Gavino e Sigismondo

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GAVINO E SIGISMONDO

Tre atti di Cesare Giulio Viola

 

PERSONAGGI

PAOLINA

GAVINO

SIGISMONDO

La Signora BERENICE

li regista SERMINI

PASQUALI

UN ATTORE

SECONDO ATTORE

TERZO ATTORE

UN CAMERIERE

Ai nostri giorni

ATTO PRIMO

La camera mobiliata di Gavino: a un quar­to piano d'una casa del sobborgo. Una finestra al fondo, una porta a destra, una a sinistra. Un divano-letto: una tavola da scrivere: un comò. Libri. Ordine e povertà. (Alla finestra sta la signora Berenice. È una sera d'estate. La finestra è spalancata: si vede all'esterno una grande luce. Si odono suoni di fanfare, come d'un circo. Grida. Sul diva­no, indifferente, sta sdraiato Gavino).

Berenice                - (dopo una pausa, volgendosi a Ga­vino) Ma venite... Venite a vedere... Un solo momento... Pare proprio come un cir­co vero: con i pagliacci, i cavalli, le scim­mie... Signor Gavino, non costa niente. Capita tanto di rado di prendersi un po' di svago gratis...

Gavino                  - (indifferente) Grazie, signora Be­renice... Divertitevi voi... (S'ode improvviso il suono d'un fischietto. La gazzarra cessa).

Berenice                - (staccandosi dalla finestra) Ecco: appena parlate, lui fischia, e quelli smet­tono... Ora è finito il divertimento... (Avan­za verso Gavino).

Gavino                  - (sempre con lo stesso tono) Voi credete che durerà tutta la notte?

Berenice                - No... Dice che gireranno fino alle dieci... Ora sono le dieci meno un quarto...

Gavino                  - Bene!

Berenice                - Perché «bene»?

Gavino                  - Così finisce presto...

Berenice                - Ma è possibile? Tutto il quartiere s'è riversato nel prato... Il macellaio, la fruttivcndola, il droghiere, insomma tutti quelli che chiudono Dottega alle otto, non sono andati a casa, e stanno lì a bocca aperta, con i loro bambini...

Gavino                  - Beati loro... Vuol dire che si di­vertono...

Berenice                - E voi, a che vi divertite?

Gavino                  - Io?...

Berenice                - Si... Voi... Voi... Qui, rintanato dalla mattina alla sera, a imbrattar carte su questa tavola... Potevate infilarvi anche voi nella troupe: uno più, uno meno... Se non altro serviva a saldare i tre mesi arretrati della camera... Sapete che Pao­lina e Sigismondo li pagano molto bene? Sigismondo, poi, per agguantarsi quei quat­tro pugni...

Gavino                  - Io non sono iscritto al Sindacato attori cinematografici...

Berenice                - E a che sindacato siete iscritto voi?

Gavino                  - A nessuno...

Berenice                - E allora stiamo freschi! (Con al­tro tono: con una cordialità quasi mater­na) Voi avete trovato Santa Berenice! (In­dica se stessa) È che siete buono... E mi fate pietà...

Gavino                  - Davvero?

Berenice                - Sì... Ed è che vi rispetto... Non fumate... Non bevete... Niente donne... Mai una parola fuori di posto...

Gavino                  - Già...

Berenice                - Ed io che con gli altri inquilini... Di questo io campo... Se al due del mese non si sono messi in regola... Invece, con voi...

Gavino                  - Un giorno mi deciderò a firmarvi un assegno sulla Banca della Luna... (Con altro tono). D'altronde, non è vero che con gli altri inquilini voi siate esigente,.. Voi siete una brava donna, signora Berenice... Una di quelle donne di cui c'è tanto bi­sogno nei quartieri poveri...

Berenice                - (commossa) Lasciamo andare... Io, se potessi... Ma non si può... Non si può...

Gavino                  - Siete una bravissima donna... (D'improvviso le luci delle lampade ester­ne si spengono. La camera di Gavino si fa buia).

Berenice                - (correndo verso la finestra) Oh! Se ne vanno... Hanno spento i riflettori... E qui non ci si vede più...

Gavino                  - (levandosi finalmente) Sono serviti, se non altro, a farci risparmiare due ore di luce!... (Va verso l'interruttore della lu­ce e gira la chiavetta. La camera si illumina). In compenso di questa piccola eco­nomia vorreste offrirmi un caffè?

Berenice                - Ve l'avrei offerto anche senza l'economia... (Cordiale) Oggi vi ho messo lì dentro (indicando il cassetto del comò) la vostra muta per il letto... Vi ho stirato le vostre camicie, vi ho rammendato i vo­stri calzini... Tutto in ordine... Perché so che voi ci tenete... Voi, anche se vi mettete uno straccio addosso, siete sempre elegante.

Gavino                  - Già... Perciò gli stracci non mi vo­gliono abbandonare... Ad ogni modo gra­zie di tutto, signora Berenice...

Berenice                - Vado a prendervi il caffè... (La signora Berenice ja per uscire; quando è sulla soglia della camera si incontra in Paolina, che entra con impeto: veste un costume da comparsa: è ancora truccata). Oh Dio! E che hai, l'itterizia?

Paolina                  - Macché itterizia, è il trucco! Mi avete vista in azione alla finestra?

Berenice                - Figliola mia, tra tanta gente...

Paolina                  - Magnifico! Eravamo trentadue comparse! Quando Sigismondo ha atterrato il negro, tutta la folla si è messa a gridare.

Gavino                  - (comico) Questo purtroppo l'abbia­mo sentito...

Paolina                  - È stato il momento più bello. E ci hanno lanciati tutte in avanti, uomini e donne...

Gavino                  - Bene!

Paolina                  - Perché dovevamo scavalcare il ring e portare in trionfo Sigismondo...

Gavino                  - Evviva Sigismondo!...

Paolina                  - Ohi Si... Il regista dice che Sigi­smondo risulta bene... E il boxeur ideale...

Berenice                - Quando si tratta di fare per bur­la... Invece l'ultima volta che mi portarono all'Acquario, signor Gavino... Se non lo tiravano di sotto a... come si chiamava quello? Ah! Arrigo III: Arrigo III ne fa­ceva una pizza di Sigismondo...

Paolina                  - Che vuol dire: una volta si vince, e una volta...

Berenice                - Ma quello perde sempre...

Gavino                  - (burlesco) Non le toccate Sigi­smondo...

Paolina                  - Che c'entra... Intanto Sennini l'ha scritturato per il film... Non fa una gran­de parte... Ma Sigismondo è fotogenico... È un bel ragazzo... E a me piacciono i bei ragazzi... E avrà fortuna: a dispetto di tutti... (Con altro tono). E anche voi, signor Gavino, dovete avere fortuna...

Gavino                  - Io?

Paolina                  - Si! Perché ora tocca a voi... Ho parlato di voi, a Sermini...

Gavino                  - A chi?

Paolina                  - Sermini: il regista del film... Gli ho fatto una testa così. E ora viene qui, proprio per merito mio... Mi raccomando, non fatemi fare una brutta figura...

Gavino                  - (irrigidendosi d'improvviso) Scu­sate... Ma chi vi ha autorizzato: io non vi ho chiesto niente... Io non chiedo mai niente a nessuno... E voi vi permettete...

Paolina                  - Calma... Calma! Io non vi ho detto che dovete fare la parte del boxeur... Voi inventate tutte quelle storie, che so io, quelle che scrivete! Beh! Ne inventate una a Sermini, e può darsi che Sermini!... Così si incomincia... Anche io, oggi, sono una comparsa... Domani, chissà...

Gavino                  - Diventerete Greta Garbo...

Paolina                  - E che cosa era Greta Garbo? Una commessa di negozio... E io, commessa iì negozio sono...

Gavino                  - (ricomponendosi) Giustissimo... Vi ringrazio, ma la parte di fortuna che toc­cherebbe a me, io la rimetto a voi, cara incontro al vostro signor Sennini, di dirgli che io non sono in casa: e lo pregherete di lasciarmi in pace...

Paolina                  - (quasi con disperazione) Ma perché... Perché fate cosi?...

Gavino                  - Io non sono un bel r sbuzzo... Quindi è inutile che vi occupiate ai me...

Paolina                  - Io non mi sono occupata di voi, perché... Voi mi capite... Ma aoitiamo nel­la stessa casa: siamo buoni amici: siete stato sempre tanto gentile con me: mi avete salvato tante volte dalle grinfie di Sigismondo... Se non altro, per gratitu­dine... Va bene così?

Berenice                - Ma se quello non s'è affacciato manco alla finestra... E volete che s'oc­cupi di cinematograio... (S'ode il campa-nello della porta).

Paolina                  - Ohi Eccolo... È lui... (A Gavino). Mi raccomando... (Esce rapida).

Gavino                  - (disperato, su e giù per la stanza) Non lo ricevo... Non io ricevo... Non vo­glio vedere nessuno...

Berenice                - (protestando) Ehi Voi, con le vo­stre idee... io al vosero posto...

Gavino                  - Voi... voi... Che ne sapete voi di mePaolina rientra accompagnando SER­MINI).

Paolina                  - Prego, signor Sermini... lo non mi sono ancora struccata perché vi aspet­tavo qui... E volevo presentarvi io, il no-uo amico... Molto amico mio e di Sigi­smondo...

Sermini                  - Voi? Piacere... (Stringe la mano a Gavino).

Paolina                  - Ora voi gli parlate... E io vado di là a mettermi in ordine... Questa e la no­stra casa... E questa è la nostra padrona di casa: la signora Berenice...

Berenice                - Allora, vi porto due caffè... Se il signore vuol gradire...

Paolina                  - Si... due caffè... (Le fa segno dì uscire: Berenice si avvia). Signor Sermi­ni, voi dovete fare per lui, come avete fatto per me e per Sigismondo... E’ vero, signora Berenice, che il signor Gavino e tanto bravo?

Berenice                - Bravissimo...

Paolina                  - Ecco: lo dice anche lei... E allora, andiamo: lasciamoli soli... Buona notte: buona notte e buona fortuna... (Paolina saluta con un'occhiata significativa Gavi­no: si avvicina al regista, fa per porgergli la mano; il regista le prende fra le dita ti ganascino).

Sermini                  - Addio, cara Paolina... (Paolina esce, soddisfatta del gesto confidenziale).

Sermini                  - (quando Paolina è uscita) Carina, ehi... E molto che la conoscete?

Gavino                  - E voi?

Sermini                  - Una diecina di giorni... Si interessa molto a voi...

Gavino                  - E a voi?

Sermini                  - A me? Che volete: col nostro me­stiere... Permettete che mi segga: sono stanco...

Gavino                  - Prego...

Sermini                  - (dopo essersi seduto) Mesticraccio. E quelle lampade: è dalle sei che sto sotto quelle lampade... Bruciano il cervello...

Gavino                  - Davvero?

Sermini                  - Eppoi: una disorganizzazione, ca­ro mio... Per mettere in moto quattro comparse...

Gavino                  - Non erano trentadue?...

Sermini                  - Si... ma che sono trentadue com­parse... Vogliono fare i film con quattro soldi., che fai con ottoccntomila lire? Un filmetto... Sono stanco, caro signore, di la­vorare con la lesina... Se penso che in America un regista che si rsipetti, non dà il primo giro di manovella se non gli han­no assicurato quarantamila dollari... Voi sapete a quanto ammontano quarantamila dollari?

Gavino                  - Veramente non ci ho mai pensato...

Sermini                  - Un milione di lire... quello signi­fica lavorare... Qui, quando te ne danno sessanta, ottanta, centomila...

Gavino                  - Ahi Si?

Sermini                  - E' il massimo... A me ne danno centoventi... Perché sanno che io in quindici giorni li sbrigo... Rapidità, caro... Non bisogna pensarci sopra: come va, va... Ma dopo quindici giorni, sei un uomo morto...

Gavino                  - Scusate; ma se vi dà tanti fastidi, Perché lo fate questo mestiere?

Sermini                  - Già: e se non faccio il regista, che faccio io?... Ormai sono vent'anni che gi­ro... Eppoi: è un mestiere che mi piace... Si, lo confesso... Tutto sta che io metta in moto la giostra... Quando sono partito nes­suno più mi regge... il film l'ho tutto qui, in testa... quadro per ouadro... Vivo col film in testa, mangio, dormo col film in testa...

Gavino                  - Ma non avete una traccia che vi aiuti... un copione?...

Sermini                  - (mostrando un copione che ha de­posto sulla tavola entrando) Eccolo il vostro copione... Voi credete ai copioni? Tutto tagliato... trasformato... massacrato. Non ci resta niente... Rifaccio tutto io... E voi vorreste mettervi nel giro di questo mestiere?

Gavino                  - lo?

Sermini                  - Scusate: ma non è dunque per questo che avete voluto conoscermi?

Gavino                  - Io, veramente, non ho voluto co­noscervi. E mi duole che vi siate incomo­dato! E' stata Paolina. Si sa, le donnei... Forse ha creduto che un rapporto potesse stabilirsi tra me e quei fogli che voi tanto bistrattate...

Sermini                  - Infatti..,

Gavino                  - Vi confesso, però, che non saprei di dove incominciare... E quindi...

Sermini                  - Non avete mai visto un film?

Gavino                  - Si... qualche volta... Non troppo spesso...

Sermini                  - Ho capito: voi non frequentate i cinematografi... Voi disprezzate...

Gavino                  - Ma no, signore...

Sermini                  - Si, si... Voi disprezzate...

Gavino                  - Ma no, signore... Gli è che non ho vergogna a dirvelo, non ho i mezzi... Ecco tutto...

Sermini                  - E come vivete?

Gavino                  - Ah! Non so... Mi arrangio...

Sermini                  - Sareste uno di quelli che in nome dell'arte muoiono di fame?

Gavino                  - Peggio, signore: vivono di fame... Ma non c'è da sgomentarsi... Anche io, come voi, non potrei cambiare mestiere... Anche io sono vent'anni che giro col mio film in testa, convinto che l'umanità è fat­ta di registi che girano con il loro film in testa... Amori... affari... imbrogli... poli­tica... eroismo... guerra... pace... film, signore: film!

Sermini                  - Interessante...

Gavino                  - Trovate?

Sermini                  - Questo ridurre tutto a pellicola...

Gavino                  - Perché parlo con voi... Se parlassi con Sigismondo ridurrei tutto a pugilato.

Sermini                  - E con Paolina?

Gavino                  - E' una donna... Va a capire i rulli che girano nella testa d'una donna... Però, voi, forse l'avete guastata... Era una mo­desta commessa cu negozio... Viveva col suo boxeur... Senza ambizioni... Contenta del suo ragazzo, e non forse solo di lui. Contenta di pugni che, ogni tanto, lui le piazzava aadosso. Ed ecco, venite voi...

Sermini                  - Io? Che c'entro io?

Gavino                  - Si: la deviate... Come forse vorreste deviare me... Senza un preciso pro­posito... Per quell'aria che spira da certi climi... Ora Paolina è tutta elettrizzata! (D'improvviso si spalanca la porta: appa­re convulsa la signora Berenice).

Berenice                - (rapidamente) Signor Gavino... signor Gavino... Correte... Andate di là... Vi prego. E' la solita storia... (A Sermini). Scusate, signore, se mi permetto... Non ho avuto il tempo neppure di portarvi il caffè. (S'ode d'improvviso un fracasso di vetri infranti). Ecco: al solito mi hanno rotto il vetro della finestra...

Gavino                  - (uscendo rapido, a Sermini) Scu­sate un momento... Torno subito...

Sermini                  - Per carità, vi prego... (Quando Ga­vino è uscito). Ma che accade?

Berenice                - Ogni settimana un vetro... Io glielo dico sempre... Sta zitta, non par­lare... quello non ragiona: quello ha un solo argomento: i pugni. E lei, niente... Imperterrita... Fincnè lui non le arriva addosso, e allora, lei, per difendersi... tira tutto ciò che le capita sottomano... E io ci rimetto i vetri della finestra. Ma io ho deciso che li mando Vici- .. Voi non potete immaginare che martirio è fare l'affittaca­mere... Se non ci fosse il signor Gavino... Perché e l'unico che lo doma... Mi dispiace che proprio questa sera... Voi forse pote­vate...

Sermini                  - Non vi preoccupate... Vuoi dire che... Insomma che io e il signor Gavino troveremo un momento migliore per par­larci... Direte al signore che ci rivedremo. Paolina conosce il mio indirizzo...

Berenice                - (smarrita) Ve ne andate? Ma ve­dete: ora si calmano... Se volete attendere ancora un momento...

Sermini                  - No... no... E' meglio che io vada via...

Berenice                - Non ha proprio fortuna quel po­veruomo... Voi dovete promettermi che l'aiuterete... Lo merita tanto...

Sermini                  - Ma si, si... Ve lo prometto... (Si avvia verso la porta).

Berenice                - Grazie signore... Vi accompagno alla porta... (Escono Berenice e Sermini dalla porta a sinistra. Pausa. Poi appare tutta scaruffata Paqlina, dalla porta di destra. Si guarda intorno: non trova più né Sermini ne Berenice).

Paouna                  - Signora Berenice... signora Bere­nice...

Berenice                - (dall'interno) Vengo... vengo... (Appare sulla porta di sinistra). Vorrai al­meno che io faccia gli onori di casa...

Paolina                  - Se n'è andato?... (Con una crisi di disperazione e di dispetto). E che figura ci abbiamo fatto noi...

Berenice                - Noi? Voi!...

Paolina                  - Si fa tanto per farsi un nome!... E ora come mi presento più io, allo stabi­limento... Lo dirà a tutu...

Berenice                - Ma va là... Ha altro a che pen­sare... Piuttosto potevate scegliere un'altra sera per picchiarvi... E potreste smetterla una buona volta... (Su queste parole entra dalla porta di destra Gavino).

Gavino                  - Ecco: potreste smetterla, una buo­na volta, questo si... (Si avvicina a Pao­lina). Vi ha fatto male?

Paolina                  - Ma che me ne importa, signor Gavino, se mi ha fatto male... Ha gua­stato tutto... Io l'avevo fatto venire per voi... E voi, chissà, per colpa mia...

Gavino                  - No, cara... Non vi preoccupate di me... Ora calmatevi... Eccovi un bicchiere d'acqua... (Gavino va verso il suo comò: versa un oicchiere d'acqua: lo porge a Paolina che lo beve).

Paolina                  - (dopo che ha bevuto e ha ripreso fiato) Ma lui crede che io sono la sua serva?... Che lui può fare di me quello che vuole? Basta... basta... basta... (Sulla soglia appare Sigismondo. E' un giovane atleta: pestilo come vestono gli sportivi. Si muove con ritmo ginnastico. È tutto atteggiamenti).

Sigismondo           - Cne cosa basta?

Paolina                  - Basta!... (Sigismondo avanza verso Paolina, minaccioso. Berenice si pone sui suoi passi).

Sigismondo           - (scostando con un urto la signora Berenice) Levatevi di mezzo, voi... E andate di là... Voi non c'entrate nei fatti miei...

Berenice                - C'entro, Perché mi rompete un vetro ogni settimana...

Sigismondo           - Il vetro ve lo pago... Come al solito... Sgomberate.

Berenice                - Sgombero... Sgombero...

Sigismondo           - (quando Berenice è uscita. A Paolina) Tu, poi... (e avanza verso di lei).

Gavino                  - (quando Sigismondo è per raggiun­gere Paolina) Sigismondo!...

Sigismondo           - (si arresta, si frega le mani, co­me a smaltire i pugni che gli premono nelle nocche) E su bene... Tu ora... Levi l'incomodo... E vieni di là... Perché non credere di cavartela cosi, con un vetro rot­to... Eh! No, cara... (A Gavino). Voi la difendete... Voi, ogni volta, piombate fra noi due... E deve tinire anche questa...

Paolina                  - Se mi difende fa il suo dovere... E' un galantuomo, il signor Gavino... E ha pietà di me...

Gavino                  - (con calma) Veramente, io trovo che è una cosa di pessimo gusto, quando si fa il vostro mestiere, allenarsi, una volta alla settimana, sulle spalle della propria amica... Almeno usate i guantoni... Ma voi vi esercitate a pugno nudo... E questo francamente non è nelle regole dello sport.

Sigismondo           - Signor Gavino, ringraziate Id­dio che...

Gavino                  - Che cosa?...

Sigismondo           - Che a me non va di far della boxe a pugno nudo con altre persone...

Gavino                  - Con me, forse?

Paolina                  - (rompendo a ridere d'improvviso) Ahi Ahi Ahi...

Sigismondo           - Ridi? Smettila dì ridere, sai!...

Gavino                  - E perché? Voi avete la fortuna di avere una donna che quando ride è tanto bella... E no: volete assolutamente farla piangere... Ridete, Paolina: ridete...

Sigismondo           - Voi non la conoscete...

Paolina                  - E credi di conoscermi tu?... Tu non sai chi sono io... Nessuno sa chi sono io... lo sono una brava ragazza... una bra­va ragazza...

Sigismondo           - Questa, con quella faccia da santa, è la più spudorata civetta... Ma io t'accoppo... beh... Basta con le ciarle... Qui non possiamo parlare, perché qui c'è il signor Gavino... Metti la coda tra le gam­be e fila...

Paolina                  - Io non mi muovo di qui.. Perché ho capito... Tu vuoi gonfiarmi un oc­chio stasera... Tu hai deciso di non farmi andare più allo stabilimento...

Sigismondo           - E tu credi che io avrei biso­gno... Io ti chiudo a chiave, ed è fatta...

Paolina                  - Si... dovrei entrarci nella tua ca­mera... Io non mi muovo di qui... Signor Gavino, aiutatemi. Salvatemi da questo bruto... Perché sei un bruto... geloso e idiota... Ed io non so perché da quattro anni sto con te... chi me l'ha fatto fare... Ho rifiutato mille occasioni... Per te...

Sigismondo           - Tu...

Paolina                  - Io, si capisce... L'hanno passato il caporeparto passamanterie avreboe ab­bandonato sua moglie per me... E capirai che un caporeparto vale più d'un boxeur che le piglia ad ogni riunione...

Sigismondo           - Non m insultare, sai...

 Paolina                 - Non è la verità, forse? Lo sanno tutti... Lo diceva anche la signora Bere­nice... Non ti ho visto vincere un match. E ogni volta, signor Gavino, ci andavo con tanto entusiasmo. Ci facevo un tifo! Ero Tunica che l'applaudiva quando saliva sul­la pedana... E lui, ogni volta, non arrivava al quarto round, che lo spianavano come un tappeto a terra... Sei buono solamente a dare i pugni a me tu... E ora fa il ge­loso... Perché il regista, l'operatore, e an­che De Sica che ho conosciuto ieri, appena mi vedono... Piaccio... che posso farci se piaccio... Sono piaciuta a lui, e non debbo piacere agli altri? Ma gli sono rimasta sempre fedele... Lo giuro...

Sigismondo           - Tu alla stabilimento non ci vai più... Tu ti sei portato, stasera, il re­gista qui... con la scusa di aiutare... Non ci credete; è tutto un suo interesse sporco. L'avete visto che uomo è, signor Gavino?

Gavino                  - Si, insomma: è un uomo...

Sigismondo           - Non vale un'unghia dei miei piedi... Ma porta il fazzoletto di seta gial­la al collo... La giubba di pelle marrone... Paga le gazose a tutti.. E fuma sigarette estere. E allora, eccole lì... Tutte a lec­cargli le zampe. Non ci vai più allo sta­bilimento... Fra l'altro non sei necessaria... Una comparsa di più, una di meno...

Paolina                  - Tu solo sci necessario...

Sigismondo           - Si capisce... Se non ci vai tu chi se n'accorge?... Fai parte della massa... Hai capito?... Della massa... Se manco io, debbono rifare tutte le scene della boxe, con un altro boxeur...

Gavino                  - Qui? Nel prato?

Sigismondo           - Si capisce: qui, nel prato-Tutto da rifare...

Gavino                  - Sigismondo, vi prego di non ren­dervi latitante...

Paolina                  - E dire che l'ho presentato io... Che ho mostrato io la sua fotografia al signor Sermini... Ebbene: se tu devi essere l'osta­colo alla mia vita, questo è il momento in cui ci separiamo... E' tanto che te lo volevo dire

Sigismondo           - Sta bene... Se a questo volevi giungere... Contentissimo... Però nello sta­bilimento non ci metti più piede... Perché io non intendo reggere il moccolo ai regi­sti, agli operatori, ai divi e compagni... Fai fagotto dei tuoi stracci, e vai anche via dalla mia camera... Perché la camera è mia... E da questa sera, ognuno riprende la sua liberta... Va bene, signor Gavino?

Gavino                  - Se va bene per voi due, va benis­simo anche per me... Che c'entro, io...

Sigismondo           - Come?... Ma se l'origine di tutto quanto accade siete voi...

Gavino                  - Io?...

Sigismondo           - Si capisce... Se voi, al luogo di intervenire ogni volta, e di paralizzarmi... Perché non so che diavolo fate voi con me, ma mi paralizzate... Mi aveste lasciate libere le mani... A quest'ora questa signo­rina non avrebbe alzato la cresta di fronte a Sigismondo... E invece mi fa la balle­rina, come Charpentier... Poi si mette di mezzo l'arbitro, che sareste voi... E io non ho il tempo di azzeccarle quel diretto che la metta tuori combattimento... Diretti che ci vogliono, con le donne... E anche con gli uomini... Per esempio, con voi.. Se io la prima volta vi avessi appioppato uno di quei cazzotti maschi, e vi avessi tolto di mezzo, a quest'ora...

Gavino                  - Siete sempre a tempo per farlo... (Gavino si alza e avanza verso Sigismon­do). Su: coraggio, Sigismondo...

Sigismondo           - (fermandosi, muso a muso con Gavino) Siete voi che le avete detto di piantarmi?

Gavino                  - No, caro... Io mi occupo di lettera­tura... Ma se mi avesse chiesto un consi-

 glio, forse le avrei detto di piantarvi... Voi siete un vero bue... E lei è una farfalla... Avete visto mai sotto uno stesso carro un bue e una farfalla?

Sigismondo           - Lei è una vespa maledetta, al­tro che farfalla... (Sigismondo fa per av­ventarsi contro Paolina. Ma è fermato dalla voce di Gavino).

Gavino                  - Sigismondo... Ora basta, ehi Basta! (Avvicinandosi a Sigismondo e fissandolo). Basta... La porta...

Sigismondo           - Come?

Gavino                  - La porta... Le porte sono latte per entrare e per uscire... Voi ci siete entrato, ora ne uscite... E presto, ehi Presto, Sigi­smondo...

Sigismondo           - (a Paolina) Vieni a prendere la tua roba...

Paolina                  - Sci matto, caro... Io sto bene qui...

Sigismondo           - Vieni a prendere la tua roba, ti dico... (Poi con ironia). Tranne che il si­gnor Gavino, che ormai fa la parte del protettore, non voglia rifarti a sue spese il corredo...

Gavino                  - Io non ho i mezzi per rifare il corredo di Paolina, ma voi non potete de­tenere ciò che le appartiene... Io posso sem­plicemente offrire la mia camera perché serva da deposito...

Sigismondo           - ...a Paolina e alla sua roba?

Gavino                  - E perché no? Se fa comodo a Pao­lina...

Sigismondo           - BchI Mi rilascerete, allora, una ricevuta, così, se mi riprende la fantasia, la presento allo sportello e ritiro Paolina e bagagli... E se non li ritiro vuol dire che li venderanno all'asta degli oggetti per­duti.. Ci ho comprato un ombrello una volta...

Gavino                  - Bravo! Vi è uscita una risposta che potrebbe essere anche spiritosa se non con­tenesse un'enorme presunzione... quella del maschio che lascia, prende, deposita, ritira a suo piacere... Gli uomini belli e forti la pensano come voi... Perché le donne basta che li veggano... Non è di queste qualità di Sigismondo che vi siete innamorata voi, Paolina...

Paolina                  - Si... Ma ora non mi pare né bello né forte...

Gavino                  - E invece, no: è bello e forte... E tuttavia è probabile che Paolina non io ami più...

Sigismondo           - Paolina? Mi correrà dietro co­me un pesciolino corre dietro l'esca...

Paolina                  - Si... Aspettami...

Sigismondo           - Vedrai... Vedrai... Ma non mi troverai più... Perché, sai, anche io piac­cio... Che posso farci? Sono piaciuto a te, e non dovrei piacere alle altre... vedessi: tutte le donne dietro a

Paolina                  - E godile pure... Chi te l'impedisce?

Gavino                  - Per la verità: quando una donna risponde cosi...

Sigismondo           - Merita io sfratto...

Gavino                  - Dà lo sfratto!...

Sigismondo           - E vada per lo sfratto, ma in piena regola... Ti userò la cortesia di por-urti tutta la tua roba qui... Cosi non avrai neppure l'incomodo di ritornare nella mia camera...

Paolina                  - Grazie, caro... Aspetto... Mi per­mettete, signor Gavino? Finché io possa farmi una valigetta, e andarmene in un albergo...

Sigismondo           - Quale albergo?

Paolina                  - Al Grand Hotel.

Sigismondo           - Caspita... Buona permanenza .. (Esce dalla porta di destra).

Paolina                  - (camminando per la stanza) Oh! Finalmente... Finalmente... Finalmente...

Gavino                  - (con calma) Ditemi, Paolina: ora che stiamo a quattr'occhi! Io vi ho difeso: ma che abbia ragione lui?

Paolina                  - Si che ha ragione...

Gavino                  - Come?

Paolina                  - Si... A voi posso dire la verità. A lui ho sempre negato, spudoratamente: ciò non toglie che... Perché se le merita... Perché lui non si tocca... Perché quando s'è detto Sigismondo s'è detto tutto... E più picchiava, e più mi dicevo: Picchia quanto vuoi, tanto io te le faccio lo stesso.

Gavino                  - Ma allora perché ci stavate in­sieme?...

Paolina                  - Eh! Chissà... Forse perché mi go­devo a uscir con lui per la strada, ad an­dare con lui al caffè... Ci guardavano tut­ti... E mi piaceva essere l'amante del più bel ragazzo del rione...

Gavino                  - E ora?

Paolina                  - Vorreste forse, che tornassi con lui? Che gli chiedessi perdono?

Gavino                  - No, cara... Se non ve la sentite! Perché dev'essere terribile stare con una persona, quando...

Paolina                  - No! E questa è la cosa strana! Che ci puoi stare insieme e intanto ti pare di non togliergli niente... Se gli to-gliessi qualche cosa, te ne pentiresti: io con lui non me ne sono mai pentita... E gli ho voluto bene, debbo confessarlo... Perché, in fondo, non è cattivo: ma è scemo...

Gavino                  - No, povero Sigismondo: a me non pare...

Paolina                  - Allora sarà intelligente con gli uomini, ma è scemo con le donne... (Riappare Sigismondo con due cassetti col­mi. Li depone sulla tavola).

Sigismondo           - Questa è la biancheria... E que­sta è la spazzoleria, la scarperia, la bellet-teria, e tutte le porcherie che ti mettevi sulla faccia...

Paolina                  - Grazie...

Sigismondo           - (esce per un momento e torna subito) Queste son le valigie... E ora ti darò i vestiti e i cappelli...

Paolina                  - Come sei gentile: non sei mai sta­to tanto gentile...

Sigismondo           - Si fa quel che si può... (Esce ancora. Dodo qualche istante si vedono pel vano della porta di destra volare in iscena i vestiti e i cappelli di Paolina. A questo lancio Paolina dapprima è presa alla sprovvista. Poi la prende un'ira irre­frenabile, e si slancia verso la porta).

Paolina                  - (mentre volano le vesti e i cap­pelli) Vigliacco... Vigliacco... (Tenta di cogliere a volo qualche indumento), I miei vestiti... I miei cappelli...

Gavino                  - (fa per slanciarsi verso la porta) Sigismondo...

Paolina                  - (opponendosi all'impeto di Gavi­no) No... lasciatelo fare... Voi credete che io abbia paura?... Ora gli rispondo io... (Eretta, in aria di sfida, verso la por­ta). Ebbene: giacché lo vuoi sapere, quat­tro anni ti ho tradito... Dacché ti cono­sco... Con tutti gli uomini che mi sono piaciuti... Con quelli più brutti di te... Con quelli più vecchi di te.

Gavino                  - Che dite, Paolina.

Paolina                  - E' la verità... Finalmente gli posso gridare la verità... E lo sapevano tutti... . tutti ridevano alle tue spalle... Incassa, ora...

Sigismondo           - (fermandosi sulla soglia della por­ta. Pausa). E che me ne importai... Que­ste son cose che non mi riguardano più. Ciao, cara... Raccogli i tuoi stracci... Buo­na notte... Buona notte, signor Gavino. Io me ne vado all'Alcazar... (Sigismondo si baite la porta alle spalle. Restano, come tramortiti, Paolina e Ga­vino).

Paolina                  - (guardandosi intorno)Che disa­stro... II mio vestito di tulle... me l'ero stirato stamattina... E questa paglia tutta storta... (Quasi rompendo a piangere). Oh ! Signor Gavino, voi non sapete che cosa sono i vestiti e i cappelli per una donna...

Gavino                  - Lo so, lo so... Beh non vi allar­mate... Ora li raccattiamo... (Mentre co­mincia a raccogliere i vestiti e i capùelli). Del resto: se era fatale che stasera dovre­ste romperla fra voi... Meglio così: sentite a me... Bisogna essere giusti: per un bo­xeur era il meno che potesse fare... Anche perché i vestiti con un colpo di ferro-Mentre quando affiorano i pugni ci vuole la tintura di iodio... Ecco: ora mettiamo tutto a posto...i miei cassetti sono quasi vuoti... Se volete, per il momento, trasferire la vostra roba lì dentro... Io vi aiuto... Poi chiamiamo la signora Berenice...

Paolina                  - La signora Berenice dorme a que­st'ora...

Gavino                  - Beh! Domattina... E rimandiamo a Sigismondo quei due affari che fanno parte del suo mobilio... (Indica i cassetti).

Paolina                  - Un vero bue...

Gavino                  - Già...

Paolina                  - Ma avrà capito che non mi ha tenuto in pugno un solo momento... Si­gnor Gavino...

Gavino                  - Che?

Paolina                  - E' finita davvero?...

Gavino                  - Se non lo sapete voi.

Paolina                  - Si... Questa volta è finita... E che pensate voi, di me? Vi ho detto cose, sta­sera...

Gavino                  - Penso che, se è finita, dovreste pre­sto sloggiare... Perché quello, sia pure per dispetto, non va via da questa casa... E a incontrarvi qui, non mi pare una cosa op­portuna... Non avete detto che andavate all'albergo?

Paolina                  - L'ho detto... Così... Io non sono mai andata all'albergo...

Gavino                  - Beh! Si va... si presentano i docu­menti... Ti danno una camera... E tu vai a vivere in quella camera...

Paolina                  - Solar

Gavino                  - Ci si può andare anche in com­pagnia... dipende...

Paolina                  - E voi ci siete stato mai?

Gavino                  - Una volta io vinsi un premio, si, per una cosa che avevo scritta... Cinque­mila lire...

Paolina                  - Cinquemila? Non l'avete mai detto...

Gavino                  - E perché dovevo dirlo? E allora volli vivere una settimana in un grande albergo... Ma conosco anche i piccoli al­berghi... Tristi... (Cambiando discorso). Voi, però, non avete ancora cenato stasera.

Paolina                  - Dovevo andare con lui, all'Alca­zar... Ma non vi preoccupate... quando lavoro, la signora Berenice mi lascia sem­pre la cena, al caldo, in cucina...

Gavino                  - Se volete approfittare della mia camera... qui ceno io... Aspettatemi: vado di là e torno...

Paolina                  - Signor Gavino, se ci fosse una me­la, un'arancia... mi basta... Non ho voglia d'altro...

(Gavino esce a destra. Paolina guarda le sue cose. Prende il suo vestito di tulle: se l'accarezza. Lo adegua al suo corpo, va­nitosamente. Si guarda nello specchio. Ga­vino rientra, con un piatto, due arancie, un coltello).

Gavino                  - Ecco...

Paolina                  - Scusatemi se mi son permessa... Mi è venuta d'improvviso una stanchez­za... come se davvero m'avessero picchiata. Ma sapete che in questa camera si sta bene?

Gavino                  - Trovate?

Paolina                  - Nell'altra c'era tanto disordine-Ma con quello, che doveva allenarsi...

Gavino                  - Qui al massimo si può trovare qual­che macchia d'inchiostro... Vi sbuccio l'a­rancia... (Esegue).

 Paolina                 - (che si è stesa sul divano) Grazie! Perché studiate tanto, signor Gavino?...

Gavino                  - Forse perché non so far altro...

Paolina                  - Quello che più mi è dispiaciuto stasera è che per colpa mia vi ho dan­neggiato... Perché io potevo star zitta... (Come riprendendo il filo di un pensiero ostinato). Ma dovevo salvarmi... E mi sono salvata... quando ho visto che avanzava verso di me... Io so come fa lui... Una scarpa... E ho rotto il vetro... Basta que­sto... qualche cosa che lo smonti... Lui perde sempre perché i suoi avversari lo sanno... E al momento buono, gli fanno qualche cosa che Io smonti... Per vincere, vedete, dovrebbe avere i suoi muscoli e in più un tantino della vostra testa...

Gavino                  - Già! II fatto è che i muscoli li svi­luppi... Ma come fai a sviluppare la testa! Voi, invece, siete intelligente...

Paolina                  - Via, signor Gavino... Intelligente una donna che non sa dove va!... Voi scri­vete: quell'altro fa la boxe... E sapete ciò che volete... Ma io? Così... Come una foglia, per dire una fiase poetica...

Gavino                  - Non avete mai pensato a sposare Sigismondo?

Paolina                  - E perché? Non è stato lui il pri­mo... Dunque...

Gavino                  - E non avete parenti?

Paolina                  - Si... un fratello ufficiale di marina mercantile... Ma ora sta in Cina... Non ci vediamo mai... E voi?

Gavino                  - Io? Una zia in provincia... E una sorella che ha sposato un mercante di le­gnami, e stanno a Zara...

Paolina                  - Allora vostro cognato potrebbe aiutarvi...

Gavino                  - A voi vostro fratello vi aiuta?

Paolina                  - No...

Gavino                  - E perché mio cognato dovrebbe aiutare me?

Paolina                  - Perché tutti dobbiamo aiutarci... Io, per esempio, volevo aiutare voi sta­sera... voi mi avete aiutato a liberarmi di Sigismondo...

Gavino                  - Io, forse, vi ho aiutato a commet­tere una grave sciocchezza... Io avrei do­vuto mettere pace fra voi... Perché: ve­dete: voi parlate di abbandono, di cose finite, ma dacché se n'è andato non avete che il suo nome sulle labbra. E questo è logico.

Paolina                  - No: sarà l'abitudine: ma, ora che è fatta, ne sono contenta... Certo in questo momento mi trovo un po' sbalestrata... Ma non ci ricasco! Prima, bastava che mi mettesse una mano sulla spalla... ma poi mi pentivo; dicevo: sono proprio una don­na da niente! Tutte le compagne mi ripe­tevano: che importa: ti piace!... E un uo­mo, invece, non deve piacerti soltanto per quella cosa...

Gavino                  - Come?

Paolina                  - Si... Anche perché gli uomini co­me lui, a furia di allenamenti, di stare in forma... Son più le volte che... mi avete capito? Eppure: bastava che mi mettesse una mano sulla spalla...

Gavino                  - E allora un giorno vi seguirà per la via... Vi raggiungerà in punta di piedi... Vi metterà una mano sulla spalla...

Paolina                  - No... Aiutatemi voi, signor Ga­vino... Voi solo potete...

Gavino                  - Io?

Paolina                  - Si... Voi dite delle cose... Non so­lo sono una povera ignorante... Ma voi dite delle cose che stanno qui, in fondo a me... E che non riesco a cavar fuori... Si tratta d'un niente... Ma è da quel niente... Avete capito? (Poi decisa). Signor Gavino, ditemi voi: come si fa a essere fedeli!... Eppoi: perché si deve essere fedeli... Una volta lo chiesi a Sigismondo e lui mi ri­spose: Tu mi devi essere fedele, se no io t ammazzo...

Gavino                  - Vi ha ammazzato pochi minuti fa quando gli avete detto...

Paolina                  - No...

Gavino                  - Vuol dire che Sigismondo vi ave­va detto una bugia...

Paolina                  - Quante bugie nella vita...

Gavino                  - A volte inutili... Ma spesso utilis­sime... Se no, certa gente come farebbe a campare...

Paolina                  - Trovare un uomo a cui si può dire la verità!...

Gavino                  - Ecco: quello forse sarebbe l'uomo a cui si potrebbe essere fedeli...

Paolina                  - A voi, per esempio, io non po­trei mentire...

Gavino                  - Si... Ma io non mi occupo di don­ne... Dunque, Paolina, che cosa avete de­ciso di fare?

Paolina                  - Vi dispiace se vi parlo di me?

Gavino                  - No... Penso che se volete trovarvi, stasera, un alloggio, bisognerà occuparse­ne... Io posso accompagnarvi fino a un al­bergo... Da queste parti ce n'è qualcuno...

Paolina                  - Si... Grazie... Avete ragione... Gli è che uno comincia a parlare... (Paolina va perso la valigetta: la prende). Basterà che prenda con me ciò che mi serve per una notte... Poi, domani, passerò di qui... quando lui non c'è... E ritirerò il resto... E così ,signor Gavino, non ci vedremo più.

Gavino                  - Perché?

Paolina                  - E come volete che...

Gavino                  - Verrete, qualche volta, a visitare la signora Berenice...

Paolina                  - No... son le cose che si dicono in buona fede quando si va via da una casa... Bugie anche queste... Io debbo ringraziar­vi... Voi siete stato sempre molto buono con me... Quanti pugni mi avete evitati!...

Gavino                  - Vero, Paolina? Un autentico scan-sa pugni...

 Paolina                 - E quanto bene mi avete fatto...

Gavino                  - Io?...

Paolina                  - Si... con disinteresse: e questo è bello... Siete l'unico uomo che non mi ab­bia fatto un briciolo di corte... Forse non vi piacevo...

Gavino                  - No... Mi piacevate e mi piacete... Ma non vi ho fatto la corte... E' così sem­plice... Vi confesso, però, ora che ve ne andate, che mancherà nella casa se non altro, quell'aria di pugilato che rendeva movimentata la vita... Si sapeva, che per lo meno, una volta alla settimana... E que­sto serviva alla signora Berenice per i suoi commenti: sugli uomini, sulle donne, sul­l'amore... Se ne occupava tanto... Sarà ve­ramente un lutto per lei, quando domat­tina entrerà nella vostra camera e troverà solo Sigismondo... (Dopo una pausa, con altro tono). E Perché, poi, dovremmo dar­le questo dolore?... Penso...

Paolina                  - Che cosa?

Gavino                  - Che vo; potreste dormire qui, in questa camera ..

Paolina                  - Signor Gavino, con voi?

Gavino                  - No... Per carità... (Scherzoso). Vi rivelo un mio segerto... Io, ora ch'è l'esta­te, qualche volta esco a tarda notte e rin­caso all'alba...

Paolina                  - E dove andate?

Gavino                  - Ho inventato la villeggiatura not­turna... Quando mi va, parto, e mi godo il fresco di Roma, nelle sue ville, sui se­dili delle sue piazze, accanto alle sue fon­tane... Solo... Sapeste come si sta bene... E costa niente... Sicché, stasera, faremo così... Io vado in villeggiatura... E voi vi stendete su questo divano... Chiudete a chiave Tuna e l'altra porta...

Paolina                  - No, signor Gavino... Io non posso permettere... Non è questo l'aiuto che vi chieggo...

Gavino                  - Si... ma anche questo vale... Per l'albergo è tardi... Ed è complicato... Po­treste chiedere ospitalità nella camera della signora Berenice... Ma la signora Berenice russa... No? E allora c'è la camera di Gavino, che, stanotte, non serve a Ga­vino... Vi prego... Tanto, io esco lo stesso. E all'alba quando torno non vi preoccu­pate: mi butto, finche non vi sarete desta­ta, nella poltrona della stanza da pranzo... Si dorme benissimo anche così... Fatto?

Paolina                  - Se proprio...

Gavino                  - Brava... (Indicando il divano-letto). Lì... (Cava dal cassetto del comò le len­zuola). La signora Berenice mi usa la cor­tesia di tenere a parte le mie lenzuola-Biancheria di bucato... (Poiché Paolina appare come astratta). E che fate? Non vorrete mica che vi rifaccia il Ietto io...

Paolina                  - No, grazie... (Prende le lenzuola). Lasciate qui... Grazie... (Dopo una pausa). Signor Gavino... A voi io non posso men­tire... Io, questa sera, vi ho detto una bugia... Non è vero che mio fratello è un ufficiale: è un povero marinaio...

Gavino                  - Si?... E anche io, chissà perché, vi ho detto una bugia... Non è vero che ho vinto un premio di cinquemila lire; erano cinquecento e ho vissuto solo un giorno in un grande albergo... Poi: sem­pre piccoli alberghi: tristi... Ecco perché preferisco che dormiate qui... Buona not­te: a domani... (Prende il cappello e si avvia verso la porta).

Paolina                  - Però?

Gavino                  - (sulla porta che ha già aperto) Che?

Paolina                  - Io parlo ancora efi voi, a Sennini...

Gavino                  - Voi pensate a dormire... E se Sigi­smondo quando torna dall'Alcazar, pic­chiasse alla porta, non rispondete... Siamo intesi? Non rispondete... Buona notte... (Gavino esce rapido dalla porta di sinistra).

CALA LA TELA

 

ATTO SECONDO

Un attore               - (con prosopopea) Io non so, i signori, ma se non lo sapete, io sono un attore che nel teatro ha recitato al fianco di Zacconi... E queste attese snervanti... oltre che a umiliarmi.

Lo studio di Sermini in uno stabilimento ci­nematografico. Una grande finestra al fondo, alla quale ci si può affacciare dall'esterno. Oltre la finestra e calata una tenda, È il po­meriggio inoltrato. Sermini, in maniche di camicia, seduto di­nanzi alla sua tavola da scrivere, controlla e annota alcune carte; è affaccendatissimo. Ga­vino gli sta accanto, in piedi.

Sermini                  - (mostrando un foglio a Gavino) Ma no, caro Gavino... Più sintesi... Per esempio: questa frase: « piacere di fare la vostra conoscenza!».

Gavino                  - E come si dovrebbe dire?...

Sermini                  - Più rapido... « Piacere » e un in­chino...

Gavino                  - Ah!

Sermini                  - Anzi: togliamo anche la parola « piacere»... Un inchino... Basta un inchi­no... Il cinematografo è azione...

Gavino                  - Io, invece... credo...

Sermini                  - Non teorizziamo, per carità!... Voi se avete un difetto è quello di teorizzare... Sì, bellissimo... Ma la vita oggi va per le spiccie...

Gavino                  - Giustissimo...

Sermini                  - A proposito: avete detto a Paolina che si faccia viva?

Gavino                  - No... veramente... Ho dimenti­cato...

Sermini                  - Meno male che ho provveduto io ad avvertirla... Allora, siamo intesi... Basta un inchino...

Gavino                  - (Ja per uscire: sulla porta) Scusa­te... Ma se mi avete chiamato per le pa­role... Visto che le parole non vi servono... Che mi avete chiamato a fare?... Io non capisco... (esce). Dall'esterno, alla finestra si sporge Pasquali.

Pasquali                 - Signor Sermini...

Sermini                  - Ah! Tu stai ancora qui?...

Pasquali                 - Quelli aspettano: li debbo fare entrare?

Sermini                  - Chi sono e che vogliono?...

Pasquali                 - Sono quelli per la scena del Con­siglio di amministrazione...

Sermini                  - Che tipi sono?

Pasquali                 - Quelli che ho trovati, signor Ser­mini... Tipi di banchieri... Poi ci sono an­che le tre ragazze per la parte della canzo­nettista... Voi le vedete e scegliete... Ce anche Paolina di là, nel bar... E anche Sigismondo che aspetta...

Sermini                  - Sta bene... Allora fa entrare i ban­chieri...

(Pasquali si ritira dalla finestra. Appena è scomparso, Sermini si leva dalla sua tavola ed esce per la porta a sinistra. Pausa. Dalla porta a destra si affaccia Pasquali seguito da quattro attori. Si guarda intorno, non vede Sermini. Va verso la porta a sinistra, l'apre: guarda. Richiude la porta).

Pasquali                 - (ai quattro attori) Se n'è andato. Cari miei, non c'è più...

Un attore               - (con prosopopea) Lo vediamo che non c'è più... Ma vi na detto di farci entrare ?

Pasquali                 - Un minuto fa...

Un attore               - No: perché è dalle due che aspettiamo: ora sono le sei: riusciamo fi­nalmente a varcare la soglia del tempio... E’ lui non c'è più...

Pasquali                 - Pazienza, caro mio... Qui si vive di pazienza...

 Pasquali                - Amico mio... E proprio ora che ci siamo, protestate? Quattro ore, quattro ore e un quarto mi pare che sia lo stesso.... No?...

(Si apre la porta di destra, ed entra Ser­mini, seguito da Paolina).

Sermini                  - Oh Bravi... Siete qui... (a Pao­lina) Siedi: vuoi qualche cosa? Ti faccio portare una bibita? (Suona un campa­nello).

Paolina                  - No... grazie... Voi siete molto gen­tile, signor Sermini,.. Io potevo attendere di là...

Sermini                  - (a un inserviente che passa all'ester­no sotto la tenda) Ehi! Chiedi alla signo­rina, che vuole... E servila subito...

Paolina                  - Allora... Una gazosa... mi basta una gazosa... Grazie...

(Intanto Sermini passa in rivista i quattro attori. Li squadra. Li osserva di faccia e di profilo).

Sermini                  - Dunque... Dunque... Questi sareb­bero i banchieri... (Ogni volta che si fer­ma dinanzi a uno degli attori) Voi... Voi... Venite avanti voi… (si fa avanti l'attore che ha protestato) No... voi non vi muo­vete... l'altro... (l'altro attore avanza: Ser­mini lo scruta) Sta bene... Ho visto... Po­tete andare... Poi Pasquali vi farà sapere qualche cosa...

I quattro attori       - Arrivederci, signor Ser­mini... (Escono).

Un attore               - (che non è stato esaminato da Sermini) Allora... dovremo ancora atten­dere...

Sermini                  - (che intanto è tornato al suo tavolo e non si è accorto della presenza dell'at­tore) Si capisce... finché non decido...

Un attore               - (offeso) Io lascio il mio indirizzo al signor Pasquali... Così se ha bisogno di me, mi chiama...

Sermini                  - Fate come volete...

Un attore               - No... Perché il tempo e denaro, signore...

Sermini                  - D'accordo...

(L'attore si inchina ed esce. Intanto l'in­serviente ha portato la gazosa a Paolina).

Sermini                  - (appena sono usciti gli attori, a Pa­squali) Di' un po'... ma tu l'hai vista mai la faccia d'un banchiere?...

Pasquali                 - Perché?... Non vi sembrano adatti ?

Sermini                  - Io debbo girare la scena d'un con­siglio d'amministrazione, e non la rivolta in un penitenziario... Per il vostro mestie­re, caro Pasquali, è necessario conoscere la vita, aver girato il mondo, aver frequentato ambienti e persone d'ogni genere e d'ogni rango... Voi, invece... Ora è inutile che mi facciate vedere le canzonettiste... Mi pre­senterete chissà che sbrenzole...

Pasquali                 - No, signore... Vi assicuro che sono molto carine...

Sermini                  - Va a sapere che cosa intendete, voi, per « carino »... No... Stasera sono stanco... vengano domattina alle dieci... E se no, ballerò, e canterò io... Che volete farci?...

Paolina                  - (ingenua) Voi, signor Sermini?...

Sermini                  - Eh! Ma, cara Paolina... è una di­sperazione... Perché pensate - andate pu­re, Pasquali: a domattina - (Pasquali esce) questa canzonettista dev'essere un tipo: si tratta di due brevi scene: ma quel­le scene debbono essere caratterizzate... È la canzonettista dei piccoli caffè-concerto della periferia... di quelle che cantano...

Paolina                  - Ho capito: come all'Alcazar...

Sermini                  - Non so, si... Che cos'è quest'Al-cazar...

Paolina                  - È un cinema-varietà che sta ne! quartiere dove abito io...

Sermini                  - Beh! Insomma: è una di quelle che cantano all'Alcazar... Carine, ingenue, e affamate... Che avrebbero potuto far le ca­meriere, le guardarobiere, le cuoche, tanti altri nobili mestieri, ma per quel filo di voce che si son ritrovate un giorno, si sono illuse, e ora passano di locale in locale-Primi numeri.,, aucllc che aprono il pro­gramma... Nel film io ce l'ho messa per un tocco ambientale... Una pennellata, ca­pite? Veramente è stata un'idea di Ga­vino...

Paolina                  - Siete contenta del signor Gavino?

Sermini                  - Me l'avete raccomandato voi... E lo faccio lavorare... Cosi... Pover'omo... Sta di là a pomparsi il cervello...

Paolina                  - È intelligente il signor Gavino...

Sermini                  - Si... Tutti siamo intelligenti... In Italia l'intelligenza si spreca... Ma, Gavino, come tutti quelli che scrivono ha la puzza sotto il naso... Chissà che credono d'essere...

Paolina                  - Ma no, signor Sermini... Vi assi­curo che vi è tanto grato...

Sermini                  - 'Logico... Non cavava un ragno dal buco... Ora riesce a sfamarsi...

Paolina                  - Perché dite « sfamarsi »...

Sermini                  - Perché con quattro dialoghi - che glieli debbo rifare io, poi - mangia, si e comprato un bel vestito nuovo, credo che abbia sprecato trenta lire per una cravatta, e pare un signore...

Paolina                  - Ma lui ha fatto sempre la figura del signore... Se vedeste, com'è ordinato...

Sermini                  - Me ne accorgo dalla sua calligra­fia... dicono che gli scrittori abbiano la cal­ligrafia illegibile... Lui ha la calligrafia d'un ragioniere...

Paolina                  - Mi pare che sia un pregio... Si ca­pisce meglio, no?...

Sermini                  - Se non ti fossi messa tu di mezzo, cara Paolina... Ma tanto: lui o un altro... E si usa una cortesia a un'amica...

Paolina                  - Io vi ringrazio per me e per lui...

Sermini                  - (riprendendo il filo del discorso) Dunque: per dirti... Ma prima di tutto...: Perché da qualche tempo non ti sei fatta più viva?... Prima venivi sempre... Paolina di qui, Paolina di là... Poi...

Paolina                  - Non ho più visto il mio nome nel­l'ordine del giorno... Ho pensato che era inutile che venissi... E anche perché sicco­me Sigismondo sta sempre nello stabili­mento... un po' pel bar, un po' per i viali, ci si incontra sempre... Ed è meglio...

Sermini                  - Lo ami, dunque, ancora?... Paolina       - Io?...

Sermini                  - Giusto... Una figliola carina, in­telligente, come sci tu... deve aspirare a ben altro...

Paolina                  - A che cosa?

Sermini                  - (dopo una pausa) ...Per lo meno a un uomo che non tiri pugni e non rompa i vetri».

Paolina                  - I vetri li rompevo io...

Sermini                  - Ma i pugni li tirava lui...

 24

 Paolina                 - Io credevo che nella vita tutto stes se... Eh no! Ci sono anche... Le parole-Come sono belle le parole...

Sermini                  - Mentre Sigismondo era solo pei fatti...

Paolina                  - Solo pei fatti...

(Dalla porta a sinistra entra Sigismondo)

Sigismondo           - Buon giorno, signor Scrmini...

Sermini                  - Caro Sigismondo...

Sigismondo           - (a Paolina) Buon giorno...

Paolina                  - Addio, caro...

Sermini                  - (recandosi alla tavola da scrivere) Un momento che trovo la scena... (Dopo aver scartabellato fra le carte prende un incartamento). Ecco... (Toma fra i due). Dunque, Sigismondo... Voi fino a oggi avete girato scene mute... Ma sapete par­lare...

Sigismondo           - Ehi Fino a prova contraria ho sempre parlato...

Sermini                  - No... Dico: avete mai recitato?

Sigismondo           - Questo no: ma ho fatto del pugilato in pubblico...

Sermini                  - È un'altra cosa, ma non vuol dire! anzi: meglio! È quello che ci vuole: io sono per le nature vergini...

Sigismondo           - Come?

Sermini                  - Preferisco, insomma, un attore che non abbia mai recitato ad uno che si porti sullo schermo tutti i vizi del palcosce­nico...

Sigismondo           - Ahi Non avevo capito...

Sermini                  - Ora voi due siete vergini...

Sigismondo           - Beh! E che dobbiamo fare?

Sermini                  - (accennando alla scena) Lei è en­tusiasta di voi... Vi ha visto... Vi ha am­mirato... Siete un bel ragazzo... Un uomo vigoroso... Acclamato dalla folla perché avete vinto il match...

Sigismondo           - Ah! L'ho vinto il match...

Sermini                  - Già! Dobbiamo ancora girare la scena, quando vi presentate al pubblico e fate il saluto romano... Ma il match l'ave­te vinto...

Sigismondo           - Questo mi fa piacere...

Sermini                  - Ora siete tornato nel vostro am­biente: in un piccolo caffè-concerto dove gli amici vi festeggiano... Nell'entusiasmo lei, che è una canzonettista, si presenta a voi e vuole congratularsi... Ecco le battute. Dice lei: «Voi siete Savasta, la pantera del ring? ». «Si, signorina, sono io la pantera... ». « Ed io sono Colibrì... ». « Chi? ». « Colibrì ». « Mai conosciuta... ». «Non mi avete notata questa sera? Io vi guardavo dal palcoscenico... Voi eravate nella prima fila a destra!... Posso stringervi la mano? ». « La mano?... A una fanciulla belloccia... »

Sigismondo           - Come?

Sermini                  - « Belloccia... bellina... come voi » Tutti gli amici vi stanno intorno in questo momento        - « Non si stringe la mano, si stringe la vita » Voi la prendete per la vita, la sollevate fino a voi, e la baciate -Tutti ridono intorno. (A Paolina) Tu ti divincoli. E gridi ebra: « Oh Dio, oh Dio, oh Dio! ». Scena di grande effetto: se sapete renderla, scena di grande effetto!. (Porge ai due attori f due fogli dove sono riprodotte le battute) Ora queste sono le battute... Provate... Venite qui Sigismondo, io dietro di voi faccio la folla...

Sigismondo           - (indicando Paolina) Ma che c'entra lei?...

 Sermini                 - Lei fa la canzonettista...

Paolina                  - Ti dispiace?

Sigismondo           - No... Dicevo, così... La canzo­nettista? Canti?

Paolina                  - Canto...

Sigismondo           - (a Sermini) Allora: eccomi a voi.

Sermini                  - (a Paolina) Dunque tu attacca... Si tratta di provare le intonazioni del dia­logo... (Paolina prende un atteggiamento un po' convenzionale).

Paolina                  - « Voi siete Savasta, la pantera del ring? ».

Sermini                  - A te, Sigismondo: rispondi...

Sigismondo           - « Si, signorina, sono io la pan­tera ».

Sermini                  - Non così... Più disinvolto... Ripeti...

Sigismondo           - « Si, signorina, sono io la pan­tera »...

Sermini                  - Alt! Senti: tu devi dirlo come se dicessi: « Si, signorina, sono io Sigi­smondo»...

Sigismondo           - Ma io sono la pantera...

Sermini                  - Si... ma devi dirlo come se fossi Sigismondo... Su... Andiamo...

Sigismondo           - « Si, signorina: io sono Sigi­smondo ».

Sermini                  - Nossignore: sei la pantera...

Sigismondo           - Io ve l'avevo detto... Siete voi che mi confondete... Dunque: «Si, signo­rina, io sono...

Sermini                  - « La pantera ».

Sigismondo           - ...« Sono la pantera ».

Sermini                  - Beh! Va un po' meglio...

Sigismondo           - Voi fatemi dire fino in fondo... Dopo mi farete tutte le osservazioni... E vi assicuro che stanotte me la studio...

Paolina                  - Anche io...

Sigismondo           - Per quello che devi dire tu...

Paolina                  - Ti faccio osservare che la mia parte è più lunga...

Sigismondo           - Di quattro parole...

Paolina                  - Saranno quattro parole, ma e più lunga...

Sermini                  - Basta, ragazzi... Che discutiamo sulla parte? Ora attacca tu  (a Paolina) e va avanti fino al momento quando lui fa l'azione...

Paolina                  - Cioè...

Sermini                  - Fino a quando ti stringe per la vita, e ti alza e ti bacia...

Paolina                  - C'è proprio bisogno di farla que­st'azione?

Sermini                  - Ma scusate: io vi ho chiamato per discutere o per provare? Ma guarda un po'!  Avete la fortuna, l'onore, di dire quattro parole, per la» prima volta sullo schermo, e discutete se si deve o non si deve fare l'azione... Voi siete umili stru­menti nelle mie mani, avete capito?

Sigismondo           - Io non ho detto niente...

Sermini                  - No: perché così si incomincia... Poi, auando diventano divi, se le rifanno, loro, le parti... questo va bene e questo va male!  Dunque, via, e sbrighiamoci...

Paolina                  - « Ed io sono Colibrì ».

Sigismondo           - « Chi »?

Paolina                  - « Colibrì » !

Sigismondo           - « Mai conosciuta » Forse non l'ho detto bene: gli è che la conosco, e non mi viene di dire che non...

Sermini                  - Tira via! Arrangeremo poi... (a Paolina) Tu ricordati che sei un primo numero... E che ti fischiano regolarmente ogni sera...

 Paolina                 - « Non mi avete notata questa sera?... ».

Sermini                  - Controscena di Sigismondo: fra tutti quei fischi l'avrebbe dovuta notare... E invece...

Paolina                  - « Io vi ho guardato tanto, dal pal­coscenico... Eravate nella prima fila a de­stra... Posso stringervi la mano»?

Sigismondo           - « A una fanciulla, belloccia... come voi »? Signor Sermini, io direi a una simpaticona come voi...

Sermini                  - E vada per la simpaticona...

Sigismondo           - « Non mi stringe la mano »...

Sermini                  - (alle spalle di Sigismondo. Fingendo il gruppo degli amici) Tutti gli amici ri­dono... Ah! Ah! Ah! Tu ti avvicini... Poggi una mano sulla spalla di Paolina... Così?... Poggia la mano... (Paolina ti ritrae. Ma non può evitare il gesto indicato da Sermini).

Sermini                  - Poi completando la battuta fai l'a­zione...

Sigismondo           - « Non si stringe la mano, si stringe la vita... ».

Sermini                  - Azione... (Sigismondo agguanta vi­gorosamente per la vita Paolina: forte com'è la solleva come un fuscello. La bacia fervidamente).

Sermini                  - (dicendo le parole che dovrebbe dire Paolina) « Oh Dio!... Oh Dio! Oh Dio!... »

Paolina                  - (divincolandosi) Ma che Dio!... La­sciami stare... Lasciami... (Paolina sguscia dalle mani di Sigismondo. È tutta scon­volta).

Sermini                  - Che c'è...

Paolina                  - Niente... La parte non è scritta così... E se è scritta cosi, io non la faccio... Io non voglio essere baciata da te... Credi che non t'ho capito? Lui approfitta, signor Sermini...

Sigismondo           - A me mi hanno detto azione. E io ho agito...

Paolina                  - Hai agito male...

Sermini                  - Un momento, signori... questi son fatti personali: non hanno nulla a che fare col film...

Paolina                  - (come a se stessa) È inutile... Questi uomini!...

Sigismondo           - Che c'entrano gli uomini...

Paolina                  - Sei sempre l'ostacolo alla mia vita... Appena ho una fortuna, lui è pronto a scombinarmi ogni cosa...

Sigismondo           - Io ho agito...

Paolina                  - No... caro... Tu hai seguita una tua idea... quel chiodo che hai nella testa... Tu sei furbo, ma io sono più furba di te...

Sigismondo           - Io?... Ma, signor Sermini, queste donne non sanno a che pensare...

Sermini                  - E a me che me ne importa! Ma vi pare che questo sia il luogo...

Sigismondo           - Permettetemi un momento, si­gnor Sermini... Che cosa credi che io abbia nella testa... Parla chiaro: qui ormai sanno tutto... Il signor Sermini ci ha protetti... Qui ne sente di cotte e di crude... una di più, una di meno... È vero, signor Ser­mini?

Sermini                  - Signori: c'è il bar, ci sono i viali, c'è villa Borghese, c'è casa vostra...

Sigismondo           - Un momento... Voglio soltanto che mi dica che cosa ho per la testa... E voglio che lo sentiate anche voi: ormai, credo che siate informato del passato, del presente e del futuro... Non siete voi che avete aperte le porte al signor Gavino?... Dunque: avanti, parla...

Paolina                  - Tu ti sei messo in testa che alla prima occasione... No, caro... Ti sbagli... Perché l'ho fatto quando stavo con te? Beh! L'ho fatto... Ma ora...

 Sermini                 - In quanto a questo posso assicu­rarvi che ora...

Sigismondo           - (fingendo di cadere dalle nuvole) Questo credi tu?... Ma quando mai!... Non saprei dove perdere il mio tempo...

Paolina                  - E allora non si fa, come hai fatto tu.

Sigismondo           - (calmo) Gli è, signor Sermini, che uno si trova d'improvviso tra le mani l'oggetto amato... Sarà l'abitudine...

Paolina                  - Io con lui, quella scena non la giro... Mi dispiace tanto, signor Sermini... Rinunzio... Vuol dire che troverete una meglio di me... Non voglio baciarlo... E non voglio essere baciata...

Sermini                  - Ma questo è stupido...

Paolina                  - Sarà stupido...

Sermini                  - Che c'entra il vostro bacio, col bacio del film... Aspettate un momento... (Sermini va verso la porta di destra) Gavino!...

Paolina                  - Che fate! Oh, Madonna! che fate?...

Sermini                  - Chiamo Gavino...

Paolina                  - No, lasciate stare...

Sermini                  - è lui che l'ha scritta la scena... Vi persuaderà lui... (Appare Gavino sulla por­ta di destra. È meravigliato di trovare con Sermini Sigismondo e Paolina).

Gavino                  - Oh! buon giorno... Ah! voi siete qui?...

Paolina                  - Si... signor Gavino...

Sermini                  - Spiegateglielo voi...

Gavino                  - Che cosa?

Sermini                  - Il bacio... L'affare del bacio... Ho scelto lei per la parte della canzonettista-fa benissimo... Ora perché Sigismondo deve baciarla rifiuta la parte...

Paolina                  - Sissignore... Rifiuto... Poi quando l'hanno fissato 11 quel bacio lui va a vederlo con tutti gli amici e ridono di me...

Gavino                  - Da un punto di vista pratico po­treste anche avere ragione... Ma non è così, cara... Perché dal momento in cui siete passata sullo schermo voi non siete più voi: siete il personaggio che rappresentate: voi continuate a vivere la vostra vita e il personaggio seguita a dare il bacio per conto suo... È una cosa che non vi riguarda, che non vi tocca... Come non tocca lui... Lui non è lui... Lui può pure seguitare a perdere i match, nella vita, e sullo scher­mo seguita ad essere baciato perché ha vinto un match!... Tutto sta che il bacio sia dato bene... Vi ammireranno... Non c'è ragione per rifiutarsi...

Sermini                  - Ecco: finalmente: se lo dice lui... Chi meglio di lui può giudicare le ragioni per le auali tu dovresti rifiutare... Chi me­glio di lui?...

Gavino                  - Di me? Forse Perché io conosco i rapporti... e una sera sono intervenuto fra Paolina e Sigismondo?... Sono ormai cose passate, no?... Per la verità Sigismondo da quella sera mi tiene il broncio... Non ca­pisco i! perché.

Sigismondo           - Io?

Gavino                  - Si... Voi... Ma io colgo quest'occa­sione per stringergli la mano... Su, Sigi­smondo... corno state? Come vanno gli studi?... (A Sermini) S'è messo a studiare... Lo veggo spesso con un libro sotto il brac­cio, per i viali dello stabilimento...

Sigismondo           - Leggo qualche cosa... È forse proibito...

Gavino                  - Mi ruba il mestiere... E io che avrei voluto fare un po' di pugilato, e non ci riesco... Allora?... È chiarito l'equivoco? Paolina siete d'accordo?

Paolina                  - Io sono libera di fare ciò che voglio...

Gavino                  - Sentite ragazzi: ormai, fra voi, credo che sia finita ogni cosa...

 Paolina                 - Finita... finita... Voi lo sapete...

Gavino                  - Io non so niente! Ma anche non fosse finita, cara Paolina, se un attore e un'attrice non vanno d'accordo fra le quinte, non è detto che debbano amarsi sulla scena... Sarebbe finito il teatro...

Paolina                  - Ma io non sono un'attrice... Io sono Paolina...

Gavino                  - E sta bene!... Ma evidentemente mi sono espresso male... In parole povere: siete Paolina, ma in questo momento siete Colibrì... E lui non è Sigismondo, lui è Savasta.

Paolina                  - Sarà!... Voi dite questo, è vero? Ne siete convinto?...

Gavino                  - Assolutamente... Il mio giudizio obicttivo... è questo... Non più che questo...

Paolina                  - E io non dovrei ribellarmi...

Gavino                  - Assolutamente...

Paolina                  - Allora!... Però se alla prima prova invece di fare il Savasta mi fa il Sigi­smondo...

Sigismondo           - A me mi hanno detto di agire e ho agito...

Paolina                  - Beh! Alla prossima volta cambia modo d'agire... (Con una certa ironìa) E grazie a voi, signor Gavino... Siete stato perfetto... Grazie...

Gavino                  - Niente, per carità...

Sermini                  - Allora, Sigismondo... Voi vi stu­diate la parte... E domani al pomeriggio...

Sigismondo           - Sta bene... Posso andare?

Sermini                  - Si... Andate pure...

Sigismondo           - Buon giorno... (A Paolina) Ar­rivederci... A domani... (Sigismondo esce).

Sermini                  - E io passo in teatro per ordinare la scena del caffè-concerto... Caro Gavino, se non c'eravate voi, staremmo ancora a di­scutere... Però... Voi siete certamente un uomo di spirito, ma è anche carino, da parte di una donna... No?

Gavino                  - Che cosa?

Sermini                  - (maligno) Beh! Alla presenza di Sigismondo, vada... Ma fra noi... questi segreti sono fuori posto... Anche io sono un uomo di spirito... Torno presto... (Fa per avviarsi).

Gavino                  - No... Prego: un momento...

Sermini                  - Mi ha detto tutto, Gavino!... Con­gratulazioni!... (Esce).

Gavino                  - Ma che gli salta pel capo a quello...

Paolina                  - (trepida) Non so... Veramente non so...

Gavino                  - Come non sapete?... Io sarei un uomo di spirito... Lui è un uomo di spirito...« È carino da parte di una donna »! Di donne, qui, non ci siete che voi. E voi non sapete nulla... Che gli avete detto, Paolina?...

Paolina                  - (dopo una lunga pausa) Gli ho detto una bugia...

Gavino                  - Ancora?

Paolina                  - Mi vengono... Come debbo fare?... Il guaio è che stavolta c'entrate anche voi...

Gavino                  - Io?

Paolina                  - Insomma: gli ho detto che voi siete il mio amante, che ci adoriamo, e che abbiamo persino progettato di farci una casa in campagna...

Gavino                  - Paolina... Ma... Ma come vi è ve­nuto in testa?

Paolina                  - Vi ho offeso?

Gavino                  - No, cara... Offeso?... Un uomo non ha nulla da perdere...

Paolina                  - L'ho detto perché, oh Dio, una donna come me... Si sa, gli uomini... Mi ha fatto un po' di corte... e io tanto per troncare...

 Gavino                 - E perché vi ha fatto un poco di corte? Perché siete venuta qui...

Paolina                  - Mi aveva scritto...

Gavino                  - Quando vi aveva scritto?...

Paolina                  - Ieri mattina... Una lettera che mi chiamava allo stabilimento...

Gavino                  - E perché non me l'avete detto?... lersera siamo usciti insieme...

Paolina                  - È giusto... Ho fatto male...

Gavino                  - No cara... Avete fatto quello che vi pareva opportuno... Evidentemente non avete sentito il bisogno di dirmelo...

Paolina                  - Io sapevo che voi, a vedermi qui... E allora! Mi sono accorta subito, quando siete entrato, che eravate sorpreso... Intanto io ero venuta... E come facevo?... Uno pensa in un modo, eppoi fa in un altro... Ma mi son detto: Ci sta lui, là... E allora? Siete scontento di me?

Gavino                  - Cara Paolina, che volete che vi dica...

Paolina                  - Però, anche io, sono scontenta di voi...

Gavino                  - Voi?...

Paolina                  - Si... Perché siete voi che avete scritto le parole che dobbiamo dire io e Sigismondo?... E l'azione?... L'avete scrit­ta, voi, l'azione?

Gavino                  - Purtroppo...

Paolina                  - Beh! E non potevate almeno cam­biare l'azione?

Gavino                  - Ma no, cara... Prima di tutto io non sapevo che vi avrebbero affidata la parte della canzonettista... Eppoi anche l'avessi saputo...

Paolina                  - Ma allora... Tutte le cose che mi avete detto, in queste sere, quando siamo usciti insieme a passeggio.

Gavino                  - Quali cose?

Paolina                  - Che io dovevo trasformarmi... non so... Stringi, stringi, e voi mi ributtate tra le braccia di Sigismondo... Se eravate un buon amico, dovevate difendermi...

Gavino                  - Non è detto che io non vi abbia difesa...

Paolina                  - Come?...

Gavino                  - Col solo fatto che l'idea di questo bacio abbia creato in voi una reazione. Ecco: ragionate... Sentiamo: che cosa vi ha fatto Sigismondo?

Paolina                  - Quando è stato il momento, mi ha stretto fra le braccia... Mi ha baciata con una furia... Io so come stringe e come bacia lui...

Gavino                  - E voi?

Paolina                  - Io per poco non l'ho scaraventato sotto quel divano...

Gavino                  - Dunque: via, concludete...

Paolina                  - Ah! io sono a posto...

Gavino                  - Ecco: siete a posto... Una sera, ri­cordate, voi mi avete proposto proprio ?1 caso che vi è accaduto. Mi avete chiesto: Se, per esempio, Sigismondo un giorno mi baciasse, che dovrei fare io? Vi risposi: Dovreste fare come se Sigismondo non vi avesse baciata. Non sono le proposte che valgono nella vita, sono le risposte.

Paolina                  - Si... questo è vero... Ma quando uno si trova di fronte ai fatti...

Gavino                  - Questo vuol dire che, ancora, per voi, certi fatti hanno una grande impor­tanza... Cara Paolina, voi temereste an­cora la mano di Sigismondo sulla spalla?

Paolina                  - No!

Gavino                  - E si, cara!... Altrimenti avreste detto a Sigismondo: Caro Sigismondo, non esa­gerare. Bastava questo...

Paolina                  - È vero!... E l'avrei umiliato... Oh! Che figura ci avrebbe fatto...

Gavino                  - No... No... Non dovevate umiliarlo: dovevate semplicemente mostrargli la vo­stra forza... É, invece, reagendo con vio­lenza, gli avete dimostrata la vostra debo­lezza, aclla quale lui istintivamente ha pro­fittato...

Paolina                  - Anche questo è vero... Voi dovreste starmi sempre accanto, signor Gavino, e suggerirmi come debbo fare... Vi assicuro che non ne sbaglierei una...

Gavino                  - Ma questo sarebbe un errore... Se tutti gli uomini dovessero portarsi al fianco uno che lì guida, nascerebbero tutti gemelli.

Paolina                  - E invece... come mi avete detto una volta... C’è l'angelo custode, dentro... quella tal voce... Questa volta, però, io l'ho udita una voce... E mi ha detto: Tiragli un cef­fone, cosi la finisce...

Gavino                  - Era una voce: della vecchia baracca di Paolina... quella che bisogna abbattere... Se no, come viene fuori, la nuova Paolina...

Paolina                  - È così difficile... Ma ci riuscirò... Voi credete che ci riuscirò?...

Gavino                  - (dopo una pausa) E che posso rispon­dervi?... Datemi le vostre mani, Paolina... E perdonatemi

Paolina                  - Di che... Signor Gavino...

Gavino                  - Abbiamo vissuto porta a porta per quasi tre anni... Ci salutavamo appena... Voi eravate molto gentile con me... Era­vate, bene o male, felice... Ora, per esserci fatta un po' di compagnia, io vi creo degli scrupoli che, lo veggo, divengono la vostra preoccupazione...

Paolina                  - Ma se sono la mia salvezza...

Gavino                  - Lo credete voi... per bontà verso di me... No... No. La vostra bugia serve a qualche cosa, Se fosse vero ciò che avete detto a Sennini, avreste combinato tale un guaio... Gli uomini come me deb­bono vivere soli... Gli acchiappanuvole... che vogliono trasformare la gente...

Paolina                  - Signor Gavino... Allora voi non vo­lete più uscire la sera con me?...

Gavino                  - Che c'entra...

Paolina                  - Signor Gavino... Sono io che non sono capace di capire... Ho forse agito male oggi?... Come dovrebbe fare una donna cne vi capisse?...

Gavino                  - Una donna!... Paolina    - Come dovrebbe essere questa donna...

Gavino                  - Dovrebbe essere... Sapete come? Come una Salamandra...

Paolina                  - Come?

Gavino                  - Behl Sono degli animalucci che passano nel fuoco e non si bruciano.

Paolina                  - E come fanno?

Gavino                  - Hanno una certa pelle... Ma per far­sela, noi, quella pelle... Dovrebbe essere una donna che non ha paura di Sermini, di Sigismondo, di me, di nessuno, di niente...

Paolina                  - Sicché... Non bisogna avere paura di niente.

Gavino                  - Di niente... Tranne che di noi stessi...

 Paolina                 - Allora... Questa sera il signor Ser­mini mi ha invitato a cena... Secondo voi una donna che non ha pura di niente do­vrebbe andarci?...

Gavino                  - Dovrebbe poterci andare...

Paolina                  - Anche se il signor Sennini non avesse delle buone intenzioni?...

Gavino                  - E che importa?... Tutto dovrebbe dipendere da lei...

Paolina                  - Sicché... Se il signor Sermini insi­stesse io dovrei accettare...

Gavino                  - Come?... Ma che c'entra Sermini in quello che stiamo dicendo...

Paolina                  - No... C'entra... Una donna che vuol dare una prova... Che veramente vuol dire        - Ecco io sono fatta così!...

Gavino                  - Ma insomma perché mi fate par­lare... Che volete che sappia se dovete o non dovete andare... Se fate bene... Se fate male... Che c'entro io... Maledette le pa­role. (Quasi sfuggendo alle parole di Pao­lina e a se stesso, va verso la porta di sini­stra e quando e per varcare la soglia) Io parlo d una donna... Cosi in astratto... E a questa donna io direi... Si... dipende da voi... (Esce).

(Paolina è sola. Si siede sul divano e at­tende).

Paolina                  - (a se stessa) Dipende da me... (Un inserviente entra. Tira la tenda della finestra. Per la finestra aperta si scopre il tramonto):

L'inserviente          - Voi restate qui?

Paolina                  - Attendo il signor Sermini...

L'inserviente          - Hanno già finito di lavorare gli esterni...

Paolina                  - Già... È il tramonto... (L'inserviente esce). (Pausa).

(Poi, alla finestra si affaccia Sigismondo: contempla Paolina che gli volge le spalle).

Sigismondo           - (dopo una pausa, canticchiando) « Che fai tu sola sola! viene cu me! ».

Paolina                  - (si volge dì scatto) Oh!...

Sigismondo           - (saltando agile la finestra e rag­giungendo Paolina) Vedi che salto benis­simo un metro e venti, anche se sto fuori allenamento...

Paolina                  - Si... lo veggo...

Sigismondo           - Paolina...

Paolina                  - Di'...

Sigismondo           - Facciamo la pace...

Paolina                  - Ma io non sono in collera con te...

Sigismondo           - Si, crediamoci... Sono stato, al solito, un po' facchino...

Paolina                  - Behl Insomma... Son cose che capi­tano... Vuol dire che ora hai capito... E ti correggerai...

Sigismondo           - Assolutamente... Guarda che fino a ora non ho fatto che studiarmi le battute... Sarò a posto domani... Ci tengo...

Paolina                  - Meno male...

Sigismondo           - Ed era stupido che per una ri­picca noi due dovessimo giocarci questa buona occasione... Ormai il passato è pas­sato... E dobbiamo essere due persone di spirito... Gavino mi ha dato una bella le­zione, oggi... Io al suo posto avrei sgar­rato... Lui invece ha accolto il fatto del bacio con una indifferenza... Magnifico! Debbo riconoscerlo: magnifico...

Paolina                  - Non tutti sono come Gavino... Ep-poi Gavino ha fiducia in me...

Sigismondo           - Io, invece, non avevo fiducia...

Paolina                  - Facevi molto male...

Sigimsondo           - Dopo quello che mi hai dichia­rato quella sera, non credo che avessi torto...

Paolina                  - Sigismondo, il passato è passato...

Sigismondo           - D'accordo... Che fai stasera?...

Paolina                  - Niente... Cioè... Aspetto Sermini: forse si va a cena insieme...

Sigismondo           - Davvero? E Gavino non dice niente...

Paolina                  - E che ha da dire Gavino? Ha fidu­cia in me... Che vuoi che mi capiti?... Tutto dipende da me, non ti pare?

Sigismondo           - Già: questo è vero... (Le mette una mano sulla spalla).

Paolina                  - Che fai?

Sigismondo           - Ti metto una mano sulla spalla...

Paolina                  - Mettila pure... Vedi? Niente...

Sigismondo           - Sicché se Sermini non ti por­tasse con lui... Tu verresti con me?

Paolina                  - E perché no? Anzi: tanto Ser­mini non se ne accorge, ha altro per la te­sta... Vengo con te, a cena, stasera, Sigi­smondo...

Sigismondo           - Ma noi due soli...

Paolina                  - Noi due...

Sigismondo           - Noi due?

Paolina                  - Si, noi due... Solo a questo patto vengo a cena con te...

Sigismondo           - Paolina... E andiamo... (Sigi­smondo prende per il braccio Paolina e fa per trascinarla seco).

Paolina                  - Un momento... (Paolina st libera dal braccio di Sigismondo, e picchia all'uscio della stanza dove sta Gavino. Gavino si af­faccia sull'uscio).

Paolina                  - Vi saluto, signor Gavino... Io vado a cena con Sigismondo, stasera...

Gavino                  - Ahi... Buon divertimento.... (Sigi­smondo fa un gesto di saluto. Gavino ri­sponde con un cenno. Sigismondo fa per trarre con sé Paolina. Esce. Paolina sulla porta si volge).

Paolina                  - Dipende da me... (Esce). (Gavino è solo: per un attimo. Poi appare Sermini alla finestra dall'esterno).

Sermini                  - (guardando all'interno) Beh! E Pao­lina?

Gavino                  - È uscita...

Sermini                  - Volevo portarla a cena con me... (Intenzionalmente) Ah! Ho capito. Voi due! (Come a indicare che Paolina e Ga­vino andranno a cena insieme) Stasera, bal­doria...

Gavino                  - Già... Baldoria...

CALA LA TELA

 

ATTO TERZO

 La camera di Paolina. Una porta a vetri in fondo. A destra una finestra. A sinistra una porta. Quando s'alza la tela la scena è vuota. Poi s'udrà battere, all'interno, una porta che si chiude. Poi i vetri dell'uscio di fondo si illuminano. Entra Paolina. Si toglie il cap­pello, lo scaglia sul divano. Si ravvia i ca­pelli; si getta sul lettino;. Pausa. Poi s'ode trillare un campanello.

Paolina                  - (fra sé) Crepa!... (A un nuovo trillo dt campanello). Si: aspetta, aspetta... Se credi che t'apra... (Si leva, va verso la porta, sosta: a un nuovo trillo di campanello apre la porta e ad alta voce, nel buio). Non ti apro... Non ti apro... Vattene... (Richiude di nuovo la porta con violenza: siede sopra un poltrona). Oh! Si­gnore... Oh! Signore... Ma che sono que­sti uomini... Tante bestie... Sono proprio come le bestie... Che vuole da me? (È iter' vosissima. Si ode picchiare alla porta). Chi è?

Berenice                - (in veste da camera, si affaccia alla porta). Sono io Paolina, che accade?

Paolina                  - Niente...

Berenice                - Come niente... Alla porta bussa­no: tu gridi...

Paolina                  - E' Sigismondo...

Berenice                - Chi?

Paolina                  - Sigismondo, Sigismondo... Mi ha accompagnato fino al portone... Si è infi­lato per Te scale... Ora vuole entrare... Ma voi non gli aprite... Ve lo proibisco... An­che se suona, lasciatelo suonare, vuol dire che si stancherà...

Berenice                - E' mezzanotte passata... Quello sveglia tutto il palazzo...

Paolina                  - E fateli svegliare...

Berenice                - Ma tu sei matta, cara... E che vuole?

Paolina                  - Non so che vuole... So che vuole entrare, ed io non voglio... C'è Gavino?... C'è il signor Gavino?

Berenice                - No... Non è rincasato ancora... Ma che diavolo avete fatto stasera, tutti?... Quello a mezzanotte ancora non s'è riti­rato. Tu arrivi seguita da Sigismondo... Paolina, che?... Abbiamo ricominciato?

Paolina                  - Non abbiamo ricominciato per niente... Del resto speriamo che abbia ca­pito e se ne sia anelato... (Si ode bussare alla porta di casa con pugni insistenti).

Paolina                  - Vattene... Vattene...

Berenice                - E piantala... Ma guarda un po'... Proprio a casa mia... (Si avvia verso la porta).

Paolina                  - Dove andate?

Berenice                - Vado a sentire che vuole attra­verso la porta...

Paolina                  - Voi gli direte che se ne deve an­dare...

Berenice                - Sta bene... glie lo dico... glie lo dico... (Berenice esce. Paolina va su e giù per la stanza).

Paolina                  - (sola) Maledizione... E’proprio una maledizione... Ma chi me l'ha fatto fare?... Dipende da voi?... (Come invo­cando verso l'immagine di Gavino). Ma anche tu, sai... Anche tu... Perché la lpa è tutta tua... sei tu che mi hai spinto... Ed io ci sono andata. Che vuoi, ora da ine? Che volete tutti?... (Sull'uscio appare Si­gismondo, seguito subito dopo da Bere­nice).

Sigismondo           - Beh?

Paolina                  - (contro la signora Berenice) Ma questo è un tradimento... E' una vigliac­cata... Beh! Come sei entrato così te la fili...

Berenice                - Un momento... Mi ha assicurato che t'avrebbe parlato con calma... E io gli ho creduto sulla parola... Mi avete data la parola, Sigismondo...

Paolina                  - Lui?

Berenice                - Se non gli aprivo sfondava la porta... E io non voglio essere sfrattata per colpa vostra domattina...

Paolina                  - Beh! Vi sfratteranno per un'altra ragione... Perché se non sloggia subito io mi getto dalla finestra... Badate che lo faccio...

Sigismondo           - Calma... Tu non fai niente... Tu semplicemente mi ringrazierai della cena che ti ho offerta... Scusate, signora Be­renice, non vi pare che abbia diritto al­meno a questo?

Berenice                - Io non so niente... Io so che è passata la mezzanotte e che debbo alzarmi domattina alle sei... Oh!

Sigismondo           - (seguendo il suo pensiero, a Paolina) Mi saluterai come devi salu­tarmi...

Paolina                  - Sta bene... Arrivederci! T'ho sa­lutato...

Sigismondo           - E mi darai qualche piccola spiegazione...

Paolina                  - Io non debbo spiegazioni a nes­suno...

Sigismondo           - No... No... Questo non è esat­to... A me, si... Signora Berenice, volete andare a letto?

Berenice                - Io non mi muovo di qui finche non sarete uscito da casa mia... Vi ho aperto la porta, e sta bene... Ma questa non è l'ora per far delle visite...

Sigismondo           - Ma io non sono venuto a far­vi una visita...

Berenice                - E allora, fino a prova contraria, la mia casa non è un luogo... mi avete capito?

Sigismondo           - Non sono un vostro vecchio inquilino?...

Berenice                - Quando eravate mio inquilino avevate il diritto...

Sigismondo           - (risoluto) Beh! Non fate tante storie, signora Berenice... Ora son qui, e ci resto, fino a quando mi pare e piace... E mosca, eh?... Perché, se no, volano tutti i mobili nella strada, stasera...

Berenice                - Ma che vi ha preso?... Contro due povere donne? Vi pare degno che un uomo si metta contro due povere donne?

Sigismondo           - Due povere donne? Voi, forse, siete una povera donna... Ma questa?... (Mutando tono, e con un'aria di padrone di casa). Fumiamoci intanto una sigaretta! (Siede). Disturbo?... (Nessuno risponde). Grazie... (Accende la sigaretta e si guarda intorno). Ahi... Letto a una piazza... Beh! Fa piacere, dopo un mese, ritrovarsi in una camera dove si sono passati due anni in buona compagnia... Il signor Gavino non è di là?

Berenice                - Non c'è... Perché se ci fosse...

Sigismondo           - Che farebbe?

Berenice                - So io che farebbe...

Sigismondo           - E allora lo aspetteremo...

Paolina                  - Tu non aspetterai nessuno...

Sigismondo           - Dipenderà da te... Voi, dunque, signora Berenice, vi siete meravigliata di vederci tornare assieme? Niente meravi­glie... Io non ci pensavo... Io non ci pen­savo, sapete? Puoi negarlo? Un mese che quasi non ci parlavamo. E ogni volta che t'incontravo tanto di cappello... Come se ci fossimo appena conosciuti... Signorina qui... signorina là... Ti chiamavo signo­rina: più di così...

Paolina                  - Facevi il tuo dovere!

Sigismondo           - E chi lo nega? Aveva cavato certe arie, signora Berenice: le mancava il libro delle preghiere in mano!... Dentro di me, però, io ridevo, eh! Perché io la conosco! Ricordate? Ci eravamo incontrati, una sera, a Porta S. Giovanni, e proprio da voi avevo saputo che la signorina... Le cenette in due, qui: nella camera accan­to... Le passeggiate ogni sera... E che vi avevo detto? Sono contento... Ma dentro di me pensavo: Povero signor Gavino, in che mani e capitato... Perché quello è un galantuomo... veramente è un galantuomo, quel pover'omo...

Paolina                  - Pover'omo sci tu...

Sigismondo           - Sissignore... Ma lui è un ga­lantuomo...

Berenice                - Invece, se Io volete sapere, io tro­vavo che finalmente Paolina faceva una vita come debbono farla le ragazze per bene... Abbiamo passato un mese in pace. Ora è bastato che vi affacciaste voi un'al­tra volta... Ma che hai fatto, figlia mia... T'eri liberata, ed ora eccolo qui, ancora a metterci in croce... Questo è peggio d'una mosca cavallina... Alle corte, Sigismondo... Vi ho aperta la porta: siete entrato: avete fatto il vostro discorso...

Sigismondo           - Io?... Io sto ancora a niente...

Berenice                - Oh! Madonna... Io lavoro tutta la giornata: ho bisogno di riposare....

Sigismondo           - E chi vi trattiene?

Berenice                - E credete che io lasci Paolina-Vuol dire che aspetterò fino al momento in cui rientrerà il signor Gavino... E al­lora me ne potrò andare a letto... quindi Berenice si siede e aspetta...

Sigismondo           - Benissimo... Per me è come se non ci foste... Ora siamo in due a sedere... Vuoi sedere anche tu?... Non vuoi sedere? Dunque: io non ci pensavo...

Berenice                - Che cosa non pensava questo qui: si può sapere?

Sigismondo           - Di andare a cena con lei...

Berenice                - Beh! Eppoi ci siete andato... Che c'è di strano?

Sigismondo           - C'è di strano che è stata lei che s'è invitata... E ha voluto che andas­simo noi due soli...

Berenice                - (con aria di rimprovero) Paolina!

Sigismondo           - Ora, signora Berenice, quando c'è stato quello che c'è stato fra noi due, e una donna si invita a cena, e vuole an­dare sola con me, che vuol dire? Rispon­detemi voi...

Paolina                  - Per un uomo come te, che non pensa che a una cosa...

Sigismondo           - E gli altri a che pensano? Del resto tutti lo sanno che io non penso che a una cosa... E invece, no!... Lei pensava ad altro... A che pensavi?... Forse avrai pensato: Ecco, questo scemo stasera mi offre da cena, mi fa fare una passeggiata in carrozza, poi mi accompagna fino alla porta di casa: mi bacia la mano come si Fa alle signore... « Bon soir, mademoi­selle... Au revoirl ». E sta bene! Anche questo poteva andare! Si può essere due amici: due semplici amici, senza niente di male...

Berenice                - Meno male che lo riconoscete...

Sigismondo           - Sì... Ma fino alle undici, noi siamo stati più che amici...

Berenice                - (con aria di rimprovero) Paolina!

Sigismondo           - Una pasta di miele... E io di­cevo: guarda un po': io, in fondo, l'ho sempre trattata male... Ma lei non ha vo­luto bene che a me... E' bastato che le mettessi una mano sulla spalla!... Ma do­po... Dopo questa donna mi si è rivoltata... E si crede in diritto di trattarmi come un paio di calze vecchie... A me?... A me?... A me si batte la porta sulla faccia... Io mi sento impazzire...

Paolina                  - (a mezza voce) Mi fai ribrezzo...

Sigismondo           - Come?

Paolina                  - Mi fai schifo...

Berenice                - Paolina, ma che parole son que­ste...

Paolina                  - (rivoltandosi apertamente) Insom­ma non lo posso più sentire... Non lo pos­so più vedere... Mi urta la sua voce... Dalle undici alle dodici, non so più da che ora, mi sta appresso, non mi dà respiro... A dispetto... E più parla e più mi sale la nausea di lui... la nausea, la nausea, la nausea...

Sigismondo           - Pazza isterica...

Paolina                  - Sta bene... Pazza isterica... E tu vattene... Che vuoi da me?... Hai avuto ciò che volevi? Vattene...

Berenice                - Paolina, ma che modi son que­sti...

Paolina                  - Mi ribello...

Sigismondo           - A me ti ribelli? Ribellati a te stessa.

Paolina                  - Si capisce: a me stessa mi ribello... Tanti schiaffi sulla faccia mi darei... Così... Così... Così...

Berenice                - (frenando le mani di Paolina)  Paolina!... Sigismondo, vedete... Non è il caso di insistere... E' una donna...

Paolina                  - Una donna? Che cos'è una donna per certi uomini...

Sigismondo           - Ma va là... Non fare il roman­zo ora... Ti sei pentita forse... E per que­sto ti faccio schifo... Ma quando le facevi a me, non ti pentivi... Ora ti è venuta fuori la pelle fina... Dovevi avvisarmi: ho cambiato pelle... Io veramente a toccarla non me ne sono accorto... E sì che la co­nosco...

Paolina                  - E’ naturale... Se te ne fossi accorto non staresti qui... Allora... Vuoi che ti chiegga scusa per essermi invitata a cena? Vuoi che ti chiegga scusa per tutto ciò che è accaduto dopo? Ti chieggo scusa... Purché te ne vada... La colpa è mia... E' tutta mia...

Sigismondo           - Si capisce che la colpa è tua... Io noi ci pensavo...

Paolina                  - Lo riconosco; che vuoi di più?... Erano queste le spiegazioni che volevi? Te le ho date... Ora puoi essere soddisfatto, e lasciami in pace... Anche perché... Non voglio che ti vegga... Non voglio che ti trovi qui...

Sigismondo           - Lui, eh? Quello delle passeg­giate...

Berenice                - E che avete da dire contro quel­lo delle passeggiate?...

Sigismondo           - Ohe! Pure voi ne siete inna­morata? Ma le conquista tutte... Ma che ci fa alle donne! (Pausa). E invece... Mi piacerebbe che quel signore sapesse... Non e per vendetta contro di lui, ma per met­tere le cose a posto... per togliergli le illu­sioni... per fargli capire chi sei... Noi, fra uomini, dovremmo fare una lega per di­fenderci! E anche perché è una parete che ci divide da quella stanza... E io non le ho dimenticate le parole che sono state dette da te a lui, una sera, in quella stan­za... Ora: una volta a me, e una volta a te... Non ti pare logico?... Anche se come mi hai detto questa sera... Perché, signora Berenice, voi potete saperlo, che ci vivete insieme... E' o non è il suo amante?

Berenice                - Ma quando mai...

Sigismondo           - E allora... E’ vero che c'è me­no gusto, ma in fondo è meglio: non gli faccio male e sto a posto con la co­scienza... ma saprebbe che poi Sigismondo non è quel cretino che si butta calla fine­stra come uno straccio... E che gli è ba­stata una sera... Un piatto di fettuccine, una porzione di vitello, e un mezzo litro di Frascati... Mi avete capito? La farfalla! Ecco che Sigismondo ha acceso il lume, e la farfalla... gira, gira., paft!... Una pic­cola soddisfazione, tanto per chiudere la partita... Perché poi, te lo prometto... Non mi vedrai più... Non mi sentirai più... Non ti darò più noia...

Paolina                  - E’ giusto... E' giusto... Ah! questo è giusto...

Sigismondo           - Ah! Trovi che sia giusto?

Paolina                  - E' Tunica cosa giusta che hai det­to... Non per quanto riguarda te, che non me ne importa... Ma per quanto riguarda me...

Berenice                - Ma siete pazzi? E tu vuoi spor­care una donna che è stata due anni con te... E tu permetti...

Paolina                  - No... Lo deve aspettare... Lo deve aspettare... Oro lo voglio io...

Sigismondo           - Ecco: lo vuole lei... Signora Berenice, e voi potete lasciarci soli... Giunti a questo punto, tutto andrà come deve andare... L'importante era mettersi d'ac­cordo...

Paolina                  - Si... signora Berenice... potete an­dare a letto...

Berenice                - Io non ti lascio...

Paolina                  - Se ve lo dico io... Andate a letto...

Berenice                - (come giustificandosi) Io mi alzo presto la mattina... Capirete...

Paolina                  - Si, si... Andate...

Berenice                - (sulla porta) Buona notte... Ma io ancora vi dico: Sigismondo... Non è una cosa bella quella che fate...

Paolina                  - No... signora Berenice. Tanto che lo sappia da lui o lo sappia da me... Perché anche se non glielo dice lui, glielo dico io...

Berenice                - Ma che bisogno c'è di dirglielo... Voi, Sigismondo, ve ne andate... Tu ti corichi... E domani... La notte porta consi­glio... Io non capisco...

Paolina                  - Capisco io, però...

Berenice                - Allora, fate come volete... Ma io sto sveglia, sai, e ti aspetto...

Paolina                  - Si... Va bene...

(Berenice esce. Ora Sigismondo e Paolina sono soli. Paolina va alla finestra: l'apre. Sigismondo siede da una parte: Paolina siede anche lei, volgendogli le spalle. Pau­sa. S'odono i rintocchi dell'orologio di piazza. Sono la una e tre quarti).

Sigismondo           - Però... Anche lui: si sarà dato ai bagordi, stanotte...

Paolina                  - Avrà ripreso la villeggiatura not­turna...

Sigismondo           - Come...

Paolina                  - No... niente...

Sigismondo           - (levandosi e avvicinandosi a Pao­lina) Senti...

Paolina                  - (levandosi anche lei) No, caro... Noi stiamo cui a un patto... Tu stai per conto tuo ed io per conto mio... In si­lenzio...

Sigismondo           - (si risiede. Dopo un pausa) Senti...

Paolina                  - Ti ho detto qual'è il patto...

Sigismondo           - Ma che patto e patto... Io parlo perché voglio parlare... (Si è levato ed ha raggiunto Paolina). Tu sei la più perfida donna che io abbia incontrata nella vita... Ed io sono il più stupido uomo...

Paolina                  - D'accordo...

Sigismondo           - Si, va bene!... Eppure... Se tu mi dicessi una parola gentile... Mi basterebbe, vedi., mi alzerei e me ne andrei...

Paolina                  - Che vuoi che ti dica: Come sei bello?...

Sigismondo           - E allora... Se è così, mi riseg­go... (Si risiede. Dopo una pausa). Dun­que tu mi odii?...

Paolina                  - Assolutamente.

Sigismondo           - E se al posto mio ci fosse stato Sermini, stasera? Perché lui ti aveva in­vitata... Avresti odiato anche Sermini?

Paolina                  - Sermini forse avrebbe capito...

Sigismondo           - Ma se non avesse capito?

 Paolina                 - L'avrei odiato come odio te... Ma Sermini certamente avrebbe preso un taxi.

Sigismondo           - Ah! Perché io non ho preso un taxi...

Paolina                  - Ma che c'entra il taxi... Mi avreb­be accompagnata a casa... Mi avrebbe det­to: Beh! Figliolia mia, ho sbagliato...

Sigismondo           - Già... Perché lui è signore...

Paolina                  - No... forse perché lui capisce le donne... Ne ha avute tante...

Sigismondo           - Mentre io...

Paolina                  - E chissà quante ne hai avute tu... Certo non le capisci... O torse le hai avute tutte come me, che si trattano così, come pezzi di carne...

Sigismondo           - Ma se son tutte uguali...

Paolina                  - E' giusto... E’ giusto... E allora, hai ragione tu... Del resto se ho preterito te a termini...

Sigismondo           - L'hai tatto proprio per burlarti di me...

Paolina                  - No.. Non per questo...

Sigismondo           - Ma insomma, si può sapere percne l'Hai lattor lo, da quello scemo che bono t'ho detto tutto: mi sei venuta a Oro e mi son voluto vendicare... beh! E’ una idea come un'altra... Ce l'avevo in testa uà tanto tempo... Ma tu... Tu che non mi guardavi più in faccia: tu che ti sei ricreata, oggi, per uno stupido Dado... A un certo punto volti i cavalli e dici: An­diamo insieme!... E andiamo insieme! Ma clic deve pensare un uomo? Paolina s'è pentita... faoiina s'è scocciata.. Ha capito cne runica è tornare agli antichi amori.. Ura, poi, che dobbiamo lavorare insieme... Son tutte iace cne ti vengono in testa... Ne pensi cento, no? Eppoi... Dopo che hai cenato sotto il pergolato... E si va as­sieme per la campagna... Sarà l'estate... bara il grano che e aito...

Paolina                  - Basta...

Sigismondo           - Ma allora perché ci sei venuta per la campagna...

Paolina                  - Proprio... per quello che abbiamo fatto sul grano...

Sigismondo           - Come?...

Paolina                  - Ma tu non mi puoi capire...

Sigismondo           - No... no... Spiegati... Voglio capire... Sei venuta per quello, eppoi mi diventi una iena...

Paolina                  - (rivelando finalmente il suo dram­ma) E già... Perché se avessi resistito... Se avessi resistito...

Sigismondo           - (non comprendendo) Con me? Ma non lo sapevi che bastava che allun­gassi una mano... Ora mi fai pietà... Perché, io lo so, con me è difficile scamparla. Povera Paolina... Anche adesso, vedi: sia­mo noi due soli,'qui... Beh, se io volessi...

Paolina                  - Che?

Sigismondo           - Paolina, va là... Non fare la scema...

Paolina                  - Non ti avvicinare, sai...

Sigismondo           - E chi si avvicina... Ti guardo, ecco... Basta uno sguardo! Va bene così?... Su... Avanti... Vieni, pesciolino all'acqua dolce... Non ti dice niente questa camera, ad onta di tutte le botte e i vetri rotti? Andiamo... Su... E dove lo trovi un altro come me... Ora non è più per dispetto-Mi fai pietà...

Paolina                  - Sei tu che mi fai pietà... Tu, po­vero Sigismondo, con la testa piena di fumo... Perché ti credi una gran cosa-Perché sei bello... Perché sei torte...

Sigismondo           - Ma se sono le sole cose che val­gono nel mondo...

Paolina                  - Eh! No., no... no...

Sigismondo           - E allora vale Gavino... E le chiacchiere di Gavino..

Paolina                  - (decisa) Vale Gavino...

Sigismondo           - Ahi Ah! Come l'hai detto... (Facendo il verso a Paolina). « Vale Ga­vino)!

Paolina                  - (quasi ispirata) Vale Gavino... E io ho tradito Gavino...

Sigismondo           - Ma se non è il tuo amante..

Paolina                  - E che importa! E' questo che non potrai mai capire... Io non so spiegartelo, perché, che vuoi... Ma sento... Sento che così... qui... qui dentro... E hai ragione: lui non deve avere illusioni su di me... Lui deve sapere che io l'ho tradito, e l'ho tradito con te... Glielo dirai... francamen­te... E cosi sarà finita con l'uno e con l'al­tro...

Sigismondo           - Ma se non è il tuo amante...

Paolina                  - Non vuol dire... Sono io che lo amo...

Sigismondo           - Ahi

Paolina                  - Lo amo, come non ho amato mai nessuno nella vita... né te, né altri, mai nessuno... E lui non lo dice, ma anche lui mi ama... Sono la sua cosa più cara... Non ha nessuno ai mondo: non ha che me... Ed io sono indegna, indegna di questo amore... Non lo merito... Non me lo sono saputo guadagnare... Ed ecco perché ti odio... Perché tu mi hai ucciso questo bene...

Sigismondo           - Io?...

Paolina                  - Tu... Tu...

(Si ode il rumore d'una porta che si apre e si chiude. I vetri delia porta si illumi­nano. E’ Gavino che torna a casa).

Paolina                  - Eccolo... E ora gli parlerai... (Si affaccia sulla soglia della porta). Signor Gavino... Signor Gavino... (Appare Gavi­no, si toglie il cappello, reca il bastone tra le mani).

Gavino                  - Buona sera... Volevate me, Pao­lina? Buona sera, Sigismondo...

Sigismondo           - Buona sera...

Paolina                  - Si... C'è Sigismondo che vi vuole parlare... Io vado cu là, dalla signora Be­renice... (Esce rapida).

Gavino                  - (dopo aver guardato sorpreso Pao­lina che esce e Sigismondo che sta fermo). É qui?... Dobbiamo parlare qui? Potrem­mo... nella mia camera...

Sigismondo           - No... Tanto...

Gavino                  - Come volete... (Depone il cappello e il bastone sulla tavola). E' molto cne mi attendevate? Mi dispiace... Se avessi sa­puto...

Sigismondo           - No... Una mezz'ora...

Gavino                  - Ahi Siete rientrati mezz'ora fa?

Sigismondo           - Si...

Gavino                  - Anche io, contro il mio solito, ho fatto tardi stasera... In generale, dopo quat­tro passi, torno a casa e studio... Sono le unicne ore ormai che posso dedicare al mio lavoro... Perché Paolina mi ha combi­nato un bel guaio...

Sigismondo           - Non siete contento di Sennini?

Gavino                  - Oh Dio: gli debbo essere grato... Chissà» se poi, era meglio che io seguitassi per la mia strada... A voi, invece, va be­ne... E' vero, Sigismondo?

Sigismondo           - Non possiamo lamentarci...

Gavino                  - Già... Perché nella vita tutto sta a mettere d'accordo la Dropria aspirazione col proprio mestiere... Io ho conosciuto un generale valorosissimo, che però era convinto di aver mancato la sua vita, perché lui diceva, era nato direttore d'orchestra... E quando in caserma poteva dirigere la banda del reggimento era come se avesse vinto una battaglia... Cosi io, cjuando mi ritrovo 11, fra le mie carte... mi avete ca­pito?...

Sigismondo           - (interdetto) Veramente... Ora so che guadagnate bene...

Gavino                  - (troncando) Già, già... Dunque? In che posso...

Sigismondo           - (intimidito) Oh! Nulla d'in» portante... E' stata Paolina che ha voluto che io m'intrattenessi... Sapete com'è Pao­lina... Siamo stati insieme, questa sera...

 Gavino                 - Lo so... Avete passato una buona serata?

Sigismondo           - Ottima... come ci avete detto voi? Buon divertimento?... E ci siamo di­vertiti...

Gavino                  - Mi fa piacere...

Sigismondo           - Dovete credete che siamo an­dati?

Gavino                  - Non saprei... Roma è tanto grande.

Sigismondo           - E come abbiamo passata la se­rata?

Gavino                  - Lo domandate a me? Son fatti in cui io non c'entro...

Sigismondo           - Allora io dovrei dirvi: quando vi conviene entrate nei fatti degli altri, e quando non vi conviene... Un mese fa, nella vostra camera, vi conveniva, no?

Gavino                  - Sigismondo, che vi prende? Non vorrei che mi aveste atteso per dirmi delle cose spiacevoli... Che c'è?

Sigismondo           - Niente...

Gavino                  - No... parlate... parlate...

Sigismondo           - Niente... Così... Facevo un'os­servazione...

Gavino                  - Beh! E allora, giacche avete accennato a ciò che è accaduto un mese fa, a mia volta, io colgo l'occasione per dirvi che stasera ho fatto come una specie di bilancio... E che mi son molto ramma­ricato con me stesso...

Sigismondo           - Perché?

Gavino                  - Proprio per essermi messo tra voi due un mese fa... A che scopo?

Sigismondo           - Ahi Lo riconoscete?

Gavino                  - Ehi Se lo riconosco... L'ho detto qualche volta a Paolina, e Io confermo questa sera a voi... Vi dico, anzi, che quasi quasi, quando vi ho visto qui, ero isposto a farvi le mie scuse. Ma se voi mi aggredite...

Sigismondo           - Che c'entra... Le scuse da voi... Sarebbe troppo... Soltanto, se mi parlate così, vuol aire che, in fondo, voi ricono­scete che Sigismondo non è un uomo da buttar via...

Gavino                  - Sigismondo? Ma Sigismondo vale moltissimo...

Sigismondo           - Dite sul serio? Perché io non capisco quando fate sul serio e quando...

Gavino                  - Sul serio... Ne volete la prova?... Stasera, me ne andavo solo, e non so co­me... pensando a voi... mi è ritornato alla memoria un mio fratello che morì a venti anni...

Sigismondo           - Ahi Morì?

Gavino                  - Si, è morto... Ma voi siete vivo... Non c'è quindi da preoccuparsi... Si chia­mava Giovanni. Eravamo due fratelli io e Giovanni. Mio padre poggiava tutte le sue speranze su di me, poveretto... Si illu­deva...

Sigismondo           - No... questo no...

Gavino                  - Si illudeva, si illudeva... Ma fra me e Giovanni mio padre prediligeva Gio­vanni. Perché se Giovanni aveva la fronte un po' più bassa della mia, in compenso aveva certi polsi I Come voi... E ai polsi grossi risponde spesso un'anima di fanciullo...

Sigismondo           - Non capisco che c'entra vostro fratello...

Gavino                  - C'entra: perché se pensando a voi ho ricordato lui, vuol dire che parlo sul serio...

Sigismondo           - E allora... Se non vi burlate di me... Sareste disposto a dire a Paolina che io in fondo non sono...

Gavino                  - Ma se glie l'ho detto... Le ho detto che siete il migliore di tutti...

Sigismondo           - Nò-Gavino         - Si, si... E quando vi ho visto uscire stasera ho pensato che vi sareste compor­tato con lei, come avrebbe fatto il migliore di tutti... Non è cosi, Sigismondo?

Sigismondo           - Già... Ma potrebbe darsi anche che io non mi fossi comportato... Che ne sapete voi?

Gavino                  - Non è possibile... Tant'è che vi ho trovato qui in compagnia di Paolina... E che Paolina evidentemente ha gradito la vostra compagnia...

Sigismondo           - (incerto) Si.. L'ho accompa­gnata... Fino ad ora è stata con noi la signora Berenice... Io avrei potuto parlarvi anche domattina, allo stabilimento...

Gavino                  - No, no... Dite, giacché ci siamo...

Sigismondo           - (cercando una scusa) Si tratta dì roba di cinematografo... Sennini ci ave­va dato, come sapete, cjuest'oggi... a me e a Paolina... quella piccola scena... Ma siccome io e Paolina vogliamo fare una bella figura... Tutta la sera abbiamo stu­diato la parte...

Gavino                  - Non avete occupato troppo alle­gramente il vostro tempo...

Sigismondo           - Non so... Beh!... Insomma... Vogliamo fare una bella figura... Ora vo­levamo sapere da voi... Ecco qui! (Cava la parte dalla tasca). Queste parole bisogna dirle, dandosi un po' di arie,., oppure come se fosse niente? Abbiamo detto: ciacche ci siamo... Aspettiamo lui... Così ce le spie­ga... Cioè le spiega a me... Perché Paolina capito tutto...

Gavino                  - (leggendo) Ecco. Secondo me biso­gnerebbe dirle con una certa bonarietà... Si tratta, in fondo, di un boxeur... d'un uomo semplice...

Sigismondo           - Perché? Per voi i boxeurs sono uomini semplici?

Gavino                  - Forse non lo saranno... Ma cosi li immagina la gente... E bisogna presen­tarli come li immagina la gente...

Sigismondo           - Ahi Ahi E allora bisogna dirle come se fosse niente... servirvi in qualche altra cosa, Sigismondo?

Gavino                  - Già! Come se fosse niente... Posso

Sigismondo           - Servirmi? Io ho già troppo ap­profittato di voi... Vi ringrazio...

Gavino                  - (va verso la finestra aperta) Serata ottima, dunque... Infatti c'è un magnifico stellato...

Sigismondo           - (come a sfuggire il discorso di Gavino) Signor Gavino... E voi pensate che Paolina possa avere fortuna nel cine­matografo?

Gavino                  - E voi? Che ne pensate?

Sigismondo           - Certo... Io non posso darle con­sigli... Non sono all'altezza... Ma voi glie ne avete dati tanti in questo tempo... Se anche, in questo, voi le diceste ciò che deve fare?

Gavino                  - Vorrei esserle utile... Ma ognuno ha il suo destino...

Sigismondo           - Certo che Paolina non è più quella di prima...

Gavino                  - Trovate? Se lo dite voi... Ma non è merito mio, è merito suo... E voi: siete sempre lo stesso, Sigismondo?

Sigismondo           - Sempre lo stesso cretino...

Gavino                  - Che dite?

Sigismondo           - Che si propone una cosa e ne fa un'altra... Ma forse è meglio cosll Gra­zie, signor Gavino... Saluterete voi per me Paolina...

Gavino                  - Vi accompagno alla porta... Lascio di là il cappello e ilbastone... (Escono insieme. Gavino porta con sé il cappello e il bastone. Pausa. Poi rientra Paolina. Si ferma accanto all'uscio. E' impaziente. Poi si ode picchiare all'uscio. Paolina si ritrae nel mezzo della scena).

Paolina                  - Avanti...

Gavino                  - (affacciandosi alla porta) Disturbo?

Paolina                  - No, signor Gavino...

Gavino                  - Volevo salutarvi, prima di andare a letto... E darvi i saluti di Sigismondo...

Paolina                  - Ahi Si? I saluti di Sigismondo? Grazie... Sigismondo vi ha detto tutto?

Gavino                  - Si: era una cosa di poca importanza... Si vede che Sigismondo e alle prime armi...

Paolina                  - Ma di che avete parlato...

Gavino                  - Di quelle battute...

Paolina                  - Quali?

Gavinp                  - Quelle che dovrete dire domani... Non era di questo che doveva parlarmi?

Paolina                  - No, signor Gavino, non era di questo che doveva parlarvi...

Gavino                  - Allora... Non capisco!

Paolina                  - E' la prima volta che non capite... Voi che capite tutto...

Gavino                  - Può accadere anche questo, no?

Paolina                  - Ma a voi, noi Guardatemi bene, signor Gavino... Che cosa volevate voi da me? (Coprendosi il volto). E io... io... io...

Gavino                  - Che avete, Paolina?

Paolina                  - Io!.. Oh! Se sapeste quanto sono infelice...

Gavino                  - Ma che vi accade...

Paolina                  - (singhiozzando) Ihl Ih! Ih! (Ogni iht è un singhiozzo).

Gavino                  - Ma Paolina...

Paolina                  - (tragicomica e pietosa) Infelice... infelice... disperata...

Gavino                  - Ma che avete fatto?

Paolina                  - (c. s.) Che ho fatto? Eh! Che ho fattoi.. E ora come vi guardo più in fac­cia?... Come potrò stare in questa camera, vicino alla vostra camera?... Qui, nella stessa casa? Impossibile... Impossibile... E quel vigliacco che non ha avuto il corag­gio di parlare... E ha voluto che mi scor­nassi io.. Ma non debbo, non debbo ta­cere... Non voglio più ingannare nessuno io... Nessuno... E te, poi, te...

Gavino                  - (dopo una lunga pausa) Peccato!...

Paolina                  - Peccato, si... Che peccatoI... Avevi fatto tanto per... E io... Tutto sporcato... Tutto rovinato... Perdonami, perdonami...

Gavino                  - (lento, con voce sorda) E di che debbo perdonarti? Che impegni avevi tu con me?

Paolina                  - (rapidissima) Tutti, tutti, tutti...

Gavino                  - Nessuno...

Paolina                  - Tutti... Perché tu volevi fare di me una donna... E io, invece, sono... Ep-poi, non c'entra... Perché ti amavo, e do­vevo restarti fedele... Questo veramente era il mio modo di diventare Paolina... E, in­vece, ora, che vuoi che sia...

Gavino                  - (dopo una lunga pausa) Io... Io so­no uscito mezz'ora dopo... dallo stabilimento...

Paolina                  - E perché non mi sei corso dietro? Perché non mi hai chiamata: Paolina!...

Gavino                  - T'ho chiamata...

Paolina                  - Allora io non ti ho sentito... Perché non ti ho sentito?

Gavino                  - Ti ho chiamata tutu la sera... Son venuto difilato a casa, sperando di trovarti qui... Sperando che qualche cosa fosse ac­caduto per la quale tu fossi stata costretta a tornare... Una cosa impossibile... Eppure, sai com'è, ci si attacca a queste cose im­possibili... Poi sono uscito... Subito dopo cena... Ho camminato: ho camminato... Mi fermavo di fronte a tutte le trattorie, pel caso ti potessi vedere lì, a una tavola... Ah! Stasera ho capito quanto è grande Roma...

Paolina                  - Noi eravamo andati fuori porta...

Gavino                  - Già... L'ho pensato... ma... tante porte... come fai?... Ti avevo sempre detto delle parole saggie: e mi accorgevo di non averti detto l'unica parola che vale e che  sentivo nascere, qui, qui dentro, e che ora diventava un nome: Paolina... Oh, se ti ho chiamata...

Paolina                  - Allora... Allora... (Come per dire: Tu mi vuoi bene!).

Gavino                  - E già... (Come per dire: Ti voglio bene).

Paolina                  - E come si fa ora...

Gavino                  - E già! (Come per dire: Tu sei tor­nata a lut). Quando io l'ho trovato qui... Non so, mi era parso... Ma appena mi ha parlato ho sentito in lui un tono aggres­sivo...

Paolina                  - Perché e un vigliacco...

Gavino                  - No... no... Forse perché ha sentito che mi avrebbe fatto unto dolore...

Paolina                  - E te l'ho dato io, questo dolore...

Gavino                  - No... Tu hai detto la verità. Ecco: tu finalmente hai detto la verità... E poi­ché io ero l'unico uomo cui non potevi mentire, l'hai detta a me...

Paolina                  - E ho fatto male...

Gavino                  - Invece hai fatto benissimo... La verità, è un lusso, ma mette gli uomini in condizione di dire: io sono così... O mi prendi cosi, o niente. Vedi che è una cosa assai utile!

Paolina                  - Ma tu non puoi prendermi così... Quello mi batteva sempre, ma tu non sei uomo da battere una donna... Mi butterai fuori, come una cosa indegna... E farai bene... Perché è giusto... Ma io... io te lo giuro, solamente questa sera ho capito che cosa vuol dire darsi a un uomo... Prima no... Prima era niente... Ora è diventato...

Gavino                  - Che cosa?

Paolina                  - Non si può... Non si può più... Io non ho mai unto penato... Dimmi tu che cos'è auesto sentire che non si può...

Gavino                  - (lento) E' quel sentimento ohe na­sce quando non si può essere che d'un uomo solo...

Paolina                  - Allora io... io sono, dunque la donna d'un uomo solo?...

Gavino                  - Forse! Senti, Paolina, noi per la prima volta stasera ci diamo del tu... C'è una ragione... Io non sono più il signor Gavino... Sono Gavino... Non è un bel nome... Anzi è un nome che suona buffo. Ma detto da te, non so, mi pare che sia diventato nuovo...

Paolina                  - Ohi Quanto l'ho invocato, mentre quello mi stava appresso, non mi dava re­spiro...

Gavino                  - E già! E io chiamavo Paolina da una parte, e tu dall'altra Gavino... E ora questi due nomi stanno vicini, e sono due persone vive, tu ed io... In fondo, l'im­portante è essere giunti a questa posizio­ne: tu ed io... quando si giunge a questo, sai com'è?... E' come se tutte le cose che ci stanno intorno si abolissero... E tutto quello che è stato, non conta più... Io vor­rei spiegartelo con parole povere... Vedi: se ni fossi Paolina, come sei... Ma fossi nata in questo momento, che ne sapresti tu del mondo? Niente eh! Ti guarderesti intorno e troveresti una sola persona, me, che ti direbbe la prima parola umana...

Paolina                  - Oh! Gavino, quando ni parli, io posso non capire... Ma sento che è così...

Gavino                  - Ecco: senti... l'importante è che tu senta!... Anche se le parole non ti sono chiare... non importa... purché tu senta che svegliano dentro qualche cosa... Perché, vedi, ci sono le parole che nascono sulle labbra, e spesso sono le belle parole... E altre che nascono dentro... E sono a volte tanto povere... niente sono... Una nota, due note... E chiudono tutto il mon­do.. Tu ed io!... Poche lettere; tutto il mondo... Ripetile...

Paolina                  - Tu ed io...

Gavino                  - Tu ed io... Tu ed io... Tu ed io... Che dicono? Che dicono, Paolina?

Paolina                  - Dicono... che mi hai perdonato...

Gavino                  - Ancora

Paolina                  - Dicono che mi vuoi bene...

Paolina                  - (con slancio e dono di se stessa)

Gavino                  - Ancora, ancora...Dicono: mai più... mai più... Questo si... Mai più... Te lo giuro... (E' il grido di redenzione di Paolina. Lunga pausa Lo sforzo dei due è enorme).

Gavino                  - Ecco: e ora, veramente, è nata Paolina... Dalle lacrime, dai singhiozzi, come tutte le cose che nascono daTdolore, dallo smarrimento, dalla fatica... Con una pena: una pena per toccare la luce... E ora si può cominciare a vivere... Quanti anni hai, Paolina?...

Paolina                  - Ventiquattro...

Gavino                  - E io... Beh: lasciamo andare... E il paese dove sei nata?

Paolina                  - Perché vuoi saperlo?

Gavino                  - Perché voglio sapere tutto... Di che colore erano i tuoi capelli quand'eri bambina... Se stavi in campagna: se stavi in città.. Tutto... fino al giorno della tua prima comunione: tutta vestita di bianco.. Eppoi si E’a un salto, a questa sera... Un lungo salto... No? (Un po' turbato). A questa sera...

Paolina                  - Non ti pentire di quello che mi hai detto, perché mi uccidi, sai?

Gavino                  - No... (Guardandosi intorno). Tu hai parlato di un casa... lontana... Io non ho mai avuto una casa mia...

Paolina                  - Neanche io... Poi, la sera... Al bal­cone... In silenzio... No... Tu dovresti par­lare, ed io in silenzio a sentire le tue pa­role, che dicono tutto, tutto quello che un uomo può dire a una donna... Mi dai un bacio, Gavino?...

Gavino si avvicina a Paolina. Le stringe il volto tra le mani, la fissa nelle pupille. Poi la bacia, ma con castità.

Paolina                  - Questo è il mio primo bacio... (Distaccandosi da Gavino). Gavino! Uscia­mo!... C'è una bella notte stellata...

Gavino                  - Ehi Se vuoi...

Paolina                  - Mi porti accanto alle fontane... nelle piazze... lungo il fiume... Tu ed io?

Gavino                  - E andiamo... (Si avviano rapidi: poi Gavino si ferma).

Gavino                  - Un momento... (Levando verso la luce una forcina). Che cosa è questa?....

Paolina                  - E’ una forcina...

Gavino                  - E' una tua forcina... L'ho trovata nel mio cassetto, fra le mie carte... Così?... Senza permesso?!...

 Paolina                 - Scusami... Mi son letto tutto quel­lo che hai scritto...

Gavino                  - E ne hai capito niente?...

Paolina                  - No.

Gavino                  - Bene... Capirai... E se non capisci... Non è questo che conta... Andiamo...

Paolina                  - Aspetta... Mi metto la forcina nei capelli... (Fa questo gesto femminile di­nanzi allo specchio. Lui la guarda. Poi si mettono sottobraccio. Escono. Uscendo Paolina gira la chiave della luce. La sce­na cala nell'ombra, mentre si abbassa il sipario).

 

FINE