Fino alla fine del mondo

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Fino alla fine del mondo

Tragedia portoghese

Atto unico di

Alessio giusti

Alessio Giusti – Fino alla fine del mondo – Tragedia portoghese                                                                  Pagina 1


Dramatis Personae:

Ines de Castro:                        (femmina tra i 20 e i 30 anni di età)

Beatrice di Castiglia: (femmina tra i 50 e i 65 anni di età)


Pedro:


(maschio tra i 25 e i 35 anni di età)


Celina:


(femmina di età imprecisata)


Maestro Manuel:


(maschio di età imprecisata)


Nobili e cortigiane della corte di Lisbona

Il seguente atto unico prende spunto da un fatto realmente accaduto nel Portogallo del XIV secolo. Il testo così come la drammaturgia sono opera originale dell’autore Alessio Giusti. Benché il seguente atto unico possa essere rappresentato anche singolarmente, all’atto della sua creazione fu pensato come testo finale di una tetralogia da abbinare all’opera “Boccaccio al 3% - Tre quadri medievali” sempre dello stesso autore Alessio Giusti.

Tutti i testi sono coperti da diritti S.I.A.E.

Per info: Alessio Giusti email alessio3773@gmail.comcell. 3299851201

Buon divertimento

Alessio Giusti

Alessio Giusti – Fino alla fine del mondo – Tragedia portoghese                                                                  Pagina 2


FINO ALLA FINE DEL MONDO1

Dramatis Personae:

Ines de Castro:                           dama di compagnia della regina,   amante

riamata del principe Pedro


Beatrice di Castiglia:


madre di Pedro


Pedro:


Re del Portogallo sposo di Costanza di Castiglia, ma innamorato di Ines


Celina:


dama di compagnia e confidente Ines, fa anche le veci di narratrice


di


Maestro Manuel:


intagliatore di pietre


Nobili e cortigiane della corte di Lisbona

ATTO I

(Ines e Celina)

Celina:           Ci concedano adesso lor signori, una storia di lacrime intrisa, poiché anche di questo è fatta la nostra lieve vita da che veniamo al mondo. Ma schiavi d’amor siamo e dolci abbracci son le sue catene tra cui ingannati ogn’or vogliam restare. Se il cuor vostro ancora ci è fedele, lo trarremo ai confini d’occidente, ove Lisbona vanitosa mostra le sue ricchezze allo sconfinato mare. Storia d’amor conteso è quella che vi trovò dimora ove Amor, che nulla vede, piegò le sorti del sovrano che tutto soggiogò, fuorché il suo cuore. Pedro di Portogallo, questo il suo casato, al cui cospetto per contratto iniquo si presentò

1Al fondo di queste pagine si trova una breve sinossi dell’opera e la vera storia da cui è tratta

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Costanza di Castiglia perché ne fosse moglie. Ma legge di stato a nulla vale di fronte al tribunal della passione e Pedro si condannò d’amor riamato. Il bel volto di Ines, ancella di Costanza, turbò il suo sguardo incauto e fu rovina. Quel che ne venne sarà presto svelato sul legno della scena.

(Ines è adagiata in grembo a Celina o comunque in un atto di grande affetto tra le due)

Ines:

Questa notte ho fatto un sogno Celina, un sogno che mi ha

turbata

Celina:

Deve essere stato un orribile incubo allora

Ines:

Mi è difficile giudicarlo. Ho visto una radura in un folto bosco.

Distesa su di una larga pietra stava un vipera, gonfia di figli,

inerte eppure scossa dalle contrazioni. Lo sguardo fisso al nulla

come  di  chi  invoca  una  preghiera  o  una  speranza.  Dal  suo

ventre uscivano i piccoli per sforzo di madre, più che per soffio

di vita. I primi due non avevano ancor visto il sole che erano

già morti, il terzo seppur in affanno, trovò la forza di mordere la

madre, come a voler restare l’unico superstite su quel letto di

morte.

Celina:

I pastori dicono che l’ultimo serpente di ogni nidiata uccide la

madre, perché insensibile ad ogni affetto. Ecco perché credono

che le vipere partoriscano dalla cima degli alberi così che i

piccoli cadano a terra senza poterle mordere.

Ines:

Poi è accaduta una cosa ancor più strana. Un nibbio ha afferrato

il piccolo nato, credevo volesse divorarlo, invece lo ha serrato

tra gli artigli e ci si è appollaiato sopra, come volesse covarlo…

Celina:

…o proteggerlo.

Ines:

Lo crederesti possibile?

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Celina:


Mia signora, di certo non accadrebbe tra gli animali, ma tra gli uomini si. La regina Costanza sta per dare alla luce il suo terzo figlio, e tutta la corte spera che almeno questo riesca a vivere o il trono di Lisbona non avrà un erede.


Ines:


Conosco bene la sfortuna di Costanza. Non dimenticare che io stessa sono stata madrina del suo primogenito, battezzato e morto nel volgere di una settimana.


Celina:


Non certo per affezione nei vostri confronti vi concesse tale privilegio, ma per tenervi lontana dalle braccia di Don Pedro…


Ines:


…(stizzita) non permetterti di aggiungere altro, resto pur sempre la prima dama della sua corte, quell’onore spettava a me di diritto.


Celina:


Perdonatemi mia signora, ma non riesco a credere ad un disegno così benevolo nei vostri confronti. La legge condanna il rapporto tra la madrina e il padre del bambino come atto incestuoso, punibile anche con la morte. Di certo questo non ha giovato alla vostra reputazione presso la cerchia del re.


Ines:


Reputazione Celina? Guardaci! Viviamo in questo convento lontano miglia e miglia dalla corte reale. I figli che ho avuto da Pedro hanno sangue di re nelle vene eppure sono costretti a nascondersi come i peggiori tra i ladri. E ladri tra i più feroci sono ritenuti, giacché potrebbero rivendicare il trono di questa terra se Costanza dovesse dare alla luce un altro figlio morto o peggio, se lei stessa…


Celina:


…dovesse morire dandolo alla luce…


(le due donne restano un attimo in silenzio al pensiero di quello che hanno detto)

…vi è ancora così difficile giudicare il sogno di questa notte, o forse temevate di averlo compreso fin troppo bene?

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Ines:


Siamo in un luogo dove l’occhio del Signore è più vigile e di certo non perdonerà i pensieri che mi affollano la mente.


Celina:


Io non li biasimo mia signora. Se la prima legge di Dio è quella di amare, non siete voi a fargli torto, ma le leggi inique imposte dagli uomini, che tengono re Pedro lontano da voi e lasciano stremare il vostro amore al freddo di queste mura. Non tormentate la vostra anima, già provata, con i sensi di colpa, non sommate dolore a dolore.


Ines:


Dolore Celina? E come potrei provarne. Dal giorno che ho incontrato lo sguardo di Pedro e ho visto il suo accendersi di una luce mai provata, il mio unico tempo su questa terra è quello che riesco a passare insieme a lui. Fosse solo un attimo o un secolo intero sarebbe ugualmente il solo tempo degno di vivere. Questi pensieri che mi assaltano bruciano di colpa e desiderio, e non so quale fuoco sia più ardente, se la speranza di sapere Costanza viva e madre di re, o saperla morta e così godere il resto dei miei giorni a fianco di Pedro.


Celina:


Solo il custode di questo luogo potrà sciogliere il dilemma, in entrambi i casi riscattando gioia con dolore, come è sempre stato fin dall’inizio del tempo.


Ines:


C’è ancora qualcosa però che non riesco a decifrare. Il rapace del sogno…


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ATTO II

(Beatrice e Pedro)

(entra Beatrice, regina madre di circa 40-50 anni, porta un fagotto in braccio, evidentemente è un neonato e piano intona una ninna nanna)

Beatrice:   Atirei o pau no gato-to,

mas o gato-to

nao murreu-reu-reu.

Dona Xica-ca adimirosi-si,

o berro, o berro

que o gato deu: MIAU!2

Dormi e vivi piccolo Ferdinando. Vivi e regna su questa terra e su quella di Castiglia, che ben ne hai diritto per nascita. Nessuno ti farà del male finché avrò vita. Il destino ti ha negato l’abbraccio di una madre e ha voltato altrove gli occhi di tuo padre. Solo tua nonna veglia sui tuoi giorni che saranno lieti e gloriosi se ne seguirai i consigli.

(entra Pedro)


Pedro:


Signora madre, che cosa fate con mio figlio in braccio. Volete già plasmarlo ai vostri insegnamenti? Le sue orecchie sono ancora troppo fragili per sorreggere il peso delle vostre menzogne.


Beatrice:


Vorresti prenderti tu cura di lui? Non mi risulta tu abbia molta dimestichezza con i neonati.


Pedro:


(incollerito per l’allusione ai due figli morti) Se non voleteportarmi rispetto, almeno non infangate con simili parole la sorte sventurata dei suoi fratelli e di chi lo ha messo al mondo.


2Si tratta di una ninna nanna portoghese, non importa la musica, basta che venga canticchiata sommessamente con ritmo di ninna nanna

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Costanza non è ancora sepolta e già avete fatto vostro il suo ultimo respiro.


Beatrice:


Quali parole preferisci che adotti per risponderti degnamente? Ammesso che parole degne si addicano a una simile disputa. Dal primo giorno che Costanza salì le scale di questo palazzo per incontrarti, il tuo sguardo travalicò i suoi occhi per cadere poco distante da lei, sul volto della bella e giovane Ines de Castro. Hai misurato l’amore per Costanza come fosse polvere d’oro, e la dose risultò così scarsa da non riuscire a nutrire i frutti del suo grembo, tanto che per far sopravvivere almeno questo…è dovuta soccombere lei. Ma un giorno Ferdinando sarà re, e la condotta vergognosa di suo padre finalmente sarà dimenticata.


Pedro:


Siete così sicura che siederà sul mio trono?


Beatrice:


So che le sue membra sembrano gracili e debole è il suo respiro, ma farò di tutto perché cresca in forze…(con un moto di orrore verso il figlio)…a meno che tu, scellerato, non vogliaalzare la mano contro di lui!


Pedro:


Non è la morte che renderà giustizia alla mia discendenza, ma l’amore madre cara.


Beatrice:


Cosa vai cianciando, il primogenito ha diritto al trono, questa è la sola legge…(comprendendo le allusioni di Pedro) tu hai un altro figlio!


Pedro:


Vedo con piacere che le vostre spie non sono poi così scaltre come credevo. Quell’amore che mi accusate di aver centellinato per Costanza, ha nutrito copiosamente la mia Ines ingrassandola per ben tre volte. Ebbene si madre cara, Ferdinando non è il mio primogenito, e vi assicuro che i tre figli che Ines mi ha donato sono forti e sani come piccoli Ercoli. A questo punto non mi resta che sposarla e farne la regina di queste terre, il resto, come dite voi, è legge di dinastia. Come vedete, non sarà l’omicidio a riscattare la mia discendenza.(esce)


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Beatrice:      (tra sé) Hai detto bene figlio mio. Tu sei troppo debole eingenuo per un atto del genere.

ATTO III

(Pedro, Maestro Manuel, Ines e Celina)

(in scena Pedro e Maestro Manuel, scultore. Poi Ines e Celina)


Pedro:


Maestro Manuel, eccelso tra gli artisti. Sotto il vostro scalpello la pietra si fa leggera e fiorita al pari di un ricamo.


Manuel:


Siete   fin   troppo   benevolo,


maestà.


Sono


solo


un


umile


intagliatore di pietre.


Pedro:


Allora diciamo che sei il migliore tra gli umili intagliatori di pietre. Le tue mani devono portare a termine un’opera per me.


Manel:


Maestà se vi riferite al sarcofago per la regina Costanza, sappiate che in meno di un mese potrò terminarlo, mancano solo gli angeli che la sorreggono e poi…


Pedro:


(facendosi triste in volto)…Costanza…no Maestro Manuel, nonti ho chiamato per un trionfo sulla morte, ma per celebrare la vita. Voglio che tu metta mano a una fontana. Si, una fontana che sgorghi acqua fresca in un continuo schioccare di risate zampillanti, sarà la meraviglia del giardino su cui affaccia il palazzo reale. Profondi la tua arte in sirene, tritoni e divinità marine di ogni sorta, ma sulla cima voglio che spicchi l’allegoria di Amore e Psiche, ai cui piedi tutti noi siam fatti schiavi.


Manuel:


Mio signore, voi avete la facoltà di tagliarmi la lingua e bruciare questi occhi se vi dovessi mancare di rispetto, ma ugualmente mi permetto di rivolgervi un consiglio e una preghiera. Desistete da questo progetto, sapete bene quanto sia sconsiderato. La corte vi scruta con occhio torvo, ormai la vostra relazione con Donna Ines è sotto gli occhi di tutti e la regina è morta non sono ancora compiuti tre mesi. Riacquistate i doni che si addicono a un sovrano, ma che la passione offusca. La prudenza, la saggezza, la pazienza. Amore ride e schernisce


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questi   tre  giganti,   ma   più


spesso


di


quanto


non


si


creda


soccombe sotto le loro armi.


Pedro:


Le tue parole sono limpide e dure come la tua arte. Ma ho atteso fin troppo che la mia sorte mutasse direzione. Ho accettato la ragion di stato sposando Costanza in luogo della sua ancella, ora la sua morte mi libera da ogni obbligo e adesso che anche mio padre è morto, sono io il re di queste terre, la decisione di chi volere al mio fianco spetta solo a me. Metti mano all’opera, presto ci saranno nuove nozze, e la corte le accetterà come ha sempre fatto, per dovere o per timore.


Manuel:


Come desiderate maestà, ma mi occorreranno dei modelli per le statue.


Pedro:


Io e la bella Ines dal collo di cigno3 ti faremo da esempio.


(entra Ines e abbraccia Pedro mettendosi in posizione scultorea)


Ines:


Questa maestro Manuel da oggi in avanti sarà la nostra unica forma, così che in ogni momento ci guarderete trarrete spunto per la vostra arte.


Manuel:


Come desiderate mia signora. (esce)


Ines:


Il tempo sembra esserci sfuggito di mano. Quello che ci rendeva impossibile vivere sembra essere svanito in un soffio. Gli eventi si sono incastonati l’uno sull’altro in maniera così mirabile e in un volgere di giorni così breve(fissa Pedro con occhi languidi)…che ne temo quasi le conseguenze.


Pedro:


Si prova timore nelle angustie del fato, non nella sua soluzione felice.


Ines:


In un volgere di stagioni questa terra ha perduto un vecchio re e una nuova regina.


Pedro:


No Ines, ha acquistato un nuovo re, e presto avrà un’altra regina e nuovi principini da osannare.


3“Collo di Cigno” era il soprannome dato ad Ines all’epoca dei fatti.

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Ines:


Forse, ma il fiume lanciato verso il baratro, scorre tanto più veloce quanto più si avvicina la sua rovina.


Pedro:


Volando nella meraviglia di una cascata…


Ines:


…o cadendo tra le rocce con schianto di dolore.


Pedro:


(ridendo)  La felicità


ti


spaventa


più


della


solitudine


e


della


prigionia, amore mio.


Ines:


Mi spaventa l’invidia, gli occhi che mi scrutano come avessi ucciso con queste mani Costanza, che pure un tempo chiamavo amica e che solo l’amore che ti porto ci ha reso rivali contro il nostro volere.


Pedro:


Costanza da tempo aveva accettato la mia indifferenza. Le donne sanno accettare e comprendere, anche a prezzo di dolore e solitudine. Il suo ultimo dono prima di lasciarmi libero è stato l’erede che tutto il Portogallo chiedeva. Ha anteposto i suoi doveri persino alla propria vita. Credo che con la sua morte abbia voluto benedire la nostra unione.


Ines:


La nostra nuova vita nasce dunque dalle sue ceneri.


Pedro:


Come tutto su questa terra.


ATTO IV

(Beatrice, Ines, la corte e Celina,Pedro e Maestro Manuel)

(Beatrice sola)

Beatrice:      (parlando con un’immagine del defunto re)Alfonso, marito miocarissimo. Ammira quanto danno la tua morte ha portato a questa casa. Tu che ti ribellasti al padre tuo e ai tuoi fratelli, che muovesti guerra ai mori, che piegasti le terre di Castiglia finché mio padre non riscattò la tua spada con la mia mano. Le cronache ti chiamarono l’Ardito, ma non lo fosti fino in fondo. Ti mancò il tempo o il coraggio, marito mio? Sapevi bene quale gramigna velenosa avviluppava il trono portoghese, e non vi

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ponesti rimedio. Hai lasciato che tuo figlio lordasse i suoi lombi tra le gambe di quella cortigiana e sotto i colpi del suo ventre adesso il tuo trono vacilla. Costanza non ti ha saputo dare che una genia di morti o macilenti eredi sulle cui spalle questo regno andrà sgretolandosi come terra riarsa. Tuo figlio Pedro vuole affidarlo ai principi che Ines gli ha donato in sciagurata clausura, violando i patti col sovrano di Castiglia e la legge farà da scudo a tutti i tuoi parenti che a gran voce reclameranno possedimenti e trono sul tuo popolo. Tu non lo permetteresti. Io non lo permetterò. Se non mi è dato per forza arcana riportarti in vita a far scempio come lupo su pascolo di agnelli, allora invoco il tuo ardimento e la tua ferocia. Tu che fosti unito a me più che ogni altro essere al mondo, scorrimi nel sangue e dentro al cuore. Incendialo di fuoco vivo. Fa scendere su di esso il gelo dell’odio e della lama, finché temprato e indurito per gioco infernale di elementi non abbia più occhi a fissare il suo volto, siano le orecchie sorde ai suoi lamenti e le mani chiuse a fermare il cuore della miserabile Ines.

(entrano la corte e Ines con Celina. Tutta la corte fa cerchio intorno ad Ines fino a chiuderla al centro e farla scomparire, mentre Celina si porta in proscenio per raccontare l’accaduto)

Celina:          Fu inganno della Regina Madre. Allontanato Pedro con falsi incarichi di diplomazia, Beatrice chiamò a sé da Coimbra la bella Ines. La blandì con parole di riconciliazione. Parlò di amore per il figlio, chiese di conoscere i suoi nuovi nipoti per onorarli come si conviene ai principi. Concordò i dettagli per nuove nozze. Asserì il falso, spergiurò sull’anima dei morti. Corruppe i nobili affinché la trappola fosse approntata al meglio.

E fatto fu che il nibbio picchiò sulla sua preda con volo di morte.

E fatto fu che Pedro avvampò di angoscia disperata trovando il suo cigno bianco di pallore esanime.

E in lui tutto si spense, e tenebra fu per lui la vita.

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Chiuso in un sogno muto senza più colori, seppellì nel profondo il seme del suo odio. Comprese le ragioni della madre. Obbedì ai dettami dello stato. Sopportò il tanfo di una corte omicida. Apparecchiò guerre per dimenticare, cercò la morte in campo e la morte lo accarezzò senza ghermirlo. Passò il tempo inutile dei giorni senza nome che altre vite avrebbero fecondato di ricordi. Poi accadde che Pedro di nuovo, venne a colloquio con Maestro Manuel, sapiente delle pietre, e fu richiesta inattesa.

Il seme sepolto nel profondo aveva germinato in albero possente.

(entrano Pedro e Manuel)


Pedro:


(rivolto a Celina ancora in scena) Celina, ai tempi in cui la tuapadrona ancora viveva, ci hai servito bene e ben ci consigliasti nelle ore più affannose. Voglio io adesso consigliarti al meglio. Torna prima che puoi in terra di Spagna, presto ci saranno per me nuove nozze e non voglio che tu assista a questa unione dolorosa.


Celina:


Comprendo maestà da quali sentimenti volete ripararmi e ve ne sono grata. Terrò questo consiglio tra i più cari e presto tornerò alla mia casa e ai miei fratelli. Ma ditemi, chi sarà la nuova regina di queste terre?


Pedro:


Quando sarà il tempo lo saprai.


Celina:


Come volete. Spero che sarà una regina giusta e virtuosa.


Pedro:


Lo è Celina, non avrei scelto altrimenti. Ora Addio e…grazie.


(esce Celina)

Manuel:    Nuove nozze signore? Non potrebbe notizia migliore riempirmi il cuore. Mi permetto di indovinare il motivo che vi ha spinto a chiamarmi. I lavori per la fontana che mi ordinaste furono interrotti per volontà vostra, ma ho continuato a lavorarci per gusto mio e se volete, mancano solo le statue di Amore e Psiche a coronarla, sarebbe uno splendido dono per la regina consorte e poi…

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Pedro:            …una tomba, maestro Manuel. Questa è la mia richiesta. Quando partii per la guerra ti ordinai un sarcofago che accogliesse le mie spoglie mortali da porre nella cappella reale d’ Alcobaça.

Manuel:       E’ quasi pronto mio signore. I pannelli con le storie di San Bartolomeo, gli angeli, i leoni, la vostra effige, tutto terminato, manca soltanto il quadro inciso col giudizio universale, quello a cui mi avete chiesto di lavorare per ultimo.

Pedro:            Voglio una tomba che gli sia gemella, bianca di marmo e struggente di bellezza. Arricchiscila su tutti i lati con la storia infelice della bella Ines de Castro dal collo di cigno che ebbe la sventura di amare un re. Su entrambi i giacigli poi, poni la rosa dei salvati e dei dannati al giudizio finale e ultimi nella schiera, tra i più miseri di fronte all’Altissimo, un uomo ed una donna stesi ed impauriti, piccoli al punto da perdersi in quella moltitudine, quasi invisibili agli occhi dei viventi. Sotto di essi incidi una speranza: “Atè ao fim do mundo”

Manuel:    Fino alla fine del mondo

Pedro:            L’una di fronte all’altro, Ines ed io. E quando risorgeremo da quei letti di pietra, i nostri sguardi si incontreranno ancora, come già fu e come sarà, di nuovo congiunti, in eterno.

Manuel:    Mio signore, ancora vengo a parlarvi non come portatore di sventura, ma solo come conoscitore delle cose del mondo. (imbarazzato e timoroso) L’Alcobaça…ecco…la cappellareale…Donna Costanza ne ha diritto seppur giace altrove…Ines non fu mai regina…non le spetta tale sepoltura.

Pedro:            Tutte le leggi saranno rispettate. Non macchierò l’amore che portavo a Ines con atto criminoso e nessuno porrà obiezioni a questa decisione. Stenti a capire Maestro Manuel? Presto la luce scioglierà questa nebbia che ti offusca cuore e mente, ma ora torna al tuo lavoro, a me spettano i preparativi per le nozze e il viaggio fino ad Alcobaça per incontrare la dama che diverrà sposa e regina.

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Manuel: Possa ogni felicità e benedizione scendere sulla vostra unione. (escono, entra Celina in veste di narratrice)

Celina:          Giorni passarono nei preparativi e a lungo la corte si interrogò senza sapere. Pedro teneva segreto il nome della donna che avevo scelto in sposa, mostrandosi sospeso e incerto tra le tante e nobili che gli venivan sottoposte. Donna Beatrice assentì compiaciuta a quel capriccio di bimbo, vedendo in ogni pretendente una degna fonte di grandezza per il trono portoghese. Non aveva più nulla da temere la regina madre. Ferdinando si era fatto forte e bello, i figli di Ines allontanati e avviati al mestiere delle armi. Lei stessa si era posta a capo della corte, che le era sempre stata complice, fino all’ingresso in Alcobaça, dove Pedro in abiti sontuosi già attendeva. L’altare apparecchiato, le vesti regali pronte, la corona che aveva ornato la fronte di Costanza, aspettava nuovo sostegno da onorare. Ciò che accadde dopo, lo narrano i poeti, poiché io, ormai lontana, non vidi per raccontare ed altri, non avrebbero visto e raccontato mai più.

(esce. In scena tutta la corte tranne Maestro Manuel. Pedro cinge la spada al fianco, unico armato)

Beatrice:   Figlio mio. Giorno lieto è oggi per noi e per il tuo regno. Ma adesso abbandona i tuoi pudori. Ho concesso che ci lasciassi in balia di questo segreto che tanto gioco ha scatenato tra la corte e tanto ha fatto parlare di te, affinché in leggerezza ed allegria salissero i giorni fino al culmine di questo che è compimento di ogni felicità. Ora è giunto per noi il momento di sapere e baciare la tua sposa come figlia e regina. (tutta la corte acconsente in un brusio gioioso)

Pedro:            Madre le vostre parole non potevano essere più convincenti. Temevo un vostro diniego alla mia scelta, ma ora so che abbraccerete mia moglie chiamandola figlia e regina. Non oso più indugiare, e con la vostra benedizione le porgo la corona ed il mio cuore, lasciate che si avvicini…

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(entra, portato a braccia su una portantina, il cadavere di Ines de Castro, in avanzato stato di decomposizione, vestita da sposa e col velo alzato per meglio riconoscerla. Il giubilo della corte si fa orrore, urla, svenimenti etc… )

Beatrice:      (si fa incontro a Pedro furiosa) Pedro questa è blasfemia, èquanto di più orribile una mente umana possa osare, è pazzia pura. Quale demone ti ha suggerito questo orrore, questa che tra le azioni più scellerate è la vetta assoluta. Ritorna in te Pedro, non macchiare il tuo nome con una vendetta immonda.

Pedro:            Vi sbagliate madre, questo matrimonio non è la più aberrante delle azioni. Un gradino più in alto risiede la colpa di cui vi siete macchiata insieme a questi che vi fanno cerchio. Rabbrividite di fronte al cadavere di Ines? E come potete, dacché voi stessa ne siete l’artefice, questa è opera vostra e voi per prima le renderete omaggio.

Beatrice:  Pedro io volevo solo il tuo bene.

Pedro:

Ed è quello che vi siete presa, con le vostre stesse mani, finché

non avete sentito il battito del suo cuore spegnersi a poco a

poco tra le vostre dita. Quel battito che era tutt’uno col mio, e

che fermandosi ha fermato il mio respiro. Da quel giorno io e

Ines siamo anime dello stesso specchio. Lei viva e libera nel

mondo dei morti, io morto e prigioniero del regno dei vivi,

sovrano di una corte che aborro, signore di una terra che cela il

mio unico tesoro che non potrà restituirmi.

Beatrice:

Quel popolo che tu continui a ignorare sono io che l’ho salvato,

io ho impedito una guerra col trono di Castiglia, io ho reso tuo

figlio re e protetto questa corte da usurpatori cresciuti nell’odio

della tua gente.

Pedro:

Odio ingiusto vero? Odio infondato credete? Come potrebbero

mai  questi  figli  odiare  chi  assassinò  loro  la  madre?  Come

potrebbero mai questi figli tollerare la vostra vista, calpestare

questa terra che rinserra Ines, concedere un sorriso a chi non ha

Alessio Giusti – Fino alla fine del mondo – Tragedia portoghese

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che ghigni di malvagità da offrire? Ma questa sarà la loro fortuna. Saranno allevati tra nemici e impareranno a guardarsene e a distinguerli dai propri alleati, saranno forti e scaltri perché temprati dalle onde amare che li circondano in ogni momento, e che vi piaccia o no, madre, un giorno reclameranno la corona di quel Ferdinando adorato e protetto dai nobili portoghesi. (sguainando la spada, ironico) Ma questo non è il tempo di rimproveri e dolore. Oggi è un giorno di lieta felicità. Io mi sposo madre mia e incorono Ines vostra regina. Siate cortese e baciate la vostra nuova figlia.

Beatrice:    Non oserai davvero…

Pedro:            (puntandole la spada alla gola) Oso. Date voi per primal’esempio, poi tutta la corte le renderà omaggio!

(spronati da Pedro e per chi ha attori anche dalle guardie, Beatrice bacia il cadavere sulle guancie e sulla mano. Poi in lunga teoria fanno lo stesso i nobili di corte, tra svenimenti, conati di vomito, gente che si sente male. Possono essere aggiunte battute dei nobili tutti minacciati dalla spada di Pedro o accompagnare la cerimonia con della musica. Al termine dello scellerato omaggio…)

Pedro:            (rivolgendosi ad Ines quasi sussurrando) Fino alla fine delmondo, amore mio, fino alla fine del mondo. (alla corte) E adesso guardie4 serrate le porte… e uccideteli tutti!

(buio)

4Si può evitare di dire “guardie” se ci sono guardie tra gli attori. Allora Pedro si rivolgerà loro dando solo l’ordine “E adesso serrate le porte…e uccideteli tutti”

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Sinossi: Pedro, figlio del re del Portogallo viene fatto sposare con Costanza di Castiglia, ma il giorno dell’incontro tra le due corti, Pedro nota Ines, dama di compagnia della promessa sposa e se ne innamora perdutamente, ricambiato. Le due relazioni vengono portate avanti con indignazione della corte. Costanza e Ines donano tre figli ciascuna a Pedro, ma mentre quelli di Costanza sono deboli e malaticci (i primi due moriranno poco tempo dopo la nascita, il terzo Ferdinando, erede al trono, sarà causa della morte della madre), quelli di Ines sono forti e robusti. Alla morte di Costanza e del padre, Pedro spera di sposare Ines e farne la regina del Portogallo, ma la madre si oppone alla scelta poiché non essendo il matrimonio frutto di accordi, la famiglia di Ines, imparentata con il re di Castiglia, potrebbe accampare pretese dinastiche. Beatrice trama dunque l’assassinio di Ines, la invita a corte convincendola che è giusto che il figlio abbia una nuova sposa, facendola uscire dal convento di Coimbra dove risiedeva con i figli, ma una volta a corte, la fa uccidere. Pedro è disperato, ma trama vendetta nell’ombra. Finge di aver capito la situazione e di accettare le scelte della madre e della corte. Fa preparare i sarcofagi gemelli con l’incisione “Fino alla fine del mondo” che verranno posti nei due bracci del transetto del monastero dell’Alcobaca, quindi proclama di aver deciso di prendere di nuovo moglie e dare una regina a i portoghesi. Chiama tutta la corte alla cerimonia e fa entrare…Ines, vestita da sposa e obbliga tutta la corte a baciarla e baciarle la mano in segno di obbedienza, dopo di che la fa deporre nel sarcofago per lei approntato, e stermina tutta la corte…

La Storia: La vera storia vede in realtà il padre di Pedro, re Alfonso IV del Portogallo, artefice dell’omicidio insieme ad alcuni complici, avvenuto nel monastero di Coimbra. Pedro si vendicò immediatamente dei sicari uccidendoli di propria mano durante un banchetto per poi muovere guerra al padre. La madre fece da paciere e si evitò lo scontro, ma dopo tre anni, alla morte di Alfonso, Pedro radunò la corte al monastero di Alcobaca e consumò definitivamente la sua vendetta. In realtà Ines e i suoi tre figli crebbero a corte e l’amore fra lei e Pedro si consumò in modo del tutto manifesto e in aperto contrasto con la moglie Costanza. Solo alla morte della regina, per impedire una guerra con Castiglia, re Alfonso IV decise di uccidere Ines che Pedro aveva già sposato in segreto. Pedro e Ines riposano nel transetto dell’ Alcobaça, in due tombe simili che portano il motto “Atè ao fim do mundo” inciso sotto una minuscola figura di un uomo addormentato.

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