GARBATELLA FUTBOL CLEB
di Adriano Bennicelli e Michele La Ginestra
via G. B. Morgagni 50, Roma
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www.adrianobennicelli.it
Giocatori: 1
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(Buio. Sipario chiuso)
(VFC) Il calcio è come un pianoforte: otto persone lo caricano in spalla, e tre lo sanno suonare. Io faccio parte delle prime otto.
Cosicché se quei tre devono solo pensare a scendere in campo per suonare, io devo allenarmi… mica un pianoforte cammina da solo!?
Sono quindici anni che mi alleno. Da quando ho smesso di giocare. Da quando mi sono messo in testa di scrivere questa benedetta lettera…
Una lettera, si. (entra con una cassa sulle spalle) Detta così, sembra una cosa facile. D’altro canto, chi è che non sa scrivere una lettera? … Io! E come me, la maggior parte dei calciatori. E’ un fenomeno che è stato spiegato scientificamente: se il sangue affluisce ai piedi, mette in decompressione la parte di corteccia celebrale delegata a scrivere le lettere. Lo dice la medicina mica Marco Andreozzi. (guarda il pubblico) So’ io!
E così, come nel calcio, ti alleni tutta la settimana sperando di essere messo in campo la domenica, e poi, magari, finisci in panchina. Così con le lettere è uguale: ti alleni, ti alleni… ci pensi, ci ripensi… poi ti siedi con la penna in mano…. E non viene. Non viene!
Io per questo che da quindici anni mi alleno, duramente, incessantemente…Pe’ scrive ‘na cazzo dè lettera! Che non viene…! I punti, le virgole… i punti e virgola! Che sono i peggiori, perché… vabbè…il punto è chiaro: serve a fare finire la frase. La virgola: a fare una pausa breve… ma il puntevvirgola?!! A che serve?! Mi ci sono incaponito! ho guardato pure sul vocabolario. “Serve a scandire i membri di un’enumerazione complessa….” (ci pensa) Metto il punto!
Egregio Tino. Tino è questo mio amico che… cioè, il destinatario. Il destinatario e il mittente, diciamo, sono cresciuti insieme… cioè, io crescevo, lui era già cresciuto… ecco, lo vedi? E tu, a uno che ti ha visto crescere lo chiami egregio? Caro. Caro, Tino. (ci pensa) No. Caro Tino è… intimo. Carotino… fagiolino… carciofino, no… è troppo…è gaio! Tra ex calciatori, poi…non è il caso. Tino caro! (ci pensa) Tino caro è perfetto!
Oggi mi sento che è il giorno buono. Io c’ho avuto sempre un sesto senso per quello che poteva essere il giorno buono. Pure quando giocavo, se sentivo che non era il giorno giusto io zitto, zitto, mi mettevo in panchina da solo! (Musica)
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Qui in Africa, i primi tempi ti senti solo… (guarda le sagome) e, lo smarrimento col quale sei partito, invece di diminuire, aumenta. Certo pure la lingua non aiuta…l’africano è ostico…vabbè è ostico pure l’italiano! Cò tutti quei puntevvirgola….
Tra l’altro qui sò tutti neri! no, mica lo dico con…cioè non è razzismo…ma no, è solo una constatazione cromatica…so neri! ma proprio neri neri e io, invece, avevo bisogno di parlare con qualcuno simile a me …cercavo qualcosa di bianco. Quando all’improvviso l’ho trovato: una suora, bianca, e perdipiù, tutta vestita di bianco, col fisico alla Maradona a fine carriera, più larga che alta, la classica brevilinea. Tra l’altro, il bianco non la sfinava… Stava in mezzo al campo di calcio della missione, e aveva diviso i bambini in due squadre, magliasporca e torsonudi. (con cadenza umbra)
“Stabilito a monte che ‘l calcio n’è gioco pe’ signorine… Dimenticate tutto quello che avete visto fino a mo’! Le azioni corali… l’amalgama tra li reparti… Il gioco de squadra! Scemenze! La regola è: quando v’ariva la palla tra li piedi, mirate un punto all’orizzonte e… corete, corete, corete! E se, tante volte… po’ capità, un compagno ve dovesse da chiede palla, in nome de un vago senso di appartenenza alla stessa maglia, voi: nun gliela dovete da dare! Innanzitutto perché metà di voi la maglia nun ce l’ha e poi perché il calcio, prima de tirà fòri l’essere sociale che c’è in voi… prima, deve tirà fòri Voi!”
(con voce normale. Colpo di tosse) “Ehm… Sorella? Posso? Chi sono? …sono quello che è arrivato l’altro giorno… il volontario, diciamo. Stavo ascoltando ed è interessante questa teoria sul “possesso palla”… no, perché io, in Italia, ho giocato a calcio… a discreti livelli, serie B. Ero mediano. Di spinta. Vabbè, insomma. Io, però, sto discorso sull’individualità, non l’ho mai sentito fare (rivolgendosi alle sagome) scusate ragazzi, ho interrotto gli allenamenti… io so quanto sono importanti, perché anche io ero calciatore… ho giocato in serie B, un discreto mediano. Di spinta. (richiamato dalla suora) …dunque? Nooo…ma certo che ogni allenatore fa come gli pare, peraltro, io non volevo neanche parlare di questo…no, niente… siccome mi sentivo un po’ spaesato… dico, voi religiosi come la trovate la serenità? Immagino col conforto della preghiera, ‘ste cose qua. Ecco, però, siccome a me nessuno mi ha mai insegnato a pregare, allora mi risulta difficile…quasi peggio che scrivere una lettera… io ho bisogno che qualcuno mi insegni i fondamentali, un uomo di chiesa…(riflette guardandola) … una donna di chiesa… (riflette guardandola) o un uomo, è uguale… Non so, lei che ne dice, sore… frate’… fratella!
“Si puole fare. Ma tu… me ‘nsegni li colpi de testa”
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(con tono sconcertato) “Scusi sorella ma lei… non c’ha il fisco per il colpo di testa!” “manco te ci hai il fisico pe’ la preghiera!”
Uno a zero per lei madre! e da dove devo cominciare?” “Comincia con cento giri di campo!” cento giri?…mortè…(incomincia a correre)
(Musica)
Il campo di calcio della missione è in quasi erba, o in quasi terra, cioè le zone verdi e quelle marroni godono di pari dignità; il giorno dopo c’era un torneo, con un sacco di gente intorno, tutti a guardare…c’era perfino un arbitro. Tracagnotto, buffo, paffutello… pareva la suora! (guarda meglio) No, era la sòra! L’incoraggiamento del pubblico era… Come dire…come noi incoraggiamo i giocatori, dedicandogli dei cori, no? … ecco, questi i cori li facevano… ma pè pigliarli per il culo!
(con cadenza afrofona) “Oh, oh, oh… fratèlo, vabbé che giochiamo en caza, ma che zei scezo en campo con le pantofole?! Oh, oh, oh!”
Fino all’85esimo il gioco ha ristagnato a centrocampo tra tentativi di attacchi a percussione, manovre in un fazzoletto, e azioni convulse…soprattutto, azioni convulse…
Poi, a cinque minuti dalla fine, è successo l’impensabile: un’auto, sgangherata, che sembrava sbucata da un telefilm di Stursky e Hutch…entra in campo e comincia ad inseguire i giocatori. Tino mio! Fosse accaduto in Italia sarebbe stato una tragedia.
Invece qui no! Pubblico, giocatori, perfino la suora…. tutti cominciano a ridere e ad
incitare quel torello fuoriprogramma.
(c.s.) “Oh, oh, oh… fratèlo, attento alla suora…che se la pigli sfondi l’auto!” Sembravano felici. Sembrava che tutto quello che io non ero riuscito ad avere in tanti anni di campionati e coppe Italia, questi lo avessero in quel carnevale che chiamavano calcio.
La suora a quel punto fa il triplice fischio finale e tutti incominciano ad abbracciarsi. … qualcuno abbraccia pure me, come se fossimo compagni di tifo da sempre. (c.s.) “Oh, oh, oh… fratèlo, piglialo un po’ di sole, che sei un po’ palliduccio!”
Io non è che avevo capito bene cosa c’entrasse tutto questo con la preghiera ... Però, quel giorno, mi sono sentito meno solo.
“Sorella! Madre! Suor Diego Armando! Sono io, ricorda? Sono venuto! Doveva insegnarmi a pregare…”
“scolta fijolo: Nostro signore Gesucristo, è come un allenatore de pallone. Quando ha
deciso che il giorno tuo è arrivato: pija e te butta ‘n campo! quello che te doveva di’
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sulla tattica da adottà, te l’ha già detto. Oramai giochi bene, giochi male, quello
dipende solo da te”.
E la preghiera?
“fijolo, quanno che stai in mezzo al campo de gioco … tu un occhio alla panchina, buttacelo sempre! però ricordate che, al massimo, Lui te po’ fa un cenno! Hai capito, mo’?”
“emh...si… sorella, grazie… (poi si ricorda) il colpo di testa! Allora, è molto importante il mento, che deve stare attaccato allo sterno, così la testa si carica come una molla… e poi è importante anche l’elevazione… (guarda la sagoma) vabbé, importante… nel caso suo punterei sul mento! (la suora gli consegna un libro) e mo che è questo? il nostro programma di allenamento? le vite dei santi, da sant’Agostino a santo Zebedeo martire. Ah…pe’ sciogliese un pochetto… ce lo famo in surplace…e certo che vòi che sò?! so’ appena milledduecento pagine! (strillando, come fosse un monito) senza figure!”
Se solo avessi letto qualche libro da bambino, invece di passare i pomeriggi a prendere a pallonate una serranda… (prende a sbattere il pallone contro un serranda) Tino, io ero come te, un bambino solitario, cresciuto nel cortile dell’Oratorio san Filippo Neri, alla Garbatella, mamma mia! Ero il re della palla terra! …palla terra, perché, appunto, si giocava su un campo in terra, anzi in pozzolana, che era un misto di terra, ghiaia e cartavetrata…ogni scivolone restava impresso sulle nostre carni manco fosse un tatuaggio…
Le regole erano elementari: giocatori uno; durata, fino a che ci si vedeva, porta unica! preferibilmente metallica. E quando gli altri se ne andavano via, io me ne restavo lì a sbattere lo stesso pallone, con lo stesso scarpino, sulla stessa serranda … per ore! (sbatte il pallone contro la base del palco musici) (Musica)
(VFC) “Oooooh!! A Gianni Riveraaa! Hai rotto li cojoni! So’ le tre del pomeriggio!!” “embè: alle tre iniziano le partite!” (Musica)
(palla al piede, inizia la telecronaca) “Ginulfi rinvia per Peccenini, che offre la sfera a Scaratti, vede Rocca, lo serve, Rocca si invola sulla fascia, salta un avversario, si accentra e serve palla a Domenghini, tacco per Spadoni, che trova un varco in area, (in crescendo frenetico) dribbla un difensore, cross, contro cross…
(VFC) (urlando) “Oooooh! A Nando Martelliniiiii! Ma te la voi fini’?! Alle tre del pomeriggio! La ggente ariposaaaa!”
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Ariposa. Se in tutta Italia alle tre del pomeriggio la gente lavora, a Roma la gente riposa, alla Garbatella la gente a-riposa! E se tu, a uno che sta ariposando, turbi il suo ariposo, a-reazione era sempre a- stessa.
(VFC) “A regazzì, se non la fai finita, mo’ scendo giù e te lo buco ‘sto pallone!”
“che fai te? Mi buchi il San Siro!? Ma tu ce lo sai che un San Siro pesa 470 grammi!
(…)è una cosa importante, se no che ce l’hanno scritto a fare, proprio qui, sulla gomma profumata: San Siro, peso 470 grammi! E tu me vuoi bucà un pallone da 470 grammi!? provace che poi io chiamo mio fratello, che ti da 470 calci!”
Io, mica ce lo avevo un fratello, avevo bluffato…
(VFC) “Si, e se c’avevi un fratello, te ne stavi lì a giocà da solo come un cane” Non c’era cascato!
(col tomo in mano) Sorellaaa! Ma lei è proprio convinta della sua tattica? Nel senso che… io mi credevo che ‘sti santi fossero quelli sul calendario! Dico: un santo al giorno, al massimo arriviamo a 365! Questi so’ tremila! Dopo due mesi sto ancora alla C, tiè: San Caledopio, San Casimiro, San Callisto, santa Callista … Callista? Ma guarda che so’ buffi forte i nomi dei santi! Santa Caterina… Caterina…(scandendo) Caterina …senti come suona male…Caterina… (legge) Mistica italiana canonizzata da Pio… du stanghette (sbuffa, con lo sguardo perso nel vuoto) ci ho fatto 12mila e rotti chilometri per avere ‘sto nome ancora nelle orecchie...
(musica)
“(come se avesse urtato qualcuno) ops…mi scusi signorina, è che ci ho il carrello con la ruota matta…non sono io che porto il carrello, ma è lui che porta me…lasci fare, raccolgo io…ah, pure lei ha comprato i taralli al peperoncino…piacciono molto anche…(guardando meglio) complimenti,: salame di Pizzo calabro, nduja, peperoni piccanti… tutte cosette leggere, come dire? un inno al peperoncino!
(con voce di lei)…“la vita è già così monotona, un po’ di piccante non stona affatto” Giusto!…Io ci ho un amico mio che il peperoncino lo mette dappertutto…pure sul dolce…poi certo quando va al bagno caca fiam… (si ammutolisce; silenzio imbarazzante, poi porge la mano) …Marco, Marco Andreozzi…(lei non gliela stringe) Andreozzi: passato remoto del verbo andreare…(risatina; silenzio imbarazzante) io andreo, tu andrei, egli andrea…(silenzio) no Andrea, Marco…Marco Andreozzi e andreozzi anche via, ma prima voglio sapere come ti chiami (…) Ah, Caterina e…ehm…quanti anni hai? Aspetta, fammi indovinare…24?! Ah…18?! Noooo, mica li
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porti male, è che hai un… (facendo il gesto del seno) un…portamento da…anche un bel piglio … è che c’è la sorella di uno che gioca con me nella Roma primavera, che ha 24 an…!” … “…Primavera! seeh, magari nella Roma… però speriamo…una volta in coppa Italia sono stato convocato anche nella Roma Roma…vabbè, poi mi hanno mandato in tribuna, però per uno che faceva il raccattapalle all’Olimpico, l’idea di fare il riscaldamento con Bruno Conti e Carlo Ancelotti…ops, scusa, forse a te non interessa il calcio…ah, ti interessa!?” (risatina)
Forse più del calcio ti interessavano i calciatori, ma così va il mondo: bella presenza, sportivo, coi soldi…perché non frequentare un calciatore? Perché non sa scrivere una lettera? Che sarà mai…dopotutto, come dite voi donne: l’importante è che uno sia bello… dentro! (ironico) Mbè, certo, dentro!
Suor Genuflessa qui è pronto…tavolo, panca…se vuole chiamare i ragazzi…ah, suor Genuflessa, domani li posso tenere io gli allenamenti di calcio? (…) Grazie Suor Genuflessa…e che mi fa piacere Suor Genuflessa…se uno può essere utile…ah, Suor Genuflè, mi tolga una curiosità, ma lei ha scelto sto nome perché pure quando sta in piedi sembra che sta inginocchiata? (ride, e scappa come colpito dalla suora) suor Genuflè era una battuta, ahio, suor Genuflè, piano che il cordone sulle gambe nude fa male…
(Musica)
Caterina…La prima volta che venni a cena a casa tua mi sembrò “Indovina chi viene a cena”, ecco, magari fossi stato di colore… i tuoi mi avrebbero accolto meglio…ma un calciatore! A casa di un professore di lettere!
Seduti allo steso tavolo, ma nelle metà campo opposte, la cultura e l’ignoranza, lo stipendio statale contro lo sperpero del calcio, il sudore delle meningi contro quello delle ascelle…ed in mezzo Te! Con la tua voglia di piccante in una casa piena di centrini e col servizio buono per gli ospiti in bella mostra…
Quel giorno io non riuscii ad apprezzare nulla né del cibo né della conversazione…
(VFC) “Mos est institutum patrium…Catullo”
”Catullo?...no, non lo conosco…Straniero no?...da come parla…in che squadra gioca?...
signora, bona ‘sta pasta, proprio quella che a me mi piace di più…a me mi non si dice?
vabbè allora lo penso, però ad alta voce signò, che fosse per me matriciana tutta la
vita!…Amatriciana? Ci devo mettere l’articolo? vabbè: a matriciana!” per tutta a vita
“Chi vive nella paura non sarà mai libero?”
“Se lo dice lei professò…”
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“è Orazio!”
“Orazio Coclite?”
“quell’altro…”
“Oraziooooo… di Clarabella? Ma che parla così difficile?” Aiuto! Quando suona la campanella!?
“e così anche noi siam divenuti come coloro che a così alta mensa sono cibati…Dante” “Il ristorante?... No, dicevo, infatti no! Che ristorante…che poi quello è “da Dante”, proprio per non confonderlo con il…il…poeta, giusto il poeta… “…divino”
“Si un altro goccio, grazie!”
…arbitrooooo! ma quand’è che fischi?!
Però, alla fine…io quel giorno, professò, capii che lei a me mi piaceva! Senza mi! Piaceva e basta! Rivedevo in lei quella figura paterna che tanto mi era mancata…e pure lei nei miei confronti, superato il primo momento di… disperazione, si disperazione è il termine esatto, si cominciò a comportare come era solito fare con i suoi alunni meno predisposti, quelli tipo “potrebbe ma non si applica”. Anche se in verità io, per quanto mi applicassi… Non potevo e basta!
“io ci provo professò, però…magari se riuscisse a farmi un disegnetto alla lavagna…come fa il mister… non è per cattiveria ma so cresciuto a figurine e fumetti: a me se non me fai er disegno me impiccio…pure cò il fuorigioco, finchè il mister non m’ha fatto lo schemetto alla lavagna, per me il guardialinee poteva pure restà a casa!
Caterina io con tuo padre avevo proprio un bel rapporto, per questo frequentavo molto volentieri casa tua…certo, anche perché tua madre cucinava veramente bene! Magari un po’ piccante…si lo so che il peperoncino è un alternativa alla monotonia della vita ma tra il bruciore di stomaco e la monotonia, non sarebbe meglio ‘na via di mezzo che non passi per il digerselz?!
(VFC suora) “Ma la vuoi smette de chiacchierà da solo?” No che chiacchierà…Sto scrivendo la lettera… A voce alta! (Musica)
Il giorno dopo, Tino, iniziai il primo allenamento con i ragazzi…
mbè? Che è successo? come mai solo in tre? Dove sono finiti gli altri? No, suor Genuflessa oggi non c’è, ci sono io…il mio nome è Marco…ora tu dire me tuo nome: Chero? Clero? ah, Cheiro, con la C? come con la Q? scrivi…Queiroz? Ah…ma si pronuncia Cheiro…te invece? Sciocchin? Jocchin…dai, scrivi Joaquim? Vabbè, tipo
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Gioacchino…e te? Gemi? Gemmi? Genni? Vabbè, ragazzi, facciamo così, i nomi me li imparerò un'altra volta…perché ora vorrei mettere a vostra disposizione…insomma, io regalo voi la mia esperienza… non so se ve l’ho detto, ho giocato in serie B, che è una cosa importante…(scrive per terra) guarda questa era la mia figurina…il massimo, il top è la serie A, ma subito dopo c’è la serie B…come dite voi: “veste alta…roba forte!”…cioè, oltre al campionato giochi anche in coppa Italia, mica scherzi (…) magari giochi anche contro la Juventus…oh, la Juventus la conosci…no, io non giocavo nella Juventus, io giocavo nel Cesena…Cesena, Forlì, Emilia Romagna…vicino Rimini, sopra San Marino…vabbè giocavo nella Juventus, tanto la maglia è uguale, ed ero mediano…mediano di spinta…(musica)
‘sto fatto della Juventus, Tino, doveva essere piaciuto, perché il giorno dopo erano in 20… s’era sparsa la voce di questo mediano di spinta che era giunto alla missione, a fare non si sa cosa, che cercava non si sa cosa, ma soprattutto che era…non si sa cosa!
Gerit…Eni…Eminem… fijjjuu, ohhh, coso, tu, come ti chiami…Zavier? (sbuffa) però, vi chiamate troppo complicato, dobbiamo trovare una soluzione…vabbè…la palla deve girare…tu passare palla, palla più veloce di te…tra te e coso, laggiù, c’è un sacco di spazio, se tiri è meglio che se vai, meno fatica, più veloce, capito? È come un sms, una email, una lettera…no una lettera no, la lettera ha bisogno di altri tempi…insomma devi passà la palla! Capito? Fate si con la testa?...ecco, bravi 10 giri di campo, questo è l’allenamento per diventare veri mediani, e poi ricominciamo…(come se qualcuno lo tirasse per la maglia- con voce di bambino africano) “Mediano Marco?” (si gira) e tu chi sei? Augustin? …(sorride) bel nome Augustin…e che c’è?
…vuoi sapere cosa essere mediano… ah, mi fa piacere tu mi faccia questa domanda… “Vedi Augustin, io ho passato tutta una vita da mediano… da chi segna sempre poco, che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco… e stai lì, sempre lì, lì nel mezzo…” “Ah, conosci la canzone? No, pensavo che in Mozambico… vabbé, allora ti faccio un altro esempio, segui bene. Il calcio è un po’ come la politica, il gioco lo comandano quelli che vengono eletti. Nella schiera degli eletti ci sono gli attaccanti, i numeri 10, i fantasisti. Quando avevo l’età tua, c’era Cruijff, Pelè, Maradona ...un’ elite, la schiera degli eletti.
Poi, ci sono quelli che non vengono eletti: quelli che col pallone ci litigano, che in teoria non dovrebbero entrare in campo, ma che vogliono giocare a tutti i costi…come spiegarti?…sai, quelli, che quando fai la conta per le squadre, rimangono sempre alla
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fine, da scegliere in alternativa a palla e campo! Ecco, quelli, mettili in porta, fanno meno danni… al massimo terzini, che magari lisciano la palla ma la gamba di solito la prendono …ok?
C’è poi una terza categoria: se non hai i piedi magici di un fuoriclasse, ma neanche quelli fucilati di un portiere…sei, come dire, il primo dei non eletti: sei un mediano. Hai capito? (notando uno sguardo interrogativo) Fai si con la testa…
Vedi Augustin, i mediani non fanno la storia, i mediani sudano e basta, come dice la canzone, recuperano palloni e lavorano sui polmoni. Che poi è un modo più interessante per dire che non fanno niente di interessante.
Però, tra me e te: tutti quei Cruijff, Pelé, Maradona mica mi sono mai piaciuti. Siamo tutti bravi a fare la serpentina quando sai che se perdi il pallone c’è sempre qualcuno che lo recupera lavorando sui polmoni! Non so’ simpatici, gli eletti, diciamolo. Maradona, grandissimo! Una volta ha segnato perfino da centrocampo…Però quando parlava di se stesso lo faceva in terza persona, come i re! Si Maradona ioga coffì… si Maradona ioga coffà… feguro…fe vinfe, feguro! Ma ti pare uno simpatico?
Vuoi mettere quanto è più pacioccone uno che “segna sempre poco che il pallone deve darlo a chi finalizza il gioco?” (…) certo, quello segna da metà campo… Vabbé, ma non mi devi rispondere adesso, tu ci pensi sopra… e poi mi dirai. Ok?”
In fondo perché non poteva convincersi? a me per esempio piacevi te Tino, che eri così mediano che parevi staccato da un album delle figurine… Che quando venivi al san Filippo Neri a guardare noi piccoli giocare, sembrava che ti portassi attorno il rettangolo della figurina! Con scritto sotto: Centromediano metodista.
Dicevano che eri lento. Ma era il mondo che era veloce. E poi la velocità non è un
valore in assoluto, no? stabilito che è più veloce la palla, del giocatoreeee… (urlando)
a morè, a morè! aò, tu! si ce l’ho con te…ho detto a morè, secondo te con chi ce
l’avevo? …vabbè, siete tutti mori…ma se urlo vuol dire che ce l’ho con te: devi
imparare a passare la palla! ti deve scottare tra i piedi …mannaggia…il giorno che
passerai ‘sta palla incomincia a piovere…
(Musica)
(dopo il tuono, rivolto verso l’alto) Era un modo di dire!
Qui nell’emisfero australe, tra maggio e settembre è la stagione delle piogge. Tutta ‘st’acqua viene accolta come una cosa buona, perché dopo mesi di siccità, la terra beve avidamente e forse manterrà tutte le promesse in cui la gente ha creduto. A me invece la pioggia fa incazzare. Da sempre… sicuramente dal 1990…quell’anno, fui acquistato dalla Lodigiani, e con Santa Caterina da Siena decidemmo di convolare a
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giuste nozze. Era il 15 luglio 1990… Il 14 e il 16 il tempo fu bellissimo, il 15 no!
Pioveva!
Però come si dice: matrimonio bagnato matrimonio fortunato…io a chi dice ‘sta stronzata vorrei chiedergli se per caso ha idea di quante sò le coppie che si sono separate pur essendosi sposate colla pioggia! (in crescendo) e quanti invece vivono ancora felici dopo un matrimonio pieno di sole! Senza contà tutti quelli che si sono sposati senza pioggia e senza sole: era nuvoloso e basta!? Che fanno? Vivono tra alti e bassi, trascinandosi sulle spalle un matrimonio meteropatico?! Eh?! Eh?! (con noncuranza) Nooo, niente ragazzi…non ce l’ho con voi…è che a me la pioggia fa incazzare…(imbarazzo) buonasera madre…noooo, suor Genuflessa che parolacce…ho detto incalzare…si parlava di incalzare l’avversario come… la pioggia…la pioggia che incalza il terreno arido e non lo molla, fino a quando non diventa fertile…una metafora di vita, ma anche calcistica …infatti molti cori allo stadio, fanno proprio così… “come la pioggia, voi siete come la pioggia, come la piooooggia, voi siete come la pioggia”…che incalza…il terreno…la pioggia…i giocatori…piove, vogliamo andare? (Musica)
(voce afona da allenatore) “Marcolì, tu devi da essere una macchina da guera, li
polmoni te devono scoppià senza scoppià, li ginocchi devono da fa crack senza
spezzasse, li muscoli devono da urlà per la fatica ma senza faticà…e per questo ce
vòle costanza, allenamento duro…”
“vabbè ma il tocco di palla?”
“Tu alla palla je devi da dà der voi, nun ce devi prende troppa confidenza, perché un
mediano, ancor più se è de spinta, deve da spigne e basta, ma senza palla…se poi
capita dalle parti tue, je dai ‘na zampata, ma tu devi corre, su e giù, instancabile…hai
capito? Fai si con la testa… ”
“si”
“ecco bravo, allora comincia a core….100 giri de campo!”
“mortacci 100 giri, ma gli altri…?”
“gli altri sò gli altri, tu sei er mediano…e er mediano… è ‘na vitaccia!”
Peppe, il mister, l’allenatore…Beppe era il diminutivo di Lorenzo…si chiamava così, ma tutti lo chiamavano Beppe…e lo so, sò i misteri dei mister! Ti ricordi, mi ci avevi portato tu: “Marcolì vieni da Beppe, se non riesce lui a farti giocare vuol dire che non
èla tua strada…” e invece ci riuscì! E sembrava che fosse proprio la mia strada, quando Peppe mi chiamò alla Lodigiani, storica squadra di Roma che militava all’epoca in C2…si giocava al Flaminio.
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Mio suocero veniva a tutte le partite, con degli improbabili striscioni:
“per aspera ad astra” “audaces fortuna iuvat” …”spaccateje er culo”, a no, quello era di uno accanto…
…quando fummo promossi in C1 ci fu una gran festa, alla fine della quale Peppe mi disse “ci ho una notizia bella ed una brutta: la brutta è che te ne vai, la bella è che ti ha comprato la Salernitana…serie B…mi sa che c’è Tino di mezzo…comunque Marcolì ricordati sempre questo: i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli.” “Peppe, è bella sta frase, è tua?”
“ no, è di Trapattoni, perché? Ne volevi una proprio mia?” “Beh, si…”
“vabbé, allora ricorda: serie A, B, C…la vita da mediano è una vita de merda!” Mi piaceva più quell’altra…
Suor Genuflè, la panchina l’ho finita. (Musica)
La panchina…ecco, la vera vita di merda non è tanto quella del mediano, ma quella del mediano in panchina…e non una panchina di passaggio…la panchina vera, con la P maiuscola! Quelli che “ogni tanto” vanno in panchina, una volta stanno seduti a destra, un’altra a sinistra…Io no! mi lasciavano sempre lo stesso posto…e me ne stavo lì rannicchiato, infreddolito, con gli scarpini slacciati, in segno di resa verso un destino che sembra già scritto! Eppure io mi allenavo come e più degli altri…qualcuno poi mi disse che forse era un dispetto nei tuoi confronti Tino…qualcun’altro mi disse che c’entrava mia moglie…ma perché? (verso Caterina) Tu eri restata a Roma, dicevi che ti faceva tristezza vivere a Salerno…e le poche volte che venivi giù, preferivi andare a dormire in albergo, invece che con me in ritiro…ero disperato, mi sfogavo con te, Tino, con Peppe, col professore, e pure con Aiello, quello che giocava con me nella primavera e che era il nipote del presidente…no! con te Caterina, no…mi sembrava inutile, ti vedevo strana…e io ci avevo le manie di persecuzione… mi sentivo “in panchina” anche nel matrimonio…
“Peppe qui non mi fanno giocare…io ce la metto tutta, giuro, i muscoli urlano, ma tra un po’ urlo pure io “io voglio giocàààà!” a forza de ‘sta in panchina me stanno a venì le piaghe da decubito! ...si abbi pazienza un par de palle… io pure la sera, mi sento solo: mi moglie nun vò venì, ogni tanto me faccio ‘na pizza cò Aiello…”
“che vor dì “bono quello”? ... Vabbè lasciamo perdere…Beppe, se continua così io voglio tornà a Roma! …ma non te preoccupà, io corro…corro, corro..se te dico che corro! Dovessero fregamme il posto in panchina!”
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(Musica)
(con la voce di Augustin) “Mediano Marco? Fai partita con noi?” (mostra il pallone) Giocare con voi? ok, ragazzi, oggi gioco pure io, ma in campana, che io sono veramente forte…non so se ve l’ho già detto ma io ho giocato in ser…(come se tutti gli dicessero “in serie B”) ve l’ho detto! Allora, perché la partita sia divertente, le squadre devono essere equilibrate…l’avete portati i maglioni per fare le porte? Ah, già, cò sto caldo …allora ci penso io…ecco qui, regola numero uno, i pali devono essere equidistanti…te, giovanotto, si te: non devi restringere la porta durante la partita! Onestà! Ti conosco, mascherina…Come ti chiami? Gorgiaciau? Giorgiosaub…giorg… Ragazzi da oggi si cambia! Diamo i soprannomi…noi a Roma ci si chiama tutti con soprannomi…soprannome, è un altro nome, che sta sopra, però è più simpatico…per esempio, lui sta in porta e la restringe? Ecco, d’ora in poi lo chiamiamo Porta furba! (idea) Ooooh, questa potrebbe essere un criterio…mettetevi in fila…allora facciamo le squadre, e ricordatevi i nomi che vi do! Squadra A: Porta furba, Numidio Quadrato, Lucio sestio, Giulio agricola, Sub augusta, Cinecittà, Anagnina… dove vai? Non ti puoi spostare…no, prima di Cinecittà, c’è Sub augusta…non è un nome da femmina, non tutti quelli che finiscono con la A sono da femmina…Andrea è da maschio, Enea è da maschio…tu pensa che Subaugusta era…era un imperatore romano, come Giulio Agricola, Lucio Sestio…no, Cinecittà era la moglie di…Fellini, un regista importante…vabbè Squadra B: Pietralata, Tiburtina, Bologna, Policlinico, Castro Pretorio, Termini, e te Augustin, rimani Augustin…è una cosa mia…(…) giusto, tutti hanno un soprannome ed anche te ce lo avrai…allora… tu sarai Garbatella! Abbiamo saltato qualche fermata, licenza poetica, ma l’importante è che sia sempre linea A…(…) Augustin, Garbatella è un posto di Roma… dove nascono i mediani! (esce correndo) Pallaaaaaaaa!
(VFC) “La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico”…
Giacomo Leopardi! Tino, questo fu il commento di mio suocero! Quando lo sentii per telefono mi sembrò un po’ spento…come volesse in qualche modo accompagnare la citazione con lo stato d’animo del poeta, che è risaputo, non è che fosse proprio un buontempone!
Al contrario il professore io l’avevo visto sempre vivace, perciò quel giorno…questa sua apatia mi fece riflettere…forse il mio problema non era solo la panchina…in qualche modo coinvolgeva anche lui…Caterina!
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Il giorno dopo, per la prima volta in tanti anni di onorata carriera, mi diedi malato, si, finsi una pubalgia… la malattia dei campioni. e corsi a Roma …io non sono stato mai un giocatore di poker, però sono sempre stato affascinato dal bluff. Nel calcio non puoi bluffare, o la piji o non la piji… però con le carte ed in amore si!
“Caterina, so tutto! Basta con questa finzione, so chi è, dove, quando e come vi incontrate…mi sta bene tutto, anche avere le corna, fammi solo sapere se tra noi è finita oppure se è solo un momento di passaggio!”
“…ehm…ma che Mimmo ti ha detto tutto?” …e mò chi è sto Mimmo?
“…rispondi alla mia domanda. È finita o no?” chi cazzo è sto Mimmo!
“Marco ora io non so…è un momento difficile…e poi non pensare chissà che cosa… è più una cosa di testa che di cuore…è quasi una cosa virtuale” Non ci vedo nessuna virtù ad annà a letto cò un altro
“ti giuro è più quello che ci scriviamo…a me mi fa un effetto strano…mi eccita…noi ci siamo visti solo a Salerno… “
Salerno? E mò che c’entra Salerno…cioè, non mi dire che quando veniva a Salerno, invece di stare con me andava in albergo cò un altro… di Salerno? tale Mimmo…Mimmo, Mimmo… Ajello! Mortacci sua! Ma veramente mortacci sua e ce faceva pure l’amico…ecco perché Peppe ha detto “bono quello”…pure a Roma gli è arrivata la noti…oppure già dai tempi della Roma Primavera…mortacci sua dai tempi della primavera!
“a Caterì, già t’avevo perdonato a quei tempi pè ‘sta storia…ho fatto finta di niente, avevo capito ch’era un capriccio da ragazzina, ma mò…che devo fa? Lo sai una cosa? mi dispiace solo per tuo padre! Il professore non si merita una figlia come te…una Mezzalina”
“mezzache?” “Lina” “ma Lina chi” “…una mignotta, Caterì, ‘na mignotta! va bene?!”
Il bluff era riuscito, ma invece di essere contento, a me, chissà perché, me rodeva tanto il culo!
“a Mimmè, ho appena appreso che sei un artista del pensiero erotico?!” “uè Marcolì, ma che stati dicendo…ma tu non te ne stavi male?”
“mò sto male…però è un male cupo, che ti fa buio dentro…il male di chi, in un colpo solo, perde una famiglia, l’amicizia, la fiducia nel mondo…ma io dico, di tante donne, proprio cò Caterina te dovevi esercità a fa il poeta erotico?!” “Marco, ma che dici…”
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“a Mimmo non me piglia per il culo, è dai tempi della primavera che…io me domando
solo come riuscivi a fa l’amico con me?!…”
“a Mà, scusa, forse …”
“Io voglio capire solo con che coraggio…”
“vabbuò, mo che c’entra?! Mica è colpa mia! è quella lì che..”
“quella lì ci ha un nome! un nome de merda, ma se chiama Caterina”
“uè, guagliò la vuoi sapere la verità? A me di lei non me ne frega niente, pè me quello era soltanto un buco”
“un buco????! e si ma attorno al buco c’era mia moglie!!!”
Ci sono dei momenti nella vita, che la mente fa black out ed il corpo è libero di muoversi come crede, senza freni… in un nano secondo la mia testa si staccò dal collo, nel più perfetto dei colpi di testa, per posarsi pesantemente sul setto nasale di Ajello che stramazzò a terra; i piedi, per la prima volta con una precisione degna di un numero 10, colpirono prima la palla destra e poi la sinistra, che presero il posto delle tonsille; e le mie mani, che non volevano assolutamente sporcarsi con quel pezzo di merda, volarono fin sopra l’armadietto, trascinandolo con tutto il peso sul suo corpo… “e mò vediamo se la prossima volta oltre al buco vedi pure la ciambella!” Partì un applauso da tutto lo spogliatoio…
Professò… lei ci partì da Roma appositamente per incontrarmi…per la prima volta la vidi in difficoltà, le parole non le venivano, voleva in qualche modo scusarsi, quasi sentisse una responsabilità per quanto successo, combattuto tra l’amore paterno ed un senso di giustizia universale. Cercò, come al solito, aiuto nella letteratura: mi regalò un libro, di Harold Pinter: Tradimenti! Lo sa che stavo per prendere a capocciate anche lei! Solo che aggiunse:
”come diceva Guitry: se ti portano via la moglie, la miglior vendetta è lasciargliela”
ridemmo, poi ci abbracciammo e alla fine… te ne sei andato senza voltarti, e mi hai
lasciato orfano per la seconda volta!
(Musica)
(col tomo in mano) Sorella…scorre! Sto già alla erre. Sembrava lungo ma, che devo dire… scorre. Basta dividerlo mentalmente in capitoli, me l’ha insegnato un professore… Solo che qui i dubbi anziché chiarirsi, aumentano… San Romualdo, fondatore dell’eremo di Camaldoli, per esempio, ci insegna che nell’isolamento si trovano le risposte. A me qui pare di stare abbastanza isolato…solo che… (con voce da Genuflessa)
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“ ‘scoltame fijolo, tu che sei venuto a fà qua?! tu in una botta sola te sei perso moglie, socero e puro l’amico… Tu hai sbagliato posto: nun dovevi venì qui…tu dovevi d’annà a Lourdes!!!”
(alla suora) ma niente affatto, guardi madre che non fu tutto negativo! perché io, proprio quell’anno, mentre la Salernitana retrocedeva in serie C, fui acquistato dal Cesena, Cesena, mica…pensi che l’anno prima il Cesena era allenato da Marcello Lippi…
“quello dopo no! Che c’entra, venne Tonino Schipani, dal Lamezia Terme, famoso per i metodi rigidi di allenamento… aveva allenato anche il Neanderthal…non fu tutto rosa e fiori…anche perchè nel Cesena io ero il doppione di qualcun altro, che però scendeva sempre in campo al posto mio…diciamo che facevo numero…ma sempre un numero dopo il 12…allora non era come adesso che ognuno si sceglie un numero, all’epoca il portiere era l’1, il 2 e 3 i terzini, il 4 io, il mediano… lo stopper 5, 6 il libero, 7 l’ala, l’8 la coscia, 9 il petto…scherzavo…suor Genuflessa ma lei non ride mai! l’8 mezzala, il 9 centravanti, 10 il fantasista di centrocampo, 11 l’ala sinistra e …12 il portiere di riserva e poi noi a seguire…di solito io fluttuavo tra il 14 e il 16…bei numeri…peccato che con quei numeri non giochi quasi mai! l’unica è sperare che un tuo compagno si faccia male…
Non mi guardi così suor Genuflè, gufare il proprio compagno è proprio nel DNA del panchinaro, che non si fa scrupoli, ha in tasca il pupazzetto del suo doppione che infilza con gli spilloni sperando nell’efficacia dei riti vudù! Io no, eh…infatti il mio doppione fece una stagione di piena salute!
Ma che dice suor Genuflè?…ma no…ma forse non se ne sarebbe accorto…ma non è un buon motivo…vabbè, io, in ogni caso, non glielo avrei messo il lassativo nell’acqua! (Musica)
(voce fuori campo) “Marco mediano, io capito ruolo che volere giocare: mediano anch’io. Mediano di spinta.”
“Bravo Augustin! Sono contento… mediano! …che natura non t’ha dato ne lo spunto della punta ne del dieci, che peccato! … sempre la canzone, no?...(…) perché io venuto qui da voi? (ci pensa) Sai, Augustin? Tu ti chiami come un amico mio carissimo, un grande calciatore pure lui… cioè, solo lui… grande calciatore… io calciatore… (mima “così e così”) mediano. Io mi trovo qui con voi perché volevo scrivergli una lettera… ma a casa mia non ci riuscivo proprio. Non sapevo da dove cominciare, ogni volta che prendevo un foglio in mano, quello rimaneva bianco. E poi
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mi sentivo inutile…ecco, inutile! E allora ho pensato che forse, venendo qui, divenendo utile a qualcuno, forse avrei risolto il problema. E questa lettera alla fine l’avrei scritta” “(…) si, mio amico… grande campione… c’è mancato tanto così che diventasse campione di tutta Europa… come campione di tutta Africa! Capito?
“Si, Augustin, a me manca molto”. Lo so che devo scrivergli una lettera, ma il problema è che non so da dove cominciare…tu dici devo cominciare da nostra storia di calcio? ecco, questa potrebbe essere una idea… (Musica)
“Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, sole che batte su un campo di pallone…” Anche questa una canzone…non è che non si possono usare…ecco, questo potrebbe essere l'inizio della nostra storia, se non fosse che la nostra è ambientata in un giorno di merda, buio e semipiovoso, malgrado fossimo a fine maggio. Per di più, non è manco l’inizio, ma la fine. E’ che certe canzoni, proprio, con la vita tua non c’entrano niente!
(Musica)
La sera prima, il mister… ah, per inciso, mister è un termine calciofilo, quando il calcio era appannaggio dei soli inglesi, sta per allenatore: una sorta di baronetto britannico anche quando, come nel caso del mio mister, la cosa più britannica che diceva era: (con accento calabrese) “…a chi sbaglia o’riguri ci ficc’a banderuola dint’o culo!”
La sera prima, il mister, davanti a tutti, mi fa: hhooooo! (ehi!) capelluni! (ragazzo dai folti capelli!) Tomane, fatt’u sciampu, ca me sa che te fazzu iucari. (Musica)
Il mister parlava in dialetto quando doveva dire qualcosa di importante. E quel giorno lì deve aver intuito quanto per me potesse essere importante ritornare a giocare!...anche per una questione di immagine: l’album delle figurine Panini, elenca impietosamente tutte le partite giocate da titolare. Per questo voi bambini siete gli unici a saper distinguere un campione da una sega…grazie a quella presenza, magari, diventavo una mezza sega!
Quella sera telefonai a Tino, perché era il faro del mio centrocampo e doveva essere il primo a sapere che l’indomani era il giorno dei giorni. Dopo due anni da residente stabile della panchina, finalmente avrei giocato di nuovo da titolare.
Lo trovai a casa, al mare, lui amava il mare forse anche più del calcio. Sembrava contento per me…mi disse che mi avrebbe richiamato l’indomani, dopo la partita, per chiedermi come era andata, per dirmi bravo. (tra se e se) Bravo Marco, bravo-bravo-bravo-bravo…..
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(Musica)
Un cielo per niente socievole ci accolse all’entrata in campo nello stadio Manuzzi di Cesena…, erano le quindici zero zero, e quel giorno nessuno urlò: “a quest’ora la gente ariposa”. Se per noi quella partita rappresentava l’ultimo treno per tornare in serie A, per il Cosenza era l’ultimo treno per restare in serie B. Si poteva giocare alla stazione!
Il mio Cesena si presenta alla sfida alquanto rabberciato, a causa dell’assenza di ben sette titolari per squalifica e/o infortunio. Arruolati anche i feriti non gravi, come il glorioso Dario Hubner, i veterani, come Moretti, che aveva trentott’anni e giocava con un tutore al ginocchio: normale a trentott’anni. Il suo però cigola…e i riservisti cronici, come… vabbé.
La squadra di controparte invece sembra essere alla prima di campionato e già nella fase di riscaldamento concede molto alle telecamere, mostrando un vasto repertorio di allunghi e di scatti. Anche io non mi faccio mancare gli scatti. Di nervi! “Mister io non so se me la sento…”
(con accento calabro) “…e la banderuola int’o culo, te la senti?” Allora io andrei a fare il riscaldamento….
Alla lettura delle formazioni, Moretti l’unico compagno di squadra con cui mi trovavo bene anche fuori dal campo... era uno che sdrammatizzava, mi fa:
(con accento veneto) “Andreossi, senti questa: lo sai cosa fa un temperino in un campo? La punta! (si sganascia)
“A More’…ma stamo a fa’ la partita della vita!”
(fischio) Nei primi cinque minuti, mi gioco tutto un rinomato repertorio provato per anni in allenamento: l'involamento sulla trequarti, la difesa della sfera da par suo, la veronica, il tacco ed il cucchiaio. Al sesto minuto mi inginocchio e raccolgo la milza.
Occhei, non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia, è vero. Ma se non te regge la pompa…se lavora male!
Al minuto trenta, il mio apporto alla manovra già cominciava a mancare. Non vedo l’ora che l’arbitro fischi la fine del primo tempo…transumando da una parte all’altra del campo
“Andreossi, sai chi è il panchinaro più famoso d’Italia? Pancaro!” (tenendosi un fianco) “A More’, non me pare il momento…” (doppio fischio) Amen!
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(con cadenza calabra) “In campo, vedo ggente … stanca. In campo, vedo ggente … demotivata. In campo, vedo ggente …ca se non se movi …ci ficc’a banderuola dint’o culooo!”
Al rientro in campo nelle gambe ho più acido lattico di una mucca drogata! Questa non l’avrebbe capita manco Moretti!
Il cielo, che fino ad allora si era mostrato plumbeo ma imparziale, si è improvvisamente schierato coi nostri avversari, lasciando piovere acqua a vagonate e affogando nel fango ogni nostro tentativo di imporre ritmo al gioco.
Dall'alto della mia intelligenza calcistica capisco che è il momento di sostituire il controllo di piede col controllo di sguardo. Così con gli occhi comincio a controllare ogni minima traiettoria della palla, però… da fermo! Capito la furbizia? Io non corro appresso alla palla che poi mi stanco…se capita dalle parti mie, io poi… (si gira di scatto) Ma che sta succeden…
(VFC) “Scusa Provenzali, qui è Luzzi da Cesena, incredibilmente il Cosenza si e' portato in vantaggio con una rete di Marulla. Ribadisco, al Manuzzi, Cesena zero, Cosenza uno, linea a chi stava parlando'
Nooooo! ‘zzopeppe noooo! “A recà, è inutile che urlate, un attimo di distrazione…e mica posso pensare a tutto io…quello s’è involato…io si e no deambulo!”
Io ormai sono quasi immobile…“Mister cambio…eh?! abbiamo esaurito tutte le sostituzioni? E non si fa così…e mò come facciamo” Però, pian piano, comincio a capire che la mia tattica comincia a dare i suoi primi frutti. Perché se è vero che vengo sistematicamente ignorato dai passaggi dei miei compagni…è anche vero che vengo sistematicamente ignorato anche dagli avversari. Vago per il campo... Da solo. Qualcuno sugli spalti penserà che io sia un amico dell’arbitro! Ci ho pure le corna!
Mannaggia, siamo già all’ottantanovesimo e stiamo sempre sotto di un gol…e questi tengono saldamente in mano le redini del gioco, infatti i loro sostenitori accompagnano ogni tocco di palla con un olè…olè…olè… “lo sapete che è veramente urticante!?”
L’unica è sperare in un miracolo. Ecco, ci vorrebbe che San Siro, il protettore delle palle stregate… quella palla…veramente troppo carambolante…la facesse fermare qui, su questa pozzanghera, in piena area di rigore, a pochi centimetri dal mio piede…così che io…ci vorreb… (segue con lo sguardo una palla immaginaria che si ferma davanti a lui) allora esisti?! mbè, a portiè, che fai quella faccia, vi siete scordati di me, eh…e
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mò so affari tu… ma che fai? Aò, a matto, ma che si esce così…ohhhh…mi fai maleeeee (fischio)
Rigore è quando arbitro fischia! (andandosi a sedere)
Mò vedi che gli facciamo…Lo tira Hubner…eh? è uscito Hubner? allora Moretti…è inaffidabile? Ho capito che gli altri sò ragazzini...si lo so che io ho sempre avuto una buona media dagli undici metri…ma Mister soppressata… Io? Siamo proprio sicuri?
(parte una musica che accompagnerà, in un crescendo di concitazione, la battuta del rigore)
Ho la tensione a mille. L’acido lattico si è mischiato con adrenalina…e mi ha provocato un leggero tic all’occhio sinistro (mima) che mi fa uno sguardo da duro, da vero cattivo! Anche se mi stò a cacà sotto! “il mister dove sta il mister?”
“Andreossi… lo sai come se ciama el panchinaro della nassionale giapponese? Yoko poko ma yoko!”
(poggiando il pallone sul dischetto) “A Moré, ma vaffanculo!”
Ma dov’è il mister? Dai ragazzi, mi serve un cenno di conforto... eh? Vicino al corner? (sguardo preoccupato) Mister che fa là? perchè mi fissa torvo…ma soprattutto: smetta di accarezzare la banteruola!
Pensai a te, amico mio. Il match lo davano in televisione. Sapevo che in quel momento stavi là davanti, con la tua famiglia che dici: lo batte Marco… dai Marco, dai! (chiude gli occhi) Dai, dai dai…(voce radiofonica)
“Andreozzi sul dischetto… Andreozzi prende la rincorsa… Andreozzi tiro… (Cambio luce, come se il tempo si fermasse, Marco si blocca come una statua)
Vedo te che salti sul divano, e abbracci tutti i parenti, vedo i miei compagni che si catapultano su di me trascinandomi nel fango, vedo il professore che esulta in latino…tutto questo vedo, mentre la mia palla, la palla della mia vita e di quella dei diecimila tifosi, magicamente, violentemente, incredibilmenteee… (sembra entusiasta - stop musica)
Prende in faccia il portiere! Quasi lo ammazza … e schizza sopra la traversa. Quella
sera non mi chiamasti. Ti immaginavo deluso per come avevo sprecato la prima e
ultima occasione della mia carriera per esserti lontanamente simile. Il giorno dopo ti
chiamai io. Ma tu non c’eri. Non eri. Più.
(Musica)
Una voce innamorata e dolorante mi disse, che avevi deciso di non essere più…ed avevi affidato il rigore dell’esistenza ad una palla… di piombo. Era il 30 maggio del ’94, esattamente dieci anni dopo quella finale di coppa dei campioni, una partita idiota, da
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te combattuta e persa…come quest’altra, di dieci anni più tardi, combattuta, persa, ma soprattutto idiota. Che mi ha lasciato in una confusione indicibile.
Il dio del calcio, l’arbitro supremo, aveva fischiato tre volte. Sopra le gambe sempre immobili, col mio sguardo vigile, vedevo allontanarsi negli spogliatoi, una ad una, tutte le persone più importanti della mia vita. Stavolta ero veramente solo, come solo un centrocampista può esserlo, distante da ogni punto estremo del campo, da ogni spiegazione convincente…e ti chiedo perdono per non aver capito, allora, la disperazione che si prova quando si è in mezzo ad un campo, in balia degli avversari, ignorato dai compagni e solo, solo davanti ad una porta piccola piccola piccola. (Musica)
Vfc (la punteggiature la dice l’attore dal vivo) Tino caro, Agostino mio, faro del mio centrocampo virgola. Te ne sei andato così virgola gettandoci negli interrogativi di una privazione che non aspettavamo virgola in sensi di colpa che non meritavamo virgola in una rabbia che non conoscevamo punto. Non ho voluto mai pensare che, la coincidenza di quella data, potesse nascondere la cattiveria di una tua volontà: sarebbe stato un gesto ancora più vigliacco. Punto. Ho pensato tanto, piuttosto, al tarlo che già ti rodeva dentro la sera che mi dicesti due punti aperte virgolette ti chiamo domani, mi raccomando Marco puntini sospensivi, chiuse le virgolette(comincia a piegare il foglio di carta che ha in mano in forma di aeroplanino)
Ecco: in tutti questi anni passati alla ricerca del significato incomprensibile che si nasconde dietro una lettera difficile da scrivere, dietro una preghiera difficile da recitare, ho capito che mi sarebbe stato sufficiente anche solo un cenno, un semplice sguardo, buttato lì, da qualche parte, in attesa di una tua risposta più esaustiva. Bene la lettera è pronta. La preghiera è formulata.
Ago, mio capitano, ti aspetto stasera al campetto, ho preparato tutto, ho gonfiato il San Siro, ho fatto le porte coi maglioni. Andreozzi contro Di Bartolomei, portieri volanti. E’ solo un campo sterrato, ma credimi, ci si gioca che pare vero. Il tuo amico di sempre Marco
(alita sulla punta dell’aeroplanino, lo lancia al pubblico)
(Musica)
FINE
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