Fra Massone

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FRA’ MASSONE

FRA  MASSONE

di Bruno Maresca

Personaggi:

(in ordine di apparizione)

Il Venerabile

Il Priore

La Serva

Il Frate

Il Cardinale

Il Banchiere

Il Ministro

ATTO PRIMO

Cella del Priore nel Convento dei Frati Disperati: pochi arredi fra i quali un letto, un inginocchiatoio, uno scrittoio e qualche sedia. Sopra il letto la seguente scritta  a caratteri cubitali leggibile dagli spettatori: "Comincia  a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all'improvviso ti sorprenderai a fare l'impossibile. San Francesco".

Il Cavaliere Tommaso Pellegrino, Maestro Venerabile della LCV (Loggia Coperta Vattelapesca), parla al cellulare, visibilmente agitato.

IL VENERABILE: No, l’Abate non c’è, sto aspettando il Priore. (pausa) Ho perso la testa, Alfredo, come te lo devo dire. (pausa) Lo stava urlando alla finestra, cazzo!! (pausa) Sì, allora non c’ho visto più, è stato un attimo, ho aperto il cassetto, ho preso la pistola e ho sparato. (pausa) Due colpi, mi pare… forse tre, mica li ho contati. (pausa) E’ stramazzata a terra, vuoi che non sia morta? (pausa) Che dovevo controllare, sono scappato, no! (pausa) Ecco, bravo, manda il Questore, vediamo se può fare qualcosa lui. Porca puttana! (pausa) Non dicevo mia moglie, stavo imprecando… comunque non ho nessuna intenzione di andare in galera per quella stronza, chiaro? (pausa) E stronza, sì, non sottilizzare! La squadra, il compasso, tutto mi ha lanciato, anche la melagrana. (pausa) No, non mi ha colpito. (pausa) Solo la provocazione? Così mi fai prendere trent’anni, Alfredo!! (pausa) Venti, va bene, ma io voglio la legittima difesa: non sono armi improprie, scusa, che avvocato sei? (pausa)  Come la melagrana, no? Guarda che era quella di ghisa, se non mi scansavo mi mandava al Creatore! (pausa) Te la vedi tu, d’accordo… ne parli col Procuratore Capo, bravo… chiama anche l’ambasciatore che ti ho detto, però, devo partire subito, entro stanotte… il prima possibile, insomma… tu intanto prepari il ricorso, benissimo… non farmi andare in galera, Alfredino, ti scongiuro. (sente avvicinarsi qualcuno) Eccolo, deve essere il Priore, fammi sapere qualcosa al più presto, mi raccomando… ciao, ciao …  e non farmi andare in galera.

IL PRIORE: (entrando)  Cavaliere.

IL VENERABILE: (buttandosi ai piedi) Che guaio, Padre, che brutto guaio!

IL PRIORE: (tirandolo su) No, cosa fa? Ha chiamato anche Sua Eminenza, sa. E’ una cosa grave?

IL VENERABILE: Gravissima.

IL PRIORE: Che è successo, mi dica?

IL VENERABILE: Come in confessione?

IL PRIORE: Certamente.

IL VENERABILE: Ho ammazzato mia moglie.

IL PRIORE: (cadendo a sedere sul letto)Giusto cielo, cavaliere, cosa dice, non è possibile! Sua moglie?

IL VENERABILE: Sì.

IL PRIORE: La signora Carla?

IL VENERABILE: Sì, padre, sì.

IL PRIORE: Quella santa donna?

IL VENERABILE: Purtroppo.

IL PRIORE: Quell’anima pia?

IL VENERABILE: (un po’ seccato) Padre, la prego.

IL PRIORE: Morta?

IL VENERABILE: Se ho detto che l’ho ammazzata.

IL PRIORE: Giusto cielo,com’è potuto accadere una cosa così orribile? Racconti, su.

IL VENERABILE: (sedendosi accanto a lui) Una discussione, una banale discussione, come è normale fra marito e moglie, no…

IL PRIORE: Certo, certo.

IL VENERABILE: Poi una lite, quella c’è stata, sì, lo ammetto e furibonda anche, altrimenti non avrei mai afferrato la pistola.

IL PRIORE: La pistola?

IL VENERABILE: Sì.

IL PRIORE: Giusto cielo!

IL VENERABILE: Tutto per una stupidaggine, però, mi creda, una vera stupidaggine.

IL PRIORE: Dica.

IL VENERABILE:  Da tempo abbiamo in casa una vecchia gatta, una gatta di mia moglie che io ho sempre odiato nel più profondo dell’anima…

IL PRIORE: Se l’ha appena sposata.

IL VENERABILE: La gatta?

IL PRIORE: Ma no, la moglie!

IL VENERABILE: Non capisco.

IL PRIORE: Lei ha detto che l’ha sempre odiata.

IL VENERABILE: Ma non la moglie, la gatta!

IL PRIORE: Ah, mi sembrava strano. Comunque sempre una creatura di Dio è.

IL VENERABILE: (alzandosi )Ma che Di… (controllandosi) un diavolo, mi creda, un vero diavolo. Ha più di quindici anni e, vedesse, fa dei balzi sulle finestre manco avesse le molle. E  poi ha una fame spaventosa, disgustosa addirittura: come si fa, dico io, a mangiare ancora così a quell'età? (sedendogli accanto)Pensi che da qualche mese apre il frigorifero e si serve da sola.

IL PRIORE: No!

IL VENERABILE: Sì! Solo carne e pesce naturalmente. Ho fatto invertire l’apertura della porta,  perché era veramente uno schifo, guardi. Niente, dopo un paio di giorni punto e daccapo. Aveva capito subito quel demonio, si rende conto? Si serviva anche alla rovescia  e mia moglie se ne fregava! Ora, dico io, visto che non ho mai avuto il coraggio di farla fuori…

IL PRIORE: La gatta.

IL VENERABILE: La gatta, certo...  aspettiamo che tiri le cuoia e finiamola con questi animali, no, cambiamo specie! Uno rimane anche traumatizzato, non le pare?

IL PRIORE: In effetti.

IL VENERABILE:  Lo sa, invece, cosa ha detto oggi a pranzo?

IL PRIORE: Sua moglie?

IL VENERABILE: Ma sì!Mi ha detto che intendeva comprare altri due gattini, perché le bambine li desiderano tanto. Lei sa che abbiamo anche due figlie piccole, sì?

IL PRIORE: Certo.

IL VENERABILE: Non è vero!

IL PRIORE: Come non è vero?

IL VENERABILE: (chiarendo l’equivoco) No, volevo dire, non è vero che le bambine li desiderano tanto, perché  a loro andrebbero bene, che so,  anche  i coniglietti, i criceti, gli uccellini. Io sono

anche allergico.

IL PRIORE: Agli uccellini?

IL VENERABILE: Ma no, ai gatti! Di chi stiamo parlando, scusi?

IL PRIORE: (alzandosi) Sì, ma lei divaga un po’ troppo, mi perdoni.

IL VENERABILE: (seguendolo) Ha ragione, ha ragione, è l’agitazione. Che stavo dicendo?

IL PRIORE: Delle piccole.

IL VENERABILE: Ah, sì. I gattini non erano mica per le figlie, no, ma per mia moglie, perché deve sapere che la buonanima, (segnandosi entrambi) Dio l’abbia in gloria, aveva una paura fottuta - scusi il termine -  dei gechi, quelle lucertole grigie, sa, che si arrampicano…

IL PRIORE: Certo, vada avanti.

IL VENERABILE:  E siccome quel diavolo di gattaccio non li mangiava più, ne voleva comprare altri due, capisce, neanche uno solo, due … ora, dico io, se uno si può servire in frigorifero, non è mica così cretino da mettersi a correre dietro ai gechi, no?

IL PRIORE: Insomma, una provocazione bella e buona.

IL VENERABILE: Ecco, appunto, una provocazione, proprio, ma secondo me c’è anche la legittima difesa.

IL PRIORE: In che senso, scusi?

IL VENERABILE: No, nulla era una mia riflessione. (proseguendo) Io ho protestato naturalmente, così una parola tira l’altra… (accasciandosi su una sedia)  ed è scoppiata la tragedia…

IL PRIORE: Si calmi, su.

IL VENERABILE: Prima ha cominciato ad insultarmi, offese irripetibili, guardi, poi mi ha tirato addosso di tutto, la squadra, il compasso… lei sa che…

IL PRIORE: Come no.

IL VENERABILE: Anche la melagrana: quella di ghisa, eh. Io ho resistito finché ho potuto, schivando i lanci, parando i colpi: una furia, le dico, una furia.  (alzandosi) A un certo punto ha aperto la finestra e si è messa ad urlare: “Il Venerabile del ca…

IL PRIORE: No!

IL VENERABILE:  Sì. Il Venerabile del ca… non vuole più gatti in casa.” Del ca…, capisce, a me, alla finestra. Non c’ho visto più, è stato un attimo, ho aperto il cassetto, ho preso la pistola e le ho sparato. Due colpi, forse tre, è stramazzata a terra, sono scappato immediatamente. Che guaio, padre, che brutto guaio!

IL PRIORE: Il Signore le verrà in soccorso, vedrà.

IL VENERABILE: Prima lei, però, padre, mi raccomando, prima lei.

IL PRIORE: Certo, certo.

IL VENERABILE: Se dovessero venire ad arrestarmi, intendo…

IL PRIORE: Sì, stia tranquillo.

IL VENERABILE: Dica che non ci sono più…

IL PRIORE: Ma sì.

IL VENERABILE: Che sono partito, espatriato.

IL PRIORE: Va bene, farò come dice lei, non si agiti.

IL VENERABILE:  Grazie, grazie…

Squilla il cellulare del Venerabile

IL VENERABILE: (prende il telefono, guarda la chiamata poi al Priore )Mi scusi. (appartandosi) Pronto? (il Priore va a sedersi al tavolino) Ebbene? (pausa) Tre, quattro giorni! Come tre, quattro giorni? (pausa) Ma così mi fate arrestare prima, cazzo! (al Priore) Mi scusi. (pausa) Non ti sto dando del lei! (pausa) Ma non dicevo a te, dicevo al Priore. (pausa) Non gli ho detto “cazzo”… (al Priore) mi scusi… gli ho detto “mi scusi”. (pausa) E sono nervoso, sì! Vorrei vedere te con trent’anni fra capo e collo. (pausa) Va bene venti, ho capito, e ti pare poco!? (pausa) Ah, esco dopo dieci, eh… con la buona condotta, è chiaro… (sarcastico ) che fortuna, ho ancora tutta la vita davanti, di che mi lamento. (pausa) Si, tu non c’entri niente, hai ragione… ho sparato io, certo… ma sei il mio fratello più caro, Alfredino, lo sai… c'è sempre il riesame, giusto… se riesco a sparire, però, è meglio…  (chiudendo la comunicazione) va, bene, ciao, ciao.

IL PRIORE: Motorola Aura Celestial Division, splendido cellulare: un po’ caro, francamente.

IL VENERABILE: Mica tanto.

IL PRIORE: Certo, dovere abbandonare tutte le proprie cose per tanti anni deve essere assai doloroso.

IL VENERABILE: Insopportabile.

IL PRIORE: Le ville…

IL VENERABILE: (minimizzando) Ville… casette.

IL PRIORE: In città, in campagna…

IL VENERABILE: (sconsolato)Già.

IL PRIORE: In montagna, al mare, per andarsene in chissà quale umida cella.

IL VENERABILE: Basta, padre, per carità.

IL PRIORE: E lo yacht…

IL VENERABILE: (c.s.) Lo yacht… una barchetta.

IL PRIORE: Di trenta metri.

IL VENERABILE: Sì? L’ha misurata?

IL PRIORE: No, l’ho letto da qualche parte.

IL VENERABILE: Ah.

IL PRIORE: Abbandonato, così, a Portofino.

IL VENERABILE: Già.

IL PRIORE: Per non parlare del jet, cavaliere, il jet.

IL VENERABILE: Di seconda mano.

IL PRIORE: Quello sì ma la Lamborghini Aventador, no! Quella è appena uscita, vero? E come si fa a lasciare un bolide da 350 all’ora fermo in garage per dieci anni? Con la buona condotta, è chiaro.

IL VENERABILE: Padre, ma lei mi vuole vedere morto, scusi!

IL PRIORE: (alzandosi)Ha ragione, mi perdoni, non so cosa mi è preso. Non volevo farla soffrire, mi creda.

IL VENERABILE: Lasci stare.

IL PRIORE: Pensavo solo che per me sarebbe stato tutto molto più facile, ecco, un semplice trasloco da una cella all’altra, in un carcere anziché in questo monastero dove sono rinchiuso da quasi trent’anni: trent’anni, si rende conto? Isolato dal mondo esterno.

IL VENERABILE: Per la verità mi sembra abbastanza informato.

IL PRIORE: Notizie, cavaliere, semplici notizie sentite in televisione, lette su un giornale, su internet, tra una preghiera e l’altra. Questa è la mia casa, vede? Città, campagna, mare, montagna, tutto in questi pochi metri quadrati, caro cavaliere. (indicandola) Il mio bolide è dietro quella porta, se vuole glielo faccio vedere.

IL VENERABILE: Sarcasmo?

IL PRIORE: No, amara realtà.

IL VENERABILE:  Che macchina è?

IL PRIORE: Anonima.

IL VENERABILE: Anonima? Ci sarà pure un marchio?

IL PRIORE: Non si legge più niente.

IL VENERABILE: Ma il modello, che modello è?

IL PRIORE: Demodé.

IL VENERABILE: Allora è antica?

IL PRIORE: Vecchia, vecchissima.

IL VENERABILE: A benzina o diesel?

IL PRIORE: A pedali.

IL VENERABILE: Lei ha voglia di scherzare, padre, solo che io non sono dell’umore giusto, mi scusi.

IL PRIORE: No, dico sul serio.

IL VENERABILE: Ma non esistono macchine a pedali, via!

IL PRIORE: Infatti.

IL VENERABILE: Infatti che?

IL PRIORE: E’ una bicicletta. La mia Aventador è una vecchia bicicletta scassata e arrugginita.

IL VENERABILE: Oh, questo mi dispiace, mi dispiace moltissimo, ma io adesso, lei capisce,  ho ben altro per la testa.

Entra la serva, una donna sulla trentina che parla in un qualsiasi dialetto (preferibilmente quello del luogo della rappresentazione)  

LA SERVA: E’ permesso?

IL PRIORE: Vieni Maria, vieni.

LA SERVA: Dovrei sistemare la stanza, padre reverendissimo. Posso?

IL PRIORE: Certo, fa pure. (al V.le) Meno male che abbiamo questa sventurata,  a lei basta un tozzo di pane. (pausa) Che ora s’è fatta, per favore?

IL VENERABILE: (guardando l’orologio) Le sei e quarantacinque.

IL PRIORE: Vacheron Costantin?

IL VENERABILE: Come dice?

IL PRIORE: (indicando l’orologio) E’ un Vacheron Costantin.

IL VENERABILE: Ah, sì.

IL PRIORE: Serie Patrimony Contemporary, giusto?

IL VENERABILE: E’ un vero intenditore, lei.

IL PRIORE: L’ho letto da qualche parte.

IL VENERABILE: Anche.

IL PRIORE: Diciottomila euro.

IL VENERABILE: Più o meno, sì.

IL PRIORE: Adesso le faccio vedere il mio Vacheron Costantin.

IL VENERABILE: Lasci perdere, ho già capito. Un vecchio orologio scassato e…

IL PRIORE: No, no, magari, venga con me. (facendogli strada) Ecco, guardi, la vede quella finestrella? Se sale sulla sedia, in lontananza, attraverso la grata, scorge un campanile…

IL VENERABILE: (con un pizzico di fastidio)Padre io non ho nessuna colpa se lei ha scelto questa

vita: sarà stato chiamato dal Signore, immagino.

IL PRIORE: Dal signor Martelli.

IL VENERABILE: Martelli? E chi è?

IL PRIORE: Chi era.

IL VENERABILE: Va bene, chi era.

IL PRIORE: Era mio padre.

IL VENERABILE: Ah, la indirizzò lui?

IL PRIORE: Sì, a calci. “Qui non si mangia”, mi disse “o ti fai prete o vai a rubare. Decidi tu.” Avevo sedici anni: che ne sapevo, io, se era meglio andare a rubare o farsi prete?

IL VENERABILE: (istintivamente)Io già lo sapevo.

IL PRIORE: Prego?

IL VENERABILE: Nulla, riflettevo. (con circospezione) Stia a sentire, Padre, facciamo così e non me ne voglia, per carità, non me ne voglia. Se lei trovasse il modo… come dire, di tirarmi fuori dai guai, ecco, io potrei esserle molto riconoscente.

IL PRIORE: In che senso?

IL VENERABILE: Riconoscente, riconoscente.

IL PRIORE: Ah, ho capito. (facendo con le dita il segno dei soldi) Lei intende…

IL VENERABILE: Per il convento, naturalmente.

IL PRIORE: Certo, certo. Solo che non è mica facile, sa.

IL VENERABILE: Ci vorrebbe un miracolo.

IL PRIORE: Proprio.

Entra un vecchio Frate,  sordo come una campana.

IL FRATE: C’è da assaggiare il pasto, Padre Reverendissimo.

IL PRIORE: (al Venerabile) Ecco, vede, ora mi tocca andare a vedere se le ostriche sono fresche e lo champagne bello ghiaccio. Perché non viene anche lei che se ne intende?

IL VENERABILE: (schermendosi)Padre, la prego.

IL PRIORE: Era una battuta, solo un’innocente battuta.

IL VENERABILE: Sì, come no.

Mentre il Priore si avvia, la serva tenta di toccare il saio del frate che brandisce una sedia per tenerla a distanza.

IL FRATE:  (alla serva) Mi vuoi lasciare in pace?

IL PRIORE: Che c’è?

IL FRATE:   Eh?

IL PRIORE: (alzando la voce) Che è stato? (urlandoglielo in un orecchio) Che è stato?!

IL FRATE:  (mostrando di avere sentito)Ah.(indicando la serva)E’ da stamattina che cerca di toccarmi.

IL PRIORE: ( severo) Insomma, Maria, ti ho detto mille volte di smetterla con queste sciocchezze!

LA SERVA: Ne ho bisogno, Padre Reverendissimo.

IL PRIORE: Sono solo superstizioni: come te lo devo dire?

LA SERVA: Appena, appena, per favore.

IL PRIORE: Basta, ti ho detto! (al frate, avviandosi) Andiamo, fra Guglielmo.

IL FRATE: Eh?

IL PRIORE: Andiamo, (c.s.) andiamo!

IL FRATE: (posando la sedia) Ah.

Il Frate e il Priore escono.

LA SERVA: (sedendosi al tavolino, sconsolata) E' un po’ nervoso ma è tanto buono.

IL VENERABILE: Speriamo.

LA SERVA:  Sono stata io a farlo arrabbiare.

IL VENERABILE: Sì, sì. (pausa) Perché volevi toccare la tonaca del frate?

LA SERVA: Così.

IL VENERABILE: Che voleva dire il Priore che sono solo superstizioni?

LA SERVA: E’ che lui non ci crede, ma tutti lo sanno che è vero.

IL VENERABILE: Vero cosa?

LA SERVA: Che se uno ha un desiderio e tocca la tonaca di frate Guglielmo viene accontentato.

IL VENERABILE: Che significa?

LA SERVA: Accontentato, accontentato.

IL VENERABILE: Insomma, spiegati meglio! Da chi viene accontentato?

LA SERVA: Da chi, da chi… (alzando gli occhi al cielo) da Chi tutto può.

IL VENERABILE:  (allontanandosi) Allora avevo capito bene. Vuoi dire che quel frate fa i miracoli?

LA SERVA: (alzandosi) Quel frate, caro signore, è un santo.

IL VENERABILE: Addirittura.

LA SERVA: Lo sanno tutti, gliel’ho detto, anche il Priore che dice che sono superstizioni.

IL VENERABILE:  Perché?

LA SERVA: L’anno scorso aveva un brutto varicocele, di terzo grado…

IL VENERABILE: Chi?

LA SERVA:  Il Priore.

IL VENERABILE: Ah.

LA SERVA: Era stato già operato ma dopo un po’ gli era ritornato, anche nell’altro testicolo.

IL VENERABILE: (ridendo di malavoglia) E chi te l’ha detto, lui?

LA SERVA: (risentita) Lo sanno tutti, c’è poco da ridere.

IL VENERABILE: (trattenendosi)Sì, scusami.

SERVA: Appena toccò il saio di Fra Guglielmo gli passò e ora non ha più dolore da nessuno dei due.

IL VENERABILE: (non riuscendo più a trattenersi) Certo, come no.

LA SERVA: Adesso sta cercando di farsi togliere le emorroidi.

IL VENERABILE: (cadendo su una  sedia dal ridere) Basta, basta.

LA SERVA: Non ci crede? Mio cugino, caro signore, con la moglie in cassa integrazione e una bambina da crescere, aveva perso il lavoro e non aveva neanche diritto ai soldi della disoccupazione. Faceva colloqui in continuazione ma non lo prendeva mai nessuno, gli stava venendo la depressione, povero disgraziato e la moglie lo stava lasciando.

IL VENERABILE: Pure.

LA SERVA:  Allora l’ho fatto venire qui ad aiutarmi, così con una scusa, per fargli toccare il saio di frate Guglielmo. Dopo una settimana già aveva firmato un contratto e ora lavora a Milano e si è portato su anche la moglie e la figlia. Che cosa sono queste, coincidenze, secondo lei?

IL VENERABILE: E tu prima che avevi desiderato?

LA SERVA: Sono fatti miei. (andando a sedersi sul letto) E poi non glielo posso dire, se no non si realizza.

IL VENERABILE: Ho capito. (avvicinandosi) Ascolta, ma oltre al Priore e a tuo cugino, a te personalmente è capitato qualcosa?

LA SERVA: Certo che mi è capitato, proprio quest’inverno.

IL VENERABILE: E com’è stato, fammi sentire.

LA SERVA:  Era dicembre e avevo preso una brutta bronchite, con una tosse spaventosa, giorno e notte: neanche con le medicine e l’aerosol ero riuscita a guarire. Una mattina, mentre facevo le pulizie, iniziò la messa nella cappella qui vicino e, anche se avevo un sacco di cose da fare, andai a sentirla. Tossivo, però, così forte che me ne scappai dalla vergogna, perché disturbavo i frati e nemmeno io riuscivo a pregare. Proprio sulla porta mi scontrai con Frate Guglielmo che stava entrando e sicuramente devo avergli toccato la tonaca,  perché la tosse incominciò subito a

diminuire e dopo pochi giorni sparì completamente.

IL VENERABILE: (allontanandosi)Sì, va bene, lasciamo stare.

LA SERVA:  (alzandosi)Ancora non ci crede?

IL VENERABILE: Ma queste sono solo coincidenze, proprio come dicevi tu.

LA SERVA:  Anche il varicocele del Priore?

IL VENERABILE: E si sarà curato, no. Sono delle semplici coincidenze, dà retta a me.

LA SERVA:(indispettita) E va bene, ora gliene racconto un’altra e vediamo se sono coincidenze. Avevo giurato di non dirlo mai a nessuno ma visto che mi provoca, senta un po’ questa. (dopo avere accertato che non ci sono orecchie indiscrete) Cinque anni fa mia zia Paolina, alla fine della Quaresima, si ammalò gravemente. I dottori dissero che non c’erano più speranze, allora zio Giovanni, il marito, disperato, andò con i cinque figli al convento per supplicare Fra Guglielmo di salvare la moglie; i due bambini più piccoli, attaccati al saio, piangevano col singhiozzo. Fra Guglielmo era sconvolto, cercò di consolarli, promettendo però solo preghiere e niente più. Due, tre  giorni dopo l'inizio della Settimana Santa, poiché mia zia stava sempre peggio, Fra Guglielmo disse al marito, che era ritornato a chiedere la grazia: "Il giorno di Pasqua resusciterà".

IL VENERABILE: Resusciterà?

LA SERVA: Sì.  (dà un’altra occhiata in giro, poi si siede accanto al V.le che nel frattempo si è accasciato sul letto, le mani fra i capelli) Il venerdì Santo la zia perse conoscenza, la mattina del sabato entrò in coma e dopo qualche ora si immobilizzò. “E' morta”, pensammo tutti, allora le sorelle la vestirono da sposa, secondo la tradizione del paese. Zio Giovanni, però, urlando come un pazzo corse un’altra volta da Frate Guglielmo che gli disse ancora (alzandosi)"Resusciterà..." (girando per la stanza, seguita dal V.le)e andò all'altare per celebrare la Santa Messa. Nell'intonare il Gloria, mentre il suono delle campane annunziava la resurrezione di Cristo, la voce di Frate Guglielmo si ruppe dal singhiozzo e i suoi occhi si riempirono di lacrime. (saltando in piedi sul letto)Nello stesso momento la zia "resuscitò". (scendendo)Senza un aiuto scese dal letto, (inginocchiandosi)si inginocchiò e a voce alta recitò tre volte il Credo. (alzandosi)Poi si alzò in piedi e sorrise. “E' guarita... è resuscitata”, urlavano tutti. Frate Guglielmo l'aveva detto: "Resusciterà", non aveva detto "Guarirà".

IL VENERABILE: E tua zia è ancora viva?

LA SERVA:  Certo.

IL VENERABILE: Non è mica la mamma di quello che ha trovato lavoro a Milano?

LA SERVA:   No, no, è un’altra.

IL PRIORE:(entrando, al V.le) Ottimo e abbondante: si dice così, no? (alla  serva) Sei ancora qui, tu?

LA SERVA:  Ho finito, vado.

IL PRIORE: Brava, vai con Dio, vai.

La  serva esce

IL PRIORE: Le avrà sicuramente riempito la testa di chiacchiere con i miracoli di Fra Guglielmo,

non è così?

IL VENERABILE: Già.

IL PRIORE:  Lo fa con tutti, sa. Le avrà raccontato di suo cugino, del mio varicocele, della sua tosse, sì, sì.

IL VENERABILE: E non è vero niente?

IL PRIORE:(a mo’ di rimprovero) Cavaliere!

IL VENERABILE: Neanche la storia della zia morta.

IL PRIORE: Ah, le ha detto anche questo?

IL VENERABILE: Perché, c’è qualcosa di vero?

IL PRIORE: Sì, in effetti sì, c’è una causa in corso.

IL VENERABILE: Una causa?

IL VENERABILE: Ecclesiastica.

IL VENERABILE: Ah.E come mai l’ha rimproverata, allora?

IL PRIORE: Perché esagera e vede miracoli dappertutto. Comunque finché non viene emesso il decreto non si può parlare di miracolo.

IL VENERABILE: Che decreto?

IL PRIORE: Quello sulla risurrezione di Paolina Sanzi, la zia di Maria.

IL VENERABILE: Mi faccia capire.

IL PRIORE: Un fatto prodigioso per essere definito miracolo deve essere sancito con decreto del Papa dopo approfonditi accertamenti, prima da parte del Vescovo e poi della Congregazione per le cause dei Santi. Ora nel caso della Paolina i tempi sono molto lunghi perché si tratta di un miracolo di primo grado.

IL VENERABILE: Perché, ce ne sono di vari gradi?

IL PRIORE: Certamente, tre per la precisione e resuscitare i morti non può che essere il primo,

naturalmente.

IL VENERABILE: E davvero basta toccare il saio di Fra Guglielmo?

IL PRIORE: Ora non esageriamo, sarebbe troppo semplice. Sapesse quante volte l’ho toccato io per il mio varicocele e se non mi facevo rioperare penso proprio che li avrei ancora tutti e due giù, scusi la franchezza. L’autore dei miracoli - sempre che di miracoli si tratti, si intende - non è mica il frate, lui fa solo da intermediario con Nostro Signore, perciò è necessario che interceda con le sue assidue preghiere e che queste trovino poi ascolto lassù.

IL VENERABILE: Ho capito.Perciò se uno lo tocca ma lui non prega non succede nulla.

IL PRIORE:(sorridendo ) Più o meno. (pausa) Ma non mi dica che lei sta pensando…

IL VENERABILE: (accorato)Sì, Padre, sì.

IL PRIORE: Di far resuscitare sua moglie?

IL VENERABILE: (buttandosi ai suoi piedi)Sì, Padre, mi aiuti, la supplico, non voglio marcire venti anni in prigione per quella stro... è stato un gesto inconsulto, mi creda, un momento di follia, non sono un assassino.

IL PRIORE: Lo so, lo so.

IL VENERABILE: Mi salvi, la scongiuro.

IL PRIORE: Ora si alzi, su, e non si disperi in questo modo.

IL VENERABILE: (accasciandosi sul letto) Mi perdoni, mi sono fatto prendere dallo sconforto.

IL PRIORE:(riflettendo) Vediamo un po’ cosa si può fare. Certo se sua moglie non fosse più morta, sarebbe tutto risolto.

IL VENERABILE: Di sicuro.

IL PRIORE:(sedendogli accanto) Solo che, come le dicevo, non è detto che funzioni: senza il decreto papale non c’è alcuna certezza. E poi come si fa a chiedere a Fra Guglielmo di intercedere per un omicidio?

IL VENERABILE: D’impeto, però, omicidio d’impeto, me lo ha spiegato l’avvocato.

IL PRIORE: Sì, ma sempre omicidio è. Certo, però, è anche vero che ne beneficerebbe soprattutto quell’anima pia di sua moglie… che potrebbe così continuare a fare del bene al nostro convento, mentre lei, diciamo la verità...

IL VENERABILE: Ma guardi che siamo in comunione di beni.

IL PRIORE: Ah, questo è già qualcosa.

IL VENERABILE: Meno male.

IL PRIORE: Mi scusi, ma lei è proprio sicuro di desiderare che la sua signora ritorni in vita?

IL VENERABILE: Che intende dire?

IL PRIORE: No, che ha capito? Volevo dire che se lei non lo desidera veramente con tutto il cuore, il miracolo non credo che ci sarà mai.

IL VENERABILE: Ma io lo desidero con tutto il cuore.

IL PRIORE: Sì, però temo che il suo desiderio sia un po’ troppo (incrociando i polsi a mo' di ammanettamento) egoistico, diciamo così.

IL VENERABILE: Proviamo, Padre, al punto in cui mi trovo, meglio di niente.

IL PRIORE: D’accordo ma uno slancio di altruismo ci vuole per forza, mi creda, altrimenti non ne caviamo un ragno dal buco.

IL VENERABILE: E come si fa, allora?

IL PRIORE: Come si fa, come si fa. Bisogna trovare il modo di fare del bene a qualcun altro, mi spiego, un gran bene per compensare il grande male che è stato fatto.

IL VENERABILE: E a chi?

IL PRIORE: Eh, anche qui da noi c’è gente che soffre, sa.

IL VENERABILE: Ho capito. Quanto?

IL PRIORE: Quanto? (alzandosi) Ma non si tratta mica di danaro!

IL VENERABILE: (alzandosi) Allora cosa?

IL PRIORE:( girando per la stanza, seguito dal V.le) Il suono della campana, prima dell’alba, annuncia l’inizio della giornata che si apre con la preghiera. In chiesa si recita l’ufficio notturno e, al termine, le lodi mattutine. Può così cominciare il tempo del lavoro durante il quale ogni monaco svolge l’attività di propria competenza che non interrompe più sino alla Messa conventuale.

IL VENERABILE: Che significa?

IL PRIORE: Mi lasci dire. (c.s.) A ricordare l’ora del pranzo risuona la campana dell’Angelus: nel refettorio l'Abate benedice la mensa e il lettore, come vuole la regola, legge un brano di Sacra Scrittura durante il pasto. A tavola i monaci si servono a vicenda, a turni settimanali. Al termine del pasto i monaci tornano al lavoro fino ai rintocchi della campana della cena.

IL VENERABILE: Ma scusi…

IL PRIORE: La prego, mi lasci dire! (c.s.) Dopo un semplice e rapido pasto il monastero s’immerge nel silenzio: è l'ora di compieta, la preghiera della sera, l'ultimo atto che conclude la lunga e operosa giornata del monaco. Da compieta all'indomani mattina, finito l'ufficio notturno, nessuno può rompere il silenzio senza un grave motivo. (pausa) Sono trent’anni che faccio questa

vita. Le sembra giusto?

IL VENERABILE: Cosa potrei fare, mi dica lei.

IL PRIORE:(buttandosi ai suoi piedi)Tutto, tutto, mi aiuti, la supplico, non voglio marcire in con- vento per il resto della mia vita, fu tutta colpa di mio padre, mi creda, io non volevo, non volevo.

IL VENERABILE: Sì, me l’ha detto.

IL PRIORE: Mi salvi, la scongiuro.

IL VENERABILE: Ora si alzi, su e non si disperi in questo modo.

IL PRIORE: Mi perdoni, mi sono fatto prendere dallo sconforto.

IL VENERABILE: Ha già qualcosa in mente?

IL PRIORE: Ebbene sì.

IL VENERABILE: Sentiamo.

IL PRIORE: Io la tiro fuori dai guai, come ha detto lei, ma definitivamente, badi: niente fuga, richieste di estradizione, niente processi che sono lunghi e costosi e che possono anche finire male, lei lo sa.

IL VENERABILE: Non mi tenga sulle spine.

IL PRIORE:  Io la tiro fuori dai guai - definitivamente, ripeto - e lei, lei dovrà fare in modo di farmi uscire da qui, altrettanto definitivamente.

IL VENERABILE: Vuole cambiare monastero?

IL PRIORE: Ma no, che ha capito?.

IL VENERABILE: E come, allora?

IL PRIORE: Non permettendo che muoia da Priore.

IL VENERABILE: Vorrebbe diventare Abate?

IL PRIORE: Ma no! Andrei a finire solo in una cella un po’ più grande.

IL VENERABILE: E cosa?

IL PRIORE: Più su, più su.

IL VENERABILE: Vescovo? Provo a sentire il mio amico Cardinale.

IL PRIORE: Non basta, cavaliere, non basta.

IL VENERABILE: Sia più esplicito, per favore.

IL PRIORE: Lei mi chiede un miracolo e gliene chiedo uno anch’io, ecco.

IL VENERABILE: Quale?

IL PRIORE: Farmi diventare Papa.

IL VENERABILE: (trasalendo)Papa?

IL PRIORE: Papa, papa.

IL VENERABILE: Io?

IL PRIORE: Lei, sì.

IL VENERABILE: (girando per la stanza seguito dal Priore) Ma è una richiesta assurda, questa!

IL PRIORE: Ah sì e la sua, invece, cos’è? Le sembra meno assurdo fare resuscitare un morto?

IL VENERABILE: Va bene, ma io come faccio, scusi?

IL PRIORE: Ah, questo proprio non lo so, è affar suo, ho già da pensare al miracolo, io.

IL VENERABILE: Meno male!

IL PRIORE:  Convincere Frate Guglielmo a farsi toccare il saio non è per niente facile, sa, è un tipo scorbutico: lo ha visto prima, no?

IL VENERABILE: E l’ho visto, sì!

IL PRIORE: Poi gli dovrò chiedere di pregare e di sicuro dovrò fare altrettanto anch’io, impegnarmi a dovere perché il suo caso, come le ho già detto, è assai complesso.

IL VENERABILE: (fermandosi) Ma vedi un po’ cosa mi doveva capitare in due ore.

IL PRIORE: Guardi che non intendo affatto costringerla, sia ben chiaro, lei è libero di fare come

meglio crede.

IL VENERABILE: Di passare gli ultimi miei anni in galera, sì.

IL PRIORE:(sussurrandoglielo alle spalle) Lei è un uomo potente, cavaliere, non si butti giù. Lei sa molto bene come muoversi in certi ambienti. Al Santo Sepolcro, all’Opus Dei lei è di casa, diciamoci la verità, e quelli, se vogliono, fanno eleggere anche il diavolo. Perché non dovrebbero riuscirci con un bravo monaco come me? E’ tutta questione di appoggi, niente altro. Non crederà sul serio che ci vuole lo Spirito Santo per fare un Papa?

IL VENERABILE: E lei non crederà mica che il lavoro di Papa consista solo nell'affacciarsi al balcone, la domenica e le feste comandate per benedire la folla di piazza San Pietro? Si vede che non ha letto il libro di Piers Marchant.

IL PRIORE: Chi?

IL VENERABILE: (a memoria). Fare il Papa, Santità, è un lavoro complicato, complicatissimo. Primo, il Vaticano: un labirinto, un dedalo di vicoli, piazze, palazzi, e dentro i palazzi stanze più o meno segrete, corridoi, ballatoi. Secondo, l'abbigliamento: non penserà di svegliarsi alla mattina e vestirsi col solito saio? Eh no, ogni giorno ha la sua tonaca, e a seconda di appuntamenti, ospiti, ricorrenze dovrete cambiare l'abito. Terzo, i simboli: croci, anelli, pastorali; e poi ancora le cariche (Vicario di Cristo, Pontefice Massimo, Vescovo di Roma, Capo dello Stato), e gli impegni, e i collaboratori, gli incontri con le personalità, per ognuno dei quali viene scattata una fotografia.

Flash, flash e ancora flash. Ci pensi bene, Padre Reverendissimo.

IL PRIORE: Non s’illuda di scoraggiarmi.

IL VENERABILE: Ma non le basta fare il Vescovo?

IL PRIORE: No, no, sono solo grattacapi, avere a che fare con i parroci, di questi tempi poi, no,

no, non se ne parla nemmeno. 

IL VENERABILE: (rassegnato) Faccia venire Frate Guglielmo.

IL PRIORE: Bravo, cavaliere, così si fa: bisogna essere decisi in caso di necessità. (avviandosi)

Vado subito a chiamarlo.

IL VENERABILE: Un momento, (il Priore si ferma)aspetti un momento.Il Pontefice, come lei sa, è stato appena eletto, non è vecchio e gode ottima salute, a quanto mi risulta. Io cercherò di fare tutto il  possibile per accontentarla ma solo quando sarà il momento, sia ben chiaro, perciò non mi chieda altro.

IL PRIORE: Vuol dire che ci affideremo alla Divina Provvidenza.

IL VENERABILE: Bene.

IL PRIORE:(uscendo) Sia lodato Gesù Cristo.

Il Priore esce

IL VENERABILE: (dopo avere composto un numero col cellulare) Alfredo, sono io. (Pausa) Meglio così, lascialo perdere. Sta a sentire, Alfredino e non farmi domande, ti prego. Aspetta ancora una mezz’oretta perché forse non ce n’è più bisogno. (pausa) Niente poi ti spiego… ti ho detto di non farmi domande. (pausa) Potrebbe essere che Carla non è più morta, capisci... cioè, è morta ma ora noi stiamo cercando… insomma, non posso dirti niente sennò non si realizza. (pausa) Non sono impazzito! Se non ti richiamo tra mezz’ora, procedi come d’accordo. (sente avvicinarsi qualcuno)

Adesso ti devo lasciare, fa come ti ho detto, intesi.

IL PRIORE:(entrando insieme al vecchio frate) Vieni Fra Guglielmo, vieni, c’è qua un amico che ti

vuole parlare.

IL FRATE:  Vuole ballare? 

IL PRIORE: No, non vuole ballare, ti vuole parlare, (urlandoglielo nell’orecchio) parlare!!

IL FRATE: Ah.

IL PRIORE:(al V.le) Non stia così impalato lei, pianga, si disperi. (il V.le  esegue) Il signore, vedi,

ha perso la moglie.

IL FRATE: Come?

IL PRIORE: La moglie, (urlando) gli è morta la moglie!!

IL FRATE:  Ah.

IL PRIORE:  (al V.le)  Di più, ancora di più. (il V.le  esegue) E’ disperato, vedi. Non puoi fare niente per alleviargli il dolore?

IL FRATE: Per levargli il colore?

IL PRIORE:(c.s.) Non il colore, il dolore: dolore!!

IL FRATE: Ah.

IL PRIORE: Ci sono cinque figli, povere creature, senza più la mamma, come si fa. (al V.le) Venga si avvicini. (al Frate) Una toccatina, su, poi pregheremo insieme per lui, eh.

IL FRATE: (schermendosi) No, no, sono tutte frottole, non è vero nulla.

IL VENERABILE: (al Priore) Lo sapevo, non se l’è bevuta.

IL PRIORE:(al V.le) Cosa?

IL VENERABILE: La storia dei cinque figli.

IL PRIORE: Ma non dice i figli, dice i miracoli.

IL VENERABILE: Ah.

IL PRIORE:(al Frate) Vieni subito qua, fra Guglielmo, te lo ordino. (al V.le, mentre il Frate si avvicina) E’ che non crede ai miracoli, capisce?

IL VENERABILE: Come, non crede ai miracoli?

IL PRIORE: Ai suoi miracoli, naturalmente.

IL VENERABILE: Ah.

IL PRIORE:(al Frate) Ascolta quello che ti dice il signore.

IL FRATE:(beandosi, braccia al cielo) Il Signore.

IL PRIORE: Ma non QQuello lassù, (indicando il V.le) questo quaggiù. (al V.le) Gli racconti cosa è successo e pianga, si disperi.

IL VENERABILE: (singhiozzando) Ho sparato a mia moglie…

IL PRIORE:(bloccandolo) Ma cosa dice, è impazzito? Meno male che quello è sordo. (al frate) Si è separato dalla moglie…

IL FRATE: Ha sparato alla moglie?

IL PRIORE: No, che sparato! Separato, (urlando) separato!!

IL FRATE: Ah.

IL PRIORE: E la poverina è morta dal dolore. (al V.le) Dica lei, su.

IL VENERABILE: Sì, è morta dal dolore…

IL PRIORE: E ora lui si vuole uccidere per il rimorso…

IL VENERABILE: Sì, mi voglio uccidere, sì.

IL PRIORE: Se l’adorata moglie non ritorna in vita. (al V.le) Si butti ai suoi piedi, presto.

IL VENERABILE: (eseguendo)Sì, si, mi ridia mia moglie.

IL FRATE:  (scappando ancora)Non è vero niente, non è vero niente.

IL PRIORE: La tonaca, afferri la tonaca e gli dica dei figli.

IL VENERABILE: (eseguendo)Lo faccia per quelle due creature!

IL PRIORE: Cinque, cinque.

IL VENERABILE: Cinque creature.

IL PRIORE:(al Frate) E ora preghiamo.

IL FRATE:  Ce ne freghiamo?

IL PRIORE:(c.s.) Non ho detto ce ne freghiamo; ho detto e ora preghiamo, preghiamo!!

IL FRATE:  Ah.

Il Priore prepara il cerimoniale, con paramenti e altro, posizionando l'inginocchiatoio e appoggiandoci sopra un librone delle preghiere.

IL PRIORE:(al V.le)  Venga qua. (il ven.le si avvicina) Si metta in ginocchio e ad ogni invocazione ripeta “Provvedi per me”.

Il venerabile esegue. Il Priore si mette alla sua destra e il Frate alla sua sinistra

IL FRATE:  Provvidenza di Dio.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza del Padre.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza di Gesù.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE: Provvidenza dello Spirito Santo.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza della Santissima Trinità.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE: Provvidenza di Maria Santissima Addolorata.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza di San Giuseppe.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:   Provvidenza degli Angeli Custodi.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza dei morti della peste.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei morti nei sequestri.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza dei morti in ospedale.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei morti sulle strade.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE: Provvidenza dei morti nei campi di concentramento.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei morti in guerra.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza dei morti nelle persecuzioni.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza di Madre Provvidenza.

IL VENERABILE: (al Priore) Ma i morti sparati, scusi?

IL PRIORE: Non interrompa.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:  Provvidenza dei Martiri Santi.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei Dottori Santi.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:   Provvidenza dei Confessori santi.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei Sacerdoti Santi.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:   Provvidenza dei Vescovi Santi

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei Papi Santi.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:   Provvidenza delle Opere di Provvidenza.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE:  Provvidenza dei Santi della Provvidenza.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL FRATE:   Misericordia di noi Signore.

IL VENERABILE: Provvedi per me.

IL PRIORE: No, adesso deve dire misericordia.

IL VENERABILE: Misericordia.

IL PRIORE:  Misericordia di tutti i poveri peccatori.

IL VENERABILE: Misericordia.

IL FRATE:  Misericordia degli agonizzanti.

IL VENERABILE: Misericordia.

IL PRIORE: Misericordia degli eletti.

IL VENERABILE: Misericordia.

IL FRATE:  Misericordia di tutti nel Tuo giudizio particolare ed universale.

IL VENERABILE: Misericordia.

IL PRIORE: (sottovoce al V.le) Adesso basta, siamo al momento cruciale.

IL FRATE E IL PRIORE:  ( solenni) Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat.

Squilla il cellulare del Venerabile

IL VENERABILE: Oh, scusatemi, ho lasciato la suoneria accesa. (lo prende, guarda il numero, dà un urlo) Ahhh, è mia moglie!

IL PRIORE: Bene.

IL VENERABILE: Ma…

IL PRIORE: Risponda, su, non abbia timore.

IL VENERABILE: E se è la Polizia?

IL PRIORE: Non è la Polizia, risponda.

IL VENERABILE: Metto il viva voce, così se è la Polizia ci parla lei.

IL PRIORE: D’accordo.

IL VENERABILE: (con apprensione)Pronto?

VOCE MOGLIE:(inviperita) Dove sei, disgraziato?

IL VENERABILE: (con irrefrenabile gioia)Sei tu, amore?

VOCE MOGLIE: Che amore! Non penserai di cavartela così?

IL VENERABILE: Ma era uno scherzo, dai.

VOCE MOGLIE: Uno scherzo? In galera ti mando, fra i topi, altro che gattini. Quanti colpi mi hai sparato, eh? Due, tre, quanti? Tremo ancora come una foglia, ma ti faccio vedere io, ti faccio

vedere. ( a sfumare) Dove sei, disgraziato? In galera ti mando! Quanti colpi mi hai sparato? Ma ti faccio vedere io…

Sipario


ATTO SECONDO

Loggia Coperta Vattelapesca, studio del Venerabile: una scrivania, un divano, una libreria, varie sedie e qua e là oggetti e simboli massonici. Tommaso ha in mano dei fogli e sta ripassando il rituale per l’iniziazione di un profano.

IL VENERABILE: (con enfasi) “Fratello Copritore, osservate chi è il temerario che osa battere in tal modo e viene così a disturbare i nostri pacifici lavori.” (legge) Il Copritore apre la porta, lo riferisce al Primo Sorvegliante che mi dice: “Venerabile è un profano che chiede la Luce.” (c.s.) “Un profano che domanda la Luce? Potrebbe essere un nemico. Armiamoci tutti e teniamoci in guardia.” (c.s.) I Fratelli traggono le spade…, vabbè. (c.s.) “Fratello Copritore, domandate a codesto profano come ha osato concepire la speranza di poter ottenere un privilegio così grande.”(c.s.) Il Copritorepassa la domanda all’Esperto Preparatore… il profano risponde… poi il Primo Sorvegliante mi dice: “Perché è nato libero e di buoni costumi.” (c.s.) “Domandategli quali siano il suo nome, cognome, paternità, patria, età, condizione, professione e domicilio.” (sedendosi, c.s.) La domanda passa…, vabbè lo stesso giro di prima… ultimato l’interrogatorio devo dire: (c.s.)  “Introducete il profano nel Tempio” (alzandosi, verso una porta) No, che fate, sto ancora ripassando!

Entra il Cardinale: è gay ma la cosa traspare solo a tratti.

IL CARDINALE:  Sono io, Tommaso.

IL VENERABILE: Ah, scusa, pensavo che stessero portando il profano.

IL CARDINALE:  Sta a sentire, io avrei un po’ di premura perché lo sai che per me questi sono giorni …

IL VENERABILE: Sì, certo, siediti un attimo, dai. (il Cardinale si siede) E’ incredibile, ero stato da lui neanche una settimana prima e ti assicuro che l’avevo trovato in perfetta salute.

IL CARDINALE:  Eh, gli infarti sono così, caro mio, quando meno te l’aspetti.

IL VENERABILE:  Mah.

IL CARDINALE:  Fulminato, povero Giovanni: almeno, però, non ha sofferto. Requiescat in pace.

IL VENERABILE: Amen. Dimmi un po’  ma è vero che non c’erano segni?

IL CARDINALE:  Di cosa?

IL VENERABILE: Di quest’infarto.

IL CARDINALE: In che senso?

IL VENERABILE: Ho sentito alla televisione che l’infarto lascia dei segni piuttosto evidenti, che

so, ematomi  o roba del genere.

IL CARDINALE:  Ebbene?

IL VENERABILE: Dicono che non c’erano.

IL CARDINALE:  E chi lo dice?

IL VENERABILE: Nomi non ne hanno fatto mapersone bene informate, dell’ambiente, insomma.

IL CARDINALE:  Di quale ambiente?

IL VENERABILE: Del tuo, no.

IL CARDINALE:  Non mi risulta.

IL VENERABILE: Ma tu l’hai visto… il morto?

IL CARDINALE:  Requiescat in pace.

IL CARDINALE:  Amen. Allora?

IL CARDINALE:  Certo che l’ho visto.

IL VENERABILE: Nudo, intendo.

IL CARDINALE:  Ma no!

IL VENERABILE: Allora come fai a dirlo?

IL CARDINALE:  C’è un referto, caro mio, un referto.

IL VENERABILE: (alzandosi) Sì, va bene ma quelli si possono anche aggiustare, dai. E poi, guardiamoci negli occhi, Flavio, non ti pare che ci siano un po’  troppi infarti in Vaticano da un po’ di tempo a questa parte?

IL CARDINALE: Alludi al vescovo russo, non è così?

IL VENERABILE: Proprio?

IL CARDINALE:  Guarda che ne aveva avuto già cinque lui!

IL VENERABILE: Ma non erano bastati e c’è voluto il caffeino: su, confessa.

IL CARDINALE:  E piantala!

IL VENERABILE: (versandosi da bere) Scherzavo, dai.

IL CARDINALE:  Da quando in qua stai dietro ai pettegolezzi?E perché dovevano ammazzarlo, poi?

IL VENERABILE: Beh, per la verità si mormora che quella sera non dovesse morire lui.

IL CARDINALE:  E chi doveva morire, sentiamo?

IL VENERABILE: Chi, quello che è morto dopo, è chiaro.

IL CARDINALE:  Fammi capire: stai forse insinuando che Sua Santità è stato assassinato?

IL VENERABILE: Io non sto insinuando un bel niente. Ti dico solo quello che si sente dire in giro.

IL CARDINALE: (alzandosi di scatto e allontanandosi) Fantasie, assurdità, calunnie  bell’e buone.

Adesso  ci  mettiamo  anche  ad ammazzare i papi.

IL VENERABILE: Non sia mai detto.

IL CARDINALE:  (facendo per avviarsi, seccato)Scusa ma avrei da fare.

IL VENERABILE: (avvicinandosi)Comunque, non puoi negare che stava sulle palle, scusa il termine, a più d’uno.

IL CARDINALE: Se ti metti a parlare di povertà e carità con marpioni come Paolo e Gianmaria, per forza. Voleva scacciare i mercanti dal tempio, povero Giovanni. Requiescat in pace.

IL VENERABILE: (facendo per allontanarsi)Amen.

IL CARDINALE:  (bloccandolo) Ma lo sai che ha fatto quando finalmente lo avevamo eletto?

IL VENERABILE: Che ha fatto?

IL CARDINALE:  Oh, acqua in bocca, però.

IL VENERABILE: Non dubitare.

IL CARDINALE:  Mentre bruciavamo le schede per dare la bella notizia è venuta fuori, non so

come, una discussione sulla gente che fa troppi figli e lui si è messo a dire candidamente che se si usassero un po’ più di preservativi il problema sarebbe bell’e risolto.

IL VENERABILE: No?

IL CARDINALE:  Secondo me aveva alzato il gomito.

IL VENERABILE: Ah, bere gli piaceva, questo sì.

IL CARDINALE: Si è scatenato il putiferio.Agostino ha preso una palata di pece e l’ha buttata nel forno. Non hai visto che pastrocchio abbiamo combinato con le fumate? Prima grigia, poi nera.

IL VENERABILE: Ma allora non è stata colpa del cardinale fuochista.

IL CARDINALE:  Che fuochista! Non lo volevano più e per convincerli abbiamo dovuto sudare sette camicie. Povero Giovanni, era un ingenuo, quello che aveva nel cuore l’aveva sulla bocca.

IL VENERABILE: Un cuore di acciaio.

IL CARDINALE:  Ah, ma sei fissato? E’ stato un infarto.

IL VENERABILE: Allora perché non avete voluto fare l’autopsia?

IL CARDINALE:  C’è un  Protocollo da rispettare, caro mio.

IL VENERABILE: (allontanandosi) Ma scusa, è scoppiato un casino della mado… insomma televisione, giornali e voi vi attaccate al protocollo?

IL CARDINALE:  Il protocollo è protocollo.

IL VENERABILE: E col numero, come la mettiamo col numero? Cristo.

IL CARDINALE:  Ancora!

IL VENERABILE: Ma che hai capito? Dicevo i giorni di pontificato, come gli anni di Cristo.

IL CARDINALE:  (ridendo di gusto) Ah, questa poi è un’autentica sciocchezza.Lo ammazzavano

pensando a Gesù, che poi neanche è morto a trentatre anni, è ridicolo.

IL VENERABILE: (andando a sedersi) Va bene, lasciamo perdere.(si siede)Dì un po’, avete già stabilito per il Conclave?

IL CARDINALE:  Sì, fra due giorni. (avvicinandosi) Oh, mi raccomando sul fatto di Agostino, io non ti ho detto niente, intesi.

IL VENERABILE: Certo, certo.

Entra il Banchiere: è leggermente balbuziente.

IL BANCHIERE:  C…’è un frate che chiede di te, Tommaso.

IL VENERABILE: Di me, un frate? E chi è?

IL BANCHIERE:  D…ice che è il Priore del Convento dei Frati Disperati.

IL VENERABILE: Ah, sì. (al cardinale) E’ quello dove mi hai mandato per la faccenda di mia moglie.

IL CARDINALE:  E che è venuto a fare qui?

IL VENERABILE: Che ne so io.

IL CARDINALE:  Io esco perché non voglio che mi veda.

IL VENERABILE: (alzandosi) Certo, non t’agitare. Va’ nel Tempio, due minuti e lo mando via, così iniziamo.

IL CARDINALE:  Bravo, fa alla svelta.

Il Cardinale esce

IL VENERABILE:  (al Banchiere) Fallo entrare, Giuseppe, grazie, e dì agli altri di prepararsi.

IL BANCHIERE:  D…’accordo.

IL VENERABILE: E il recipiendiario che fa?

IL BANCHIERE:  E’… già nel Gabinetto di Riflessione.

IL VENERABILE: Bene. Era tutto a posto, sì, bara, teschio, cappio, hai controllato?

IL BANCHIERE:  C…ertamente.

IL VENERABILE: Il pane raffermo l’avete messo?

IL BANCHIERE:  (mentre esce) A…mmuffito.

IL VENERABILE: Bravissimo. Ah, senti, non me lo portare con la gamba sbagliata, mi raccomando.

IL BANCHIERE:  (girandosi) C…ome?

IL VENERABILE: La gamba del pantalone, intendo, arrotolategli la destra.

IL BANCHIERE:  M…a sì.

IL VENERABILE: Guarda che quello dell’altra volta aveva la sinistra.

IL BANCHIERE:  A… volte può capitare.

IL VENERABILE: E non va bene. Che figura ci facciamo?

IL BANCHIERE:  H…ai ragione.

Il Banchiere esce, di lì a poco entra il Priore

IL VENERABILE: (andandogli incontro)Reverendissimo Padre, come va?

IL PRIORE: Ringraziamo il Signore.

IL VENERABILE: (stringendogli le mani)Qual buon vento la porta da queste parti.

IL PRIORE: Ma non ha saputo?

IL VENERABILE: Saputo cosa?

IL PRIORE: Di Sua Santità.

IL VENERABILE: Ah, certo. Chi l’avrebbe mai detto, ammazzarlo così.

IL PRIORE: Come ha detto?

IL VENERABILE: No, volevo dire, andarsene così, da un momento all’altro.

IL PRIORE: Già.

IL VENERABILE: Ebbene?

IL PRIORE: Ebbene cosa?

IL VENERABILE: Dico, non sarà mica venuto per dirmi che è morto il Papa, voglio credere?

IL PRIORE: Proprio così, invece.

IL VENERABILE: Non capisco.

IL PRIORE: Ah, non capisce? Sua Santità muore e lei non capisce.

IL VENERABILE: E che c’entro io, scusi? Non l’ho mica ammazz… insomma lei mi fa confondere.

IL PRIORE: Ah, non c’entra, eh?

IL VENERABILE: E non c’entro, no. Mi dispiace certo, perché era tanto una brava persona ma, come si dice, morto un Papa se ne fa un altro.

IL PRIORE: Ecco, appunto.

IL VENERABILE: Appunto cosa?

IL PRIORE: Che se ne fa un altro. E chi deve essere quell’altro?

IL VENERABILE: Chi deve essere?

IL PRIORE: Me lo dica su, faccia il bravo.

IL VENERABILE: Ma che ne so io!

IL PRIORE: Non lo sa?

IL VENERABILE: E no.

IL PRIORE: Io devo essere quell’altro: se ne è già dimenticato?

IL VENERABILE: Lei?

IL PRIORE: Io, sissignore, questi erano i patti.

IL VENERABILE: I patti?Un momento, mi faccia capire, lei si sta riferendo alla faccenda di mia moglie, per caso?

IL PRIORE: Non per caso, caro cavaliere, per un preciso accordo, tra galantuomini.

IL VENERABILE: Ma mia moglie non era mica morta, scusi! Era solo svenuta dallo spavento.

IL PRIORE: Come fa a dirlo?

IL VENERABILE: Oh bella, come faccio a dirlo, le avevo sparato con la scacciacani.

IL PRIORE: Questo, però, è risultato dopo, ma prima, caro cavaliere, lei se l’era data a gambe perché l’aveva ammazzata.

IL VENERABILE: Ah, no, perché pensavo di averla ammazzata ma non era così, tanto è vero che mi ha telefonato: c’era anche lei, mi pare.

IL PRIORE: Sì ma sempre dopo, però.

IL VENERABILE: Dopo cosa?

IL PRIORE: La telefonata è arrivata dopo la preghiera miracolosa o sbaglio?

IL VENERABILE: Sì, dopo la preghiera, certo, se miracolosa non lo so, ma perché prima evidentemente era viva, se no come faceva a telefonarmi.

IL PRIORE: (alzandosi) Lei, dunque, intende venire meno alla parola data.

IL VENERABILE: Ma era una cosa detta così, in un momento di disperazione, mica pensavo sul serio che Fra Guglielmo avrebbe resuscitato mia moglie. E poi chi andava mai a immaginare che sarebbe morto un altro Papa. Un pezzo d’uomo, scoppiava di salute, accidenti a lui. A proposito, c’entra qualcosa lei in questo decesso?

IL PRIORE: Io, ma che dice?

IL VENERABILE: Che ne so, un’altra preghiera miracolosa.

IL PRIORE: Ma quando mai! Insomma, lei che intenzioni ha? Me lo dica e non ne parliamo più.

IL VENERABILE: Io non credo di potere fare nulla per lei, ecco, sono spiacente.

IL PRIORE: Benissimo, vuol dire che sentirò cosa ne pensa Frate Guglielmo. (avviandosi)  Buona sera.

IL VENERABILE: Aspetti! ( il Priore si ferma)Che intende dire?

IL PRIORE: (girandosi) Quello che ho detto.

IL VENERABILE: (avvicinandosi)E’ una minaccia?

IL PRIORE: No, solo un doveroso avvertimento. Ma lei del resto non crede che sua moglie è stata

resuscitata, giusto, allora di che si preoccupa?

IL VENERABILE: Sì, ma è meglio evitare. E mi dica piuttosto che cosa vorrebbe chiedere a quel frate?

IL PRIORE: Oh, che brutta espressione: “quel frate”. Cavaliere, fra Guglielmo è un Santo.

IL VENERABILE: Hanno fatto il decreto?

IL PRIORE: Che decreto?

IL VENERABILE: Mi aveva detto che ci vuole il decreto papale: adesso è lei che non si ricorda.

IL PRIORE: Ah, sì. No, non ancora.

IL VENERABILE: Allora che santo è?

IL PRIORE: Per noi lo è già.

IL VENERABILE: Va bene, lasciamo stare e mi dica cosa vuole chiedere al Santo… al frate.

IL PRIORE: Dicono che quando uno è stato miracolato da Frate Guglielmo, non è bene ricambiarlo con l’ingratitudine.

IL VENERABILE: Perché, sennò che succede?

IL PRIORE: Dicono, ma questo non lo do per certo perché, per l’appunto, gli accertamenti sono

ancora in corso e prima di emettere il decreto ci vuole tempo…

IL VENERABILE: Sì, lo so, venga al sodo.

IL PRIORE: Dicono che il miracolo potrebbe anche essere revocato, ecco.

IL VENERABILE: Revocato?Che significa?

IL PRIORE: Oh bella, se la signora è ritornata in vita e il miracolo viene revocato, scusi, (mimando con la mano il decesso) mi sembra chiaro.

IL VENERABILE: Mia moglie muore.

IL PRIORE: Ammazzata, sì.

IL VENERABILE: Ammazzata! E da chi?

IL PRIORE: Da lei.

IL VENERABILE: Da me?

IL PRIORE: Da lei, certo. Non si ricorda che c’ha già provato?

IL VENERABILE: Ma era una scacciacani!

IL PRIORE: Per miracolo. Nel cassetto c’erano due pistole e solo per miracolo lei usò quella a salve, caro cavaliere. Ora, però, potrebbe essere vera…

IL VENERABILE: Vera?

IL PRIORE:  E non sarebbe facile, mi creda, convincere il Giudice che non c’è ricascato.

IL VENERABILE: Ma questo è un ricatto bell’e buono!

IL PRIORE: Gliel’avevo detto che non era assolutamente obbligato ad accettare, mi pare. (riavviandosi) Buona notte.

IL VENERABILE: Aspetti, le dico. (pausa) Lo sa che potrei anche denunciarla?

IL PRIORE: Ma non lo farà.

IL VENERABILE: Perché?

IL PRIORE: Perché si coprirebbe di ridicolo, non trova?

IL VENERABILE: (ingoiando il rospo) E va bene, io cercherò di fare quello che posso ma non le assicuro niente.

IL PRIORE: Neanche io.

IL VENERABILE: In che senso?

IL PRIORE: Frate Guglielmo è un po’ sordo, l’ha visto, potrebbe non capire.

IL VENERABILE: Insomma, non ci vado mica io in Conclave!

IL PRIORE: Sì ma le persone che ci vanno lei le conosce molto bene, parecchi sono di casa qui e altri che sono di casa qui sono amici di chi ci va, molto amici, perciò veda di convincerli, anche perché se la signora dovesse venire a mancare ci scappa l’ergastolo, dia retta a me.

IL VENERABILE: Come, l’ergastolo? L’avvocato mi aveva detto vent’anni.

IL PRIORE: Senza premeditazione. Ora però è un po’ diverso, no? (uscendo) Sia lodato Gesù Cristo.

IL VENERABILE: (soprappensiero)Sempre sia lodato. (pausa) Ah, se ne vada al diavolo!

Il Venerabile esce e rientra col Cardinale

IL VENERABILE: (con grande agitazione)Vieni, Flavio, vieni, ti devo parlare.

IL CARDINALE:  Che hai?

IL VENERABILE: (andando a sedersi alla scrivania) Niente, siediti.

IL CARDINALE:  Ti ho già detto che ho fretta, Tommaso, abbiamo una riunione importante per confermare il nostro candidato.

IL VENERABILE: Appunto, siediti. (il cardinale si siede) E chi sarebbe?

IL CARDINALE:  Chi sarebbe chi?

IL VENERABILE: Il candidato, Flavio, il candidato.

IL CARDINALE:  Sono in ballo due.

IL VENERABILE:  (di scatto) Tre.

IL CARDINALE:  Ho detto due.

IL VENERABILE: E io ti dico tre!

IL CARDINALE:  Ma che ti prende, sei impazzito?

IL VENERABILE: No, non sono impazzito. Sta a sentire, tu sei un mio fratello, giusto? Te lo ricordi il giuramento che hai fatto, no?

IL CARDINALE:  Certo.

IL VENERABILE: (alzandosi)Allora mi devi aiutare, Flavio, mi devi aiutare, perché ne va della

mia vita.

IL CARDINALE:  Che altro guaio hai combinato?

IL VENERABILE: Sempre lo stesso.

IL CARDINALE:  Tua moglie. Le hai sparato un’altra volta?

IL VENERABILE: (concitato)Ma no… cioè non io… che dico, nessuno… nessuno ancora, per lo meno… però lo vogliono fare, capisci, e vogliono far ricadere la colpa su di me… perché dice che c’ho già provato una volta, capisci, e chi vuoi che creda alla mia innocenza se l’ammazzano sul serio… tu mi devi aiutare, Flavio.

IL CARDINALE:  Calmati, Tommaso, per favore, continui  a dire ‘capisci’ ma io non ci capisco niente. Chi è che vuole ammazzare tua moglie?

IL VENERABILE: Non la vuole ammazzare, però mi ha detto chiaro e tondo che può succedere se mi rifiuto di fare quello che mi ha chiesto.

IL CARDINALE:  Un ricatto, insomma?

IL VENERABILE: Già.

IL CARDINALE:  Da parte di chi.

IL VENERABILE: Eh, di chi.

IL CARDINALE:  Di chi, di chi?

IL VENERABILE: Del… del Priore.

IL CARDINALE:  Come?

IL VENERABILE: Del Priore, hai capito bene.

IL CARDINALE:  Vuoi scherzare?

IL VENERABILE: Non ho nessuna voglia di scherzare, credimi.

IL CARDINALE:  (alzandosi)Ma è pazzesco! Il Priore ti ha minacciato di assassinare tua moglie?

IL VENERABILE: Sì.

IL CARDINALE:  E perché?

IL VENERABILE: Perché? Perchè vuole fare carriera ecco: ma carriera, carriera.

IL CARDINALE:  Cioè.

IL VENERABILE: Mira in alto, Flavio, molto in alto.

IL CARDINALE:  Insomma, parla chiaro.

IL VENERABILE: Vuole… vuole diventare… Papa.

IL CARDINALE:  Cosa?

IL VENERABILE: Sì, Flavio, sì.

IL CARDINALE:   (scoppiando a ridere) Ma tu mi prendi in giro, dai.

IL VENERABILE: Non ridere, ti prego.

IL CARDINALE:  (c.s.)E come faccio, scusa, è troppo divertente. Il Priore… papa.

IL VENERABILE: Smettila.

IL CARDINALE:  (c.s.)Gli facciamo fare la benedizione urbi et orbi.

IL VENERABILE: Basta, ti ho detto.

IL CARDINALE:  (trattenendosi) Ma è uno scherzo, via.

IL VENERABILE: (secco)Non è uno scherzo!

IL CARDINALE:  Allora è da rinchiudere, scusa.

IL VENERABILE: Quello fa rinchiudere me, Flavio, per sempre: lo vuoi capire, si o no? Mi fa prendere l’ergastolo, questa volta.

IL CARDINALE:  L’ergastolo?

IL VENERABILE: Omicidio premeditato.

IL CARDINALE:  Va bene, sarà come dici tu ma io cosa faccio, eh? Vado a dire a quelli là che dobbiamo proporre un frate, così mi prendono per pazzo.

IL VENERABILE: Spiegagli come stanno le cose, digli che è una questione di vita o di morte, anzi di vita e di morte perché fanno fuori mia moglie e io passo il resto della mia vita in galera.

IL CARDINALE:  E tu vallo a denunciare!

IL VENERABILE: Denunciare, che dici?Così prendono me per pazzo. Ti immagini, vado dai carabinieri a dirgli: guardate che frate Guglielmo ha fatto resuscitare mia moglie e ora il Priore la vuole ammazzare. No, no.

IL CARDINALE:  Che storia è quest’altra? Frate Guglielmo ha fatto resuscitare tua moglie? Che significa?

IL VENERABILE: Non fa i miracoli, no? Dice che c‘è anche una causa lì da voi.

IL CARDINALE:   E’ vero. Ma che c’entri tu?

IL VENERABILE: Che c’entro io. C’entro che pensavo di avere ucciso Carla e mi sono detto: perché non provare?

IL CARDINALE:  Provare cosa?

IL VENERABILE: Il miracolo, accidenti alla serva! E' lei che mi ha suggestionato con la morte della zia e il Priore in cambio mi ha chiesto di farlo diventare Papa.

IL CARDINALE:  E tu hai accettato?

IL VENERABILE: Per forza, avrei voluto vedere te.

IL CARDINALE:  Ma se avevi sparato a salve, mi dici che necessità c’era?

IL VENERABILE: Questo l’ho saputo dopo.

IL CARDINALE:  Dopo cosa?

IL VENERABILE: Dopo il miracolo… sì, cioè dopo che ho toccato la tonaca di Frate Guglielmo e

che lui - insieme al Priore bada - si è messo a pregare per me.

IL CARDINALE: (sbottando)Insomma tutto questo è semplicemente assurdo, Tommaso, lasciamelo dire. Io non ne posso più, perciò sbrighiamoci con questa iniziazione, per favore e chiudiamola qui.

IL VENERABILE:  (affrontandolo)Ma sei tu che comandi, sì o no?

IL CARDINALE:  Che comando?

IL VENERABILE: Comandi, comandi, non fare il furbo con me.

IL CARDINALE:  E va bene, comanderò anche ma non se ne fa nulla lo stesso.

IL VENERABILE: Quello fa sul serio.

IL CARDINALE:  Sciocchezze. (avviandosi) Ti aspetto di là, muoviti.

IL VENERABILE: (bloccandolo)Sono un tuo fratello.

IL CARDINALE: (liberandosi) E chi dice di no.

IL VENERABILE: Pensa a mia moglie!

IL CARDINALE: Dio la benedica.

IL VENERABILE: Flavio!!

IL CARDINALE:  (fermandosi) Che c’è, ancora?

IL VENERABILE: Il centralinista che mi hai fatto assumere due mesi fa è davvero un gran bel ragazzo, lo sai?

IL CARDINALE:   (girandosi)Come, scusa?

IL VENERABILE: Ha dei lineamenti angelici.

IL CARDINALE:  Ebbene?

IL VENERABILE:  Dice che ti conosce da tanti anni e che gli hai sempre voluto molto bene, specie quando era piccolo.

IL CARDINALE:  (andandogli contro)Ah, senti...

IL VENERABILE: E non è il solo a dirlo, questo è il punto.

IL CARDINALE: (frenandosi)Allora?

IL VENERABILE: Finché lo so io, Dio me ne guardi, siamo fratelli, figurati. Ma gli altri, caro mio, le malelingue, dovessero venire a saperlo, non si farebbero mica tanti scrupoli, sai.

IL CARDINALE:  (contenendo la rabbia)In effetti… pensandoci bene… nulla vieta che un frate… possa diventare Papa.

IL VENERABILE: Proprio come ha detto lui.

IL CARDINALE:  Lui chi?

IL VENERABILE: L’interessato.

IL CARDINALE:  Solo che io posso raccattare al massimo una quarantina di voti, Tommaso.

IL VENERABILE: Non è poco.

IL CARDINALE:  Ce ne possono volere altrettanti, però: come pensi di fare?

IL VENERABILE: Un Cardinale, un Banchiere e un Ministro, se ci si mettono, sono capaci di fare miracoli sul serio, altro che Fra Guglielmo.

IL CARDINALE:  (avviandosi)Stammi bene.

IL VENERABILE: Anche tu.

IL BANCHIERE:  (entrando, con un cappuccio in testa non calato sul viso)  T…ommaso, ora dovremmo

proprio incominciare.

IL VENERABILE: Sì, subito, vieni qua un attimo, per favore.

IL BANCHIERE:  Q…uel disgraziato non ce la fa più, l…o sai in che condizioni è, no?

IL VENERABILE: Lascialo perdere, più soffre meglio è.

IL BANCHIERE:  M…a è il Generale, ti sei scordato?

IL VENERABILE: (scattando)E chi se ne fre… un secondo solo, è una cosa urgente.

IL CARDINALE:  (al V.le, uscendo)Non farci aspettare troppo, ti ho detto che ho da fare.

IL VENERABILE: Anch’io.

IL BANCHIERE:  (al V.le)C…he c’è?

IL VENERABILE: Quanti soldi hai dato quest’anno al Santo Sepolcro?

IL BANCHIERE:  P…erché?

IL VENERABILE: Poi ti spiego.

IL BANCHIERE:  U…n paio di milioncini, p…iù o meno.

IL VENERABILE: E all’Opus?

IL BANCHIERE:  M…olto di più, lo sai.

IL VENERABILE: Bene.

IL BANCHIERE:  C…ome mai ti interessi di queste cose?

IL VENERABILE: Fra due giorni c’è il Conclave, mi serve il loro appoggio.

IL BANCHIERE:  V…uoi nominare anche il Papa, per caso?

IL VENERABILE: Se mi riesce, mi cavo dai guai.

IL BANCHIERE:  C…he è successo?

IL VENERABILE: Niente, poi ti spiego.

IL BANCHIERE:  D…ai, su, andiamo.

IL VENERABILE: Ancora un momento. Dimmi un po’, le esportazioni di capitali la tua Banca le fa sempre, sì?

IL BANCHIERE:  G…rosse somme, però, solo grosse somme.

IL VENERABILE: Anche quelle non proprio pulitissime, diciamo così?

IL BANCHIERE:  P…er forza. C…ome si dice: p…ecunia non olet.

IL VENERABILE: Benissimo.

IL BANCHIERE:  S…ei piuttosto misterioso, stasera. S…i può sapere che stai architettando?

IL VENERABILE: Andiamo.

Si abbassano le luci, indi si rialzano. Il Ministro, un tipo decisamente miope, è seduto alla scrivania e sta parlando al telefono in maniera molto concitata e guardinga.

IL MINISTRO: Ma che bluff, sa tutto, Brenda, e mi sta ricattando. (pausa) Ah, sì e allora perché, quando mi sono rifiutato, mi ha detto “ti piace sempre il brandy”, eh, perché? (pausa) L’ha detto apposta, cazzo, l’ha sottolineato, anche. (pausa) Ah, aspetta, dimenticavo, lo sai che ha aggiunto subito dopo, lo sai? (alzandosi e guardandosi intorno)Un Ministro - ha detto - dovrebbe stare più attento a mettersi alla guida di un auto blu, quando ha esagerato col brandy. L’ha ripetuto, hai capito? E sa pure che vengo da te con l’auto di servizio. (pausa) Ah, ma allora sei ostinata? Se mi ha anche consigliato di controllare le transaminasi, cosa vuoi di più? (pausa) Ha staccato trans, Brenda, ha detto trans… aminasi, perciò non ci sono dubbi, sa tutto. (pausa) Ah, su questo non ti posso dire niente, (sedendosi sul divano)sono cose grosse, troppo delicate. (pausa) Un ricatto, sì, e non chiedermi altro… insomma dammi retta, stasera si salta ma anche la prossima settimana è meglio non vederci, devo capire questo squilibrato che intenzioni ha. (pausa) Ma certo che ti desidero sempre, coccolina… (stendendosi)solo che non si può. (vezzeggiandola)Vuoi farmi cacciare a calci nel sederino, sì? (pausa) Oh, così va bene. (pausa) Sì, sei solo mia, sì… poi faremo il ciupa, ciupa, certo…

Entra improvvisamente  il Banchiere, il Ministro si tira su di scatto chiudendo la comunicazione

IL BANCHIERE:  E'… completamente pazzo.

IL MINISTRO: Che sta facendo, ora?

IL BANCHIERE:  S…ta parlando con Flavio.

IL MINISTRO: Sono andati via tutti?

IL BANCHIERE:  S…ì.

IL MINISTRO:  Sta a sentire, se non si convince abbiamo una sola alternativa.

IL BANCHIERE:  C…ioè.

IL MINISTRO: O lui o quel cazzo di Priore, tutti e due non ci possono stare.

IL BANCHIERE:  M…i sa anche a me.

IL MINISTRO: Farlo diventare Papa: ma come gli è saltato in mente?

IL BANCHIERE:  M…a a te che ha detto?

IL MINISTRO: Lasciamo perdere.

IL BANCHIERE:  L…e auto blu, vero?

IL MINISTRO: Più o meno, sì.

Entra il Cardinale

IL BANCHIERE e  IL MINISTRO: A…llora?

IL CARDINALE:  Niente da fare.

IL BANCHIERE: U…siamo i grissini?

IL MINISTRO: Li hai con te?

IL BANCHIERE: S…empre.

Il Banchiere estrae dalla tasca un pacchetto di grissini, lo apre, neprende tre e ne accorcia uno mangiandone un pezzo. Tirano a sorte e tocca al Ministro. Si abbassano le luci, indi si rialzano. Il Venerabile è seduto alla scrivania e sta parlando al telefono.

IL VENERABILE: Sì, l'ha lasciato qua, Padre, venga pure a prenderlo. (pausa) No, nessun disturbo, si figuri, rimango fino a tardi. (pausa) Faccia pure con comodo. ( chiudendo la comunicazione) A dopo.

Entra il Ministro: indossa grembiule,  guanti bianchi e ha il cappuccio calato sul viso.

IL MINISTRO: Posso?

IL VENERABILE: Vieni, Alfredino, vieni. (l’uomo si avvicina) Perché sei ancora incappucciato?

IL MINISTRO: Nulla, così. (si siede) Chi era al telefono?

IL VENERABILE: Quel Priore, ha dimenticato l’ombrello e sta passando a prenderlo.

IL MINISTRO: Allora sei proprio deciso a combinare tutto questo casino?

IL VENERABILE: Non posso fare diversamente, ve l’ho detto. Non intendo passare il resto della mia vita in galera. E levati quel cappuccio che mi dai fastidio.

IL MINISTRO:  (levandosi il cappuccio)Visto che viene qui, approfittiamone, no, ci parla Flavio, sempre un superiore è, vedrai che lo convince.

IL VENERABILE: Non si convince, non ne può più di vivere in un monastero.

IL MINISTRO: Lo facciamo vescovo.

IL VENERABILE: Non vuole avere a che fare con i parroci.

IL MINISTRO: Allora  gli faremo capire che può passare dei guai, va bene, guai seri… senza più ritorno.

IL VENERABILE: (allarmato)Ah no, non se ne parla nemmeno, c’è anche quel frate di mezzo, sa

tutto, mi arresterebbero immediatamente. E’ meglio accontentarlo, dammi ascolto, se non altro avremo un Pontefice amico.

IL MINISTRO: Sicuro?

IL VENERABILE: Sicurissimo.

IL MINISTRO: (alzandosi e calando il cappuccio) Che peccato.

IL VENERABILE: Perché?

Il Ministro tira fuori una pistola e gli spara un colpo al cuore. Con disappunto si leva il cappuccio,

lo butta sulla sedia e lascia la pistola sul tavolo . Entrano il Cardinale e il Banchiere.

IL CARDINALE:  (segnandosi tutti)In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, amen.

IL BANCHIERE e  IL MINISTRO: A…men.

IL CARDINALE:  Requiem aeternam dona eo, Domine; et lux perpetua luceat eo. Requiescat in pace. Amen.

IL BANCHIERE e  IL MINISTRO: A…men.

IL CARDINALE:  Non si era convinto?

IL MINISTRO: Purtroppo.

IL BANCHIERE:  E… ora che facciamo?

IL CARDINALE:  Come d’accordo, si inscena un suicidio.

IL MINISTRO: Io avrei un’idea migliore. Sta arrivando il Priore a riprendersi l’ombrello, me l’ha

detto la buonanima, facciamo fuori anche lui e non se ne parla più.

IL BANCHIERE:  C…i vorrebbe un’altra pistola, però, c…osì diciamo che si sono ammazzati a 

vicenda.

IL MINISTRO: Non è necessario, il Priore lo stava ricattando, no, lui lo ha ammazzato  e poi non ha resistito al rimorso.

IL BANCHIERE:  E… chi lo elimina quest’altro?

IL MINISTRO: Ah, io ho già fatto il mio dovere, ora tocca a voi due tirare a sorte.

Il Banchiere estrae un altro pacchetto di grissini

IL CARDINALE:  (sottraendosi)Basta con questi orrori, rimane tutto come deciso.

IL MINISTRO: Ma il movente, Flavio,  qual è il movente di questo suicidio? Siamo stati troppo precipitosi, maledizione, abbiamo perso la testa. Perché doveva uccidersi, perché?

IL CARDINALE:  Calmati, Alfredo.Diremo che era ossessionato dall’idea di finire in galera per la faccenda di sua moglie.

IL MINISTRO: Ma non è così, gliel’ho detto proprio io  che non potevano incriminarlo.

IL CARDINALE:  E che importanza ha.  “Il nome che abbiamo e il posto che occupiamo faranno sì che la nostra menzogna abbia più peso della verità”.

IL BANCHIERE: S…hakespeare.

IL CARDINALE: (al Banchiere) Bravo! (al Ministro) Dovresti andare un po’ più a teatro, caro mio. E ora cancella bene le tue impronte e mettici le sue. Quando arriva quel frate, scoprirà il cadavere e avvertirà la Polizia, tanto meglio per noi. Fa presto.

Il Ministro esegue mettendo la pistola sotto il cadavere

IL BANCHIERE:  (tirandola di tasca, al Cardinale) L…a scacciacani la facciamo sparire?

IL CARDINALE:  No, rimettila a posto, è meglio. E puliscila bene.

IL BANCHIERE:  C…erto.

Finite le operazioni i tre escono

IL CARDINALE: Non chiudere la porta!

IL BANCHIERE: V… a bene!

Di lì a poco si sente la voce del Priore.

IL PRIORE: (fuori scena) Permesso, c’è nessuno? (pausa) Signor Tommaso, si può? C'è nessuno? (entrando) Cavaliere, sono io. Cavaliere! (notando il corpo riverso sulla scrivania) Ah!  (precipitandosi) Signor Tommaso, si sente male? (scuotendolo) Signor Tommaso! Giusto cielo, è morto. (alza il corpo e vede la pistola) Si è tirato un colpo al cuore, non è possibile. Addio papato, mi ero già scelto il nome e questo imbecille va a togliersi la vita. Ma che ti costava, dico io! Chi te l’ammazzava quella cretina di tua moglie, deficiente che non sei altro! (prendendo la pistola) Come si fa a spararsi per una sciocchezza del genere? Dannazione, la pistola, ho toccato la pistola. (prova a ripulirla con la tonaca ma nella furia parte un altro colpo che colpisce il cadavere) Accidenti a lui! (squilla il campanello di casa) Oh, mio Dio, sono perduto, finito, altro che papa. "Ahi, ambizione umana, cauto pavone che con cento occhi oggi distilli il pianto e il disinganno!"Chi l’ha detto? Mah!(squilla di nuovo il campanello) E cosa faccio adesso, cosa faccio? (riprende la pistola e avanza verso la porta con aria truce e minacciosa, poi improvvisamente si ferma) Ma certo, che stupido, certo! (torna al tavolo, posa l’arma, afferra il telefono  compone nervosamente un numero) Che stupido! (pausa) Passami Fra Guglielmo, presto. (pausa) Fra Guglielmo, sono il Priore… (urlando) non ho detto sta per piovere! Ho detto sono il Priore, (nel microfono)  pri-o-re.

Voci fuori campo

VOCE FRATE:  Provvidenza di Dio.

VOCE VENERABILE: Provvedi per me.

VOCE PRIORE:  Provvidenza del Padre.

Si sente il Dies Irae di W.A. Mozart



Sipario