Fiorentini a Viareggio

Stampa questo copione

FIORENTINI A VIAREGGIO

di Dory Cei

Personaggi:

ERNESTA, padrona albergo

LUCIA, cameriera

AMILCARE, cameriere

IPPOLITO, colonnello

VIOLETTA, sua moglie

FUFFI, amante colonnello

OLINTO, sposo contadino

ROSINA, sua moglie

ZIZÌ, “diverso”

TIZIANO, suo amico

PAOLO, suo amico

SANDRO, suo amico

FORMICHI, ragioniere

CLEMENTINO, pretino

PANZANI, sua madre

ARTURO, vigile

CARMELA, sua moglie

MARIAFRANCA, sua figlia

MATILDE, sua figlia

VANNOCCHI, francese

VITTORIO, suo marito

MARIANGELAFIORE, sua figlia

Scena:

A Viareggio oggi. La scena rappresenta la sala di soggiorno di una pensione di seconda categoria con qualche pretesa. Sul fondo a sinistra: la cassa col quadro per le chiavi. Sul fondo a destra: una grande terrazza rialzata, con tre-quattro scalini a piacere, con ombrelloni, tavoli e sedie. In prima a sinistra: ingresso alle camere. In seconda: sala da pranzo. In prima a destra: la comune, una grande porta con due piante ai lati, poltrone, divani, quadri alle pareti, piante, appliques, oggetti vari adeguati. In proscenio a sinistra: una “chaise longue”.

PRIMO ATTO

Ore 7 del mattino. Lucia, una bella ragazza sui 20 anni, entra dalla sala da pranzo cantando un motivo in voga. Chinandosi per annaffiare le piante, mette in mostra le gambe mentre Tiziano, nascosto dietro la cassa, le guarda con un binocolo.

TIZIANO - Che panorama stupendo!

LUCIA - Figlio d’un cane…

TIZIANO - Un m’offende’ la mamma.

LUCIA - No, e pensavo a i’ babbo! Mi pareva impossibile che un ci fosse lei. Ma mi dice icchè la fa tutte le mattine alzato a quest’ora?

TIZIANO - Un tu vedi i libri? Studio!

LUCIA - Ah, la studia co’ i’ binocolo… su i’ panorama…

TIZIANO - O un faccio medicina? E devo studiare i’ corpo umano! Anzi, voltati perché unn’ho capito bene indove comincia l’osso iliaco. Ecco: se tu ti chini così e io m’abbasso così…

LUCIA - …io ti fò’ un collino così! La senta, la un mi manchi di rispetto sennò lo dico alla padrona che tutte le mattine la mi vuol vedere l’ossa. L’altra mattina l’osso sacro, ieri la costola d’Adamo, oggi l’iliaco; icchè l’è poi l’iliaco un lo so. Ma che va in macelleria invece di venir da me.

TIZIANO - Ho bisogno d’uno scheletro e i’ tuo l’è proprio adatto pe’ mi’ studi.

LUCIA - La va a i’ camposanto, la ne trova quanti la ne vole degli scheletri.

TIZIANO - Ma lì un c’hanno ciccia. Io ho bisogno dello scheletro con la ciccia.

LUCIA - Lei l’ha bisogno ma d’una ripassata glielo dico io. Oh…! Io un son mica compresa ni’ conto.

COLONNELLO - (entrando dalle camere) Buongiorno Lucia.

LUCIA - Buongiorno, so’ Colonnello.

COLONNELLO - Buongiorno Tiziano. Già alzato per lo studio?

TIZIANO - Eh! Devo preparare due esami per settembre.

COLONNELLO - Eh! La medicina è difficile.

TIZIANO - Altro che difficile!… Bisogna essere votati. La un’è mica un mestiere, l’è una missione.

LUCIA - Eh, lei come missionario degl’ossi la vien bene.

TIZIANO - Sor colonnello la un ci crede che i’ corpo umano gliè complesso e che va conosciuto bene.

COLONNELLO - Eh, i’ corpo umano fa pensare… Fa stare svegli! (guardando Lucia che avrà ripreso ad annaffiare) È complesso, molto complesso. Io non ho studiato medicina ma i’ corpo umano mi ha sempre interessato.

TIZIANO - Senti Lucia, io voglio far colazione; che me la porteresti in camera?

LUCIA - Le colazioni le si servono in sala o qui, capito?

TIZIANO - Mamma mia come tu se’ dura. Allora aspetterò la campana.

LUCIA - Bravo. Intanto la svegli anche i su’ amici che son sempre gli ultimi a venire. La guardi i so’ colonnello come gliè forte e mattiniero.

COLONNELLO - Un soldato deve essere forte in battaglia e in amore. E io in amore… anche tre battaglie al giorno!

LUCIA - Lei la deve fare come i cacciatori … che gl’uccelli se li compran da sé!

ERNESTA - (entrando dal pranzo) Oh! Buongiorno so’ colonnello. S’è alzato presto stamattina: sono appena le sette.

COLONNELLO - Troppe zanzare, troppe zanzare!

ERNESTA - Vuol fare colazione?

COLONNELLO - Grazie. Aspetterò l’ora prestabilita.

ERNESTA - Ma che ha sentito che caldo quest’anno? Per noi albergatori stagionali l’è un bene. Con l’estate e si deve ricoprire le spese di tutto l’anno.

COLONNELLO - Eh, ma ci riuscite benissimo.

ERNESTA - Benissimo, no! L’è grassa se si riesce a infilare la spada ni’ fodero. Fra la tasse che c’hanno messo… e i’ personale…

LUCIA - Tanto e si prende di molto!

ERNESTA - Ma senti che sfacciata! Fra te, la cuoca e qui’ rammollito d’Amilcare!… Vu mi portate via tutto i’ guadagno! Vu avete anche a brontolare… Va’ a preparare le colazioni l’è meglio!

LUCIA - Agli’ ordini! (via in sala da pranzo)

ERNESTA - Ma fossero mai contenti? L’è una categoria pe’ ridere quella!

FUFFI - (entrando dalle camere) Buongiorno signora Ernesta.

ERNESTA - Buongiorno signorina Fuffi.

FUFFI - Oh! C’è anche il signor colonnello.

COLONNELLO - Ben alzata signorina. Il suo abito è delizioso!

FUFFI - Grazie. Ah …che sonno!

ERNESTA - La s’è alzata due ore prima di’ solito!

FUFFI - Voglio andare sulla spiaggia prestissimo.

ERNESTA - Allora vado a preparargli la colazione. Con permesso. (via in sala pranzo)

COLONNELLO - (tentando di abbracciarla) Fuffi, mia adorata Fuffi.

FUFFI - (cercando, con poca convinzione di respingerlo) Ippolito, potrebbe entrare qualcuno!

COLONNELLO - Non avere timore, per ora, sono tutti a letto.

FUFFI - Mi dici perché hai bussato alla mia porta tanto presto?

COLONNELLO - Scusami tesoro, ma questa è l’unica ora in cui posso parlarti.

FUFFI - Che bella idea hai avuto a farmi venire in questa pensione dove c’è tua moglie.

COLONNELLO - E come avrei potuto vederti?

FUFFI - Potevi venire a trovarmi.

COLONNELLO - Ah. no! Qui non siamo a Firenze. Quali scuse potevo trovare? Dammi un bacio Fuffi. Muoio di sete. Dammi un bacio!

FUFFI - Ho paura.

COLONNELLO - Non avere paura, baciami! (abbracciandosi)

LUCIA - Uh! Scusino… Se vuol leggere la Nazione, so’ colonnello, l’è arrivata ora. C’è certe belle notizie… Una moglie, la notte mentre i’ marito dormiva, l’è andata in cucina, l’ha presa un coltello e zacchete… la gl’ha tagliato ogni cosa… per me l’era gelosa. (via in sala pranzo)

FUFFI - Hai sentito, hai sentito, siamo stati scoperti. E ora come facciamo?

COLONNELLO - Quella è tanto che ha mangiato la foglia. Fa così per poter rimediare la mancia. E poi nelle pensioni non ci fanno mica caso.

FUFFI - Ma io ci faccio una brutta figura.

COLONNELLO - Fuffi non ti arrabbiare. Non vedo l’ora di tornare a Firenze, questa per me è una tortura.

FUFFI - E per me no? Devo uscire quando esci tu e seguirti a rispettosa distanza; fare il bagno quando lo fai tu, a rispettosa distanza; la sera chiusa in pensione come una monaca.

COLONNELLO - Scusami gattina ma io sono geloso e voglio vedere quello che fai… le vuoi cinquantamila lire?

FUFFI - Vuoi comprarmi? Eppoi cinquantamila lire… No, non le voglio, sono poche; valgo molto di più.

COLONNELLO - Allora te ne darò cento.

FUFFI - Va bene, visto che non sarò mai promessa sposa…

COLONNELLO - (dandole un biglietto da centomila) E ora baciami.

OLINTO - (entrando dalla comune con Rosina, sua moglie, carichi di valigie borse, buste di plastica e ombrelli. Sono due sposi in viaggio di nozze, contadini toscani, che escono dal loro paese per la prima volta. Lui impacciato e nervoso. Lei timida e piagnucolona. Si trascina sulle scarpe a tacco alto che non sa portare) Gnamo, vien via grullaccia e siamo arrivi, un ti vergognare buacciola… Oh! Scusino sossignori, se vu volete e ci si vorta e s’aspetta, tanto un s’ha mica furia, un sa! Vortati in lae Rosina.

COLONNELLO - Accidentaccio! Desiderano?

OLINTO - Che l’è questa la pensione Tranquillità?

COLONNELLO - Si è questa. Ma da dove sono usciti?

OLINTO - Che ce l’avete una camera matrimoniale a un letto solo?

ROSINA - Io la voglio a du’ letti!

OLINTO - Va bene, come ti garba! O perché tu mi stai dietro? Vieni avanti unn’aver paura. L’ha paura questa grullaccia! Sossignore questa l’è la mi’ donna.

COLONNELLO - Piacere.

FUFFI - Piacere.

OLINTO - E questa scommetto l’è la sua!

ROSINA - Sie! Un tu lo vedi e sembra i’ su’ nonno.

OLINTO - Icchè vuol dire se gliè vecchio. E c’è a chi gli garba i’ marito vecchio.

FUFFI - Infatti per me va benissimo. In certi casi, l’esperienza vale assai più della giovinezza.

OLINTO - L’ha ragione. Io un ce l’ho l’esperienza. Un so nemmeno da che parte si comincia a fare i’ marito.

COLONNELLO - Comprendo benissimo. In certi casi, però, è necessario vincere il proprio stato di timidezza e penetrare nella nuova situazione.

OLINTO - L’è quello che dica anch’io. Ma l’è lei che la un mi vo’ fa’ penetrare.

ROSINA - Oh abbi pazienza; te l’ho detto, ancora con te un c’ho confidenza.

OLINTO - Mondo ladro! La un c’ha confidenza! La pensi, so’ coso, e ci si conosce da bambini.

ROSINA - Ma icchè c’entra?

OLINTO - Maremma diavola. Come icchè c’entra? Io ti schiaccerei i’ capo come una mosca, accident’a tomà… Insomma che c’è questa camera?

COLONNELLO - Ora chiamo la proprietaria.

FUFFI - La chiamo io. Signora Ernesta… (via in sala pranzo)

OLINTO - So’ coso…

COLONNELLO - Dal Verme.

OLINTO - Che si paga assaettato qui?

COLONNELLO - Insomma… così e così.

ERNESTA - (entrando con Fuffi) Desiderano?

COLONNELLO - Stanno cercando una camera.

ROSINA - A du’ letti.

ERNESTA - Chi gli ha indirizzati?

OLINTO - Quell’omo di’ busse. E c’ha detto: andate alla pensione Tranquillità e vu’ spendete poco e vu’ godete di molto.

ERNESTA - Mah! Una camera la ci sarebbe. L’è l’ultima. Ma la c’ha un letto bastardo.

OLINTO - Come sarebbe, un c’ha babbo?

ERNESTA - A una piazza e mezzo.

COLONNELLO - Anzi, meglio! Per due sposi novelli che vogliono fare esperienze…

OLINTO - Senti Rosina icchè si fa? Che ci vo’ stare nella piazza, io sto’ ni’ mezzo?

ROSINA - Ma, se un c’è altro.

ERNESTA - La ringrazi Iddio perché la guardi, l’è difficile i’ 14 Agosto trovare una camera.

OLINTO - Allora? Porca cavalla, che s’ha egli’a fare?

ROSINA - Icchè tu boci? Un t’ho detto di sie!

ERNESTA - Avete le tessere?

OLINTO - E ce l’ho sicuro! Rosina, gnamo, dammi la tua.

ROSINA - (frugando nella borsa) Un la trovo più.

OLINTO - Come tu se’ cialtrona. O la un te l’ha data tomà prima di partire?

ROSINA - Forse l’ho messa insieme a’ panini.

OLINTO - Tomà e la dev’essere grulla. O che avea paura che un ti dessi da mangiare? La ci scusi, ora la si trova.

ERNESTA - Fate pure con calma e vo’ a chiamare la cameriera per le valigie. (via nel pranzo)

COLONNELLO - Avete fatto un viaggio lungo immagino… siete sposi novelli, eh?

OLINTO - Ci siamo sposati ieri mattina… e si vien dall’Impruneta…

ROSINA - Gl’è in provincia di Firenze.

COLONNELLO - La conosco. Bel paesino. Allora avete preferito passare la prima notte a casa!

OLINTO - No, no! Siam partiti dopo i’ rinfresco.

COLONNELLO - E vi siete fermati a Firenze.

FUFFI - È logico. Firenze per gli sposi è la meta ideale. La classica fotografia al Piazzale Michelangelo, la passeggiata sui lungarni, stretti, stretti… (dimenandosi a modo)

ROSINA - (a Olinto) Madonnina santa! Perché la si dimena a qui’ modo?

OLINTO - Quella l’è moderna, sai. La un è mica indietrata come tene… Insomma che l’ha trova la tessera?

ROSINA - Eccola. Uh! La s’è tutt’unta!

OLINTO - La s’è tutt’unta? Se la s’è tutt’unta l’è colpa di tomà!

ERNESTA - (entrando con Lucia dal pranzo) Guarda Lucia. Prendi quelle valige e portale al 15.

LUCIA - A i’ 15?… Unn’ho mica rifatto i’ letto. E sono andati via stamattina!

ROSINA - Unn’importa. La lo rifà domani.

OLINTO - Domani? Mondo ladro! Vo’ ire a letto io.

ERNESTA - Non si preoccupi si rifà subito. Mi dà le tessere per piacere?

OLINTO - Eccole. E questo gl’è i’ foglio di’ parroco dove dice che siamo sposati perché un c’è scritto sulla tessera che siamo marito e moglie.

ERNESTA - Prego, da questa parte.

ROSINA - Ricordati che appena t’ha messo le valigie in camera tu devi andare subito a fare i’ telegramma alla mi’ mamma e a comprare le cartoline pe’ parenti.

OLINTO - Allora un’entro nemmeno. (fra sé) Accident’a tomà che la un t’ha insegnaco nulla. (al colonnello) So’ baco, la mi porti questa. (gli dà la valigia)

COLONNELLO - Perché dovrei portarla io?

OLINTO - O la un’è i’ portiere?

ERNESTA - Macché portiere! Questo è il colonnello Dal Verme.

OLINTO - Con qui vestito la mi sembrava i’ portiere.

COLONNELLO - È un vestito da mare.

OLINTO - Allora lei l’è un pensionato come noi?

COLONNELLO - Se intende dire pensionante, sì!

OLINTO - O bravo Verme! Mi fa piacere. Ha’ visto tu credevi d’esser sola? Sa, noi, l’è la prima volta che si vien fori da i’ paese.

FUFFI - Si vede, si vede!

ROSINA - (piagnucolando) Icchè la farà la mi’ mamma?

OLINTO - La sarà a governa’ le bestie. Ma icchè tu piangi grulla… gliè da ieri che la un fa che frignare.

ERNESTA - Poverina, la sarà stanca.

OILINTO - O io un sono stanco! So’ verme, e vo’ a accompagnare la mi’ donna e torno subito, la m’aspetti. (via verso le camere, Olinto, Rosina, Ernesta e Lucia)

FUFFI - Mamma mia che bifolchi! Quelli hanno appena lasciato le pecore.

COLONNELLO - Poveretti. Sembrano due pesci fuor d’acqua.

FUFFI - La mattinata l’è cominciata male.

COLONNELLO - E ora come si fa? Quell’imbecille ci ha sorpresi abbracciati.

FUFFI - E abbiamo anche ammesso che sono tua moglie.

COLONNELLO - E cosa volevi che dicessi? Che eri la mia amante? Comunque lascia fare a me. Me lo farò amico e gli spiegherò la nostra situazione, con quel tanghero non ci sono problemi, stai tranquilla… Ora che non c’è nessuno, micina, dai un bacio al tuo micione. (abbracciandola)

OLINTO - (entrando) Maremma diavola! Vu’ siete sempre in fregola! La fusse in fregola la me donna come la sua. Fate, fate i vostri bisogni, tanto io e vo’ a fare i’ telegramma alla mi’ socera.

FUFFI - Ma questo è sempre di mezzo! (parlando forte) Io torno in camera, caro. A più tardi, signore. (via in camera)

OLINTO - Che bella moglie la c’ha! Arzilla, svitata… traballona…

COLONNELLO - Sì, sì, ma vede… quella…

OLINTO - O quanto gliè che vu’ siete sposati.

COLONNELLO - Non molto. Ma vede…

OLINTO - La senta: dopo, che viene la confidenza?

COLONNELLO - Come sarebbe?

OLINTO - La me donna, la un fa che ridimmi sempre che con me la un c’ha confidenza. E che un la posso toccare da qui ‘n giue! Maremma diavola, ma se un la tocco da qui ‘n giue come fò a fa’ icchè m’ha detto Quintilio? Eh?

COLONNELLO - E chi è questo Quintilio?

OLINTO - I’ fratello della mi’ mamma. La Duilia.

COLONNELLO - Non ho il piacere di conoscerla!

OLINTO - Sicché, Quintilio…

COLONNELLO - Lo zio!

OLINTO - Mi vidde rabbuiato…

COLONNELLO - Rabbuiato?

OLINTO - Nuvolo…

COLONNELLO - Preoccupato? E perché, perché?

OLINTO - Perché? Diavolo su i’ ciuco! E va via tanti soldi a piglià donna. Tra lo sposalizio, i’ desinare, i vestiti novi, le scarpe nove, i’ giro di nozze, i’ pensiero di’ lavorio che gna fa’ la notte… colla sposa… gliero nuvolo pe’ forza, gliero nuvolo! Allora Quintilio e mi disse: “Un t’informicolare i’ cervello pe’ la notte e vien tutto da sé. Appena vu sieche a letto toccala co’ la mana da qui ‘n giue, e tu se’ a posto. Tu vedrai che la Rosina e la ti si ferma come la cavalla che la sente i’ morso di’ freno. La stralunerà gl’occhi e l’alzerà la coda. Maremma diavola, ma se la un si fa toccare da qui ‘n giue o come fò a fargli alza’ la coda?

COLONNELLO - Scusi, quale coda?

OLINTO - Io un lo so, me la detto Quintilio!

COLONNELLO - Allora bisognerebbe domandarlo a questo Quintilio non a me.

OLINTO - Ma Quintilio quie e un c’è, gliè all’Impruneta. Ora tra le mane e c’ho lei… Lei la le dee sape’ queste cose, l’è anche colonnello.

COLONNELLO - Ma non sono un colonnello di cavalleria; sono un colonnello di fanteria…

OLINTO - Ho capito, allora lei la un s’intende che di ciuchi. Ma la su’ donna, la prima notte che s’è fatta toccare?

COLONNELLO - Ma cosa vuole che mi ricordi… se mia moglie…

OLINTO - Ma la prima notte la su’ donna che è venuta all’Otello con lei?

COLONNELLO - Certamente!

OLINTO - (quasi piangendo) La mia noe, mondo ladro!

COLONNELLO - Ma quando vi siete sposati?

OLINTO - Ieri mattina alle dieci. Che festa e che desinare. S’era in 60… V’era anche i’ parroco… e sai sgranò di nulla!… Ma tutti sgranonno, tutti!… Settimio, Sestilio, Quintilio, Terzilio… tutti.

CONNELLO - Scusi signor Olinto… ricapitoliamo: Duilia la mamma; Terzilio, Quintilio, Sestilio e Settimio i fratelli … quindi mancava Quartilio?

OLINTO - Già, Quartilio e un c’era.

COLONNELLO - Perché?

OLINTO - Boh! Gliè segno che la mamma di me mà la un l’aveva fatto, bah! Donche; ritorniamo a bomba!… Quintilio mi fece l’ammicco! Allora io ratto ratto, e presi per la mana la mi’ Rosina e sgattaiolai nell’automobile. Ci portò a casa a barattassi, poi si prese la sacca e la valigia e ci accompagnò a Firenze all’Otello! Lì finarmente si restò soli. Un coso come lei e c’accompagnò all’ascensore e ci fece guarda’ la camera. Io presi pe’ la mana la mi’ Rosina e gli dissi: guarda che lettone c’è, che ti garba? Poi la portai ni’ licitte, oh! E c’era i’ licitte in camera e gli dissi: Rosina che ti garba i’ licitte? Lei mi rispose: sì, sì, mi garba i’ lettone ma quie con te sola e un ci stò, voglio i’ fora. La cominciò a belare e chiamà su’ pa’ e su’ ma’… Allora pe’ unn’escomparire e la porta’ fora. E si girò tanto che mi toccò a levammi le scarpe da come mi bruciaano e piedi, ma all’Otello la un ci vorse ritornare.

COLONNELLO - E come mai vi trovate a Viareggio?

OLINTO - E viddi un busse che partia pe’ Viareggio, allora dissi a Rosina: “Che s’a ire a i’ mare?” Finarmente la mi disse di sì. Andetti di corsa a piglià le valigie e eccoci quie.

COLONNELLO - Povero signor…

OLINTO - Olinto, Olinto Brogini figliolo di Verecondo Brogini, coltivatore diretto.

COLONNELLO - Piacere. Io mi chiamo colonnello Dal Verme.

LUCIA - (entrando dal pranzo) Vi ho portato un caffeino, signor colonnello… O la…

COLONNELLO - È tornata in camera sua.

OLINTO - Se la permette e lo beo io.

LUCIA - Beva beva. (via in sala pranzo)

COLONNELLO - Senta signor Olinto, le vorrei dire due parole; noi siamo uomini…

OLINTO - Io sì, lei un lo so.

COLONNELLO - Dunque essendo uomini… Volevo dire, che la solita minestra tutti i giorni, non si può mangiare…

OLINTO - Perché, la pastasciutta un la fanno quie?

COLONNELLO - Minestra sta per donna.

OLINTO - Ho capito!

COLONNELLO - Sì, e trovare tutte le sere sempre quella… non viene più appetito. Lei ha visto…

OLINTO - Ma quella l’è una bella minestra!

COLONNELLO - Ma mia moglie…

OLINTO - Uh, la mi scusi ma e deo fare i’ telegramma alla mi’ socera. Signora!

ERNESTA - (entrando dalle camere) Mi dica.

OLINTO - Indoe l’è la posta?

ERNESTA - Facile. Appena fuori la va a sinistra; poi tutto diritto, svolta a destra, poi la va a diritto eppoi la lo domanda.

OLINTO - Ho capito tutto! (alla platea) Sossignore che mi sa dire indoe l’è la posta? Ah, la unn’è di quie? Allora vo a diritto. (via dalla comune)

CLEMENTINO - (entrando dalle camere) Buongiorno.

ERNESTA - Buongiorno signorino. Non mi dica che s’è alzato ora…

CLEMENTINO - Ora? Sono già stato alla messa delle sei insieme a mammà.

PANZANI - (entrando dalle camere) Tutti dovrebbero andare alla messa la mattina. Buongiorno signori. Che il Signore sia con voi.

ERNESTA - E con il tuo spirito.

CLEMENTINO - Grazie mammà per questo buongiorno spirituale.

PANZANI - È pronta la colazione?

ERNESTA - Vi servirò io perché i’ mi’ cameriere è ancora a letto… Ah, mi sono sbagliata, eccolo qui.

AMILCARE - (entra dalle camere cantando) È primavera… svegliatevi bambine… alle Cascine…

ERNESTA - Senti: invece di svegliare le bambine guarda se tu ti svegli te!

AMILCARE - O che mi vole più sveglio di così? Buongiorno a tutti!

TUTTI - Buongiorno…

ERNESTA - Io un dico nulla, son l’otto e quaranta!

AMILCARE - E fra un’ora son le nove e quaranta! Oh! Ieri sera sono andato a letto alle tre!

ERNESTA - Per forza, tu sei andato a ballare.

AMILCARE - Dopo dieci ore di lavoro, avrò anche i’ diritto d’andare a divertimmi.

ERNESTA - Dieci ore di lavoro?

AMILCARE - E fò tutto io: portiere, facchino, baby sitter, cameriere, interprete… sono eclettico!

ERNESTA - Abbozzala di chiacchierare e prepara i tavoli. (a Clementino) Signorino… Lei i’ solito the?

PANZANI - O inzuppaci qualcosa! E mi si rifinisce tutto…!

COLONNELLO - Eh! Bisognerebbe farne prima dei soldati, poi dei preti!

CLEMENTINO - Ma mica tutti possono fare i’ soldato. A me per esempio se mi mettano in mano un fucile, mi svengo subito!

COLONNELLO - Ti abitueresti.

PANZANI - Lui è sempre stato contro l’esercito. La pensi che una volta i’ su’ babbo gli regalò de’ soldatini, lui sa cosa fece? Me li vestì tutti da prete…

AMILCARE - E invece d’una guerra… e fece una processione!

CLEMENTINO - Se ci fossero solo i preti, le guerre sarebbero abolite!

AMILCARE - Sarebbero aboliti anche i figlioli!

CLEMENTINO - Nostro Signore ha sempre predicato: pace, pace e amore.

AMILCARE - (battendo le mani a ritmo) Pace, amore e cià cià cià.

CLEMENTINO - Smettila Amilcare!

FUFFI - (entrando dalle camere con un nuovo vestito molto scollato e cortissimo) Buongiorno padre!

PANZANI - Ancora mio figlio non è padre!… Ma guarda che vestito! Gli si vede tutto!! Digli qualcosa Clementino.

CLEMENTINO - Signora… vorrei dirle una parola…

FUFFI - Dica pure!

CLEMENTINO - Non le pare di essere un po’ troppo sfacciata vestita così?

FUFFI - Ma siamo al mare.

CLEMENTINO - Qui siamo in pensione!

FUFFI - Non c’avevo più stoffa! (andando verso il terrazzo)

AMILCARE - Siamo in periodo di austerità: bisogna risparmiare. Anche lei la c’ha la tonaca troppo lunga, gli ci vorrebbe una mini-tonaca.

PANZANI - Signori, non si permettano di prendere in giro questo vestito, l’hanno già vilipeso anche troppo! Andiamo Clementino, la gioventù d’oggi è bruciata!

CLEMENTINO - Io certe cose non le posso vedere! Mammà, sono tentazioni per me capisci? Tentazioni!… E uno… tentato oggi, tentato domani…

AMILCARE - …e casca doman l’altro!

PANZANI - Amilcare!!

AMILCARE - La un dubiti, se casca e lo ripiglio io! La vada a prendere i su’ thè, quello la salva dalle tentazioni!

CLEMENTINO - Sia lodato Gesù Cristo! (via verso la sala da pranzo)

AMILCARE - Sempre sia lodato! Altro mestiere… anche il sacrestano!

COLONNELLO - Vergognati, vergognati… perché non ti sei lasciata il vestito di dianzi?

FUFFI - Ho bisogno di prendere il sole! (stizzita)

COLONNELLO - Ti ordino di coprirti! (va al tavolo e legge il giornale)

ERNESTA - (entrando dal pranzo) Che hai finito tentennone?

AMLCARE - Oh signora… io glielo dissi quando la mi prese… io so fa’ tutto, però piano piano… la mattina un posso alzammi e lavorare, devo pensarci, prendere i’ caffè, fumare una sigaretta…

ERNESTA - Ni’ pomeriggio ti piace fare un pisolino… un c’è che la sera che tu ti svegli!

AMILCARE - Sora Ernesta e son tardo di riflessi la mattina.

ERNESTA - Tira via, aggiornami i registri! Queste son le tessere di’ 15, sono arrivati stamani.

AMILCARE - Che son belline?

ERNESTA - Du’ sposi in viaggio di nozze.

AMILCARE - Oh! Ma ragazze sole le unn’arrivan mai!… O accompagnate dalle mamme, o sorvegliate dall’esercito!

ERNESTA - Icchè tu intendi dire? Non ti permettere di fare allusioni sai!… Perché la mi’ pensione l’è sempre stata una pensione modello. L’è anche raccomandata da Monsignore.

AMILCARE - Oh, un lo so. Qui preti e monache e son di casa!

ERNESTA - Insomma che ti cheti!… Che li vo’ sceglie’ te e clienti?

AMILCARE - No, no gliè meglio che la se li scelga da sé… se gli scegliessi io e farei una pensione per donne sole, dai 18 ai 20 anni!… Così lei la eliminerei subito.

ERNESTA - È meglio che un ti risponda… (via in sala pranzo)

FUFFI - (dalla terrazza) Amilcare, che ore sono?

AMILCARE - L’ora che s’alza la moglie di’ colonnello!… Le nove e du’ minuti!

VIOLETTA - (entrando dalle camere) Buongiorno! (È affetta da un tic nervoso al braccio destro. Parlando manda il braccio destro avanti a scatti e lo ritrae rapidamente volgendo il dito pollice all’indietro come se facesse l’auto-stop)

AMILCARE - Che puntualità! Buongiorno sora colonnella.

VIOLETTA - Hai visto mio marito?

COLONNELLO - Sono qua. Hai dormito bene cara?

VIOLETTA - Ma che dormito! Tutta la notte non fai altro che rigirarti; poi, stamani ti sei alzato prestissimo. Ma cosa fai, dove vai?

AMILCARE - Alla messa co’ i’ pretino e la su’ mamma.

VIOLETTA - Alla messa?

AMILCARE - E l’ho visto; stamani c’ero anch’io!

COLONNELLO - Sì… ho fatto una capatina… per…

AMILCARE - Scontare i peccati!… Lui va lì, gli danno l’assoluzione così gliè pronto pe’ ripeccare. (piano al colonnello) Queste le son bugie da 5.000 lire di mancia.

VIOLETTA - Anche le manie religiose. Si vede proprio che invecchi. Eh! Povero Ippolito.

COLONNELLO - Ti prego di non chiamarmi povero Ippolito.

VIOLETTA - È inutile che tu ti metta l’abito da ragazzino, sei vecchio…

AMILCARE - Vecchio?! Sora colonnella, la scusi se metto bocca ma qui la sbaglia!… La un vede che figurino?! Oddio, c’è un po’ di pancia nascosta… ma…

VIOLETTA - (ridendo) Porta il busto peggio d’una donna!

AMILCARE - La porta i’ busto?

COLONNELLO - Una pancerina leggera…

VIOLETTA - Leggera? La c’ha perfino le stringhe… e come se le tira! Poi è pieno d’acciacchi. Vengo al mare apposta per lui… Ha un’artrosi cervicale, una lombare…

AMILCARE - Una di scorta…

VIOLETTA - Non scherzare, è vero. Poi ha il diabete e la pressione alta!

AMILCARE - Ma allora l’è un relitto di guerra?!

COLONNELLO - (dando un’occhiata a Fuffi) Insomma basta! Ti proibisco di mettere in piazza i miei piccoli acciacchi!

VIOLETTA - Non ti arrabbiare caro… non tutti hanno come me la fortuna d’invecchiare bene. (tic) Io, per esempio, sono dinamica, sana, sempre in movimento…

AMILCARE - La fa sempre l’auto-stoppe. Ma che si fermano? Che si fermano?

VIOLETTA - A te t’invecchia il cervello!

LUCIA - (entrando dal pranzo) Signori la colazione l’è pronta, se si vogliono accomodare… Amilcare, sona la campana.

AMILCARE - Quando si tratta di sonare… son sempre pronto. (suona la campana)

VIOLETTA - Vieni andiamo a far colazione…

COLONNELLO - Guarda, se un’altra volta ti permetti… (via parlando)

AMILCARE - Signorina Fuffi… la gli vada dietro.

FUFFI - Tu se’ troppo spiritoso, Amilcare, stamani!

AMILCARE - (suonando) Forza, a sgranare…!

TIZIANO - (entrando dalle camere con gli altri) Buongiorno Amilcare.

ZIZÌ - Buongiorno Amilcarino…

AIMILCARE - Arriva la Carrà co’ boi!… C’è i’ campanaccio ragazzi…

ZIZÌ - Per chi suona la campana… forte, forte, forte! Siamo puntuali, vero Amilcare?

AMILCARE - Lei l’arriva sempre a buco!…

TIZIANO - Senti, che ce l’hai la prima barzelletta, fresca fresca di mattina?

ZIZÌ - Raccontala, son tutto orecchi.

AMILCARE - Te tu sei ma tutto orecchione!

ZIZÌ - Sì. E con questo?

AMILCARE - Mah. La faccia lei… dunque… (racconta una barzelletta del momento)

TIZIANO - Bellina!

ZIZÌ - Ma come tu le racconti bene!… E come tu se’ bellino stamani Amilcarino…

AMILCARE - Quasi quasi tu mi daresti anche un bacino?!

ZIZÌ - Te lo darei ma un posso. Daina gliè geloso… se mi vedesse baciarti anche per scherzo mi morderebbe tutto.

PAOLO - (entrando) Buongiorno, che sono in tempo per la colazione?

AMILCARE - Lei la farebbe bene a saltalla la prima colazione, la perde la linea, la un vede che vitino la c’ha…

TIZIANO - Meno male che tu ti se’ alzato. Credevo tu fossi ancora a piangere!

PAOLO - A piangere no, ma perdere trentamila lire, un c’è da ridere!

TIZIANO - Bada lì, tu ti sara’ rovinato!

PAOLO - Mi son rovinato sicuro, l’eran quelli de’ vizi!

ZIZÌ - Te li presto io, poi tu me li rendi a Firenze!

AMILCARE - La stia attento perché lui vuole gl’interessi!

ZIZÌ - A te, te li presterei anche senza!

AMILCARE - Ma che m’ha preso a proteggermi stamani? La gli deve prestare a lui.

ZIZÌ - Ma quanto t’ha perso?

SANDRO - Trentamila lire io e quarantacinque i’ ragioniere.

AMILCARE - Poer’omo, quello un s’alza davvero stamani!

TIZIANO - E se unn’avevo compassione, gli ripulivo tutti! C’avevo una fortuna Amilcare, ma una fortuna…

AMILCARE - (indicando Zizì) Dietro alle spalle che c’aveva lui!

ZIZÌ - Come tu se’ esoso! Sì t’hai indovinato! Che mi voi anche dietro alle tue?

AMILCARE - Bada di lie! (risuonando la campana) Forza a mangiare!

CARMELA - (entrando dalle camere) Buongiorno ragazzi!

ZIZÌ - Bongiorno. Andiamo a prendere la pappa, bambini. Addio Amilcarino.

CARMELA - Poerini! Ma che l’ha visto? Basta che quello parli, tutti e due dietro come cagnolini. Che gioventù ammosciata!

AMILCARE - Eh! Quelli pendano peggio della torre di Pisa.

CARMELA - Tutti?!

AMILCARE - Uno di certo. Su gl’altri un ci metterei la mano su i’ foco.

CARMELA - Maria Santa! E come le faranno queste ragazze?

AMILCARE - Male sora Carmela, male! Rimarrò io per la riproduzione della razza.

CARMELA - Una razza un po’ bruttina! A’ mi’ tempi quando una ragazza la passava pe’ la strada gl’occhi degl’omini la ce l’aveva tutti addosso!

AMILCARE - E ora quando passa un bel ragazzo e c’ha addosso gl’occhi degl’omini e quelli delle donne! L’è l’evoluzione.

CARMELA - Altro che evoluzione! Per me la razza dell’omo la si sta spegnendo. Tu gl’ha’ a guardare a i’ mare, un c’hanno più nulla, i’ petto villoso, la muscolatura… forte; son tutti bianchi, mosci, senza peli… fanno effetto a guardagli!

AMILCARE - Oh! Io c’ho i’ petto villoso, la muscolatura, i peli… e c’ho ogni cosa!

CARMELA - Eh! Te tu se’ d’un’altra epoca! Oddio, anche a quell’epoca qualcuno moscio c’era, i’ mi’ marito per esempio, ma i’ petto villoso almeno ce l’aveva!

LUCIA - (entrando dal pranzo con vassoio, tazze e brioches) Sora Abbordaggi, gli porto la colazione di qua, così si prepara i tavoli per il pranzo… Amilcare te che fai, ì’ pensionante o i’ cameriere? Tanto pe’ sapello!

AMILCARE - Se tu lo vo’ sapere, io farei tanto volentieri all’amore con te… (cantando) Solo per te Lucia… va la canzone mia…

LUCIA - Va’ a preparare i tavoli e finiscila di ciondolare. (via nelle camere)

AMILCARE - Ciondolare? Ciondolare a me? Ma che lo vo’ vedere i ‘petto villoso? (via nel pranzo. Entrano dalle camere Mariafranca e Matilde. Mariafranca legge un libro, Matilde si rosicchia le unghie mentre si dirigono verso il tavolo dove Lucia avrà posato il vassoio con la colazione)

CARMELA - Che la smettete di leggere?! (tira uno scappellotto a Mariafranca) Se vu tenete i’ libro così un vi si vede nemmeno i’ viso. E te smettila di mangiatti l’unghie!

M.FRANCA - O smettila di tirare, ovvia!!

CARMELA - (facendogli il verso) O smettila di tirar, ovvia!… Che tattamea… tutta so’ pa’.

MATILDE - O lasciala stare mamma!

CARMELA - Chè… a furia di scapaccioni e la fò svegliare!… Ma che si po’ vedere una scema a qui’ modo? Oggi, anche a essere svegli gli è difficile trovare un omo… avete sentito che vanno tutti da quell’altra parte?

FRANCA - Mamma, perché tu t’arrabbi, e ci si va anche noi!

CARMELA - In dove?

FRANCA - Da quell’altra parte, dietro di loro!

CARMELA - Accident’a to pa’!

MATILDE - Mamma se un si trovano la unn’è mica colpa nostra!

CARMELA - L’è colpa vostra sicuro, vu’ siete du’ oche! Quello che vu’ c’avete di bono e vu’ dovete mettello in mostra!… Io, per esempio, c’avevo i’ petto, l’occhino e i’ mandolino; e quando passavo per la strada e davo i’ via a mi’ attributi! (esegue come se passeggiasse) Così, con indifferenza!

MATILDE - Sie, e ci si po’ mettere a fare tutto codesto lavoro!

CARMELA - Ma la figliola della Vannocchi la lo fa… l’è arrivata una settimana dopo di noi e l’ha belle trovato un giovanotto.

MATILDE - La figliola della Vannocchi la gli trova sicuro e giovanotti… la gli porta in pineta la sera!

CARMELA - Andateci anche voi!

MATILDE - Mamma!

CARMELA - Ora le ci vanno tutte, l’è di moda.

M.FRANCA - Icchè le ci vanno a fare in pineta la sera?

CARMELA - A cercare i grilli!

M.FRANCA - Che li trovano?

CARMELA - Poer’i mi’ vent’anni!… Si vede proprio che quella sera unn’aveo voglia.

PANZANI - (entrando dalla sala pranzo, seguita da Clementino) Buongiorno!

CLEMENTINO - Sia lodato Gesù Cristo.

CARMELA - Perché?

M.FRANCA - Devi dire sempre sia lodato.

CARMELA - E perché lo deo dire?

PANZANI - Che gente! Clementino aspettami qui, vado a prendere la borsa. (via in camera)

MATILDE - Poerino, prete così giovane.

CARMELA - Un dev’essere ancora prete.

M.FRANCA - Un tu lo vedi che c’ha la tonaca!

CARMELA - O domandateglielo!

M.FRANCA - Io?

MATILDE - Domandaglielo te!

CARMELA - Glielo domando sicuro!… (picchiandolo sulla spalla) Scusi…

CLEMENTINO - Oh, Dio mio!

CARMELA - Che gl’ho fatto paura?

CLEMENTINO - La m’ha toccato la spalla!

CARMELA - Perché, a un prete la un si tocca la spalla?

CLEMENTINO - Non sono ancora prete… lo sarò fra un anno.

CARMELA - (rivolta alle figliole) Oh! Ancora no!

M.FRANCA - Deve essere una bella soddisfazione essere toccati dalla grazia.

CLEMENTINO - Bellissima.

M.FRANCA - Anch’io mi sentirei la vocazione.

CARMELA - Icchè tu ti senti imbecillona? Te la do io la vocazione!… Tanto to’ pa’ gl’ha speso poco pe’ fatti studiare!… La si vo’ fa’ monaca questa scema!

MATILDE - O mamma, ma che si dice così in presenza a un novizio?!

CARMELA - Se lui si vo’ fa’ prete, si faccia, unn’è mica i’ mi’ figliolo!… Ma questa l’è tanto strulla che se me l’avvicina uno di quelli e me la persuade subito.

CLEMENTINO - Non farei mai una cosa simile. La vocazione non viene imposta da nessuno. È una cosa che si sente qui… (accenna al cuore) e qui… (accenna il cervello) Sorella, il giorno in cui sarai toccata dalla grazia, vieni a parlarmi.

CARMELA - Sie… la mi’ figliola l’ha bisogno ma d’un marito!

CLEMENTINO - Il Signore potrebbe essere il suo sposo!

CARMELA - E ce n’ha troppe di spose lui!

CLEMENTINO - Abbi fede sorella.

M.FRANCA - Avrò fede fratello.

CARMELA - Ma guarda che bella parentela s’è trovato a Viareggio!

PANZANI - (entrando dalle camere) Andiamo tesoro.

CLEMENTINO - Subito mammina. Sia lodato Gesù Cristo. (via verso la comune)

OLINTO - (entrando con in mano le cartoline, s’imbatte nel pretino) Uh! La scusi…

CLEMENTINO - Prego, prego.

OLINTO - E lo veggo che la prega ma ormai aveo preso la rincorsa… la senta so’ priore, che mi farebbe i’ piacere di parla’ co’ la mi’ donna? E ci siamo sposati ieri mattina e ancora la un si decide…

CLEMENTINO - Ma io non saprei cosa dire alla sua sposa.

OLINTO - La gli faccia qui’ discorsino… sa quello… andate e prolificate. Siccome la su’ mamma la un gl’ha detto nulla, la gli dica che la deo tocca’ da qui ‘n giue pe’ prolificare. Sennò e mi tocca a prolificare da solo.

PANZANI - Mio figlio non saprebbe cosa dire alla sua sposa. A più tardi. Il Signore sia con voi. (via fuori)

OLINTO - Speriamo, perché se un vien lui a dammi una mano!… (a Carmela) La un c’ha mica un biro?

CARMELA - (a Mariafranca) Che ce l’hai te?

M.FRANCA - Icchè?

CARMELA - Un biro.

M.FRANCA - (piagnucolando) O perché ci deo avere un biro?

CARMELA - Pe’ dallo a qui’ signore!…

M.FRANCA - O se un ce l’ho!

CARMELA - Accident’alla mi’ socera che l’ha messo a i’ mondo to pa’!

MATILDE - La ci scusi, ma un ci s’ha.

OLINTO - Me lo farò dare alla padrona, grazie lo stesso. (via verso le camere)

CARMELA - Ma quanto vu’ siete papere!… O portateli i’ biro, fiammiferi, giornali, sigarette… così appena uno gl’ha bisogno di qualcosa… zacchete! Vu’ gnien’ammollache subito!… Gliè sempre un pretesto pe’ attacca’ discorso!

MATILDE - Ma tanto quello gliè sposato!

CARMELA - Unn’emporta. E potrebbe avere qualche amico, qualche fratello scapolo… rinforzate le conoscenze, la dicea sempre la mi’ poera mamma, così vu’ potete scegliere!… Io le rinforzai, ma scelsi male… scelsi to’ pa’!

MATILDE - Unn’è mica brutto i’ babbo! Poi e c’ha un mestiere bono.

CARMELA - Essai tirati su le ciocce! A fare i’ vigile!… E poi gliè rammollito come voialtre… e sembra sempre che vi caschi i’ pan di mano!… O tene!… Icchè tu biascichi? Un tu sa’ più nemmen mangiare?

M.FRANCA - Un mi va.

CARMELA - Icchè! Un ti va? Se un tu mangi ti spiaccico la brioscia su i’ muso… la si paga la colazione… allora ingozza, piercola!

OLINTO - (entrando col colonnello dalle camere) La m’aiuti lei so’ Verme… la un vole che entri in camera, o che gli sembra giusto?

COLONNELLO - Ma cosa vuole da me, forse sarà perché è la prima volta che si trova sola con un uomo…

OLINTO - Ma che prima volta, maremma diavola, e son cinq’anni che siamo fidanzati!

COLONNELLO - Su, su, non si faccia sentire. Non tutti come me, capiscono la situazione.

FUFFI - (entrando dal pranzo, un po’ nervosa) Buongiorno.

CARMELA - Ecco la Traviata. Buongiorno!

COLONNELLO - Signor Brogini, vogliamo andare a fare quattro passi?

OLINTO - Sì, grazie, che viene anche la su’ sposa?

COLONNELLO - Sì! Vorrei parlare anche di… mia moglie.

VIOLETTA - (entrando dal pranzo) Signora Carmela, buongiorno.

CARMELA - Sora Violetta.

VIOLETTA - Oggi la marmellata era buonissima!

OLINTO - Allora che s’ha a ire?

COLONNELLO - Sì… vado a salutare la… mamma! Mamma, solo per te la mia canzone vola… Ti presento il signor Brogini, giovane sposo in viaggio di nozze. Questa è…

OLINTO - Che bella vecchietta, in gamba, la si conserva bene, eh?

COLONNELLO - Vado a fare due passi con questo signore.

VIOLETTA - Vai, vai. Mettiti il cappello, il sole ti fa male lo sai.

OLINTO - La se lo metta, la gli dia sempre retta. Se dao retta alla mia in queste condizioni un c’ero… Che lo sa che mi toccherà a prolificare da solo?

VIOLETTA - Oggi giorno tutto può darsi…

COLONNELLO - Eh! Di mamme ce n’è una sola! Andiamo, andiamo signor Brogini. A più tardi. (dopo qualche istante esce anche Fuffi)

ZIZÌ - (entrando dalla sala pranzo seguito dagli altri) Ma perché vu volete andare a prendere la Titti? Si sta tanto benino noi tre uomini soli…

TIZIANO - Ma io m’annoio!

ZIZÌ - Tu t’annoi?! Con me? Ingrato! Io che mi faccio a pezzi per divertirvi… Che t’annoi anche te Daina?

PAOLO - Senti Zizì, smetti di chiamarmi Daina, mi chiamo Paolo, capito, Paolo!

ZIZÌ - Dio mio quanto vu siete antipatici… io dalla Titti un ci vengo.

PAOLO - Allora e ci si va noi!

TIZIANO - Stamani e gli girano. Addio nini. (via con Paolo fuori)

ZIZÌ - Amilcare hai visto? Mi hanno piantato… ora lo sai icchè fò? Piglio un patino e vo a i’ largo e mi butto. Se affogo, affogo… m’hanno fatto entrare un nervoso, ma un nervoso!… Rispondermi così, a me! Io che sono tanto sensibile. Signora che ha visto che omacci? M’hanno fatto entrare un nervoso, ma un nervoso!… La guardi e tremo tutto!

AMILCARE - Arrivederci, e se un ci si rivede… La mandi panni… (via nelle camere)

ZIZÌ - No, farò riaffiorare i mi’ corpo fino alla riva coi panni e i’ resto. (via dalla comune)

CARMELA - Lì, un c’è più speranza!

VANNOCCHI - (entrando dal pranzo vaporissinia) Garçon, garçon, domestique, bonne. (salutando Violetta soltanto) Bonjour madame! Garçon, maitre d’Hotel, valet de chambre!

CARMELA - Amilcareeee!

AMILCARE - (entrando dalle camere) La comandi…

CARMELA - La ti vole mimì tirabusciò!

AMILCARE - A su’ comandi sora Vannocchi!

VANNOCCHI - Valet de chambre, è arrivè rien pour moi? (Amilcare la guarda perplesso) Vu ne comprenè! È arrivè nulla per me?

AMILCARE - Ma icchè la parla ostragoto!… Sono arrivati 10 fiaschi di vino da San Casciano.

VANNOCCHI - Oh, meno mel che son arrivè, purcuà…

AMILCARE - Quello che la beve a tavola l’è acqua… la lo dica a me, lo preparo io!

CARMELA - Allora noi che un ci s’ha e possedimenti…

AMILCARE - Vu lo bevete annacquato!

VIOLETTA - Spero che tu scherzi!

AMILCARE - E scherzo, son faceto! A proposito, sora Vannocchi, gl’ha telefonato i’ so’ Roberto Polverosi.

VANNOCCHI - Ah! Le fiancè della mia Mariangelainfiore. Cheschiladì? Cheschiladì?

AMILCARE - Ma icchè la vo’ da me?

VANNOCCHI - Tu non sei il garçon, le domestique, le valet de chambre e il mètre d’Hotel?

AMILCARE - Ma chi gl’ha detto che son tutte codeste cose?

VANNOCCHI - Tu devi sapere il fransè! Il fransè è la lingua du jour! Allorà, cheschiladì Robertinò?

AMILCARE - Allora ha cheschiladetto che alle dieci e trentalì gliè qui… cheschiladì! Accident’a me e quando son venuto qui! (via nel pranzo)

VANNOCCHI - Pardon madame, che ore suono?

VIOLETTA - Le diueci.

VANNOCCHI - Andrò a svegliare la mia infante. Otreman per le diueci e trenta non è pronta. Deve farsi tutto il maquillage!

CARMELA - Le mie le penano cinque minuti.

VANNOCCHI - Allora non si lavano nemmeno la faccia!

CARMELA - Le mi’ figliole, pe’ su’ regola, le si lavano la faccia… e… i’ resto. Però le son così, senza trucchi, tutta roba vera, le unn’hanno bisogno dì riempitivi…

VANNOCCHI - Cosa intende dire? Che la mia infante la s’imbottisce?

CARMELA - Anche a esse’ ciechi! Davanti l’è piena di capecchio come un canapè!

VANNOCCHI - Je-ne-re-pon-pà! Anche qui la dovevo incontrare! Non bastava Firenze!

CARMELA - Noi s’era fissato la pensione fino dai primi di giugno!

VANNOCCHI - Se sapevo che c’era lei, non ci venivo. Mi dispiace che ho pagato anticipuato, porquá altrimenti…

CARMELA - Ma a lei icchè gli fa, co’ i’ marito in banca e l’infante che la va in pineta!

VANNOCCHI - Non mi tocchi la mia Mariangelainfiore, sa!

CARMELA - Ma chi gliela tocca la su Mariangelainfiuore! Tanto gliel’hanno bell’e toccata!

VIOLETTA - Ma via calmatevi. (anche le ragazze cercheranno di calmare la madre)

VANNOCCHI - Ha ragione, non vale la pena di perdersí avec cette poupolace!

CARMELA - Settepopulasse? La guardi come la parla, vichinga, perché io con du’ manate gli levo qui’ biriolo che la c’ha su i’ capo!

VANNOCCHI - Senta, glielo dico per l’ultima volta. Non voglio più avere contatti con lei, non guardi più ne’ mua, ne’ monmarì, ne’ la petit Mariangelainfiore, capito?

CARMELA - Ma chi vi guarda, sciupacchiate, pidocchie rivestite!

VANNOCCHI - Mon Dieu, vous ète terrible, vous ète terrible; attendè mon marì! Attendè mon marì. (via nelle camere)

CARMELA - Io attendo tutti, e te lo do io i’ contatto, con una scossa e ti fò secca!

MATILDE - Mamma smettila di vociare, un siamo mica a casa nostra!

VIOLETTA - Signora ci vuole un po’ di pazienza!

CARMELA - Un ce l’ho più. Ma che lo sa che quelle streghe e me le vedo tutte le mattine. Noi si sta in Via della Chiesa e loro in Via de’ Serragli. Vengo in villeggiatura e chi ti trovo? Loro! Una volta la mi’ Matilde la c’aveva un ragazzo che gli stava dietro…

MATILDE - Ma icchè tu racconti mamma?

CARMELA - La Mariangelainfiuore la fece di tutto pe’ portaglielo via!

VIOLETTA - Forse sarà… più femmina!

CARMELA - Femmina?! L’è ma una tro…ttola come so’ ma’! Però gl’omini sono scemi e vanno dietro a quelle!

M.FRANCA - E lei la vorrebbe che… e si diventasse come lei?!

CARMELA - Come lei, no. Ma un pochino più sveglie, sì!

VIOLETTA - Non si confonda. Ragazza che dura non perde ventura!

CARMELA - Ma queste le duran troppo! Le mi vanno a male!

AMILCARE - (entrando dal pranzo) Signore che lo mangiano i’ pesce oggi?

VIOLETTA - Volentieri.

CARMELA - A noi no, i’ pesce un ci piace!

AMILCARE - Allora icchè vu’ mangiate?

CARMELA - Icchè tu voi, basta che un sia pesce!

AMILCARE - Gli si farà tre frittate!

CARMELA - Frittate?! Con quello che si spende tu m’ha a da’ le frittate!

AMILCARE - A me la padrona m’ha detto: “Menù a scelta! Pesce o frittate!”

CARMELA - Allora tu gli dici alla tu’ bella padrona che io voglio la ciccia; sennò si va a mangiar fori e i’ conto glielo rivogo a lei. Hai capito valletto di chambre?!

AMILCARE - Uì, capì, chescheladì, chescheladì! (via nel pranzo)

RAGIONIERE - (entrando dalle camere) - Buongiorno!

CARMELA - Buongiorno so’ ragioniere! Ragazze, c’è i’ ragioniere!

RAGIONIERE - Che hanno già servito la colazione?

VIOLETTA - A quest’ora s’è anche digerito!

RAGIONIERE - Pazienza! (si mette a leggere un giornale sulla chaise longue)

VIOLETTA - Beh! Io vado un po’ qui fuori a fare la calza! Ci vediamo più tardi, buongiorno! (via dal terrazzo)

M FRANCA - Mamma!

CARMELA - Icchè tu voi?

M.FRANCA - Che posso andare anch’io sul dondolo?

CARMELA - No, te oggi tu vieni a i’ mare e tu ti spogli!

M.FRANCA - No, un mi spoglio, un mi spoglio nemmen se tu m’ammazzi!

CARMELA - Allora levati di torno sennò con un pappino ti rincalzo la testa. (Mariafranca esce di corsa dal terrazzo)

MATILDE - Mamma icchè tu voci c’è i’ ragioniere! Hai visto, oggi e c’ha rivolto la parola. E mi sembra che m’abbia guardato!

CARMELA - Che ti piacerebbe quello?

MATILDE - Gliè un po’ antichino ma unn’è mica brutto… Però come si fa a attaccare discorso?

CARMELA - Ci penso io! (leva il copricostume alla figliola)

MATILDE - Ma icchè tu fai mamma?

CARMELA - Lascia fare a me. (ad alta voce) Io un capisco perché tu dici che tu sta’ male? La scusi, so’ ragioniere, che ci potrebbe dare un consiglio? Che gli sembra che stia male la mi’ figliola così vestita?

RAGIONIERE - Scusi, mi metto gl’occhiali. No, no, se però invece che a fiori fosse unito, credo che gli donerebbe di più. Comunque sa, è una questione di gusti, se alla signorina piace così! (si rimette a leggere)

CARMELA - Ha visto solo i fiorellini! Rivestiti subito, s’è sbagliato tutto.

MATILDE - È segno che un gli piaccio. (si riveste)

CARMELA - Unn’è possibile!… Ragioniere, scusi, a che bagno va? Perché all’Esperia, in dove si va noi la un s’è mai visto!

RAGIONIERE - Non faccio mica bagni. Non gli ho mai fatti.

MATILDE - Almeno sulla spiaggia a prendere un po’ di sole!

RAGIONIERE - Già, per prendere un’insolazione!

CARMELA - Allora, scusi, icchè la c’è venuta a fare a i’ mare?

RAGIONIERE - Per respirare l’aria salso iodica! Quella della mattina, perché nel pomeriggio…

CARMELA - La un respira?

RAGIONIERE - Certo che respiro! Ma in camera fino alle sedici. Alle 17 in pineta fino a l’ora di cena e dopo cena…

MATILDE - A letto a finestre chiuse!

RAGIONIERE - Ha indovinato. L’umidità della notte favorisce i reumatismi e le nevriti.

CARMELA - Ma la un sente i’ desiderio di ballare, remare, andare un po’ insieme alle ragazze?…

RAGIONIERE - Non ho mai fatto niente di tutto questo.

CARMELA - Mai? Io scommetto che se la prova una volta, la unne smette più. La faccia una cosa, la venga con noi.

RAGIONIERE - La ringrazio ma ho paura che mi faccia male.

CARMELA - Macché male! Stare a mollo e fa sempre bene… Ragioniere la un dica di no a una poera mamma angosciata con du’ figliole sole…

RAGIONIERE - Ma non ho nemmeno il costume!

CARMELA - In cabina c’ho quello di mi’ marito! Per ora la un ce l’ha un paio di sciorti?

RAGIONIERE - Sì, ce l’ho.

CARMELA - La se li vada a mettere. (a Matilde) Vai a aiutallo te!

MATILDE - Mamma!

CARMELA - Icchè c’entra! Quando si spoglia tu l’aspetti fori della porta. La vada, la vada, la s’affidi alla mi’ bambina!

MATILDE - Mamma, sola co’ un omo in camera un ci vo.

CARMELA - O come avrò fatto a fa’ du’ broccole così!… La venga ragioniere, la mi dia i’ braccio e l’accompagno io! La scusi la mi’ bambina ma l’è un po’ infante, chescheladi! (via verso le camere tutti e tre)

ROSINA - (entrando dalle camere, spaventata) Mammina mia aiutami! Ma un c’è nessuno in questa pensione? Ehi!… Della pensione… Ehi, di casa!

AMILCARE - (entrando dal pranzo) Icchè la vocia? O questa da dove l’è uscita?

ROSINA - Scusi che ha visto i’ mi’ marito?

AMILCARE - O chi gl’è i’ su’ marito?

ROSINA - Olinto Brogini.

AMILCARE - Ah! Qui’ lorde inglese arrivato stamattina!

ROSINA - Noe, gl’è dell’Impruneta.

AMILCARE - Ah! Dell’Impruneta.

ROSINA - Sì. Indoe sarà andato! Io ho paura a sta’ sola in camera

AMILCARE - Se la vole e vengo io a fargli compagnia!

ROSINA - Magari! La mi farebbe proprio piacere.

AMILCARE - La si figuri a me!

ROSINA - Mi sento sola senza me ma’ e me pa’!

AMILCARE - Se la vole posso essere io so pa’ e so’ ma’!

ROSINA - Davvero?!

AMILCARE - Io son qui apposta pe’ sollevare i’ morale delle clienti! Pe’ tenelle allegre!

ROSINA - Allora la mi faccia ridere, n’ho tanto bisogno! Gl’è du’ giorni che piango.

AMILCARE - E ci penso io. Ora gli racconto una barzellettina. (racconta)

ROSINA - Le mi garbano le barzellette… ma questa un l’ho capita!

AMILCARE - La venga e gliela spiego in camera! L’avevo capito che la capiva poco. (via con Rosina)

CLEMENTINO - (entrando dalla comune con la madre) Mammà, da oggi non esco più! Non posso più vedere queste cose. Le ragazze non hanno più ritegno. Non si può stare nemmeno su un panchina sulla passeggiata. Tutte nude le sono, tutte nude! Ma che l’hai viste?

PANZANI - Eh! L’ho viste, l’ho viste! Gli si vede perfino l’ombelico!

CLEMENTINO - Mamma, anche più giù, molto più giù! Mamma, io son tentato, capisci, tentato!

PANZANI - Non t’arrabbiare, domani e ti porto sulla via aurelia così un tu vedi che macchine. Ora sai icchè si fa? Te tu ti metti a leggere, io vo su, prendo la mi’ calza e s’aspetta l’ora di pranzo. (andando) Torno subito nini.

M.FRANCA - (entrando dalla terrazza) Ancora buongiorno fratello.

CLEMENTINO - Buongiorno sorella.

M.FRANCA - Fratello, io in questo mondo non ci posso più vivere!

CLEMENTINO - Sorella, la vita è una cosa sacra, non penserai mica di ucciderti?

M.FRANCA - No! Dicevo che non mi piace la vita che faccio. Vorrei entrare in un convento.

AMILCARE - Di monache?

M.FRANCA - No, di preti!… Ma icchè tu mi fa’ dire! Icchè devo fare? A chi mi devo rivolgere?

AMILCARE - La chiami i’ 113, loro sanno ogni cosa!

M.FRANCA - Unn’e scherzare, Amilcare!

AMILCARE - Ma davvero, davvero la si vo’ fa’ monaca?

M.FRANCA - Piuttosto che sposammi, sì! E poi la mi’ mamma la mi vorrebbe fa’ sposare i primo che capita!

CLEMENTINO - Orrore! Un matrimonio imposto!

AMIICARE - Lei, invece, la vorrebbe aspettare l’amore pe’ sposassi! Lei, Clementino che l’ha mai conosciuto l’amore?

CLEMENTINO - Solo l’amore di Dio!

AMILCARE - Allora la dovrebbe provare anche quell’altro, sennò come la fa a decidessi?

M.FRANCA - Tu vorresti dire, allora, che prima di fammi monaca… dovrei…

AMILCARE - Aspettare d’incontrare l’amore!

M.FRANCA - E se poi un lo incontro?… Finisco come quello!

AMILCARE - No! La si fa monaca allora! Tanto lui l’aspetta!

CLEMENTINO - Non bestemmiare, Amilcare! (prendendo le mani di Mariafranca, con trasporto) Sorella, mia cara sorella… solo l’amore di Dio può salvarci da questo mondo corrotto e inquieto dove tutto è guasto, imputrido, dove la carne è tutto, invece la carne è niente, niente!

AMILCARE - Allora perché la fanno pagare 20.000 lire a i’ kilo?

CLEMENTINO - Amilcare! La carne è peccato, peccato!

AMILCARE - Ma intanto tu tocchi… so’ Clementino che comincia a sentire l’aumento della carne?

CARMELA - (entrando con Matilde e il ragioniere in buffa tenuta da mare) O che gli sembra di stare peggio? (Clementino si staccherà da Mariafranca che correrà sulla terrazza, confusa)

RAGIONIERE - Un son mica ridicolo? Icchè tu ne dici Amilcare?

AMILCARE - Macché ridicolo!!!

CARMELA - E ora si va a fare i’ bagno!

RAGIONIERE - Ho acconsentito a spogliarmi, ma i’ bagno no!

AMILCARE - E si lava a secco!

CARMELA - La venga anche lei reverendo!

CLEMENTINO - Io sulla spiaggia?! Con quest’abito?

CARMELA - Che ce l’ha un Saint Tropez?

AMILCARE - No, lui c’ha un Sant’Antonio!

VANNOCCHI - (entrando con Mariangelainfiore) Garçon, garçon!

AMILCARE - E son qua madamon!

VANNOCCHI - Si è visto il Polverosi, garçon?

AILCARE - Di polvere c’è n’è quante la vole, ma lui un l’ho visto!

MARIANGELA - Mammà! Vedi ritarda! Mi considera una pezza!

CARMELA - Lui ritarda e noi invece si va! Ragioniere, la dia i’ braccio alla mi’ bambina. (a Mariafranca) Smoviti tene! (esce con Matilde e il ragioniere, Mariafranca li segue guardando con amore il pretino)

VANNOCCHI - Crede di farmi dispetto! Avesse trovato almeno un bel boi!… Garçon vu la vè vì, vu la vè vì?

MARIANGELA - Mamma, io però te l’avevo detto che quello mi prendeva in giro! E te: no, è carino, provaci! Io ho provato, Amilcare, e hai visto come mi ritrovo?

AMILCARE - Caduta in bassè!

MARIANGELA - Mi ha presa in giro, mi ha presa in giro! Sappi Amilcare che gli uomini io non gli ho mai aspettati, mai. Loro hanno aspettato me, sempre. Anche tre ore gli ho fatti aspettare! E loro sempre lì, fermi.

VANNOCCHI - Non t’arrabbiare, fiorellino di mammà!

MARIANGELA - Non mi devo arrabbiare?! Amilcare, hai sentito, non mi devo arrabbiare capito, non mi devo arrabbiare! Ora vedi Amilcare, io sarei capace di tradirlo col primo che passa… col primo che passa! (togliendosi il copricostume) Ora mi spoglio e vo a letto!

CLEMENTINO - Oddio la carne!

AMILCARE - Gliela rinvolto dopo!

MARIANGELA - Addio Amilcare. Se dovesse venire il signor Polverosi…

AMILCARE - La un dubiti, glielo spolvero io!

VANNOCCHI - Ha ragione, ha mille ragioni! Pensa che per lui ha mandato via un Conte, un noble, un titrè con chateau. (andando verso le camere con Mariangelainfiore) Au revoir garçon!

AMILCARE - Oi, oi! Dopo una mattinata così, uno bisogna che ritorni a letto! E pensare che questa la si chiama Pensione Tranquillità! Ce ne fosse uno tranquillo! Forse uno c’è. So’ Clementino, icchè la pensa?

CLEMENTINO - E penso…

AMILCARE - Alla sorella!

CLEMENTINO - No, no… Oddio… vedo la sorella… vedo tante sorelle… tutte Mariafranche! … tante Mariafranche! Amilcare… aiutami! (le luci calano rapidamente. Dal fondo a tempo di musica tutti i personaggi femminili della commedia, compreso Zizì, entrano vestiti da Mariafranca con una candela accesa in mano. Sempre a tempo di musica passano davanti a Clementino corteggiandolo e scompaiono nel fondo. La luce ritorna)

VALENTINO - L’hai viste, l’hai viste? Mi tentano, mi tentano!

AMILCARE - Ma se io unn’ho visto nulla! Poerini, l’è diventato grullo anche lui!

SIPARIO

SECONDO ATTO

Stessa scena. Ore 14. La scena è vuota. La sala pranzo entra Rosina seguita da Olinto.

ROSINA - Vergognati, a tavola t’ha finito un fiasco di vino!

OLINTO - E si vede che quae e c’hanno e fiaschi piccini perché dopo du’ bicchieri e gl’era bell’e voto! E ora in do’ tu vai?

ROSINA - In camera.

OLINTO - O brava: ci vengo anch’io in camera!

ROSINA - No!

OLINTO - Mondo ladro! O un tu lo capisci che deo fare i ‘marito… se un tu mi fai entrare in camera, come fò a fallo?

ROSINA - Io c’ho paura di tene! A Firenze appena tu ha’ posato le valigie, t’ha comincio subito a strizzammi e a mettemmi le mane sotto la sottana. O che lavori son codesti? Un tu me l’avevi ma’ fatto!

OLINTO - Perché prima gliero i’damo, ora sono i’ marito. Ma to ma’ la un t’ha detto nulla?

ROSINA - Sì, la m’ha detto sii bona e fatti fa’ tutto. Ma la un m’ha mica detto che tu mi brancicavi a qui’ mo’ che lì!

OLINTO - Ma questo unn’è brancicare. (abbracciandola) Rosina gnamo si va in camera!

ROSINA - Ohi, tu mi fa’ male! Un tu lo vedi come tu strabuzzi gl’occhi!

OLINTO - E gli strabuzzo sicuro! Gli strabuzzerò anco di più! Rosina tu mi fa’ impazzire. Gliè da ieri che sono in valvola.

ROSINA - Te tu s’è pazzo, pazzo! Ora telefono subito a mi ma’ e gli dico che tu se’ un piercolo. O che c’è bisogno d’abbriccassi e strizzammi a qui’ mo’ che lì. Un son mica un limone.

OLINTO - Ma tra moglie e marito e ci s’abbricca!

ROSINA - Tu lo dici tene! Tu diventi tutto rosso e tu mi fa’ paura!

OLINTO - E divento rosso pe’ forza. Mondo cane!… Senti o tu li smetti, porca cavalla, o ti riporto da to ma’… T’ho accontentata in tutto, ma icchè tu vo’ da me? Gliè segno che un tu mi vo’ bene Rosina!

ROSINA - Olinto

OLINTO - Rosina.

ROSINA - Ti voglio bene ma fammi strizzare a qui’ mo’ che lì un mi garba!

OLINTO - L’è bramosia, ti mordere’ tutta, porca cavalla!

ROSINA - Vedi, vedi, tu mi vo’ mordere. Te un tu se’ un omo, tu se’ un lione!

OLINTO - Sì, sono un lione, ora ti mangio!

ROSINA - Te tu s’è pazzo, pazzo! Amilcare la mi salvi. La guardi m’ha macolato tutti i bracci.

AMILCARE - (che sarà entrato in precedenza andando dietro il banco) So’ Brogini calma! In codesta maniera la la sevizia.

OLINTO - Ma icchè sevizio! La senta, lei la mi deve aiutare! Ma lo sa che gliè da ieri che siamo sposati e che ancora…

AMILCARE - Alle volte succede! La troppa bramosia la fa de’ brutti scherzi, ma poi la ci riesce. Basta aspettare!

ROSINA - Ha’ sentito icchè gl’ha detto? Che un tu devi avere bramosia! Tu devi aspettare. Piercolo! Eppoi con tutta quella bramosia e tu mi riduci un colino, e con gli strabuzzamenti e tu m’impaurisci! Tu s’è proprio un’ omaccio!… Tu sei! (via verso le camere)

OLINTO - Mondo assassino! O lei?! La senta, la mi deve dare una mana perché io da solo e un ce la fò. La me la deve convincere a fammi entrare in camera. La tenga, queste le son 500 lire di mancia, la un le perda! La faccia quarcosa, la faccia quarcosa perché io unn’è posso piue, unn’è posso!

AMILCARE - La stia calmo so’ Brogini, prima di sera la vedrà che glie l’ho belle convinta… n’ho convinte tante…

ZIZÌ - (entrando con gli altri) Ci si mette qui a giocare… Però intendiamoci subito, più di una partita la un si fa senno con voi e si passa tutto i’ pomeriggio a giocare, invece io voglio andare un po’ in passeggiata.

PAOLO - Si fa una partita secca di 1000 lire.

TIZIANO - Amilcare!…

AMILCARE - Comandi.

TIZIANO - Due bicchieri d’acqua.

AMILCARE - Liscia o corretta?

TIZIANO - Ma quando mai la s’è bevuta corretta?! Liscia.

ZIZÌ - A me portami una sambuchina.

AMILCARE - Co’ pallini neri… Sor Olinto che vol nulla?

OLINTO - Sì, un grappino doppio. Ma doppio bene! Voglia pigliare una briaca, mondo assassino!

AMILCARE - (uscendo verso la sala) Du’ bicchieri d’acqua di cannella, una sambuca e un grappino doppio!!!

VIOLETTA - (entrando con il colonnello) Mamma mia che caldo!

OLINTO - Maremma diavola, peggio che a i’ mi’ paese!

VIOLETTA - E la sua mogliettina dove l’ha messa?

OLINTO - L’è ita in camera!

VIOLETTA - E lei perché sta qui? Quando io ero in viaggio di nozze… con mio marito, non ci lasciavamo un momento, vero Ippolito?

COLONNELLO - Cosa vuoi che mi ricordi? Poi, cosa vuoi che interessi al signor Brogini cosa facevi con tuo marito… quando ero piccolo, ero bellissimo, vero? Ho una fotografia colla mamma… son tutte belle le mamme del mondo. (canta)

VIOLETTA - Come mai queste riminescenze per la mamma?

AMILCARE - (entrando) Pronti: acqua fresca di cannella cromata, sambuca e grappa!!

OLINTO - Mettimela in terrazza.

VIOLETTA - Signori, buon pomeriggio. E buon gioco. Vieni a fare un pisolino?

COLONNELLO - Sto un poco col signor Brogini. Vai, vai! Alla tua età stare troppo alzata fa male! Sai come tengo a te. Buon riposo!… Mamma! (canta)

VIOLETTA - Ippolito, ma dianzi te lo sei messo il cappellino per il sole?

COLONNELLO - Certo!

VIOLETTA - A più tardi signori! (via nelle camere)

COLONNELLO - Eh! Poverina!… Sta invecchiando, sta invecchiando!

ZIZÌ - Ragazzi, questa l’ho bell’e vinta! Fori le mille lire!

TIZIANO - E tu c’hai un sedere per ridere.

AMILCARE - Oh, se un ce l’ha lui, chi ce lo deve avere?

ZIZÌ - Esoso! Unn’è quistione di sedere, è che io e gioco bene.

TIZIANO - Ora si vede se tu giochi bene. Si fa uno scopone scientifico?

PAOLO - In tre?

ZIZÌ - Signor colonnello, vuol fare uno scopone con noi?

COLONNELLO - Per carità, odio le carte!

TIZIANO - Si fa giocare Amilcare.

AMILCARE - Un ci mancherebbe altro! No, no la padrona la un vole.

ZIZÌ - Vien via, Amilcarino, e si fa coppia io e te!

AMILCARE - Vu mi fate licenziare…

TIZIANO - E ti si difende noi.

PAOLO - Una partita sola. Chi vince e vince.

ZIZÌ - Via tesoruccio bello, un ti fa’ pregare… e si fa coppia insieme!

AMILCARE - Preferisco fa’ coppia con Daina!

PAOLO - Non mi chiamo Daina, mi chiamo Paolo!

TIZIANO - Zitti tutti e si gioca. (cominciano a distribuire le carte mentre entrano Ernesta e Lucia)

ERNESTA - Bene, bravo! Anche le carte! Ma che sei impazzito?

AMILCARE - E m’hanno pregato loro, gli mancava i’ quarto!

TIZIANO - Signora e dice la verità, l’abbiamo quasi costretto!

ZIZÌ - Lui, poverino, unn’ha colpa! Vero ragazzi?

ERNESTA - Scusate ragazzi, ma qui un siamo a i’ circolo. Qui lui e fa i’ cameriere. Forza, brindellone, alzati subito e porta quest’olio sbattuto a i’ ragioniere e spalmaglielo per benino.

AMILCARE - Icchè gli devo spalmare?

ERNESTA - L’olio su i’ groppone di ragioniere. S’è cotto come un tegolo.

AMILCARE - Sie, vo a strusciare un omo! Vai a strusciallo te, Lucia!

LUCIA - O che mi manderesti a strusciare un giovanotto in camera?!

AMILCARE - Tanto un sarebbe mica i’ primo!!

ZIZÌ - Poerini quanto vu siete esosi! Per du’ fregagioni! Se aveva più confidenza e c’andavo io.

AMILCARE - La ci vada!

ZIZÌ - Tanto le fò di nulla le fregagioni io!

AMILCARE - Ecco bravo la gliele faccia lei!

ZIZÌ - Un ci vo perché un c’ho confidenza, sennò ero bell’andato.

ERNESTA - Ho detto che tu ci vada te. Cammina, sfaticato.

AMILCARE - Una strusciatina d’olio ni groppone a i’ quattrooooo! (via nelle camere)

LUCIA - Un giocate più?

TIZIANO - No. Se tu vo’ gioca’ te a i’ posto d’Amilcare… Io però con te e farei un altro giochino…

LUCIA - Fermo con le mani, sennò e smovo le mie!

PAOLO - Non la toccare, questa l’è roba mia… io son geloso.

LUCIA - Ragazzi fermi, fermi con le mani!!!

ZIZÌ - Poerini, come tu se’ scontrosa! Me le mettessero addosso a me e sarei tutto contento!

LUCIA - Io son come sono. Le mani addosso e un le voglio da nessuno.

ZIZÌ - Io un te l’avrei messe. Per me tu se’ troppo contadina!

LUCIA - E lei l’è troppo raffinato!… (via verso la sala da pranzo)

ZIZÌ - O perché vu gli date noia, l’è tanto uggiosa!

TIZIANO - La sarà anche uggiosa, ma l’è un bel pezzo di figliola!

PAOLO - Polposa…

ZIZÌ - Ma un vu sentite e la puzza sempre di cucina? Io un la toccherei nemmeno con un dito… Venite con me, e ve le fò vedere io in dove le son le belle ragazze… A i’ Forte! Lì c’è roba scelta! Ora si piglia la mini e via col vento!!!

TIZIANO - Bada, che se un si trova le pischelle…

ZIZÌ - E te le trovo io, basta che le mi vedano, le si ferman subito! Tanto voi un vu siete boni a nulla! In questo gruppo, sor colonnello, se un ci fossi io, e sarebbe un mortorio! Forza, via smidollati… (esce a soggetto con gli altri)

FUFFI - (entrando dalle camere) Ma siete ancora qui?

COLONNELLO - Anzi, si pensava col signor Brogini d’andare a fare una passeggiata dato che la mamma è a letto.

OLINTO - Veramente, andare a passeggiare con questo caldo… (comincia a essere ubriaco)

FUFFI - Arriviamo fino al molo, mio marito le deve dire una cosa importante. Noi signor Brogini siamo…

COLONNELLO - Ora non è il momento Fuffi.

FUFFI - Insomma, bisogna sbrogliare questa matassa. Il signore deve sapere che noi…

COLONNELLO - Ma non ora, qui. Al molo, al molo… venga, andiamo!

FUFFI - Insomma, sì alza, sì o no?

OLINTO - Unn’è posso piue! Mi sento rintronaco! Mi gira i’ capo!

COLONNELLO - Stia tranquillo che tutto si accomoda. Venga con noi.

CARMELA - (entrando con Matilde da fuori) O che andate fori con questo caldo?

OLINTO - Gl’è quello che dico anch’io, ma la signora la mi vo’ portare a i’ molo… Ma icchè la mi tira?

FUFFI - Venga fuori con me. Si appoggi pure al mio braccio, venga caro, venga! A più tardi signora. (via con Brogini)

CARMELA - Alla grazia come gl’hanno fatto amicizia subito! Quella so’ colonnello la cerca di frignuccio, gli piaccian tutti: vecchi e giovani! Eh! Io c’ho l’occhio vispo! A me sotto i’ naso le un mi si farebbero! Ma c’è tante mogli grulle… che le un s’accorgan di nulla.

COLONNELLO - Se vede la mia, le dica che sono andato un momento al bar di fronte.

CARMELA - La stia tranquillo!

COLONNELLO - Grazie. (via dalla comune)

MATILDE - Ma perché tu t’impicci degli affari degli altri?

CARMELA - Mamma mia che caldo!

MATILDE - Tu se’ voluta ritornare sulla spiaggia!

CARMELA - Cogliona, l’ombrellone e si paga, gl’è bene sfruttallo… O quella strulla della Mariafranca indo’ la sarà?

AMILCARE - (entrando dalle camere) Ecco fatto anche questa! Verniciato i’ ragioniere. E vu’ l’avete condito a caso!

CARMELA - Bada lì, per tre ore di sole! Senti Amilcare, noi e si vorrebbe andare a salutallo, ma che sarà sconveniente portagli la mi’ figliola mentre gl’è a letto?

AMILCARE - La ce la potrebbe mandare anche sola! Se uno lo tocca, quello grida: “Bertolli”!

CARMELA - Allora e si va. (andando s’imbatte colla sposina) Uh, scusi.

ROSINA - Scusi lei!… Che c’è i’ mi’ marito?

CARMELA - Gl’è andato fori con…

MATILDE - Mamma, andiamo.

CARMELA - La scusi, ma la bambina la mi chiama!

ROSINA - E ora indoe sarà ito?

AMILCARE - Poerino, chissà indove sarà andato! O sposina, dianzi e gl’ho parlato, gliera proprio fori di sé! La pensi che parlava da solo l’avrà nominata cento volte: Rosina, Rosina… gl’è proprio innamorato cotto. La venga qui a sedere. Ma a lei i’ su’ marito che gli piace?

ROSINA - E mi garba, ma mica come ora! Come gl’era all’Impruneta, teneroso! Se la vedesse, ora, in camera, come diventa! Tutto rosso, gli strabuzza gl’occhi, mi piglia pe’ le braccia mi dice: Rosina spogliati, ora si fa! Ma icchè si fa gli dico io? E lui: come, un tu la sai? Porca cavalla, anche se un tu lo sai e si fa lo stesso!… Ma icchè vo’ fare?

AMILCARE - All’amore!… Vuol fare all’amore!

ROSINA - E pe’ fare all’amore e si deve strabuzzare tutto a qui’ mo’ che lie?

AMILCARE - Sì, qualcuno, la prima volta… strabuzza, ma dopo e si calma. Vede, anch’io…

ROSINA - Colla su’ moglie?

AMILCARE - Sì, son vedovo… e si faceva tante belle cosine la sera…

ROSINA - V’andavi a veglia?

AMILCARE - No, a letto. La sera l’abbracciavo così… eppoi gli davo tanti bacini… così…

ROSINA - Dreco gl’urecchi?

AMILCARE - Sì, così! (la bacia)

ROSINA - Ma lei vede questo vento la lo fa perbenino. Ma qui’ piercolo e mi morsica dreco l’urecchio.

AMILCARE - Perché ci sono tante qualità d’amore… quello poetico, quello frettoloso, quello violento, ecc… i’ su’ marito fa’ all’amore violento.

ROSINA - E qui’ vento che la mi facea lei come gl’era?

AMILCARE - Tramontana! Noe, era amore poetico

ROSINA - E mi garba quello e mi garba… che me lo fa riprovare un pochino?

AMILCARE - Volentieri. Gli facevo tante carezzine così, tanti bacini cosi… (esegue)

ROSINA - Oddio Amilcare! Ora gl’ho sentico una ventaca pe’ tutto i’ groppone!… Icchè l’è, la tramontana?

AMILCARE - No, e comincia l’libeccio!

ROSINA - Amilcare o perché la un gl’insegna a fa’ questo libeccio anche a i’ mi’ marito?

AMILCARE - No, e preferisco insegnargli tutta la rosa de’ venti a lei! E ora da brava la vada a letto.

ROSINA - Sì, perché e son tanto stracca.

AMILCARE - Sono un po’ stracchino anch’io! La vada a letto e appena gl’arriva i’ su’ marito glielo mando su… lei la la faccia sdraiare su i’ letto e piano, piano…

ROSINA - Incomincio a fargli sentire la tramontana e i’libeccio, così… (esegue)

AMILCARE - Sposina… ora basta sennò e comincio a strabuzzare anch’io!

ROSINA - Se la sapesse come mi piace la ventata!… Grazie, la m’ha fatto proprio da mamma! (via verso le camere)

AMILCARE - A me mi pare che la mamma meglio di così la un si possa fare! (via in sala pranzo)

M.FRANCA - (entrando con Clementino) Vieni un c’è nessuno.

CLEMENTINO - Mammina sarà a riposare.

M.FRANCA - Allora si può leggere ancora questo libro sacro.

CLEMENTINO - Ma fra poco dobbiamo andare al rosario!

M.FRANCA - Se la mi’ mamma la mi mandasse e ci verrei anch’io con te.

CLEMENTINO - Perché la mi dà del tu? È una cosa che non sta bene!

M.FRANCA - Ma se devo diventare la tu’ sorella!

CLEMENTINO - L’ha ragione! In fondo, anche santa Chiara seguì san Francesco!

M.FRANCA - Lei quando diventerà prete definitivamente?

CLEMENTINO - Fra un anno. Ora son fuori per la prova!

M.FRANCA - La prova dicchè?

CLEMENTINO - Per vedere se rimpiango nulla del mondo che lascio!

M.FRANCA - Io unn’avrò bisogno di prova… un rimpiango nulla davvero! L’amore un l’ho mai trovato…

CLEMENTINO - Anch’io non l’ho mai trovato!

M.FRANCA - Per me un c’è!

CLEMENTINO - Non c’è, non c’è!

M.FRANCA - C’è i’ marito, mica l’amore!

CLEMENTINO - C’è la moglie, mica l’amore!

M.FRANCA - Se ci fosse stato, l’avrei incontrato… in fondo un son mica tanto brutta!

CLEMENTINO - Anzi…

M.FRANCA - Perché allora l’amore un s’è mai accorto di me?

CLEMENTINO - Anche di me non si è mai accorto, perché?

AMILCARE - (che sarà entrato da tempo, dalla sala da pranzo ascoltando il dialogo nascosto) Forse perché voi un vu vi sarete mai accorti dell’amore! Scusate se m’intrometto nelle vostre preghiere. Alle volte, vedete, l’amore passa accanto… l’è come la fortuna! Ma se un s’acchiappa subito e va da un’altra parte! Oddio, no che co’ i’ matrimonio si sia felici… ma l’è un’occasione pe’ non annoiassi! Fra l’arrabbiature co’ figlioli, le leticate colla moglie e la suocera e pensieri pe’ mantene’ la famiglia… e tu invecchi… un tu n’ha goduto nulla… ma almeno un tu ti se’ annoiato!

M.FRANCA - Perché, te che se’ sposato?

AMILCARE - No davvero! Ho visto sposare gli altri e m’è bastato!

CLEMENTINO - Io ho visto tanti matrimoni felici! I’ mi’ babbo e la mi’ mamma per esempio.

PANZANI - (entrando dalle camere) Mi cercavi, caro?

CLEMENTINO - Parlavamo di matrimoni felici e portavo ad esempio il tuo, mammina!

PANZANI - Eh!!! Uomini come tuo padre, non n’esistono più!

AMILCARE - S’è perso lo stampo!

PANZANI - Peccato che il Signore se lo sia preso tanto presto! Siamo stati felici per tanti anni! Mai una parola tra noi!… E io ho sopportato con tanta rassegnazione la sua infermità.

AMILCARE - Perché, icchè c’aveva?

PANZANI - Era sordomuto!… Bono non contraddiceva mai!

AMILCARE - E lo credo! Chissà poerino (guardandoli con commiserazione) se avesse parlato icchè v’avrebbe detto. Ma lui, zitto, piuttosto che parlare gl’ha preferito mettessi l’ali… e via… Con permesso. (via in sala pranzo)

PANZANI - Cos’ha voluto dire, quell’ignorante?

CLEMENTINO - Perdona chi ti ferisce, mammà! Andiamo perché si fa tardi. Senti, che si può portare la signorina con noi?

PANZANI - Volentieri, ma che vorrà la sua mamma? Mi sembra tanto scarbutica e così poco religiosa!

M.FRANCA - Un gli si dice nulla e si va via!

CARMELA - (entrando dalle camere) Ah! Tu sei qui! Indove tu se’ stata, gl’è due ore che ti si cerca?

M.FRANCA - Ero con la signora e i’ su’ figliolo!

CARMELA - Ora ringraziali della compagnia e va’ su dalla tu’ sorella a cambiatti perché tra poco gl’arriva topà!

M.FRANCA - Mamma vorrei andare a i’ rosario!

PANZANI - Signora, sua figlia verrebbe con noi…

CARMELA - La ci verrà domani. Ora la da ire a cambiassi.

M.FRANCA - E se io un mi ‘voglio cambiare?

CARMELA - E se io ti tira du’ manache?

CLEMENTINO - (che si trova accanto a Mariafranca alla sua sinistra, tenderà il braccio destro per proteggerla dalla madre e con la mano destra, quindi, distrattamente, le toccherà il petto) Signora! Non si permetta di toccarla!

PANZANI - Clementino, icchè tu tocchi?

CARMELA - La tetta della mi’ figliola e tocca!

PANZANI - Uh! Vergine!

CARMELA - L’è vergine sicuro!

CLEMENTINO - Non si picchia una mia sorella, mammà!

CARMELA - Ma icchè vole questo scarafaggio? O nini… che voi una labbraca anche te?

PANZANI - Picchiare il mio Clementino?… Signora, lei è pazza!

CARMELA - La senta: e sarò anche pazza, ma se gli preme mantenergli qui’ visino intatto, la lo tenga lontano dalla mi’ figliola. Un voglio che gli metta idee pe’ i’ capo… tanto la ce n’ha poche! E gnene mette abbastanza i’ priore di Firenze! E te, fico lesso, va’ subito a vestitti, perché sennò e ti do una martellaca su codesto ceppicone, così i’ padreterno e ti piglia prima!

CLEMENTINO - Ubbidisci, sorella!

M.FRANCA - Ubbidisco, fratello!

CARMELA - Ma guarda che bella parentela l’ha trovato a Viareggio!

PANZANI - Una parentela sana, onesta e pia!

CARMELA - E accidenta alla tu’ zia!

CLEMENTINO - Mamma, l’ha offeso la zia!

PANZANI - Quale? La Corinna o la Cornelia?

CARMELA - Tutte e due! E anche i su’ zii se ce gl’ha!

PANZANI - Signora!!!

CLEMENTINO - Perdona chi ti ferisce, mammà! Addio sorella! (via)

M.FRANCA - Addio fratello! (via correndo in camera)

CARMELA - Roba da chiodi! Più cerco di falla distrarre e più che mi trovo tra piedi i preti! Amilcare, Amilcare…

AMILCARE - (entrando dalla sala da pranzo) Comandi sora Abbordaggi.

CARMELA - Senti, io vo alla stazione a pigliare i mi’ marito.

AMILCARE - Ah già! Gl’è sabato, oggi arrivano i mariti ne’ treni scoperchiati!…

CARMELA - Oh! Un son mica la Vannocchi!

MATILDE - (entrando dalle camere) Senti mamma…

CARMELA - O che ha’ lasciato solo i’ Bevilacqua?

MATILDE - Sì e voglio venire anch’io alla stazione a pigliare i’ babbo.

CARMELA - Accident’a te! T’avevo detto di non moverti dalla su’ camera… di tenergli la manina e di fargli sentire un po’ di musica colla tu’ radiolina!

MATILDE - Gli ho tenuto la manina, gl’ho fatto senti’ la musica ma lui s’è addormentato!

CARMELA - Addormentato?! Tu lo dovevi svegliare! Tu gli davi una bella scrollata…

MATILDE - Mamma, gliel’ho data! Ma lui e seguitava a russare come un trombone.

CARMELA - Come?! Tu gli tenevi la mano, la radio accesa, tu l’hai scrollato e lui seguitava a russare? Allora un c’è più rimedio. Amilcare, l’ha azzeccato un frigido!

AMILCARE - Macché frigido! Gl’è lesso!

CARMELA - Sì, ma gliè lesso per metà!

AMILCARE - Ma icchè la vole che faccia, poero ragazzo, ridotto a qui’ modo!

CARMELA - Qualunque cosa, ma mettisi a russare di fronte a una bella ragazza… Te che dormiresti?

AMILCARE - Se fossi cotto da i’ sole in quella maniera, e dormirei anch’io!

CARMELA - No, un dee dormire! Ora lo sveglio io. Matilde vai su in camera, mettiti i’ tutù che t’ha portato pe’ la festa di’ villeggiante, entragli in camera e ballagli la morte dell’oca!

MATILDE - Di’ cigno, mamma!

CARMELA - O oca o cigno l’è la stessa. Tu vedrai che si sveglia. O si sveglia o more coll’oca. Vai, sbrigati, corri!

MATILDE - Corro! (via in camera)

CARMELA - Roba da pazzi! La Mariafranca, la trova preti e questa e frigidi! Ma che posso essere una mamma più disgraziata di così? Ora vo alla stazione a pigliare quell’altro rammollito!… E questa l’è la mi’ vita!

VANNOCCHI - (entrando dalle camere con una tunica nera con tutti i ricami d’oro) Garçon? Garçon?

AMILCARE - La comandi eminenza! Uh! La scusi, ma vestita in quella maniera… l’avevo presa per un vescovo… (ride di cuore)

VANNOCCHI - Cosa ridi, stolto! Dunque dicevo, garçon, che è arrivato mon marì Vittorio Emanuele…

AMILCARE - Terzo!

VANNOCCHI - No. Augusto… È al bagno con la piccola Mariangelafiore.

AMILCARE - Ho capito. Allora lei la voleva la solita camera da scapolo?

VANNOCCHI - Sì, per mandarci la bimba. Noi non siamo abituati a stare tutti in una chambre come gli zingari. Comprenè?

CARMELA - Oh!… Se la lo dice per me, l’ha sbagliato. Perché i’ sabato, io, prendo un’altra camera pe’ i’ mi’ mo’ marì vigilè!

AMILCARE - Ahi, ahi, ahi! I’ bello gl’è che c’è rimasta una camera matrimoniale co’ un lettino e basta!

CARMELA - La mia.

VANNOCCHI - Non plaesantè Amilcare! Madame la metrès lo sapeva fin dall’altro sabato!

AMILCARE - Ma l’altro sabato la c’era. Ma da i’ 14 d’agosto gli s’era detto che sarebbe stato difficilino.

VANNOCCHI - Tu vuoi plaesantè, madame Ernestà… (chiamando) madame Ernestà… (esce verso il pranzo)

CARMELA - Ma guarda se una che l’è nata ìn via de’ Serragli, la dee parlare a qui’ modo! Ma lo sai chi l’è quella? L’è la figliola di’ cenciaiolo di piazza di’ Carmine! Poi gl’hanno fatto i quattrini… ma sempre cenciaioli sono!

VANNOCCHI - (entrando con Ernesta) Dunque, senta Madame. Amilcare dice che per mon marì, non c’è la chambre, c’est vrai?

ERNESTA - Oh ma oggi l’è giornata, ma icchè v’avete?!… Anche di là si sente una confusione! Come un c’è posto Amilcare?

AMILCARE - (prendendo il registro) La guardi, siamo a i’ completo! Agli sposini gli s’è dato i’ 15 apposta pe’ lascianne una libera pe’ loro, ma due le un ci sono!

ERNESTA - Per accomodare vu’ potreste mandare le vostre bambine a i’ 22, così vi rimarrebbero du’ camere libere per voi!

VANNOCCHI - Mon diè! La mia Mariangelainfiore ne pè pa dormì avec estranei.

CARMELA - Mon diè! Avecche le mi’ bambine, un la vorrebbero la su’ Mariangela cavolfiore!

ERNESTA - Ma per poche notti… a i’ mare e bisogna arrangiarsi!

VANNOCCHI - Ne pà possible. Come si fa, mon diè?

CARMELA - I’ mon diè, unn’è lui lassù? Allora gliene domandi a lui… Io la camera ce l’ho, pe’ i’ mi’ marito vigile!

ERNESTA - Signora Abbordaggi bisogna vedere d’accomodarsi, perché la signora Vannocchi, per essere sinceri, sabato me l’aveva detto.

VANNOCCHI - Allora la camera spetta a noi.. Glielo dicca, glielo dicca!

CARMELA - Ma io avevo già parlato con Amilcare… glielo dicca, glielo dicca!

AMILCARE - Io un c’entro. La padrona l’è lei. Glielo dicca, glielo dicca!

CARMELA - Allora lei la favorisce i’ capitalismo?

ERNESTA - Ma icchè c’entra. L’è quistione di giustizia.

CARMELA - La giustizia la farà i’ mi’ marito vigile. Ora vo a pigliallo alla stazione.

VANNOCCHI - E je moì, vado a prendere a la mere mon marì. Discuteranno gli uomini e vedremo, vedremo.

CARMELA - La un mi venga dietro sennò gli tiro una borsaca ni’ muso!

VANNOCCHI - Ma si cheti, fiorentinaccia!

CARMELA - Perché lei l’è parigina. Un tu te lo ricordi più quando to’ pa’ e vendea e cenci in piazza di’ Carmine?

VANNOCCHI - Mon père? Signora, garçon, non credetegli. Mon père aveva… una fabbrica dí ciuenci!

CARMELA - Infatti con la fabbrica sulle spalle e gli urlava: ciuenci, donne c’è il ciuenciaiuolo!!! (via fuori)

VANNOCCHI - Menteuse, menteuse! Lo dirò a mon marì, lo dirò a mon marì! (via fuori)

AMILCARE - Ce lo dicca, ce lo dicca! Come mi diverto!

ERNESTA - Io, no!

AMILCARE - Ora c’è i’ match vigili – banchieri!

RAGIONIERE - (entrando dalle camere. Sarà rosso come un gambero, camminerà e gestirà come uno cotto dal sole) Signora Ernesta, Amilcare!

ERNESTA - Come la si sente, so’ ragioniere?

RAGIONIERE - Male! Un posso sentire addosso nemmeno la camicia!

ERNESTA - (prendendolo per un braccio) La venga la si metta a sedere.

RAGIONIERE - Per carità la un mi tocchi!

AMILCARE - La faccia piano, piano. La si ricordi che la c’ha le mele cotte!

RAGIONIERE - E c’ho tutto cotto!

ERNESTA - Ma anche lei! Stare tre ore a i’ sole!

RAGIONIERE - M’hanno portato in patino! Tre ore! Lì per lì non sentivo nulla, e tirava vento… ma dopo… quanto durerà?

AMILCARE - Secondo e casi. C’è anche chi ci more!

ERNESTA - (abbracciando il ragioniere) Poerino, ma icchè tu gli dici?

RAGIONIERE - (urlando) La un mi tocchi!…

AMILCARE - O signora!… Gliel’ha detto ora… perché la gli fa così? (abbracciandolo)

RAGIONIERE - (urlando) Ahi, ahi! Accidenta a te!

ERNESTA - Che viene a cena stasera?

RAGIONIERE - Se mi continua così, un lo so. Ma gl’è che anche a letto e ci sto male… E mi ci vorrebbe uno che mi sventolasse!…

AMILCARE - Io un posso e c’ho da fare.

ERNESTA - Anch’io! Mi dispiace di lasciarlo, ma c’ho da preparare la cena. (via in sala pranzo)

RAGIONIERE - Amilcare, me la dai una rivista?

AMILCARE - Subito!

RAGIONIERE - Mettimela in mano. Grazie! Senti, che mi svolti la pagina?

AMILCARE - Che vuole che gli guardi anche le figurine?

RAGIONIERE - No, grazie! Senti Amilcare, quando ho guardato questa pagina, e ti chiamo per voltarmi quell’altra!

ZIZÌ - (entrando dalla comune) Buonasera ragioniere. Ciao Amilcarone!

AMILCARE - Bravo, l’è arrivato a tempo! E gliele volta lui.

ZIZÌ - Icchè?

AMILCARE - Le pagine!

ZIZÌ - Chie, un posso. Devo andare a cambiarmi. Quegl’altri e m’aspettano. Mi scusi so’ ragioniere, gliele vorto domani. (si avvia in camera)

MATILDE - (entrando con Mariafranca dalle camere) Che s’è già alzato ragioniere?

RAGIONIERE - Sì!

MATILDE - La sapesse come mi dispiace!

RAGIONIERE - La sapesse a me!

M.FRANCA - Amilcare, che hai visto la mamma?

AMILCARE - L’è andata a allenassi pe’ i’ match! (esce ridendo, verso il pranzo)

MATILDE - Che match? L’è andata alla stazione.

RAGIONIERE - (alzandosi a fatica e avviandosi verso la comune) Con permesso…

MATILDE - Indoe la va?

RAGIONIERE - A vedere se incontro un po’ di vento!

MATILDE - E si viene anche noi con lei!

RAGIONIERE - Venite pure, ma non mi toccate!

OLINTO - (entrando dalla comune con Fuffi e il colonnello) Ohi, Ohi! I’ mi capo, i’ mi’ capo!

FUFFI - Su, si faccia coraggio, non è niente!

COLONNELLO - Io non ce la faccio più a trascinarlo. Ragioniere, mi dia una mano.

RAGIONIERE - Non posso, son cotto!

MATILDE - Icchè gl’ha fatto?

OLINTO - (che l’avranno steso sulla chaise longue) Un ci vedo più! E mi gira tutto! (a Matilde) Lei icchè la fa con la testa in giù? La si rizzi! E gli si vede ugni cosa!

COLONNELLO - Amilcare, Amilcare!

AMILCARE - (entrando dal pranzo) Ai comandi!!! Vai, un altro invalido!

FUFFI - Ma si dia un po’ di forza!

OLINTO - Gli vedo tutto anche a lei. La si rivolti, la si rivolti!

COLONNELLO - Non ci riesce di carmarlo!

AMILCARE - E gl’ha presa una sbornia pe’ ridere!

FUFFI - La unn’è mica colpa nostra. A ogni barre si fermava a bere un cognacche!

COLONNELLO - Amilcare, vai a fargli un caffè senza zucchero.

AMILCARE - Subito! (via in sala pranzo)

VIOLETTA - (entrando dalle camere) Ah! Sei qui Ippolito? Perché non sei venuto a riposare?

COLONNELLO - Volevo… ma poi è preso male al signor Brogini…

VIOLETTA - Cosa ha fatto? (scostando il ragioniere) Scusi ragioniere…

RAGIONIERE - (gridando) Ah!!! Signora, non mi tocchi! (andrà verso la porta da pranzo)

VIOLETTA - Ma questa è ubriaco!

OLINTO - Mamma come mi sento male! Accidenti a quando mi sono sposato!

COLONNELLO - Su, su, non faccia il bambino!

OLINTO - Senta signora, lei, la prima notte di matrimonio, l’è andata a letto co’ i’ su’ marito?

VIOLETTA - Ma come si permette?

COLONNELLO - Scusalo, è fuori di sé!

OLINTO - (alzandosi e scuotendo Violetta) Allora, la c’è andata a letto? L’ha fatto all’amore?

VIOLETTA - Ippolito, ma quest’uomo mi mette le mani addosso! Fai qualcosa!

COLONNELLO - Ma cosa vuoi che faccia?!

AMILCARE - (entrando con il caffè, urterà con la spalla il ragioniere) - Pronti!!!…

RAGIONIERE - Ahi!!! Ma ce l’avete tutti con me?

AMILCARE - La mi scusi, ma l’è sempre ni’ mezzo!… Ecco i’ caffè so’ Brogini!

OLINTO - Un voglio nulla. Voglio sape’ dalla mamma perché la Rosina la mi’ scappa sempre. La me lo dica, la me lo dica…

AMILCARE - Signora, ce lo dicca, ce lo dicca anche a noi!

VIOLETTA - Ma che volete che sappia! Non sono mica una enciclopedia sessuale!

OLINTO - (abbracciando il ragioniere) Ragioniere, io m’ammazzo!

RAGIONIERE - (urlando) Mi levi le mani di dosso! La un mi tocchi, la un mi tocchi!

MATILDE - La venga con me ragioniere.

AMILCARE - Brava. La lo porti via, sennò qui lo sbucciano… (il ragioniere, Matilde e Mariafranca entreranno in sala da pranzo)

OLINTO - Allora che mi fate ammazzare?

AMILCARE - Ecco! In questa pensione, un ci mancava che i’ morto!

COLONNELLO - Portiamola in camera sua.

AMILCARE - Gl’è meglio perché se la lo vede la padrona…

FUFFI - Venga, si appoggi a me.

OLINTO - Indoe si va?

COLONNELLO - In camera.

OLINTO - Che si va a fare all’amore?

AMILCARE - Se gli riesce! Ora la vedrà che la unn’è strabuzza più! Aprite la porta, buttatelo dentro dalla su’ moglie e icchè succede, succede!

OLINTO - Addio mamma. I’ su’ figliolo gl’è bono e bravo… (alludendo a Fuffi) Ma anche questa l’è bona, bona! (via nelle camere)

VIOLETTA - Ma quello non è solo ubriaco, è anche pazzo, pazzo! Quella povera sposina mi fa una pena.

CARMELA - (da dentro) Ma la stia zitta, rificolona!

VANNOCCHI - (da dentro) Rificolona a me? (voci a soggetto)

AMILCARE - Vai! E comincia i’ mecce vigili-banchieri!

VIOLETTA - Io ti lascio. Divertiti. (via nel pranzo)

VANNOCCHI - (entrando con marito, il vigile e Carmela) Non mi offenda, madame!

CARMELA - L’è stata lei la prima.

VITTORIO - Ma si può sapere come l’è nata la disputa?

ARTURO - Ecco! Vorrei saperlo anch’io!

VITTORIO - Scusi. Noi ci siamo visti tante volte, ma non ci siamo mai presentati. Permette? Leopoldo Emanuele Vannocchi.

ARTURO - Arturo Abbordaggi.

VITTORIO - Abbordaggi? Ne è sicuro?

ARTURO - I’ mi’ babbo si chiamava così!

AMILCARE - Anche i’ su’ nonno?

VITTORIO - Non mi sembra possibile.

AMILCARE - Allora come si chiama?

VITTORIO - Io sono una studioso! Sono un etimologista!

AMILCARE - Senti chi gl’è!

VITTORIO - Anticamente, il suo cognome era Abbordaggio… i suoi avi erano, certamente dei pirati.

AMILCARE - Ma guarda!… (guardando Carmela e alludendo a Arturo) Allora lui gl’è figliolo di’ corsaro nero!

CARMELA - Ora ti do un’abbordata… ma che ti levi di torno?… Piuttosto, veniamo a noi!

VITTORIO - Lo dicevo or dianzi… qual è la disputa?

AMILCARE - Glielo dico io. Le signore, l’avevano fissato le camere per loro, come gli altri sabati, però, siccome domani gl’è ferragosto, di camere ce n’è una sola.

ARTURO - Allora come si fa?

VITTORIO - Io credo che sarà bene chiamare la padrona.

AMILCARE - Subito! (chiamando) Signora Ernesta, signora Ernesta!

ERNESTA - (entrando dalla sala pranzo) Ma icchè tu voci?!

AMILCARE - Io e un li reggo più!

ERNESTA - Signori calma, sennò fra tutti vu’ mi mandate via di cervello.

VANNOCCHI - Lei deve dire la verità. (vedendo il colonnello che entrerà dalle camere pulendosi la bocca con un fazzoletto) Guardi c’era anche il signor colonnello, quando glielo dissi!

ERNESTA - Sì, me lo ricordo… però anche la signora Abbordaggi…

ROSINA - (entrando di corsa, si nasconderà dietro Violetta entrata a tempo) No, no, aiuto! Signora la m’aiuti!

OLINTO - (entra di corsa dietro a Rosina, senza giacca né camicia) Rosina, Rosina, porca cavalla, se un tu vieni a letto e fò uno strucinio: prima t’ammazzo, poi ti mordo tutta e ti beo tutt’i’ sangue!

AMILCARE - Questo s’è convertito in dracula!

VIOLETTA - Basta signor Brogini! Io nella mia vita non ho mai assistito a simili scene erotiche! Lei, prima di sposarsi, doveva farsi vedere da un dottore!

FUFFI - (entrando dalle camere con Zizì) Ma che succede?

ERNESTA - I’ finimondo!

VIOLETTA - Non pianga. Lei è sotto la mia protezione. Telegraferemo ai suoi genitori che la vengano a prendere. Per ora lei, dormirà con me! E tu Ippolito, con lui!

AMILCARE - Presto so’ colonnello la fa la fine di Zizì!

ARTURO - E noi, in doe si dorme?

AMILCARE - Tutti a i’ 15!!! (ride)

ERNESTA - Te, tu hai anche a ridere, stupido!

OLINTO - (scambiando Fuffi per Rosina abbracciandola e baciandola) Rosina, vien via con me e si va a letto!

FUFFI - Ma io non sono Rosina!

OLINTO - Unn’è posso più, tu mi fa’ impazzire, andiamo a letto…

FUFFI - Ma signor Olinto!

OLINTO - Chiamami, ciocione. (abbracciandola con veemenza la trascina verso le camere)

ROSINA - Olinto, icchè tu fai?

AMILCARE - I’ ratto delle Sabine!

FUFFI - Ma non state tutti fermi, levatemelo di dosso!

PANZANI - (entrando dalla comune con Clementino) Ah!… Figlio mio non guardare… ma questo è uno scandalo!

ERNESTA - Altro che scandalo! Nella mi’ pensione e c’è entrato i’ diavolo!

CLEMENTINO - Pregate fratelli, pregate!

FUFFI - Padre, padre, la mi liberi da questo energumeno!

CLEMENTINO - (rivolto a Olinto) Prega fratello, prega!

OLINTO - Chie, un voglio prega’ piue! I’ priore dell’Impruneta me l’ha data…

AMILCARE - E guai a chi gliela tocca!

OLINTO - Seguimi, sennò e ti strozzo! (esce con Fuffi verso le camere)

COLONNELLO - (seguendoli) Signorina Fuffi!… (esce)

ROSINA - Amilcare, indoe la porta?

AMILCARE - A sentire la ventata, porca cavalla!

ROSINA - I’ libeccio o la tramontana?

AMILCARE - La tromba d’aria, maremma diaola!

MATILDE - (entrando in tutù) Mamma, mamma, s’è svegliato.

CARMELA - Gliel’ha’ fatta la danza di’ cigno?

MATILDE - Sì, gl’ho fatto anche la spaccata!

CARMELA - E lui?

MATILDE - Gl’ha mandato un urlo e s’è svenuto!

SIPARIO

TERZO ATTO

Stessa scena. Ore 21.00.

OLINTO - (entrando dalle camere seguito da Ernesta e Amilcare) Che vergogna, che vergogna!

AMILCARE - Su, la si faccia coraggio, in fondo unn’è mica cascato i’ mondo!

ERNESTA - I’ mondo no, ma unn’ha mica fatto una bella cosa. E fa bene a vergognassi!

OLINTO - Che figura ho fatto con tutti i pensionati! O perché ho beuto a quì mo’?

ERNESTA - A me, la me lo domanda?

OLINTO - E gl’altri! Icchè gl’hanno detto?

ERNESTA - Gl’hanno capito subito che l’era ubriaco.

AMILCARE - Chi ha riso… e chi s’è scandalizzato.

OLINTO - O la mi’ moglie, indoe l’è ita?

ERNESTA - L’ha cenato eppoi l’è andata via.

AMILCARE - La sarà sulla passeggiata.

OLINTO - Sola? Vai, ora la mi si sperde.

AMILCARE - Qualcuno che la riaccompagna, la lo trova.

OLINTO - O quante ore ho dormito?

AMILCARE - Dalle cinque e se un si venia su noi, l’andava a domattina!

OLINTO - E son proprio disgraziato. Da quande mi sono sposato un me ne va bene una… E ora icchè fò! Ohi, ohi, e mi do’ tanto i’ capo…

ERNESTA - La ci tenga la borsa co’ i’ ghiaccio.

OLINTO - E mi fa male anche lo stomaco.

AMILCARE - Con la borsa dell’acqua calda gli passa… Così: ghiaccio in testa, caldo allo stomaco… la diventa un semifreddo!

OLINTO - O i’ so’ colonnello, icchè dice!

AMILCARE - Gl’è diventato nero anche senza sole. (sentendo delle voci d.d) State zitti, vien gente.

ERNESTA - (a Olinto) Si ricordi icchè gl’ho detto.

PANZANI - (entrando dalla sala pranzo con Clementino) Signora, domattina sveglia alle sei. Clementino, prenderemo due messe… bisogna pregare noi, per questi peccatori…!

ERNESTA - Io, veramente, un mi sento peccatrice.

PANZANI - È peccatrice anche colei che da ricetto a persone anormali, che coltivano amori illeciti.

AMILCARE - Se la lo dice pe’ i’ signore, la sbaglia. Lui gl’aveva soltanto scambiato la moglie!

PANZANI - E ti sembra lecito questo?

AMILCARE - Quando uno un ci rimette!

ERNESTA - Finiscila Amilcare. Signora Panzani, il signor Brogini è qui per… per chiedere scusa a lei e a suo figlio.

AMILCARE - (divertito, piano a Olinto) Si genufletta.

OLINTO - (mentre si genuflette) Signora, io…

PANZANI - Vuol prenderci anche in giro? Si vergogni di essere nato!

CLEMENTINO - Mamma, perché? Ogni peccatore può redimersi. Eppoi, se ha peccato, ha peccato per amore!

AMILCARE - Giusto! Amore in condominio, ma sempre amore è.

CLEMENTINO - L’amore in condominio, non deve esistere! L’amore per una donna, o per un uomo, deve essere esclusivo. Un uomo ed una donna si sposano e nulla può dividerli; solo il Signore…

AMILCARE - Quale signore: quello lassù o questo?

CLEMENTINO - Quello lassù. Il signore…

AMILCARE - Quello lassù?

CLEMENTINO - No, questo.

AMILCARE - Unn’azzecco una.

CLEMENTINO - Non ha voluto tradire sua moglie, ha voluto solo riversare su un’altra donna, sempre in stato di incoscienza, tutto l’amore che sentiva per sua moglie! Se sua moglie avesse acconsentito a consumare il matrimonio… tutto questo non sarebbe successo.

AMILCARE - Lui, invece di consumare, s’è consumato.

PANZANI - Clementino! Ma come sai tutte queste cose?

CLEMENTINO - Me l’ha dette Mariafranca.

AMILCARE - Eh!! Fra religiosi, si capiscano!

PANZANI - Per me, quello che ha fatto questo signore, è mostruoso! Eh! Se ci fosse stato il tuo povero babbo…

AMILCARE - Sarebbe diventato anche cieco.

PANZANI - Come?

AMILCARE - Per non vedere queste sconcezze

PANZANI - Io ha detto il mio parere: questa gente immorale, mi fa pietà.

AMILCARE - Lei, con quella bocca la può dire icchè la vole… “neutro Roberts…”, “più bianco non si può”… tutto icchè la vole…

ERNESTA - Finiscila Amilcare!

PANZANI - Non raccolgo! Andiamo Clementino. (via nelle camere)

ERNESTA - Buonanotte Signora!

CLEMENTINO - (prima di uscire) Mi dispiace per quello che ha detto mammà! Io la comprendo. Un innamorato perde la testa! Sapesse come la comprendo… Buonanotte!

AMILCARE - Clementino, tu ruzzoli!

CLEMENTINO - (dirigendosi verso le camere, inciampa in una seggiola e cade. Si rialza e mentre si spolvera i ginocchi) Son belle ruzzolato! Buonanotte!

ERNESTA - Te, se un tu la finisci di fare la spiritoso…

AMILCARE - Ma l’è antipatica a bono!

ERNESTA - Il cliente ha sempre ragione, ricordatelo! (sentendo le voci dei ragazzi e della Vannocchi) Vai, ecco quest’altri!

VANNOCCHI - (entrando dalle camere seguita da Mariangelainfiore, Zizì e gli altri ragazzi) Madame, madame

AMILCARE - Vai… Gl’arriva la Pompadour!

ERNESTA - Comandi signora Vannocchi!

VANNOCCHI - Questi garcon, hanno invitato la mia Mariangelafiore a ballare, un divertissement a sall dansè!

AMILCARE - O in dove gl’è codesto posto?

TIZIANO - Si va alla capannina in pineta.

VANNOCCHI - Vogliono far concorrere la petit per miss bagno Esperia.

ERNESTA - Bene. O la unn’è contenta?

TIZIANO - Io son sicuro che se la si presenta, l’arriva prima.

PAOLO - Se poi la va in finale, la può diventare misse Versilia!

AMILCARE - Se c’è i’ caste dell’anno passato, l’arriva di certo… A una gli s’incrociavano gl’ossi da come l’era magra, un’altra l’aveva un occhio che un si combinava con quell’altro, una la sarà stata novanta chili…

ZIZÌ - Ma che date retta a lui… L’eran proprio belline, io c’ero a vedelle. Che si vaaa…

SANDRO - Che ci dà la chiave?

ERNESTA - Dagliela Amilcare.

AMILCARE - Subito.

VANNOCCHI - Che farete molto tardi?

MARIANGELA - Mammina, unn’incominciare a rompere! E torno quando l’è finita la festa. Te vai a letto e dormi. Già che stasera si sono degnati di fammi compagnia, non mi sciupare ogni cosa.

PAOLO - Ma un tu c’avevi Robertino?

MARIANGELA - Per carità, non me lo ricordare!

VANNOCCHI - Cherì, non fare stare in pensiero la mer…

ERNESTA - La può star tranquilla, questi son bravi ragazzi.

AMILCARE - Poi c’è Zizì che la guarda!

ZIZÌ - La guardo sicuro! La potrebbe esse’ la mi’ sorellina… Vieni Fiore, si va…

VANNOCCHI - Mon diè. Non sciupi le nom. Me lo dica tutto: Mariangelafiore. Ho pensato tanto per trovarlo quand’ero incinta!

AMILCARE - L’ha fatto du’ parti: i’ nome e la figliola.

MARIANGELA - Ragazzi, consigliatemi. Sto bene con questo vestito?

TIZIANO - Tu se’ una cannonata

SANDRO - Favolosa!

VANNOCCHI - Se volete, la può changè… Beaucoup colour; rouge, noir…

AMILCARE - Fate vostre joue, rien ne va plus. Rouge, noir! Changè l’argent!

ERNESTA - Amilcare, ma icchè tu dici?

AMILCARE - O signora, bisogna buttassi in fori, senno qui, ci si fa brutta figura.

MARIANGELA - Allora, lo cambio?

TIZIANO - Tu stai benissimo! Tu sei più sexi di’ solito!

VANNOCCHI - Mon petit cherì, ha tutto sexi! Garcon, una raccomandation: quando le daranno le numerò fatela dancé, così la vedano i giurati

AMILCARE - E gli danno vent’anni!

PAOLO - Siamo in tre. L’ha voglia di ballare!

ZIZÌ - Glielo fò fare io un liscio co’ i’ caschè…

AMILCARE - Allora la stia sicura che la guardano tutti!

ZIZÌ - E ci guarderanno sicuro! Mi guardano quando son solo, figurati co’ una bella ragazza! E poi, ni’ liscio, un mi batte nessuno.

MARIANGELA - (baciando la madre) Addio mammina, buonanotte!

VANNOCCHI - Buttati! Mi raccomando, buttati

AMILCARE - Io la butterei, ma ni’ mare!

VANNOCCHI - Scusa, petit enfant. Devo dirti una cosina. (la prende in disparte) Che ti piace qualcuno di quelli?

MARIANGELA - Quello lungo, mammina.

VANNOCCHI - Allora, agguantalo!

TIZIANO - Mariangelafiore… andiamo.

VANNOCCHI - Ce li hai i soldini, cherì?

PAOLO - L’ingresso e consumazione: quindicimila in piedi.

VANNOCCHI - Sur le piè, mon diè! Sur le piè!!

AMILCARE - Ritti, co’ i’ bicchiere in mano!

VANNOCCHI - No, no, no! Tieni, prendi l’argent.

MARIANGELA - Centomila che bastano pe’ i’ tavolo?

TIZIANO - Sì, sì! Le bastano! Buonanotte a tutti. (escono tutti i ragazzi salutando a soggetto)

AMILCARE - (piano ad Ernesta) Meno male che l’hanno invitata! Hanno risparmiato la benzina e guadagnato i’ sedere. Chissà come gl’è contento Zizì!

VANNOCCHI - (ammirando Mariangelafiore che s’allontana) Ma com’è beautè. È proprio un morceau de roi. Sono sicura che vince… Ha due occhioni, cosí! Un vitino, così! Due tettine, così…

AMILCARE - La un ci dica i’ resto perché c’è i’ lione dell’Impruneta!

OLINTO - (che sarà rimasto sulla sdraio con le borse dell’acqua) Io un me ne intendo di donne.

AMILCARE - Lui poerino, ormai gl’è un lione dello zoo delle cascine.

OLINTO - No, e diceva che un m’intendo di’ concorso delle donne. All’Impruneta e lo fanno ancora, ma quello delle mucche!

AMILCARE - Ah! All’Impruneta le vanno a ballare anche le mucche?

OLINTO - Sie! E guardano la qualità e alla più bella gli mettan la fascia co’ la coccarda. E a chi l’ha allevata gli danno i’ premio!

AMILCARE - Se la vince la su’ figliola, gliene danno anche a lei.

VANNOCCHI - Sono sicura che lo vince! Con permission, vò a vedere cosa fa mon marì, Vittorio Emanuele Augusto. Il a pri una discussion con il vigile. A frappè madame! A frappè gargon! (via verso le camere)

OLINTO - Me, la u m’ha nemmen salutato!

AMILCARE - A lei i’ frappè la gliene fa dopo.

COLONNELLO - (entrando dalle camere) Signora Ernesta, per favore, vuol trovarmi un tappo per il vino?

ERNESTA - Subito. (esce in sala da pranzo)

OLINTO - Bonasera, so’ colonnello.

COLONNELLO - Non mi rivolga la parola! Ma lo sa, che lei, oggi, ha dato scandalo? Un vero scandalo!

AMILCARE - La lo scusi, aveva bevuto e…

COLONNELLO - Ma che bevuto!… Montare addosso ad una ragazza come se fosse un cavallo…

AMILCARE - Gl’avrà visto qualche film erotico e allora…

COLONNELLO - Lei non è mica solo in questa pensione! Qui ci sono anche delle persone oneste a cui…

VIOLETTA - (entrando dalle camere) Queste scene disgustose fanno veramente inorridire! Lei, signore, è un porco!

AMILCARE - Mí dispiace pe’ la su’ mamma!

VIOLETTA - Amilcare taci!… Tradire la moglie il prima giorno di nozze!

AMILCARE - Veramente gl’era i’ secondo!… Poi, siccome la moglie la lo teneva a bocca asciutta… lui ha cercato di bere a un’altra fontana!

VIOLETTA - Amilcare: fra te e la tua padrona, di questa pensione, ne farete una casa d’appuntamenti!

AMILCARE - Meno male, almeno qualche mancia la farò!

VIOLETTA - Per mantenere una pensione su un certo livello bisogna badare alla clientela!

COLONNELLO - Certo, lui è stato provocato… tutta nuda ìn quella maniera!

VIOLETTA - Ma anche se fosse stata vestita… la colpa è di questo scellerato. Questo genere di uomini, vanno dietro a tutte! Se su quella chaise-longue ci fossi stata io, lui sarebbe saltato addosso anche a me!

AMILCARE - No, non credo. Gl’avrebbe fatto marcia indietro. (ammicca al tic)

VIOLETTA - Perché?

AMILCARE - Sì vede subito… la brava madre di famiglia!

COLONNELLO - Allora confermi anche tu che quell’altra…

FUFFI - (entrando dalle camere) È una poco di buono… Avanti, continuate!

COLONNELLO - Quel vestito, aizza gli uomini!

FUFFI - Io mi vesto come mi pare!

VIOLETTA - Io non capisco perché tu te la prenda tanto con lei. La colpa è del signore!

FUFFI - Io credo che la colpa sia mia… (con intenzione) …solo mia, perché sono venuta in questa pensione, dove nessuno può proteggermi!

COLONNELLO - Chi la deve proteggere? Chi?

OLINTO - Ma guarda come si leticano, per colpa mia! So’ colonnello, la faccia la pace colla su’ moglie.

VIOLETTA - Ma io non sono mica arrabbiata.

OLINTO - Lei no, ma… i’ colonnello sì!

COLONNELLO - Senta, non parli più, stia zitto, sempre zitto! Se dice ancora una parola io l’ammazzo, l’ammazzo!

AMILCARE - Bello! Nozze di sangue… prima di notte i’ morto ci scappa davvero!

FUFFI - Non c’è bisogno d’ammazzare nessuno. Io me ne vado.

OLINTO - Maremma diavola. Tutto pe’colpa mia! (a Violetta) Signora la ci metta una parola bona.

VIOLETTA - Ah! Vuole che io ci metta una buona parola? Ma non pensa a sua moglie?

OLINTO - Noe, io penso alla moglie di so’ colonnello.

AMILCARE - (intervenendo rapidamente) La stia zitto, sempre zitto, sennò du’ palle un gliele leva nessuno!

VIOLETTA - Non pensi a me, pensi invece a sua moglie e torni sulla retta via!… Poi, in fondo, sono affari vostri. La cosa importante è che qui, almeno fino alla fine del mese, si stia tranquilli. Andiamo Ippolito. (esce verso le camere)

FUFFI - Allora io che devo fare? Sentiamo! Andarmene?

COLONNELLO - Io non ti trattengo!

OLINTO - Ma come? Vu vi lasciate?

AMILCARE - (cantando) Addio, mia bella addio…

FUFFI - Guarda che, sono capace di farlo!

COLONNELLO - Lo devi fare!

FUFFI - Amìlcare, preparami il conto!

AMILCARE - Ora, subito?!

FUFFI - Subito; subito. Non voglio restare qui un minuto di più. (al colonnello) Addio.

COLONNELLO - Addio. Ma ricordati… che a Firenze, ci rincontreremo!

FUFFI - Non credo… (via in camera)

COLONNELLO - Amilcare, tu hai capito tutto, vero?

AMILCARE - A volo! Colonnello, di questi tempi, due le son troppe.

COLONNELLO - Queste sono cinquecentomila lire, fai tutto te, paga e…

AMILCARE - Il resto me lo metto in tasca.

COLONNELLO - Fai come vuoi, ma non farmi avere fastidi con mia moglie. (a Olinto) Ha visto? E tutto per colpa sua. (via in camera)

OLINTO - Maremma diavola! Amilcare, battimi i’ capo ni’ muro.

AMILCARE - Sie, e sarebbe tempo perso…

OLINTO - Ma, la moglie di’ colonnello, la va via?!

AMILCARE - Una. Però gli rimane la seconda, che la sarebbe la prima.

OLINTO - O ma che si fa, agl’indovinelli?

AMILCARE - La venga con me a i’ barre e gliene spiego.

ERNESTA - (entrando con Vittorio Emanuele Augusto e il vigile. Ad Amilcare) Giusto te, vien qua.

AMILCARE - Un posso. Devo andare co’ i’ so’ Brogini

ERNESTA - Ma io ho bisogno di te!

AMILCARE - Ora devo fare la baby sittere. La venga, la venga so’ Brogini! (via in sala da pranzo)

ERNESTA - Quando tu n’hai bisogno, un c’è maì. Ecco, questa è la chiave di’ 22. Le signore le rimangano in dove le sono, e voi vu v’accomodate qui. Tanto, c’è un letto matrimoniale e un lettino.

VITTORIO - Per sanare la controversia, io m’accordo volentieri. Lei, cosa ne dice, signor Arrembaggi?

ARTURO - A me, mi va bene tutto. Ma alla mi’ moglie chi glielo dice?

VITTORIO - Ma dovrà capire.

ERNESTA - S’è telefonato in tutti gli alberghi!

ARTURO - O so’ Vannocchi, io a dormire con lei, ci vengo volentieri, ma bisogna vedere se la mi’ moglie se la mi ci manda.

ERNESTA - Sìgnori, i’ 22 gl’è a vostra disposizione. Chi ci vòle andare ci va. Però, per favore, non mi fate più storie. Anch’io ciò da fare. Con permesso! (via in sala da pranzo)

ARTURO - Si figuri se farei storie! Pur di star tranquillo dormirei anche su una sdraio! L’è che la mi’ moglie, quando l’attacca i’ disco… ma che l’ha sentita? La un ti dà nemmeno i’ tempo di incastrare una parola! Lei mi comprende… so’ Leopoldo Emanuele Augusto?

VITTORIO - Se la comprendo? Io dormirei anche per terra. Sono sposato da vent’anni, sa?

ARTURO - Io da venticinque!

VITTORIO - Ma, che si resiste fino a venticinque?

ARTURO - Eh! Purtroppo si resiste! Vede, se si potesse stare insieme stanotte nella camera 22, si potrebbe…

VITTORIO - evadere anche un po’…

ARTURO - A distrarsi…

VITTORIO - Si potrebbe anche…

ARTURO - Andare…

VITTORIO - All’arrembaggio…

ARTURO - Con una bella pirata che la si spogliasse pianino pianino come quelle che si vede a telelibera.

VITTORIO - Che la vede anche lei?

ARTURO - Se la vedo…

CARMELA - (entrando dalle camere) Icchè tu vedi?

ARTURO - Quello che un vorrei vedere… (alzando la voce) Carmela, i’ signore mi diceva, per sanare…

VITTORIO - La controversia, si potrebbe andare noi nella 22 per questi quattro giorni…

ARTURO - Icchè tu ne dici? Sai… tanto per… per…

VITTORIO - Conciliare.

CARMELA - Conciliare? Ma come tu vai a fare i’ vigile! Ma icchè tu vigili?

VITTORIO - Allora, che ne pensa di questa soluzione?

CARMELA - Per me… Te, che ci vai volentieri a dormi’ con lui?

ARTURO - Per me, dormire con te o con lui, gl’è uguale.

CARMELA - Come uguale??!!

ARTURO - No, volevo dire…

VITTORIO - Voleva dire che, per accomodare, si sacrifica a lasciare la moglie per quattro giorni…

VANNOCCHI - (entrando dalle camere) Chi è che lascia la moglie per quattro giorni?

VITTORIO - Noi. Il signore verrà a dormire con me.

VANNOCCHI - Benissimo. Tu sei contento, cheri’?

VITTORIO - Contentissimo. Vieni cara, andiamo a disfare la valigia.

VANNOCCHI - Già, devo tirarti fuori il pigiama di seta, la vestaglia a puà, le pantofole di velluto e tutto l’occorrente per la tiolette.

CARMELA - Icchè la crede, che i’ mi’ marito un c’abbia i’ pigiama? Ci ha pigiama e vestaglia a strisce, bianche e grigie.

VANNOCCHI - Sembrerà un passaggio pedonale. Au revoir. (via verso le camere, mentre Vittorio fa un cenno d’intesa al vigile)

CARMELA - Oh, la trova da ridire su tutto! “Sembrerà un passaggio pedonale…”

ARTURO - La lo diceva pe’ ridere.

CARMELA - E io t’ho sposato pe’ fa’ ridere la gente?

M.FRANCA - (entrando dalla sala da pranzo) Mamma, o mamma!

CARMELA - Ecco i’ marchio di pura lana vergine! Icchè tu beli!

M.FRANCA - E vò a letto!

CARMELA - Ora?

M.FRANCA - Ho sonno!

CARMELA - Te, tu vien con noi a piglia’ la tu’ sorella a i’ cine. L’è sola co’ i’ ragioniere.

M.FRANCA - No… no, un ci vengo.

CARMELA - Ogni giorno che passa la diventa più cretina. L’è tutta i’ tu’ ritratto! Vai, vai baccellona! (mentre M.Franca ve verso le camere) Ha’ visto come l’è venuta? L’ha preso tutta la tu’ mollentezza!

FUFFI - (entrando dalle camere) Amilcare, Amilcareeeeeeeee……

CARMELA - (che si ritirerà col marito verso la terrazza) Oh, icchè l’ha di cardo?

AMILCARE - (entrando dalla sala da pranzo) Pronti i’ conto… già saldato!

CARMELA - O che va via?

FUFFI - Certo, sono stata insultata da tutti.

CARMELA - Bada lì, pe’ du’ baci. Noi ci s’è riso, vero Arturo?

ARTURO - L’è stata una scena formidabile! E potea succedere a chiunque. Se avessi beuto io qualche bicchiere in più e mi fossi trovato davanti tutta questa grazia di Dio…

AMILCARE - L’avrebbe fatto come i’ so’ Brogini!

ARTURO - Peggio, peggio… Unn’è pe’ difendello, ma lei l’è di molto bòna, signorina! Gliene dico io, perché e me ne intendo…

CARMELA - Icchè tu t’intendi, te?

AMILCARE - Di donne, sennò un’avrebbe sposato una bella signora come lei!

CARMELA - Guarda se tu torni in terrazza, intenditore!

FUFFI - Eh, quando siamo troppo belle facciamo invidia a tutti!

ROSINA - (entrando dalla comune e dopo aver ascoltato le ultime battute) A me un tu mi fai invidia, brutta sporcacciona!

FUFFI - Signora Brogini, non si permetta d’offendermi! Ritiri subito sporcacciona!

ROSINA - Io un ritiro nulla, sporcacciona e peggio ancora!

FUFFI - Vigile, venga qua. Lei ha il dovere di difendermi!

CARMELA - Smoiti, gl’hanno detto a te!

FUFFI - Questa signora mi ha insultato!

ROSINA - L’ha i’ coraggio di pigliammi i’ mi’ omo, questa cialtrona!

FUFFI - Vigile, ma faccia qualche cosa!

CARMELA - (ridendo) Voglio vedere come tu fai a fare i’ vigile!

ARTURO - Signore, calma, calma!

ROSINA - Chiè, un mi calmo. Una lezione la la deve avere questa civetta!

FUFFI - (al vigile) Ma lei non fa nulla?

ROSINA - Lui un deve fa nulla, fò tutto da me! Ora gli strappo tutti i capelli!

ARTURO - (mentre le due donne si accapigliano) Basta, basta, sennò chiamo le guardie!

ERNESTA - (entrando dalla sala da pranzo con Lucia) Ma icchè c’è?

AMILCARE - Sommosse, disordini e domani sciopero generale!

ROSINA - Ora fò la valigia e torno dalla mi’ mamma all’Impruneta!

OLINTO - (che sarà entrato dalla sala pranzo durante l’accapigliamento delle due donne) Amilcare, la torna dalla su’ mamma! Battimi i’ capo ni’ muro!

ERNESTA - Ma signori! Io mi meraviglio! Uno scandalo come quest’anno non c’era mai stato! Un po’ di educazione!

FUFFI - Già! Io mi faccio insultare, strappare i vestiti e per educazione non rispondo?

ERNESTA - Senta, io non voglio sapere icchè gl’è successo e di chi è la colpa… la unn’ha chiesto i’ conto? Allora la se ne vada perché io un ne posso proprio più! (via in sala da pranzo con Lucia)

FUFFI - Amilcare, hai visto come è andata a finire?

AMILCARE - Era prevedibile, signora Fuffi. Gl’è andato tutto bene pe’ quindici giorni, ma…

FUFFI - Ora come faccio con questa valigia?

AMILCARE - Gliela porterei anch’io, ma un posso muovermi.

OLINTO - Gliela deo portar io?

AMILCARE - Per carità! Pe’ vedere se la su’ moglie la gliela tira in testa!

ARTURO - Se la vòle una mano… (con precipitazione e alzandola con forza)

CARMELA - Ma guarda come tu se’ diventato robustino…

AMILCARE - Tanto qui fòri e c’è subito i’ taxi.

FUFFI - Grazie vigile! Addio a tutti. (esce dalla comune seguita dal vigile)

ARTURO - Carmela, torno subito.

CARMELA - Ma guarda come si dà da fare i’ mi’ marito!

AMILCARE - Gl’è vigile! L’ha trovata in sosta vietata e la manda co’ i’ carr’attrezzi in via Tornabuoni!

CARMELA - Uh… Tu dici che l’è…

AMILCARE - Io un dico nulla.

CARMELA - Senti Amilcare! Tanto te tu sa’ tutto: icchè tu mi po’ dire di’ ragioniere Fornichi Bevilacqua?

AMILCARE - Che bee vino!

CARMELA - Amilcare! Che ti sembra un bravo ragazzo?

AMILCARE - Più bravo di così, coma la lo vòle? Vull’avete cotto tutto, poerino!

CARMELA - Io non credo che sia cotto solo di fòri… ma anche dentro! Lo sai, me l’ha portata a i’ cine!

AMILCARE - E gl’ha pagato anche i’ biglietto?

CARMELA - Sì!

AMILCARE - Allora deve’essere cotto davvero.

CARMELA - Amilcare, se sistemo questa e mi rimane solo…

AMILCARE - La monaca di Monza!

CARMELA - L’è un po’ frignona… ma sotto l’è bòna! Poi la cià un corredo! Dodici di tutto! Senti, te un tu conosci mica nessuno?

AMILCARE - No.

CARMELA - Qualcuno che bazzica i’ Vaticano, magari… uno di quelli con quella pala in mano e i’ rimbocco a’ calzoni!

AMILCARE - Una guardia svizzera!

CARMELA - Magari italiana sennò un la capisco…

AMILCARE - Ce n’ho una di Camaldoli… la potrebbe fare a i’ caso suo

CARMELA - Amilcare, ti ringrazio. Tieni t’avere un bacio! Se tu me la metti a posto ti fò un regalo!

ARTUTO - (rientrando dalla comune) Allora, che si va a pigliare questa figliola?

CARMELA - Che l’hai bella embarcata, la bella Otero?

ARTURO - Sì. l’è partita ora. Poera figliola, in fondo la mi fa pena!

CARMELA - O perché un tu ti sei imbarcatp anche te, se la ti fa pena? Così tu la consolavi!

ARTURO - Magari!

CARMELA - Magari? Oh!! Fra me e lei e c’è un po’ di differenza, evvia…

ARTURO - Eh, lo dico anch’io! Per questo t’ha proprio ragione! Andiamo via gl’è meglio… (via dalla comune)

AMILCARE - (a Olinto) Ma se lei invece di venire a Viareggio, l’andava a Greve unn l’era meglio?

ROSINA - (entrando con una valigia) Amilcare, voglio un treno pe’ l’Impruneta!

AMILCARE - Che la porti in piazza? Un ce l’ho.

ROSINA - Icchè tu c’hai, un busse?

AMILCARE - Sono in sciopero!

ROSINA - Allora come fò?

AMILCARE - Come fò io. Sto qui!

OLINTO - Rosina…

ROSINA - Un mi rivolge’ la parola sai, tanghero!

OLINTO - Rosina…

ROSINA - Villano! Porcellone! Contadino!

AMILCARE - Ma che complimenti da luna di miele!

OLINTO - Unn’ho più forza nemmen di rispondere! C’ho un sonno…

ROSINA - Vergognati!

OLINTO - Ma se unn’ho fatto nulla!

ROSINA - Tu lo chiami nulla? Abbriccassi su quella sciagurata a qui mò?

AMILCARE - O sposina! Io a i’ su’ posto, avrei fatto peggio… Ma la un ci pensa che gl’è du’ giorni che la lo tiene… a stecchetto? La un vede come gl’è ridotto? Glìè tutt’occhi! La stia attenta perché se la seguita così… la lo manda a i’ manicomio! Se lei la faceva… i’ su’ dovere…a quest’ora vu eravate… in paradiso! Su, la faccia quello che gl’ho insegnato! La gli dia tanti bacini e la se lo porti a nanna!

ROSINA - Ma se ricomincia a fare i’ lione?

AMILCARE - A parte che quello, ora, un fa nemmen la pecora, la lo lasci fare… e lo farà pe’ un po’, ma poi gli smette… gli smettan tutti!

ROSINA - Tu dici?

AMILCARE - Ni’ matrimonio, i mariti son tutti così: leoni i primi giorni e bandoleri stanchi in seguito! La vada, la prenda i’ su’ leone e la lo porti… nella foresta!

ROSINA - Tu m’ha convinto! Gnamo Olinto!

OLINTO - Indoe, Rosina?

ROSINA - A letto!

OLINTO - (mezzo addormentato) Uh! Bene! Sì, sì! Amilcare, si va a letto, perché io ho sonno… ma un sonno… un tengo più nemmeno gli occhi aperti… mi ci vorrebbe du’ stecchini!

AMILCARE - Da denti?

OLINTO - Noe, da occhi. (piagnucolando) Icchè la farà la mi’ mamma? (via con Rosina)

AMILCARE - I lordi inglesi sono andati a letto. Icchè combineranno poi un si sa!

CLEMENTINO - (entrando dalle camere vestito in borghese) Amilcare!

AMILCARE - (stupefatto) O chi è?

CLEMENTINO - Son io, Clementino!

AMILCARE - Un l’avevo riconosciuto vestito a quella maniera!

CLEMENTINO - Anche gli sposini, un m’hanno risonosciuto.

AMILCARE - O perché la s’è spogliato?… Anzi, la s’è vestito?

CLEMENTINO - Tanto ormai l’ho persa!

AMILCARE - Icchè l’ha perso?

CLEMENTINO - La vocazione. E poi ho un appuntamento con Mariafranca e non potevo andarci vestito da prete.

AMILCARE - Allora, un la si fa più suora nemmeno lei?

CLEMENTINO - No! Stasera ci siamo parlati in giardino. Eravamo soli e d’un tratto… c’è passato accanto l’amore!

AMILCARE - Allora voi… borda! Vu’ l’avete acchiappato subito!

CLEMENTINO - Si voleva acchiappare, la voglia era tanta, ma con la tonaca un potevo…

AMILCARE - Invece ora, vestito così…

CLEMENTINO - Ma icchè dirà la mi’ mamma?

AMILCARE - Icchè la vòle che la dica? Poi, la faccia l’omo, la dica lei! Mamma, ho perso la vocazione e ho trovato l’amore!

CLEMENTINO - Ma lei la ci teneva tanto a vedermi prete!

AMILCARE - Ma anche se la si sposa… l’è come se si facesse prete… anzi, sposandosi l’è proprio sicuro di diventare santo! Lo sa perché si chiama matrimonio? Perché fa tanti martiri! Stia zitto, qualcuno scende le scale! O chi può essere?

CLEMENTINO - (vedendo Mariafranca vestita modernamente, avendo lasciati gli abiti monacali è emersa una ragazza veramente carina senza pur tuttavia perdere il suo innato candore) Maria santa, Mariafranca!

AMILCARE - (che con Clementino si sarà nascosto sul terrazzo) Mariafranca l’ha perso la santa! Che cambiamento! Ha visto come l’amore fa diventare bellocci?

CLEMENTINO - Uh, mi svengo!

AMILCARE - Proprio ora?

CLEMENTINO - Amilcare, è il primo appuntamento… Son sempre stato fra preti! Insegnami!

AMILCARE - E mi sembra d’esser diventato un metresse! Ragazzi, in camera! Bònasera, signorina! L’è la prima volta che la vedo alzata a quest’ora, son le dieci e mezzo!

M.FRANCA - Sai, cercavo…

AMILCARE - Qualcuno per andare a ballare?

M.FRANCA - Sie!… Mi son vestita così per…

AMILCARE - Piacer a i’ so’ Clementino?

M.FRANCA - Come, tu sai?!

AMILCARE - Tutto, tutto! So’ Clementino, la venga fòri… E l’acchiappi l’amore!

CLEMENTINO - Mariafranca!

M.FRANCA - Clementino!

CLEMENTINO - Mariafranca!

M.FRANCA - Clementino!

CLEMENTINO - Mariafranca!

AMILCARE - Clementino! O ragazzi, che vi s’è rotto i’ disco? Sotto, un bel corpo a corpo!

CLEMENTINO - (abbracciando Mariafranca) Che se’ contenta?

M.FRANCA - Sì!

AMILCARE - Ma la più contenta di tutti sarà la su’ mamma!

M.FRANCA - Com’è bello essere innamorati! Te sei mai stato innamorato, Amilcare?

AMILCARE - Sempre! Sposato mai, ma innamorato, sempre! Io sono un bene pubblico! L’esclusività un la posso dare a nessuna donna!

M.FRANCA - Invece, io voglio essere solo tua!

CLEMENTINO - E io solo tuo!

AMILCARE - Bravi ragazzi! Ditevelo ora, perché fra diec’anni un vu ve lo dite più! Ora andate!

CLEMENTINO - Dove?

AMILCARE - In pineta!

CLEMENTINO - In pineta?

AMILCARE - Una bella brancicata a i’ chiaro di luna l’è icchè ci vòle!

CLEMENTINO - Un posso… l’è la prima volta, un saprei come fare…

AMILCARE - Ma questi preti un v’insegnan proprio nulla! Allora dite du’ Pater Nostri! (i ragazzi stanno per incominciare) Oh! No qui! Fòri! (mentre si avviano verso la comune) Andate figliuoli, vi do la mia paterna benedizione. Amatevi, e che il Signore sia con voi!

M.FRANCA e CLEMENTINO - E con il tuo spirito! (via dalla comune)

AMILCARE - Ascolta, si fa sera… Pace e bene… A me mi pare che i’ pastore d’anime meglio di così un si possa fare!

CARMELA - (entrando con Arturo, Matilde e il ragioniere) Ma scusa, se gl’aveva la febbre, tu potei veni’ via prima da i’ cine!

MATILDE - Tu c’avevi detto che un ci si movesse di lì!

CARMELA - Senti come brucia! Ninì, che ti senti di molto male? Ma come si chiama di nome questo coso? Come tu ti chiami?

MATILDE - Gaspare Formichi Bevilacqua.

CARMELA - Bello! Pensa, Arturo, che la tu’ figliola la diventerà la signora Formichi Bevilacqua! (baciando il ragioniere) Bellino! Tu verrai a stare con noi!

AMILCARE - Così vu farete un bel formicaio… (vedendo il ragioniere che trema e guarda tutti con aria implorante) Portatelo a letto, sennò a i’ giorno delle nozze questo un c’arriva! Oggi gl’ha fatto di tutto: bagno, nòto, sole e fidanzamento! Ora, con questo febbrone da cavallo, un gli riman che morire!!

CARMELA - Matilde, bacia i’ tu’ fidanzato! Arturo, bacia i’ tu’ futuro genero! E ora, Gasparino, vieni nelle braccia della tu’ suocera!

RAGIONIERE - Ahi!

CARMELA - E ora a letto, e non ti mòvere finché un viene la tu’ fidanzata a prelevarti!

RAGIONIERE - No, no! Un mi mòvo! Buonanotte a tutti. (via in camera)

CARMELA - Matilde, che se’ contenta?

M.FRANCA - (entrando con Clementino) Anch’io son tanto contenta, mamma!

CLEMENTINO - Signora, le chiedo la mano di sua figlia!

CARMELA - Noooo! Due, due! Amilcare, che hai sentito? E m’hanno chiesto anche questa! No, no, unn’è possibile…

AMILCARE - Ora gli piglia un coccolone!

CARMELA - Arturo, pensa, la tu’ figliola la diventerà la moglie di’ prete!

ARTURO - La moglie di’ prete? Un ci capisco più nulla!

CARMELA - Unn’importa, tanto t’ha sempre capito poco!

CLEMENTINO - Scusate, vado a letto perché un vorrei che la mi’ mamma venisse a bussare alla mi’ camera.

CARMELA - Sì poerino, vai, vai! Mariafranca, bacia i’ tu’ fidanzato! Arturo, bacia i’ tu’ futuro genero!

AMILCARE - E ora, la si butti a tuffo nelle braccia della su’ suocera!

CARMELA - E ora, via a letto… e non t’alzare…

AMILCARE - …finché la tu’ fidanzata la un viene a prelevarti!

CLEMENTINO - Buonanotte! Sia lodato Gesù Cristo! (via in camera)

CARMELA - Sempre sia lodato, sempre sia lodato! Arturo, lodalo anche te!

ARTURO - Sempre sia lodato.

CARMELA - E ora a letto, figlioli, e ricordatevi di’ quattordici d’agosto!

AMILCARE - Io, la un dubiti, un me ne scordo!

CARMELA - Arturo, ci si vede domattina!

MATILDE - Buonanotte, babbo!

AMILCARE - Buonanotte, signorine! (le ragazze escono con Carmela verso le camere)

ARTURO - Fra poco bisognerà fondare un partito e scendere in piazza noi per avere la parità di diritti. Buonanotte! (via in camera)

ZIZÌ - (entrando con Tiziano e Mariangelafiore) Amilcare, dammi la chiave della camera!

AMILCARE - Eccola.

TIZIANO - Oh, ma tu se’ grullo a bòno! Vien via, vien qua!

ZIZÌ - No, no, eppoi no!

TIZIANO - Ma scusa, con lei siamo andati…

ZIZÌ - Tu ce lo dovevi dire! Perché imbrogliarci? Vi s’è aspettato du’ ore…

MARIANGELA - Vi s’era detto, però…

ZIZÌ - Che v’andavi a fare una passeggiatina… Ma vu c’avevi anche detto che vu tornavi subito!

MARIANGELA - C’è passata l’ora… e si stava tanto bene sulla spiaggia a i’ buio!

ZIZÌ - S’era usciti insieme e si doveva tornare insieme! Anche quell’altro s’è squagliato! Amilcare, m’hanno lasciato sulla passeggiata da solo!

AMILCARE - Poerino!

TIZIANO - O Zizì, Mariangela voleva sta’ sola con me, allora…

AMILCARE - La capirà, Zizì. L’ha preferito qui’ pezzo di figliola a lei… Signorina, la su’ mamma l’aspetta in camera!

MARIANGELA - Buonanotte, Tiziano! A domani alle otto… Si fa colazione insieme!

TIZIANO - D’accordo! Me lo dai un bacino? Scusami, Amilcare…

AMILCARE - Fate, fate pure! Tanto ormai sono diventato una metresse!

MARIANGELA - Buonanotte, cherì!

TIZIANO - Buonanotte, bijou! (Mariangela esce nelle camere) Buonanotte, Amilcare!

ZIZÌ - Me, un tu mi saluti?

TIZIANO - No, perché quando fai i’ cretino così, tu mi diventi antipatico! (via in camera)

ZIZÌ - Hai visto, hai visto, Amilcare? Tanto amici, eppoi…

AMILCARE - Eh, quando vedano la ciccina bòna…

ZIZÌ - Ho tanto bisogno di conforto!

AMILCARE - Mi dispiace, ma io un glielo posso dare. E c’ho da chiudere!

ZIZÌ - Almeno un pochino!

AMILCARE - Nemmeno un pezzettino così!

ZIZÌ - Ora lo sai icchè fò? Mi metto a singhiozzare pianino.

AMILCARE - Bravo, la singhiozzi…

ZIZÌ - Son tanto infelice… Buonanotte Amilcare, buonanotte… (via in camera)

AMILCARE - Poera Raffaella, in fondo mi fa proprio pena!

ERNESTA - (entrando con Lucia dalla sala da pranzo) Lucia, cai a spegnere i’ giardino e leva i cuscini dalla terrazza, unn’avesse a piovere. (a Amilcare) Quanti ce n’è fòri?

AMILCARE - I’ capellone, poi sono rientrati tutti.

ERNESTA - Ma lui c’ha la chiave.

LUCIA - (rientrando dalla terrazza) Spento tutto.

ERNESTA - Ora vai a letto e speriamo che i’ quindici d’agosto si presenti senza scosse! Ricordati di chiudere i’ portone, Amilcare. Oh, dico a te, sveglia!

LUCIA - (a Amilcare) Che spengi te qui?

AMILCARE - (che stava guardando il cielo dalla terrazza) Sì, spengo io… Solo quella là un si spegne… Lucia, guarda che luna!

LUCIA - E la vedo…

AMILCARE - Ma la un t’ispira niente?

LUCIA - La m’ispira i’ sonno. Ma te, un tu se’ stanco?

AMILCARE - Quando ti vedo, mi va via la stanchezza… Lucia, che sa fare una notte d’amore insieme?

LUCIA - Unn’ho mica voglia di ridere… Va’ a letto e copriti. Le barzellette tu me le racconti domani. (via dalla sala da pranzo)

AMILCARE - Mah… E pensare che un tempo andavo a ruba! Oddio come mi sento infelice! Avrei bisogno di conforto! Oh Zizì, come ti capisco… (mentre Amilcare esce dalla comune per andare a chiudere il portone, dalle camere entrano Arturo e Vittorio. Arturo non sarà più in divisa, ma vestito elegantemente come Vittorio)

ARTURO - Allora, indove si va? Alla bussola o a veder lo spogliarello?

VITTORIO - Io penserei d’andare…

ARTURO - Allo spogliarello. Io ci sono andato l’anno passato… sono stato bene fino a ora! Mi mandarono al tavolo una lunga, ma lunga, con certi occhi… se la c’è quest’anno la ci basta per tutti e due…

AMILCARE - (che si vedrà nascosto dietro la porta) ma chi l’avrebbe mai immaginato! (entrando) Chi va là?

VITTORIO - Noi!

ARTURO - Accidenti, tu c’ha fatto paura!

VITTORIO - Già che tu cisei, Ammilcare, ci daresti la chiave?

ARTURO - Sai, si voleva…

AMILCARE - Prendere cinque ore di libertà.

VITTORIO - Per carità, mi raccomando il silenzio!

AMILCARE - O per chi vu mi prendete? I’ silenzio l’è la prima dote pe’ un cameriere! Anzi, pe’ provarvi la mia solidarietà e comprensione, v’accompagno. Vi faccio da… hostesse… L’è l’unico mestiere che ancora unn’ho fatto, perché qui dentro, ormai, gl’ho fatti tutti! Datemi i’ braccio… vi porto a vedere le follie notturne viareggine!

SIPARIO