Gent de ringhera

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GENT DE RINGHERA

Due tempi di Guido Ammirata


Personaggi:

                                      Adalgisa                        casalinga

                                      Odette                           portinaia

                                      Valentina                      sorella di Adalgisa, zitella

                                      Giulio                            marito di Adalgisa, tranviere

                                      Domenico                      amico di Giulio, elettricista

                                      Mario                                     suonatore di violino

                                      Cecco                                      suonatore di contrabbasso

                                      Teresa                           ex commessa

                                      Postino

                                      Piera                              una vicina


PRIMO TEMPO

Una stanza modesta su una ringhiera. Alla parete di fondo  una porta e una finestra. Pochi mobili: un tavolo, alcune sedie, un divano sgangherato ecc… A destra, in prima, una porta e sul fondo l’inizio di un corridoio che conduce in un altro locale.

A sinistra, in prima, un’altra porta che immette nella camera da letto di casa Mapelli. Appeso a una parete, un apparecchio telefonico nuovissimo, se si tiene conto che l’azione si svolge negli anni trenta in una vecchia casa di ringhiera, l’apparecchio e certamente simbolo del progresso e stona con il resto dell’arredamento in modo evidente, per esempio con la vecchia stufa in ghisa che sta in un angolo della stanza.

All’alzarsi del sipario, Adalgisa è intenta a stirare della biancheria. E’ una donna non più giovane ma ancora in gamba, energica, pratica e di buon senso, qualità che fanno da contrappeso alla faciloneria e agli entusiasmi del marito.

Teresa             E’ permesso? Si può?

Adalgisa         Avanti, avanti. (sorpresa) Oh, chi se ved, la Teresina, come la va?

Teresa             Beh, insomma…

Adalgisa         Come mai dopo inscì tanto temp?

Teresa             Impegni, sciora Adalgisa, impegni. Vede dopo che il Domenico ha venduto il      negozio sono restata a spasso.

Adalgisa         Capissi, capissi.

Teresa             Vita difficile, sciora Adalgisa, ma io qualcosa da fare lo trovo sempre. Un po’ qui, un po’ la… come collaboratrice domestica.

Adalgisa         Certo, però dopo tanti ann a fa la commessa… insomma voeuri dì… l’è staa on bel salt de qualità.

Teresa             A chi lo dice! E poi sciora Adalgisa, dopo tanti anni passati col Domenico… Si ricorda? Ero una ragazzina quando ho cominciato.

Adalgisa         Oh, se me ricordi!

Teresa             Giorno dopo giorno, gli anni più belli della mia vita, li ho sciupati lì dentro a mandare avanti il suo  negozio, a curare il suo interesse senza mai chedere niente.

                        E tutto perché io per lui… e lui invece, quel mascalzone… E così sono rimasta sola.

Adalgisa         E inscì lù el t’haa molada, hoo capii ben? (Teresa fa cenno di si) Senza pù cercatt? Dopo tutti ‘sti ann el t’haa pientaa senza ona parola, senza ona spiegazion, come ona scarpa strascia. Che mscalzon!

                        Gh’el disi semper al Giuli ch’el Menegh l’è minga on tipo de frequentà. Poeu con la soa mania de fa scherz el finissarà malament, t’el disi mi.

Teresa             Oh, a lui gli va sempre bene, sono gli altri che ci vanno di mezzo. Lui ci fa su una risata, senza rendersi conto che certi scherzi possono essere crudeli.

Adalgisa         Oh, ma el Signur el paga minga domà al sabet ma… (fermandosi a metà frase) Ma damm a trà, Teresa, guardom ben in faccia, te saree no anca ti ona vittima… (Teresa abbassa la testa) Ah no eh! Adess te gh’hee de dimm tuscòss. Con calma, senza pressa. (Teresa tace) Ohe, va che mi sont adree spettà che te parlet.

Teresa             E’ stato un mese fa, erano diverse settimane che non lo vedevo. Esco dal lavoro e me lo trovo li.

                        Io faccio la sostenuta, (Adalgisa interrompe di tanto in tanto il racconto con esclamazioni di consenso) ma lui tutto sorridente con quella faccia di palta mi dice “Ciao Teresina sei rabiata?” io neanche lo guardo, e lui “Ci hai ragione, mi son fatto più vedere, però cerca di capire che l’è stata dura anche per me in del negozio; ci avevo messo tutti i miei risparmi” e io gli dico: e a me non hai pensato? E lui “dai, dai, Teresa, perdonami, facciamo la pace”. E così io… io…

Adalgisa         Te gh’hee creduu, come ‘na scema.

Teresa             (piangendo) Cosa potevo fare?

Adalgisa         ‘Ste pianget de fa? Dai va avanti a cuntà su

Teresa             Allora lui dice che vuole venire a casa mia, che vuole conoscere i miei e che ha una bella sorpresa per me.

Adalgisa         E ti t’hee pensaa subit a l’anell de fidanzament e te l’hee invidaa a cà toa per festeggià.

Teresa             Si, per le otto. Avevo preparato la tavola piena di roba buona: salatini, tramezzini...

Adalgisa         Pasticcini, fiori…

Teresa             Torta e spumante.

Adalgisa         E magari anche il lume di candela.

Teresa             Sa, signora Adalgisa, dovevo pur creare una certa atmosfera.

Adalgisa         Brutt malnatt, un bel tocch de legn ghe voreva, alter che l’atmosfera!

Teresa             I miei erano usciti, sa, non volevo mettere in imbarrazzo Domenico.

Adalgisa         Figuress! Con la faccia de tola ch’el gh’ha quell lì…

Teresa             Alle otto in punto suona il campanello e io corro ad aprire…

Adalgisa         E allora?

Tersa               Non era Domenico.

Adalgisa         E chi l’era, allora?

Teresa             El postin cont on telegramma. Il Domenico aveva avuto un incidente con la moto e era ricoverato all’ospedale di Magenta.

                        Chiamo un taxi e corro in ospedale, chiedo a destra e a sinistra e dopo un on’ora di ricerche…

Adalgisa         Nient!

Teresa             Niente! Ha indovinato, signora Adalgisa.

Adalgisa         L’era on scherz! Tutt on scherz!

Teresa             Come ha fatto a capire?

Adalgisa         Come hoo fa? Ma ti, benedetta tosa t’el cognossett chi l’è el Menegh; te dovevet sospettaa, immaginaa.

Teresa             E’ vero, sono stata una stupida, ma io gli voglio bene. (piange)

Adalgisa         (dandole un fazzoletto) Sughess su i oeucc e va avanti.

Teresa             Il peggio è venuto dopo, quando sono arrivata a casa, gli amici di Domenico erano tutti fuori davanti al bar.

Adalgisa         Manega de lazaroni.

Teresa             Uno, il Carisna, si è messo a gridare “E allora, Teresa, come stà il Domenico? L’è grave”, e tutti giù a ridere. (piange)

Adalgisa         Disgraziaa, farabutt.

Teresa             Sarei sprofondata. Ho fatto una corsa fino a casa, mi son chiusa dentro e non sono più uscita per una settimana.

Adalgisa         Oh la Peppa! Var no la pena de ciappassela inscì! De òmm in gir ghe n’è tanti… e vun pesg de l’alter, purtropp.

Teresa             Ah, ma non finisce mica qui, gliela faccio pagare cara!

Adalgisa         Dai, su, stà calma; ormai l’è acqua passada. Pensegh pù.

Odette            (bussa) Sciora Dalgisa!

Adalgisa         Ossignur, la portinara. Ti va de là che se la te ved in ‘sto stato la fa sù on burdell de ciaccer che fann el gir del cortil.

Teresa             Vado, ma voglio vendicarmi, vedrà (esce. Poi Adalgisa fa entrare Odett)


Odette            E’ permesso?

 (Odette è il suo nome d’arte. E’ magra, ossuta e molto vivace. Anni addietro è stata ballerina di quarta fila in modeste compagnie che anno agito anche al Trianon. Quando ne parla si rianima tutta e non manca di accennare, così alla buona, qualche passo di danza pudicamente sgonnellando. Come sia finita a fare la portinaia è un mistero. Ora vive, di riflesso, le gioie e i dolori di tutti gli inquilini e spettegolare con malignità lo considera uno dei suoi doveri di portinaia)

Adalgisa         Avanti!

Odette            Sciora Dalgisa, doman passa de chì quell del gas, se la va via la me lassa giò i ciav.

Adalgisa         Va ben, grazie!

Odette            Doariss vegni anca chel tiratard… el Menegh Scintilla.

Adalgisa         Bell grass de ròst chel li!

Odette            L’è ona settimana che s’è fulminada la lampadina in su i scal, ma chel lì… ohei se l’ncontra quell che l’ha inventaa el laorà, le ciappa a pesciad in del cuu.

                        (autoritaria guardando in cortile) E lù? Chi l’ ch’el cerca?… Come?… No chi de Cagatti ghe n’è minga… Ah, Casnati… eh? Ch’el parla ciar… segond pian, l’uss de faccia sul ripainin, ma adess el ghè no... In due l’è ‘ndaa?… Come foo a savell?… Come? No, i affari di inquilin hinn sò de lor, mi me interessi no. Riverissi.

                        (rivolgendosi ad Adalgisa con fare cospiratorio)

El Casnati, a ‘st’òra chi, l’è semper in cà de la vedoa Biraga… se semm capii, vera? Ma chel li el m’è antipatich e ghe disi nagott.

(cambiando tono)

A furia de sbragià tutt el dì per vùn e per l’alter, me s’è infiamaa el gargaròzz… la g’avaria no ona caramella de menta?

Adalgisa         No, me dispias, però gh’hoo ona liqirizia de legn…

Odette            No, grazie, per mì la va minga ben, la me scadena tutta la dentera. (pausa)

                        Allora la gh’ha domandaa al sò marì chi l’era la bionda ch’el gh’aveva insema l’alter dì?

Adalgisa         (infastidita) Si, el m’ha dii che l’era la soa sorèla. De solit, a la domenga el va a troalla.

Odette            No,no. Chela lì l’era minga la soa sorèla; lla ghe faseva la roeuda come on pavon… le la s‘è informada? Se la dis la soa cugnada?

Adalgisa         (sempre più infastidita) Ma si, ma si, l’ha ma dii che s’eren incontraa in via Caminadela.

Odette            E lee la ghe cred?


Adalgisa         Oh, insomma, che la senta; semm sposaa da vinticinch ann… l’amor, se sa, l’è minga eterno… el Giuli el ciapparà on quei scapusc, ma a la fin el torna semper a cà.

                        ‘Se la voeur che faga? Di scenad? Tragedi? Per fa magari la fin de la Gina del primm pian? “Te casci via, foeura de cà, porcon…” E lù via de volada a mettess con la cassera del cinema Apollo.

Odette            Olga Tridenti, Conca del Navili 4. (sguardo interrogativo di Adalgisa) El soo perché ghe rigiri lì la posta.

Adalgisa         E adess la Gina l’è tutta on magun, ma ormai l’è tropp tardi. Mi voeuri minga fa la stessa fin… magari a viv con la mia sorèla a fa “le due orfanelle”. E poeu per cosa? Per ona quei ciaccera, ona quei malignità?

(Odette offesa vorrebbe replicare, ma suona il telefono. Adalgisa risponde)

                        Pronto?… Chi?.. Giulio Mapelli?… Va ben quand el riva gh’el disi… Arrivederci.

                        (riattacca) Che barba! Da quand el Giuli l’è president de la bocioffila, l’ha vursuu mett el telefono e adess, oltra al rest, gh’hoo anca l’infesc de rispond.

Odette            Chi l’era?

Adalgisa         Chi?

Odette            Al telefono.

Adalgisa         (bonaria) Ma la sa che lee l’è ona bella curiosona? L’era la segretaria de la boccioffila, contenta?

Odette            Bionda?

Adalgisa         E come foo a savell?

Odette            Per mi, chela li l’era la bionda de domenega.

Adalgisa         Oh, insomma, basta coi ciaccer.

Odette            E no, eh, hinn no ciaccer. L’è stada domenega pasada quand i hoo vist… mi a la domenega son foeura servizzi e gh’hoo l’obbligh de tegnì la bocca sarada su. Ona tomba, come per el rest de la settimana. Beh, seri pontada dedree a ona colona de San Lorenz e i hoo vist. Chela lì l’era tropp de primm pel per vess la soa sorèla…  

 Postino           (dalla ringhiera) Portinara? Bella Portinara?

Adalgisa         Ghè rivà el sò spasimant.

Odette            Ossignùr, propri adess!

Postino            Sempre in giro a cicciarare, è un’ora che la cerco, bella portinara.

Odette            (infastidita) ‘Se ghè?

Postino            Come “’se ghè”? Sont el postin: gh’hoo la posta no?

Odette            Te vedet no che sont adree a parlà?

Postino            E mi son ‘dree a laorà. Se non ci ha tempo, vuole che gliela infili io la posta in casella? (fa un gesto di imbucare piuttosto equivoco)

Odette            Te l’avaroo dit on milion de volt che prima de distribuì la posta a gh’hoo de leggela.

                        Adess ‘rivi. (ad Adalgisa) Gh’hoo de ‘ndà, ne riparlom pussè tardi… (mentre si avvia verso la porta, rivolta al postino) Dai, ‘ndemm seccaperdee.

Adalgisa         (mentre la segue con lo sguardo, quasi fra sé) Si, ne riparlaremm. Mi me domandi e disi, de cosa la se cascia chela lì?

                        (riprende le sue faccende. A qusto punto si sente dal piano di sopra provenire il suono di un contrabbaaso e di un violino. Il suono è straziante).

Voci da fuori              Basta!  Piantatela!

                        (Entrano in casa Giulio e Domenico)  

Giulio              (Fa il tranviere. Rincasa sempre a ore insolite perché sostituisce i colleghi nei giorni di riposo e qundi non lavora mai sullo stesso percorso. Non ha particolari aspirazioni, se non quella di diventare controllore. E’ un uomo gioviale e credulone)

                        Ciao resgiora!

Domenico       Buongiorno.

Adalgisa         Ossignùr, che mancava anca el Menegh Scintilla! Come mai inscì prest?

Giulio              L’è no prest. (guarda l’orologio da polso) El mè urelògg el s’ceppa el minut, te credi: urelògg de tranvier!

Domenico       (tipo d’uomo non raro da incontrarsi è la cosiddetta sagoma e anche quello che si crede più furbo degli altri. Fa l’elettricista per questo lo chiamano Scintilla)

                        El mè invece l’è svizzer: Remontoire!

Giulio              Anca el mè, el gh’ha el moiment svizzer e el telar american. (lo estrae e lo mostra) Piladelpia ùsa. (rivolto alla moglie) Ghè pront de mangià?

Adalgisa         Duu minut e l’è pront. Savevi no che te se tiravet adree anca el Scintilla.

Domenico       Voeuri minga disturbà… (poi con interesse) se ghè de bon?

Adalgisa         Risott riscaldaa e nervitt con scigoll e fasoeu.

Domenico       Ciumbia! I fasoeu! Detti anche fanfara, raccomandati alle prime teatrali.

                        (ride contento della battuta)

Adalgisa         On moment e ghè pront.

Teresa             (salta fuori dal suo nascondiglio con in mano una scopa e comincia a menar colpi)                     Ma sono già pronta io! Adesso le paghi tutte, imbroglione, farabutto, delinquante!

Domenico       No, Teresa, scùsom hoo minga faa apposta.

Teresa             Ah, non hai fatto apposta, farmi andare in taxi fino all’ospedale di Magenta, disgraziato, farabutto.

Domenico       L’è staa on moment de stupidera, cerca de capì.

Teresa             Cerca di farti capire te, quando ti porteranno all’ospedale con la crapa rotta. La vedi questa scopa qui? Te la spacco in testa, ti faccio passare la vogli di fare certi scherzi!

Domenico       Ma l’è staa on scherz senza conseguenza.

Teresa             Te la do io la conseguenza: in prognosi riservata! (intervengono Giulio e Adalgisa. La bloccano, le levano la scopa e la calmano)

Adalgisa         Brava! T’heee fa ben, ma adess calmess on poo.

Giulio              Te vorarett minga s’cepamm la scoa?

Adalgisa         Te conven andà via. (l’accompagna  fuori)  

Teresa             (uscendo) Vado, ma non finisce mica qui.

Odette            (entra) ‘Se succed?

Adalgisa         (prendendola per on braccio e accompagnndola fuori) Per piasè, la staga foeura di pee… Dopo ghe cunti su tuscoss, ma adess la vaga…

Odette            (a malincuore) Oh, che manera!

Giulio              (a Domenico) Ohe, stavolta i scintill i ha faa la Teresa.

Domenico       Per on scherz de nient…

Giulio              E se te la piantassett de too in gir la gent?

Domenico       (a Giulio) Te see lasset stremì da ‘na dòna?

Adalgisa         I donn, cara lù, hinn anca mei de certi arnes de òmm che cognossi mì.

Giulio              Sent, Menegh, a proposit de quell che parlavom prima, lassem perd…

Domenico       Guili, tiress minga indree…

Giulio              Te see propri descis? (confabulano sotto voce)

Adalgisa         Cosa l’è ‘sta storia?

Giulio              On scherz.

Adalgisa         On scherz?

Giulio              Ti lassa fa al Scintilla che stemm alegher.

Domenico       (ride compiaciuto) Prima casci giò on boccon.

Adalgisa         Podi rid anca mi?

Domenico       (a bocca piena) Certament.

Adalgisa         E cosa el saria ‘sto scherz?

Giulio              ‘Na telefonada.

Adalgisa         Da cà nostra?

Domenico       No, mi voo debass, al bar, e ciami i duu sonador. (nella fretta di mangiare s’ingozza)

Giulio              (dandogli energiche pacche sulle spalle) Pian, pian, on boccon a la volta.

Adalgisa         Vardee che mi i sonador per cà i a voeuri no.

Domenico       Roba de on para de minut; risponden al telefono e ridom per ona settimana.

Adalgisa         A mi i scherz me piasen no.

Domenico       Sciora Dalgisa, la vita l’è giomò tutta on venerdì sant, se ridom minga on poo ogni tant…

Giulio              E poeu chi duu balord lì, s’ceppen i ball nott e dì. (in sottofondo si sentono sempre i due che suonano) Almen se vendicom on poo.

Adalgisa         Macche vendett del lela. Mi voeuri no.

Giulio              Però te see ti che te see andada a lamentass col padron de cà.

Adalgisa         (risentita) Mi hoo dii nient a nissun.

Domenico       (non le bada, tutto preso dal desiderio di organizzare loscherzo) Mi foo on salt giò debass. (a Giulio) ’Me se ciamen i duu lifrocch?

Giulio              Mah, de precis el soo no… A vùn ghe disen el Cecch liron e l’alter el Mariett zanzara.

Domenico       L’è on poo on pastiss savee no nòmm e cognòmm… passi da la portinara e ghe domandi a lee. (esce)

Adalgisa         (dopo una pausa e nonostante tutto curiosa) E ‘sto scherz in cosa el consist?

Giulio              Te vedaret.

Adalgisa         Nanca per sogn. Chi duu bamba de sonadur secchen i scatol, l’è vera, ma mi voeuri minga vess tirada denter in d’on scherz de cattiv gener. Cosa l’è donca ‘sto gibilee che a sii ‘dree tirà in pee?

Giulio              (sogghigna) Già, ti i scherz te piasen no, ma te moeuret da la voeuia de savè la rava e la fava.

Adalgisa         Mi? Te see sbagliet de gross. (squilla il telefono)  Mi rispondi no.

Giulio              Ma fa no di stori… (si alza e prende il telefono) Pronto. (pausa) Ah, l’è il teatro Alla Scala? (ride di gusto)  Come ? El zanzara e el Liron…Gh’hoo de ciamà i maester? (ride) I a ciami subit. Dalgisa, dagh ‘na vos ai sonadur…

Adalgisa         Mi? Nanca per sogn! Rangess!

Giulio              Huff! (esce sulla ringhiera) Maestro Francesco Pentola! E’ desiderato al telefono…si a la svelta. (rientra ridacchiando)

                        (Poco dopo entrano dalla comune i due suonatori. L’aspetto fisico dei due dovrebbe rivelare qual è lo strumento che suonano. El Cecch è  grassoccio, cammina dondolando; suona il contrabbasso ed è evidente che esercita una certa autorità sul suo compagno. El Mariett è l’opposto dell’altro. Minuto, timido, suona il violino. Al colmo della timidezza, sussurra invece di parlare. Ha un leggero tic che gli fa dire di no col capo)

Cecco              (ansioso) Permesso? (vuole sincerarsi) Al telefono? Chi l’è?

Giulio              Ch’el proeuva a sentì; hann cercaa del maester…

Cecco              (al telefono) Pronto… (emozionato) Cosa?… Soa eccellenza il teatro Alla Scala?… Hoo capii… la direzione, si… Il maestro Pentola Francesco, si sono io… come?… Ah, il contrabbasso…si il mio socio, l’è il maestro Tassinari Mario… violino, si suoniamo insieme da vari anni…. Vi hanno parlato di noi? Come?… si …si (il Mario, lì vicino, continua a dire di no con la testa) Questa sera?… Così con una sola prova? (pausa, si rivolge a Giulio, mentre Adalgisa stà in disparte a sottolineare la sua estraneità allo scherzo) Oh, Sangioann Battista… propri l’Aida, per on contrattemp hinn restaa senza contrabass e violin de spalla! (al telefono) Sissignore… sissignore alle venti e venti? (si confonde) Allora alle quaranta!… ch’el scusa, hoo sbaglia a fa el cunt… Ho capito, ai sett e vottanta… Bene, senza fallo… ah, per el contratt, se mettom d’accord… Numm se fidom de la Scala… (fra sé, mentre il Mario afferra il telefono) Che cuu che gh’emm avuu!!

Mario              Sussurrando al telefono) Pronto, son il Tassinari Mario, cosa?.. ah, vociare più forte?

                        (con grande sforzo riprende per quanto possibile a voce più alta) Si, violino di spalla… si lo spartito ce l’abbiamo già sottomano… bene… bene, grazie signor Ente Autonomo. (riattacca e molto commosso abbraccia il socio) Cecch, l’è tutta la vita che spettom ona scrittura! (sorride con le lacrime agli occhi) L’Ente l’è anca spiritos; el m’ha domandaa se son bon de sifulà l’Aida. Ah, sciora Adalgisa, senza de lee e del sò mari e senza el telefono me saria mai capitada ‘sta fortuna!

Adalgisa         (seccata)  Mi soo nient! Ch’el ringrazia chi ‘l voeur, ma minga mi.

Cecco              Ma l’è stada lee a rispond al telefono.

Adalgisa         (accusatrice, indicando il marito) L’è staa lù e ricordevess ben.

Mario              Ma l’è minga contenta? L’ha minga sentii?

Adalgisa         Si hoo sentii (si corregge) cioè.. Hoo sentii nagotta e adess gh’hoo de fa. (e gli volta le spalle)

Cecco              (a Giulio) Me dispias che podi no offrigh on bigliett per la prima perchè (impacciato) l’è la prima volta che sonom a la Scala, ma sarà senz’alter per on altra volta.

Giulio              Ch’el se cascia no, ch’el pensa a proà ben el spartii.

Mario              (stringendogli la mano) L’è la notizia pussee bella de la mia vita.

Cecco              Gh’emm ona butiglia de vin bianch, voo de sora a toeula, inscì festeggiom.

                        (sulla porta incontra Domenico che sta entrando) Ch’el scusa… (via)

Domenico       Buongiorno a tutta la compagnia. ‘Se succed? ‘Se l’è tutt ‘sto moviment?

Giulio              El maester l’è ‘ndaa a toeu ona buttiglia per festeggià.

Domenico       Cosa ghè de festeggiaa?

Mario              (sussurrando) Ona roba che la par nanca vera!

Domenico       Cosa el dis?

Mario              (ripete a voce più alta)

Domenico       Hoo capii: l’ha vinciuu al lott.

Mario              Mei, mei… la nostra passion, la nostra speranza, el sogn de tutta ona vita… L’Aida.

Domenico       Quella del Torcett? Ve la spartii a metà?

Mario              No, no, quella del Verdi!

Adalgisa         (gelida) Saria minga mei finilla chi?

(Giulio la fulmina con lo sguardo)

Domenico       Ah, adess capissi: v’hann scritturaa?

Cecco              (rientra con la bottiglia e ha sentito le ultime parole) Femm el contratt stasera. (modesto, accennando alla bottiglia) L’è giomò cominciada e podom nanca fa ‘l bòtt, ma l’è tutt quell che podom offrii.

Mario              Con tutt el coeur!

Giulio              (prende i bicchieri) Alla vostra salute.

Cecco              E lee, sciora Dalgisa, la bev no?

Adalgisa         No, grazie sont astemia.

Domenico       A la vostra fortuna!

Cecco              All’arte!

Mario              Al successo!

Giulio              Alla vostra!

Cecco              Numm adess andemm a ripassà la part. Con permesso.

Mario              (a Domenico) Ch’el pensa che gh’emm de rivolgess propri al direttor de l’Ente: propri a lù in persona!

Domenico       Che onor!

Mario              ‘Ndemm, ‘ndemm, riverissi.

Cecco              E grazie. (via tutti e due. Domenico e Giulio scoppiano a ridere)

Domenico       (rifacendo il verso a Mario) Gh’emm de presentass al direttor… (ride) propri a lù in persona… Adess andmm giò al bar a mett tutti al current de la lieta notizia. (si avvia seguito da Giulio)

Adalgisa         (perentoria) Ti te stee chi. (da fuori comincia il concerto)

Giulio              Ma voo giò a fa on trissett…

Adalgisa         Ti te vee giò per ridegh adree a chi dù pòri Crist lì.

Domenico       Ma ona ridada l’ha mai faa mal a nissun.

Adalgisa         Ma questa la farà mal, eccome!  “non fare agli altri…” cerchee de ricordass!

Giulio              Ossignùr, quanti stori! ‘Ndemm, ‘ndemm dagh minga a traa. (escono propri mentre da fuori una voce di donna)

Voce di donna                       Basta!… Piantatela!… L’è ora de finilla!


Adalgisa         (vorrebbe uscire sulla ringhiera ma in quel momento squilla il telefono) Pronto?

                        Te see ti, Valentina?… E allora come l’è ‘ndada?… Te piasen no? Ma santa Madona, per ti va mai ben nissun: vùn l’è tropp moll, l’alter l’è on sifolott de menta, on alter l’e rustegh ‘me ‘l pan de mej, per ti el mari bisogna fabricall… si, si, capissi…ma ti i òmen ti stremisset… va ben… si, quand te vegnet a cà ne parlom…

                        Si, si, ciao! (da qualche istante è apparso sulla porta Mario. Ha in mano un paio di pantaloni neri)

Mario              (con in mano dei vestiti, timidamente) Permesso?

Adalgisa         Aveanti.

Mario              Sciora Adalgisa, la me manda no su la forca…

Adalgisa         ‘Se’l gh’ha de bisogn?

Mario              Ecco, se l’è no tropp disturb, voraria, semper che la sia disposta, dato che l’è on cas foeura de l’orinari… cioè de l’ordinari...

Adalgisa         Allora, avanti, bisogna tiragh foeura de bocca i paroll cont on rampin? Cià, ch’el faga vedè. (prende i vestiti) ‘Se l’è tutta ròba de supressà?

Mario              No, sciora Dalgisa, ghe domandi ‘sto servizi, perché de supressà semm bon anca numm.

Adalgisa         Ah, se ved!

Mario              L’è che on para del bragh del Cecch, ghe va lassà giò l’òrlo. Invece questi hinn i mè e ghe ‘ndarià voltà su on alter orlo; eren quei del mè pà. La podaria faà ‘sto piasee?

Adalgisa         (esamina gli indumenti) El piasè gh’el foo, stà a vedè se sotta ghè roba assee per slongai… chi ghè anca on bùs… ghe mettaroo ‘na pezza.

Mario              No, no sciora, l’è inutil, el bus l’è in su i ciapp… oh che la me scùsa. Mi metti su on para de mudand negher de la mia pòra mama, inscì el bùs el se sconfond.

Adalgisa         E ‘sta giacchetta?

Mario              La gh’avaria no on para de botton che ghe somiglia a questi?

Adalgisa         Cià, ch’el lassa chi tuscoss che me rangi mi.

Mario              Se la gh’ha i botton, se rangiom numm a taccai: l’è per dagh meno infesc.

Adalgisa         Ch’el vaga, ch’el vaga a… a proà l’Aida.

Mario              Si, si, grazie.

Adalgisa         Signùr ‘me l’è pesant! (armeggia con gli indumenti)

Piera                (dalla ringhiera, dopo essersi accertata che Mario se ne sia andato)

                        Permesso?

Adalgisa         (spazientita) Avanti. Ohe, ma qesta l’è no ona cà, l’è on port de mar.

Piera                Siora Dalgisa, mi lascia telefonare?

Adalgisa         Prego.

Piera                (prende in mano il telefono e compone il numero)   

Qui è ora che ci diamo un taglio. Ma non sente mica ‘sta sinfonia dell’unghia incarnita? Quei due tarlucchi lì si comportano come i padroni della melonera!

                        Ma io ho scritto una lettera di protesta, eccola (mostra on foglio che tiene in mano)l’hanno già firmata sei inquilini.

                        (finalmente ottiene la comunicazione) Signor Panigada? E’ lei? Qui è la Piera che parla… Come quale Piera? La Piera de secondo piano, che senta quei due suonatori…si primo piano… si vicino al cesso…Si, Tassinari e Pentola, fanno su un fracasserio!… Vuole venire a controllare?… Le prove? Ma ci ho già le firme di protesta… Ah, appena c’è la maggioranza? Beh, io ce l’ho detto, adesso si rangi lei.

                        Riverisco! (riattacca, poi rivolta ad Adalgisa) Lei è testimone; il padrone di casa l’ho avvertito. (riferendosi alla lettera) L’ha leggiuta? La firma?

Adalgisa         (per esimersi) Son minga el capfamiglia; che ghe le disa al mè marì

Piera                Suo marito non c’è, dunque firmi lei.

Adalgisa         In chi ròbb chi l’è mej ch’el se rangia lù.

Piera                (stupita) Ma come, proprio lei che ce li ha qui attaccati non si lamenta mica?

Adalgisa         No. Mi  gh’hoo di alter penser.

Piera                (con falsa comprensione ma molto interessata) E già, deve sistemare la sua sorella. Allora ‘sto marito lo trova o no?

Adalgisa         Mah! Mi soo nient, la gh’ha de rangiass lee la Valentina.

Piera                Io ci avevo presentato un fior di professore.

Adalgisa         Si, de ginnastica.

Piera                Roba sportiva, piena di virilità

Adalgisa         A settant’ann?

Piera                Si l’è un pochino stagionato, ma lei dovrebbe vedere le coppe, i trofei che ci ha. E poi alla sua eta tira ancora… (Adalgisa sussulta sorpresa) al piccione.

Adalgisa         La Valentina l’è minga on pivion e comunque la pò troà de mej.

Piera                (insistente) Ma quello li è sempre un campione.

Adalgisa         Si de la soa ringhera.

Piera                (seccata) Con lei non si può ragionare (cambia argomento tornando ai suonatori) E la musica continua. Lo sa che sono indietro di due mesi col fitto? (esce sulla ringhiera) Piantatela! (rientra) Allora ci lascio la carta per il suo marito.

Adalgisa         No, no. L’è giò a l’osteria, la vaga a cercall lì e la me lass foeura de ‘sto gibilee.

Piera                (ironica) La signora sarà servita. (esce)

Adalgisa         Oh, ma che grattacuu de voeuna, la tira fina s’giaff.

Valentina        (entra. Tipica zitella 35-40 anni. Non brutta, un poco acida, scontenta della vita e non disposta ad accettarla così com’è. Palese in lei la speranza di trovare marito. In questo momento è reduce, per l’ennesima volta, dall’agenzia matrimoniale del prof. Fiorillo).

                        (sconsolata saluta) Ciao.

Adalgisa         Allora?

Valentina        Allora cosa?

Adalgisa         Ma come? El prof. Fiorillo el m’aveva assicuraa che stavolta se tratava d’on partii cont i barbis. El m’ha anca dii che ti, però, te stee tropp in su i tò.

Valentina        Podi minga andà li e saltagh adoss la prima volta ch’el vedi!

Adalgisa         Si, ma ghè manera de trattà con i òmen!

Valentina        Ma in de l’Agenzia Fiori d’Arancio, al ciar, cont el proffesor ch’el sbarlòggia dedree d’on paravent, l’è minga possibil… Mi hoo leggiuu ne la rubrica “Ditelo a donna Giuditta” ch’el fascin è garantito dalla penombra, dagli bat-jour…

Adalgisa         E dal champagne de la balèta, ma va aciappà di ratt va!

Valentina        Ma mi alciar riessi no a smollamm!

Adalgisa         E allora spetta ch’el professor el te combina on puntell cont on gioinott romantegh, magari a mezzanott, col fresch, ne la strecciora di lavandee, al ciar de lùna sul Navili, inscì te se smolet… e speremm ch’el se smola anca lù.

Valentina        Allora come gh’hoo de fa?

Adalgisa         Vess carina, sorrident, minga musona e mùta. El professor el m’ha dii che l’ultima volta te guardavet in terra ‘me ‘na monega.

Valentina        L’ultim aspirant el gh’aveva ona gamba de legn, e la gamba de legn l’hoo vista propri perché guardavi in in terra.

Mario              (sulla porta) Permesso?

Adalgisa         Ah, avanti.

Valentina        Buongiorno.

Adalgisa         Ecco chi, (consegnandogli pantaloni e giacca)  hoo faa quell ch’hoo poduu, chi ghè i botton ch’el se rangia lù a taccai.

Mario              Si, si, grazie tant, l’ha faa fin tropp (timidamente a Valentina) Podi fagh i mee auguri?

Valentina        Per cosa?

Mario              Se hinn minga ciaccer che corr per la ringhera… a presto le nozze.

Adalgisa         (intervenendo, visto l’imbarazzo di Valentina) Si, speremm.

Mario              Come son content! (con la testa dice di no) Se ghe farà piasè, quand sarà el moment, mi e ‘l Cecch vegnom in gesa a sonagh l’Ave Maria.

Valentina        (Sempre più confusa) Grazie.

Mario              Adess scappi… riverissi. (Valentine e Adalgisa ricambiano il saluto. Mario esce)

Adalgisa         Se ‘ndemm avanti de ‘sto pass, chi duu lì vegnen a sonatt el miserere, alter che Ave Maria!

Valentina        (piagnucolando) Che colpa ghe n’hoo mi se troeuvi no l’anima gemèla?

Adalgisa         E chi l’è quell noeuv che te propon l’agenzia?

Valentina        Màh, el professor el dis che l’è bell e che l’è scior e che l’è grand.

Adalgisa         S’el te sposa, allora voeur dii che l’è grand e ciula.

Valentina        Bell’incoraggiament.

Adalgisa         (presa da una nuova idea) Sent, e se t’el ricevessett chi?

Valentina        Chi, in cà toa?

Adalgisa         E perché no, se te voeuret minga vess guardada, te gh’hee de vess sola.

Valentina        E come gh’hoo de ricevel? Biotta?

Adalgisa         Macchè biotta!!! Sorrident, graziosa, un ciccin smorbia, con i oeucc sbarluscent, contenta come ona gattina che fa l’amor.

Valentina        Ti cont’el Giuli t’hee faa insci?

Adalgisa         Ghè minga staa de bisogn. Appena ch’el m’ha vist el m’ha da on bùtun ch’el m’ha traa in su on mucc de fen in casina… (da fuori si sente la voce di Odette che arriva) e dopo… beh, l’è ‘ndada come l’è ‘ndada.

Odette            Sciora Dalgisa, sciora Dalgisa!

Adalgisa         Va de là che ghè ‘dree rivaa el Gazzettino Padano. (Valentina esce)

Odette            (entra tenedo in mano una cartolina postale) Sciora Dalgisa, soo no se foo ben a dighel dato che la cartolina l’è indirizzada al sò marì, ma…

Adalgisa         Cià dai foeura ‘sta notizia.

Odette            Ecco, se hoo minga leggiuu malamente, el sò marì, incì in gamba, l’ha prenotaa el loegh a Musocch!

Adalgisa         Oh dess, possibil?

Odette            Che la guarda chi… (le da la cartolina) el ciamen d’urgenza per el trapasso.

Adalgisa         (piuttosto impressionata legge e poi esplode) Disgraziaa, malnatt! Ghe l’avevi dii che eren danee traa via!

Odette            Ghe pias no ch’el vaga a Musocch? Certo ch’el Monumental l’è tutta on altra roba!

Adalgisa         Macchè Musocch e Monumental! El cavron l’ha vursuu comprà l’automobil. Ona cincent! Quest l’è el trapass de proprietà. Adess quand el riva a cà el me sent!

Odett              Oh, ‘ndemm, dopotutt l’automobil la godarà anca lee!

Adalgisa         Mi? Chel lì el ven a cà domà per mangià e dormì. Adess con ‘sta noità, la vedarà; giò del tram su la cincent e via!

Giulio              (entra seguito da Domenico) Oilà, salute! (è un po bevuto)

Domenico       Buondi, sciora Dalgisa.

Adalgisa         (frenandosi a stento) Ti uei te me diset ‘se l’è stà roba? (gli sventola sotto il naso la cartolina)

Giulio              (minimizzando) Ah si, L’è on occasion co i fiocch! Motor in ordin, carrozzeria bella lustra che la par on specc, gomm noeuv e tutt per quatter ghei… a rate.

Adalgisa         Ah si? E chi l’è che i e paga? Semm chi che tirom la carozza coi busechh…

Giulio              I a paghi mi, col sudore della fronte.

Adalgisa         Ti? Ti che te riesset nanca a sudà sotta la lengua?

Odette            Ben detto!

Giulio              Lee cosa la se cascia?

Odette            Solidarietà cont el sesso debole!

Postino            (dalla ringhiera) Portinara! Bella portinara.

Odette            (con gli occhi al cielo) El riva semper sul pussee bell! (sgarbata) ‘Se ghè?

Postino            Posta urgente!

Odette            Se l’è urgente comincia a dervì i bust inscì me porti avanti!

Postino            Vuole che comincio anche a leggergliela? Così poi ci faccio il riassunto?

Odette            Si, brao, comincia a leggela ti.

Postino            Bella portinaia, se si trattiene li ancora molto le faccio un riassunto scritto. Contenta?

Odette            Si. Poeu cascia tutt sott a la porta e va foeura di ball!

Postino            Riverisco, bella portinara. (se ne va)

Odette            (rivolta agli altri) Dai, forza andii avanti.

Domenico       Dopotutt el Giuli l’è el padon de cà.

Adalgisa         Chel li? Chel li l’è ‘l capp di ciuccatee.

Odette            (cantilenando come in chiesa) Veeriritaaa.

Giulio              (a Odette) Se la tas no ghe tiri ‘l coll!

Odette            Ch’el proeuva! Mi ghe tiri in ball la bionda de via Caminadella!

Domenico       Chi l’è che la tira in ball?

Giulio              Ti tas.

Domenico       Ah, ho capii: la Rosetta Tirelpass.

Adalgisa         (minacciosa a Giulio) Dopo parlom anca de quest.

Valentina        (entrando dalla sua camera) ‘Se l’è ‘sto gibilee? Par de vess a la fera.

Giulio              Chi, chi anca ti a dagh ona man a la toa sorela.

Valentina        Mi? ‘Se gh’entri mi?

Domenico       Giuli, semm in minoranza… taiemm la corda.

Giulio              Chi, a tegnì bordon a la iena.

Adalgisa         Se te taset no te cavi i oeucc.

Odette            (tutta contenta) Ben detto! Benissimo!

Domenico       Giuli, menemm i toll che chi la se fa grama.

Giulio              (rivolto a Odette) Leela me tira foeura di strasc! Via, sciò, giò de bass in la soa busiroeula a legg la posta che l’è l’unica ròba che l’è bona de fa! E intant che l’è lì, che la s’cioppa!

Odette            Mi de chi me moeuvi no se me le dis no la sciora Dalgisa!

Giulio              Mi chi sont el padron de cà. Voeuri e pretendi…

Adalgisa         (minacciosa con le mani sui fianchi gli si avvicina, Giulio indietregga)

                        Cosa te see ti?

Giulio              (on poco indimidito) El.. el padron de cà… o no?

Adalgisa         (come Sopra) E te voeuret e te pretendet cosa?

Giulio              (sempre più ntimidito) Pretendi… cioè, voraria… anzi no, me piasaria che…

Domenico       Ohe, ma ‘ste fee? Te see lassett mett i pee in sul coo da la toa miee?

Adalgisa         (lo garda con occhi di fuoco) ‘Dess rivi anca de ti.

Giulio              (cerca di riprendere in mano la situazione. Gridando) Ohe! Adess basta! (rivolto alla moglie) Sbassa i ari eh, se de no ti ha foo sbassa mi a sberlottoni! (indicando Odette) E questa chi la casci foeura a pesciad in del cuu!

Odette            Ociu che mi son cintura nera de Karatè (si mette in posa)

Adalgisa         Ah, te voeurett mettom i man adoss? (si precipta a un cassetto e tira fuori un mattarello) E mi te sc’eppi el coo a ti e a ch’el pistola del tò amis!

Odette            Oh che bell, che sollazzo, che giornada storica!                     

Domenico       Giuli, ritirada strategica! (i due si precipitano alla porta, nella fretta di uscire insieme restano incastrati per un attimo e lottano per districarsi)

Adalgisa         (a Odette) E per lee quest el saria on sollazzo?

Odette            ‘Se la voeur che ghe disa… mi i scenad come questa me metten adoss una legria… quasi me rincress che la sia finida insci a la svelta…. Riverissi (esce)

Valentina        (si avvicina alla sorella evidentemente depressa) Dai, Dalgisa, te vedaret che tutt se giusta.

Adalgisa         Si, el se giusta incoeu per guastass doman. Signùr che vita grama cont on òmm del gener! (si commuove)

Valentina        Però mi me par no ch’el Giuli el sia inscì cattiv.

Adalgia           Si, l’è vera, el se lassa infuenzaa da i amis, dal Scintilla e parlemen no del rest.

Valentina        Bisogna anca considerà che anca lù, pòr martur, el fa andà tutt el di el tram, senza parlà con nissun per via  del cartell “Vietato parlare al manovratore”. L’unich divertiment l’è quand ghe borla giò la perteghetta.

Adalgisa         E mi, allora? Per mi ‘se l’è? Semper festa e carneval? Chi a laorà tutt el di de brasc e de s’cenna, vess lavandera de bugada e de color e la sera, per fini in allegria, fa la lavapiatt. (pausa) E ti te moeuret da la voeuia de too mari: impara! (Valentina vorrebbe replicare, ma in quel momento appaiono sulla porta i due suonatori.

                        Sono vestiti di nero e più che orchestrali sembrano due beccamorti. L’Adalgisa poi si dev’essere sbagliata perché i pantaloni di Cecco gli arrivano al polpaccio e quelli di Mario sotto i piedi. Cecco trascina faticosamenete la custodia del contrabbasso. Mario si culla al petto la custodia del violino)

Cecco              Permesso? Sciora Adalgisa, numm andemm!

Adalgisa         (già è triste e il ricordasi della beffa non migliora il suo stato d’animo) Ah, si. (cerca di dissuaderli) Ma lor ghe tegnen propri a ‘sto invito?

Valentina        Perché in doe vann?

Mario              Come, la signorina Valentina le saa no? Andemm a la Scala a sonà l’Aida

Valentina        Ma debun?

Cecco              Sicur, semm staa invidaa a l’audizion!

Adalgisa         Che senten, mi voraria minga fa l’usell del malauguri, ma pò no vess che ‘sto invid el sia tutt on scherz?

Cecco              Noo, sciora Dalgisa, hoo sentuu cont i mè orecc, al telefono la vos de l’Ente Autonomo, vera Mariett?

Mario              Si, si (e dice no col capo).

Adalgisa         Capissi, ma di volt…

Cecco              Ma chi la voeur ch’el gabbia la cattiveria de imbroiann in ‘sta manera?

Adalgisa         Bolgiron senza coo e senza coeur ghe n’è tanti.

Cecco              Impossibil, numm emm faa mai mal a nissun… massim emm daa on poo de fastidi a sonaa ona quei volta. No, sciora Dalgisa, quest l’è el noster moment, el premi per tanti sacrifizi.

Mario              E tutt grazie a la sciora Dalgisa e al sò telefono.

                        (Adalgisa vorrebbe replicare, ma appare sulla porta Odette)

Odette            (affranta) Sciora, Dalgisa, sciora Dalgisa.

Adalgisa         ‘Se ghè ancamò?

 

Odette            Che la vegna giò de bas, a ghè el so marì che lìè pien ‘me on oeuv. L’è nanca pù bon de fa i scal,  el s’è setaa giò in sul primm basell e el voeur pù moeuvess.

Adalgisa         (da on’occhiata a Valentina come dire “vedi?” poi si toglie in fretta il grembiule)

                        Vegni, vegni subit. (escono)

Cecco              (dopo una pausa, imbarazzato) Ecco… numm ‘ndemm.

Valentina        Allora buona fortuna.

Cecco              Grazie.

Valentina        (toglie da un vasetto di fiori un rametto di foglie finte di agrifoglio) Ecco, mi gh’hoo nient’alter… quest l’è per lù, verde speranza.

Mario              (Prende il rametto, si commuove) Grazie!

Cecco              (si avvia alla porta trascinandosi dietro il suo strumento, mentre Mario si avvicina al telefono appeso al muro e lo guarda a lungo. Cecco si volta a guardare il compagno) Ti, uei, Mariett, ‘se te feet?

Mario              (fa una carezza al telefono) Pensa, Cecch, se gh’era minga lù… (Poi appena accennandolo manda un bacio sulla punta delle dita all’apparecchio, quindi tenendo stretto il rametto e il suo violino, si avvia alla porta. Sull’uscio si volta e, con un timodo sorriso) Signorina Valentina, grazie tante!

(Nell’aria, appena udibile, il duetto finale dell’Aida: “A noi si schiude il ciel”)

Sipario

                                     


SECONDO TEMPO

 Non si sente più il suono dei due suonatori. Dopo un attimo Valentina entra dalla sua camera. Da

 un borsellino che tiene in mano trae alcune monete, poi va alla ringhiera, guarda in cortile come

se cercasse qualcuno, quando, alle sue spalle, dalla parte opposta appare Odette.

Odette            La cerca on queidun?

Valentina        Ah si, propri lee cercavi. G’avaria bisogn d’on piasee.

Odette            (che ha addocchiato i soldi in mano a Valentina) A soa disposizion!

Valentina        (molto imbarazzata) Ecco… mi doaria ricev una visita e…

Odette            Capito, capito al volo, la disa…

Valentina        On òmm.

Odette            Bell?

Valentina        El soo no.

Odette            L’Ignoto! Propri come nel romanz de la Candida Resegati, son giomò a la quarta dispensa, quand lù, che se saa no come el se ciama, el ghe da ona man a lee a tirass inpee, dopo che l’ha faa on settacuu borlando giù dal destriero… la quinta dispensa la ven foeura venerdì, ma mi son sicura…

Valentina        (troncandogli il racconto) Si, hoo capii, quand l’ha leggiuu, me l’impresta?

Odette            Sicur!

Valentina        Donca, ghe disevi, che incoeu on scior el cercarà de la famiglia Mapelli, intendend invece ch’el me cerca mi. Lee le manda su e citto. (le mette i soldi in mano)

Odette            Figuremess! Ona tomba!

Valentina        Grazie.

Odette            Semm intes. (arriva fino alla porta poi torna indietro) L’ha sentii del scherz che gh’hann faa ai sonador?

Valentina        No.

Odette            Han faa andaa i duu orlucch fina a la Scala per sonà l’Aida e invece hinn restaa sonà perché nessun i aveva ciamaa.

Valentina        Ma no!

Odette            Ma si. Chi ha organizza la borlanda l’è staa el Menegh Scintilla e chel gainatt del sò cugnaa, insema a tutti i soci de la bocioffila.

                                     

Valentina        Oh, pori fioeu!

Odette            Adess i duu mincion s’hinn sarà su in cà e vegnen pù nanca foeura. (cambiando discorso) Allora semm d’accord, quand riva l’Ignoto el spedissi de sura e… muta ‘me na tenca.

Adalgisa         (entra in scena da sinistra, dal suo abbigliamento, come del resto quello di Valentina cioè: vestaglia, bigodini ecc. determinano che è passata una notte)

                        Buongiorno!

Odette            Riverissi. El pan? Come ‘l solit? Michett e muntasù?

Adalgisa         No, grazie incoeu el compri mi.

Odette            (curiosa) Come mai?

Adalgisa         (con rassegnazione) Voo a la Cassina Petòna de Melegnan cont el mè marì.

Odette            Oella! Si festeggian le nozze d’argento?

Adalgisa         (tagliando corto) Macchè argent. Impegn de famiglia.

Odette            (a Valentina) Allora quand hoo finii el romanz l’Ignoto gh’el mandi su (non vista da Adalgisa le strizza un occhio. Poi ad Adalgisa) Buon viaggio, e arrivederci. (esce)

Valentina        Cafè? (le due sorelle siedono al tavolo e sorseggiano il caffè in due chicchere scompagnate)

Adalgisa         Allora semm d’accord. L’è no che moeuri de la voeuia de ‘ndà a Melegnan; el foo per lassatt libera. Speremm che stavolta, el Fiorillo, el te manda vùn faa su misura per ti.

Valentina        Speremm! A mi me tremen giomò i genoeugg.

Adalgisa         Oh, andemm ben! Hoo bell e che vist che foo on viagg inutil.

Valentina        Speremm de no…

Adalgisa         Fà no l’oca, faa la smorfiosa, resta minga li come on nan de gess… svegliett!

Valentina        Speremm.

Adalgisa         T’hee vanzaa on gottin de cafè per el Giuli?

Valentina        Si. El dorma ancamò?

 Adalgisa        No, ma dopo la ciocca de ier sera l’ha ronfaa e buffaa tutta nott che hoo nanca poduu sarà su on oeucc…

Giulio              (entra in mutande)

Adalgisa         L’è rivaa el cap rar.

Giulio              Comincemm no a rugà de bon ora. Ciao Valentina.

Valentina        Ciao. Chi ghè on guttin de cafè. Mi voo a mettom in ordin. (esce)

Adalgisa         (a Giulio) E ti cerca de moeuvess. (esce anche lei)

Giulio              Ohh, che pressa! (sorseggia il caffè)

Domenico       (dalla comune) Giuli?

Giulio              Chi l’è? Ah, ven avanti Scintilla… E allora? Come l’è ‘ndada? Dai settes giò e bev on poo de cafè.

Domenico       Tas, tas: serom là tutti davanti a la Scala, i duu orlucch sutaven a domandà a vùn e a l’alter, denter de chi, foeura de là. Faseven el nom de l’Intendente a tutt quei che ghe rivaven a tir, finchè la gent l’ha cominciaa a divertiss a vedè ‘sti duu farlocch vestii de magher corr avanti e indree. Chi voreva savee ‘se gh’era ‘dree a succed, chi voreva fagh faa ona sonadina. Insomma a la fin s’è formaa on tal ròccul che ghè dovuu intervenii fina on ghisa. (ride al ricordo)

Giulio              (partecipa con poca convinzione al divertimento dell’ammico, comincia a pensare che lo scherzo sia stato troppo pesante) Eh si, el gh’ha de vess a staa bell…

Domenico       Tas, emm faa tant de ch’el rid che quasi se pissavom adoss. (poi all’improvviso) Beh, adess gh’hoo de ‘ndaa; gh’hoo pressa. (si alza)

Giulio              Oh la Peppa! Doe te vee?

Domenico       Al distrett.

Giulio              T’han ciamaa soldaa?

Domenico       Ma va. M’han ciamaa per la medaia.

Giulio              Che medaia?

Domenico       Come t’el see no? Dann la medaia e ‘l titol de cavalier per la partecipazion a la grande guerra.

Giulio              Ma no? E ghe la dann a tutti?

Domenico       Oh, Dio… a tutti… a quei che han faa almen vint mes.

Giulio              Mi n’hoo faa quarantatrii!

Domenico       Allora te seet a post! Avegh la medaia l’è minga domà per avè on barlafus per stimass, ma l’è per dà on significaa, on sens de soddisfazion, de superiorità a ‘sta vita stracca…

Giulio              (pensieroso) A ‘sta vita de ringhera… giust!

Domenico       Dieci mesi: medaglia d’argento, venti mesi: medaglia d’oro, trenta mesi: medaglia d’oro, pergamena e cros de cavalier, quaranta mesi: medaglia d’oro e titol de Commendator.

Giulio              (credulone) E come se fa?

Domenico       Come, “come se faa?” Nient, te vee al distrett, te domandet del maresciall Gennaro Barletta, te see fee dà el foeui matricolar, t’el portet all’ufficio onorificenze e li te spettet. Se ghe fann subit el visto, te see el Mapelli commendator Giulio.

Giulio              E ti t’hee giomò fa tutt che l’ambaran li?

Domenico       Voo incoeu, anzi, stamattina!

Giulio              Porca sidela, che scarogna! Propri incoeu voo a la casina Petòna.

Domenico       Fa nient, te ‘ndaree doman.

Giulio              Doman podi no: foo el sedes.

Domenico       (fraintendendo di proposito) Te faree minga fadiga.

Giulio              Cosa foo no fadiga?

Domenico       A faa el sedes, con la faccia che te gh’hee…

Giulio              Ma fa no ‘l bamba. El sedes Baggina-Rogoredo. Puttost, sent… e la medaia quand la dann?     

Domenico       Aaah, per quella ghe voeur temp.

Giulio              Trii mes?

Domenico       Anca ses. Te la dann con la pergamena… a meno che…

Giulio              A meno che…

Domenico       A meno che te siet dispost a smollaa on quei centon al maresciall Barletta e allora i pratich se sveltissen.

Giulio              Menegh, incoeu voo a Melegnan, doman foo ‘l sedes, mercoldì voo al distrett.

Domenico       E mi, gioedì te ciami “Mapelli Commendator Giulio”.

Giulio              E ti citto con tucc, intes?

Domenico       Intes.

Giulio              (eccitato) Mengh, se tutt va ben, te paghi on disnà al Torcett.

Domenico       Ma no! L’è minga el caso.

Giulio              E poeu ciappom onca ciocca de trii dì.

Domenico       D’accord, ma adess lassom andà.

Giulio              Ah, Menegh, speti quell de l’assicurazion per la cincent. Digh a l’Odette de mandall de sora appena ‘l riva.

Domenico       Benissim. Riverissi Commendator!

Giulio              (lo guarda uscire, poi scuote la testa) Pensà che on òmm inscì intelligent l’ha traa via vint’ann a fa l’elettricista…

Adalgisa         (entra pronta per uscire) Mi son pronta.

Giulio              A proposit, Dalgisa, el mè vestì de spos l’è semper in naftalina?

Adalgisa         Si, perché?

Giulio              Bisognarà mettel on poo in ordin, fra pocch ghe l’avaroo de bisogn.

Adalgisa         Ma ‘l te va ben pù. L’è diventà strett. Te se ricordet no de l’ultima volta che te l’hee miss su per el funeral del Paulin? L’era talment tiraa in su la panscia che ghè sparà via on botton e l’ha ciapaa in d’on oeucc el fioeu de la Cesira che a momenti el resta òrb!

Giulio              Fa nient, ti nettell e slarghell.

Adalgisa         Ma se te voeuret fa?

Giulio              Ti pensegh no, te vedaree.

Adalgisa         (perplessa) Mah!… Adess t’hee finii de giraa per cà in mudand?

Giulio              On moment e son pront. (esce)

Adalgisa         (chiama) Valentina! Valentina!

Valentina        (entra. E’ ancora in vestaglia) ‘Se ghè?

Adalgisa         Numm andemm e… me raccomandi: brio, sorriso, ancheggia.

Valentina        Come?


Adalgisa         Ossignùr! Moeuvess on poo de chi e de la con intelligenza e, con garbo, mena ‘l cùù,

                        insomma ch’el capissa che te see ona dona ben disposta, on poo caldina. Insomma cerca no de somiglià a on gerani.

Valentina        Guarda se inscì va ben. (ancheggia esageratamente mentre Adalgisa la guarda sconsolata)

Giulio              (entra con una cravatta in mano e rimane interdetto a vedere l’ancheggiamento della cognata) Dalgisa, ‘se l’è ‘dree a faa chela li?

Adalgisa         L’òca padoana. (Valentina s’interrompe, poi rivolta a Giulio mima il brio, poi il sorriso e torna ad ancheggiare)

Giulio              (preocupato, alla moglie) L’è matta?

Adalgisa         Nient, nient: allenamento alla conquista. ‘Ste voeuret?

Giulio              (sottovoce) Te see sicura che la sia minga on poo sonada?

Adalgisa         Va, va a finì de vestiss. (Giulio esce riculando)

Valentina        Va ben inscì? Brio, sorriso, camminata?

Adalgisa         Ah, te podet stà sicura se se te vee avanti inscì el pretendent el resta lì secch appena el te ved.

Valentina        Sperem.

Giulio              (entrando) Mi son pront! (vedendo Valentina ancora in vestaglia) Ma come? Lee la ven no?

Valentina        Me dispias ma gh’hoo di alter inpegn!

Giulio              Ohella! On alter verzeratt in vista?

Adalgisa         (taglia corto) Ti pensa per ti. E ‘sta vettura l’è pronta?

Giulio              Prontissima.

Adalgisa         Sperem de restà minga a pee!

Giulio              Impossibil: pien de benzina, motore rombante, gomme nuove, o quasi, olio speciale e via che la va ‘me ‘na saetta.

Adalgisa         Sperem! Se pò’ vedèla?

Giulio              L’è giò in cortil. (si affacciano entrambi alla ringhiera)

Adalgisa         Oh Santa Madòna! Ma che color l’è quell lì?

Giulio              Colore moderno.

Adalgisa         A mi el me par color caghetta.

Giulio              Dai, ‘ndemm, fala no lunga.

Adalgisa         (avviandosi) Ciao, Valentina, s’emm intes su tuscoss?

Valentina        Si, si.

Giulio              Numm saremm indree prima de sera. Ciao. (escono)

Valentina        Ciao (li accompagna sulla ringhiera dove li saluta con la mano. Quando fa per rientrare si incontra con Mario. Questi è abbattuto e con l’abituale timidezza la saluta sottovoce)

Mario              Buongiorno.

Valentina        Oh, scior Mariett, buongiorno. Come la va?

Mario              Pesc d’inscì l’è impossibil.

Valentina        Andemm dai, scior Mario, ch’el ghe pensa pù a che la berlinada, el vedarà che…

                        (non trova le parole consolatrici) Ch’el se setta giò.

Mario              (si siede sconsolato) L’è stada ‘na gran cattiveria.

Valentina        El gh’ha reson. Podi offrigh on queicoss?

Mario              No, grazie, l’è da ier che me va giò nanca on boccon.

Valentina        Ma ch’el se dispera no, el vedarà… dopo el temporal ven semper foeura el sô.

Mario              Sarà difficil.

Valentina        E adess cosa gh’avii intenzion de fà?

Mario              Mah! El Cecch el voeur tornà al paes, là prima lù el sonava el bombardin ne la banda, speremm ch’el ciapen ancamò.

Valentina        E lù?

Mario              ‘Se la voeur che faga… resti sol ‘me ‘n can. Sonaroo el violin per strada. (al pensiero scoppia a piangere)

Valentina        ‘Ndemm, scior Mario, el faga minga inscì, tanti volt el doman l’è mei de quell che se cred.

Mario              (si asciuga gli occhi, si alza) Grazie, le la me capiss, vera? (si avvia)

Valentina        Si.

Mario              La sa? El sò mazzettin de foeui, ghe l’hoo ancamò… l’hoo tegnuu de cunt. Quand me l’ha daa l’ha dii “verde speranza”. Ecco mi el tegni come portafortuna. (esce)

Valentina        (rimasta sola, si avvicina al rametto verde, lo guarda illuminandosi e torna in camera sua)

                        Scena vuota

Odette            (entra dalla comune seguita da Osvaldo) Permesso?… Permesso? (va all’uscio di Valentina) Signorina Valentina?

Valentina        (da fuori) Si?

Odette            Visite.

Valentina        Vegni subit!

Odette            El pò spettà on minut? Ch’el se comoda. (premurosa gli porge una sedia. Osvaldo, che è un bell’uomo, ringrazia, si siede e appoggia sul tavolo la cartella che teneva sottobraccio)

Osvaldo          (dopo una pausa) Questa l’è casa Mapelli, vera?

Odette            Si, si Mapelli… Lei veramente fa Burigozzi.

Osvaldo          Chi “lee”?

Odette            La Valentina.

Osvaldo          Ah!

Odette            (confidenzialmente) Bella…

Osvaldo          Ah!

Odette            Procace...

Osvaldo          Ah!

Odette            Bona ‘me ‘l pan…

Osvaldo          Ah!

Odette            Stagna, stagna ‘me l’ùga…

Osvaldo          Ah!

Odette            Lù l’è no de tropp paroll, vera?

Osvaldo          (che non capisce di cosa lei stia parlando) Ma, veramente… mi disaria che… dopotutt… le la me capiss vera?

Odette            Ecco quesschì l’è giomò on bell discors. ‘Ndemm ch’el faga no el toaia. (confidenziale) Appena l’hoo vist arrivà in portineria, hoo dii “ecco l’Ignoto”!

Osvaldo          (che continua a non capire, tuttavia incuriosito) L’Ignoto?

Odette            Ma sicur! L’Ignoto! Come quell del romanz de la Candida Resegati. La protagonista la ghe compar davanti, in ona nott de luna piena, tutta bardada de lustrin che fan la gibigiana, a cavall d’on cavall bianch, cont i speron d’òr e cont in man l’alabarda (che mi soo nanca se l’è) e allora... (vorrebbe continuare, ma in quel momento appare sulla porta Valentina. E’ vestita secondo la sua idea della maliarda, ma è evidente che si trova a disagio. Odette le va incontro)

Signorina Valentia, ecco queschì l’è lù. (accenna ad Osvaldo. Questi si alza e rimane sbigottito davanti a quell’apparizione)

Signùr che moment! Ghe manca domà el violin del Mariett! Mi me ritiri, a vigilare che nessuno disturbi l’incontro. (rivolta ad Osvaldo) E lù ch’el se faga sotta a cuu biott…Oh, chel me scusa, l’è ona manera de dì ma no de fa in ‘sta circostanza… con permesso (esce)

(Segue una lunga pausa, poi Valentina cerca di mimare “brio” come ha fatto prima davanti a Giulio)

Osvaldo          (imbarazzato) Signorina…

Valentina        (lo interrompe) Prego. (invitandolo a sedersi)

Osvaldo          Grazie.

Valentina        (adesso mima il sorriso, poi ancheggiando va alla credenza, prende una bottiglia di liquore e un bicchierino, sempre ancheggiando torna da Osvaldo) Gradisce?

Osvaldo          No, grazie, sono astemio.

Valentina        (con finta sorpresa) Oh! Come mi! Invece el Giuli l’è in gaina sett di a la settimana.

                        (sorriso)

Osvaldo          Chi l’è el Giuli?

Valentina        El marì de mia sorèla.

Osvaldo          Ah! (tenta di chiarire l’equivoco che è ormai evidente)  Che la senta, signorina, mi me ciami Osvaldo Tirainnanzi e sont el…

Valentina        (rapita) Osvaldo, che bell nom… chi l’è che ghe l’ha daa?

Osvaldo          Come chi me l’ha daa?

Valentina        Si, disi quand l’han battezzaa.

Osvaldo          El mè zio Felis.

Valentina        L’era biond?

Osvaldo          Chi? El mè zio?

Valentina        Ma no, lù.

Osvaldo          Me ricordi no.

Valentina        Peccaa! Mi in sogn el vedevi biond.

Osvaldo          (cercando di spiegarsi) La me scùsa, ma m’el se ciama el sò cugnaa gainatt?

Valentina        Mapelli Giulio.

Osvaldo          Oooh! Finalment ghe sem! Donca…

Valentina        Oh che beleza! Adess el me dà anca lù on sbutton?

Osvaldo          (capisce male) Ghe doo on botton?

Valentina        Ma no un bottone, uno spintone! El Giuli la faa inscì con la mia sorèla.

Osvaldo          El gh’ha daa on sbutton?

Valentina        Si e la trada là su on monton de fen.

Osvaldo          E poeu?

Valentina        E poeu soo no perché la mia sorela me l’ha minga spiegaa. Però l’ha dii che l’è stà bell.

Osvaldo          Cosa l’era bell?

Valentina        I ròbb ch’han faa.

Osvaldo          (tentando di chiarire) Signorina Valentina…

Valentina        Ripeta.

Osvaldo          Signorina Valentina.

Valentina        Come ‘l sona ben!

Osvaldo          Chi?

Valentina        El mè nomm in su la soa bucca!

 Osvaldo         La me daga a traa: mi soo no se i ròbb ch’han fa eren bei o brutt, perchè mi hoo mai sbuttonaa nissun…

Valentina        (emozionata) Dio! Allora lei è puro. Come me!

Osvaldo          Come “puro”?

Valentina        Si, insomma, l’ha mai morosaa nissun?

Osvaldo          (Perde la pazienza) Insomma, signorina, forse mi son no quell che lee l’è ‘dree spettà; a mi m’interessa el scior Giuli!

Valentina        (sbigottita) Cooosa? El voeur sbuttonà el mè cugnà?

Osvaldo          Ma no, ma no. Mi son de l’assicurazion Edera e hoo portà al scior Mapell quietanza e polizza d’assicurazion de la cincent.

Valentina        Nooo! (resta ammutolita. S’accascia su una sedia, balbetta qualcosa, poi scoppia a piangere)

Osvaldo          (toglie dalla borsa dei documenti e li appoggia sul tavolo, po si avvicina a Valentina.

                        Capisce la delusione della zitella ma no trova le parole adatte per consolarla)

                        Signorina, mi… me rincress. Hoo tentà pussè d’ona volta de spiegamm ma… La ghe pensa pù al garbui che ghè success, fore la spettava on alter e invece son rivaa mi… La creda son mortificaa, che la me scusa. (esce)

Valentina        (si alza a fatica, prende bottiglia e bicchiere e li rimette a posto, poi dal cassetto della credenza prende uno specchietto, si siede al tavolo e fra le lacrime, con un fazzoletto si toglie rabbiosamente il belletto che le impiastra la faccia)

Odette            (entra) Se pò? Signorina Valentina, hoo vist che l’è ‘ndaa via… tutt a post? (si accorge dello stato di Valentina) Oh Santamadona! ‘Se ghè capitaa? (Valentina non risponde) Su, su, la faga minga inscì… Per on òmm che se ritira ghè n’è pront cent, dùr e tirent. L’è on proerbi de la mia nòna che l’ha gh’ha avuu trii marì che vùn via lalter hinn mort d’esauriment.

                        (suona il telefono, Odette non se rispondere o no) Rispondi mi?

Valentina        Si, per piasè.

Odette            (al telefono) Pronto?… Si casa Mapelli…se ghè la signorina Valentina?… Chi lè che parla?… On moment. (rivolgendosi a Valentina) Ghe semm, ghe n’è giomò chi on alter pront; l’ha dii “Fiorillo Fiori d’Arancio”…

Valentina        (che si è un oo’ ripresa) La ghe disa che ghe son no.

Odette            No?… Ma… (al telfono) La signorina la dis che la ghè no. Cosa?… rimandato?  Va bene riferisco. (a Valentina) L’ha dii ch’el pretendent incoeu el pò minga vegni per on’improvvisa lombaggine: el vegnarà doman.

Valentina        Sciora Odette, chiunque el domanda de mi, le cascia via.

Odette            Oh, ma se la fa inscì ne ciappa pù de ratt, la ghe daga almen on oggiada…

Valentina        Che la me scusa, sciora Odette, ma se la se cascia pù di me disgrazi, la me fa on piasè. Voraria restà on poo in depermi.

Odette            Ben, ben, mi gh’el disevi nel sò interess. (se nme va seccata)

Valentina        Rimette a posto lo specchietto, appoggia a un vaso sul tavolo i documenti dell’assicurazione, li guarda sconsolata, tira un lungo sospiro poi si ritira in camera sua. La scena resta vuota per qualche attimo, poi all’improvviso fuori scoppia una violenta lite, sono Adalgisa e Giulio di ritorno da Melegnano)

Adalgisa         (entrando) S’cioppa!Mi te l’avevi dii che eren danee traa via…

Giulio              Ti… ti te see on menagramm, ti che t’hee comincià a rognà appena te se see settada giò in macchina…

Adalgisa         Per forza, ghè saltà foeura ona mòla del sedil che la m’ha sbusà ona ciappa!

Giulio              Che esagerazion per ona ciappa… tant te ghe n’hee dò.

Adalgisa         Tas, tas, crapon che te se see lassa imbroià ‘me’n ciula.

Giulio              Macchee imbroiaa… per on piccol guast che se ripara in quatter e quatter vott!

Adalgisa         On piccol guast ch’el m’ha fa rusaa el bolide da San Giulian fina chi!

Giulio              (minimizzando) Ona camminadina de tanto in tant la fa mai mal.

Adalgisa         Se almen te avesset ascoltaa el parer de la Pierina quand l’ha vist che l’automobil la faseva fumm davanti e dedree.

Giulio              Si, la voreva damm on boeu de scorta! Ma di no di stupidat. Pensa che quadrett: numm settaa in vettura e el boeu chel tira…

Adalgisa         (si accorge dei documenti appoggiati al vaso) E questi ‘se hinn? Tè, ciapa, alter danee traa in de L’Olona…

Giulio              Eren necessari per la sicurezza R.C.A… trasportati, danni, furto e incendio.

Adalgisa         Ma chi te voeuret che te ròba ch’el cadenass li? El par el carrett del concim…

Giulio              El carett el va ben per ti, che te see abituada a rivoltà merda alla cassina Petòna.

Adalgisa         Sent chi parla! Lù che l’è vegnii giò di bricch con la pièna del Lamber!

Giulio              Dalgisa, basta! Tiromm no foeura di strasc se de no…

Adalgisa         (mani sui fianchi in gesto di sfida) Se de no cosa?

Giulio              Te pienti chi e te me vedet pù.

Adalgisa         Che grazia che la saria!

Giulio              Ah si? Starem a vedè!

Adalgisa         Si, starem a vedè quand con i tò man bùs te saree ridott a mangià pan e spua.

Giulio              Mei pan e spua ma in libertà!

Adalgisa         Libertà de fa el gaina mattina e sera!

Giulio              Si, per desmentegà!

Adalgisa         Va, va cont i tò amis slandrun. Va a fa scherz col tò amis Scintilla. Va su la forca e fass pù vedè!

Giulio              (di colpo si ricorda dell’onorificenza) Ah, giusta voo foeura on moment, vegni indree subit… voo al distrett.

Adalgisa         ‘Se l’è ‘sta novità?

Giulio              Ti pensegh no. Se tutt va ben, da dopodoman se cambia vita.

Adalgisa         Sarà mei che te cambiet el coo.

Giulio              Dalgisa, famm minga andà in bestia, se de no s’cioppi.

Adalgisa         Te see che paura!

Giulio              Va che se me scappa foeura tutt quell che fina adess ho tegnuu de denter…

Adalgisa         Saria minga la prima volta che te see caghet adoss.

Giulio              Dalgisa! Rispetta el commendator!

Adalgisa         E chi l’è?

Giulio              Nien, nient ne parlom dopo. (esce di volata)

Adalgisa         (si avvia verso la camera da letto poi si ferma di colpo, si batte una mano sulla fronte) Ah!         (Si avvia di corsa sulla ringhiera e urla all’indirizzo del marito) Cupett! (soddisfatta torna dov’era diretta, ma viene chiamata dalla sorella)

                       

Valentina        (entra in scena provenendo dalla sua camera. Porta un abitino semplice, ha eliminato tutto il trucco) Dalgisa.

Adalgisa         Si? Oh Santamadona! ‘se te fee?

Valentina        Mi voo via.

Adalgia           In doe?

Valentina        Torni al paes.

Adalgisa         A la cassina Petòna?

Valentina        Mei che in ‘sto burdeleri.

Adalgisa         Hoo capii, l’è ndada busa anca stavolta! 

Valentina        Minga per colpa mia.

Adalgisa         E de chi allora?

Valentina        Del destin.

Adalgisa         E quell che la mandà el Fiorillo?…

Valentina        El s’è minga vist.

Adalgisa         Valentina, guarda ch’el fich che l’è minga madur incoeu el poeu crodà doman.

Valentina        Quell lì l’era giomò crodà prima de vess madur.

Adalgisa         Quell lì?

Valentina        Quel de l’assicurazion, l’è rivaa a sproposit e mi… che vergogna gh’hoo fa il sorriso,il brio e anca la caminada…

Adalisa           E lù?

Valentina        L’è scappa de corsa.

Adalgisa         Sent ti te devet fa ona noèna a San Bartolomeo del Domm, protettor di donn senz’òmm. (pausa) E adess te voeuret tornà a la Petòna… e quand te saree la, ‘ste fee?

Valentina        E chi ‘se foo? Ti te gh’hee giomò de tribulà per cunt tò e adess anca per mi.

Adalgisa         Sent, Valentina…. (viene interrotta da Odette che piomba in casa scalmanata, stravolta, senza fiato; evidentemente esagera)

Odette            Sciora Dalgisa… sciora Dalgisa

Adalgia           Oh santa polenta, ‘se ghè ancamò?

Odette            Signùr che stremissi! Me tremen anmò i genoeugg…

Adalgisa         ‘Ndemm donca, che la disa…

Odette            On moment… me cala ‘l buff…

Adalgisa         Valentina, svelta porta on biccer d’acqua.

Odette            Mei on grappin… mi l’acqua la me fa mal…

Adalgisa         Valentina, lassa stà l’acqua e porta chi la bottiglia de grappa.

Odette            Donca, come tutti i mattin sont andada debass, a l’osteria de la bocciofila a toeu on liter de Barbera… (confidenziale) me l’ha ordinaa el dottor Carnaghi per via d’on malann che gh’hoo al firon, “Odette” el m’ha dii, “duu biccer al dì e prudenza” (furbescamente) Mi allora hoo pensaa che se duu biccer fan ben, quatter fan ben el doppi…

Adalgisa         Ma la vaga avanti, se ghè success a l’osteria?

Odette            (nel frattempo, Valentina ha portato la grappa)  Moment, con permesso, ne bevi on guttin. (beve) Bona, propri bona, ‘se l’è Bassano?

Adalgisa         Soo no.

Odette            Mi disaria de si…

Valentina        Allora, sciora Odette?

Odette            Donca… doe seri rivada?… ah, si. Mi seri li che cicciaravi cont el Cesare… la sa quell che ghè scapaa la dòna… la Violetta, la tosa del Mengozzi… ma si l’ortolan ch’el gh’ha el negozi…(vista l’impazienza e il disappunto delle altre due) Beh, seri li come ghe disevi, quand ven denter el scior Giuli: Signur, che stremissi! El gh’aveva i oeucc foeura del coo, smort ‘me ‘na patta lavada el vosava “doe l’è el Scintilla? doe l’è el Scintilla?” Mi seri inscì stremida che a momenti me se derva el rubinett de la pissaroeula, ma i alter che gh’era in del negozi, ghignaven de matt, se divertiven!

                        Poeu vùn el salta su a dì: “El Menegh el ghè no, commendator, l’è al negozi”

                        Avell ciamà commendator e vegh spungiuu el cuu cont ona gugia de materassee l’è staa l’istess! Ohe, l’ha faa on salt, l’ha stravaccaa i oeucc, l’ha faa dò pirolett e poeu, intant ch’el sbragiava a scarpagoss “el mazzi, el mazzi”, l’è cors via me ‘na legora.

Valentina        (impressionata) Oh, mama, Dalgisa se succed?

Adalgisa         (preoccupata) Mah, l’è ‘ndà foera de corsa per andà al distrett…

Odette            Mi al sò pòst, andaria a cercall.

Adalgisa         Si, voo subit, ti Valentina, resata chi on momente che rivi.

Odette            La compagni mi.

Adalgisa         (avviandosi alla porta) Se la cred…

Odette            Ah, voeuri minga perd el seguit… Dio come l’è bell… “due uomini in lotta”, propri come in del romanz de l’Odoardo Spelacchioni, quinta dispensa, esce il martedi… ndemm, ndemm.    (escono)

Valentina        (accompagnandole alla porta) Prudenza!

                        (Rimane sulla ringhiera a guardarle andar via, poi rientra, si guarda intorno, prende dalla credenza un vasetto e lo ripone nella sua valigia)

Mario              (appare sulla porta) Permesso? Ghè nissun?

Valentina        Avanti. No hinn tucc foeura.

Mario              Mei inscì.

Cecco              (appare sulla ringhiera trascinando faticosamente il suo strumento) Signorina Valentina, buongiorno, vorevi saludala prima de ‘ndà via.

Valentina        Grazie.

Cecco              L’è stada l’unica che la gh’ha avuu per numm di paroll gentil, me’l ricordaroo semper.

Valentina        Ma no, scior Cecch, anca la mia sorèla l’ha tentaa de mettev in guardia ma…

Cecco              Si, forse, però l’ha gh’ha minga avuu el coragg de ‘ndà fina in fond. Pazienza.

Valentina        Adess el torna al paes?

Cecco              Si, quand son vegnuu via, i mè amis m’hann compagnà a la stazion con la banda. “Cecch” me diseven “quand te fee carriera e te sonet a la Scala, vegnum tucc a sentit”… E adess la carriera l’è finida. A la stazion ghe sarà nissun a spettamm…

Valentina        Scior Cecch, se i sò amis eren sincer, sarann content de rivedell. (pausa) Anca mi voo via, torni a cà di mè gent.

Mario              Come la va via… e mi?

Cecco              (burbero per nascondere l’emozione) Ti cosa? Ti va avanti a sonà el violin e magari te faree fortuna. Signorina Valentina, mi la saludi, che la se riguarda e… grazie ancamò.

Valentina        (stringendogli la mano) Ch’el staga ben, scior Cecch, e arrivederci, se sa mai…

Mario              Te compagni giò de bass, te doo ona man a portà el liron. Con permesso signorina. (escono assieme)

Valentina        (dopo una breve pausa va al telefono. Compone il numero) Pronto? Agenzia Fiori d’Arancio? Qui Burigozzi Valentina che parla… ghè el Fiorillo? Ah, l’è lù? Senta ch’el me faga on piasè, scancelli il mio nome dalla lista d’attesa… si, basta, la roba non m’interessa più… no, no si tenga pure l’anticipo che ci ho dato e amen… Riverisco. (riappende, poi fa un lungo sospiro di soddisfazione) Basta, l’incubo è finito!

Adalgisa         (da fuori) Valentina, Valentina, ven chi a damm ona man! (entra sorreggendo Giulio con Odette) Chi, setess giò. (eè conciato male, zoppica, ha un occhio nero, l’abito strappato in più punti, ma la rabbia non è ancora sbollita)

Giulio              Ahi, Ahi, la gamba… ah ma questa ghe la perdonoi no..

Adalgisa         Valentina, guarda in del cassett del comò che gh’ha de vessigh di bind…

Odette            El me faga vedee l’oeucc… ciumbia che pestada… ma come l’è staa?

Giulio              Ch’el vigliacch del Menegh, l’ha ciappà in man on baston e giò legnad su un uomo disarmato!

Odette            E chi l’era l’uomo disarmato?

Giulio              Mi.

Odette            Ah…capissi.

Adalgisa         Cià, cià cava la giachetta.

Valentina        (entrando) Ecco i bind, anca se me paren on poo gross.

Adalgisa         Ma no, chi li hinn i fass di fioeu… (con un ripensamento) I avevi tegnuu per on fioeu che l’è mai rivaa…(riprendendosi) Cià, cià fa istess… (s’appresta a medicarlo)

Giulio              (lamentandosi) Dalgisa, fa pian, streng no. (la fascia e larga e gli copre anche l’altro occhio. Con un urlo) Dalgisa, aiutt, son diventaa sguerc…

Adalgisa         Ma no, l’è la binda che l’è troppa granda.

Giulio              Ah, meno mal! Però mi a chel slandron del Scintilla ghe n’hoo dii de tutti i color, ghe n’hoo dii finchè son staa stuff.

Valentina        E lù ghe n’ha daa finchè l’è sta stracch!

Giulio              Dalgisa, mi doo i dimission.

Adalgisa         Da cosa?

Giulio              Da president de la boccioffila.

Adalgisa         Mei, inscì te stee on poo a cà toa.

Giulio              Visin a ti.

Adalgisa         Si, fintant che te gh’averee bisogn...

Giulio              No, per semper.

Odette            (da parte) Chi se va in del tener…

Giulio              Dalgisa…

Adalgisa         Se ghè anmò?

Giulio              Ti te see l’angelo del focolare.

Adalgisa         Ma di no stupidad che te see grand. Dai, fa adasi, tiress in pee.        

Giulio              (sorretto dalla moglie tenta di alzarsi) Dalgisa, tegnom… Signùr stoo pù in pee… Dalgisa l’è finida, una paralisi…

Adalgisa         Ma va la, l’è ona bota su la borella del genoeugg! ‘Ndemm, pian pianin in camera inscì te se buttet giò sul lett. (escono seguiti da Valentina)

Teresa             (entra) Buongiorno, ho sentito del Giulio. E’ vero?

Odette            Eh si, pòr òmm…

Teresa             Ma com’è che è andata veramente?

Odette            Mah, de precis soo no. Da quell che hoo sentii par ch’el Menegh, el Scintilla, per fagh on scherz l’abbia mandà el Giuli al distrett doe doeven dagh el titol de commendator…

Teresa             E invece?

Odette            Invece quand l’è sta là l’han ciapà per matt, ròba che s’el scappava minga via de corsa el ricoeraven al Paolo Pini  con su la camisa de forza.

Teresa             Oh, povero signor Giulio!

Odette            Ma la ròba pussee grossa l’è rivada dopo!

Teresa             Signora Odette non mi tenga sulle spine!

Odette            L’è rivaa chi al bar incassaa ‘me ‘na bestia, el pareva on matt. “doe l’è? Doe l’è ch’el mazzi.”

Teresa             Oh Dio! E poi?

Odette            E poeu ghè saltaa foeura el Scintilla cont on tocch de legn in man e ‘l gh’ha daa on fracch de legnad!

Teresa             Oh, povero signor Giulio!

 

Odette            Ah, ma lè minga finida chi. El barista l’ha faa ona denuncia ai carabinier.

Teresa             Contro chi?

Odette            Come “contro chi?” E’ chiaro no?

Postino            (dalla ringhiera. Invece delle lettere ha in mano un mazzo di fiori ed è in borghese)

                        Portinara, bella portinara.

Odette            (lo guarda solo di sfuggita e non si accorge delle differenze, sgarbata) ‘Se ghè?

Postino            Son vegnuu a saludalla.

Odette            (senza guardarlo) Te saludi anca mì, ciao, se vedom, arrivederci.

Postino            Sono venuto a salutarla perché vado in pensione.

Odette            Ecco brao, inscì te sgurett pù la pipa sul pussee bell.

Postino            (timidamente) Ci ho portato un mazzo di fiori per ringraziarla della sua gentilezza.

Odette            Casci sotta la mia porta come solit.

Postino            (meravigliato) I fior? Sott a la porta?

Odette            (a Teresa) L’è la forza de l’abitudin. (verso il postino) Dai spettom debass che dess rivi a datt on basin d’addio. (il posino se ne va gongolante)

                        (a Teresa confidenzialmente) El noster l’è on rapport d’amore e odio: lui mi ama e io lo odio, propri come nel romanz de la Teresa Pistolazzi, seconda dispensa, esce il lunedì.

                        Beh, adess scappi, voo a basà el postin. Chissà, magari ghe disi de vegnimm a troà ona quei volta… tant per vegh on queidun de manda a da via ‘l cuu. Con permesso.(esce)

Domenico       (entra. Tersa lo vede, vorrebbe andargli incontro, ma risentita gli volta le spalle)

                        Ciao, Teresina. (pusa) ‘Me’l sta el Giuli? (pausa) Te parlet no? Te me diset nient?

Teresa             Io non ho prprio niente da dirti.

Domenico       Te gh’hee reson. Però prima de… prima son vegnuu su perché vorevi vedett.

Teresa             Vedermi? Dopo tutto quello che mi hai fatto! Hai ancora il coraggio di guardarmi in faccia?

Domenico       Si, l’è vera, però son vegnuu su istess. Teresina se te me voeuret anmò on poo de ben… (si avvicina ma lei gli rivolta le spalle) Perché te vedet, Teresina, el moment de pagà, prima o dopo, el riva semper.

Teresa             (con rabbia) Ma per te non arriva mai! (pausa) Per te la vita e tutto uno scherzo, una burla.Ti piace giocare coi sentimenti degli altri, tanto te non paghi mai, sono sempre gli altri che  pagano.

Domenico       Si, ma incoeu me tuca a mi.

Teresa             (lo guarda) Te non cambi mai; sarà un altro dei tuoi scherzi.

Domenico       No, stavolta no, purtropp. Guarda giò in cortil.

Teresa             (va a guardare dalla ringhiera) I carabinieri! Cosa ci fanno qui?

Domenico       Hinn chi per mi.

Teresa             Per ti?

Domenico       Ghè stada ona denuncia: rissa e lesioni gravi a più persone.

Teresa             Allora sono qui per arrestarti!

Domenico       El maresciall l’è on brav’òmm, el me risparmia l’umiliazion di manett e poeu el m’ha anca lassaa vegnì su on moment. Vorevi domandagh scusa al Giuli e vedè ti prima che me menassen via. Vorevi ditt che son cambiaa. Teresina, te voeuri ben. Perdonum, soo ch’el meriti nient, però… ogni tant, ricordess de mi. Ciao! (fa per uscire)

Teresa             Domenico. (lui si ferma) Domenico, aspetta. Vengo anch’io, ti accompagno. (escono)

                        (Entra Valentina e dopo un attimo entra Mario)

Mario              Sgnorina, hoo vist che han portaa su el Giuli… Sbagli o l’era on ciccin gibulaa?

Valentina        (imbarazzata) Si… l’è scarligaa su ‘na pell d’ingùria.

Mario              Ma l’è minga temp d’ingùri!

Valentina        L’era ona primizia.

Mario              Ah! (pausa. E’ imbarazzato, non sa cosa dire) Al mè paes quand l’è temp d’ingùri femm festa.

Valentina        De bon?

Mario              (c. s.) Si. Ghe pias l’ingùria?

Valentina        Si.

Mario              Già. Se mangia, se bev e se lava la faccia.

Valentina        L’è vera. (ridono senza troppa convinzione)

Mario              Quando l’è che la va via?

Valentina        Incoeu.

Mario              (sorpreso e dispiaciuto) Incoeu? Oh, ma allora… la gh’ha on queidun che le spetta?

Valentina        Ghè domà i me gent.

Mario              Mei inscì.

Valentina        Perché mei inscì?

Mario              Ma, nient… disevi tant per dì… allora ghe ne vanzarà del temp!

Valentina        Per cosa?

Mario              Magari per mandamm ona cartolina. Signorina mi la me pias…… la campagna.

                        Me pias quand l’è primavera, el sambuch ch’el traa foeura i germoi…

Valentina        Che profum!

Mario              L’è bell vess in duu a ùsmall… Signorina Valentina…

Valentina        Si?

Mario              L’è tento temp che vorevi digh che…

Valentina        (incoraggiante) Che?

Mario              Che quand seri on fioeu giugavi a la lippa.

Valentina        (delusa) De bon?

Mario              Si, giugavi sul sagraa de la gesa fin quand el curaa el me casciava via. Ona quei volta  hoo faa anca el cereghett.

Valentina        Che bravo!

Mario              Signorina, a lee ghe piasen i fiou?

Valentina        Tanto!

Mario              Anca a mi. Me saria piasuu veghen on para… gh’avaria insegnaa la musica… Signorina Valentina…

Valentina        Ch’el disa.

Mario              Lee l’è restada sola, a part i sò gent?

Valentina        Purtropp!

Mario              Anca mi, allora, magari se podaria fa….

Valentina        Fa cosa?

Mario              (non ha il coraggio di continuare) Ona partidella a scoa, in duu.

Valentina        (delusa) A scoa? In duu?

Mario              Tant per passà ‘l temp!

Valentina        Ma mi voo via.

Mario              Ah, già! L’è vera… mi, mi ghe scrivi ona lettera…

Valentina        Per dimm cosa?

Mario              Tutt quell che gh’hoo in del gozz e che son minga bon de dì a vos.

Valentina        Quando l’è ch’el me scriv?

Mario              Adess.

Valentina        Allora spetti.

Mario              Valentina… voo a scriv!

Valentina        Va… mi te spetti chì.

Mario              Scrivi la lettera e poeu te la porti giò.

Valentina        Si, ma meuvess pero!

Mario              Voo. (esce)

                        (Valentina resta sola. All’improvviso ha come una rivelazione e in fretta prende la  sua valigia, l’apre e tira fuori il vasetto portafiori rimettendolo al suo posto)

Odette            (entra)

Valentina        Sciora Odette, mi spetti ona lettera.

Odette            Benissim! Quando l’è che la doaria rivaa?

Valentina        Forse fra ona mezz’òretta.

Odette            Oh laPeppa! ‘Me la fa a savell?

Valentina        (raggiante) El soo.

Odette            Per via aerea?

Valentina        No, per via del coeur.

Odette            (sorpresa) Capito! Allora stavolta ghe semm?

Valentina        Me la porta su subit?

Odette            Al volo!

Valentina        Grazie! (la bacia sulla guancia. Fuori, in sottofondo, arrivano le note del violino di Mario, mentre Valentina disfa la valigia riponendo con cura gli indumenti su di una sedia, il suono del violino, dapprima timido e insicuro si trasforma via via in un assolo di gioia. Valentina, palesemente felice continua pianpiano a riordinare la sua roba mentre si chiude il sipario)

FINE