Generali a merenda

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GENERALI A MERENDA

Generali a merenda

di Boris Vian

1951

(pubblicato postumo nel 1965)

titolo originale: Le goûter des généraux

Traduzione italiana di Massimo Castri


Persone[1]

Generale James Audubon Wilson de la Pétardière-Frenouillou

Madame de la Pétardière, madre del generale

Gran Quartier Generale di Audubon:

Generale Dupont d’Isigny

Generale Lenvers de Laveste

Generale Juillet

Robert, cameriere di Audubon

Léon Plantin, presidente del Consiglio

Generale Korkiloff, delegato militare dell’Urss

Generale Jackson, delegato militare dell’Usa

Generale Ching-Ping-Ting, delegato militare della Cina

Francine, segretaria di Plantin

Reverendo monsignor Tapecul


ATTO PRIMO

Quadro primo

Una stanza in casa del generale James Audubon Wilson de la Pétardière-Frenouillou. Interno borghese civettuolo ma fuori moda. Si sente nell’aria la presenza di una vecchia madre dal fiato puzzolente. Al levarsi del sipario si vede sulla destra la porta aperta del bagno. Il generale Audubon sta facendo la propria toilette mattutina. Ciò facendo canticchia. Dopo qualche istante lo vediamo entrare in scena. È un individuo piuttosto gracile, cinquantacinquenne, dall’aspetto nervoso e petulante. È in maniche di camicia, senza colletto, con pantaloni e bretelle. Finisce di asciugarsi la faccia e lascia l’asciugamano sulla spalliera di una sedia. Sempre canticchiando si accinge al difficile compito di fissare il colletto duro e di annodarsi la cravatta. Compie sforzi inauditi provandoci cinque o sei volte davanti allo specchio, ma non ottiene alcun risultato. Alla fine, stridendo di rabbia, si mette a battere i piedi per terra e scoppia in urla furibonde.

Scena prima

Audubon, sua madre.

AUDUBON            Perdiana perdindirina! Mamma! Mamma! Oh! Sono furibondo! Sono folle di rabbia! Mamma!

LA MADRE            (fuori scena). Che cosa c’è piccolo mio? (entra in scena; una cosa disgustosa, dignitosa, con i capelli bianchi).Che cosa mai vi succede?

AUDUBON            Ah! Sono esasperato! Questa cravatta! Non riesco a fare il nodo.

LA MADRE            Su!... Su!... Audubon! Non bisogna mai spazientirsi. Basta chiedere aiuto alla mamma.

AUDUBON            Oh! Detesto che le cose mi resistano in questo modo! È umiliante!

LA MADRE            Ma niente affatto, Audubon, non è umiliante, trattandosi di un lavoro manuale. Voi siete nato per pensare, voi, per riflettere, non per usare le vostre mani come un plebeo.

AUDUBON            Ma sono un generale, madre…

LA MADRE            E dovete essere il cervello del corpo delle vostre truppe.

AUDUBON            Del mio corpo d’armata, mamma. Si dice «corpo d’armata». Quando si è generale di un corpo d’armata, si comanda un corpo d’armata. Quando si è generale di brigata, si comanda una brigata, e quando si è generale di divisione, si comanda una divisione.

LA MADRE            (annodandogli la cravatta). Ebbene Audubon come diceva sempre il vostro defunto padre, nel vostro corpo d’armata voi dovete essere il cervello che comanda ed al quale obbediscono le innumerevoli ruote del grande apparato; docilmente, senza attriti, in virtù del potere emolliente e ammorbidente di quell’olio che è la disciplina. Ecco fatto, la cravatta è annodata.

AUDUBON            (baciandole la mano). Mamma, siete meravigliosa.

LA MADRE            Ah, Audubon, Audubon! Se non ci fossi io, vi arrabbiereste almeno dieci volte al giorno. Vi siete ben lavato i piedi?

AUDUBON            Ma certo, mamma.

LA MADRE            Ed anche le orecchie? (Audubon fa segno di sì). Permettetemi di verificare, Audubon. Mi ricordo che quando avevate sei anni, era un’impresa impossibile riuscire a lavarvi le orecchie. (Verifica). Mah! Questo orecchio mi lascia qualche dubbio, figlio mio.

AUDUBON            Avrete guardato male, mamma. Guardate piuttosto l’angolo dell’asciugamano. (Prende l’asciugamano dalla sedia e lo tende a sua madre, la quale lo osserva, scuote la testa e lo rimette sulla sedia).

LA MADRE            Oh, Audubon, come erano graziose le piccole orecchie dei vostri sei anni! Ed ora eccovi qua, diventato un soldataccio grande e grosso, che però combina ancor più stupidaggini che all’età in cui tuffavate il gatto dentro la minestra con il pretesto di fortificarlo.

La madre ride; il generale è imbarazzato.

AUDUBON            Mamma, non potreste dimenticare queste vecchie storie?

LA MADRE            Lo so, Audubon, lo so che ai giovanotti non piace che si evochi la loro infanzia. Ma ora, siamo soli soletti e non c’è motivo di irritarsi. Per me siete sempre il bambino che non sapeva annodarsi da sé i lacci delle scarpe.

AUDUBON            Ma ora riesco ad annodarli da me, mamma.

LA MADRE            Certo, ma mi chiamate per la cravatta. (Si sente suonare un campanello).Senti, senti! Aspettavate qualche visita?

AUDUBON            Ma no, mamma.

LA MADRE            (minacciandolo con il dito). Audubon, Audubon, non vi comportate affatto seriamente. Sarà certo qualche gonnella.

AUDUBON            Oh! Mamma! Come potete pensarlo? (Tuttavia egli ride, abbastanza lusingato). Robert! (Chiama, ancora). Robert! Vuoi andare ad aprire?

Rumore di passi e una voce in quinta che dice: «Sissignore!». Poi si sente aprire e richiudere una porta.

LA MADRE            Allora, vi lascio solo, figlio mio.

Esce. Entra Léon Plantin.

Scena seconda

Audubon, Robert, Léon Plantin.

ROBERT                 (introducendo Léon). Il signor presidente del Consiglio, signor generale. (Si mette sull’attenti).

AUDUBON            Bene. Riposo. (A Léon) Caro presidente…

Robert esce.

Scena terza

Audubon, Léon Plantin.

LÉON                      Mio buon Audubon!

Si abbracciano affettuosamente.

AUDUBON            Che bella sorpresa!

LÉON                      Ah! Non per me!

AUDUBON            Come, non per lei? (A parte) È proprio maleducato, costui.

LÉON                      Hem…! Volevo dire che per me non si tratta di una sorpresa dato che io sapevo di venir qui.

AUDUBON            Ah! Certo, certo! Ma si segga, caro presidente. Vorrà certo gradire qualcosa, una limonata? Un po’ di orzata?

LÉON                      Hem!...non ci sarebbe un po’ di pastis?

AUDUBON            Ah! …no! Ho soltanto anisetta…ma, lei capisce, è già un po’ forte a quest’ora…

LÉON                      Avrei preferito un goccio di Ricard, tuttavia…vediamo un po’ questa vostra anisetta. Mi dica, Wilson, è capace di guardare le cose in faccia?

AUDUBON            Se si tratta del nemico… (si raddrizza con fiero gesto). Un Wilson de la Pétardière è sempre pronto a guardare in faccia…

LÉON                      Un momento, un momento. A che cosa sta pensando!? La situazione non è così grave (sospira) non ancora…

AUDUBON            Bene, bene. Ciò mi rassicura. (si dà da fare con le bevande). Ora le preparo l’anisetta.

LÉON                      Quasi niente acqua, mi raccomando.

Audubon gli porge un bicchiere. Léon beve.

LÉON                      Ah! Che orrore! Ma non è anisetta!

AUDUBON            Oh! Mi scusi. È la mia orzata. Un momento di disattenzione.

Scambio dei bicchieri. Audubon si siede.

LÉON                      Avrei preferito del pastis, comunque… (beve e un brivido lo scuote). Non che sia tanto meglio… (appoggia il suo bicchiere). In fondo non ho molta sete… (si guarda attorno). Però, è grazioso qui…

AUDUBON            (con modestia). Oh!...una cosa in tutta semplicità. È la mia stanza da scapolo. Ricevo qui i miei amici…si sta più tranquilli. (Strizzando l’occhio). Vivo con mia madre, ma è una donna dalla mentalità molto aperta…una volta alla settimana facciamo un piccolo trattenimento…qui, tra amici…

LÉON                      Complimenti! Lei sa divertirsi! E…ci sono anche donne?

AUDUBON            Ma certo, qualche volta… Qualcuno è sposato e gli altri vengono sovente con la madre. Ci divertiamo molto.

LÉON                      (molto deluso). Ah sì! Deve essere delizioso! Bene, mio caro Wilson, non ho affatto intenzione di menare il can per l’aia con un uomo come lei: l’attuale situazione dell’Europa è grave.

AUDUBON            (anche lui molto grave). Ah…

LÉON                      Già. (molto concreto) Attualmente ci troviamo di fronte ad un insieme di circostanze assolutamente imprevedibili e decisamente inattese. Presumo che lei segua da vicino la congiuntura economica?

AUDUBON            (con gravità). Mio Dio, seguo, certo, come tutti gli uomini sui quali il destino ha fatto pesare una certa parte di responsabilità.

LÉON                      Mi piace questa sua fermezza. Bene. Non le è certo sfuggito quello che fanno le vacche?

AUDUBON            Le vacche?

LÉON                      E le galline?

AUDUBON            Come, le galline?

LÉON                      E i minatori!

AUDUBON            Certo, cosa, i minatori?

LÉON                      Mio caro Wilson, le vacche fanno vitelli, le galline fanno uova e i minatori estraggono carbone.

AUDUBON            Ma…ma…è così grave?

LÉON                      Oddio, in tempi normali, certo, non è grave, poiché si mette in giuoco la legge della domanda e dell’offerta, lei capisce…

AUDUBON            (non ci capisce niente ma non vuol farlo vedere). Ah! Certo, la legge della…perfetto. Si mette in giuoco…così… (Imita il movimento dell’altalena).

LÉON                      Ma niente affatto…così. (Imita il movimento di una fisarmonica). Ma, a parte il fatto che al momento attuale un simile intervento non è possibile, si verifica anche la circostanza particolarmente spiacevole della presenza concomitante di tutti questi fattori.

AUDUBON            (del tutto sperduto). La prego…hem!...non sono molto versato in simili materie…se lei mi fornisse qualche altro elemento. Io, non è vero…insomma…sono un soldato…

LÉON                      È vero. Mi deve scusare. (Sorride comprensivo).Non mi accorgo mai di lasciarmi trascinare dalla terminologia della mia vecchia professione…

AUDUBON            Già, lei era…

LÉON                      Ero il titolare della rubrica finanziaria su «L’Aurore». In breve, per riassumere la situazione, al momento attuale stiamo attraversando una crisi di sovrapproduzione. In tempi normali, quando la produzione agricola aumenta, si fa in modo che la produzione industriale diminuisca; in conseguenza di ciò, i prezzi agricoli ribassano e i prezzi industriali aumentano; a questo punto si concedono sovvenzioni agli agricoltori, che in questo modo possono aspettare a vendere e mantenere alti i prezzi; contemporaneamente si aumentano i salari industriali, per permettere agli operai di approfittare dell’abbondanza; le sovvenzioni concesse agli agricoltori vengono da loro impiegate nell’acquisto di prodotti industriali; e i superprofitti così realizzati dagli industriali ci ritornano sotto forma di contributi, di tasse sulla produzione e di ammende di vario tipo comminate dalle brigate di controllo del ministero. Il cerchio si chiude e tutti sono felici e contenti.

AUDUBON            (che nonostante tutto non ha capito un’acca. Con tono definitivo). E i militari al solito fanno le spese di tutto!

LÉON                      Ma niente affatto, Wilson, non più di tutti gli altri funzionari. Non sia amaro. Le ho esposto alcuni metodi per riequilibrare i bilanci che vengono praticati da anni; e che io sappia, i militari non si sono mai lamentati dei crediti che in fin dei conti vengono sempre loro accordati.

AUDUBON            Non dico più niente. Ma non vedo ancora dove risiede la gravità della situazione attuale.

LÉON                      Ma, Audubon, è pauroso. Nel momento attuale, la produzione agricola è in aumento contemporaneamente alla produzione industriale. Lei capisce che non c’è modo di riequilibrare niente in queste condizioni.

AUDUBON            Si potrebbe fucilare qualcuno dei caporioni?

LÉON                      Ma no, ma no, Audubon, sarebbe un palliativo momentaneo. Bisogna piuttosto incanalare questa produzione, trovarle nuovi sbocchi.

AUDUBON            I consumatori, forse?

LÉON                      I consumatori, certo, ma è pericoloso abituarli all’abbondanza. Pericoloso e malsano. L’abbondanza rammollisce, Audubon. Una nazione, per conservarsi sana, ha bisogno di privazioni. Però è sulla via giusta. Si sforzi ancora. Vediamo, qual è il consumatore ideale?

AUDUBON            (si illumina, poi) L’esercito!

LÉON                      Ecco! L’esercito offre dei vantaggi assoluti; infatti sono i consumatori che pagano l’esercito, Audubon, ma è l’esercito che consuma. Da cui uno squilibrio permanente che è la condizione necessaria per poter riequilibrare. Perché non si può riequilibrare se non c’è squilibrio, è palmare!

AUDUBON            (con ammirazione). Vede, noi uomini d’arme abbiamo la tendenza a minimizzare le vostre capacità, di voi uomini di stato…ma ciò chemi ha appena detto…è molto abile.

LÉON                      Lei è troppo gentile.

AUDUBON            No, no…insisto nel dire che è molto abile. Ancora un po’ d’anisetta?

LÉON                      …che al contrario non è molto forte…ma, in mancanza del pastis… (Gli porge il bicchiere)

AUDUBON            (bloccandosi bruscamente). Ma Léon! In conclusione…Lei non vorrà dire!...

LÉON                      Sì. La guerra.

AUDUBON            La guerra.

Audubon molla il bicchiere e cade affranto su una poltrona.

LÉON                      Su…su…coraggio…Wilson! Insomma…

AUDUBON            Ah!...Léon…non è possibile…ah! Presto…un po’ d’orzata…là… (Léon si gira e gli dà il bicchiere d’anisetta. Audubon lo beve d’un fiato e fa schioccare la lingua).Ah!...era quello che ci voleva…

LÉON                      (beve). Allora! Alla sua salute, vecchio mio… (beve). Che schifo! Ancora quella sua orazata! E lei ha bevuto la mia anisetta.

AUDUBON            Ah! Pazienza!...crepi l’avarizia! Con questa guerra mi ha proprio sconvolto. Non bisogna scherzare su certi argomenti…insomma!

LÉON                      Ma io non scherzavo affatto, Wilson.

AUDUBON            Non ci credo! Sto sognando!

LÉON                      (con freddezza). Mio caro amico, lei non è affatto divertente.

AUDUBON            Neanche lei!

LÉON                      I produttori contano su di lei. Bisogna guardare la realtà in faccia ed assumersi le proprie responsabilità.

AUDUBON            Se è per questo, un generale non è responsabile di una guerra. Prova ne è che sono sempre i civili a dichiararla.

LÉON                      Ma di che cosa ha paura? Avrà cinque milioni di commercianti dietro di lei.

AUDUBON            Sì! Ma davanti? Un mucchio di individui con fucili, cannoni, sciabole, e lei tutto questo lo trova spiritoso.

LÉON                      Ma insomma, fare la guerra è il suo mestiere, per Dio!

AUDUBON            Il mio mestiere è fare il generale, e non è affatto divertente in quelle condizioni, mi creda. Certo in tempo di pace tutto fila liscio: un avanzamento di grado regolare, senza fretta, non si rischia di vedersi pestare i piedi da giovanotti soltanto perché si sono battuti o idiozie simili!...ma in tempo di guerra, con gli effettivi che cambiano continuamente, il disordine, e tutto il resto! Oh, è una seccatura tremenda, glielo giuro.

LÉON                      Ma dietro di lei ci sarà il paese intero!

AUDUBON            Poco fa c’erano soltanto i commercianti, ora c’è il paese intero. Ma, mi dica un po’…nelle ultime elezioni non c’è forse stato il 75 per cento di astensioni?

LÉON                      Tanto meglio! Chi tace acconsente!

AUDUBON            Vuole che le dica una cosa, lei è matto.

LÉON                      Mi passi l’anisetta.

AUDUBON            Non c’è più.

LÉON                      E allora mandi la sua ordinanza a prendere una bottiglia di pastis! (Audubon sta per protestare). Pago io.

AUDUBON            (chiama). Robert!

Robert entra.

Scena quarta.

Robert, Léon, Audubon.

ROBERT                 Agli ordini, generale.

LÉON                      Robert, ecco 300 palanche, scendi a comprare una bottiglia di pastis.

ROBERT                 Ne costa 800, di palanche, signor presidente.

LÉON                      Oh! Quante storie! Siete proprio tirchi, tutti e due! C’è proprio gusto a votarvi dei crediti! (Aggiunge un pezzo da mille e riprende le trecento).Ecco 1000 franchi, e riporta il resto.

ROBERT                 Certo, signor presidente del Consiglio.

Robert esce.

Scena quinta.

Léon, Audubon.

LÉON                      Allora, dove eravamo rimasti?

AUDUBON            Io le ho dato del pazzo, ad a maggior conferma delle mie parole, lei mi ha chiesto ancora un po’ di anisetta.

LÉON                      La sua nauseabonda anisetta.

AUDUBON            Lasciamo stare l’anisetta. Io affermo che lei ha perduto la testa. D’altra parte non si può amare la guerra a meno che non si abbia qualcosa di deviante dal punto di vista sessuale.

LÉON                      E neanche la pace, soprattutto quando si è generale.

AUDUBON            (esasperato). Ma insomma, si vuol rendere conto che è pericoloso! Nell’ultima guerra si è dato anche il caso di generali uccisi!

LÉON                      Erano generali tedeschi.

AUDUBON            Ma ora siamo alleati con i Tedeschi. E poi ci sono stati generali prigionieri, come Giraud, cosa che non era mai successa! E Darlan è stato ucciso, e a Esteva e a Gamelin sono successe cose turche…certo Gamelin, lui è riuscito a cavarsela, ma insomma non è più una sinecura fare il generale. Bisogna pagare di persona, per così dire.

LÉON                      Andiamo, andiamo! Molti generali se la sono cavata benissimo. Pensi a Juin, per esempio. In ogni modo è essenziale che lei mi dia il suo assenso oggi stesso.

AUDUBON            E allora io le dico che c’è una sola cosa essenziale, quando è in giuoco la vita di un militare. Un militare di carriera, naturalmente. Procedere con i piedi di piombo! Prenda il 1914. Ecco una guerra come si deve. Trincee! Il tempo non mancava, allora, nessuna precipitazione! E poi c’erano le retrovie, le ragazze dei paesi alleati…Eh, non si riuscirà mai a far qualcosa di meglio della guerra del ’14.

LÉON                      Cosa faceva lei, nel ’14?

AUDUBON            Ero aiutante di campo del generale Robert, al Quartier Generale. E lo rimpiango quel tempo, glielo giuro.

LÉON                      Ed io le giuro che quando si viene a proporle una guerra, ce ne mette del tempo a decidersi, lei!

AUDUBON            Non mi sovviene l’esempio di un sol generale che abbia spinto il proprio paese a entrare in guerra. Prenda chiunque. Toh, Gamelin, per esempio. L’aveva ben detto, anche lui.

LÉON                      E Bonaparte, allora?

AUDUBON            Bonaparte? Tante grazie, era un corso, lui! Gli faceva un baffo, a lui, che i Francesi andassero a combattere! Non vorrà sostenere che sono stati soldati corsi ad invadere la Russia nel 1812?

LÉON                      Sta dicendo idiozie!

AUDUBON            Che m’importa! D’altronde in questa epoca, in cui tutti spremono profonde riflessioni, dire idiozie è il solo modo per provare di avere una mentalità libera e indipendente.

LÉON                      (alzandosi). Sono stufo di perdere il mio tempo. Il progetto è già stato votato. Io volevo fare appello alla sua ragionevolezza, ma poiché è un’impresa disperata, consideri ciò che ho detto un ordine.

AUDUBON            Un ordine?

LÉON                      (secco). Un ordine. Da parte della nazione.

AUDUBON            (rallegrandosi). Ma in questo caso, è tutt’altra cosa! Lei è disposto a coprirmi?

LÉON                      Naturalmente.

AUDUBON            (con tono molto naturale). Allora, d’accordo. Per quando?

LÉON                      Prima è meglio è.

AUDUBON            (con sollecitudine). Perfetto. (Entra Robert). Conti su di me.

Scena sesta.

Robert, Audubon, Léon.

AUDUBON            Ah, eccoti! Stappa questo pastis! Dobbiamo brindare! Fai in fretta, pezzo d’asino!

LÉON                      Da questo momento lei si incarica di tutto?

AUDUBON            Lei mi copre in tutto?

LÉON                      Naturalmente.

AUDUBON            (sicuro di sé). Allora mi incarico di tutto.

ROBERT                 Pronto il pastis, generale!

AUDUBON            Dammene un bicchiere! (brindano). Bevi con noi, soldato! (Robert si versa da bere).Alle nostre vittorie! (Beve e quasi soffoca con orribili smorfie; Léon e Robert gli battono la schiena).

LÉON                      Non così di colpo!

AUDUBON            È potente, questo prodotto! (Porge il suo bicchiere). Ancora un bicchiere, Robert. (Ingolla con grande naturalezza un secondo bicchiere).

LÉON                      Bravo! Così va bene!

AUDUBON            Sì…andrà tutto bene. (A Robert) Beh! Cosa c’è ancora?

ROBERT                 Il resto, generale.

AUDUBON            Tieni pure.

LÉON                      Ma veramente…

AUDUBON            Non sia meschino, via! È la guerra!

LÉON                      (brontolando). Comincia a costarmi un po’ cara!...

AUDUBON            Ed ora, le devo chiedere di lasciarmi lavorare.

LÉON                      Esaminerà la situazione con i suoi colleghi?

AUDUBON            Senza por tempo in mezzo!

LÉON                      Finalmente! (Si alza). Il mio cappello, Robert.

ROBERT                 Subito, signor presidente del Consiglio. (Corre a prendere il cappello e il cappotto).Se il signor presidente del Consiglio permette che l’aiuti…

Audubon intanto si è isolato sulla sinistra nella posa di Napoleone, con aria assente.

LÉON                      Robert! (sottovoce) Rendimi quelle 200 palanche, non ho spiccioli per il taxi. (Gli fa segno di tirar fuori i soldi).

ROBERT                 (a voce altissima). Ha detto, scusi, signor presidente?

Audubon ha un soprassalto e si avvicina ai due.

LÉON                      Niente, niente! Arrivederci!...

AUDUBON            Arrivederci!

ROBERT                 Da questa parte, signor presidente del Consiglio.

Scena settima

AUDUBON            (da solo). La guerra! Che tipo! Come se non avessi niente altro da fare! (Passa accanto al tavolino su cui si trovano i bicchieri e la bottiglia. Si versa rapidamente un bicchiere, con aria furtiva, e lo ingolla con altrettanta rapidità). Niente male. (Guarda l’etichetta).Con un po’ d’acqua ha quasi lo stesso colore dell’orzata. (Afferra la bottiglia e la nasconde nel suo armadio, poi torna al tavolo. Riprende un bicchiere, esita, butta già un altro sorso e ritorna).Mamma!...mammina!

LA MADRE            (voce di quinta). Mi chiamate?

Scena ottava

Audubon, sua madre.

AUDUBON            Mamma, vorrei chiedervi una cosa.

LA MADRE            Ma certo, figlio mio. Sarò felice di accordarvela, purché si tratti di un desiderio ragionevole.

AUDUBON            Ecco, mamma, vorrei invitare qualche amichetto questa sera. Posso farlo?

LA MADRE.           Sono giovani ben educati?

AUDUBON            Oh sì, mamma. Sono tutti generali. Sono, direi, molto ben educati.

LA MADRE            Se si tratta di giovani come si deve, Audubon, non c’è ragione che io rifiuti il permesso. Invitate i vostri amichetti a merenda.

AUDUBON            Posso sperare, mamma, che ci farete un dolcetto? Un millefoglie?

LA MADRE            (con indulgenza). Ah! Me l’aspettavo. Adesso abusate della mia bontà.

AUDUBON            Oh! Come siete buona, mamma.

LA MADRE            Ma ditemi piuttosto, perché questa riunione?

AUDUBON            Oh, soltanto per chiacchierare un po’, ritrovarsi tra amici.

LA MADRE            Voi mi nascondete qualcosa, Audubon. (Annusa l’aria). Venite un po’ qui. (Egli si avvicina). Fate sentire l’alito! (Audubon espira leggermente). Più forte! (Le soffia proprio sulla faccia).Oh! Che orrore! (Lo schiaffeggia violentemente). Avete bevuto! Puzzate di assenzio!

AUDUBON            (piagnucolando). Ma mamma, io non volevo…è stato Plantin!...

LA MADRE            Plantin? Intrattenete rapporti con un Plantin, voi?

AUDUBON            Léon Plantin, il presidente del Consiglio…

LA MADRE            La sua funzione non vi scusa di simili frequentazioni! Il suo nome puzza di plebe!

AUDUBON            È venuto poco fa, mi ha fatto bere, mi ha quasi forzato, e poi mi ha obbligato a fare la guerra.

LA MADRE            Come? E voi avete accettato?

AUDUBON            Era un ordine, mamma.

LA MADRE            Ci sono ordini che non si accettano.

AUDUBON            Non potevo fare altrimenti.

LA MDRE               E questo individuo vi ha anche fatto bere questo ignobile beveraggio?

AUDUBON            Sì mamma. Ma io non volevo, mamma, e lui mi ha quasi costretto.

LA MADRE            Bella roba! Ed io che sono così buona da permettere di ricevere qui i vostri amichetti.

AUDUBON            Ma, mamma, è il governo che…

LA MADRE            Il governo! Il governo! Vi occorre una lezione, signorino. Siete stato cattivo. Per punizione, niente millefoglie.

AUDUBON            Oh! Mamma, però…

LA MADRE            E poi cos’è questa guerra dove andrete a sciuparvi tutte le vostre uniformi?

AUDUBON            Oh! Ma io non uscirò molto, sapete…sono i soldati che combattono…

LA MADRE            Insomma non vi si può lasciare solo cinque minuti senza che vi cacciate a capofitto in qualche losco affare. Audubon, oggi mi avete molto addolorata. Ricevete pure i vostri amici per questa volta, ma se simili stravaganze si ripeteranno, verrete punito severamente.

AUDUBON            Sì mamma. Posso telefonare ai miei amici?

LA MADRE            Servitevi pure del telefono, se volete. Ai miei tempi, si inviava l’ordinanza  a portare gli inviti.

AUDUBON            Robert non vorrà farlo. Lo manderò a comprare un po’ di biscotti.

LA MADRE            Siete debole in modo ridicolo nei confronti di quel ragazzo. (Esce).

Scena nona

Audubon, poi Robert.

AUDUBON            Robert! Robert! Che fastidio! La mamma non vuol fare il millefoglie, così ora mi toccherà comprare un po’ di pasticceria, pagandola di tasca mia. (Alza le spalle).E va bene. Oh! Mi viene un’idea. (Entra Robert). Robert!

ROBERT                 Sì, signor generale!

AUDUBON            Dovresti scendere a comprare un paio di etti di pasticcini secchi. Di quelli non troppo cari. Quelli rotondi, sai, con un buco in mezzo.

ROBERT                 Bene, signor generale. Il signor generale può darmi il denaro?

AUDUBON            Paga tu poi ti rimborserò.

ROBERT                 Il fatto è che sono all’asciutto, signor generale.

AUDUBON            Come? E il resto che ti sei tenuto poco fa?

ROBERT                 Non ce l’ho più…mi è stato prelevato. L’avevo lasciato sul tavolo di cucina; è stata la signora.

AUDUBON            Esageri…avresti potuto dividerlo con me.

ROBERT                 È vero, signor generale. Non è stato gentile da parte mia. Se il signor generale lo vuole, posso prelevare qualcosa dai miei risparmi.

AUDUBON            Oh! Sei veramente troppo gentile…

ROBERT                 Ma, se il signor generale non ci tiene…

AUDUBON            Sì, accetto. È una tale gentilezza. Va’ in fretta.

ROBERT                 Agli ordini, signor generale.

Robert esce.

Scena decima

AUDUBON            (solo). Ecco come ci si fa amare dai propri uomini. (Si avvicina al telefono). Telefoniamo agli amici…cinque…quattro…tre…nove…pronto? Pronto?...è lei d’Isigny? Parla Wilson…molto bene, mio caro, e lei?...ecco, volevo chiederle di venir qui da me tra poco…oh! Una cosetta semplice, ci sarà qualche amico…e prenderemo il tè…

Sipario.


Quadro secondo

L’azione si svolge nella stessa stanza della scena precedente, oppure, nella sala da pranzo della famiglia Pétardière. In questo caso si tratta di un interno disgustosamente borghese con molti ritratti zuavi alle pareti.

Audubon, indaffarato, sta preparando la tavola per la merenda. Vi dispone un vaso da fiori bruttissimo.

Si sente suonare il campanello.

Scena prima

AUDUBON            Robert! Vuoi aprire?

ROBERT                 (fuori scena). Vado subito, signor generale.

Rumore di voci in quinta. Entra in scena, accompagnato da Robert, il generale Dupont d’Isigny.

Scena seconda

Dupont, Audubon.

DUPONT                 Mio caro Wilson!

AUDUBON            Mio caro d’Isigny!

DUPONT                 Dupont d’Isigny! Se la cosa non la disturba, la prego di chiamarmi con il mio nome per intero. Oppure tolga pure tutto e non mi rivolga più la parola.

AUDUBON            Mi creda, non avevo affatto l’intenzione di…

DUPONT                 (con freddezza). Questo non ha affatto importanza…! (si guarda intorno). È grazioso, qui! Sistemato in una maniera deliziosa!... (a parte) Che orrore!

AUDUBON            È mia madre che si occupa di tutto in modo veramente ammirevole. C’è in lei una tale ansia di sacrificio…!

DUPONT                 Ah! Le madri! Ecco le vere compagne dei guerrieri!

AUDUBON            Come è giusto ciò che lei dice! Quanta profondità in questa affermazione, anche se può non sembrare…

DUPONT                 (un po’ offeso). Ma a me sembra che sembri…

AUDUBON            Ma si accomodi! Un dito di anisetta?

DUPONT                 Credo che sia più gentile aspettare gli altri…

AUDUBON            Del resto non dovrebbero tardare… (tendono l’orecchio). No!... (suono di campanello). Sì!...

I DUE INSIEME    Eccoli qua!

Robert fa passare i generali Laveste e Juillet.

Scena terza

Audubon, Dupont, Laveste, Juillet.

AUDUBON            Miei cari amici!...che puntualità!

DUPONT                 (irritato) Allora io ero in anticipo!

LAVESTE               Ma no, siamo noi in ritardo!

AUDUBON            Mio buon Dupont, lei è troppo suscettibile!

DUPONT                 Il mio nome è Dupont d’Isigny. (Accentua molto le due d).

LAVESTE               Felice di conoscerla! Lenvers de Laveste!

JUILLET                 Juillet! Felicissimo!

Si stringono le mani.

AUDUBON            Bene, bene, eccoci qua al completo! Se siete d’accordo, potremmo fare merenda. Prego, accomodatevi!... (Tutti si siedono). Ognuno, prenda il posto che vuole. Niente formalità!

JUILLET                 Mmm! Quante buone cose vedo! Come resistere alla tentazione!

AUDUBON            Nonostante tutto mia madre ha preparato un dolce. Ma ho dovuto faticare per convincerla. Era proprio arrabbiata con me perché mi aveva sorpreso mentre stavo bevendo del pastis… (ride, piuttosto contento di sé) …sono proprio un tipaccio!

LAVESTE               Oh! Non è affatto una bella cosa! (Sottovoce a Juillet) Ma è proprio un deficiente?

JUILLET                 (sottovoce) Oh! Qualche lato buono ce l’avrà pure. (a voce alta) Ma, mio caro Audubon, lei ci ha qui riuniti per metterci a parte di una grande novità. È ancora troppo presto per dircela?

AUDUBON            Oh, facciamo prima merenda.

DUPONT                 Ma noi friggiamo di impazienza.

LAVESTE               Ma guarda! Lei dice, «friggiamo» ed io invece dico «bolliamo»!

DUPONT                 Cosa bolliamo?

LAVESTE               Dico «bolliamo d’impazienza».

JUILLET                 Ma guarda! Io invece dico «ardiamo d’impazienza»!

AUDUBON            Ebbene, friggiamo, è come dire cucinare in padella, bolliamo, è come un bel bollito, e ardiamo è alla griglia!

DUPONT                 (stupefatto, a parte) Non capisco più niente! Costui è completamente idiota!

JUILLET                 Ciò non toglie, mio caro Audubon, che io «mi rodo» d’impazienza…

LAVESTE               Come, adesso lei si rode!

JUILLET                 Eh già, questa discussione culinaria mi fa venire fame.

AUDUBON            Sentite, prima di venire al nocciolo, niente ci impedisce di fare due chiacchiere da salotto! Ci vediamo così raramente! Approfittiamone per fare un po’ di conoscenza! Dopo tutto è la prima volta che il Quartier Generale si riunisce. Tanto per cominciare, ci dovremmo chiamare tutti per nome, sarebbe più carino. (A Laveste) Qual è il suo?

LAVESTE               Michele.

AUDUBON            Oh, delizioso.

LAVESTE               (con modestia). È il protettore dei guerrieri.

AUDUBON            Questo è l’unico neo, ma è delizioso! (A Juillet) E lei, mio caro?

JUILLET                 (tetro). Filippo.

Tutti balzano in piedi.

CORO DI TUTTI    Onore al coraggio sfortunato!

Si risiedono.

LAVESTE               (nostalgico). Ah! Dove è finito il tempo in cui tutti potevano ancora sperare di fregiarsi di sette stellette senza finire in prigione?

JUILLET                 Eh sì! A noi razionano le selle, mentre la più povera coppia di innamorati può averle tutte nel cavo della mano.

TUTTI INSIEME    Oh! Sublime!

Che parole incantevoli!

Lei è un poeta!

JUILLET                 Oh, non è niente; da sei anni sto traducendo in alessandrini il manuale di addestramento militare superiore e allora…

AUDUBON            Filippo, mio caro, dicendole che con le sue foglie di quercia certo si intrecciano lievi foglie di poetico alloro, credo proprio di riassumere l’opinone…generale!... (ride).

TUTTI INSIEME    Squisito!

Detto benissimo!

Che spirito sottile!

AUDUBON            Siete troppo gentili. (A Dupont) E qual è il suo nome, caro Dupont d’Isigny?

DUPONT                 Ahimè!...il mio nome mi piace poco…mi chiamo Giorgio.

LAVESTE               Ma come! San Giorgio e il drago…

JUILLET                 La cavalleria di San Giorgio…!

AUDUBON            Vede quanta gente ai suoi ordini!

DUPONT                 Non mi basta. Il mio orgoglio è smisurato. (Ride). Oh! Non lo nascondo affatto. In fondo è il mio fascino. Ma avevo un’idea folle. Avrei voluto chiamarmi Dio! (Gelo generale. Chi assume un’aria distaccata, chi imbarazzata, chi di disprezzo).

AUDUBON            Ma Dupont…

LAVESTE               Lei si spinge forse un po’ troppo oltre…

JUILLET                 In fondo non siamo mica dei macellai…

DUPONT                 (irritato). Allora non dico più niente.

AUDUBON            Via, via, non ci mettiamo a litigare. (Offre i pasticcini). Mangiamo qualcosa piuttosto. (Rumore di ganasce al lavoro e gorgoglio di liquori). Anisetta, Michele?...Anisetta, Giorgio?

LAVES. e JUILL.   Volentieri.

Con piacere.

AUDUBON            Andiamo, Dupont d’Isigny, beva con noi e non tenga il broncio…

DUPONT                 (immusonito). Non «tengo il broncio». Ho il muso lungo.

JUILLET                 Allegria, allegria! Io conosco un indovinello. (A Audubon) Posso dirlo?

AUDUBON            Non sarà mica volgare?

JUILLET                 Ma no! Certo. (Ride). Ma vi darà filo da torcere!

LAVESTE               Allora sentiamo, presto!

JUILLET                 Sono pronto, ma non vorrei annoiare nessuno.

AUDUBON            La prego, se è nei limiti della correttezza, saremo felici di sentirlo!...

JUILLET                 Ah! Ora mi sento imbarazzato, è ridicolo.

TUTTI INSIEME    Ma via, ce lo dica.

Coraggio, sentiamo.

Non si faccia pregare.

JUILLET                 Ebbene, ecco qua. Bisogna trovare una parola di cinque lettere con una m all’inizio, una r in mezzo ed una a alla fine, che ricorda un gran generale. (Silenzio glaciale). Oh!...adesso mi vergogno…!

AUDUBON            Certo…mio caro, devo dire…lei fa parte della rude cavalleria, certo, ma ci sono dei limiti anche per i cavalli…

JUILLET                 (esplodendo). Oh! Accidenti!...non lo volevo dire. Sapevo che non vi sarebbe piaciuto. Insomma è una parola che ricorda la vittoria del generale Joffre, cioè la Marna…

LAVESTE               Ah! Era questa! Ma è delizioso! (Dupont impallidisce e rimane a bocca spalancata).

AUDUBON            Notevole, vecchio mio. Notevole. E di gusto…! Ma il suo bicchiere è vuoto, prenda ancora un po’ di anisetta…

JUILLET                 Grazie. (Beve).

AUDUBON            (agli altri) Ancora un pasticcino? Un dito di anisetta? Giorgio? No? Michele? Veramente?

TUTTI INSIEME    Basta così.

Grazie.

Siamo proprio sazi.

AUDUBON            (poggia sul tavolo il tovagliolo e allontana un po’ la sedia). Bene, ora che ci siamo un po’ rifocillati, parliamo di cose serie.

JUILLET                 Finalmente.

LAVESTE               Morivo d’impazienza…

DUPONT                 Senti! Ora «muore» lei!

JUILLET                 Muore! È divertente!

AUDUBON            Allora, ecco qua! (si fa silenzio). Poca fa è stato qui Léon Plantin.

DUPONT                 (secco). Mio caro, lei ha delle relazioni quanto meno singolari.

AUDUBON            Non sono stato certo io a cercarlo, mi deve credere. Tuttavia non ci si può nascondere che attualmente egli è il presidente del Consiglio.

JUILLET                 (con tono leggero). Non durerà.

AUDUBON            Lo credo anch’io, soprattutto dopo quello che mi ha proposto. (Ridacchia). Non andrà certo molto lontano. In una parola, Léon Plantin vuole la guerra. (Tutti balzano in piedi).

TUTTI INSIEME    Ma è pura follia.

AUDUBON            Sì, certo.

DUPONT                 È stata proprio una saggia decisione mangiare prima.

LAVESTE               Una notizia come questa è capace di togliere l’appetito. Ma le ha almeno detto perché?

AUDUBON            Figuriamoci. Mi ha contato delle storie che non stanno né in cielo né in terra. In poche parole, credo che la chincagliera si venda male.

LAVESTE               Ma è semplice, non c’è che da vendere altre cose…

AUDUBON            Il resto si vende altrettanto male.

JUILLET                 È proprio insopportabile, siamo sempre noi a dover rimettere insieme i cocci. E lui giuoca sul velluto, il suo Plantin.

AUDUBON            Credo che anche il velluto tiri male quanto il resto.

LAVESTE               Ma è veramente spiacevole; non c’è niente che disorganizzi un esercito come una guerra.

JUILLET                 Si potrebbe forse farne una breve!

AUDUBON            Plantin diventerebbe furibondo. E poi una guerra breve… Si salverebbe un mucchio di sbarbatelli che dopo ci pesterebbero i piedi…no! Se è da fare, tanto vale farne una vera! Del resto, lo sapete, ho fatto di tutto per farlo ragionare.

DUPONT                 Non possiamo accettare. Un po’ di serietà, Wilson! Bisogna convincere Plantin. Gli telefoni.

AUDUBON            È impossibile. Si è intestardito. Se volete un consiglio, cercate di non aver a che fare con lui, se non volete farvi scoppiare il cervello con un mucchio di teorie economiche assolutamente fumose…io non ci ho capito niente.

JUILLET                 Io mi rifiuto. Niente guerra.

LAVESTE               Niente guerra…

DUPONT                 Sono della stessa opinione. Niente guerra.

AUDUBON            (si alza). Signori, è un ordine!

Silenzio mortale.

JUILLET                 Lei si assume tutte le responsabilità?

AUDUBON            Tutte.

LAVESTE               Ah, in questo caso, d’accordo. (Tutti fanno segno di approvare). Ma è pur sempre una scocciatura. Mi dia un po’ di anisetta, mi sento un po’ scosso.

AUDUBON            Ho di meglio. (Con tono misterioso) Pastis! (Si alza e va a prendere la bottiglia).

JUILLET                 Ottima idea!

DUPONT                 Lei sta facendo dei progressi, mio caro Wilson. (Ridacchiando) Ancora due o tre guerre e lei sarà un vero soldato.

AUDUBON            Sempre caustico lei, Dupont! (Versa il pastis). Quanta acqua? Va bene così? (Gli altri lo fermano al punto giusto. Audubon si serve e si risiede). Signori, vi devo rivolgere una preghiera; non parlate di ciò a mia madre.

JUILLET                 Della guerra? Ma certo!

AUDUBON            No, non della guerra, la guerra non è grave e comunque risolverò io la cosa con mia madre: non parlate del pastis. (Imbarazzato) Mi proibisce di berne. (Con civetteria)Ma io lo bevo di nascosto. Sono una vera peste, vi dico.

DUPONT                 (a parte) Mi sbagliavo, è completamente idiota.

LAVESTE               Ma, mi dica, ha già provveduto a tutto?

AUDUBON            Ecco…i dettagli, non è vero, penserete voi a definirli…, ci mettiamo d’accordo sulle grandi linee…ma c’è un problema che si pone immediatamente: su che cosa possiamo contare?

JUILLET                 Come su che cosa?

AUDUBON            Su quali effettivi, voglio dire! Quante divisioni avete pronte? Sentiamo, lei Dupont, il suo corpo di armata?

DUPONT                 Ecco…lei mi capisce, una divisione è pur sempre qualcosa di elastico…! Per quanto mi riguarda…hem…dovrei avere un numero di divisioni oscillanti fra due e nove… E attualmente, considerando i congedi, le esenzioni, il giro di Francia e il resto, sarà grassa se in tutto fa dodicimila uomini.

AUDUBON            Per ogni divisione?

DUPONT                 Oh no! Complessivamente!

AUDUBON            Ahi! Ahi! Non è certo gran cosa… Ma insomma…con un po’ di tempo, si può sistemare la faccenda.

DUPONT                 Con un po’ di tempo, quanto, a proposito?

AUDUBON            Ah io non lo so, è una faccenda che riguarda voi. Dopo tutto siete voi il Gran Quartier Generale, credo. In ogni modo, prima è meglio è, ha detto Plantin.

LAVESTE               I manifesti sono pronti?

JUILLET                 Quali manifesti?

LAVESTE               Ma quelli della Mobilitazione Generale.

AUDUBON            Ah già! I manifesti! C’è anche questo! È una barba! Oh, devono essercene di pronti.

DUPONT                 I manifesti sono necessari.

AUDUBON            Inoltre i manifesti permetteranno di completare gli effettivi.

LAVESTE               Ceto ma si tratta sempre di dilettanti. Ah, che scocciatura questa guerra. Un po’ di pastis!

AUDUBON            (a Laveste) Ma lei, Laveste, in questo momento che cosa ha a disposizione?

LAVESTE               Oh, non ha importanza, io mi posso sempre arrangiare. Lei capisce, l’aviazione è comunque secondaria.

AUDUBON            Non c’è dubbio. Si ha un bel dire, ma la fanteria è sempre la fanteria e gliela farà vedere, per Dio! Oh! Ma che cosa sto dicendo! (Prende la bottiglia). Ancora un giro, amici? (Gli altri accettano). E lei, Juillet, con i suoi carri, come va?

JUILLET                 I miei carri armati? (Sghignazza). Eh! Stanno bene, grazie! Sempre nello stesso stato. Tutti arrugginiti.

AUDUBON            Ma come, sono sempre gli stessi?

JUILLET                 Sì, quelli che sono stati recuperati nel ’45, sulle spiagge. Ci sono dei prototipi, naturalmente, ma stiamo aspettando di vedere cosa fanno gli altri. In ogni modo, al momento non c’è un solo carro che possa resistere alle armi anticarro, allora non vale la pena di prendersela. Quelli vecchi andranno benissimo…e niente spese inutili. Poi bisognerà sentire gli industriali, tanto sono loro che decidono.

AUDUBON            (ottimista). Insomma, la situazione non si presenta peggiore del solito.

DUPONT                 Certo! Direi persino che si presenta buona come al solito.

AUDUBON            D’altra parte tutto dipende da un buon addestramento! In fin dei conti è la fanteria che decide le sorti di una guerra e, grazie a Dio, i sergenti francesi sono un’istituzione che ogni esercito ci invidia. (Si frega le mani). Ed ora, dopo aver esaminato le linee essenziali, bisognerebbe forse scendere un po’ ai particolari. Nei confronti della gente ci troveremo in una situazione delicata…voi capite, una guerra, se ne sono già fatte così tante che la gente non presta più la dovuta attenzione. Bisognerebbe trovare qualcosa di nuovo, un modo originale di presentare l’avvenimento… Insomma la propaganda ha la sua importanza.

JUILLET                 Per questo possiamo contare sui giornalisti. Ci sostengono sempre. Ci hanno sempre riservato grossi titoli. Del resto, gli fa comodo. Così scrivono meno.

AUDUBON            Non dico di no, ma bisogna anche dire che non li legge nessuno; del resto raccontano sempre balle. No! Quando dico propaganda non mi riferisco ai giornali. Quello che ci vuole è un po’ di pubblicità a pagamento. Bisogna interessare la gente… Ci vuole un’idea!

DUPONT                 In ogni caso un fatto rimane fondamentale, ed io vorrei assicurarmi che lei sia dello stesso parere: ecco, penso che bisogna in tutti i modi essere appoggiati dall’Arcivescovado.

LAVESTE               Su questo non ci sono dubbi.

JUILLET                 È un fatto decisivo.

DUPONT                 Certo! Sono i soli che abbiano ancora un po’ di credito; sono talmente pieni di soldi che a nessuno può venire in mente che siano dei venduti. Piuttosto sono loro che comprano. E questo fa acquistare autorità agli occhi della gente. Dovete credermi, non è la prima guerra che faccio: se l’Arcivescovado ci appoggia, il giuoco è fatto.

LAVESTE               Non si potrebbe invitarli a fare due chiacchiere? Lei conosce bene l’arcivescovo?

AUDUBON            Solo un po’ di pazienza, signori. Ho pensato già a convocarlo. Ma prima di venire doveva fare una commissione. Oh, una stupidaggine… Non crederete ma è impossibile trovare calzini viola dalle parti di Saint-Sulpice; se li comprano tutti i ragazzi di Saint-Germain-des-Prés… Così il povero Roland ha dovuto fare un salto a Versailles! Ma dovrebbe essere già qui… È in ritardo di cinque minuti sui miei pronostici… (Si alza e va alla porta).

DUPONT                 (a parte). È idiota, ma ha del mestiere.

LAVESTE               (a Juillet) Che cosa ne pensa?

JUILLET                 (indicando Audubon). Dal momento che si assume ogni responsabilità, per me fa lo stesso.

DUPONT                 È la sua guerra, giusto, non ci riguarda.

LAVESTE               Comunque di questi tempi ci sono pur sempre dei rischi. Pensate al povero Rommel.

JUILLET                 Eh sì, cosa vuole, è una grossa scocciatura, ma come si fa a far ragionare quel bruto di Plantin!

LAVESTE               Niente da dire, i civili sono la disgrazia dell’esercito.

DUPONT                 Non bisogna però nasconderci che in questa occasione Plantin rischia forte.

JUILLET                 Ma non dica assurdità. Tutti sanno rischiare, anche grosso, quando i rischi li corrono gli altri.

LAVESTE               Comunque siamo proprio scalognati!

JUILLET                 Eppure io credo che il nostro Audubon ce ne tirerà fuori. In ogni caso, caro Dupont, questa idea dell’Arcivescovado è certo abile.

DUPONT                 La ringrazio, ma io mi chiamo Dupont d’Isigny.

LAVESTE               Abile, indubbiamente! Ma non riesco a non pensare a Rommel. È una fissazione. Rimasi molto colpito allora.

DUPONT                 E ne è rimasto traumatizzato! Senta, dovrebbe consultare il mio medico, è bravissimo. Mi ha svuotato dei miei complessi in un soffio.

AUDUBON            (tornando dalla porta). Non può certo tardare. (A Dupont) Ma come, caro amico, lei ha dei complessi, lei, un soldato!

DUPONT                 Un complesso terribile. Si figuri che certe volte diventavo completamente nevrastenico. Oh! È stupido, ma ci si lascia influenzare. Comunque sia, soffrivo molto per la mia pederastia.

AUDUBON            Possibile? La faceva soffrire? Che cosa intende dire?

DUPONT                 Ebbene, mi vergognavo. Arrossivo per la strada, guardando i garzoni degli idraulici…sì, sempre gli idraulici. Perché, insomma, perché? Come si fa a cercare di scoprire cosa mai si nasconde nel fondo dell’anima di un uomo di spada?... Impresa impossibile, sembrava. Eppure il mio medico ci è riuscito, e da quel giorno sono completamente guarito.

JUILLET                 Ah, benissimo!

DUPONT                 Sì, non ho più un’ombra di vergogna d’essere pederasta. Ora mi sembra perfettamente normale.

Si sente un tremendo squillo di campanello.

LAVESTE               Hanno suonato!

AUDUBON            Grazie! È certo Roland! Vado a vedere. (Si allontana).

JUILLET                 Questa scampanellata così vigorosa ha qualcosa di rassicurante.

Voce di Audubon in quinta, che rimprovera Robert.

AUDUBON            (in quinta). Ma ti sembra questo il momento, imbecille! (Ritorna in scena). Quel cretino di Robert stava provando la sua sveglia.

LAVESTE               Che idea balzana! (A parte)Decisamente, in questa casa sono tutti idioti.

Risuonano dei colpi formidabili dalla porta.

ROBERT                 (in quinta). Vado, capo.

AUDUBON            Oh, questa volta non mi sposto!

Scena quarta

Gli stessi e monsignor Roland Tapecul.

ROLAND                Ma è proprio un deficiente il tuo cameriere!

AUDUBON            (alzandosi). Roland! Finalmente…permettimi di presentarti il mio Quartier Generale al completo: generale Lenvers de Laveste, generale Juillet, generale d’Isigny.

DUPONT                 Generale Dupont d’Isigny, se non le dispiace.

AUDUBON            Generale Dupont d’Isigny, mio caro amico mi deve scusare…o più esattamente Filippo Dupont d’Isigny.

JUILLET                 Ma no, io sono Filippo.

TUTTI                      (alzandosi in piedi). Onore al coraggio sfortunato.

AUDUBON            E questo è monsignor Roland Tapecul.

ROLAND                (molto all’americana). Chiamatemi Roland, ragazzi. (si siede). Cosa state bevendo?

AUDUBON            Pastis…

ROLAND                Perfetto! Lo stesso anche per me.

Audubon lo serve.

AUDUBON            Qualcuno ne vuole ancora? Coraggio, non tutti i giorni è festa! (gli allungano i bicchieri).

ROLAND                (beve). È proprio quello che ci voleva. Accidenti se Versailles è lontana!

JUILLET                 Ma immagino che vi sia andato in macchina, monsignore!

ROLAND                La prego, niente monsignore! Roland. Certo in macchina, ma l’autista dell’Arcivescovado guida come una vecchia ciabatta.

LAVESTE               Che macchina ha?

ROLAND                Oh! Un macchinone, una Talbot… Io avrei preferito una quattro cavalli, ma il mio pastorale non c’entra! D’altra parte noi prendiamo quello che ci offrono.

JUILLET                 Con una Talbot, Versailles è dietro l’angolo.

ROLAND                Ma le ho detto che il mio autista è un incapace. Non ha mai portato altro che suore. Ad ogni vecchia signora che traversa la strada, è una fermata.

DUPONT                 Comunque, eccola qua, ed ora potremo discutere un po’ di cose serie.

AUDUBON            Già, ti ho chiesto di venire perché questi signori ed io…ecco…abbiamo una piccola faccenda da risolvere e vorremmo il tuo consiglio.

ROLAND                Ma mi date troppa importanza, ragazzi miei… Immagino che possiate anche fare a meno della mia opinione!

AUDUBON            Ecco, più esattamente ci occorre la tua approvazione. Oh insomma è inutile girarci troppo intorno…Léon Plantin vuole la guerra.

ROLAND                Ma lo sanno tutti. È la sua mania.

AUDUBON            Ma la vuole davvero e subito. E naturalmente me la devo sbrigare io.

ROLAND                Mi dispiace proprio, vecchio mio…

AUDUBON            E poiché ho tutte le intenzioni di uscirne il più pulito possibile, vorrei avere qualche buona carta da giocare. È per questo che ti ho chiesto di venire. Per farla breve, qual è la posizione di Pio?

ROLAND                La posizione di Pio? Quindi la posizione della Chiesa? È molto chiara, come sempre. Gli elementi del problema sono i seguenti: da una parte c’è la buona causa, dall’altra la cattiva causa.

DUPONT                 Infatti, una volta tanto è molto preciso.

ROLAND                La nostra tesi è questa: la buona causa deve trionfare.

LAVESTE               Naturalmente.

JUILLET                 Certo. Notevole!

AUDUBON            E il nostro problema è risolto. (Un attimo di silenzio). Ma…come la si riconosce, la buona causa?

ROLAND                Dal fatto che trionfa, diamine!

JUILLET                 (con entusiasmo). Oh! Sublime!

ROLAND                Ma attenzione! (Beve). L’esperienza ci insegna che bisogna stare attenti a non confondere un trionfo apparente con un trionfo reale.

LAVESTE               (deluso). Ma allora…il problema si pone di nuovo…come si distinguono i due tipi di trionfo?

ROLAND                Col fiuto metro! (Si tocca il naso).

AUDUBON            Scusa?

ROLAND                È una questione di fiuto. Bisogna sentire da che parte tira il vento!

AUDUBON            Mi sembra un metodo quanto meno un po’ empirico!

ROLAND                Una pausa di riflessione di cinque o sei anni può considerarsi sufficiente a rivelare il vincitore reale! Inoltre a quel punto, anche se si sbaglia, si può sempre invocare il fatto che le condizioni sono cambiate.

AUDUBON            Ma riassumendo, cosa ne penserà Pio?

ROLAND                Statemi a sentire. Fatela comunque questa guerra, e tutti si aggiusterà in un modo o nell’altro… Qualunque cosa capiti da principio, io vi appoggio. Se le cose si mettono male, lui mi sconfessa…e allora? Non perderò certo per questo la mia porpora, la Chiesa non è responsabile degli errori umani…

AUDUBON            Roland, sei proprio un amico. Era proprio quello che mi aspettavo da te.

ROLAND                Via, via, niente sentimentalismi. Dammi da bere, vecchio barbagianni!

AUDUBON            Senti! Non chiamarmi così! Prima sei tutto gentile, e un momento dopo mi insulti…

ROLAND                Non te la prendere, non c’è niente di male, non avevi che da scegliere un altro mestiere.

AUDUBON            E allora beccati questa: abbasso i tonaconi…

ROLAND                (divertendosi). Senti, senti che petulanza!

DUPONT                 (a parte).A me fa proprio pena.

ROLAND                Invece di coprirti di ridicolo, faresti meglio a pensare un po’ a questa guerra; avrete qualche piccolezza da sistemare, immagino. Come vanno le cose?

AUDUBON            Quali cose?

ROLAND                Dico in generale… Il controspionaggio non esiste più?

AUDUBON            Adesso ha un altro nome, e poi è Laveste che comanda quella baracca; lui può dire tutto.

ROLAND                (a Laveste) Allora? Come va nel suo settore?

LAVESTE               Calma assoluta. Tutto liscio come olio.

ROLAND                Via! Saprà pure qualcosa! Cosa può dirci?

LAVESTE               Oh! Quisquiglie; sapevate che l’ammiraglio Floraline è cornuto?

AUDUBON            Laveste! Se entrasse mia madre…! Moderi i termini…

LAVESTE               Chiedo scusa…sono abituato ad usare termini tecnici…ma dovete confessare che è uno spasso.

ROLAND                Ma certo!... Floraline!...è troppo buffo. Di solito era lui che cornificava gli altri. Coraggio Laveste, chissà di quante altre cosucce lei è venuto a conoscenza attraverso i suoi uomini. È vero che Plantin va a letto con la figlia di Molleton?

LAVESTE               Ma questo è di dominio pubblico. C’è anche su «Indiscrezioni».

ROLAND                Il suo è un lavoro formidabile. Quanti segreti si possono cogliere…

LAVESTE               Ma anche a voi non mancano certo le occasioni.

ROLAND                Oh, la confessione non è la stessa cosa…la gente viene da noi per raccontarci tutto di sua volontà…non c’è il sapore del frutto proibito. Ma mi dica, non sa altro? E Bragoton? Che cosa c’è di vero in tutta quella storia di costumi?

LAVESTE               Lo ignoro. Sa, faccio il mio lavoro con la massima discrezione…in fondo mi mette in imbarazzo lo star sempre ad ascoltare dietro le porte.

ROLAND                Eppure è divertente. E non fa male a nessuno.

LAVESTE               (imbronciato). Sarebbe divertente se lo potessi fare di persona, e invece devo sempre venire a sapere tutto tramite altri.

AUDUBON            Cari amici…mi sembra che stiamo un po’ divagando.

ROLAND                Su, non arrossire verginella…

AUDUBON            Roland, insomma!

DUPONT                 Ma Roland sta solo scherzando, Audubon! (A parte) Che squallore!

AUDUBON            E invece no! Non sta scherzando, lo conosco. Mi ha sempre preso in giro, sin dai tempi della scuola. È cattivo.

JUILLET                 Via, via, ancora un dito di pastis e niente litigi. Abbracciatevi e non se ne parli più.

AUDUBON            Ah! Questo no! Non lo abbraccerò mai quello là.

ROLAND                Sei sempre il solito musone. Testadura che non sei altro. Vieni subito a darmi un bell’abbraccio.

AUDUBON            (tenendo il broncio). No. (Poi si alza e a testa bassa, con esitazione, si avvicina a Roland).

ROLAND                Non ne parliamo più. (Lo abbraccia). Su, vecchio ciabattone! (Audubon mormora qualche parola indistinta). Cosa? (Audubon ripete sempre a bassa voce).

                                 (inorridito). Oh! Complimenti! Bella roba, Audubon…

AUDUBON            (si risiede con aria vagamente soddisfatta). Così impari.

JUILLET                 Che cosa ha detto?

ROLAND                Oh! Il porco! Ha detto «caro tonacone baciami questo cordone».

DUPONT                 Però!...niente male!...

LAVESTE               È…accettabile…

AUDUBON            (con tono di trionfo). Così imparate tutti!

ROLAND                Ma guarda che porcaccioni. Se non mi trattenessi…

AUDUBON            Trattieniti!...potrebbe entrare mia madre. (Si raddrizza…). Credo che ci occorra una piccola ricreazione, ho l’impressione che non siate più attenti…facciamo il punto: sei con noi?

ROLAND                Insomma, vecchio mio, ti ho già risposto. Noi siamo sempre dalla vostra parte. Che domande!

AUDUBON            Bene, questo elimina le difficoltà. Da domani potremo cominciare a pensare ai dettagli…

JUILLET                 (alzandosi). Signori! Rimane ancora da risolvere una questione di capitale importanza. (Dà un pugno sul tavolo).

TUTTI INSIEME    (con emozione). Cosa!

Mi ha fatto paura!

Che succede, Juillet?

JUILLET                 Chi scegliamo come nostro protettore?

LAVESTE               Già, è vero!

DUPONT                 Ma certo! È un problema!

ROLAND                Già! Non è semplice! Vediamo. (fa un po’ di conti con le dita). Santa Barbara?

DUPONT                 No, santa Barbara, no! Gallina vecchia non fa buon brodo...

ROLAND                Santa Giovanna d’Arco?

LAVESTE               Ah no!...Giovanna d’Arco? Tanto fumo e poco arrosto!

ROLAND                Allora…San Lorenzo?

JUILLET                 San Lorenzo! Andiamo! È fritto e rifritto! Addirittura alla griglia!

AUDUBON            Ho trovato! Ragazzi, è formidabile!

TUTTI INSIEME    Chi?

Cosa?

Che cosa?

AUDUBON            (si alza in piedi). San Filippo!

TUTTI                      (scattando in piedi). San Filippo!

ROLAND                San Filippo?...vediamo…mi sembra che possa andare benissimo…ma che cosa ha fatto esattamente, quello lì?

DUPONT                 Ma come, Roland! Possibile che lei non ricordi?!

ROLAND                (con un moto d’impazienza). Lo so, lo so benissimo, ma dico quell’altro, quello vero!

JUILLET                 (recitando la lezione). Anzitutto i santi di questo nome sono tre. San Filippo apostolo: nato a Betzaide, vissuto in Frigia, morto nell’80 appeso per i piedi e crocifisso per essersi opposto al culto dei serpenti. Lo si festeggiava il 1° maggio prima che tal giorno venisse consacrato a quella funesta festività che tutti ben conosciamo e subiamo. San Filippo, vescovo d’Eraclea, condannato al rogo ad Andrinopoli nel 304 per opera del sacerdote Severo e del diacono Ermete si festeggia il 22 ottobre. Infine san Filippo diacono: nato a Cesarea, battezzò l’eunuco di Candece, predicò in Samària e morì nel 70 a.C. Da notare che viene festeggiato il 6 giugno.

LAVESTE               Il 6 giugno! Ma è un segno! A proposito, che cosa è successo il 6 giugno? (Si sforza di ricordare; poi) Chiedo scusa. Confondevo con la notte del 4 agosto.

ROLANDA             (a Juillet) Lei è proprio un esperto. Dunque quale prendiamo?

DUPONT                 Il vescovo d’Eraclea: è stato bruciato, quindi è a prova di fuoco. Lo faremo patrono dei lanciafiamme.

AUDUBON            Benissimo, Juillet, le farò avere il Nicham Iftikar.

JUILLET                 La ringrazio, ma ne ho già undici…No…Piuttosto, sapete cosa mi farebbe veramente piacere…non che ci creda molto, ma ad ogni buon conto: Roland, non ci potrebbe dare la sua benedizione?

ROLAND                Ma via…Lo farei volentieri, ma c’è poca gente. Se si andasse piuttosto a bere un goccio al Vescovo Nudo? È un localino dalle parti di Saint-Sulpice. Ci si ritrova sempre tutti dopo i grossi festeggiamenti.

AUDUBON            No, no, qui!...Una benedizione e Robert ci fa la fotografia… (chiama) Robert!

ROBERT                 (entrando). Sì, eccomi.

Scena quinta

Gli stessi, Robert.

AUDUBON            Robert, prepara l’occorrente, facciamo una benedizione con foto-ricordo.

ROBERT                 Bene, capo.

Esce, e rientrerà con materiale, ecc.

AUDUBON            (chiamando). Porta la musica! (Agli altri) Avvicinatevi, ci metteremo qui. (Robert rientra con un armonium).Ecco, come il coro angelico del Cranach.

LAVESTE               Potrei suonare la cornetta? Vado forte con la cornetta!...

AUDUBON            No, no, un coro a cappella. (si siede e attacca a suonare).

Robert rientra e dispone riflettori, apparecchi fotografici, ecc. Tutti si mettono in posa.

AUDUBON            Pronti! Uno, due, tre!

CORO DI TUTTI    Salviam, salviam l’Europa in nome di Gesù! (Lampo del flash).

ROBERT                 Perfetto! Ancora una.

CORO DI TUTTI    Salviam, salviam l’Europa in nome di Gesù!

DUPONT                 (in estasi). Questa musica! È proprio trascinante!

Entra all’improvviso la madre di Audubon. Silenzio di colpo.

Scena sesta

Gli stessi e madame de la Pètardière.

LA MADRE            Ma bene, ma bene, mi sembra che le reclute si divertano! (Al figlio) Potresti presentarmi i tuoi compagni, Audubon.

AUDUBON            Sì, mamma! Roland è una vecchia conoscenza. E questi sono Giorgio, Michele e Filippo.

Uno dopo l’altro baciano educatamente la mano della madre.

LA MADRE            Era buono il millefoglie?

DUPONT                 Oh, sì, signora!

ROLAND                Di prima qualità!

LAVESTE               Eccellente!

JUILLET                 Squisito, veramente squisito.

LA MADRE            Ma continuate pure a divertirvi, ragazzi. Cosa stavate facendo?

AUDUBON            Ecco…si faceva un po’ di musica, mamma.

ROLAND                Mi deve scusare signora. (Ad Audubon) Bisogna proprio che vada…

DUPONT                 Già, anch’io…

LAVESTE               Anch’io, mia moglie è tutta sola a sorvegliare il babbo…

JUILLET                 Vi accompagno, per le sei devo essere all’Etoile.

AUDUBON            Ma come? Ve ne andate tutti?

LA MADRE            Spero di non essere io a farvi fuggire tutti così? (con un tono che esprime esattamente il contrario).

TUTTI                      (protestando). Assolutamente no.

Ma cosa dice signora…

Certamente no.

Ma come può pensare…

Sfilano tutti davanti alla madre congedandosi educatamente ma con grande imbarazzo; poi salutano con più allegria Audubon. Roland, per ultimo, gli molla una gran pacca.

ROLAND                A presto, vecchia ciabatta. Ci vediamo.

La madre si acciglia. Tutti escono.

AUDUBON            Robert! Vai ad aprire!

Esce per un attimo e rientra. La madre ha annusato i bicchieri.

Scena settima

Audubon, sua madre.

LA MADRE            Allora, che giuochi avete fatto?

AUDUBON            Oh, abbiamo giuocato a diversi giochi, poi si è chiacchierato un po’.

LA MADRE            Audubon, avete ancora bevuto robaccia!

AUDUBON            Mamma, vi giuro di no!

LA MADRE            Ho sentito il vostro bicchiere.

AUDUBON            Ma non sono stato io a berlo. Non ho bevuto niente, io!

LA MADRE            Non vi credo affatto, ma passi. Non mi stupisce per niente che vi lasciate andare in modo così indegno, quando siete in compagnia di quel poco di buono di Roland.

AUDUBON            È un vecchio compagno di scuola, mamma…

LA MADRE            Mi dispiace per la reputazione di un liceo come il Janson de Sailly, che un tempo aveva ben altro stile… Vi proibisco di rivedere questo giovane, il quale non può che nuocervi.

AUDUBON            Il fatto è che…per il mio mestiere, sono costretto a tenere certi rapporti…

LA MADRE            Come con quell’ignobile Plantin! Mi chiedo che cosa voi possiate trovare in simili individui.

AUDUBON            Ma mamma…

LA MADRE            Scommetto che avete ancora giuocato alla guerra. (Audubon abbassa la testa). Ne ero sicura. Chi ha avuto questa bella idea?

AUDUBON            È stato Plantin, mamma. E tutti erano d’accordo.

LA MADRE            Ma certo. È proprio un piccolo maleducato, il vostro Plantin. E con chi la farete, questa vostra guerra?

AUDUBON            Con chi? (si rende conto). Con chi! Accidentaccio! È vero!

LA MADRE            (piena di orrore). Ma Audubon! Voi perdete la testa! (egli non l’ascolta nemmeno e si precipita verso il telefono). Oh! Riceverete presto mie notizie, Audubon. (Esce).

Scena ottava

AUDUBON            (solo). Pronto! Pronto! (riattacca e riforma il numero). Pronto! Accidenti! Pronto! Pronto! Mi passi Léon Plantin per favore! È per motivi privati!...sono il generale Audubon James Wilson de la Pétardière-Frenouillou…sì…le ripeto che è una faccenda personale! In nome di Dio mi vuole passare Plantin? Sì, Plantin…come?...ma non dubito affatto che lei non sia Vilmorin-Andrieux, dato che sto chiedendo di parlare con la presidenza del Consiglio..cosa? Casse da morto? Un’impresa di pompe funebri? Ma che numero ha? (Una pausa). Oh!...merda! (riattacca brontolando).Sono troppo nervoso. Dunque… (compone lentamente il numero).e, l, y…zero, zero, uno, nove… Pronto!...Eliseo zero zero diciannove? Finalmente! Sono il generale Audubon James Wilson de la Pétardière. Pronto?... de la Pétardière-Frenouillou? Sì, naturalmente! Non mi vorrà dire che ce n’è un altro…pronto!...mi passi Léon Plantin…il presidente del Consiglio…Cosa?...Non è più presidente?...Ah! Era uno scherzo?...è proprio uno scherzo idiota, amico mio… Pronto…Plantin?... Sì…sono Audubon!... Sì…ci siamo dimenticati un particolare!...Con chi? Con chi la facciamo questa guerra?... Come?... Non è una domanda strampalata, è un problema essenziale… Avremmo potuto pensarci noi? Mi ascolti bene Plantin, la guerra ce la sbrighiamo noi, d’accordo, ma non sta a noi scegliere il nemico, questo è un problema suo…è ben lei il Ministro degli Affari Esteri!...lei se ne frega? Benissimo! Anch’io!... Certo, bisogna risolvere la faccenda al più presto…domani mattina? D’accordo… Ci pensa lei ad avvertire Korkilloff, Jackson, e Ching-Ping-Ting…alle dieci…d’accordo…arrivederci. (Riattacca). Oh! Che situazione…e poi mia madre mi terrà il broncio tutta la sera…che mestiere…solo quando non ci saranno che militari si potrà stare un po’ tranquilli…e non ci saranno più guerre… (chiama)Mamma, mamma!... (esce continuando a chiamare).

Fine del primo atto.


ATTO SECONDO

Dietro il sipario, ancora chiuso, una sala di riunione da Plantin. Davanti al sipario, un tavolo, una sedia, un telefono. Ci sta la segretaria di Plantin, Francine. Robert, ordinanza di Audubon, è seduto sul tavolo, e le sta facendo un briciolo di corte.

Scena prima

Francine, Robert.

FRANCINE            Dica quel che vuole, non riuscirà a disgustarmi di Luis Mariano.

ROBERT                 Non cerco di disgustarla. La cosa mi lascia indifferente.

FRANCINE            Oh! Canta così bene.

ROBERT                 Basta con le parole, fatti ci vogliono. (Passa all’azione diretta).

FRANCINE            Insomma! La smetta! Può entrare chiunque!

ROBERT                 (lasciandola). Naturalmente, ma chiunque può anche non entrare…è questo il fascino della situazione…

FRANCINE            Lei dice sempre cose che nessuno capisce.

ROBERT                 Appunto…è perché sono cretino con le parole che preferisco passare all’azione.

La abbraccia; entra il generale Korkiloff dall’aspetto decisamente russo.

Scena seconda

Francine, Robert, Korkiloff.

KORKILOFF          (tossisce con discrezione). Mi scuso grandemente! C’è il compagno Léon Plantin?

FRANCINE            Sta per arrivare. Se vuole attenderlo di là, la raggiungerà subito. (Lo fa entrare e richiude la porta. Korkiloff scompare). Mi ha fatto paura, quel tipaccio…

ROBERT                 È il generale Korkiloff.

FRANCINE            Mi ha fatto paura lo stesso.

ROBERT                 (sognante). Ha una splendida uniforme…

FRANCINE            A lei starebbe certamente meglio!

ROBERT                 (lusingato). Oh! Forse, non dico di no!

Bussano nuovamente. Entra Jackson, accento americano.

Scena terza

Jackson, Francine, Robert.

JACKSON               Oh! Desolato! C’è Léon Plantin? Mi ha pregato di passare questa mattina.

FRANCINE            Ma certo, signor…cioè…generale…please…per di qua…! (Lo accompagna). Very well! Si accomodi!

JACKSON               Molte grazie.

Francine ritorna al suo tavolo e lavora. Breve attesa. Entra Ching e la scena si ripete identica. Il sipario si alza sulla sala di riunione.

Scena quarta

Korkiloff, Jackson, Ching

KORKILOFF          Compagno Ching! Che piacere incontrarla!

JACKSON               Ma è Ching! È proprio una sorpresa!

CHING                    (a entrambi). Mi chiamo Ching-Ping-Ting, se non vi dispiace…

JACKSON               Oh!...sono desolato!

KORKILOFF          Compagno…enormi scuse.

CHING                    Non fa niente. Vi prego umilmente di scusare questa piccola mania. Ma io sono sorpreso non meno di lei, generale Korkiloff! La trovo benissimo! Caro Jackson, ha come sempre un aspetto magnifico! (Si stringono la mano). A proposito, vi conoscete? Korkiloff, Jackson.

Korkiloff e Jackson si stringono la mano.

KORKILOFF          Se non faccio sbaglio, noi abbiamo già noi incontrato purtroppo in ambasciata San Marino.

JACKSON               San marino o Andorra?

KORKILOFF          Non mi ricordo bene. Un’ambasciata vale l’altra. E di americani ce n’è dappertutto.

CHING                    Sono proprio felice che la mia umile persona sia servita a far incontrare due eroi.

KORKILOFF          Eroi! Lei esagera!

JACKSON               Eh sì, è un po’ troppo Ching…dopo tutto il generale Korkiloff non ha niente dell’eroe…

KORKILOFF          Eh, che spiritoso, battute di spirito le vengono fornite tramite Piano Marshall!?

JACKSON               Su, su, un po’ di humour, compagno!

KORKILOFF          Humour! Tanto per cominciare, humour stato inventato nel 1713 da ingegnere Boblirchkin a Mosca. È provato scientificamente.

CHING                    Amici, amici, non permettete che le vostre lingue vi trascinino al di là del vostro pensiero.

KORKILOFF          Come se americano potesse pensare!

CHING                    Disgraziatamente sì. Ma se parlassimo piuttosto di ciò che ci ha condotti qui; perché suppongo che ci abbiano convocati per qualche motivo. Io ho ricevuto un dispaccio personale dalla mia ambasciata, che mi invitava a tenermi a disposizione di Léon Plantin per un incontro della massima urgenza.

KORKILOFF          Anch’io.

JAKCSON               Anch’io.

CHING                    Ma qual è l’oggetto di questo incontro?

KORKILOFF          Hum…

JACKSON               Beh…

CHING                    Già…vedo che siamo arrivati alle stesse conclusioni. Ma vi rendete conto delle difficoltà di questo progetto?

KORKILOFF          Con precisione assoluta.

JACKSON               Molto chiaramente.

CHING                    Allora avete le idee più chiare di me, perché io mi sto ancora chiedendo che cosa Plantin voglia da noi.

KORKILOFF          Esattamente quello che stavo per dire, dà, dà!

JACKSON               Non ci lascia il minimo spazio, Ching…ci strappa le parole di bocca.

CHING                    D’altra parte, sono il meno indicato per indovinare che cosa passa nell’animo pieno di mistero d’un occidentale come Plantin…

KORKILOFF          Del resto, Franzuski mai sanno quello che vogliono. E sono i Russi che hanno inventato automobile.

JAKCSON               E non hanno bagni negli alberghi.

Francine introduce Audubon.

Scena quinta

Audubon, gli stessi

AUDUBON            Signori… (tutti si inchinano con gravità). Léon Plantin non c’è?

CHING                    Lo stiamo aspettando.

AUDUBON            Questi civili non hanno alcun senso della puntualità!

KORKILOFF          Assolutamente giusto! Dà, dà!

JACKSON               Oh! L’ora è appena passata…

AUDUBON            Non hanno nessuna disciplina.

JACKSON               Sono civili, ne hanno meno bisogno.

AUDUBON            Non vorrà difenderli, comunque?

KORKILOFF          Ecco! Non sopportabile in generali americani è tendenza al civile!

AUDUBON            Non hanno alle spalle quella tradizione secolare che costituisce l’orgoglio dei quadri militari europei…

CHING                    Se lei permette…anche noi, in Asia, facciamo la guerra da un bel po’ di tempo.

AUDUBON            Certo, certo!...lungi da me l’intenzione di…e poi voi avete inventato la polvere da sparo!

KORKILOFF          Non è vero! Stata inventata da pope Schwartzki in Medioevo…uno stakanovista.

JACKSON               Bene, bene. Comunque civile o non civile, questa volta Plantin è in ritardo. Ma, mi dica, caro Audubon, lei non è per caso al corrente del motivo per il quale siamo stati convocati?

CHING                    (a Korkiloff). E questo è il loro lato pratico, è questo che hanno di buono.

AUDUBON            Ecco…il segreto militare…

KORKILOFF          Allora si tratta di guerra? Di solito ci convocato per tale quantità di motivi, inaugurazioni di mostre di pittura, spuntini, indossatrici…

AUDUBON            Si tratta di guerra in una certa misura…ma questo non ha molta importanza. C’è qualcos’altro di primaria importanza, su cui ho molto riflettuto; ecco: non pensate che presenti qualche interesse, prima che sia troppo tardi, far approvare una legge internazionale in base alla quale, in caso di crimini di guerra, ogni generale sotto accusa debba essere giudicato da suoi pari?

JACKSON               Senta, a Norimberga i generali se la sono passata abbastanza liscia…

AUDUBON            Non importa, la semplice possibilità di essere giudicati da civili è fastidiosa.

CHING                    Il suo progetto potrebbe presentare un certo interesse.

AUDUBON            Allora mi sostenga nel caso la questione venga messa sul tappeto.

Scena sesta

Plantin, Francine.

PLANTIN                (entrando nella stanza della segretaria). Buongiorno a tutti… (dimostra una certa fretta). Francine, è tutto pronto?

FRANCINE            Quei signori sono di là, signor Plantin.

PLANTIN                Come? Sono già qui? (Guarda l’orologio). È vero che sono molto in ritardo. Ci sono tutti?

FRANCINE            Ce ne sono quattro, signor Plantin…tutti generali mi sembra…

PLANTIN                Giusto…soltanto quattro, ne è sicura?

FRANCINE            Sì, signor Plantin…almeno, ne sono entrati quattro…

PLANTIN                Oh, non si riproducono così in fretta…mi dica un po’, Francine, qual è il plurale di un generale?

FRANCINE            Ma non so…dei generali?

PLANTIN                No. De…generati. Un generale, de-generati. (Scoppia a ridere). È idiota, vero?

FRANCINE            Sì, signor Plantin…oh! Scusi!...volevo dire…

PLANTIN                Prenda il registro speciale e venga con me. (Raggiungono i generali).

Scena settima

Plantin, Francine, i quattro generali.

PLANTIN                Perfetto! Ci siamo tutti! Signori, la Repubblica Francese vi saluta! Cosa bevete? (Francine apre il grosso registro che si rivela un contenitore di bottiglie). Cognac, pastis, beaujolais? (Ha stretto le mani agli ospiti).

KOR, CHI, JACK   Beaujolais!

AUDUBON            Non ci sarebbe un po’ di vodka-cola?

PLANTIN                Audubon, lei berrà beaujolais come tutti. (Alla segretaria) Una bottiglia e cinque bicchieri. (Indica i posti a sedere) Ma accomodatevi…Audubon, vuole esporre a questi signori lo scopo di questa riunione?

AUDUBON            Senta, lo sa anche lei lo scopo; potrebbe spiegarglielo lei.

LÉON                      Audubon, è un ordine.

AUDUBON            Lei mi copre?

LÉON                      La copro.

AUDUBON            Bene. Allora mi firmi una carta.

LÉON                      Come, una carta?

AUDUBON            Lei ha letto I tre moschettieri?

LÉON                      Non posso governare la Francia ed anche leggere.

AUDUBON            Appunto, dato che lei non governa niente, ha tutto il tempo di leggere.

LÉON                      Non sia acido, Audubon. (Agli altri) Signori, vi prego di scusare questo piccolo incidente, ma trattare con questo imbecille è proprio difficile.

KORKILOFF          Prego, prego…

CHING                    Faccia cono comodo…

JACKSON               Potrei avere ancora un po’ di beaujolais? Metà beaujolais, metà latte condensato, se c’è.

La segretaria, inorridita, si dà da fare.

AUDUBON            E allora, si legga I tre moschettieri. Oppure no, detterò io. Un foglio di carta, prego.

LÉON                      Francine…

Francine prende carta e matita.

AUDUBON            «È stato per mio ordine e per il bene dello Stato che il latore della presente ha fatto tutto quello che ha fatto; firmato: Léon Plantin». Batta in due copie.

LÉON                      Questa roba è nei Tre moschettieri?

AUDUBON            Sì.

LÉON                      Francine, prenda nota di comprarmi I tre moschettieri. (A Audubon) Ce ne sono molti di trucchetti come questo nei Tre moschettieri?

AUDUBON            Certo. Dall’inizio alla fine.

LÉON                      Ma è formidabile!

JACKSON               Ah, è un libro meraviglioso.

LÉON                      Lo ha letto?

JACKSON               Sì, naturalmente, con sottotitoli.

LÉON                      (a Korkiloff e Ching) E voi?

I DUE INSIEME    Ma certo!

Francine intanto batte a macchina.

KORKILOFF          Nonna Dumas era russa. Ho letto tutto.

LÉON                      Ma allora sono l’unico! Non c’è da stupirsi se la Francia viene sempre raggirata negli incontri diplomatici.

AUDUBON            Allora me la firma questa carta?

LÉON                      Sono fiero di firmare una dichiarazione così sorprendente.

AUDUBON            Bene! Ed ora beaujolais! Così, anche se rientro ubriaco, potrò mostrare questa dichiarazione a mia madre.

LÉON                      Ottima idea. (Gli versa da bere). Ed ora esponga il problema a questi signori.

AUDUBON            (si alza in piedi). Signori, è la guerra!

Tutti si alzano.

KORKILOFF          Le capita spesso?

CHING                    Non con tutti e tre, penso.

AUDUBON            (rimettendosi a sedere). Signori, vi prego di sedervi, non avete ben afferrato il concetto.

LÉON                      È anche vero che lei si è spiegato come un coglione.

AUDUBON            E allora lo spieghi lei, ecco!

LÉON                      Senta, Wilson, lei è proprio impossibile. Se le capita ancora, passo il Comando Supremo a Dupont.

AUDUBON            Oh no! Non a quella lurida checca!

LÉON                      E allora cerchi di farsi capire!

AUDUBON            Ebbene, signori, alla base di tutto…c’è il problema della attuale congiuntura economica…è…come dire? Fondamentale! Concludendo: Lavoro, Patria, Famiglia, Onore al Milite Ignoto, e tutti uniti dietro il glorioso tricolore! (si rialza in piedi). Signori, è la guerra!

LÉON                      Audubon, lei è esasperante.

AUDUBON            Glielo avevo detto che non sapevo spiegare.

LÉON                      D’accordo…allora, sediamoci di nuovo e vedrò di farlo io. Signori, succede che la Francia, i suoi industriali e i suoi agrari, presi alla gola da una congiuntura implacabile, si vedano costretti a ricorrere alla guerra per riassorbire una fastidiosa sovrapproduzione. Di conseguenza ho affidato al generale Wilson de la Pétardière, capo del mio Quartier Generale, qui presente, il compito di prendere tutte le misure necessarie. E questo cretino ha sistemato tutti i dettagli senza chiedersi con chi avremmo fatto questa guerra. È per questo motivo che mi sono preso la libertà di convocarvi per porvi in tutta franchezza la seguente domanda: c’è qualcuno tra voi che abbia voglia di farla con noi?

CHING                    Non io, è troppo lontano.

KORKILOFF          Niet!...lei sa bene che abbiamo impegni precedenti!

JACKSON               (indicando Korkiloff). Sì…in effetti siamo ambedue già impegnati da un po’ di tempo.

LÉON                      Signori! Da troppo tempo la Francia recita un ruolo di secondo piano in politica internazionale. Potete ben comprende che con un passato storico come il nostro non ci è più possibile attendere che voi vi decidiate. Noi abbiamo il dovere in questo campo, come in quello della cucina, dell’alta moda, dello champagne e dei profumi, di restare all’avanguardia della civiltà e di assumere l’iniziativa. Signori vi ripeto: con chi?

AUDUBON            Ancora un po’ di beaujolais, Plantin, per favore. (Francine lo serve).

KORKILOFF          Oh, senta, la cosa non mi interessa.

JACKSON               Noi non siamo pronti.

CHING                    Non è possibile. Siete troppo lontani. Prendete qualcun altro.

LÉON                      Su, riflettete un momento…

KORKILOFF          Perché non pensate a paese come Venezuela, che so io? O Terra di Fuoco.

AUDUBON            Signore! Perché non il Principato di Monaco! E il nostro prestigio?

CHING                    E l’Inghilterra?

LÉON                      Sfortunatamente non è possibile. Una nefasta politica d’intesa ha eliminato questa possibilità già da anni.

AUDUBON            Si potrebbe forse evocare Giovanna d’Arco? O Fachoda?

LÉON                      Fachoda? E perché non Mers-el Kébir, allora?...no, non può andare.

KORKILOFF          L’Italia?

LÉON                      Per combattere bisogna pur sempre essere in due.

JACKSON               In ogni caso noi non siamo disponibili. I nostri ragazzi non ci staranno a tornare in Francia. Li hanno troppo presi per il culo nel ’44. E poi i Francesi non hanno il minimo di riconoscenza.

LÉON                      Accidenti!...ma allora non c’è soluzione.

CHING                    Non c’è soluzione? Mi fate ridere, molto onorevole Plantin. E l’Africa?

LÉON                      Cosa, l’Africa?

CHING                    Dichiarate guerra al Marocco e all’Algeria! Siete una nazione abbastanza gloriosa per cavarvela da soli! E il territorio in questione è considerevole.

LÉON                      (guarda Audubon). Ma ha ragione!

AUDUBON            Ha ragione!

LÉON                      Ma è formidabile!

AUDUBON            È formidabile!

CHING                    E mi viene in mente anche una modestissima idea supplementare…

AUDUBON            Non si faccia pregare, Ching!

CHING                    (inchinandosi). Ching- Ping-Ting, se non le chiedo troppo.

LÉON                      Parli, parli, Ching-Ping-Ting-Ling-Ding!...

CHING                    Ecco, trattandosi dell’Africa, il mio molto umile paese non chiederà di meglio che essere della partita…Manderemo una divisione.

KORKILOFF          D’accordo, anch’io.

JACKSON               L’idea è eccellente! Potremmo inviarvi un intero contingente di truppe negre! Non fermatevi all’Algeria ed al Marocco!...tutta l’Africa…e così si risolve automaticamente il problema razziale!...Noi vi mandiamo i nostri, i quali annientano i vostri, prendono il loro posto…cioè, i sopravvissuti…

LÉON                      Hem!...mi pare abbastanza geniale!

AUDUBON            Ma certo! Ma certo! (Si eccita sempre di più). Battaglie! Carneficine! Guerra! Fanteria! Pum, Pim, Pam!...ah! del beaujolais, Plantin…

LÉON                      (alzandosi in piedi). Signori! A nome del governo della Repubblica, ho l’onore di ringraziarvi per il prezioso contributo da voi dato alla soluzione di un grave problema d’interesse nazionale. Generale Ching-Ping-Ting, sarà mio grande piacere proporla per la grande croce della Legione d’onore.

CHING                    Questo grande onore mi è già stato graziosamente concesso cinque volte…comunque, non ho niente in contrario…sempre con il piacere della prima volta.

LÉON                      Francine!...prenda il modulo numero tre…ne batta una matrice per ciclostile. Non deve far altro che riempire gli spazi bianchi…con un po’ di neri.

AUDUBON            (incantato della trovata). Oh! Veramente geniale!

FRANCINE            (sconvolta). Certo signor Plantin.

KORKILOFF          (a Jackson). Finalmente tirerete fuori vostro ultimo modello di carro.

JACKSON               Sì…sarà un’ottima occasione per mettere alla prova il vostro 205 a tiro rapido. Ching ha avuto un’idea veramente buona. Basterà un po’ di propaganda e tutto filerà liscio come l’olio.

KORKILOFF          Propaganda. Certo. Ma su cosa baserete la vostra?

JACKSON               Sullo sviluppo della medicina, è un tema che fa sempre effetto. (Declama). «Ai nostri giorni i feriti non muoiono più».

KORKILOFF          Ma è sempre storiella per civili. In Russia non funzionerebbe. Da nostre parti mai si è mai visto militare proporre alle genti di curarle.

CHING                    Inoltre, da un punto di vista strettamente scientifico, posso permettermi di farvi umilmente osservare che alla fine dei conti rimettere in sesto un soldato sul campo di battaglia significa ricavarne un mutilato? Un mutilato che deve ricevere la pensione, che viene a costare caro, che è piuttosto sgradevole alla vista e che, di conseguenza, rappresenta una cattiva propaganda. È mia opinione, sulla scia dell’ottima osservazione del mio degno amico Korkiloff, che sia meglio promuovere lo sviluppo della medicina civile;

civile riparato

vuole essere soldato

per dimostrare al mondo

d’essere del tutto risanato!

È ottimo.

LÉON                      Tutto ciò è dettaglio. Ma l’essenziale è chiaro. Allora, siamo d’accordo?

KORKILOFF          Dà!

JACKSON               O.K.

CHING                    D’accordo, molto onorevole Plantin.

LÉON                      Allora si potrebbe firmare un piccolo compromesso…Francine… (Francine entra). Mi porti l’occorrente, piccola…lei sa di che cosa si tratta…

FRANCINE            Subito, signor Plantin.

AUDUBON            Come…lei aveva già preveduto lo svolgimento degli avvenimenti con simile precisione? È formidabile, Plantin, formidabile! (Agli altri) È veramente formidabile! Noi siamo assolutamente formidabili! (Alza il bicchiere). Brindiamo, amici! Brindiamo alla Gloria dell’Impero, a coloro che andranno a morire, al glorioso esito di questa grande avventura ed al neo della piccola Francine! Beviamo! Beviamo! (Tutti si alzano e fanno tintinnare i bicchieri). Signori, ho il piacere di annunciarvi che Plantin ci porta tutti a mangiare alla Torre d’Argento!

LÉON                      (a bassa voce ad Audubon) Ma non ho detto niente di simile! Mi vuole ridurre sul lastrico!

AUDUBON            (sempre a bassa voce) Si farà votare spese eccezionali di rappresentanza! (Si alza). Attenti!...serrare le file! (Si allineano ed escono marciando in fila indiana. Audubon chiude la fila canticchiando).

All’erta sentinella

All’erta sentinella…!

Sipario.


ATTO TERZO

Un bunker sotterraneo sul fronte. Vi si trovano i generali del primo atto: Audubon, Laveste, Juillet, Dupont d’Isigny. Hanno una carta delle operazioni che è in realtà una carta del giro di Francia, ma trasferito momentaneamente in Svezia. Insomma si tratta di una carta geografica della Svezia. Nel rifugio si trovano quattro letti da campo, di cui tre sono occupati da Dupont, Laveste e Juillet. Audubon invece, ben sveglio e completamente vestito, cammina rabbiosamente avanti e indietro nello spazio libero, che è ben poco libero, a dir la verità, dato che nella stanza si trovano anche una tavola e alcune poltrone. Inoltre la scena è piccola (infatti questa commedia non verrà mai rappresentata in un teatro serio).

Scena prima

Audubon, Juillet, Dupont, Laveste.

AUDUBON            (monologando). Dormono della grossa, loro! (Sghignazza). E pretendono di essere dei militari! (Gira in tondo come una belva in gabbia. Ma a dire il vero, le belve in gabbia vanno piuttosto avanti e indietro, se la gabbia ha la forma di un quadrilatero).Dormono come ciocchi.

Juillet apre un occhio e si solleva un attimo.

JUILLET                 (sempre dormendo). Senti, senti…lei dice «dormire come un ciocco»…io dico «come un sasso». (Ricade russando sonoramente).

AUDUBON            Che cosa?...(alza le spalle). Come ciocchi…

DUPONT                 (stessi movimenti di Juillet). Io…ho sempre detto «come ghiri»… (ricade).

Audubon si gira verso Laveste.

AUDUBON            (furioso). E lei? Non dice niente? Non faccia complimenti…come dice lei: chiocchi? Sassi? Ghiri? Oppure come un sacco di patate? Come una salsiccia? (ormai folle di rabbia, battendo i piedi per terra). Dormono come angioletti? Come marmotte? Che roba, i generali di oggi! Ora vi faccio vedere io! (Sbatte qualche oggetto per terra: un libro o un vaso…). Beccatevi questo! (Nessuno si muove). Non vi basta? E allora sentite questo! (fa precipitare l’orologio a muro, che si spacca. Poi li osserva). Ancora niente! È proprio una disperazione… (Afferra una tromba, vi soffia dentro ma non ne esce il minimo suono. La getta via). Strumento di merda! (Si siede, esausto, al tavolo). Come sono stanco!... (Si rialza e si siede sul letto. Sbadiglia. Poi si lascia cadere sdraiato). Dodò, Audubon.

Nel medesimo istante gli altri tre, con uno scatto netto e con gesti assolutamente uguali, si siedono sul letto, ruotano su se stessi, mettono i piedi a terra e si alzano mettendosi il kepì. Poi tutti e tre fanno mucchio davanti a Audubon.

JUILLET                 Allora Wilson? Si dorme ancora?

AUDUBON            (con voce impastata). Cosa? (si alza anche lui). Oh! Insomma…! Voialtri però…

DUPONT                 Noialtri cosa?

AUDUBON            Basta…

JUILLET                 Come, basta?

AUDUBON            Eh sì! Basta!

DUPONT                 Ma insomma, che diavolo le succede?

JUILLET                 Via, via, è chiaro che il nostro Wilson non si sente bene…che cosa c’è vecchio mio?

AUDUBON            (imbronciato). Niente…

JUILLET                 Siamo tra amici…Ce lo può dire…

AUDUBON            Ho dormito schifosamente male.

JUILLET                 Eppure non si sta mica male in questo posticino…

AUDUBON            Vi potrà sembrare ridicolo, ma non riesco proprio a dormire se non mi ha rimboccato le coperte mia madre.

DUPONT                 (insofferente). Oh…quante storie…

JUILLET                 Insomma Dupont!...

DUPONT                 È asfissiante con questa madre…

LAVESTE               Ha detto, scusi?

DUPONT                 Ho detto che è asfissiante…

LAVESTE               Proprio quello che avevo capito. (Prende un grande salvadanaio). Pegno!...

JUILLET                 Eppure lei sa che certe parole non vanno pronunciate qui…

DUPONT                 (fa spallucce e paga). Preferisco non fare commenti!

AUDUBON            Allora lo faccio io un piccolo commento! Quando ieri mattina lei si è messo a piangere perché non arrivavano notizie del suo idraulico io non ho detto niente, io…se qualcuno si è coperto di ridicolo qui, questo qualcuno è lei!

DUPONT                 Wilson, il suo grado di comandante non la autorizza ad essere indiscreto!

AUDUBON            Che mentalità! E pensare che si è costretti a coabitare con un simile caratteraccio!

JUILLET                 Ma signori…vi prego…

LAVESTE               Se lasciamo inacidire le nostre piccole divergenze, nello stato di inattività in cui siamo costretti, sono del parere di Juillet…qui finisce male.

JUILLET                 (a parte). Mai detto niente di simile. Ma mi dispiace…proprio ben trovato.

DUPONT                 Che cos’è questa storia dell’inattività? Che cosa vorrebbe insinuare? Che io non faccio il mio lavoro?

LAVESTE               Ma Dupont…d’Isigny…io mi riferivo a tutti noi…lei sa meglio di me qual è la situazione…

AUDUBON            Certo. La situazione è stagnante, è un fatto…

DUPONT                 (molto secco). A quaranta metri sottoterra non mi sembra straordinario.

AUDUBON            Insomma! Lei diventa sempre più sgradevole! Anche quelli dall’altra parte se ne stanno a quaranta metri sottoterra!

JUILLET                 Cerchi di essere ragionevole Dupont… Non è più l’epoca delle cariche alla baionetta! Nostro compito primario è fare in modo che il nostro esercito non rimanga senza capi…

DUPONT                 E intanto è nelle retrovie che ci si batte. (Scalpita). Oh! È irritante!

AUDUBON            (strizzando l’occhio agli altri). Ci penso io calmarlo. Dupont…

DUPONT                 Se lei omette ancora una volta di chiamarmi con il mio patronimico al completo, io non le rivolgerà più la parola per tre giorni.

AUDUBON            Ah, che essere impossibile! Allora ascoltate: ecco la mia proposta. Vi ricordate due anni fa, a casa mia? Quando ci siamo bevuti del pastis…

JUILLET                 (ancora accigliato). Sì…

Anche gli altri fanno un cenno affermativo.

AUDUBON            Ebbene, organizziamo una merendina tra di noi…come allora.

DUPONT                 Questo poi no! Sarà una noia mortale!

LAVESTE               Scusi?

DUPONT                 Mortale?

JUILLET                 Paga pegno!

Allunga il salvadanaio a Dupont, che paga brontolando.

DUPONT                 Va bene, pago, ma di questa merenda non voglio saperne!

AUDUBON            Proprio un cattivo compagno!

DUPONT                 Avete visto dove ci ha condotti la sua prima merenda! Per quanto mi riguarda, mi basta quell’esperienza.

AUDUBON            (offeso). Bene…non insisto, non insisto affatto…trovi lei qualcos’altro dato che è così furbo! Non muoverò più un dito per cercare di distrarla! Sentiamo, sentiamo!

DUPONT                 Ci sono esattamente altri trentasei modi per tenersi occupati in quattro.

JUILLET                 Dupont, i suoi personali costumi non la obbligano affatto a proporci delle oscenità…

DUPONT                 Insomma, qui si stanno passando i limiti. Tanto per cominciare, se avessi voluto proporvi delle oscenità, avrei detto trentadue modi. In secondo luogo non c’è nessuna probabilità: siete tutti troppo brutti!

LAVESTE               Perché è bello il suo idraulico?

Audubon si frega le mani, sarcastico.

AUDUBON            Vedo che la sua proposta non ha più successo della mia!

DUPONT                 Siete dei porci!

JUILLET                 Io credo che si potrebbe giocare a qualche giuoco!

LAVESTE               Finalmente una buona idea!

AUDUBON            Buona?...dipende dal giuoco.

LAVESTE               Ne conosco uno molto divertente. Mi ricordo di averlo giuocato spesso a casa mia. Ce lo aveva insegnato mio padre e credo proprio che vi piacerà. Si chiama «…a tutta canna».

JUILLET                 Formidabile!

AUDUBON            Promette bene, lo riconosco!

LAVESTE               Sono sicuro che vi divertirete. Allora prepariamoci.

JUILLET                 Ma come?

LAVESTE               Ecco è come la briscola, se ben ricordo…quattro intorno a un tavolo…

JUILLET                 Allora si sbaglia…è come il bridge.

AUDUBON            Non siate sciocchi, amici miei, è come il giuoco dell’oca. Semplice…

DUPONT                 (accendendosi). Come in battaglia!

Juillet si alza e prende il salvadanaio.

JULLLET                Decisamente lei ha ancora troppa grana in tasca…coraggio, sono venti carte!...

DUPONT                 Oh, insomma! (Paga e si siede tutto immusonito).

JUILLET                 Bravissimo, vecchio mio, è così che bisogna fare…niente rancori meschini, tra di noi…

AUDUBON            Giustissimo…niente rancori meschini…Dupont d’Isigny, stringiamoci la mano.

DUPONT                 (meccanicamente). Le ripeto che mi chiamo… (Si rende conto). Bene!...così va bene.

Si stringono la mano.

JUILLET                 (eccitato). Come si giuoca?

Tutti si siedono.

LAVESTE               Un momento, vecchio mio, sto cercando di ricordare… Allora…per prima cosa bisogna scegliere chi dà le carte…

AUDUBON            Vorrei farlo io…

LAVESTE               Se nessuno contesta, io sono d’accordo…bene!...allora la persona scelta prende venti mazzi da cinquantadue carte, li mescola accuratamente e ne dà duecentotrentatre a ciascuno dei giuocatori, una per una…invertendo la direzione ogni dieci giri…no…ogni sette giri…

AUDUBON            (spaventato). Nessun altro ha voglia di dare le carte?

DUPONT                 No grazie.

JUILLET                 Faccia pure, vecchio mio…

LAVESTE               Lasciatemi riflettere un attimo… (Borbotta tra sé). Se esce un due rosso dopo un quattro nero…il mazziere dà diciassette carte al giocatore immediatamente precedente a quello che ha fatto due prese di seguito…no, tre prese di seguito…a condizione che almeno una delle tre comporti un asso rosso…ah, ecco, ecco, mi sta tornando in mente…bisogna stabilire subito chi giuoca per primo…di conseguenza bisogna sapere chi tiene il banco… Allora chi vuole il banco?

AUDUBON            Io!

LAVESE                 No…lei dà carte…Dupont?

DUPONT                 No grazie.

LAVESTE               Lei, Juillet?

JUILLET                 Non saprei…

LAVESTE               Allora lo farò io. Bene. Ognuno dei giuocatori comincia col dare 500 franchi a chi tiene il banco come ricompensa dei suoi servizi…

AUDUBON            Un momento! E il mazziere allora?

LAVESTE               Non è la stessa cosa…lei si è offerto volontario…altrimenti si sarebbe tirato a sorte… Il banco invece viene designato per cooptazione… Il giuoco è interessante per questo, perché è assolutamente ingiusto.

AUDUBON            (brontolando). 500 franchi…meno male che ci sono le paghe di guerra, altrimenti.

Tutti e tre tirano fuori i soldi.

JUILLET                 Il seguito, Laveste! Comincia a diventare appassionante.

LAVESTE               Niente fretta…comunque direi che è relativamente complicato.

AUDUBON            Ed è questo che si chiama…«a tutta canna».

LAVESTE               Sì…almeno lo chiamavano così nella mia famiglia… Allora…chi tiene il banco per prima cosa abbandona il giuoco e fa tre volte il giro del tavolo tenendosi il naso… (Esegue e poi si arresta di colpo).Ma un momento…li abbiamo venti mazzi da cinquantadue carte?

JUILLET                 Non credo proprio…Audubon lei crede che ci siano.

AUDUBON            Assolutamente no. D’altra parte mia madre mi ha sempre proibito di giuocare a carte.

DUPONT                 Io ho orrore delle carte da giuoco.

LAVESTE               Allora mi pare inutile continuare. E poi non mi ricordo più le regole.

AUDUBON            Meno male!

LAVESTE               Ma se vi può tentare ci sarebbe il talatzinntatzine.

JUILLET                 Mah…

DUPONT                 Forse…

AUDUBON            Mi sembra meno promettente di quell’altro.

LAVESTE               Vi faccio notare che non mi ricordo le regole neanche di questo. Ma mi ricordo che era proprio divertente…

Si fa silenzio. Ognuno picchietta sulla tavola in crescendo. Ad un tratto la porta si apre bruscamente. Entra Robert in divisa portando un giornale piegato.

Scena seconda

I quattro generali, Robert.

ROBERT                 Il giornale!

AUDUBON            Ah! (Tutti stanno per gettarsi sul giornale ma Audubon li blocca con un gesto di comando). I signori permettono? (Gli altri si risiedono. Audubon prende il giornale). Grazie, Robert!

ROBERT                 Dovere, signor generale.

AUDUBON            Riposo!

Robert esce.

DUPONT                 Le notizie! Presto!

JUILLET                 Che novità?

LAVESTE               Su, legga!

Audubon apre con devozione il giornale. È «Le Figaro», completamente bianco, perché completamente censurato.

AUDUBON            Guardate voi stessi! (Mostra l’altra facciata).

DUPONT                 Meno male! La censura lavora, se non altro.

JUILLET                 Non si può dire di no! (Guardano di sottecchi Laveste).

AUDUBON            Laveste…non può essere che i suoi servizi siano un po’ troppo…puntigliosi?

LAVESTE               Ecco, voi capite…non si può dire proprio tutto al pubblico… Certe notizie potrebbero spaventarlo…

AUDUBON            (indica il giornale). Ma questo, lei non crede che…

LAVESTE               Anzi! Niente nuove, buone nuove!

JUILLET                 Giusto!

AUDUBON            Molto giusto!

LAVESTE               E poi…questi fogli, così come sono, possono essere riutilizzati per l’edizione del numero successivo… Un’economia formidabile! Inoltre ciò permette di continuare a offrire al pubblico giornali di dodici pagine.

Audubon conta le pagine.

AUDUBON            Sono proprio dodici…!

LAVESTE               Il che è psicologicamente molto importante…

AUDUBON            Altro che!

Dupont si sprofonda nella lettura del giornale. Si crea un profondo silenzio. Poi tutti picchiettano con le dita sul tavolo in un furioso crescendo, che cessa di colpo.

AUDUBON            Insomma, qualcuno mi sa dire perché non riusciamo a ritrovare l’atmosfera di un tempo?

JUILLET                 Ce lo chiede proprio lei?

AUDUBON            Con stupore.

JUILLET                 Il fatto è che siamo in guerra, cosa vuole…

Dupont si alza e gli tende il salvadanaio dei pegni. Juillet paga.

AUDUBON            Ma naturalmente…dove ho la testa… Tutta colpa di quel Plantin. Mia madre me lo diceva sempre che non dovevo frequentarlo. (Si sente un rombo di cannone). Che cos’è? Ma che cosa succede?...Dio Mio! Si direbbe…

JUILLET                 (inquieto). Sembra proprio quello…

DUPONT                 (in estasi). Finalmente!

LAVESTE               Come, finalmente? Ma allora lei è pazzo? Trova che non ne abbiamo abbastanza di rogne?

Rientra Robert.

Scena terza

Gli stessi, Robert.

ROBERT                 Signor generale…una visita…

AUDUBON            Come una visita…ma anzitutto mi vuoi spiegare cos’è questo rumore?

ROBERT                 Signor generale…il comandante del forte ha ritenuto opportuno tirare una salva per salutare i visitatori… I cannoni cominciano ad arrugginirsi, così ha pensato che un po’ di esercizio avrebbe fatto bene sia agli uomini che al materiale…

AUDUBON            (furioso). Corri a dirgli che è un’idea cretina… Questo è puro spreco…e ricordagli che non voglio più sentire per nessun motivo simili rumori. È incredibile! Insomma, chi comanda qui?...gliela farò vedere…50 franchi di pegno!

ROBERT                 Glielo dirò, signor generale…

AUDUBON            E questi visitatori, chi sono poi?

ROBERT                 Il presidente del Consiglio, generale, e ci sono altri ufficiali con lui…il generale Korkiloff…monsignor Tapecul…il generale Ching…

AUDUBON            E Jackson?

ROBERT                 Non l’ho visto, generale…

AUDUBON            Che confusione! Incredibile! (Robert sta per uscire). Un momento. (Si avvicina alla carta geografica). Chi ha vinto la tappa oggi?

ROBERT                 Robic, generale…secondo Bartali!...

AUDUBON            E Koblet che cosa combina? Ricomincia come due anni fa…? (Appunta una piccola bandiera sulla carta).

JUILLET                 Sono sicuro che Biquet crolla nella tappa Malmö-Stoccolma…

AUDUBON            Vuole scherzare, Juillet…se la farà in pantofole!

LAVESTE               Io non ci capisco più niente da quanto il tour de France si svolge in Svezia… Prima c’erano dei punti di riferimento. Ma ora, vacci a capire qualcosa!

DUPONT                 (sarcastico). Comunque non è certo più complicato del suo giochetto con le carte, Laveste, quel «…a tutta canna»…!

JUILLET                 Va ancora bene che gli Svedesi abbiano accettato! Pensate se si trattasse dell’Azerbagiàn…

ROBERT                 Chiedo scusa, signor generali, signor generale, devo introdurre i signori visitatori?

AUDUBON            Ma certo…fai presto…aspetta…hai qualcosa da bere?

ROBERT                 Oh, no, signor generale…non ho più soldi…

AUDUBON            Oh, a proposito! (Allunga la mano). Laveste…dato che lei non tiene più il banco… (A Dupont ed a Juillet) Immagino che sarete d’accordo di contribuire all’acquisto di un po’ di beveraggi…

DUPONT                 Niente anisetta, però…

LAVESTE               (a Audubon). Mi scusi…ecco qua i 1500 franchi…ed altri 500 di tasca mia.

AUDUBON            Bene…compra una bottiglia di porto…1000 franchi ti basteranno, no?

ROBERT                 Sì, signor generale!...

Esce.

AUDUBON            Perfetto. (intasca il resto). Fai un salto allo spaccio…e compra anche qualche pasticcino… (Si frega le mani soddisfatto). E così, nonostante tutto, la faremo questa piccola merenda…

DUPONT                 Per essere un generale lei ha abitudini spaventosamente civili…

AUDUBON            (con aria indaffarata). Prepariamo tutto! Una tovaglietta…nessuno di voi ha una tovaglietta?

DUPONT                 (esasperato). Ma cosa vuole che ce ne facciamo di una tovaglietta?

AUDUBON            Dalla mia mamma c’erano tovagliette in tutti gli armadi, era molto pratico. (Cerca). Vediamo un po’…con cosa si potrebbe rimpiazzare questa piccola tovaglietta? (A Juillet) Juillet lei ha sempre la sua sciarpa gialla?

JUILLET                 Probabilmente.

AUDUBON            Andrà benissimo…me la può prestare?

JUILLET                 È fastidioso…me la macchieranno tutta…

AUDUBON            Lei rifiuta?

JUILLET                 Devo forse considerarlo un ultimatum?

AUDUBON            Juillet mi consegni la sua sciarpa gialla. Non è un ultimatum, è un ordine!

JUILLET                 Se è un ordine, è differente!

Va a cercare la sciarpa gialla.

AUDUBON            Fiori…ci vorrebbe qualche fiore! Niente rallegra come un bel bouquet di viole mammole.

LAVESTE               (meditabondo). Forse tra i visitatori ci sarà qualcuno che si ricorderà meglio di me le regole di  «…a tutta canna»!

DUPONT                 Spero di no.

AUDUBON            Cosa si potrebbe fare ancora?...Dupont, lei non ha per caso qualche lampioncino di carta?

DUPONT                 Per il corpo delle spingarde sfondate, cosa cavolo vuole che ci faccia al fronte con dei lampioncini di carta?

AUDUBON            A casa mia ce n’erano sempre… Per il mio compleanno li accendevano intorno al lampadario della sala da pranzo.

DUPONT                 (rabbioso). Dovremo farci scassare ancora a lungo le scatole con i ricordi della sua infanza di ragazzino rimbambito?...Vi assicuro, è una noia mortale!

JUILLET                 Mmm…pagare il pegno, vecchio mio!

Gli allunga il salvadanaio.

DUPONT                 (furibondo). Ah! Merda, allora tre volte merda!

Fa per uscire e sbatte contro Robert che sta rientrando e si scosta per lasciar passare il gruppetto di visitatori.

Scena quarta

Gli stessi, Plantin, Korkiloff, Ching e Robert

PLANTIN                (ai suoi accompagnatori) Eccoci qua! (Abbraccia Audubon). Wilson! Mio caro amico! Come esprimerle la gioia di rivedervi tutti vivi.

AUDUBON            Oh! Plantin…sono proprio confuso…non è pronto niente…non vi aspettavamo, è stata una sorpresa. Tanto cammino per poi cadere in un simile disordine!

PLANTIN                Caro amico, il piacere di rivedervi è una ricompensa già ampiamente sufficiente!

AUDUBON            Sono proprio confuso… (Saluta gli altri). Caro generale Korkiloff…e lei, Ching-Ping-Ting…ma voi non conoscete il mio Stato Maggiore, immagino…Dupont d’Isigny, Lenvers de Laveste, Juillet…

Strette di mano, esclamazioni, ecc. Verso la fine entra Roland Tapecul con una bottiglia.

ROLAND                Ho incontrato quel farabutto della tua ordinanza che stava assaggiando la bottiglia…non sei ancora stato capace di sbarazzarti di quell’animale…ecco tutto quello che resta…

Entra Robert con due piatti di biscotti.

AUDUBON            Robert!... Costa sta succedendo col porto?

ROBERT                 (rivolgendosi all’arcivescovo) Devo dire la verità, monsignore!

ROLAND                Tientela per te, sciocco! Ho dato la mia versione della faccenda…è l’unica valida.

Gli fa scivolare in mano un biglietto di banca. Robert sistema i biscotti e se ne va. Roland, Korkiloff e Ching intanto si mettono a preparare uno spuntino.

PLANTIN                Mio caro Wilson, abbiamo veramente poco tempo, così sarò breve e conciso. Stiamo ispezionando il fronte e non abbiamo voluto perdere l’occasione di farvi visita. In linea generale, tutto va bene.

AUDUBON            Ah, bene.

PLANTIN                Ma lei sarà al corrente.

AUDUBON            Ma veramente, il giornale si tiene piuttosto sul vago e noi conduciamo una vita molto ritirata. Secondo me, è impossibile fare un buon lavoro se c’è troppa agitazione nel posto di comando. Così noi ci atteniamo al minimo indispensabile.

PLANTIN                Certo…il buon vecchio tour de France!

Tutti scuotono la testa con nostalgia.

DUPONT                 Signor presidente del Consiglio, per non nasconderle niente, devo dirle che ci annoiamo maledettamente.

PLANTIN                Ah…anche voi? Mi trovo nelle stesse condizioni.

LAVESTE               Ha trovato qualche rimedio?

PLANTIN                Beh, come vede, vado in giro ad ispezionare. La compagnia di questi signori, devo confessarlo, è molto divertente. (Indica i tre gaudenti che si stanno rimpinzando).

AUDUBON            Ma, venendo ai fatti?

JUILLET                 (a bassa voce a Laveste) È pur sempre un capo!...mira dritto all’essenziale!

PLANTIN                Come vi dicevo, le notizie sono eccellenti. L’economia francese è ormai completamente squilibrata!

AUDUBON            E questo va bene?

PLANTIN                Come? Ma Audubon, questo significa che noi politici ora possiamo riprendere in mano la situazione…ecco come la vedo io: voi terminate rapidamente la guerra – beninteso con una vittoria – e noi rimettiamo tutto a posto. (Juillet si avvicina a Plantin e gli tende il salvadanaio. Plantin fa un gesto di stupore). Cos’è?

JUILLET                 Deve pagare pegno…ci sono parole proibite.

PLANTIN                Quali?

JUILLET                 Non posso mica dirglielo, dovrei pagare pegno anch’io…ma non se la prenda, la metteremo sull’avviso di volta in volta.

AUDUBON            Non perdiamo tempo… (A Plantin) Dunque…capisco il suo punto di vista…ma non appena la…la faccenda sarà terminata (giuoco mimico di Juillet che ogni volta si prepara a far pagare pegno e rimane sempre deluso) …naturalmente i crediti di…voglio dire, i nostri crediti saranno ampiamente tagliati?

PLANTIN                È ovvio.

AUDUBON            Però volete una vittoria?

PLANTIN                Che razza di domanda!

AUDUBON            Senta…sono proprio spiacente, ma non credo sia una cosa fattibile in questo momento…

PLANTIN                Come! Ma Wilson! Diamo i numeri! Io non le ho chiesto un parere!

AUDUBON            È un ordine allora? Lei mi copre?

PLANTIN                Non l’ho sempre fatto?

AUDUBON            Allora d’accordo! (Agli altri) Ragazzi possiamo considerare la…faccenduola come già finita…

Juillet sta per far pagare pegno ma rimane deluso.

DUPONT                 (furibondo). Eh no! Non ancora!

AUDUBON            Insomma…virtualmente finita…a partire dalla prossima vittoria…

DUPONT                 Ah!...mi sento meglio! C’è da divertirsi ancora un po’!

AUDUBON            Mio caro d’Isigny…d’altra parte mi riprometto di affidare l’operazione in questione proprio a lei…

DUPONT                 Accetto senz’altro…posso andare a prepararmi?

AUDUBON            Vada, vada! Che bambinone!

DUPONT                 Uffa! (Saluta ed esce).

PLANTIN                Il morale dei suoi ufficiali è formidabile!

AUDUBON            Sì…certo…li tengo bene in pugno!

PLANTIN                Conto su di lei!

AUDUBON            Non resterà deluso!

PLANTIN                Bene! Bisogna bagnare questo momento…

AUDUBON            Bagnamolo!...a patto che quei tre lavandini nel frattempo non si siano scolato tutto. (Vanno a sedersi). Robert!

Appare Robert.

ROBERT                 Sì, signor generale?

AUDUBON            Un po’ di beveraggi!

Robert fa segno che occorre denaro.

AUDUBON            Denaro, denaro, ancora denaro! Accidenti! Chiedilo a Plantin! O a Roland!

Roland si alza.

ROLAND                Cosa? Cos’è che deve chiedermi?

AUDUBON            Del conquibus.

ROLAND                (scoppia a ridere). Conquibus! Il tuo gergo è fuori moda quanto un pater noster, vecchia ciabatta! (Tira fuori del liquido). Ecco un po’ di palanche, amico mio…

ROBERT                 (offeso). Io dico grana.

ROLAND                Ma tu non hai le responsabilità che ho io! Scattare!

Robert corre via, ricomparirà con qualche bottiglia, e ripartirà.

AUDUBON            (commosso). Sei sempre cattivo con me, eppure sono contento di vederti, vecchio cretino!

ROLAND                Su, una lacrima!

AUDUBON            Oh! Sei proprio esasperante…

ROLAND                (dandogli una manata sulla spalla). Vieni a bere! (Si mescolano al gruppo).

LAVESTE               Ci si rompeva talmente le scatole, figuratevi, che ho persino tentato di farli giuocare a «…tutta canna»… (grandi risate) …senza risultati!

PLANTIN                Poveri amici miei…! Meno male che…tutto sta per finire!

Juillet si preparava a far pagare pegno ma rimette giù il salvadanaio.

JUILLET                 Impara in fretta, vedo!

KORKILOFF          Noia strategica, è terribile! Dà, dà!

CHING                    Perché? Lei credeva che dalle nostri parti tagliassero la gente a fettine?

LAVESTE               Oh!...deve essere molto allegro la prima volta!...ma in fondo io preferisco giochetti meno rumorosi…

AUDUBON            Io quello che preferisco sopra ogni altra cosa è una piccola merenda, così, tra buoni amici.

KORKILOFF          (a Laveste) Folklore russo…molto ricco di giuochi di società!...

LAVESTE               (molto interessato). Senti! Davvero?

ROLAND                Dite un po’ ragazzi, se si cantasse una canzone?

AUDUBON            Ah! Bellissimo! (A Juillet)Juillet, per una volta tanto metta via il salvadanaio, e noi cantiamo una bella marcia.

ROLAND                Robaccia!...e Fra Martino campanaro allora?

KORKILOFF          (continuando a parlare con Laveste) Per esempio…conosce roulette russa?

Tira fuori una pistola a tamburo e la vuota dalle cartucce.

AUDUBON            Allora comincio io, ragazzi…(Si raschia la gola).

KORKILOFF          Lascia dentro una cartuccia…poi fa ruotare tamburo…come lotteria…

LAVESTE               E Grédy?

KORKILOFF          Ecco!...niente trucchi! Gioco! Fate ruotare tamburo e hop!

Poggia la pistola alla tempia e tira. Colpo a vuoto. Grande risata.

LAVESTE               (livido). Ah!...bello!...

KORKILOFF          Ora lei prova!

Gli dà la pistola. Laveste, bianco come uno straccio, si prepara ad eseguire mentre Audubon attacca la canzone.

AUDUBON                  In marcia, in marcia

col passo ardito

sul cammin fiorito

In marcia, in marcia

(Applausi). Facciamo il rumore dei passi!

TUTTI                      Plac! Pluc! Plac! Pluc!...ecc…

ROLAND                Tocca a me!

Si schiarisce la gola. Intanto Laveste, preso il coraggio a due mani, si tira un colpo alla tempia. Il colpo va a vuoto e, rassicurato, Laveste scoppia in un’enorme risata insieme a Korkiloff.

ROLAND                Un po’ di silenzio!

In marcia, in marcia

con passo che traligna

in mezzo alla gramigna

in marcia, in marcia.

Gli altri fanno il rumore dei passi. Laveste intanto passa la pistola a Ching-Ping-Ting che domanda  a voce bassa qualche spiegazione.

JUILLET                 Ora a me! …ne ho in mente una buona!

In marcia, in marcia

con andatura allegra

su una strada negra

in marcia, in marcia.

AUDUBON            Ah! Juillet, lei è degno di esser laureato poeta! L’Accademia lo attende!

Entusiasmo generale. Ching tira: questa volta il colpo parte ed egli crolla a terra.

AUDUBON            Cosa succede?

KORKILOFF          Niente! Si giuoca roulette russa!...

AUDUBON            Ah, benissimo! Ora a lei, Léon…lei permette che la chiami Léon, vero?

LÉON                      Con piacere!

In marcia, in marcia

con andatura mossa

su una strada rossa

in marcia, in marcia.

Applausi ed entusiasmo. Roland, che era passato alla roulette russa, crolla morto. Korkiloff e Laveste ridono da soffocarsi.

LÉON                      Sembra divertente il vostro giuoco…fatemi un po’ vedere. (Prende la pistola).

KORKILOFF          (canta).

In marcia, in marcia

con passo da bonzo

su strade di bronzo

in marcia, in marcia.

Scoppia  a ridere; Léon spara, crolla e la pallottola colpisce anche Korkiloff, che cade a sua volta.

AUDUBON            Formidabile! Due con un colpo solo! A lei, Laveste!

Nel frattempo Juillet prende la pistola, esegue i preparativi e crolla alla fine della strofetta.

LAVESTE                     In marcia, in marcia

con passo di mulo

sulle facce di culo

in marcia, in marcia.

AUDUBON            Al bacio!... (Prende la rivoltella). Spiegatemi com’è il giuoco!...vi divertite tutti da soli!

LAVESTE               È semplicissimo! Giuoco da bambini!...si mette una pallottola nel tamburo…si fa ruotare…si tira…così… (Cade morto).

AUDUBON            Stupendo! Anch’io! (carica l’arma, fa ruotare il tamburo). Uno…due…tre… (Il colpo va a vuoto. Grande risata).Ah! Ah! Ah! Mancato! (tira ancora e colpisce un quadro che cade a terra). Hop! Mancato di poco! (riprova ancora e questa volta stramazza colpito a morte, gridando).Centro! Ho vinto!

D’un tratto si sente una delicata Marsigliese suonata da un piffero; Dupont, in alta montura, la sciabola sguainata, attraversa la scena, trascinando un cannone a rotelle e cantando.

DUPONT                       In marcia, in marcia

con passo che sghignazza

giù per la strada pazza

in marcia, in marcia…

Sipario.


[1] I nomi dei personaggi sono chiaramente ironici e basati su assonanze o giuochi di parole. Ad esempio, Pétardière-Frenouillou potrebbe essere tradotto in Bombardini-Tagliolini oppure in Scorreggini-Tagliatelle. Dupont d’Isigny è il nome di una famosa marca di caramelle. Lenvers de Laveste potrebbe tradursi in Voltagabbana o Rovescio della Medaglia. Il generale Juillet allude parodisticamente al generale Juin. Quanto a Léon Plantin, è possibile che Vian alluda a Léon Blum attraverso il passaggio dal tedesco Blume (= fiore) a Plantin che richiama Plante (= pianta). Tapecul potrebbe tradursi in Batticulo.