Francesco

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Francesco

FRANCESCO

Spettacolo musicale scritto da Alessandro Ronchini

Intra Tupino e l’acqua che discende

del colle eletto del beato Ubaldo,

fertile costa d’alto monte pende,

onde Perugia sente freddo e caldo

da Porta Sole; e di retro le piange

per grave giogo Nocera con Gualdo.

Di questa costa, là dov’ella frange

più sua rattezza, nacque al modo un Sole,

come fa questo talvolta di Gange.

Dante, Divina Commedia – Paradiso, Canto XI

PERSONAGGI

Francesco                                             giovane di Assisi

Pietro di Bernardone                          padre di Francesco

Monna Pica                                          madre di Francesco

Chiara                                                   amica e  seguace di Francesco

Bernardo                                               amico di Francesco

Leone                                                    amico di Francesco

Cattani                                                  amico di Francesco

Laudomia                                             amica di Francesco

Ghirlanda                                             amica di Francesco

Veronica                                               amica di Francesco

Frati

Prete di S. Damiano

il Vescovo Guido

Balia

Cenciose

Lebbrosi

Lupo

Sultano 

Guardia araba

Donne del popolo

Voci del Narratore e del Crocifisso di San Damiano


ATTO I

Francesco e suo padre fanno i conti del guadagno dell’ultima partita di stoffe francesi. Insieme progettano nuovi viaggi in Francia. La madre, monna Pica, si complimenta.

Francesco e Pietro sono seduti ad un tavolo. Davanti a loro hanno dei documenti commerciali, delle monete, della stoffa. Controllano i documenti e contano le monete, visibilmente soddisfatti.

Da una parte, monna Pica lavora di cucito, canticchiando una canzone francese.

NARRATORE - Siamo nell’anno del Signore 1202. Giovanni di Bernardone, un giovane di Assisi, da tutti chiamato semplicemente Francesco, figlio di un mercante di stoffe e di una madre francese, si sta avviando a lavorare accanto a Pietro di Bernardone, suo padre.

PADRE - Oggi gli affari sono andati proprio bene. Abbiamo venduto 5 braccia di panno scarlatto al signore di Foligno, e ci ha pagati molto bene. Il laboratorio va a gonfie vele. (Mette la mano sulla spalla di Francesco) Io spero che tu, Francesco, diventi come me, un abile commerciante.

FRANCESCO - Lo sai papà, che mi piace tanto questo lavoro! Mi appassiona! Viaggiare, scoprire mondi nuovi mi ha sempre appassionato…

PICA - (smettendo di lavorare, alza il capo) Di te, Francesco, faremo un prode cavaliere, un’anima di Dio. Con la tua signorilità, con il tuo sentimento, faremo di te un nobile cavaliere d’Assisi. E porterai ancora più gloria nella nostra famiglia. Un giorno forse potrai diventare anche signore d’Assisi.

Pica torna a canticchiare e a lavorare. Francesco e Pietro continuano a controllare conti e soldi. Dopo un po’ Francesco riprende:

FRANCESCO - (guardano i 2 genitori) Padre, Madre, questa sera verranno i miei amici per una serata di allegria...

PADRE - (interrompe) Francesco, pensiamo prima al nostro lavoro. Dunque, domani dovremo preparare il prossimo viaggio in Francia. I mercanti di Avignone hanno stoffe e damaschi pregiatissimi, ricami e drappeggi preziosi. Vedrai che porteremo molta merce, la venderemo, e faremo molti soldi... senza soldi, sai, oggi non si fa più niente... le ultime stoffe di Avignone le ha comprate tutte il signore di Spoleto.

FRANCESCO - Dovremo partire di mattina molto presto, portare molti muli e cavalli per la mercanzia...

PICA - (si alza e si avvicina a Francesco)... e con i soldi che farai, potrai diventare nobile, Francesco... Noi ci aspettiamo molto da te... cavaliere... nobile... signore… (si ferma, sogna ad occhi aperti; poi fa alzare Francesco) Francesco, tu devi essere il migliore!

FRANCESCO - Mamma, tu non lo sai ancora, ma nella festa di questa sera i miei amici mi incoroneranno “fiore dei giovani”! Sai, apprezzano molto la mia compagnia e amicizia. Insieme ci divertiamo e stiamo bene. (Si ferma. Poi continua, al padre) Posso dar ordine ai servi di preparare per la serata? Vorrei che tutto fosse perfetto!

PADRE - Si, Francesco, tu devi essere il migliore. (Girando) Ordina pure le carni più prelibate, i vini più raffinati. Deve essere la festa più bella di Assisi. (Alla moglie Pica) Pica, dai tu stessa gli ordini ai servi. Che preparino per una festa degna di un gran signore.

Si spengono le luci. Pietro e Pica escono. Entrano gli amici di Francesco per fare festa. Le luci si riaccendo gradatamente.

BERNARDO - (alzando un bicchiere) Evviva! Facciamo un altro brindisi!

LAUDOMIA - (alzando il bicchiere) Alla nostra compagnia! Evviva

Anche gli altri alzano i bicchieri e bevono.

GHIRLANDA - Siamo una bellissima compagnia! Ci divertiamo, gioiamo di stare insieme! Cosa c’è di più bello?

VERONICA - (a Leone) Leone, ma non doveva esserci con noi anche madonna Gelsomina?

LEONE - Suo padre l’ha promessa sposa, Veronica! (A Chiara) Tu ne sai qualcosa Ghirlanda?

GHIRLANDA - Ancora non l’ho saputo. Qual è il nome di tal fortunato cavaliere?

LEONE  - Sposerà un nobile di Spello, la cittadina che è sulla strada verso Foligno!

CATTANI - Brindiamo alle nozze di madonna Gelsomina!

Tutti brindano nuovamente.

LEONE – (interrompendo) Fermi tutti! Pietro, Masseo, Laudomia, Ghirlanda, stavamo già dimenticando il cuore di questa festa. Vogliamo incoronare il nostro amico Francesco “fiore dei giovani di Assisi”!

LAUDOMIA - Si, Leone, è ciò per cui ci siamo ritrovati! Bando alle ciance!

VERONICA – Francesco, tu sei un amico speciale per tutti noi. Speriamo che la vita non ci separi. Siamo il più bel gruppo di amici di tutta l’Umbria.

FRANCESCO - È un onore per me quello che state facendo. Voglio aggiungere la mia gioia con un vinello che mio padre ha portato apposta per me dalla Francia. (Girandosi verso Chiara) Chiara, vai a fartelo dare da mia madre per favore!

Chiara si alza e esce per qualche istante e ritorna con una bottiglia di vino aperta. La porge a Francesco che ne versa agli amici e amiche.

LEONE - (alzando il bicchiere) A Francesco, “fiore dei giovani di Assisi”!

TUTTI - (alzando il bicchiere) Viva Francesco!

MASCHI - Evviva, evviva!

FEMMINE - Evviva Francesco!

Allegria Generale. Dopo un po’, però, Francesco si stacca dagli amici pensieroso. Francesco è vicino al proscenio.

FRANCESCO - Sì, è vero, ci divertiamo. La gioia è grande. (Si ferma qualche istante). Ma è tutta qui la vita? Perché il fondo del mio cuore non scoppia di gioia? Cosa mi succede? Mi hanno espresso tutto il loro apprezzamento. Tutto ciò mi riempie di orgoglio. Ma perché questo non mi basta più?

Francesco resta fermo sulla scena. Alle sue spalle cambia l’ambientazione e appare il bosco. Intanto il coro inizia a cantare alcune parti della canzone:

CORO:       Ogni uomo semplice

                   Porta in cuore un sogno

                   Con amore e umiltà

                   Potrà costruirlo.

Il volto di Francesco inizia ad illuminarsi.

                   Nella vita semplice

                   Troverai la strada

                   Che la pace donerà

                   Al tuo cuore puro.

NARRATORE - Francesco aveva cominciato a lasciare un po’ alla volta la compagnia chiassosa degli amici. Preferiva la solitudine. Cercava di cogliere la voce di Dio, che parla al cuore.

Al tempo stesso, pero, i progetti di diventare cavaliere ancora lo affascinavano. Dentro di lui vi era un combattimento, peggiore di quello che da soldato aveva sopportato contro i fanti di Perugia.

FRANCESCO - (parla tra sé) Ho saputo che un signore di Assisi sta arruolando giovani per una campagna nelle Puglie. Questa è l’occasione buona. Diventerò cavaliere. Forse nobile... da quanto tempo aspetto questo momento...

Però c’è una voce nel mio cuore: non capisco che cosa dica... (pregando) Signore, ma si può sapere cosa vuoi da me?

Dall’altra parte del palcoscenico entra, adagio, un lebbroso, coperto di stracci; ha un bastone in mano ed è coperto di piaghe. Stende la mano per chiedere l’elemosina. Francesco lo scorge. Inizialmente fa finta di non vederlo.

LEBBROSO1 – (A Francesco) Aiutaci, facci la carità, siamo lebbrosi… abbiamo fame. Facci la carità!

FRANCESCO -  Andatevene, che volete!?

LEBBROSO2 – Aiutaci, ti prego! (si avvicina ancora di più a Francesco)

FRANCESCO – Perché vieni da me? Vattene! (si interrompe, rimane pensoso e poi si rivolge a Dio  pregando) Signore, cosa mi sta succedendo? Voglio diventare cavaliere, compiere imprese ardimentose, e ho paura di incontrare questo fratello lebbroso? Signore, fa’ che non abbia paura!

Si avvicina al lebbroso, ma non per dargli l’elemosina. Fa per abbracciarlo. Il lebbroso ha paura e si ritrae.

LEBBROSO1 - Cosa fai? Non avvicinarti!...

FRANCESCO - (calmo) Io non ho paura! Fratello lebbroso, la pace di Cristo sia con te!

Francesco abbraccia il lebbroso. Il lebbroso da principio teme, gli tremano le gambe; poi si lascia andare e stringe a sua volta Francesco. Dopo qualche istante Francesco rilascia l’abbraccio.

FRANCESCO - (calmo) Ecco, vedi, io non ho paura, e neanche tu ormai hai più paura. La pace di Gesù ha raggiunto il nostro cuore.

Tira fuori 1 bisaccia dei soldi, e la vuota nelle mani del lebbroso. Quello riceve con stupore e gioia le monete. Poi il lebbroso se ne va, mentre Francesco si dirige verso la chiesetta di San Damiano, vecchia e diroccata, e rimane lì, sereno e felice a pregare davanti ad un crocefisso bizantino. Un vecchio prete siede ad osservare.

FRANCESCO - (pregando) Signore, tu non immagini quanto ora il mio cuore sia pieno di gioia. (Fa una pausa) Ti ringrazio di avermi illuminato, di avermi fatto capire... Ho ricevuto più gioia da questo lebbroso che da tutte le serate con gli amici. Ma ti prego Signore, dimmi cosa vuoi da me? Già mi hai dato un segno, con quel lebbroso… (silenzio) Ma è tutto qui quello che desideri da me? (Abbassa la testa).

CROCIFISSO – Francesco …

FRANCESCO – Chi mi chiama?

CROCIFISSO - (con voce lenta e solenne) Francesco, non vedi che la mia casa cade in rovina?

Francesco alza il capo adagio, si guarda intorno come per capire chi stava parlando.

FRANCESCO – (agitato) Chi mi chiama?

Pensa che sia stato il prete, e lo guarda come a volerlo interrogare, ma il prete continua ad essere assorto nel suo breviario, non ha sentito la voce. Francesco ritorna a pregare a testa bassa.

CROCIFISSO - (con voce lenta e solenne) Francesco, non vedi che la mia casa cade in rovina? Va’ dunque e riparala!

Francesco capisce che è il crocifisso a parlare. Rimane ancora qualche istante in ginocchio, poi si guarda intorno, e si alza. Si avvicina al vecchio prete.

FRANCESCO - Sei tu il custode di questa chiesa?

PRETE - (alzandosi) Sì, il nostro vescovo Guido mi ha inviato qui alcuni mesi fa. Sono scoraggiato perché la chiesa è così malandata! Non si può neanche celebrarvi la Messa!

FRANCESCO - Sia lodato il Signore! (Tira fuori dalla tasca alcune monete e le dà al prete) Ecco, con queste inizia a comprare una candela, e falla brillare davanti a quel crocifisso.

PRETE – Il signore te ne renderà merito.

Francesco inizia a raccogliere le pietre cadute per la chiesa e ad usarle per rialzare i pezzi caduti della chiesetta.

PRETE – Nobile signore, come vedi la nostra povera chiesa avrebbe bisogno di tante riparazioni. Ma purtroppo non possiamo permetterci di pagare per le riparazioni. (imbarazzato) Lascia stare… le tue intenzioni erano buone…

FRANCESCO – Buon curato, non ti ho mai chiesto dei soldi… se me lo permetti cercherò di riparare la casa del Signore. L’unica ricompensa sarà la gioia di aver ricostruito la casa di Nostro Signore.

PRETE – E’ il Signore stesso che ti ha mandato! Chissà che la nostra chiesa non possa tornare ad esser bella!

Il prete esce, mentre Francesco continua a lavorare.

Passano alcuni amici (Cattani, Bernardo, Laudomia e Ghirlanda) e si incuriosiscono di quanto fa Francesco.

BERNARDO - Francesco, che combini? Sei ricco, e ora ti metti a fare il muratore?

LAUDOMIA - Deve avergli dato di volta il cervello!

FRANCESCO - Amici, il Signore mi ha chiesto di riparare la sua chiesa. Forza, datemi una mano! (a Cattani) Pietro, fammi un favore: va’ in Assisi, vicino alla porta principale, e portami qui una cesta di quelle pietre che sono là accumulate! Tieni (e gli da alcune monete. Pietro va. A Bernardo) E tu, Bernardo, portami un po’ di calce dalla bottega di tuo padre, che fa il muratore! Eccoti i soldi. (Va anche Bernardo; alle ragazze)Laudomia e Ghirlanda, voi mi aiuterete a controllare che i muri siano ben diritti.

Poco dopo ritornano Pietro e Bernardo con il materiale, ma con loro c’è anche il padre di Francesco, visibilmente contrariato.

FRANCESCO – Bene amici, grazie. (rivolto al padre) Padre! Quale gioia vederti! Ti prego, unisciti a noi.

PADRE – Figlio mio! Ma allora è vero quello che si dice in paese! E io che non volevo crederci. A dirmi: “No, mio figlio non può essere diventato matto! Non può aver abbracciato un mendicante, lebbroso per giunta! Figuriamoci poi se può avergli regalo dieci monete d’oro… non una, non due, DIECI!”. E ora ti trovo a sperperare il tuo denaro, anzi il MIO denaro, per fare il muratore… Va bene fare l’elemosina, va bene aiutare i poveri, ma questo è troppo! Come sai i nostri oboli alla Chiesa per Natale e per Pasqua sono sempre stati generosi, all’altezza del nostro nome. Come puoi sperperare così i nostri averi!? Pensa a tua madre quando lo verrà a sapere….

FRANCESCO – Padre, Il Signore mi ha chiesto questo. Lui mi ha dato questo segno. Non ricordi? “Chi rinuncerà ai suoi averi per me, riceverà cento volte tanto”. Non essere in colera con me. Aiutami anche tu in questo lavoro.

PADRE – Mai! Pensa a tua madre! Povera donna, cosa dirà, cosa penserà? (se ne va borbottando) Povera donna! Povera donna!

Francesco, con le ragazze e i ragazzi, ripara il muro. Intanto si canta “Ogni uomo semplice”

CORO:                  Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno

                              Con amore e umiltà potrà costruirlo.

                              Se con fede tu saprai, vivere umilmente
                              più felice tu sarai, anche senza niente.

FRANCESCO

+ CORO :              SE VORRAI OGNI GIORNO CON IL TUO SUDORE
                              UNA PIETRA DOPO L'ALTRA ALTO ARRIVERAI

CORO:                  Nella vita semplice troverai la strada
                              che la pace donerà al tuo cuore puro.
                              E le gioie semplici sono le più belle
                              sono quelle che alla fine sono le più grandi

FRANCESCO

+ CORO :              DAI E DAI OGNI GIORNO CON IL TUO SUDORE
                              UNA PIETRA DOPO L'ALTRA ALTO ARRIVERAI

SIPARIO
FINE I ATTO

ATTO II

Piazza del paese di Assisi. Pian piano si raduna gente che borbotta fra sé. Alcuni parlano ad alta voce.

DONNA1: (agli altri) Dovete credermi! Ho sentito dire che Pietro di Bernardone vuole diseredare suo figlio; Francesco gli sta sperperando tutto il denaro!

Entra di corsa una donna e poco dopo anche Francesco. Inizia la musica

DONNA5: (agitata) Avete sentito? Francesco lascia suo padre! Rinuncia a tutto! A tutto!!

Entrano il padre, Chiara accompagnata dalla balia e gli altri

CORO:                  Forza venite gente che in piazza si va.

                              Un grande spettacolo c'è.  Francesco al padre la roba ridà.

PADRE:                Rendimi tutti i soldi che hai

FRANCESCO:     Eccoli i tuoi soldi, tieni Padre sono tuoi. Eccoti la giubba di velluto, se la vuoi.

                              Non mi serve nulla, con un saio me ne andrò. Eccoti le scarpe solo i piedi mi terrò.

                              Butto via il passato, il nome che mi hai dato tu.

                              Nudo come un verme non ti devo niente più.

CHIARA:             Non avrà più casa più famiglia non avrà.

FRANCESCO:     Ora avrò soltanto un Padre che si chiama Dio.

CORO:                  Forza venite gente che in piazza si va.

                              Un grande spettacolo c'è Francesco al Padre la roba ridà.

PADRE:               Figlio degenerato che sei.

CHIARA:             Non avrai più casa, più famiglia non avrai. Non sai più chi eri ma sai quello che sarai.

FRANCESCO:     Figlio della strada vagabondo sono io. Col destino in tasca ora il mondo è tutto mio. Ora sono un uomo perché libero sarò. Ora sono ricco perché niente più vorrò.

CHIARA:             Nella sua bisaccia pane, fame e poesia.

FRANCESCO:     Fiori di speranza segneranno la mia via.

CORO:                  Forza venite gente che in piazza si va. Un grande spettacolo c'è.

CHIARA:             Francesco ha scelto la sua libertà

PADRE:                Figlio degenerato che sei

CORO:                  Figlio degenerato che sei

CHIARA:             Ora sarai diverso da noi

Finito il canto il padre con in mano i vestiti di Francesco si avvicina al figlio molto adirato

PADRE – Si può sapere ora cos’è questa buffonata? Cosa vorresti dimostrare, eh? (getta i panni ai piedi di Francesco) Sei la vergogna della nostra famiglia e di tutta Assisi! (a un altro cittadino) lei sa cosa mi ha fatto questo mio figlio? Ha presente quella tunica di seta verde che indossava per Pasqua? Era la più bela di tutta l’Umbria. Confezionata apposta a Parigi per lui, con le migliori stoffe orientali. E sa dove me la ritrovo? Addosso ad un lebbroso!

FRANCESCO –  Aveva freddo!

PADRE – E la giacca che aveva a Natale? Pura lana inglese; mi è costata mezza giornata di lavoro. E ora la indossa un mendicante! E gli va pure stretta! Un mendicante, capisce! Uno straccione! Le perle ai porci! Ma so ben io come farti raddrizzare!

Prende Francesco per un braccio e lo conduce dal Vescovo in San Damiano restaurata.

Entra il Vescovo

PADRE – (si inginocchia ai suoi piedi) Vostra Eccellenza! Quale onore ricevere questo povero peccatore.

VESCOVO – Dite! Cosa possiamo fare per voi? (Da notare che il Vescovo parla sempre al plurale maiestatis, ovvero quando si riferisce a  se stesso parla sempre al plurale)

PADRE – Vi prego, ottimo Guido, di voler far tornare sulla retta via questo mio figlio. (indica Francesco) Egli altro non è che una pecorella smarrita; Vi prego di volerlo condurre alla rettitudine  all’amore per suo padre e verso la sua famiglia.

Attimo di silenzio. Il Vescovo si porta davanti a Francesco. Il padre si scansa di poco

VESCOVO – (a Francesco) Francesco, tuo padre ti ha condotto davanti alla chiesa. Cosa vuoi dirci?

PADRE – (anticipando Francesco) Lo dirò io, eccellenza. Questo figlio ingrato, per il quale ho lavorato, per il quale ho accumulato una fortuna, mi espone al ridicolo di tutti gli assisiani. Egli sottrae denari dal patrimonio di famiglia, e cosa ne fa? Li dà ai poveri! Come se ai poveri non facessimo tutti quanti l’elemosina! Eccellenza, questo figlio ha perso la testa!

VESCOVO – (fa cenno con una mano al padre di tacere) Francesco, parlaci: cosa vuoi fare? Se la tua intenzione è veramente quella di consacrarti a Dio, restituisci a tuo padre il denaro. Tra l’altro, forse fu guadagnato ingiustamente, (Il padre fa per rispondere seccato, ma Guido lo ferma con la mano) forse fu guadagnato ingiustamente, e non ne sono degni la chiesa e i poveri.

Qualche attimo di silenzio. La piccola folla inizia a vociare. Guido fa segno di fare silenzio.

FRANCESCO - Eccellenza, ben volentieri ho reso a mio padre il suo denaro. Ho reso anche i miei abiti e tutto quanto gli appartiene. Il mio vestito è questo povero saio, e per scarpe non ho altro che questi poveri piedi.

Dopo un po’ qualcuno dalla folla inizia a ridere, e pian piano iniziano tutti a ridere.

DONNA3 – Povero pazzo!

DONNA1 – Voglio vederlo ora quando inizierà a far freddo!

FRANCESCO - Ascoltate tutti! Fino ad oggi ho chiamato “padre” Pietro di Bernardone. Ora, siccome ho fatto proposito di servire Dio, gli rendo il denaro e tutti i vestiti che ebbi da lui. D’ora innanzi non dirò più “padre mio Pietro”, ma “Padre nostro che sei nei cieli”.

La folla è ferma e ammutolita. Guido si toglie il mantello che ha indosso, e con solennità ne ricopre Francesco.

VESCOVO - Francesco, la chiesa ti prende sotto la sua protezione. E io ti dono ancora le parole di Gesù: “Chi avrà lasciato case, o padre, o madre, o figli, o fratelli, per me e per il vangelo, riceverà cento volte tanto, e in eredità la vita eterna”. (Abbraccia Francesco, a lungo). Ora va’, e segui il Signore Gesù, che “da ricco che era si è fatto povero, per far ricchi noi con la sua povertà”. Noi tutti pregheremo per te.

Il padre se ne va scotendo più volte la testa. Chiara si avvicina a Francesco.

CHIARA – Francesco, qual è la tua forza? Guardandoti negli occhi vedo una luce immensa. Vedo la pace di Cristo. Mi chiedo se anche io debba seguire il tuo esempio. Francesco, io voglio venire con te. Voglio vivere anch’io povera, sotto lo sguardo del Padre dei Cieli!

Le si avvicina il Vescovo

VESCOVO - Figliola, la vita che Francesco ha scelto sarà molto aspra. Ma se nel cuore coltivi davvero la chiamata di Dio, allora, quando Lui vorrà, te ne darà segno, e anche tu potrai seguire Gesù, come Francesco.

Si abbassano le luci. Dopo qualche secondo inizia la musica e si riaccendono le luci. Chiara sta passeggiando nel bosco e incontra gli inviati di Dio (lebbrosi, poveri che chiedono l’elemosina, feriti, altri…); lei è vestita con i segni della ricchezza e della potenza della sua famiglia. Con alcuni si volta dall’altra parte, con altri si ferma, poi riparte subito, si volta, vorrebbe tornare, non ne ha il coraggio, è combattuta, non sa che fare. Le luci si abbassano. Gli altri personaggi escono e si cambia scena con San Damiano. Chiara riappare in penombra mentre sta pregando in San Damiano, inginocchiata proprio davanti al crocifisso di Francesco.

Pian piano le luci che la puntano si fanno sempre più forti. Aumenta il volume della musica. Si alza e lentamente si toglie la corona (di fiori) dalla testa, l’anello e tutti i simboli di ricchezza che indossa e li depone sull’altare ai piedi del crocifisso. Ritorna il buio e si cambia il fondale col bosco.

Quando le luci si riaccendono Chiara è con altri frati e con Francesco dai lebbrosi.

FRATE2 – (arrivando soddisfatto) Siamo stati fortunati, al paese sono stati generosi e ci hanno donato tutte queste cose per i nostri fratelli lebbrosi.

CHIARA – Sì Fratello, la provvidenza di Dio ci ha aiutato.

FRATE4 – Sì, la provvidenza e la voglia di mandarci via. Quando sanno che veniamo dal lebbrosario ci danno tutto quanto capita loro in mano pur di farci uscire di casa. (si ferma, guarda verso il pubblico con  sguardo sornione) Forse dovremmo usarlo di più questo trucchetto….

FRATE1 – E questa non è forse provvidenza? La paura trasforma la tirchieria in generosità… Francesco ce lo dice sempre di non preoccuparci, di non temere nulla. Il Signore Iddio penserà a noi.

FRANCESCO – Ok ragazzi, è ora di lavorare, ciancio alle bande … ops! Bando alle ciance

FRATE3 – Franci vedi di non fare più di questi errori se no dovrai pagare i diritti d’autore a Totò…

FRANCESCO – Chiara, è molto bello che tu abbia deciso di volerci aiutare.

CHIARA – E’ che ho capito il vero significato della vita Francesco, proprio come te…

FRANCESCO – Chiara, tu sai il bene che ti voglio e non puoi immaginare quanto mi renda felice vederti qui con me ad aiutare i poveri. Mi chiedo però se questa sia la scelta giusta per te. Ricordi il nostro Vescovo? Te lo disse anche lui che questa vita sarebbe stata dura.

CHIARA – Oh, io non ho paura! Se il Signore sarà con me anche le serate più fredde si scalderanno, la fame diventerà sazietà e i giacigli duri e scomodi diverranno enormi letti di piume! Io voglio essere come te Francesco.

FRANCESCO – Cosa ne pensa la tua famiglia?

Proprio mentre Francesco finisce di parlare si sente una voce in lontananza.

BALIA – Chiara! Chiara dove sei? Chiara!

CHIARA – Fin qui mi viene a cercare la mia balia? Francesco, aiutami tu. Aiutami a scappare!

FRANCESCO – No Chiara! Non ti aiuterò a fuggire. Se davvero questa è la tua scelta devi avere il coraggio di affrontare la tua famiglia. Il Signore non ti ha chiesto di fuggire; ti ha chiesto di seguirlo. Devi avere il coraggio di affrontare la tua famiglia.

CHIARA – Ma ho paura! Non so se riuscirò ad affrontarli. Loro sono tanti, sono la mia famiglia … e io … sono così sola…

FRANCESCO – Sicura?

La balia arriva ed entra in scena

BALIA – Chiara! Chiara… eccoti. Dove ti eri cacciata. Non ci potevo credere quando l’ho saputo: tu, Chiara, fuggita di casa … e perché poi …? Tuo padre, tua madre sono disperati. Scandalo, nel paese si grida allo scandalo.

CHIARA – Balia, cosa dici?!

BALIA – Figlia mia, io ti amo come e più di una figlia e conosco la tua purezza di cuore… ma tu sei qui, in mezzo a questi uomini e fra i mendicanti … e con quel Francesco poi …

FRANCESCO – Beh, co sònia ‘l pu stupid?

BALIA – Se non ti avessi portato di nascosto a vedere quello spettacolo riprovevole… un uomo che si spoglia davanti a tutti, che rifiuta suo padre… Forse ora non saremmo qui. Come ho potuto sbagliare…

CHIARA – Balia, cosa dici? Non hai sbagliato. Io ti ringrazierò sempre per avermi accompagnato da Francesco, per avermi permesso di incontrarlo. Da allora tutto è cambiato. Lui mi ha parlato e tutto mi è cambiato.

BALIA – Ma cosa ti ha detto mai figlia mia!? Non ti riconosco più; sei cambiata…

CHIARA – Tu dici che sono cambiata, forse sono solo diventata me stessa. Francesco non centra; il Signore (guarda in alto) per bocca sua mi ha parlato, mi ha chiamata. E come potrei dire di no…..

BALIA – Chi ti ha chiamata …! Per cosa? Tu sei ancora giovane, impulsiva; hai scambiato le parole di quest’uomo per una chiamata del Signore. Tu sei così giovane… così bella. Tu sei il sogno di ogni uomo di Assisi; il tuo futuro è quello: sarai la più perfetta delle spose, la più buona delle madri. Tu ancora non lo sai, ma i tuoi amati genitori già l’hanno trovato un bravo gentiluomo per te. È un giovane di Foligno; tra qualche mese annunceranno il vostro fidanzamento…

CHIARA – Balia, vedi… io (guarda Francesco per trovare coraggio. È illuminata da una forte luce diretta) … io ho scelto! Ho scelto di seguire la povertà. La vita di prima, gli sfarzi, le ricchezze, i balli, i fidanzati, i matrimoni … non sono fatti per me. Io sarò la sposa del Signore. Solo Lui sposerò, solo Lui amerò. 

Escono tutti. Si cambia il fondale con Assisi.

Entrano il padre e la cenciosa 1

PADRE – Uno straccione! Un pezzente! Mio figlio è diventato uno straccione! E pretende pure che io, suo padre, gli dica: “Bravo figliolo, continua così”. (Pensieroso) Ah, già dimenticavo! Io non sono più suo padre. Eh no, perché adesso il sangue non conta più nulla… Adesso il padre suo è nei Cieli (si ferma, guarda in alto e si fa il segno della croce).

CENCIOSA 1 – Un’offerta buon uomo…

PADRE – E tu che vuoi! I miei soldi? Eh eh, troppo tardi! Non ho più un soldo…

CENCIOSA 1 – Fosse vero… V’ho visto sapete… con tre saccocce di monete, proprio stamattina. Siete proprio diverso da vostro figlio.. lui sì che è generoso..

PADRE – Ahh, ma allora tu lo conosci quel …… quel …….. sì insomma, Francesco?

CENCIOSA 1 – E lo conosco sì! E lui sì che è buono. Non come voi… taccagno!

PADRE – Taccagno a me? Ma vattene va… brutta pazza, puzzona e pure ubriaca…

CENCIOSA 1 – Me ne vado! Ma pazzo e ‘mbriacone ce sarete voi…. (se ne va)

PADRE – (al pubblico) Ma ditemi.. Ora un povero padre come fa a ricondurre il suo figliolo sulla giusta via? Uno fa di tutto… sarà una crisi passeggera…diamogli tempo; sarà per attirare la mia attenzione…cerchiamo di seguirlo di più; ma adesso che devo fare? E ora ha convinto pure quella povera figliola a seguirlo… Finché si rovina la vita lui, va bene… ma perché rovinarla agli altri…a una ragazzina poi… se penso a suo padre… e sì, perché mi è venuto a trovare oggi in bottega; quello che non mi ha detto! Ha detto che è stato Francesco a metterle strane idee in testa e che io dovevo provvedere… Come se fosse colpa mia il comportamento di Francesco, come se io non provassi a fargli mettere la testa a posto… Perché, sapete, io qua faccio la parte del cattivo, ma in fondo lui è sempre mio figlio e io gli voglio ancora bene… Esce

La scena resta vuota per qualche secondo. Entra Francesco e si guarda intorno cercando di capire perché in strada non ci sia nessuno. Guarda verso il pubblico e fa con le mani il gesto di chiedersi dove siano tutti. A un certo punto esce una donna, piena di paura e va verso Francesco.

DONNA 2 – Francesco, per carità, nasconditi in casa! Di questi tempi stare fuori è pericoloso.

FRANCESCO – Perché mai tutti avete paura?

DONNA 2– Ma come? Non lo sai? Il nostro paese è infestato dai lupi. Nessuno è più al sicuro fuori di casa. Tutti hanno paura…

FRANCESCO –Solo chi non vive nella grazia di Dio deve avere paura.

La donna corre via. Si toglie il fondale del paese e appare il bosco. Francesco rimane fermo sulla scena. Appare il Lupo. È un uomo vestito in giacca e cravatta con in testa una maschera da lupo.

FRANCESCO – Vieni povero amico. Tu sei la pecorella smarrita….

LUPO – A chi “amico”, oh? E poi cos’è ‘sta storia della pecorella… Pecorella a me? Guarda che io non sono mica un barboncino qualsiasi… io sono il Lupo!

FRANCESCO – Ma se tu sei un agnellino… l’agnellino del Signore…

LUPO – A ridajje co’ ‘sta storia. Prima pecora, ora agnello; ma che ce l’hai con gli ovini? E poi io gli agnelli me li mangio (Fa una breve risatina) altro che….!

FRANCESCO – Sì, tu li mangi, ma poi? Com’è il tuo animo?

LUPO – Il mio animo non lo so, ma la mia pancia è bella piena…

FRANCESCO – Il tuo animo è triste. Il tuo cuore duro. Non hai mai conosciuto la bontà. E ora sei cattivo pure tu! Ma tu non sei cattivo, vero? Sei un agnellino…

LUPO – (proprio come una pecora) Beeee, sai…

FRANCESCO – Vedi? Te lo dicevo. E ora vieni con me. Nessuno avrà più paura di una creatura del Signore.

LUPO – Ma con questa brutta faccia… Tutti avranno paura di me!

FRANCESCO – Se è solo per questo… quella è solo una maschera. Basta toglierla (Francesco gliela toglie) e buttarla via. (Francesco la getta oltre le quinte)

Riappare il fondale del paese. Francesco e il lupo sono al centro della scena. Piano piano le persone ricominciano a uscire, prima con timore, poi con più coraggio. Alcuni portano anche del cibo.

FRANCESCO – Vedi fratello lupo? Ora nessuno ha più paure di te, perché sanno che non farai mai più del male.

Alcune persone portano un po’ di cibo al lupo.

LUPO – (come a voler rifiutare) No, no, grazie.

FRANCESCO – E di cosa hai paura? Siamo tutti fratelli. Uomini e donne, bianchi e neri, agnelli e lupi.

Il lupo accetta con grandi sorrisi il cibo. Ne mangia un pezzetto, poi guarda Francesco.

LUPO – Sì, però tu mi hai confuso un po’: ma io adesso sono un agnello o un lupo?

Escono tutti. Cambia il fondale con il bosco. Entrano in gruppo Francesco e tutti i frati

FRATE 3 – Grazie Francesco. Ora grazie a te tanta gente non ci deride più. Molti ci lodano…

CATTANI - … e ci danno da mangiare!

FRANCESCO – Miei cari fratelli, questo non è merito mio, ma del Padre. Noi viviamo come lui ci ha chiesto, e come vedete non ci fa mancare niente… : due piedi per camminare, una bocca per predicare, del pane vecchio da mangiare e tanta erba per dormire.

FRATE 1 – Francesco, prima ero tra quelli che ti deridevano, mi dicevo che non avresti resistito oltre l’inverno. Ora invece, sono più di venti minuti che sono qui e ho tanta voglia di andare avanti!

FRATE 4 – E poi non abbiamo fatto neanche una papera! Non male direi…

LEONE – Sì, mi verrebbe voglia di urlare, di gridare, di lodare Dio. Di ringraziarlo, per farci vivere così, felici, insieme, in letizia…

FRANCESCO –(breve pausa) Mio caro Leone, la tua vita può essere santa e le tue parole d’amore, ma sappi che non è questa la letizia; puoi guarire i ciechi e scacciare i demoni, dare la vita ai morti e le parole ai muti, puoi sapere tutto sulle stelle del cielo e sui pesci del mare, ma ricorda che non è questa la letizia.  Ma quando arriveremo a Santa Maria e nessuno ci aprirà la porta, e tormentati dalla fame e dal freddo e bagnati dalla pioggia, sapremo affrontare il male senza mormorare e sapremo sopportare tutto con pazienza e con gioia, pensando che questa è la volontà di Dio; ecco, allora il male si trasformerà in bene, e tutto il mondo saprà che quella è la letizia. Eccola, caro Leone, la Perfetta Letizia!

SIPARIO

FINE II ATTO


ATTO III

La scena si apre sulla chiesa di San Damiano. Francesco sta ultimando la preparazione del presepio. Con lui sono alcuni frati.

CORO:                  Ecco la stalla del Greccio con l’asino e il bove

                              E i pastori di coccio che accorrono già.

                              Monti di sughero, prati di muschio,

                              col gesso per neve, lo specchio per fosso, la stella che va.

                              Ecco la greppia, Giuseppe e Maria.

                              Lassù c’è già l’Angelo di cartapesta

                              Che insegna la via, che annuncia la festa,

                              che il mondo lo sappia e che canti così:

FRANCESCO:     È Natale, è Natale, è Natale anche qui.

CORO:                  Ecco il Presepio giocondo che va per il mondo

                              Per sempre portando la buona novella

                              Seguendo la stella nel cielo che annuncia così.

FRANCESCO:     È Natale, è Natale, è Natale anche qui.

CORO:                  Carta da zucchero, fiocchi di lana,

                              le stelle e la luna stagnole d’argento,

                              la vecchia che fila, l’agnello che bruca,

                              la gente che dica e che canti così:

FRANCESCO:     È Natale, è Natale, è Natale anche qui.

Entra Chiara e saluta Francesco. La seguono diverse ragazze (Laudomia, Ghirlanda e Veronica), vestite come lui.

CHIARA – Francesco, questa tua rappresentazione del Natale è commovente.

VERONICA – Ti fa rivivere il freddo e la povertà della stalla di Betlemme.

LAUDOMIA – E’ importante ricordare i valori della povertà. Infondo Nostro Signore è sempre nato e vissuto povero.

GHIRLANDA – Grazie Francesco. Grazie! La gioia del Natale e la nostra gioia siano con te.

Entra infine il vescovo con il popolo. Il vescovo si dirige verso Chiara.

VESCOVO – (a Chiara) Infine ci ritroviamo, cara figliola. Ricordi?

CHIARA – Eccellenza, tanto ho desiderato diventare la sposa del mio Signore. Voglio seguire l’insegnamento del mio amico e fratello Francesco. Ora non ho più paura. Non mi spaventa lasciare tutto. Gli ori, i velluti, gli onori sono solo di questo mondo. Io ho scoperto un tesoro ben più grande…

DONNA 3- Una come Chiara che si fa monaca… che spreco… Li avessi avuti io i suoi soldi, i suoi vestiti, non li avrei certo gettati al vento per seguire quello zingaro di Francesco.

DONNA 1 – Ho sentito dire dai servi di suo padre che la sua famiglia l’ha ripudiata. Nessuno in casa può più pronunziare il suo nome.

DONNA 5 – Per forza! Tu non sai lo scandalo! Si dice che il padre di Chiara abbia dovuto pagare molti soldi al giovane di Foligno al quale era promessa. Laggiù ancora si parla di questo scandalo.

DONNA 4 – In definitiva così ha gettato nella vergogna 2 famiglie…

DONNA 5 – Sì, più tutte le famiglie di quelle poverette che l’hanno seguita…

VESCOVO – (a Chiara e alle compagne) Figliole, davanti a Dio voi rinunziate a tutti i vostri beni terreni, vi consacrate a Lui, Lui solo sarà vostro sposo. Ricevete da noi questo velo, che sia simbolo della vostra fede e della vostra appartenenza al Signore.

Il Vescovo mette il velo in testa alle ragazze.

Ritorna il fondale di Assisi. Entra il padre. Dopo poco anche la cenciosa 2

PADRE – No, ma dico… avete visto? Non gli bastava aver gettato nel ridicolo me e sua madre… No! Doveva convincere a seguirlo anche quegli altri disgraziati che ora chiama “fratelli”. E poi, già che c’era, perché fermarsi…. Meglio inculcare strane idee a quella brava ragazza. E come posso io, suo padre, stare qui e non dire nulla?

CENCIOSA 2 – Ma a me, me pare che zitto non ci siete stato mai…

PADRE – Taci stracciona!

CENCIOSA 2 – Sarò pure stracciona, ma non sono né cieca né sorda. Ma una buona n’avesse fatta il figliolo vostro…

PADRE – Eh già… io sono quello cattivo… Ma badate bene che io ce l’ho con mio figlio, non con la Chiesa. Eh sì, perché si presto a dire: “è un mangiapreti… è un ateo”, come direste voi oggi. No. Io sono sempre stato un buon cristiano. Ma moderato! Tutte queste cose moderne io non le capisco!

CENCIOSA 2 – Mi sa tanto che voi, vecchio o moderno, capite solo questi ( fa il gesto con le dita per indicare i soldi). Se volete così bene al figliolo vostro, perché non lo aiutate, non gli date che ne so, un po’ di cibo, un vestito…

PADRE – Come se non glie ne avessi già dati abbastanza. E che fine hanno fatto? Cosa ne ho ottenuto? No, da me non avrà neanche una lira, neanche un euro….

Ma dimmi un po’… tu sai dov’è ora?

CENCIOSA 2 – Bene bene non l’ho capito. So solo che è voluto andare lontano. Probabilmente perché c’è tanto grano…

PADRE – Tanto grano? Ma che sta’ a dì?

CENCIOSA 2 – Sì lo penso io. Tutti dicevano che in quello era un posto speciale… Che c’è della terra santa.

PADRE – Terra Santa? È andato in Terra Santa? È impazzito! È impazzito! Ma non lo sa che là quelli come lui … zac! ( fa il gesto di tagliare la gola col dito) Li accoppano? È pazzo! È pazzo!

Esce

Si cambia il fondale col bosco. Entrano Francesco e Leone legati e tenuti da una guardia araba e dall’altra parte il sultano.

SULTANO – Cosa siete venuti a fare, cristiani!

FRANCESCO – A portare la pace

SULTANO – La pace… La conosco io la vostra pace. Voi la portate con questa! (estrae la spada e la punta contro i due frati)

LEONE – Grande sultano, vi sembriamo forse noi dei sodati? Queste povere vesti vi sembrano forse delle armature?

FRANCESCO – Noi vi portiamo la pace. Non la guerra

LEONE -  La pace di Cristo.

SULTANO – Cristo! Il figlio di Maria… Proprio in nome suo i vostri amici ci combattevano e ci sgozzavano… In nome suo cacciavano e uccidevano le nostre mogli e i nostri figli…

FRANCESCO – Chi compie questo non è nostro amico. Ed è persino indegno di pronunciare il nome di Cristo.

LEONE – Grande sultano, noi vi chiediamo solo di ascoltare il nostro messaggio. Poi fate di noi ciò che volete. Non abbiamo paura della morte; la nostra vita è nelle mani del nostro Signore.

Il sultano fa un gesto per dire di parlare

FRANCESCO – Grande sultano, la pace di Cristo sia con voi. Voi sin’ora avete conosciuto questo nome solo in occasione di guerre. Ma Cristo predicava la pace. Il nostro Signore ci ha comandato di considerarci e di amarci tutti come fratelli, perché siamo tutti figli del medesimo Padre. Cristo non ha mai predicato la guerra, anzi. Ci ha insegnato il valore del perdono, anche di fronte alle offese e alla violenza.

LEONE – Grande sultano, non fate che lo sbaglio di pochi ricada sui tanti. Noi non chiediamo pace per noi, ma per i nostri fratelli. Noi non vogliamo pensare che il mondo sia piegato dall’odio e dalla violenza. Il nostro Signore ci ha comandato di pregare e di operare per la pace, lui stesso lo ha detto: “Gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio”.

SULTANO – Migliaia di cristiani come voi, urlando il nome del vostro Dio, ci hanno combattuti e uccisi. La nostra legge ci impone di uccidere voi e i vostri simili. Ma oggi voi mi dite che dovrei perdonare, oggi mi parlate di pace, di perdono. Nello stesso nome di quel Cristo nel cui nome hanno sgozzato i miei soldati e i miei figli. (pausa) Voi mi parlate di pace….  (pausa) (accompagnando col gesto della mano) Inshalah! La pace sia con voi! Le vostre parole mi hanno colpito. Nel nome di Allah e in nome di quel Cristo che voi chiamate figlio di Dio, vi lascio andare. Andate! E portate la pace nel mondo!

Leone e Francesco si stringono in un abbraccio intorno al sultano.

Escono tutti e compare la scena della chiesa di San Damiano.

Entrano lentamente i frati, molto tristi. Si guardano e si abbracciano per consolarsi. Entrano poi tutti gli altri (cenciosa, popolo…), e vanno dai frati per sentire che è successo…

Entra poi Chiara seguita dalle sorelle. La cenciosa 2 le va incontro per dare loto la notizia.

CENCIOSA 2 – È morto! È morto! Francesco è morto!

Le suore si abbracciano. La cenciosa 2 esce

CHIARA – Francesco non è morto. Francesco è vivo tra noi. Nel cielo c’è una nuova luce e anche gli angeli più luminosi sono gelosi di tanto splendore. Lui ha insegnato a tutti noi l’amore. Lui stesso era amore, solo amore (pausa)  tutto amore. E ora dobbiamo rallegrarci, perché è tornato da Colui che ha sempre e così tanto amato. Giovanni di Bernardone non c’è più, ma Francesco è più vivo che mai.

Tutti sono più rasserenati. Si cambia la scena con la piazza di Assisi. Entrano il padre e la cenciosa 1.

CENCIOSA 1 – Ma quando lui morì, voi non eravate già morto?

PADRE – Già morto? Ma se sono ancora qui! Io sono qua, là … dappertutto. Un padre non muore mai, è sempre qui, a ragionare. Perché solo questo capisce, la ragione. Non la poesia…

CENCIOSA 1 –  La poesia?

PADRE – Sì, la poesia. Sai cos’è? È come una di quelle nuvolette leggere del cielo che corrono… corrono. Di pioggia niente, neanche una goccia, inutili. Corrono in cielo e cambiano sempre forma: ti volti e non ci sono più…

CENCIOSA 1 –  Sì, ma sono le più belle…

PADRE – Ah, belle sono belle, ma stringi stringi…. NIENTE! Solo poesia, ma di ragione niente…. Un po’ come lui…. (Col dito indica verso le quinte, intendendo Francesco)

CENCIOSA 1 –  Ma se l’hanno fatto Santo?

PADRE – Dopo. Ecco il problema: dopo! Ma vallo a capire prima, con la povera testa di un padre, che il suo figliolo matto lo faranno santo. E no! Un padre dice solo: “Torna a bottega, fatti una posizione, guadagna…”. Perché questo dobbiamo dire ai nostri figlioli: “Fatti furbo! Frega il prossimo tuo prima che lui freghi te”. Questo gli dobbiamo dire…

CENCIOSA 1 – Ma se l’hanno fatto santo, e ora lo sai, non sei contento?

PADRE – (Iniziando lentamente ad uscire) Col cuore sì; ma con la ragione…. Perché vedi questo so fare io: ragionare. Io ragiono, ragiono, (pausa) e lui che fa? Lui canta, canta……. (Esce anche la cenciosa)

Entra Francesco e parte la musica. Francesco e inizia a cantare. Mentre canta il coro Francesco (fermo al centro della scena) viene raggiunto dagli altri personaggi.

FRANCESCO:     A Te solo Buon Signore

                              Si confanno Gloria e Onore,

                              A Te ogni laude et benedizione.

                              A Te solo si confanno

                              Che l’Altissimo Tu sei

                              E null’omo degno è Te mentovare.

CORO:                  Sii laudato mio Signore

                              Con le Tue creature

                              Specialmente Frate Sole e la sua luce

                              Tu ci illumini di lui,

                              che bellezza e splendore.

                              Di Te altissimo Signore porta il segno

                              Sii laudato mio Signore

                              Per Sorelle Luna e Stelle,

                              Che Tu in cielo le hai formate chiare e belle.

                              Sii laudato per Frate Vento,

                              Aria, nuvole e maltempo,

                              Che alle Tue creature dan sostentamento.

                              Sii laudato mio Signore

                              Per Sorella nostra Acqua,

                              Ella è casta, molto utile e preziosa.

                             

                              Sii laudato per Frate Foco,

                              Che ci illumina la notte,

                              Ed è bello, giocondo e robusto e forte.

                             

                              Sii laudato mio Signore

                              Per la nostra Madre Terra,

                              Ella è che ci sostenta e ci governa.

                              Sii laudato mio Signore

                              Vari frutti lei produce,

                              Molti fiori coloriti e verde l’erba.

                             

                              Sii laudato per coloro

                              Che perdonano per il Tuo amore,

                              Sopportando infermità e tribolazione.

                              E beati sian coloro che cammineranno in pace

                              Che da Te Buon Signore avran corona.

FRANCESCO :    Sii laudato mio Signore

                              Per la Morte Corporale,

                              Che da lei nessun che vive può scappare.

FRANCESCO

+ CORO:               E beati saran quelli nella Tua volontà

                              Che Sorella Morte non gli farà male.

Mentre la musica si avvia a finire dalla platea entra il padre con in mano un pane che porta in dono al figlio. Sul palco gli consegna il pane e lo abbraccia.

FINE !!!