Gelusia senza confini…

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Sulla scena due trincee composta da sacchi di juta

“GILUSIA SENZA CONFINI…”

di Antonio Puglisi

commedia in due atti

CODICE SIAE COMMEDIA

894059A

Personaggi e interpreti:

Calogero Scasazza – soldato siciliano – Alessandro Biscuso

Giuseppina Trinca - madre di Carmela – Tiziana Galipò

Carmela Macaluso – fidanzata di Calogero – Lisa Bonasera

Santo Trinca - padre di Giuseppina e nonno di Carmela – Nino Mangano

Anselmo Brambilla – soldato milanese – Salvatore Fragata

Rosina – sorellina di Carmela – Giorgia Starvaggi

Giovanni Esposito  – comandante truppa – Pippo Galipò

Pasquale Rizzo  - 2° soldato siciliano – Alberto Giulio

Carmelina – Anna Maria Gentile

Infermiera – Irene Fragata

Medico – Gaetano Micale

I ATTO

Sulla scena due trincee composte da sacchi di juta (o sagome di legno). All’interno di una di esse due soldati con il corpo rivolto alla platea. I due militari, uno milanese (ANSELMO), l’altro siciliano (CALOGERO),  indossano entrambi una divisa da soldato italiano della seconda guerra mondiale con fucili appoggiati alla trincea, insieme a delle borracce e zaini che contengono la razione di rancio giornaliera. Accanto a Calogero, sulla sua sinistra, una radio che intona, a basso volume, un tipico swing italiano anni 40. Sulle note e la voce del trio Lescano, la scena si apre buia con lampi provocati dai bombardamenti sullo sfondo che si odono in lontananza. Dopo un po’ silenzio una luce si accende sui due soldati. ANSELMO fuma, CALOGERO apre una lettera…

CALOGERO: (legge la lettera – voce fuori campo femminile su base musicale anni 40) Amato mio, sono già due anni che mi mancano le tue carezze, i tuoi baci, il tuo sorriso. Sono due anni che tutte le mattine mi affaccio dalla finestra con la speranza di vederti arrivare. Ma ormai da due anni vedo soltanto il custode delle nostre terre che passa puntualissimo sotto casa nostra. Ti aspetterò tutta la vita se necessario, anche se questi due anni sono stati difficili. Il tuo ricordo riempie le mie giornate, torna amore mio, sano e salvo. (sfuma la voce fuori campo e legge CALOGERO) Questo cuore attende soltanto di essere riscaldato dal tuo amore. Per sempre tua Carmela….

(Ripiega la lettera e la sistema dentro la giacca della divisa con la massima cura e attenzione. Si gira verso Anselmo che intanto lo fissa dall’inizio della lettura)

CALOGERO: Chi c’è?

ANSELMO: (si gira dall’altra parte) E che ne so? Chi c’è? Nessuno mi pare

CALOGERO: Voglio dire chi c’è? Insomma chi ci talii ?

ANSELMO: (si rigira ma naturalmente non vede nessuno) Guarda che non ci sta mica nessuno da queste parti… Siamo soli, io e te… ormai ci hanno abbandonati qui.

CALOGERO: (irritato) Maliditta a gnuranza… Chi c’è che guardi? Insomma perché mi guardavvi prima con quella faccia da trunzu?

ANSELMO: Ah, prima, mentre leggevi la lettera…

CALOGERO: Si, appunto…

ANSELMO: No niente in particolare… così guardavo…

CALOGERO: E giusto a me devi guardare?

ANSELMO: (si guarda nuovamente attorno) Ue barbun, non è che qui ci sia poi tutta questa gran confusione… Stavi leggendo e ti guardavo… tutto qui…

CALOGERO: E vabe guarda da un’altra banna allora, non c’è niente da guardare qui…

(silenzio dei due. Pausa. Di tanto in tanto i due si continuano a guardare)

ANSELMO: Che donna questa Carmela…

CALOGERO: (si gira di scatto) Chi vo diri?

ANSELMO: Niente in particolare, solo pensavo… si insomma… mi chiedevo…  Aspettare così fedelmente due anni il proprio uomo. Ma sono tutte così le donne siciliane?

CALOGERO: (guarda dritto negli occhi il commilitone)Tu chiedi e pensi troppu!Non sono cose che ti interessano queste… Sono affari di famiglia, della mia famigghia…

ANSELMO: Ue pirla, mica voglio farmi gli affari della tua famiglia… chiedevo così delle donne in generale…

CALOGERO: (Fissa per qualche secondo Anselmo) Tutte fedeli e rispettose… Non come certi fimmini settentrionali… “scunchiudute”… le nostre donne aspettano, in silenzio, senza fare domande, senza uscire mai di casa e, soprattutto, con lo sguardo basso!

ANSELMO: (ironico) Complimenti. Proprio delle gran donne… Ma che vita è amico mio?… Anche la tua Calogera…

CALOGERO: Carmela si chiama…

ANSELMO: Si va bene, Carmela, anche lei avrà bisogno di uscire, di vedere gente, parlare, prendere un caffè al bar…

CALOGERO: Un caffè al bar ? Ma si pazzu ? Fimmini su… a casa stannu!

ANSELMO: Che hai detto ? Ue barbun, non ti capisco quando parli in africano… (sorride)

CALOGERO: Non è africano questo, è siciliano… comunque dicevo che in quanto donne a casa devono rimanere … a fare le… come si dice… “casalingue”…

ANSELMO: Casalingue? (ride)(Si accende un'altra sigaretta) Certo che voi giù siete davvero dei trogloditi…

CALOGERO: Saremo anche come dici tu… “troglo…chissacciu…” ma da noi si usa così. Gli uomini a lavorare e le donne a casa…

ANSELMO: Ma che stanno a fare tutto il giorno a casa ?

CALOGERO: Ma sei proprio un ‘gnuranti… Come che fanno a casa? Cucinano, stirano, lavano, sistemano casa… ce ne sono cose da fare a casa…

ANSELMO: Praticamente le cameriere…

(La conversazione viene interrotta da un boato provocato da un cannone e i due si proteggono)

ANSELMO: Da noi sono ormai emancipate… Escono, fanno la spesa, si fermano al bar, la sera se vogliono si riuniscono tra loro e vanno anche a vedere il Giornale Luce…

CALOGERO: E chi è?

ANSELMO: Chi?

CALOGERO: Questo signore che vanno a vedere… Ma poi dico che nomi è… Giornale Luce…

ANSELMO: Ma non chi, casomai che cosa è? Non è una persona… Ma davvero non sai cosa è il Giornale Luce?

CALOGERO: No…

ANSELMO: Ma dove vivi? Il Giornale Luce è un cinegiornale. E’ bello sai? Ti raccontano tutto quello che succede e soprattutto quella che fa Lui…

CALOGERO: Lui chi? Giornale Luce?

ANSELMO: Va bè allora sei veramente un pirla… Lui lui…

CALOGERO: Lui… iddu!?!

ANSELMO: E si… Iddu come dici tu… Ma che ti spiego a fare… sei veramente arretrato …

CALOGERO: Veramente non mi sono mosso da qui… e cu si movi…

ANSELMO: Ma arretrato nel senso che… lasciamo perdere va che è meglio… Rimarrai sempre e solo un povero campagnolo ignorante…

CALOGERO: Ora non esagerare però… in effetti campagnolo, si vivo in campagna… ma ignorante…

ANSELMO: Si hai ragione… tu ignorante? Nooo… (ironico) Non volevo esagerare… Certe volte tu però… quando soprattutto parli così delle donne… Ma ci pensi? Cosa c’è di male… E poi onestamente… è meglio anche per noi uomini sposati. Qualche sera siamo liberi di fare ciò che ci pare e soprattutto invitare qualche amico a casa per giocare a carte… e perché no… anche qualche amica… (ammicca al compagno)

CALOGERO: Scusa, ma se le amiche escono con tue moglie come vengono a casa tua ?

ANSELMO: Non hai capito… non amiche di mia moglie, ma amiche amiche… capisci ?

CALOGERO: No non capisco. Se tra loro amiche si vedono la sera e vanno al cinema, tu chi di loro inviti a casa tua e a fare che poi ?

ANSELMO: Amiche nel senso di amiche particolari… (ammicca) In quel senso capisci ? Loro sono amiche che insieme vanno al cinema e io ho l’amica che viene a casa… semplice no ?

CALOGERO: Mii che famiglia espansiva che siete… Mii quanti amici…

ANSELMO: Ho capito, lasciamo perdere il discorso dell’amica… ma prima nella lettera ho sentito che la tua Carmela parlava del custode delle “sue” terre… Sta bene la tua Carmela allora…

CALOGERO: Affari miei, anzi nostri… Tu da quanto tempo sei sposato ?

ANSELMO: Da ben 15 anni… mi sono sposato giovane.. ah se potessi tornare indietro…

CALOGERO: Perché non sei felice? Non sei contento con tua moglie?

ANSELMO: Insomma… Non proprio… Sono tanti 15 anni…

CALOGERO: E dimmi, dimmi… come si sta per così tanto tempo insieme? Insomma voglio dire… io non ci sono mai stato così… In tutti questi 15 anni qual è stato il momento più bello?

ANSELMO: 16 anni fa… (sorride) Vedrai vedrai…

CALOGERO: Ma come? Io non vedo l’ora di maritarmi… non aspetto altro che tornare e prendere in mugliera la mia Carmela. Come dice il prete? Aspetta… ah si ecco: “Finché morte non ci separi….”, me lo sogno tutte le notti…

ANSELMO: Capirai anche tu che questa espressione “finché morte non ci separi” diventerà un obiettivo non una speranza… ahahahaha. Ma stai tranquillo, pirla, sto solo scherzando, così solo per discutere… Dico però che è importante avere qualcuno accanto, così quando tornerai, se tornerai naturalmente (CALOGERO si tocca scaramanticamente), possa quanto meno assisterti prima di trovare un’occupazione… Io prima di partire per la guerra ero un muratore… insomma lo sono ancora ma chissà quando tornerò cosa mi aspetta…

CALOGERO: Sempre se tornerai naturalmente…

ANSELMO: Ma certo che tornerò ! Anselmo non muore mai ! Vedi dopo due anni siamo ancora qui e presto ce ne torneremo a casa !

(La conversazione viene interrotta da un boato provocato da un cannone)

CALOGERO: Questo è tutto da vedere … Io ancora mi domando perché ci hanno messo proprio qui… e a fare cosa poi ? E da due settimane che non ci muoviamo da qui… anzi non ci possiamo muovere… qui se alziamo la testa ce la fanno saltare sti ‘miricani…

ANSELMO: Siamo qui perché eroi capisci ? (con enfasi) Hanno scelto proprio noi per difendere la nostra Patria ! Siamo stati selezionati proprio per stare in prima linea contro il nemico ! Per affrontarlo faccia a faccia! Possiamo avere l’onore di morire proprio per questo!

CALOGERO: Minchia che culo !

ANSELMO: Si dobbiamo davvero ritenerci fortunati. Ma poi stai tranquillo… chi ci ammazza a noi ? Ho sentito dire che tutto sta per finire…

CALOGERO: Speriamo, ma ho anche sentito dire che questi alleati sono tanti e forti…

ANSELMO: E che mi interessa ? L’importante che finisce tutto, che possiamo tornare a casa… Poi chi vince e chi perde non ha importanza …

CALOGERO: E meno male che siamo stati selezionati per difendere l’Italia…(pausa)  Ma forse ragione hai… Basta che posso riabbracciare la mia Carmela e tornare a fare quello che facevo a casa mia…

ANSELMO: E che facevi prima di partire ?

CALOGERO: Ero il guardiano delle terre di Carmela…

(I due si guardano fissi negli occhi e Anselmo con lo sguardo insinua qualcosa)

CALOGERO: Che c’è ?

ANSELMO: Niente pensavo… E passavi tutte le mattine puntuale sotto casa sua ?

CALOGERO: Si perché ? (pausa – Calogero in fretta e furia riprende la lettera e rilegge il passaggio interessato – voce fuori campo femminile)

“ormai da due anni vedo soltanto il custode delle nostre terre che passa puntualissimo sotto casa nostra”. (Calogero si inquieta e comincia ad agitarsi)

ANSELMO: Tranquillo Calogero… non cominciare a fare il siculo geloso…

CALOGERO: (pausa) Zoccola !!! Lo sapevo io !!! Ma appena torno le gambe gli spezzo… Non so nemmeno chi è questo custode…

ANSELMO: Di certo non sei tu…

CALOGERO: La finisci ?

ANSELMO: Ma dai non preoccuparti… Cosa vuoi che sia ? Prima tu, adesso un altro… qualcuno dovrà pure custodire queste terre… ahahahaha

CALOGERO: Ancora… (sempre più irritato) Ma come ho fatto a non pensarci prima… Ora gli rispondo con una lettera che quando la legge gli devono tremare le gambe…

ANSELMO: Ma come sei esagerato… Pensaci bene… Se avesse avuto davvero qualcosa da nascondere non te lo avrebbe di certo scritto che da due anni vede soltanto il custode….

CALOGERO: Hai ragione, inutile essere gelosi. Carmela non è come le femmine del nord… Carmela sicula è… e non mi devo preoccupare di niente…

ANSELMO: Ecco bravo… E poi scusa… ha pure scritto che ti aspetterà tutta la vita… anche se questi due anni sono stati difficili… chissà cosa avrà voluto dire…

CALOGERO: (in uno scatto d’ira si azzuffa con Anselmo e ne nasce una limitata colluttazione fatta di abbracci e rotolamenti) Non ti permettere sai… sciacquati la bocca quando parli di Carmela…

(dopo qualche minuto torna la normalità con le parole concilianti di Anselmo)

ANSELMO: E si…si… non volevo offendere te e nemmeno… come si chiama… Calogera…

CALOGERO: Carmela si chiama !

ANSELMO: Ah si, Carmela… Dai non te la prendere… E poi scusa… Ancora sei giovane, hai una vita davanti, sempre se torniamo…(pausa)

CALOGERO: Ancora Anselmo… (imbracciando il fucile) guarda che ci metto un secondo…

(La conversazione viene interrotta da un boato provocato da un cannone e i due si proteggono)

ANSELMO:  Senti Calogero, ma tu hai mai pensato cosa veramente ti piacerebbe fare nella vita? Insomma il custode di terre non mi sembra proprio il massimo…

CALOGERO: Mmmmm… si qualche volta ci ho pensato… (convinto di ciò che sta per dire) Devo ancora scegliere tra due mestieri…

ANSELMO: Quali sentiamo…

CALOGERO: Quando finisce sta guerra voglio fare l’ingegnere e se poi non mi piace il principe… si, si, il principe penso che vada benissimo per me…

ANSELMO: Il Papa no vero? (sorride)

CALOGERO: Ci avevo pensato a questo ma poi ho saputo che non ti puoi sposare e quindi ci ho rinunciato… e lo potevo fare prima che cominciava sta guerra… poi ficiru a Pacelli e ci livaiu mani…

ANSELMO: (sorridendo sarcasticamente) Ecco bravo, per questo motivo ho rifiutato anche io di farlo… me lo avevano chiesto sai… ma poi ho detto no… va a ciapà i ràt… (ride)

(All’improvviso entrano strisciando velocemente altri due soldati italiani e si posizionano nell’altra trincea precedentemente vuota. Giovanni è un superiore, il comandante della truppa. Pasquale invece è un soldato semplice, in sovrappeso. Il primo cerca di aiutare il secondo ma l’operazione si rivela complicata e soprattutto “faticosa”)

GIOVANNI: (ansimante) Presto presto, muoviti… ce l’abbiamo fatta… siamo in salvo…

(In sottofondo sempre spari di cannone)

PASQUALE: Non ci speravo più… grazie Comandante… mi ha salvato la vita… non lo dimenticherò mai… se non fosse stato per lei non sarei riuscito a raggiungere questa trincea. Grazie, grazie! (si abbracciano)

ANSELMO: Ehi ? Pss…Pss… (I due continuano nell’abbraccio) Non vorrei interrompere questo momento così romantico ma com’è la situazione da quel lato ?

GIOVANNI: Un inferno! Sparano a vista e siamo solo noi tre adesso qui…

CALOGERO: (si affaccia) Siamo in quattro, ci sono anche io ancora (si tocca nuovamente)

PASQUALE: Calogero sei tu? Paesano che piacere rivederti… pensavo fossi morto tre giorni fa…

CALOGERO: (si tocca di nuovo) Ma la volete finire, minchia! No, sono vivo e vegeto. Mi vedi sono qui. Non sono morto…

PASQUALE: Va bene Calogero, mi avevano detto così, non volevo offenderti…

GIOVANNI: Chi siete, fatevi riconoscere!

CALOGERO: Soldato semplice Calogero Scasazza, comandi!

ANSELMO: Caporal maggiore Anselmo Brambilla signore. Ma ora…fatte le presentazioni…che si fa ?

GIOVANNI: Uno scopone scientifico ? Che vuole fare Caporale?… aspettiamo !

ANSELMO: Si ma chi aspettiamo ? Dovremmo riuscire a tornare indietro e raggiungere la truppa…

PASQUALE: Ma sei pazzo ? Hai visto come sparano ? Io da qui non mi muovo fino a quando non smettono di sparare…

GIOVANNI: Concordo con il soldato Rizzo…

CALOGERO: Ecco un altro eroe… ma dove dobbiamo andare così ridotti….

GIOVANNI: Diceva soldato? Ha qualche idea migliore ?

CALOGERO: No no comandante. Dicevo soltanto che… si insomma, che…

ANSELMO: Voleva dire che siamo felici che si sia aggregato a noi Comandante… Una guida sicura e decisa era quello che ci serviva (Anselmo e Calogero si guardano perplessi)

(Le luci si spengono su Giovanni e Pasquale)

ANSELMO: Mi sa che dovremo restare ancora qui per un po’…

CALOGERO: Tornando al discorso di prima… ci ho pensato… ed in effetti non vuol dire niente che tutte le mattine Carmela vede passare il custode delle sue terre…

ANSELMO: Certo, cosa vuoi che sia… (ironico) non tutti i custodi sono uguali…

CALOGERO: Ecco infatti… chissà magari questo è vecchio… o brutto…

ANSELMO: O magari no… Nel senso che l’aspetto fisico non conta nulla… Carmela si sarà innamorata di te per quello che sei non per come sei… Anche perché non è che sei proprio un figurino…

CALOGERO: Che vorresti dire ? Senti chi parla… Comunque hai ragione ! E poi le nostre donne non è che si concedono così, come nulla fosse, al primo guardiano di terre che passa…

ANSELMO: Al secondo si, però… (Calogero imbraccia di nuovo il fucile) Scherzavo barbun… stai tranquillo che la tua Carmela ti starà aspettando con molta pazienza… E’ pure vero però, che prima torniamo meglio è… per tutti intendo… Per me, per te e soprattutto per Carmela…

(Si spengono le luci su Calogero e Anselmo e si accendono quelle su Pasquale e Giovanni).

PASQUALE: Ho davvero voglia di tornare a casa, di tornare nella mia terra, la mia amata Sicilia e di riabbracciare quel fiore che ho lasciato ad aspettarmi…

GIOVANNI: Siamo tutti nella stessa barca caro Rizzo…

PASQUALE: Prima di partire per la guerra facevo il panettiere. Mi svegliavo la mattina alle 3 per fare il pane e sino a mezzogiorno lo vendevo nella bottega di papà. E fu proprio lì che incontrai Gelsomina. Che donna. Una meraviglia…

GIOVANNI: L’hai conquistata con una pagnotta ?

PASQUALE: Come è insensibile… Tutte le mattine, allo stesso orario, si presentava al negozio di papà Gelsomina… (Appare dietro le trincee una giovane donna, con un velo sul capo e del pane tra le braccia) Sempre allo stesso orario capisce ? Quando stava per arrivare il momento mi sistemavo, mi preparavo perché sapevo che sarebbe arrivata… Entrava in negozio e pronunciava sempre la stessa frase…

GELSOMINA: Mezzo chilo grazie…

GIOVANNI: Che romanticismo…

PASQUALE: Ma che c’entra… lo diceva in una maniera tutta particolare…

GELSOMINA: Mezzo chilo grazie…

PASQUALE: Una voce soave, sensuale… indimenticabile…

GIOVANNI: E poi ?

PASQUALEI: E poi cosa ?

GIOVANNI: Diceva soltanto questo ? Non diceva altro ?

GELSOMINA: Mezzo chilo di pane grazie…

PASQUALE:  Si, diceva solo questo… ma come lo diceva…

GIOVANNI: Senti Rizzo, non per rovinare l’atmosfera, ma ti chiedeva soltanto mezzo chilo di pane e non mi sembra che…

PASQUALEI: Lei non può capire ! Non l’ha mai sentita… Una mattina però, non venne. E la mattina seguente nemmeno… Mancò per tanto tempo Comandante… Non riuscivo a crederci… Non dormivo, non mangiavo e continuavo a chiedermi perché Gelsomina non veniva più al negozio…

GIOVANNI: Sarai stato malissimo… Ti avanzava sempre sto mezzo chilo…

PASQUALEI: Comandante la finisca di fare lo spiritoso… Poi dopo quasi un anno, la vedo di nuovo entrare dalla porta del negozio… Sembrava cambiata… sempre bella per carità ma cambiata… forse più in forma ecco… Non credevo ai miei occhi… Sono rimasto fermo come un cretino ad aspettare che aprisse quella meravigliosa bocca per parlare… e all’improvviso…

GELSOMINA: Un chilo di pane grazie…

GIOVANNI: E così è tornata al negozio, tutte le mattine, alla stessa ora e sempre a chiedere…

GELSOMINA: Un chilo di pane grazie…

GIOVANNI: Secondo me tra un po’ te ne chiederà anche un chilo e mezzo… (ride)

PASQUALE: Che vorrebbe insinuare ? Sono sicuro che starà male anche lei nel non vedermi al negozio…

GIOVANNI: Convinto tu… Secondo me quando torni non basteranno nemmeno tre chili di pane per Gelsomina….

PASQUALE: Comandante, lei mi deve scusare, ma in quanto a sensibilità proprio non ci siamo…

GIOVANNI: Rizzo, non siamo qui per fare i romantici e poi svegliati una volta per tutte. Secondo te perché dopo quasi un anno, quindi circa nove mesi, ti ha chiesto mezzo chilo in più di pane??? (gestualmente lascia intendere alla gravidanza)

PASQUALE: Ecco…infatti, l’ho pensato pure io che è ingrassata per questo….

(Si spengono le luci su Pasquale e Giovanni e si accendono quelle su Calogero e Anselmo).

ANSELMO: Poi le donne sono tutte uguali Calogero… Sai come si dice no? Più invecchiano…

CALOGERO: E’ più diventano buone… come il vino…

ANSELMO: No, No, sono come il latte… si inacidiscono! (ride)

CALOGERO: Certo che tu hai un’opinione proprio pessima delle donne…

ANSELMO: E’ l’esperienza che mi porta a dir certe cose… Sono come le biciclette capisci?

CALOGERO: E che c’entrano le biciclette adesso…

ANSELMO: C’entrano, c’entrano… Tu quando devi comprarne una che fai… la guardi, nuova, nuova e te ne innamori… la usi, la consumi e lei invecchia e si arrugginisce… E mentre ci stai proprio sopra… guardi quello accanto che ti passa vicino con una bici nuova e cominci a provare invidia… Capito caro mio come stanno le cose ?

CALOGERO: Ma che dici… Tu riusciresti mai ad immaginari un mondo senza fimmini ? (con enfasi) Loro sono la nostra anima, la nostra aria, la nostra vita… Secondo me più che delle biciclette sono degli angeli… Senti… almeno da noi sono così… silenziose, servizievoli, pacate e… soprattutto… fedeli!

ANSELMO: Te lo dicevo io, delle cameriere insomma… Da noi, invece, tutt’altra cosa. Loro si godono la vita. Emancipate e sempre sorridenti. Spesso non stanno a casa ma almeno ti accolgono sempre felici perché anche loro debbono avere la loro vita, le loro amicizie, la loro cultura.

CALOGERO: Cultura? Nel senso che studiano?

ANSELMO: Certo, studiano.

CALOGERO: Da noi manco gli uomini studiano, almeno non tutti, figuriamoci le donne. Non è che ci vuole la laurea per cucinare o rammendare… pure tu… sei sempre il solito esagerato.

ANSELMO: Ma sei incredibile… per te le donne devono saper fare soltanto le faccende di casa …

CALOGERO: E ci mancassi… Ma dimmi la verità, tu che fai tanto l’emancipato, non ti manca la cucina di tua moglie?

ANSELMO: (ride) La cucina di mia moglie? (ride) Non sa nemmeno fare un uovo in camicia ...

CALOGERO: E come si fa? Chi c’entra a camicia?

ANSELMO: Quale camicia Calogero?

CALOGERO: Quella che usi per l’uovo? U sai che le macchie d’uovo non passano vero? E poi rimane un fetu …di buridda…

ANSELMO: Ma che c’entra la macchia, la camicia … (riflettendo) … ah ho capito … Tu sei proprio un pirla! Uovo in camicia è il nome del piatto !

CALOGERO: E perché i piatti hanno un nome ora?

ANSELMO: No, no … Uovo in camicia è proprio il nome della pietanza, dell’uovo cucinato in questa maniera … Va bè lasciamo perdere che è meglio …

CALOGERO: Vadda, non so questo uovo con la camicia com’è, ma a me manca da morire la frittata di Carmela… Tu non lo sai, ma cucina una frittata che è una meraviglia … patate, prezzemolo, cipolla, piselli e uova, ma senza camicia …

ANSELMO: Cucina pesantuccia la vostra … In effetti la cassoeula di mia madre mi manca…

CALOGERO: A cassarola?

ANSELMO: Cassoeula! Un piatto tipico milanese …

CALOGERO: E com’è? Vogghiu diri, di cosa è fatto?

ANSELMO: Cotenne di maiale, salsiccia, carote, sedano, orecchia di maiale, cipolla, verza, burro e pomodoro …

CALOGERO: E menu mali che era pisanti a nostra cucina!

(La conversazione viene interrotta da un boato provocato da un cannone e i due si proteggono)

(Luci su Giovanni e Pasquale)


GIOVANNI: Soldato Rizzo stavolta siamo messi proprio male. Qui non riusciamo più a muoverci. Avanti non possiamo andare, indietro non ci conviene … stavolta siamo bloccati.

PASQUALE: (rattristito) A me non interessa … Senza la mia Gelsomina non sono niente, non valgo niente … Possono pure ammazzarmi … non mi interessa (far per alzarsi quando viene tirato giù con forza da Giovanni)

GIOVANNI: Ma si asciutu pazz!!! Ma ti vuoi suicidare???

PASQUALE: Si, si … non mi interessa! Ormai la mia vita non ha più senso! Mi avete fatto capire … Dopo tanti anni ora ho capito perché Gelsomina non veniva più al negozio di mio padre …

GIOVANNI: Maronna ru Carmine! Ma possibile che solo adesso ci sei arrivato? Possibile che non lo avevi capito?

PASQUALE: Comandante, che ci volete fare, ero troppo innamorato … non avevo capito … ora, grazie a voi tutto mi è chiaro …

GIOVANNI: Oh, finalmente hai capito!

PASQUALE: E certo! Si vergognava di farmi sapere che era ingrassata!

GIOVANNI: Chist è tuttu scemu …

PASQUALE: La capisco anima mia … Ma che male c’era? Poteva tranquillamente dirmelo no?

GIOVANNI: E come no? Che ti doveva dire? “Pasquale, sto ingrassando, ma non ti preoccupare che tra nove mesi torno come prima …”

PASQUALE: Ecco appunto … Avrei aspettato … Eh queste donne … Certo che hanno una forza e una fermezza …

GIOVANNI: E pecchè?

PASQUALE: Come perché? Ha deciso nove mesi … e nove mesi sono stati! Minchia precisa come un orologio svizzero! Dopo nove mesi veramente è dimagrita di nuovo…

(Buio - Luce su trincea Calogero e Anselmo)

ANSELMO: (con complicità) Ma dimmi, dimmi, le siciliane, come sono fisicamente? Formose, scure, abbondanti? Come, come ?

CALOGERO: Sono fimmini… come devono essere? Ce ne sono di bellissime, di belle e diciamo pure che ci sono quelle brutte, perché le milanese come sono?

ANSELMO: (sorpreso) Anche così… quindi sono come le milanesi? Ma ho sentito dire che hanno i baffi. E’ vero?

CALOGERO: I baffi? Ma che dici? Una leggera peluria forse sotto il naso, ma baffi no… figurati…

ANSELMO: (con sempre maggiore complicità) Un mio amico mi ha anche detto che non si depilano mai? E’ vero? Certi peli sulle gambe…

CALOGERO: Ma con chi hai parlato? Ma che è stato con una scimmia questo? Guarda io posso parlare per la mia Carmela e sicuro che peli non ne ha!

ANSELMO: (sempre più interessato) Ah quindi Carmela si depila, come le settentrionali…

CALOGERO: A vo finiri? Ma chi ti interessa a te? Carmela è così di natura… Rosa, bedda e fimmina senza pila… I scimmi stannu o zoo, non sicuramente in Sicilia…

ANSELMO:  Va bene, dicevo così, per dire… E poi, come si dice… “donna pelosa sempre vogliosa”…

CALOGERO: Ancora? Basta ora…

(Calogero fa per sistemare la radio e riflette sulle parole appena pronunciate da Anselmo)

CALOGERO: (di scatto verso Anselmo) Ma tu chi ‘ntinnisi diri che Carmela non è vogliosa?

ANSELMO: No, no che c’entra… Ma con te non si può parlare. Sempre così permaloso, suscettibile…

CALOGERO: E poi tu che fai così il nordico spiritoso… non avete il mare, il sole, lo scirocco…

ANSELMO: Questo è vero, ma abbiamo… ecco si… abbiamo… insomma…

CALOGERO: Che avete ? La nebbia avete e basta !

ANSELMO: Ecco si la nebbia …

CALOGERO: E quella vi meritate… la nebbia appunto… Ma dico come si fa a vivere senza l’odore del mare, il calore del sole, l’arrivo dello scirocco… ah… questo mi manca oltre Carmela… la mia Sicilia… certo forse proprio lo scirocco ci rallenta… ma siamo fatti così… lavoriamo per vivere e non viviamo per lavorare come fate voi…

ANSELMO: E bravi fannulloni… va a lavurà che l’è mei, barbun! Lo so, lo so che state sempre a strapà l’erba cun la scèna!

CALOGERO: (girato) Ma chi dissi?

ANSELMO: (ancora più agitato e offeso) Sai come si dice dalle nostre parti per quelli come voi? Lü l'è l prim che a laürà l'è mort…

CALOGERO: Morto? Chi è morto?

ANSELMO: Ma nessuno ‘gnurant… Continuate così voi del Sud e vedrete come resterete indietro, vedrai… vedrai…

CALOGERO: Ma chi dici…. Quando mai… Siamo italiani che differenza fa stare al Nord o stare a Sud… l’unica differenza è su come si decide di vivere… te lo dicevo prima… ma poi, per il resto, non cambia niente… lavorate voi, lavoriamo noi… dormite? E noi dormiamo pure. Mangiate? E noi mangiamo pure e mi femmu cca… (al pubblico) Mi voli fari cridiri che tra 50 anni su superiori a nuautri… (ad Anselmo) Ma finiscila va…

(La radio trasmette l’annuncio della fine delle ostilità)

CALOGERO: Zitto, zitto…. Senti che dice la radio….

(AUDIO) “… audizioni radiofoniche EIAR. Proclama del capo del Governo. Parla sua Eccellenza il Maresciallo Pietro Badoglio. Il Governo Italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno a qualsiasi altri attacchi da qualsiasi provenienza”.

CALOGERO: Minchia! U sintisti?

ANSELMO: Ma che dici barbun?

CALOGERO: Dico, hai sentito? E’ finita! Finita! La guerra è finita! Siamo liberi di fare quello che ci pare. Possiamo pure non stare più qui… (i due si abbracciano – Luci su trincea Giovanni e  Pasquale)

GIOVANNI: Hei… che succede? Ma che state facendo? Ma vi sembra il momento?

PASQUALE: Li lasci stare comandante. E che vuole… in queste situazioni nascono anche sentimenti importanti… lei sa da quanto non vediamo una donna? (Abbraccia il comandante)

GIOVANNI:Ma che faiiii!!! (Lo spinge) E voi due, ma siete impazziti? (a Anselmo e Calogero) Ricomponetevi soldati!!!

CALOGERO: Comandanteeeee…. È finità. Lo ha detto adesso il maresciallo Badoglio. C’è l’armistizio. E’ finita…

GIOVANNI: E’ finita ? E’finita ? Soldato Rizzo abbracciamoci

CALOGERO: E’ bellissimo, non ci pozzu cridiri… sugnu troppu cuntentu… Amici, compagni di sventura… vi aspetto a tutti in Sicilia. Pasquale tu farai gli onori di casa quando arrivano nella nostra terra. Io vi invito ufficialmente a casa della mia futura moglie Carmelina per una bella rimpatriata ora ca tuttu finiu!!!

(si abbracciano tutti passando da una trincea all’altra a passo del leopardo)

CALOGERO: (continuando ad urlare si alza in piedi faccia ai nemici e spalle al pubblico)… E’ finita… avete vinto, ma chi se ne frega … Posso tornare a casa, a casa dalla mia Carmela … è finitaaaaaa …

(una mitragliata parte dai nemici che colpisce Calogero che stramazza al suolo)

Luci

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

A casa di Giuseppina, mamma di Carmelina, in Sicilia. Interno di una sala da pranzo. Tavolo rettangolare con 6 sedie, credenza e una poltrona. Tutto molto scarno e nemmeno di qualità. Sulla sinistra la porta per l’uscita. Sulla destra quella che introduce nelle altre camere della casa. In scena: Carmela, giovane donna di bella presenza, 25 anni,  ma molto compita; la sorellina Rosina, 10/11 anni, praticamente la fotocopia della madre anche nell’abbigliamento; la madre Giuseppina, 50 enne  donna di casa sempre in abito nero ma perennemente nervosa, stressata, sempre con la risposta pronta e acida, donna di altri tempi; nonno Santo, 70 anni, padre di Giuseppina, carattere mite, pacato ma saggio. Succube, come Carmela, della nevrosi di Giuseppina e siede sulla poltrona, con una copertina adagiata sulle gambe. Le due donne stanno apparecchiando la tavola aiutate da Rosina.

GIUSEPPINA: A me sta storia nun mi pici pi ‘nenti. Ma quannu mai savi dittu… Siti maritati? NO! Ufficialmente fidanzati, mancu… ora tu ma spiegari chi ci fa stu carusu cuccatu ‘nto to lettu…

ROSINA: Cuccatu …

CARMELA: Ma mamma…

GIUSEPPINA: Mamma, mamma… a me sta camurria non mi piaci… e a genti chi po diri… I vidu quannu vaiu o mercatu che mi talianu strani… i vidu sai ?

ROSINA: I videmu …

CARMELA: Ma mamma…

GIUSEPPINA: Ancora… proprio picchì sugnu to mamma tu ma scutari… Ora passu da banna e u fazzu susiri… di ca si ‘nnava a ghiri…

CARMELA: Ma mam…

GIUSEPPINA: A finisci… u capiu… (facendo il verso alla figlia) Ma mamma…

(silenzio mentre continuano ad apparecchiare la tavola)

GIUSEPPINA: Pozzu puru capiri che non si senti bonu… dicemu che è (sarcastica) ferito… Ma ormai avi du mesi chi è ca intra…

SANTO: (come una sentenza) E cà intra resta!

CARMELA: (stesso tono di prima) Ma nonno…

GIUSEPPINA: Avi ragiuni u nonno… Chistu nun si ‘ni va chiu! E ora invita puru amici, anzi ex commilitoni… Ma chi è n’albergu chistu?

ROSINA: Albergo a mezza stella!

CARMELA: Ma mamma…

GIUSEPPINA: Ma non sa diri autru tu chi “ma mamma” e “ma nonnu”? E datti na svigghiata puru tu figghia mia. Chistu chi avi? Nenti!!! Sapeva sulu controllari i nostri terri. Ora chi terri non n’avevu chiù chi fa? Dimmillu tu chi fa….

ROSINA: Nenti!

CARMELA: (Sta per accennare per l’ennesima volta la stessa risposta)

GIUSEPPINA: (puntando il dito verso Carmela, imitata anche da Rosina) Non t’azzardare sai di rispunniri a to matri…

(silenzio mentre continuano ad apparecchiare la tavola)

GIUSEPPINA: Non c’è nenti i fari… chiù ci pensu e chiù mi nchiana a prissioni… Ma poi scusa, nu mi avevi dittu chi truvasti a nautru? Chi fini fici? Cu era?

CARMELA: Nessuno, non era nessuno… diciamo che è stato solo un invaghimento e niente di più… soltanto qualche incontro ma nenti ci fu!

SANTO: Si, ti mancò u curaggiu…

CARMELA: Ma che dici nonno… Sono stati soltanto momenti platonici e dopo qualche scambio epistolare ci siamo incontrati ma non eravamo fatti l’una per l’altro.

GIUSEPPINA: Vi scanciastu a pistola ? Ma chi dici figghia…

CARMELA: Scambio di lettere mamma, questo significa…

SANTO: Maliditta gnuranza…

(bussano, Rosina esce per vedere chi è)

CARMELA: Mamma lo sai che da quando è tornato dalla guerra non ha trovato più nessuno qui in paese. Nessun parente, nessun familiare, proprio nessuno. E che dovevamo fare ? Lasciarlo in mezzo ad una strada ? Ormai è uno di famiglia no?

GIUSEPPINA: No!

(rientra Rosina che annuncia)

ROSINA: Mamma, ci su u dutturi e a ‘nfirmera… (ironica) pu malatu…

GIUSEPPINA: (a Carmelina) E non tu dissi jo… chistu n’albergu diventò… riceviamo pure u dutturi e a ‘nfermera per le cure del malato… e spatti l’avemu puru a pajari…

CARMELINA: Ma mamma… ma come puoi negare le cure a Calogero? Avresti il coraggio di fare una cosa simile ?

GIUSEPPINA: Sangu ava ittari…

(entrano i due infermieri – una donna e un uomo che già dall’aspetto non brillano per professionalità e competenza. La donna indossa camice bianco con ricamata croce rossa al petto, velo in testa di  stoffa bianca, zoccoli e calze bianche. Il dottore indossa camice azzurro sporco di sangue, cappello azzurro e mascherina sul viso, sempre azzurra, guanti bianchi. Anche il dottore con zoccoli e calze bianche).

INFERMIERA: (entra agitata alla ricerca del malato mentre il dottore si ferma all’uscio strofinandosi le mani) Unn’è?... Unn’è… non avemu tempu i peddiri… Unn’è u ferito ?

GIUSEPPINA: Chisti ci mancaunu ora… E’ di la in camera da letto “l’eroe”…

CARMELINA: (dirigendosi verso il dottore) Venga dottore l’accompagno io (mentre lo afferra per un braccio)

INFERMIERA: Ferma! Che fa u tocca ? Non tuccassi u dutturi se no u ‘nfetta

SANTO: Pi comu è cumminatu c’è pericolo chi ‘nfetta a nuautri.

(Il dottore e l’infermiera si introducono nella camera seguiti da Carmelina. Davanti alla porta…)

INFERMIERA: Signuritta lei avi spittari fora… (la spinge in scena ed entra con il dottore che intanto con la mano fa cenno per cacciare Carmelina)

SANTO: Mancu patruni ‘nta so casa è…

GIUSEPPEINA: Ca stamu superanno qualsiasi limiti di sopportazioni… e l’avemu puru a pajari… A proposito… (al padre) Papà, mi prestassi10 liri chi pi ora non mi trovu a casa…

SANTO: Mi sa chi po ciccari quantu vui, ne trovi u stissu…

GIUSEPPINA: Fozza papà, chi vulissi diri chi non ci torno?

SANTO: Propria! A chistu non c’havea propriu pinsatu… U sacciu chi si soddi pessi… poi putissi capiri si sirvissuru pi manciari… No! Pi curare stu strafalario chi ni tinemu a casa…

CARMELINA: Nonno basta! Io sarei disposta a togliermi il pane di bocca per Calogero lo vuoi capire ?

SANTO: ma pi tu livari prima l’aviri ‘nta ucca stu pani…

(Entrano in scena dottore e infermiera. Questa esce già con la mano tesa per ricevere il pagamento avvicinandosi a Giuseppina)

SANTO: Cà ava a veniri se non voli chi ci veni na paralisi, nfimmera!!!

(L’infermiera esegue e riceve i soldi dal nonno. Con un cenno di assenso invita il dottore a seguirla che possono andare)

GIUSEPPINA: Ma almenu nu diciti chi avi?

DOTTORE: Nenti avi! (escono mentre i tre in scena rimangono basiti)

CALOGERO: (entra in scena dalla porta di destra, in vestaglia, con la testa fasciata  e claudicante. Alla sua vista Carmela cambia espressione mostrando felicità)

ROSINA:Ecculu u feritu …

GIUSEPPINA: (a Calogero) Ma poi m’avissi a spiegari quantu tempo ci voli pi guariri… Ti purtaru cà du mesi fa ancora “in stato confusionale” ma di feriti mancu l’ombra… Certu chi st’americani evavunu na mira…

SANTO: Si… precisi comu un’orbu chi voli sparari a un cunugghiu… e quannu u pigghia…

CALOGERO: Sono stato solo fortunato…

SANTO: Certu… ci voli culu per essere feritu proprio quannu a guerra avia finutu…

CALOGERO: Nonno Santo… Ripeto che fortunato sono stato e grazie alla prontezza dei miei commilitoni, oggi posso ancora essere qui a raccontare quanto mi è succeduto…

GIUSEPPINA: Vadda, i vogghiu propriu canusciri a sti grandissimi…. Eroi… Ma si magari s’avissuri fattu l’affari so…. A stura u putevi cuntari ann’autra banna….

CARMELA: Ma mamma…

GIUSEPPINA: Ma a chi ura avvissuru a veniri sti grandissimi… eroi….

CALOGERO: Per cena. Anche se sono partiti due giorni fa.

CARMELA: Non vedo l’ora di incontrarli… di abbracciarli e ringraziarli…

ROSINA: Puru!

CALOGERO: Non c’è bisogno chi l’abbrazzi! Anzi, perché non vai a cambiarti che secondo me stanno per arrivare.

SANTO: E vestiti composta… saranno puru eroi, ma sempre masculi su…

GIUSEPPINA: Ecco infatti.. ci mancava sulu chista… U sai chiddu chi t’ha mettiri veru? Forza, vai ‘nta to stanza e canciti. (Carmela esce) Puru tu Calogero, canciti…

(Calogero fa per seguire fuori dalla scena Carmela)

GIUSEPPINA: Unni va tu… veni ca…

CALOGERO: Sava a decidiri signora Giuseppina… se mi dici va canciati, io ci vaiu…

SANTO: Megghiu si ci va dopu…

GIUSEPPINA: Ci vaiu io ora che è mugghiu… Tu picchì nun finisci di cunzari a tavola… (esce)

(Mentre Calogero tenta di capire cosa manca in tavola, ma non sa nemmeno dove prendere le vettovaglie)

SANTO: (guardando sempre davanti a se) Secondo cassetto sotto i bicchieri…

(Calogero si reca verso l’indicazione del nonno Santo e apre il cassetto. Prende delle posate e le porta a tavola. Fatto questo continua a guardarsi attorno)

SANTO: (guardando sempre davanti a se) Sportello sinistro della credenza sotto i piatti colorati…

(Calogero esegue come prima e raccoglie dei piatti che poggia a tavola)

SANTO: (guardando sempre davanti a se) Primo cassetto sorpresa delle sorprese…

(Calogero apre il primo cassetto e trova una lettera. La apre e comincia a leggere)

(Voce fuori campo di Carmela su sottofondo musicale) Calogero, amato mio. Trovare il coraggio per scrivere queste poche righe non è stato facile. Ho una notizia importante da riferirti. Un altro uomo è entrato nella mia vita. Ho aspettato con pazienza e fedeltà ma adesso sono confusa. Chissà se troverò anche il coraggio di spedire questa lettera. Sempre tua Carmela…

SANTO: Sempre tua… ma anche sua…

CALOGERO: Nonno Santo! (nello sconforto più assoluto, verso il pubblico) Ma come ? Che significa ?

SANTO: A me pari chiarissimu …

CALOGERO: Un altro uomo è entrato nella sua vita … Che vuole dire?

SANTO: Figghittu … chiu chiaru di cussì si mori … Non è chi ti pozzu spiegari tutti cosi …

CALOGERO: (Si avvicina a nonno Santo) Ma come nonno, voi sapevate tutto? Chi è questo? Ditemi chi è vi prego?

SANTO: (lo guarda fisso negli occhi per alcuni secondi)… No!

CALOGERO: Come no? Devo sapere … Carmela … Carmela è…

SANTO: na zoccula …

CALOGERO: Ma nonno Santo… chi diciti? Non può essere… la mia Carmela… questo fiore prifumato, questo essiri così delicatu e…

SANTO: Zoccola!

(Calogero comincia a piangere)

SANTO: Chi ci vo fari figghittu miu… capita… una spetta, spetta e spetta ma si tu ritardi… Comu si dici… “Chi va Roma perdi la poltrona”…

CALOGERO: A parti u fattu chi io era a Firenzi… Ma poi chi significa? Se mi dici spetta… allura spetta… no chi mi dici spetto e inveci… (affranto) Carmela come hai potuto….

SANTO: A farti cornuto?

CALOGERO: Nonno Santo… basta ora… u capiu… ma voi mi dovete aiutare… Carmela è vostra nipote, voi la conoscete meglio di tutti, ditemi come posso fare per riconquistarla. Aiutatemi vi prego.

SANTO: Eppure una soluzione ci sarebbe….

CALOGERO: Quale, quale, vi prego ditemela… sono disposto a tutto…

SANTO: Si sicuro? (Calogero fa cenno di si disperato) Carmela fimmina è, e in quanto tale, gilusa, oltri chi zoccola…

CALOGERO: Nonno Santo!

SANTO: E va bene… dicemu che è gilusa e basta… Tu sa chi fa ora? Posa sta littra unni a truvasti. (Calogero esegue) Nesci, trova na bedda fimminuna, di chiddi chi stannu ‘nta l’anguli di stradi, a paghi e a potti ca, facennu finta che è a to nova zita…

CALOGERO: Di zoccola a zoccola…

SANTO: Ecco bravu, u capisti. L’importanti è chi ci spieghi a zoccola, a chidda vera però, c’ava a fari finta di essiri a to fimmina pi ciu fari a apposta a nautra…

CALOGERO: Zoccola, u capiu… Siti sicuru chi po funzionari?

SANTO: Caru figghittu… I fimmini su comu a briscula! Si nun canusci i signali si cunsumatu. E chistu ti voli fari capiri me niputi… Anche involontariamente… nsomma, magari ti voli fari a capiri chi si senti trascurata… sa jucari a briscula tu?

CALOGERO: Si certo…

SANTO: Allora facemu accusì. Nesci, trova na fimmina, ma giusta mi raccumannu, a paghi e torna così a presenti comu a to nova zita. A canuscio bona a me niputi e vedrai che diventerà ‘na bestia. Gilusazza è… Sarà poi lei a fare di tutto per  riconquistarti, vedrai…

CALOGERO: Nonno Santo, voi siete un genio. Mi sembra una soluzione perfetta. Ma siamo sicuri che funzionerà?

SANTO: Sicuro che funzionerà, tranquillo… Ricordati i signali da briscula. Taliami  sempre comu fussi u me cumpagnu i briscula. Si ti fazzu u signali di l’assu (fa il segnale dell’asso) significa chi tutto procede bene, ma si mi vidi fari u signali du setti (fa il segnale del sette con il movimento della spalla), allura significa chi quaccosa non va e bisogna stari attenti….

CALOGERO: Perfetto. Asso, tutto bene, sette qualcosa non va… Vado, mi cambio e torno con la mia nuova zita… (entra, con abiti diversi, Carmela da destra.)

CARMELA: Dove vai?

(Nonno Santo comincia a fare il segnale del sette ripetutamente – Calogero esce mentre contemporaneamente entra anche Giuseppina e Rosina)

GIUSEPPINA: Papà chi fa? Chi succidiu…

SANTO: Nenti, nenti… aveva na musca supra a spadda…

CARMELA: Presto mamma, che fra poco saranno qui gli amici di Calogero. Dobbiamo farci trovare pronti… A proposito mamma ma che cosa hai preparato per cena?

GIUSEPPINA: Ah, gioia mia… cena di altissimu livellu. (Rosina accompagna con gesti eloquenti di bontà) Pi cuminciari antipastu di pani duru cu l’ogghiu. Come primu piattu di ciciri in brodu e pi finiri una bella cunsata di carrubbe. Vino di casa a volontà e pani chi ‘navi a bastari…

SANTO: Chistu banchettu di matrimonio è…

GIUSEPPINA: Papà non fari u spiritusu, chistu c’è e chistu si mancia…

CAMELA: Mamma però il nonno ha ragione… Che figura ci facciamo con gli ospiti che stanno per arrivare?

GIUSEPPINA: Figghia, chistu c’è… Ringrazia chiuttosto to patri, (religiosamente) paci all’anima sua, cu u Signuri u binidica sempre, (cambiando atteggiamento) svinturatu, ni lassau sulu chi mutanni… Pace all’anima sua…

SANTO: A cuppa sempri di fimmini è…

GIUSEPPINA: Cettu, picchì a iddu una nun ci bastava veru?

ROSINA: No, non ci bastava …

GIUSEPPINA: Io a casa a pinsari a famigghia e iddu… In giru a circari “cunfortu”…

SANTO: Cu cecca chiddu ca non devi, trova chiddu ca non voli…

GIUSEPPINA: Mi pari chi iddu, paci sempri all’anima sua, truvò proprio chiddu chi si meritava. Na fimmina chi ci manciò tuttu cosi fino a fallu moriri… non ci lassò mancu l’occhi pi cianciri…

SANTO: Pi diri a verità, ni manciò tutti cosi… vadda comu semu arriduciuti…

ROSINA: A pezzi e filu …

CARMELA: Basta con questi discorsi. Sempre le solite cose si dicono in questa casa. Ormai quello che è stato è stato… Ora basta! Ogni tanto perché non pensiamo anche al futuro?

GIUSEPPINA: U futuru si… Terreni non ‘navemu chiù, animali mancu, sta casa sula ni ristò, (disperata) ogni matina mi susu ca spiranza chi almeno putemo manciari… Bellu futuru… e tu figghia chi fa? Ti potti a casa nu scansafatichi, avi du misi che è cà e non parla mai di travagghiu, di futuru… pensa sulu a manciari e dommiri…

ROSINA: A dommiri e manciari …

CARMELA: Se Calogero non ha più un lavoro è anche colpa nostra. Prima controllava le nostre terre…

SANTO: Ora controlla a tia…

CARMELA: Ma nonno… (esce verso destra mentre entra dalla stessa porta Calogero cambiato.)

CALOGERO: (con fare arrogante) Ma chi cosa è succeduto?

(nonno Santo fa segnale dell’asso)

CALOGERO: Va bene allora, io esco (atteggiandosi) picchì ho un appuntamentu impurtanti. Una nuova fiamma… (alzando la voce per farsi sentire da Carmela) na gran fimminuna, ricca e di famigghia benestanti… (intanto guarda il nonno che continua con il segnale dell’asso). E’ arrivato il momento di canciari, di pinsari al futuro… (esce da sinistra)

GIUSEPPINA: (fissa nonno Santo che segue con la testa l’uscita di Calogero continuando con il segno dell’asso e i due sguardi si incontrano) Ma si po’ sapiri chi stai facennu? … A vaddari poi a stu scunchiudutu… “E’ arrivato il momento di cambiare, di pensare al futuru…”. Magari a Dio! Almenu nu livamu immenzu ai pedi… A vogghiu a vidiri tutta chista… Ma chi fa torna? Dicu papà ci dissi si tonna pi cena? E i so amici?

SANTO: Tonna, tonna… eccomu si tonna, anzi fa na cosa figghia… aggiungi nautru postu pi cena che gli ospiti aumentano…

ROSINA: U capiu … restu motta i fami stasira …

CARMELA:(entrando in lacrime) Che cosa gli hai raccontato nonno? Che è successo? Sono sicura che questa è tutta colpa tua…

SANTO: E sempri cuppa me è nta sta casa. Gira vota e furria a cuppa è sempre mia…

CARMELA: (sempre singhiozzando) Si nonno, questa volta è tua! Come mai Calogero è cambiato così all’improvviso. Siete rimasti soli 5 minuti e guarda cosa è successo … Che cos’è questa storia della nuova fiamma, da gran fimminuna? ... Parla nonno!

SANTO: (cominciando come un tic a muovere la spalla come segnale del sette a briscola) Ma nenti niputedda mia… Chi voi chi sia? Magari canusciu a quaccuna pi strada… ecco appunto… pi strada…

GIUSEPPINA: Chi vo diri? Chi significa pi strada?

SANTO: Chi voli diri… chiddu ca dissi… Stamu parlannu di fimmina e di strada? Unu chiù unu fa sempre dui… a matematica non è un’opinione…

ROSINA: Na fimmina di strada va …

GIUSEPPINA: Na fimmina di strada ??? Ma chi stai dicennu papà ??? (mentre Carmela scoppia in lacrime ed esce dalla scena)

(bussano alla porta)

GIUSEPPINA: Già tunno? A facci dill’appuntamentu impurtanti… (va ad aprire)

(Entrano dalla porta Calogero e Carmelina. Questa è vestita tutta di rosso, con tacchi alti e spalle scoperte. Scollatura provocante e viso molto truccato con un rossetto rosso fuoco, mastica una gomma.)

CARMELINA: (Entrando di scatto in casa, si posiziona al centro della scena) Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero! (Guarda Calogero in cerca di un segnale di approvazione, mentre il nonno continua con il segnale dell’asso)

GIUSEPPINA: E bravo a Calogero. Chistu è u ringraziamento pi l’accoglienza ca ti desumu.

SANTO: Ma si non l’hai mai suppurtatu…

(Calogero va a prendere Carmelina che intanto continua a guardarsi attorno)

CALOGERO: Vieni… ehm… (all’orecchio) Comu dicisti ca ti chiami?

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero!

CALOGERO: Ah si giusto Carmelina. Vieni ca ti presentu la famigghia. (la avvicina alla madre Giuseppina) Questa è Giuseppina. Una donna di grande cuore che mi ha accudito in questi mesi di sofferenza e accolto con tanto amore. Una volta lavoravo per lei e suo marito ma ora non più…

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero!

GIUSEPPINA: E fina a ca ci semu…

CALOGERO: Questo invece e nonno Santo, padre di Giuseppina. Nonno Santo ti presento…

ROSINA: (facendo il verso a Carmelina abbozza) Buonasera! Mi chiamo Carmelina e …

SANTO: U capiu… Carmelina ed è a to nova zita.

(bussano alla porta)

GIUSEPPINA: Ca su. Arrivaru i grandissimi… eroi… (apre la porta e in successione entrano Anselmo, Giovanni e Pasquale. Il loro abbigliamento è misero. Anselmo indossa una camicia bianca con pantaloni grigi. Pasquale una camicia chiara con pantaloni scuri rattoppati mentre Giovanni porta la giacca ma malandata e di un colore grigio) Prego accomodatevi…

(I tre appena vedono Calogero si affrettano ad abbracciarlo)

CALOGERO: Grazie amici, grazie viramente. Senza di voi non sarei qui a festeggiare questo momento così impurtanti.

ANSELMO: Ma figurati barbun… Come stai? Vedo che ti sei ripreso bene… (mentre Anselmo e Calogero conversano, Pasquale e Giovanni notano la presenza di Carmelina e gestualmente commentano la sua esuberanza). Ma racconta, come hai passato questi mesi? Sarà stata dura…

SANTO: Si, si, na gran fatica… ma pi l’autri però…

GIOVANNI: Ma per un soldato nulla è impossibile. Un eroe come te Calogero va onorato. Stavi sacrificando la tua vita per la nostra amata patria.

ROSINA: Si quannu però a guerra avia finutu…

CALOGRO: Ma aspettati amici… vi devo presentare una persona.. (va a prendere Carmelina che intanto si stava sistemando il trucco) Cara… (guardano nonno Santo che intanto comincia a fare il segno dell’asso) Ti presento i miei camerati  commilitoni, coloro che mi hanno salvato la vita. Amici lei è…

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero! (ride e cerca approvazione nello sguardo di Calogero)

GIUSEPPINA: U discu si incantò!

ANSELMO: (con fare molto galante) Piacere, caporal maggiore Anselmo Brambilla e loro sono il soldato semplice Pasquale Rizzo e il comandante Giovani Esposito.

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina…

CALOGERO: (interrompendola) Hanno capito tesoro … ma prego accomodiamoci a tavola che sarà pronto a minuti, vero signora Giuseppina?

GIUSEPPINA: Si certo, accomodatevi… vado di la a sistemare le ultime cose e arrivo con una cena che veramente vi farà liccari i baffi…

SANTO: Sicuru… magari chiddi vi manciati…

GIUSEPPINA: (mentre sta per uscire con Rosina) Ma chi?

SANTO: I baffi!

ANSELMO: Mai sentito parlare di questa pietanza, ma come si dice… paese che vai usanze che trovi...

(Tutti, tranne nonno Santo, prendono posto a tavola)

CALOGERO: Prego, prego accomodatevi. Se non vi dispiace vado a vedere se hanno bisogno di aiuto di là… Con permesso… Vi lascio per un attimo in compagnia di nonno Santo e di Carmelina…. (Nonno Santo non trovandosi d’accordo con la decisione di Calogero cerca di farglielo capire con il segnale del sette, ma lo stesso Calogero non lo vede ed esce).

GIOVANNI: (a Carmelina) Dunque voi signorina, siete la tanto famosa fidanzata di Calogero? Immagino la felicità quando è tornato a casa dopo due anni di attesa…

CARMELINA: (guardandosi attorno) Due anni? Verimente ho aspettato poco stasira… era pujata sempre o solito palu quando…(Nonno Santo tossisce continuando a mo di tic il segnale con la spalla ed interrompe Carmelina)

SANTO: Si, si… Il palo vicino casa nostra… Poverina, tutte le sere sempre lì ad aspettare…

CARMELINA: Ad aspettare si, tutte le sere…

GIOVANNI: Proprio na brava quagliona… Brava, brava assai…

ANSELMO: Proprio una donna di altri tempi… Ma scusi signorina Carmelina, proprio tutte le sere? Caldo, freddo, pioggia e vento sempre lì ad aspettare?

CARMELINA: E certo caro maresciallo…

ANSELMO: Caporale non maresciallo… ma per lei qualsiasi cosa…

CARMELINA: Tutte le sere. Anche con il malu tempu… se non aspetti, non arriva giusto? Ma non mi posso lamintari…

ANSELMO: Davvero incredibile. Ma se mi posso permettere signorina, a che ora tutte le sere si recava al palo per aspettare ?

CARMELINA: Che vuole che li dica maresciallo… Sicuramente dopo cena, la sira… Prima diventa difficile. Sa com’è…? Con la luce…

GIOVANNI: E certo, si vergognava… soltanto la sera così la vedevano in pochi… Brava… Brava…

CARMELINA: Viramente… passanu sempre tanti cristiani… spessu passunu… si avvicinanu… ma difficilmente si fermunu…

ANSELMO: E certo, un minino di discrezione… Brava…

CARMELINA: (avvicinandosi maggiormente ad Anselmo) Non è facile ormai con questa crisi… E’ sempre più difficile trovare masculi seri e benistanti…

SANTO: (continuando come prima) Ecco perché aspettava sempre Calogero… Lui si che è serio…

CARMELINA: Speriamo puru benistanti….

ANSELMO: Signorina Carmelina, sulla serietà di Calogero posso assicurare io. Sul fatto che sia benestante onestamente non me la sento, ma in ogni caso so anche che lei non se la passa poi così male…

CARMELINA: In effetti no… Certo non è più come una volta, ma che ci vuole fare, si tira a campare…

PASQUALE: L’importanti chi c’è travgghiu…

SANTO: Chistu a idda non ci manca mai…

PASQUALE: Ah si? E di che si occupa signurina… anche se devo dire la verità ho come l’impressione di averla già viduta, ma non mi ricordo dove…

CARMELINA: Il travaglio non manca è vero, e poi si sa, è il mestiere più antico del mondo…

SANTO: (riprendendo con il tic della spalla) Ecco infatti, la signorina fa la… (non sapendo cosa dire ci riflette)… la… come si dice… la…

CARMELINA: Zoccola!

SANTO: Ecco appunto!

ANSELMO: (sorpreso come gli altri) Come la zoccola?

SANTO: Si infatti… deve sapere caro maresciallo…

ANSELMO: Caporale non maresciallo…

SANTO (ormai il tic è diventato incontrollabile) Si caporale… Deve sapere che da noi si chiamano così quelle donne che si preoccupano di conservare con cura una speciale calzatura, che dalle nostre parti viene usata spesso…. Lo zoccolo appunto…

PASQUALE: (alzandosi in piedi)Ecco dove l’ho già vista!

CALOGERO (che intanto entra dalla cucina vedendo nonno Santo ormai in preda al tic convulso) Allora come procede? Tutto bene?

GIOVANNI: Tutto bene soldato. Ora che sappiamo che la signorina Carmelina è una bravissima zoccola!

PASQUALE: Ecco dove l’ho già vista!

CALOGERO: Come la zoccola? Nonno?!?

SANTO: Si caro Calogero, nel senso che si occupa degli zoccoli… glielo ho appena spiegato ai tuoi commilitoni…. (torna a fare il segno dell’asso)

CALOGERO: Si occupa degli… ah si… certo come no… e dovreste sapere quanto è brava… meticolosa, attenta, sempre precisa e puntuale…

PASQUALE: Ecco dove l’ho già vista! Calogero ti devo parlare urgentissimamente ma proprio subito, ora!

CALOGERO: E parla pasquale… non avere paura parla!

PASQUALE: No Calogero, devo parlarti in privato. Qui è una cosa seria.

CALOGERO: Pasquale ti ho detto che puoi parlare, tranquillo…

(Entrano Carmela, Giuseppina e Rosina con delle portate in mano pronte per essere servite)

GIUSEPPINA: Ecco qui la cena… pi cuminciari ottimu pani duru cunsatu chu l’ogghiu…

ROSINA: Squisitu!

ANSELMO: Che sarebbe scusate?

CALOGERO: Un piatto dell’antichissima tradizione sicula. E poi il pane è sempre alla base dilla nostra alimentatitudine.

ANSELMO: Ora si che ho capito!

CARMELA: (stizzita) E questa signorina chi sarebbe Calogero?

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero!

CARMELA: (Le due donne fanno cadere i piatti a terra. Carmela Si avvicina a Carmelina con fare minaccioso e mani ai fianchi) Chi sarebbe lei scusi? La fidanzata di Calogero? Ma come si permette... (sempre più vicino) La fidanzata di Calogero sono io… Lei chi è?

ANSELMO: La zoccola!

(Giuseppina tappa le orecchie di Rosina)

CARMELA: Ecco appunto… solo questo può essere… (sempre più minacciosa) E tu Calogero come hai potuto portare a casa nostra una donna simile… come hai potuto dopo l’accoglienza ed il rispetto che abbiamo avuto nei tuoi confronti (intanto il nonno ricomincia con il tic del “sette”)

CALOGERO: (che intanto guarda il nonno per capire come uscirne) Si rispetto… ti pari chi nu sacciu chi ‘nta ntinnevi cu nautru?

ANSELMO: (rivolgendosi a Giovanni) Scusate comandante, ma voi riuscite a capire qualcosa di ciò che stanno dicendo?

GIOVANNI: Ehm… no!

CARMELA: Cosa? Con quale coraggio dici una cosa del genere? Come ti permetti? Io che ti ho aspettato tutto questo tempo… Io che non ho altri pensieri oltre che per te…

CALOGERO: Ah si? (si reca verso la credenza e prende la lettera dal cassetto) E questa? Come la spieghi questa? Chi è questo altro uomo che entrato nella tua vita?

GIOVANNI: (ad Anselmo) Caporale, la situazione adesso sembra chiara!

ANSELMO: Comandante… forse ho capito pure io… Qua la situazione si fa interessante …

CARMELA: Come l’hai trovata? (si gira verso il nonno) Sei stato tu?

SANTO: (in preda a raptus convulsi da tic del “sette”) Io? No! L’ha trovata e basta… tu picchì na mucciavi megghiu…

CARMELA: E per questo ti sei messo con questa qua? Chi è?

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero!

ANSELMO, GIOVANNI E PASQUALE:(applaudono) Brava… Brava!

CALOGERO: Basta! Si Carmela… mi sono messa con… con… con…

CARMELINA: Buonasera! Mi chiamo Carmelina e sono la fidanzata di Calogero!

CALOGERO: Con la signorina Carmelina perché almeno lei non avrà mai segreti con me (guarda il nonno per trovare consenso).

GIUSEPPINA: Comu si dici… Schelitri ‘nta l’armadiu mai, al massimu masculi in carni e ossa!!!

CARMELA: Tu non hai capito proprio niente. Ha ragione mia mamma. Sei veramente un cretino (esce in lacrime seguita da Giuseppina che continua a tappare le orecchie di Rosina)

CALOGERO: (rivolgendosi a Giuseppina) Grazie signora sempre gentile…

PASQUALE : (avvicinandosi a Calogero, sottovoce, imbarazzato) Senti amico mio, io te lo devo dire prima che fai qualche sciocchezza… La tua fidanzata… ecco si… quella signorina… insomma sono sicuro che è una…

CALOGERO: ‘na zoccola.. lo so amico mio…

PASQUALE: (costernato e dispiaciuto ma senza aver capito i reali motivi di Calogero) Ah e lo sai pure… e vabè… contento tu… Ma poi non diri chi non ti l’aviu dittu…

CALOGERO: Ma vatinni Pasquale … Lasciamo stare … (esce dalla casa)

In scena rimangono Nonno Santo, Pasquale, Giovanni, Anselmo e Carmelina

ANSELMO: Su fie, forza e curagg... Qui mi sa che l’aria si sia fatta pesante… (guardando Carmelina) Certo che avevo proprio un’idea sbagliata delle siciliane … Ma lei signorina Carmelina, è proprio siciliana?

CARMELINA: Purosangue… (avvicinandosi ad Anselmo) Una puledra ….

ANSELMO, GIOVANNI E PASQUALE:(applaudono) Brava… Brava!

CARMELINA: (lusingata) Grazi, grazi, troppu gintili… Ma Calogero non torna più…?

ANSELMO: (guardandosi attorno) E chi lo sa.. forse si o forse no… vogliamo uscire a cercarlo insieme ?

CARMELINA: (finta ingenua) Ma chi io e lei?

PASQUALE E GIOVANNI: E noi?

CARMELINA: Per me possiamo andare tutti insieme se volete …

ANSELMO: Signorina Carmelina, se davvero per lei non è un problema avrà la compagnia di 3 gentiluomini …

Si alzano e fanno per uscire insieme

CARMELINA: (davanti alla porta) Si ma così sono 200 lire a testa!

ANSELMO: Per cosa?

PASQUALE: (mentre lo spinge fuori) Come per cosa, ma ancora non hai capito … ma chi pulintuni sturdutu …

(in scena rimane soltanto nonno Santo che si alza)

SANTO:  E ora? Menu mali che il metodo era infallibile … Ma dico a mia cu mi potta ? Mi puteva fari l’affari me … Gira fota e furria u tritolu … Certu chi fimmini su davveru strani … Comu? Tu ti trovi a nautru, ci scrivi a littra e non c’ha manni e poi, quannu iddu u sapi chi fai? Ti ncazzi? Du povuru carusu… curnutu e bastunatu … Cettu sa putia scegghiri megghio a nova zita…

Ora cu a senti a me figghia …

GIUSEPPINA: (entra da destra una furia puntando il padre) Ma chi ti passa pa testa? A figghia sta ciancennu e non si ferma!

SANTO: E chi ci pozzu fari io, sava a decidiri! Si avi a nautru u lassa oppura strazza da littra …

GIUSEPPINA: Ma quali littra ? (Santo fa cenno con la testa verso la credenza dove è custodita la lettera. Giuseppina apre il cassetto e la legge velocemente…) Chissà se troverò anche il coraggio di spedire questa lettera. Sempre tua Carmela …

SANTO: U cani ca succuta du cunigghia … unu u perdi e l’autru no pigghia!

GIUSEPPINA: Ma quali cani e cunigghia … A carusa si lassò pigghiari du sconforto e fici confidenza cu chiddu chi taliava i terri …

SANTO: Allura viziu è!

GIUSEPPINA: Finiscila papà! Ci fu sulu un rapportu … comu si dici … crepuscolare …

SANTO: Si vabè… o scuru!

GIUSEPPINA: Papà u capisti … nenti ci fu! Ma torniamo a tia … Ma come ti permittisti di mettiriti ‘nto menzu?

SANTO: (finto autoritario) Figlia, ricordati che sono tuo padre e rivolgiti a me con educazione …

GIUSEPPINA: Giustu, ragiuni avi vossia, allura mi dicissi, “vossia” picchì si è intromittuto nella vita sentimentali di mia figghia, sua stimatissima niputi …

SANTO: Ora si chi va megghio. Ho solo voluto aiutare du mischino di Calogero …

GIUSEPPINA: E cettu, ci mancava puru l’aiutu di “vossia”

(Carmela, che nel frattempo si è cambiata, entra in scena vestita come Carmelina, tutta di rosso, con tacchi alti e spalle scoperte, viso molto truccato con un rossetto rosso fuoco, masticando una gomma.)

GIUSEPPINA: (urla)

CARMELA: (atteggiandosi) Mamma, io esco … Bisogna pinsari o futuru …

GIUSEPPINA: Ma unni vaaaa ! (l’accompagna verso la porta di destra e uscendo con lei) Vadda comu si cumminò … Tu dicu io ora a quali futuru a pinsari …

SANTO: (rimasto solo in scena) A fighitta… si pigghiò d’invidia.

(Entrano in scena Calogero, Pasquale, Anselmo, Giovanni e Carmelina)

CALOGERO: Lassatimi stari chi sugnu nervusu … (A Santo) E tu nonnu… menu mali che era infallibile come sistema!

SANTO: Figghiu chi ti pozzu diri… a fini a gelusia c’ha facisti scattari … era chistu c’ha vulevi no?

CARMELINA: Scusate signor Calogero … ma alla fine io con chi mi incucchio?

ANSELMO: Incucchio?

SANTO: Si maresciallo…

ANSELMO: Caporale, no maresciallo

SANTO: Incucchio nel senso di (fa cenno con i due indici che si incontrano) Ha capito?

ANSELMO, GIOVANNI e PASQUALE: Presente ! (si avvicinano tutti e tre a Carmelina)

CARMELINA: Benissimo! Allora andiamo … (A Santo) Mi scusassi ma c’è di la una camera libera ?

CALOGERO: Ma quale camera e camera … (spingendo i 4 verso fuori) Nessuna camera qui, e che è una casa di appuntamenti questa?

SANTO: Si vuliti pigghiu l’agenda e cominciu a signari …

CALOGERO: Ma a finissi puru vossia. Via fuori, fuori …

ANSELMO: Ue, barbun … Ma si trattano così gli amici che hanno fatto un lungo viaggio per incontrarti ?

CALOGERO: Belli amici … Siete venuti pi manciari, appena vidistu na fimmina ci nchianastu ncoddu … e i trogloditi fussimu nuatri??? Itivinni va, itivinni … (li caccia fuori)

(entrano in scena Giuseppina e Carmela, ancora vestita come l’ultima sua apparizione – i 4 in scena si guardano per qualche secondo)

GIUSEPPINA: Papà, vossia passassi da banna cu mia …

SANTO: E comu mai? Chi succidiu ?

GIUSEPPINA: Ma comu? Chi faci u sceccu ‘nto linzolo? Non sulu cumminò tutta sta confuzione, spatti non sapi nenti?

SANTO: E vabè, chi succidiu… Chi vo, carusi su, si lassunu influenzare …

GIUSEPPINA: E sta influenza ci l’amu a fari passari se ci permetti. (escono a destra)

(Sulla scena solo Calogero e Carmela)

CALOGERO: (guardando Carmela) Ma comu ti cumminasti ?

CARMELA: Chi fa ora non ti piaci chiù? Chi aju menu di da…. To nova zita…

CALOGERO: … non era a me zita …

CARMELA: … Ah no? …

CALOGERO: No! Era pi ti fari ingelusiri …

CARMELA: E ci riniscisti… Vadda comu mi cumminai. Ma c’era bisgono? C’era bisogno di organizzare questa sceneggiata ?

CALOGERO: Quannu liggìu a littra nun ci visti chiù … E poi …

CARMELA: E poi ?

CALOGERO: E poi to nonnu Santo ci misi u carricu!

CARMELA: U carricu ?

CALOGERO: Si u carricu, e di unnici … ma chi nni sa tu, a briscula, i signali …

CARMELA: (avvicinandosi a Calogero) Senti Calogero, io a briscola non so giocare ma …

CALOGERO: Ma ? …

CARMELA: (da uno schiaffo a Calogero) Ma a moffa u surdatu si!!!

CALOGERO: Carmela …

CARMELA: Questo era per aver dubitato di me e per aver pensato solo per un istante di poter stare con quella la …(altro schiaffo) E chistu è pi comu mi facisti ridduciri… vadda cà, par una…

CALOGERO: Zoccola ! Ehm, amore mio, perdonami, non volevo… Giuro che a briscula non gioco chiù!

(I due si baciano al centro della scena quando entra Giuseppina)

GIUSEPPINA:  Calogero, ora ca ti nsignasti a giucari a briscula non è chi vo passari a scupa!!!

FINE COMMEDIA