Fine mese

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FINE MESE

Commedia in tre atti

di PAOLA RICCORA

PERSONAGGI

Mariano Castronuovo

Ama­lia, sua moglie

Mariella, sua figlia

Sandrino Aprile

Lui­gi Peiretti

Roberto Campani

Il comm. Campani, suo pa­dre

Il cav. Prospero Gazzara

Gennaro Vitiello, ufficiale giudiziario

Alfredo Cardito, altro ufficiale giudiziario

Il cav. Donnorso

Gaetano, ma­cellaio

Raffaele, creditore - Carmela, portinaia - Giulia

Il garzone del pizzicagnolo

Un cameriere

In casa Castronuovo, oggi.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

(La casa di Maria­no Castronuovo. Una modestissima casa di povero impiegato. A destra un balcone, che sì apre su di un terrazzo sfolgorante di sole, lascia vede­re in lontananza il panorama di Napoli. La mobilia è men che modesta: un di­vano logoro, sul da­vanti, un tappeto stinto sulla tavola da pranzo che trovasi in centro della sce­na, qualche mobile in cattivo stato e qualche sedia, qual­che poltrona sgangherata. Tutto però è in ordine; segno evidente che una mano premurosa si dà invano da fare per rendere meno triste e squallida la misera casa. All’alzarsi del sipario la scena è vuota, ma s'ode suonare ripetutamente un campanello).

Amalia                          - (dalla sinistra, vestita modestamente, attra­versa la scena ed esce dal fondo).

Un Garzone                  - (entra con un cesto che depone sulla tavola).

Amalia                          - (che lo ha seguito) Hai portato tutto?...

Il Garzone                     - (che parla sempre in tono sprezzante) Sissignora!... Ecco qua: l'olio, il pane, la pasta, tutto quello che avete ordinato!... In più c'è il libretto dei conti!... (Dandoglielo) Questa sera verrà il padrone a riscuotere!... Siamo al ventisette!

Amalia                          - Va bene!... Ma il burro rancido che gli riportai ieri a sera Io ha cancellato dal conto?...

Il Garzone                     - Sissignora!... Potrete riscontrare!...

Amalia                          - Un'altra volta Io denunzio! Non è lecito avvelenare la povera gente!... Lo denunzio!...

Il Garzone                     - (ironico) Veramente?... (ride).

Amalia                          - Lo faccio, lo faccio!... E' inutile che ridi!...

Il Garzone                     - Pare impossibile!... Di tutta la clientela del negozio, che non è poca, non vi lagnate che voi, non minacciate che voi! E perché, poi?... Per quat­tro soldi, proprio quattro soldi di roba che comprale e che pagate anche a fine mese!

Amalia                          - Tu sei un arrogante! Se paghiamo alla fine del mese, è per non avere la noia di fare piccoli conti ogni giorno. Ma paghiamo puntualissimamente, e a te, se non sbaglio, la mancia te l'abbiamo sempre data!.,.

Il Garzone                     - La mancia?... Una lira al mese!...

Amalia                          - Ah sì, eh?... Ma una lira al mese ne fa dodici all'anno, se la matematica non è un'opinione!... E siccome non saremmo obbligati a dartela, se con­tinui ad essere impertinente ti toglieremo anche quella!...

Il Garzone                     - Calma, calma!... Perché v'irritate?... Io non ho detto nulla di male!... Pagate quando volete. come volete, che me ne importa!...

Amalia                          - E' quello che dico io!... Tu devi fare il tuo dovere e basta!

Il Garzone                     - E va bene!... (Poi, con aria annoiata) E per domani?...

Amalia                          - Domani mi porterai cinquanta grammi di burro, « buono », mi raccomando, « buono »!

Il Garzone                     - (con ironia) Lo faremo venire espres­samente da Milano!...

Amalia                          - Come sei spiritoso!

Il Garzone                     - E poi?... Solamente il burro?...

Amalia                          - Mi porterai anche un quarto di telline per il brodo e due acciughe!...

Il Garzone                     - (meravigliato) Due?...

Amalia                          - Due, sì, due!... Quante ne dovrei prendere per ottenere la tua stima?...

Il Garzone i                   - A me?... Che me ne importa?...

Amalia                          - Non t'importa di niente, ma critichi tutto!... Lo dirò al tuo padrone, che sei un maleducato!

Il Garzone                     - (ridendo) Volete denunziare anche me?...

Amalia                          - (irritata) Senti, ragazzo, vattene, altrimenti...

Il Garzone                     - (c, s. e prendendo il cesto) Me ne vado, me ne vado! (si avvia per uscire).

Amalia                          - (gridandogli dietro) E non dimenticare nulla!...

Il Garzone                     - (già nelle scene) Non dubitate, farò la lista!...

Amalia                          - Monello, screanzato, mascalzone!... Già: a «Rustica progenies, semper villana fuit », dice bene Mariano!... (Prende il libretto dei conti e, verificandolo, brontola fra i denti) Vediamo un po'!... Ladro!... Un pezzettino di formaggio, due lire!... Non si può più vivere!... Tutti profittano, tutti! (Continua a mezza voce a fare il calcolo, poi, ad un tratto, come ricordandosi) Uh!... A proposito!... (Va sul terrazzo, e dalla ringhiera chiama) Signora Carmela, signora Carmela!

Una voce                       - (di dentro) Mi volete?...

Amalia                          - Sì, per favore: volete comprarmi un quarto di telline?...

La voce                         - Ve le mando da Ninetta?...

Amalia                          - No!... Consegnatele a mio marito, ora che torna a casa!

La voce                         - Va bene!

Amalia                          - E fatevi pagare da lui!...

iLa voce i                      - Ho capito!...

Amalia                          - (rientra in casa, siede ancora un momento a /ore i conti, poi si alza ed esce a sinistra. Una pausa).

Mariano                         - (viene dal fondo recando un pacchetto che sgarbatamente getta sul tavolo; si toglie il cappello e lo attacca ad un chiodo; mette sul tavolo la sua borsa di cuoio, si asciuga il sudore, si toglie la giacca e la accomoda delicatamente su di una sedia. Intanto Amalia rientra).

Amalia                          - Ah, sei qui?... La signora Carmela ti ha date le telline?...

Mariano                         - (di cattivo umore) Me le ha date!... Sono qui, sul tavolo! Sono arrivato in tempo per sentirti gridare dal balcone!... Quante volte debbo dirti che una signora non fa i suoi acquisti dal balcone, come una donnetta qualunque?... Sai bene che ciò mi urta e mi demoralizza!...

Amalia                          - (ironica) Scusa, sai!... Ma il cuoco era uscito, ed io, per poterti preparare la zuppa di pesce, ho dovuto servirmi di questo mezzo volgare!...

Mariano                         - E' inutile che tu faccia dell'ironia stupi­da!... Potevi scendere in portineria ed aver le telline, senza farmi arrossire.

Amalia                          - Per tanto poco?... Cerca di mortificarti per tose più importanti, che purtroppo non mancano mai, mio povero Mariano! E rifammi piuttosto questi conti, che non mi pare che tornino!

Mariano                         - Quali conti?...

Amalia                          - (sempre con scherzosa ironia) Quelli del pizzicagnolo!

Mariano                         - Ah! Com'è puntuale anche lui!... Già in strada ho trovato il sarto, che passeggiava in su ed in giù, aspettandomi perché gli pagassi la rata del vestito e del cappotto che mi ha fatti in inverno; e, uscendo dall'ufficio, mi sono precipitato allo studio di Castellano, per pagargli le cento lire mensili!... Credevo di preve­nirli, invece ho trovato per le scale il segretario, che mi ha detto: «Giusto voi!... Venivo appunto a casa vostra, per il solito pagamento!... Meno male che ci siamo incontrati!...».

Amalia                          - Che fretta!... Non ci danno respiro!... Gli dobbiamo ancora molto?...

Mariano                         - Si capisce!... E gli dovremo sempre di più!... Dal momento che diamo cento e prendiamo due­cento di mercanzia, il debito, di questo passo, ci accompagnerà fino alla tomba!... Perché predico sempre di non eccedere nelle spese?... Avete l'impressione che non si paghi, mentre si paga lo stesso e si paga di più!...

Amalia                          - Hai ragione!... Ma io prendo solamente il necessario!... Dovevo rifare un po' di biancheria, che quella che abbiamo ride da tutte le parti!...

Mariano                         - Beata lei, che può ridere!...

Amalia                          - (ridendo) Già: ma quando ride lei, pian­giamo noi, che dobbiamo rifarla!...

Mariano                         - Anche questo è vero!...

Amalia                          - E Mariella aveva bisogno di un vestitino nuovo per poter partire!...

Mariano                         - Uno!... Tu gliene hai fatti tre!...

Amalia                          - Tre abitucci da niente!... Capirai, che do­vendo mandarla a Roma da mia sorella, era necessario farle qualche vestina nuova e più in moda!... Marianna ha molte conoscenze, frequenta i teatri, ha l'automo­bile... Come avrei potuto mandare mia figlia a casa sua, senza un po' di corredo decente?...

Mariano                         - Ma così ne farai una spostata!... A propo­sito: ha scritto?... Che fa?... Ritorna?... Sarebbe l'ora, mi pare!...

Amalia                          - (sorridendo felice) Sì, sì: torna!... Non brontolare più!... Arriva questa sera!...

Mariano                         - (allegro) E non me lo dicevi?...

Amalia                          - Non me ne hai dato il tempo!...

Mariano                         - (premuroso) E a che ora arriva?... Vado a prenderla alla stazione!...

Amalia                          - Non è necessario!... Torna in automobile con una coppia di amici, che vengono a Napoli per i bagni minerali. Avevano un posto libero, le fanno il favore di accompagnarla. Ma non mi dice a che ora potrà essere qua! Così, è partita con la Balilla della zia e ritorna in macchina con gli amici; avrà fatto un bel viaggio e senza spese!...

Mariano                         - (preoccupato) Ma avrà preso gusto per le automobili e noi non possiamo concederle neanche il tram!

Amalia                          - Sciocchezze!... La vita bisogna prenderla come viene e godersela, quando è possibile!

Mariano                         - Basta!... Purché torni!... Pare impossibile, ma non si può vivere senza quel demonio!... Ho sempre l'impressione di sentirla!... Ora canta sul terrazzo, ora corre per le scale, ora ride e mi abbraccia, un'ossessio­ne!... Non ne posso più!... Non vedo l'ora che torni!...

 

Amalia                          - Figurati io, che sono sola le intere gior­nate!...

Mariano                         - E, per giunta, mi ha dato la cattiva abi­tudine di venirmi ad aspettare alla porta dell'ufficio. E tutti i giorni la cerco, dimenticando che non c'è!... Quella pettegola mi ha stregato!...

Amalia                          - Non abbiamo che lei!...

Mariano                         - Per fortuna!... Se l'avessi saputo, però, che arrivava stasera, le avrei comperati dei dolci; questa sera lo potevo: ho preso lo stipendio fresco fresco!...

Amalia                          - Meglio che non abbia fatto anche tu delle spese pazze, perché io ho già comperato un quarto di fragole e le ho fatti i biscotti alla vaniglia, che le piac­ciono tanto!...

Mariano                         - (felice, scherzosamente) Quanti vizi le dai!

Amalia                          - (ridendo) Che faccia tosta!... Sono io che la vizio?...

Mariano                         - (serio) No, no: è vero!... Siamo tutti e due, e facciamo male... Ma ora dammi questi conti!...

Amalia                          - Il libretto è lì, sul tavolo!

(S'ode una scampanellata).

Mariano                         - Eccoli qua!... Precisi come un cronome­tro!... Sentono l'odore del mio povero stipendio!... Mi credi?... Ho l'impressione di lavorare per niente!...

Amalia                          - Questo è certamente don Prospero, il pa­drone di casa!

Mariano                         - (mentre Amalia esce dal fondo) Il peg­giore di tutti!...

Prospero                        - (dal fondo, ad Amalia che, premurosa, vor­rebbe prendergli il cappello che ha in mano) Prego, prego! Non v'incomodate! Non posso trattenermi a lun­go! Ho molta fretta!... (Salutando Mariano) Caro si­gnor Castronuovo!...

Mariano                         - Oooh!... Cavaliere gentilissimo!... Siete voi?... Come son felice di rivedervi!... Se non venisse la fine del mese, non avrei mai questa gioia!...

Prospero                        - Ma non avete ragione di lagnarvi!... Mi vedete spesso!

Mariano                         - Dodici volte all'anno, esattamente!...

Prospero                        - E già!... Ogni mese!... Come passa, però, il tempo!

Mariano                         - A chi lo dite!... Trenta giorni in un lam­po!... E sono trecento lire, ogni volta!... Sembra uno scherzo!... Pochi metri quadrati di casa e trecento lire ogni trenta giorni!

jProspero                       - Non vi lagnate, non vi lagnate!... Voi avete trovato in me un fratello!... Perché, altrimenti, questi pochi metri quadrati, che per giunta mi pagate sempre a fine mese, non potreste averli per meno di cinquecento lire!

Mariano                         - Non diciamo eresie, don Prospero!... Avete dimenticato che prima della guerra ne prendevate sola­mente sessantacinque lire?...

Prospero                        - E voi avete dimenticato che, « allora », il pane costava solamente mezza lira al chilo?...

Amalia                          - (sorridendo) Oh, per questo, anche meno!...

Prospero                        - . La sentite?... E' lei che lo dice!... Se al­meno potessi rifarmi in parte di quello che ho dovuto sborsare per il contributo di miglioria! Perché, certo, senza il vecchio edificio scolastico, questa casa è diven­tata un paradiso!

Mariano                         - Io però non l'ho mai desiderato questo paradiso, mi contentavo anche del purgatorio che avevo!...

Prospero                        - E' vero!... Ma adesso ve la godete, la ve­duta del golfo e del mare!...

Mariano                         - Godere io?... Altro che godere!... E' diven­tato un martirio!...

Prospero                        - (meravigliato) Come?... Perché?.,.

Mariano                         - Perché «offro il mal dì mare, e quindi il golfo ed il mare mi danno fastidio!...

Prospero                        - (c. s.) Soffrite il mal di mare a distanza? e in terra ferma?... Volete scherzare!

Mariano                         - E' questione di sensibilità!...

Prospero                        - No: è questione di economia!... E' per non subire un aumento, che mi fate l'ipersensibile!... !

Mariano                         - (fingendosi meravigliato) Un aumento?.. Ma voi, dunque, parlavate nella speranza di... Povero ca­valiere!... Che illusioni!... Fate male però a crearvene di così inverosimili!... Non ne parliamo più!... Distraete­vi: sarà meglio!... E contentatevi di essere pagato pun­tualmente, perché questo lo dovete riconoscere: sono un inquilino puntualissimo!...

Prospero                        - E' vero, è vero!... Ed è perciò che ho per voi tanti riguardi!... Il mese venturo farò dare una pu­litina qui dentro, siete contento?...

Mariano                         - (ridendo amaro) E vi pare che basti, una pulitina?... Qui, al pittore dovrebbe subentrare il rigat­tiere, poi dovrebbe venire il mobilista, il tappezziere ed il chincagliere!

Prospero                        - Poco per volta e farete tutto!... Non biso­gna scoraggiarsi!... Ma veniamo al sodo!...

Mariano                         - Già: il mensile!... E' giusto!... Ecco qua! (cava il portafoglio dalla tasca e ne toglie tre biglietti da cento). A voi: uno, due e tre... (A Prospero che subito stende la mano) Un momento, che fretta!... Lasciate almeno che li guardi!... Passano così rapidamente dalla cassa al portafoglio, e dal portafoglio ai creditori, che non potrei nemmeno descrivere come son fatti!... (ti guarda, poi, scuotendo il capo) Se ci si pensasse!... Gio­ventù, sangue, salute, rappresentano questi pezzetti di carta, per i quali logoriamo la nostra esistenza e che poi, senza una ragione logica, vanno a finire nelle tasche di un fannullone, che vive di rendita e che se li gode alla faccia nostra!... (Dandoglieli con scherzoso dispetto) A voi!... Portateli al farmacista! ...

Prospero                        - (offeso) Ma signor Castronuovo!...

Mariano                         - Per comprarne profumi, non mi frainten­dete!

Amalia                          - (volendo riparare) Si capisce!... Mariano dice così per divertirvi; sapete bene che vi è tanto af­fezionato! ...

Mariano                         - Questo è vero!... Vi voglio tanto bene che la notte, spesso, sogno di voi, specialmente quando non digerisco bene!

Prospero                        - Come un incubo!...

Amalia                          - Scherza, scherza!... Non ci badate!

Prospero                        - (offeso) Sì, ma è un genere di scherzi che non mi piace!

Mariano                         - Non lo faccio più!... Qua: datemi un bacio e facciamo la pace!., (gli dà un bacio).

Prospero                        - (ad Amalia.) Profitta di me perché gli voglio bene!...

Mariano                         - Ed anch'io ve ne voglio! E ve ne vorrei anche di più, se non foste il mio padrone di casa!...

Prospero                        - Bisogna rassegnarsi!... Arrivederci!... Mi farete far tardi!.» Signora Amalia, buonasera!...

Amalia ........................ - Buonasera, cavaliere!...

Mariano                         - Un momento!... E la ricevuta?... Io le tre­cento lire ve le ho date!

Prospero                        - Avete ragione!... Ma non è colpa mia!... Cominciate a scherzare e mi fate distrarre! (gli dà la ricevuta).

Mariano                         - Però, quando si tratta d'incassare il mio povero danaro, non vi distraete mai!...

Prospero                        - (ad Amalia) Ricomincia, vedete?... Me ne vado, me ne vado, perché, se gli rispondo, non si fi­nisce più! Buona serata e arrivederci!

Mariano                         - ...Fra un mese!...

Prospero                        - E' naturale!... (Esce in fretta dal fondo, seguito da Amalia).

Mariano                         - (solo, va a destra, entra, ritorna subito dopo con un paio dì pantofole; si mette a sedere in un an­golo, sì toglie le scarpe, infila le pantofole, emette un respiro di sollievo, poi va a sedere beato presso la porta che mette al terrazzo).

Amalia                          - (rientrando) Come ti diverti con quell'uo­mo!... Gli dici delle cose che mi fanno venire la pelle d'oca!... E non pensi che potrebbe offendersi?...

Mariano                         - Il cielo lo volesse!... Almeno non lo vedrei più!...

Amalia                          - (ridendo) Sei feroce con quel poveretto!

Mariano                         - Già: il «poveretto» è lui, secondo te!...

Amalia                          - (ridendo) Hai ragione!... (Poi, per scher­nire, vedendolo in contemplazione del paesaggio lontano) Non guardare, non guardare, Mariano mio!... Poi ti viene il mal di mare e ne dai la colpa al padrone di 'casa!...

Mariano                         - (ridendo anche lui) Gli spetterebbe però l'aumento per il contributo di miglioria!... Dopo la de­molizione del vecchio edificio, è come se avessero levato un sipario e fosse apparso questo spettacolo meravi­glioso!... Guarda, guarda le tinte di quel mare, e il Ve­suvio, e la punta di Posillipo!... (Con enfasi) Napoli mia, sei la più bella città del mondo!...

Amalia                          - (anche lei lirica) Ah sì, è vero!... (S'ode il suono del campanello: Amalia, smontata) E questo è il macellaio! ...

Mariano                         - (avvilito) Inesorabili!... Sono come la morte! ...

Amalia                          - (esce dal fondo).

Mariano                         - (cava di nuovo il portafoglio e fa l'atto di contarvi quello che vi è rimasto, poi, citando una frase del lavoro di Giacosa, esclama, con un comico sospiro) «Si disperdono, se ne vanno... come le foglie!... ».

Gaetano                        - (entra col grembiule da beccaio tirato su da un lato e l’affilatoio pendente da una catena. Lo se­guono Raffaele ed Amalia) Noi siamo qua!...

Mariano                         - Ah! Siete proprio voi?...

Gaetano                        - (esuberante) In carne ed ossa!... E vi sa­luto, signor Mariano, buona serata!...

Mariano                         - Grazie, grazie!... (Vedendo Raffaele) E non siete venuto solo!... C'è anche il nostro caro ragio­niere!... Benissimo!... Che memoria!... Non lo dimentica nessuno il ventisette del mese!...

Raffaele                        - (timido) Ognuno ha le sue angustie, caro signor Castronuovo! Voi aspettate il ventisette per to­gliervi le vostre piccole obbligazioni, qualche altro aspet­ta quei pochi soldi per un affaruccio urgente!

Mariano                         - E' giusto, è giusto!... Ecco qua!... Queste sono le vostre settantacinque lire!... Restano ancora cin­que rate, se non mi sbaglio!...

Raffaele                        - Sempre che non mi diate altri comandi! ... E questa è la vostra cambialetta, con molti ringrazia­menti!... (gli stringe la mano).

Mariano                         - Grazie a voi, prego!... Amalia, accompagna il ragioniere!...

Raffaele                        - Prego, prego!... Non v'incomodate: co­nosco la strada!... E' un piacere!... (esce con lui

Amalia                          - Vi pare! per il fondo).

Mariano                         - (a Gaetano) Ed ora, a voi!... Facciamo un po' i nostri conti!... Io, alla fine del mese, mi sento un ministro delle finanze!... Dunque?,..

Gaetano                        - Poca roba questo mese!... Avete fatto eco­nomia?...

Mariano                         - Mia figlia non c'è!... E' a Roma dalla zia! Noi abbiamo parenti molto ricchi nella capitale, che ogni tanto reclamano la nipotina. Ecco perché abbiamo con­sumato meno del solito. Io e mia moglie siamo artritici, e il medico ci ha proibito di mangiare molta carne. Mia figlia invece è una ragazza delicata ed ha bisogno del pollo, dell'arrosto, di tutte quelle piccole cose che ser­vono a rinvigorire una natura giovane e delicata!,.. E, naturalmente, il conto cresce!...

Gaetano                        - (scandalizzato) E voi non mangiate la car­ne perché il medico ve lo ha proibito?... Ma meriterebbe il confino, il vostro medico, permettete che ve lo dica!... La carne è l'alimento principale: che c'entra con l'artritismo?... Un poveretto che lavora dalla mattina alla sera come può star bene, se non si nutre abbastanza?... Non gli date ascolto, signor Castronuovo, non badate alle sciocchezze che dicono i medici! Chi mangia bene non si ammala mai!...

Mariano                         - Seguirò i vostri consigli!... Ma, mi date questo conto?...

Gaetano                        - Non l'ho fatto, il conto!... Non ne valeva la pena. (Prendendo dalla tasca alcuni pezzi di carta) Ecco qua i vostri biglietti con le ordinazioni. Sono ses­santacinque lire in tutto!... Come vedete: una miseria!...

Mariano                         - (con un sobbalzo) Vi sembra una mise­ria?... Senza Mariella, eppure abbiamo consumato tanta carne?...

Gaetano                        - Tanta?... Ma non avete capito bene, allora... Sono sessantacinque lire!... Che cosa sono per voi ses­santacinque lire?...

Mariano                         - Per voi lo so che sono niente!

Gaetano                        - Io sono un poveretto!... Voi siete impie­gato in una banca!

Mariano                         - E' naturale!... Io sono in banca!... Apro la cassaforte e mi servo!... (Contandogli il danaro) A voi: le vostre sessantacinque lire e buona serata!...

Gaetano                        - Arrivederci!.., E non badate a quello che dicono i medici; lo fanno per non confessare la loro ignoranza! Avete ordini da darmi per domani?...

 

Mariano                         - Non lo so!... Ve io dirò passando per la bottega!...

Gaetano                        - Sempre a servirvi, signor Castronuovo!...

Mariano                         - (gli fa ancora un cenno di saluto mentre esce, poi, rimasto solo, esclama con un sospiro) E speria­mo che basti!... (Si mette a sedere ed apre un giornale).

Amalia                          - (rientrando da sinistra) Che ore sono?...

Mariano                         - Le sette!... Saranno chiusi i negozi a quest'ora, che ti pare?... Ci lasceranno tranquilli?...

Amalia                          - (ridendo) Credo di sì!... Ma come sono lunghe le giornate, in questa stagione: è una gioia!... Sono de sette e quasi c'è ancora il sole!... Almeno si fa un po' di economia di tace elettrica!...

Mariano                         - (con un altro sobbalzo) No!... Per me non sono chiusi ancora!... Gas, luce! Non si finisce mai!... (Prendendo dal portafoglio dell'altro danaro) Prendi questi per il gas e la luce! E' meglio che te li dia su­bito, così non mi faccio ancora delle inutili illusioni!... (Poi, guardando nel portafoglio) Ancora un poco e ri­vedremo il vuoto pneumatico!

Amalia                          - Quanto ti è rimasto?...

Mariano                         - Non me ne parlare!...

Amalia                          - Ci resta almeno un po' di margine questo mese per vedere un cinematografo?...

Mariano                         - (mortificato) Ho paura di no!... Forse il mese entrante! Sai, imi hanno' promesso dello straordi­nario, e allora... (Cingendole la vita, con tenerezza) Po­vera Amalia!... Avresti proprio bisogno di un po' di distrazione! ...

Amalia                          - (serena) Io?... Macché!... Non ci penso nemmeno!... Domandavo così, per parlare!... Per me, il necessario è che non ci manchi la buona salute!...

Mariano                         - E che Mariella sia  - (contenta!... Questo è vero!... A che ora credi che arriverà?...

Amalia                          - Mah!... Non ci penso, per non preoccu­parmi! Queste benedette automobili...

Mariano                         - (facendo gli scongiuri) Là, là!... Non si dice nemmeno per ischerzo!...

(Suona di nuovo il campanello).

Amalia                          - Chi sarà ancora?...

Mariano                         - Io non aspetto più nessuno!...

Amalia                          - Vado a vedere! (esce al fondo).

Mariano                         - (si alza ed aspetta con un po' di curiosità, un po' di trepidazione).

Amalia                          - (di dentro) Tu?... Sei già qua?...

Mariano                         - (coti un grido, slanciandosi) E' Mariella?...

Amalia                          - (entrando con Sandrino) No, è Sandrino!...

Mariano                         - (deluso) A quest'ora?... Non hai perduto tempo, stasera!

Sandrino                       - (timidissimo) Disturbo?...

Mariano                         - Affatto!... Entra!,..

.Sandrino                      - Come state?...

Mariano                         - In salute benissimo!...

Sandrino                       - Lo vedo!...

Mariano                         - E allora perché lo domandi?...

Sandrino                       - Così, per abitudine!... Si domanda sem­pre: «Come state?».

Mariano                         - E' vero!... Anche quando «i vorrebbe dire: «Non siete crepato ancora?...».

 Sandrino                      - Ma questo non è il caso!...

Mariano                         - Lo so!... Ma come mai sei venuto così presto?...

Sandrino                       - (sempre più timido) Sono venuto per darvi...

Mariano                         - (come scattando) A me?... Sei venuto per dare a me?... Possibile che vi sia qualcuno che debba darmi e non debba avere?... Aspetta: lasciati guardare (lo fa girare su se stesso, anche dì profilo). Capirai: non ho mai vista la faccia di un debitore!...

Amalia                          - (ridendo) Perché non ti sei mai guardato nello specchio!

Mariano                         - (o Sandrino) Parla, figlio mio!... Che cos'è che mi devi dare?...

Sandrino                       - (confuso) ...una preghiera!

Mariano                         - (deluso) Questo è tutto?... Allora sei ti che vuoi qualche cosa?... E parla: dammi in che cosa posso esserti utile io, povero diavolo!... Se non si tratta di danaro...

Sandrino                       - (timido, girando e rigirando il cappello fra le mani e con gli occhi bassi) No!... Macché!... E' un'altra cosa, una cosa che mi potete dare senz'altro, se lo volete!...

Mariano                         - E allora sentiamo!... Lo sai che ti voglio bene e che sarei felice di accontentarti!

Sandrino                       - (sempre e. s.) Lo so!... E per questo sono venuto!... (Poi, con uno sforzo evidentissimo) Mi hanno detto che questa sera ritorna Mariella!...

Mariano                         - Per grazia di Dio!... Non se ne poteva più in questa casa, senza di lei!...

Sandrino                       - A chi lo dite?... Io, signor Mariano, in quindici giorni sono dimagrato di tre chili!...

Mariano                         - E perché?... Stai facendo la cura?...

(Mentre parlano, Amalia apparecchia la povera mensa per tre persone).

Sandrino                       - Altro che cura!... Ma ho sempre pensato a voi, alla signora Amalia, a Mariella...

Amalia                          - (con intenzione) O meglio: a Mariella, alla signora Amalia, a voi!...

Mariano                         - E perché questa idea fissa, che ti ha fatto dimagrare?...

Sandrino                       - (esplodendo) Perché io le voglio bene, a Mariella!... E' tanto che gliene voglio, da quando ci siamo conosciuti, da. quando eravamo bambini!... Ed ora che mi è stata lontana, ho capito che non potrei vivere senza di lei!...

Mariano                         - (meravigliato) E lo dici a me?

Sandrino                       - Ecco il favore! Io il coraggio di parlare a Mariella non ce l'ho!...

Mariano                         - Oh, questa è bella!... Lo senti, Amalia?... Vuol bene a Mariella e vuole che glielo dica io!...

Amalia                          - Che idea!... Eppoi, sono sicura che Mariella non ci pensa nemmeno!...

Sandrino                       - Che cosa ne Sapete, voi?... Mi ha sem­pre dimostrato tanta simpatia, tanta buona amicizia!...

Amalia                          - Naturale!... Perché avrebbe dovuto trat­tarti male?... Sei un suo amico da tanto tempo!... Ma l'amicizia e la simpatia non hanno a che fare con l'a­more, mio povero Sandrino!...

Sandrìno                       - Ed è per questo che voglio sapere. Io, quando le sono vicino, sono incapace di parlare, perché un nodo mi stringe la gola e faccio la figura del cre­tino!... Ecco perché ho deciso di dirlo a voi, di far par­lare voi; perché mi sono detto che, se questo matri­monio non vi dispiaceva, mi avreste aiutato volentieri!... Ho stagliato, forse?...

Mariano                         - (un po' imbarazzato) Senti, caro!... Par­liamoci chiaramente: tu non saresti proprio il genero ideale! (A Sandrino che vorrebbe protestare) Lasciami parlare!... Ti stimo, ti voglio bene; ma certamente non sei quello che avrei desiderato per mia figlia! (San­drino e. s.). Un momento!... Che cosa guadagni?... Po­chissimo per i tempi che corrono. Io, a Mariella, non posso' dare nemmeno un soldo... E allora?...

Amalia                          - (che segue il dialogo senza sospendere le sue faccende) Si sposerebbero la fame e la miseria!...

Mariano                         - Quale sarebbe il vostro avvenire?... (Mo­strando le povere suppellettili) Eccolo qua!...

Sandrìno                       - Ma...

Mariano                         - Lasciami finire!... Sarebbe fatalmente una rovina per tutti e due!... Quindi, se dovessi seguire il mio impulso, ti direi un « no » grande come il golfo di Napoli!

Sandrìno                       - (avvilito) Ma, allora...

Mariano                         - « Ti direi »! ... Ma la volontà dei genitori, ed il loro buon senso, oggi non servono, a nulla, e, per la verità, non hanno mai servito a nulla! Se Mariella ti vuol bene, anche se io dicessi idi! no, lei direbbe Ai si, e l'avresti vinta lo stesso!... Comincerebbe anche per voi una vita di stenti, con il tuo stipendio irrisorio,.. Poi verrebbero i figli, e con essi i debiti, la mercanzia a dilazione, il tanto fisso al mese, pagando dieci quello che vale sette, ed avresti anche tu, a fine mese, tutto lo stipendio ipotecato, e [rimarresti senza respiro per poter prendere una boccata d'aria!... Ma, se tu sei in­namorato di mia figlia, e se lei ti vuol bene, tutto que­sto mio bel ragionamento lascerà il tempo' che trova! Lo so per esperienza!... Mio padre, poveretto, parlò per tre mesi, cercando di convincermi a non sposare Amalia, e dopo tre mesi si accorse che, intanto, io avevo prov­veduto alla meglio e avevo dato parola. Quindi, per conto mio, non tento neppure di oppormi. Anzi, voglio accontentarti: cercherò di capire se Mariella è 'decisa a sposarti; e allora tu farai il resto!... A me darete un po' di tempo, perché in questo momento non potrei ac­collarmi anche le spese di un corredo, con la scadenza a fine mese... Ti giuro che non ce la farei proprio, con un'altra scadenza. Debbo prima togliermi certe obbligazioncelle più ungenti. Tu, intanto, farai delle econo­mie e, fra due o tre anni, cerimonia e confetti. Una cerimonia un po' meschina e pochi confetti, perché co­stano caro, ma, in compenso, gioventù e buona salute! E che crepi la miseria!...

Amalia                          - (che si è fermata ad ascoltarlo come inebe­tita) Io credo che siate impazziti tutti e due!...

Sandrìno                       - (che si è andato a mano a mano eccitando, ora esplode) Grazie, grazie, signor Mariano!... Voi mi date la vita!... Io mi sento un altro uomo, sono pieno di fede, pieno di coraggio, e vedrete, vedrete, appena arrivata Mariella, come saprò parlare, come le saprò dire...

Mariano                         - Calma, calma!... Che ti succede, tutto ad un tratto?...

Amalia                          - Sei tu che hai dato fuoco alla miccia!

(Si sente la voce dì Mariella un po' lontana).

La voce di Mariella       - Papà... Mammà!.,. Dove siete?

Amalia                          - (correndo al terrazzo) Eccola!...

Mariano                         - (seguendola, felice) E' arrivata!...

Sandrìno                       - (cade a sedere in una poltrona, soffocando per l'emozione).

Amalia                          - (sul terrazzo, come parlando a qualcuno che è di sotto) Grazie, grazie, molto gentili!... (rientra ed esce al fondo in fretta).

Mariano                         - (.anche lui dal terrazzo) Buona sera, buona sera, e grazie! (rientra anche lui emozionatissimo, e, ve­dendo Sandrìno che soffoca, lo scuote, gli grida in fretta) Coraggio!... E' finita tutta l'energia!... Sii uomo!... Forse è arrivata la felicità!... (Corre incontro a Mariella che entra, la prende fra le braccia freneticamente e quasi la porta di peso sul davanti) Finalmente, finalmente! (la bacia, l'abbraccia, le fa mille carezze).

Amalia                          - (che è rientrata) Come sta bene!... Come sta bene!... In pochi giorni si è trasformata sembra un'altra! ...

Mariano                         - (ridendo, commosso) Non dire sciocchez­ze!... Che ne faresti di un'altra?... Io trovo che è sem­pre Mariella mia!

Mariella                         - (che ride, felice) Papà mio!... Mammetta mia cara!... (li abbraccia ancora). Che bel viaggio, come mi sono divertita! Quante cose ho viste, quante cose ho fatto!...

Sandrìno                       - (si è alzato e tenta invano di farsi notare).

Mariano                         - Che cosa hai visito, che cosa hai fatto?... Bada: voglio che mi racconti tutto!...

Mariella                         - (con foga) Che bella città!... Che in­canto!... E quanta gente, che movimento!.,. Roma è la più bella capitale del mondo!

Mariano                         - (con indulgente ironia) E quando lo dice lei, che ha tanto viaggiato, bisogna crederle!...

Mariella                         - Ma non è possibile che ve ne sia un'al­tra più bella!... Se vedeste via dell'Impero, il Colosseo, la via dei Trionfi, il Foro Traiano ed il Foro Musso­lini! Una meraviglia!...

Mariano                         - (compiaciuto) E' cosi che s'impara la geo­grafia! ...

Mariella                         - (intanto sì è tolto il cappello ed i guanti, buttandoli sbadatamente da parte, tutta presa dalla foga del suo racconto) E San Pietro, San Paolo, San Gio­vanni, Santa Maria in Fiore...

Mariano                         - Tutto il paradiso!...

Mariella                         - (con abbandono) Sì, papà!... Un para­diso! Proprio un paradiso mi è parso di' vedere!... Napoli è bella, bellissima, anzi!...

Mariano                         - Meno male!...

Mariella                         - Ma Roma è grandiosa, Roma è inarriva­bile!... Quanto mi piace!...

Amalia                          - (che pende dalle sue labbra) E il Duce, il Re, la Regina, li hai visti mai?...

Mariella                         - Sicuro!... Al teatro dell'Opera!...

Amalia                          - (soffocando per l'emozione) Sei stata all'Opera?...

Mariella                         - All'Opera, al Quirino, all'Argentina... Tutto ho visto, tutto!...

Mariano                         - (fingendosi disperato) Mi hanno rovinata l'unica figlia che ho!...

Amalia                          - Racconta, racconta!...

Mariella                         - Un momento: dov'è la mia valigia?...

Amalia                          - L'hai lasciata in anticamera!...

Mariella                         - (corre al fondo, seguita da Amalia).

Sandrino                       - (timido a Mariano) Non si è nemmeno accorta che c'ero anch'io!...

Mariano                         - E tu, perché non l'hai salutata?...

Sandrino                       - (dolorante) E' come ubriaca!... Non cre­do che sia opportuno parlarle     - (Stasera!... D'altra parte è giusto!... E' la prima volta che viaggia!... E' logico che sia così eccitata!... Quando ci avrà presa l'abitudine...

Mariano                         - (ironico) Naturale!... Quando sarete spo­sati e le avrai fatto vedere Parigi, Berlino, New York, e, se occorre, anche l'Egitto e la Cina, dopo aver fatto il giro del mondo, si sarà abituata, e capirà che, se ci sono i «boulevards», il ponte di Budapest, i grattacieli d'America, le pagode e le Piramidi, qui abbiamo Posillipo, Marechiaro, il Parco della' Bellezza, e... i debiti di papà! ..

Mariella                         - (rientrando sempre molto eccitata, seguita da Amalia) Guardate, guardate quanti programmi! (Mo­stra un fascio di programmi) « La Gioconda », con Be­niamino Gigli, uno splendore!... «Esami di maturità», compagnia Tòfano Maltagliati, «Nonna Felicita», con Dina Galli, un amore!... E questo, e questo, e questo... Dio, come mi sono divertita!...

Amalia                          - Calmati, ora!...

Mariano                         - E saluta Sandrino!...

Mariella                         - (superficiale) Ah!... Siete qua?... (Riden­do) Non vi avevo visto!... (gli stende la mano).

Sandrino                       - (triste) Me ne sono accorto!...

Mariella                         - Capirete: tre ore e mezzo di automobile, il nastro di Terraicina a centoventi chilometri all'ora, una volata!... Che bellezza!... Ma, naturalmente, sono un po' stanca!...

Sandrino                       - Ed io me ne vado!... Vi lascio riposa­re!... Signor Mariano, ritorno domani!... Questa sera non è proprio opportuno!...

Mariano                         - Credo anch'io!... Facciamole digerire la sbornia!...

Sandrino                       - (a Mariella, dandole la mano) Ben tor­nata, e buon riposo!

Mariella                         - Grazie, altrettanto a voi!...

Sandrino                       - Purtroppo io non potrò riposare!... Co­mincio a viaggiare io, ora!...

Mariella                         - (distratta) E allora: buon viaggio!...

Mariano                         - (a Sandrino che lo guarda avvilito) Non farci caso: è la sbornia!... Ti accompagno!...

Sandrino                       - (saluta Amalia ed esce con Mariano).

Amalia                          - (preoccupata) Ti piace Sandrino?...

Mariella                         - A me?... E chi lo sa!

Amalia                          - Eppure lo dovresti sapere!...

Mariella                         - Non ci ho mai pensato, non ci ho mai badato!... Non saprei nemmeno dire se è bello o brut­to!... Perché?...

Amalia                          - Niente, niente!... Dunque: dicevamo?...

Mariella                         - Per ora abbiamo detto abbastanza, il re­sto con più calma! (A Mariano che rientra) Vi ho por­tato un regalo!... (esce di nuovo al fondo, ìpi fretta, fa­cendo cadere una sedia).

Mariano                         - Che vulcano!... Ho paura che abbiamo fatta una sciocchezza!... Fermala ora, se puoi!...

Amalia                          - (preoccupata) Forse hai ragione!...

Mariella                         - (ritornando con due involti) Questo a te, e questo' a te!

Mariano                         - (aprendo il suo) Un portamonete...?

Amalia                          - (imitandolo) Una borsetta!... (ma l'acco­glienza dei doni non è entusiastica).

Mariano                         - (un po' avvilito) Hai speso tutto il da­naro che ti avevo dato!...

Mariella                         - Per papà mio e per la mia mammetta cara!...

Mariano                         - Lo vedo!... Ma non sarebbe stato meglio che gliele avessi conservate, a papà tuo e a mammetta cara, tutte quelle belle lirette?... Che vuoi che ci metta io in questo portamonete?... Che può metterci, mammà, in quella borsetta?...

Mariella                         - (mortificata per il velato rimprovero) Me le avevi date perché le spendessi, nel caso che avessi avuto bisogno di qualche cosa. Non ho speso nemmeno un soldo, per potervi portare un regalino!... (ha il pianto nella gola).

Mariano                         - (subito pentito) Hai ragione, hai ragione, cara!... Scusami!... E grazie!... Non farci 'caso; lo sai che debbo trovare a ridire su tutto! E' stato un pen­siero veramente affettuoso!... (l'abbraccia). Povera pic­cola mia!... Grazie!... E' tanto carino!... (Ad Amalia, prendendole la borsetta) E questa poi è bellissima!...

Amalia                          - Magnifica!... Ed io ne avevo proprio bi­sogno!...

Mariano                         - E allora, tanto meglio! (A Mariella) Dal momento che ti trovavi a spendere, avresti potuto por­tare un ricordo anche a Sandrino!...

Mariella                         - Che c'entra, Sandrino?...

Mariano                         - Povero ragazzo!... E' venuto qua tutte le sere a tenerci compagnia!

Mariella                         - Segno che si divertiva!...

Mariano                         - No: segno che è innamorato di te!...

Mariella                         - (meravigliata) Sandrino?... (Poi, scoppiando a ridere) Ma dici su! serio?...

Mariano                         - Non sono stato mai tanto serio!... Eppoi, che ci sarebbe di strano?... E' un cosi bravo ragazzo, vi conoscete da tanto tempo, e se tu lo volessi...

Mariella                         - (con subita ribellione) Ah, Per carità!... Sandrino?... Ma non sai nemmeno che dici!... Dovrei sposare Sandrino, quando...

Mariano                         - (subito preoccupato) Quando?...

Mariella                         - No, no: ve lo dirò più tardi!...

Amalia                          - Ma che cosa?...

Mariella                         - (eccitata, felice) Una cosa assai bela, papà; una cosa magnifica!... (è tremante per l’emozione) Sono pazza di gioia, pazza di felicità!...

Amalia                          - Parla, figlia mia, parla!

 

.

Mariano                         - Non ti ho, vista mai in questo stato!... E ci dirai subito...

Mariella                         - Si, si: ve lo dico, ve lo dico!... (Abbrac­ciandoli) Papà mio!... Mammella cara!...

Mariano                         - Avanti, avanti!...

Mariella                         - Aspettate: non è facile raccontare tutto in una volta!...

Mariano                         - Vieni qua, vieni vicino a noi, qui, sul divano!... Calmati, e parliamo senza fretta!...

Mariella                         - (sedendo sul divano fra il padre e la ma­dre) Ecco qua: fin dalla prima sera del mio arrivo a Roma, ho conosciuto, in casa di zia Marianna, un giovanotto, nipote dello zio, elegante, istruito, distinto, col quale ho Subito simpatizzato e che mi ha subito fatta la corte!... Anche lui mi piaceva, ve l'ho detto, e l'ha capito, perché l'indomani è venuto a chiedere a zia Marianna il permesso di accompagnarmi a vedere le corse alle Capannelle!... A proposito: le corse sono una cosa interessantissima!

Mariano                         - Ci sei stata, dunque?...

Amalia                          - E sola con lui?... Si capisce!

Mariella                         - (superiore) Che c’èmale?...

Mariano                         - (preoccupatissimo) Racconta, racconta!

Mariella                         - Se aveste visto che eleganza, le signore alle Capannelle! Che magnifiche macchine e che acca­nimento al gioco!... le ne sono rimasta incantata, e Ro­berto, lui s si chiama Roberto, era felice idi vedermi divertire tanto!... Abbiamo giocato!

Mariano                         - (preoccupatissimo) Anche?...

Mariella                         - Abbiamo vinto mille lire!...

Mariano                         - (con un sobbalzo) Mil... Ma che dici?...

Mariella                         - Che abbiamo vinto mille lire!...

Amalia                          - E che cosa ne hai fatto?...

Mariella                         - Sparite!... Spese tutte, fino all'ultimo cen­tesimo!...

Mariano                         - Avete speso mille lire così, come se fos­sero niente?...

Mariella                         - Erano sue, avevamo giuocato col suo da­naro. Eppoi: ci vuoi tanto a spendere mille lire?...

Mariano                         - (che si sente sempre più invaso da una gran­de preoccupazione) Racconta, raccontai, povera fi­glia mia!...

Mariella                         - (sempre esuberante) La sera è venuto a casa ed ha proposto a zia Marianna una gita per l'in­domani!... Voleva che ci godessimo insieme la vincita fatta alle corse! Zia Marianna... quanto è buona e «ara zia Marianna...

Mariano                         - (c. s.) Lascia stare zia Marianna, e rac­conta!

Mariella                         - Dunque: la zia ha subito accettato e il giorno dopo Ce ne andammo ad Olstia, a pranzare in riva al mare!... Al ritorno ci condusse all'Opera, e da quel giorno ci siamo Visti sempre, mattino,, giorno e sera. Sono uscita sempre con lui, e sempre in auto­mobile, una magnifica « Augusta » fuori serie, morbida ed elegante, sua, proprio sua. E siamo diventati i mi­gliori anni del mondo, girando Roma, ed i dintorni. E mi ha fatto vedere tutto: Tivoli e le cascate, i Castelli Romani, Fiuggi, Frascati... (è sempre più eccitata e febbrile).

Mariano                         - (gridando) Basta!... Ferma quest'automo­bile!... E ritorna in te!... Non vorrei che questo signore, dopo averti fatto girare Roma ed i dintorni, ti avesse fatto girare anche 'il capo!... Ì5ii sincera, Mariella, dicci tutto! Questo ragazzo si è divertito per quindici giorni, portando a spasso una povera figliuola come te, ubriacandola di lusso e di divertimenti, e poi?...

Mariella                         - (con slancio, felice) E poi se la sposa!

Amalia                          - (con un grido) Che cosa dici?...

Mariano                         - Chi sposa?...

Mariella                         - (c. s.) Me!... Vuole sposarmi!... Sì, papà, sì: me l'ha detto, me l'ha giurato, e mi ha promesso che appena gli sarà possibile verrà a Napoli per par­lare con voi!... Capite?... E' bello, è giovane, è ricco, e mi vuol tanto bene!... Un sogno, papà mio, un sogno meraviglioso!

Mariano                         - (avvilito) Purtroppo!... Ho paura che sia proprio un sogno e che bisogna svegliarsi! ...

Mariella                         - Perché?...

Amalia                          - (annientata,) Come puoi credere che, bello, giovane, ricco com'è, venga qua per sposarti?...

Mariella                         - Sì, mammà, lo credo!... Dopo tutto se non siamo ricchi anche noi, apparteniamo a due fami­glie per bene! Papà è un impiegato, è vero; ma è istrui­to ed è un galantuomo. E tu, mamma, sei una vera signora!... Si sa bene quale fosse la tua famiglia, che aveva ville, (carrozza e servitù!...

Mariano                         - «Aveva!...». Cento anni fa!... E poi, ave­vano loro, ma noi, povera Mariella, mia, che abbiamo noi?... Guardati intorno, guardati intorno, e immagina il tuo Roberto in questa povera casa!...

Mariella                         - (tremante) « No, no: Roberto mi ama, Ro­berto pei sposerà ad onta di, tutto!... Ne       - (sono sicura, ne sono sicura!... (si guarda intorno smarrita, torcendosi le mani per la paura che l'assale).

Mariano                         - (sconsolato) No, non è vero!... Non ne sei sicura, povera creatura mia, altrimenti non freme­resti così!...

(S'ode di nuovo una scampanellata. I tre trasaliscono, senza sapere il perche).

Amalia                          - (esce).

Mariano                         - (è in un canto, pensieroso).

Mariella                         - (come a voler scacciare un pensiero mole­stissimo, continua a mormorare) No, mi sposerà, ne sono sicura, ne sono sicura! (ma nella sua voce, ora, trema un singhiozzo).

Il Garzone                     - (quello della prima Scena, entrando arro­gante) Il padrone non può venire! Ha mandato me per esigere!... Avete guardato i conti?... Sono duecentoquindici lire!

Amalia                          - (a Mariano) E' il conto del pizzicagnolo!... Lo avevamo dimenticato!...

Mariano                         - (cava dalla tasca il portafogli, senza fiatare, e dà il danaro al garzone).

Il Garzone                     - Buona sera!... (esce).

Amalia                          - (avvicinandosi a Mariano) Ti resta ancora .qualche cosa?

Mariano                         - (cupo, nervosissimo) Ma sì: gli occhi per piangere!...

Mariella                         - (che si è tormentata, paurosa ed angosciata, ora scoppia in singhiozzi, come se la realtà delle cose l'avesse veramente destata dal suo bel sogno) Povera vita mia!...

Mariano                         - (si scuote, le corre vicino, la prende fra le braccia, le grida con terrore) No, no!... Mariella! Non piangere, tesoro, non piangere, per carità!... Tutto si accomoderà, vedrai! Lascia fare a me, lascia fare a papà tuo!...

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

 (La stessa scena del primo atto. Ma le pareti sono attintate di fresco e la mobilia è tutta nuova e fiammante. Sulla tavola un bel tappeto dai colori vivaci. Il divano è ricoperto di stoffa nuova, le 'poltrone, raddriz­zate e ricoperte anch'esse: tutto un insieme che lasce­rebbe supporre un improvviso colpo di fortuna. Sul da­vanzale del terrazzino, assolutamente spoglio al primo atto, ora sono allineate alcune piante fiorite. E pendono, ad una finestra, due belle tende alla moda. Attaccato al muro un calendario segna il 27 giugno dell'anno in corso. All'alzarsi del sipario la scena è vuota, ma dopo qualche istante viene dal fondo Mariano, col cappello rimandato all'indietro, carico di pacchetti, che precede, affaccendatissimo, Luigi Ferretti).

Mariano                         - Favorite, favorite: accomodatevi!...

Luigi                             - (si guarda intorno) Già tutto a posto!...

Mariano                         - Infatti!... Ha provveduto Amalia!... (Dan­do uno sguardo compiaciuto alla mobilia) Sta bene!... Mi avete fatta passare però mila nottata d'inferno!... Do­veva essere1 tutto qui ieri a sera, e stamattina, quando sono uscito, ed erano le otto, il furgone non si vedeva .ancorai...

Luigi                             - Vi ricorderete però ,che non volli promet­tere!... Col personale non si può mai sapere... Mi ave­vano assicurato che avrebbero senz'altro effettuato il carico in serata, e, all'ultimo momento, si accorsero che il furgone era troppo piccolo e che bisognava riman­dare il carico a stamattina, data l'ora tarda!...

Mariano                         - Ed io intanto, qua, ero' sulle spine!...

Luigi ;                            - Ma abbiamo fatto a tempo lo stesso, ed ora potete essere tranquillo e soddisfatto!...

Mariano                         - (che intanto ha aperto uno dei pacchetti e me ha cavato fuori un orologio che mette sul « buffet ») Siete sicuro che segni l'orla giusta?...

Luigi                             - Sicurissimo!... E' di ottima marca!...

Mariano                         - Ve lo domando, perché, se dovesse ritar­dare, mi rovinerebbe! Io la mattina debbo uscire alle otto in punto; se arrivassi in ritardo fioccherebbero le multe! ...

Luigi                             - Non dubitate!... Vi garantisco il funziona­mento!... Alle otto in punto uscirete di casa!...

Mariano                         - Speriamolo!... (ha intanto aperto un altro pacco, ne ha cavato un ninnolo un po' vistoso che mette nel centro della tavola). Questo mi piace!... Completa bene!...

Luigi                             - Avete fatto dei magnifici acquisti!...

Mariano                         - Pare anche a me!... Ed ora rivediamo questo contrattino!...

Luici                              - Eccolo qua! (Cava una carta e legge rapi­damente) « Fra i contraenti, signor Mariano Castronuovo e la ditta Salvestri, si stabilisce quanto segue: La ditta s'impegna di consegnare entro il ventisette del mese corrente i mobili segnati nel preventivo di acquisto, con­segnato al signor Castronuovo il giorno trenta dello scorso mese di maggio. E il signor Castronuovo s'impegna alla sua volta di pagare a rate mensili di lire quattrocento, e propriamente il ventisette di ogni mese, i suddetti mobili, fino allo scomputo dell'intero pagamento, alla ditta Sil­vestri, per la somma di lire seimila e ottocento... ».

Mariano                         - (quasi fra se) Sempre che siamo ancora vivi!...

Luigi                             - La rata, veramente, mi sembra troppo piccola per una somma così forte, e non è nelle abitudini della ditta...

Mariano                         - Continuate, continuate!... Io ho avuto un contratto di favore perché sono stato presentato da uno dei soci, e allora...

Luigi                             - Ho capito!... Mi pareva eccessivo, ma, dati gli accordi speciali...

Mariano                         - Completate, perché ho un po' di premura!...

Luigi                             - Ecco qua!... «...e la ditta si cautela col patto di riservato dominio sulla merce depositata in casa del signor Mariano Castronuovo, corso Vittorio Emanuele nu­mero cinquantaquattro, fino all'intero versamento della somma ».

Mariano                         - Cioè...?

Luigi                             - Cioè: se al termine di tre mesi dall'ultimo versamento foste ancora inadempiente, la ditta ritira la merce, senza che abbiate diritto ad alcun rimborso!

Mariano                         - Sta bene!... E' firmato?...

Luigi                             - Firmato! ... Dovete ora apporre la vostra firma, signor Castronuovo!...

Mariano                         - Date qua, date qua!... (Prende dalla tasca una stilografica e firma) Ecco fatto!...

Luigi                             - E versare la prima rata anticipata!...

Mariano                         - Come, come?...

Luici                              - Non mi avete fatto finire!... (Mostrando la carta) Ecco qua: «Il signor Castronuovo...».

Mariano                         - E' inutile!... Oramai è firmato!... (Prende dal portafoglio quattro biglietti da cento e glieli dà) Ecco il danaro, e tanti ringraziamenti!

Luigi                             - A voi, prego!... E molti auguri!

Mariano                         - Grazie, grazie!... Vi accompagno! (lo ac­compagna all'uscio di fondo ed esce con lui, per rien­trare qualche istante dopo).

Amalia                          - (dalla destra, in una « toilette » nera, molto semplice ed elegante, entra contemporaneamente a Ma­riano) Ah!... Sei qua, finalmente!... Che cosa è acca­duto?... Perché hai ritardato tanto?... Ero sulle spine!... Pensavo che non saresti stato qui in tempo!... Potreb­bero essere qui da un momento all'altro!

Mariano                         - Ma no!... E' presto!... Il treno arriva a Napoli alle tre e mezza! E Mariella?...

Amalia                          - E' uscita per cercare delle rose da mettere sulla tavola!... Ma tu, che cosa hai fatto fino a quest'ora?...

Mariano                         - Prima di tutto sono uscito dall'ufficio un po' più tardi. Il sabato, lo sai, è sempre così!... Eppoi, sono stato a fare delle commissioni, per completare l'ammobigliamento!

Amalia                          - Ancora?... E che cosa hai comprato?...

Mariano                         - Cioè: che cos'altro ho preso a credito?... L'orologio, lo vedi?, il centro da tavola, e tutto presso la stessa ditta dei mobili!...

Amalia                          - (preoccupata) Io ne avrei fatto a meno!... Se tu pensassi...

Mariano                         - Pensare?... Tu scherzi?... Io non debbo pensare a quello che faccio!... Guai se ci penso!... Il Signore ci aiuterà!... Il necessario, l'indispensabile è che Mariella non debba rinunziare a questo matrimonio in­sperato!... Sono riuscito a tener lontano quel ragazzo per tutto un mese, ma oggi, venendo qui, deve avere l'impressione che la sua fidanzata vive in una casa si­gnorile e che i suoi genitori sono persone modeste, ma pari suoi!

Amalia                          - Non farà un grande sforzo!... Tu sei sempre stato un signore, ed io credo di esserla ancora!...

Mariano                         - In sostanza, è vero: siamo dei signori an­che noi, ma in apparenza, mia cara, in apparenza, pro­prio non lo sembravamo! E, per salvare le apparenze, mi sono comperato anche un cappello nuovo. Guarda!... (le mostra il cappello).

Amalia                          - Hai fatto bene!... L'ultimo lo comprasti dieci anni fa!...

Mariano i                       - Non si può dire che abbia fatto una cat­tiva riuscita. Meritava proprio di essere messo in posi­zione ausiliaria!

Amalia                          - Ed io, sto bene così?...

Mariano                         - Benissimo!... (la guarda con tenerezza). Oggi sì: oggi sei proprio al tuo posto!...

Amalia                          - La stoffa l'ho presa, come al solito, allo studio di Castellano, insieme alla biancheria da tavola di Fiandra, che è bellissima, ma la manifattura non l'ho pagata ancora!...

Mariano                         - La pagherai, la pagherai!...

Amalia                          - Quando?... La sarta ritorna domani!...

Mariano                         - Lascia che torni!... Poi verrà anche dopo­domani, mercoledì, giovedì, e così di seguito!... La pas­seggiata le farà bene!... Noi abitiamo al corso, l'aria è ottima, venendo qui ogni giorno, alla fine avrà fatta la villeggiatura gratis!... Prepara i piatti, perché ora verrà l'antipasto che ho ordinato; e più tardi, poi, avremo an­che il «diplomatico »!...

Amalia                          - (preoccupata) Un diplomatico a pranzo?...

Mariano                         - (ridendo) Sì: a pranzo, a pranzo! Faremo un'ottima figura, vedrai!...

Amalia                          - Ma sei impazzito?... Ti sembrava che non fossimo già abbastanza numerosi?

Mariano                         - (c. s.) Un « diplomatico » dolce di zuc­chero, saporoso di crema, profumato di rhum!...

Amalia                          - (rasserenata) Ho capito!... E' un «gateau»! Anche questo?... E tutto a credito?...

Mariano                         - Sbagli!... Tutto pagato!... Con certi ne­gozianti non siamo ancora in affari!...

Amalia                          - (di nuovo molto preoccupata) Come fa­remo, Mariano mio?...

Mariano                         - Come fanno tanti altri!... La nostra mi­seria non si deve vedere!... E infatti: guardati intorno: la vedi più?...

Amalia                          - No!... Non la vedo!... Ma mi fa più paura ora, che quando la vedevo!... Allora sapevo che alla fine del mese tutti sarebbero stati pagati, mentre ora... come faremo, Dio mio, come faremo?... A momenti sa­ranno qui il panettiere, il salumiere, il padrone di casa, quello, specialmente quello!...

Mariano                         - (turandole la bocca con la mano) Zitta!... Non lo nominare!... Non farmi pensare al padrone di casa!... E non pensarci neanche tu!... Distraiti, distraiti!... Guarda com'è bello questo tappeto ; ammira quel « buf­fet », prova come si sta bene su questo divano! (siede). E pensa: questa è casa nostra!... E' la casa mia come l'ho sognata per tanti anni! Dei bei mobili, un divano soffice, una poltrona comoda, finalmente: una poltrona como­da!... (lui si sdraia). E tutto questo per quattrocento lire al mese!...

Amalia                          - (spaventata) Quattrocento lire?...

Mariano                         - Ogni ventisette del mese e un pezzo di questa mobilia diventa veramente nostro!... Pagato tutto avremo anche noi una casa!...

Amalia                          - Ma se pagheremo questo, come pagheremo gli altri?...

Mariano                         - Ah, no: tu devi smetterla... Perché mi tor­turi?... Ti ho detto che il Signore ci aiuterà, e vedrai che sarà così!... E' stato Lui che ha fatti incontrare Ma­riella e Roberto? Ebbene: è Lui che deve compiere l'opera sua!...

Amalia                          - Ma come?... Non possiamo nemmeno spe­rare di vincere al lotto, dal momento che non giuo-chiamo!...

Mariano                         - Ebbene: d'oggi in poi giuocheremo! La­sceremo la porta aperta alla fortuna!...

Amalia                          - Ci rimetteremo il resto, ho capito!...

Mariano                         - Sei asfissiante!... Ma l'imprevisto tu, lo conti per nulla?... Che cosa ne sai, di ciò che è capace di fare l'imprevisto?... Se, un mese fa, ti avessero detto che Mariella avrebbe incontrato un così ricco partito, ci avresti creduto?...

Amalia                          - (scoraggiata) Non hai più la testa a posto, Mariano mio! Sei proprio impazzito!...

Mariano                         - Forse!... Ma è meglio che ragioni da paz­zo!... A proposito: hai provveduto per la cameriera?...

Amalia                          - A proposito di pazzia?... Sì: ho pregata l'erbivendola che sta all'angolo della strada di mandarmi sua figlia!... Sembra che finora abbia servito a Firenze e che sappia far bene il suo servizio!...

Mariano                         - Allora siamo a posto!... (Aprendo un altro pacchetto) Io ho provveduto per un grembiulino ele­gante e per la cuffietta!...

Amalia                          - (guardandolo, sempre più preoccupata) Non ti riconosco più!...

Mariano                         - Neanche io! Ma non facciamoci caso!.. Sai, ora porteranno l'argenteria!...

Amalia                          - (con un grido) No, Mariano, no!... Questo sarebbe troppo!

Mariano                         - (ridendo) Calmati!... Me l'ha prestata un amico!

(S'ode il suono d'un campanello).

Amalia                          - Eccolo qua!...

Mariano                         - Chi?...

Amalia                          - (scoraggiata) Il padrone di casa!...

Mariano                         - (cadendo a sedere di colpo, un po' comico, un po' tragico) L'ombra del Commendatore!...

Amalia                          - Hai il danaro?... Almeno lui potrai pa­garlo?... Questo mese, poveretto, ha fatto fare anche i lavori di restauro...

Mariano                         - Li ho!... Ma non glieli posso dare!... Non posso rimanere senza danaro. Non sappiamo se si trat­terranno qui più o meno, come vuoi che resti all'asciutto a rischio di fare qualche magra figura?... '

Amalia                          - Meno male che vivono a Roma, e che li vedremo una volta ogni tanto!...

(Il campanello suona con più forza).

Mariano                         - Deve essere proprio lui!... E' la bussata del proprietario!...

Amalia                          - Che gli diciamo?...

Mariano                         - Non lo so!... Fallo entrare!... Iddio m'ispi­rerà!

Amalia                          - Ho capito: tu aspetti la manna, come nel deserto! (esce avvilita).

Mariano                         - (solo) Proprio la manna, no; un po' di provvidenza, Dio mio, mi ci vorrebbe proprio!...

Amalia                          - (rientrando, i-assegnata) Non è lui!... E' la figlia dell'erbivendola!

Mariano                         - Quella che è stata in Toscana?... Falla en­trare!...

Amalia                          - (dal fondo) Entra, Giulietta, entra!...

Giulia                            - (entrando) Buonasera!...

Mariano                         - Buonasera!... Sai servire a tavola?...

Giulia                            - Certamente!... Io so fare di tutto, e tutto bene!...

Mariano                         - Eppoi, sei modesta!... E allora, giacché sai fare di tutto, eccoti il grembiulino bianco e la cuf­fietta!

Giulia                            - (inette il grembiulino, poi gira e rigira fra le mani la crestina senza capire che cosa ne deve fare) E questa?... Che ne faccio di questa?...

Mariano                         - E' per la testa!...

Giulia                            - (ridendo) Oh bella!... Ma io non ho detto di avere male alla testa!...

Mariano                         - Cominciamo bene!... Sei un piccolo genio, e non sai che le cameriere delle case signorili portano di quegli affarini lì sui capelli?...

Giulia                            - Ah, sì?...

Mariano                         - Quindi puoi metterla senza paura di sbagliare!...

Giulia                            - (ridendo) Ma non siamo ancora in Carnevale!

Amalia                          - Non importa!... Mettila Io stesso!...

Mariano                         - (spazientito) Qua, qua: te la metto io!. (Mette la cuffietta a Giulia) Lo vedi come stai bene?.. (Poi, ad Amalia) Capisci?... Si acquista una certa linea!,, A teatro tutte così!...

Amalia                          - Ho capito!... E allora: giacché diamo una rappresentazione...

Mariano                         - Cominciamo a recitare!... (A Giulia) A te: va in anticamera e aspetta gli ospiti!...

Giulia                            - (esce al fondo).

Amalia                          - Purché non arrivino prima i creditori!

Mariano                         - (come esaltato) Non verranno!... Chiama la signora Carmela!...

Amalia                          - Ma oggi è il ventisette del mese, e quindi... Dovevano arrivare proprio oggi!...

Mariano                         - E' gente che lavora e che approfitta del sabato fascista e della giornata festiva!... Eppoi: meglio oggi che ho preso lo stipendio!.. Chiama la signora Carmela!...

Amalia                          - La portinaia?...

Mariano                         - Sì, la portinaia!... Non conosciamo altre Carmele, mi pare!

Amalia                          - E che le vuoi dire?...

Mariano                         - Ti ho detto di chiamarla, e ti prego di non discutere più!

Amalia                          - (uscendo) Chi ti capisce è bravo!...

Mariano                         - (solo) E chi non mi capisce è più bravo ancora!...

Amalia                          - (rientrando dopo qualche istante) Ho man­dato la ragazza in portineria!... Ma mi dirai, spero...

Mariano                         - Non ti dirò proprio niente!... Solamente ti prego di secondarmi e di non guastare i miei piani con osservazioni inutili!...

Amalia                          - Per me, non fiato!... Mi sento come istu­pidita!...

Mariano                         - Meglio!...

Carmela                         - (dal fondo, come se entrasse in casa sua, stra­scicando te ciabatte e con le mani nelle tasche del grem­biule. Parla come se concedesse appena la sua presenza, e con fare sprezzante) Mi avete fatta chiamare?...

Mariano                         - Sì, vi ho fatta chiamare!...

Carmela                         - (guardandosi intorno, colpita, e cambiando tono) Guarda, guarda!... Che lusso!... E come mai?... Perché questa novità da un giorno all'altro?... Avete forse vinto una quaterna?

Mariano                         - Perché?...

Carmela                         - Come: «perché?»... Ma questa casa è diventata una reggia!... Ed io che credevo che la mobilia arrivata stamattina fosse per l'appartamento degli sposi, al terzo piano!... Era per voi, invece!...

Mariano                         - Come vedete!...

Carmela                         - Eh, si: lo vedo, lo vedo! Ma, se non avete vinto al lotto, quale fortuna vi è capitata tutto ad un tratto?...

Mariano                         - (ambiguo) Quanta curiosità!... La casa ave­va bisogno di rifazione e l'abbiamo rifatta!... Finora non ne avevamo avuta la possibilità, ma, dal momento che le cose sono cambiate...

Carmela                         - Ah!... Sono cambiate!... Lo dicevo io!... Tanto lusso tutto in un momento, e senza nessuna ra­gione, non sarebbe stato possibile!... Bravi!... Me ne compiaccio per voi!... E mi direte, spero...

Mariano                         - (cercando di divagare) Ma non capisco perché troviate la cosa tanto strana!... Non avete mai visto gente che cambia quando meno se lo aspetti?... Noi siamo nati signori, e, se le circostanze hanno, per qualche tempo, cambiata la faccia delle cose, le vicende ci han­no rimessi a galla!...

Carmela                         - Ho capito!... Avete avuta un'eredità!

Mariano                         - (sorridendo, e sempre più ambiguo) Chi lo sa!... Chi lo sa!... Siete molto curiosa voi, donna Car­mela!... Può essere stato il premio di un buono del te­soro, la vincita di una lotteria, come può essere stato uno zio d'America!... Certo che il danaro non viene dal cielo, come l'acqua piovana!... E allora, fate voi, sce­gliete voi!... Io sono indifferente!... Che la gente creda quello che vuole, a me non importa niente!... Però, non vi ho chiamata per farvi sciogliere la sciarada!... Vi ho fatta salire perché voglio un favore da voi!...

Carmela                         - (che ha subito mutato atteggiamento ed è divenuta ossequiosa) Dite, dite!... Io sono pronta a servirvi!...

Mariano                         - E allora, sentitemi bene!... Oggi, qui, non deve salire nessuno dei soliti amici di fine mese!... «Nessuno », capite?... Aspetto gente di riguardo e non posso badare a certe miserie!... Sono stato costretto, data la mia nuova posizione, a fare molte spese urgenti, e quindi, per il momento, non potrò pagare nessuno!... Ma non perderanno niente ad aspettare!... Potete assi­curare tutti che saranno pagati come al solito, e meglio del solito!...

Carmela                         - Lo credo io!... Un signore come voi, che non ha mai fatto sparlare sul suo conto, anche quando, Dio solo lo sa, mancava finanche del necessario, ora, per quattro soldi che deve a quegli straccioni, si spor­cherebbe le mani? Siate tranquillo, che qui non salirà nessuno senza che me l'ordiniate voi!... Conosco il mio dovere!... Però...

Mariano                         - Però?...

Carmela                         - Ecco, vedete! Se lo avessi saputo prima!... Il padrone di casa mi ha data la vostra ricevuta incari­candomi di esigere per lui!...

Mariano                         - Vi ho pregata!... Non posso pagare nes­suno! Pregate il signor Prospero di aver pazienza!... Non perderà nulla ad aspettare!...

Carmela                         - Capisco!... Ma voi lo conoscete!... Sapete bene che non ascolta ragioni, e che se un inquilino non paga puntualmente, non gli dà pace!...

Mariano                         - Lo so!... Ma questa volta bisogna che si rassegni anche lui!... Glielo direte voi, lo persuaderete voi!... Non vi manca l'eloquenza!... Se poi lo vedrete irremovibile, gli farete capire che, in quel caso, lascerei subito la casa, e non so se ne sarebbe contento!... (Dan­dole una mancia) A voi!... Per il vostro disturbo!...

Carmela                         - (prendendola subito) Ma no!... Cava­liere!... Che c'entra?-.. Non c'è bisogno di questo!... Mi conoscete!... Sapete che non sono interessata!... Vor­rei potervi servire in cose più importanti!... Ma vivete tranquillo!... Noie, non ne avrete di nessun genere!... Si capisce che non si cambia posizione di colpo, e che le carte da mille non arrivano per pacco postale!. La­sciate fare a me, lasciate fare a me!... So io come debbo regolarmi!... (Ad Amalia) Signora Amalia, se posso esservi utile, comandatemi senza riguardi!... Cavaliere, sempre a servirvi!... Buona serata, e per cento anni, sempre cosi!... (esce dal fondo).

Amalia                          - (coprendosi il viso con le mani) Che hai fatto, Mariano, che hai fatto!...

Mariano                         - (con esaltazione) Nulla!... Non ho fatto nulla! ...

Amalia                          - Come?... Tu le hai fatto credere?...

Mariano                         - (c. s.) Non le ho fatto credere niente!... Ma suppone solamente, e mi ha già fatto cavaliere!... Immagina, ed è diventata educata ed ossequiosa. Con­vinciti, mia cara, che su questa terra non c'è che un solo dio, ed è il danaro!... E tu vorresti che io mettessi in pericolo la fortuna di Mariella, per i miei scrupoli e le mie fisime?... No, lei no, non deve soffrire come noi, Mariella mia!...

Mariella                         - (dal fondo, gaia, felice, vestita di un vapo­roso abito chiaro e con un bel fascio di rose fra le brac­cia) Chi mi chiama?... Che vuole papà mio?...

Mariano                         - (stringendola al cuore freneticamente) Voglio che tu sia felice, tanto, tanto felice!...

Mariella                         - (intenerita) Papà mio!... (Poi, scioglien­dosi dall'abbraccio in fretta) Bada!... Tu mi sciupi le rose!... (si svincola e cerca un vaso per deporvi le sue rose, ma si ferma per guardarsi intorno, raggiante). Sem­bra un racconto delle Mille e una notte!... Questa po­vera casa mia, per ricevere il principe azzurro, si è trasformata come per incanto, sotto la bacchetta magica di un mago. E questo mago sei tu, papà mio!... (Poi, incosciente) Ma come hai fatto?... Dimmi, come hai fatto?...

Mariano                         - Sono cose che non ti riguardano!..,

Mariella                         - Hai ragione!... Se lo hai fatto, vuol dire che lo potevi! Ed io sono cosi felice!... Vedrai, vedrai, papà, che tesoro è il mio Roberto!... Ma oggi le ore non passano mai!... (A Giulia che viene dal fondo) Scusa, portami un vaso per questi fiori!

Giulia                            - Dove lo prendo?...

Amalia                          - In cucina, da quella parte!...

Giulia                            - (esce a sinistra).

Mariella                         - E' carina quella ragazza!... E, così vestita, fa il suo éffettaccio!...

Amalia                          - Hai visto?... Anche la cameriera stilizzata!... Ha pensato a tutto, questo povero papà!... Lo sai che ha ordinato un magnifico antipasto, e che più tardi por­teranno un « gateau »?

Mariella                         - Bravo!... (Poi, ammirando Amalia) E tu, lasciati guardare!... Non ci avevo badato!... Sembri una duchessa!... Che trasformazione qui dentro!... (Poi, guardando Mariano) Solamente il duca non si è vestito ancora!... Ed è tardi!...

Mariano                         - (meravigliato) Vestito?... Perché: sto male, così?...

Mariella                         - Malissimo!... Un abito macchiato che, per giunta, è diventato lucido come uno specchio!...

Mariano                         - (timido) Meglio!... Crederanno che sia di seta!...

Mariella                         - Ma che dici?... Sarebbe bene che non lo mettessi più!... Non è degno di te!... Non capisco perché non provvedi subito a fartene un altro!...

Mariano                         - (guardandola, con aria di compatimento per la sua incoscienza) Hai ragione!... Ma, sai, io sono un po' trascurato, e non penso a certe cose necessarie!...

Mariella                         - E allora, per punizione, metterai l'abito blu che ti sei fatto in inverno!...

Mariano                         - L'abito blu?... Con questo caldo?...

Mariella                         - Non esagerare!... Dopo tutto, è un vestito di lana come questo!... E voialtri uomini siete abituati alla lana!... Eppoi, sei così elegante col tuo vestito blu!...

Mariano                         - (avvilito) Ma, figliuola mia!...

Mariella                         - Via, non farti pregare!... Fammi questo piacere!... (l'abbraccia, lo accarezza, gli fa mille moine).

Mariano                         - (vinto) E mettiamoci l'abito blu!.,.

Mariella                         - (felice) Ed io vado a preparartelo!... (esce a destra).

Mariano                         - (ad Amalia) Con questo caldo!...

Amalia                          - (ridendo) Quella ragazza, di te, ne ha fat­to un burattino!...

Mariano                         - E di te una marionetta!...

Giulia                            - (riportando i fiori in un vaso) Fuori c'è un garzone con un cesto.

Mariano                         - Sarà il commesso di Caflisch!

Il Garzone                     - (quello del primo atto) No, signor Castronuovo!... Sono io!... Permettete?...

Mariano                         - Entra... entra!...

Il Garzone                     - (con il solito cesto, entra ossequioso) Il mio padrone vi manda l'antipasto!... E vorrebbe che provaste questo vinetto del Monte di Procida!... Una cosa squisita!... Se glielo permettete, vorrebbe regalar-velo!...

Mariano                         - (meravigliato) A me?...

Il Garzone                     - A voi, sissignore!.. E vi fa sapere che gli è arrivata della pasta finissima dagli Abruzzi, e che ha messo da parte dell'olio speciale, per i clienti di ri­guardo!

Mariano                         - (con dignità) Bene, bene!... (A Giulia) A te, prendi questa roba e portala in cucina!...

Giulia                            - (esegue).

Mariano                         - (al garzone) E tu, puoi andare!... (gli dà una mancia).

Il Garzone                     - Grazie, cavaliere!...

Mariano                         - Non c'è di che!... Ringraziami piuttosto il tuo padrone per il vino, che gusterò questa sera, e digli che, per il resto, occorrendomi, glielo farò sapere!...

Il Garzone                     - Sta bene!... (Poi, ad Amalia, inchinan­dosi) Signora!... Se avete altri comandi!... Cavaliere!... Ai vostri ordini!... (esce).

Mariano                         - (scoppiando a ridere) Ha parlato, hai vi­sto: ha parlato!...

Amalia                          - Chi?...

Mariano                         - La signora Carmela!... Ha già fatta la cro­naca a modo suo!... Avrà costruito un castello di carte alto come la torre Eiffel!... Conosco il soggetto!... Sa­pevo bene quello che facevo!... Ora sono tranquillo!... E sono stato fatto cavaliere « motu proprio » dal po­polo! ...

Amalia                          - E tu ridi?...

Mariano                         - Vuoi che pianga?...

Mariella                         - (rientrando) E' pronto!... Andiamo!...

Mariano                         - (avviandosi a destra, con un sospiro) Que­sto, te Io giuro, non me lo sono meritato!...

Mariella                         - Vengo ad aiutarti, pigrone che sei!... (esce con lui).

Amalia                          - (ridendo, esce a sinistra).

Sandrino                       - (dal fondo, seguito da Giulia) E' per­messo?... (entra, si guarda intorno, non riconosce la casa, teme di essersi sbagliato, si volta in fretta per usci­re) Uh!... Scusate!... Ho sbagliato!... Credevo di essere entrato in casa Castronuovo...

Giulia                            - E invece?...

Sandrino                       - E invece ho sbagliato!...

Mariella                         - (dalla destra) Perché?...

Sandrino                       - (meravigliato) Mariella!...

Amalia                          - (da sinistra) Chi c'è?...

Sandrino                       - (voltandosi di colpo) E la signora Amalia!... Ma allora... Dove siamo?...

Mariella                         - (ridendo) In casa nostra!...

Sandrino                       - Questa?...

Mariella                         - Questa, sì, questa!...

Sandrino                       - Ma ne siete sicura?... Io non mi ci ri­trovo più!...

Amalia                          - E' naturale!... Abbiamo cambiato la mo­bilia, perché quella che c'era s'era un pochino sciu­pata!...

Sandrino                       - (ridendo) Un pochino?...

Mariella                         - (offesa) O poco, o molto, l'abbiamo cam­biata e basta!...

Sandrino                       - Non v'irritate!... Io, poi, non ho detto nulla di male!...

Amalia                          - Non ci badare!... Mariella è un po' nervosa, perché aspettiamo il fidanzato e suo padre. Vengono da Roma per la domanda ufficiale!...

Sandrino                       - (triste) Lo so!... Ed io per questo avevo portato i fiori! (A Mariella) A voi... (dandole dei fiori che nascondeva dietro le spalle) Cento di questi giorni!...

Mariella                         - (ad Amalia) Ma senti che augurio!

Amalia                          - (conciliante) Ha sbagliato!... Voleva dire: «Vi auguro cento anni di felicità!».

Sandrino                       - Ecco!... E prendete ifiori!...

Mariella                         - Grazie!... Vado a metterli nell'acqua!... (li prende, sgarbatamente, ed esce a sinistra).

Sandrino                       - (ad Amalia, col pianto nella gola) Ve­dete, vedete com'è sgarbata?... Io poi sono venuto per lei!...

Amalia                          - E questo è stato l'errore!... Proprio oggi, tu, non avresti dovuto venire!... Non era questo il mo­mento di arrivare qui, con un fascio di fiori!... Perché lo hai fatto?...

Sandrino                       - Perché io voglio vedere!... Perché debbo rendermi conto di quello che ha lui più di me!...

Amalia                          - Che paragone, povero Sandrino! ... Per Ma­riella, Roberto non ha che il merito di averla innamo­rata, perché è belio quello che piace al cuore; ma per noi, figliuolo mio, per noi, ha un'azienda che produce tesori, ima casa che mi dicono meravigliosa, e poi è solo con suo padre, e Mariella sarà una regina in quella casa! ...

Sandrino                       - E chi vi dice che in casa mia non sarebbe stata una regina?...

Amalia                          - Certamente!... Ma una regina come me! Che sfacchino dalla mattina alla sera e trascorro la vita fra la scopa e i fornelli!

Sandrino                       - (triste e mortificato) Avete ragione!... Io non sono che un povero diavolo!...

Amalia                          - Come noi Sandrino!... Povero come noi!... Ricchezza di cuore, tanta da venderne; ma, purtroppo, la ricchezza del cuore non basta!... «La capanna...» con quel che Segue... sono cose belle ai cinematografo, perché lì, sullo schermo, la gente si può permettere il lusso di pascersi di aria!... Ma, nella vita, povero ragazzo mio, nella vita, se al martino, a mezzogiorno e alla sera non c'è il piatto a tavola, l'amore, qualunque esso sia, se ne vola in stratosfera!... Ecco perché il Signore non ha permesso che vi sposaste, tu e Mariella! Perché ti pro­tegge e protegge lei! ... A mia figlia ha mandato Roberto ; cercala anche tu una brava ragazza che abbia un po' di dote!...

Mariano                         - (dalla destra, in maniche di camicia, alle prése con un colletto, che non riesce ad abbottonare) Ma­riella! ... (Poi, scorgendo Sandrino) Ah! Sei venuto?... Bravo!... Non ci mancavi che tu!... (Chiamando con più forza) Mariella!...

Mariella                         - (accorrendo da sinistra) Papà!...

Mariano                         - Guarda se puoi abbottonarmi questo col­letto, io non ci riesco!...

Mariella                         - (cercando di aiutarlo) Ma questo colletto è in pessimo ,stato!...

Mariano                         - Pazienza!... Non ne ho altri!...

Amalia                          - Aspetta, aspetta!... Vado a vedere fra la biancheria di bucato!... (esce a sinistra).

Mariano                         - E' inutile!... Non ce n'è altri, lo so!...

Mariella                         - Ma ti riduci con un colletto' solo?... E' inaudito!... E questa cravatta?... Spero che non mette­rai questa cravatta!

Mariano                         - Per forza!... E' figlia unica di madre vedova!... Per Io meno fino a lunedì ti devi contentare di questa!

Mariella                         - (disperata) Ma non è possibile!... E' una rovina!... Che figura faresti?... Lo sapevo, lo sapevo!... Non pensate mai a nulla!...

Mariano                         - Aspetta, aspetta!... Non ti arrabbiare!... Provvederemo anche a questo, accomoderemo anche que­sta!... Guarda che bella cravatta è quella di Sandrino?... (gli si appressa e comincia a sciogliergli la cravatta).

Sandrino                       - (preoccupato) Ma che fate?...

Mariano                         - Niente!... Non ti allarmare!... Mi prendo solo la cravatta!... Hai sentito, che la mia non è pre­sentabile?...

Sandrino                       - Ma io com'è me ne vado?...

Mariano                         - (dandogli la cravatta sua) Ti dò questa per il momento e dieci lire per comprartene un'altra!... E ci avrai guadagnato tu!...

Sandrino                       - Niente affatto, perché quella costa quin­dici lire!...

Mariano                         - (mettendosi la cravatta di Sandrino) Ah, è così che spendi il tuo danaro?... Quindici lire una cra­vatta, quando ce ne sono tante bellissime ed a pochis­simo prezzo?... Vergognati!... E contentati di dieci lire, altrimenti ti dò tre e cinquanta!

Sandrino                       - (rassegnato) Come volete!...

Mariano                         - (a Mariella, mostrandole la cravatta) Que­sta va bene, spero!...

Mariella                         - Veramente è di pessimo gusto!... Ma, dal momento che non c'è da scegliere, bisogna accontentar­si!... Sbrigati però, che è tardi!... Saranno per arrivare, e non sei pronto ancora!... Possibile che non dobbiate pensare mai alle cose più necessarie! Ah, se non ci fossi io, in questa casa!...

Mariano                         - (ironico) Se non ci fossi tu, mia cara si­gnorina, non ci sarebbe quest'ira di Dio!...

Mariella                         - (subito colpita) Ah, sì, eh?... Questo hai trovato da dirmi per vendicarti!, questo?... Consolati però: me ne vado! ...

Mariano                         - (pentito) Scherzo, scherzo!... E vado a ve­stirmi in un baleno!... Che caldo, però!... Almeno si rinfrescasse un poco l'aria!... (esce a destra).

Mariella                         - (a Sandrino che studia il modo di mettersi la cravatta dì Mariano, nascondendone le pecche) E voi?... Non ve ne andate?... Qui non avete niente da fare, e, in una festa di famiglia, un estraneo si trova a disagio!... Quindi, grazie dei fiori, e arrivederci!

Sandrino                       - Ma debbo salutare vostro padre, vostra madre!... Volete che me ne vada senza salutarli?...

Mariella                         - Ci penso io!... Aspettereste troppo!... E so che avete fretta!...

Sandrino                       - Veramente io... (poi, accorgendosi che Ma­riella freme perché se ne vada, dice in fretta) Datemi almeno il tempo dì mettermi la cravatta!...

Mariella                         - Per le scale!... La metterete per le sca­le!... Vi ho detto che stanno per arrivare, e non vor­rei che vi trovassero qui!...

Sandrino                       - Va bene!... Me ne vado, me ne vado!... (ire collera si attorciglia la cravatta intorno al collo rab­biosamente) L'ho capito, che me ne debbo andare!...

Mariella                         - Finalmente!... .

Sandrino                       - E non mi vedrete più!... Ricordatevi però, che, senza di me, vostro padre avrebbe fatta una cat­tiva figura!... E invece (mostrando la cravatta attorcigliata) non ci mancava che questa, perché la brutta fi­gura mia fosse lai completo! ... Addio! ... ( esce in fretta dal fondo).

Mariella                         - (come liberata da un peso) Oh!... Meno male che l'ha capita!... (i«i sul terrazzo).

Mariano                         - (dalla destra, in orgasmo) Stanno qua, stanno qua! (si asciuga il sudore).

Mariella                         - (rientrando, commossa) Dove 'sono?...

Mariano                         - Per le scale!... Ho visto fermare un'auto­mobile!... (Andando al fondo) A te: quella!... Come si chiama quella ragazza?...

Giulia                            - (accorrendo) Mi volete?...

Mariano                         - Pronta!... Arriviamo gli ospiti!...

Giulia                            - Finalmente!... E' un'ora che li aspettiamo!... (esce di nuovo).

Mariella                         - Mammà, mammà: ma dove si è cacciata mammà?...

Amalia                          - (dalla sinistra) Eccomi! Sono qua! Ero in cucina!

Mariano                         - Dovevo immaginarlo!... Non ti sai stac­care dai tuoi fornelli!... E intanto sono arrivati!...

Amalia                          - (emozionata, e per la forza dell'abitudine) Vado ad aprire!... (fa per correre al fondo, Mariano l'afferra a volo).

Mariano                         - Ma no!... C'è la cameriera per questo!... Mettiti a sedere... qua... no... là!... Prendi un lavoretto, fai qualche cosa!... Bisogna darsi un contegno!... (la fa sedere e le mette un cuscino sotto i piedi con un gèsto spavaldo) Ricordati che sei una signora!...

Mariella                         - Io gli vado incontro!...

Mariano                         - Niente affatto!... Non bisogna dimostrare troppa premura!... Dignità, soprattutto, dignità!... (non sa quale atteggiamento prendere, siede, si l’alza, prende un giornale, è in un orgasmo evidentissimo).

(Suona il campanello).

Mariella                         - (alzandosi, commossa) Eccoli!...

Mariano                         - (che non regge all'attesa, si alza anche lui, lo stesso fa Amalia) Forse è meglio che andiamo!... (si avviano tutti e tre, al fondo, e s'incontrano sull’uscio con Roberto che entra).

Roberto                         - (dal fondo, allegro, esuberante) Buongior­no!... Siamo qua! (Stringendo la mano a Mariella, che gli è corsa incontro) Mia piccola Maria!...

Mariella                         - (felice) Roberto!... (Lo accompagna pres­so Mariano ed Amalia) Papà, mammà: eccolo! Roberto Campani! E questo è £1 mio papà, e questa la mia mamma! ...

Roberto                         - Sono felicissimo di stringervi finalmente la mano, signor Castronuovo!... (Baciando la mano ad Amalia) Mamma! Permettete che vi chiami subito così, io che la mia mamma l'ho perduta tanto presto!...

Amalia                          - (commossa) Lai mamma non si rimpiazza mai!... Ma io sarò felice se riuscirò ad ispirarvi un sentimentot che uguagli l'amore di un figlio! ...

Mariano                         - (compiaciuto) Brava!... Hai detto bene!... (Poi a Roberto) E papà?... Non è venuto con voi?...

Roberto                         - Sì!... ET rimasto in istrada!... Sono corso qui prima, per chiedervi un favore!... Non v'impressio­nate anzi, se, appena conosciuto, vi chiedo del danaro!... In due, non siamo riusciti a pagare il tassametro. Po­tete cambiarmi mille lire?...

Mariano                         - (come barcollando al colpo inaspettato) Mille lire?... Volete cambiare mille lire?... Subito!... (Cava il portafoglio e finge di cercarvi il danaro) No!... Non posso-!... Potrei darvi due carte da cinquecento!... (Ad Amalia, che lo guarda meravigliata e perplessa) Non avresti tu mille lire spicciole?...

Amalia                          - (con un piccolo grido represso) Io?... (poi, riprendendosi) No!... Per lo meno, non credo: vado a vedere!... (fa per uscire, Mariano la trattiene).

Mariano                         - Aspetta!... (poi, a Roberto) Ma, scusate: quanto vi occorre?

Roberto                         - Venticinque lire!...

Mariano                         - (colpito) Venticinque lire per il tassame­tro?™ Avete girato tutta Napoli?...

Roberto                         - (sorridendo) No!... Siamo prima andati in cerca dell'albergo e poi siamo saliti qui! La ferrovia è lontana e i tassametri sono Carissimi! ...

Mariano                         - A chi lo dite?.,. Sono proibitivi, special­mente questi di Napoli!...

Roberto                         - Oh, per questo, anche a Roma!... E, al­lora, basta fare un giro un po' più lungo, per raggiun­gere subito una bella sommetta!...

Mariano                         - E' vero, è vero!... (Dandogli la somma) A voi, pagate!...

Roberto                         - Grazie!... Ma, perché io possa rimborsar­vi, bisognerà sempre cambiare le mille lire! ...

Mariano                         - Non vi preoccupate!... Non mancherà tem­po!... E poi, per lai miseria di venticinque lire...

Roberto                         - Avete ragione!... Torno subito!... (esce in fretta).

Mariella                         - (ai suoi, raggiante) Che ve ne pare?...

Amalia                          - Che bel ragazzo!... Mi piace molto!...

Mariano                         - E si vede subito che, per lui, le migliaia di lire non hanno valore!... Se non gli procuriamo gli spiccioli, ho paura che dovrò rinunziare a quelle venti­cinque lire!

Amalia                          - Perché non te le sei fatte dare?... Sarei scesa a cambiarle dal panettiere!

Mariano                         - Appena torna glielo dico!...

Mariella                         - Ma scherzate, spero!... Ora non è più il caso di parlarne!

Mariano                         - (rassegnato) E, allora, non ne parliamo più!... D'altra parte, lo avete visto! E' entrato qui come se fosse arrivato alla Banca d'Italia. Non gli guastiamo la buona impressione!...

Mariella                         - (ingenua) Ma tu veramente non avevi da cambiare?...

Mariano                         - Mille lire?... Ma dici sul serio?... Per tua regola, io, mille lire, le vedo sempre di sfuggita!...

Mariella                         - Zitto: ritorna!...

Roberto                         - (dal fondo, seguito da Giovanni) Ecco fatto!... Avevo lasciato il genitore in ostaggio all'autista diffidente! (Presentando) Mio padre!... Il signor Castronuovo, la signora, Mariella mia!...

Giovanni                       - (stringendo la mano a Mariano) Felicis­simo!... (Poi, baciando la mano ad Amalia) Cara signo­ra!... (Prendendo fra le sue le manine di Mariella) E tu?... Lasciati guardare, tu, che hai stregato mio figlio!... Be', be': non c'è male: ha ragione lui!... E se sei tanto buona quanto sei bella e graziosa, ti dico che questo briccone non poteva fare una scelta migliore!...

Mariano                         - (commosso) Grazie!... Se la trovate bella, è dono di Dio, e sia ringraziato Lui, nella sua miseri­cordia!... Della bontà, me ne rendo garante io, perché sono orgoglioso di Mariella mia!...

Mariella                         - Ed io mi auguro di non deludere troppo il mio caro futuro suocero!...

Roberto                         - (felice) . Vedrai, papà!... E' un angelo!...

Amalia                          - Esagerate!... E me la guasterete così!...

Giovanni                       - (ridendo) Dice bene la signora!... Non la facciamo insuperbire!...

Mariano                         - Ma accomodatevi, vi prego!... Commenda­tore, vi raccomando questa poltrona, è comodissima!...

Giovanni                       - Grazie!... Veramente, sono seduto da pa­recchie ore!... Prima il treno, poi il tassametro! (siede).

Mariano                         - (con accento indefinibile) Già, il tassa­metro!...

Roberto                         - (a Mariella) Per completare questa ceri­monia ufficiale occorre, se non sbaglio, il simbolo della nostra promessa!... Mi dicono che gli americani non con­cepiscono questo avvenimento, senza il cerchietto d'oro, che lega all'uomo la sua fidanzata!... Quindi è indispensa­bile, non è vero?... Perché si usa anche da noi!... E al­lora (cavando un astuccio) eccolo qua, il mio cerchietto d'oro!... (le mette al dito l'anello).

Mariella                         - (guardando Fanello, e dando un grido) Che bellezza!... Papà, mamma, guardate che anello me­raviglioso!...

Mariano e Amalia         - (si avvicinano in fretta).

Amalia                          - Bellissimo!...

Mariano                         - Degno di una regina!

Amalia                          - (a Mariano, con intenzione) Hai visto, Ma­riano?... Te lo saresti mai immaginato?...

Mariano                         - (un po' avvilito) Roberto ha voluto mor­tificarci!... E' troppo per noi, che siamo gente modesta!...

Giovanni                       - Non lo dite!... Non è mai troppo quando, nella vita, si ha la fortuna d'incontrare una creatura che corrisponde al nostro ideale di donna!...

Mariella                         - (a Roberto, con dolcezza) Grazie, Roberto mio, grazie!... Mi dispiace di non potere ricambiartelo subito. Perché voglio anch'io legarti a me, simbolica­mente, per il momento! Ma lo farò al più presto!... Non è vero, papà?...

Mariano                         - (asciugandosi il sudore, che diventa sempre più copioso) Certamente, cara, certamente!...

Giovanni                       - E, fra tre mesi, la cerimonia nuziale!... Non siete d'accordo, signor Castronuovo?...

Mariano                         - (con un sobbalzo) Tre mesi?...

Amalia                          - (allarmata) E come facciamo, in tre mesi?...

Giovanni                       - Bisogna sbrigarsi!... Questo ragazzo deve lavorare, e Mariella è troppo lontana da lui, perché egli possa avere la tranquillità necessaria!...

Mariano                         - E vorreste che, in tre mesi?...

Roberto                         - Al massimo!... Pensate che sono a Roma e che, per rivedere Mariella, dovrò aspettare una setti­mana ogni volta, e fare tre ore e mezza di treno o di macchina! Vi dò appena appena il tempo di preparare il corredo!...

Mariano                         - (sudando sempre più) E va bene!... Come volete!... Faremo quanto è possibile!...

Mariella                         - (felice) Ma sì: da domani ci metteremo in giro!... E si farà presto, vedrai!...

Mariano                         - Prestissimo!... Ma domani è domenica, e non credo che riusciremo a fare aprire i negozi per noi!...

Mariella                         - (ridendo) E' giusto!... Allora da lunedì: va bene lunedì?...

Amalia                          - (scombussolata) Vedremo, vedremo!... Ma­riano, perché non fai portare il vermouth?...

Mariano                         - (disorientato) Ah, già, subito!... (Chia­mando nelle quinte) Ehi, ragazza!... (Poi ad Amalia, esa­sperato) Ma come si chiama quella ragazza?...

Mariella                         - (perplessa) Papà!... Si chiama Giulia!... (A Roberto) Povero papà, è tanto stanco, ed ha una strana amnesia per tutti i nomi!... Quando poi viene una nuova cameriera, ha bisogno di un mese, prima che riesca a ricordare come si chiami!...

Mariano                         - Capirete, ora c'è Giulietta, prima c'era Clara, un'altra volta Palmira; come volete che un pover'uomo ci si raccapezzi?...

Amalia                          - Vado io!... (esce a sinistra).

Mariano                         - (che non regge al calore, aumentato dalla preoccupazione di sbagliare ancora) Ma che caldo!... Non sentite anche voi?... Se ci levassimo le giacche?...

Mariella                         - (con rimprovero) Papà!... Che dici?...

Giovanni                       - (che era distratto) Desiderate?...

Mariano                         - Io? Nulla!... Dicevo solo che fa molto caldo!...

Giovanni                       - Trovate?... Non mi sembra!... E qui, poi, c'è un'ottima temperatura!...

Mariano                         - E' vero, è vero!... Per voialtri specialmente che siete in abito estivo!... Io no!... Io non posso indos­sare abiti leggeri!... Soffro di dolori reumatici, e bisogna che mi copra bene!...

Giovanni                       - Lo credo!... Con certi malanni non si scherza!... Anzi, ho paura che ci sia un po' di corrente d'aria, e se chiudessimo...

Mariano                         - (con un grido) No, per carità!... Non esa­geriamo!...

Amalia                          - (seguita da Giulia, che porta un vassoio con alcuni bicchierini colmi) Ecco il vermouth!...

Giulia                            - (mette tutto sul tavolo, ed esce).

Mariella                         - (servendo il vino) Al mio papà!... (Ma­riano si volta, Mariella ha offerto a Giovanni).

Giovanni                       - (prendendo il bicchiere) Alla tua felicità!...

Mariella                         - Grazie!... (Dando un bicchiere anche a Roberto) A te!...

Roberto                         - (prendendo il bicchiere, ed alzandolo, all’uso americano) Gin cin!...

Mariella                         - (con un altro bicchiere, imitandolo) Cin cin!.„     - (e, con Giovanni, fanno gruppo a parte).

Amalia                          - (dando un bicchiere a Mariano) Beviamo anche noi!...

Mariano                         - (con un po' di cattivo umore) Così au­menta il sudore!...

Amalia                          - (piano) Meno male che sudi per il caldo!... Io sto sudando freddo!...

Giovanni                       - (a Roberto) Hai una sigaretta?...

Roberto                         - Macedonia?...

Giovanni                       - No, non le posso sopportare!... Vorrei una « Xanthia »!

Mariella                         - (a Mariano) Papà, hai una «Xanthia»?...

Mariano                         - Che cosa?...

Mariella                         - Una sigaretta «Xanthia »?...

Mariano                         - Ah, una sigaretta?... Non credo... Amalia, ci sono le «Xanthia»?...

Amalia                          - (imbarazzata) Veramente non so!... Ma credo che non ce ne siano più!...

Mariano                         - Al solito!... Le hai fumate tutte!... Non vuoi smetterla tu, non vuoi smetterla di fumare!...

Amalia                          - (lo guarda, con uno sguardo indefinibilmente comico).

Mariella                         - (svelta) Le mandiamo a comprare!...

Giovanni                       - Non importa!... Se aveste un sigaro «Vir­ginia», fumerei quello!...

Mariella                         - (c. s.) Mandiamo a comprare tutto!... Papà!...

Mariano                         - Provvedo io, provvedo io!... Mando Giu­lietta!... (esce al fondo).

Giovanni                       - (ad Amalia) Che uomo simpatico, vostro marito!...

Amalia                          - (con dolcezza e tristezza) Povero Mariano!...

Giovanni                       - Povero?... Perché «povero»?... Con una moglie così cara e una figlia così bella?...

Amalia                          - Questa figlia, però, ve la prendete voi!...

Giovanni                       - E' vero, è vero!... Ma è il destino dei ge­nitori!...

Amalia                          - Purtroppo!

Mariano                         - (rientrando) Ho mandato a comprare sigari e sigarette!...

Giovanni                       - Mi rincresce di avervi dato tanto fastidio!...

Mariano                         - Tutt'altro! ... N'ero sprovvisto anch'io e non posso vivere senza fumare!... Io fumo un patri­monio!...

(S'ode il suono del campanello).

Amalia                          - (subito preoccupata) Chi sarà?...

Mariano                         - (in orgasmo, andando svelto al fondo) Giulia!... Chiunque sia, non sono in casa per nessuno!...

Prospero                        - (facendo capolino dalla porta di fondo) Neppure per me?... Neppure per il vostro padrone di casa?..,

Amalia                          - Siete voi, cavaliere?...

Prospero                        - Io, in carne ed ossa!...

Mariano                         - (eccitalo) Scusatemi, ho da fare; se avete da dirmi qualche cosa, vengo io stasera a casa vostra!...

Amalia                          - (anch'essa perdendo la bussola) Senz'altro, cavaliere, senz'altro!...

Mariella                         - (che s'accorge dell'imbarazzo dei suoi e che trema al pensiero che possa nascere un incidente) E' il cavaliere Gazzara, il nostro buon padrone di casa!...

Prospero                        - (calmo e sereno) E perché volete incomo­darvi a venire fino a casa mia, dal momento che sono qua?... Io sono venuto per...

Mariano                         - (interrompendolo subito) Lo so, lo so!... Ma non è il momento!... Ve l'ho detto, ho da fare!...

Prospero                        - (ostinato) Ma io non ho intenzione di trattenervi a lungo! Volevo solamente...

Mariano                         - (sempre più preoccupato) Che cosa?... Vi prego, mio caro amico, rimandiamo questo discorso ad un momento più opportuno!

Amalia                          - Infatti!... Stiamo festeggiando il fidanza­mento di nostra figlia, col signor... anzi: permettete!... (Presentando) Il cavaliere Gazzara, il commendatore Campani e suo figlio Roberto!...

Prospero                        - Il fortunato giovanotto che sposa questa bella creatura?... Felicissimo!... (stringe loro la mano). Questa è proprio una bella notizia!... Auguri, Mariella, auguri sentitissimi!... Però, dovete dire al vostro papà...

Mariano                         - (interrompendolo, svelto) Un bicchierino di vermouth?

Prospero                        - Grazie: non bevo!... (Poi, ostinato) Ma, lasciatemi dire a Mariella.. Accomodatevi, prego!

Giovanni                       - (ridendo) Ma lasciatelo parlare!...

Mariano                         - Per me, parli pure!... Ma che volete che dica?... Che cosa può dire d'interessante?... Io lo co­nosco: non ha che un'idea fissa: «le sue case!».

Giovanni                       - Che cosa ne sapete, dal momento che gli impedite di parlare?... E se avesse cambiato l'argo­mento?...

Prospero                        - Ha ragione il commendatore!... Si vede che è un uomo pratico!... Ebbene, signor Campani, forse sarà meglio che glielo diciate voi!...

Mariano                         - (allarmatissimo) Ma che cosa?... Che vo­lete che sappia il commendatore?...

Prospero                        - (ostinato) Potrà persuadervi, da quella persona intelligente che è, a non lasciare la mia casa!...

Mariano                         - (cade a sedere, come liberato da un incubo).

Giovanni                       - (ridendo) La casa!... Aveva ragione lui!...

Prospero                        - Per forza!... Perché ho saputo che mi­naccia di farmi tradimento!... Ora, potrà trovarne un'altra più grande e più comoda; ma l'aria, la veduta, l'ossi­geno che si respira da questa, come potrebbe trovarlo altrove?...

Mariano                         - (che si è riavuto pian piano dallo spavento, si alza ed abbracciando Prospero, in uno scatto di gioia, gli grida esuberante) Non vi lascio, non vi lascio!... (Poi a Giovanni) E' un amico, vedete?... Un vero amico!...

Prospero                        - (anche lui felice) E' lui un inquilino per­fetto!...

Mariano                         - (ad Amalia, ridendo convulsamente) La portinaia, lo vedi?... Ha parlato la portinaia!... (scena).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

 (La terrazza di casa Castronuovo. Al fondo ed a sini­stra il muro del fabbricato; ognuno dei lati ha una porta centrale. Quella di fondo, più ampia, lascia ve­dere la camera da pranzo, nella quale si è svolto il secondo atto. La casa è in festa. Al fondo s'intravedono molti cesti di fiori. A sinistra il parapetto tutto pieno di piante fiorite. All'alzarsi del sipario sono affacciate al parapetto Giulia e Carmela, come se aspettassero qual­cuno).

Carmela                         - Vengono?...

Giulia                            - No! Mi sono sbagliata! Non sono loro!

Carmela                         - Ma è naturale! Lo dicevo io! Sarebbe troppo presto!...

Giulia                            - E' quasi un'ora, sapete?... Voi li avete visti quando sono usciti?...

Carmela                         - Si capisce! Ero in portineria!...

Giulia                            - Com'era bella la signorina!

Carmela                         - E che splendore il suo vestito bianco!... Sembrava veramente una regina!

Giulia                            - Peccato che non abbiate vista la bianche­ria!... Una cosa magnifica!... L'hanno già tutta spedita Roma, a casa dello «poso!...

Carmela                         - Naturalmente! Per metterla al sicuro!

Giulia                            - Come dite?...

Carmela                         - Perché, tu non sai nulla?...

Giulia                            - Di che cosa?

Carmela                         - Non sai che non hanno pagato nessuno?... Hanno dato soltanto un piccolo acconto alla sarta e un altro alla modista, e la povera signora, che ha lavorato la biancheria, non ha avuto nemmeno un centesimo!

Giulia                            - Dite sul serio?

Carmela                         - Lo credo!... Sono al corrente!... Perché tutti quelli che scendono le scale sfogano il loro malu­more in portineria! E, da questa casa, ne scende della gente fuori di se! Capirai... chi deve avere mille lire, chi duemila, e tutti danno la colpa a me della loro disgrazia! Ma che c'entro io?... Tu c'eri quando il si­gnor Castronuovo mi raccontò l'affare dell'eredità?

Giulia                            - No! Non c'ero!

Carmela                         - Ma sì che eri qua! Fu proprio lo stesso giorno che prendesti servizio in questa casa!

Giulia                            - Che servizio?... Io vengo al sabato e vado via il lunedì!

Carmela                         - E si capisce il perché! Erano i giorni in cui ospitavano il fidanzato. Dovevano gettargli un po' di polvere negli occhi, per fargli credere che non man­cavano di niente! Quella ragazza, per non farsi sfuggire il ricco partito, ha rovinato la casa, e il povero padre ha completamente perduta la bussola!... Mi fece credere tante cose: « l'eredità, lo zio d'America, il premio della lotteria... » e io, ingenua, che ho creduto tutto! E par­lavo cogli altri!... Già, l'ho sempre avuto questo male­detto vizio di chiacchierare!

Giulia                            - E così faceste credere che il signor Castronuovo era diventato per lo meno un milionario!...

Carmela                         - E chi non lo avrebbe ritenuto un milio­nario?... Ogni volta che mi comandava erano per lo meno dieci lire di mancia!... Che furbo, però! Ed io, naturalmente, parlavo!... Capirai: fino a quel giorno famoso, non avevo mai avuto altra mancia che quella di un paio di lire nelle feste di Pasqua e di Natale!...

Giulia                            - Eppure non me lo sarei aspettato! Perché io sono stata pagata puntualmente!

Carmela                         - Lo credo! Per poche lire non si sarebbe messo nella condizione di essere criticato anche da te! Ma, vuoi che ti dica il mio pensiero? Qui la storia va a finir male! I creditori mormorano, minacciano e, quando meno ce lo aspettiamo, sentiremo scoppiare la bomba!

Giulia                            - Speriamo di no! Me ne dispiacerebbe per la povera signora Amalia che è tanto buona!

Carmela                         - Oh, per questo anche lui è un brav'uo-mo!... Ma, dico io, perché spenderne cento, quando non ne ha nemmeno dieci?... (S'ode il suono d'un campanello).

Giulia                            - (con premura) Eccoli! Sono qui!

Carmela                         - Ma no! Non ho sentito nessun rumore di automobili!

(Giulia va ad aprire. Carmela la segue premurosa fino all'uscio, un po' incuriosita).

Giulia                            - (di dentro) No, signore! Non c'è! E' uscito; si, è uscito! E' andato in chiesa!

Carmela                         - (sull’uscio) Chi è?

Giulia                            - (sempre di dentro) Questo signore cerca del padrone! (entra seguita da Luigi).

Carmela                         - Ah, siete voi! Siete venuto di nuovo?...

Luigi                             - Purtroppo! E sempre inutilmente!... Ma è vero che non c'è in casa?

Carmela                         - Verissimo! Sono tutti in chiesa per il matrimonio della signorina!...

Luigi                             - Quale signorina?

Carmela                         - La figlia del signor Castronuovo!...

Luigi                             - (meravigliato) Si sposa ora?...

Carmela                         - Non lo sapevate?...

Luigi                             - (avvilito) No! Non sapevo nulla! Benone! Sono proprio arrivato a tempo!...

Carmela                         - (ridendo) E' quello che penso anch'io! Vi godrete i rinfreschi anche voi!

Luigi                             - (con aria annoiata) Altro che rinfresco!... Io penso alla mia posizione così poco piacevole, in un momento come questo!... E dire che non posso proprio fare diversamente!... Se dipendesse soltanto dalla mia volontà, sarebbe facile andarmene! Ma, purtroppo, non è così! E giù c'è anche il camion ed i facchini.

Giulia                            - Per fare che cosa?... Siete arrivato troppo tardi, signore! La roba è già tutta partita!

Luigi                             - (con un balzo) - Che dite, ragazza?... Volete scherzare! (Corre al fondo e dà una capatina nella ca­mera, poi con un respiro) Lo dicevo io! E' ancora tutto al suo posto!

Giulia                            - Che cosa?... Non vi capisco!

Luigi                             - Meglio così! Sono cose che non vi riguar­dano (Prendendo una sedia e sedendo presso la rin­ghiera) Mi metto qui ed aspetto il signor Castronuovo!

Carmela                         - Ed io me ne vado! Non vorrei che mia figlia, per andare in chiesa ad assistere alla funzione, mi avesse lasciata la portineria incustodita. Permettete! Me ne vado! (A Giulia) Conservami i confetti, ti racco­mando! (esce).

Luigi                             - Che situazione antipatica!

'Giulia                           - Vi è antipatica la signora Carmela?

Luigi                             - E chi è la signora Carmela?

Giulia                            - La portinaia!... Quella che è uscita or ora!

Luigi                             - Cosa volete che m'interessi, la portinaia?... Dicevo così, perché pagherei qualche cosa per non es­sere qui, in questo momento!

Giulia                            - Perché non ve ne andate, allora?... Nessuno vi ha visto, nessuno sa che siete venuto!...

Luigi                             - E già! Così, ad occhio e croce, sembra una cosa .facilissima. Eppure non lo è! Io, di qui, non mi posso muovere. E a momenti arrivano gli altri! (Poi scrol­lando le spalle) Dopo tutto che posso farci?... Peggio per lui che si è messo in questo imbroglio!

Giulia                            - (preoccupata) Non sareste venuto, per caso, a far scoppiare la bomba?

Luigi                             - La bomba?... Che bomba?...

Giulia                            - Eh! Che so io?... La signora Carmela mi diceva poco fa: vedrai che quando meno ce lo aspet­tiamo sentiremo scoppiare la bomba!

Luigi                             - Sempre così! Voce di popolo, voce di Dio!

Giulia                            - (allarmata) Allora è vero?... Allora siete venuto per...

Luigi                             - (seccato) Sono venuto per godermi l'aria da questo terrazzo! Fate le vostre faccende e non badate a quello che dico!

Giulia                            - (come se sentisse delle voci) Eccoli che tor­nano! (Va al parapetto e si affaccia) No!... E' il padrone! Ed è solo... come mai?...

Luigi                             - Meglio se è solo!... Forse avrà anticipato per ricevere gli sposi!...

Giulia                            - Dite bene! Così è! Vado ad aprire! (esce in fretta a destra).

Luigi                             - (si alza e passeggia nervosamente, come preoc­cupato per la sua missione poco simpatica).

Mariano                         - (entra dal fondo, affannoso, allarmato, in or­gasmo) Siete voi? Me l'ero immaginato! Ho visto in istrada il camion della ditta... ho subito pensato che vi avrei trovato qui! Ma, dico io: non potevate aspettare ancora ventiquattro ore?... (cade a sedere, avvilito).

Luigi                             - Che volete che vi dica?... Ve lo preannunziai ieri a sera che la ditta faceva le pratiche per ottenere dal tribunale il decreto d'ingiunzione che ordinava l'im­mediato rilascio dei mobili!... E il decreto è stato emesso proprio ieri!... Voi, mio caro signor Castronuovo, vi siete impegolato in un mare di guai!... La ditta è al cor­rente di tutto, e naturalmente vuole assicurarsi di non perdere quello che è suo! Che posso farci io?...

Mariano                         - (torturandosi) E io ho fatto precipitare gli avvenimenti, cercando delle scuse più o meno plausibili! E' una settimana che non vivo più per la paura di non fare a tempo ad evitare uno scandalo! Mi sembrava di essere riuscito a mantenere lontana, ancora per poco, la catastrofe, e invece eccovi qua: voi, il camion, i facchini! (Esaltandosi) Ma volete dunque che faccia una pazzia?

 Luigi                            - Calma, calma!... E ragioniamo!

Mariano                         - (c. s.) Ragionare? E come volete che ra­gioni?... A momenti saranno qua gli sposi, gl'invitati... che cosa volete che dica... che volete che faccia?... Per poter vedere questo matrimonio effettuato, sono tre mesi che non ragiono, e voi vorreste che ragionassi proprio ora? E dire che mi basterebbero due ore sole, due ore di respiro! Che cosa sono per voi due ore?

Luigi                             - Io, per conto mio, vi darei di tempo anche due mesi. Capirete: non ho nessuno interesse personale nella faccenda. Ma sono un esecutore di ordini. Mi hanno detto: «Va da quel signore, con il camion, e avvertilo che fra poco verremo anche noi con l'ordine esecutivo ». Ed io sono qui, come vedete!...

Mariano                         - «Verremo noi...». Chi altro viene?...

Luigi                             - Il direttore della ditta.

Mariano                         - Anche?!... (Come un pazzo) Ma perché tanta fretta? L'ordine è arrivato ieri!... C'era proprio bi­sogno di eseguirlo subito subito?...

Luigi                             - Signor Castronuovo, calmatevi!... Io non vor­rei avvilirvi maggiormente, ma noi abbiamo saputo da fonte sicura che un vostro creditore intendeva mandarvi il sequestro proprio oggi!...

Mariano                         - (fuori di se) Ma è un vero complotto?

Luigi i                           - Suppongo che avrete avuti gli atti!

Mariano                         - Altro che!... Sono due giorni che le carte bollate piovono a casa mia!... Ma che proprio oggi sa­rebbe arrivata la rovina, non me lo sarei mai aspettato! (Con esaltazione) Vi assicuro però, che, fino a quando non lo vorrò io, qui, nessuno di voi toccherà una sedia sola!...

Luigi                             - Calmatevi, calmatevi! Io, da parte mia, ve lo giuro, non farò nulla!... Mi metto qui e aspetto!... Fin­gerò di essere anch'io un invitato! Pregate il Signore che mandi un contrattempo al nostro direttore, che lo faccia ritardare fino alla partenza degli sposi e degli invitati!...

Mariano                         - Voglia Iddio che si rompa una gamba!

Luigi                             - (ridendo) Esagerato! Basterebbe molto meno!

(Nelle scene un vocio di gente che arriva. Un piano­forte suona una marcia nuziale).

Giulia                            - (dalla destra in fretta) Sono qua, sono qua! Arrivano gli sposi! (esce di nuovo).

Mariano                         - (a Luigi, in orgasmo) Vi raccomando!... Vi supplico, vi scongiuro: fate che nessuno capisca chi siete!

Luigi                             - Ve l'ho detto:, sono un invitato!

Mariano                         - Ecco: un mio collega di ufficio!... E re­state qui, per favore! Restate qui!

Luigi                             - (ridendo) Non temete! Non mi muovo!...

Mariano                         - (uscendo) E, in quanto al vostro direttore, non dico una gamba... ma qualche piccola cosa bisogna proprio che se la rompa! (esce in fretta).

Luigi                             - (solo) Ma che bel tipo!...

(Nelle scene il vocio aumenta ; grida di: « Viva gli sposi! », poi si vede al fondo passare qualcuno: è Sandrino che, piano piano, a ritroso, viene in scena, quasi a voler sfuggire agli sguardi degli altri).

Sandrino                       - (arretrando va a finire sui piedi di Luigi che dà un grido di dolore) Chi è?

 Luigi                            - E badate dove mettete i piedi!

Sandrino                       - Badateci voi!... Io non ho gli occhi dall'altra parte!

Luigi                             - Allora voi mi pestate e la colpa è mia?...

Sandrino                       - No! Riconosco che è mia!... Ma, mio caro signore, quando un disgraziato non ha la testa a posto, come volete che badi anche dove mette i piedi? Vi vorrei vedere al posto mio!

Luigi                             - Io mi ci metterei con piacere, perché, oggi, il mio posto lo cederei molto volentieri.

Sandrino                       - Dite così perché non conoscete la mia dolorosa situazione!

Luigi                             - E voi non conoscete quanto sia imbaraz­zante la mia!

Sandrino                       - Io, così per dire, come se fosse una cosa da poco, oggi, vedete, oggi, in quel salotto, avrei dovuto essere lo sposo!... E, invece, eccomi qua, faccio l'invi­tato!... C'è da perdere la testa!...

Luigi                             - (ridendo) Ah, sì?... Allora vi siete fatta sof­fiare la dama?...

                                      - (Nell'interno intanto continua il vocio, si sente la musica in sordina, tutto il movimento di una festa sen­tito da lontano. E questa concertazione accompagnerà tutto l'atto, fino alla scena finale).

Sandrino                       - E' naturale! Nella vita, mio caro si­gnore, chi ha più cartucce spara!... Naturalmente ha spa­rato luì! E il perché si capisce facilmente! Ha l'auto­mobile, l'appartamento al centro di Roma, il conto cor­rente!... Io invece... che cosa ho, io?... Ditemelo voi?...

Luigi                             - (ridendo) Non posso! Non ho il piacere di conoscervi!...

Sandrino                       - Anche questo è vero!... Perdonatemi, ma non so più quello che dico!

Luigi                             - Povero ragazzo!... Non vi disperate, però! Alla vostra età, una donna perduta, cento altre ritro­vate!... Avete fatto male a venire!... Le avete data una soddisfazione di cui io, al vostro posto, avrei proprio fatto a meno!

Sandrino                       - Dite bene! dite bene! (Stringendogli la mano) Grazie!

Luigi                             - Di che?

Sandrino                       - Vi siete interessato alla mia sventura, ve ne sono assai grato!... Permettete che mi presenti... San­drino Aprile, e voi?...

Luigi                             - (imbarazzato) Ah! Io? Volete sapere chi sono io?

Mariano                         - (dal fondo, vedendo i due che parlano fra loro si preoccupa e dice) Sandrino... che fai tu qui? Va di là, va di là, che ti cercano!

Luigi                             - Un momento! Ero qui con l'amico...

Mariano                         - (allarmato) Amico?... Vi conoscete, allora?

Luigi                             - No! Ma se è amico vostro, è amico mio!...

Mariano                         - (svèlto) Ah!... Il mio caro Luigi è un col­lega di ufficio!... Ma non perdere tempo!... Amalia ti cer­cava!... Ha bisogno del tuo aiuto!...

Sandrino                       - Vado!... Vado subito! (esce al fondo).

Mariano                         - (a Luigi) Non avete parlato, spero?

Luigi                             - (ridendo) Veramente ho parlato! Ma non ho detto nulla della vostra faccenda!... Mi prendete per un ragazzo?... Vi ho promesso di fare l'invitato e faccio l'in­vitato... al fresco!.,.

Mariano                         - Meglio qui, ve lo giuro! In casa, con tanta gente... si soffoca!...

Luigi                             - (c. s.) Lo credo!...

Mariano                         - Se poi ve ne volete andare, senza ceri­monie!

Luigi                             - (c. s.) Grazie!... Ma non posso!... Io di qui, è bène che ve ne persuadiate, non mi muovo; non mi posso muovere!...

Mariano                         - E' giusto, è giusto!... Se almeno rimaneste voi solo, fino alla fine!... Io sto abbreviando tutto! Una festa di nozze a tutto vapore! Crederanno che io sia ve­ramente impazzito!...

Luigi                             - Ma perché vi siete cacciato in questi guai?

Mariano                         - Se ora ve lo dicessi il perché, mi capireste?

Giulia                            - (dalla destra) Di là c'è qualcuno che vi cerca, signor Castronuovo!...

Luigi                             - Il direttore!...

Mariano                         - (cadendo a sedere di colpo) Sano e salvo!... Le mie bestemmie non colpiscono il bersaglio!... (A Giulia) Fa passare questo signore, ma qui, ti raccomando; qui fuori!... (Giulia esce).

Mariano                         - (si sente male) Mio Dio, abbi pietà di me!

Luigi                             - (preoccupato) Signor Castronuovo! Vi sentite male?

Mariano                         - Sfido a sentirsi bene al posto mio!... (Poi, raddrizzandosi) Ma passerà! E' necessario che passi!... Volete che perda il sangue freddo proprio ora?

Donnorso                      - (do destra, scorgendo Luigi) Ah! Siete qua? Siamo pronti?...

Mariano                         - (pallido, febbrile, eccitatissimo) Zitto! Par­late piano, per carità! Non vi fate sentire! Voi non po­tete immaginare neppure quello che mi avete fatto! Ac­comodatevi, accomodatevi, ve ne prego!

Donnorso                      - E' inutile! Non ho tempo da perdere!

Mariano                         - (andando al fondo, e chiudendo la porta) E lo dovete perdere per forza un po' dì tempo, mio caro signore!

Mariano                         - E come volete capirmi, voi, che non cono­scete la mia tragedia. Quello che mi accade stasera è una cosa inaudita!

Donnorso                      - Di chi è la colpa?

Mariano                         - Mia! Ah, sì: mia! Questo è verissimo! Ep­pure, vi sembrerà assurdo quello che dico, ma vi assi­curo che sono un galantuomo!... Un uomo onesto!... E non ho mai avuta la benché minima intenzione di fro­dare qualcuno!... Pagherò, pensavo, pagherò fino all'ul­timo centesimo!... Iddio mi aiuterà!... Pagherò!... Ma come, ma quando, con che cosa?... Non lo so, non potevo saperlo e non volevo neanche rifletterci su! Ma lasciate almeno che vi dica perché ho fatto tutto questo!

Donnorso                      - Signor Castronuovo, ho con me un uffi­ciale giudiziario, non posso ascoltare chiacchiere inutili!

Mariano                         - No! Ascoltatemi, ascoltatemi, per pietà! Forse avete anche voi una famiglia, dei figli... quelli so­pratutto, quelli, e allora potrete capire la mia angoscia in questo momento!...

Donnorso                      - Ma...

Mariano                         - Ve ne scongiuro! Due parole!... Ho una figlia, una sola, che è tutta la mia vita... Ha conosciuto a Roma un giovane ricco, buono, un vero signore, che se i'ha sposata un'ora fa!... Temendo che la mia miseria gli avesse fatto paura e l'avesse indotto a non mantenere le sue promesse, a lasciare la sua fidanzata, ho fatto mille sciocchezze, facendo credere a tutti quello che purtroppo non è!... Solo chi è padre può comprendere la mia fol­lia!... Sono oramai tre mesi che non vivo più, che mi rovino giorno per giorno e in tutti i modi. Fino a tre mesi fa ero l'uomo più onesto della terra, ve lo giuro!... Ma mia figlia piangeva, ed io non posso sentirla pian­gere!... Oggi sì è sposata, finalmente!... Fra poco lascerà la casa, lascerà Napoli!... E' finita!... Sarà felice!... Se voi vi spoglierete per un poco della vostra qualità di esecutore di ordini, e vorrete essere soltanto i miei in­vitati, fino a quando saranno partiti, avrete fatta una opera buona, ed avrete reso ad un disgraziato un favore del quale vi sarà grato per tutta la vita!... Poi, poi fa­rete per intero il vostro dovere!...

Donnorso                      - (imbarazzato) Veramente... io...

(Dalla destra Alfredo e Gennaro uno dopo l’altro).

Alfredo                         - Cavaliere! Qui le cose si complicano! C'è un mio collega che...

Mariano                         - E chi sono ora questi due individui?

Alfredo                         - «Individui»? Badate come parlate, si­gnore! Noi siamo ufficiali giudiziari nell'esercizio delle proprie funzioni...

Mariano                         - E che volete?

Gennaro                        - Che vogliamo? (All'altro) Lo senti?... Vuol sapere che cosa vogliamo!

Alfredo                         - Tu però mi farai il favore di aspettare, e di darci la precedenza, perché noi, per tua norma, siamo muniti di regolare decreto...

Gennaro                        - Ed io di regolare mandato!... Rappre­sento il proprietario della casa, e quindi ho il privilegio su tutti i creditori!

Mariano                         - (che durante il dialogo dei due ha spiato affannosamente nelle quinte, per paura che venisse qual­cuno, ora, accorgendosi che nell'interno ripiglia la mu­sica ed è più forte il vocìo, si rassicura e ritorna presso gli altri, supplicando) Zitti!... Non gridate!... Che necessità avete di gridare, per far sapere a tutti che sono un uomo rovinato?

Alfredo                         - E credete, fors'e, che la gente non lo sappia?

Donnorso                      - (conciliante) Un momento, signori, un momento!

Gennaro                        - (arrogante) Ma io debbo fare il mio do­vere!

Donnorso                      - Lo farete, lo farete!

Mariano                         - (quasi piangendo) Cavaliere Donnorso, è un atto di umanità! Non potete restare indifferente, ne sono sicuro! Un'ora vi chiedo, un'ora sola di pazienza...

Alfredo                         - (arrogante) Ma...

Donnorso                      - (trattenendolo) Vi ho pregato! (Poi a Mariano) Veramente non so se...

Mariano                         - (febbrilmente) E come mai vi può danneggiare un'offa di attesa?... In fondo non vi ho chiesto che un'ora sola! Voglio intanto offrirvi un gelato, voglio farvi prendere parte alla mia festa, e non per corrompervi, Dio me ne guardi, ma soltanto per farvi passare facilmente quest'ora, questa mezz'ora forse!... Finito tutto, farete quello che riterrete più opportuno!

Gennaro                        - Ma

Alfredo                         - Però...

Donnorso                      - (facendo cenno ai due dì tacere) Un mo­mento! Vi prego: un momento!

(/ due uscieri, un po' risentiti, si ritirano sul davanti a sinistra, protestando fra loro).

Mariano                         - E, allora, siamo d'accordo, lo vedo!... Siamo d'accordo, finalmente!

(L'uscio al fondo si apre la musica si sente più chia­ramente, come il vocio della gente, le risate, i commenti, e viene in scena, allegrissimo, Giovanni).

Giovanni                       - Mariano! Mariano! Dove diavolo ti na­scondi? (Scorgendolo) Ah! sei qui! Gl'invitati ti cercano, tua figlia ti reclama!...

Mariano                         - (eccitato) Sono qui con gli amici! Vieni, anzi, ti voglio presentare i miei colleghi di ufficio! Il cavaliere Donnorso, Luigi Perretti... il commendatore Campani, suocero di mia figlia.

Giovanni                       - (stringendo la mano agli altri, che sono imbarazzatissimi) Sono veramente lieto idi conoscervi, signori! Ma perché ve ne state qui fuori? Perché non venite di là?...

Mariano                         - Preferiscono restare al fresco!... Eppoi, sai: non conoscono nessuno, sono un po' topi di ufficio. e si trovano meglio qui, fra di loro...

Giovanni                       - Capisco, capisco! E allora, permettetemi, signori! Dal momento che il padrone di casa preferisce restare un po' con i suoi amici, io vado a sostituirlo presso gli altri invitati.

Mariano                         - Grazie! Mi fai cosa assai grata! Ma vengo subito anch'io!

Giovanni                       - Permettete! (esce dal fondo).

Mariano                         - (stringendo la mano a Donnorso) Grazie! Mi salvate la vita! (Poi, ad un cameriere che attraversa la scena con un vassoio colmo di gelati) Qua, qua! A questi signori! Tutto quanto c'è di meglio a questi signori! (Offre loro i gelati, con grande eccitazione) E senza scrupoli! (Badando che il cameriere sia già rien­trato) I gelati sono stati pagati, ve lo giuro! (ed esce al fondo).

Gennaro                        - (col gelato fra le mani) Ma insomma!

Alfredo                         - Che cosa dobbiamo fare?

Luigi                             - Col permésso del cavaliere, dovete sorbirvi il gelato!

Gennaro                        - (a Donnorso) Possiamo farlo, cavaliere?

Donnorso                      - (sorridendo) E perché no?... Non c'è nessuna legge che ve lo vieti! Lo prendo anch'io, vedete?

Alfredo                         - (affrettandosi a sorbire il gelato) Allora!...

Gennaro                        - (imitandolo) Quel signore, però, è proprio un po' strano!...

Donnorso                      - (a Luigi) Povero diavolo! Se è vero quello che dice!...

Luigi                             - Io credo di sì! Non ho mai sentito che fosse un disonesto, e le voci che ho raccolte in questo periodo sono tutte piuttosto di meraviglia per le sciocchezze che ha commesso in questi ultimi tempi!

Alfredo                         - (sorbendo il gelato, avidamente) Ma cre­dete che dovremo attendere ancora molto?

Luigi                             - E' naturale!... Vi contentereste idei solo gelato?... Ci saranno certamente dei dolci, dei liquori...

Donnorso                      - (sorridendo) E, forse, anche lo « cham­pagne »!

Alfredo                         - (con cupidigia) E voi credete che ce l'offriranno?

Luigi                             - Certamente!... E allora come volete che ci trattengano qui fuori?...

Gennaro                        - (con la bocca piena) Però... però... io non so se noi, moralmente, siamo a posto!...

Alfredo                         - Ma se ti hanno fatto osservare che non vi è nessuna legge che ce lo impedisca, perché hai ancora di questi scrupoli?...

IDonnorso                     - Speriamo però che si sbrighino!

Luigi                             - Non vi preoccupate! Pensate un po' che cosa passa nell'animo di quel disgraziato pensando a noi, suoi angeli custodi, accampati qui fuori!

Donnorso                      - Questo è vero!

Sandrino                       - (con un vassoio carico di dolciumi) Mi hanno mandato qui per offrirvi i dolci!... (Accorgen­dosi che Luigi non è più solo) Ah! siete in compagnia!

Luigi                             - Già! non sono più solo, come vedete! Per­mettete, cavaliere! Il signor Aprile di cui non vi rac­conto il piccolo dramma sentimentale!

Sandrino                       - (risentito) Vi prego!

Luigi                             - Non parlo, lo vedete? Non parlo!

Donnorso                      - (stringendo la mano a Sandrino e presen­tandosi) Donnorso!

Sandrino                       - Fortunatissimo! Un altro collega del signor Castronuovo, forse?

Luigi                             - (suo malgrado) Il nostro direttore!...

Sandrino                       - (ossequioso) Sono io veramente felice... Prego cavaliere, servitevi! (gli offre i dolci, che Don­norso non prende).

Donnorso                      - Grazie! Non mangio mai fuori pasto!

Sandrino                       - Allora  (fa per ritornare in scena).

Alfredo                         - A noi, prego!

Sandrino                       - (a Luigi) Chi sono questi signori?

Luigi                             - Personale della banca!

Sandrino                       - Servitevi! (offre i dolci).

Mariano                         - (dalla prima, seguito da un cameriere con i bicchieri colmi di «.champagne», vede Sandrino, ed esclama irritato) Sei di nuovo qui, tu?...

Sandrino                       - Mi ci ha mandato il commendatore Campani, per offrire i dolci al vostro direttore!...

Mariano                         - (con un balzo) Quale direttore?

Luigi                             - (aiutandolo) Il direttore Donnorso!

Mariano                         - Ah, sì! Che testa!... Non ci pensavo più!... (Poi a Sandrino) Tu però devi pensare piuttosto agli invitati che sono di là! A questi penso io. Quindi, va di là e non farti vedere più!... E sbrigatevi, sbriga­tevi per carità...

Sandrino                       - Subito!... Ma più presto di così è impos­sibile!... Non ho mai vista una festa di nozze come questa!... Sembra una corsa in automobile, da cine­matografo! (esce in fretta).

Mariano                         - (al cameriere) Svelto! Lo «champagne» a questi signori...

Luigi                             - (agli altri, sorridendo) Come vedete, ave­vamo ragione!... Paste, «champagne», non ci manca nulla!... (Il cameriere esce).

Mariano                         - (dopo averlo visto allontanare) Nulla!... Ho fatto le cose da gran signore, altrimenti come sarei arrivato a questo punto?... Quando si perde la testa!... Ma voi non pensate alle mie malinconie!... E bevete alla mia salute, perché, quando c'è la salute tutto si può ricominciare! E ricominceremo! A voi! (Brinda, eccitatissimo) Alla vostra prosperità! Alla felicità dei vostri figli... (beve).

Roberto                         - (dalla destra, in fretta) Papà! (è vestito da viaggio).

Mariano                         - (con un balzo, quasi soffocando per il vino che gli va di traverso, tossisce e dice a stento) ... ed a quella dei miei!... Vi presento mio genero!...

(Roberto                        - (fa un cenno di saluto agli altri, poi dice in fretta) Mariella vi cerca! Vuol sapere dove sono i confetti!

Mariano                         - I confetti? Vengo subito! (Agli altri) Lo vedete? Siamo già ai confetti! La festa è dunque agli sgoccioli! (esce con Roberto).

Luigi                             - Ebbene, ditemi quello che volete, ma questo pazzo mi è simpatico!

Donnorso                      - Forse non avete torto! Ma intanto si fa tardi!

Gennaro                        - (bevendo lo «champagne») Ed io non ho proprio tempo da perdere!

Luigi                             - Non direi che lo state proprio perdendo questo tempo!...

Alfredo                         - (bevendo anche lui) E' vero... Ed è una cosa che non mi era mai capitata!...

Gennaro                        - Che cosa?...

Alfredo                         - Quella di andare per un'esecuzione, ed essere trattato a gelati e «champagne »!

Luigi                             - Come lutto è verosimile nella vita! Anche le cose più assurde!...

Donnorso                      - Se me lo avessero detto un'ora fa, quello che ci succede, non lo avrei certo creduto!...

Amalia                          - (dal fondo) Siete voi gli amici di mio marito?

Luigi                             - (svelto) Siamo noi, signora!

Amalia                          - (colpita) Voi! Ma voi non siete...?

Luigi                             - (c. s.) Sono stato invitato anch'io! Vi dispiace?

Amalia                          - No, anzi! (ma è come preoccupata).

Luigi                             - (presentando) Il cavaliere Donnorso! La si­gnora Castronuovo!

Amalia                          - Ah! Sono veramente lieta di conoscervi, ca­valiere! Sandrino mi aveva detto, infatti, che c'eravate, ma in primo tempo non ci avevo creduto! Siete uno dei direttori di sede, forse?

Donnorso                      - (impacciatissimo) Veramente... io...

Luigi                             - Proprio cosi, signora! Direttore della sede di Caserta!

Amalia                          - E' un vero onore per noi! E non capisco anzi come va che Mariano non mi abbia annunziata la vostra venuta! Non sapevo neppure che avesse la for­tuna di conoscervi!

Luigi                             - Non ci avrà pensato!

Amalia                          - Ma perché non venite in casa?... (Poi ve­dendo Alfredo e Gennaro) E... questi signori?

Luigi                             - (svelto) Non ci badate! Personale d'ufficio!

Amalia                          - Chi avrebbe mai potuto immaginare che ci fosse qui tanta gente!... Ed intanto gli sposi stanno per partire!

Gennaro                        - Meno male!

Luigi                             - (dandogli un colpo nella schiena, per farlo tacere) Chissà che pena per voi!

Amalia                          - E per Mariano?! Questa figliuola era la sua gioia, la sua tenerezza; la sua vita!... E ci lascia!,.. Se ne va lontano!...

Mariella                         - (dal fondo, vestita da viaggio, con cappello, guanti, borsetta, pronta per partire seguita da Mariano, Roberto, Giovanni) Dove sono, dove sono?

Amalia                          - Chi cerchi?

Mariella                         - Gli amici di papà!

Mariano                         - Eccoli! (Mostrando il gruppo degli uo­mini a sinistra) Offri i confetti, Mariella, offri i con­fetti!

Mariella                         - (dando un pacchetto a ciascuno) Ecco una bomboniera per le vostre signore! Siete gli amici di papà, non è vero?

Donnorso                      - (imbarazzato) Già!

Mariella                         - Ve lo raccomando! Adesso che io me ne vado, ha bisogno di compagnia! Non lo lasciate solo! Venite a trovarlo spesso! Distraetelo! Ne avrà tanto bi­sogno, lo so!

Mariano                         - (pei- troncare) Andiamo, andiamo, che si fa tardi!

Roberto                         - Ha ragione papà! Arriveremo a Roma di notte!

Giovanni                       - E mi farete perdere il treno! Su, via, sbrighiamoci!...

Mariella                         - Io sono pronta! (Salutando) Arrivederci, arrivederci! Vi raccomando papà mio!... (ma Mariano la trascina al fondo).

Roberto e Giovanni      - (salutano in fretta e li seguono con Amalia).

Donnorso                      - Comincio a sentirmi maledettamente a disagio!

Luigi                             - Se ce ne andassimo! Che ne dite, cavaliere?

Alfredo                         - Ma volete scherzare? (Invadente) Credete proprio che la Giustizia abbia tempo da perdere?...

Donnorso                      - Zitto! Non alzate la voce! Nessuno qui vuol farvi perdere tempo! Ora faremo il nostro dovere!...

Gennaro                        - Però, siamo d'accordo!... Io ho il pri­vilegio!

Alfredo                         - Ti ho detto che noi...

Donnorso                      - (infastidito) Basta, basta! Discuteremo poi! Per ora attendete! E, se vi riesce possibile, non parlate più!...

(Nelle scene il vocio si fa più intenso; di nuovo si odono le battute di mano, il grido di « Viva gli sposi », poi, pian piano, tutto ritorna in un silenzio opprimente. I quattro si ritirano al fondo).

Mariano                         - (dalla destra, in fretta, seguito da Amalia. Vanno presso la ringhiera a sinistra per salutare ancora la loro creatura, che va verso la felicità).

Amalia                          - (sventolando il fazzoletto e singhiozzando) Addio, addio!

Mariano                         - (saluta con la mano, commosso, ma senza poter profferire parola).

(Una pausa, Amalia e Mariano, come inebetiti, seguo­no col pensiero automobile che è sparita ai loro occhi).

Giulia                            - (viene dalla destra, rumorosamente) Signo­ra!... Debbo mettere in ordine la casa?...

Mariano                         - (scuotendosi) No!... Te ne puoi andare!...

Giulia                            - Ma c'è tutto sottosopra!...

Mariano                         - Non ti preoccupare!... Ora ce la mette­ranno perfettamente in ordine!... (Dandole del danaro) Questo è per te; grazie di tutto, e d'ora in poi non avremo più bisogno che tu venga!... Bastiamo noi!

Giulia                            - Se volete così!... Buonasera e ancora tanti augurii per la signorina!... Possiate vederla sempre fe­lice come l'ho vista oggi!... (Bacia la mano ad Amalia) Se aveste bisogno di me, chiamatemi senza cerimonie e, sarò felice di potervi essere utile!

Amalia                          - (le fa una carezza. Giulia esce).

Mariano                         - (a Donnorso) Siamo soli! A voi! Fate il vostro dovere!... Grazie per quanto avete fatto per me! Sono cose che non si dimenticano!

Luigi                             - Il cavaliere è desolato, ma...

Donnorso                      - E' impossibile fare altrimenti!...

Mariano                         - Lo so, lo so!... E non ve ne voglio, anzi!...

Donnorso                      - Se sapeste come sia penoso il dovere in certi momenti!...

Mariano                         - Non ne dubito!... Ma bisogna aver pazien­za!... Potete fare diversamente?... No!... E allora non ve ne preoccupate!... Quella è la casa!... La mobilia è tutta al suo posto: non manca nulla!... Noi resteremo qua e non vi daremo nessun fastidio!...

Amalia                          - (che ha seguito il dialogo, sbalordita) Ma che dici?... Non ti capisco!...

Mariano                         - Coraggio, Amalia mia, coraggio: non do­mandare!... Tutto è fatto!... Mariella si è sposata, è par­tita; ora cominciano' le dolenti note, e quelle di questi signori sono ancora le meno dolenti!... Avevi ragione tu quando mi dicevi che impazzivo!... Ora è troppo tardi per ritornare indietro, e poi, debbo confessartelo, anche se lo potessi, non ci ritornerei lo stesso!,.. (Agli altri) Sbrigatevi però!... Fate presto almeno, e lasciateci soli!..,

(1 quattro uomini entrano svelti al fondo).

Amalia                          - (in orgasmo) Ma mi dirai almeno chi è quella gente?...

Mariano                         - (calmo, indifferente) Il direttore della ditta Salve6tri e gli ufficiali giudiziari!... Uscieri in lingua povera!... (siede presso la ringhiera a sinistra).

Amalia                          - (come soffocata) Gli uscieri?... Gli uscieri in casa nostra? E che vogliono da noi?...

Mariano                         - (c. s.) L'anima vogliono, perché solo quella ci rimane!... Non abbiamo più nulla di nastro! (Con un sospiro) Nulla e nessuno!...

Amalia                          - (tremante) E che cosa faranno ora?... Perché sono andati tutti in casa e senza di noi?...

Mariano                         - Lasciali fare!... Ritireranno i mobili, sono nel loro diritto!... E l'altro sequestrerà il resto per conto del proprietario!... Che me ne importa!... Facciano pure quello che vogliono!... (e si assenta, seguendo ancora, con lo sguardo, il punto in cui ha vista sparire, in macchina, la sua creatura).

Amalia                          - (c. s.) E' il sequestro, allora?... E lo dici così, semplicemente!... Con tanta «alma?...

Mariano                         - (non le risponde, segue ora il suo pensiero e si assorbe nel sentimento che lo invade),

Amalia                          - Dio mio, Dio mio! Ma fai sul serio? Ma veramente non t'interessa quello che avviene di là?... Perché non cerchi di mettere un riparo al disastro, perché non agisci?...

Mariano                         - (c. s.).

Amalia                          - (va al fondo, e guarda nell'interno) Sequestreranno la mobilia, porteranno via la biancheria!... E non si può fare nulla per impedirlo, nulla?...

Mariano                         - (sempre più assente, non l'ascolta, segue solo il suo pensiero e dice come in estasi) Capisci1?... A quest'ora, con la macchina, saranno già a Capodimorate!

Amalia                          - (angosciata) Mariano!

Mariano                         - (c. s.) Fra un'ora e mezza saranno a Formia, e fra due ore Mariella rifarà il nastro di Terracina a centoventi chilometri all'ora, nella « sua automobile »!

Amalia                          - (c. s., ma più soffocato) Mariano!

Mariano                         - (c. s.) E questa sera sarà nella casa di via Veneto, proprietà sua! Entra la padrona di casa!

Amalia                          - (con un singhiozzo soffocato) Mariano' mio!

Mariano                         - (c. s., eccitandosi mano a mano) Domani, poi, partenza per il viaggio di nozze!... Nizza, Monte­carlo, Parigi, Londra!... Al ritorno niente sarà abba­stanza bello per lei che avrà goduto tutto!...

Amalia                          - (scoppiando in lagrime) Mariano, ascoltami! Se quella gente ci sequestra tutto, come faremo noi?... Come faremo?... (gli mette una mano sulla spalla e lo scuote, come per farlo rientrare nella realtà delle cose).

Mariano                         - (le prende la mano, dolcemente, se la stringe al cuore, e, con un singhiozzo, esclama con tanta tene­rezza nella voce) Com'era bella, è vero? Com'era bella vestita da sposa!...

Amalia                          - (gli scivola accanto singhiozzando).

Mariano                         - (appoggia il suo capo, stanco di tante lotte, a quello curvo di lei, e uniscono in un pianto convulso la loro gioia ed il loro dolore).

FINE