, passeggia per la stanza nervosamente. Per certi versi, si capisce che, in altri tempi, era stata una bella donna. Intorno alla testa ha, ben stretto, uno scialle di seta che le cela completamente i capelli.
Si sente suonare alla porta. La donna sobbalza e corre ad aprire.

LA DONNA – Signor Riccardo, buongiorno, venga, venga, si accomodi! –

L’uomo è sorpreso d’essere salutato con familiarità da questa donna che non conosce.

RICCARDO –(imbarazzato) Buongiorno! Grazie, veramente…-
LA DONNA – Non faccia complimenti, si metta seduto sul divano! –
RICCARDO – Non ho…il piacere di conoscerla e…-
LA DONNA - …ed è sorpreso che l’abbia convocato qui in casa mia! –
RICCARDO – Precisamente! –
LA DONNA – (come parlando tre se) Lo credo bene! –
RICCARDO – Come dice? –
LA DONNA – Pensavo che è giusto che lei non si sia ricordato di me! –
RICCARDO – Perché, ci siamo già conosciuti? –
LA DONNA – Sa, che lei non è cambiato molto? E’ solo imbiancato qua e là! –
RICCARDO – Non ha risposto alla mia domanda! –

La strana donna va presso un mobile e da un cassetto prende una fotografia.

LA DONNA – Questa la riconosce? –

L’uomo prende la foto, e improvvisamente riconosce un viso che appartiene al suo passato.

RICCARDO – Ma questa è…è Viola! Poveretta, non c’è più: è morta! –

La donna, con gli occhi lucidi, annuisce.

LA DONNA – Sì, Viola è morta! Quella, nella foto, però, non è… lei!-
RICCARDO – Non è lei? –
LA DONNA – E’ sua…sorella Liana! –
RICCARDO – Le somiglia molto, però! –
LA DONNA – Le somiglia, dice? E’ identica, invece: è sua sorella gemella! –
RICCARDO – Non sapevo che Viola avesse una gemella! –

Vi è un breve silenzio.

RICCARDO – (schiarendosi la voce) Tutto questo, ha attinenza
con quello che ha da dirmi? –
LA DONNA – Non abbia fretta, per carità, anzi, adesso che ci siamo, per modo di dire, conosciuti, credo possiamo darci anche del tu, se lei permette! –

L’uomo annuisce con una punta di fastidio.

LA DONNA – La cosa mi facilita, in parte, a trovare le parole giuste perché la rivelazione che mi accingo a farti, non ti appaia tanto incredibile. Non è vero che ci siamo conosciuti adesso, in realtà, questo… è avvenuto, molto, molto tempo fa! –
RICCARDO – Devi scusarmi ma, anche sforzandomi, francamente non mi ricordo di te! –

La donna non risponde subito. Fa due o tre passi verso una zona della stanza più immersa nell’oscurità, come volesse nascondersi, e s’accende una sigaretta aspirandone avidamente il fumo. Solo tenendo le spalle voltate, finalmente acquista coraggio.

LA DONNA – Scusami tu, invece! (poi, riferendosi alla sigaretta) Anche se i medici hanno stabito che non le posso toccare, ora più che mai, sento il bisogno di farlo! –
RICCARDO – Non trovo il motivo di cui ti debba scusare…! –
LA DONNA – Mi riferivo, ovviamente, al fatto che non ti ricordi di me! –
RICCARDO – Proprio no! –
LA DONNA – Hai ragione: sono… molto diversa… dalla donna… ritratta su quella foto: adesso non gli somiglio più! –

L’uomo trasalisce.

RICCARDO – Vuoi dire…che la donna ritratta in… quella foto, sei tu? –
LA DONNA – (con un filo di voce) Sì! –

Vi è silenzio e l’atmosfera si carica d’emozione.

LA DONNA – Sono Liana, la sorella gemella di Viola! Gli anni, il dolore e il male mi hanno guastata, perciò, è giusto che tu non m’abbia riconosciuta! –

All’uomo appare sempre più incomprensibile il senso della sua presenza in quella casa.

RICCARDO – Sono spiacente, ma mi devi spiegare che cosa c’entro io in tutto questo! –
LIANA – (con voce strozzata) Mi vergogno, mi vergogno tanto, però, al punto in cui siamo, è necessario che tu sappia…-
RICCARDO – (trepidando) Per l’amore di Dio, parla, devo sapere! –
LIANA – Devi conoscere…la verità, è tuo diritto, mentre a me, non resta che sperare nella… tua comprensione! –
RICCARDO – Se la condizione è questa, allora te l’accordo tutta, basta che tu mi dica quello che devi dirmi! –
LIANA – Ricordi…una sera di tanti…anni fa? Quella sera che telefonasti a Viola per incontrarla? –
RICCARDO – Ho la mente confusa: è passato troppo tempo…-
LIANA – (di spalle) Ebbene…quella telefonata…quella maledetta telefonata…la presi io! –
RICCARDO – Ma…-
LIANA – (voltandosi di scatto) No, no resta zitto, lasciami dire, altrimenti questa forza residua che, adesso, ho trovato, potrebbe venire meno e impedirmi di svelare il…segreto che mi tormenta!–
RICCARDO – Questo segreto che ti causa tanta sofferenza, è così grave? –
LIANA – Sì, è uno dei peggiori che un essere umano possa tenere dentro per tanti anni! -
RICCARDO – E’ incredibile! –
LIANA – Se la mia vita ha avuto un destino così triste, la causa è stata l’imprudenza e la spregiudicatezza di quella ragazza meschina e irresponsabile che sono stata da giovane. Di rado e, scuola permettendo, venivo al paese da Latina, dove vivevo presso una vecchia zia, che mi aveva quasi adottato fin da piccolina, per alleviare le fatiche di mia madre che doveva badare già al resto dei miei numerosi fratelli. Di solito, non rimanevo che poche ore, per andarmene la sera. Il giorno che arrivai, però, dalla finestra di casa, ti vidi venire a prendere Viola per uscire. Mi piacesti subito e decisi di rimanere. Il giorno seguente, ti aspettai alla finestra e, senza farmi vedere, riuscii ad osservarti ancora meglio. Per una ragazza non ancora ventenne, con la testa piena di sogni e fantasticherie, eri il massimo. M’apparisti come un giovane Adone, un dio greco, un guerriero forte e coraggioso, il campione di mille avventure evocato in tanti libri sentimentali che avevo letto. Credetti d’essere, senza rimedio, innamorata di te. Cominciai a provare invidia verso mia sorella che stava godendo quel paradiso, senza meritarlo. Non era possibile che la scialba Viola, potesse avere tutto quel bene senza esserne degna. A furia di rimuginarci sopra, finii per credere che il Cielo avesse commesso un grave errore: aveva scambiato Viola per me! Ero io, invece, la destinataria più giusta di quella delizia: n’ero convinta! Volevo, con tutta me stessa, che… la mia prima volta, sarebbe dovuta avvenire con te! Quella sera famosa, Viola era a letto con la sua solita febbre e m’incaricò di riferirti che non poteva uscire. La circostanza, accecata com’ero d’amore per te, mi sembrò come offertami del Cielo. Ad un tratto…(s’arresta con un groppo alla gola) –
RICCARDO – (teso ed impaziente) Che cosa avvenne? –
LIANA – (sforzandosi) Ad un tratto, ebbi un’illuminazione: perché non andare io all’appuntamento?-
RICCARDO – Sciagurata, come hai potuto…! –
LIANA – Quella sera, ti amai veramente con tutto il mio essere. Fu, la prima ed unica volta in cui toccai il cielo. Tu, poverino, non t’accorgesti per niente dell’inganno: pensavi d’essere con Viola! Durante l’amplesso, mormoravi il suo nome ed io, insensata, te lo lasciai credere, ebbra dell’appagamento che mi stavi dando, scioccamente tesa al raggiungimento del mio sogno! (la voce si fa roca e improvvisamente scoppia in lacrine) Il rimorso…ha segnato profondamente la mia esistenza. Quella sera, mi comunicasti che saresti partito e mi promettesti che mi avresti fatta venire da te, prima possibile. Infatti, dopo qualche mese, te n’andasti in Canada. Viola, non si alzò più dal letto: resisteva al male, ma peggiorava irrimediabilmente. Le sue febbri, divennero sempre più forti e i medici fecero l’impossibile. Una notte non ce la fece e la perdemmo. Erano passati poco più di due mesi dalla tua partenza! –
RICCARDO – Lo seppi! –

Vi è silenzio e un’aria pesante.

LIANA – Sinceramente: l’avresti chiamata, se fosse vissuta? –
RICCARDO – Gliel’avevo promesso: chi può dirlo? Forse l’avrei fatto! Se le cose lì, fossero andate in un altro modo…sì…credo che l’avrei fatto! –

Segue un’altra pausa.

RICCARDO – Non credo che mi hai convocato qui, per dirmi queste cose che, seppur sconvolgenti per me e crudeli per la memoria di Viola, rivestono, oggi, importanza e valore solo per chiarire l’innocente inganno di un amore di gioventù! –
LIANA – Infatti, la mia storia non è finita… perché per causa di quell’amore di gioventù, come tu l’hai definito, ci furone delle conseguenze…! –
RICCARDO – (sobbalzando) Vuol significare, che rimanesti incinta? –

La donna annuisce con la testa abbassata.

RICCARDO – (con calore) Perché, perché non mi scrivesti subito, per farmi sapere del tuo stato? –
LIANA – (con voce stanca e rotta dall’emozione) Credi che potesse essere facile per me? Spiegarti, essere compresa…! Avresti capito? E poi, tu emigrante, cosa avresti potuto fare per l’esigenze di una giovane madre, in terra straniera? Credi a me: sarei stata di peso! –
RICCARDO – Ma, un figlio è sempre un figlio: avresti potuto farmelo sapere alcuni anni dopo! –
LIANA – (sempre con lo stesso tono) Ormai avevo deciso: se Viola fosse vissuta e vi foste sposati, il mio, sarebbe rimasto per sempre un segreto. Dopo la morte di mia sorella, però, dentro, ero molto combattuta, indecisa se metterti a parte di tutto. Vedi, certe decisioni, se non le prendi subito a caldo, dopo non ci riesci più. A poco a poco, ti capaciti, ti organizzi in un modo di vivere completo ed esclusivo con il bambino. Si stabilisce, con lui, un rapporto prioritario, quasi egoistico e ci si adagia inconsciamente nell’escludere ogni rapporto esterno come fosse un’interferenza: esisti solo tu ed il bambino e viceversa! Per certi versi, in questo senso, io ero una privilegiata, perché il mio rapporto a due era perfetto. Credimi, è stato per me appagante e gratificante fare al bambino sia da madre che da padre! -

L’uomo è vinto dall’emozione, non riesce a replicare
immediatamente. Vi è quindi un altro momento di silenzio.

RICCARDO – (timidamente) Glielo dicesti? –
LIANA – Che cosa? –
RICCARDO – A Viola, rivelasti che eri stata con me al suo posto? –
LIANA – In principio, quando m’accorsi d’essere incinta, sono stata tentata di farlo, poi, un po’ per vergogna, e maggiormente perché era sempre malata, non riuscii a farlo. Credetti, che così facendo non gravavo di più sul suo stato! Mah, chissà se agivo bene! Oggi so con amarezza, che mascheravo meschinamente, con quel pretesto, la mia mancanza di coraggio! –
RICCARDO – In seguito, quando non riuscisti più a celare…il tuo stato, com’hai fatto a rivelarlo ai tuoi? –
LIANA – In realtà, non lo feci, almeno subito! Lo tenni nascosto per mesi. Mi fu facile: vivevo lontana da casa, con mia zia che era vecchia e mezza cieca. Quando m’accorsi della gravidanza, m’affrettai a fidanzarmi con un militare, originario del nord, di leva a Nettuno, che spesso mi gironzolava intorno. Avevo architettato ogni cosa, perché, ruppi subito con lui, e dopo qualche mese, quando andò in congedo per ritornarsene al suo paese, rivelai a tutti d’essere incinta. A casa pensavano che il padre del bambino fosse il militare e avrebbero voluto informarlo. Io, invece, non volli assolutamente, perché non intendevo vivere la mia vita con uno che non amavo! –
RICCARDO – Ingegnoso, non c’è che dire! –
LIANA – Lo devo prendere per un complimento? –
RICCARDO – No, no, non era mia intenzione deplorarti: lo dicevo nel senso che era una buona trovata! –
LIANA – Non dimenticare che noi donne quando c’impegnamo, certe cose, le sappiamo fare: ormai, avevo cominciato con le menzogne ed ero obbligata ad andare fino in fondo! –
RICCARDO – (con timore) Sei sicura che…il padre…sia io? –
LIANA – (fissandolo) Sta tranquillo, da quella volta, smesi di dire bugie: ci puoi giurare! Se vuoi, gli puoi fare l’esame del dna, però, se vedi il ragazzo…-
RICCARDO - Che cosa intendi dire? –
LIANA – Che il giovanotto, è la tua immagine spiccicata!
RICCARDO – (dopo un attimo di smarrimento) Ti…sei mai sposata? –

Segue l’ennesima pausa, mentre la donna s’accende un’altra sigaretta e si rifugia nuovamente nell’angolo più buio della stanza.

LIANA – Diciamo…che non ne ho avuto… il tempo! –
RICCARDO–Vale a dire, che…nessun uomo ti si è avvicinato?-
LIANA – No, no, non è per questo: le occasioni, anzi, le ho avute. Intendevo dire che proprio non ho avuto il tempo; cioè non ci stavo con la testa! –
RICCARDO – Non riesco a comprenderti! –
LIANA – Ho già detto, che ero annullata e appagata dal bambino. Poi…dentro di me, coltivavo l’idea che se un giorno avessi trovata la forza di farti sapere di me, forse…avrei potuto sperare nel…tuo perdono! –
RICCARDO – Impiegasti troppo tempo a deciderti! –
LIANA – Hai ragione, però non è stato facile! –

L’uomo è morso ora dall’impazienza, una frenesia che piano piano s’è impadronito del suo corpo.

RICCARDO – (trepidante) Dove? –

La donna trasalisce. Esce dal buio che la tiene nascosta.

LIANA – Vieni, ti faccio vedere la sua stanza! –

Spalanca una porta e resta sulla soglia.

LIANA - Questo è il suo regno, la tana, come la chiama lui. Qui tiene tutto quello che gli interessa: i libri, i CD, il suo computer. Studia; anzi, ha già la laurea in matematica e desidera prenderla anche in fisica! –
RICCARDO – E’ bravino il ragazzo! –
LIANA – Ragazzo? Un uomo, vuoi dire! –
RICCARDO – Già, già, dovrebbe avere ventisette anni, ormai! –
LIANA – Ventisette e tre mesi, con esattezza! –
RICCARDO – Dov’è adesso? –
LIANA – Se non è in casa, sta all’università! –
RICCARDO – (impaziente) Com’è? Non hai una sua foto in casa? –
LIANA – (sussulta e svia la domanda) Gli detti nome Fabio, come mio padre! –
RICCARDO – Fabio? Un bel nome! Adesso mi fai vedere una sua fotografia? –
LIANA – (confusa) Non ci sono, purtroppo: Fabio, non ama farsi fotografare! –
RICCARDO – (deluso) Avrà le sue buone ragioni. –
LIANA – Già…già, ne ha! –
RICCARDO – Che cosa vuoi dire? –

La donna va a nascondersi nuovamente nel buio.

LIANA – Riccardo, come lo vorresti questo figlio? Come immagini che sia? –
RICCARDO – (sorpreso) Che domanda! Mi aspetto che sia come tutti i ragazzi! –
LIANA – (piange) Lui è… migliore, di molti ragazzi! –
RICCARDO – (preoccupato) Perché ti metti a piangere, allora?–

La donna non risponde. Nella stanza s’instaura un silenzio gramo e opprimente.

LIANA – (con voce mesta) Riccardo, sai benissimo che i figli non si comprano al supermercato. Non è merce esposta nello scaffale di modo che si può sceglierla a proprio piacimento. I figli, arrivano da soli, e noi li dobbiamo accettare e amare così come sono! –
RICCARDO – Non riesco a comprenderti! –
LIANA – Per quello che feci, forse…il Signore ha voluto punirmi. Devi sapere che il parto di Fabio, fu difficilissimo. Il travaglio fu lungo e complicato. Il piccolo non si decideva ad uscire e stava soffrendo molto. Ci fu un momento in cui si temette per lui, e i dottori dovettero usare procedure estreme per farlo nascere! –
RICCARDO – Macellai! –
LIANA – No, non dirlo: fecero del loro meglio, invece! E’ un punto questo, su cui né desidero né si può dubitare, altrimenti divento pazza! –
RICCARDO – (forte) Dimmi tutto, adesso, perdio! –
LIANA – Il bambino nacque, ma rimase vivo per miracolo! –
RICCARDO – (fremente) Su, continua, non farmi stare sulle spine! –
LIANA – Ti dirò ogni cosa, se resti calmo. Vuoi sapere il vero motivo perché sono stata zitta per tanti anni? Ebbene, te lo dirò!–
RICCARDO – Va bene, sto calmo ma, per carità, parla! –
LIANA – Bada che potresti restare deluso. Non t’avrei mai rivelato che avevi un figlio: l’ho cresciuto da sola, e da sola avrei continuato… ad accudirlo! –
RICCARDO – Accudirlo? Ma, se ormai è…un uomo! –
LIANA – (con voce rotta e accorata) Sì, accudirlo, anche se è un uomo! Non t’avrei mai fatto sapere di lui, se…otto mesi fa, non mi fossi fatta visitare per un dolore che accusavo da un po’ di tempo. Purtroppo, mi fu subito diagnosticato che avevo un tumore al pancreas, molto esteso, irreparabile! In definitivo, non mi restano che alcuni mesi di vita. Fui presa dal panico, non tanto per la mia misera esistenza, cui tengo poco, ma per Fabio. Chi sarebbe rimasto con lui, chi l’avrebbe accudito, aiutato? –

L’uomo è allibito. Non può né sa trovare la forza di parlare.

RICCARDO – (dopo un lungo silenzio) Sei…sei sicura? –
LIANA – Purtroppo! –
RICCARDO – Nel frattempo, stai facendo qualcosa? –
LIANA – La chemio, per ritardare la metastasi. Vedi come mi sono ridotta? –

Si toglie lo scialle e scopre la testa completamente calva.

RICCARDO – (scossa da quella visione) Prima…dicevi che nel caso di…insomma, quando non ci sarai più, chi avrebbe curato Fabio. Ma, Fabio è adulto, può benissimo badare a sé stesso! –
LIANA – (con rabbia tra le lacrime) Non capisci…non capisci: Fabio è spastico! –

L’uomo si sente mancare. Un sudore gelido gli scende per il corpo.

RICCARDO – (con un filo di voce e con dolore) Vuoi…vuoi dire che…è uno di quei ragazzi che…si agitano, camminano male ed hanno una pronuncia stentata? –

La donna annuisce tra le lacrime.

LIANA – (riprendendosi) Capisco il tuo disappunto: purtroppo non si può pretendere che i figli siano ad immagine nostra o di come ce li siamo creati con la fantasia! Non si può fare una richiesta o stilare una commissione, precisandone ogni caratteristica. La merce va accettata così come arriva. –
RICCARDO – (con lo stesso tono) Infatti, non pretendevo che fosse un…un campione, non ne avrei avuto il diritto. Almeno, però, che il ragazzo fosse sano: c’è un impero che lo aspetta, e lui non può goderlo! –
LIANA – (riflessiva e dopo una pausa) Più giusto dire amministrarlo, non goderlo! Vuoi, quindi, un figlio che porti avanti il tuo lavoro: mi sembra che tu abbia una buona dose di egoismo, per quanto capisco! –
RICCARDO – (mortificato) Confesso che ho avuto questo pensiero e sono dispiaciuto. Sono stato per un’attimo debole, ed è stato più forte di me! Vuoi, però, che mi metta a saltare con gioia per quello che ho saputo? Per te è diverso, questa realtà rappresenta un calvario che ti sei tirato dietro da ventisette anni, l’hai vissuta, giorno per giorno, dal momento della sua nascita, ma per me, apprenderla così all’improvviso, è stato come…come una tegola in testa! –
LIANA – (indulgente) Capisco: lo è stato per te adesso, come lo fu per me quando lo vidi la prima volta. Rimasi sconvolta, lo confesso, ma poi, col passare del tempo, t’accorgi che quella creaturina, in fondo, sei tu, e ti ci affezioni e, nei suoi confronti, scopri un amore illimitato. In seguito, poi, quando vedi che forse il Signore, non ha voluto troppo calcare la mano su di lui, lo ringrazi infinitamente per avertelo dato! –
RICCARDO – Che cosa vuoi dire? –
LIANA – Il Signore lo ha compensato dandogli una mente eccezionale: il suo venticinque per cento d’handicap, gliel’ha ridato in intelligenza! E’ stato il più giovane laureato del suo corso col massimo dei voti. I suoi professori gli pronosticano un grande avvenire. Sorprende tutti per lucidità e intuizione. Sai già, che si sta preparando per un’altra laurea e nel frattempo scrive trattati e collabora con giornali e riviste specializzate. Col computer è un fenomeno: usa internet con un’abilità incredibile! Tutto questo potrebbe far credere a chi non lo conosce, che sia un ragazzo dal carattere chiuso e solitario, invece è simpatico ed ha tanti amici che lo ammirano, lo frequentano e gli vogliono bene! –

Nella stanza, ora l’atmosfera è meno tesa.

RICCARDO – La conoscenza che sto facendo del tuo ragazzo, man mano che ne parli, contribuisce a mortificarmi sempre di più, per come mi sono espresso poco fa, e ti chiedo scusa!-
LIANA – Non devi scusarti: il tuo comportamento è del tutto comprensibile! –
RICCARDO – Chissà quanto ti sarà costato, per farlo studiare, ed essere….essere, insomma, quello che è oggi! –
LIANA – Se ti riferisci a quanto mi è costato in termini di danaro, ti dico: un’enormità. Ma, sono felice di averlo fatto: per i suoi studi e soprattutto per migliorarlo fisicamente il più possibile. L’ho portato dai più grandi esperti e nei migliori istituti fisioterapici. Perfino in Russia, sono stata: presso una clinica dove si diceva, che facevano miracoli. In effetti, oggi, se Fabio cammina da solo e con poca difficoltà, lo deve a quelle cure! Benedico, perciò, il danaro che ho speso! Dio sa, quanto ce n’è voluto: tutto, tutto quello che guadagnavo ho dato. Non finivo di percepire gli stipendi per il mio insegnamento, che erano già destinati. Ma ci riuscivo e, chissà cos’altro avrei fatto, se non ci fossi riuscita! –

Altro silenzio.

RICCARDO – (con un filo di voce) Il ragazzo…sa? –
LIANA – Che cosa? –
RICCARDO – Della…tua salute! –
LIANA – Sa che sto male, ma che non sono grave! –
RICCARDO – (desolato) Che pasticcio! –
LIANA – Se…non lo vuoi, non ti obbligo! Puoi anche andare via; ora, senza vederlo! –
RICCARDO – Se lo facessi…? –
LIANA – Accada quel che accadrà: Fabio ha il mio nome e sa il fatto suo. Per il resto, qualcuno provvederà! –
RICCARDO – (risentito) Che cosa hai capito? Non vedi che ci sto pensando? Per te è diverso, l’ho detto: sei sua madre…-
LIANA - …e tu sei suo padre! –
RICCARDO – Naturale, solo naturale… ma, intendevo dire che tu sei sua madre nel senso che l’hai allevato, hai vissuto con lui, per questo gli vuoi bene. Dici bene: è pure mio figlio, ma solo biologicamente, non puoi pretendere così, su due piedi, che provi per lui affetto. Per me, è uno sconosciuto: fino a poco fa non pensavo neanche che esistesse realmente! Quindi, sono disorientato e vorrei pensare: se prenderlo con me…quando sarà, o soltanto disporre per lui, rimanendogli estraneo! Aspetta: lui sa di me? –
LIANA – Qualche volta, quando era piccolo, mi ha chiesto del suo papà. Dapprima gli dissi che eri partito, poi, quando fu più grande, gli raccontai una mezza verità. Non gli confessai che mi ero sostituita a mia sorella, ma inventai che il mio, per suo padre, era stato un grande amore non corrisposto e che, forse, non sapendo che esisteva un figlio, non sarebbe più ritornato. In seguito, non mi chiese più niente! –
RICCARDO – Lui sa delle lettere che mi hai inviato? –

Improvvisamente la donna ha una reazione violenta e insieme di preoccupazione. Il suo volto gonfio diventa di brace.

LIANA – (gridando) Lettere! Quali lettere? –
RICCARDO – Le lettere che mi sono arrivate in Canada! –
LIANA – Fammele vedere: io non ho mai inviato lettere! –
RICCARDO – (prendendola dalla tasca) Eccone qui una! –

La donna prende il foglio e legge. Dopo di che, le forze le mancano e si accascia. Riccardo fa appena in tempo per sorreggerla e distendere sul divano.

RICCARDO – (spaventato) Liana, che hai? Su non fare così! –

Nel frattempo le sbottona le maniche e dopo aver immerso il suo fazzoletto nell’acqua di una caraffa che stava sul tavolo, le bagna i polsi e la fronte. Piano piano, la donna si riprende.

LIANA – (con voce debole) Quella…è…la calligrafia di Fabio!-
RICCARDO – (sobbalza) Ne sei…sicura? –

Liana è come bloccata e annuisce.

RICCARDO – (sconcertato) Allora…vuole…conoscermi! –
LIANA – (ormai ripresasi) Come avrà fatto ad avere il tuo indirizzo, quanto neanch’io lo conoscevo! Povero figlio, in tutti questi anni, non ha fatto altro che desiderare di conoscerti, ed io, non ho capito quanto gli mancavi! –
RICCARDO – Su, non disperarti…! –
LIANA – (con dolore) Addirittura, mi ha tenuto tutto nascosto: temeva, forse, la mia disapprovazione, poverino! –
RICCARDO – Quando, l’altro giorno, mi telefonasti, ho avuto subito la convinzione che tu, eri l’autrice delle lettere! –
LIANA – Invece, non sono stata io, credimi! Se mi fossi decisa a farlo, dopo essermi macerata dentro per tanti anni, non sarei stata così laconica, com’è quella lettera. Una breve, unica frase: Hai un figlio! Ridicolo: come minimo t’avrei anticipato qualcosa di quello che hai saputo adesso, e ti avrei fatto venire direttamente da me, senza cercarti per telefono, non ti sembra? –
RICCARDO – Com’hai saputo del mio arrivo? –
LIANA – Solo alcuni giorni fa, l’ho saputo dalla donna delle pulizie che viene una volta la settimana dal paese e mi tiene informata di tutto quello che succede. Ti ho cercato, dopo averci pensato molto! –
RICCARDO – Dopo aver parlato tanto di Fabio, adesso voglio vederlo! –

La donna sembra riflettere.

LIANA – Ripensando a poco fa, alla tua indecisione se accettarlo o no, credo tu abbia ragione. Non precipitiamo ogni cosa: com’hai detto giustamente, devi riflettere, decidere se essergli padre vero o solo disporre per la sua assistenza! Non voglio obbligarti, oppure che ti senta obbligato a farlo. Né, d’altro canto, cerco pietismi da parte tua: non l’ho fatto ventisette anni fa, né ho intenzione di farlo adesso! Ora, sta per rientrare! (guarsa l’orologio da polso) Però, prima che tu lo veda, è meglio che gli parli prima io. Conoscendolo, stento a credere che si voglia far vedere da te: voglio tastare la sua volontà, vedere se realmente desidera conoscerti! Nel frattempo, tu avrai anche la possibilità, di restare solo con la tua coscienza e poter decidere! –

La donna sembra riflettere.

LIANA – Riccardo, hai un telefonino? –
RICCARDO – Sì, eccolo! –
LIANA – Su, affrettati, dammi il tuo numero e va via. Resta, però nei paraggi: se tra breve lo senti squillare, sarà il segnale che ti desidera e sarà anche quello, per farti salire da noi! Se, poi, tu hai deciso diversamente…puoi spegnerlo o farlo squillare a vuoto! –

L’uomo esce. La donna resta sola e, dalle fessure dello scuro, lo guarda che si allontana. Di lì a poco, si sente lo scatto della serratura dell’ingresso e compare Fabio con un amico che resta fuori scena.

Scena n. 2 (Liana, Fabio)

L’AMICO – Ciao, Fabio, a domani! –
FABIO – (con voce appena stentata e gutturale) Ciao, a domani, e grazie per il passaggio! –

Il giovane entra con incedere un pò faticoso e appena scomposto.

FABIO – Ciao, mamma! –

Si avvicina alla madre e la bacia sulla guancia.

LIANA – Ciao, Fabio! –

Il giovane non tarda ad avvertire nella donna una certa inquietudine.

FABIO – Mamma, ti senti bene? Vedo i tuoi occhi rossi di pianto! –
LIANA – (asciugandoseli) Si vede tanto? –
FABIO – Lo sai, a me non si può nascondere niente! –
LIANA – (dopo qualche esitazione) E’ vero, ho pianto! –
FABIO – Allora, oltre al pianto, nascondi qualcos’altro! –
LIANA – Nient’altro; tu sì, però! –
FABIO – (sorpreso) Che cosa? –
LIANA – (piange) Non m’hai detto d’aver scritto a…tuo padre!
Questo, non lo dovevi fare; non a me: avresti dovuto chiedermelo! Se desideravi conoscerlo, se avevi questa necessità, dovevi, almeno, prendere un accordo con me, non ti sembra? Poi, a me non hai pensato? Non ti sei chiesto, minimamente se io, volevo rivederlo! –

Il ragazzo appare mortificato e stringe a se la madre.

FABIO – Mamma, su calmati, smetti di piangere: lo sai che ti fa male! –
LIANA – Mi hai fatto male tu, invece, inviando alcune lettere a tuo padre, che non ti conosce, senza un motivo, una spiegazione! Solo tre piccole parole, crudeli e sibilline, senza neanche firmarti! Ah, capisco, voi che usate il computer siete abituati ad essere sintetici, tanto sintetici che i vostri messaggi spesso sembrano criptati! –
FABIO – Sì, forse ho sbagliato a fare tutto da solo, mamma, ma non vedo perché avrei dovuto dilungarmi in tante spiegazioni! Poi, quali spiegazioni? Tra me e lui? Ti ha lasciata incinta di me ed è andato via: neanche ci conosciamo! Chiarimenti tra lui e te? Evidentemente non ti amava, perciò partì! –
LIANA – Sei crudele, Fabio, mi spezzi il cuore! –
FABIO – Mi dispiace, scusami! Da adesso non parlo più! –
LIANA – No, non voglio: devi dirmi dell’altro…-
FABIO – Cos’altro? –
LIANA – Devi dirmi, com’hai fatto a trovarlo, conoscere il suo indirizzo, anzitutto. Poi, se gli hai scritto, vuol dire che desideri qualcosa da lui! –
FABIO – (addolorato) Dimentichi, mamma, che adopero internet: ho cercato nei siti della ristorazione in Canada. Lo sapevi, che lì è un pezzo grosso? –
LIANA – Non m’importa cosa sia diventato, ma perché lo vuoi qui! Non ti basto io? –
FABIO – Non preoccuparti, mamma, non verrà: non gli ho dato il nostro indirizzo!–
LIANA – Che bellezza! Credi d’aver fatto bene? Scrivi ad uno sconosciuto, non ti firmi, gli dici che ha un figlio di cui neanche sa l’esistenza, non gli fai sapere neppure dove andare a cercare, e pensi che sia una cosa fatta bene. A questo punto, mi debbo ricredere su di te, della tua intelligenza, della tua sensibilità, e debbo pensare che in questi ventisette anni, non sono stata capace di insegnarti il minimo principio morale! –
FABIO – Perché dici questo, quanto sai che non è vero! –
LIANA – Hai provato, intanto, a stare, in questo momento, nei suoi panni? Uno che non sapeva e adesso sa di avere un figlio, cosa sta provando internamente? Uno che non sa a chi rivolgersi, dove cercare, a chi chiedere una qualche informazione, sarà sicuramente un’uomo disperato! –

Il giovane non ribatte, sembra avere accusato il colpo. I suoi occhi, d’un tratto s’inumidiscono.

LIANA – Che fai? Piangi! Su, non fare così: mi fai diventare più triste se piangi! Vedi, che bastiamo a noi stessi: desideri un bene più di questo? –

Il giovane stringe la madre tra le braccia.

FABIO – Sì, sì che mi basti, ma…quando…non…ci sarai più? –
LIANA – (trasalendo e gridando) Misericordia: che cosa vuol dire, quando non ci sarò più? –
FABIO – So tutto, mamma! So tutto: tra breve non ci sarai più!–

Lungo silenzio.

LIANA – (con un filo di voce) Allora, l’hai saputo! –
FABIO – Prima lo…sospettavo, poi ho indagato per saperlo! Ho letto la tua scheda riuscendo ad entrare nel sistema informatico dell’ospedale. Sai, col computer, sono bravo! –
LIANA – Con quello strumento infernale? -
FABIO – Strumento magico, invece! –
LIANA – E…adesso che sai, capisco perché hai voluto chiamare tuo padre! –
FABIO – Non solo per me, ma per te, mamma! Vorrei…vorrei che prima che…succeda, vi …parlaste, chiariste il mistero che avvolge la mia esistenza. Vorrei che tu…lo perdonassi per essere partito e sappia quanto hai sofferto da sola per me! –
LIANA – Che…lo perdoni? Che cosa ti salta in testa: io perdonare lui…quanto…dovrei…_
FABIO – E’ la cosa che più desidero! –
LIANA - Tu…tu hai fatto questo…per me? –
FABIO – Sì, mamma! –
LIANA – (tra il pianto ed il sorriso) Sapessi quanta gioia, mi danno, adesso, le tue parole! Perciò, voglio darne un po’ della mia a te: se hai scritto a tuo padre, io ho fatto meglio, gli ho telefonato e l’ho invitato a venire da noi! –
FABIO – No, non è possibile! –
LIANA – Se ti dicessi che è già qui? –
FABIO –(disperato) No, mamma, com’hai potuto farmi questo!-
LIANA – (preoccupata) Che ti prende: hai fatto tanto, e adesso che è qui, non vuoi vederlo! Perché?-

Il giovane è agitato da forti emozioni e, come se volesse celarle alla donna, si rifugia nella parte più buia della stanza.

LIANA – Perché non rispondi? –
FABIO – (a bassa voce ed esitando) Mi…mi vergogno! –
LIANA – (dopo una breve pausa) Di cosa ti vergogni: hai paura che ti veda? –

Il giovane annuisce.

LIANA – Hai paura che disapprovi il tuo aspetto? Quante volte ti ho detto che l’aspetto non conta molto: quel che vale veramente, è quello che hai dentro; e tu, figlio mio, hai una dote inestimabile di bellezza chiusa dentro, che per vederla, c’è bisogno di conoscerti! Sappi che, molte volte, quelli che fuori sono i più belli, e uno pensa che lo siano anche dentro, invece non lo sono! –
FABIO – E’ facile per te credere a questo, perché mi vedi con gli occhi di madre, ma, per gli altri, per il mondo esterno, non è così! –
LIANA – Per quelli che non sanno vedere bene! –
FABIO – E lui, li ha gli occhi buoni per vedere? –
LIANA – (commossa) T’assicuro, che se ti conosce, quei suoi occhi…inforcheranno occhiali speciali per saper vedere! –
FABIO – Papà, ne sarà capace? –
LIANA – Ci puoi scommettere! –

A questo punto, la donna afferra il suo telefonino sul tavolo e compone un numero.




TELA



LA SCENA :

Siamo di nuovo nella casa di Vincenzo Accongia. Il tavolo, al centro della sala, è imbandito per la cena.



QUARTO ATTO
============

Scena n.1 (Lucia, Vincenzo)

La scena è vuota. Dalla comune, entrano Vincenzo e Lucia.

LUCIA – A che ora hai detto loro di venire? –
VINCENZO – Alle otto! –
LUCIA – Alle otto? Non ti sembra un po’ tardi? Potevi dire di venire un po’ prima: si poteva scambiare due chiacchiere! –
VINCENZO – Senti Lucia, se tu ti trovi bene con Carolina, è un conto, io, però, con Gustavo, proprio non ce la faccio: con lui non ho niente da condividere. Sai come la penso! –
LUCIA – (ironica) Guarda, guarda, non ti trovi bene con Gustavo, come se tu fossi chissà chi! Può darsi che lui pensi di te la stessa cosa. Io, invece, lo ritengo così normale e ho notato che quando si trova in vena, riesce anche ad essere spiritoso! C’è bisogno soltanto di saperlo prendere per il verso giusto! –
VINCENZO – Lo trovo deprimente, ecco cos’è! Per effettuare con lui una normale conversazione, bisognerebbe sapere quale sia il verso giusto, però! –
LUCIA – Dovresti avere un po’ di comprensione e l’animo disposto ad assecondarlo! –
VINCENZO – Bella conversazione, allora! –
LUCIA – Non dimenticare, che un giorno sarete consuoceri e un poco di tolleranza reciproca, non guasterebbe! –
VINCENZO – Beh, allora telefono e gli dico loro di venire adesso, va bene? –
LUCIA – Non esagerare: potrebbero non essere pronti! -
VINCENZO – Domattina, finalmente, si saprà l’esito degli esami, e diminuirà questa comunanza con loro. Ognuno stia a casa propria: di questa storia, ormai, ne ho fin sopra i capelli! Se i due codici coincideranno, il ragazzo sarà figlio legittimo di Gustavo, nel caso contrario, Riccardo sarà figlio di tuo fratello, e chi s’è visto s’è visto!-
LUCIA – Sei cinico e cattivo. Ficcatelo bene in testa, che per me, e non scordarlo, sarebbe meglio che le cose restassero come sono! –
VINCENZO – Lo so, lo so che saresti contenta; non oso immaginare, invece, come ti sentiresti se fosse l’inverso!–
LUCIA – (smorzando i toni) Non mi piace che quella famiglia sia smembrata, perciò, anche se per motivi diversi desideriamo la stessa cosa, auguriamoci che tutto possa risolversi per il meglio! –
VINCENZO – Certe volte, mi preoccupi: ancora non so che cosa vuoi esattamente, se il bene di quella famiglia o la felicità di tuo fratello. Non capisci che una cosa scontenta l’altra! –
LUCIA – E’ importante, lo spirito con cui si desiderano le cose:
tu speri ardentemente che l’esame confermi il figlio a Gustavo, per tuo tornaconto, io, invece, che ciò avvenga per la felicità di quella famiglia!–
VINCENZO – E a tuo fratello, non pensi più? Non affermasti che avresti voluto la sua felicità? –
LUCIA – Ma non togliendo il figlio a Gustavo! –
VINCENZO – Non ti rendi conto che, questo tuo sentimentalismo, è fuori posto, perché, proprio lui, d’accordo con Carolina, vuole darglielo! Farebbero, infatti, un grosso affare, quei due, se il ragazzo risultasse figlio di tuo fratello! –
LUCIA – Oh, oh, sono proprio stufa! Figlio mio figlio tuo, sembra che quel povero ragazzo debba essere palleggiato come una pallina da tennis! In fin dei conti, non dimenticare che tutto questo è nato da quella malaugurata ipotesi che io e te, facemmo su Carolina. Solo l’insicurezza di costei, ci convinse a percorrere questa strada! Invece, se non fosse questa, la giusta e il figlio di Riccardo, fosse in tutt’altra direzione? –
VINCENZO – Lo dici, perché te l’auguri, o perché sai qualcos’altro? –
LUCIA – Purtroppo non so niente! –
VINCENZO – Può anche non esistere, il figlio, e quelle lettere potrebbero essere state scritte da un mascalzone! –
LUCIA – In tal caso, ti metteresti a spiccare salti di gioia! –
VINCENZO – (ironico) Tu, invece, ti strapperesti i capelli per la disperazione! –
LUCIA – Se il figlio non esiste, non mi metterei né a ballare né a cantare, come faresti tu; mi sentirei, invece, solo mortificata e dispiaciuta!
VINCENZO – Checché tu possa pensare, sono convinto, invece, che il figlio c’è, ed è quello di Carolina. Bisogna sapere se l’ha avuto da tuo fratello o da Gustavo! –
LUCIA - Allora, prega che l’esame stabilisca che il ragazzo sia di Gustavo perché, se un giorno, i nostri figli, dovessero ereditare i beni di Riccardo, dopo aver nuociuto a qualcuno, non so se riuscirei a guardarti ancora in faccia! –

Vi è un breve silenzio.

VINCENZO – Per pregare, dovrei credere che tutto questo sia stato un sogno: il fatto che tuo fratello cerchi un figlio, il dubbio di Carolina, l’età del ragazzo il cui concepimento risalirebbe al periodo in cui stava con tuo fratello! Queste coincidenze, tanto fortuite quanto evidenti, potrebbero facilmente essere motivo d’inganno, ed indurci a credere che il ragazzo sia figlio di Riccardo.
LUCIA – Dal principio, ho creduto alla buona fede di Carolina: penso non avesse l’insicurezza della paternità di suo figlio. In seguito, però, mi sono via via sempre più convinta che queste coincidenze, forse anche su suggerimento di Gustavo, potevano essere gestite per trarne vantaggio.
VINCENZO – E’ così! –
LUCIA – Io, però, voglio andare al nocciolo della questione: attendere l’esito dell’esame. E se si sono fatte delle illusioni, quei due, resteranno con le pive nel sacco, e, buon per loro, con la famiglia intatta; e noi, ci metteremo a cercare da altre parti! –
VINCENZO – Ben detto! Quella, però, di dare, a tutti i costi, un figlio a tuo fratello è una vera fissazione! –
LUCIA – Pensi davvero che possa fermarmi dopo il primo tentativo? –
VINCENZO – (esasperato) Tu, tu sei una…pazza, ecco cosa sei!-
LUCIA – Io pazza? Più ci penso e più mi convingo che il figlio di mio fratello esiste, Chi è così insensato da scrivere in Canada? Per creare dissapore in famiglia? Riccardo non ha famiglia! Per il solo gusto di divertirsi alle sue spalle? Anche il più mascalzone degli uomini, non invierebbe tutte quelle lettere, così lontano, perché non avrebbe il riscontro visivo, immediato, per ridere di lui. Se era per gioco, le avrebbe indirizzate a uno del posto, a te per esempio, con la possibilità di vedere, di nascosto, la reazione e bearsi nella sua bieca e becera idiozia! Per questo motivo, ritengo che a scrivere, è stato una persona con intenzioni serie! -
VINCENZO – E’ vero: per burlarsi di qualcuno, sarebbe stato, certamente, più facile usare un indirizzo di uno di qui, che andare a procurarsi quello di tuo fratello!–

La donna sembra riflettere.

LUCIA – Già, all’indirizzo non avevo pensato: chiunque sia, come avrà fatto a procurarselo? –
VINCENZO – In qualche modo, avrà pur dovuto farlo! –
LUCIA – Qualcuno di una certa età che in paese se lo ricorda! -
VINCENZO – Sì, può essere: ma il suo indirizzo…? –
LUCIA – (pensierosa) Potrebbe essere stato un conoscente, o qualcuno dell’ufficio postale che l’ha sbirciato sulla nostra corrispondenza!-
VINCENZO – Potrebbero averlo anche carpito ai nostri ragazzi!–
LUCIA – Questo fatto, però, ha poca importanza. Piuttosto, per il ragionamento che facevo prima, chi ha spedito quelle lettere, è persona seriamente disposta a conferire con lui. Non si è firmato, perché ha previsto le mosse di Riccardo: di fronte ad una tale notizia, quale persona non si sarebbe precipitato in paese, per sapere? Una volta in paese, si prefiggeva di avvicinarlo e parlargli! –

Vi è un’altra pausa, mentre tantissimi pensieri insorgono e si aggrovigliano nelle loro menti.

LUCIA – Intanto mio fratello è sparito: da quattro giorni, non si sa dove sia. In albergo le sue valige stanno al loro posto e alla reception non sanno niente di lui! Per questo, ho la vaga sensazione che la sua mancanza abbia qualche attinenza con le lettere! –
VINCENZO – Lo credo anch’io: dove potrebbe essere andato? Dici…che si sia messo in contatto con l’autore delle lettere?-
LUCIA – Io dico di sì! –
VINCENZO - Non si spiega altrimenti la sua improvvisa scomparsa senza avvertirci!-
LUCIA – Se Riccardo è andato all’appuntamento, non essendo in albergo né vedendosi in giro per il paese, vuol significare che è partito! -
VINCENZO – (riflette) Dato per scontato che Gustavo e Carolina hanno negato con vigore di avere scritto le lettere, se Riccardo è partito, io ho la vaga sensazione, che si sia recato a Latina, la stessa città dove sono state imbucate le lettere! Se c’è andato, però, avrà pure dovuto prendere preventivamente contatto con qualcuno!-
LUCIA – Provo a chiedere in albergo se per caso, prima di sparire, ha ricevuto qualche telefonata! –

La donna si avvicina al telefono ma, appena aver sollevato la cornetta, si arresta di colpo.

VINCENZO – Che hai? –
LUCIA – Aspetta…adesso ricordo, che stupida; come non averci pensato prima! –
VINCENZO – Beh? –
LUCIA – Sì che è stato contattato: il giorno che è tornato da Trieste! Stava qui, in casa, quando squillò il telefono e, siccome stavo in cucina, lo pregai di rispondere. Il telefono, da alcuni giorni suonava spesso, ma riattaccavano sempre senza rispondere! –
VINCENZO – Evidentemente chi telefonava cercavano lui, non te! –
LUCIA – Subito dopo aver parlato, l’ho visto turbato e stranamente distratto! –
VINCENZO – Si sono parlati, non c’è dubbio, ed hanno fissato l’incontro!–
LUCIA – Per questo, manca da quattro giorni! –

Segue un’altra pausa.

VINCENZO – (prima pensieroso , poi trionfante) Ma che diciamo, stiamo fantasticando troppo: chissà dov’è andato! L’hai detto tu, non ricordi? Lui è indipendente, vuole avere la sua privacy. Ha i mezzi e la possibilità di fare quello che vuole: perciò ha voluto l’albergo! Riccardo…ha una certa età, è ancora vigoroso, ha le…sue esigenze…! –
LUCIA – (lo guarda di traverso) Mi sorprendi sempre più, per come ti dai coraggio! –
VINCENZO – Alludi ai soldi di tuo fratello? –

La donna esce dalla comune verso la cucina e non gli risponde.

LUCIA – (rientra subito) Ormai nemmeno mi degno di risponderti : abbiamo parlato fin troppo della faccenda, che non occorre dire nient’altro! –

Si sente suonare. Vincenzo va ad aprire e, dalla comune, rientra insieme a Riccardo.

Scena n.2 (Vincenzo, Lucia, Riccardo)

LUCIA – (sorpresa) Riccardo, ti si rivede, finalmente! –
RICCARDO – Sono dovuto partire all’improvviso. Scusatemi se non vi ho avvertito: non pensavo di trattenermi tanto! –
VINCENZO – Non ti vedevamo da giorni e ci siamo preoccupati, anche perché in albergo ci hanno risposto che le tue valige erano in camera, e non sei rientrato per alcune notti! –
RICCARDO – Sì, è vero: sono partito senza valige, perché pensavo di tornare prima di sera! –
LUCIA – Potevi fare, da dove ti trovavi, almeno un colpo di telefono per avvisarci! –
RICCARDO – Hai ragione, Lucia, scusami di nuovo, ma sono successe tante di quelle cose, che non ho avuto neanche il tempo di pensarci! –
LUCIA – (con discrezione) Sei stato…lontano? –

L’uomo guarda Lucia ed il cognato e si rende conto della loro ansia.

RICCARDO – Vi prego, intanto, di non fissarmi con quest’aria inquisitrice! –
LUCIA – Dopo questa tua assenza, non dovremmo farlo? –
RICCARDO – Beh, sì, mi rendo conto…!-
LUCIA – Ci dici…qualcosa, allora? –
RICCARDO – Poi…poi, vi dirò…con calma! –
LUCIA – Spero sia una buona notizia! –
RICCARDO – (li guarda e sorride) Come pensate, possa essere?-
LUCIA – Perché tanto mistero: non farci stare sulle spine! –
VINCENZO – (rassicurante) Lucia, non avere fretta, Riccardo dirà tutto, non preoccuparti! Adesso, però, resti a cena con noi?–RICCARDO – Come no: resto, volentieri, anche per farmi perdonare! –
LUCIA – (scherzando) Ti perdoniamo solo se ci racconti tutto!
RICCARDO – Resto soprattutto per questo, state tranquilli! –
LUCIA – Ci sarà un altro posto a tavola: vado un attimo di là per provvedere! –
RICCARDO – (con tono allegro) Adesso non comportarti come dice la famosa storiella:
due furono invitati,
tre son venuti,
aggiungi l’acqua al brodo,
e sian tutti benvenuti! –

Ridono tutti divertiti.

LUCIA – Non preoccuparti, sai come sono fatta: se gli invitati sono due, preparo sempre per quattro e così via! (esce)-
VINCENZO – In questi giorni, in cui sei stato assente, per scrupolo, all’anagrafe ho cercato quello che mi chiedesti, nel caso che l’analisi, ci dovesse dare torto. Purtroppo, su tutti i nati di quel periodo, non c’è alcun dubbio della loro paternità. L’unico caso che ci poteva interessare è quello del figlio di Carolina, come già sai! La faccenda, però, è molto delicata: in tutta segretezza, si è proceduto al prelievo del sangue, e domani sapremo l’esito dell’esame! –
RICCARDO – (sorpreso) Il giovane è ignaro di tutto? –
VINCENZO – Sa che ha fatto solo una normale donazione! Ora, si deve solo aspettare l’esito! –
RICCARDO – Straordinario, non mi aspettavo che fosse fatto tutto così bene e, per di più, in fretta! E’ veramente una grossa sorpresa per me! –
VINCENZO – Lucia hai sentito? (la donna entra) Tuo fratello apprezza molto il nostro interessamento per la ricerca del figlio!–
LUCIA – E’ il minimo che potevamo fare! –
RICCARDO – A pensarci bene, vorrei…che l’esame confermasse il figlio a Gustavo: non mi piacerebbe scassare quella famiglia!–

Lucia e Vincenzo restano ammutoliti per la meraviglia. Lucia gli si avvicina e lo bacia sulla guancia.

LUCIA – (commossa) Sapessi, Riccardo, quanto mi fai felice! -VINCENZO – (trionfante a Lucia) Visto? Te lo dicevo io…! –
RICCARDO – Beh, questo, che cosa vuol significare? –
VINCENZO – No, no, niente! Sa lei tutto: cose che riguardano solo me e Lucia! –

Si sente suonare e, dalla comune, Lucia fa entrare Carolina e Gustavo.

LUCIA – Ah, siete voi, entrate! –
RICCARDO – (andando loro incontro) Carolina, sei tu: come stai? Da quanto tempo…! –
LUCIA – (sorpresa) Ah, già: voi due ancora non vi eravate incontrati! –
CAROLINA – Sono venuta la scorsa settimana, ma non ti ho trovato in casa! –
RICCARDO – Sì, sì, me lo disse Lucia! –
CAROLINA – (timidamente) Ti…ti trovo bene! –
RICCARDO – Anche tu, ti sei mantenuta bene! –
CAROLINA – Sei bugiardo: M’ha fatto fare quattro figli, lui! (guarda il marito) –

A sentirla Vincenzo trasalisce e s’affretta a cambiare discorso.

VINCENZO – Riccardo, abbiamo invitato a cena Gustavo e Carolina: un giorno, spero non troppo lontano, dovremo diventare consuoceri. Questo dovrà, certamente, farti piacere visto l’amicizia avuta in passato con loro! –
RICCARDO – Perché, hai detto avuta? L’ho ancora oggi! –
LUCIA – Questo ti fa onore: ricordo che, prima che partissi, stavi sempre con Gustavo, e quella, se era vera amicizia, non c’è motivo perché ora debba cessare! –
GUSTAVO – Già, si aveva poco da fare, allora, e si stava sempre insieme. Che bei tempi quelli: si divideva tutto! –
VINCENZO – (tra se) Sì, proprio tutto…! –
LUCIA – (lo guarda di traverso) Vieni, Carolina, dammi una mano in cucina! (escono, dalla comune) –
RICCARDO – Da quando sono tornato, Gustavo, non siamo stati, ancora, un po’ insieme! –
GUSTAVO – Come una volta! –
RICCARDO – Dimmi qualcosa di te, della tua famiglia; so già che hai quattro figli, e tu cosa fai? –
VINCENZO – (intervenendo) Gustavo, non lavora più: è pensionato, beato lui! –
RICCARDO – Così presto? –
GUSTAVO – Cinque anni fa, mi sono ammalato: ho avuto varie complicazioni e non mi sono più ripreso! Al cantiere non ci sono potuto più andare! –
VINCENZO – Ha una piccola pensione, e Carolina riesce ad integrarla, facendo qualche lavoretto in casa: non se la passano, però, male! –
GUSTAVO – Hai saputo che il mio primo figlio l’ho chiamato Riccardo, come te? –
RICCARDO – (fingendo di non sapere) Ma va! –
GUSTAVO – Quando partisti, mi mancavi tanto, perciò pensai di rimpiazzarti! –

Tutti e tre, ridono divertiti. Nel frattempo, entra Lucia, seguita da Carolina con il tegame della pasta.

LUCIA – Su, tutti a sedere: si mangia! –
RICCARDO – Non si vedono i ragazzi! –
CAROLINA – Non preoccuparti, sono a casa mia. Hanno organizzato per proprio conto! –
GUSTAVO – I giovani, coi giovani e…i vecchi, coi vecchi! –
LUCIA – (con tono di rimprovero) Gustavo: un po’ di riguardo!–
GUSTAVO – (guarda dispiaciuto Riccardo) Scusami, Riccardo–
RICCARDO – Ha parlato il vecchietto: non sei tu più giovane di me? –
GUSTAVO – Sì, di un mese! –
LUCIA – Smettetela voi due! Pensate che m’abbia riferito a voi? Intanto io, non mi sento vecchia! –
CAROLINA – Nemmeno io, se è per questo! –

I tre uomini prorompono in una sonora risata e si siedono per consumare il pranzo.

RICCARDO – (tra un boccone e l’altro) A questo punto, approfitto di questo momento di serenità, per comunicarvi una mia decisione, che già avevo in animo da qualche giorno: sono stufo di starmene da solo in Canada e ho deciso di tornare al paese e impiantare qui le mie attività! –
LUCIA – (sorpresa e commossa) Riccardo, dici davvero? –
RICCARDO – Sì, ed è una decisione la mia, maturata in seguito ad un evento straordinario. Qui, ho voi ed alcune… persone cui tengo e, in modo particolare, voglio bene…! –
GUSTAVO – Evviva, evviva! Riccardo resta! –
VINCENZO – La notizia bisogna festeggiarla: Lucia, prendi qualcosa di buono da bere! –
LUCIA – Me lo diceva l’aria, che stasera sarebbe soccesso qualcosa d’importante: ho messo apposta lo spumante nel frigo! (fa per uscire) –
RICCARDO – Aspetta, un momento: non avevo finito! Resto
qui, ed è una gran gioia dirvelo, perché… è avvenuta… una cosa straordinaria: mi… sono fidanzato! –

Di colpo cala nella stanza un silenzio profondo. I presenti restano allibiti e sconcertati dalla notizia.

LUCIA – Madonna Santissima! –
VINCENZO – (quasi non riesce a parlare) Fidanzato! E… con chi? –
RICCARDO – Con…la madre…di mio figlio! –
LUCIA – (quasi in deliquio) Fidanzato…con la madre…-
VINCENZO – Chi è, come l’hai conosciuta? –
GUSTAVO – La conosciamo, noi? –
CAROLINA – L’hai trovata, così: da solo! –
RICCARDO – Adesso vi racconto ogni cosa! –

(Una musica inizia con questa battuta e copre la voce di Riccardo mentre gli astanti seguono, sorpresi e interessati, il racconto. Subito dopo, la musica sfuma del tutto)

Vi è silenzio. Lucia, Carolina e Gustavo hanno gli occhi umidi dall’emozione. Vincenzo fa qualche passo per la stanza.

VINCENZO – E lei, così, ha un figlio avuto da te! –
RICCARDO – Sì, mio! –
VINCENZO – Ne…sei sicuro? –
RICCARDO – Senza la minima incertezza, credo alla madre! Poi, il giovane mi somiglia in modo impressionante! –
LUCIA – (ripresasi) Brava Liana, chi avrebbe mai pensato a lei? Da ragazza, sarà venuta al paese, tre o quattro volte al massimo: la zia se l’era quasi affiliata, facendola anche studiare a sue spese! –
VINCENZO – Poi, più niente: in seguito non s’è più vista da queste parti! –

Da un pezzo Gustavo sta guardando la moglie in preda ad una forte emozione e, all’improvviso, le s’ avvicina e la stringe tra le braccia.

GUSTAVO – Perdonami, Carolina! –

Lucia li guarda compiaciuta, e si sente immensamente felice.

LUCIA – (tra se) In ginocchio, lo dovrebbe fare…! -RICCARDO – (scherzando) C’è un festeggiamento? –
GUSTAVO – Quasi! –
LUCIA – Riccardo, questa è, in un certo senso, anche opera tua: non fingere di non sapere! –
RICCARDO – Infatti, non fingo, e sono felice per loro due! –
LUCIA – (a Gustavo e Carolina) Voi due, intanto, domattina potreste anche non andarci all’ospedale! –
VINCENZO – (a Riccardo) Liana, la vuoi anche sposare? –
RICCARDO – Prima possibile, dato il suo stato di salute! –
VINCENZO – Così, tutto all’improvviso, sulla parola? Senza una prova, senza nessun accertamento! –
LUCIA – (inviperita) Vincenzo, smettila: non essere ridicolo e meschino! E’ evidente che la rabbia, lo smacco e la delusione per il fallimento del tuo disegno, t’hanno accecato! Non t’accorgi che s’è tutto risolto per il meglio? Riccardo è felice: in un sol colpo ha una moglie e un figlio già grande! (poi, cambiando tono ed avanzando) Sembra che, alcune volte, ci sia la mano di una volontà superiore, perché delle storie, destinate a conclusioni controverse, abbiano un finale felice, forse per dare la giusta paga alla cupidigia di certa gente! –

TELA