Gallina vecchia

Stampa questo copione

TOSCANATEATRO

"gallina vecchia"

di Augusto Novelli

riduzione di Angelo Savelli

La presente edizione di "GALLINA VECCHIA" non è il "testo originale" di Augusto Novelli, bensì il copione di lavoro della messa in scena effettuata nella stagione 1997/98 da TOSCANTEATRO (Pupi e Fresedde / Associazione Teatrale Pistoiese) e TOSCANA ARTE con la regia di Angelo Savelli e l’interpretazione di Marisa Fabbri e Carlo Monni.

Il testo originale  è acquistabile nella collana

“Commedia fiorentina” - Giunti Editore

I diritti di rappresentazione del testo sono di pubblico dominio

per cui non è necessario richiedere alcuna autorizzazione

Nel caso venga utilizzata questa riduzione

si prega di citare il nome di Angelo Savelli

atto primo

Il tinello di una casa borghese. Nel mezzo della scena due grandi tende sovrapposte fatte di trine bianche che dimezzano la visione in profondità della stanza. A destra un tavolo da pranzo con due sedie. A sinistra una cassapanca. Sulla prima quinta di destra una gigantesco ritatto del defunto marito di Nunziata

scena   i

                                      

(Nunziata e Bista, che hanno cenato insieme, sono ancora seduti alla tavola apparecchiata: lei legge il giornale e lui fuma la pipa mentre Carolina, la cameriera, sparecchia la tavola mettendo su un vassoio piatti, posate, oliera e saliera)

CAROLINA       -   Signor Bista, ma che’gliè piaciuto qui’ risotto?...

BISTA               -   Bono!... Bonissimo... C’era un po’ troppo zafferano, ma dev'essè piaciuto di morto anche alla sora Nunziata... o mi sbaglio?

NUNZIATA       -   (tossisce restando nascosta dietro il giornale) Sì, un c’era male.

CAROLINA       -   ‘Gli era fatto alla milanese. Se un gli si dà un po’ di giallo gromesse, il riso un sa di nulla.

BISTA               -   Sie, sie, ma a me mi piace più la past’asciutta.

CAROLINA       -   ‘O bravo! (esce con il vassoio)

BISTA               -   (carezzevole, chinandosi verso Nunziata) Dico bene Nunziatina?... (lei tace) O Nunziatina, t’un mi dici nulla stasera?...

NUNZIATA       -   (tossendo in maniera vistosamente esagerata) Con codesta pipa vu m’asfissiate mezza!... La pare un’automobile!... (riprende a leggere il giornale ).

BISTA               -   Se ‘gliè pe’ questo, fumerò a sigaro. Tu me lo dovei di’ prima.

CAROLINA       -   (Tornando a prendere il fiasco del vino e i due bicchieri) Che lo devo portare i’ caffè?

BISTA               -   E aspetta... (trattenendo il fiasco del vino)

NUNZIATA       -   Portalo, portalo, perché lui ‘gli ha da andare a impostar la corrispondenza.

BISTA               -   Un c’è mica furia, sa...

NUNZIATA       -   Vu’ dovete fare anche una raccomandata.

BISTA               -   Ma c’è tempo... Lei la lo sa, e’ chiudano alle nove e ora ‘gliè appena... (guarda l’orologio)

NUNZIATA       -   Se c’è troppa gente vi tocca a aspettare.

BISTA               -   Ma noe, noe; la scusi, anche l’altra sera i’ andai via di qui un’ora più tardi e feci a tempo benissimo.

NUNZIATA       -   I’ un voglio che la vostra sorella la letichi perché vu’ tornate a casa troppo tardi!

BISTA               -   (trattenendo il fiasco che Carolina sta portando via) Ma un son mica più un bambino!

NUNZIATA       -   (con autorità) Porta i’ caffè t’ho detto!

CAROLINA       -   Se la l’ordina la padrona, i’ ministro un può ripetere! (prende fiasco e bicchieri ed esce)

BISTA               -   I’ un lo so mica icchè t’abbia stasera... Cioè, unn’è da stasera, ‘gliè un pezzetto che mi pare che tu sia cambiata...

NUNZIATA       -   (senza levar gli occhi dal giornale) Sie!... Cambiata!...

BISTA               -   Vah, e’ sarà ch’i’ mi sbagli...

NUNZIATA       -   Ma che cambiata e cambiata!...

BISTA               -   E poi, voleo ditti un’altra cosa... Mi dici un poco: ma che si deve aspettar dell’altro?... Icchè si fa?

NUNZIATA       -   (ripiega con decisione il giornale e lo sbatte sul tavolo) Prima voglio sistemare e’ mi’ affari e po’ se ne ragionerà.

BISTA               -   Fa’ te, ma e me mi pare che meglio di così gli affari un potrebbero andare... La bottega la va come un olio; sull’eredità di’ tu’ marito nessuno ‘gli ha azzardato di metter bocca e di pretendere uno spillo...

NUNZIATA       -   Eh, lo credo!... Perché se si dovea comprare e’ poderi e la villa per lui... (indica verso il ritratto del marito defunto) stavo fresca. Son io che me li son sudati stando a consumare tutta la mi’ gioventù dietro i’ banco.

BISTA               -   Ma c’ero anch’io! Io ci ho spasimato ventidu’anni a misurar le pezze di’ panno e della ghinea... E perché a’ bilanci l’entrata l’aumentasse lo sa Iddio icchè ho sgraffignato agli avventori rigirando i’ metro. Dunque, se te tu ha’ ammucchiato, tu lo devi un pochino anche a i’ ministro; i’ un dico dimorto, ma più di tu’ marito che ‘gli stava sempre a tossire nello scrittoio i’ ho fatto dicerto.

NUNZIATA       -   (con un gesto d’accondiscendenza) O chi ti dice di no?... Chi te lo nega?...

BISTA               -   E allora icchè s’aspetta a legalizzare un fatto che ormai un può sorprendere più nessuno?... Lui ‘gliè più d’un anno e mezzo che ‘gliè morto, te tu se’ libera... facciamola finita e bona notte. I’ un dico, sai, di fare la coda de’ landò e’ fochi d’artificio; si farebbe ridere; ma finiamola, perché un mi son mica sacrificato per tant’anni per poi restar come Tenete che gli stesero la mano e se la trovò vota.

NUNZIATA       -   (vedendo tornar Carolina) Chetatevi, che c’è la Carolina!

BISTA               -   Sie, perché anche lei l’è cieca!

CAROLINA       -   (rientrando col vassoio contenente il caffè) Eccolo a bollore come gli piace a lei, so’ Bista.

BISTA               -   Brava Carolina!

CAROLINA       -   (zuccherando il caffè) Dimorto zucchero, unn’è vero?...

BISTA               -   Sì, perché a me i’ dorce m’è sempre piaciuto.

NUNZIATA       -   Io lo voglio amaro.

CAROLINA       -   Amaro?...

NUNZIATA       -   Sì, amaro! Amaro!... (gettando il cucchiaino sul vassoio)

CAROLINA       -   Come la vole!... (servendoli) Eccoli serviti. (uscendo)Vorrà dire che da oggi e’ si risparmierà anche sullo zucchero.

BISTA               -   (girando il caffè) Vedi se unn’ho ragione a dire icchè dico?... Un ti piace più nemmeno i’ dorce!

NUNZIATA       -   E se stasera lo voglio così?...

BISTA               -   Ma prima tu ci mettevi anche sei o sette pallottole!

NUNZIATA       -   E ora un ce ne metto punte!

BISTA               -   (alzandosi e mettendosi la giacca) Vah, speriamo bene...

NUNZIATA       -   Oh, sia ringraziato Iddio.

BISTA               -   Un ti par vero che vada via. Ho ragione?

NUNZIATA       -   Tu ha’ da ‘mpostar la corrispondenza t’ho detto.

BISTA               -   Eh, già; i’ ho la corrispondenza... Speriamo t’un l’abbia anche te!...

NUNZIATA       -   Icchè?...

BISTA               -   Nulla... nulla... (prende l'inserto della corrispondenza da sopra la cassapanca)

CAROLINA       -   (entrando per terminare di sparecchiare) O che va via, so’ Bista?...

BISTA               -   Sì, vo’ via...

CAROLINA       -   Ma la torna, eh?...

BISTA               -   I’ un lo so...

CAROLINA       -   O allora la partita?...

BISTA               -   Vu’ fareche a briscola voi due.

NUNZIATA       -   (aiutando Carolina a far presto a sparecchiare) Stasera i’ so’ Bista ‘gli ha nervi.  (prende dal cassetto del tavolo un mazzo di carte)

CAROLINA       -   Mi dispiace... Ma la torna!

BISTA               -   Vedrò... I’ ho da ‘mpostare. Domandachegnene a lei!

CAROLINA       -   Ma a impostare si pena poco; la buca l’è qui vicina...

BISTA               -   (arrabbiandosi) I’ ci ho una raccomandata. Dico bene, sora Nunziata? (uscendo furioso) E voi, o che vu dovete sonare sempre qui sotto? O’ andate un pochino alla Santissima Annunziata! Maremma bona...

scena ii

CAROLINA       -   (dopo una pausa di stupore, togliendo la tovaglia bianca dal tavolo) O icchè ‘gli ha fatto?...

NUNZIATA       -   O che lo so?...

                              (Carolina esce - Nunziata prende dal cassetto del tavolo un mazzo di carte e si aggira per la stanza scozzandole in silenzio - Carolina rientra a sistemare la tovaglia damascata sul tavolo)

                              Carolina: glielo avete detto al signor Angelo di scende a fare la partita.

CAROLINA       -   Gliel’ho detto! Ma lui m'ha detto che gli dispiaceva di dare incomodo.

NUNZIATA          Incomodo?... Ma se sono io che l’ho invitato!

CAROLINA       -   Oh! Un n'è voluto venì! (fa per andarsene)

NUNZIATA       -   Carolina...: si gioca noi due!

CAROLINA       -   Davvero?

NUNZIATA       -   Arza, arza!

CAROLINA       -   Cinque!

NUNZIATA       -   Sette!... Tocca a me.

CAROLINA       -   E ti parea...

                                      (si siedono al tavolo - Nunziata prende dal casetto del tavolo un borsellino e mette una moneta sul tavolo mentre Nunziata leva la sua moneta dal un fazzoletto annodato che teneva nel grembiale - Iniziano a giocare parlando)

NUNZIATA       -   (rimuginando) Il sor Angiolo... e dà incomodo...

                              (a Carolina continuando a giocare) Tu capirai; ora son sola, i’ unn’ho più qui’ poer’uomo di mi’ marito e siccome qualche sera, i’ mi ministro rimane qui a cena pe’ parla’ d’interessi, a me un mi par vero che venga quarcun’attro.

CAROLINA       -   La fa bene! La unn’ha tutt’i torti a far venire un altro!

NUNZIATA       -   C’è tante linguacce in questo mondo che le voglian dire quande una donna l’è sola...

CAROLINA       -   Eh, lo credo... Picche!...

NUNZIATA       -   (sorridendo) I’ unn’ho che còri.

CAROLINA       -   Allora piglio io, vah! (ridono)

NUNZIATA          (ritornando seria e concentrata sul gioco) Carolina... ma ch’era in casa la figliuola del sor Angelo?...

CAROLINA       -   No, l’è ita con su’ madre e con quell’attro scapato.

NUNZIATA       -   Ahn, senti... Meno male, via; allora, a icchè sento, ‘gli hanno bell’e rifatto la pace.

CAROLINA       -   Ma che crede che durin dimorto?... Domani, la vedrà, sono adirati daccapo.

NUNZIATA          Eh, poera figliuola, l’ha avuto proprio disgrazia, anche lei!

CAROLINA       -   La lo vòle, icchè ci ha a fare?... Quande una ‘la lo vole...

NUNZIATA          Ah, bisogna dagnene, io ne so quarche cosa!

CAROLINA       -   Ecco!... Lei ‘la lo sa icchè vuol dire non dar retta a su’ genitori.

NUNZIATA          Eh, sì, feci un be’ capo di lavoro, anch’io!

                              (guardando verso il ritratto del marito e senza accorgersi che Carolina gli spia le carte in mano) Sempre malato, sempre fra letto e lettuccio. Lo so io icchè ho sofferto!... E’ m’è mancato i’ meglio!

CAROLINA       -   La giochi, la giochi. E la un ci pensi, tanto oramai...

                              (Nunziata la blocca calando con forza una carta vincente)

NUNZIATA       -   (dopo una pausa) E indoe son iti?...

CAROLINA       -   Saranno andati a far la solita giratina per e’ viali... Ma la un capisce quale ‘gliè i’ male? Sin tanto che lui unn’ha trovato un’occupazione fissa saranno sempre dolori!... Come ‘gli ha a fare a piglialla?... Lei la fa la stiratora in casa; ora l’ha preso anche una scolara; ma i’ su’ guadagno un può mica bastare; un può bastare n’una famiglia!

NUNZIATA       -   T’ha ragione.

CAROLINA       -   O ch’è un mestiere lo scrivano?... ‘Gli ha due o tre scritture, ecco icchè ‘gli ha. Ma ‘gliè ambulante. Va un po’ qui, un po’ là. Oggi ‘gli ha un posto, domani un l’ha più. Oh, se ‘gli avesse un impiego fisso, allora, vah...

                              Sapete che m'ha detto i sor Angelo? M'ha detto che vi vole chiedere se c'è posto n' i vostro negozio.

NUNZIATA       -   I cchè?

CAROLINA       -   Se c’è un posto n’i vostro negozio.. pe’ i' sor Ugo!

NUNZIATA       -   Ma io ci ho Bista, vah...

CAROLINA       -   Gli è quello che gli ho detto io! Ma lui l'ha insistito co i dire che i Bista gli sta dietro i’ banco; e i’ dover fare du’ cose, ora, per lui sarà troppo! Per quello scapato ci vorrebbe proprio lo scrittoio indove gli stava i’ su’ marito, bon anima.

NUNZIATA       -   Per ora si fa da noi. In seguito, chi lo sa... Se ne potrà anche ridiscorrere. Se te lo chiede, digli così a i sor Angelo.

CAROLINA       -   I’ un gli dico proprio nulla! Se vole, ve lo chiederà lui... Questa la l’ha vinta lei!

UGO                  -   (urlando, fuori scena) Sor Angelo... o do vu siete? Venite fori che ho da dirvi una parola e basta!...

NUNZIATA       -   Chi è?...

CAROLINA       -   Questo ‘gliè lui! Lo scapato!

NUNZIATA       -   O sentite i che vole, invece di fallo strillare immezzo alle scale...

CAROLINA       -   E la rivincita?

NUNZIATA       -   Te la dò un'artra vorta. Vai! (prendendo i soldi dal tavolo) Questi li prendo io.

CAROLINA       -   Vo subito! (esce)

                              (Nunziata mette i soldi nel borsellino e lo ripone nel cassetto del tavolo - poi si assesta i capelli)

scena iii

UGO                  -   (entrando alterato) Perdonatemi sora Nunziata: sto cercando il sor Angelo. Che gli è qui da voi?

NUNZIATA       -   No! E doea venire ma un n'è venuto.

CAROLINA       -   Ma come? Lei gliè solo?

UGO                  -   Sì, son solo!

CAROLINA       -   E le su donne?

UGO                  -   L’ho lasciate per la strada.

NUNZIATA       -   Icchè l’ha fatto?...

UGO                  -   Eh, cara sora Nunziata, sono stufo, sono stufo!...

CAROLINA       -   (a Nunziata) Icchè gli dicevo?... Siamo daccapo!

UGO                      Ora che trovo il sor Angelo,  mi riprendo i' mi pardessù e in quella casa un ci rimetto più piede! Arrivederla! (fa per uscire)

NUNZIATA       -   (fermandolo) Ma armeno le poteva riaccompagnare a casa!

UGO                      Le son dietro: le un si sperdano, la un dubiti! (fa per uscire ma sentendo gridare si nasconde contro il muro)

GINA                 -   (gridando fuori scena) No, mamma: ‘un si preoccupi. Glielo riporto da me!

CAROLINA       -   Eccole, le sargan le scale!

UGO                  -   Sora Nunziata, l’abbia pazienza, se no succede una guerra. La  pole mandare su la Carolina a pigliare i mi pardessù e speriamo che la sia finita per sempre, perché so proprio stufo...! L’abbia pazienza, sora Nunziata, ma lei lo capisce da sè... quello che direi se salgo su!...

NUNZIATA       -   Vai Carolina. Va a prendere i pardessù del sor Ugo...

CAROLINA       -   Vo subito.            (esce)

SCENA IV

UGO                  -   La mi perdoni sa, se son’entrato in casa sua a questo modo.

NUNZIATA       -   Ma icchè!... La s’accomodi, la s’accomodi...

                              (Ugo si siede)

                              Ma come mai?... Come mai tra fidanzati ogni pochino succede di queste storie?

UGO                  -   Un si va d’accordo, la creda. ‘Gliè inutile, un si va d’accordo...! Mille storie, mille gelosie... Ma gli pare che io voglia sacrificar la mi’ vita a questa maniera?... E un mi posso sfogare!... M’ammazzerei, ved’ella!... M’ammazzerei dalla bile!...

NUNZIATA       -   La si carmi, la si carmi... (si alza e fa per andare in cucina) Che vuo’ ber quarche cosa?...

UGO                  -   Grazie, grazie, signora Nunziata...

NUNZIATA       -   La un faccia comprimenti, andiamo...

UGO                  -   I’ unn’ho bisogno di nulla. Siamo stati a i’ caffè ora...

NUNZIATA       -   Ma allora se lei la spende per portarla anche a i’ caffè, codesta figliola icchè la pretende?...

UGO                  -   La unn’è mai contenta, mai!... Io sono un bighellone, unn’ho voglia di far nulla... La un sa dirmi altro! O ch’è corpa mia se ancora un m’è riuscito di fammi una posizione?... Tempo alle cose!... Un son mica vecchio!

NUNZIATA       -   Ma ‘gliè naturale, tempo!... (scrollando la testa) Noe, noe... ‘Gliè che in oggi, queste ragazze, le un si contentan più con nulla! (torna a sedere)

UGO                  -   Ecco!... La gnene dica!

NUNZIATA       -   Mi ricordo di’ mio, quando lo sposai.

                              (Ugo si alza e va davanti al ritratto del marito guardandolo con curiosità)

                              Icchè ‘gli aveva?... Zero!... Se unn’ero io, si stava freschi!... Ma si sa bene, tocca alla donna a aprire una strada per formare l’omo se la gli vuol veramente bene!

UGO                  -   O la vada a dignene a lei!... La gne ne dica, la gne ne dica, la mi faccia i’ piacere! (gira per la stanza guardandosi intorno)

NUNZIATA       -   Ah, io un gli dico nulla!... Le son cose che un me ne ‘mpiccio, benché sia la padrona dello stabile e che la mi paghi la pigione.

UGO                  -   ‘Gliè tutto suo unn’è vero?...

NUNZIATA       -   Tutto, da cima a fondo; e poi ci ho anche la villa e du’ poderi...

UGO                  -   Ha visto, eh?... Queste le son le fortune, altro che discorsi!...

NUNZIATA       -   Dunque, io un gli posso dir nulla. Benché ci abbia confidenza, e benché anch’io gli dia la mi’ roba a stirare, un ci posso metter bocca. Sono affari troppo delicati. Lei la si può figurare se mi presterei volentieri a cercare di renderlo felice, ma a che scopo, mi domando?... tanto, si vede, via; si vede troppo bene...

UGO                  -   Icchè la vede?...

NUNZIATA       -   Che quella... la unn’è una ragazza fatta per lei.

UGO                  -   ‘La unn’ha mica torto, sa... La unn’ha mica tutt’i torti.

NUNZIATA       -   Eppoi, via; un giovane così mettissi con la figliola d’un poero verniciatore. Ma mi dice una cosa?... Ma icchè la gli dà?... Icchè la gli porta?...

UGO                  -   Nulla la mi porta!

NUNZIATA       -   O allora icchè la si confonde?...

UGO                  -   O un gne ne dico? Sono un grullo... sono un imbecille...

NUNZIATA       -   Un ci pol’essere altro che una ragione.

UGO                  -   Quale?

NUNZIATA       -   Che lei... Che so io?... Che lei... la gli voglia dimolto, ma dimolto bene. Se c’è l’amore questo gli scusa ogni cosa.

UGO                  -   L’amore... l’amore... Dio mio, sa... Ci si conosceva... Lei la sa come succede quande ci si conosce...

NUNZIATA       -   O... o come ‘gli andò che si misero..? (ripone le carte nel cassetto del tavolo) Sentiamo, sentiamo... perché son curiosa.

UGO                  -   E’ fu tre anni fa...

NUNZIATA       -   Senti, senti; ma come potè avvenire che s’appiccicarono?...

UGO                  -   Sa, s’era stati a ballare...

NUNZIATA       -   Oh, accidenti alle feste da ballo!

UGO                  -   E siccome dopo il Carnevale...

NUNZIATA       -   E’ vien la Quaresima, vu’ andasti insieme anche alla Fiera delle Noccioline...

UGO                  -   No, un s’andò alle fiere; successe questo: quando l’ultima sera di Carnevale si fu a i’ cotiglion’ portarono i’ verde, e siccome, come s’usa qui a Firenze, tutte le coppie le se ne scambiarono una ciocchettina...

NUNZIATA       -   I’ ho capito. Vu vi scambiasti i’ ramiciolino anco voialtri... e vu facesti a chiedere...

UGO                  -   ...e i’ giorno di Pasqua s’era bell’e fidanzati!

NUNZIATA       -   Ma cotesto allora unn’è mica amore...

UGO                  -   Unn’è amore?... La ragione?

NUNZIATA       -   Perché se un c’era i’ verde chi sa se nemmeno vu’ ci pensavi.

UGO                  -   Forse ‘la unn’ha mica tutti i torti...

NUNZIATA       -   Eh, caro sor Ugo; l’amore, l’amore vero, ‘gliè tutt’un’altra cosa. Lo so io icchè ‘gliè l’amore!...

UGO                  -   Ah, lo credo... Lei l’è più vecchia...

NUNZIATA       -   (troncandogli la parola e uscendo) O la beva quarche cosellina...

UGO                  -   No, no, grazie... La stia comoda.

NUNZIATA       -   (rientra portando il fiasco e un bicchiere) Gli voglio fa’ sentire quello de’ mi’ poderi. Quest’anno n’ho avuti dugentocinquanta barili...

UGO                  -   Acciderba!

NUNZIATA       -   E sa quante lo vendo?... trecentocinquanta lire la soma.

UGO                  -   Sicchè fra ogni cosa lei l’ha una bella rendita?...

NUNZIATA       -   I’ un fo per dire, ma potre’ chiudere i’ magazzino e potrei andare in carrozza alle Cascine!

scena v

CAROLINA       -   (entrando) C’è la Gina co’ i’ pardessù.

UGO                  -   (alzandosi spaventato) Indoe?

CAROLINA       -   Sull’uscio.

NUNZIATA       -   Fattelo dare.

CAROLINA       -   Dice che l’aspetta i’ sor Ugo.

UGO                  -   Quella ‘la la vuol riattaccare, vede!

NUNZIATA       -   L’aspetti, vo io... Anzi no... (spostando una tenda) L’entri là ni’ salotto. Falla passare.

CAROLINA       -   Anche lei? (esce)

NUNZIATA       -   (spingendo Ugo dietro alla tenda) L’entri là, l’entri là; e la lasci fare a me. Vedrò io d’accomodar le cose, la unn’è contento?...

UGO                  -   (affaciandosi dalla tenda) La badi, sa; perché quella ‘gliè capace che la sia gelosa anche di lei!

NUNZIATA       -   Di me?... Ah!... poerina...

UGO                  -   La vedrà, la vedrà se sbaglio!... (e risparisce dietro la tenda)

NUNZIATA       -   (con un sospirone) Ah, come ‘gliè simpatico!...

GINA                 -   (entrando agitata col pardessù in braccio) L’abbia pazienza, eh, sora Nunziata...! Indoe ‘gliè?... Che si nasconde?!...

NUNZIATA       -   Ma noe, noe, calmati...

GINA                 -   (piangendo) Ah, sora Nunziata, sora Nunziata...!

NUNZIATA       -   Andiamo, andiamo... O che c’è bisogno di piangere?... (facendola sedere) Vien qua, vien qua... Dimmi come l’è andata... Sentiamo, sentiamo...

GINA                 -   (singhiozzando) I’ un lo so... I’ un lo so... So sortanto che sono una gran disgraziata!

NUNZIATA       -   Disgraziata, ma come?... O un ti vuò’ bene?...

GINA                 -   Ma che bene?... Se mi volesse bene un mi farebbe soffrire a questo modo.

NUNZIATA       -   Ma come?... Tu credi..?

GINA                 -   ‘Gliè du’ anni e mezzo che mi porta a spasso; du’ anni e mezzo, capisce?...

NUNZIATA       -   Io lo so ora...

CAROLINA       -   Eh, si... du’ anni e mezzo...

                                      (Nunziata prende fiasco e bicchiere dal tavolo e li porge a Carolina facendogli cenno di portarli in cucina)

GINA                 -   Ma almeno ci pensasse..! Almeno cercasse di trovare una strada...

                              (Carolina rientra dalla cucina e si rimette in posizione per ascoltare il discorso)

NUNZIATA       -   Poera figliuola...

                              (scaccia con un gesto Carolina, la quale, contrariata, fa per andare via ma poi si nasconde dietro una tenda)

                              Eh, lo capisco, ma icchè t’ho a dire?...            

                              Se io fossi in te, vah, piuttosto che rovinammi la salute, farei un pianto e un lamento... e la fare’ finita.

                              (Ugo scaccia infastidito da dietro la tenda Carolina che esce di scena)

GINA                 -   Finita?... Piuttosto l’ammazzo!...

                              (Ugo spaventato torna a nascondersi in salotto)

NUNZIATA       -   Via... l’ammazzo! Te tu se’ giovane, tu se’ bella... Che ha’ paura di non trovanne attri?... Tu ne volessi!

GINA                 -   No!... no!... no!... Gli voglio troppo bene! Gli voglio troppo bene!...

NUNZIATA       -   Bambina mia, lo capisco... t’intendo... ma icchè tu ci vorresti se lui... Basta! ‘Gliè meglio stare zitti.

GINA                 -   (subito) Che ‘gli ha detto quarche cosa?...

NUNZIATA       -   No, e’ un m’ha detto nulla... ma...

GINA                 -   E allora come la fa a parlare a questo modo?

NUNZIATA       -   Ma che vuoi, figliuola mia; o un si vede?... Si vede tanto bene...

GINA                 -   Ma icchè si vede?... Se a lei gli ha detto quarche cosa la dica, la discorra!...

NUNZIATA       -   O perché tu vuoi che io ti dia questo dolore, scusa?...

GINA                 -   Lo voglio sapere!

NUNZIATA       -   Senti, senti; lasciami i’ pardessù, perché a me mi pare che stasera un sia i’ caso che vu’ vi rivediate... Lasciami i’ pardessù e fa’ uno sforzo: guarda se tu te ne scordi!...

GINA                 -   Scordammene?... Ma lei l’è matta!... Lei la perde i’ cervello!...

NUNZIATA       -   Credi, lo fo pe’ i’ tu bene...

GINA                 -   Gli voglio discorrere!... I’ pardessù gne ne dò da me!...

                              Perché se lui unn’ha faccia, io n’ho tanta da sputargli su’ i’ viso!...

NUNZIATA       -   Oh, cotesto in casa mia t’un l’ha a fare, sai!...

scena v

BISTA               -   (entrando) O icchè c’è qui? Icchè gliè questo starnazzio?

NUNZIATA       -   (lasciando il pardessù a Gina con un gesto di stizza) O voi, un v'eri andato alla posta?

BISTA               -   Pe ire ci sò ito... ma l'ho troata chiusa!

NUNZIATA       -   E lo dicevo io!

GINA                 -   Bista!... Bista, la venga qua!... La guardi se la cerca i’ mi’ damo, perché ‘gliè qui nascosto e un vuo’ sorti’ fòri!

BISTA               -   (stupito) Nascosto?!...

GINA                 -   Sì, sì, nascosto!

BISTA               -   O sora Nunziatina, che laoro egli questo?...

NUNZIATA       -   Ma icchè?... Che credete che abbia perso la testa?... Io l’ho fatto passare di là ni’ mi’ salotto per evitare una questione.

UGO                  -   (uscendo con tono accomodante) Son qua, son qua... I’ un m’ero nascosto.

                               (Gina fa per gettargli le braccia al collo ma lui la blocca) ‘Gliè che io sono una persona educata e a me queste scene in casa degli altri un mi piace di falle... Ecco perché un mi facevo vedere...

GINA                 -   Gli sta bene, gli sta bene!... E allora, eccogli i’ su’ pardessù! (glielo getta e scoppia a piangere)

BISTA               -   (accorrendo vicino a lei e consolandola) O Gina..! O Gina..!

NUNZIATA       -   (raccogliendolo e spolverandolo) Ma andiamo, via; unn’è mica cotesto i’ modo di porgere! (tutta premurosa a Ugo) La venga, la venga, la se lo ‘nfirzi!...

UGO                  -   (indossando il pardessù) Grazie, grazie... I’ ho tutto i’ sangue alla testa, ved’ella!

GINA                 -   Gli ha tutto il sangue alla testa lui...

BISTA               -   (a Gina) Ma mi dici icchè c’è stato?...

GINA                 -   Nulla, nulla... C’è stato che sarebbe meglio buttarsi in Arno!...

BISTA               -   In Arno? ( a Nunziata) Oh! Questa la si vole buttare in Arno...

NUNZIATA       -   Sie... La dice così per dire... ma le son cose che passano.

GINA                 -   No, cara sora Nunziata, le un passano, gne ne dico io!...

BISTA               -   (andando verso Nunziata) O lasciamo allora che si spieghino!

NUNZIATA       -   (andando verso Bista) Unn’è i’ momento, credete a me; questo unn’è i’ momento...

BISTA               -   Ma unn’è meglio che si lascino dopo aver fatto la pace?

NUNZIATA       -   E’ la faranno, un dubitate, e’ la faranno; ma ora ‘gliè meglio

                              che ci dormin sopra... Andate, andate... Cioè, prima va’ via te, Gina; poi gli anderà via lui, perché un voglio che si riattacchino pe’ le scale.

BISTA               -   Ah... perchè si sò attaccati pe le scale?

UGO                  -   Non v'incomodate: vo via prima io.

NUNZIATA       -   Lei la resti qui! Sintanto che la Gina la unn’è rientrata in casa i’ un voglio che lei la si mova... Anzi, fache una cosa, Bista; riaccompagnachela voi.

BISTA               -   Volentieri.

GINA                 -   Allora... ci si vedrà con più comodo... unn’è vero?... (esce)

NUNZIATA       -   (a Bista rimasto fermo e intontito) O movechevi, voi! V’ho detto di riaccompagnalla!

BISTA               -   O un vò?... Dio m'arrabbi se stasera io intendo quarcosa! (esce inseguendo Gina) Gina aspettami!...

scena vii

NUNZIATA       -   (rimasta sola con Ugo si siede sulla cassapanca con un sospirone di compianto) Eheee... peccato!... Peccato!...

UGO                  -   Mah!... Icchè la ci vuol fare?... Ci vuol pazienza...

NUNZIATA       -   Ah, sì, lo capisco... Oramai si vede bene...

UGO                  -   Cioè?...

NUNZIATA       -   Si vede che fra voialtri l’è finita, che unn’è più possibile. Lo vedrebbe anche un cieco!...

CAROLINA       -   (entrando in camicia da notte e con una bugia in mano) Sora padrona, sicome domattina mi devo arzare presto...

NUNZIATA       -   Vai, vai, va’ pure a letto!...

CAROLINA       -   Bonanotte... (scorgendo Ugo) O ch’è sempre qui?... Allora levo i’ paletto...

NUNZIATA       -   Un vor dire, lo riaccompagno io. Vai.

CAROLINA       -   Allora vò a letto... Bona notte... Io vò... Bona notte... (esce)

UGO                  -   Vo via anch’io. Arrivedella e la scusi tanto. (fa per uscire)

NUNZIATA       -   (si alza dalla cassapanca) La vada, la vada... (si siede al tavolo) Eppure, prima d’andar via, gli vorre’ dare un consiglio.

UGO                  -   (fermandosi) Quale?

NUNZIATA       -   Vah, i’ un lo so... Ma a me mi pare che la farebbe dimorto meglio... se la cercasse di falla finita.

UGO                  -   Si dice bene; si pena poco a dillo, ma...

NUNZIATA       -   Eh, già, quando si vuo’ dimorto bene unn’è possibile...

UGO                  -   No, unn’è per cotesto... Ma la un vede come l’è appiccicata?

NUNZIATA       -   Eh, lo vedo, lo vedo...

UGO                  -   ‘La l’ha visto da sè; l’è andata via piangendo...

NUNZIATA       -   Se la guarda a du’ lacrime... Noi donne si pena tanto poco a piangere.

UGO                  -   O che se ne ‘ntende?

NUNZIATA       -   Dio santo... se un me ne ‘ntendo io... Cioè!... La guardi. (prende dal cassetto della tavola l’occorrente per scrivere) Che vuol uscirne?... La s’ha a metter qui e scrivergli du’ righe... Du’ righe sole, e’ basta... Penso io a fagnene recapitare. Andiamo, la si metta a sedere.

UGO                  -   Ma, e quando gli ho scritto?

NUNZIATA       -   O bella; quando ‘la gli ha scritto l’esce da un inferno.

UGO                  -   (sempre in piedi ed esitante) Lo so, lo capisco... ma però... icchè sarà dopo..?

NUNZIATA       -   (dopo una pausa) Che gli piacerebbe di venire a stare in bottega mia?...

UGO                  -   Ma che dice davvero?!...

NUNZIATA       -   Intanto la mi faccia vedere come la scrive... (Ugo siede, felice) Voglio veder la su’ calligrafia. La tenga, la gli scriva, la gli scriva...

UGO                  -   (prendendo la penna) Sora Nunziata, quella la mòre...

NUNZIATA       -   (arrabbiandosi) Allora, se l’ha paura che la gli moia..!

UGO                  -   L’aspetti!... La un s’arrabbi... (si piega per scrivere)

NUNZIATA       -   O andiamo, via... La incominci...

                               (mentre Ugo comincia  scrivere si ode bussare)

                              Accidenti! Ma chi è?

BISTA               -   (fuori scena) O che aete bell’e messo i’ paletto?...

NUNZIATA       -   Sì, Bista... vo a letto!... A rivederci a domani!...

BISTA               -   O Ugo?...

NUNZIATA       -   ‘Gliè bell’e andato via.

BISTA               -   Ahn, allora... Vah, se ‘gliè così. Se... se c’è già ‘i paletto... allora vò a letto... Felice notte! (si allontana sconsolato)

NUNZIATA       -   Bona notte!... (dopo un momento di silenzio torna al tavolo) La scriva, la scriva!...

UGO                  -   Ma icchè gli scrivo?... Icchè gli scrivo?...

NUNZIATA       -   ‘Gne ne detterò io, la venga!...

UGO                  -   Poera Gina!

NUNZIATA       -   O la faccia conto di levassi un dente, santo Dio! (E

                                      incomincia a dettargli) «Pregiatissima signorina...»

UGO                  -   Aveo messo: «Cara Gina...»

NUNZIATA       -   No!... qui’ «cara» ‘la lo scancelli! Ora un ne sta più bene... (gli strappa il foglio e gliene mette sotto un altro)

                              «Pregiatissima signorina...»


atto secondo

scena prima

                                      (si sente suonare una campanella - Carolina che stava iniziando ad apparecchiare esce per andare ad aprire e rientra subito seguita da Gina)

 

CAROLINA          O che l’è lei, sora Gina? (entrando) La venga... la venga…

                                                                  

GINA                      (entrando dietro a Carolina con una cesta di bianchera) Che un c’è la sora Nunziata?...

CAROLINA          No, la unn’è ancora tornata.

GINA                     Ah... Perchè io ero venuta pe... pe... Gli ho riportato la roba di questa settimana.

CAROLINA          Pe' piacere me la metta là che io ho da finire di apparecchiare

                              (va in cucina a prendere delle stoviglie)

GINA                     La si figuri: faccia con comodo.

                              (mette le camicie sulla cassapanca mentre Carolina rientra ed apparecchia la tavola per due - sistemate le camicie Gina si attarda a guardare le ricche stoffe che trabordano dagli scaffali e dai casetti degli armadi sul fondo - Carolina si ferma a guardarla interrogativa)

                              Eh, che bella cosa esser vedove e con un monte di quattrini!

CAROLINA          La crede?... (va in cucina)

GINA                     Ah, sì... lo credo e lo sostengo!

CAROLINA          (rientrando) Vah, io poi, se avessi marito mi garberebbe che campasse.

GINA                     Secondo e’ casi...

                              (pausa - Gina non accenna ad uscire restando immobile nel mezzo della stanza - Carolina la guarda interrogativa)

CAROLINA          E la su’ mamma?

GINA                     L'è ita a fare la spesa. E' la voleva comprare la ricotta. Ma io gli ho detto: a me la mi pigli du’ sardine perché io la ricotta un la posso vedere!

                               (Carolina va in cucina)

                              T’ha a star tutt’i’ giorno co’ i’ ferro in mano e po’ mangiar la ricotta!... Armeno con du’ sardine ci fo un pranzo! Dico bene?

CAROLINA          (tornando con delle stoviglie) O se un ci si pol’accostare più a nulla. Ecco perché le ragazze le un trovan marito!

GINA                     Già; quelle poi che le lo trovano le lo perdono!

CAROLINA          Ma lei la un può dir così!

GINA                     Ah, sì, eh?... La crede?... (estraendo dal petto una lettera) La senta, la senta la lettera che ho ricevuto oggi.

CAROLINA          Che lettera?...

GINA                     La legga, la legga!

CAROLINA          (prende la lettera si siede e legge) "Pregiatissima signorina. Poche parole e brevi! Dopo..."

GINA                     Ha sentito?... Un c’è nemmeno un po’ di preambolo!... Là, via, alla sverta!... Poche parole e brevi. E’ par che ‘gli abbia i’ brucia..! Uh... (e si tappa la bocca).

CAROLINA          "Dopo i’ nostro colloquio d’ieri sera, ho compreso..."

GINA                     Lo chiama colloquio lo star nascosto in qui’ salotto!...

CAROLINA          "...ho compreso benissimo che fra noi tutto è finito."

GINA                     O se un gli dissi nulla!...

CAROLINA          "Ti restituisco la parola e t’auguro di trovare un giovane capace di renderti veramente felice." Magari...

GINA                     Ma che magari! La mi faccia il piacere: la legga!

CAROLINA          "Appena mi sarò occupato ti rimanderò lo spillo che tu mi regalasti."

GINA                     Sfido!... L’ha messo in gobbo al banco dei pegni!... Ha capito? Ha capito?...

CAROLINA          La un si confonda, le saranno cose da accomodassi.

GINA                     Ah, no, qui c’è qualche mistero; qui, per me, ‘gli ha qualched’un’altra per la testa!

CAROLINA          Ma chi vol’ella che ‘gli abbia?

GINA                      (va a sedersi sulla cassapanca) Lo conosco!... Lo conosco!... Lo so che tipo ‘gliè quello!

CAROLINA          E allora, se la lo conosce, icchè la si confonde?...

GINA                     Gli voglio bene! (si stende sulla cassapanca) Gli voglio bene, ‘la un capisce che io l’adoro?...

CAROLINA          Oh, la senta, veh; io, poi, se mi vedessi spregiata unn’avrei aspettato che mi scrivesse! A quest’ora? Ma a quest’ora l’aveo bell’e mandato lontano mille miglia... Zitta! Sento girar la chiave... Questa l’è la sora Nunziata che torna da i’ negozio. (corre a dare un ultima sistemata alla alla tavola mentre Gina prende la cesta dei panni e si mette in un angolo della stanza)

scena ii

NUNZIATA          (fuori scena) Carolina!... T’unn’ha’ ancora acceso i’ lume?... Che fa’ come e’ gatti, che sta’ a i’ buio?...

CAROLINA          Ora l’accendo.

                                      (Nunziata, col cappellino, la mantellina, un pacco della sartoria e un mazzo di rose, entra nella stanza senza accorgersi di Gina)

NUNZIATA          (vedendo apparecchiato per due) No! No! Stasera ceno da me, sai.

CAROLINA          Credevo che come a i’ solito ci fosse anche i’ so’ Bista.

NUNZIATA          (riponendo posate e bicchiere dentro il piatto di Bista) I’ so’ Bista ricomincia a andare a casa sua... Un son rimasta sola?... Dunque "voglio" star sola. (si avvia verso la camera)

CAROLINA          Come la vòle. (Esce portando via il piatto di Bista)

GINA                     (appoggiando rumorosamente la cesta sulla cassapanca) Bona sera, sora Nunziata.

NUNZIATA          (trasalendo) Toh! Guarda. O che se’ qui?... Chi t’avea visto?

GINA                     Gli ho riportato la roba stirata.

NUNZIATA          Ah, ecco!

                                      (pausa - restono ambedue immobli)

                              Che ha’ portato anche i’ conticino?...

GINA                     L’è a tempo, l’è a tempo...

                                      (pausa - restono ambedue immobli)

NUNZIATA          Allora, che vuo’ stare a mangiare un boccone con me?...

GINA                     No, no, grazie... Piuttosto, se la mi permette...

NUNZIATA          (ritraendosi spaventata) Icchè t’hai?...

GINA                     (rassicurante) Vorre’ chiedigli un favore...

NUNZIATA          (sollevata) Volentieri... Sentiamo d’icchè si tratta.

GINA                     So che lei l’ha di bisogno d’uno scrivano... La guardi se ‘la impiega i’ mi’ Ugo!

NUNZIATA          I’ tu’ Ugo?... Come i’ tu’ Ugo?... O un t’ha lasciato?... I’ avevo sentito dire...

GINA                     Sì, sì, m’ha scritto; ma la unn’è la prima volta che succede

                              questo.

NUNZIATA          (stupita) T’ha lasciato dell’altre volte?...

GINA                     E poi s’è sempre rimesso; sì.

NUNZIATA          Ahn, guarda... (senza accorgersene si gratta la testa)

GINA                     Icchè la si gratta?...

NUNZIATA          No, sai... così... (si gratta con ostentazione)

GINA                     Basterebbe che s’impiegasse; basterebbe che trovasse un posto fisso, poi s’accomoderebbe ogni cosa...

NUNZIATA          Ma che lo puoi dire cotesto?...

GINA                     Ne son più che sicura... Lui e’ mi’ vuol troppo bene per lasciarmi.

NUNZIATA          E’ ti vuol bene, e’ ti vuol bene... Ma se t’ha scritto... (si trattiene)

GINA                     Lei la un ci pensi; la guardi se la me lo ‘mpiega e io glie ne sarò grata per tutta la vita.

                              (pausa - Nunziata va agli armadi dove lascia cappello, pacco e rose - Gina si rattrista credendo di ottenere un rifiuto)

NUNZIATA          E allora senti; se t’ho a dire la verità io ci aveo di già pensato...

GINA                      (con gioia) Davvero?...

NUNZIATA          Tanto vero che stasera dovrebbe venir qui a intendersi...

GINA                     Ma che dice sur i’ serio!

NUNZIATA          Però, adagio bambina mia prima di rallegrassi.

GINA                     Perché la mi dice a questo modo?...

NUNZIATA          Perché!... Perché se poi un ti si riattacca io un vorrei aver la corpa...

GINA                     Di che?...

NUNZIATA          D’averti fatto fare de’ castelli in aria, o bella!...

GINA                     Ma no, no; a me mi basta che s’occupi!

NUNZIATA          E allora, te l’auguro.

                              (andando verso gli armadi) Carolina, unn’è pronto ancora?...

CAROLINA          (da dentro) Eccomi; levo la minestra!

NUNZIATA            (a Gina) Addio, sai, e, se t’un vuo’ restare, bon’appetito a su’ tempo! (esce portando il pacco e una rosa)

GINA                      (felice) Altrettanto, signora Nunziata; altrettanto!...

                              Bona notte, sora Carolina; vo via perché i’ ho da riportare quest’altra roba.

CAROLINA          (da dentro) Arrivedella, sora Gina!

                              (fa per uscire ma si ferma e pensa; poi leva dal cesto una camicia e la depone in mezzo alle altre camcie lasciate sulla cassapanca)

GINA                     (uscendo e incontrando Bista) Oh, so’ Bista! Bona sera e arrivedello.

BISTA                   (entrando, serio serio) Bona sera, Gina!

GINA                     Madonna, come ‘gliè serio... (esce)

scena iii

BISTA                   (sorpreso di vedere un solo coperto sulla tavola) O che stasera io 'un mangio?

CAROLINA          (entra portando la zuppiera con la minestra) La m’ha detto che apparecchiassi per lei sola...

BISTA                   Meglio!... S’anderà a mangiare alla trattoria.

CAROLINA          Io un c’entro, sa.

BISTA                   Sarà ch’i’ mi sbagli ma a me mi pare che qui ci sia nell’aria quarched’uno che cerca di portammi via la porpetta di su’ i’ piatto. (indicando la tavola) Cioè, i' bello 'gliè che un c’è più nemmeno i’ piatto!

CAROLINA          Succede!

BISTA                   (guardando il ritratto del defunto) Parola d’onore se la unn’andava meglio quando ‘gli era vivo lui!... E io un vedevo l’ora che tu morissi?... ‘Gli era meglio se tu campavi dell’attro!...

                              Eh, caro Arfonzo... quel ch'è fatto è reso!

                              Come diceva i' mi' povero nonno:

                              le donne, le civette e le galline

                              ‘unn hanno giudizio;

                              son come le capre in cima alle colline:

                              ‘un conoscono  i' precipizio.

                              Dattronde anch'io che da garzone speravo di diventà padrone... Bah!

                              L'è più facile vedere spostassi i' poggi

                              che trovare una donna sincera a 'i giorno d'oggi!

CAROLINA          L'ha finito di sproloquiare?

BISTA                   Eh, cara Carolina... La verità gliè che chi si sposa prova mille dolori ma chi non si sposa 'un prova nessuna gioia.

CAROLINA          L'ha a dire a me... (andando verso la camera di Nunziata) Sora Nunziata. La minestra l’è in tavola! (esce)

NUNZIATA          (da dentro, festosa) Eccomi!...

                              (esce con un vestito bianco attillato e una rosa nei capelli - vedendo Bista resta male - va a sedersi a tavola mangiando la minestra indispettita)

                              Ma, unn’avevo detto a i’ ragazzo di riportalle lui le chiavi?...

BISTA                   Siccome la m’era così nova ho creduto che ‘gli aesse ‘nteso male.

NUNZIATA          Allora, se ‘gliè pe’ questo... (continua a mangiare ignorando Bista)

BISTA               -   (scrutandola incredulo) E’ fiocchi, i’ fiore ne’ capelli... Ma che se' impazzata?

NUNZIATA       -   Via...

CAROLINA          (entrando per deporre del pesce lesso e vedendo la padrona così agghindata, con un grido quasi di spavento) Uh!...

NUNZIATA          Icchè c’è?...

CAROLINA          Nulla, nulla... (prende il piatto della minestra e la zuppiera facendo una smorfia verso bista)

BISTA                   E l'ha ragione! Qui c’è da aer paura... Qui si va tutti diritti diritti a ‘i manicomio!

CAROLINA          Mah! (esce)

NUNZIATA          (senza badargli incomincia a condire il pesce con l’olio e il sale)

BISTA                   Scusate se v’interrompo; ma una vorta costumava dimmi se armeno volevo gradire.

NUNZIATA          Vu’ v’aete a mettere a sedere e mangiare!

BISTA                   Grazie, ma pell'appunto unn'ho più appetito! (dopo una pausa) Eh, sono stato benino; l’ho speso bene i’ mi tempo!

NUNZIATA          Che ci aete rimesso quarche cosa?...

BISTA                   E v’aete i’ coraggio di domandammelo?...

NUNZIATA          Oh, io poi un la fare’ tanto lunga. Se vu’ siete restato in bottega mia è segno che vu’ ci avevi i’ vostro tornaconto; se poi ora un vi piace più, ve l’ho già detto stamani; vu’ sapete icchè v’aete a fare!

BISTA                   Eh, già; questa l’è la ricompensa, ma me l’aspettavo. Voi v’aete fatto di me (prendendogli di mano un mezzo limone che stava spremendo sul pesce) come questo mezzo limone, vedeche; vu’ m’aete strizzato ben bene e ora che un c’è rimasto che la buccia vu’ mi buttache sotto i’ tavolino!... (lo getta a terra)

NUNZIATA            (stizzita) E ora io mangio i’ pesce senza l’aghero!...

BISTA                   L’aghero vu l’aete con me!... Ma vent’anni fa unn’era così. Vent’anni fa vu’ m’abbindolasti come un mammalucco. Ve

                              ne ricordate di’ primo bacio?...

NUNZIATA          Chetatevi!

BISTA                   Vu’ fosti voi a dammelo, di soppiatto, ni’ magazzino di sopra mentre s’era sulla scala che si rimetteva a i’ posto le pezze della roba da inverno!

NUNZIATA          Chetachevi!

BISTA                   E’ mancò poco che un venisse giù tutt’i’ parchetto da come vu’ v’attaccasti a i’ mi’ collo!...

NUNZIATA          Che vi volete chetare?...

BISTA                   (quasi urlando) No!... no!... no!... I’ anderò a urlallo per tutto Borgo San Lorenzo!...

NUNZIATA          (urlando) Carolina!... Porta via ogni cosa, unne vo’ più!

CAROLINA          (tornando per sparecchiare) L’ha mangiato poco, stasera.

NUNZIATA          Mangerò di più un’altra volta!

CAROLINA          (vedendo Bista in piedi vicino alla porta) So’ Bista, comincia a spruzzolare; che vòle un ombrello?

NUNZIATA          Brava! Dagli un ombrello, sarà meglio.

BISTA                   Unn’e ‘mporta. Vo sotto e’ tetti!

CAROLINA          O ‘la lo pigli! (esce)

NUNZIATA          E’ va sotto e’ tetti, pe’ pigliare un male.

BISTA                   Morissi domani!

NUNZIATA          A me vu’ mi pareche un gatto soriano, vedeche!

BISTA                   E a me una ciettona!...

CAROLINA          (tornando) Ecco l’ombrello! (prendendo il piatto del pesce per portarlo via) Come?... O i’ palombo ‘la un l’ha mangiato?... Eppure ‘gliè morvido come i’ burro.

NUNZIATA          Io mangio anche la roba dura; i’ ho tutt’i denti boni, grazie a i’ cielo!

BISTA                   Unn’è vero; quaggiù gli mancano!

NUNZIATA          Mi mancano?... Guardache! (glieli mostra)

BISTA                   O io un ce gli ho tutti?... Guardache! (glieli mostra anche lui)

NUNZIATA          Storie!... Voi vu’ n’aete de’ finti!

BISTA                   E allora vi dirò che s’andò a farseli rimettere insieme e si fece tutto un conto!

NUNZIATA          (stizzita) Eh, andache all’inferno!

BISTA                   (stizzito) Voi v’andereche all’inferno, perché questi son peccatacci che si scontano!...

CAROLINA          (dopo una pausa d’imbarazzo) Mi pare che stasera ci sia dimorto nuvolo!(L'ombrello, so’ Bista, la badi di non perdillo perché ‘gli ho dato quello di seta cruda! (esce con i piatti)

BISTA                   Lo conosco, lo conosco... Basterebbe che parlasse quest’ombrello... Lo sa Iddio quante sere v’ho accompagnata a casa qui sotto!

NUNZIATA          E chi dice di no?... Ma icchè c’entra questo?...

BISTA                   Icchè c’entra?... Sicchè v’un ve ne ricordate di come vi stringevo?... I’ vostro marito, che reggeva l’anima co’ denti, poer’omo, pigliava l’onnibusse; e noi si veniva a piedi!...

NUNZIATA          'Gli era sempre compreto.

BISTA                   Macchè compreto! Icchè c'entra cotesto... ‘Gliè che allora vu’ mi dicevi: - Tempo a i’ tempo!... Tanto, icchè può campare?... - Sono staco fresco!... Vent’anni son rimasto lì co’ i’ metro in mano a aspettare e a sentillo tossire... Parea che ogni pochino dovesse spirare e unn’andava ma’ via!

NUNZIATA          E cotesto ‘gli era i’ còre che v’avevi!...

BISTA                   O voi?... O se v’eri voi che vu’ sospiravi più di me!

NUNZIATA          Ma io ero donna... Io ero debole!...

BISTA                   Debole?... Debole voi?!... Eh, lo so io..! Se  unn’aveo

                              giudizio a quest’ora i’ ero partito prima di lui!...

NUNZIATA          (andando verso la specchiera sul fondo) Oh, insomma, a me mi pare che sia l’ora di finilla, perché un voglio che la mi’ donna la vi senta... E d’ora in poi v’aete a chiudere e v’aete a rimandar le chiavi per uno de’ ragazzi. Già, vu’ m’aete a fare un piacere: vu’ m’aete a rendere anche la chiave di qui, perché quest’andare e venire liberamente in una casa che ‘la unn’è la vostra ‘gli ha esser finito!

BISTA                   In una casa che la unn’è la mia, unn’è vero?... Gli sta bene... Vi renderò la chiave... (si fruga per finta nelle tasche) Aella! Se l’aessi ve la dare’ subito, ma l’ho in quell’altra giacchetta...

NUNZIATA          Che questo sia fatto domattina, ricordiamocene. Bona notte.

BISTA                   Bona notte.

                              (suono di campanello. Si fermano tutti e due e si guardano)

CAROLINA            (entrando con il lume) Chi potrà essere?...

NUNZIATA          (imbarazzata) Ma... i’ un saprei...

BISTA                   (ironico) Affari urgenti; fra poco ‘gliè le nove.

NUNZIATA          O andache, che la Carolina la vi fa lume...

BISTA                   Ora, un momento... Avviati Carolina. (mette un piede sopra la panca e si rimbocca i calzoni)

NUNZIATA          (fremendo d'impazienza) Allora?

BISTA                   Ho paura d’impillaccherammi i carzoni.

CAROLINA          (tornando) E’ c’è i’ signor Ugo che cerca di lei!

BISTA                   Chi?

CAROLINA          Ughino!

NUNZIATA          Ahn, Dio bene!... la lo sa anche la Gina, ora un ci pensavo più. E’ vien qui... pe’ sentire lo piglio come scrivano... Se c’è fallo passare, vah.

CAROLINA          Subito!... (esce)

                              (Bista si siede sulla cassapanca)

NUNZIATA          Che vi metteche a sedere?...

BISTA                   Aspetto che spiova.

NUNZIATA          Ah, ecco...

                              (pausa)

                              Ma... o un v’ho daco l’ombrello?

BISTA                   Un vor dire... I’ ho un paolo sotto le scarpe; ossia un buco!

NUNZIATA          Ah, allora...

                              (pausa)

                              Ma du’ minuti fa vu’ volei andare sotto e’ tetti?

BISTA                   E ora ‘un voglio pigliar umido!...

scena iv

CAROLINA          (entrando) La passi, la passi...

UGO                      (entrando) Che è permesso?

NUNZIATA          Avanti, avanti.

UGO                      (stupito per l'abbigliamento di Nunziata e senza accorgersi di Bista) Bona sera, signora Nunziata...

NUNZIATA          La s’accomodi.

BISTA                   (con molta irona) Buonasera.

NUNZIATA          (presentando Bista) Lo conosce?... Quello ‘gliè i’ mi’ ministro.

UGO                      Ah, sì; lo conosco...

BISTA                   Anch’io la conosco. Lei ‘unn’è sempre lì su i’ caffè della Rosa?

UGO                      Sa, ci vo, così, quarche vorta...

BISTA                   La vorrà dire spesso, via...

UGO                      Fo per passare un’ora...

BISTA                   Vorrà dire tutta la giornata!

NUNZIATA          (interrompendoli) La s'accomodi... Carolina: il rinfreschino!

CAROLINA          Subito! (esce, rientra con un vassoio con l'aleatico e tre bicchierini, poi esce di nuovo)

NUNZIATA          (facendolo sedere e sedendosi anche lei al centro tra Ugo e Bista) La senta. Se gli dicessi che d’uno scrivano unn’ho bisogno direi... (interrompendosi) Ma, Bista: se vu’ volete andare, un fate comprimenti.

BISTA                   O unn’ho a sentire anch’io?... Se no che ministro sono.

UGO                      (mordendosi le labbra) Giusto!

NUNZIATA          Dunque, dicevo, a me uno scrivano mi ci occorre. Morto i’ mi’ poero Arfonso, la capirà, quarcuno mi ci vuole per tenessi nello scrittoio...

BISTA                   Finora supprivo io, ha capito?... ma siccome e’ pare che ora un sia più capace, così e’ ci si rinnova.

NUNZIATA          Nessuno dice cotesto; voi tante cose v’un le potete fare perché, o vu’ state a scrivere o vu’ state a servire.

UGO                      Qui la sora Nunziata mi pare che l’abbia ragione, vah; du’ cose le un si possan fare...

BISTA                   Lei la un può capire... Vede: anche quande ‘gli era vivo lui (indicando il ritratto), quello che gli dava una mano ero io e basta!

UGO                      Ma ora che i’ sor Arfonso un c’è più, lei un si vorrà mica rovinar la salute?

BISTA                   O lei che n’ha dimorta da buttar via?...

UGO                      I’ unn’ho dimorta ma son capace di star piegato sulla partita doppia dalla mattina alla sera.

BISTA                   La un si confonda troppo; perchè ora che un c’è più i’ su’ marito, la partita unn’è più doppia ma scempia e l'azienda va avanti da se.

NUNZIATA          (si alza in piedi, interrompendoli e rivolgendosi ad Ugo con un sorriso) L’abbia pazienza, gli domando una cosa per via di’ salario.

UGO                      La faccia, la faccia.

NUNZIATA          (si porta vicino a Bista e parlano sottovoce) Ma che la voleche fa finita?... Io sono stufa!

BISTA                   E io son termo-zifone.

NUNZIATA          Ma un son più padrona di trattar con nessuno? Ora unn’è più i’ pizzicagnolo di faccia a bottega che vi fa paura?

BISTA                   Chi ama, teme!

NUNZIATA          O se lo metto sotto e’ vostri occhi!

BISTA                   O io unn’ero sotto gli occhi di quell’attro?

NUNZIATA          Ma fachela finita e vergognatevi!

BISTA                   Fache come vi pare... ma riderà bene chi riderà l’urtimo!

NUNZIATA          (tornando verso Ugo) Allora, la senta, s’è detto di far così. La verrà a i’ primo di’ mese entrante e si vedrà quello che la si merita; però, senza impegni; se la mi fa, bene, se no...

UGO                      Pazienza... Ma io spero di contentarla in tutto e per tutto.

NUNZIATA          (a Bista) Speriamo... (a Ugo) Me l’auguro... O la venga a bere. (versando l'aleatico in due dei tre bicchieri)

UGO                      Ma no! ‘La un s’incomodi!

NUNZIATA          O ‘la l’assaggi!... Anche ieri sera ‘la un volle gradire.

UGO                      (alzandosi per bere) Ovvia, su! Ma solo un grondino.

NUNZIATA       -   Bravo.

                              (bevono ignorando completamente Bista)

UGO                      ‘Gliè proprio una delizia!

NUNZIATA          ‘Gliè aliatico de’ mi’ poderi... (facendo finta d’accorgersi solo ora di Bista) Oh, poero Bista, scusate, un ci aveo pensato!

BISTA                   No, no, grazie, unne vo’ più...

                              (alzandosi) Vo via se no fo troppo tardi. Ci ho una certa cosettina da sistemare...

NUNZIATA          Aspettate: vi fo far lume... Carolina: il lume!

BISTA                   Unne ‘mporta... I’ ho la macchinetta con la fiamma...

CAROLINA       -   (entrando con la bugia accesa) Macchè gas... la venga...

UGO                      E allora, arrivedella...

BISTA                   Arrivedella a quande la rivedrò.

UGO                      S’è detto a’ primi di’ mese...

BISTA                   Allora fra pochi giorni...

UGO                      Bona notte, Bista.

NUNZIATA          Bona notte, Bista.

BISTA                   V'aete una gran furia di buttammi pe’ le scale!...

UGO                      (deciso) Bona notte, Bista!

BISTA                   Bona Ugo! (esce con Carolina)

SCENA V

NUNZIATA          (rimasta sola con Ugo, con un sospirone) Oh, finarmente...

UGO                      ‘Gliè un po’ noioso, unn’è vero?...

NUNZIATA          ‘Gliè vecchio, poer’omo, unn’è più nulla... Lo tengo perché un lo posso mandar via. Ma la s’accomodi, la segga; tanto lei l’ha unn’ha mica furia.

                              (mette in funzione un grammofono)

UGO                      ‘Un vorrei dargli noia.

NUNZIATA          Uh!... ma icchè la dice?... E poi, unn’è mica male affiatassi un pochino.

                              (si siedono al centro della scena avvicinando le sedie)

UGO                      Eh, no...  ‘Gliè bene conoscessi.

NUNZIATA          Eh, ma gli omini un si conoscan mai.

UGO                      Perché la mi dice così?...

NUNZIATA          Perché... perché lo so io!

UGO                      No, no, la si spieghi.

NUNZIATA          O che crede che un lo sappia?... Che crede che un lo conosca i’ su passato?...

UGO                      Uhm, i’ un capisco... Icchè la sa?... Icchè la conosce?...

NUNZIATA          Eheeee, lei l’è un po’ farfallino.

UGO                      Farfallino, come?

NUNZIATA          Con le donne...

UGO                      Ah, ah, se ‘gliè per questo!... La capirà, son

                              giovane...

NUNZIATA          Gli sta bene; ma ora, vah, se l’entra ni’ mi’ negozio bisognerà che la metta giudizio.

UGO                      Procurerò.

NUNZIATA          No, lei la non mi deve dire a cotesto modo; voglio che la me lo prometta...

UGO                      O se un fo più nemmeno all’amore!

NUNZIATA          Gli sta bene, ma un basta... Io voglio vedere se mi riesce di fargli mettere un po’ di giudizio... I’ un dirò di voler essere la su’ mamma, perché, vah... mi butterei giù un pochino troppo!

UGO                      Ma che mamma?... Lei la mi’ mamma?... Altro... che mamma!

NUNZIATA          Si dirà... la su’ cugina maggiore... Dunque io voglio vedere se lo raddrizzo!... È contento?...

UGO                      Ma la si figuri!

NUNZIATA          La vedrà, la vedrà..! La si lasci regolar da me e la vedrà che la un se n’avrà a pentire.

UGO                      Io farò tutto quello che lei la vòle... Un gli basta che gli dica così?...

NUNZIATA          Speriamo... Speriamo... A lei, ecco! (brindano poi Ugo mette i due bicchieri per terra e stringe la mano di Nunziata)

UGO                      Ma la sa che lei l’ha una bella manina?...

NUNZIATA          Sie... andiamo!...

UGO                      No... i’ dico su’ i’ serio!

NUNZIATA          La mi lasci andare... via...!

UGO                      La un vede che ditini?...

NUNZIATA          Pe’ quello... son tutta piccina...

UGO                      Poera signora Nunziata...

NUNZIATA          Eheee, se la sapesse icchè ho

                              sofferto...

UGO                      (accennando il ritratto) Con quello là?... O un si capisce subito?...

NUNZIATA          Meno male; mi fa piacere i’ sentire che lei la mi comprende... Gli racconterò, gli racconterò... Ma ora... Ora basta, andiamo; se no... (si alza)

UGO                      L’ha ragione, l’ha ragione... (si alza e posa sul tavolo i due bicchierini)

NUNZIATA          Fa proprio cardo stasera, unn’è vero?...

UGO                      E come!...

                               (interrompe la musica del grammofono)

NUNZIATA          Allora... Che va via?

UGO                      Come la crede.

NUNZIATA          Tanto, ci sarà tempo...

UGO                      Di qui a i’ primo un c’è che cinque giorni.

NUNZIATA          E’ passeranno presto. L’aspetti che gli fo lume.

scena v

GINA                     (appare sulla soglia) Che dò noia?...

NUNZIATA          (spaventata) Maria santa!...

UGO                      (contrariato) Mondo vile... arieccola!

GINA                     Se dò noia vo via, un faccian comprimenti.

NUNZIATA          O di dove tu se’ entrata?...

GINA                     M’ha aperto Bista.

NUNZIATA       -   Come Bista?

BISTA               -   (entrando con l’ombrello in mano) Siccome l'ha smesso di spruzzolare, so' tornato a riportavvi l’ombrello...

NUNZIATA          O v’unn’avevi la chiave in quell’altra giacchetta? Come v’aete fatto a aprire?

BISTA                   Mi pareva... Ma invece l’era qui, nella tasca ladra.

UGO                      E te icchè tu ci fai qui?

GINA                     E io son riscesa perché ho lasciato una camicia che la unn’è sua. Siccome domattina bisogna che la riporti...

UGO                      Senti, senti... Quella l’ha la camicia e quello ‘gli ha l’ombrello...  Allora, bona notte a tutti... (fa per uscire)

GINA                     Addio, ciaccherino!

UGO                      Ma che dice a me?!... (fa per scagliarsi contro di lei)

BISTA                   (fermandolo) Ohe!...

GINA                     La lo lasci fare... Un gli manca altro che mettimmi le mani addosso...

UGO                      (scagliandosi di nuovo) Ora te le metto davvero...

GINA                     (attaccando e colpendo Bista ad uno stinco)O provaci...

BISTA                   (sedendosi sulla cassapanca con lo stinco dolorante) Dio bonino...

 

NUNZIATA          O che lavori son questi?...

GINA                     (ironica) Lavori... all’osso!...

BISTA                   Si, i' mio!

GINA                     Ho saputo che la l’ha fissato... Che entra in bottega sua... Che Iddio gnene renda merito, sora Nunziata!

NUNZIATA          O se tu me l’ha’ raccomandato anche te!

GINA                     E io la ringrazio tanto; la unn’è contenta?...

UGO                      Bona notte, signora Nunziata... Siamo in casa sua e, come ripeto, qui un fo scene. Se mi vogliano sanno indoe sto! (esce)

BISTA                   A’ i’ caffè della Rosa!

NUNZIATA          Allora... quest'ombrello?

BISTA                   (si avvicina lentamente a Nunziata facendo finta di zoppicare goffamente come per impietosirla) Nunziatina...

NUNZIATA          (lo disdegna andando a prendere una camicia dalla cassapanca e gettandola in aria) L'è questa la camicia che t’avei lasciato?

GINA                     No! (trovandola e mostrandola) Eccola qui!... la guardi... Che le porta con queste trine, lei?

NUNZIATA          No, i’ un le porto... ma le porterò!

GINA                     Naturale... Se la un se le fa lei che l’ha du’ magazzini di roba, chi se l’ha a fare?... Dico bene, Bista?...

BISTA                   Benone!... (andando verso Nunziata) E io mi voglio staccare un be’ coso lungo, da notte, e poi lo voglio fare empire di ricami!

GINA                     Mi parrebbe che fusse l’ora... perché a loro, andiamo, un gli avrebbe a mancar la roba pe’ fassi i corredo e pe’ falla finita...

NUNZIATA          (andandosi a sedere ad una delle sedie volgendo le spalle ad entrambi) Ma t’unn’ha a andar via, ancora?

GINA                     Gli ripiego la roba, un vo’ mica passar da ciattrona! (esegue)

NUNZIATA          (a Bista) E voi?... Voi, icchè vu’ stache a fare?...

BISTA                   Io? Aspetto lei.

GINA                     La resti, la resti pure so’ Bista, vo via da me... Tanto, le son cose che si sanno...

NUNZIATA          Ma icchè si sa?!...

GINA                     Che Bista... gli ha la chiave di questa casa!

NUNZIATA          (si alza e va risoluta a picchiare con un dito sul tavolo) Posache la chiave!... Posache la chiave, sapete!

BISTA                   Ma, oh Nunziatina... o che basta?

NUNZIATA          E’ basta sicuro!... (andando aggressiva verso Gina) E te di’ icchè t’ha’ da dire, sai!... Discorri! Discorri!...

GINA                     Ma, la scusi, o se lo sa tutto Borgo San Lorenzo. Ma ch’è un Giovedì che tutti gli aspettano di vedere quello che prima o poi deve succedere?... Se un sarà oggi sarà domani, ma io un capisco né perché gli aspettino, né perché lo voglino tener nascosto... (mettendosi una mano sulla bocca come se avesse fatto una gaffe) Uhm!...

NUNZIATA          (guardato Bista stupita) Ma mi dite icchè la intende dire?

BISTA                   O che lo so?...

GINA                     Ma sentila... Icchè intendo di dire... Perché lei la crede d’avella fatta sempre pulita?... Forse i’ su’ marito un vedeva ma gli altri unn’eran mica ciechi!...

NUNZIATA          Ma icchè vedevano, icchè possano dire di me?... Oh, brutt’assassini!...

BISTA                   Unn’urlate, unn’urlate e ragioniamo... Perché se corrono delle voci, io ritengo che sia meglio metterle a tacere e farla finita.

NUNZIATA          Tocca a voi a smentille!

BISTA                   Come,  smentille?

NUNZIATA          Icchè vu’ poteche dire su’ i’ conto mio?... Icchè c’è stato fra me e voi?...

BISTA                   Icchè c'è stato tra voi e me...? Icchè c'è stato.... (vorrebbe parlare, ma poi si morde la lingua e canta) Trallera lera, trallera là..!

GINA                     ‘E canta... dunque, ved’ella se ho ragione? ‘E canta!

NUNZIATA          ‘Gli ha a discorrere, unn’ha a cantare!... Parlache! Fòri!... fòri!...

GINA                     Ma la scusi, sora Nunziata... O che forse c’è quarcosa di male? Lui ‘gliè morto...

BISTA                   Lui un c’è più...

GINA                     Loro son soli... Chi è che può dirgli nulla?... Armeno la fusse vecchia...

BISTA                   (sottovoce a Gina) Dài! Dài! Questo l'è i' tasto bono!

GINA                     (si siede davanti a Nunziata e parla con intensità e sincerità) La fusse vecchia... ma se la fa invidia anche a me che son giovane. Lei l’è vispa; lei la va via che la pare un frullino; lei l’è attiva, lei l’è piena di cervello... Quande io passo dalla su’ bottega di Borgo San Lorenzo, mi fermo a guardalla pe’ piacere. Eccola lì, dietro i’ banco, co’ i’ metro in mano. La maneggia quelle pezze di roba che pare icredibile! Io un le potre’ mica!... Scommetto un le pòle nemmen Bista. Ma lei?... Lei la ne fa alla palla!... E come la sta attenta, come l’ordina a que’ du’ ragazzi, come la ripara a ogni cosa!... Un c’è un avventore che un vada via soddisfatto. ‘La gli appiccicherà de’ lavativi, ma ‘la lo contenta. Insomma lei l’è una donna che ancora la un può dispiacere a nissuno, e in tutto Borgo San Lorenzo un c’è una sola persona che quando la passa di là la un dica: «Ma guarda quella sora Nunziata, come la si mantien bene!...»

NUNZIATA          Sie... (si alza e va verso i mobili sul fondo)

BISTA                   (piano a Gina)  Brava! Domani ti regalo dieci pezze di ghinea.

NUNZIATA          (guardandosi  allo specchio)Cotesti son tutti discorsi!... Io so icchè vargo e icchè costo e unn’ho bisogno che nissuno venga a strigliammi!

GINA                     (a Bista)La s’è guardata allo specchio!

BISTA                   Ora ‘gna dire quarcosa anche per me, se no la monta troppo sullo sgabello!

GINA                     Questo i’ l’ho detto e l’ho detto sinceramente per lei; quanto a i’ so’ Bista... Ma andiamo; indoe la vuo’ trovare un omino più sveglio e più diritto di lui?... La scusi, Bista, quant’anni l’ha?

BISTA                   O icchè c'entra?

GINA                     Ma quant'anni c'ha?

BISTA                   Quant’anni ho... E son lì!

GINA                     Ma lì indoe!

BISTA                   Su’ cinquanta!

NUNZIATA          E la culla!...

BISTA                   Tra me e voi un ci corre che du’ anni!

NUNZIATA       -   Finitela...

BISTA               -   Finitela voi...

GINA                      (infuriata non potendone più sbatte i pugni sulla tavola) Ma che la fate finita tutte e due? Ma che avete perso la testa?

CAROLINA          (entrando in camicia da notte e lume) Oddio...

GINA                     (andando verso Nunziata) E lei icchè la s’è messa pe’ i’ capo?  O se l'ha cent'anni pe' gamba... che lo vorrebbe più giovane?...

NUNZIATA          Io un voglio nessuno e piuttosto che sposare lui... piuttosto m’impicco!...

BISTA                   (barcolla appoggiandosi al tavolo) L’ho auta!...

GINA                     (accorrendo a sostenerlo) Bista!... O Bista!...

BISTA                   Eh, no, unn’è nulla... Son ventidu’anni di lavoro che mi si son fermati qui, sullo stomaco! (si siede aiutato dalle due donne- CArolina gli da da bere un bicchierinodi vino)

GINA                     Brava... brava, sora Nunziata... Questa l’è la ricompensa che

                              lei la dà a questo poer’omo. Lei, con quello che la fa o con quello che la pensa di fare, l’ammazza lui e me; ma la faccia, la faccia pure; quande s’ha dimorti quattrini ‘gliè permesso ugni cosa!...

BISTA                   Vien via, vien via... Lo vedi?... Noi siamo tutt’e due uguali; s’è sognato; s’è creduto una cosa e invece l’è riuscita un’attra. Ringrazia Iddio che te tu se’ giovane... Icchè tu faresti se tu fossi come me?... Te, male male, co’ i’ tempo, tu ne po’ trovare un altro... Ma io?... Lo sai icchè farà i’ tu’ Bista dopo aer lavorato tanto per arricchire gli altri?... Finirà co’ i’ morire all’ospedale oppure... in Montedomini! Sì, sì!... Perché invece di logorarmi per ventidu’anni come i’ ho fatto per lei, doveo fare come tutt’i ministri! Doveo rubare!... Doveo essere un ladro!...

                              Questo no!... questo mai!... Traviati, forse... ma onesti!...

                              (accostandosi a Nunziata con un sorriso amaro) Sentiche, fache una cosa, Nunziata... Tra’ poeri che tutt’i Sabati vengono a bottega a pigliare l’elemosina, scriveche anche i’ mi’ nome...  Scrivechelo... e sapeche perché? Perché a fin di settimana verrò anch’io a stendevvi la mano, e dopo tutti i servigi che v'ho fatto, spero che un nichelino v’un me lo negherete!... 

                              (a Gina) Vien via... Vien via!... (escono veloci)

NUNZIATA          (dopo una lunga pausa) Carolina... metti il paletto!

CAROLINA          Subito! (esce)

NUNZIATA          (va alla tavola raccoglie i fiori e se li stringe sul petto - poi si porta sul davanti - improvvisamente lascia cadere i fiori a terra e si turba) Ma icchè fo?... Ma che son’io diventaca pazza davvero?... Icchè fo?...

                              (si mette le mani nei capelli e incontra la rosa che s'era messa - la toglie e la guarda con un sorriso) Si può fare anche con le rose...

                              (cominciando a sfogliare la rosa) M’ama... non m’ama... m’ama... non m’ama...


atto terzo

scena i

NUNZIATA          (in piedi al centro della scena, infastidita dal rumore) Ma icchè c’è?... Ma icchè succede?... Maria santa!... Ma icchè c’è?

CAROLINA          (entrando) Poera signora Nunziata!... Poera signora Nunziata!...

NUNZIATA          Ma che poera! Io un sono una poera!...

CAROLINA          Cotesto e’ si sa, ‘la un dubiti!...

NUNZIATA          E allora si pole sapere icchè succede la fori?

CAROLINA          Succede quello che doveva succedere...

NUNZIATA          Icchè tu vò dire?

CAROLINA          Che tutta la strada l'è piena del su' nome.

NUNZIATA          De' mi nome?

CAROLINA          Ormai l'è scorbacchiata dappertutto!

NUNZIATA          Scorbacchiata io?

CAROLINA          Si! Sono stata dall’ortolana e parlan di lei!... Sono stata da i’ fornaio, l’istesso!... Sono stata da i’ droghiere...

NUNZIATA          O se a i’ droghiere gli ho imprestato perfino trecento lire!...

CAROLINA          O icchè crede? Di tappar la bocca alla gente co’ fogli da cento?

NUNZIATA          Io credo d’aere i’ diritto d’esser rispettata!

CAROLINA          Senta signora Nunziata. Oggi la unn’esca di casa, sa!... La unn’esca di casa perché c’è giù un branco di ragazzi che l’aspettano per fargli la fischiata!

NUNZIATA          La fischiata, a me?...

CAROLINA          Sì, sì, la fischiata!...

                              Ne vuole di più?... C’è perfino quello della tipografia di’ Ducci che raccoglie tutt’i particolari pe’ fagli la canzonetta intitolata... intitolata: «Gallina vecchia»!

NUNZIATA          Gallina vecchia?!

CAROLINA          ‘Gli ha avuto perfino i’ coraggio di chiedimmi i’ su ritratto per stampallo sulla canzonetta! L’aspetti di sentirsela cantare sotto le finestre da un momento all’altro!

NUNZIATA          Ma io li strozzo!

CAROLINA          Dice che ora la stampa l’è libera...

NUNZIATA          Vigliacchi! La fischiata a me! La fischiata a una donna che l’ha sempre lavorato, sempre!

CAROLINA          Ma un lo capisce icchè gli è successo?... Già ieri sera s'era sparsa la voce di quello che gliera successo tra lei e la Gina, e poi, un bastasse, stamattina i' Bista e Ugo si so messi a fà questione pubbricamente ni' mezzo di strada.

                             

NUNZIATA          Si sono attaccati?

CAROLINA          E di brutto! Quando stamattina i’ so’ Bista ‘gliè venuto a pigliar le chiavi per aprir bottega la trovato Ugo che passeggiava su e giù pe’ i’ marciapiede, co’ i’ collo ritto, guardando questa finestra.

NUNZIATA          No, signora; e’ guardava quella di sopra!...

CAROLINA          Cotesto un si sa nè si può sapere. I’ fatto gli sta che prima si son presi a parole, poi di lì son passati alle vie di fatto, e siccome Bista gli aveva le chiavi in mano, invece d’aprire i’ negozio... gli ha aperto la testa!

NUNZIATA          A chie?

CAROLINA          A Ughino.

NUNZIATA          ‘Gli ha rotto i’ capo?!...

CAROLINA          Dice che alla farmacia gli hanno messo un cerotto lungo così..!

scena ii

UGO                      (entra con un cerotto sulla fronte) La guardi come sto!

NUNZIATA          Vergin di’ Crocifisso!...

UGO                      E unn’è nulla... I’ male ‘gliè che m’ha sdrucito anche la tasca del pardessù! La guardi...

NUNZIATA          Carolina pensaci te...

CAROLINA          Fo in un attimo. (esce col pardessù)

UGO                      Non che n’abbia buscate, sa! ‘Gliè che m’ha preso all’improvviso. Di’ resto, se unn’entran ni’ mezzo, ne fo paniccia!

NUNZIATA          Icchè la mi racconta!

UGO                      Pazienza, via... Questo succede a voler bene alle donne! Ora però... la capirà da sè... in queste condizioni d’animo... io in bottega sua un ci posso più entrare...

NUNZIATA          (come prendendo la palla la balzo) Sì, sì, l’ha ragione, l’ha ragione... (cambiando tono) Unn’è più possibile, unn’è più possibile...

UGO                      E allora... siccome oramai la bomba l’è scoppiata... un c’è che una strada...

NUNZIATA          Una strada?... Quale?...

UGO                      La strada che la servirà a tappare la bocca di tutti... se no qui la va a finire che io mi comprometto!

NUNZIATA          Ma se la un si spiega, caro sor Ugo, io un la capisco mica.

UGO                      Ah, questo lo intendo! So bene che tocca sempre all’omo a essere i’ primo a parlar chiaro...

                              La donna la unn’ha che il compito di far capire quello che la m’ha fatto capire lei.

NUNZIATA          O icchè ‘gli ho fatto capire?...

UGO                      Sora Nunziata, io un sono un imbecille...

NUNZIATA          Chi dice questo?...

UGO                      Sono un poero ragazzo e so bene che lei l’è una signora...

NUNZIATA          Ma che signora, la venga via...

UGO                      Lei l’è ricca e l’ha un bel magazzino, mentre io... Ma un lo fo per e’ su’ quattrini, intendiamoci; lo fo perché capisco che soltanto con lei metterò la testa a posto e diventerò un omo su’ i’ serio!

NUNZIATA          Ma, insomma; quale l’è la strada che la dice pe’ sortinne?...

UGO                      Un c’è che quella; vale a dire... un c’è che annunziare i’ nostro matrimonio e falla finita!

NUNZIATA          (stupita) I’ nostro matrimonio?!...

UGO                      Che crede che io un sia capace di rendella felice?...

NUNZIATA          Ah, lo credo, lo credo... (va a sedersi come spossata) Ma qui c’è uno sbaglio... Qui noi un ci siamo ‘ntesi.

UGO                      (sorpreso) Un ci siamo intesi?...

NUNZIATA          No, vah; l’abbia pazienza se gli dico così, ma ‘gliè propio a questo modo.

UGO                      O che son’io, cieco?...

NUNZIATA          Ma che cieco!... I’ un dico che la sia cieco... ma gli pare che io voglia ripigliar marito?... Andiamo, via! Allora gli avrebbero propio ragione a dire che ho perso i’ giudizio.

UGO                      (sempre più sorpreso) Ma allora icchè la voleva lei da me?

NUNZIATA          Dio mio... la capirà!...

UGO                      La si spieghi, la si spieghi; perché io un mi ci raccapezzo più...

NUNZIATA          Io la pigliavo in bottega, gli sta bene... ma lo pigliavo... pe’ far lo scrivano, non mica per altro.

UGO                      Ora ho capito: lei la mi pigliava come ventidu’anni fa la prese Bista?

NUNZIATA          Che forse anche lui un s’è fatto una bella posizione?

UGO                      Eh, lo veggo!... Accidenti!

NUNZIATA          Ma siccome m’accorgo che a questo mondo nissuno può fare i’ su’ propio comodo, così... così sarà meglio non ne ragionar più.

UGO                      (indispettito) E io come rimango?...

NUNZIATA          La unn’è mica lei quello che ci rimette quarche cosa.

UGO                      Dopo icchè ‘la m’ha fatto fare?... Dopo che per corpa sua n’ho anche buscate?...

NUNZIATA          O icchè c’entro io se Bista ‘gli aveva le chiavi in mano?

UGO                      Ah, no, lei ‘la la sbaglia, cara sora Nunziata!...Se dopo aver seminato tanta zizzania, la crede d’uscirne alla pulita, gne ne dice Ugo: ‘la la sbaglia!

NUNZIATA          Icchè la vòle che ci faccia?...

UGO                      Lei la unn’ha a far nulla, ci penso io. Siccome questa ferita l’è guaribile in dieci giorni e siccome io unne ‘ntendo d’aere i’ male i’ malanno e l’uscio addosso...

NUNZIATA          Icchè la vuol fare?...

UGO                      Una cosa sola: (andando al tavolo) s’anderà a rivedessela tutti a i’ Tribunale!

NUNZIATA            (si alza di scatto) La un mi metta in degli attri pasticci, sa ella!... Io un c’entro!... Io unne so nulla!...

UGO                      Cotesto ‘la lo dirà a’ giudici.

NUNZIATA          Io un dirò nulla, perché io un ci vengo!

UGO                      E’ manderanno a piglialla pe’ carabinieri!

NUNZIATA          (si risiede disperata) Anche questa!... Anche questa!... Come se n’esce ora?... (andando a supplicare Ugo restato in piedi al lato del tavolo) La senta; la senta, Ughino... Se la crede che io gli abbia fatto di’ male... se la pensa che l’abbia danneggiato in qualche cosa... la mi dica lei icchè posso fare. Che vòle che gli faccia far la pace con la Gina?... Che vòle che ‘gne ne chiami?... La guardi, dopo quello che la su’ fidanzata m’ha detto io m’abbasso anche a questo...

                               (nel frattempo Bista con il libro mastro sotto braccio è entrato fermandosi silenzioso sulla soglia)

UGO                      Se voglio far la pace unn’ho bisogno di nessuno. Innanzi tutto ho sete d’una cosa sola: scorbacchiare lei, costì, in piena sala d’udienza!

NUNZIATA          Ma lei la mi rovina ni’ commercio!...

UGO                      O io un son rovinato ni’ listesso! Io che aveo bell’e fatto tutt’i mi’ conti!

scena iii

BISTA                   O bravo!

NUNZIATA          (volgendosi) Ah, meno male, ecco Bista! (ccrrendogli incontro) Bista, v’un ci siete che voi che vu’ potete rimetter le cose a i’ posto!... Venite!... Venite!,,,

BISTA                   Piano!... Bista un si riaffaccia che per l’urtima vorta. Se son tornato qui, l'è solo perché mi premeva di portarvi i’ libro mastro, e favvi vedere che in tant’anni, io, un mi sono approfittato nemmen d’un centesimo. Se un vi scomoda, gli si dà un’occhiata alla sverta. L’è quistione di pochi minuti; poi, se v’aete da fare vi lascio libera; vu’ potreche rimettere subito ogni cosa nelle mani di’ giovane...

NUNZIATA          Ma voi vu’ sieche pazzo!

BISTA                   Può essere... Intanto guardiamo se ci si sbriga. (tira giù dal tavolo una delle due sedie e si accomoda aprendo il libro mastro)

NUNZIATA          E la mi’ bottega?

BISTA                   C’è i’ giovane!... Lui ‘gliè più bravo di me... Dice ‘gliè capace di star piegato su’ libri dalla mattina alla sera...

                              (a Ugo) La gne ne ripeta, se no la un ci crede.

UGO                      Se ho da ripete’ qualcosa l’ho da ripeter con voi!

BISTA                   Con me?!

UGO                      Guardate com’i’ sto!... (mostrando la ferita)

BISTA                   I’ ho capito; ‘la l’ha con me perché gli ho sciupato i’ ciuffo?

UGO                      Che credete di passalla liscia?... Che credete d’uscirne a questo modo? Se vu’ venite fòri io vi mangio vivo!...

BISTA                   Addirittura!

                              (si alza indirizzandosi con rabbia verso Ugo, mentre Nunziata lo trattiene per la giacca)

                              Ma che lei l’è capace d’aspettammi dietro una cantonata i’ unne dubito punto. Perché lei la unn’è mica un tipo nòvo per me. Lì sull’angolo di via de’ Martelli, a i’ caffè della Rosa e in via de Carzaioli ce n’è a mucchi de’ tipi come lei. Icchè fanno? Come campano?... E chi lo sa? Si veggono apparire verso i’ mezzogiorno e unne spariscono che quando gli spengono e’ lampioni. Icchè ‘gli hanno? Una professione? Iee! Delle rendite, de’ beni di famiglia?... Ma icchè, nemmeno per idea!... Eppure son sempre belli, sempre eleganti, sempre co’ le scarpe di pelle lucidata, sempre co le gambe accavallate e che le scavallano solo pe dar noia alle ragazze che passano... E pe’ i solito ce l’hanno una disgraziata che ‘gli hanno abbacinato, che la spera e che l’aspetta. Intanto cotesti bellimbusti cercan di fassi la posizione in quarche attro modo... e un giorno o l’altro la fortuna ‘la gli arriva!... Sor Ughino, bon pro’ ‘la gli faccia!...

                               (cambiando tono e volgendosi a Nunziata)

                              ‘Gnamo, che s’hanno a fare questi conti?

                             

NUNZIATA          Ma che perdete la testa?... Ma icchè vu’ credete?...

UGO                      Quello che lui crede lo dirà a i’ Tribunale!

BISTA                   Una querela?... Lei mi’ vuo’ dar querela?...

NUNZIATA          Ma no!... Lo fa apposta!...

BISTA                   Benone! E allora, siccome avevo portato questo pacchetto di lettere pe’ rendille a chi me l’aveva scritte, i’ un rendo più nulla... Le si leggeranno laggiù, pe’ vedere chi ha ragione.

NUNZIATA          (sempre più spaventata) Bista!... Bista, per l’amor di Dio!...

BISTA                   (senza badarle) E sa, ‘gne ne dico io, ce n’è di quelle che frizzano.

NUNZIATA          (a Ugo) La un gli dia retta!... La un gli dia retta!...

BISTA                   S’ha principià a leggene una? (leggendone una) «Adorato Bistino...»

NUNZIATA          Unn’è vero!... Unn’è vero! (si accascia sulla sedia piangendo platealmente)

BISTA                   Che la conosce la su’ calligrafia?... La guardi, c’è sempre i’ tabacco, perché ‘la le ‘mporverava co’ i pizzichino che pigliava i’ su’ poero marito.

UGO                      Allora v’eri voi quello che sperava di fassi una posizione!

BISTA                   Ma io ero solo!... Io un tenevo e’ piedi in du’ staffe! Io unne ingannavo ni’ listesso tempo anche una poera ragazza!...

NUNZIATA          E nemmeno lui!... Nemmeno lui!... Ne voleche una prova?... O guardache (si alza mentre Bista torna a sedersi al tavolo) Carolina!... Carolina!...

CAROLINA            (entrando con il pardessù) Icchè c’è?...

NUNZIATA          Va’ subito su e chiamami quell’altra!...

CAROLINA          Se la viene! (lascia il pardessu sulla sedia ed esce)

UGO                      Icchè la vuol fare?

NUNZIATA          Gli voglio far vedere che l’è tutta una montatura di’ su’ cervello!

UGO                      Ma io vo via!

NUNZIATA          Ah, no; lei resterà qui!

UGO                      Ma pe’ fare icchè?...

CAROLINA            (rientrando) Ecco la Gina!

                              (Ugo va veloce sul fondo della stanza)

BISTA                   Bene! Così, ora, siamo a i’ completo!

scena iv

GINA                      (entrando) Icchè vogliano?... Icchè gli hanno aere da me?...

NUNZIATA            (la prende sottobraccio e la porta in avanti) Gina!... Gina, guarda; te lo domando con le mani in croce... Qui bisogna mettere in chiaro le cose... Io un voglio che si creda quello che unn’è!...

GINA                     (ironica) Oh, guarda!... La un vòle che si creda..!

NUNZIATA          No!... perché unn’è vero!...

GINA                     La lo dice lei!...

NUNZIATA          La lo dico e lo sostengo!... Le son tutte cose che vu vi siete messi voi pe’ la testa... (andando prendere Ugo) Ecco qua i’ tu’ Ugo, domandalo anche a lui!

GINA                     O se me l’ha persino scritto!

UGO                      Icchè t’ho scritto?

GINA                     Che di me t’unne vuo’ saper più di nulla...

                              (Ugo torna indispettito verso il fondo della scena)

NUNZIATA          E icchè vuol dire questo?... La unn’è mica la prima vorta che vu’ vi siete adirati; la unn’è mica la prima vorta che ti scrive a questo modo. Eppure tu me l’ha detto da te!...

                              (a Bista) Bista, alzatevi!

                              (Prende la sedia di Bista e la mette nel mezzo della scena sul davanti)

                              Lasciamo che si spieghino, perché sortanto fra loro si potranno intendere.

                              (a Carolina) Va’ via anche te! (tira giù dal tavolo anche la seconda sedia e la pone accanto all’altra)

CAROLINA          Subito... (esce)

NUNZIATA          (dolcemente a Bista) ‘Gnamo, Bistino.

BISTA                   Va bene! Ma intendiamoci: io son qui pe’ fare e’ conti e per far festa... perché v’unn’abbiate a credere...

NUNZIATA          Icchè ho a credere?...

BISTA                    Di potemmi abbindolare un’altra volta!...

                              (va verso il fono della stanza vicino al quadro del matrimonio di Nunziata portandovi la sedia che era al centro della scena)

GINA                     Poer’omo; ha visto come ‘la l’ha ridotto?...

NUNZIATA          (mettendola a sedere) Un ti confondere, un ti confondere. A Bista penso io; io so come pigliallo... (a Ugo portandolo a sedere di fronte a Gina) Qui c’è la su’ Gina e lei la gli può dire come le sono andate le cose... Spiegatevi e che la sia finita... Poi, a i’ vostro corredo ci penso io. (va a sedersi sul fondo accanto a Bista)

                              (Gina e Ugo si guardano negli occhi poi Gina indispettita volta la sedia e gli siede di spalle e lo stesso fa Ugo)

UGO                      (canterellando) La donna è mobile, qual piuma al vento...

GINA                     Già, l’avrebbe a esser la donna mobile!... E l’omo una canzona!...

UGO                      L’omo ‘gliè sempre più serio, cara mia. L’omo certe pagliacciate un le fa!

GINA                     Perché sono stata io, unn’è vero?...

UGO                      O chi è stato a pensar subito a male?...

GINA                     Ma che credi che si fosse ciechi?... Che credi che un si vedesse?...

UGO                      Voialtri vu’ pigliavi lucciole pe’ lanterne!...

GINA                     Ma di’ piuttosto che t’eri rimasto accecato da’ quattrini!

UGO                      Chie?... Io?!...

GINA                     Sì, sì, te!... E pensare che io stessa t’aveo raccomandato!... E pensare che credevo d’aver fatto la nostra fortuna!...

UGO                      E invece, ecco perso anche questo posto.

GINA                     Meglio morir di fame che vendessi. Un giovane come te... Ma come tu avresti potuto vivere senza sentirti ricoprire dalla vergogna?

UGO                      (si alza) L’è stata la rabbia, l’è stata la stizza!

GINA                     (si alza) Vedi se tu lo confessi?... Lo vedi?... E allora vai, va’ pure, fa’ pure il tu’ interesse... Te t’un cerchi attro che di poter fare la bella vita, ma quella che ti possa far fare i’ signore un son certo io... Trovatene un’altra; sarà meglio per tutt’e due!

                              (Gina si allontana indispettita andando verso il muro dove prima stava la cassapanca ed anche Ugo si allontana indispettito andando verso il tavolo)

 

NUNZIATA          Icchè vor dire esser giovani!... Si vede propio che gli hanno di’ tempo da perdere!...

UGO                       (dopo un attimo di riflessione raggiunge Gina e l’abbraccia da dietro con fare suadente) O un s’era detto di farla finita?... Un s’era detto che ci si doveva rimpaciare?...

GINA                     Rimpaciare? Ma sino a quando?

UGO                      Per sempre; per sempre, Gina; perché un ti credere che tu mi fossi andata via nè dalla mente nè da i’ core!...

GINA                     Bugiardo!

                              (Ugo gira di scatto Gina e la bacia con passione)

NUNZIATA          Guardache, che sieche persuaso?

                              (corre alla tavola prende le lettere di Bista e le chiude nel cassetto)

                              Via che l’è mezzogiorno..! Carolina...

CAROLINA          (entrando) Comandi!

 NUNZIATA         Apparecchia... (pausa)  per due! (va a prendersi la sedia e la porta al tavolo)

CAROLINA          Pe' uno... pe' due... come la comanda! (esce e rientra subito apparecchiando velocemente la tavola)

GINA                 -   Chi mi garantisce che ‘un tu ci ricaschi?

UGO                      Si muterà anche di casa, e s’anderà a stare lontano di qui... Un tu se’ contenta?...

GINA                     C’è i’ tranvai...

UGO                      Già! Un ci avevo pensato...

GINA                     (dandogli un sonoro schiaffone) Tu se’ una gran canaglia!... (vanno lentamente verso il fondo a prendere il posto lasciato libero da Nunziata e Bista)

BISTA                   (avanzando prende la sedia e la porta al tavolo) Lasciate perdere! Ora vi rendo le milledugento lire che erano in cassa e anche la chiave di casa...

NUNZIATA            (appoggiandosi alla spalla di Bista) Sicchè, dopo ventidu’anni vu’ mi lasciache sola?...

BISTA                   Io un son ma’ stato lo zimbello di nessuno!...

NUNZIATA          Via, Bista... O perché vu volete lasciare la vostra Nunziata?

BISTA                   (sedendo) Perché l’è stata troppo amara!...

NUNZIATA          (sedendosi a tavola e prendendo il giornale) Bistino...  Niamo, Bistino! E c’è i’ risotto anche oggi, ma se a te ti piace di più le paste asciutte si pena poco a farle!

BISTA                        (rimettendosi in panciolle come all’inizio dello spettacolo) Pan solo! Pan solo!... ma che armeno i’ unn’abbia sperato invano!

NUNZIATA          (si mette a leggere il giornale come all’inizio dello spettacolo) Poero i’ mi’ Bista!...

                              (Gina e Ugo seduti sul fondo s'immobilizzano nell'attegiamento della foto del matrimonio di Nunziata)

fine