Funny money

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(titolo provvisorio: Soldi da ridere)

commedia in due atti di Ray Cooney

Traduzione e adattamento di Gian Carlo Bertelli

Personaggi in ordine d'entrata

Jean Perkins

Henry Perkins

Bill

Davenport

Sergente Slater

Betty Johnson

Vic Johnson

Il Pedone

"Funny Money"

(titolo provvisorio: "Soldi da ridere")

Questo testo è protetto per intero, per singole parti e per ogni uso, dal diritto

di proprietà d'autore. Tutti i diritti sono riservati.

Copyright © Ray Cooney per il testo originale in inglese e © Gian Carlo

Bertelli per la traduzione e l'adattamento in italiano, depositati presso la SIAE, 1999.

I diritti per la rappresentazione del testo in lingua italiana sono di proprietà

della Deltavision SA via Trevani I/A, 6600 Locarno, Svizzera, fax. 0041 91 967 5148.


Funny Money

commedia in due atti di Ray Cooney

L'azione si svolge, in tempo reale, nella casa dei coniugi Perkins. È una sera d'inverno.

Scena: il soggiorno di una famiglia di classe media nella periferia di Londra. È una grande stanza d'angolo con quattro porte. Sulla sinistra, quella d'entrata con un paio di gradini all'interno; quasi a! centro, una porta che conduce in cucina; accanto ad essa, un'apertura senza uscio con una scala a vista che verosimilmente porta alla camera da letto; a destra, una vetrata con la sala da pranzo dietro la quale s'immagina un giardino. La stanza è in ordine, i mobili sono confortevolmente "vissuti". Davanti al divano c'è un tavolo da tè, dietro un mobile con bottiglie di liquore. A destra una poltrona e addossato al muro un mobile con il telefono, le "pagine gialle", un vaso.

ATTO PRIMO

All'apertura del sipario le luci sono accese. La scena è vuota. La radio suona l'ouverture del Guglielmo Tell.

Dopo un momento, compare Jean che arriva dalla cucina. Indossa un abito carino, corto ma da sera, sul quale porta un grembiule da cucina con pettorina. Passa tenendo tra le mani un candeliere d'argento completo di candele. Attraversa il soggiorno, va in sala da pranzo e torna, indaffarata e senza il candeliere, ad attraversare il soggiorno. Guarda l'orologio poi s'affretta verso la porta d'entrata, l'apre, scruta a destra e a sinistra, delusa chiude la porta, corre in cucina dalla quale esce dopo poco, portando un'insalatiera e un cucchiaio di legno. Le pare d'aver sentito un rumore, corre alla porta d'entrata, l'apre e riscruta a destra e sinistra. Richiude la porta, ricontrolla l'ora.

Jean: Ma dove s'è perso, questo disgraziato?

Jean se ne va in cucina dalla quale torna portando una coppa di noccioline e una bottiglia di spumante. Posa la coppa sul tavolino, spegne la radio e porta la bottiglia in cucina.

Si apre la porta d'entrata e appare Henry Perkins in un completo con cravatta e impermeabile. Porta una capiente borsa da ufficio. Ha il fiatone e sembra stordito. Resta nel riquadro della porta.

Jean arriva dalla cucina con un vassoio sul quale sono posti quattro piatti e altrettanti set di posate. Non vede Henry - nascosto dalla porta aperta - e tira dritto verso la sala da pranzo.

Henry, sempre stordito, chiude la porta dietro di sé, va verso il divano, si siede posando la borsa a terra.

Jean entra nel soggiorno, va verso la porta d'entrata, l'apre, guarda fuori a destra e a sinistra e poi controlla l'ora.

Jean: (tra sé): Disgraziato di un Henry.

Henry, mentalmente assente, non reagisce. Jean chiude la porta d'entrata sbattendola e va verso la porta della cucina, ma si ferma quando vede Henry.

Jean: (di soprassalto) Oh!

Henry la guarda restando inespressivo.

Jean: Henry, mi fai prendere un colpo! Ma dove sei stato, per amor del cielo!

Henry la osserva senza emozione.

Jean: Sei in ritardo di un'ora! Vic e Betty saranno qui a momenti.

Henry continua a guardarla "senza vederla"

Jean: È per la tua cena di compleanno!

Henry, assente, gira la testa.

Jean: Ma perché non mi hai telefonato che ti trattenevi in ufficio? Il treno era in ritardo, per caso?

Henry la guarda di nuovo.

Jean: Sant'Iddio, di’ qualcosa, Henry!

Henry: Le pagine gialle.

Jean: Cosa?

Henry: Le pagine gialle. (corre al tavolino e prende l'elenco del telefono)

Jean: A cosa ti servono le pagine gialle, adesso?

Henry: (sfogliando l'elenco) Agenzie di viaggio... No, ormai saranno chiuse a quest'ora. British Airways! (cerca nervosamente)

Jean: Sei stato coinvolto in un incidente?

Henry: (leggendo) Linee aeree, linee aeree...   TWA, American Airlines...   British Airways 0181  897 400 (getta l'elenco dietro le spalle, si siede sul divano e piazza l'apparecchio telefonico sul tavolo proprio di fronte a sé)

Jean: Ma perché vuoi la Britih Airways?

Henry: (componendo il numero) 0181-897 400.

Jean: Henry, Vic e Betty stanno arrivando...

Henry finisce di compone il numero.

Jean: Vengono per cena.

Henry: (al telefono) British Airways?

Jean: È il tuo compleanno.

Henry: (al telefono) Vorrei prenotare due posti per uno dei vostri voli.

Jean: Per un volo?

Henry: (al telefono) Per questa sera.

Jean: Che cosa?!?

Henry: (al telefono) Qualsiasi destinazione.

Jean: Henry!

Henry: (al telefono) No, no. Lei ha capito bene. Dovunque. O almeno per qualsiasi posto per cui non occorra un visto. Faccia Lei: Olanda, Francia, Svezia, Brasile...

Jean: Che cosa diavolo ti salta in mente? Abbiamo Vic e Betty a cena per le 6 e mezza.

Henry: (al telefono) Come? L'ora di partenza? Scusi un attimo. (rivolto a Jean) Quanto ci vuole per arrivare all'aeroporto di Londra?

Jean: Tu hai bevuto!

Henry: Con untaxi, voglio dire.

Jean: Sento il tuo fiato. È whisky. Ha bevuto!

Henry: Sono le sei e mezza...

Jean: Metti giù il telefono!

Henry: Iltaxi per le sette... siamo all'aeroporto alle otto, il check-in... (al telefono) Per le nove.

Jean: Devo impormi di stare calma. Senti, Henry...

Henry: (al telefono) Sì, qualunque volo che parta intomo alle nove.

Jean: Sto perdendo la pazienza... molto presto. Attento.

Henry: Va a preparare i bagagli. E prendi i passaporti.

Jean: Henry.

Henry: Una sola valigia, ti prego, e piccola. (al telefono) Viaggiamo in prima classe, s'intende.

Jean: Tu mi vuoi vedere piangere.

Henry: (a Jean) Giusto un cambio di mutande. Il resto lo compriamo dove arriviamo.

Jean: E dove arriviamo?

Henry: (al telefono) Messico, Città del Messico? Fantastico. A bordo alle 9 e 15? 9 e 15 va benissimo.

Jean: (incominciando a piangere) Henry, senti, per favore...

Henry: (al telefono) Non m'importa: fumatori, non fumatori...  Pago all'aeroporto. In contanti.

Jean: (piangendo) Ma è il tuo compleanno!(crolla nella poltrona portandosi le mani sul volto per la disperazione)

Henry: (al telefono) Fantastico. Allora due biglietti prima classe per Città del Messico. Come? Ah, già. Biglietti di soia andata. Noi non vogliamo tornare. (Jean scoppia a piangere a dirotto) Il signore e la signora Henry Perkins. Certo, ritiro dei biglietti mezz'ora prima.  Sarà fatto. Grazie per il vostro servizio...  Arrivederci. (chiude finalmente il telefono)

Jean: Henry.

Henry: Ssh! Ssh! (rialza il telefono e forma un numero)

Jean: Oh! Chi chiami adesso?

Henry: Spazzolino da denti, dentifricio e rasoio: è tutto quello che mi occorre. (al telefono) Pronto, i taxi della Fulham Station? Me ne mandi uno per andare all'aeroporto. Fra quindici minuti? Splendido. Veda se può ridurre i tempi: dieci minuti, per esempio... Il nome, certo. Perkins, 42 via Elgar, Sì, proprio la casa che fa angolo. (posa il telefono)

Jean: Henry.

Henry: Jean, ascolta.

Henry si alza, ma lei lo fa sedere sul sofà e gli si accomoda accanto.

Jean: No, ascolta tu adesso. Quel che hai bevuto ti ha toccato il cervello. Non sei abituato all'alcol e sei partito.

Henry: Macché partito...

Jean: Non so cosa ti stia succedendo esattamente, ma una cosa è certa: stasera non vai in Messico. Vic e Betty vengono da noi a cena per festeggiare il tuo compleanno.

Mentre Jean parla, Henry prende la sua borsa, la posa sul tavolino di fronte al sofà e ne mostra il contenuto a Jean.

Jean: (continuando come se parlasse a se stessa) Tihanno fatto lavorare troppo in quel dannato ufficio, ma non è niente di serio, un semplice esaurimento nervoso. Non credo che ci sia un grumo di sangue al cervello oppure... (rendendosi conto di cosa contenga la panciuta borsa piena di banconote da 50 sterline) Che cos'è quella roba lì?

Henry: Settecentotrentacinquemila sterline.

Jean: (incredula) Che cos'è?

Henry: Contante.

Jean: (in trance) Sì, ma cos'è?

Henry: Denaro. Cash, 735.000 sterline. Tutte in banconote da 50, soldi circolanti e regolarmente in uso.

Jean: (comeparalizzata) E sarebbero?

Henry: Una sberla della fortuna, Jean. Trova i passaporti. (lei non si muove, lui corre a frugare in un cassetto senza risultato)

Jean prova a sollevare e soppesare le mazzette legate con un elastico.

Jean: Henry, com'è finito tutto questo denaro... nella tua borsa?

Henry: Questo è il punto. La borsa non è mìa.

Jean: Ma cosa dici?

Henry: Esco dal treno della metropolitana a Fulham Broadway, come faccio sempre, con la mia borsa in mano, e mi avvio verso casa percorrendo Aylmer Road. Ma dove hai messo i passaporti?

Jean: Nel cassetto più basso. Continua a raccontare.

Henry: Faceva fresco e mi sono detto, mettiti i guanti e la sciarpa. Mi fermo e li cerco nella mia borsa. Soltanto che la borsa che avevo tra le mani non era la mia.

Jean: Non era la tua?

Henry: Ah, i passaporti. (li mette in tasca)

Jean: Cosa significa "non era la mia borsa"?

Henry: Devo aver lasciato la mia borsa sul treno e per errore ho preso questa. Oppure qualcuno ha preso la mia e mi ha lasciato la sua. (deliziato, salta dal di qua al di là della borsa)

Jean: Perché non li hai restituiti subito?

Henry: Ero paralizzato. Come ti sentiresti tu se aprendo la tua borsetta per incipriarti il naso, vi trovassi 735.000 sterline.

Jean: Come fai a conoscerne l'ammontare esatto?

Henry: Li ho contati.

Jean: Contati? Nel mezzo di Aylmer Road.

Henry: No, nel Pub "Principe di Galles".

Jean: Lo sapevo che avevi bevuto.

Henry fa sedere Jean sul sofà, le si accomoda accanto, tenendo d'occhio la borsa.

Henry: Mi dovevo ricomporre, dovevo pensare a cosa fare.

Jean: Prenderli e portarli all'ufficio degli oggetti smarriti, ecco quello che avresti dovuto fare.

Henry: E così ordinai un doppio whisky e poi andai nelle toilettes degli uomini.

Jean: Nel cesso?

Henry: Per assicurarmi che non avevo preso un abbaglio. Ben comodo sulla sedietta del cesso, li ho contati.

Jean: Henry!

Henry: Quindi sono tornato al bar e ho ordinato quel doppio whisky.

Jean: E poi?

Henry: Ne ho ordinato un altro. Poi sono tornato al cesso, mi sono seduto sulla sedietta e li ho contati un'altra volta.

Jean: Nessuna meraviglia se sei in ritardo.

Henry: A dire il vero mi sono concesso un altro whisky e un'altra seduta sul cesso prima di ripartire. Non ci potevo credere!

Jean: Henry!

Henry: Jean! Non avremo mai un'altra occasione come questa in tutta la nostra vita. La dobbiamo acchiappare al volo con tutte e due le mani,

Jean: Ma non possiamo volar via senza preavviso.

Henry: Certo che possiamo. Viaggeremo in prima classe e terremo alcune di queste per le mance in volo (Si mette in tasca alcune banconote).

Jean: Ma non è denaro nostro, Henry.

Henry: Oh, adesso lo è. Va a preparare i bagagli.

Jean: Henry, è appropriazione indebita.

Henry: Oh, no. Ci ho pensato molto quando ero seduto nella toilette del Principe di Galles. Sono sicuro che questo denaro proviene da guadagni illeciti. Deve essere così, non ti pare? Banconote usate, correntemente in circolazione, tutte impilate per bene e legate con un elastico, dev'essere il pagamento a qualche Mister Mafia per delie transazioni illecite. Questi sono contanti che non appaiono in nessun bilancio, non sono scritti in nessun libro contabile. Su questi soldi non sono mai stati pagati ne tasse ne IVA. È denaro che non esiste... quindi se non esiste, non l'ho rubato.

Jean: Henry...

Henry: Jean, la mia coscienza è tranquilla, ho lavorato come un matto per un salario da ridere per trent'anni e finalmente ricevo la mia gratifica.

Jean: Ma la polizia farà...

Henry: (interrompendola) La polizia non ne saprà mai nulla, perché nessuno andrà mai a dire alla polizia che ha perduto questi soldi. Vai, prepara le valige, dai.

Jean: Henry...

Henry: Fa' le valige, prendi il necessaire e un paio di mutande per me.

Jean: Henry, io voglio avere la mia cenetta con Vic e Betty. Voglio mangiare il pollo arrosto! Voglio restare qui al numero 42 di Elgar Avenue!

Henry: Ma la vuoi capire? Non possiamo. Non posso tornare in ufficio domani. Mi devo bruciare iponti dietro le spalle.

Jean: Ma non è troppo tardi per riportali...

Henry: E invece lo è! Mi è toccata la borsa di Mister Mafia, perché lui ha preso la mia... e nella mia c'erano le mie cose d'ufficio. Domani mattina Mister Mafia chiamerà il mio ufficio per ritrovare me e la sua borsa. Per quell'ora dovremo essere mille miglia lontano in qualche albergo messicano sotto il nome di signor e signora Muovilculo. Datti una mossa.

Jean: Ci cercherà. E non importa dove siamo e se siamo il signor e la signora Muovilculo.

Henry: Non saprà dove trovarci.

Jean: E lui ci denuncerà alla polizia. Ci troveranno con l'Interpol. Sarà terribile.

Henry:  Sarà meraviglioso...   perché non ci  sarà nessuna Interpol.  Mr.  Mafia  non s'azzarderà a coinvolgere la polizia. Te l'ho detto, lui s'è fregato 735.000 sterline e adesso è stato fregato lui, dal tuo caro e sottoscritto Henry Perkins.

Jean è incredibilmente meravigliata.

Jean: Non ti ho mai visto così.

Henry: Non mi sono mai sentito così, ecco perché.

Jean: Mi piacevi com'eri prima, un po' insignificante.

Henry: Ebbene, quei giorni sono finiti. (canticchia un motivetto chiudendo la borsa)

Jean: Henry, non voglio andare in Messico.

Henry: Non fare la matta, ti piacerà, abbiamo sempre voluto andarci in vacanza.

Jean: In vacanza, ma non dobbiamo emigrarci.

Henry: Va bene, se non ti piace il Messico, ci staremo una settimana e poi andiamo da qualche altra parte... Australia, le Bermuda, Bali (solleva la borsa e gliela mostra). Ce la possiamo comprare Bali. Tutta intera.

Jean: Mi piace qui, Henry. Non voglio traslocare. E poi la famiglia...

Henry: Quale famiglia? Non ne abbiamo di famiglia.

Jean: Alfe Doris.

Henry: Doris è una tua seconda cugina che non vedi da vent'anni.

Jean: Ma le mando sempre gli auguri per Natale.

Henry: Glieli manderai dal Messico. Va' a preparare la valigia.

Suonano alla porta.

Jean: Oddio.

Henry: Sono Vic e Betty. Vado a preparare la mia valigia intanto che ti sbarazzi di loro. (va verso le scale).

Jean: Cosa gli dico? Sono venuti per cena.

Henry: Digli di andare a mangiare al Savoy; la cena gliela offro io.

Prende un biglietto da 50 sterline, io lancia a Jean e corre su per le scale portandosi la borsa.

Jean: (Urlando verso le scale, quasi piangendo) Ma è ii tuo compleanno (raccoglie la banconota e poi tra sé sconsolata). È il suo compleanno...

Suonano di nuovo alla porta. Jean va ad aprirla.

Jean:   Mi  dispiace  d'avervi   fatto  aspettare...   (si ferma  vedendo   un   uomo   in   un impermeabile da detective. Infatti è il sergente di polizia Davenport). Oh, credevo che... che... Aspettavo qualcun altro. (sveltamente si infila la banconota da 50 sterline in tasca).

Davenport: Sergente Davenport, signora, detective del distretto Fulham.

Jean: (cercando dì fare l'indifferente) Del distretto di polizia.

Davenport: Giusto, signora. (mostra il tesserino ed entra deciso) Mi chiedevo se fosse possibile scambiare un paio di chiacchiere con il padrone di casa.

Jean: Il padrone?

Davenport: Vostro marito, signora, almeno credo.

Jean chiude la porta e gli va dietro.

Jean: A dire il vero... vorrei... mi potrebbe anticipare qual è il problema?

Davenport: Preferirei parlarne con suo marito, signora...?

Jean: Perkins.

Davenport: Ah, signora Perkins.

Jean: Al momento è al piano superiore. (Una breve pausa) Gradisce una nocciolina?

Davenport: No, grazie.

Suonano alla porta.

Jean: (facendo un balzo) Ooh. (rivolgendosi a Davenport) Mi scusi. Sono un po'... (chiamando) Henry! (Verso Davenport) Sarebbe mio marito... Henry. (Davenport sorride e annuisce) Mi scusi, sergente, dovrei... (indicando la porta)

Davenport: Naturalmente.

Jean: Saranno Vic e Betty. Sono invitati a cena da noi stasera. (sorride a Davenport che educatamente annuisce) I Johnson. Vic eBetty. (a Davenport) Prego s'accomodi.

Davenport siede.

Jean: (urlando verso le scale) Henry!!! (Davenport, mentre si siede, è quasi spaventato. Jean gli sorride e lui si siede) Una cenetta in casa, giusto per noi quattro, io, Henry, Betty e Vic. È per un compleanno.

Davenport: Simpatico. (momento di pausa e d'imbarazzo per entrambi) È meglio che li faccia entrare.

Jean: Sì, certo. Sarà questione di un momento. Henry si sta vestendo per la cena di compleanno. (apre la porta ed entra Bill)

Bill: Eccoci qua.

Jean: Oh, io pensavo che...

Bill: Lei pensava 15 minuti; ce l'ho fatta in 10.

Jean: Chiedo scusa.

Bill: Servizio di taxi, da piazza Fulham. Avete chiamato, no?

Jean: (nervosamente) Ah, già.

Bill: Mi chiamo Bill. Bene, allora, aeroporto di Londra. Quante valige?

Jean: (cercando di alleggerire l'atmosfera) Valige?

Bill: Sì. Quante ne porta?

Jean: Oh! Valige! Per... l'aeroporto. Qualcuno è in partenza! (sorride verso Davenport che sembra non capire) Si, non è che... (vagamente indica le scale, poi si rivolge a Davenport di nuovo) È mia... sorella. È qui da noi... o meglio, era perché parte proprio questa sera. Aeroporto di Londra.

Bill: No, è il signor Perkins.

Jean: Come?

Bill: La prenotazione dice Mr Perkins (mostra il biglietto)

Jean: No, il signor Perkins non va da nessuna parte. È il suo compleanno. Il signor Perkins ha soltanto fatto la prenotazione.

Bill: Ah, capisco.

Jean: È mia sorella che parte... che prende l'aereo (sorride a Davenport il quale tenta di ricambiare)

Bill: Allora, quante sono le valige?

Jean: Non son sicura... Ha detto di chiamarsi Bill?

Bill: Sì, Bill.

Jean: Perché non aspetta nel taxi, Bill? I! signor Perkins l'aiuterà con le vaìige. Mia... sorella non è ancora pronta.

Bill: Va bene, sono parcheggiato proprio dietro l'angolo. Che volo prende?

Jean: Scusi?

Bill: Sua sorella. Qual è la sua destinazione?

Jean esita e sorride a Davenport.

Jean: (rivolgendosi a Bill) L'Australia.

Bill: L'Australia! Proprio giù dall'altra parte, eh? (disegnando con la mano nell'aria il giro del globo)

Jean: Sì, è emigrata anni fa. È venuta a trovarci. (sorride a Davenpori) Ora toma a casa, a Sidney.

Bill: Bene, bene. Io sono dall'altra parte della strada. Mi faccia un fischio quando i due sono pronti.

Jean: I due?

Bill: La prenotazione dice due persone, un paio, signora. (le mostra la prenotazione)

Jean: Ah, sì, giusto, mia sorella e suo marito. Ecco perché è emigrata, lui è australiano. (sorride a Davenport che annuisce.  Poi rivolgendosi a Bill) Glielo dico che siete parcheggiato dietro l'angolo.

Bill: Va bene. (rivolgendosi a Davenport) Felice dell'incontro.

Bill esce. Jean sorride a Davenport.

Jean: C'è del traffico qui stasera.

Davenport: Sembra. Ha qualche cosa nel forno?

Jean: (confusa) Chiedo scusa?

Davenport: Per la cena con i suoi amici, i Johnson.

Jean: Sì, infatti.

Davenport: Mi sembra un po' distratta.

Jean: No, è tutto sotto controllo. Pollo arrosto.

Davenport: Peccato che sua sorella e suo marito non possano restare a cena.

Jean: Come? Oh, sì, lei... Adelaide. Adelaide e... Percy. Purtroppo devono prendere l'aereo.

Davenport: (ridendo tra sé e sé) Tranquilli, per Sidney, prima che abbiano finito il volo, avranno avuto mezza dozzina di pranzi e cene.

Jean: (cercando di ridere) Ha ragione.

Henry corre giù per le scale portando l'impermeabile, una piccola valigia e la famosa borsa. Non vede Davenport e posa la borsa e la valigia sulla poltrona.

Henry: La valigia è fatta.

Jean: Henry! (accennando a Davenport)

Henry: Hai sistemato Vic e Betty?

Jean: Henry, abbiamo una visita. (indica Davenport che si alza. Herny si gira e lo vede)

Henry: Una vis... Oh! Iltaxi da Fulham. Perfetto.

Davenport: Fulham, sì, ma la polizia.

Henry: Fantastico (sta quasi per consegnare la borsa a Davenport, ma si ferma) La polizia?

Davenport: Sono il sergente Davenport, detective del distretto. (mostra il distintivo).

Henry: (cercando di essere allegro) Oh, si. Molto bene. (cerca di coprire la borsa con il suo impermeabile) Qual è il problema, sergente? Qualche vicino che si lamenta del nostro comportamento?

Davenport: Lei è il signor Perkìns, Henry Perkins?

Henry: In persona.

Davenport: Potrei scambiare due chiacchiere con lei?

Henry: (espansivo) Certo, a proposito di che?

Davenport: Se non ci sono obiezioni, preferirei vedere lei da solo.

Henry: Da solo? Certo.

Davenport: Naturalmente posso aspettare che parta la sorella di sua moglie.

Henry: (che non capisce) La sorella... di mia moglie?

Jean: (debolmente) Si riferisce ad Adelaide.

Henry: Adelaide?

Davenport: Stanno per partire, vero?

Henry: (a Jean) Perché dice "stanno"?

Jean: Adelaide e... Percy, no?

Henry sorride a Davenport,

Davenport: (disegnando con la mano nell'aria il giro del globo) Che abitano giù dall'altra parte del mondo...

Henry: (guarda verso il pavimento) Giù?

Jean: Sì, giù dall'altra parte. Sydney.

Henry: Adelaide, Percy e Sydney.

Jean: (rivolgendosi a Henry) Grazie per aver portato giù le valige. Non credo che il Sergente, che è cosi gentile, debba aspettare che Percy e Adelaide partano, non è vero Henry?

Henry: Assolutamente no. La precedenza è per la polizia. Andiamo in cucina, Sergente?

Suonano al la porta.

Jean: Oh mio Dio.

Henry: Sarà il taxi. Digli di aspettare.

Jean: Bill è già qua.

Henry: E chi è Bill?

Jean: Il tassista da Fulham. Per Adelaide e Percy. (indicando il piano superiore)

Henry: Ah sì.

Jean: Saranno Vic e Betty Johnson.

Henry: Sbarazzati di loro.

Jean: Ma li abbiamo invitati per la tua cena di compleanno.

Henry: Bene, di' loro di lasciare i regali e di andarsene. (verso Davenpori) Ho deciso di avere mia moglie tutta per me stasera. È il mio compleanno, non quello di Vic o di Betty. (verso Jean) Capiranno sicuramente; digli che andiamo a letto. (a Davenport) Naturalmente dopo aver dato soddisfazione al Sergente. Oh, quando dico soddisfazione... voglio dire dopo aver risposto a tutte le sue domande. (Henry apre la porta della cucina) Dopo di lei, Sergente.

Jean: Henry, non posso affrontare tutto questo.

Henry: Ma certo, cara.

Jean: No, non posso.

Henry: (rivolgendosi a Davenport) Dice che non può, ma è soltanto perché pensa di non essere all'altezza della situazione.

Suonano alla porta.

Jean: (facendo un salto) Aaah!

Davenport: Forse sarà meglio che sia lei, signore, a rispondere alla porta. Io l'aspetto in cucina.

Jean: È un'ottima idea.

Henry: (un po' sorpreso) Grazie, è questione di un momento.

Davenport: Già. E intanto, mentre vi sarete liberati dei vostri amici, anche i vostri parenti se ne saranno andati.

Henry: Ma quali parenti? Oh, i cognati Adelaide e... Percy. Già, quelli che sono di sopra, valige fatte, pronti per decollare. (ridacchia con Davenport e gli apre la porta per sistemarlo in cucina)

Davenport: Faccia il più presto possibile, signor Perkins, ho una serie di domande da farle.

Henry: Si prepari unbuon tè intanto, metta il bollitore sul fuoco. Come se fosse a casa sua.

Davenport guarda Henry da pari a pari e scompare nella cucina.

Jean: Henry, e tu dicevi che non si sarebbe fatto vivo, eh!

Henry: Ma di chi parli?

Jean: Dell'uomo che ha preso la tua borsa. Dicevi "Sta tranquilla, non contatterà la polizia".

Henry: (indicando la cucina) Non è detto che si debba trattare della borsa. (intanto prende la borsa e la nasconde)

Jean: Non può che trattarsi di questo. Perché avrebbe voluto vederti da solo?

Henry: Non temere. Nessuno potrà provare che non si tratta dei miei risparmi.

Jean: 735.000 sterline!

Henry: Iorisparmio parecchio.

Suonano alla porta.

Jean: A questo punto ho bisogno di un brandy. (va verso un armadietto e si versa un buon brandy)

Henry: Jean, ma tu non hai mai bevuto.

Jean: Incomincio adesso. Tu devi dirgli la verità. (riferendosi al drink) Oddio, questa è roba forte. (e se ne versa un altro)

Suonano alla porta.

Jean: Henry.

Henry: Sono soltanto Vic e Betty. Ricomponiti, Jean. (quasi singhiozzando dal piacere) Questo è il più bel giorno della nostra vita! (apre la porta d'entrata) Il pranzo è rimandato. (entra Bill) Oh, pensavo che fosse Vic.

Bill: L'orologio fa tic tac, lo sa?

Henry: L'orologio?

Bill: Il tachimetro del taxi. Il tachimetro.

Henry: Ma tu sei Bill, iltassista che ho chiamato.

Bill: E Lei è il signor Perkins, non è vero?

Henry: Sì, in persona. Prendi quella valigia.

Jean: Henry! E il poliziotto?

Henry: Me ne occupo subito.

Bill: Ilpoliziotto?!?

Henry: (un po' spazientito) Vuoi aspettare fuori, per favore? (rivolto a Jean) E tu aspetta con lui.

Jean: Io non parto.

Henry: Tu parti, invece.

Bill: In effetti, non è lei che parte, è sua sorella.

Henry: (dopo aver lanciato un'occhiataccia a Bill) Voglio che lei accompagni sua sorella. Quindi (rivolto a Jean) prendi la valigia e vai.

Jean: (a Bill) Lascia quella valigia dov'è. (a Henry) Henry, tu stai delirando!

Henry: Jean, smetti di bere e fa quel che ti dico.

Jean va, invece, a versarsi un altro drink.

Bill: (verso Henry) Perché non lascia che sia sua sorella a dire quali valige sono da portar via?

Henry: (a Bill, con fermezza) Aspetta fuori. Il Terminal è British Airways per il Messico.

Bill: E che cos'ha a che fare con sua sorella che vola a Sydney.

Henry: Non sono affari tuoi. Quanto tempo ci vorrà per arrivarci?

Bill: Circa 24 ore.

Henry: Per andare all'aeroporto dì Londra?

Bill: Di questo passo, sempre 24 ore.

Henry: Aspetta fuori. (Henry spinge Bill fuori, sempre senza la valigia. Poi rivolgendosi a

Jean) E tu aspetta con lui.

Jean: Non ce la faccio, Henry. Dovrai convincerti a partire senza di me. (crolla sul divano)

Henry: Questo non lo farò mai. Vieni qua, senti.

Jean: Non posso partire senza preavviso. Mi prenderebbe un esaurimento nervoso. Questa

è la ragione per cui bevo.

Henry lascia cadere la valigia davanti alla porta.

Henry: Per quanto tempo ancora continueremo quest'esercizio? Domani mattina Mr.

Mafia chiamerà l'ufficio e avrà il mio indirizzo, verrà in Elgar Avenue e se sarai ancora qui ti taglierà a pezzi e ti murerà ne! cemento.

Jean: E succederà grazie alla tua testardaggine.

Davenport entra dalla cucina.

Henry: (insistendo, non accorgendosi di Davenport) E anche grazie alla tua.

Davenport: Chiedo scusa...

Una breve pausa, durante la quale Henry decide che cosa fare.

Henry: (a Jean con dolcezza) Sei una sciocchina, una piccola cara sciocchina.  (a Davenport) Non è da sciocchina mescolare sventatamente diversi drinks?

Davenport: (ignorandolo) Mi chiedevo se lei poteva finalmente raggiungermi.

Henry: Sono suo, dopo di lei.

Davenport: Se ne sono andati, vero?

Henry: Sono, chi?

Davenport: La sorella di sua moglie e il rispettivo marito.

Henry: Ah, il signore la signora... (guarda Jean).

Jean: (con vocina fragile) Adelaide e Percy.

Henry: Sì, lo so. Adelaide e Percy. È il cognome di Percy che ogni tanto mi sfugge. Brown, Percy Brown. Che cosa mi stava chiedendo, Sergente?

Davenport:  Chiedevo appunto se  il  signor e la signora Brown  fossero partiti per l'aeroporto.

Henry: No, non ancora.

Suonano alla porta.

Jean: Oh, no!

Henry: (dolcemente) Sei un gomitolo di nervi, Jean. Sono soltanto Vic e Betty, e tu sai esattamente che cosa gli devi dire. Stasera mi fai un regalo di compleanno, a sorpresa, a letto.

Jean: Henry!

Suonano alla porta.

Henry: (a Davenpori) La guardi, non l'ho mai vista così nervosa. Spero che non abbia dei riflessi negativi sul regalo di compleanno previsto per questa notte. (strizza l'occhio a

Davenport e gli ìndica di andare in cucina. Davenport restituisce a Henry uno sguardo impassibile ed esce. Henry, sullaporta, indica a Jean con una matto di sbarazzarsi di Vice Betty, poi segue Davenport in cucina).

Suonano di nuovo alla porta e Jean corre ad aprirla. Compare Betty che entra portando un regalo tutto incartato, passa davanti a Jean, si toglie il cappotto. Durante il dialogo, mette il regalo nella credenza mentre Jean mette il cappotto dell'ospite nell'armadio.

Betty: Siamo in ritardo. Mi dispiace, cara.

Jean: Ooh, Betty.

Betty: Ho detto siamo, ma quel pazzo di mio marito sta litigando all'angolo della strada.

Jean: Litigando?

Betty: Abbiamo tamponato un taxi.

Jean: Un taxi?

Betty: Era parcheggiato proprio sull'angolo dove Vic dice che è proibito. Il tassista è veramente incazzato.

Jean: Si chiama Bill.

Betty: Bene. Bill ha dato a Vic del pitocco e Vic lo ha minacciato di cambiargli i connotati, che già al naturale non sono un gran che.

Jean afferra Betty per un braccio.

Jean: Oh, Betty, è terribile! Henry è completamente impazzito; adesso è in cucina con un poliziotto.

Betty: Ho mancato un paio di frasi esplicative precedenti?

Jean: Ha rubato 735.000 sterline.

Betty: Chi?

Jean: Henry. (prende la borsa e fa sedere Betty sul sofà)

Betty: (prendendo in giro e adulando Jean) Henry avrebbe rubato 700...

Jean: 735.000 sterline. È così.

C'è un 'altra pausa. Betty guarda Jean e poi scoppia in una risata fragorosa.

Jean: È vero. Ha preso la borsa sbagliata. È andato al pub, ha visto tutto questo denaro ed è andato al cesso a contarlo completamente ubriaco.

Betty: E qui devo aver mancato un paio di puntate precedenti.

Jean: Ci ha prenotati sul volo per il Messico delle 9.15 e, se non accetto di andare, mi compra l'isola di Bali.

Betty: Non avrai mica incominciato a bere, per caso.

Jean: Soltanto dopo che Henry è tornato a casa. Gin e brandy, Betty. Ed ora la polizia lo sta incastrando.

Betty: Jean! Tu stai immaginando tutto questo. Henry non è assolutamente capace di rubare 735.000 sterline. (Jean apre la borsa. Betty guarda le banconote e poi, volgendosi verso la porta della cucina). Acc... Furbo, Henry! Non so a chi, ma glielo ha proprio messo nel didietro.

Jean: Che cosa diavolo posso fare ora?

Betty: Io sceglierei d'andare a Bali.

Vic, infuriato, entra.

Vic: Quel bifolco del tassista sta chiamando la polizia. (si toglie il cappotto).

Betty: Quale bifolco?

Jean: (spaventata) Quale polizia?

Vic: (passando il cappotto a Jean, che lo mette nell'armadio) Salve, Jean. Il tassista dice che sta aspettando per portare tua sorella all'aeroporto di Londra. Tua sorella, boh? Mi posso versare un drink? (va verso l'armadietto e si versa da bere)

Betty: Credo di averne bisogno anch'io, Vic. E intanto che ci sei, versane uno anche per Jean.

Vic: Per Jean? Jean non beve.

Betty: Ha incominciato adesso. Brandy.

Vic: Non sapevo che tu avessi una sorella. (rivolto a Jean)

Jean: Infatti, non ce l'ho. Che cosa dicevate della polizìa?

Vic: Quello stupido tassista sta cercando di chiamare la polizia via radio dicendo che l'ho minacciato.

Betty: Lo hai fatto, Vic. Ero presente. Lo hai fatto.

Jean: Oh mio Dio!

Vic: Potrei giurare che ha detto proprio "tua sorella".

Betty: Non importa, Vic.

Jean: (a Vic) Sta aspettando per portarci all'aeroporto.

Vic: (confuso) Voi, all'aeroporto? E la cena?

Betty: Non importa, Vic, va' dal tassista e scusati.

Vic: Neanche per sogno. Mi ha chiamato pitocco, quel bifolco. E dov'è il festeggiato?

Betty: Va a scusarti. Qui non vogliono altra polizia questa sera.

Vic: So benissimo come spiegarmi. (pausa) Altra polizia?

Betty: Henry è in cucina con un poliziotto che lo torchia a proposito della rapina.

Vic: Ho mancato qualche frase o qualche intera puntata precedente?

Betty: Non è incredibile?

Vic: Ma che cosa avrebbe sottratto il povero Henry?

Betty: 735.000 sterline.

Vic: (a Betty) Che cosa?

Jean: Soldi. E questo l'ha fatto andar fuori di testa. Temporaneamente, spero.

Betty: Non c'è da sorprendersi.

Vic: (ridendo incredulo) Raccontala tutta. Suppongo che li abbia trovati su una panchina nel parco, non è vero?

Jean: No, sul treno della metropolitana. (apre la borsa e mostra il contenuto)

Vic ha un colpo di tosse e spruzza il drink. Prende un pacchetto di banconote. Nel frattempo Henry arriva dalla cucina

Henry: (girandosi verso l'interno della cucina) Solo un attimo, Sergente. (chiude la porta)

Tutti corrono verso Henry e lo fanno sedere sul sofà.

Vic: Non sono veri, di' Henry! (Henry riprende il pacchetto dalle mani di Vic)

Henry: Jean, tu non avresti dovuto dirglielo.

Jean: Speravo che Vic potesse riportarti al buon senso.

Henry: Tu dovevi soltanto prendere il regalo e mostrare loro la porta.

Vic: Ma che gentile.

Henry: (verso Jean) E smettila di bere, non sei abituata.

Jean: Cosa voleva il Sergente?

Betty: Già, cosa voleva?

Henry: Beh, non era soddisfatto delia mia spiegazione.

Jean: Lo sapevo che avresti dovuto portare tutto all'ufficio oggetti smarriti.

Betty: Digli dove pensate di andare. Digli che non ti sei accorto di aver preso la borsa sbagliata finché sei arrivato a casa.

Vic: Calma, Betty!

Henry: Macché. Lui non sa niente del denaro.

Jean: Cosa? E non era soddisfatto della spiegazione?

Henry: No.

Jean: La spiegazione di cosa, allora? Per carità, parla.

Henry: Del mio comportamento nel pub.

Vic: (riferendosi a Henry) Di che cavolo sta parlando?

Jean: Solo Dio lo sa

Henry: Il Sergente era fuori servizio e si stava bevendo tranquillamente qualcosa al pub.

Jean: Al Principe di Galles.

Henry: E ora mi accusa.

Betty: Accusa di che cosa?

Henry: Adescamento.

Vic: Adescamento?

Henry: Si, di uomini.

Jean: Porca miseria. Vado di là e gli spacco... (si alza)

Betty: No, non peggiorare le cose.

Vic: Aspetta un momento.

Betty: Ma come poteva pensare che adescavi degli uomini.

Henry: Secondo il Sergente io sono entrato al Principe di Galles in uno strano stato emotivo e nel corso della mezz'ora che seguì mi vide andare tre volte al bagno... e ogni volta ne uscivo con un aspetto sempre più eccitato. Ha notato che guardavo continuamente e furtivamente tutti gli uomini nel bar. Leccandomi le labbra, sudando abbondantemente e con uno sguardo sempre più da maniaco. Pare anche che respirassi in modo pesante, che le mani mi tremassero e che la saliva mi colasse fino al mento.

Jean: Ma crede che le sue mani avrebbero tremato meno se avesse visto quello che hai visto tu nel cesso.

Henry: Certamente non gli vado a chiedere questo. Ad ogni modo mi ha seguito da quando sono uscito dal pub.

Vic: E che cosa gli hai detto ora?

Henry: Beh, ho confessato.

C'è una reazione da parte di tutti quanti.

Betty: Che cosa hai fatto?

Henry: Ho confessato.

Jean: Hai confessato di adescare degli uomini?

Henry: Voglio andare all'aeroporto di Londra.

Vic: Così, non arrivi fuori dalla porta.

Henry: No, nonci arrivo. Ma (apre la borsa,  dalla quale toglie un pacchetto di banconote) gli mollo 25.000 sterline e lui non avrà visto niente.

Jean: Henry! Non puoi corrompere un poliziotto.

Henry: Gliene ho offerti dieci, me ne ha chiesti trenta, ci siamo messi d'accordo per venticinque. (esce dalla stanza con il mazzetto delle banconote, lasciando tutti senza parole).

Vic: Ma cos'è tutta questa faccenda dell'aeroporto di Londra.

Betty: Non importa, Vic.

Vic: Mi occorre un altro drink.

Jean: Ne abbiamo bisogno tutti.

Betty: Un doppio per tutti.

Jean: Non posso credere che questo sia il mio Henry.

Vic: Tutto questo fa aprire gli occhi.

Jean: E stato a casa in tutto cinque minuti ed è riuscito a confessare di adescare degli uomini, ha corrotto un poliziotto e ha comprato l'isola di Bali.

Betty: E tu, diavoletto fortunato, ti trovi sposata con lui.

Suonano alla porta.

Jean: Oh, mio Dio.

Vic: Se è quel burino presuntuoso del tassista...

Betty: Calmati, Vic.

Jean apre la porta ed entra Bill incollerito.

Bill: Non posso muovere il taxi.

Vic: Sei un omuncolo insignificante e maleducato.

Betty: Vic, questa non è una cosa carina da dire.

Bill: È terribilmente maleducato e ha dato del bifolco a me!.

Jean: Cosa vuol dire che il taxi non si muove.

Bill: Quello schizofrenico s'è schiantato contro il mio paraurti posteriore e mi ha bloccato la ruota sinistra. Il dannato taxi non si muove.

Henry torna dalla cucina.

Henry: Non ci posso credere, insiste per contare le banconote una ad una. (poi vedendo Bill) Sei pronto in direzione dell'aeroporto?

Vic: E la cena?

Bill: Non sono pronto per niente. L'incompetente ha messo fuori uso la mia macchina.

Vic: Attento a quel che dici o io...

Henry: (preoccupato) Non la puoi mettere in moto?

Bill: La metto in moto, ma non si muove.

Betty: Gli diamo una mano per raddrizzare il paraurti.

Vic: Col cavolo che l'aiuto (indicando Bill). Ha chiamato la polizia per fermi causa.

Henry: La polizia?

Bill: No, non l'ho fatto, pitocco. Ho provato ma era sempre occupato.

Vic: (borbottando) Beh, se è così... Ti do una mano a mettere a posto il paraurti.

Betty: Vedete, in realtà è una brava persona.

Vic: Non è vero, sono un bifolco.

Bill: (prima di uscire) E sarà bene che diciate ai vostri parenti di procurarsi un paio di pattini.

Henry: C'è un piccolo cambiamento di programma. I parenti non partono.

Bill: (sorpreso) Non partono?

Henry: No, sono io e la signora Perkins che andiamo. (Henry spinge Bill fuori dalla porta e poi rivolgendosi a Jean) Basta con ie chiacchiere inutili, il nostro destino è brillante, bella mia. Prendi il cappotto.

Jean: Non riesco a prendere una decisione.

Henry: Lo farai sull'aereo. (te mette la borsa in mono) E non perderla di vista. Mettiti il cappotto e aspettami sul taxi.

Jean: E tu dove vai?

Henry: A vedere se il Sergente ha finito di contare il suo malloppo.

Jean: Non posso credere che tu sia riuscito a far cadere un poliziotto nel male.

Henry: Stava già pendendo molto prima che gli dessi l'ultima spinta.

Henry fa il gesto della conta dei soldi e va in cucina.

Jean: (guarda la borsa, poi piagnucolando si avvia verso il mobile dei drinks) Mio marito! Lo preferivo quando era soltanto un tipo noioso.

Dalla porta d'entrata, rimasta aperta, arriva il Sergente Slater, detective. Indossa un impermeabile e porta in mano una borsa simile a quella di Henry. Esita un attimo e poi tossicchia per attirare l'attenzione. Jean lascia cadere la bottiglia sul vassoio.

Jean: (facendo un balzo, vedendo Slater) Oh mio Dio.

Slater: Mi dispiace.

Jean: Mi ha spaventato. (prende la borsa coi soldi e la nasconde dietro il divano)

Slater: Lei è la signora Perkins?

Jean: Sì... perché?

Slater: Posso entrare? (avanza e posa la sua borsa)

Jean: Beh, sì, di che cosa si tratta? Lei vende qualcosa a domicilio?

Slater: No, signora.

Jean: È un po' tardi per una visita, non è vero?

Slater: Sono il Sergente Slater della sezione investigativa.

Jean: Poliziotto, quindi. (ironica) Che bella sorpresa!

Slater: Distretto di Putney. (mostra il distintivo)

Jean: Non Fulham? Questa volta è Putney.

Slater: Credo che farebbe meglio a sedersi, signora Perkins.

Jean: Ha a che fare con il signor Perkins?

Slater: Sì. Credo... E meglio che si sieda. (fa sedere Jean sul divano)

Jean: Per quale ragione esattamente vuole vedere mio marito?

Slater: Sono venuto per parlare con lei.

Jean: (sorpresa) Me?

Slater: (sedendosi su una poltrona) Temo di doverle comunicare una brutta notizia, signora.

Jean: (in modo preoccupato) Una brutta notizia?

Slater: Probabilmente lei si chiede perché suo marito non sia a casa.

Jean: Beh, inizialmente sì, ma poi...

Slater: Mi dispiace, signora, ma abbiamo ragione di credere che il signor Perkins... sia deceduto.

Il volto di Jean rimane inespressivo e incredulo per un momento, poi si gira verso la porta della cucina e torna a guardare Slater.

Jean: (con aria da stupida) Il signor Perkins è morto?

Slater: Questa è la ragione della mia visita. Ci sarà bisogno di identificare formalmente il cadavere.

Jean: No, senta, il signor Perkins, mio marito... Ma guarda, guarda... (le viene da ridere) Credo proprio che ci sìa un errore.

Slater: Signora, vuole che le faccia una tazza di tè?

Jean: Del tè?

Slater: (alzandosi) Si/leve tenersi su. Dov'è la cucina?

Jean: (quasi urlando) No, no, grazie. Non vorrei... Che cosa le fa credere che Henry sia morto.

Slater: Due fori di pallottola nel cranio. (Jean guarda verso la cucina e poi di nuovo verso Slater) E il suo corpo è stato gettato nel fiume a Putney Bridge. (Jean guarda verso la cucina e poi di nuovo Slater) Le sue gambe erano legate.

Jean: Le gambe?

Slater: Anche le braccia.

Jean: Anche le braccia!

Slater: E aveva dei pesi attaccati alle caviglie.

Jean: Allora... non è stato un incidente.

Slater: (preso di sorpresa) No, non credo. Mi dispiace molto, signora Perkins. Credo veramente che lei abbia bisogno di una tazza di tè. (sta per andare verso la cucina)

Jean: No, no, grazie.

Slater: Qualche cosa di più forte, forse, viste le circostanze. Lei beve?

Jean: Sì, ormai roba pesante. Brandy. (Slater reagisce e le versa un brandy)   Si serva anche lei.

Slater: Sono in servizio, signora Perkins.

Jean: Che cosa esattamente le fa pensare che il corpo sia del mio... povero Henry?

Slater: (le porge il drink e va a prendere la sua borsa) Vede, benché non ci fosse un documento di identificazione sulla sua persona, c'erano riferimenti nella sua borsa.

Jean: (con un filo di voce) La sua borsa?

Slater: (alza la borsa) Questa è di suo marito, signora Perkins?

Jean: (da una rapida occhiata alla borsa con i soldi dietro il divano e poi guarda la borsa di Slater) In effetti gli somiglia molto.

Slater pone la sua borsa sul tavolino di fronte a Jean.

Jean: (tocca la borsa) E bagnata.

Slater: Era nel fiume. (apre la borsa). Questi sono gli effetti personali del signor Perkins? (estrae un paio di guanti bagnati e una sciarpa)

Jean: Mi pare di sì.

Slater: Suo marito lavorava come contabile nella società Bodley, Bodely & Crouch. È così?

Jean: Sì, nella City.

Slater:  Fenchurch Street,  (toglie delle carte dalla borsa) Ci  sono varie carte, dei memorandum. Questo tipo di cose con il nome di suo marito. Henry A. Perkins. E c'era una rubrica telefonica personale. (la mostra)

Jean: Sì, è di Henry.

Slater: E poi mezzo sandwich.

Jean: Sandwich?

Slater: (mostra un tovagliolo in cui è avvolto mezzo sandwich) Formaggio, una foglia d'insalata e maionese, credo.

Jean: Sì, sembra un avanzo.

Slater: A questo punto si deve passare all'identificazione formale.

Jean: No, non ce n'è bisogno. Si tratta veramente di formaggio, insalata e maionese,

Slater: (dopo un momento di sorpresa) Identificazione del corpo, dicevo. Benché non ci siano molti dubbi che si tratti proprio del signor Perkins.

Jean: (lanciando un'occhiata verso la cucina) Infatti.

Slater: Andiamo con la mia macchina. Ci vogliono solo dieci minuti. È nell'obitorio del Putney Hospital. Devo aspettare qui intanto che prende la sua borsetta?

Jean: Penso che sia meglio che aspetti nella macchina per un momento.

Slater: Si sente bene? Sembra un po' instabile.

Jean: Beh, sa! Se suo marito fosse stato ripescato dal fiume con tutti i pesi attaccati e il resto...

Slater: Ma naturalmente. C'è qualcuno con lei qui in casa?

Jean: Che cosa?

Slater: Per assisterla... qualcuno in casa.

Jean: Come? Ah, sì, c'è. (recuperando un'idea brillante) C'è mia sorella.

Slater: Oh, la sorella. Bene.

Jean: Sì, Adelaide. È di sopra, con suo marito. Sì, Adelaide e Percy.

Slater: Quindi la terranno d'occhio loro. Bene, io l'aspetto nella mia macchina, intanto che comunica loro la brutta notizia di suo marito.

Henry esce dalla cucina.

Henry: Ci crederesti? Ne mancano 150. (vede Slater) Oh!

Jean: (con voce rauca) Oh, sì. Questo signore è un poliziotto.

Henry: (guarda verso la cucina) Poliziotto? (quasi sottovoce) Dal distretto di Fulham?

Slater: Putney, veramente. Sono il Sergente Slater dell'investigativa.

Jean: Ci ha portato delle notizie sconvolgenti, credo di non sapere come dirtelo.

Henry: Beh, siediti, Jean.

Jean: No, sto meglio in piedi. Posso arrivare ai drinks più facilmente. (Va verso la credenza e si versa un altro drink)

Henry: Quale sarebbe il problema, Sergente? Sono il signor Perkins.

Jean lascia cadere il bicchiere sul vassoio. Henry e Slater si girano, Jean sorride.

Slater: Ilsignor Perkins?

Henry: In persona.

Slater: Lei è un parente?

Henry: Parente dì chi?

Slater: Del signor Henry Alfred Perkins?

Henry: Io sono...

Jean: (interrompendo) Certo che è un parente, è il fratello di Henry. (e trangugia il drink, barcollando)

Henry: (dopo un attimo di shock si riprende) Sono il fratello di Henry.

Jean: Si, è il fratello del mio povero Henry.

Slater: Temo di doverle dare una cattiva notizia, signor Perkins.

Henry: Incomincio a pensarlo anch'io.

Slater: (a Jean) Glielo dico io o glielo dice lei?

Jean: Sarà uno shock comunque.

Slater: Abbiamo ragione di credere che il signor Henry Perkins sia morto.

Henry: Ha ragione, è uno shock.

Jean: È stato assassinato.

Henry: (subendo il colpo) Ah, sì? Assassinato?

Slater: I fatti lo starebbero a dimostrare, signore.

Jean: Si tratterebbe di un intrigo.

Slater: Abbiamo ripescato il suo corpo nel Tamigi. Due pallottole nella testa.

Jean: Era legato e mandato a fondo con dei pesi.

Henry: Proprio un intrigo allora. Com'era esattamente... (un po'perduto) esattamente...

Jean: (indicando la borsa) Tutto quel che aveva era questa borsa.

Henry: Lasua...

Slater: (sollevando la borsa) Appartiene a suo fratello, signor Perkins?

Henry: (rendendosi conto) Sì. Sembra proprio la borsa di mio fratello Henry.

Jean: Tutta bagnata.

Slater: E poiché la signora Perkins è la più vicina al defunto, dovrà procedere all'identificazione.

Henry: Il corpo è stato trovato nel Tamigi? Quel bastardo.

Jean: (dando uno strattone al braccio di Henry) Henry!

Henry: (la fa sedere sveltamente sul divano) Jean, non puoi rievocare così il caro Henry. È morto ed è andato in paradiso. Ormai devi appoggiarti a me, Freddy, suo fratello minore. (verso Slater) La prego di scusare mia moglie. Volevo dire... deve scusare anche mia moglie. (riprendendosi) Che non so dove sia, adesso. Avrebbe voluto essere qui vicino a Jean, per sostenerla...

Slater: Una tazza di tè certamente non farebbe male alla signora Perkins.

Jean: (alzandosi) Preferirei un whisky.

Slater: Almeno una cosa buona c'è, signora Perkins; tanti membri della sua famiglia le sono intorno per confortarla...

Jean: Sì, ilconforto non mi manca.

Davenport mette fuori la testa dalla porta della cucina.

Davenport: Sto aspettando i 150. (ritira la testa e chiude la porta)

Henry: (dopo un momento di imbarazzo si rivolge a Slater) Quello è l'altro mio fratello.

Slater: Un altro fratello?

Henry: Sì, si chiama Archie, sta aspettando di finire una partita.

Jean: Henry!

Henry: Non ti aiuta chiamarlo in continuazione, cara. (aiuta Jean a sedersi sul divano)

Jean: Henry.

Henry: Sono Freddy. (verso Slater) Non può accettare la sua dipartita.

Jean: Che cosa facciamo adesso?

Henry: Preghiamo. Ecco ciò che facciamo. Prega, prega molto... per Henry. (a Slater) Lei aspetti qua, intanto che prepariamo il tè, informiamo anche Archie della brutta notizia di Henry.

Jean: Mio Dio.

Slater sembra confuso.

Henry: (a Slater) Si accomodi qui in sala da pranzo, per favore. Saremo da Lei appena possibile.

Slater prende la sua borsa e si accomoda nella sala da pranzo accompagnato da Henry che chiude la porta...

 

Jean:È una catastrofe.

Henry: Ma neanche per idea. È un doppio bonus. Se il "suo" Henry Perkins è stato ucciso e annegato, la polizia non cercherà più me nella nostra nuova vita di lusso.

Jean: E qual è l'altro bonus?

Henry: Dato che Mr. Mafia è stato ucciso e annegato, non potrà cercarci per la sua vendetta.

Jean: No, ma chiunque abbia ucciso e annegato Mr. Mafia potrà farlo.

Henry: Tu guardi sempre al lato negativo delle cose. Adesso liberiamoci del fratello

Archie.

Jean: Archie? E chi è?

Henry: Il Sergente Davenport, poliziotto corrotto, che sta in cucina. Dobbiamo dargli ancora 150 sterline. (guardandosi intorno) Dov'è la borsa con il denaro. (la trova e la prende)

Jean: Avresti dovuto dire la verità fin dall'inizio.

Henry: Continui sempre a dire la stessa cosa, ma sei stata tu ad inventare Adelaide e Percy, e poi a battezzarmi con il nome di Freddy.

Suona il telefono. Henry e Jean si guardano l'un l'altra. Poi Henry suggerisce a Jean di rispondere. Intanto Henry prende dalla borsa i soldi da dare a Davenport.

Jean: (al telefono, apprensiva) Pronto... Che cosa... Mi dispiace, non capisco.

Henry: Chi è?

Jean: Non lo so, è uno straniero.

Henry: Straniero? (prende il telefono) Pronto? Che lingua parla? Senta, se è una telefonata oscena... Cosa?... Non capisco. (a Jean) Continua a dire "Bonsai, Bonsai".

Jean: Bonsai?

Henry: Bonsai. (sembra stupefatto e un po' spaventato, risponde nel ricevitore) È ancora lì? Ha sbagliato numero. (mette giù il telefono)

Jean: Quello dev'essere Mr. Mafia.

Henry: Come avrà fatto ad avere il nostro numero di telefono?

Jean: È un mistero. Bonsai...

Henry: (indicando la sala da pranzo) Ma il Sergente Slater ha il nostro numero...

Jean: Il problema è chi l'ha avuto per primo. Qualcuno ha aperto la borsa credendo di trovare le 735.000 sterline, e invece trova un sandwich con formaggio pecorino, foglia d'insalata e la tua rubrica telefonica.

Henry: Hai ragione. Forse i fatti sono andati così.

Vic rientra dall'esterno.

Vic: Ecco fatto.

Jean: Aiuto, chi è?

Henry: È soltanto Vic. Calma!

Vic: Abbiamo aggiustato il paraurti.

Henry: Allora si può partire. (corre a prendere la borsa, e poi rivolto a Jean) Andiamo.

Jean: Andiamo dove?

Henry: All'aeroporto di Londra. Non ti sembrerà una novità, spero.

Jean: Non puoi andare ora.

Henry: Come no?

Jean: C'è l'altro sergente della polizia che sta aspettando me.

Vic: Quale altro sergente?

Jean: Ne abbiamo uno in cucina e uno nella sala da pranzo.

Vic: Uno di qua e uno di là?

Henry: Ti spiego, Vie.

Jean: Devo andare all'obitorio.

Vic: All'obitorio?

Henry: (a Jean) Tu vieni in Messìco con me. (rivolto a Vie) Da' queste 150 sterline a quello che è in cucina. (infila le banconote nel taschino della giacca di Vic)

Vic: Credevo che fossero 25.000.

Henry: Lo sono, ma ne mancavano 150. È il resto per estinguere il debito.

Jean: E chi fa l'identificazione del morto?

Vic: (fermandosi) II morto?

Jean: È stato trovato nel fiume, braccia e gambe legate, pesi alle caviglie, due o tre pallottole nella testa.

Henry: Jean, non fare la giornalista del Times. Vic, da' al Sergente 150 sterline e poi tu e Betty andate a casa il più presto possibile. Stanotte non siete stati qui, non avete visto niente, non sapete niente.

Vic: Lo puoi ben dire: non sappiamo proprio niente.

Henry: (a Jean) Aspettami fuori, ti porto io il cappotto.

Suona il telefono. Henry e Jean si bloccano.

Henry: (sussurrando) Non rispondere.

Vic: (sussurrando) Non lo stavo facendo. (Il telefono continua a suonare). Perché non rispondete?

Jean: È "lui", è l'innominabile.

Vic: Chi?

Jean: Mr. Mafia

Vic: Credevo che Mr. Mafia fosse quello trovato nel fiume.

Henry: (correggendo Jean) Hai ragione. Questo non può essere Mr. Mafia. È quello al di sopra di lui. Deve essere Supermafia. È Mister Big.

Vic: Mr. Big? E chi lo conosce?

Jean: È quello che telefona e dice "Bonsai".

Vic: Che cosa?

Jean: È uno straniero...

Vic: Uno nuovo, insomma!

Jean: Mr Bonsai.

Vic: Ma chi diavolo è 'sto Bonsai.

Henry e Jean: (insieme) Sssh.

Vic: E chi diavolo gli ha dato il vostro numero di telefono?

Henry: L'avrà conosciuto attraverso le carte e il resto del sandwich al formaggio e insalata. Per favore, non elaborare.

Jean: Lo sapevo che sarebbe successo. (piange e si lascia cadere nella poltrona)

Henry e Vic vanno verso di lei e Henry toglie la borsa dalla poltrona.

Henry e Vic: (insieme) Non incominciare ancora, per favore, su calmati, Jean.

Vic: Le preparo un bel brandy.

Henry: Per carità di Dio, non dargliene più.

Vic versa ad ogni modo il brandy. Entra Betty dalla porta principale.

Betty: Muovetevi, Bill il tassista sta aspettando. (vede Jean piangente) Che cosa ti succede, Jean?

Vic: Un piccolo attacco isterico.

Henry: E ubriaca.

Vic: Anche.

Betty: Mio Dio. (alza il telefono che ha continuato a suonare durante l'ultima parte della conversazione) Pronto.

Henry: No! Betty! (lascia cadere Jean, che scivola sul pavimento, mentre corre da Betty) Metti giù!

Betty: (a Henry) Sssht! (al telefono) Come ha detto? Bon... bonsai?

Henry acchiappa il ricevitore e lo sbatte giù.

Betty: Non è gentile.

Henry: Ma non devi essere gentile con la Mafia.

Vic: Credevo che Mr. Mafia fosse stato buttato nel fiume.

Henry: Infatti. Volevo dire, Mr. Big.

Betty: E chi è Mr. Big?

Henry: Quello che ha fatto buttare nel fiume Mr. Mafia.

Henry guarda Vic che porta il drink a Jean.

Jean: E quello che fa telefonare da un certo Bonsai.

Betty: Oh, tutti al diavolo! Ma cosa succede esattamente?

Jean: (sollevando lo sguardo e gemendo) Mr. Big muove tutto ma non compare.

Henry: Jean!

Betty: Che orrore!

Vic: (a Jean) Bevi questo.

Betty: (acchiappando il bicchiere diretto a Jean e prendendo una sorsata) Grazie.

Il telefono suona. Tutti restano immobili.

Jean: Henry, digli che gli restituisci il denaro.

Henry: Ma neanche per idea.

Betty: Inoltre adesso mancherebbero 25.000 sterline.

Henry: Si, e probabilmente mi impiccherebbero solo per questo.

Vic: Digli che i 25.000 glieli dai in un secondo momento.

Henry: Nei prossimi 50 anni, se riesco a risparmiare...

Jean: Anche lui capirebbe.

Vic: Hai ragione, vecchio mio. La faccenda si sta aggravando. Ci sono un morto, due poliziotti, e un tipo straniero, questo Bonsai, che te lo raccomando.

Henry esita e poi prende il telefono.

Vic: Ben fatto.

Jean: Dio, ti ringrazio.

Henry: (ascoltando al telefono per un momento in cui tutti fanno silenzio) Altrettanto a te. (posa il telefono)

Vic: A Mr. Big non piacerà tutto questo.

Betty: Hai fatto bene, Henry.

Jean: Ma Betty...

Vic: (a Betty) Questo non ha niente a che fare con noi. È una faccenda tra Henry e Mr. Big. (raccoglie l'impermeabile suo e quello di Betty)

Henry: Ho avuto questa opportunità e l'ho acchiappata con tutte e due le mani.

Vic: Betty, da' il suo regalo a Henry. (a Jean) Grazie per la piacevole serata e... anche per la cena. Deliziosa!!!

Betty: Ma non c'è stata nessuna cena.

Vic: La compreremo a un take-away e la consumeremo tranquillamente a casa di fronte allaTV.

Esce dal la porta principale.

Betty: Guardare la televisione? Oggi qui abbiamo avuto una puntata di "Occhio al crimine" dal vero! (si siede in poltrona)

Henry: Betty, vai con Vic. È meglio che andiate a casa, per carità.

Il telefono suona. Tutti si immobilizzano. Davenport arriva dalla cucina.

Davenport: Sembra che stiate...

Henry, soprapensiero, si siede in grembo a Betty. Davenport sì ferma e li guarda. Tutti sorridono e cercano di apparire indifferenti. Davenport guarda il telefono che suona e il sorriso degli altri svanisce. Si gira a guardarli e tutti improvvisamente sorridono. Davenport alza il ricevitore.

Davenport: (al telefono) Casa Perkins.

Jean: Oooh... (sviene e scivola dolcemente sul pavimento)

Davenport: (al telefono) Pardon? (a Henry) C'è nessuno che si chiama Bonsai?

Henry: (pensa un attimo) Non credo, no.

Davenport: (al telefono) Cerchi nell'elenco telefonico. (ripone il ricevitore, poi rivolto a Betty) Credo di non essere stato presentato, signora. Sergente Davenport, investigatore, distretto di Fulham.

Betty: Oh, sì, ho sentito parlare di Lei.

Davenport: (sorridendo) In bene, spero.

Betty: Male... Una via di mezzo, ecco.

Davenport: (continuando a sorridere, rivolto a Henry) L'aspettavo di nuovo in cucina, signor Perkins, con il resto della sua... "offerta caritatevole".

Henry: Sì. (guarda verso la porta d'entrata) (a Davenport) Abbia la compiacenza di aspettare in cucina, le porto il resto.

Davenport: Lei deve avere un bel malloppo in contante nascosto da qualche parte, signor Perkins.

Henry: Niente di cui vantarsi.

Si apre la porta d'entrata ed appare Bill.

Bill: C'è qualcuno che va all'aeroporto di Londra, finalmente?

Henry: Ah, ecco...

Bill: Sono sempre Bill. E stia sicuro che qualcuno avrà un bel conto da pagare alla fine. Adesso chi parte? Voi, i parenti o i cognati?

Jean: Nessuno.

Bill: Nessuno?

Henry: No, aspetti. Forse partono il signore e la signora Brown.

Bill: E questi da dove vengono?

Henry: Sono i nostri cognati.

Bill: Quindi non è lei, allora?

Henry: No, per favore aspetta fuori.

Bill: E per quanto tempo?

Henry: (spazientito) Per tutto il tempo che occorre.

Bill: Vi avviso che non aspetto più per molto. Cinque minuti e me ne vado.

Henry: Impiegheranno meno di cinque minuti. Intanto prendi la valigia dei signori Brown. (passa a Bill la valigia)

Bill: Che è, una sola?

Henry: Sì

Bill: E sono arrivati dalla lontana Australia?

Henry: Sì.

Bill: Cosa sono, dei nudisti?

Bill esce con la valigia.

Henry: (a Davenport, con sussiego) Che maleducati questi tassisti.

Davenport: Beh, tutto sommato non ha tutti i torti. Due persone che fanno il giro del mondo e hanno una sola valigia. (rivallo a Jean) Signora Perkins, le risulta che ì signori Brown siano veramente dei nudisti?

Jean: (ridendo stupidamente) Solo quando si tolgono tutti gli abiti.

Henry: (raccoglie Jean) La signora Perkins si sta arrabbiando.

Jean: La signora Perkins si sta ubriacando. (ridendo un po' persa)

Henry: Non è abituata all'alcoi.

Jean: Ma sta imparando alla svelta.

Henry: (a Davenport) Lei e Adelaide sono molto vicine e l'Australia è cosi lontana...

Davenport:   Per   qualche   ragione   penso   che   lei   e   la   signora   Perkins   abbiano improvvisamente deciso di fare un piccolo viaggio all'estero.

Henry: Noi?

Davenport: Il tassista sembrava pensare che fosse così.

Henry: No, macché.

Davenport: C'è bisogno di un sacco di contanti per un viaggio del genere.

Henry: No, noi non vogliamo andare all'estero. Non è vero, Jean?

Jean: Per me è assolutamente escluso. (siede nella poltrona con Usuo drink)

Henry: Noi restiamo qui. Sono i signori Brown che vanno a Sidney. Tornano alla loro cara fattoria, agli sport all'aperto...

Davenport: E adesso dove sarebbero, ì vostri cognati?

Henry: I signori Brown, Percy e Adelaide... beh...

Betty: (interrompendo) Percy è fuori.

Henry: Oh, grazie per avermelo ricordato, Percy è fuori...

Betty: (interrompendolo) ...e io sono Adelaide.(Henry guarda sorpreso Betty) Sono la sorella di Jean da Sydney.

Henry: (compiaciuto) Infatti.

Jean: (ridendo istericamente) La sorella da Sydney.(e poi corre su per le scale mentre gli altri la guardano andarsene)

Henry: (a Davenport) È tutto il giorno che fa cosi. (rivolto a Betty) Sarà inconsolabile quando te ne sarai andata, Adelaide. (verso Davenport) Ecco fatto allora. Lei ha incontrato finalmente i signori Brown!

Davenport: E vostro marito?

Henry: Oh no, non vorrà incontrare anche il signor Brown.

Sulla porta d'entrata compare Vic.

Vic: (a Betty) Ehi tu, ti sto aspettando fuori! (prende Betty per un braccio, ma siferma quando s'accorge di Davenport)

Henry: Parli del diavolo ed ecco che compare. Questo è lui. Stiamo giusto parlando di te... vecchio fanatico di sport.

Vic: (divertito) Fanatico di sport?

Henry: Di certi sport. Lo siamo stati tutti da giovani. (indicando Davenport) Questo è il signore che proviene dalla cucina...

Vic: (rendendosi conto delta connessione) Oh, quello della cucina.

Henry: Sì, 150.(toglie le 150 sterline dal taschino della giacca di Vie) Grazie. (mette i soldi nel taschino di Davenport). Ecco qua, e abbiamo saldato il conto. 25.000. (prende Davenport e lo accompagna verso la porta d'entrata) E stia attento nell'attraversarela strada.

Davenport: (a Vic) Buon viaggio di ritorno, signor Brown. (aspetta una risposta da Vic. Henry guarda Vic. Vic si guarda intorno cercando di capire chi possa essere il signor Brown).

Henry: (sveltamente all'orecchio di Vic) Sei il signor Brown.

Betty: (guarda Vic che ha un sorriso vuoto) Sa, è un po' sordo.

Vic: Sordo?

Betty: (avvicinandosi a Vic e parlando a voce alta) Sì, caro, lo sappiamo che losei. (alzando ancora la voce) Ti ha augurato buon viaggio.

Vic: (non realizzando) Oh grazie.

Davenport: (a Betty) Dopo di Lei, signora Brown.

Vic: Signora chi?

Henry: (dando un pizzicotto sul sedere a Vic, in presenza di Davenport che realizza) Brown.

Vic reagisce al pizzicotto di Henry.

Betty: (a Vic) Sbrigati, Percy.

Vic: (ancora più con/uso) Ho sentito bene?

Henry: Non ancora, ma andrà meglio dopo l'operazione. (prende la mano di Vic e gliela stringe. Poi a voce alta) E' stata una visita deliziosa.

Vic: E Jean è ancora un po' sottosopra?

Henry: Sì, poveretta.

Betty: (urlando) Jean è di sopra ed è molto molto dispiaciuta che noi si debba partire. (va verso la porta d'uscita)

Vic: (a Henry) E allora potremmo restare.

Henry: Non fare lo sciocco, devi tornare alla fattoria.

Vic: La fattoria?

Henry: La fattoria.

Davenport: (a Vic con voce altissima) A Sydney.

Vic: (come stordito) Oh, lieto d'averla incontrata. (e dà la mano a Davenport. Henry lo trascina via)

Henry: (a Davenport) Vedo che questo triste addio si sta prolungando. Forse è meglio che Lei ci lasci.

Davenport prende la mazzetta arrotolata nell'elastico dal suo cappotto, vi aggiunge le 150 sterline.

Davenport: Certo, certo. E grazie, signor Perkins. È stata una visita molto gratificante.

Henry: Davvero un piacere.

Davenport esce.

Henry: (sollevato) Finalmente s'è tolto dai piedi.

Vic: Sento il bisogno di una boccata d'aria.

Henry accompagna Vic alla porta.

Henry: Accompagnalo a casa, Betty. (rivolgendosi al piano di sopra) Scendi, Jean, ce ne andiamo tutti. (prende la sua borsa dalla poltrona)

A questo punto si apre la porta della sala da pranzo e appare il Sergente Slater con la sua borsa.

Slater: Scusate, si era detto qualcosa a proposito di una tazza di tè, signor Perkins.

Vic: (a Slater) Lei è nuovo qui, non è vero?

Henry lascia cadere la sua borsa vicino alle scale e corre verso Slater.

Henry: (a Slater) Oh, che sbadati. Il tè sta arrivando. (rivolgendosi a Vic e Betty) Questo signore viene dalla sala da pranzo.

Henry fa girare Slater su se stesso e lo riaccompagna nella sala da pranzo.

Vic: Betty, andiamo a casa intanto che possiamo credere d'essere sani di mente. (Vic esce)

Jean scende barcollante per le scale nella sua vestaglia da notte.

Betty: Jean, come ti sei combinata?

Jean: Ho preso anche un bicchiere di latte caldo e alcune aspirine. (sta andando verso la cucina, ma Henry e Betty la bloccano)

Betty: Starai male, non fai che bere.

Jean: Buona idea.(prende la bottiglia del brandy e si dirige verso la cucina, ma Henry la

ferma di nuovo)

Henry: E che cavolo stai facendo in camicia da notte?

Jean: Sto andando a letto. (guarda il livello di liquido nella bottiglia) Qualcuno ha bevuto

del mio brandy.

Henry: Jean, avevi due alternative e l'andare a letto non era una di queste.

Betty: Quaii sono le due alternative?

Henry: Il Messico o l'obitorio.

Betty: (parlando per Jean) Sceglie il Messico.

Jean: (a Betty) La vuoi smettere di decidere per me.

Betty: Evidentemente tu non sai in che direzione andare. (a Henry) Perché mai dovrebbe andare all'obitorio?

Henry: Lasciamo perdere.

Jean: Perché il Sergente Slater pensa che il corpo di Mr. Mafia sia quello di Henry.

Betty: Che cosa? (a Henry) E il mio Vic sa di questa complicazione aggiuntiva?

Henry: Dio solo sa quello che Vic ha in testa, ma non confonderlo ulteriormente.

Vic arriva come un fulmine sulla porta.

Vic: Betty, si va a casa o no?

Betty: Sto cercando di aiutare questi due.

Jean: Questi due non hanno bisogno d'aiuto. (punta il dito verso Henry) Lui va in Messico e io vado a letto.

Vic: In Messico? A letto?

Henry: Le alternative sono o in Messico con me o con il Sergente Slater a visitare il cadavere di Mr. Mafia.

Vic: Che confusione. Esci un momento dalla porta e quando torni sei nel paese dei matti.

Henry: Vic, per piacere, va' a casa.

Jean: (gioiosamente) Ormai i festeggiamenti di compleanno sono finiti.

Betty: Jean, sei fatta.

Jean: Sono sfinita. Prendo un'aspirina e dormo nella stanza degli ospiti.

Jean prende una coperta che è piegata su una sedia, ma Henry gliela strappa di mano.

Henry: Tu dormi con me a Mexico City. Jean: Trovati una toreadora, io non vengo.

Jean esce verso la cucina con la sua bottiglia di brandy, lasciando Henry con la sua coperta. Betty corre verso la cucina.

Betty: Jean. (si ferma) Vic, a casa neanche via satellite potremmo vedere uno spettacolo così.

Betty esce seguendo Jean.

Henry stende la coperta sul divano.

Henry: Se Jean ci fa perdere l'aereo... (arraffa la borsa)

Vic: Jean non si muove, Henry.

Henry va verso la cucina.

Henry: Oh, si muoverà, si muoverà. Vic, va ed assicurati che il tassista non se ne vada. Dagli 50 sterline perchéaspetti. (si siede sul lato destro del divano)

Vic: Prendo Betty con me e andiamo a casa.

Henry: (prendendo Vic) Io chiamo Betty e tu va a parlare col tassista. (Henry fa sedere Vic sulla parte sinistra del divano, sistema la borsa sulle sue ginocchia e l'apre) Dagli 50 sterline e che non si muova senza di noi.

Mentre sta contando le 50 sterline rientra Davenport.

 

Davenport: OK. E dov'è la signora Perkins, adesso?

Mentre Davenport si gira per chiudere la porta d'entrata. Henry richiude la borsa, tira la coperta dal bracciolo del divano e copre Vic e se stesso. La coperta gli arriva al collo e le mani sono sotto. Davenport si gira verso la stanza ed ha una reazione sospetta vedendo Henry e Vic sotto la coperta. Cammina lentamente verso di loro. Vic, preoccupandosi, rivolge uno sguardo inquisitivo verso Henry che guarda nel vuoto. Ambedue osservano Davenport che improvvisamente fa una faccia espressiva e,  in modo significativo e malizioso, li indica con le dita come per dire che fanno coppia.

Henry: Non ci aspettavamo che tornasse, Sergente.

Davenport: È per questo che avete un aspetto così colpevole?

Henry: Colpevole, noi? Non abbiamo per niente l'aspetto colpevole, vero Percy?

Vic: No, noi non sembriamo colpevoli, Henry.

Henry: Siamo qui... seduti, vero Percy?

Vic: Vero e giusto, Henry. Ci stiamo finalmente rilassando.

Henry: Sotto le coperte. Permettendoci un po'... (non sa come procedere) un po' di...

Davenport: Un po' di che cosa, signor Perkins?

Henry: Beh, un po'... Lei sa cosa.

Davenport: No, non lo so, signor Perkins.

Henry: Comunque noi lo sappiamo, invece. Non è vero, Percy?

Vic: Mmh, noi sappiamo cosa?

Henry: Quel che facciamo sul divano. Sotto la coperta. (sorride a Davenport)

Davenport: Vedo, vedo.

Vic: (finalmente capendo) Ohhhh! Certo, certo.

Henry: Ohhhh, finalmente.

Davenport: Avete avuto una serata molto movimentata, signor Perkins.

Henry: Si, per me è stata una notte fortunata. Ma ora abbiamo fretta. Posso esserle di qualche aiuto, Sergente?

Davenport: Beh, non sono del tutto sicuro, signor Perkins. Sto cercando di farmi un quadro della situazione..

Vic: Meglio di no, lasci perdere.

Davenport: (a Vic) In effetti sono tornato per dirle del suo tassista, signor Brown.

Henry: (preoccupato) Bill?

Davenport: Se n'è andato.

Henry: (preoccupato) Andato?

Davenport: Un po' incavolato.

Henry: (preoccupato) Incazzato?

Davenport: (a Henry) Mi sembra molto preoccupato a proposito del taxi per suo cognato, signor Perkins.

Vic: (confuso) Ah sì?

Henry: Percy. (verso Davenport) Ma perché Bill se n'è andato incazzato?

Davenport: Diceva che gli avete fatto perdere del tempo e informava via radio i suoi colleghi sul vostro conto.

Vic: Faccia tosta.

Davenport: (a Vic)Ha lasciato la sua valigia sul marciapiede, signor Brown.

Vic: La mia valigia? Quale valigia?

Henry: (chiudendo gli occhi per la domanda inaspettata) La piccola valigia che conteneva il tuo boomerang e il tuo didgeridoo, Percy.

Vic: (in ritardo) Oh, quella valigia là.

Davenport: Già, viaggiate leggeri perché sia lei che sua moglie siete nudisti.

Vic: Nudisti?

Henry: (a Vic)Abbiamo già spiegato che lo siete solo quando non avete niente addosso.

Vic: (considerando il commento) Grazie. Vorrei essere rimasto a letto questa mattina.

Davenport: Le porto dentro la valigia, signor Brown?

Henry: No, non si dia la pena. (a Vic) Tu vuoi lasciarla fuori, non è vero?

Vic: (un po' spazientito) Come faccio a sapere quello che voglio.

Henry: (verso Davenport) Per favore, lasci perdere.

Davenport: OK, come vi pare. Non state diventando sudaticci sotto la coperta?

Davenport strizza l'occhio ed esce dalla porta principale. Finalmente Henry e Vic gettano via la coperta.

Vic: Uffa, che barba.

Henry: Sta' zitto, Vic. Poteva andare peggio.

Vic: Peggio? Il Sergente adesso pensa che sia un pervertito.

Henry: Dovresti essere grato che non ti ha fatto delle proposte indecenti. Adesso guarda, acchiappo Jean e usciamo dalla porta posteriore. Va bene? Dammi le chiavi della tua macchina.

Vic: La mia macchina? Per che cosa?

Henry: Per correre all'aeroporto. Il nostro taxi se n'è andato.

Vic: Ma neanche per sogno ti do la mia macchina.

Henry: Non ne ho una mia, lo sai.

Vic: Adoro la mia macchina.

Henry: 5.000 sterline?

Vic: Dieci.

Henry: Sette e mezzo.

Vic: Affare fatto.

Si stringono la mano e Henry apre la borsa.

Betty: (entra dalla cucina) Henry!

Henry: (soprassalto) Ah. (chiude in fretta la borsa, ma poi si rende conto che è soltanto Betty) Oh, sei tu Betty.

Betty: Jean sta diventando inamovibile.

Henry: Avresti dovuto portarle via il brandy.

Betty: Ha finito il brandy, adesso beve lo sherry per cucinare. È determinata e non vuoi muoversi. Neanche in prima classe per Messico City o qualsiasi altro posto.

Vic: Prima classe per scomparire, ecco ciò che vorrei. Henry ha appena detto a quello stronzo di poliziotto corrotto che ci adeschiamo a vicenda qui sul divano.

Betty: Henry! Come mai ti è venuta in mente una cosa del genere.

Henry: Mi sembrava una buona idea in quel momento. (rivolto a Vie) Ti do le tue 7.500 sterline.

Betty: Per quale ragione dai dei soldi anche a lui?

Henry: Per la sua automobile. (apre la borsa)

Betty: (sedendosi accanto a Vic) 7.500?! (verso Vic) Al nostro garage non te ne volevano dare più di 500.

Henry: 500?

Vic: (facendo spallucce) È il venditore che detta legge.

Henry incomincia a passare il denaro a Vic. Slater appare proveniente dalla sala da pranzo, portando sempre la sua borsa.

Slater: Scusate, quella famosa tazza di tè...

Henry ficca le banconote di nuovo nella sua borsa e sveltamente tira la coperta addosso a tutti e tre. Sotto la coperta Henry cerca di chiudere la borsa. Slater mette la sua borsa accanto al bracciolo di destra della poltrona e va verso di loro, divertito per guanto vede.

Slater: (verso Henry) Forse potremmo lasciar perdere il tè. Potrebbe chiamare sua cognata. Per l'obitorio, sa.

Henry: Il fatto è, Sergente, che la signora Perkins sta ancora cercando di riprendersi dallo shock.

Betty: (uscendo da sotto la coperta) Forse posso aiutare la signora Perkins a fare il tè, Sergente.

Henry: Mi pare un'ottima idea, Adelaide.

Vic: (confuso) Adelaide?

Henry: (indicandola) Adelaide!

Slater: (in un lampo di intelligenza) Adelaide? Quindi lei è la sorella della signora Perkins, non è vero?

Vic: Sorella?

Henry: Sorella.

Slater: (a Vic) Dal che deduco che lei è il marito di questa signora.

Vic: Ecco questo ha un senso, finalmente.

Betty: Già. (rivolta a Slater) Io e mio marito siamo di Sydney.

Vic: Sydney?

Henry: Oddio. (nasconde la testa)

Slater: (verso Vic) Bella coincidenza.

Vic: Perché, anche lei viene da Sydney?

Henry: (guardando Slater) No, io sono di Sydney.

Vic: (totalmente confuso) Tu vieni da Sydney?

Henry: Ma certo, io e mia moglie.

Vic: Ah, questo sì che lo so, Jean.

Henry: (sveltamente aggiunge) Geneviève.

Vic cerca di assimilare le informazioni ricevute.

Vic: (realizzando la situazione) Eh già, Geneviève.

Betty: Non c'è bisogno di festeggiare con una canzone, Percy. Preparo il tè.

Betty sorride dolcemente e va in cucina.

Vic: (verso Henry) Posso chiarire un dettaglio a proposito di Geneviève.

Henry: Non adesso.

Slater: Suppongo che abbiate viaggiato da Sydney a qui tutti insieme. (si gira per riprendere la sua borsa)

Henry mette la sua borsa dalla parte destra del divano e resta in piedi.

Henry: Esatto. Percy e Adelaide, io e Geneviève.

Slater: (rivolto a Vic) E ha anche lei una fattoria?

Vic: Anch'io oltre a chi?

Henry: (avvicinandosi a Slater) Oltre a me, Percy. (verso Slater) Sa, c'è un pizzico di rivalità tra di noi. I Browns e i Perkins. Tra cognati, sa? Specialmente perché Percy è sposato con la sorella della moglie di mio fratello.

Slater: Capisco.

Vic: Veramente? Buon per lei.

Henry: Percy, perché non vai ad aiutare Adelaide a fare il tè.

Vic: Henry.

Henry: No, no. Te l'avevo detto di non pronunciare quel nome.

Vic: Quale nome, Henry?

Henry: Quel nome, Percy. Potrei scoppiare in lacrime al solo sentirlo. (rivolto a Slater) Le sarei molto grato se ci potesse lasciare soli in questo doloroso momento.

Vic: Henry.

Henry: (in modo perentorio) No, no e poi no. E troppo fresco, Percy.

Vic: Che cos'è fresco, Henry?

Henry: No, Henry non è fresco. Almeno non più. [rivolto a Slater) Vuole aspettarci in sala da pranzo per favore?

Slater: (rivolto a Vie) Lui non sa?

Henry: Sì, lo sa, gliel'ho detto.

Vic: Mi hai detto cosa?

Slater: Che Henry Perkins è morto.

Henry: O Dio mio.(si lascia andare sulla poltrona)

Vic è senza parole e cerca di assimilare le ultime notizie apprese.

Vic: (finalmente loquace) Ma che cosa significa "morto"?

Slater: (rivolto a Henry) Credevo che lei glielo avesse detto.

Henry: (sollevando lo sguardo) Sì, ma gli ho detto solo che Henry non stava veramente bene.

Slater: (a Vic) Ilsuo corpo è stato trovato sotto Putney Bridge.

Vic: (che non capisce) Putney Bridge?

Slater: Nel fiume.

Vic guarda Henry.

Vic: Dovrei sapere anche del fiume?

Henry: Sì, te l'ho detto. (verso Slater) Ma mi sono fermato al punto in cui Henry non stava troppo bene.

Vic: (che non ha ancora capito) Henry... nel fiume?

Henry: Ti ho detto che era stato legato e assassinato... (verso Slater) e quindi non stava troppo bene.

Vic: (capendo) Oh, legato e...

Henry: Appunto.

Vic: Questo spiega perché non si sentiva troppo bene.

Henry: (verso Slater) Vede, cercavo di dirlo a Percy in una maniera gentile. (poi verso Vic) Sono risaliti a Henry attraverso la sua borsa. (e indica la borsa che Slater tiene in mano)

Vic: Ah, ecco, la sua borsa.

Slater sembra divertito. Henry pare soffrire.

Henry: Eh, già, povero vecchio Henry, era tutto quello che aveva con sé. Qualche carta, un diario, mezzo sandwich con formaggio e una foglia d'insalata...

Vic: Povero, povero uomo. E la povera Jean deve essere a pezzi.

Henry: È così.

Slater: Fortunatamente era qui il cognato. (e indica Henry)

Henry: Oh mio Dio. (e cade sulla poltrona)

Vic: Credevo di essere io suo cognato.

Henry: (che improvvisamente si alza e va minaccioso verso Vic) Ma tutti e due, tu e io siamo i cognati. Soltanto che proveniamo da due differenti parti della famiglia... Tu sei sposato alla sorella di Jean, Adelaide, e io sono il fratello del povero marito di Jean, Henry.

Vic cerca di memorizzare tutto questo.

Vic: E adesso ho saputo anche questo.

Henry: (rivolgendosi a Slater) Adesso avrà capito perché ho dovuto dirglielo un passo per volta. Perché sa, non è mai più stato Io stesso dopo che è caduto da un canguro australiano nel Queensland. (rh'olto a Vie) Jean ha due cognati, tu, Percy, e io, il vecchio affidabile Freddy. Io.

Vic pensa per un secondo.

Vic: (intelligentemente) Ah, il vecchio affidabile Freddy! Ho capito, tu sei l'affidabile Freddy e io sono l'australiano Percy, e Henry invece è morto. Giusto?

Henry: Giusto.

Vic: E noi siamo cognati di Jean, vero?

Henry: Vero.

Slater: E così è Archie.

Henry: Dio, aiutami. (e cade di nuovo sul divano vicino a Vic)

Vic: Archie? E chi è Archie?

Henry: Oh, loavevo dimenticato, Archie.

Vic: (perduto) E un cognato anche lui, non è vero Freddy?

Henry: Ma Archie non è così affidabile.

Vic: (perso) Archie non è affidabile?

Slater: Anche Archie proviene da Sydney?

C'è una pausa.

Henry: No, lui no. Non è vero, Percy?

Vic: No, non credo. Lui viene da...

Henry: Già, lui viene da...

Vic e Henry si guardano l'un l'altro, poi parlano insieme.

Henry: Manchester.

Vic: Archie fa il commesso viaggiatore.

Slater: E questa potrebbe essere la ragione per cui è inaffidabile.

Vic e Henry: (insieme) Sì, sì.

Vic: Intanto che parliamo di Archie...

Henry:  (saltandogli  nella  voce)  No,  non soffermiamoci  su  di  lui,  Percy.   Archie l'inaffidabile se n'è andato, porta i suoi campioni a Manchester e non torna più indietro. Va bene?

Davenport entra portando la valigia lasciata dal tassista in strada.

Davenport: Eccoci qua!

Henry e Vic si scambiano uno sguardo interrogativo e preoccupato. Henry va verso Davenport e gli stringe la mano calorosamente.

Henry: (con aria allegra a Davenport) È tornato. (poi rivolto agli altri) Ma chi l'avrebbe mai creduto... è tornato!

Davenport: Beh, ho pensato che non sarei dovuto andarmene...

Henry: (interrompendo) E siamo felicissimi che tu non l'abbia fatto. (un po' perso) Non è meraviglioso, Percy?

Vic non può che assentire con il capo.

Henry: È straordinario.

Davenport: Avevo già fatto un bel pezzo di strada quando ho pensato che non potevo lasciare quella valigia sul marciapiede.

Henry: Certamente no. E quindi sei tornato per portarcela. Grazie.

Davenport va verso Vic.

Davenport: Eccoci qua. Una sola valigia. Si viaggia leggeri...

Vic: (espansivo) Grazie, Archie!

Davenport esita, ma poi guarda lentamente verso Henry che si tiene la testa tra le mani. Parte la musica.

FINE PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

L'azione continua.

Davenport: Come scusi?

Vic: Ho detto "grazie, Archie".

Henry: Lo sappiamo cosa hai detto, Percy. ( Verso Slater, gaiamente) L'inaffidabile Archie è tornato!

Slater: Non così inaffidabile, dopotutto.

Henry: No. (Bacia calorosamente Davenport su una guancia)

Davenport sembra adeguatamente sorpreso

Henry: Oh, Archie!

Davenport: Archie?

Henry: Oh, Archie, in effetti non hai conosciuto questo signore,   newero? (indicando Slater)

Davenport: (incerto) No.

Henry: Bene! (marcatamente) Questo è l'investigatore Sergente Slater. (tira Davenport verso Slater, facendolo passare davanti a sé)

Slater: Come va?

Davenport: (sorpreso) Lei è un ufficiale di polizia?

Henry: Lo pensavo che ti avrebbe sorpreso, Archie.

Slater: Distretto investigativo di Putney.

Davenport: Putney, eh?

Henry: (riferendosi a Davenport) E questo è Archie. Archie Perkins. (dà dei buffetti affettuosi alla guancia di Davenport)

La faccia dì Davenport rimane senza espressione, poi si lascia andare in un sogghigno.

Davenport: Archie Perkins.

Henry: (raggiante) Mio fratello maggiore. (dà dei buffetti affettuosi alla guancia di Davenport)

Davenport: Tuo fratello maggiore.

Henry: (indicando Vic) Ed il suocognato maggiore. (tira Davenport davanti a sé)

Davenport: Suo cognato maggiore.

Vic accenna un saluto.

Slater: (verso Davenport) È magnifico il modo in cui la famiglia si sia riunita così velocemente sentendo della disgrazia.

Henry: È necessario, non è vero? (verso Davenport) Non volevi  prendere il treno notturno per Manchester, Archie?

Davenport: (enfaticamente) Beh, volevo, sì, ma sto pensando che forse dovrei rimanere. (dà a Henry la valigia)

Henry: No, non ce n'è ragione. (verso Vic) Newero, Percy?

Vic: Nessuna alla quale riesca a pensare! No, non c'è nessuna ragione, Freddy.

Davenport: Oh! Freddy? (ammiccando a Henry)

Henry: (verso Davenport) Devi prendere il tuo treno, Archie. Poi la prossima volta che ti vedo ti rimborserò il costo del biglietto e delle eventuali altre spese...

Davenport: A dir la verità, non sono di fretta, Freddy.

Henry: Sì che lo sei, Archie. Devi riprendere la tua strada.

Davenport: La mia strada?

Henry: Per vendere qualsiasi cosa un commesso viaggiatore possa vendere di questi tempi.

Davenport: Oh! Sì! No, ho il fine settimana libero.

Slater: Comunque, vorrà probabilmente rimanere per il funerale.

Davenport sorride ampiamente

Henry: Oh mio Dio! (posa la valigia)

Davenport: (raggiante) Oh, c'è un funerale, giusto?

Slater: Non ne era a conoscenza?

Davenport: Non degli esatti particolari, no!

Vic: Presumo che Freddy sia arrivato solo al punto dell'annuncio a tappe in cui il defunto era ancora uno che si sentiva poco bene, ma non era grave.

Henry avanza e fulmina Vic con lo sguardo.

Henry: Si, grazie, Percy, è così. (Verso Davenport) La triste notizia, Archie, è che Henry è morto.

Davenport: (con grande preoccupazione ironica) Oh, no, Freddy!

Henry: Sì, Archie.

Davenport: (verso Vic) L'ultima volta che l'ho visto mi era parso pallido...

Vic: No, è morto annegato nel fiume, Archie.

Henry: Percy! Risparmia ad Archie i dettagli, per favore.

Davenport: Oh no, datemi tutti i dettagli, vi prego.

Slater: (verso Davenport) Temo che suo fratello sia stato ritrovato morto nel fiume a Putney. Le braccia e le gambe sono state legate insieme e gli hanno trovato due buchi alla nuca.

Davenport: Henry ha sempre avuto delle tendenze suicide, si sa.

Slater: Mi dispiace dirle che sembra un omicidio, signor Perkins. (mette la sua borsa a destra della poltrona) Sto aspettando che la signora Perkins mi accompagni all'obitorio, non appena avrà bevuto una tazza di tè. (si sposta in direzione della cucina)

Henry: (verso Davenport) Sì, beh, adesso intenderai certo rimanere per il funerale, Archie...

Davenport: Non me lo perderei per tutto l'oro del mondo, Freddy.

Henry: Sì. Beh (a Vic) Percy...

Vic: (alzandosi) Non penso di riuscire a farcela per il funerale, Freddy.

Henry: Tustai qui, Percy! Mentre io risolvo la combinata "Jean, il Sergente Slater e l'obitorio", tu accompagni mìo fratello Archie nella sala da pranzo.

Vic: Oh, oh, non penso sia una buona idea.

Henry: Sì, invece. Discuti di quanto contante Archie si aspetti di ricevere dai testamento del povero Henry.

Davenport: Ecco, questa è un'ottima idea. (apre la porta della sala da pranzo)

Henry: Sì, e nel frattempo vi mando una tazza di tè veloce, veloce.

Slater: Spero sia più veloce di quella che ho avuto io.

Davenport: (a Vic) Avanti, Percy. Puoi colmare le mie lacune.

Davenport esce nella sala da pranzo e si siede su una sedia.

Henry: Non c'è bisogno di riempire proprio tutte le sue lacune, Percy.

Vic: Io non so cosa mettere nelle sue lacune.

Henry spinge Vic stranito nella sala da pranzo con Davenport.

Henry: (aggiungendo) Dichiarati semplicemente ignorante! (chiude la porta della sala e poi voltandosi verso Slater) Dunque, dove eravamo?

Slater: Beh, prima della riunione di famiglia, stavo aspettando che la signora Perkins si riprendesse e che mi arrivasse una tazza di tè.

Jean, in un alto stato emotivo e inebriata, viene dentro dalla cucina, seguita da Betty. Jean tiene in matto una tazza di latte e una bottiglia mezza piena di sherry da cucina.

Jean: Non mi importa, io vado a letto.

Betty: Jean!...

Slater: (sorpreso) Va a letto?

Jean: (a Henry) Nell'altra camera!

Henry: Non puoi andare a letto, stai partendo! (a Slater) Per l'obitorio.

Slater: Non può venire all'obitorio vestita così.

Jean: Io vado a letto con un bicchiere di latte e mezza dozzina di aspirine. (a Henry) Nell'altra camera.

Betty: Non può semplicemente sopportare di stare nel proprio letto senza il suo Henry.

Jean: Non me ne può importare di meno del mio Henry!

Jean corre su di sopra.

Slater reagisce all'osservazione di Jean,

Slater: Un'osservazione poco consona all'accaduto, devo dire.

Betty: (a Slater) Evidentemente non riesce a perdonare Henry per essere morto così improvvisamente, per di più nel giorno del suo compleanno.

Betty corre su di sopra.

Slater: Il signor Perkins non è morto il giorno del suo compleanno, vero?

Henry: (tristemente) Sì. Non avevamo pensato che Henry si sarebbe spento prima delle candele sulla sua torta.

Suona il telefono. Henri lo guarda e poi sì volta verso Slater. Sorride a Slater e scuote le spalle.

Slater: Non ha intenzione di rispondere?

Henry: Hanno sbagliato numero.

Slater: Come lo sa?

Henry: Lo capisco dallo squillo.

Slater alza il ricevitore. Henry guarda preoccupato.

Slater: (nella cornetta) Pronto?... Cosa?... Bonsai? Ha sbagliato numero. (riattacca il telefono. A Henry) Aveva ragione! Dovrebbe farsi cambiare numero.

Henry: È un ottima idea, Sergente. Senta, perché non fa il tè intanto che io vado a vedere la signora Perkins. (spinge Slater e apre la porta della cucina)

Slater: Beh, OK. Ma devo portarla all'obitorio.

 Henry: (tristemente) Stiamo trattando con delle emozioni umane qui, Sergente.

Slater: Capisco. Vuole che chiami un medico per la signora Perkins?

Henry: (fermandolo) Dio, no, non abbiamo spazio per nessun altro qui dentro!

Henry spinge Slater nella cucina. Poi prende la borsa dalla destra del divano e parte velocemente su per le scale.

Henry: (chiamando di sopra) Forza Jean, andiamo!

Dalla sala da pranzo appare Vic preoccupato.

Vic: Henry!

Henry: Ah! (inciampa nelle scale. Si alza, lasciando la borsa sull'ultimo scalino in basso)

Vic: Henry!

Henry: Henry è all'obitorio a Putney!

Vic: E allora Henry è dannatamente fortunato, te lo dico io!

Henry fulmina Vic.

Henry: Beh, forza, cosa c'è?

Vic: Sto facendo una bella frittata lì dentro con il Sergente Davenport.

Henry: Pensavo che ti stessi dichiarando innocente!

Vic: Fin qui il mio dichiararmi ignorante ti è costato altre venti mila sterline.

Henry: Venti mila?!

Vic: Prima di tutto vuole dieci mila sterline per non sputtanare tutto su Henry, Percy, Freddy e Archie.

Henry: Dio! E per cosa sarebbero le altre dieci mila?

Vic: Sono cinque mila ciascuno per non sputtanare le nostre faccende losche sotto la coperta.

Henry: Ma è oltraggioso! Non pagherò mai le tue cinque mila, tanto per cominciare!

Henry esce ed irrompe nella sala da pranzo dove si trova Davenport.

Vic: Henry!

Betty corre giù per le scale sconvolta

Betty: Vic, Jean si è chiusa in bagno.

Vic: Bene!

Betty: Ha acceso la radio a tutto volume e non riesco a farmi sentire.

Vic: Sembra proprio la felicità più assoluta!

Vic esce per la porta della sala da pranzo.

Betty: Vic! (Corre alla porta della sala da pranzo ed ascolta. Poi si inginocchia e guarda attraverso il buco della serratura)

Slater viene fuori dalla cucina con una teiera fumante. Si ferma vedendo Betty sbirciare dal buco della serratura. Tossisce gentilmente. Betty esita e poi si gira.

Betty: Sto semplicemente controllando il mio Percy, non riesco a vedere bene che cosa stia facendo lì dentro con Freddy e Archie.

Slater guarda attonito

Slater: Vado a prendere le tazze.

Slater torna in cucina con la teiera in mano e scompare.

Henry si precipita furiosamente fuori dalla sala da pranzo, seguito da Vic, il quale chiude la porta.

Henry: Perché cavolo non hai lasciato parlare me!

Betty: Cos'è successo?

Henry: Tuo marito ha semplicemente detto quanto c'è nella borsa di Mr. Mafia. (indicando la sala da pranzo) E quello ha preteso altre venti mila sterline.

Vic: Mi dispiace.

Henry: Non solo. Incominci poi a sostenere quanto sia più facile parlare di compenso in percentuale e così mi costa il dieci per cento di sette cento e trenta cinque mila! (si siede all'estremità destra del divano)

Vic: Però ha accettato il tutto compreso che include le venticinque mila iniziali, la tua morte improvvisa e il nostro losco affare sotto la coperta, come dice lui. (si siede al centro del divano)

Betty: Il vostro losco affare sotto la...?

Henry: Non farci caso. Dov'è Jean? (apre la sua borsa)

Betty: È chiusa in bagno e ascolta musica classica. (si siede all'estremità sinistra del divano)

Henry: Non distraiamoci. (ora tiene una mazzetta di denaro in mano) Prima paghiamo il Sergente Davenport.

Entra Slater dalla cucina, con la teiera in mano.

Slater: Bene, eccoci pronti!

Henry chiude sbattendo il coperchio della borsa e getta la coperta sopra i tre che gli arriva fino al collo. Slater cammina di fronte a loro e tutti e tre gli sorridono. Slater è, come sempre, stupito. Sotto la coperta Henry chiude la borsa.

Vic: Cosa possiamo fare per lei, Sergente?

Slater: (piattamente) Mi stavo domandando quante tazze?

Betty: Cosa?

Slater: Chi prende del tè?

Betty: Tutta la famiglia, eccetto la signora Perkins.

Slater: Oh, e Archie?

Henry: No, lui non berrà altro che champagne d'ora in avanti. (dà una squadrata a Vic e scivola fuori dalla coperta, passando la borsa a Vic furtivamente) Siamo solo noi tre. Lei è molto gentile. (indica a Slater di ritornare in cucina)

Slater: (senza muoversi) Quindi le condizioni della signora Perkins non sono migliorate?

Henry: No.

Betty: No, temo di no...

Slater: Stavo pensando.

Henry: No, non lo faccia. (Gli indica di andare in cucina)

Slater: Beh, non deve per forza essere la signora Perkins.

Henry: Non deve cosa?

Slater: Identificare il cadavere. Non è legalmente necessario. Se la signora non è fisicamente o emotivamente in grado, con tutto quell'alcool trangugiato...

Henry: Vuole dire che qualcun altro potrebbe identificare Henry?

Slater: Qualsiasi parente sarebbe ufficialmente accettabile. Lei potrebbe farlo.

Henry: Io? Oh, no, io non potrei identificare il signor Perkins.

Slater: Beh, allora qualche altro parente stretto.

Dopo qualche istante. Henry e Betty sorrìdono e guardano Vic. Vic si rende conto della situazione

Vic: Oh, no! Non io!

Slater: Non è cosa inusuale che un gentiluomo della famiglia dolente si offra volontario per questo compito.

Vic: Io non mi offro mai volontario, per principio.

Betty: Non è una cattiva idea, Percy.

Henry: E un'ottima idea, Percy.

Vic: (mortificato) Identificare quel corpo come Henry Perkins?

Henry: Per favore, Percy!

Vic: Mi sono appena ricordato che non posso.

Betty: Perché no?

Vic: Perché stiamo per partire per l'Australia tra cinque minuti.

Betty: Prenderemo il prossimo volo.

Henry: E saresti ben pagato, Percy.

Slater: (sorpreso) Pagato? Non c'è nessun pagamento implicato in tutto  questo, signor Perkins.

Henry: Ci potrebbe essere, per lui, per Percy. Le spese.

Slater: Ma deve solo andare a Putney.

Henry: Ma è arrivato dalla lontana Australia, non è vero? Guardi, lasci che la famiglia sbrogli questa faccenda in privato e quando lei avrà finito dì fare il suo tè, noi avremo risolto la questione. (apre la porta della cucina)

Slater: L'ho già fatto il tè.

Henry: Quello ormai sarà freddo, lo faccia di nuovo.

Henry spinge Slater nella cucina e sbatte la porta

Henry: Per favore, Vic! Vai all'obitorio.

Vic: Identificare quel corpo come Henry Perkins? Assolutamente no!

Betty: Non stai aiutando per niente, Vic.

Vic: (indicando Henry) Non aveva nessun diritto di immischiarci nelle sue nefaste attività.

Henry tira via la coperta da Vic, prende la borsa e si siede all'estremità destra del divano.

Henry: Sono pronto a pagarti in contanti.

Vic: Non è piuttosto una questione di "quanto"?

Henry: Diecimila.

Vic: Trenta.

Henry: Venti.

Vic: Venticinque.

Henry: D'accordo.

Si danno una stretta di mano.

Henry: È incredibile come funzionino le cose, vero?

Betty: Sono sorpresa di te, Vic. Prima la macchina, adesso questo. Non si prendono dei soldi per aiutare un amico.

Vic: Lui non è un amico, è un parente!

Henry squadra Vic.

Henry: Betty, svelta! Vai e porta Jean qui giù velocemente. (spinge Betty verso le scale)

Betty: Te l'ho già detto, si è chiusa in bagno.

Henry: Beh, sbatti giù la porta!

Betty: Abbattere la porta?! Caspita, questa sì, che è vita!

Betty corre su per le scale.

Henry: (a Vic) Bene. E adesso dammi le chiavi della tua macchina.

Vic: Tu prima dammi i soldi.

Henry: Accidenti, sei un negoziatore di ferro, Vic. (apre la borsa e inizia a contare i soldi)

Vic: E un mondo crudele, Henry. Sono venticinque mila per l'identificazione del cadavere più settemila cinquecento per la macchina.

Henry: Lo so!

Vic: Che sommando fa trentadue mila cinquecento.

Henry: So anche questo!

Davenport entra in scena dalla sala da pranzo.

Davenport: (ridacchianddo) No, il vostro segreto è al sicuro con me. Certo, sempre che io riceva quella "donazione caritatevole" sulla quale siamo d'accordo.

Henry: Va bene, d'accordo.

Davenport siede all'estremità sinistra del divano accanto a Vic mentre Henry conta i soldi.

Davenport: Penso che lei-abbia detto il dieci per cento, signor Perkins.

Henry: Io non l'ho detto, lui l'ha detto. (Fulmina Vic mentre allunga i soldi a Davenport davanti a Vic) Ecco! Questo è quanto, meno i venticinque mila che ha già avuto.

Davenport: Esatto. (Prende i soldi) Tutto per una buona causa.

Henry: (A Vic) E questi sono tuoi. Trentadue mila cinquecento. (Gli allunga i soldi)

Davenport: (a Vic) Non lo sta fregando anche lei, vero?

Vic: Io vengo pagato per servizi resi.

Davenport sogghigna e Henry quasi muore.

Davenport: Furbacchione che non sei altro, Percy! (ridacchia)

Slater entra dalla cucina.

Slater: Signor Perkins, dove tiene le tazze e...?

Henry prontamente sbatte il coperchio della borsa e tira su la coperta fino al collo suo, di Vic e di Davenport. Slater, confuso, cammina davanti a loro e li guarda mentre, sotto la coperta, loro si agitano con le loro mazzette di denaro. Finalmente il subbuglio cessa. Henry e Vic sorridono. Sotto la coperta Henry chiude la borsa. Davenport sorride felice a Slater che lo guarda fremente.

Davenport: (allegramente) Ci ha beccati tutti e tre adesso.

Henry e Vic chiudono gli occhi, depressi.

Davenport: (a Vic) Vorremmo che restasse tutto in famiglia, non è vero, Percy?

Vic nasconde la testa.

Henry: Grazie, Archie!

Davenport: È un ufficiale di polizia, Freddy. Ne ha già viste di tutti i colori. Non è vero, Sergente?

Slater scuote semplicemente la testa,

Slater: (fermamente) Veramente ero venuto dentro per chiedere dove la signora Perkins tiene le tazze e la zuccheriera.

Henry: (piattamente) NeU'armadietto sopra il secchiaio.

Slater: Siete sicuri che volete tutti una tazza di tè?

Davenport: Sì e abbondante. Questo lavoro fa venir sete.

Henry: Grazie, Archie!

Slater: Sentite. Io credo sia meglio dimenticarsi del tè, no? (si volta e prende la borsa dalla destra della poltrona)

Henry scivola fuori dalla coperta furtivamente posizionando la borsa sul pavimento all'estremità destra del divano

Henry: (spostandosi verso Slater) Questa è un'ottima idea, Sergente. Soprattutto visto che adesso Percy è pronto ad accompagnarla all'obitorio. (si sposta e apre la porta d'entrata)

Slater: (a Vic) Oh, ha deciso di prendere questo impegno, giusto?

Vic: (debolmente) Sì.

Slater: Beh, grazie al cielo. Quindi partiamo, signor Brown.

Vic: Può darmi solo cinque minuti per prepararmi?

Slater: Cinque minuti?

Davenport: (trattenendo una risata) Già, ha le mani occupate in questo momento.

Slater alza gli occhi al cielo.

Vic: Grazie, Archie.

Slater cammina verso la porta.

Slater: (a Vic) L'aspetto nell'auto, signor Brown. Può sedere dietro. (Slater esce dalla porta principale)

Vic: (a Davenport) Vecchio diavolo!

Davenport: (ridendo) Mi sono divertito un po', Percy. (si alza. A Henry) Bene, è stato un vero piacere fare affari con lei, signor Perkins. (lancia in aria la sua mazzetta di soldi e la riacchiappa)

Henry: Grazie!

Davenport: Quindi, Percy mi stava dicendo che state per partire per Città del Messico.

Henry: Percy dovrebbe tenere la sua boccaccia chiusa.

Davenport: Come ho detto, il suo segreto è al sicuro con me. Comunque il Messico le piacerà. Si sentirà veramente a casa, lì.

Henry: Vuoi dire che è piena di inglesi?

Davenport: No, dì una notevole percentuale di imbroglioni.

Davenport ridacchia ed esce per la porta principale Vic inizia a contare i suoi soldi

Henry: Beh, imbroglioni o no, tu devi sbrigartela con il Sergente Slater, abbiamo

neutralizzato il Sergente Davenport e il Messico ci aspetta, sto arrivando. Cosa stai facendo Vic?

Vic: Ssht. Sto controllando che tu non me ne abbia dati meno.

Jean, ancora abbastanza brilla e ancora in vestaglia, entra dalle scale, spinta e seguita da Betty. Betty sta portando i vestiti di Jean: reggiseno, pantaloni, mutande e maglione.

Jean: Vic, voglio che tu sappia che tua moglie ha buttato giù la porta del bagno e mi ha fatta uscire con la violenza.

Betty: Sta' buona ora e parti per il Messico con Henry.

Jean: Non riesco nemmeno a pronunciare Messico.

Betty: E ti darà mille sterline alla settimana per la casa, vero, Henry?

Henry: Mille!

Jean: Non ci andrei, nemmeno se me ne offrisse altre mille!

Betty: E ti puoi vestire nella macchina di Vic mentre andate. (scarica i vestiti addosso a Jean)

Jean: Io non mi (si ferma) La macchina di Vic?

Betty: Può non sembrare un gran che ma tuo marito gliel'ha pagata sette mila cinquecento.

Henry: (puntando verso Vic) E altri venticinque mila per andare all'obitorio. (prende 'impermeabile dalla poltrona e se lo mette)

Jean: (guardando Vie; confusa) Vic sta andando all'obitorio?

Betty: Sì!

Vic alza lo sguardo dai soldi.

Vic: Questo è quello che succede se ti allontani dalla stanza per cinque minuti.

Henry prende il cappotto di Jean dall'armadio.

Jean: Magnifico. Vic va all'obitorio, io vado a letto e Henry va in Messico. (getta i vestiti dietro di sé, oltre la spalla)

Henry: (a Jean) Mettiti il cappotto! (butta il cappotto addosso a Jean e va a prendere la borsa)

Jean: Non ho bisogno di un cappotto a letto. (fa cadere il cappotto dietro di sé)

Betty raccoglie i vestiti e il cappotto.

Betty: Tu andrai con Henry! (rimette i vestiti addosso a Jean)

Jean: Perché nessuno mi da retta?! Non passerò il resto della mia vita come Signora Scuotichiappe in Messico. (rigetta i vestiti e il cappotto dietro di sé)

Henry mette la sua borsa dalla parte destra della poltrona.

Henry: Jean, ne discuteremo sull'aereo. Sei un po' ciocca.

Jean: Henry: Non c'è niente da discutere e sono molto ciocca.

Vic: Henry!

Henry: Che cosa?!

Vic: (scuotendo la mazzetta di soldi) Ci sono tutti.

Henry: Bene!

Vic: Ecco le chiavi della macchina. (Allunga le chiavi a Henry)

Henry: (afferrandole) Grazie!

Betty: Jean, è tuo marito nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza o in povertà.

Jean: L'insanita mentale non era nella lista, vero?

Henry: Mi stai esaurendo, Jean. Ci andrò da solo. Lo farò! Andrò da solo. Sull'aereo. Da solo in Messico.

Jean: Spero tu faccia buon viaggio, Henry.

Henry: (guardando verso Betty per un supporto morale) Oh, Betty!

Betty: Jean, per amor del cielo, Henry ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui.

Jean: Allora dovrà trovare un'altra signora Scuotichiappe che lo faccia.

Betty va a raccogliere i suoi vestiti.

Henry: Non pensare che non possa. Perbacco! Ci devono essere migliaia di donne che prenderebbero al volo la possibilità di dividere la mia nuova vita in Messico.

Jean: Dimmi un nome!

Henry: Te ne potrei dire mille.

Jean: Forza. Nominami una donna pronta a farlo.

Betty: (alzando la mono) Betty Johnson!

Guardano tutti Betty. Vic si alza.

Betty: Beh, io lo farei. Voglio dire, tutto sembra magnifico. Io partirei come un razzo.

Jean: Tu che cosa?!

Betty: Beh, se la cosa non ti attira... e se Henry mi portasse.

Jean: Betty!

Vic: Dev'esserci qualcosa che non va con il mio udito!

Jean: Non ho mai sentito niente di più immorale! Henry, dille dov'è il suo capolinea, voglio dire il suo limite.

Henry: II tuo capolinea è Città del Messico, Betty.

Jean: Fermi tutti, fermi tutti! E io?

Henry: Tu non vuoi venire, non è vero?

Betty: Puoi ancora cambiare idea, sai Jean.

Jean: Oh no, non vorrei guastare la festa a nessuno!

Betty: Tu capisci vero, Vic?

Vic scuote la testa.

Henry: Aspettate un attimo! Jean non può rimanere qui. Domani Mr. Big avrà già circondato questa casa.

Betty: C'è un'unica soluzione, allora.

Henry: Quale?

Betty: Semplice, Jean dovrà andare a vivere con Vic.

Jean: Con Vic?

Vic: Calma!

Betty: AClapham.

Vic: Calma!

Betty: Sarà al sicuro con Vic.

Vic: Calma, calma!

Henry: Betty, sei assolutamente geniale!

Vic: Calma, calma, cai maaaaaa!

Jean: Fermi tutti!

Henry: Se insisti nel restare qui, starò perlomeno tranquillo sapendoti al sicuro con Vica Clapham. (Si gira verso Vic) Grazie, Vic. (Stringe la mono a Vic)

Vic: Ma figurati.

Henry raccoglie la borsa.

Henry: Bene. Sarà meglio mettersi in moto adesso. Beh, allora arnvederci, Jean.

Jean: (Annuendo attornia) Sì.

Henry: Non potrò mettermi in contatto con te, per evitare vendette...

Jean: No.

Per un breve istante Henry è perso.

Henry: Oh! Betty, hai un passaporto valido?

Betty: Oh, è a casa.

Henry: Lo prenderemo andando all'aeroporto. (Prende la borsa)

Betty: Cielo, questo sì che è eccitante, vero, Vic?

Vic: Fantastico! (Si muove verso Henry) Beh, prenditi cura di mia moglie, Henry.

Henry: E tu prenditi cura della mia, Vic. Adesso muoviti, il Sergente Slater sta aspettando là fuori per portarti all'obitorio. (A Jean) Jean, beh, ti lasceremo a casa di Betty quando ci fermiamo per prendere il suo passaporto.

Jean: Lasciamo la casa un po' in disordine, Henry.

Betty: Puoi mettere in ordine la mia se vuoi, fa schifo.

Bill entra dalla porta d'entrata.

Bill: OK, siamo pronti?

Tutti sembrano abbastanza sorpresi.

Tutti: Bill!!

Henry: Bill! C'è stato detto che eri partito offeso.

Bill: Beh, sì; ho realizzato che non era molto professionale.

Henry: Giusto.

Bill: E tra l'altro non avrei preso i soldi della corsa, giusto? Ora! Porto il signor e la signora Brown, col mio taxi, all'aeroporto di Londra. Giusto?

Henry: No, il signor e la signora Brown sono andati alla deriva.

Bill: Andati dove?

Henry: Non fa niente. Io vado all'aeroporto di Londra.

Bill: Ma avevo capito che lei non ci andasse!

Henry: Non fa niente!

Bill: Va bene, mettiamoci in moto allora.

Henry: No, io vado con la macchina del signor Johnson. Tu puoi portare la signora Perkins visto che ci sei.

Bill: All'aeroporto di Londra?

Henry: No, a casa della signora Johnson a Clapham Common.

Bill: (sorpreso) Lei va all'aeroporto e io porto lei (spostandosi verso Jean) a Clapham Common?

Jean: È dove vivrò d'ora in poi.

Bill: (a Betty) Quindi lei e la signora Perkins venite con me a Clapham.

Betty: No. La signora Perkins va a Clapham. Io vado a Città del Messico.

Bill: Messico?!

Henry: Sì!

Bill: (a Vic) Quindi lei e sua moglie adesso andate in Messico, vero?

Vic: No, lei va in Messico. Io vado all'obitorio con un poliziotto.

Bill ci pensa un po'.

Bill: All'obitorio con un...?

Henry: Io vado in Messico!

Bill: (sorpreso) Con la moglie di questo tizio? (indica Betty)

Henry: E esatto! (getta la valigia a Bill. A Betty) Andiamo!

Bill: Fermi! (a Vic) Lui sta portando sua moglie in Messico?

Vic: Sì!

Bill: (a Jean) E lei sta andando a vivere con lui a Clapham? (indica Vic)

Jean: Sì!

Bill: Non capisco come abbiamo fatto io e mia moglie a perderci questa rivoluzione sessuale.

Henry: Ecco,non c'entri. Aspetta fuori!

Bill esce con la borsa.

Henry: Adesso forza, tutti quanti. (sillabando) Dobbiamo partire!

Jean riprova ancora a infilare la manica del cappotto, ma non ci riesce.

Henry: Jean, mettiti il cappotto come si deve.

Jean: Non posso, qualcuno mi ha rubato una manica.

La testa di Bill fa capolino dalla porta principale.

Bill: La valigia va a Clapham Common o all'aeroporto di Londra?

Henry: Non ha importanza.

Bill: Certo che ne ha, uno è ad ovest e l'altro è a sud.

Henry: Fai come ti è stato detto!

Henry spinge fuori Bill.

Bill: (mentre viene spinto) Mi sta prendendo la rabbia da traffico, quella che mi viene prima di un incidente.

Henry: Aspetta fuori, ho detto.

Bill esce.

Henry: Vic, vai all'obitorio! (tira Vic davanti a sé)

Vic: Voglio solo accertarmi che non ci siano altri cambiamenti di programma. Alla velocità a cui stiamo andando, arriverò a casa e troverò te nel mio letto. (si siede nella poltrona)

Jean: (sbadigliando) Oh, il letto! A proposito: dove tieni le tue camicie da notte, Betty?

Betty: Non porto camicie da notte.

Henry: (raggiante) Non le porti?

Vic: (alzandosi; a Henry) Ehi!

Henry: Scusa, Vic!

Betty: Vuoi andartene, Vic? (si volta verso Henry) Allora, ci siamo. (offre il braccio a Henry)

Henry: OK! (improvvisamente) Oh, mio Dio!

Betty: Che cosa adesso?!

Henry: No, è una cosa seria.

Betty: Che cos'è?!

Henry: Micia!

Vic: Micia?

Henry: (a Vic) La nostra gatta rossa.

Jean: Mi ero completamente dimenticata di Micia!

Betty: Chi se ne frega del gatto, andiamo.

Henry: No, aspetta. Uno di noi deve avere Micia.

Betty: Tu ne avrai abbastanza di questa micia d'ora in poi (indicando se stessa). Adesso andiamo!

Vic: (protestando) Betty!

Henry: No, aspettate. (a Jean) Dov'è?

Jean: Non l'ho vista tutta la sera. Suppongo che Vic ed io potremmo tornare domani a cercarla.

Henry: Per allora Mr. Big avrà fatto circondare questo posto.

Vic: Oh mio Dio, Mr. Big! (siede spaventato nella poltrona)

Henry: (a Jean) Scommetto che hai lasciato la porticina del gatto aperta.

Vic: Lui non passerebbe dalla porta del gatto, vero?

Henry: Vic! (appoggia con rabbia la borsa alla destra della poltrona)

Jean: Che nostalgia il pisolino con la gatta. (si siede e si raggomitola sul divano)

Henry: Oh no!

Betty: (cercando di sollevare Jean) Tu andrai a letto da noi!

Slater entra dalla porta principale. Ha ancora in mano la borsa ed è arrabbiato.

 

Slater: Allora?

Henry, per la sorpresa, sì siede in braccio a Vic, e Betty cade addosso a Jean, Slater irrompe in mezzo alla stanza e sbatte giù la sua borsa alla sinistra del divano. Poi vede le due coppie. Vic tiene le braccia attorno alla vita di Henry e le due donne sembrano incatenate in un abbraccio. Lui è scioccato.

Slater: (finalmente) Signor Brown!

Henry: (a Vic) Sei tu!

Vic: Oh.Sì?

Slater: Credo di aver detto cinque minuti!

Vic: E l'ha detto deliziosamente.

Henry: Lo ha detto davvero. Forza, Percy, abbiamo avuto abbastanza affari loschi per questa sera. (si alza) E ci siamo salutati a lungo, non è vero?

Le signore si sciolgono dall'abbraccio. Vic si alza.

Vic: (senza speranza) Pare di si. E l'obitorio è un posto come qualsiasi altro. (ride) Strana la vita, eh? Un minuto te ne vai allegramente per la tua strada, il sole splende, gli uccellini cantano... e tutto d'un tratto, bum! Niente Micia!

Vic esce.

Slater sembra completamente stordito, tira su quella che pensa sia la sua borsa (in realtà è quella con i soldi) dalla parte destra della poltrona ed esce.

Gli altri non si accorgono che Slater ha preso la borsa sbagliata.

Betty: Venendo da Vic era una frase abbastanza poetica.

Henry: Al diavolo Vic. Infiliamo Jean nel taxi. Ci rimangono quaranta cinque minuti prima del check in.

Betty: Oppala!

Jean: (in preda a follia) Puss, puss, puss, puss, la nostra Micia.

Henry: Non preoccuparti. I vicini se ne prenderanno cura.

Sono riusciti a metter Jean in posizione verticale, ma il cappotto é all'incontrario. Suona il telefono. Betty e Henry io guardano e poi si guardano.

Bill entra dalla porta d'ingresso.

Bill: Permesso!

Henry e Betty: Ahhh!

Lasciano cadere Jean che si affloscia sul divano.

Bill: Solo per far notare... Sono qui che aspetto.

Henry: Beh, continua.

Guardano tutti il telefono che continua a suonare.

Bill: (cercando di essere d'aiuto) Sta suonando.

Henry:  Lo sappiamo.   (Alza  il ricevitore delicatamente.  Nella cornetta,   in accento marcatamente cinese. C'è una conversazione con nomi di piatti orientali. Evidentemente un errore telefonico con numero sbagliato). Scusi, non capisco. Grazie per la chiamata. Ciao. (posa il ricevitore e guarda Bill che è confuso. A Bill, sempre in accento cinese) Allola, cosa volele lei? (realizzando) Beh, che c'è?

Bill: La signora Perkins è pronta adesso?

Henry: Quasi.

Bill: È solo che, siccome il signor Johnson è in partenza, speravo che l'intera carovana si stesse mettendo in moto.

Betty: (a Bill) La signora Perkins adesso arriva.

Henry: Sì.

Bill guarda Jean che é ancora afflosciata sul divano.

Bill: La signora Perkins é quella?

Henry: Sì. È solamente alticcia.

Bill: Ma se è ubriaca fradicia!

Henry: Lo sappiamo.

Bill: Sarà meglio che non vomiti nel mio taxi.

Betty: Può aspettare fuori per favore e intanto noi provvediamo alla signora Perkins.

Henry: Appunto.

Bill: Va bene. Ah, ho deciso che la valigia andrà a Clapham Common.

Henry: Magnifico!

Bill dirige lo sguardo su Betty.

Bill (a Betty): La signora va sempre a Clapham Common, vero?

Henry: Sì!

Bill: Solo per sapere!

Betty: 344 Clapham Road.

Bill: (a Betty) E quella é casa sua?

Henry: Sì.

Bill: Solo per sapere! (a Betty) E lei va sempre in Messtco con lui? (indicando Henry)

Henry: (a Bill) Impicciati degli affari tuoi! (tira Bill da parte)

Betty: (a Henry) Ma nell'andare all'aeroporto ci fermiamo a Clapham.

Bill: Clapham non é proprio sulla strada per l'aeroporto.

Henry: Facciamo un detour.

Bill: Ah! Si chiama così adesso?

Henry: Ritorna al tuo taxi! Chiaro?

Henry spinge fuori Bill.

Betty: Dai, aiutami Henry!

Henry: Ok!

Sollevano Jean. Jean ispeziona il suo cappotto messo al contrario.

Jean: Arrivo o parto?

Betty: Sei in partenza!

Henry: Oh! Aspetta un attimo! Mi è venuto in mente...

Jean: Cosa?

Henry: Viste le circonstanze...

Betty: Cosa?

Henry: Dobbiamo dividerci il malloppo.

Betty: Dividerlo?

Henry: Tra di noi. (a Betty) Tu ed io. Jean e Vic. Dunque ... dov'è la mia borsa? (vede la borsa lasciata lì da Slater) Ah! Fifty-fifty. Metà per uno. (solleva la borsa).

Jean: Henry! Che generosità.

Betty: (a Jean) Credevo tu non volessi avere a che fare con questo denaro sporco.

Jean: Prima, quando stava portando me con lui, adesso che porta te... (si siede nella poltrona)

Henry: E giustocosì, Betty. (si siede sul bracciolo sinistro della poltrona e si appresta ad aprire la borsa)

Betty: Per carità, fa presto.

Squilla il telefono. Betty a Henry rimangono di sasso.

Henry: Lascia.

Betty: Potrebbe essere dinuovo Mr. Big.

Henry: Ragione in più per lasciarlo suonare. Dai, aiutami.

Sollevano Jean.

Bill entra dalla porta d'ingresso.

Bill: Permesso...

Tutti: (all'unisono, sobbalzando) Ahhhh!

Lasciano cadere Jean nella poltrona. Scivola a terra.

Bill: Non so se gliene frega niente a qualcuno ...

Henry: Ssh!

Sollevano Jean.

Bill: ... ma il tassametro ora indica trentasette sterline e cinquanta ...

Henry e Betty: Ssh!

Lasciano cadere Jean nella poltrona.

Bill:... e finora il taxi non si é mosso nemmeno di un centimetro!

Betty, Henry e Jean: Ssh!

Risollevano Jean mentre Bill solleva il ricevitore.

Bill: (al telefono) Pronto?

Henry e Betty: No!

Betty lascia andare Jean che si affloscia su Henry.

Bill: (al telefono) No, non c'è nessuno chiamato Bonsai qui.

Henry: No! (lascia cadere Jean nella poltrona)

Jean scivola a terra.

Bill: (al telefono) No, questa e casa Perkins, 42 Elgar Avenue, Fulham ...

Henry e Betty: (all'unisono) No!

Henry afferra il ricevitore e lo sbatte giù.

Bill: Ho detto solo "42 Elgar Avenue".

Henry: (avvilito) Ha dato il nostro indirizzo a Mr. Big!

Bill: E chi è Mr. Big?

Jean: (mettendosi a sedere, mezzo addormentata) Mr Bonsai.

Bill: E chi é Mr Bonsai?

Henry posa la borsa sul tavolino da caffè.

Henry: Betty! Presto, vai in macchina. (le dà le chiavi) Metti in moto. (a Jean) Tu monta sul taxi.

Betty comincia a sollevare Jean.

Bill: Grazie al cielo!

Henry: No, non montare sul taxi.

Bill: Signore pietà!

Henry: Dobbiamo ancora dimezzare "quel che sapete voi". (indica la borsa ma la traiettoria del suo dito passa attraverso Bill)

Bill gli dà una pacca sulla mano.

Bill: Dimezzare "quel che sapete voi"?!

Henry: Ssh!

Betty: Non arriveremo mai in Messico di questo passo.

Bill: Tra l'altro, quando avete deciso di andare in Messico... invece che in Australia?

Henry: Sssh!

Betty: Jean, tu vieni in macchina con noi. (a Henry) Faremo i conti sulla strada per

Clapham. (tira Jean a sé)

Henry: Ottima idea. (a Bill) Non abbiamo bisogno del suo taxi.

Bill: (esasperato) Come? Questo é il colmo.

Henry: Betty, metti Jean in macchina. (va in direzione della sua borsa)

Bill: Hey, hey, hey!

Henry: Cosa c'è adesso?

Bill: Trentasette sterline e cinquanta.

Henry: Santo cielo!

Bill: Con la mancia.

Henry: Dovrà accontentarsi di un biglietto da cinquanta, é tutto quel che ho.

Bill: Perfetto. Non ho il cambio.

Henry siede sul divano e posa la borsa sul tavolino da caffè.

Henry: (a Bill, aprendo la borsa) Se perdiamo l'aereo, sarà tutta colpa ... (ha aperto la borsa. Si ferma e guarda dentro. Sta zitto per un attimo. Improvvisamente) Ahhhhh! (sbatte il coperchio della borsa)

Bill: (coprendosi le orecchie) Per la miseria!

Betty: Santo cielo, Henry, cosa c'è?

Henry apre di nuovo la borsa. Bill, preparandosi ad un urlo, si copre le orecchie.

Henry: Qualcuno vuole un panino al formaggio e insalata? (tira fuori il panino)

Jean: (esterrefatta) È la tua borsa!

Betty: Henry!

Bill: Perché no, un panino fa sempre bene. (prende il panino e ne prende un boccone)

Betty: Per carità, cos'è successo?

Henry: Te lo dico io cos'è successo. Tuo marito é partito con il sergente Slater, che sta portando una borsa con dentro settecentotrentacinque mila sterline.

Bill si strozza ingoiando il boccone.

Bill: (sputacchiando) Settecentotrentacinque ...

Henry chiude la borsa.

Henry: Ecco! Finita! Abbiamo perso tutto!

Jean: (in tono di conforto) Henry, mi dispiace tanto.

Henry posa la borsa ai piedi del tavolino da caffè.

Henry: (alzandosi in piedi) Avevo tutto. Messico! Bali! La moglie di un altro!

Bill ci pensa su un attimo.

Bill: Lo organizza la Kuoni?

Henry dà a Bill un 'occhiataccia.

Henry: Ora è tutto finito! Lunedì c'è il ritomo in ufficio! Maledizione!

Jean: Non so perché ma tutto d'un tratto mi sento completamente sobria.

Betty: (improvvisamente) Henry! Cosa dirai a Mr. Big?

Henry: (realizzando) Oddio! Mr. Big!

Bill: Me le darà Mr. Big le mie trentasette sterile e cinquanta?

Henry: Spero proprio di no!

Vic entra dalla porta d'ingresso.

Vic: Henry!

C 'é una breve pausa.

Henry: (felice) Vic!

Vic: Henry ...

Henry: Vic! (abbraccia Vic) Non sei andato via! Dov'è il sergente Slater?

Vic: Fuori.

Betty: (a Vic) Pensavamo fossi partito per l'obitorio!

Vic: Non ci crederai.

Betty: Per identificare un cadavere.

Vic: Stavamo per farlo. Abbiamo investito la loro gatta.

Jean urla e si precipita fuori dalla porta d'ingresso.

Betty: Jean!

Betty corre dietro a Jean.

Bill: Vi darò una mano. (fa per muoversi ma si volta verso Vic) È proprio spianata sul selciato o solo un po', come dire? Vado a dare una mano.

Bill corre fuori dalla porta d'ingresso.

Vic: Mi dispiace, Henry. Si è infilata diritto sotto l'auto del Sergente.

Henry: Può succedere a tutti. Dov'è la borsa?

Vic: Sono sicuro che la bestia non ha sofferto. (si ferma) La borsa?

Henry: Quella con i soldi!

Vic indica la borsa ai piedi del tavolino da caffè.

Vic: Ma non é quella?

Henry: Quella é la mia.

Vic: (confuso) Beh, se quella é la tua ... (realizza) È la tua? Vuoi dire il tuo panino puzzolente al formaggio?

Henry: Il sergente Slater deve aver preso l'altra per sbaglio.

Vic: Accidenti! Acc, acc...

Henry: Dov'è?

Vic: Forse sta scavando la fossa per la bestiola.

Henry: Dobbiamo scambiarle in qualche modo. (va a prendere la borsa del formaggio)

Slater entra dalla porta d'ingresso trasportando la borsa con i soldi.

Slater: Buone notizie! (Henry e Vic si voltano) È tutto a posto.

Henry: (sollevato) Sergente Slater! (corre verso Slater adocchiando la sua borsa)

Slater: È solo sotto shock.

Henry: Scusi?

Slater: Il gatto della signora Perkins. È semplicemente intontito.

Henry: Oh, ma é meraviglioso! Non é meraviglioso, Percy?

Vic: Sì Freddy, sarebbe stata una tragedia per Jean perdere suo marito e il suo gatto tutto in una volta.

Slater: Allora, diamoci una mossa signor Brown.

Henry: Sa una cosa, Sergente? (tira Slater davanti a lui al centro della stanza)

Slater: (con genuino interesse): Cosa?

Henry: Non abbiamo mai preso quella tazza di tè. (si impadronisce della borsa di Slater la tira delicatamente a sé)

Slater non molla la presa. Durante lo scambio di battute che segue, alle spalle di Slater, Henry indica a Vic di prendere l'altra borsa. Dopo un attimo di esitazione. Vic esegue.

Vic in punta di piedi passa dietro Slater e Henry e arriva alla sinistra di Henry.

Slater: (cercando di controllarsi) Non voglio una tazza di tè. (tira la borsa verso di sé)

Henry non molla.

Henry: Si sieda, non ha avuto un attimo di tregua tutta la sera. (tira la borsa verso di sé)

Slater: (più tenace) Non posso avere un attimo di tregua, signor Perkins! Voglio congedarmi da Elgar Avenue numero 42 e andare all'obitorio con il signor Brown! (tira la borsa)

Henry: (tirando la borsa) Ma una tazza di tè le farebbe ...

Slater: (interrompendo) Ho aspettato un'ora per una tazza di tè ... (tira a sé la borsa; a denti stretti) e sono stato molto paziente con lei...

Henry: Lo è proprio stato. (tira la borsa)

Slater: ... e i numerosi membri della sua estesa famiglia. (ritira a sé la borsa)

Henry: ... che non se lo dimenticheranno (tira la borsa) Si lasci andare per un momento.

Si sentirà più leggero.

Slater: Non voglio essere alleggerito dal mio incarico, un dovere... (ritira a sé la borsa)

Henry: Beh, questo è un sollievo per tutti noi. (ritira a sé la borsa che questa volta esce dalle mani di Slater e finisce dall 'altro lato di Henry)

Con un movimento destro, Vic, che è rimasto in piedi dall 'altro lato di Henry con in mano la borsa del formaggio, scambia le borse.

Slater: (a quattrocchi con Henry) Senta! (afferra quella che crede essere la sua borsa e la tira a sé fermamente) Sono pienamente conscio dell'angoscia causata dalla morte del signor Perkins ...

Henry: È stato di una gentilezza e di una sensibilità estrema.

Slater: ... ora devo insistere e andare all'obitorio con il signor Brown!

Henry: (educatamente) Non aveva che da chiederlo. Il signor Brown è qui ai suoi ordini. (tira Vic verso Slater e nel frattempo prende da Vic la borsa con i soldi. Cammina dietro a loro e posa la borsa alla sinistra del tavolino da caffè)

Slater: (energicamente) Signor Brown! La prego di seguirmi per l'identificazione formale del cadavere trovato nel fiume a Putney.

Vic: Dopo questo, qualsiasi cosa sarà un sollievo.

Henry: (felice) Arnvederci signor Brown! Sergente Slater!

Jean entra dalla porta d'ingresso. Il cappotto adesso é portato dalla parte giusta.

Jean: (entrando) Grazie a Dio! Micia sta bene, Henry!

Henry: (invocando il cielo) Hai sentito Henry? Micia sta bene!

Vic guarda al cielo, Slater fa altrettanto. Slater chiude gli occhi per l'angoscia.

Slater: (a Vic) Andiamo!

Slater si precipita fuori dalla porta d'ingresso con la borsa.

Henry si volta verso Vic e lo abbraccia.

Henry: Sei stato brillante, Vic.

Vic: (rivolto a Jean) Cisiamo ripresi il denaro.

Jean: Ero molto più preoccupata per la gatta.

Henry: Una preoccupazione condivisa...

Vic: Condivisa la gatta?

Henry: Vic! (prende la borsa)

Jean: Bill se ne sta prendendo cura. Ha soltanto un piccolo bernoccolo.

Henry: Fantastico!

Jean: Non hai niente in contrario se Micia vivrà con noi, vero Vic?

Vic: Ormai non ho niente contro niente.

Henry: Ma dai!

Jean: (rivolta a Vic) Prendo la cassetta di Micia, Vic. Ci vuole anche del cibo, la polvere perle pulci...

Vic: Prendi quello che vuoi.

Henry: (rivolto a Jean) Non c'è tempo per prendere niente. Mr. Big ha il nostro indirizzo.

Ormai deve essere qui nei paraggi.

Vic: (preoccupatissimo) Mr. Big ha il vostro indirizzo?

Henry: Sì.

Vic si insacca sulle ginocchio.

Vic: E quando è successo?

Henry: Pochi minuti fa. (sbraita) Ma non importa quando è successo; sta arrivando.

Vic: Oh, mio Dio!

Betty entra dalla porta d'entrata.

Betty: Henry!

Henry va verso Betty mostrandole la borsa.

Henry: Betty, ci siamo ripresi il denaro.

Betty: (estasiata) Siete dei geni, Henry. (lo bacia sulle guance.  Si abbracciano, si strusciano)

Vic: Oh, non siete ancora in Messico, voi due!

Henry: (rivolto a Betty) Mi porto Jean, noi la lasciamo a casa vostra, ti ricordi?

Henry esce verso la cucina cercando di chiudere la borsa.

Vic: (rivolto a Betty) Bene, se mi volete scusare... Ho un appuntamento all'obitorio.

Slater entra dalla porta d'entrata portando la borsa con il sandwich al formaggio e insalata. S'introduce camminando dietro la poltrona.

Slater: Ecco qua!

Vic e Betty: (in coro) Ahhh!

Slater lascia cadere la borsa sul lato destro della poltrona.

Slater; Adesso basta! Ho aspettato abbastanza per Lei, signor Brown.

Vic: Sto arrivando, calma, sto arrivando.

Slater: Così come sta arrivando il Santo Natale.

Vic: Ho detto che sono pronto.

Slater: È troppo tardi, amico mio. Dov'è vostra cognata?

Vic: (confuso) Mia cognata, quale?

Slater cerca di controllarsi.

Betty: (rivolta a Vic) Vuol dire Jean.

Slater: (rivolto a Betty) Ah sì, voglio dire Jean! Quella matta di sua sorella! La vedova un po' matta che dovrà identificare suo marito morto, che le piaccia o no.

Vic: No, voglio farlo io. Mi piace riconoscere le persone quando sono morte.

Prima che Slater possa esplodere di rabbia, Henry entra in scena dalla cucina portando con sé la borsa.

Henry: Adesso Jean non trova la cassetta del gatto.

Slater: Lasci perdere la cassetta del gatto! (rivolto a Betty) Vada a dire a sua sorella che deve venire con me all'obitorio.

Henry: (dolcemente) No, no. Lei è vittima di un piccolo malinteso, Sergente. Il signor Brownè...

Slater: Ilsignor Brown è un po' matto, come qualsiasi altro membro della famiglia qui.

Henry: Questo può essere, ma il signor Brown...

Slater: La signora Perkins viene con me a Putney. E non me ne frega niente se la vista del sangue e del corpo orribilmente mutilato di suo marito le causerà crisi e urla isteriche.

(rivolto a Betty) Dica a sua sorella che se non mi raggiunge nella mia auto entro un minuto, l'arresto.

Henry: Ma la signora Perkins non è...

Slater: (interrompendo e finalmente con la voce rotta) Lei chiuda il becco! Stia zitto e sparisca! Scompaia fino a raggiungere il suo gregge a Sidney. Basta!

Slater senza ripensamenti strappa la borsa dalle mani di Henry e si avvia fuori dalla porta d'entrata.

C'è una pausa durante la quale Henry è troppo mortificato per poter parlare. Poi, come in un sogno, prende su la borsa con il sandwich al formaggio e insalata..

Henry: (sognante) Questa è la seconda volta che Io fa.

Betty: Sembrava veramente una cara persona quando è arrivato qui la prima volta.

Henry si lascia cadere sul divano posando la borsa alla destra di questo.

Henry: Ecco fatto, il Sergente Slater troverà i soldi, Mr. Big troverà noi e noi ci troveremo con Mr. Mafia all'obitorio.

Betty: Henry, dobbiamo ancora trovare il modo di scomparire prima che arrivi Mr. Big.

Vic: Oh, mio Dio! Mr. Big.

Henry: Ma dove possiamo mai andare io e Jean? Non abbiamo più un soldo.

Betty: Vic, credo che dovranno vivere con noi a Clapham, ora.

Vic: Aspetta un attimo.

Betty corre verso la cucina.

Betty: Vado a prendere Jean. (verso Henry) Sono veramente delusa di te, di me e di

Mexico City, del mondo intero!

Henry: Anch'io, Betty.

Betty: (rivolta a Vic) Pensi che dovremmo avere questa situazione di coppie rimescolate,

anche se restiamo tutti a casa?

Vic: No, c'è troppa confusione. Credo di no.

Betty si avvia verso la porta della cucina.

Betty: Forse sì, ma una volta all'anno in occasione del tuo compleanno, Henry.

Betty, seccata, esce verso la cucina.

Vic: Non so che cosa sia successo a Betty.

Henry: (andando verso la cucina) Ehi, Betty! Oggi è il mio compleanno.

Vic: Henry! (ferma Henry sulla via della cucina) Non accelerare troppo le cose.

Slater rientra dalla porta d'entrata con un 'aria assolutamente assente e portandosi sempre la borsa.

Henry: (deliziato) Sergente Slater!

Henry e Vic si affrettano verso Slater.

Slater: (inespressivo) Quel pezzo di tassista che avete ingaggiato ha fatto marcia indietro ed ha sbattuto contro la mia macchina della polizia.

Henry: (felicemente sollevato) Ma è tremendo!

Slater: (inespressivo) II che ha causato che la mia macchina abbia investito, sempre a marcia indietro, un pedone.

Henry: Ma è incredibile.

Vic: E serio.

Slater: (improvvisamente mettendosi a urlare) Ma certo che è serio, è stato investito da un'auto.

Henry: (rivolgendosi a Slater) Permette che l'aiuti...(allunga la mano per prendere la borsa di Slater)

Slater: (con gli occhi fuori dalle orbite) Se lei si avvicina a me ancora di un pelo, giuro su Dio che le faccio raggiungere suo fratello sul tavolone di marmo dell'obitorio.

Henry: Messaggio ricevuto.

Slater: Devo stare qui per risolvere la faccenda. Sta arrivando un'ambulanza.

Henry tiene d'occhio la borsa di Slater.

Vic: Nel frattempo, pensate che sarebbe bene che io partissi per l'Australia.

Slater: Lei stia lì.

Vic: Sissignore, naturalmente.

Slater: (rivolto a Henry) E Lei dica alla signora Perkins che dobbiamo partire per l'obitorio appena saranno accertate le condizioni del povero Cristo che è stato investito.

Henry: (sempre con gli occhi rivolti alla borsa di Slater) Mi chiedevo se per caso io...

Slater: (interrompendolo) No, lei no. Dove tiene la signora Perkins il suo armadietto del pronto soccorso?

Henry: Nella stanza da bagno,

Slater: Giusto. (e corre verso le scale, tirandosi dietro la borsa)

Henry si affretta verso il lato destro del divano.

Henry: (chiamando) Sergente Slater.

Slater si ferma e si gira verso Henry.

Slater: Che c'è?

Henry: Posso salire con lei e darle una mano?

Slater: No, lei stia lì.(riprende a salire per le scale)

Henry sveltamente prende l'altra borsa che è sul lato destro del divano.

Henry: (urlando verso il sergente) Sergente... La prenda al volo.

Mentre Slater si gira, Henry gli lancia la borsa. Slater lascia cadere la borsa che reggeva per poter prendere al volo, con tutte e due le mani, quella che gli è stata lanciata. Vic, mollo opportunamente e con una certa classe, s'impossessa della borsa che Slater ha lasciato cadere.

Slater si ricompone ed esce.

Henry e Vic lanciano un urlo di felicità. Henry corre verso Vic, lo abbraccia e lo bacia su tutte e due le guance.

Slater ritorna sulle scale e si ferma guardando Henry che bacia Vic. Poi scende e passa dietro Henry.

Henry, che non ha ancora visto Slater, libera dal suo abbraccio Vic.

Henry: (rivolto a Vic) Ti voglio tanto bene.

Con sorpresa di Slater, Henry coccola e accarezza Vic, tenendone la faccia tra le sue mani.

Vic: (rivolto a Henry) Fantastico. È la seconda volta che lo facciamo! (abbraccia Vic un'altra volta)

Vic e Henry ridono da morire. Slater, entrato di nuovo in scena, si mene una mano sitila bocca e da un colpetto di tosse per interrompere la scena. ì due si voltano verso Slater e la loro risata gli muore in gola.

Slater: (inespressivo) Può uno di lor due signori avere l'amabilità di dire al tassista di non muoversi da questo posto? Potrebbe essere utile come testimone oculare.

Henry: Certo, Sergente.

Slater: E inoltre potreste avere la decenza di tenere le vostre mani al loro posto nei prossimi cinque minuti.

Slater sale le scale, sempre portando la borsa.

Vic: Fantastico. Adesso due diversi corpi di polizia hanno il mio nome correttamente riportato nei loro rispettivi registri.

Henry: (rìdendo) Vic! (riprende e mostra la borsa con i soldi)

Jean rientra dalla cucina, seguita da Betty.

Jean: Sono così dispiaciuta, Henry.

Henry: Perché che cosa succede adesso?

Jean: Betty mi ha detto tutto. Il Sergente Slater ha preso i tuoi soldi.

Henry: Oh, questa è una notizia vecchia, non è vero Vie?

Vic: (un po' indisponente) Già, ritorniamo al progetto Città del Messico.

Henry: Già! (mostra la borsa a Betty)

Betty: È quella con i soldi?

Henry: Ci puoi scommettere.

Betty: Ma è meraviglioso. (rivolta a Jean) Diglielo, Jean.

Jean: Va bene, noi stavamo pensando...

Vic: Vorrei che la smetteste di farlo, di pensare voglio dire.

Jean: Ho deciso che io vado con te e con Betty.

Henry è meravigliato.

Henry: (compiaciuto) Jean!

Jean: Credo proprio che il brandy e Io sherry da cucina mi abbiano schiarito le idee.

Henry: Ma è meraviglioso! Sei d'accordo anche tu, Betty? Jean viene con noi?

Betty: Naturalmente. Ci spartiremo la tua presenza.

Vic: Un momento, un momento. E in questa spartizione io dove sto?

Henry: Dovendo affrontare un paio di denunce per comportamento indecente o atti osceni, non saprei.

Vic: Aspetta un momento...

Henry: (ridendo) No, ora che Jean viene sarebbe meglio che anche tu ti aggregassi a noi, Vic.

Vic: Che cosa?

Henry: Che tu facessi il quarto.

Betty: Ma naturalmente, sciocchino.

Jean: Ilvecchio buon Vic!

Henry: Ma guarda un po', Jean. Per il viaggio in Messico è meglio che ti metta reggiseno e  pantaloni. Ti cambierai in macchina.

Jean: Devo vedere Bill prima di partire. Chiedigli di mettere Micia in quarantena.

Henry: In quarantena?

Jean: Poi non appena noi ci saremo sistemati Bill potrà fare in modo che il gatto ci venga spedito nella sua cassetta. Quando poi...

Henry: (interrompendo) Aspetta un momento. Bill non lavora per niente, lo sai. Sarà bene lasciargli un paio di biglietti da mille per le spese. (si siede sul divano e si mette la borsa sulle ginocchia).

Vic: Posso ricordarti che il signor Bonsai - alias Mr. Big - ci farà l'onore di una visita in qualsiasi momento.

Prima che Henry possa aprire la borsa, Slater scende le scale portando una cassetta dì pronto soccorso e la borsa.

Slater: Ecco fatto. Prestiamo le prime cure all'investito e poi...

Jean e Betty si siedono sveltamente sul sofà accanto ad Henry il quale lancia la coperta sopra ì quattro insieme e naturalmente la borsa. Jean e Henry sono completamente avvolti dalla coperta, Slater si ferma, poi si gira avvicinandosi al divano. Nella fretta il reggiseno e le mutande di Jean sono caduti fuori dalla coperta. Jean cerca di recuperare gli indumenti intimi per nasconderli sotto la coperta: Slater osserva il movimento sorpreso e attonito. Finalmente le facce di Jean e Henry appaiono da sotto le coperte, ... sorridendo a Slater... in cerca di complicità.

Slater: Siete veramente dei tipi che condividono sempre tutto, non è vero?

Henry: Stavamo giusto avendo un piccolo incontro tra parenti...

Slater: (interrompendo) Oh, tante grazie, ho capito benissimo che si tratta di un affare difamiglia.

Dalla porta d'entrata arriva Davenport.

Davenport: Buona serata a tutti.

Jean, Betty e Vic: (insieme) Oh no!

Vic: Mio Dio.

Davenport: (rendendosi conto della situazione) Oh!  (rivolto a Slater) Li ha colti un'altra volta sul fatto, eh?

Slater: (a Davenport) Credevo che lei fosse partito per Manchester.

Henry: Infatti credevamo che questo fosse l'accordo, Archie.

Davenport: Il treno non parte che a mezzanotte, così ho pensato di sorprendervi e di tenere compagnia.

Vic: Essendo in uno stato miserabile, siamo molto contenti, grazie.

Davenport: In effetti sono contento d'essere tornato, perché sarò d'aiuto. È successo un incidente fuori dalla porta di casa.

Jean: Un incidente?

Slater: (con tono chiarificatore) È tutto sotto controllo. Molte grazie, signore.

Davenport: (ghignando) Sembra che sia stato investito un pedone.

Jean: Che cosa?

Betty: Un pedone?

Slater: (con aria difensiva) Io non sono stato coinvolto.

Davenport: L'hanno confermato tutti.

Betty: Non credete che si debba chiamare un'ambulanza?

Slater: (urlando improvvisamente) Ho già chiamato un'ambulanza. Ed è riprovevole che lei e la sua famìglia non diano una mano invece dì trastullarsi con i feticci australiani.

Slater si gira e se ne va per la porta centrale con la sua borsa e la scatola del pronto soccorso.

Davenport: Non c'è da preoccuparsi per il pedone. È seduto sul marciapiede, si tiene la testa con le mani.

Jean: Mamma mia, poveretto.

Davenport: Ma non c'è da preoccuparsi, la testa è ancora sulle spalle.

Vic: Non potremmo andarcene tutti prima che arrivi Mr. Big?

Henry: Si, presto.

Davenport: Ah, non ve l'ho detto? Mr. Big è arrivato.

Henry, Jean, Vic e Betty sì guardano impauritissimi. Si alzano all'unisono.

Vic: Qui?

Henry: Dove?

Davenport: Fuori.

Jean e Betty: (insieme) Fuori?

Davenport: Infatti è il pedone investito che aspetta sul marciapiede.

Reazione da parte dei quattro.

Henry: Che cosa?

Davenport: Il Sergente Slater, molto gentilmente, ha investito Mr. Big per farvi un favore.

Jean: Ma come fa a sapere che è lui.

Davenport: È là fuori che mormora "Bonsai, bonsai, bonsai".

Sono tutti sorpresi e spaventati.

Henry: E adesso cosa succede.

Vic: Ha un'aria pericolosa?

Davenport: Non più, ci vede doppio. Ha una frattura multipla al polso e una caviglia rotta.

Betty: Ma è meraviglioso.

Davenport: Ha anche una mandibola fratturata.

Jean: Così impara a buttare Mr. Mafia nei fiume.

Henry: L'auto della polizia lo deve aver colpito molto violentemente.

Davenport: No, la macchina della polizia gli ha solo procuralo la botta in testa. Tutto il resto, la frattura alla mandibola, il polso e la frattura alla caviglia glieli ho procurati io.

Vic: Accidenti!

Henry:  (deliziato) Mi rendo conto che tutto questo può meritarvi altri cinquemila bigliettoni, Sergente. (si avvia verso Davenport, dando dei colpetti di compiacimento sulla borsa)

Davenport: Ho riflettuto a proposito di tutto questo. Voglio dire che invece di darmi delle mance, tutto sommato piccole, di tanto in tanto, perché non mi mette sul suo libro paga permanente?

Henry: Sul libro paga?

Davenport: Sì, per concludere, perché non mi portate in Messico con voi?

I quattro sono sorpresi.

Henry: In Messico?

Davenport: Quando sarete là avrete bisogno di qualcuno che vi copra le spalle. C'è un sacco di delinquenti anche là che magari vi stanno cercando.

Vic: (indicando Davenport) Ce ne sono parecchi anche qui.

Jean: Trovo che non sia una cattiva idea, Henry. Se qualcuno mette delle taglie su di noi...

Vic: Aspetta un momento. (rivolto a Davenport) Lei è un poliziotto in servizio, non è cosi?

Davenport: Infatti è così.

Henry: Che cosa dirà il vostro comandante?

Davenport: Sarà molto lieto di rivedermi, anche lui è scappato in Messico circa sei mesi fa.

Henry: (ridendo) OK, sei della partita, amico. Hai un passaporto con te?

Davenport: Non essere ingenuo, un passaporto? Ne ho almeno una dozzina.

Henry: Bene, usciamo tutti dalla porta posteriore prima che ritorni il Sergente Slater. (Li invita tutti verso la porta della cucina)

Betty: Certo, da questa parte per favore.

Henry: Andiamo.

Jean: (rivolta ad Henry) Caro, dobbiamo dare qualche soldo a Bill per il nostro Pussy.

Davenport: Soldi per chi?

Vic: Non c'è tempo per le domande adesso.

Henry: Manderemo i soidi a Bill dal Messico.

Jean: Sarà bene che mi porti questo per il viaggio. (prende una bottiglia di whisky dalla credenza)

Davenport: Ma ci stiamo tutti nella macchina del signor Brown?

Henry: Certamente. E giusto per precisare, la macchina non è del signor Brown, è mia e l'ho pagata un occhio.

Davenport: (rivolto a Vic) Andiamo signor Brown.

Vic: (verso Davenport) Dal momento che vivremo insieme, il mio nome è Johnson, non Brown.

Vic esce sveltamente verso la cucina.

Davenport: (seguendolo) Ho capito, Percy.

Betty: Si chiama Vic, non Percy.

Betty si affretta fuori dalla cucina.

Davenport: (seguendola) OK Adelaide.

Jean: Non si chiama Adelaide, ma Betty.

Anche lei esce.

Davenport: (a Jean) Scusi, Lei eSuo marito sono Jean e Henry, dico giusto.

Jean: Assolutamente giusto.

Jean esce.

Davenport: Almeno una l'ho indovinata.

Henry: Eccetto per quelli che pensano che noi siamo Freddy e Geneviève, Archie.

Davenport: Non chiamarmi Archie, il mio nome è Cecil.

Davenport esce.  Henry sia per seguirlo  quando  Bill arriva dalla porta  d'entrata sbattendola dietro di sé.

Bill: Signor Perkins.

Henry: Bill! Tu sei stato pagato per far la guardia al gatto.

Bill: Il suo gatto sta bene, il mio taxi invece no. Sono preoccupato per il Sergente Slater.

Henry: Cosa sta combinando adesso?

Bill: Non sta combinando niente. E esanime sul pavimento.

Henry: Investito dal tuo taxi?

Bill: No, atterrato da un pedone.

Henry: Che cosa?

Bill: L'ha preso a borsate.

Henry: Ma come?

Bill: Il Sergente ha cercato di togliergliela dalle mani e il tipo gli ha dato una borsata. Sgnacchete! Steso a freddo.

Henry: Che colpo!

Bill: Probabilmente il signor Bonsai aveva qualcosa di poco pulito nella borsa.

Henry: Ma che cosa ne sai tu della borsa del signor Bonsai.

Bill: Credi che sia stupido? Nelle ultime due ore in questa casa ne ho sentito abbastanza per scrivere un paio di film di James Bond.

Henry: Furbacchione. E il signor Bonsai dov'è adesso?

Bill: Sta andando avanti e indietro sul marciapiede cercando il numero 42.

Henry: Oh mio Dio.

Bill: Usciamo svelti dalia porta posteriore.

Henry: Ottima idea. (si ferma) Ehi, cosa significa usciamo al plurale.

Bill: Come? Vengo con voi.

Henry: In Messico?

Bill: Perché no? Ha pagato tutti quanti perché tenessero la bocca chiusa. Perché non sistemare anche me?

Henry: Ho già una guardia del corpo.

Bill: Hai una fortuna pazzesca, adesso hai anche un giardiniere. (indica se stesso)

Henry: E così siamo in sei. C'è anche il vantaggio che la compagnia aerea ci può fare il prezzo comitiva.

Vic: (uscendo dalla cucina) Vi stiamo aspettando sulla strada di dietro.

Henry: Va bene. Sto discutendo delle questioni di assunzione della servitù.

Vic: Assunzione di che cosa?

Bill: Sono appena stato assunto come giardiniere.

Vic: Ma credevo che tu fossi il guardiano del gatto.

Bill: Il gatto è sistemato. L'ho lasciato a casa di mia sorella che lo porta al volo British Airways.

Henry: Spero che tu sia altrettanto svelto nel sistemare il giardino.

Bill: Ho dato a mia sorella 15.000 sterline per il disturbo, lei potrà aggiungerle alla mia prima busta paga, più la mancia s'intende.

Betty: (uscendo dalla cucina) Ma che cosa vi trattiene?

Henry: All'apparenza i miei soldi.

Vic: (rivolto a Betty) Non chiedere nulla. (riferendosi a Bill) Sua sorella si prende cura del tutto per 15.000 e lui viene in Messico come giardiniere.

Betty: (a Bill) Credevo fosse sposato.

Bill: Infatti lo sono, ma va bene così: a mia moglie non verrà mai l'idea di cercarmi in Messico.

Betty: (dopo un breve momento di pausa) Che bello, più siamo e più ci divertiamo.

Betty va in cucina.

Bill : Tutto a posto, allora. Il mio taxi è di fronte all'entrata principale. Esco di là.

Henry: A patti che tu eviti il Sergente Slater.

Vic : E Mr. Bonsai!

Bill : Ci troviamo all'aeroporto di Londra, (canta) Ci vediamo tutti in Mexico, in Mexico, in Mexico.

Henry: (ridendo) Ci vediamo all'aeroporto, (spinge Bill fuori dalla porta principale)

Vic : Andiamo.

Henry: (che sta cercando di chiudere la porta principale) Prima assicuriamoci che la porta sia ben chiusa.

Mentre Vic e Henry accatastano sedie e altra roba di fronte alla porta d'entrata, il pedone esce dalla cucina. È un uomo grande come un armadio, in un abito classico di cattivo gusto e un cappotto di cammello. Gli abiti sono rovinati, sporchi di fango e stropicciati dall’incidenle. Sulla schiena, ha le impronte nere di una gomma d'auto. Ha un largo ematoma sulla fronte, un occhio nero e cammina come se fosse ubriaco, tirandosi dietro la gamba, con un braccio un po' penzolante e con l'altra mano porta una borsa. Henry e Vic si trovano faccia a faccia con il pedone e, spaventati, si abbracciano. Il pedone guarda l'uno e poi l'altro.

Pedone: (parla con difficoltà a causa della frattura della mandibola e con uno strano accento slavo) Bonsai. Bonsai.

Vic : Potrebbe parlare più chiaro?

Pedone: (rivolto a Henry) Bonsai. Datemi mio denaro.

Henry : Non capiamo.

Pedone: Datemi mio denaro.

Henry: Che lingua parla?

Pedone: (con sforzo maggiore) Mio denaro, datemi mio denaro.

Vic: (rivolgendosi a Henry) Ma cosa dice?

Henry: Io non so niente. (rivolto al pedone) Noi non c'entriamo.

Pedone: Money. Soldi. (butta la borsa sulla poltrona ed estrae una rivoltella, si avvicina a Vic e gli punta la pistola alla testa)

Vic: Questo lo capisco. (cade a terra svenuto)

Pedone: Contare fino a cinque.

Henry: Non ho capito.

Vic: (alzando la testa) Io sì, dagli i soldi.

Pedone: Eins...

Henry: Aspetta un momento, mia moglie è fuori.

Pedone: Zwei...

Henry: Abbiamo bisogno di un interprete.

Vic: (alzando la testa) Sta contando, Henry.

Pedone: Drei...

Henry: Potremmo fare fifty-fifty.

Pedone: Vier...

Vic: Facciamo l'affare, lasciaci qualcosa.

Pedone: Funf...

Jean: (entra improvvisamente dalla porta della cucina, portando la borsa, e chiude viotentemente la porta) Henry !

Vic: (urtando) Aah! (cade ancora a terra)

Il pedone si gira e spara un colpo che colpisce il vaso di fiori suda credenza. I fiori volano verso il soffitto. Henry cade in ginocchio e, gattoni, va dietro la poltrona.

Pedone: Bonsai. (punta nuovamente la pistola alla testa di Vic)

Entra Betty di corsa infuriata e sbatte la porta.

Betty: Vic!

Vic: (urlando) Stai fuori.

Il pedone spara un altro colpo che colpisce la radio, la quale si mette a suonare un'aria della Carmen. Tutti guardano la radio che altera il suono della musica e finalmente tace con un suono stonato che si affievolisce lentamente.

Betty: (come se niente fosse, guardando il pedone) Jean, stavamo aspettando qualcuno?

Jean: (come se niente fosse, guardando il pedone) Non credo, Betty. Sai per caso chi è il signore?

Betty: No. Si veste da Dolce e Gabbana?

Henry: Per carità, non lo provocate.

Pedone: Bonsai. (con le mani, mima la forma di una borsa)

Jean: Che lingua parla?

Betty: Bonsai. Per me vuole la borsa. Bonsai, borsa.. (prende la borsa e fa per offrirla al pedone, ma quando capisce che lui la vorrebbe la ritira. Jean e Betty, bellicose, assumono una posa da karatè. Jean colpisce il pedone sulla caviglia ferita e Betty gli dà una borsata sulla faccia.  Il pedone  crolla al tappeto con  un suono gutturale  strozzato.  Jean immediatamente mette un piede sul suo polso rotto e la pistola vola in aria.)

Bill: (entrando dalla porta della cucina) Che cosa diavolo sta succedendo? (acchiappa al volo, se possibile, la pistola)

Henry: Attento, è carica.

Bill: E vero? (senza volere spara un colpo che colpisce l'orologio a cucii sulla parete di destra. L'orologio si mette a funzionare e l'uccellino a cucii va avanti e indietro alcune volte prima di cadere morto sul suo trespolo)

Davenport: (entrando dalla cucina) Che diavolo state combinando. (vedendo Bill con la pistola in mano) Mi prendesse un colpo, sei stato tu a sparare?

Bill: Sicuro, e ho anche colpito il piccione. (indicando l'uccello dell'orologio)

Vic: (ancora inginocchiato) Posso aprire gli occhi adesso?

Bussano pesantemente alla porta d'entrata e suonano il campanello con urgenza. Vic si alza da terra e siede sul divano.

Slater: (voce dall'esterno) Ehi, lì dentro, cosa succede?

Henry: (mentre va alla porta) Arrivo, Sergente. (apre la porta)

Slater: (entra portando la borsa, va verso il centro e la lascia cadere a terra) OK. Dov'è andato a finire quel tipo che mi ha picchiato con la borsa. (vede il pedone steso sul pavimento) Eccolo qua, è lui. Che cosa gli è successo?

Henry: È caduto.

Slater: E tutta quella sparatoria? Chi è quell'armadio nel cappotto?

Henry: Boh.

Slater: Andiamo, chi è?

Henry: Va bene, penso che sia meglio dire la verità.

Vic: Cosa ti salta in mente?

Inizia una confusa conversazione durante la quale tutti parlano dandosi nella voce.

Bill: Aspetti un momento.

Davenport: Aspetti, signor Perkins.

Jean: Aspetta caro.

Betty: Non è necessario.

Henry: Ah, il gioco è finito. Ci siamo divertiti, ma ora basta. Ascoltate!

Vic: Fìngi di non sapere.

Betty: Dopo tutto quello che abbiamo passato.

Davenport: Non è obbligato a spiegare.

Bill: Non sputi tutto, signor Perkins.

Henry: No, voglio confessare.

Vic: Non puoi provare niente... nessuna prova.

Henry: No, no, è meglio per tutti noi.

Slater: (interrompendo tutti e mettendoli a tacere) Silenzio! Sedetevi. (tutti eseguono; Jean e Betty, non trovando altro posto, sì siedono sul pedone steso a terra. Rivolgendosi a Henry) Lei, si alzi. (Henry esegue) OK. Spieghiamoci.

Henry guarda in giro tutti quanti, poi raccoglie la borsa con i soldi e dopo un profondo respiro comincia a parlare.

Henry: (a Slater) Ho preso questa borsa per errore sul metro. Il tizio che ha preso la mia borsa è finito nel fiume a Putney, e l'altro tipo che lo ha buttato nel fiume è finito con un polso rotto, una mandibola fratturata e una caviglia a pezzi sul mio tappeto. Quella famosa borsa, come Lei sa (indicando Slater), contiene qualche foglio senza importanza, una rubrica e ciò che resta di un sandwich al formaggio. Questa borsa (e alza, mostrando, la sua) contiene 735.000 sterline. (posa la borsa a terra) meno il 10% dato a lui (protende la mano verso Davenport in attesa di essere riempita. Davenport passa il rotolo dei soldi che ha in tasca ad Henry), e 25.000 a lui (ripete lo stesso gesto verso Vic che, con aria triste, consegna il suo rotolo di soldi a Henry), più 7.500 per un'auto che ne valeva 500. (Vic restituisce un secondo rotolo di banconote) E così abbiamo sistemato l'aspetto finanziario della faccenda. (Henry consegna tutti i soldi a Slater) E passiamo alla parte più personale. Lei (indicando Betty) non è Adelaide la nudista, e lui (indicando Vic) non è Percy il pervertito. Lei è la nostra buona amica Betty che abita a Clapham e lui è il semplice, mediocre Vic. Questo signore (e indica Davenport) non è affatto mio fratello Archie, un venditore ambulante più o meno affidabile che deve sempre prendere un treno per Manchester. Invece è un poli... (esita) un frequentatore a tempo parziale del pub Principe di Galles, dove io non adescavo. Nessuno di noi fa quelle sporche cosette sotto la coperta che lui immaginava. Quanto a questo (indica Bill) ha un sacco di difetti, ma dice esattamente quello che è e che fa. Io non sono Freddy Perkins e non sono il cognato di questa signora. Io sono Henry Perkins, il marito di questa signora. Questa borsa (indica la borsa del pedone) contiene la mercé che ha causato tutti questi problemi. Lui (indicando il pedone) sperava di scambiare la sua borsa con questa (indica la borsa che ha in mono). E quando invece ha ricevuto quella (indica la borsa di Slater), ha gettato Mr. Mafia nel fiume, presentandosi poi qui per recuperare la sua preziosa borsa.

C'è una pausa.

 

Slater: Può ripetere.

C'è un'altra pausa.

Henry: Dunque, ho preso questa borsa per errore sul metro...

Tutti: (intervenendo confusamente) Basta, non importa, lascia perdere...

Slater: Silenzio! Tutti zitti! (raccoglie la borsa del Pedone, va a posarla sul tavolo del telefono e la apre).

Vic: Sergente, in verità voleva restituirla subito fin dall'inizio.

Henry: (senza speranza) Vic...!

Betty: È stato lo shock...

Henry: (senzasperanza) Betty... !

Jean: È sempre stato un uomo ingenuo.

Henry: (sempre senza speranza) Jean... !

Slater: (alzando gli occhi dalla borsa aperta del Pedone) Ohi, coca!

Vic: Francamente non ho voglia di bere niente.

Slater toglie dalla borsa un paio di sacchettini trasparenti.

Slater: Cocaina.

Tutti: (insieme meravigliati) Cocaina!

Slater: (toglie dalla borsa alcuni sacchetti di polvere bianca) Un'intera borsa piena di cocaina pura. Lei, signor Perkins, riceverà una congrua ricompensa.

Henry: (compiaciuto) Lei crede?

Slater: Sicuro. Almeno 3.000 sterline.

Henry: Basterebbero per aggiustare l'orologio a cucù. (si lascia cadere sulla poltrona)

Slater rimette i sacchetti nella borsa.

Slater: (verso Henry) Lei sarà un esempio per la comunità, signor Perkins.

Henry: (approvando co! capo) Già.

Slater: (al pedone) Ehi, tu, andiamo. (a Davenport e a Bill) Portatelo nell'ambulanza. Datemi una mano.

Pedone: (a Vie) Io farò pagare, inglesi della malora.

Vic: Bravo, dillo al giudice.

Il pedone si avvia verso la porta zoppicando.

Jean: Avevi ragione, Betty, sembra proprio un figurino.

Slater si gira pensando che il commento riguardi lui. Da uno sguardo alle donne e quindi esce seguendo Davenport, Bill e il pedone.

Henry: (dopo aver rivolto uno sguardo di circostanza a coloro che escono, diventa più allegro). È fatta, Jean. Servi il tuo pollo arrosto al tuo uomo che compie gli anni.

Jean:  (sorridendo compiaciuta) Finalmente, buon compleanno Henry!  (si siede sul bracciolo destro della poltrona)

Henry: Grazie, Jean.

Betty: (andandosi a sedere sul bracciolo sinistro) Buon compleanno, Henry.

Henry: Grazie, Betty.

Vic: Buon compleanno, Henry.

Henry: Grazie, Vic.

Davenport rientra dalla porta d'entrata e si avvicina alla parte sinistra della poltrona.

Davenport: Sono tornato per dirle che non ho nessun rancore, signor Perkins. (e allunga la mano che Henry stringe)

Henry:   Va   bene.   Sergente.   Mi   dispiace   che   abbia   dovuto   restituire   il   suo prepensionamento.

Davenport esce. Bill entra dalla porta principale portando una valigia, va verso la poltrona.

Bill: OK, e adesso, venite, andiamo.

Vic: Andiamo dove?

Bill: Aeroporto di Londra, per Città del Messico.

Henry: Bill, ma non sei stato a sentire? Abbiamo perso il malloppo, tutto! Il Sergente Slater se n'è andato portandoselo via.

Bill: Non sono mica stupido. Visto come andava, ho tolto i soldi dalla borsa e li ho messi nella valigia che doveva andare all'aeroporto, la valigia vuota dei nudisti. (apre la valigia e fa vedere i soldi, che cadono a rotoli sul pavimento)

Vic: Ohoh! Gliel'hai messo in quel posto.

Betty: Diavolo di un Bill!

Henry: Bill, sei un genio. Signori, si parte!

Jean: Fantastico. C'è tempo per un brindisi?

Tutti ridono, Jean e Betty cercano bicchieri e bottiglie, mentre Bill lancia dei rotoli di banconote all'uno e all'altro. A loro volta, gli altri acchiappano i soldi e li buttano in aria. Tutti ridono eccitati e si scambiano frasi gioiose in modo molto allegro e confuso.

F I N E