Fuochi d’artificio

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FUOCHI D’ARTIFICIO

Commedia in tre atti

di LUIGI CHIARELLI

PERSONAGGI

CONTE GERARDO di JERSAY

SCARAMANZIA

PRINCIPE TOMMASO d'ARGIRO

DUCA OTTIMO D'ALFA

RODOLFO MÉSERI

CONTE GIORGIO SPANO

MOHAMED

DAISY d'ELSING

ELENA D’ARGIRO

DIANA

GISELLA

Il Segretario dell'albergo

Un maitre d'hotel

Due camerieri

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

 GERARDO di JERSAY: giovane di squisita distinzione, un po' pallido, d'una nobile alterezza nel portamento, nella voce, nel gesto, col volto lievemente velato di stanchezza. Ricorda nell'in­sieme della persona, nello sguardo, nell'atteggiamento, certi ri­tratti del principio dell'ottocento.

SCARAMANZIA: sembra invece una beffa della natura. Nes­sun difetto fisico lo deturpa, eppure egli è tutto un difetto, una stranezza, un equivoco umano. Forse non riuscì a compiersi perché fu troppo presto assalito dalla vita, e la razza dovette di­mettersi per dar modo all'uomo di difendersi. E l'uomo si difese con tutti gli accorgimenti, con tutte le rinunzie in fondo alle quali era un piccolo bene, con ripiegamenti felini per non essere facile bersaglio, traversando silenziosamente l'ombra per cogliere misere prede, facendosi dimenticare per far sembrare più assillante il ricordo della sua necessità: sempre in agguato e sempre pronto a balzare, sorridendo alle sue miserie e alle sue vergogne come a prostitute dalle quali speri e attenda qualche larga generosità. Eppure in fondo egli è di una bontà che potrebbe giungere al sacrificio, se il sacrificio di sé stesso non gli facesse apparire vana la bontà. Nei suoi occhi ride beffarda l'anima sua. La sua età? Egli stesso non la ricorda.

DAISY D'ELSING:     tutta la bellezza, tutte le grazie, tutte le se­duzioni. Sembra che con lei entri il sole.

Il salotto di un appartamento in un grande albergo. Una porta, in fondo, una a destra, e una a sinistra.

È sera. Il salotto è buio. S'ode lo squillare di qualche campa­nello elettrico nei corridoi, vicino, lontano

La porta di fondo si apre ed entra il Segretario dell'al­bergo. Accende la luce. Entrano Gerardo e Scaramanzia, il quale porta una valigetta di cuoio giallo. Gerardo è tutto chiuso in un elegante soprabito nero; Scaramanzia indossa un corto soprabito gialliccio.

Segretario                      - Ecco l'appartamento, signor conte. Questo è il salotto. (Accende le altre lampade. Apre la porta di sinistra). Qui è la camera da letto che dà nel giar­dino, tranquillissimo. Là, a sinistra, c'è la camera da bagno. Se ella vuol visitare... (esce da sinistra, Ge­rardo lo segue silenzioso e distratto).

Scaramanzia                  - (che è restato, si guarda attorno con ammirazione) Bellissimo! ... Magnifico! ...

Segretario                      - (rientrando seguito sempre da Gerardo) L'ap­partamento è di suo gusto? E' uno dei migliori dell'al­bergo. Forse ella già lo conosceva. Lord Yorshestire lo ha lasciato ieri... (s'interrompe ad un gesto di Gerardo) È per un lungo soggiorno? (Gerardo risponde con un gesto vago) Ci si troverà benissimo. (Tende la mano per pren­dere la valigetta che ha Scaramanzia, ma questi rifiuta cortesemente di dargliela. A Gerardo) Il signor conte ha già pranzato? ,

Scaramanzia                  - (pronto) No.

Segretario                      - Desidera pranzare?

Scaramanzia                  - Si, desideriamo pranzare.

Segretario                      - (che non si degna e non si degnerà mai dì volgersi a Scaramanzia) Però a quest'ora il «restaurant» è già chiuso.

Scaramanzia                  - (allarmato) Chiuso?

Segretario                      - Ma può pranzare nell'appartamento.

Scaramanzia                  - Benissimo: nell'appartamento .

Segretario                      - Le mando subito i! maitre d'hotel.

Scaramanzia                  - Ecco: subito

Segretario                      - Il signor conte viene da....?

Scaramanzia                  - New-York.

Segretario                      - Se vuol favorirmi lo scontrino per mandare domattina di buon'ora a ritirare il bagaglio....

Scaramanzia                  - (pronto) Domani... domani...

Segretario                      - Il signor conte desidera altro?

(Gerardo lo congeda con un gesto)

Scaramanzia                  - La riverisco (s'inchina a Gerardo ed esce dalla porta di fondo che richiude dietro di sé)

Scaramanzia                  - (riferendosi al segretario) Antipaticissimo! Ha un modo di trattare con i clienti! ... Il segretario del più grande albergo della città dovrebbe avere un po' più di tatto. Non ti sembra? (Silenzio) Hai una sigaretta? (Gerardo risponde con un gesto negativo) No, non ti disturbare; è meglio non fumare prima di pranzo.

Gerardo                         - (sedendosi su una poltrona) Che cosa fai con quella valigetta in mano?

Scaramanzia                  - (umile, con Gerardo, e piaggiatore, e sempre pronto a blandire) Mi hai detto: tienila tu. Ho compreso male?... Vuoi che la lasci?:.. La metto qui?... (la depone sii una tavolai Va bene?... O forse è meglio qui, su questa sedia? ... Hai ragione, è meglio; scusa (mette la valigetta su una sedia) Oppure...

Gerardo                         - Dove vuoi.

Scaramanzia                  - Si, li mi sembra che stia bene per ora (e intanto, a tratti spia dì sottecchi Gerardo, cercando di leggere nel suo silenzio. S'ode picchiare la porta che è in fondo) Avanti!! .. (Entra il maitre d'hotel. Ha in mano la lista delle vivande e quella dei vini. Sì avvi­cina a Gerardo, e gli porge una delle liste). Scaramanzia, (prendendo con fare autorevole la lista) Vediamo un po' (prende a leggere) un po'... un po'... Io direi... ecco: ostriche, per cominciare. (Si volge a Ge­rardo per vedere se egli approvi o pur no; ma Gerardo conserverà la sua aria indifferente e chiusa; e allora Scaramanzia ripete il nome del cibo con tono definitivo) Ostriche! ... (poi continua ad ordinare a bassa voce. Il maitre d'hotel andrà man mano annotando i cibi ordinati. Prende dalle mani del maitre d'hotel la lista dei vini). In quanto ai vini, direi... Chablis; Saint-Julien; Cham­pagne Piper dry, due bottiglie; Fine champagne 1880. (Rende la lista al maitre d'hotel)

Gerardo                         - (al maitre d'hotel) Serviteci tutto insieme.

Scaramanzia                  - Con sollecitudine, la prego. (Il maitre d'ho­tel s'inchina e fa per uscire) E... sigari, sigarette, fiam­miferi. (Il maitre d'hotel esce).

Gerardo                         - Vedo che hai un grande appetito!...

Scaramanzia                  - E tu no?

Gerardo                         - No. (si alza e prende a passeggiare).

Scaramanzia                  - (fa un gesto di stupore) Mah!... Ecco, bra­vo, passeggia; il moto... Io invece non ne ho bisogno, (sì siede su una poltrona: dopo un lungo silenzio) Dunque non vuoi dirmi nulla del destino che ci attende?... Miste­ro?... (Gerardo si ferma un momento davanti a lui,.lo guarda, poi torna a sedere) Pazienza! .... D'altronde, Io sai, ho cieca fiducia in te. Mi hai soggiogato. E sono venuto con te così come i soldati della Repubblica segui­vano il giovine Bonaparte. (S'ode picchiare la porta ch'è in fondo) Avanti! ... (entrano il maitre d'hotel e due camerieri che portano il pranzo) Oh, benissimo! (e guar­da e sorveglia, mentre ì camerieri apparecchiati la tavola, dispongono le vivande) Ecco, cosi va bene; non ci occor­re altro; potete andare. Ah, non dimenticate i sigari, le sigarette. (Il maitre d'hotel s'inchina ed escono per la porta in fondo) Ed ora a noi! ... (a Gerardo) Su, coraggio (Gerardo sì alza, si toglie il soprabito. È in frak. Poi prende la valigetta e si avvia verso sinistra) Dove vai?

Gerardo                         - (con voce docile) A lavarmi le mani.

Scaramanzia                  - Dammi la valigetta, te la porto io.

Gerardo                         - Non c'è bisogno. (Prende il soprabito ed esce per la porta che è a sinistra).

Scaramanzia                  - (si guarda le mani, poi toglie il soprabito. Il suo abbigliamento è composto degli indumenti più di­sparati. S'avvicina alla tavola apparecchiata, prende una ostrica, vi macina su un po' di pepe, vi spreme qualche goccia dì limone e la mangia) Deliziosa! (Si ode picchia­re alla porta che è in fondo) Avanti! (Entra un cameriere che reca un vassoio sul quale sono i sigari, le sigarette, i fiammiferi).

Scaramanzia                  - (si fornisce abbondantemente di tutto, poi ne prende ancora) Ecco, questi per il signor Conte. Potete andare. (Il cameriere esce per la porta che è in fondo. Gerardo rientra per la porta di sinistra). Oh, eccoti qui!... Comincia pure a mangiare; vengo subito; vado anch'io.... (fa il gesto di chi si lava le mani. Esce per la porta che è a sinistra. Gerardo rimane in piedi, pensieroso, presso la tavola. Dopo poco, molto poco, Scaramanzia rientra) Ebbene, che cosa aspetti? .. Ti ave­vo detto di non fare complimenti (siedono entrambi). Queste ostriche sono squisite. (Prendono a mangiare. Gerardo mangerà poco e svogliato; piuttosto beverà. Scaramanzia invece si getterà sul cibo avidamente). Ricordo di aver letto tempo fa in un giornale che da Paillard un americano trovò una perla in un'ostrica (guarda le ostriche) Eh, sono cose che capitano soltanto agli americani. (Gerardo accende una sigaretta) Ed ora che cosa fai, fumi? ... Ma così l'appetito ti passerà del tutto. Ti prego, Gerardo, getta via quella sigaretta.

Gerardo                         - Lasciami fare!

Scaramanzia                  - Ah, stasera sei peggio di un ragazzo!.... (si alza, cambia i piatti, le posate, serve il consommé. Ed in seguito sarà sempre lui che si affretterà di cam­biare le stoviglie e di portare in tavola le vivande). Bevi questo consommé, ti farà bene, ti disporrà a mangiare; su

Gerardo                         - Mangia e taci.

Scaramanzia                  - Ma si può sapere che cos'hai?

Gerardo                         - Nulla!

Scaramanzia                  - (dopo un silenzio) Dimmi un po': debbo prendere una camera qui, in questo albergo? .. All'ultimo piano, s'intende, che guardi sulla corte...

Gerardo                         - No.

Scaramanzia                  - Giustissimo. Andrò in cerca d'un amico. Dormirò in casa sua.

Gerardo                         - Ecco.

Scaramanzia                  - Se lo troverò! ...

Gerardo                         - Speriamolo! ... (volge su Scaramanzia uno sguardo affettuoso, e scrolla lievemente il capo).

Scaramanzia                  - Speriamolo! .... Se no, per questa notte farò il viveur!...

Gerardo                         - Il viveur!... E domani notte, e poi?..-

Scaramanzia                  - E poi? ... Ma io starò con te. .

Gerardo                         -Ah! ...

Scaramanzia                  - Sei stanco della mia compagnia?... Eh, ca­pisco, a che ti serve? Tu, nobile, elegante, giovine, bello, con l'avvenire che ti si offre come una bella donna inna­morata; io... io una specie d'ombra difforme che ti segue. Eppure...

Gerardo                         - Invece sarà necessario che tu pensi, che tu prov­veda a te stesso. Da un momento all'altro posso... essere chissà dove...

Scaramanzia                  - Ah! ... (lo osserva di sottecchi) E allora...

Gerardo                         - E allora... cercherai di metterti a posto, non è vero?

Scaramanzia                  - Squisita questa trota; era un pezzo che non ne mangiavo di così buona; e questo Chablis!... ti fa venir voglia di brindare alla vita!...

Gerardo                         - (ironico) Brindiamo pure alla vita! ... (levano i bicchieri)

Scaramanzia                  - Bravo!... Così va bene!... E mangia!... Do­mani a che ora ci si vede?

Gerardo                         - Vieni quando puoi.

Scaramanzia                  - Va bene; passerò prima, verso le nove, dal notaio per ritirare la procura che mi hai rilasciata.

Gerardo                         - Che cosa vuoi farne di quella procura, ancor non l'ho capito.

Scaramanzia                  - Lascia fare a me. E dopo essere stato dal notaio verrò da te. Ma-., ti ci troverò?....

Gerardo                         - (sorridendo) Senza dubbio.

Scaramanzia                  - Perché sorridi?

Gerardo                         - Perché i tuoi sospetti mi divertono.

Scaramanzia                  - Sospetti? No. Ti conosco troppo. Ma vorrei che tu fossi più franco con me questa sera.

Gerardo                         - Sei sicuro di conoscermi?

Scaramanzia                  - Perfettamente.

Gerardo                         - In così poco tempo?

Scaramanzia                  - Sei mesi. Dal giorno del nostro primo in­contro. Ricordi? tu uscivi da un cambiavalute dove eri stato a cambiare del denaro; io ero là, davanti alla ve­trina che guardavo a denti stretti quelle schiere di ster­line, di marenghi...

Gerardo                         - E in sei mesi?...

Scaramanzia                  - A me basterebbero anche sei giorni. E poi tu non sei un'anima ermetica.

Gerardo                         - Sei molto acuto! ...

Scaramanzia                  - Abbiamo vissuto insieme laggiù, insieme abbiamo attraversato l'Oceano per tornare in patria; sono andato entrando ogni giorno più nella tua vita. Se ti conosco non è un gran merito.

Gerardo                         - Eh, ma certe volte gli uomini sono capaci delle sorprese più strane!...

Scaramanzia                  - C'è un singolare tono di sfida stasera nelle tue parole!...

Gerardo                         - (lo guarda; poi getta il tovagliolo sulla tavola; si alza, va vicino a Scaramanzia, gli appoggia affettuo­samente una mano sulla spalla) No, nessuna sfida, amico mio. Così... Ho bevuto forse un bicchiere di più... (pren­de a passeggiare)

Scaramanzia                  - Non finisci di pranzare?

Gerardo                         - Ne ho abbastanza.

Scaramanzia                  - Fa come vuoi. Io, scusa, continuo, (ma men­tre mangia, getta delle occhiate furtive a Gerardo. Dopo un lungo silenzio) Perché non ti siedi?

Gerardo                         - Ho voglia di passeggiare.

Scaramanzia                  - Sei nervoso?

Gerardo                         - No. (si avvicina alla tavola, si versa .un bicchiere di champagne, ne beve un sorso)

Scaramanzia                  - Affoghi i dispiaceri nel vino? (egli parla ad arte di cose frivole per poter meglio osservare Gerardo)

Gerardo                         - La noia! ...

Scaramanzia                  - La noia è un privilegio delle anime grandi.

Gerardo                         - Certe volte le anime grandi hanno un piccolo destino! ...

Scaramanzia                  - Già!... (continua a mangiare)

Gerardo                         - Ci credi tu al destino?

Scaramanzia                  - Bisognerebbe innanzi tutto ch'io sapessi che cosa è il destino.

Gerardo                         - È la logica della vita. Un uomo, voglia o non voglia, è condotto ad una conclusione che è già deter­minata nell'atto stesso della sua nascita, e che comincia a rivelarsi fin dalle sue prime vicende.

Scaramanzia                  - Sia determinata o no, la vita m'interessa per quello che è. Tutto il resto non è che ingombro ce­rebrale. Ed è il destino che ti fa passeggiare, ora, in su e in giù per la stanza?

Gerardo                         - Può darsi.

Scaramanzia                  - Ah! ... (beve un bicchiere di champagne; poi si alza, accende un grosso sigaro, ne trae con orgo­gliosa beatitudine qualche boccata indi si avvicina a Ge­rardo) Ora, se permetti, vorrei essere io il tuo destino. Ti prego, mettiti a sedere.

Gerardo                         - (lo guarda, sorride, e si mette a sedere) E poi?

Scaramanzia                  - E poi... parliamo un po' seriamente. (Siede e si raccoglie in una breve meditazione). (S'ode squillare nella camera da letto il telefono)

Gerardo                         - Il telefono?

(Il campanello torna a chiamare)

Scaramanzia                  - Vuoi che vada a rispondere io?., (si alza, si avvia, ed esce per la porta di sinistra che si richiude alle spalle. Dopo un po' rientra) Era il portiere.

Gerardo                         - Ah!... Che cosa voleva?

Scaramanzia                  - Ci sono degli amici che vogliono venire a salutarti.

Gerardo                         - Amici di chi?

Scaramanzia                  - Tuoi.

Gerardo                         - Miei? E tu?

Scaramanzia                  - Gli ho risposto che li facesse salire.

Gerardo                         - Eh? Ah, be'!., sei proprio un imbecille!...

Scaramanzia                  - Ho fatte male?

Gerardo                         - Male? Malissimo!.. Ma che cosa ti è saltato in mente? Ti sembra che abbia proprio voglia di ricevere in questo momento degli amici? Chi sono?

Scaramanzia                  - Non lo so.

Gerardo                         - Benissimo! ... Ma ci voleva tanto a capire che non ho voglia di vedere nessuno? E dici di essere intel­ligente? .... Sei l'ultimo dei cretini! ....

Scaramanzia                  - Ti domando scusa.

Gerardo                         - Ma che scusa! Già io mi domando perché mi sono condannato ad averti sempre alle mie costole. E poi vor­rei sapere come ti sei presa la libertà di rispondere senza prima chiedere a me.

Scaramanzia                  - Ti domando scusa.

Gerardo                         - Ma va al diavolo, idiota che non sei altro! La­sciami in pace, vattene; ne ho abbastanza di te, di tutti!

Scaramanzia                  - Ti domando scusa!...

Gerardo                         - E adesso? Adesso dovrò ricevere... chi? E fare l'uomo allegro, parlare, rispondere alle domande.... Ti prenderei a schiaffi.

Scaramanzia                  - Se questo può servire a calmarti.

Gerardo                         - A pedate, a pugni!....

Scaramanzia                  - Purché tu mi perdoni! ....

Gerardo                         - E non fare lo spiritoso, perdio!

Scaramanzia                  - Vuoi che telefoni al portiere che sei già a letto, che non li faccia salire? (S'ode picchiare alla porta ch'è in fondo)

Gerardo                         - Ecco, senti?... (Sì torna a picchiare)

Scaramanzia                  - Va' di là; dirò che dormi.

Diana                            - (aprendo la porta) Permesso?... Perché non ri­spondete?

Gerardo                         - (ritrovando la sua signorile cortesia) Avanti, avanti! Non avevo udito. Che bella sorpresa!

Diana                            - (entrando) Buona sera, Gerardo.

Gerardo                         - Buona sera, Diana.

(Con Diana entrano Gisella, Rodolfo e Giorgio, come una folata di gaiezza. Sono tutti in abito da sera).

Gisella                           - Ben tornato!

Gerardo                         - Grazie!... Che piacere rivedervi!

Rodolfo                        - Come stai?... Stai bene?

Giorgio                          - Caro Gerardo! ...

Gerardo                         - Sto benissimo, grazie. E voi?

Rodolfo                        - Lo vedi; siamo dei monumenti di buon umore. Ma tu, tu?....

Gisella                           - Da dove venite?

Gerardo                         - Da New-York. Vi prego, accomodatevi. Ma come avete fatto a sapere?....

Diana                            - Io ero giù, quando siete arrivato; vi ho visto.

Giorgio                          - Nulla sfugge alle donne, mio caro.

Rodolfo                        - (a Gerardo) Racconta, dunque, racconta.

Gerardo                         - Che cosa vuoi che ti racconti?

Giorgio                          - A New York, dunque? quanto tempo?

Gerardo                         - Fino a... quindici giorni fa.

Diana                            - Avete giuocato molto?

Gerardo                         - Giuocato?... Mai più visto le carte.

Diana                            - Possibile?!... E come avete fatto?

Gerardo                         - Eh, la vita!...

Diana                            - Un uomo serio?... Che scandalo!...

Gisella                           - E noi che, salendo in ascensore, si pensava di organizzare qui una partita di poker! ...

Gerardo                         - Mi dispiace, ma...

Rodolfo                        - Sai che ti trovo molto bene?... Un po' pallido... forse lo strapazzo del viaggio! ...

Gerardo                         - Forse.

Giorgio                          - Hai fatto una buona traversata?

Gerardo                         - Ottima.

Rodolfo                        - Ma dunque come hai impiegato tutto questo tempo? ...

Gerardo                         - Mah! ... Ho lavorato.

Rodolfo                        - E... sei soddisfatto?

Gerardo                         - Abbastanza... abbastanza!

Gisella                           - Lavorato?... Oh, povero Gerardo, non vi ricono­sco più!... (a Rodolfo) E pensare, Rodolfo, che sono stata pazzamente innamorata di lui!

Rodolfo                        - E proprio a me lo racconti?

Gisella                           - Ma in silenzio; non gliel'ho mai detto.

Rodolfo                        - Ecco, brava, continua a non dirglielo.

Gerardo                         - (a Rodolfo) Oh, puoi stare tranquillo!

Gisella                           - Siete un bel maleducato!... (a Rodolfo) Puoi stare tranquillo davvero; ormai è passato! .... (a Gerardo) Vi lascio al vostro lavoro! (e sorride per mostrare che non è in collera)

Gerardo                         - Il mio lavoro ve ne sarà grato, (a Diana) E la vostra vedovanza come va?

Diana                            - Sempre vedova!... Mio fratello dice che sono vera­mente una donna di carattere.

Giorgio                          - Era nata per essere vedova.

Diana                            - Questa fu anche l'opinione di mio marito, pove­retto! ...

Gisella                           - (a voce bassa a Gerardo, additando Scaramanzia che, ritiratosi discretamente in un angolo, consuma il suo sigaro senza però perdere una sola parola della conversa­zione) Chi è quel coso lì?

Gerardo                         - È Scaramanzia.

Rodolfo                        - Scaramanzia? Che razza di nome è?

Gerardo                         - Si chiama così!...

Rodolfo                        - E chi è?... Che cosa fa qui?

Gerardo                         - È una specie di commesso... di uomo di fiducia... L'ho conosciuto a New-York.

Diana                            - Americano?

Gerardo                         - Italianissimo. (a Gisella) E il vostro divorzio?

Gisella                           - Mah… stiamo ancora aspettando...

Gerardo                         - Avete notizie di vostro marito?

Gisella                           - Credo che sia in Australia.

Gerardo                         - Un po' lontano! ....

Rodolfo                        - Meglio, meglio che stia lontano!...

Gisella                           - Non so se avete saputo che della mia dote nem­meno più un soldo.

Gerardo                         - Davvero?...

Rodolfo                        - Che mascalzone!...

Giorgio                          - Ma... mi accorgo adesso che sei in frak. Devi

Gerardo                         - Veramente... dovevo andare a teatro per incon­trarmi con una persona...

Gisella                           - A teatro a quest'ora?... Non arrivate nemmeno in tempo a veder uscire la gente.

Gerardo                         - Infatti...

Gisella                           - E... la persona?

Gerardo                         - Mi ha telefonato....

Diana                            - Era impegnata?

Gerardo                         - Pel momento, sì.

Diana                            - Ah, queste donne! ...

Gerardo                         - Donne?... Chi ci pensa alle donne in questo momento?... Era un uomo.

Diana                            - Con la barba?...

Gerardo                         - Con la barba. Un appuntamento... d'affari.

Diana                            - A teatro?...

Gerardo                         - Avevo bisogno di vederlo appena arrivato.

Diana                            - E vorreste farmi credere che non c'è una donna nella vostra vita?

Gerardo                         - Non c'è.

Diana                            - Gerardo!...

Giorgio                          - Ma sai, Diana, che sei indiscreta?

Diana                            - Vuol darmi ad intendere... Mi ha preso per una sciocca?

Gerardo                         - Vi giuro che è la verità.

Diana                            - La verità?... Oh, povero Gerardo, in che stato vi ha ridotto l'America!

Giorgio                          - Sei noiosa, Diana; lascialo in pace.

Gerardo                         - Posso offrire qualche cosa da bere a queste belle signore?

Diana                            - Che cosa?...

Gerardo                         - Quello che desiderate.

Diana                            - Datemi un bicchierino di quel cognac.

Gerardo                         - (a Gisella) E voi?

Gisella                           - Nulla, grazie.

Gerardo                         - (interroga con un gesto i due amici i quali ri­fiutano. Andando verso la tavola per versare il cognac, ne approfitta per sussurrare a Scaramanzia) Liberami da questa gente, (versa il cognac e lo offre a Diana, poi, volgendosi a Giorgio) E tu che cosa fai di bello? (Scaramanzia esce)

Giorgio                          - Mi occupo dei miei stabilimenti.

Gerardo                         - Vanno bene?

Giorgio                          - Benissimo.

Gerardo                         - (a Rodolfo) E tu?... La tua banca?

Rodolfo                        - Mah!... Si va avanti, senza scosse, così...

Gerardo                         - Tanto meglio.

Giorgio                          - Ma tu, esattamente, di che cosa ti sei occupato laggiù?

Gerardo                         - Ma... di parecchie cose... di parecchie cose... A-vremo tempo di parlarne!...

Rodolfo                        - L'importante è che tu sia soddisfatto; che i ri­sultati siano stati buoni.

Gerardo                         - Appunto.

Rodolfo                        - Mi fa molto piacere, molto piacere, perché....

Gerardo                         - Perché?...

Rodolfo                        - Ma... perché... io sono stato sempre un tuo amico.

Scaramanzia                  - (rientrando, a Gerardo) Avrei bisogno, signor conte, di farle una comunicazione.... Se codesti si­gnori permettono...

Gisella                           - (a Gerardo) Fate pure, senza complimenti.

Gerardo                         - (va nell'angolo opposto a quello dove sono gli amici) Ebbene?

Scaramanzia                  - (a voce bassa) Ho detto al portiere di tele­fonarti fra poco; così potrai fingere che qualcuno do­manda di vederti, (quindi trae di tasca una carta, e la mo­stra a Gerardo come se si trattasse di affari).

Giorgio                          - (abbastanza piano perché Gerardo non oda) Tutto, sommato non ci ha detto nulla di preciso.

Rodolfo                        - Ha lavorato, dice, mah!...

Gisella                           - Però se è venuto ad abitare qui vuol dire che denari ne ha.

Rodolfo                        - Staremo a vedere!...

Giorgio                          - Intanto dovrebbe cominciare col pagare al duca d'Alfa le cinquantamila lire che perdette quella notte a baccarat.

Diana                            - E quell'affare di quel cavallo venduto due volte!.-.

Giorgio                          - Mah! ... Speriamo che possa riabilitarsi!...

Rodolfo                        - Se adesso però si è messo a lavorare, se fa una vita dignitosa...

Diana                            - Io penso che sia diventato laggiù l'amante di una vecchia americana. È un bel ragazzo, elegante.

Giorgio                          - Se questo lui lo chiama lavorare!...

Gerardo                         - (tornando verso gli amici) Vi domando scusa.

Gisella                           - Ma vi pare!... Non è il caso di fare complimenti.

Giorgio                          - Si sa. quando si hanno degli affari!...

Gerardo                         - Appunto! ....

(S'ode squillare il campanello del telefono)

Rodolfo                        - (a Gerardo) Il telefono.

Gerardo                         - Oh, santo Iddio!... Permettete?.... (esce per la porta di sinistra che richiude dietro di sé)

Giorgio                          - (a Scaramanzia) Lei sarebbe... il signor Scara­manzia.

Scaramanzia                  - (con falsa umiltà) Sarei: sono!., appunto, per servirla.

Giorgio                          - Ed ha conosciuto Gerardo in America?

Scaramanzia                  - Il signor conte? Sì, a New-York.

Gisella                           - E... ha lavorato molto laggiù?

Scaramanzia                  - Se ha lavorato! ... Dalle sei del mattino alle dieci di sera, tutti i giorni!....

Rodolfo                        - (stupito) Eh?...

Scaramanzia                  - Un uomo d'un'energia, d'un'intelligenza, di una probità senza uguali. A stargli vicino c'è da consumarsi la salute in poco tempo!... Che uomo!...

Giorgio                          - Davvero?!...

Rodolfo                        - Lui, laggiù, si occupava sopra tutto di... di....

Scaramanzia                  - Di tutto un po': Borsa, acciai, pelli, ferro­vie, petrolio...

Rodolfo                        - Già, già!.. E così in poco tempo, ha potuto gua­dagnare

Scaramanzia                  - Non so... qualche milione.

Giorgio                          - (sbalordito) Eh?... qualche...

Diana                            - Quanti?... due, tre...

Scaramanzia                  - Si, credo... Io, poi, sa....

Gisella                           - Ma bravo Gerardo!... Sono contenta!....

Scaramanzia                  -Ma, come dico, non è che al principio. È un uomo destinato a grandi cose!... E niente speculazioni arrischiate; affari solidi, sicuri, positivi, limpidi.

Giorgio                          - Mi compiaccio di quanto lei mi dice. Veramente, però, qualche cosa sapevo già.

Scaramanzia                  - Ah, lei sapeva già?! Ne ero sicuro!... Eh, si capisce, le notizie di questo genere hanno le ali!

Giorgio                          - Mi hanno anche scritto di laggiù che una signo­ra americana e di una certa età si era innamorata di lui.

Scaramanzia                  - Oh, le hanno scritto? in che lingua? in in­glese?

Giorgio                          - (che non capisce lo scopo della domanda) Sì, in inglese.

Scaramanzia                  - Ecco! ... E siccome, mi perdoni sa, lei lo sa poco l'inglese

Giorgio                          - Lo so benissimo!...

Scaramanzia                  - Allora lo sa poco colui che le ha scritto. Stia pur certo che l'equivoco dipende da una cattiva lin­gua: dico meglio: da una cattiva conoscenza della lingua. Non solo vecchia, ma nemmeno giovane. E sì che se aves­se voluto!... Ce n'erano di giovani, belle, ricche.... E il signor conte è uomo da far girar la testa a più d'una donna. Ma quando si lavorano sedici ore al giorno, che si è tra la ferrovia, gli acciai, la Borsa, le pelli... Oh si, resta proprio il tempo di pensare alle donne!

Giorgio                          - Sarò stato male informato.

Scaramanzia                  - Senza dubbio.

Giorgio                          - Ad ogni modo è inutile riferire questo discorso a Gerardo.

Scaramanzia                  - Ah, certo.. D'altronde sarebbe lui il primo a riderne.

Gerardo                         - (rientrando dalla porta di sinistra) Vi domando ancora scusa.

Diana                            - Ebbene, chi era: l'uomo con la barba?

Gerardo                         - Appunto: avete indovinato. Mi ha annunziato che verrà tra poco qui.

Diana                            - Eppure questa barba non mi persuade. Allora nien­te poker?

Gerardo                         - Niente poker.

Giorgio                          - No, no. Tanto più che domattina mi devo alzare presto.

Rodolfo                        - Anch'io: ho da fare in Banca.

Diana                            - Questi uomini, quando hanno detto: ho da fare.... credono di fermare il sole come Mosè!....

Giorgio                          - Giosuè, prego.

Diana                            - E come ho detto? non ho detto Giosuè? sei sordo?

Rodolfo                        - Sì, ha ragione, ha detto Giosuè! Vogliamo an­dare?.... (a Gerardo) Caro Gerardo, sono proprio molto molto contento di averti riveduto, e delle buone notizie che ci hai dato- A proposito: dove fai colazione domani?

Gerardo                         - Non so.

Rodolfo                        - Vuoi fare colazione con noi?

Giorgio                          - E domani sera pranzi con noi.

Gerardo                         - Vi ringrazio, ma adesso non posso prendere nes­sun impegno. Se mi sarà possibile, molto volentieri.

Diana                            - Ma voi dimenticate che è uomo d'affari, che non è più un gaudente.

Rodolfo                        - Insomma, noi facciamo colazione giù, al restaurant dell'hotel. Se vieni ci fai un regalo. A rivederci caro.-

Gerardo                         - A rivederci, e grazie della visita. (Apre la porta che è in fondo).

Giorgio                          - (piano a Rodolfo, uscendo) Hai sentito? Tre mi­lioni! ....

(Rodolfo, Giorgio, Gisella, Diana, sono sulla porta e fanno gli ultimi saluti a Gerardo)

Giorgio                          - (tornando verso Gerardo) Ecco che viene il principe d'Argiro; te lo ricordi?

Gerardo                         - Altro che! ...

Giorgio                          - È qui perché è innamorato pazzamente della ce­lebre Daisy d'Elsing; la conosci?

Gerardo                         - Daisy d'Elsing? Ah, si, l'ho conosciuta ad Ostenda,...

Giorgio                          - Donna di grande classe! ... La segue da per tutto. Siccome ella ora abita qui, è venuto a starci anche lui...

Gerardo                         - E... sua figlia?

Giorgio                          - Elena? È qui con lui.

Gerardo                         - (con voce vivamente commossa) Ah!....

Giorgio                          - Sarà felice del tuo ritorno. Parlava spesso di te!..

Rodolfo                        - (a Giorgio) Be', andiamo?,...

Giorgio                          - Vengo!... (a Gerardo) Vedi, il vecchio principe viene a fare la ronda. Daisy abita l'appartamento vicino! al tuo. Che donna! La chiamano «il precipizio dei milioni»

Gerardo                         - Credo d'averla incontrata qui nel corridoio arrivando.

Giorgio                          - (al principe Tommaso che appare nel corridoio') Buona sera, principe.

Tommaso                      - Oh, buona sera.

Giorgio                          - Non vedete chi c'è qui?

Tommaso                      - Chi?

Giorgio                          - Gerardo: il conte di Jersay.

Gerardo                         - Buona sera, principe.

Tommaso                      - (molto freddamente) Buona sera. Non vi si vedeva da molto tempo.

Giorgio                          - È tornato oggi da New-York.

Tommaso                      - Ah!... piacere; buona sera.

Gerardo                         - Buona sera.

Diana                            - Addio, principone.

Tommaso                      - Non gridate, vi prego: buona sera (scompare)

Giorgio                          - Non badare alla sua freddezza: è un povero rammollito. Ciao, a domani.

Gerardo                         - A domani (e chiude la porta. Resta un po' con gli occhi chiusi. Poi avanza fino ad una poltrona, e vi si lascia cadere, stanco) Finalmente!... Se ne sono andati!.

(Un lungo silenzio)

Scaramanzia                  - Invece io sono contento che siano venuti.

Gerardo                         - Ah, si? E perché, se è lecito?

Scaramanzia                  - Perché... perché... esattamente ora non saprei dire. Ma ho qualche cosa qui... (si batte sulla fronte).

Gerardo                         - Bravo, tientela. (Un altro silenzio).

Scaramanzia                  - Intanto bisogna che ti dica...

Gerardo                         - Nulla; basta con i discorsi; ne ho sentiti troppi nella vita. Stasera almeno, voglio essere lasciato tranquillo.

Scaramanzia                  - Va bene, va bene! Non andare in collera per questo! Sei nervoso; hai ragione di riposare. Anzi guarda, me ne vado.

Gerardo                         - Ecco.

Scaramanzia                  - Ci rivedremo domattina, dopo che sarò stato dal notaio.

Gerardo                                 - Si.

Scaramanzia                  - Promettimi però' dì non parlare a nessuno di te, dei tuoi affari, prima di avermi riveduto. D'altronde io domattina verrò qui abbastanza presto. Me lo pro­metti?

Gerardo                         - Oh, puoi star tranquillo!

Scaramanzia                  - Non è un capriccio, vedrai. Ed ora va a letto e dormi. A rivederci, buona notte.

Gerardo                         - Buona notte. (Si alza e va verso Scaramanzia. Una vaga commozione appare sul suo volto) Dove vai? Che farai?

Scaramanzia                  - Non ci pensare: in qualche modo farò.

Gerardo                         - Addio, caro; e grazie (gli stringe a lungo la mano)

Scaramanzia                  - Di che?

Gerardo                         - Mah!... (tenendogli sempre affettuosamente la mano, lo accompagna verso la porta di fondo)

Scaramanzia                  - No, non ti disturbare, ti prego. E non re­stare qui a fumare, a bere, a fantasticare. Hai bisogno dì qualche cosa? No? (uscendo) Buona note, buon riposo,

Gerardo                         - Grazie, addio. (Richiude la porta e resta lunga­mente con la mano sulla maniglia, sfinito. Poi chiude la porta a chiave. Quindi toma, beve un messo bicchiere di champagne, resta fermo, con gli occhi fissi a terra, co­me intento ad una grave e dolorosa meditazione. Sembra quindi che prenda una risoluzione improvvisa; i suoi gesti diventano concitati. Esce rapidamente per la porta di sinistra e rientra portando la sua valigetta che depone su una sedia). (Dalla camera attigua, a destra, s'ode venire l'ardente melodia di un valzer di Cliopiu, suonato al pianoforte) (Gerardo ha un movimento di sorpresa, sorride amara­mente, e resta qualche momento in ascolto. Quindi va a una piccola scrivania e prende a scrivere. Scrive due let­tere. S'interrompe un paio di volte restando lungamente assorte. Quando ha finito di scrivere si alza, prende dal portafoglio due foglietti dì carta, li mette su un piattino e vi appicca il fuoco, sorvegliando che brucino interamente).

(Il pianoforte si tace).

(Gerardo apre la valigetta e ne trae una rivoltella; la esamina attentamente e la posa su uno sgabello che è vi­cino a una poltrona. Va poi a mettere bene in vista le due lettere. Quindi beve ancora un bicchiere dì champagne; si guarda in uno specchio, sì accomoda il nodo della cra­vatta, si ravvia con una mano i capelli, resta un poco a considerare la sua immagine con amara compiacenza. Poscia, dopo aver volto un lungo sguardo di commiato intorno, spegne i lumi, lasciando accesa soltanto una lampada, e va lentamente verso una poltrona') (Nella camera attigua una voce di donna prende a cantare Una voce chiara, gioconda).

(Gerardo ha un vivo moto dì contrarietà. Sembra che quella ridente e limpida voce venga a distorglierlo dal suo proposito. La voce si spegne a metà d'una strofa. Segue mi silenzio. Poi una mano picchia leggermente alla porta di destra. Gerardo, sorpreso, resta in ascolto). (La mano torna a picchiare un poco più imperiosa)

 

Gerardo                         - (fa qualche passo verso la porta, poi domanda a voce bassa) Chi è?

Daisy                             - (anch'Ala a voce bassa) Aprite.

Gerardo                         - Chi siete?

Daisy                             - Ve lo dirò quando avrete aperto.

Gerardo                         - Che cosa volete?

Daisy                             - Non ve lo posso mica dire a traverso la porta.

Gerardo                         - Veramente, adesso...

Daisy                             - Avete paura che sia un ladro? Dio, come siete noioso!... Ah, ma forse posso aprire di qui. Ecco, sì.... (la porta si apre. Ella avanza il capo) È permesso?.... (entra. Al suo apparire si ha la stessa impressione dì quando, al mattino, aprendo le finestre, il chiaro sole di maggio invade la stanza. Ella è in abito da sera molto scollato. Tutte le seduzioni e tutte le provocazioni sono in lei, ma velate da una grazia un po' sentimentale) Fi­nalmente! ..-. (avanza di qualche passo, sì guarda attorno, sorride. Poi si ferma davanti a Gerardo) Ebbene? perché non mi salutate? (Gerardo s'inchina) Non mi riconoscete?

Gerardo                         - Certo. A che cosa debbo l'onore...

Daisy                             - Bravo. Vedo che siete esperto nelle più squisite formule mondane. «A che debbo l'onore...» «La prego, si accomodi».... Questo non me lo dite? Perché non vo­levate aprire? Avevate paura che venissi per assassinarvi? Siete tanto attaccato alla vita?., (ride) Che cosa facevate qui, in questa dolce penombra, tutto solo?... Sognavate?... Badate, fa male alla salute quando s'è giovani! Scusate: quante lingue sapete?...

Gerardo                         - (dopo averla guardata, stupito) Ma...

Daisy                             - Le parlate tutte così, tacendo?... Adoperatene al­meno una!

Gerardo                         - Gli è che....

Daisy                             - Che cosa?

Gerardo                         - Non so...

Daisy                             - Sapete che ho spesso pensato a voi?...

Gerardo                         - Ne sono lusingato.

Daisy                             - Non si direbbe. Mi offrite una sigaretta?

Gerardo                         - (porgendole la scatola delle sigarette). Ecco.... (le porge anche un fiammifero acceso)

Daisy                             - Grazie. Permettete? (accende anche le altre lampa­de) Il vostro appartamento è più grazioso del mio. Si sta bene qui.

Gerardo                         - Ah si?.... Vi sembra?

Daisy                             - Oh, non vi spaventate. Non ho l'intenzione di re­starci per tutta la vita. Ma si può sapere perché siete, diciamo, strano?.-.

Gerardo                         - Sono... sorpreso.

Daisy                             - Della mia apparizione?... Eh, già... Come nelle fiabe! ...

Gerardo                         - Appunto.

Daisy                             - «La bella principessa»... oppure: «L'incantevole fata... entrò nella caverna dell'orco... »

Gerardo                         - Siete cosi bella che potete anche dire così.

Daisy                             - Zitto, zitto! ... Questo me lo dicono gli specchi mille volte ai giorno. E me lo diceste anche voi una sera ad Ostenda sulla spiaggia, al chiaro di luna. Ve ne ricordate, almeno?

Gerardo                         - Vedete che non ho cambiato opinione.

Daisy                             - Vi ringrazio.

Gerardo                         - (sempre con grande freddezza) E... allora?...

Daisy                             - Allora.... volete sapere, insomma, il perché di questa visita... Sì, sì, vi spiego benissimo. Tanto più che voi pensate: quando mi avrà detto perché è venuta, che cosa vuole, se ne andrà, questa seccatrice. Non è vero?

Gerardo                         - Non ho detto questo.

Daisy                             - Preferite che resti?

Gerardo                         - Non... ho parlato.

Daisy                             - Ah, ma sapete che siete un uomo... un uomo... in­verosimile? Ecco! Ma dove avete imparato a vivere? .,,. Che modo di fare è questo? ... Ma non vedete che col vostro contegno mi mettete in imbarazzo? (si siede. Balzando in piedi, e con tono scherzoso') Ho indovinato: c'è una donna di là! ...

Gerardo                         - (evasivo) Mah!...

Daisy                             - (ferita, lo guarda scusa parlare. Poi con tono lievemente ironico) Ah!... (dopo un silenzio) Già, lo dovevo immaginare!... Gerardo di Jersay senza una donna, possibile?... Il bellissimo, l'affascinante Gerar­do!... È bella? È una signora? la figlia di un re orien­tale fuggita per voi? oppure semplicemente una... don­na?... Eh?... È molto bella?... Elegante?.. E... l'ama­te?,.. Mah!... E allora... (accenna d'andarsene) Soltanto perché non me lo avete detto subito? perché avete atteso che fossi io a sospettarlo?... Che cosa dirà nel sentire una donna qui... (insospettita) Ma..- se finora avete avuto gente!... Ho paura che vi burliate di me! (va rapidamente alla porta di sinistra e fa l'atto di aprirla. Vedendo che Gerardo non fa che un debole gesto per trattenerla, rompe in una risata) Che sciocca! Ci avevo creduto!... Ma perché?.... Ci tenete tanto che me ne vada subito?... (offesa) Ah!... Buona notte!...

Gerardo                         - Vi domando scusa. Avete perfettamente ra­gione: non è questo il modo di ricevere una bella si­gnora che vi viene a far visita in condizioni quasi... romanzesche. Sono veramente confuso, mortificato. Ma vedete, questa sera...

Daisy                             - Questa sera...?

Gerardo                         - Sono di pessimo umore; ho avuto delle cattive notizie. E poi sono stanco.... Non so, insomma; un cu­mulo di circostanze. Vi prego di scusarmi.

Daisy                             - E non Siete contento che in una serataccia così nera, sia venuto qualcuno, inaspettato, a portarvi m sorriso, a dissipare i vostri pensieri fastidiosi?

Gerardo                         - Sì, vi sono molto grato, infatti.

Daisy                             - Si vede! ...

Gerardo                         - Ma forse, in certi momenti, il miglior rimedio è la solitudine.

Daisy                             - Siete di una cortesia che fa rabbrividire!

Gerardo                         - Vedete?... Non riesco nemmeno a spiegarmi!...

Daisy                             - Oh, vi spiegate benissimo. Mi offrite un bicchiere di champagne?... (Gerardo riempie un bicchiere di champagne, e glielo offre) Sì, vi dico la verità, mi aspet­tavo un'accoglienza proprio diversa. Pazienza! È una cattiva serata! Dovevo andare a teatro; ma tre imbe­cilli con le loro chiacchiere, mi hanno trattenuta giù fino... fino a che s'è fatto tardi. Allora sono salita; e appunto, passando qui pel corridoio, vi ho veduto giun­gere. Voi non mi avete nemmeno guardata. Ma non fa niente. Sono restata un po' nel mio appartamento e poi sono tornata giù nel salone; ma non c'era quasi più nes­suno. E allora, dopo aver ascoltato il principe d'Argiro che mi ha spiegato la questione d'Oriente, son tornata su. Mi annoiavo, mi annoiavo! .. Ho cominciato a leg­gere un romanzo, ma la noia aumentava; ho provato a suonare, a cantare.-. Allora ho avuto un'idea; di venire qui da voi a chiacchierare un po', a fumare una siga­retta, aspettando l'ora di andare a dormire. Ed ecco tutto spiegato. Oh, è mutile correre con la fantasia, in­tendiamoci bene: nulla di più di quanto vi ho detto. E invece... pazienza! ... Ed ora voi pensate: visto, mia cara signora, che vi siete illusa, non vi resta che ritirarvi nel vostro appartamento. Non è vero? Va bene; me le andrò.

Gerardo                         - Sono proprio molto spiacente... È la prima volta, vi giuro, che mi accade di essere così poco... socievole. E... sarà anche l'ultima! ...

Daisy                             - Ve lo auguro!...

Gerardo                         - (con un sorriso amaro) Grazie!...

Daisy                             - Oh, che tono triste!... Siete per caso diventato di carattere melanconico? ...

Gerardo                         - Tutt'altro! ...

Daisy                             - E allora... sorridete fin che siete giovane! Dio mio!.... Su, allegro!... Dura così poco la vita!...

Gerardo                         - Sì, avete ragione, (accendendosi improvvisa­mente) Allegro, allegro! ... Ah! venite qua, bevete an­cora! ... (le offre ancora da bere ed anch'egli beve) Que­sta sera voglio essere gaio come uno che non abbia domani, come uno che debba consumare tutta la sua gioia in un'ora sola. Perché mi guardate?... Sono al­legro!.... Volete che vi baci?... Volete che vi prenda tra le mie braccia?...

Daisy                             - (ritirandosi) No, no!...

Gerardo                         - Venite qua, ubriachiamoci di vino, di gioia, di passione. Datemi le vostre mani, la vostra bocca, ab­bandoniamoci allo squillante invito dei sensi! Dura così poco la vita! E domani forse... domani... (ripren­dendosi bruscamente) Ah! Imbecille!...

Daisy                             - Ed ora?...

Gerardo                         - Volevate uno spettacolo d'allegrezza? ... Ve l'ho dato. Non vi sembra che abbia fatto abbastanza il pagliaccio? (e si richiude, cupo, in se stesso)

Daisy                             - (dopo un lungo silenzio) Ma... ma... Ma, vediamo un po': che cosa avete, eh?...

Gerardo                         - Nulla che vi possa interessare.

Daisy                             - Segreti?

Gerardo                         - Mah!...

Daisy                             - Come volete! ... (dopo qualche momento il suo sguardo cade su la rivoltella. Dopo un silenzio, con voce lievemente mutata) Che cosa ci fa lì, quella rivoltella?

Gerardo                         - (con grande naturalezza) L'ho tolta poco fa dalla valigia per.... metterla in un cassetto.

Daisy                             - Dunque non volete dire che cosa avete?

Gerardo                         - Siete curiosa!...

Daisy                             - Vi potrei rispondere: sono donna; ma la mia, in questo momento, non è una curiosità frivola. Di che cosa si tratta?

Gerardo                         - Nulla, nulla!...

Daisy                             - (dopo un silenzio) E allora, a rivederci, (gli dà la mano) E scusatemi se vi ho... (ora ella vede le due lettere scritte poco prima da Gerardo, e resta con gli occhi fissi a guardarle)

Gerardo                         - Che cosa guardate?... (ella non risponde. Il suo sguardo va dalle lettere alla rivoltella) A...r...rive­derci, dunque.

Daisy                             - (senza lasciargli la mano, con un tono che vuol essere fermo e calmo) Che cosa sono quelle due lettere?

Gerardo                         - Due... lettere.

Daisy                             - (lo guarda bene in faccia, poi torna a guardare le lettere) Che cosa significano? ...

Gerardo                         - (un po' turbato) Mah! due lettere scritte per...

Daisy                             - Per...? (leggendo) «Al sig. direttore dell'alber­go...» «Al signor Commissario di Pubblica Sicurezza»...

Gerardo                         - Vi sorprende tanto?

Daisy                             - Eh, non si scrive, così: «Al signor Commissario di Pubblica Sicurezza»... Quale? chi? (dopo un silen­zio pieno d'ansia) Ma... guardatemi bene in faccia! (sbigottita) Eh?... Ah!...

Gerardo                         - Ma vi assicuro... non capisco!... (cerca di scio­gliere la sua mano da quella di lei, ma ella non lo lascia)

Daisy                             - (con voce ancora più commossa) Voi... voi! ... Oh, mi sembra di sognare! Ma è possibile una cosa simile? E mentre io qui ridevo, scherzavo, voi pensavate...

Gerardo                         - (liberandosi a forza dalla stretta di lei) Vi prego., vi prego! ... Stasera avete proprio voglia di scher­zare! ...

Daisy                             - Ma che cosa stavate per fare?..,

Gerardo                         - Insomma... finirete per esasperarmi!...

Daisy                             - (dopo averlo guardato a lungo) Morire! .. (un lungo silenzio) Ora capisco, ora mi spiego! ...

Gerardo                         - Che cosa vi spiegate?

Daisy                             - (cercando fra sé di stabilire dei rapporti) Eh, si, è chiaro! (a Gerardo) Ma perché? ...

Gerardo                         - (concitato) Sentitemi: i miei nervi sono tal­mente tèsi che.... Vi prego, non insistete. Voi non vi rendete conto di quanto sia inopportuna questa vostra inquisizione (con maggior concitazione) Perché infine io mi domando che cosa vogliate.

Daisy                             - (animandosi) Impedirvi di commettere una scioc­chezza!

Gerardo                         - Che cosa ne sapete?... È a voi, forse, che debbo conto delle mie azioni?... Che c'entrate?.... Chi siete?... Perché tentate di entrare nella mia vita, non cercata, non chiamata, eh?... Me lo sapete dire?

Daisy                             - (calma) Se voi foste meno turbato, non ci sareb­be bisogno che ve lo dicessi io questo perché: lo capi­reste da voi stesso. Scopro una cosa simile e vi dovrei dire: fate pure?... e andarmene?... Ma come ragionate? Già, se ragionaste, in questo momento non pensereste a..

Gerardo                         - Ma se è tutto un giuoco della vostra fantasia!..

Daisy                             - (con calore) Ancora! Ma basta, con queste men­zogne da ragazzo! Come potete illudervi che io vi cre­da! Ah!!..,

Gerardo                         - E allora pensate, fate quello che volete!.... Va bene?... Ecco!... (con un moto iroso) Ah!... (e si lascia cadere su una poltrona, e si preme la testa fra le mani, per contenere la propria agitazione. Segue un lunghissimo silenzio. Più pacato) Fate conto di restare qui fino... per tutta la vita?

Daisy                             - Finché sarà passato... questo momento.

Gerardo                         - (con voce bassa. e accorata) Bisognerebbero passassero le cause! ....

Daisy                             - Tutto passa!

Gerardo                         - Non tutto!...

Daisy                             - Vedrete!!... (segue un silenzio. Ella lentamente si avvicina allo sgabello sul quale è l'arma, la prende, la guarda scrollando lievemente il capo, e la depone su un mobile lontano. Si avvicina quindi a Gerardo ch'è restato muto, indifferente, chiuso dolorosamente in se stesso, senza badare a ciò che Daisy è andata facendo. Con voce dolce, melodiosa, in cui trema a tratti una te­nerezza di sorella) Ed ora non restate così, non vi chiu­dete in questo silenzio. Su, siate buono. Dite qualche cosa. Non vi volete confidare con me?... Aprite il vostro cuore! .... Vi fa male restar così chiuso nei vostri pen­sieri. Perché, eh? perché?... A me potete dirlo. Posso capirvi!... La mia vita non è stata finora triste; ma ho visto tante cose! ... Chi sono io per voi? ... Il pallido ri­cordo di una sera lontana: nessuno. È come se parlaste ad un confessionale; è come se vi confidaste col vento, con le stelle. Con un amico, con una persona di famiglia molte volte non si osa, non si può, perché il giorno dopo, un'ora dopo ci si troverà ancora davanti a loro, e così tut­ti i giorni, tutte le ore che seguiranno, e la nostra con­fessione sarà sempre lì davanti a noi, e con essa la no­stra pena, il nostro rimorso o la nostra vergogna; ed avremo la tormentosa impressione di esserci messo qualcuno nell'anima a spiare, d'aver aperto le finestre della nostra intimità più riposta, del nostro pudore, dei nostri segreti più gelosi. Ma con un estraneo, con un ignoto, ci si può aprire perché non lo rivedremo mai più, ed il nostro segreto se ne andrà lontano, e forse col nostro segreto se ne andrà gran parte del nostro dolore. Potersi confessare ad un mendicante che s'in­contra su una strada maestra, e poi continuare il cam­mino, io credo che sia la più soave e la più sicura delle consolazioni. Non vi pare?.., Domani io sarò chissà do­ve — devo partire — voi pure, non ci rivedremo forse mai più; potete quindi parlare, potete alleggerire il vo­stro cuore!... Eh, volete?., (dopo un silenzio) Che co­s'è: una donna?... (Gerardo non risponde) No?... E al­lora che cosa?.... Affari?... Eh?

Gerardo                         - Vi prego....

Daisy                             - Dite!...

Gerardo                         - (emette un lungo sospiro, si alza, si passa una mano sugli occhi come per schiarire la visione delle sue idee, e resta in piedi davanti a lei, e la guarda per qualche momento in silenzio. Poi con voce ferma e dura) Non ho più un soldo: ecco!.,..

Daisy                             - È per questo?

Gerardo                         - Già!...

Daisy                             - (sorridendo lievemente) Ah, gli uomini! Pel de­naro! ....

Gerardo                         - Eh! .-. Quando si ha non conta nulla, ma quando..

Daisy                             - Eravate felice, prima?

Gerardo                         - Ero padrone di me stesso.

Daisy                             - Illusione!.... E come avete fatto?...

Gerardo                         - Mah!... È andato!!... Un giorno mi trovai che del mio patrimonio non restava più che qualche bri­ciola.

Daisy                             - E allora?

Gerardo                         - Allora mi dissi: un uomo ha il dovere di la­vorare; è venuto il momento!... Qui no; qui non avrei potuto. Lontano... Partii!... Lasciavo dietro di me una reputazione compromessa, dicerie, pettegolezzi, calun­nie: qualche debito di giuoco non pagato, rancori per eccessiva fortuna con le donne, una storia di un certo cavallo inventata da non so chi.... Partii... (con un sorriso amaro) In America! ....

Daisy                             - L'America! .....

Gerardo                         - Il paese del lavoro, del denaro, delle risorse.... Delle illusioni!.... Cercai, provai, stetti lì fino.... fino alle ultime lire. Poi, poi vidi che non c'era più via di uscita. Finire lì, no. Sono tornato... oggi...!

Daisy                             - Con Scaramanzia.

Gerardo                         - Come lo conoscete?....

Daisy                             - L'ho sentito nominare giù. L'ho visto.

Gerardo                         - Giungendo ho fatto vendere, appunto da Scara­manzia, gli ultimi due abiti che mi restavano, per le pic­cole spese della giornata, per poter giungere all'albergo in automobile. Poi... è tutto! Ora sono qui in questo albergo dove ho abitato per tanto tempo. Delle poltrone soffici, delle dorature, dei tappeti, dello champagne... Un frak... Muoio come si conviene ad un gentiluomo!!

Daisy                             - Così!... E rinunziate, vi abbandonate senza lottare, senza ….

Gerardo                         - (aspro, quasi violento) Lottare!... eccola que­sta parola vana!! ... E poi, sì, sono andato laggiù perché? .. Per lottare, come dite voi! ... Ma i lottatori, li conoscete? Li avete mai guardati in faccia questo manipolo d'uomi­ni che travagliano il mondo?... Vi siete mai avvicinata a loro senza sentire subito il desiderio di fuggire?... Biso­gnerebbe anzitutto lottare contro sé stessi, e vincere le ripugnanze, gli scrupoli, distruggere secoli di nobiltà che abbiamo nel sangue, secoli di schiavitù se volete! ... La verità è che uno di noi non può lottare per il denaro! .... E il giorno che uno non ne ha più, se ne va, così... come me ne vado io, senza salutare nessuno, senza volgersi in­dietro, con indifferenza, da persona di buon gusto. È que­sto l'ultimo privilegio che ci resta, a noi della nostra raz­za: l'eleganza! ... Ebbene, non dite più nulla?... È un caso comune, un caso stupido, senza bellezza, senza luce. Oh, lo so! ... È l'unica cosa che mi rattristi! ... Ma appunto perché è un caso comune, forse, io soccombo! ... Eccovi la mia confessione. L'avete voluta! ... M'è sembrato trop­po scortese rispondere con un rifiuto all'ultima persona che mi chiedeva qualche cosa!....

Daisy                             - Ed ora, non se ne parli più!....

Gerardo                         - Infatti!

Daisy                             - Ora... sedete vicino a me, datemi qui le vostre mani.... così....

Gerardo                         - Ebbene?

Daisy                             - Ebbene, tutto questo è stato un brutto sogno. A-desso viene il sole, e ricomincia la vita.... la vita con tutte le sue speranze, le sue gioie, i suoi dolori, se volete, le sue illusioni. Non è vero?....

Gerardo                         - Ah no! Non è possibile! ....

Daisy                             - No?...

Gerardo                         - (levandosi) Addio!... Vi ringrazio delle buone parole che mi avete detto. Forse sarebbe stato meglio che non vi avessi vista!... In certi momenti bisogna avere il cuore arido, come la pietra. Si spezza più facilmente! Mah!.... Addio!

Daisy                             - Già!... Io me ne vado di là, e passo le mie ore ad aspettare che in questa camera echeggi un colpo di ri­voltella, non è vero?

Gerardo                         - (con uno scatto) Che cos'è questo ricatto? Ah, stupido che sono stato!... Ci sono dei momenti in cui ci si lascia convincere, ci si lascia condurre come un bam­bino!... Stupido!... Eccolo il risultato della mia confes­sione!..-

Daisy                             - Sicuro, ecco! »... V'impedisco di commettere una bestialità!

Gerardo                         - Voi non m'impedirete nulla!

Daisy                             - Vedremo!!...

Gerardo                         - Ah!....

Daisy                             - Dovete vivere! ....

Gerardo                         - Siete pazza!... Vivere!.... Vivere di che?.... (a voce bassa ma violenta) Domattina dovrò scendere in istrada a chiedere l'elemosina? ... È finita! Se voglio com­perarmi una scatola di sigarette, non posso!... Ecco; ca­pite?... Mi sono umiliato abbastanza?

Daisy                             - Umiliato!.... È tutto quanto sapete rispondere alla mia trepidazione?....

Gerardo                         - Lasciatemi, andatevene!...

Daisy                             - No, non vi lascio: dovete rinunziare.

Gerardo                         - È inutile!....

Daisy                             - Dovete.

Gerardo                         - Ah, basta: andatevene! (cerca di spingerla verso la porta)

Daisy                             - (divincolandosi e prendendo improvvisamente le due lettere) Se non rinunziate, chiamo gente!....

Gerardo                         - Datemi quelle lettere.

Daisy                             - Faccio uno scandalo.

Gerardo                         - Quelle lettere, vi ho detto....

Daisy                             - No. (Mettendo la mano sul bottone del campanello elettrico) Se vi avvicinate, suono.

Gerardo                         - È una vigliaccheria.

Daisy                             - Non m'importa.

Gerardo                         - Ancora una volta... (le si avvicina)

Daisy                             - (facendo il gesto di suonare) Badate...

Gerardo                         - Ah.... (con un rapido gesto le afferra la mano poggiata sul bottone del campanello, trae la donna a sé, cerca di strapparle le lettere)

Daisy                             - No, no!... (getta le lettere e si avvinghia a lui) Non voglio!.... Come ve lo devo dire? come? Ma non capite?....

Gerardo                         - Ah!... (sì scioglie da lei con violenza, lacera le lettere)

Daisy                             - Mi dovete promettere, mi dovete giurare che rinun­ziate! ....

Gerardo                         - Ma perdio, non è possibile! E domani?....

Daisy                             - Perché pensate a domani? ... Ma quello che vi dice quest'attimo non ha dunque nessun valore?.-. È tutto!... E vi dice di vivere, di sorridere, d'abbandonarvi!... Do­mani non esiste!

                                      - (amaro) Non esiste?... Oh! (si accascia su una poltrona)

Daisy                             - Esisterà nel ricordo di quest'ora, nella gioia che ci attende.

Gerardo                         - No, no!...

Daisy                             - Sì! Tutta la vita è in questo momento, e sono io che ve la offro, Gerardo!

Gerardo........................ - (con sofferenza) Tacete!...

Daisy............................ - Una confessione per uno: vi faccio la mia!

Gerardo                         - (nascondendosi il volto tra le mani) Ah!

Daisy                             - Gerardo! .... (s'inginocchia presso di lui e gli acca­rezza i capelli. Un lungo silenzio. Poi s'ode picchiare alla porta ch'è in fondo. Entrambi si levano, si guardano. A voce bassissima) Non rispondete!... (spegne le lampade, meno quella ch'era accesa quando ella entrò. Poi va verso la porta di destra). (Picchiano di nuovo).

Gerardo                         - (fa qualche passo verso la porta di fondo) Chi è?

Cameriere                      - (d. d.) Il cameriere. Venivo per domandare se si può sparecchiare la tavola.

Gerardo                         - (guarda Daisy, la quale fa un gesto negativo con la mano) Ora... no... domani.

(Segue un lungo silenzio. Poi Gerardo si volge verso Daisy. Ella, che è sulla soglia della porta di destra, lo chiama con un sorriso. Tutte le seduzioni femminili splen­dono in quel suo sorriso che invita).

CALA LA TELA

ATTO SECONDO

Il giardino d'inverno dell'albergo. Piante e fiori. In fondo una grande porta a vetri per la quale si accede ad un salone. Un'altra porta a sinistra.

Le primissime ore del pomeriggio.

(Ottimo, Giorgio, Gisella e Diana stanno prendendo il caffè).

Giorgio                          - È una cosa sorprendente! ...

Diana                            - Avete visto chi era l'uomo con la barba?... Che cosa vi dicevo io?...

Giorgio                          - Si devono certamente essere conosciuti in Ame­rica. L'amante di Daisy d'Elsing!... C'è da diventar ce­lebri in ventiquattro ore! ...

Diana                            - Eh, già!... Voialtri uomini mettete della vanità in tutto: anche nell'amore!,..

Gisella                           - Che cosa gli deve costare, dico io, piuttosto! .-.. Una donna come quella!....

Giorgio                          - Evidentemente ne deve aver guadagnati molti.

Ottimo                          - Tanto meglio; sono contento per lui.

Giorgio                          - E per te: così potrai finalmente avere le cin­quantamila lire che gli vincesti quella notte.

Ottimo                          - Francamente, non ci speravo più.

Giorgio                          - (a Rodolfo che entra) Hai preso il caffè?

Rodolfo                        - Sì (egli è accigliato).

Gisella                           - (avvicinandosi a Rodolfo) Che cos'hai?

Rodolfo                        - Nulla.

Gisella                           - Sembri preoccupato.

Rodolfo                        - Io? No. Perché?

Gisella                           - Non so; te lo domando.

Rodolfo                        - T'inganni, (guarda l'orologio)

Diana                            - (al principe Tommaso che appare nel vano della porta ch'è in fondo) Buon giorno, principe!

Tommaso                      - (restando sulla soglia) Buon giorno!...

Diana                            - Non siete più partito?

Tommaso                      - No.

Diana                            - E l'amore come va?

Tommaso                      - Non gridate così, vi prego, (entra. Prende da una tasca uno specchietto, vi si guarda, si alliscia con una mano i capelli)

Diana                            - Sapete che Daisy è l'amante di Gerardo?

Tommaso                      - Chi Gerardo?

Diana                            - Gerardo di Jersay. Hanno passato la notte in­sieme, e oggi hanno fatto colazione nel salotto di lui, co­me due sposini.

Tommaso                      - (cercando di nascondere il suo turbamento) Ma... che cosa andate raccontando?.... (si mette a se­dere per non vacillare) .

Giorgio                          - Non lo sapevate?

Diana                            - Lo sa tutto T'albergo.

Tommaso                      - Tutto l'albergo?... (ad un cameriere che è apparso sulla soglia della porta di fondo) Dite a Mohamed di portarmi un caffè, (il cameriere esce di vista) Chi ha messo in giro questa stupida diceria?

Diana                            - Oh, perché andate in collera?

Tommaso                      - Perché si tratta, di una signora rispettabilis­sima.

Diana                            - Non ho mica detto il contrario!... Ma questo deve forse impedirle d'amare?

Tommaso                      - Amare... amare!... Sempre parole da romanzo!.

Gisella                           - (a Rodolfo che passeggia preoccupato) Si può sapere che cos'hai?

Rodolfo                        - (infastidito) Ma nulla, te l'ho detto! ...

Tommaso                      - E poi, quel Jersay... è un poco di buono, ho inteso dire. Qualche anno fa fece parlare di sé, e non bene! ... Si era mangiato tutto il suo patrimonio e... at­tentava a quello degli altri!...

Diana                            - Oggi però è di nuovo ricco.

Tommaso                      - Sarà... sarà... ma per me resta sempre una persona... sgradevole.

Diana                            - La bella Daisy non è della vostra opinione, a quanto sembra.

Tommaso                      - Lasciate stare la signora d'Elsing! D'altronde le parlerò, la metterò in guardia, e se è vero che quel signore si permette di farle la corte...

Diana                            - (ridendo) Oh, il principone è geloso!:...

Tommaso                      - Ma non gridate così! ... Sono suo amico, ed è giusto che mi preoccupi per lei.

Rodolfo                        - (interrompendo bruscamente il corso dei suoi pensieri, con voce alquanto vivace) Avete torto a par­lare così; Gerardo è un gentiluomo.

Tommaso                      - E allora vuol dire che ci sono due specie di gentiluomini.

Rodolfo                        - E per di più è un mio amico.

Tommaso                      - Lo deploro.

Rodolfo                        - (con voce ancora più vibrata) E non sono di­sposto a tollerare un simile linguaggio.

Tommaso                      - E io vi dico... (si leva in piedi concitato)

Rodolfo                        - Ed io vi ho detto che sono qui a rispondere per lui. Avete altro da aggiungere?

Gisella                           - Ma... Rodolfo!...

Giorgio                          - Calma, calma!... Che cosa succede?...

Tommaso                      - Succede che oramai non si può più frequen­tare l'albergo.... (Mohamed entra e serve il caffè)

Rodolfo                        - E perché?...

Tommaso                      - Perché.... perché.... (vedendo Mohamed, si sfoga contro di lui) ....Perché per avere un caffè ci vuole un'ora! ... I turchi sono lenti, ma voi siete più lento di tutti i turchi. Andate! (Mohamed esce. Tom­maso siede, beve un sorso di caffè e si scotta le labbra) Non ci si può fidare di questi turchi! ... (sbuffa; poi prende lo specchietto, vi si guarda, e sì alliscia ì cap­pelli. A Rodolfo) D'altronde mi sembra che non sia il caso di scalmarci così!

Gisella                           - Appunto!... E... la signorina Elena sta bene?

Tommaso                      - Si, grazie. È di là con delle amiche.

Diana                            - (a Ottimo) E i vostri bastimenti come vanno?

Ottimo                          - Vanno!... Però... brutti momenti, questi, per essere il presidente d'una società di navigazione! ...

Rodolfo                        - Gerardo conduce una vita irreprensibile. E la­vora, lavora moltissimo; tantocchè in poco tempo ha guadagnato parecchi milioni.

Tommaso                      - Parecchi...?!...

Diana                            - Milioni! ... Per esser l'amante di Daisy bisogna che li abbia!...

Tommaso                      - Voi, signora mia, avete la mania di sviare sempre la conversazione.

Diana                            - Sviare? Perché? Non si parlava di Gerardo?

Giorgio                          - Ma com'è che non si vede ancora?

Diana                            - È naturale: starà filando il perfetto amore!...

Tommaso                      - (beve un sorso di caffè) Hanno l'abitudine di servire il caffè freddo in questo albergo!... (si alza sbuffando)

 (Daisy entra dalla porta di fondo)

Ottimo                          - (andandole incontro) Oh!... Ancora qui?

Giorgio                          - Non siete partita.

Ottimo                          - A chi dobbiamo essere riconoscenti?

Daisy                             - Al mio capriccio.

Ottimo                          - Soltanto?

Daisy                             - Non vi sembra abbastanza?

Giorgio                          - Sapete che Jersay è tornato?

Daisy                             - (graziosamente ironica) Ah, sì?...

Giorgio                          - (sorridendo) Dall'America.

Daisy                             - Oh, guarda!...

Ottimo                          - Vi fa piacere?

Daisy                             - Ne sono felice! ...

Ottimo                          - È proprio un uomo fortunato! ... Daisy - Invece il giorno in cui partì lo credettero un uomo finito! ... '

Ottimo                          - Non tutti: noi, no.

Giorgio                          - Gli abbiamo voluto sempre molto bene!.... Si sa: i maligni non mancano mai.

Daisy                             - (mordace) Già! ...

Ottimo                          - Ma... ha veramente guadagnato quanto si dice?

Daisy                             - Oh, molto di più!

Giorgio                          - Molto di più? Chi ve l'ha detto?

Daisy                             - L'ho saputo, come tanti altri, a New-York.

Rodolfo                        - (che finora, chiuso nei suoi pensieri, non aveva preso parte alla conversazione, con mal celata avidità) Molto di più?... Quanto?...

Daisy                             - Mah! Abbastanza per riconquistare tutta la vo­stra stima! ...

Rodolfo                        - Però vorremmo sapere...

Tommaso                      - (che finora aveva passeggiato come un orso in gabbia) Ma la signora non è il segretario del conte Jersay.

Giorgio                          - Siamo amici di Gerardo, e ci fa piacere, c'in­teressa sapere...

Tommaso                      - Ebbene, domandatelo a lui!... .

Gisella                           - (a Diana) Hai visto quel fermaglio di brillanti? Che meraviglia! È la prima volta che lo mette. È certo un regalo di Gerardo.

Diana                            - E quello smeraldo che ha al dito? È nuovo. An­che quello deve averglielo regalato lui.

Gisella                           - (a Rodolfo) Tu che cosa fai? Vai in Banca?

Rodolfo                        - No. Ho un appuntamento qui.

Gisella                           - (a Diana) A che ora è il concerto di là?

Diana                            - Non so; andiamo a domandare.

(Gisella e Diana escono)

Ottimo                          - Ma Gerardo dove si è cacciato? Vorrei vederlo, sentire....

Giorgio                          - Ieri sera ha parlato così vagamente!...

Rodolfo                        - Andiamo a vedere se è di là.

(Rodolfo, Giorgio, Ottimo, escono per la porta di fondo)

 Tommaso                     - Ah, finalmente! Sono insopportabili! ... (a Daisy) Ebbene? Perché non si parte?

Daisy                             - Mah!

Tommaso                      - Non vi posso nascondere il mio stupore.

Daisy                             - Lo vedo.

Tommaso                      - Il mio stupore per il vostro biglietto di sta­mane. Si era deciso che si sarebbe partiti oggi insieme; e improvvisamente cambiate idea.

Daisy                             - Eh! ..

Tommaso                      - Perché?

Daisy                             - Perché... sono donna!

Tommaso                      - Non è una ragione! ...

Daisy                             - Volubile! ...

Tommaso                      - Ma...

Daisy                             - Capricciosa!...

Tommaso                      - Capisco...

Daisy                             - Illogica! ...

Tommaso                      - Tuttavia credevo...

Daisy                             - Una donna!... Una donna!... Non è forse perché sono una donna che mi avete fin qui... onorata della vostra attenzione?

Tommaso                      - Questo non vuol dire-..

Daisy                             - V'ingannate!... Donna: è detto tutto.

Tommaso                      - Ma intanto non mi dite nulla! Perché non volete più partire?

Daisy                             - Chi vi ha detto questo?

Tommaso                      - Voi, la vostra lettera.

Daisy                             - Ma io parto! ...

Tommaso                      - (raggiante) Si?

Daisy                             - Sì.

Tommaso                      - Ma allora... ho capito male... è soltanto un rinvio!

Daisy                             - Ho detto parto: non: partiamo.

Tommaso                      - (smarrito) Eh?!...

Daisy                             - Parto! ...

Tommaso                      - Infatti... la vostra lettera parlava chiaro; a-vevo capito benissimo! .'.. E ve ne andate così, senza dirmi, senza spiegarmi...

Daisy                             - Spiegarvi che cosa?... Non lo so!...

Tommaso                      - Lo so io, invece!... Lo sanno tutti!...

Daisy                             - Ah!... E allora, se lo sapete, perché me lo do­mandate?....

Tommaso                      - È dunque vero?!... Voi, voi... per un uomo qualunque! ...

Daisy                             - Eh?

Tommaso                      - Si, quel Jersay!... Lo conoscete bene?

Daisy                             - Meglio di voi! ....

Tommaso                      - È vero, m'hanno detto anche questo! ... Ma come potevo crederlo? Un uomo messo al bando, che scappò dall'Italia... e che oggi torna con tre milioni gua­dagnati... come?... E poi, tre milioni...

Daisy                             - Non vi sembrano abbastanza?

Tommaso                      - Mi sembrano pochi per essere preferito...

Daisy                             - Ora diventate insolente! ...

Tommaso                      - Vi domando scusa!... Dovete compatirmi!... Stavo finalmente per essere felice, e tutto ad un tratto... Ma... ma... non capisco!... Se... perché partite?., (ag­gressivo) Ah, con lui! Con lui? ...

Daisy                             - Siete troppo curioso

Tommaso                      - Ah,' è brutto quello che fate!... Dovevate par­tire con me, e invece, all'ultimo momento... con un al­tro! ... È cattivo, è brutto! .. In quanto a lui... (vedendo Elena che entra dalla porta di sinistra, con voce pla­cata) È incomprensibile!...

Daisy                             - Che cosa volete: non bisogna cercare di com­prendere tutto! (esce per la porta di fondo)

Elena                             - Papà, io salgo: vado a chiudere le valigie.

Tommaso                      - (brusco) È inutile: non parti più!

Elena                             - No?

Tommaso                      - Almeno... per oggi.

Elena                             - (giuliva) Oh, come sono contenta! Sì resta qui?

Tommaso                      - Qui o altrove... Insomma non si parte....

Elena                             - Se sapessi come ci andavo mal volentieri in cam­pagna... E... com'è che hai cambiato idea?

Tommaso                      - Non lo so. Piuttosto pensa a telegrafare a tua zia che non vada alla stazione ad aspettarti. (Si avvia per uscire).

Elena                             - Subito. (Va ad ima piccola scrivania per scrivere il telegramma) Papà?

Tommaso                      - Che cosa c'è ancora?

Elena                             - È tornato il conte di Jersay.

Tommaso                      - Che cosa vuoi che me ne importi?.... Pensa al telegramma piuttosto (esce sbuffando) (Mentre Elena è intenta a scrivere il telegramma, Ge­rardo entra dalla porta di sinistra. È vestito di un ele­gante abito da mattina).

Elena                             - (si leva, tenendo il foglio in una mano. Vede Ge­rardo) Ah!

Gerardo                         - (turbato) Voi?!

Elena                             - Ben tornato! ...

Gerardo                         - Grazie! (le stringe là mano) Dopo tanto tempo!

Elena                             - Già... (Un silenzio)

Gerardo                         - Riceveste la mia lettera?

Elena                             - (abbassando gli occhi) Sì.

Gerardo                         - E perché non mi rispondeste?

Elena                             - Perché., perché ve ne andavate lontano! A che avrebbe giovato rispondervi?

Gerardo                         - A farmi tornare un giorno.

Elena                             - Siete tornato lo stesso.

Gerardo                         - Eh, capisco! Qualcuno, forse, vi aveva par­lato di me — so quello che si diceva — e voi....

Elena                             - (pronta) Io non ho creduto.

Gerardo                         - Davvero?

Elena                             - Non avrei potuto credere: vi conoscevo così be­ne! ....

Gerardo                         - Grazie.

Elena                             - Non mi scriveste forse: «non giudicatemi per quello che gli altri vi diranno di me, ma per quello che vi dirà il vostro cuore»? ...

Gerardo                         - Ricordate ancora? (Elena reclina il capo) E il vostro cuore vi disse..- (un silenzio) Elena... (elici gli fa cenno di tacere; il suo respiro è affannoso. Con voce più bassa e più calma) Elena! ... (ella siede oppressa dalla commozione) Che cosa avete?

Elena                             - (con un lieve sorriso, levando gli occhi su di lui) Nulla! La primavera, forse!

Gerardo                         - La primavera?... Null’altro?....

Elena                             - Ma...

Gerardo                         - Che cosa c'è di nuovo nella vostra vita?

Elena                             - Nulla.

Gerardo                         - Proprio nulla?

Elena                             - Cioè, no: c'è qualche cosa di nuovo.

Gerardo                         - (con una lieve trepidazione nella voce) Che cosa?

Elena                             - Che siete tornato!...

Gerardo                         - E... se dovessi ripartire per un lungo viaggio?.

Elena                             - (con smarrimento) Dovete ripartire?...

Gerardo                         - Dico: se dovessi. Vi spiacerebbe?

Elena                             - Sì.

Gerardo                         - Molto?

Elena                             - Molto.

Gerardo                         - Come... allora?

Elena                             - Anche di più, questa volta.

Gerardo                         - Faceste male a non rispondermi.

Elena                             - Perché?

Gerardo                         - Perché ormai mi consideravo solo, completa­mente solo, nella vita.

Elena                             - E allora?

Gerardo                         - Allora non m'importava più di nulla.

Elena                             - Perché partiste?

Gerardo                         - Era necessario, lo sapete.

Elena                             - E potrebbe essere ancora necessario?

Gerardo                         - Se partissi, questa volta non sarebbe soltanto necessario ma inevitabile! E sarebbe per sempre!

Elena                             - (con angoscia) No!....

Gerardo                         - Ma non vorrei! ...

Elena                             - E che cosa vi può costringere?

Gerardo                         - Mah!..

Elena                             - Se io vi pregassi di rimanere?... Se l'altra volta non lo feci fu perché, quando ricevetti la vostra lettera, voi eravate già lontano.

Gerardo                         - Allora fu quasi esclusivamente per voi che io partii.

Elena                             - E i vostri progetti non si sono realizzati? Quan­do ho saputo del vostro ritorno, ho pensato che ogni difficoltà fosse superata. Mi son ingannata?

Gerardo                         - (dopo un lungo silenzio, durante il quale il suo animo è stato violentemente combattuto) No! ...

Elena                             - (raggiante) No?... (Si guardano in silenzio. Ve­dendo Scaramanzia che entra dalla porta di fondo) Sa­pete che abbiamo un concerto, oggi, in albergo?

Gerardo                         - Sì, lo so.

Elena                             - Ci sarete anche voi?

Gerardo                         - Forse?

Elena                             - Allora., a rivederci. (Scaramanzia, dopo essersi fermato un momento sulla soglia, è entrato salutando con un breve inchino. Pur avendo conservato il suo carattere, è quasi irriconosci­bile. Ha un vestito nuovo; giacca nera, calzoni a quadretti bianchi e neri, cappello a cilindro, come i com­messi dei banchieri della City; è pettinato, pulito, fre­sco. Se non è. elegante, poco ci manca. Ha sotto il brac­cio una cartella di cuoio gonfia di carte, e da quella cartella gli deriva l'aria di importanza che si dà. Hai fra le labbra un enorme sigaro. Osserva attentamente il contegno di Elena e di Gerardo).

Gerardo                         - (resta per un momento a guardare Scaraman­zia, non trovando il suo stupore parole per manifestarsi. Poi accende una sigaretta, e lentamente, con aria in­differente, gli si avvicina) Ah, sei qua?

Scaramanzia                  - Come stai?

Gerardo                         - Male.

Scaramanzia                  - lo benissimo. Grazie, (pavoneggiandosi) Come mi sta questo vestito?

Gerardo                         - Ma... si può sapere il mistero di questi abiti? Perché, qui, da ieri sera, si sta vivendo come in un so­gno.

Scaramanzia                  - Che vuol dire avere un temperamento ro­mantico!... Ma se è una cosa d'una semplicità infantile! Questa mattina sono andato dal tuo sarto: «Sa. ' il si­gnor Conte è arrivato». «Lo so, lo so! — mi ha risposto tutto giulivo — e so anche che ha fatto fortuna in America: tre milioni. Sono molto contento»

Gerardo                         - Ma questa favola dei tre milioni chi l'ha messa in giro?

Scaramanzia                  - Che cosa vuoi! Viviamo in un'epoca bru­tale: la gente non si contenta più di parole: vuole cifre. E diamogliele!... Ma non m'interrompere. «Senta — ho detto al sarto — i nostri bagagli, per gli indugi della dogana, non hanno potuto proseguire col nostro treno..» «Il signor conte ha bisogno di abiti? Guardi: ne ho qui di un cliente che non li ha ritirati, che debbono andargli proprio a pennello». — «Allora glieli mandi subito. E per me non avrebbe qualche cosetta?» — «Credo di si» Ed ecco spiegato il mistero. E con gli abiti gli ho detto di mandarti camicie, colletti, cravatte. (Giiardandolo con soddisfazione) Sei elegantissimo!... (Un cameriere entra dal fondo, consegna una lettera a Gerardo ed esce)

Gerardo                         - (lacera la busta — è una fattura. Ha un ge­sto di collera) Ancora una!... È da questa mattina che non faccio che riceverne! Mi ci hanno svegliato!.... Guarda!.... (trae dalle tasche parecchi fogli) Guarda! Ah!

Scaramanzia                  - Scusa, che cos'è?

Gerardo                         - Conti, fatture da pagare, che erano restate a dormire..- (guardando la fattura che ha ricevuto in quel momento) Un anello con zaffiro: lire ottomila e cin­quecento! ...

Scaramanzia                  - Non te l'ho mai visto.

Gerardo                         - Chissà per chi era!...

Scaramanzia                  - Ti mandano i conti perché sanno che a-desso puoi pagare. Servono a consolidare il credito. Pagheremo!

Gerardo                         - Con che cosa?... Con i tuoi tre milioni?

Scaramanzia                  - Con quei tre o con altri.

Gerardo                         - Sono stufo! ,.. Per fortuna...

Scaramanzia                  - Per fortuna ci sono io!

Gerardo                         - Già, tu. Ma si può sapere a chi sei andato a raccontare tutte queste fandonie?

Scaramanzia                  - Mi hanno fatto delle domande: «Quanti milioni?... due, tre?...» Io, veramente, non ho nemmeno risposto; ho lasciato fare a loro. Hanno deciso tre. Ma io non ho preso impegni. Siamo sempre a tempo ad aumentare, se giudicheranno che tre non sono ancora abbastanza.

Gerardo                         - Ah, di questi milioni se ne possono avere quan­ti se ne vogliono!!

Scaramanzia                  - Perché dici: di questi milioni? Credi che fra i milioni così detti reali e quelli immaginari ci sia una differenza?

Gerardo                         - No?

Scaramanzia                  - Scusa: abiti in un grande albergo, sei ve­stito dal primo sarto della città, sei l'amante di una delle donne più famose...

Gerardo                         - Che ne sai tu?

Scaramanzia                  - Lo so… lo sanno tutti, e ti prego di non. interrompermi. Tutti hanno per te la simpatia e la sog­gezione che si hanno per i milionari, e dici di non es­sere milionario?... Questa è la prova che abbiamo un modo diverso di vedere le cose, e che quello che per me è vero, per te è falso.

Gerardo                         - Ti giuro che se fossi di buon umore mi diver­tirei.

Scaramanzia                  - Ma è appunto quando si è di cattivo umore che bisogna cercare di divertirsi. Divertiti, caro!

Gerardo                         - Hai finito?... Be', adesso ti prego di non occu­parti più degli affari miei, perché non voglio essere tuo complice in queste buffonate.

Scaramanzia                  - Buffonate?... Il vestito che hai indosso la chiami buffonata? Daisy d'Elsing la chiami buffonata? I conti che hai in tasca?

Gerardo                         - Che cosa hai in quella cartella?

Scaramanzia                  - Ah! non sono il segretario d'un uomo di affari? Carte?

Gerardo                         - Quali carte?

Scaramanzia                  - Carte! ...

Gerardo                         - Che riguardano me?

Scaramanzia                  - Mah... ecco.... riguardano te in quanto io le porto come un'insegna della floridezza dei tuoi affari.

Gerardo                         - Fa' vedere.

Scaramanzia                  - (dopo essersi guardato attorno per assi­curarsi che non ci sia nessuno) Ecco, guarda (apre la cartella)

Gerardo                         - (guardando) Ma... questi sono giornali vecchi!

Scaramanzia                  - Carte!! ... Queste buste di pelle hanno un grande valore perché generalmente contengono docu­menti di molta importanza: ora questi giornali diven­tano documenti importanti essendo contenuti in una simile cartella.

Gerardo                         - (sdegnato) Ah!

Scaramanzia                  - Perché vai in collera? È l'uso: il segre­tario del milionario deve....

Gerardo                         - Finiscila o....

Scaramanzia                  - Milionario! ... Milionario! ... perché tutti credono che tu sia milionario. C'è qualcuno, è vero, che crede che tu sia povero; tu, per esempio, Daisy.... perché tu glielo hai detto, non è vero? Eppure ti avevo pregato di non parlare. Ebbene, che cosa prova questo? Che nella tua situazione economica ci sono tante realtà quanti sono i rapporti che si possono stabilire fra il pensiero di ognuno di noi e questa tua situazione, e che la realtà non è che un atteggiamento del nostro pen­siero. Se pensi di essere povero, sei povero; ma se im­magini di essere ricco è come se lo fossi. Vedi dunque che una cosa pensata è una verità; ma pel solo fatto di dover essere pensata perché essa sia è una finzione. Quindi la finzione è verità pur restando finzione, e per­ciò non c'è nulla che sia vero, nulla che sia falso. Dirò meglio, tutto è vero; quindi anche i tuoi milioni.

Gerardo                         - Bravo!... È come se uno dicesse: «I biglietti di banca buoni e falsi sono tutti buoni».

Scaramanzia                  - Certo. I biglietti cosi detti falsi non cir­colano forse in commercio con lo stesso risultato di quelli che tu chiami buoni?

Gerardo                         - Finché non si scopre che sono falsi.

Scaramanzia                  - Ecco: perché tu pensi o ti fanno pensare che sono falsi; ma finché tu non lo pensi, finché cioè tu non crei la verità della loro falsità, essi sono buoni, e tu li accetti per buoni, e per buoni li spendi. I falsi mo­netari quindi sono dei creatori di verità monetarie at­tendibili quanto lo stato. Sei convinto di questo?

Gerardo                         - No.

Scaramanzia                  - (ridendo) E allora tu esamina bene i bi­glietti prima di prenderli.

Gerardo                         - Ma siccome in questo momento nessuno me li dà....

Scaramanzia                  - Non aver fretta; e credi a me: di vero, di reale non c'è che quello che nasce qui dentro, (si batte la fronte) E non c'è nulla di definitivo. L'errore di ieri è la verità d'oggi, la finzione di oggi è la verità di do­mani. C'è un tuo amico, per esempio....

Gerardo                         - Chi?

Scaramanzia                  - Rodolfo Mèseri. Ieri era ricco e la sua povertà sarebbe stata una menzogna; domani sarà po­vero e la menzogna di ieri sarà una verità.

Gerardo                         - Povero?... Come?... Chi ti ha detto?

Scaramanzia                  - Un suo commesso di fiducia — una vec­chia amicizia — che ho incontrato stamane. Il Mèseri ha impegnato fortissimi capitali della Banca, e quel che è più grave, senza esserne stato autorizzato, in azioni di un'impresa che è crollata. Dopo domani è la fine del mese; non sa come regolare le differenze in Borsa.

Gerardo                         - Oh, povero Rodolfo !

Scaramanzia                  - Guarda che è un segreto ancora; nessu­no lo sa. Non parlare.

Gerardo                         - Che disastro! ... E non poter far nulla per aiu­tarlo!

Scaramanzia                  - Che cosa ha mai fatto lui per aiutare te?

Gerardo                         - Oh, è stato sempre un ottimo amico!...

Scaramanzia                  - Non è più tempo d'amici questo, mio caro. E allora stamane mi sono recato dal tuo agente di cam­bio. (Il cameriere entra dalla porta di fondo, consegna una lettera a Gerardo ed esce)

Gerardo                         - Ancora?

Scaramanzia                  - Ne hai dato del commercio!....

Gerardo                         - (scrolla il capo, e sorridendo amaramente la­cera la busta e dà un'occhiata alla fattura) Due «toilettes» da sera dècolletée, una in stoffa «lamèe»... to­tale lire seimila e quattrocento....

Scaramanzia                  - Che, ti vestivi anche da donna?

Gerardo                         - Mah! ... (mette la fattura in tasca)

Scaramanzia                  - Ecco; mettila con le altre; e se continua così prima di sera avrai un capitale!....

Gerardo                         - No, no! Non capisci che questo inganno non può durare?...

Scaramanzia                  - Inganno!-.. Tu non inganni nessuno!... Sono essi che si ingannano!

Gerardo                         - E consentendo questo inganno, io mi e imporlo come un truffatore, come un ladro. No!

Scaramanzia                  - Con chi?... Con i tuoi amici?... «La pro­prietà è un furto» ha detto Prudhomme. Dunque son essi dei ladri perché sono ricchi. E tu che oggi nai sol­tanto la reputazione di essere milionario, sei l'unico onesto fra tutti loro. Ma essi ti rispettano perché ti credono un ladro come loro, più ladro di loro. La società, la legge non condannano il furto, altrimenti sarebbero costretti a far crollare tuta la costruzione sociale. Con­dannano soltanto una certa specie di furti. I furti defi­nitivi, dopo i quali, cioè, non è più possibile rubare. Un ladro accorto dev'essere disposto a lasciarsi derubare a sua volta... soltanto a questo patto egli potrà continua­re a derubare gli altri. Se tu rubi una gallina e te la mangi, è giusto che tu vada in galera perché il furto è definitivo; ma se invece, dopo aver rubato la gallina, permetti che ti rubino tutte o parte delle ova, tu sei degno del massimo rispetto perché dai al tuo furto la possibilità di furti successivi. L'essenza del commercio è tutta qui.

Gerardo                         - Bravo!

Scaramanzia                  - Grazie. (Dalla porta di fondo entrano Ottimo, Giorgio, Rodolfo)

Scaramanzia................. - E allora, signor conte, se permette (sa­ luta ed esce per la porta dì sinistra)

Ottimo                          - Oh, ti si vede, finalmente!

Gerardo                         - Perché: finalmente?

Ottimo                          - Perché desideravamo vederti!....

Giorgio                          - Ti abbiamo aspettato a colazione!! ...

Ottimo                          - Stare un po' insieme; aver modo di rallegrarci per la tua fortuna che, abbiamo saputo, è superiore a quanto si era detto da prima.

Gerardo                         - Ah si?... Superiore?.... Vi ringrazio, ma....

Rodolfo                        - (a Gerardo) Quando si hanno il tuo ingegno e la tua operosità!... Ne ero sicuro!... (agli altri) Anzi io sono di parere che si debba festeggiare il suo ritorno. Questa sera ti offriamo (a Gerardo) un pranzo.

Gerardo                         - Un pranzo?

Giorgio                          - Sicuro: un gran pranzo. Tutti i tuoi amici.

Gerardo                         - No, no, vi prego.

Giorgio                          - Perché no?

Rodolfo                        - Ti riabbiamo fra noi, dopo tanto tempo. Nulla di più naturale.

Gerardo                         - Io vi ringrazio, siete molto gentili, ma.. No insomma!

Rodolfo                        - Se rifiuti mi offendo, ci offendiamo (volto agli altri) Non è vero? (a Gerardo) Siamo tuoi amici sin­ceri, affezionati... (chiamando gli altri a testimoni) An­che poco fa che cosa ho risposto al principe d'Argino? Ah, io l'amicizia l'intendo cosi!

Gerardo                         - Al principe d'Argiro?

Rodolfo                        - Oh, nulla: una piccola discussione!...

Giorgio                          - (a Gerardo, a voce bassa) Si capisce: è geloso.

Gerardo                         - Geloso?... Di che cosa?

Giorgio                          - Oh, guarda!... Cadi dalle nuvole?

Rodolfo                        - Insomma è inteso; per questa sera.

Gerardo                         - Vi ho detto....

Giorgio                          - Non vogliamo sentire nulla.

Rodolfo                        - Nulla!

Gerardo                         - Ma....

Giorgio                          - Non ci sono ma-...

Ottimo                          - A questa sera. Ed ora se permetti... (agli altre) se permettete.... vorrei dirti due parole (lo trae in disparte)

Gerardo                         - (cercando di vincere il suo imbarazzo) Appun­to: dovremmo regolare...

(Daisy entra dalla porta di fondo e si firma a parlare con Giorgio e con Rodolfo)

Ottimo                          - Che cosa?... Ah sì, non c'è furia. Si tratta di altro.

Gerardo                         - Ah! ...

Ottimo                          - Tu, laggiù, ti sei occupato di navigazione?

Gerardo                         - (evasivo) Ma....

Ottimo                          - Hai conosciuto Herbert Beamish?

Gerardo                         - Si.

Ottimo                          - Sai che è qui?

Gerardo                         - Infatti.

Ottimo                          - Ecco di che cosa si tratta: la nostra società vor­rebbe disfarsi di tre navi.

Gerardo                         - Ah!....

Ottimo                          - Ho ragione di credere che il Beamish sarebbe disposto a comperarle.

Gerardo                         - Ah!...

Ottimo                          - Ma a noi, come tu comprendi, non conviene di andargliele ad offrire.

Gerardo                         - Già!...

Ottimo                          - Perché non te ne occupi tu? È un affare. Per le condizioni...

Gerardo                         - (che sta sulle spine) Ma... sai...

Ottimo                          - No?...

Gerardo                         - Ecco, vedi....

Ottimo                          - Non ti piace trattare l'affare come intermedia­rio? Capisco; ormai non fai che affari di grande stile! Ma credevo... trattandosi di tre navi...

Gerardo                         - Capisco... capisco....

Ottimo                          - Preferisci trattarle direttamente?.... A te posso offrirle a un prezzo minore in modo che tu abbia un margine... Ti do un'opzione per un tempo ragionevole e tu poi le tratti per conto tuo, te la vedi tu...

Gerardo                         - Ah. ecco, me la vedo io! ... Un'opzione... Già, già.... Eh, insomma....

Ottimo                          - Decidi tu. Mi darai una risposta stasera; una risposta di massima: se accetti trattare; o si o no. Poi vedrai, esaminerai....

Gerardo                         - Già... vedrò... esaminerò....

Ottimo                          - Un'opzione non t'impegna a nulla.

Gerardo                         - Sicuro., a nulla....

Ottimo                          - D'accordo, dunque!... A stasera la risposta?

Gerardo                         - Ecco, a stasera: benissimo, (stringe la mano che Ottimo gli tende)

Rodolfo                        - (avvicinandosi) Gerardo, avrei bisogno di par­larti.

Gerardo                         - (mettendo a prova la sua pazienza) Sì, caro.

Rodolfo                        - In giornata.

Gerardo                         - Sì, caro.

Rodolfo                        - Ma... senza testimoni.

Gerardo                         - Sì, caro.

Rodolfo                        - Quando? Ci vogliamo vedere qui fra una mezz'ora?

Gerardo                         - Sì, caro.

Rodolfo                        - Grazie, (stringendogli la mano) A più tardi.

Gerardo                         - Sì, caro.

Giorgio                          - (a Daisy) E voi non venite a sentire un po' di concerto?

Daisy                             - Sì, fra poco.

Giorgio                          - (a Gerardo) Allora siamo d'accordo: questa sera gran pranzo, (a Ottimo, avviandosi verso la porta di fondo) Ma come avrà fatto a guadagnar tanto?

Ottimo                          - Come... come.... Come tanti altri. L'importante è che li abbia guadagnati! (Ottimo, Rodolfo, Giorgio, escono per la porta di fondo)

Gerardo                         - (preso da una necessità di reazione violenta, comincia a passeggiare e a gesticolare) Ah, be'! .. anche il banchetto; ci mancava il banchetto! E poi che co­s'altro?... Una rappresentazione di gala? E poi? e poi?... Aumentano i milioni, aumenta l'entusiasmo pel mio ri­torno... Prima le strette di mano, prudenti, poi le pro­teste d'amicizia, adesso., il banchetto! ... Poi... un cor­teo per le vie della città — non è vero? Mi faranno passare sotto un arco di trionfo tra squilli di trombe, suoni di campane e sventolio di bandiere — non è vero? Poi... i milioni aumenteranno ancora, e allora... Ah, che gente! Son tutti là pronti a vendersi, ad avventarsi contro questo fantasma di ricchezza per depredarlo. La fama del denaro, la vigliaccheria del denaro, la pro­stituzione del denaro. Sempre il denaro, il denaro, ver­gogna e maledizione degli uomini. Rivenderebbero Cri­sto, magari a prezzo di liquidazione! Mi fanno schifo! (Brevissimo silenzio) Una mi guarda sospirando, quel­lo mi vuole parlare in segreto, quell'altro mi vuol ven­dere delle navi, tre navi, una flotta addirittura, il do­minio dei mari! ... Basta, basta! ... Io mi domando a che cosa mi vogliono spingere!... Ah!

Daisy                             - Calmati!... Capisco perfettamente: così non puoi andare avanti! ...

Gerardo                         - Ci voleva molto a capirlo! ...

Daisy                             - Sì, qui ti trovi in una posizione falsa! ...

Gerardo                         - Vedi bene .quindi che se stamane sono stato un po' vivace con te avevo ragione.

Daisy                             - Sì. E poi... la vicinanza di questi amici ricchi, allegri, felici, ti fa sembrare più penosa la tua situa­zione, ti esaspera. Oh, lo capisco, sai! ...

Gerardo                         - Meno male!...

Daisy                             - Hai bisogno di calmare i tuoi nervi, di ritrovare la fiducia in te stesso, di ritemprarti, di tornare ad amare la vita. Ed. io saprò fartela riamare. Vedrai.

Gerardo                         - Oramai! ...

Daisy                             - Ancora?!

Gerardo                         - Perché: ancora? Che cosa c'è di mutato, di nuovo?

Daisy                             - Nulla è cambiato per te da ieri sera? ... E il mio amore?

Gerardo                          - Amore: un capriccio!...

Daisy                             - No, Gerardo! ... Ieri sera, è vero, fu un capriccio. Era l'avventura strana; i tuoi baci avevano un sapore disperato, mortale. Contendere qualcuno alla morte, così, con l'amore, mi piaceva. Ma oggi ti amo, Ge­rardo; ti amo perché la tua vita te l'ho ridata io, perché sei come una creatura mia, rinato per i miei baci! ...

Gerardo                         - Inutile!... La tua strada è bella!... Va', va'!... Non ti fermare per questa malinconica sciocchezza! ...

Daisy                             - Ah no, ascoltami... (s'interrompe e si allontana di qualche passo vedendo venire Diana)

Diana                            - (entrando dalla porta di fondo) Jersay, ma è vero che partite domattina? ...

Gerardo                         - Io?...

Diana                            - Siete appena arrivato e già ci volete lasciare?

Gerardo                         - Ma... vi assicuro...

Diana                            - Se avete anche già pagato il conto...

Gerardo                         - Il conto?

Diana                            - Dio, quanti misteri! ... Siete veramente diven­tato insopportabile! ...

Gerardo                         - Ma chi vi ha detto...?!

Diana                            - Ho sentito poco fa il portiere che lo diceva ad un... uomo che era venuto a domandare di voi.

Rodolfo                        - (entrando dalla porta di fondo) Dunque, è vero?

Gerardo                         - Ma no, c'è un equivoco! ... (qualche vago so­spetto gli passa per la mente. Volge un rapido sguardo verso Daisy)

Rodolfo                        - Un equivoco?

Gerardo                         - Sì... avevo avuto per un momento l'idea di fa­re domattina una corsa qui vicino, per un affare. Ma vi ho rinunziato! ... Non so che cosa vadano raccon­tando! ...

Rodolfo                        - Ah! tanto meglio...

Ottimo                          - (dalla porta di fondo) Ebbene?

Diana                            - (andando verso di lui) Non è vero.

Rodolfo                        - Un equivoco! ....

(Diana, Rodolfo e Ottimo scompaiono)

Gerardo                         - (va verso Daisy e le si pianta davanti) Che cos'è questa storia della mia partenza, del conto pa­gato? ...

Daisy                             - Non vuoi più partire? ... Vuoi restare qui? ...

Gerardo                         - Sei stata tu?

Daisy                             - Se poco fa eravamo d'accordo!...

Gerardo                         - D'accordo?... D'accordo?...

Daisy                             - Sì. Non hai detto tu stesso che qui t'era impos­sibile di vivere, che...

Gerardo                         - Né qui, né altrove!...

Daisy                             - Gerardo?!...

Gerardo                         - E tu ti sei permessa?!... Come hai osato?... Ma che cosa credi? che voglia farmi mantenere da te?...

Daisy                             - (con orrore) Gerardo! ? ...

Gerardo                         - Io mi domando se tu non sia diventata pazza... se tutti non siate diventati pazzi intorno a me! ... E tu, tu vedi in che posizione mi trovo, qui; vedi che mi si avvolge, mi si spia, mi si interroga, mi si giudica, e tu...

Daisy                             - Ma appunto per questo...

Gerardo                         - Già! ... Appunto per questo tu paghi il mio conto, dai disposizioni per la mia partenza e... mi porti via con te, mi rapisci!

Daisy                             - Nessuno sa che sono stata io!

Gerardo                         - E per questo?... Ma... sono io che non mi sono spiegato o tu che non mi vuoi intendere?

Daisy                             - (risoluta) Io intendo questo: che ti amo, e non ti lascio, e voglio salvarti anche contro la tua stessa volontà. E adesso di' pure quello che vuoi; non riusci­rai né a offendermi né a farmi andare in collera.

Gerardo                         - Dico... dico che mi farai il piacere di lasciarmi libero: dico che io non voglio né tutele né legami.

Daisy                             - E allora ieri sera dovevi cacciarmi via! ...

Gerardo                         - Ah, mi rimproveri...

Daisy                             - Non ti rimprovero nulla: dico: dovevi cacciarmi via! ... Adesso non hai più il diritto di riprenderti.

Gerardo                         - Non ho più il diritto...?... Sei diventata la mia padrona, insomma? ...

Daisy                             - Ti amo!

Gerardo                         - Ah! ...

Daisy                             - Sì.

Gerardo                         - Sai che cosa si dice?... Che mi ami perché sono ricco! ...

Daisy                             - Non m'importa.

Gerardo                         - Ecco come si giudica il tuo amore.

Daisy                             - Non m'importa.

Gerardo                         - Che hai lasciato il principe d'Argiro per.....

Daisy                             - Non m'importa.

Gerardo                         - Ma io...

Daisy                             - Non m'importa! ... Dicano quello che vogliono, pensa quello che vuoi! ... È una partita in cui sono in giuoco il mio amore e la tua vita; vedremo chi di noi due vincerà! ...

Gerardo                         - Ah, è una partita che vuoi giuocare!.. Mi ami così, come si può amare per scommessa!

Daisy                             - Come ti amo, non lo so: ti amo!...

Gerardo                         - Per vanità! ...

Daisy                             - Non lo so!

Gerardo                         - E credi di potermi rendere schiavo, di metter questo tuo amore a traverso la mia strada?... Ah!...

Daisy                             - Povero Gerardo! Non sai veramente quello che dici. Ma non ti accorgi che da ieri sera la tua volontà è guidata, è dominata dal mio amore?

Gerardo                         - (con un riso aspro) Ah!...

Daisy                             - Sì. Ed è stato il mio amore che ti ha riattaccato alla vita!

Gerardo                         - Riattaccato? ... Fu un momento di debolezza, un tradimento dei sensi, un espediente per stordirmi, così, come ho bevuto lo champagne, come...

Daisy                             - Sarà stato quello che vuoi; ma oggi non puoi più compiere l'atto orribile che avevi meditato.

Gerardo                         - Lo dici tu! ...

Daisy                             - T'illudi!... Passato il momento d'esaltazione, si ritorna uomini, e ci si riaggrappa alla vita più tenace­mente di prima!... E tu sei così giovane, hai tanta voglia di vivere. Ti dico questo per metterti in guardia contro te stesso, perché tu non commetta delle scioc­chezze credendo di poter ancora effettuare il tuo pro­posito.

Gerardo                         - Quello che devo fare lo so da me!

Daisy                             - Cioè?

Gerardo                         - Non ti riguarda.

Daisy                             - Va bene; aspetteremo gli avvenimenti.

Gerardo                         - No, non c'è niente d'aspettare. Ti prego di non occuparti più di me. Hai capito? Basta!...

Daisy                             - Come?...

Gerardo                         - Ho detto: basta! ... Ognuno per la sua strada.

Daisy                             - (prendendogli con violenza un braccio) Sei un ragazzo! Un cattivo ragazzo! ... (lo lascia, vedendo en­trare Scaramanzia dal fondo)

Gerardo                         - Ah, ecco quest'altro!... (prendendolo pel ri­svolto della giacca) Quanti milioni ho? Quanti?

Scaramanzia                  - Ma... prima erano tre; adesso ho sentito dire...

Gerardo                         - Ah, sì? ... Ebbene, anche tu mi farai il piacere di levarmiti di torno. Hai capito? Va'! ... (lo allonta­na da se con una spinta)

Scaramanzia                  - (riassettandosi l'abito) Sempre così! Quando I uno diventa ricco...

Gerardo                         - Non voglio più nessuno intorno a me; anda­tevene! ...

Scaramanzia                  - Ecco come egli tratta i suoi più fedeli servitori che stanno indefessamente lavorando alla sua fortuna! ...

Gerardo                         - Vi dispensa dai vostri servigi.

Scaramanzia                  - Troppo tardi!

Gerardo                         - Che, anche tu sei diventato mio padrone?

Scaramanzia                  - Fedel servitore, ho detto!!... Ma non mi hai accordata tutta la tua fiducia? ... Non mi hai ieri la­sciato una procura generale perché io...

Gerardo                         - Che cosa hai fatto ancora?...

Scaramanzia                  - Dà tempo al tempo!... Fidati e vedrai!...

Gerardo                         - Non voglio vedere nulla! Ma non riuscirò dunque ad aprirmi un varco fra voi? Che cos'è questa folle mania di salvataggio che vi ha preso, si può sa­pere?

Daisy                             - Ma come te lo devo dire?

Gerardo                         - Va Bene!... (a Scaramanzia) E tu, tu...?

Scaramanzia                  - Se ti dicessi — perché ti sono amico — forse non ti convincerei. Perché? Perché ero nato per questo: per giuocare gli uomini, sopraffarli, spogliarli. Se io stessi un mese in questo albergo, fra questa ma­nica d'imbecilli foderata di milioni, altro che pesce­cane: me li ingoio tutti vivi come se fossi il creatore del Vesuvio! Ma dovrei avere il tuo nome, il tuo volto, il tuo appartamento. Se mi presento io, così, sia pure col mio bel vestito nuovo, chi è che mi ascolta? Si mettono a ridere, ecco! ... E allora faccio fare a te quello che vorrei essere io a fare! ...

Daisy                             - Sì, va bene, ma qui bisogna fare qualche cosa di positivo. Tutte queste non sono che parole, fantasie!..

Scaramanzia                  - Non dite male delle parole. Nella parola è il fatto per eccellenza. Vedete? È bastata una parola ed egli è diventato milionario. Sareste voi bella se nes­suno vi avesse mai detto che siete bella?.... Una parola crea un mondo, un pensiero crea l'infinito! ... Una pic­cola scintilla si invola rapida nella notte, scoppia ed ecco fiorire una costellazione meravigliosa; e da ogni stella sboccia un fiore abbagliante, che invade il cielo col fulgore dei suoi petali miracolosi, si deforma in draghi di fuoco, in lune ardenti, in fontane di smeraldi, in vortici diamantini; si avventa ancora più in alto con mille cuspidi d'oro, ripiove in fantastici salici di rubino, prorompe saettando spade incandescenti che squarciano il seno della notte, si snoda in lascivi ser­penti di zaffiro, si libra in un volo di colombe d'argento, si sgretola in una cascata di perle iridescenti, brulica, sfavilla, tripudia, s'inabissa, risorge, ride, sfolgora, trionfa, s'adagia mollemente sul velluto delle tenebre!.. Realtà, realtà creata dalla nostra mente, verità susci­tata dalla divina finzione, infinito, eternità, sogno dei nostri sensi! ... Voi siete bèlla come Venere, tu ricco come Creso, io, io... (rompe in una grande risata) A più tardi, a più tardi! .... (esce quasi di corsa per la porta di fondo).

Daisy                             - (guardandolo uscire) È matto! È matto! .... Ep­pure una decisione bisogna prenderla! Gerardo... Lascia quel giornale, Gerardo! ...

Gerardo                         - (gettando il giornale) Avete finito? Se n'è an­dato?

Daisy                             - Dunque... non vuoi partire?

Gerardo                         - Daccapo?

Daisy                             - Sta bene; non partirò nemmeno io. (esce dalla porta di sinistra).

Rodolfo                        - (entrando dalla porta di fondo) Eccomi qua.

Gerardo                         - Bravo. Che cosa c'è di nuovo?

Rodolfo                        - Mah! ... (siede e resta perplesso)

Gerardo                         - Dunque?....

Rodolfo                        - (sospirando) È un brutto momento, Gerardo...

Gerardo                         - Sei venuto per darmi questa notizia?

Rodolfo                        - Tu che sei un uomo d'affari puoi capirlo.

Gerardo                         - (con un gesto d'impazienza) Già!....

Rodolfo                         - Difficoltà momentanee, ma tuttavia penose.

Gerardo                         - Se sono momentanee passeranno.

Rodolfo                        - Già... Ma bisogna poter superare il momento!...

Gerardo                         - Lottando... avendo fiducia..,.

Rodolfo                        - Eh, lottare... fiducia... parole! ...

Gerardo                         - Hai ragione; si fa presto a dire!... Bisogna trovarcisi! ... I consigli, i bei discorsi, tutta retorica!... ma la vita! ....

Rodolfo                        - Ecco, tu puoi capirmi, tu che ti ci sei trovato in un momento....

Gerardo                         - (riprendendosi) Ah, non parlavo per me!... Rodolfo'- Tu l'hai superato felicemente!....

Gerardo                         - Ma non ti perdere d'animo; troverai un modo per fronteggiare la situazione. Un uomo navigato co­me te!,...

Scaramanzia                  - (entrando trafelato) Signor conte....

Gerardo                         - Che cosa c'è?

Scaramanzia                  - L,a cartella... la mia cartella....

Gerardo                         - Ebbene?

Scaramanzia                  - Non so dove... (vedendo la cartella su una sedia) Ah, eccola?... (si mette una mano sul petto per sedare l'affanno) Temevo d'averla perduta!... Mi scusi, signor conte. (Prende la cartella ed esce. Un si­lenzio).

Rodolfo                        - Gerardo?!..

Gerardo                         - Dimmi.

Rodolfo                        - Tu solo puoi aiutarmi!!

Gerardo                         - (stupito) Io?

Rodolfo                        - Tu!...

Gerardo                         - E in che modo?

Rodolfo                        - In che modo?!... Non ce n'è che uno purtrop­po: l'unico.

Gerardo                         - E sarebbe?

Rodolfo                        - Un aiuto finanziario.

Gerardo                         - (ancora più stupito) Eh?...

Rodolfo                        - Si tratta, è meglio dirlo subito, d'una somma cospicua.

Gerardo                         - (nervoso) Senti, è inutile che tu continui.

Rodolfo                        - Come! ? ...

Gerardo                         - Come! ? ... È inutile.

Rodolfo                        - Ma lascia che ti spieghi...

Gerardo                         - Hai spiegato fin troppo! ... Ti dovrei dare del denaro... io!... Ah, è il colmo!...

Rodolfo                        - Perché?....

Gerardo                         - E... hai detto: molto, anche, moltissimo!...

Rodolfo                        - Ma lascia che ti dica....

Gerardo                         - (sempre più nervoso) Dire che cosa?.... Io dare del denaro a te?... Ma... c'è da diventare matti!...

Rodolfo                        - Ma scusa, perché?

Gerardo                         - E me lo domanda!...

Rodolfo                        - Sicuro che te lo domando!... Diffidi forse di me?... Credi che...

Gerardo                         - Ma io non credo niente!... (cercando di dare alla sua voce un tono calmo ma risoluto) Senti, caro Ro­dolfo, non posso.

Rodolfo                        - Non vuoi! ...

Gerardo                         - Non posso!... Non mi... Ah!!...

Rodolfo                        - Gerardo, pensaci prima di dirmi di no!...

Gerardo                         - Ma ci ho già pensato, figurati! ...

Rodolfo                        - Sei la mia ancora di salvezza! ... Il tuo rifiuto può voler dire la mia rovina, capisci?!... Alla fine è un affare come un altro che ti propongo!...

Gerardo                         - (come fuori di se) Non faccio affari!...

Rodolfo                        - Se non fai altro, adesso!....

Gerardo                         - Ma... di questo genere, no!

Rodolfo                        - Ma se non ti ho ancora detto...

Gerardo                         - È lo stesso.

Rodolfo                        - Ancora una volta, Gerardo...

Gerardo                         - Basta! ..

Rodolfo                        - (diventando freddo e conclusivo) Basta, ba­sta!... Ti chiedo scusa se ti ho disturbato.

Gerardo                         - Prego.

Rodolfo                        - (amaro) Però, questo, da un amico come te j non me lo sarei aspettato!... E pensare che ti ho ac-colto come un fratello, ieri sera; che poco fa ho avuto.» una questione per te col principe d'Argiro! ...

Gerardo                         - Che cosa vuoi dire con questo?...

Rodolfo                        - Che gli amici...

Gerardo                         - Sono amici quando si spera che ci possono es­sere utili.

Rodolfo                        - Non vorrai dire che io abbia agito per calcolo!

Gerardo                         - E allora perché mi rinfacci la tua accoglienza, la storia con d'Argiro?... Chi ti aveva pregato?...

Rodolfo                        - Ah. questo è il ringraziamento?! ... Hai ragio­ne, ho fatto male, me ne pento!! ... Non sei uomo per» il quale...

Gerardo                         - (animandosi) Per il quale?....

Rodolfo                        - (violento) Eh, si! ... Il passato si dimentica presto quando la fortuna ci favorisce!... Ma ho avuto torto a dimenticarlo anch'io!...

Gerardo                         - (minaccioso) Che cosa vuoi dire?

Rodolfo                        - Che hai troppe cose da farti perdonare, e lo dimentichi! ...

Gerardo                         - Perdonare che cosa?...

Rodolfo                        - Molte cose!... E forse anche questa tua troppo rapida fortuna! ....

Gerardo                         - Ah, la mia....

Rodolfo                        - Sì! ...

(Attratti dall'alterco, compaiono nel vano della porta di fondo Giorgio, Ottimo, Scaramanzia, Tommaso, Daisy, Elena, Diana, Gisella)

Gerardo                         - Sei un mascalzone! ...

Rodolfo                        - A me?... (I due uomini fanno per avventarsi l'uno contro l'altro; ma Scaramanzia s'interpone rapido. Anche gli altri accorrono. Qualche piccolo grido di donna)

Ottimo                          - Calma, calma!...

Giorgio                          - Che cos'è successo?....

Gisella                           - Rodolfo?!...

Rodolfo                        - (a Gerardo') Avrai presto mie notizie!... (esce accompagnato da Gisella)

Gerardo                         - Le attendo!! ...

Ottimo                          - (a Gerardo) Se hai bisogno d'un amico, sono qui.

Giorgio                          - Anch'io, senza complimenti.

Diana                            - Ma che cosa è accaduto?

Gerardo                         - Volete sapere che cosa è accaduto?... È acca­duto che non ne posso più!... Che da quando sono arri­vato mi si toglie il respiro!.. Chi vuole una cosa, chi ne domanda un'altra; uno mi offre i suoi servigi, l'al­tra il suo amore, quello voleva dei quattrini e molti, moltissimi, anche!... Ah, basta! Che cosa vi debbo dire per essere lasciato tranquillo? Che non ho un soldo?.... Che povero sono partito e più povero son tornato?... Questo? O mi volete veramente costringere a partire? Ebbene me ne andrò, e subito, e per sempre questa volta, se Dio vuole. Siete contenti, adesso? Volete saper altro? Non ne posso più!... Basta!... A rivederci!... (esce per la porla di sinistra) (Tutti si guardano in faccia. Un lungo silenzio)

Scaramanzia                  - (come continuando il discorso di Gerardo, ma di più pacato rimprovero) Eh, sì, basta!... Ha ragio­ne! ... Mi meraviglio anzi, che abbia potuto sopportare fino a questo punto! Era venuto qui per stare tranquillo, per riposare un po', e invece tutti addosso. Eh no, no! Come si è saputo, poi, che è tornato ricco, io me lo do­mando! ... Ma lasciatelo in pace!.... Vi riesce tanto dif­ficile di comportarvi con lui come se... come se fosse povero?.»- Ecco!... Un po' di discrezione, signori, un pò dì discrezione!

Giorgio                          - Però...

Scaramanzia                  - Che cosa c'è?... Anche lei, forse vuole dei quattrini?...

Giorgio                          - Io?...

Scaramanzia                  - E allora basta! ....

Giorgio                          - Ma....

Scaramanzia                  - Ma... Non ci sono ma. Ho detto!... (si calca il cappello in testa ed esce tronfio come un tacchino)

CALA LA TELA

ATTO TERZO

 La stessa scena del secondo atto. Il pomeriggio inoltrato.

Giorgio                          - (passeggiando con evidente agitazione) Che vuoi che ti dica. Non lo so, non capisco!....

Diana                            - Ma ti sembra naturale? Ha una questione con Gerardo, annunzia che gli manderà i padrini e invece parte.

Giorgio                          - Questo non. vorrebbe dire nulla. Può tornare domattina e provvedere alla sua vertenza. Non hai vi­sto Gisella? Lei è l'unica che possa dare una spiega­zione.

Diana                            - No, non l'ho vista. Dopo la questione è salita con Rodolfo e non è più discesa.

Giorgio                          - Mah!

Diana                            - E Gerardo?

Giorgio                          - Era di là poco fa. Anche lui mi sembra un uo­mo molto strano.... Che cosa c'entrasse quella sfuriata, me lo domando. «Sono tornato senza un soldo!...» E poi quello Scaramanzia.... che cosa c'entra lui?... Non è chiaro, non è chiaro!

Diana                            - Sembra anche a me! (a Ottimo che entra dalla porta di fondo) Ebbene, che cosa ne dite della partenza di Rodolfo?

Ottimo                          - Mah! ...

Diana                            - Vi sembra naturale?

Ottimo                          - Tutt'altro!

Giorgio                          - E la questione con Gerardo come finisce?

Ottimo                          - Finisce come vuole! ... Ma ciò che rende inspie­gabile questa partenza è che stasera c'è consiglio alla banca e lui, ch'è consigliere delegato, non ci sarà. (Elena entra dalla porta di fondo) , .

Giorgio                          - Questo non lo sapevo! Ed è partito! Rinuncio a capire!....

Ottimo                          - È il meglio che si possa fare.

Diana                            - Si potesse sapere qualche cosa di Gisella! Ma do­ve si sarà cacciata?... (esce per la porta di fondo)

Elena                             - (vincendo una lieve titubanza) Dunque... questo duello? ...

Ottimo                          - E chi lo sa?... Non mi sembra molto probabile. Non sapete che Mèseri se n'è andato improvvisamente?

Elena                             - Infatti l'ho inteso dire.

Ottimo                          - E allora! ...

Elena                             - E credete che il conte Jersay partirà come ha detto?

Ottimo                          - Mah! chi ci capisce più niente? (esce con Gior­gio per la porta di fondo)

Elena                             - (restata sola mostra evidente la sua pena. Ve­dendo Scaramanzia che entra dalla porta di sinistra, resta a lungo perplessa, vuole e non vorrebbe. Alla fine gli rivolge la parola) Scusi, lei è il segretario del conte di Jersay, non è vero?

Scaramanzia                  - Per servirla.

Elena                             - Io ero qui, dianzi, quando egli ha detto... quan­do è andato in collera... Ecco, vorrei sapere... Oh, una semplice curiosità... ma forse sono indiscreta! ...

Scaramanzia                  - (incoraggiandola) Dica, dica pure.

Elena                             - È vero che riparte?... Che riparte subito.... per sempre?

Scaramanzia                  - (la guarda ed ha un lievissimo sorriso) Può darsi. Lei stessa è stata testimone: qui gli rendono la vita impossibile! Può darsi! Il signor conte non mi ha ancora detto nulla in proposito, ma tuttavia

Elena                             - E lei crede....

Scaramanzia                  - Mah! ... Tanto più che fin da stamane egli aveva manifestato l'idea di partire; lei forse lo sa. Ha pagato il conto, il suo appartamento è già affittato ad altri per domani. Non escludo che possa cambiare idea, ma mi sembra difficile.

Elena                             - Ma 'se è appena arrivato?!

Scaramanzia                  - Mah!... (dopo una breve pausa) A meno che non sopravvenisse qualche forte ragione a tratte­nerlo.

Elena                             - In tal caso lei crede....

Scaramanzia                  - Se la ragione fosse abbastanza importante. (Un silenzio, durante il quale Elena non riesce a na­scondere completamente la sua pena)

Elena                             - E questa ragione quale potrebbe essere?...

Scaramanzia                  - Non so!... Che cosa può rimuovere un uomo da una decisione presa?... Ella può immaginarlo come me :..

Elena                             - Non so!...

Scaramanzia                  - Un affare grave; ma in questo momento di affari gravi non ce n'è; era venuto qui per riposare. Un duello: questo ci poteva essere, un ora... il signor Mèseri è partito improvvisamente.... Chissà? E poi un duello può far rimandare una partenza tutt'al .più di due giorni! ... (con marcata indifferenza) Oppure... non so... un amore... un grande amore....

Elena                             - Ecco, appunto!...

Scaramanzia                  - Ma che io sappia...

Elena                             - (quasi smarrita) No?

Scaramanzia                  - Questo non vuol dire nulla. Il signor con­te non mi fa certo confidenze di questo genere.

Elena                             - (un po' riconfortata) Oh... potrebbe darsi....

Scaramanzia                  - Tutto può darsi!... Ma... un grande amore non nasce all'improvviso.

Elena                             - Naturalmente.

Scaramanzia                  - Almeno per quello che posso saperne io. Ma io ne so così poco in questa materia! ... Tuttavia se non può sorgere, come ella dice, all'improvviso, biso­gna riconoscere che, se questo grande amore' già esi­stesse, non è sufficiente a farlo rinunciare alla partenza.

Elena                             - (afflitta) Ah!

Scaramanzia                  - A meno che... a meno che....

Elena                             - (ansiosa) A meno che...?

Scaramanzia                  - Non avvenisse un fatto nuovo.

Elena                             - Quale?...

Scaramanzia                  - Mah!... (Un silenzio)

Elena                             - Ma io con le mie chiacchiere la trattengo... Lei forse ha da fare...

Scaramanzia                  - Oh, no!

Elena                             - Forse la infastidisco!... Non vorrei che lei pen­sasse che la trattengo per amore di pettegolezzi....

Scaramanzia                  - Che cosa dice mai?... Si fa, così, per di­scorrere un po'.

Elena                             - Ecco, per discorrere! Un fatto nuovo, diceva lei?

Scaramanzia................. - Appunto! (dopo un breve silenzio) Ecco, per parlare in modo un po' più concreto, facciamo un'i­potesi: che una signorina, una sua amica, per esempio, fosse molto innamorata del signor conte, e che il signor conte, naturalmente, l'amasse

Elena                             - (lieta dell'ipotesi di Scaramanzia) Si; e allora?

Scaramanzia                  - Ma quest'amore, tuttavia, non basta a farlo rinunciare alla sua partenza. Allora la signorina che lo ama molto... (con voluta lentezza) ...e senza di lui sa­rebbe infelice... (egli la guarda e vede che ella fa pic­coli gesti di assenso) ...e vorrebbe sposarlo... Dico bene?

Elena                             - Benissimo.

Scaramanzia                  - E allora questa signorina, che fa?... che cosa può fare?

Elena                             - Che cosa?...

Scaramanzia                  - Eh!... una cosa grave... molto grave!... Non so, se mi spiego!... (vedendo che Elena sembra non abbia compreso)... L'irreparabile! ... Fa in modo che... non so come dirle... Insomma... crea un legame che non si può più sciogliere... (ella arrossisce e china il capo - Dopo una breve pausa) Allora, lui è un genti­luomo, è costretto a far tacere un'altra ragione, e compie il suo dovere: la sposa. E se anche — vogliamo fare questa ipotesi? — se anche la famiglia, la madre, il padre della signorina, fossero un poco ostili a questo matrimonio, dopo un simile avvenimento sarebbero co­stretti a dare il loro consenso. Non le pare? (ride, bre­vemente) Ma io ho architettato tutto un romanzo! Non credevo di aver tanta fantasia!... Se mi dessi alla lettera­tura? Che ne dice, riuscirei?... (sorride, leggendo nel silenzio tumultuoso di Elena) Ma la signorina innamo­rata del signor conte non esiste, e quindi il fatto nuovo non avverrà, e perciò il signor conte, al più tardi do­mattina, partirà per non più ritornare!... Peccato! mi sarei fermato volentieri un po' di tempo qui!... Mah!... non si può mai avere quello che si desidera!... (si alza vedendo Gerardo che entra dalla porta sinistra) Il si­gnor conte ha ordini?

Gerardo                         - (aspro) No.

(Scaramanzia s'inchina ad Elena, ed esce per la porta di fondo)

Elena                             - (andando ansiosa verso Gerardo) Gerardo, ditemi che non partite, ditemi che non partite!

Gerardo                         - Ma... non so... non ho deciso.

Elena                             - Non negate! L'avete gridato oggi dinanzi a tutti, qui, ero presente! ... Avete già disdetto l'appartamento. Ma non voglio che partiate, Gerardo, non voglio! Non capite che ho messo tutta la mia vita in voi.... la rea­lizzazione del nostro sogno?...

Gerardo                         - Eh, il nostro sogno!...

Elena                             - Dipende dalla vostra volontà!...

Gerardo                         - Dalla mia volontà?

Elena                             - No?... E che cosa si oppone ancora? È vero dunque, è vero! Ed io che non volevo credere!...

Gerardo                         - Che cosa dite?

Elena                             - Ne amate un'altra! ...

Gerardo                         - Elena, no! ...

Elena                             - Se volete, vi dico il suo nome!

Gerardo                         - Non dite nulla! Vi giuro che...

Elena                             - No, non mentite!

Gerardo                         - (strappandosi la confessione dal cuore) Ma se amo te!..

Elena                             - Non è vero!

Gerardo                         - Te sola! ...

Elena                             - E allora perché?...

Gerardo                         - Perché... perché... non mi tormentare anche tu. ti prego!... Te lo domando come una grazia; non ne posso più!...

Elena                             - Oh, se mi amassi! ...

Gerardo                         - Ah!...

Elena                             - (con tutto il suo coraggio) Ebbene, se mi ami, se è vero che mi ami, Gerardo... (resta conte 'una che debba spiccare un gran salto)

Gerardo                         - Ebbene?

Elena                             - Se mi ami... (improvvisamente, smarrita, vergo­gnosa, come se già la sua idea si fosse palesata e lei sentisse tutto il rossore, nasconde il volto fra le mani) No... no... no...

Gerardo                         - Elena, che cos'hai?

Elena                             - (respingendolo) No.... no! ...

Gerardo                         - Che cosa c'è ancora?

Elena                             - No!-

Gerardo                         - (quasi perdendo la pazienza, le prende una mano, gliela strappa dal volto) Ma insomma!...

Elena                             - (si dibatte come un'allodola prigioniera) Lascia­temi! .... (ha spavento del contatto di lui. Riesce a di­vincolarsi, a sfuggirgli)

Gerardo                         - (stupito) Elena?!...

Elena                             - (nascondendosi ancora il volto e fuggendo per la porta di sinistra) No... no... no! ... (Gerardo la segue stupito con lo sguardo. Daisy entra dalla porta di fondo)

Daisy............................ - (dopo un silenzio) Sei soddisfatto della tua sce­nata d'oggi?... (Gerardo risponde con un'alzata di spal­le) Allora parti?... Resti?

Gerardo                         - Non lo so!

Daisy                             - Non sai quello che farai? Ti sembra possibile poter andar avanti così?

Gerardo                         - Te l'ho già detto, mia cara Daisy, lasciami al mio destino!

Daisy                             - Eh?....

Gerardo                         - Quello che farò non lo so!.... Dipenderà...

Daisy                             - E intanto... continuiamo a recitare la commedia, non è vero?

Gerardo                         - Tu?... Tu no!... Che bisogno ne hai tu?... D'al­tronde anch'io, ormai....

Daisy                             - (con voce tormentata) È vero, io no. Io ti ho sempre parlato schietto.

Gerardo                         - Ti ho forse mentito io?

Daisy                             - Non dico questo. Ma ora stai mentendo a te stesso forse, senza accorgertene.

Gerardo                         - A proposito di che?... (un silenzio) Che cosa vuoi dire?

Daisy                             - Nulla; dico così... È perché non capisco.

Gerardo                         - Non c'è nulla da capire. È tutto così chiaro!...

Daisy                             - Forse... (dopo un silenzio) Che cosa aveva la pic­cola Elena?

Gerardo                         - Non so.

Daisy                             - E... allora?...

Gerardo                         - Allora.... bisognava prevederlo, mia cara Daisy, che sarebbe andata a finire così. Ti sei illusa, forse ci siamo illusi. Non si vince il destino! ... Tu sei stata molto buona, non lo dimentico. Ma non sempre la bontà ha dato i frutti che si sperava! ...

Daisy                             - Forse hai ragione!... Ma io non sono buona; io ti amo; è un'altra cosa!... Ti ho difeso contro te stesso! Ora contro chi ancora ti devo difendere? Me lo dici?

Gerardo                         - Contro nessuno.

Daisy                             - Davvero?

Gerardo                         - Sì, perché non voglio più che tu continui a stare in ansia per me.

Daisy                             - Già!... Non vuoi ch'io stia più in ansia per te!... E quale rimedio hai trovato, eh?... quale? (prorompen­do alfine, ma senza alzare la voce) Ma dilla, dunque, dilla questa verità; ma credi ch'io sia cieca, ch'io sia stupida? ...

Gerardo                         - Daisy?...

Daisy                             - Ah ma no, sai! ... Vedremo... vedremo.... Era que­sto che mi serbavi?... A questo è valso tutto il mio amore?... Perché è da tanto tempo che ti amo — lo sai?... da quella sera di Ostenda! ... Una stretta di mano, e... Non è vero?... Vedremo!...

Gerardo                         - Non ti capisco!...

Daisy                             - Ah, non mi capisci, eh?... Piango e non mi capi­sci! ...

Gerardo                         - (irritato e tormentato) Dovevo prevederlo!...

Daisy                             - Ci voleva poco! ...

Gerardo                         - Ma io ho per te tutta....

Daisy                             - La riconoscenza?.. Dilla questa parola odiosa. Riconoscenza di che?... Oh, vorrei che tu avessi ora­mai riacquistata la tua tranquillità, ma purtroppo an­cora... Io non volevo farti del bene, volevo amarti.

Gerardo                         - Tuttavia...

Daisy                             - Tuttavia.... me la offri in anticipo!... Ah taci, taci! .., (morde, spasimando, il fazzoletto)

Scaramanzia                  - (entrando dalla porta di fondo) Signor conte, il direttore dell'albergo desidera sapere se deve as­segnarle un altro appartamento, oppure...

Gerardo                         - Oppure... se deve andare al diavolo anche lui? ... Che ci vada!

Scaramanzia                  - Questo, se lei vuole, glielo posso dire. Ma non è una risposta.

Gerardo                         - Ebbene, la risposta gliela darò io, così impa­rerà a ricevere ordini da altri che da me!... (a Daisy) Permetti? (ella senza levare il capo gli fa cenno d'an­dare. Egli esce per la porta di fondo)

 (Scaramanzia resta un momento a guardare Daisy, poi corre dietro a Gerardo. Daisy si alza, cammina, cer­cando di sedare l'affanno che la agita. La sua sofferen­za è grande e i suoi gesti la rivelano. Tuttavia va ri­prendendo animo ed il suo volto prende un'espressione amara e sconsolata).

Tommaso                      - (vede, passando per la sala ch'è in fondo, che Daisy è sola. Si alliscia i capelli, guardandosi nello spec­chietto, ed entra) Che cosa fate tutta sola qui?...

Daisy                             - Nulla.

Tommaso                      - Vi sentite poco bene?

Daisy                             - (cercando di sorridere) No, perché?...

Tommaso                      - M'era parso che.... Meglio così!... Ehm! ehm!... Jersay non era qui pochi momenti fa?...

Daisy                             - Sì... con vostra figlia.

Tommaso                      - Con Elena?... Infatti sono molto amici.

Daisy                             - Già!... Non vi sembra che la lasciate un po' trop­po abbandonata a sé stessa, quella figliuola?...

Tommaso                      - Ah! questo poi no! Che abbiate deluso me in malo modo, pazienza! ma che facciate delle insinua­zioni sul conto di mia figlia, questo non lo posso per­mettere!

Daisy                             - Vi domando scusa; nessuna insinuazione!

Tommaso                      - (dopo un silenzio) Il signor Jersay! sempre il signor Jersay!.. Che cosa c'è di nuovo ancora?

Daisy                             - Nulla!

Tommaso                      - Siete già pentita?...

Daisy                             - Non ho conti da rendere a voi, mi sembra.

Tommaso                      - Giustissimo!

(Daisy esce per la porta di fondo. Tommaso la segue fino alla porta. Elena entra dalla porta di sinistra)

Tommaso                      - (volgendosi) Ah. benissimo: giungi a propo­sito.

Elena                             - Perché?...

Tommaso                      - (dopo un silenzio, passeggiando accigliato) Tu sai ch'io ho sempre avuto in te la massima fiducia. Per questo ti ho lasciato la massima libertà...

Elena                             - Fin troppa!...

Tommaso                      - Ah, bè! ... Te l'ho lasciata, certo che ne avresti fatto buon uso!

Elena                             - Ne faccio, forse, cattivo uso?

Tommaso                      - No, non dico questo. Però... però qualcuno ha notato che t'intrattieni un po' troppo di frequente con Jersay.

Elena                             - Ah!... Chi, la signora d'Elsing?

Tommaso                      - (severo, fermandosi di nuovo) Che cosa c'en­tra la signora d'Elsing? Posso essere stato io quel qual­cuno!

Elena                             - Tu?!... Oh, sei tanto occupato! Quella signora farebbe meglio ad occuparsi della sua libertà, visto che della sua libertà ha fatto una professione.

Tommaso                      - (riprendendola severamente) Elena!

Elena                             - Che cosa vuoi, papà? La gente parla ed io non posso turarmi le orecchie!

Tommaso                      - Una ragazza della tua età e del tuo discer­nimento, dovrebbe saper distinguere la verità dalle basse calunnie!

Elena                             - È appunto perché distinguo.

Tommaso                      - Ah, sei insopportabile! Non mi piace sentirti parlare in questo modo. E poi non divaghiamo, qui si tratta di te, non di lei.

Elena                             - Parliamo pure di me.

Tommaso                      - (riprendendo a passeggiare) Dicevo dunque...

Elena                             - Che in questi giorni mi hanno vista spesso con Jersay. È vero.

Tommaso                      - Che sia vero lo so. Ed è questo appunto che m'impensierisce. Non che io pensi a qualche cosa di male. Ma la gente parla facilmente. E la riputazione di una signorina, è bene che non sia appannata dal più lieve alito. Questo lo capisci anche tu, e avrebbe do­vuto sopra tutto capirlo Jersay che è un uomo di mondo. Perciò se vuoi fare una cosa gradita a me ed utile a te, eviterai d'ora in avanti d'intrattenerti così frequen­temente con lui. Non c'è bisogno, mi pare, che dica di più. D'accordo? (soddisfatto del suo bel discorso che Elena ha ascoltato a capo chino, resta in attesa d'una risposto) Ebbene, non dici nulla?

Elena                             - Papà....

Tommaso                      - Dunque?..

Elena                             - (semplice e commossa) Io... lo amo!...

Tommaso                      - (stupito) Lo ami?...

Elena                             - Sì.

Tommaso                      - Ma... ma... Che cosa mi racconti?... Ragione dì più, allora, per interrompere i vostri incontri. Anzi partirai, così....

Elena                             - Anch'egli mi ama! ...

Tommaso                      - (ancora più stupito) Eh?... Ma dunque si trat­ta di... (vorrebbe fare una sfuriata ma vedendo il con­tegno umile ma pur fermo di Elena, vi rinunzia) Auff! (cercando di assumere un tono paterno) Vediamo un po'... Che cos'è questa storia, eh?...

Elena                             - Ci amiamo!...

Tommaso                      - Ci amiamo!... Una ragazzata, senza dubbio. E poi, non capisco... è qui da ieri sera soltanto, e...

Elena                             - È da parecchi anni.

Tommaso                      - Eh?... E non mi hai detto mai niente?... Bra­va... bravissima! E io che avevo tanta fiducia in te, ero così tranquillo! ... E quel signore... Insomma, come stan­no le cose?

Elena                             - Stanno che... (esitante)... se non potessi sposarlo...

Tommaso                      - (veramente in collera) Sposarlo?... Sposarlo, hai detto?... Ah, no, mia cara!... E tu hai potuto pen­sare che io avrei consentito ad un simile matrimonio? Mai e poi mai!...

Elena                             - Perché?...

Tommaso                      - Perché è assurdo! Perché mia figlia non può sposare questo signor Jersay. questo avventuriero, questo...

Elena                             - Papà! ...

Tommaso                      - Sei pazza!... No... no...!

Elena                             - Papà!...

Tommaso                      - Non voglio sentire nulla. Ho detto di no, e basta.

Elena                             - Papà... lo devo sposare!..

Tommaso                      - Lo devi?...

Elena                             - (precipitandosi perdutamente nelle parole) Sì, perché oramai non posso essere che sua! (e resta, ir­rigidita. La sua potrebbe sembrare sfrontatezza se non fosse esaltazione).

Tommaso                      - (resta per un momento come fulminato) Tu?... Tu hai fatto questo?... Tu!... (e si fa su lei, e leva le mani in un gesto minaccioso) Ah! sciagurata!... (si ritrae da lei per non essere trascinato dalla violenza) Come hai potuto fare una cosa simile?... Tu!... Ah!... Ed io che ti credevo... Ma come?... Voglio sapere!... Parla!... Tutto voglio sapere!... Hai capito?.. (Ma Ele­na non si muove, non risponde. Un lieve ansito le solleva il petto) Parla, ti ho detto.... (dopo una vana attesa ed un ultimo gesto di collera) Ah!... (si accascia su una sedia. Dopo un silenzio, con accento di dolore) Mia figlia!... Mia figlia!... È colpa mia!... Non dovevo!..

Elena                             - (si comprime il seno con le mani. La sua volon­tà sembra che si dissolva. Lo spettacolo del dolore pa­terno la disanima, l'intenerisce. Vorrebbe gridare: «Non è vero! ». Si avvicina a suo padre, e con un filo di voce) Papà!...

Tommaso                      - (riprendendosi) Va' via!... Va' via!... Non voglio vederti!... Va' via!...

(Ella comprende che se confessasse la verità tutto sarebbe perduto. B lentamente, combattuta, esce per la porta di sinistra)

Tommaso                      - (dopo qualche momento di agitata confessione, va fin sulla soglia della porta di fondo, e chiama un ca­meriere) Dite, vi prego, al conte di Jersay che desidero parlargli... che lo attendo qui. (E come il cameriere s'è allontanato, riprende a passeggiare, gesticolando, di­cendo parole tronche)

Gerardo                         - (entrando, calmo, dalla porta di fondo) Avete chiesto di me?

Tommaso                      - (lo guarda un po' in silenzio) Sì, di voi... di voi...

(I due uomini si guardano in silenzio)

Gerardo                         - (sempre calmo) Vi ascolto.

Tommaso                      - (alternando il desiderio d'esser calmo, a quello di dare sfogo alla sua collera) Mia figlia mi ha rac­contato tutto.

Gerardo                         - (scrollando il capo) Ah! ...

Tommaso                      - Tutto, capite?...

Gerardo                         - Ebbene? ...

Tommaso                      - Ebbene?... Ebbene, io vi domando se voi in­sistete a considerarvi un gentiluomo! ...

Gerardo                         - (dopo un silenzio, stupito, ma calmo) E voi po­tete giurare di non essere impazzito? ...

Tommaso                      - Infatti '... Ma voi, voi...

Gerardo                         - (aspro) Insomma, che cosa volete?

Tommaso                      - Voglio dirvi che quando un uomo osa appro­fittare dell'ingenuità d'una fanciulla...

Gerardo                         - Approfittare?...

Tommaso                      - Avete ragione: approfittare è una parola trop­po mite: dovrei adoperarne una più vergognosa, pia..

Gerardo                         - (frenandosi a stento) Ah '...

Tommaso                      - Trovate un altro modo per definire la vostra azione?

Gerardo                         - Azione?... È vero: io l'amo, ella mi ama, e con questo? .

Tommaso                      - Come con questo?.... Ma ella ha confessato tutto! ...

Gerardo                         - Ma tutto, che cosa?...

Tommaso                      - Tutto! ... Tutto! ... Mi sono spiegato? ...

Gerardo                         - No .

Tommaso                      - Ma disgraziato... È inutile fingere! ... se vi dico che so, che è stata lei a dirmelo!... (con voce più bassa, ma più vibrata) a dirmi che è stata vostra! ... (fa un gesto d'orrore)

Gerardo                         - Eh! ? ...

Tommaso                      - Proprio lei! ...

Gerardo                         - (con un gesto di sdegno) Ah! ...

Tommaso                      - Negate?

Gerardo                         - Negare?... Io torno a domandarvi se non siate impazzito! ...

Tommaso                      - Ah, no, eh? Non vi permetto di negare. Pos­so... potrei perdonare tutto, persino il vostro fallo; ma che voi neghiate, ora, questo è troppo vergognoso, questo non potrei perdonarvelo! ...

Gerardo                         - Ma se non è vero!

Tommaso                      - Tacete!... Se non fosse stata lei a dirmelo, qui, pochi momenti fa, ebbene, potrei ancora dubitare.'... e Dio solo lo sa se mi farebbe piacere poter dubitare,.. Ma è stata lei, la mia piccola Elena, la mia adorata figliola, a farmi questa terribile confessione, perché il suo cuore non reggeva più ad un così atroce segreto; è stata lei, superando il suo pudore, affrontando la mia collera, straziata dal grande dolore che mi dava gridarmelo, povera figliola; e voi ora vorreste darmi ad intendere.... Ah! ...

Gerardo                         - (dando in ismanie) Pazzi! ... Tutti pazzi! ...

Tommaso                      - Ebbene? che cosa trovate ancora da dire?..

Gerardo                         - E chi lo

Tommaso                      - È naturale!...

Gerardo                         - Dico... che sono capitato in un manicomio! ...

Tommaso                      - Eh, figliuol mio ci vuol altro che queste pa­role inconcludenti!... Insomma, che cosa contate di fare? ...

Gerardo                         - E a me lo domandate?...

Tommaso                      - Oh, infine! ... (dopo una breve pausa, e con un tono più calmo) Sentite, nonostante la mia collera, no­nostante il mio dolore, ho ancóra trovato la forza di riflettere. Oramai... (sospira) quello che è accaduto è accaduto...

Gerardo                         - Ma...

Tommaso                      - Non m'interrompete!... E non c'è più rime­dio! Quindi non resta che riparare.

Gerardo                         - Ma come riparare....?

Tommaso                      - Sposarla sposarla al più presto, subito. È inu­tile che vi nasconda che questo matrimonio non m'en­tusiasma, ma... pazienza! ...

Gerardo                         - Grazie!

Tommaso                      - Sono franco! ..

Gerardo                         - Va bene. Adesso, se permettete, parlerò io.

Tommaso                      - Non avete niente da dire.

Gerardo                         - Ah, no?...

Tommaso                      - No.

Gerardo                         - Auff! ... Ma... venite qui... ragioniamo...

Tommaso                      - Qui non si ragiona.

Gerardo                         - Eh, me ne accorgo! ...

Tommaso                      - Qui non c'è da fare che una cosa: sposarla.

Gerardo                         - E va bene. Io l'amo, ella mi ama, quindi, que sto almeno lo capirete, il matrimonio è l'avvenimento preferibile a qualunque altro. Perciò non ci sarebbe ra­gione che io negassi che quanto voi avete detto...

Tommaso                      - Non ricominciamo, vi prego...

Gerardo                         - Ma se è pura» candida...

Tommaso                      - (perdendo la pazienza) Insomma, intendete o no di fare il vostro dovere?...

Gerardo                         - Non ho nessun dovere da compiere.

Tommaso                      - Eh?

Gerardo                         - Tuttavia sarei felice di sposarla. Ma c'è una ragione, una ragione grave che m'impedisce di farlo, e lealmente ve la devo dire.

Tommaso                      - Non ci devono essere ragioni.

Gerardo                         - Sono povero; non ho un soldo; la mia ric­chezza è una favola, una favola inventata da non so chi; i miei milioni, i miei affari, favole!... Ecco!...

Tommaso                      - Ma a chi volete darla ad intendere! ...

Gerardo                         - Come?...

Tommaso                      - Chi volete che vi creda?!... Sì, l'avete detto anche oggi, ma si sa benissimo che è il contrario. Tutte scuse! ...

Gerardo                         - Ah, sì?!...

Tommaso                      - In confidenza, avete fatto benissimo a non dar nulla al Mèseri. Sarebbero stati perduti. Lo vedete bene. Siete stato accorto e prudente. Ma che adesso ve­niate a raccontarmi la stessa storia a me, eh, via!... non vi accorgete che vi state comportando in un modo non bello? Che è indegno di tentare di sottrarsi cercando dei pretesti, inventando delle scuse?!

Gerardo                         - Sicché, io ho sedotto vostra figlia, io sono ricco, io....

Tommaso                      - Voi dovete sposarla. È inutile discutere, al­trimenti...

Gerardo                         - (cadendo accasciato su una sedia) È troppo, è troppo!

Tommaso                      - (ad Elena, che appare, timida, nel vano della porta di sinistra) Elena... vieni qua.

Elena                             - (precipitandosi fra le braccia del padre) Papà '.... (rompe in singhiozzi)

Tommaso                      - (dopo un silenzio pieno di commozione) È in­teso, vi sposerete, ti sposerà! (sciogliendosi dall'am­plesso, si allontana di qualche passo, si asciuga una la­grima) Eh, benedetta figliuola!... (S'odono venire dal salone che è in fondo, delle voci concitate: Voglio essere pagato!.... Sono cinque anni che aspetto!... Abbiamo saputo che riparte subito!

Si vede Scaramanzia traversare rapidamente il salone che è in fondo, andando da destra verso: sinistra. Ge­rardo è divenuto pallidissimo: tuttavia cerca di sem­brare indifferente. Accende una sigaretta, guarda un giornale. Giorgio e Ottimo appaiono sulla soglia della porta di fondo e guardano un po' dentro un po' fuori, incuriositi. Si odono ancora le voci: È tornato con i milioni? Paghi! È ora di finirla! Perché non viene fuo­ri lui? Un cameriere traversa il salone di fondo da destra verso sinistra. Le voci sì allontanano. Succede un silenzio penoso)

Gerardo                         - (gettando il giornale, beffardo) È giusto: è tor­nato con i milioni? Paghi! (a Tommaso) Avete sentito?

Tommaso                      - Ma ne diano il tempo! ... Non siete ancora ar­rivato, si può dire!... (a Giorgio e ad Ottimo che en­trano) Che modo di fare, non vi sembra? Hanno forse paura di non essere pagati? In questo albergo, poi. tutti entrano, escono... sembra un porto di mare. Non ci si può più stare.

Scaramanzia                  - (entra dalla porta di fondo, sereno come sempre; si guarda attorno e capisce che è inutile fin­gere) Che gente!... E pretendono di saper fare il commercio! ...

Gerardo                         - (beffardo) E., li avete pagati?...

Scaramanzia                  - (energico) Ah no! ... Aspetteranno i nostri comodi, adesso: domani, dopodomani, fra un mese, se ci piacerà! .. Così impareranno! ... Gli insegnerò io! ... (esce per la porta di fondo)

Elena                             - (si avvicina un po' timorosa a Gerardo, con l'a­ria di chi abbia da farsi perdonare qualche cosa) Eb­bene?

Gerardo                         - Ma come hai potuto inventare, dire a tuo pa­dre una simile cosa?

Elena                             - Perdonami; ma per me è come se fosse vero. Mi sento talmente tua che sposare un altr'uomo mi sarebbe impossibile; mi sembrerebbe dì commettere... un adul­terio.

Tommaso                      - Tu, Elena, che fai?

Elena                             - Salgo a cambiarmi per il pranzo.

Tommaso                      - E allora andiamo. A rivederci, Gerardo.

Gerardo                         - A rivederci.

(Ottimo e Giorgio guardano stupiti i due uomini)

Tommaso                      - Dove pranzate?...

Gerardo                         - Non so.

Tommaso                      - Se volete pranzare con noi...

Ottimo                          - Non è possibile, è nostro invitato; gli offriamo un pranzo.

Gerardo                         - Già, il pranzo!...

Tommaso                      - Allora...! ...

(Sulla soglia della porta di fondo appare Scaramanzia seguito da Gisella e da Diana)

Scaramanzia                  - (a Gisella) Le assicuro che il signor conte non ne sapeva nulla!...

Gisella                           - (entrando con Diana; ella è tutta in lacrime) Non è possibile!...

Giorgio                          - (a Diana) Che cosa è successo?

Diana                            - Usciva, e in portineria ha trovato una lettera di Rodolfo, nella quale le dice che... non tornei à do­mani come le aveva promesso; che va non sa dove, che è la catastrofe! ... (Scaramanzia fa dei gesti desolati)

Gisella                           - Che cosa ha fatto!.... Che cosa ha fatto!....

Diana                            - Ti vuoi sedere?... Vuoi bere qualche, cosa?...

Gisella                           - No, accompagnami in camera!... (vedendo Ge­rardo, con voce di dolente rimprovero) Ah, voi, signor Jersay, voi! Avreste potuto salvarlo e non avete voluto! Eppure era un vostro amico!... E invece ne avete ap­profittato!... Avete giuocato al ribasso!... È facile fare i milioni così, ma non è bello!

Gerardo                         - (stupito) Io?....

Gisella                           - Oh, non negate!... Lo ha saputo egli stesso prima di partire e me lo dice qui, in questa lettera!....

Gerardo                         - Vi giuro... (e come Gisella gli fa cenno di tace­re, egli leva le braccia al cielo, come a chiamarlo testi­mone di quanto accade).

Scaramanzia                  - Le ripeto, signora, che il signor conte non sapeva nulla. Stamane il suo agente di cambio mi ha consigliato questo affare, ed io, avendo una procu­ra del signor conte, ho senz'altro dato ordine che si vendesse in tutte le borse.

Gisella                           - Oh, scusi, scusi!...

Scaramanzia                  - Le giuro che la responsabilità è tutta mia! E poi non sapevo che il Mèseri e il signor conte fossero tanto amici. Sono dolente!...

Gisella                           - (a Diana) Andiamo, accompagnami!...

Diana                            - Si cara. Vedrai, tutto si accomoderà, non dispe­rarti! ... (Esce con Gisella per la porta di sinistra)

Scaramanzia                  - Povera signora, mi fa pena! ... Ma d'al­tronde come si fa!... Gli affari sono gli affari!...

Tommaso                      - (a Gerardo che è restato sbalordito) E vole­vate darmi ad intendere di non avere un soldo! Ah, siete un bel tipo!... (ad Elena) Elena, vogliamo andare?...

Elena                             - Sì. (a Gerardo, con un tenero sorriso) A più tar­di... Jersay (esce col padre dalla porta di fondo)

(Giorgio e Ottimo guardano stupiti Elena, non riu­scendo a spiegarsi quella famigliarità; poi escono per la porta di fondo. Gerardo cade affranto su una poltrona. Scaramanzia passeggia e fuma)

Gerardo                         - (dopo un lungo silenzio) Come dicevi tu?...-.

Scaramanzia                  - Io?

Gerardo                         - Sì, fuochi d'artificio! (ride con asprezza e si alza)

Scaramanzia                  - Ridi, bravo. Gente allegra...

Gerardo                         - Fuochi d'artificio! Ma come finirà questa fe­sta pirotecnica? ... me lo sai dire? ...

Scaramanzia                  - Finirà come tutte le altre. E se qualcuno avrà ricevuto un razzo sulla testa tanto peggio per lui, poveretto. Oggi abbiamo venduto più di mille azioni della Banca di Mèseri; se nelle altre Borse si è potuto vendere altrettanto, l'affare è riuscito magnificamente. Pensa che da 620 le azioni domani crolleranno a cin­quanta. Non sei contento? Potresti almeno ringraziar­mi! ...

Gerardo                         - Ma tu non sai il più bello!! ....

Scaramanzia                  - Cioè?...

Gerardo                         - Ho sedotto la figlia dei principe d'Argiro! ....

Scaramanzia                  - (scandalizzato) Eh?... Quando?...

Gerardo                         - E chi lo sa?

Scaramanzia                  - Come?...

Gerardo                         - Vi dico che non lo sol.,..

Scaramanzia                  - Che discorso è questo?!....

Gerardo                         - Mah.... Si vede che ero un seduttore e non lo sapevo!... il più vile dei seduttori!...

Scaramanzia                  - Diventi matto?...

Gerardo                         - Matto? ... Aspetta, non è tutto! ....

Scaramanzia                  - Ah, no?...

Gerardo                         - E il padre l'ha saputo e pretende che sposi la fanciulla che ho disonorata!....

Scaramanzia                  - Oh, bella! ....

Gerardo                         - Ed io sposo Elena d'Argiro!....

Scaramanzia                  - Oh, bella!

Gerardo                         - Già, bellissima! ...

Scaramanzia                   - E il padre come l'ha saputo?....

Gerardo                         - Dalla figlia, che gli ha confessato tutto!....

Scaramanzia                  - Dalla figlia?... Oh, guarda, guarda!... Eh, queste ragazze!... Vatti a fidare delle loro arie di edu­canda! ... È un tranello, e tu ci sei cascato come un col­legiale, ti sei lasciato accalappiare!... Ti credevo più furbo! ....

Gerardo                         - Si, eh?...

Scaramanzia                  - Oh, Dio... come partito è eccellente, non dico di no. Pei ha l'eredità di sua madre che è molto co­spicua, suo padre le darà una grossa dote... l'affare c'è insomma '... E allora... rallegramenti. Ma., come è suc­cesso?.. Perché lei aveva tutta l'aria di essere un giglio!

Gerardo                         - Ma se non è vero niente! ...

Scaramanzia                  - Scusa, non capisco! ...

Gerardo                         - Niente! ...

Scaramanzia                  - (guardandolo bene) Permetti che mandi a chiamare il medico?

Gerardo                         - É stata lei che ha inventato, che ha raccontato al padre per mettermi alla necessità di sposarla!

Scaramanzia                  - (col più grande stupore) Lei? ...

Gerardo                         - Lei! ...

Scaramanzia                  - Ah!... beh!... È enorme... è fantastico!.... E tu la sposi?

Gerardo                         - Me lo impongono! ....

Scaramanzia                  - E tu lasciatelo imporre! ... È stata lei che ha inventato...?! .... Ah, queste signorine! ... Venirle una simile idea! ... E tu... (ride, ride, ride)

Gerardo                         - Ah .'... (e facendo dei gesti furiosi esce per la porta di fondo)

(Scaramanzia lo guarda uscire. Smette di ridere e re­sta per un momento pensoso. Poi riprende a ridere più sommesso, d'un riso più gustoso e più vero)

Daisy                             - (entrando dalla porta di fondo, ansiosa) Che cosaè accaduto? Pio sentito che son venuti a fare una sce­nata... Io ero di sopra....

Scaramanzia                  - Oh, nulla! ... Quattro straccioni che ho mandato via in malo modo!

Daisy                             - Ed è vero quello che ho sentito dire?... Che ha giuocato in Borsa, che...

Scaramanzia                  - Verissimo!

Daisy                             - Oh, come sono felice! ... Vedete se avevo ragione di sperare, di dire che qualche santo avrebbe aiutato?...

Scaramanzia                  - Già, qualche santo! ...

Daisy                             - E Gerardo dov'è?... Adesso sarà tranquillo, e potremo amarci serenamente!... Dov'è, lo sapete?

Scaramanzia                  - È uscito di là, adesso, (vedendo che Dai­sy si avvia verso la porta di sinistra) Dove andate?....

Daisy                             - A cercare Gerardo.

Scaramanzia                  - Non è questo il momento.

Daisy                             - Perché?

Scaramanzia                  - Perché credo che sia con... la sua fidanzata,

Daisy                             - Con...?

Scaramanzia                  - Già!....

Daisy                             - Avete detto?

Scaramanzia                  - Fidanzata.

Daisy                             - Ma... che scherzo è questo?

Scaramanzia                  - Uno scherzo matrimonia1'

Daisy                             - Ah no, ah no!... (tumultuosamente) Chi, chi?... Chi è?... Dov'è?... No, è impossibile!.. Ah no,... ne

Scaramanzia                  - Ma... non lo sapevate?

Daisy                             - Io?....

Scaramanzia                  - (con falso rammarico) Oh, vi domando scusa... Ed io che vi ho dato la notizia, così... Ma cre­devo che lo sapeste; sapevate della scenata dei creditori, del colpo di Borsa, e....

Daisy                             - Ma come?.... con chi?.... Ah, la piccola d'Argiro!

Scaramanzia                  - Vedete che lo sapevate?! ...

Daisy                             - Ah, ma si sbaglia!... Si sbagliano!... Loro si fi­danzano, si sposano, non è vero?...

Scaramanzia                  - Credo che si siano fidanzati per questo.

Daisy                             - Già... si sposano; e io, io?...

Scaramanzia                  - Voi?... Credo che voi non siate necessa­ria! ...

Daisy                             - Eh, già!... Oramai il signor Gerardo può fare a meno di me, non sono più necessaria, e allora mi getta in un canto, mi abbandona come una cosa inutile! Ah, ma l'avranno a fare con me!....

Scaramanzia                  - Che cosa volete fare?...

Daisy                             - Che cosa?... Lo vedrete.

Scaramanzia                  - Voi non farete nulla.

Daisy                             - Ah, no? ...

Scaramanzia                  - No. Perché commettereste una cattiva azione…!

Daisy                             - Ah, sono io a commettere la cattiva azione!...Loro no! .... Lui no! ....

Scaramanzia                  - Vi aveva forse giurato eterno amore?

Daisy                             - Io gli ho salvata la vita!! ...

Scaramanzia                  - È brutto, da parte vostra, rinfacciarglielo.

Daisy                             - Io non gli rinfaccio niente, ma lui...

Scaramanzia                  - Glie l'avete salvata, la vita, e adesso glie­la vorreste rovinare?....

Daisy                             - Io?...

Scaramanzia                  - Eh, si!... Lo sapete che cosa voglia dire per lui questo matrimonio?....

Daisy                             - Io non so nulla, non voglio sapere nulla!

Scaramanzia                  - No, voi lo sapete benissimo. E se anche faceste uno scandalo, una pazzia, a quale conclusione potreste giungere?... Ad amareggiare questo po' di fe­licità che egli ha dopo tanto tempo, a turbare un lieto avvenimento, a farvi odiare da lui, forse, che invece ha per voi tanta tenerezza!... Evitare ' il matrimonio or­mai è impossibile. E allora a che prò?...

Daisy                             - Dunque secondo voi io dovrei rinunciare, così, dovrei....

Scaramanzia                  - Siate sincera; dopo quello che vi ho detto avete già un poco rinunziato. Ed è naturale, perché voi siete cosi buona!.... E voi; siete donna!... Oggi, Gerar­do è ricco, v'interessa già meno di quel Gerardo che avete conosciuto ieri sera, questa mattina, quel Gerar­do disperato, affranto, perduto. L'atmosfera romanze­sca, drammatica, si va dissipando, e che cosa resta? Resta un Gerardo qualunque, un bel giovane, e poi?... E poi sarà un Gerardo ammogliato, un Gerardo con la pancetta, un po' calvo, un po' miope! ... È la sorte di tutti gli ideali! Finiscono con la papalina, le pantofole e lo scialle! ... Lasciatelo ad altri questo spettacolo au­tunnale! ... E conservate per voi il ricordo di questo bel Gerardo che ha giuocato con la vita e con l'amore una tragica partita!... Non è vero?...

Daisy                             - (affranta) No... no... no! ...

Scaramanzia                  - Si!... D'altronde era una cosa destinata!... Si amavano da parecchi anni, poveri figliuoli, e quest' amori lunghi, si sa, vengono un giorno o l'altro a sup­purazione col matrimonio.

Daisy                             - Da parecchi anni? ...

Scaramanzia                  - Ahimè, sì!...

Daisy                             - E perché non dirmi nulla? ...

Scaramanzia                  - Dirvi che cosa, se da ieri a oggi tutto è. avvenuto così precipitevolissimevolmente...

Daisy                             - Ma questo lo sapeva, è stato lui a volerlo!...

Scaramanzia................. - Ma lui non ha voluto nulla! .... Credete an­cora che gli uomini possano volere qualche cosa? Credete che uno possa essere il protagonista quella sua vita? ... I protagonisti non ci sono che a teatro; ma nella vita gli uomini obbediscono ad un tale complesso di leggi, sono presi in un così vasto ingranaggio, che sol­tanto un imbecille può illudersi d'aver determinato egli stesso la più piccola delle sue azioni! ... Come poteva ieri sera Gerardo supporre che questa sera si sarebbe fidanzato con la figlia del principe d'Argiro?.... Non gliene serbate rancore!... Egli proprio non ne ha ne colpa né merito! ...

Daisy                             - Non ne ha colpa, è vero? ... È comodo! ...

Scaramanzia                  - Dimenticatelo! ... Lo dimenticherete! ... La vita vi ubriacherà, e domani non ricorderete più nulla! Altre gioie, altri appagamenti! ... C'è il principe d'Argi­ro — è un po' vecchiotto, è vero — che spasima per voi, che è pronto ad offrirvi, se volete, la sua corona principesca... Ebbene... chi sarà stata mai più principes­sa di voi?....

Daisy                             - Non dite sciocchezze!....

Scaramanzia                  - Perché?...

Daisy                             - E credete che tutto possa finire così? ... Ah, vedrà, Gerardo! ...

Scaramanzia                  - Perché volete essergli ostile prima ancora di essere sua suocera? .... Avrete tempo dopo! ...

Daisy                             - È stato lui ad incaricarvi di parlarmi, non è vero, perché egli non ne aveva il coraggio!...

Scaramanzia                  - Questo no; sulla mia parola d'onore, no.

Daisy                             - Che crudeltà! ...

Scaramanzia                  - Eh, si soffre un poco, ma poi.... Veramen­te l'uso vorrebbe che chi si prende l'incarico di portare simili notizie, si assumesse anche quello di consolare!... (guardandosi) Ma come si fa?!... (guardando Daisy) Peccato!... (si alza, si va a guardare nello specchio col cappello, senza, e scrolla il capo) Peccato! ... (tornando verso Daisy) Ebbene?... Su, coraggio!...

Daisy                             - (levandosi in piedi di scatto e con voce risoluta) No... no... no!....

Scaramanzia                  - (con un gesto desolato) Mah!...

Elena                             - (entra dalla porta di fondo. Vede Daisy, ed as­sume un'aria lievemente vittoriosa ed ironica. A Sca­ramanzia) Scusi, sa dirmi dov'è il conte Jersay?...

Scaramanzia                  - (preoccupato dall'incontro delle due don­ne) No, non so dirle.

Elena                             - Se lo vede, gli dica, per favore, che io sono di là a fare un po' di musica.

Scaramanzia                  - Non mancherò.

Daisy                             - (ad Elena che si avvia verso la porta di sinistra in un impeto appena dominato) Signorina?!....

Elena                             - (volgendosi) Desiderate?...

Daisy                             - (combattuta, riesce, dopo un doloroso travaglio, a reprimere il suo istinto aggressivo. La sua voce è un po' spezzata) Ho saputo del suo fidanzamento.

Elena                             - Ebbene?

Daisy                             - Se permette... le faccio le mie felicitazioni... e i miei auguri.

Elena                             - (vedendo la pena di lei, diviene più mite) Gra­zie... signora! ... (entrambe non sanno più che cosa dire) Buona sera! .... (ed esce per la porta di sinistra)

Daisy                             - (con voce spenta) Buona sera!... (e si abbandona su una sedia)

Scaramanzia                  - (sospirando) Eh, povere donne!... Che vi­gliacchi gli uomini! ...

 (Gerardo entra dalla porta di fondo, vede Daisy e vor­rebbe ritirarsi)

Daisy                             - (che l'ha veduto, con un sorriso amaro) Cerchi dì sfuggirmi, ora!...

(Scaramanzia fa cenno a Gerardo di avvicinarsi a lei, ed esce per la porta di fondo)

Gerardo                         - (avvicinandosi a Daisy)No... non ti avevo vista.

Daisy                             - Oh! ...

Gerardo                         - Ti assicuro....

Daisy                             - Cercavi... lei?... È... di là!....

Gerardo                         - (dopo un silenzio, con voce commossa) Daisy?!.

Daisy                             - (senza guardarlo, con voce fioca) Non dirmi nul­la... non dirmi nulla!....

Gerardo                         - Daisy?!...

Daisy                             - Sst!... (gli fa gesto con la mano di andare)

(Nella sala che è a sinistra scoppia un valzer di Chopin. Lo stesso che Daisy ha suonato al primo atto. Entrambi trasaliscono. Tutte le sale s'illuminano d'una viva luce).

Daisy                             - (si leva in piedi,, gli prende una mano e con vio­lenza dolorosa) Lo ricordi?... Lo riconosci?.... Ieri sera — vuoi saperlo? — ero così felice d'averti ritrovato, e aspettavo così ansiosa il momento di poter venire da te con tutto il mio amore!... Ed ora?... Ah!,..

Gerardo                         - (con tenerezza) Daisy!?...

Daisy                             - (lasciandolo) Va... va... va!...

(Nel vano della porta di fondo appaiono Diana, Otti­mo, Giorgio ed altri signori e signore. Scaramanzia è fra loro. Gerardo va verso di loro. Daisy, mettendo a prova tutta la sua volontà, si costruisce una maschera sorridente)

Diana                            - (a Gerardo) Abbiamo saputo che vi siete fidan­zato! ...

Ottimo                          - Rallegramenti! ...

Giorgio                          - Felicitazioni!... (E, strette di mano e auguri e festa. Prendono Gerardo in mezzo e lo portano via, scompaiono)

Daisy                             - Ah!... (le forze l'abbandonano; si accascia su una sedia e rompe in singhiozzi)

(Scaramanzia, che è restato in fondo, la guarda, fa un gran gesto di commiserazione, ed esce. Il valzer con­tinua).

CALA LA TELA