Fondamentalisti

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Fondamentalisti

di

Roberto Traverso

Personaggi: Ale e Gila, due broker milanesi sui trent’anni, cinici, volgari, ma simpatici.

Milano. Ufficio della Borsa. Una fila di monitor accesi. Seduti a due scrivanie contrapposte Ale e Gila in maniche di camicia, ciascuno davanti allo schermo del suo portatile. Alle loro spalle una grande finestra con vista sulla metropoli. Vicino alla porta la macchina per il caffè americano. Sulla parete centrale, in evidenza, un calendario che segna la data dell’11 settembre 2001. Squilla il telefono. Nessuno risponde. Il telefono smette di suonare e dopo qualche istante inizia la suoneria di un cellulare. Ale infila l’auricolare e risponde alla chiamata.

ALE: A Milano, dove vuoi che sia. Se dovessi rispondere a tutte le chiamate. Sì, micia. Adesso no. Lasciami prima capire come apre New York. Dai, non insistere. (Guarda l’orologio al polso) Facciamo all’happy hour. Bacio. (Chiude la comunicazione e si rimette al monitor) Certe donne ti tolgono l’aria. Hai presente?

GILA: Esci ancora con Miriam?

ALE : Sì, ma non era lei.

GILA – E’ nuova?

ALE : Una scassapalle di una.

Riprendono a suonare i telefoni.

GILA : Hai già aperto le contrattazioni?

ALE : No. Ora mi collego. (Si alza e va ad accendere un monitor alle sue spalle)

GILA : Insomma fai il doppio gioco?

ALE : Chi?

GILA : Tu, con Miriam.

ALE : No. E’ solo una che scopo. Niente di serio.

Gila sta per sollevare la cornetta del telefono ma Ale lo ferma e gli fa cenno di non rispondere. Il telefono smette di suonare.

ALE : Aspettiamo Piazza Affari.

GILA : Quanto manca?

ALE : (Guarda l’orologio) Ci siamo quasi.

GILA: Ghiringhingò?

Eseguono la cantilena buddista per concentrarsi.

GILA : Apro?

ALE : Apri.

Tre telefoni suonano contemporaneamente. Poi squilla anche un cellulare.

GILA : Vendo?

ALE : Un attimo. (Inserisce l’auricolare): No, tecnicamente non si parla ancora di recessione. Però scenderanno. Fammi dare un’occhiata. (Si avvicina al monitor. Digita sulla tastiera) E’ ancora presto a dirsi. Aspettiamo New York. Ce la fai a non vendere? (Chiude la comunicazione)

GILA : Per me ce la faccio.

ALE : Non dicevo a te. Ero al telefono.

GILA : A proposito. Hai visto le telefoniche?

ALE : Pessime.

GILA : Allora vendo.

ALE : Aspetta.

GILA : (Digita veloce sulla tastiera) Ormai ho venduto.

ALE : (Si volta di scatto verso il collega) Ti ho detto di aspettare!

GILA : Cazzo! Non mi ha preso la vendita.

ALE : Meglio così.

GILA : Si è bloccato. Che faccio?

ALE : Lancialo in modalità provvisoria.

GILA : S’inchioda lo stesso.

ALE : Potrebbe essere il brouser.

GILA : No. E’ il sistema operativo. Aspetta, ci siamo. Riparte.

ALE : Almeno ti ha salvato l’operazione?

GILA : Ora vado a vedere.

ALE : Perché ci mette così tanto?

GILA : Sta rivedendo i codici.

ALE : E poi dici che ce l’ho su col Dos. Siete penosi.

GILA : Però lo usi.

ALE : Per forza. Ormai è un regime. Soffro in silenzio.

GILA : Voi Mac siete troppo mistici.

ALE : Quando mi siedo davanti al monitor l’unica cosa che voglio sapere è se funziona. Ti sembra mistico?

GILA : Siete un fenomeno di nicchia. Creativi, designer, pubblicitari..

ALE : Adesso lo fa anche il mio.

GILA : Cosa?

ALE : Lo schermo. E’ tutto nero.

GILA : Fai vedere? (Si avvicina alla scrivania del collega) Devi resettare. Non hai alternativa.

ALE : Come si fa?

GILA : Dà qua, analfabeta. (Si siede alla scrivania) Control+alt+canc. Fatto.

ALE : E adesso?

GILA : Non mettermi fretta.

ALE : Tra sette minuti apre Wall Street e dici di non metterti fretta? Io questo computer lo brucio!

GILA : Lo sai cos’è il linguaggio macchina? Pensi che sia un privilegio? (Scuote la testa) Democrazia. Vedi? Tutto trasparente.

ALE : Io vedo solo lo schermo nero.

GILA : Quando resetti è il momento critico. Più o meno come il decollo di un aereo. Ecco siamo in volo. (Lo guarda con aria serafica) Tutto a posto. Il sistema è stabile.

ALE : Ma tu da che parte stai?

GILA : Perché?

ALE : Mi sembra che ci godi.

GILA : E’ solo un computer. (Lo guarda con intenzione) Sigaretta?

Si alzano di scatto dalle rispettive postazioni. Raggiungono la grande vetrata con vista su Milano. Fumano.

GILA : E com’è?

ALE : Chi?

GILA : Quella nuova.

ALE : Una seconda scarsa.

GILA : E a parte le tette?

ALE : E’ di Roma. Una sveglia.

GILA : Non è mica quella dell’altra sera, come si chiama… Marzia?

ALE : Allora la conosci?

GILA : Sembra una regolare.

ALE : Regolare cosa?

GILA : Una che non se la tira. (Gli lancia un’occhiata) Mi sembri perplesso.

ALE : E chi ha detto niente.

GILA : Si fa le canne?

ALE : Cosa centra. Se le fanno tutte.

GILA : (Si volta verso i monitor) Occhio. (Si precipita al desk top).

ALE: Wall Street?

GILA: Ci siamo?

ALE : Hai la schermata completa?

GILA : O kappa.

ALE: Ce l’ho anch’io.

GILA : L’apertura è discreta. Uno e mezzo positivo.

ALE : Com’è il Nasdaq?

GILA : Stabile.

ALE : I tassi sono ancora alti. Marca male.

GILA : C’è qualcosa di strano.

ALE : Cosa?

GILA : Qualcuno gioca al ribasso.

ALE : Qualcuno chi?

GILA : Non lo so.

ALE : A quanto sono i future?

GILA : Un punto virgola sette.

ALE : Hanno rallentato.

GILA : Sentiamo le notizie?

ALE : Ho il banner della Reuter sul desktop.

GILA : Quello che conta è cosa fanno le tecnologiche.

ALE : Nisba.

GILA : Sono sospese?

ALE : Cazzo!

GILA : E adesso?

ALE : Aspettiamo i dati sui prezzi.

GILA : Intanto agirei sui non ferrosi.

ALE : Stabili.

GILA : Appunto.

ALE : Meglio comprare che vendere.

GILA : (Sarcastico) E il vento avverso sui business tradizionali?

ALE : Sei il solito paranoico.

GILA : (Da un colpo secco al monitor) Non risponde più.

ALE : E’ un Breck tecnico. (Scatta in piedi) Cafferino?

Vanno alla macchina del caffè.

GILA : E tu adesso come fai?

ALE : Cosa?

GILA : Milano-Roma per una scopata. Non so se rendo?

ALE : E allora?

GILA : Cinquecento chilometri avanti e indietro?

ALE : Se scopa bene, sì.

GILA : E scopa bene?

ALE : Se la cava.

GILA : Voto?

ALE : Sette più.

GILA – Mi sa che ti tocca.

ALE : Cosa?

GILA : Andare a Roma, dico. Una settimana per uno. L’altra, è venuta lei. Ora vai tu.

ALE : Neanche per sogno.

GILA : Perché?

ALE – Non ho tempo.

GILA – E se lei non viene?

ALE – Chi s’è visto s’è visto.

GILA : Che stronzo!

ALE : Se è per questo anche lei non scherza.

GILA : Magari ti sta mettendo alla prova.

ALE : Può darsi. Ma io questa settimana non ho tempo.

GILA : Guarda che le donne ci tengono a quelle cazzate lì.

ALE : Peggio per lei.

GILA : Così se ne trova un altro.

ALE : Se è per questo ce l’ha già.

GILA : Ne ha un altro?

ALE : Quanti ne vuole. Fanno la coda.

GILA : Capperi!

ALE : E’ una che non rimane senza.

GILA : Aspetta, c’è un lancio Ansa.

Gila si precipita al monitor. Ale si versa dell’altro caffé.

ALE : Bé, hai perso la lingua?

GILA : Dio mio!

ALE – (Ironico) Notiziona, notiziona?

GILA : E’ crollata…

ALE : Te l’ho detto che dovevamo vendere.

GILA : Non hai capito. La torre.

ALE : Che torre?

GILA : E terribile.

ALE : Fa vedere. (Si avvicina e guarda sul monitor del collega) Cazzo!

GILA : E’ la fine del mondo!

ALE: Che figata! Sembra Mars attacs?

GILA : Non fare lo scemo. E’ tremendo.

ALE : Ma dai, è uno scherzo.

GILA : E’ tutto vero. Questa è la Cnn. Guarda. Fanno rivedere il filmato.

ALE : Allora è veramente la fine del mondo.

Un lungo momento di silenzio. Ale e Gila sembrano ipnotizzati davanti allo schermo.

GILA : E’ surreale questo silenzio. I telefoni non squillano più.

ALE : Sono tutti davanti alla tele.

Continuano a guardare in silenzio le immagini dell’attentato.

GILA : Che si fa?

ALE : Calma. Dobbiamo ragionare. In questo momento il mondo finanziario aspetta il contraccolpo. Si bruceranno miliardi. Sai cosa significa?

GILA : Mi tremano le gambe.

ALE : Chi sapeva ha fatto i suoi conti e adesso incassa.

GILA : Il panico si sta già diffondendo.

ALE : (prende un respiro) Dobbiamo agire da furbi.

GILA : (Si versa da bere) Wiskey?

ALE : No. Voglio rimanere lucido. E’ il momento di tirare fuori le palle.

GILA : (Beve un bicchiere tutto d’un fiato) Le contrattazioni sono ancora aperte?

ALE : Sembra proprio di sì. Basta prendere l’onda.

GILA : Come i serfisti?

ALE : Più o meno. (Lo guarda negli occhi) Te la senti?

GILA : (Tira un grosso sospiro, serra le labbra e scuote la testa in segno di assenso) Ci sono.

ALE : Primo: individuare con esattezza la reale fonte dei profitti. Dobbiamo focalizzare su questa lunghezza d’onda tutto il core-business…

GILA : (Eccitato) Sì! Il core business. Facciamogli vedere che abbiamo le palle!

ALE : .. secondo: limitare all’indispensabile il ricorso al mercato dei titoli…

GILA : Sei un cow boy!

ALE : .. terzo: colpire i listini azionari con i realizzi di capitale.

GILA : Ho le lacrime agli occhi.

ALE: E’ un atto di fede più che un grido di battaglia.

Gila sbatte i tacchi e si mette sull’attenti.

ALE: Di certo la paura si è scaricata sugli indici. Dobbiamo subito eliminare le assicurative.

GILA – Sono pronto comandante. (Digita veloce sulla tastiera)

ALE : Carlile. Ti dice niente?

GILA : Armi? (Gli strizza l’occhio) Geniale. Quelle schizzano in alto come un missile cruise. (soffoca una risata)

ALE : Sono pappa e ciccia con Bush padre. O sbaglio?

GILA : Se è per questo anche Bush figlio. (Guarda allarmato lo schermo) Le petrolifere sono precipitate. Cosa dice l’Ansa?

ALE : Spegni. Meglio lavorare al buio. Meno sappiamo meglio è. Non voglio farmi condizionare.

GILA : Ce la caveremo?

ALE: Puoi starne certo. Il rilancio è un dovere patriottico.

GILA : Secondo te sono stati gli arabi?

ALE : Non è importante chi è stato. Quello che conta è l’effetto sul mercato. Ti sei sbarazzato delle assicurative?

GILA : Ne ho ancora un pacchetto.

ALE : Vendi tutto. Abbiamo pochi minuti. Forse secondi.

GILA : Sganciate.

ALE : Magnifico. Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi del Golfo.

GILA : Hai fatto la guerra?

ALE : No, lavoravo in una finanziaria. Ma era come essere sul campo.

GILA : Cosa dici se compro in euro?

ALE : Sicuro. Il dollaro sta scendendo da bestia.

GILA : American Group?

ALE : Quanto le danno?

GILA : Nel terzo trimeste sono cresciute.

ALE : Compra. I servizi sanitari in guerra vanno sempre.

GILA – Nations Express?

ALE : Per forza. Avranno pur bisogno di cargo e trasporti speciali.

GILA : Che ne pensi dei difensivi?

ALE : Tipo?

GILA : Tabacco.

ALE : In questi momenti nessuno smette di fumare. Compra.

GILA – Ho un nuovo lancio Reuter. (Salta sulla sedia) Yauuu!

ALE : Che c’è?

GILA : E’ crollata!

ALE : L’altra torre?

GILA : Ma no. Le American Airlines. Ho appena svuotato il portafoglio.

ALE : Stai smanettando, eh?

GILA : Mi sembra di pilotare un jet! E’ eccitante un casino.

Squilla il telefonino.

ALE : Chi è? Cosa? No, guarda, mi becchi in un brutto momento. Hai visto la tele…? Bè, si potevo, ma potevi farlo anche tu. Sei arrabbiata? Senti, adesso non ho tempo. Va bene. Certo che ho voglia. (Gila gli fa cenno di tagliare) Non ci possiamo sentire dopo? Sì? Ah, sei in palestra. Daccordo. No, chiamami tu. Bacio.

Chiude la comunicazione e si precipita al video.

ALE : Allora?

GILA : Si è inchiodato sul più bello.

ALE : Intel inside, of course!

GILA : Comincio a pensare che Bill Gates c’entri qualcosa.

ALE : A quant’è il dollaro?

GILA : Sotto. Come previsto.

ALE : E la moneta comune?

GILA : Sale.

ALE : Chiaro, no?

GILA : Non è chiaro un cazzo. C’è da lasciarci le penne.

ALE : Tra qualche minuto chiudono tutto. Dobbiamo sbrigarci. Hai lanciato la querry?

GILA : Negativo.

ALE : Possono aver già sterilizzato il Mibtel.

GILA : No, il Dow Jones è attivo.

ALE : Fischia! Qualcuno è andato giù pesante.

GILA : Vagonate di dollari.

ALE : Anche con l’euro non si scherza. Mi sa che sale ancora. Quant’è il dollaro?

GILA : In picchiata.

ALE : Qualcuno stanotte brinda alla grande.

GILA : Chi era prima al telefono?

ALE : Miriam.

GILA : Vai a Roma?

ALE : No. Vado al mare.

GILA – Allora aveva ragione Marzia. Ha detto che siete una coppia aperta.

ALE : Aperta a chi?

GILA : E’ quello che le ho detto io.

ALE : E lei?

GILA : Rideva. Alla fine mi ha dato il suo numero di telefono.

ALE : Troia.

GILA : Ehi, qui parlano di altri aerei.

ALE – Hai fatto bene a liberarti delle Pacific. (Si sposta anche lui a guardare sul monitor di Gila)

GILA : Uno si è schiantato sul Pentagono. Micidiale.

ALE : Sono KamiKaze.

GILA: Hanno avuto culo. Non è affatto facile centrare le torri. Dall’alto devono sembrare due matite.

ALE: Ci vuole tecnica e sangue freddo.

Guardano il video in silenzio.

GILA : Ma sei proprio sicuro con Marzia?

ALE : Cosa?

GILA : Non la chiami più?

ALE : Ti ho detto di sì. Pazzesco! Sta crollando anche l’altra torre. Sembra fatta di sabbia.

GILA : Da qui non si sente niente. Ma ci sono migliaia di nostri colleghi la sotto che urlano.

ALE : Impressionante. Io però non andrei così vicino con la telecamera.

GILA : Sono i video amatori. L’ha detto la CNN. Hai notato che in tutte le tragedie americane ci sono sempre i video amatori.

ALE : Gli americani sono un popolo organizzato.

Gila si allontana e va a prendere una tazza di caffè.

GILA : Caffè? (Ale scuote la testa) Chissà Marzia.

ALE : Cosa?

GILA : Un giorno o l’altro la chiamo.

Ale fa cenno di sì svogliatamente

GILA : Sicuro? Guarda che lo faccio?

ALE : Se ti ha dato il numero.

GILA : Certo che le donne sono strane. Viene apposta per vederti, cinquecento chilometri avanti e indietro e poi dà il suo numero a uno che neanche conosce. Domani la chiamo. Cosa dici, la chiamo?

ALE : Oh, ma sei patetico. Ti ho detto che non m’importa un cazzo. Fattelo succhiare quanto vuoi.

GILA : (Ritorna davanti al video) Continuano a far rivedere le stesse immagini. L’aereo che si schianta contro la torre. L’esplosione, il fuoco, il fumo. Qualcuno che sventola una camicia prima di buttarsi di sotto.

ALE :Quello non si è buttato. Si è sbilanciato. Hai visto come si sporgeva fuori.

GILA : Perché tu preferiresti morire bruciato?

ALE : E chi lo sa? In quei momenti si perde la testa.

GILA : Lì sotto ci sono decine di migliaia di morti. (Lo guarda con gli occhi sgranati) Dici che è la fine?

ALE : In che senso?

GILA : Questo lavoro, l’ecstasy, i mobili Ikea, i giochi a quiz, l’auto aziendale col leasing, il pacchetto vacanze, il turismo sessuale. La nostra civiltà, insomma.

ALE : No. E’ solo l’inizio della guerra. E le guerre fanno bene all’economia. (Va alla finestra) Vedi quelle luci?

GILA : (Si avvicina anche lui alla vetrata) Le auto?

ALE : Sì, ma anche le finestre, le insegne, le vetrine dei negozi.

GILA : Milano, insomma?

ALE : Dietro a ogni luce c’è un consumatore. Per noi è importante sapere che possiamo contare su di loro.

GILA : Cosa pensi che succederà adesso?

ALE : Niente. Continueremo come sempre.

GILA – (Lo guarda ammirato) Siamo tutti americani. Non è vero?

ALE : Sì. Siamo tutti americani. (Spalanca la finestra)

GILA : Cosa fai?

ALE : Voglio mettere fuori la bandiera americana.

GILA : Hai una bandiera americana?

ALE : (Dispiega una bandiera americana sulla scrivania) Quando la guardo mi sento John Wayne nei berretti verdi, Armstrong che scende dall’Apollo, John Travolta che volteggia nella febbre del sabato sera. Salgo sulla Cadillac nera del corteo presidenziale e penso che un pezzo di America è dentro di me. (Sventola la bandiera dalla finestra. Grida) Io sono americano! Siamo tutti americani!

I telefoni cominciano a suonare di nuovo all’impazzata.

Ale e Gila intonano God bless America.

Pavia, 19 novembre 2001