Fossero chiste ‘e guai!

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Fossero chiste 'e guaje!

S.I.A.E.

                                                                        Teatro Comico Napoletano                

FOSSENO CHISTE ’E GUAJE!

Atto unico breve

di Colomba Rosaria Andolfi

(1993)

PERSONAGGI

Titina                  (donna quarantenne)

Mariella              (amica di Titina)

Giovane              (col piede ingessato)

Signore                (accompagnatore del giovane)

Ragazzo              (venditore di fazzolettini)

* Non sono consentite variazioni del titolo

* I diritti d’autore per la rappresentazione sono i minimi d’uso SIAE.

Questo lavoro è stato utilizzato per qualche spettacolo di Cabteatro, dove atti unici brevi erano intervallati (durante il cambio di scena a vista) da versi comici, sempre miei, declamati in proscenio. Lo spettacolo, ambientato nei primi anni ’90 (quando circolava ancora la lira), era suddiviso in due parti (esterni ed interni) ed era solitamente preceduto da un’introduzione in versi.

S.I.A.E.

FOSSENO CHISTE ’E GUAJE!

Atto unico breve

di Colomba Rosaria Andolfi

La scena si svolge di mattina per strada agli inizi degli anni ’90. Due amiche si incontrano.

TITINA (accuratamente vestita): Mariè, bongiorno!

MARIELLA (col sacchetto della spesa in mano - per niente contenta dell'incontro): Gué, Titì, nun t’avevo vista... Comme staje?

TITINA : E comme aggi’ ’a stà...   Sta jurnata pe’ me è accumminciata già storta.

MARIELLA: E vabbuó, nu poco ’e pacienza.

TITINA: Io ’a pacienza l’aggio perza.

MARIELLA : Sapisse che disgrazia ca è succiesa!... ’O cavalier Cimurro, chillo che stà ’e casa affianco a me,  steva ’ncopp’ ’o terrazzo accuncianno  l’antenna e chisà, forse pe’ nu giramento ’e capa, è caduto abbascio. Tu ce pienze, chillo è caduto d’ ’o terzo piano!

TITINA : È muorto?

MARIELLA : No… Però, puveriello, s’è rutto ’e ccostole e nu vraccio.

TITINA : E chesta è ciorta! Si fosse caduta io, me sarria sfracellata tutta quanta.

MARIELLA: E tu m’ ’a chiamme ciorta!... Chillo s’è scetato ca steva buono e mò stà dint’ a nu spitale.

TITINA : Pur’io me so’ scetata ca stevo bona e mò…

MARIELLA : Pecchè, che t’è succieso?

TITINA : Che m’è succieso!... T’arricuorde ’e chillu callo ca tenevo vicino 'o detillo d’ ’o pede?

MARIELLA : Sì, saccio ca tenive appuntamento c’ ’o callista… Ce si’ ghiuta?  

TITINA: Sì, ce so’ ghiuta e m’aggio pigliato na bella ’ntussecata.

MARIELLA : E pecché?

TITINA : Pecché chillu fetente, pe’ me luvà nu callo piccerillo piccerillo, s’è pigliato ’e stessi sorde ca s’è pigliato d’ ’a mia suocera ca teneva nu callo ca era almeno tre vvote ’o mio.

MARIELLA (sorride): Nun me dicere c’ avisse vuluto tené nu callo gruosso pure tu.

TITINA: ’O vvì, ca nun me capisce…. Che parlo a fà? (Nervosa, guardandosi  la mano)  Guarda ccà, me s’è spezzata pure n’ogna… Ogge nun tengo cchiù che passà.     

    Per strada passa un giovane con il piede ingessato che si appoggia a un signore. 

GIOVANE (voce lamentosa) : Comme faccio!... Comme faccio!

MARIELLA: Giuvinò, che v’è succieso?

GIOVANE (si ferma): So’ sciuliato e me so’ spezzato nu père.

MARIELLA : Comme me dispiace!

GIOVANE: Sapisseve a me.

SIGNORE (al giovane): Jammo ca simmo arrivate… Stu pezzullo ’e via ce l’avimm’ ’a fà pe’ fforza a ppère, si no me trovo na multa ’ncopp’ ’a machina. 

    I due si allontanano lentamente fuori scena.

MARIELLA (seguendo con lo sguardo l’infortunato): Puveriello! 

TITINA: E vabbuó, fosseno chiste ’e guaje!... Ringraziasse a Dio!... Mò s’arreposa.  

 

MARIELLA: Menumale ca nun t’ha ’ntiso!… (Guarda l’orologio sul polso) Uh, comm’ è tarde!...  Io aggi’ ’a ancora cucenà.

TITINA: Io ’a capa pe’ cucenà nun ’a tengo… Me ne vaco a mangià sempe addu mammà… ’A sera, quanno Pascalino torna d’ ’a fatica, ce arrangiammo cu na pizza o cu nu poco ’e furmaggio.

MARIELLA: Io invece aggi’ ’a cucenà matina e sera… Ciao, Titì; bona giurnata! 

TITINA (ironica) : Sèh, sèh, bona giurnata… (Si guarda il piede) Vintemila lire pe’ me luvà nu callo piccerillo piccerillo… I’ nun ce pozzo penzà.     

RAGAZZO (le si avvicina di spalle, porgendole un pacchetto di fazzolettini - a voce alta) : Signó… Signó, aiutateme!

TITINA (sobbalza): Ma vide a chisto! (Toccandosi il petto) Mò me faceva venì n’infarto!

RAGAZZO : Signó, aiutateme! Songo disoccupato.

TITINA (acida) : E addó stà scritto che t’aggi’ ’a mantené io? (si allontana).

RAGAZZO (seguendola): Dateme almeno ciento lire.

TITINA: Va a faticà! (esce di scena).

RAGAZZO (seguendola fuori scena - dissolvenza):  Ciento lire sulamente.

F I N E

A seguire, la macchietta «’E pressa», recitata dall’attore che interpreta Pascalino.

(L’atto unico “Quanno se dice ’a ciorta!” si collega a questo testo).

Il regista che volesse realizzare lo spettacolo CABTEATRO  con i miei testi potrà avvalersi della scaletta qui acclusa. Su gttempo in “Teatrando in versi” troverà le tammurriate e i versi comici da inserire.

 

                                                     Colomba Rosaria Andolfi

CABTEATRO

Spettacolo in due tempi

Testi di

Colomba Rosaria Andolfi

 Primo tempo                                  Secondo tempo

       (Esterni)                                        |           (Interni)                 

                                                              |

* ’A vita è na scazzetta                       |  * Mani pulite (tammurriata)

                                                              |                 

- Telefono a gettoni                             |  - Sportello bancario

                                                              |       

* Vicino â fermata                                |   * ’A malalengua (o ’A vita)

                                                              |       

- Quanno succede a te...                    |  - Sotto a chi tocca

                                                              |

<Suono di clacson e rombo di motorini>    |  * Vurrìa 

                                                              |

* Napule primma e doppo           (tammurriata) |  - Pesa e ammesura!

                                                              |

- Fossero chiste ’e guaje!                            |  * Nu mistero             

                                                              |                 

* ’E pressa                                            |  - Quanno se dice ’a ciorta!

                                                              |

- Fino alla morte                                  |

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(-) Atti unici

(*) Versi

Un allestimento scenico essenziale con elementi facilmente componibili velocizzerà i cambi di scena a vista. Le tammurriate e i versi comici renderanno piacevoli le brevi attese. 

I diritti d’autore per lo spettacolo “CABTEATRO”sono i minimi d’uso SIAE.

Questo testo potrà essere rappresentato anche col titolo “SI RIDE DENTRO, SI RIDE FUORI”, volendo significare che il pubblico si divertirà e uscirà dal teatro ancora ridendo.