GERSHWIN
NOTE D’UNA VITA
OVVERO
“MUSICA IN BLU”
DUE ATTI CINE-TEATRALI CON MUSICA E DANZA DI
TURI GIORDANO
MUSICHE
DI
GEORGE GERSHWIN
PERSONAGGI
GEORGE GERSHWIN (Tredicenne ed adulto)
Personaggi che fanno parte dei ricordi di Gershwin
PAUL WHITEMAN, direttore d’orchestra
LA MADRE, di Gershwin
IL PADRE, di Gershwin
HAMBTZER, maestro di pianoforte
IRVING BERLIN, compositore
IRA GERSHWIN, fratello maggiore di George
EVA GAUTHIER, cantante
Voce di M. RAVEL
Voce di I. STRAVINSKY
NORA BAYES, cantante
WALTER DAMROSCH, critico musicale e direttore d’orchestra
ARTHUR, critico musicale
BENNY, critico musicale
DU BOSE HEYWARD, commediografo
GINGER ROGERS, attrice
EDDYE CANTOR, produttore
Una compagnia di ballo
Tre cantanti
Un’orchestrina
(A parte G. Gershwin che sarà interpretato sempre dallo stesso attore sia
tredicenne che adulto, gli altri personaggi potranno essere interpretati da 2
donne e 4 uomini, facendo ovviamente più parti. Costumi, trucchi e recitazione,
dovranno far capire che tutti i personaggi fanno parte dei ricordi di G.
Gershwin.)
ATTO PRIMO
LA SCENA:
Un palcoscenico disadorno, ai lati, delle quinte anonime, e in fondo un grande
schermo cinematografico che servirà per le proiezioni. Qualche elemento scenico
e immagini proiettate da diapositive. Le luci caratterizzeranno i momenti
scenici di prosa, musica, canto e danza. Davanti e sotto il palcoscenico
prenderà posto l’orchestrina.
SCENA 1
Una cantante accompagnata dall’orchestrina, esegue:
“I’ll build a starway to paradise”
SCENA 2
Entra in scena Paul Whiteman seguito da George Gershwin.
Paul- George, la tua musica è meravigliosa! Perché non scrivi una grande
composizione per la mia orchestra? se sarà all’altezza delle tue canzoni, ti
prometto di prendere in affitto Carnegie Hall per la prima esecuzione.
George- (Ridendo) Se riuscirai a riempire la sala, dovrai ascrivere il successo
alla tua splendida orchestra, la famosa orchestra jazz diretta da Paul
Whiteman, non alla mia musica.
Paul- Quando ti deciderai a metterti al piano e a comporre un grande concerto
che solo tu puoi scrivere, ricordati che sarà sempre tardi.
George- New York è piena di compositori d’ingegno che ti accontenterebbero in
un batter d’occhio. Compositori che possiedono l’istruzione e la pratica
necessaria che, come tu sai, a me fanno difetto. Sono sicuro che la loro musica
darebbe maggior lustro al programma, la mia non vi aggiungerebbe nulla. No,
Paul, lascia che continui a scrivere canzoni che piacciono al pubblico.
Paul- Se tu lo volessi, potresti far arrossire di vergogna tutti gli altri
compositori americani. E’ la tua musica che mi piacerebbe eseguire nel mio
concerto, perché so che sarebbe fresca e spontanea.
George- Ma io non ho un’adeguata preparazione tecnica. Altri invece…
Paul- ….con tutto il loro studio non potrebbero offrirmi altro che falsi
preziosismi senza slancio.
George- Hai torto Paul. Del resto anche se volessi darti ascolto mi mancherebbe
il tempo. Mi sono impegnato a comporre le musiche per quattro commedie musicali
che andranno in scena prossimamente. Un giorno forse, chi sa… (Escono)
SCENA 3
Balletto su musiche di: “Fascinating rhythm”
SCENA 4
Si sente una voce al megafono: “Paul Whiteman annuncia per il 12 febbraio un
grande concerto alla Aeolian Hall. Il programma comprenderà la prima esecuzione
mondiale di una nuova sinfonia per jazz scritta da George Gershwin, alla quale
il musicista sta lavorando da lungo tempo….” .
George- (Entra in scena su tutte le furie) Giusto cielo! Non ho mai scritto una
grande composizione sinfonica prima d’ora e tu vorresti che portassi a termine
un impegno di questo genere per il 12 febbraio? In altre parole fra tre
settimane?
Paul- (Seguendo George) Stammi a sentire, George: so bene che questa è una
sorpresa per te, ma sto affrontando un momento critico e tu devi aiutarmi. Ho
puntato molto su quel concerto; voglio dimostrare al mondo intero che il Jazz
rappresenta un genere nuovo e importante, se dovessi fallire lo scopo,
diventerei ridicolo. E’ un rischio grande, ma ritengo che valga la pena affrontarlo.
George- Ti capisco, Paul, tuttavia mi è impossibile scrivere un lavoro simile
su ordinazione e in tre settimane, come se si trattasse di una semplice
canzonetta.
Paul- Sono convinto che puoi farlo. Con la tua genialità tre settimane bastano,
a un altro non basterebbero tre anni. Suvvia, non abbandonarmi! Se non impegno
il mio programma su una grande composizione, posso essere sicuro di far fiasco
e tu lo sai benissimo. Fallo non soltanto per amor mio, ma anche per amore del
Jazz.
George- Ma io ancora non ho scritto una sola battuta! Anzi non ho nemmeno
pensato come scriverla.
Paul- Ormai l’annuncio è fatto. Vuoi rovinare la mia orchestra e il tuo buon
nome?
George- Quello che posso fare è di tentare di scriverla questa composizione
sinfonica-jazz alla quale sei convinto.
Paul- E’ tutto quello che voglio, George. Ti chiedo solo di far del tuo meglio.
Una sinfonia jazz, non il solito ballabile.
George- Tenterò di dimostrare che la musica jazz non è legata solamente ai
ritmi della danza afro-americana, va bene?
Paul- Ecco, dobbiamo dimostrare che il Jazz può considerarsi anche come musica
classica.
George- Cercherò di dimostrare quest’assunto, ma ne sarò capace?
Paul- Capace? Più che capace! Anzi, capacissimo! Ed ora al lavoro! (Via)
SCENA 5
George- (Solo) Non avevo nessunissima idea su che base la musica poteva
conformarsi. Però la “Rapsodia in blu”, questo il titolo della sinfonia, nacque
come uno spirito di rivincita e non come una trama musicale. Da principio non
trovai temi nuovi, il pianoforte ripeteva musica già sentita. Smisi per alcuni
giorni. Poi in casa di un amico, mentre stavo giocando a carte e senza pensare
minimamente alla “Rapsodia”, all’improvviso udii me stesso suonare un tema che
con tutta probabilità mi ossessionava internamente già da tempo senza trovare
una via d’uscita. Appena mi fu scaturito dalle dita, mi resi conto di aver
trovato il tema centrale della “Rapsodia in blu”!
SCENA 6
Proiettare la scena del pianista che suona la “Rapsodia in blu” tratta dal
film: “IL RE DEL JAZZ”
SCENA 7
(George a 13 anni e sua madre)
Madre- Che c’è George? Non ti senti bene oggi? I tuoi compagni ti stanno
chiamando a squarciagola perché li raggiunga a giocare giù in strada, e tu non
gli rispondi? Che hai? Stai male?
George- Sto benissimo mamma. Soltanto non ho voglia di scendere in strada a
giocare con i miei amici.
Madre- E’ strano che tu non voglia scendere a giocare. Un ragazzo di 13 anni
farebbe di tutto pur di raggiungere i propri amici, sei sicuro di sentirti
bene?
George- Sto benissimo! Solo che voglio trovarmi a casa per l’arrivo del
pianoforte. Perché arriva oggi, vero mamma?
Madre- Ah, si tratta di questo?
George- Sì, oggi ho voglia di giocare col pianoforte.
Madre- Tu consideri il pianoforte come un grosso giocattolo, vero? Beh, togliti
quelle illusioni: ti stancherai più presto di quanto tu possa immaginare! Fra
una settimana non lo guarderai neppure!
George- Allora, quando arriva?
Madre- E come faccio a saperlo? Sono una profetessa? Una sibilla? L’impiegato
ha detto che sarebbe arrivato qui dopo le tre. Sono già le quattro e ancora non
si è veduto nessuno. Ma perché mai continuo a sprecar così il mio tempo? Devo
finire di cucinare prima che papà arrivi a casa per la cena.
George- (Gridando di gioia) Mamma davanti al portone s’è fermato un carro,
forse è lì dentro.
Madre- Che c’è scritto sul carro?
George- “Adam e Scott strumenti musicali”.
SCENA 8
George- (Dopo un breve passaggio musicale, entra in scena già adulto)
Accuratamente avvolto in coperte e trapunte come un vecchietto che temesse di
buscarsi il raffreddore, il piano verticale venne sollevato in aria per mezzo
delle carrucole, e introdotto in casa attraverso la finestra aperta. Il suo
posto era già pronto, libero da ogni mobile, nella posizione sovrana della
stanza di soggiorno, di faccia alle finestre. Il legno nuovo scintillava come
una lastra di metallo prezioso. Appena fu lì davanti a me, lo aprii e feci
scorrere le dita sui tasti di lucente avorio. (Suona il piano)
SCENA 9
(George a 13 anni e sua madre)
Madre- Dove hai imparato a suonare, George? Io credevo che tu non sapessi
neanche distinguere un pianoforte da un’asse per il bucato!
George- E’ un motivo che ho ascoltato a casa di Max il mio compagno di giochi,
lui sa suonare molto bene il pianoforte e così giorno per giorno prima di
andare a giocare mi ha insegnato qualche passaggio musicale.
Madre- Ma a te piace suonare il piano?
George- Sì, e voglio diventare più bravo di Max, così non mi piglia più in
giro.
Madre- Se vorrai prendere lezioni di musica faremo in modo di accontentarti.
Vediamo se il maestro che insegna a tuo fratello Ira accetterà di istruire
anche te chiedendo il compenso di un piccolo aumento.
George- Sì, sì, chiedi al maestro se m’insegna a suonare assieme ad Ira.
Madre- Glielo dirò, anche se penso che questa passione per il pianoforte non
durerà a lungo. Adesso è la novità che ti attira, ma in seguito ti passerà
questa voglia.
George- (Suona al piano un brano tratto dai suoi “Preludi per piano”)
Madre- Ma cos’è che suoni, si può sapere?
George- (Mentre suona) Oh, non è nulla! Non ha nome. E’ ancora incompleto. L’ho
inventato, mentre provavo il piano del mio amico Max, e adesso ho voluto vedere
se lo ricordavo ancora.
La musica prende il sopravvento.
SCENA 10
George- (Adulto, mentre telefona. La telefonata è già in corso) …..come? E’
difficile che mi affidano la composizione delle musiche di un film perché
temono che possa scrivere soltanto canzoni intellettuali? Ma guarda che un
conto è scrivere musica sinfonica, e un altro è quella di fare un musical
cinematografico…. Lo so che Hollywood non è come Broadway… E poi scusa, con
interpreti come Fred Astaire e Ginger Rogers, che sono campioni del tip-tap,
non è che posso andare oltre un certo genere?…. Non me ne frega niente se la
storia del film è stupida…. Voglio a tutti i costi scrivere la musica per un
film… le nuove tecniche del film parlato mi attraggono, lo sai…e poi…la mai
musica, scusa l’immodestia, farà diventare interessante anche il film più
banale…. “Voglio danzar con te”?… Sì, mi piace, il titolo non è male… Allora
senti, appena hai fra le mani la sceneggiatura, fammela avere…. Vedrai che non
se ne pentiranno…. “Voglio danzar con te” sarà il film del momento, e tutti gli
innamorati balleranno ovunque le danze da me musicate!! (Chiude il telefono)
SCENA 11
Scene tratte dal film “VOGLIO DANZAR CON TE” con le canzoni: “Let’s call the
whole thing off” / “Slap that bass” / “They can’t that take away from me”.
SCENA 12
Illuminati da un cono di luce, la madre e il padre di Gershwin, parleranno
l’uno a destra e l’altra a sinistra del palcoscenico.
Madre- Mio marito è una persona semplice e affabile. Come molti emigrati ha
attraversato l’oceano attratto dalla voce che in America chiunque possedesse
intelligenza e forza di volontà poteva far fortuna.
Padre- Ho conosciuto mia moglie a Pietroburgo ma soltanto dopo il nostro arrivo
negli Stati Uniti ci siamo sposati.
Madre- Un anno più tardi nacque Ira….
Padre- …poi George, Arthur e Frances.
Madre- Mio marito ha tentato la sorte in molteplici imprese, accarezzando ogni
qualvolta il convincimento di aver trovato la via sicura per giungere alla
ricchezza.
Padre- Sempre sostenuto da questa illusione, ho aperto prima una tabaccheria,
poi una panetteria, in seguito un ristorante, una sala da bigliardo, uno
stabilimento di bagni turchi e per un brevissimo periodo ho fatto anche
l’allibratore all’ippodromo di Brighton Beach.
Madre- Tuttavia pur aspirando alla ricchezza, mio marito non è mai stato un
materialista. Non ha potuto istruirsi, ma è stato sempre deciso a far sì che i
nostri figli acquistassero una profonda cultura. E’ bastato che George si
dimostrasse incline per la musica, che lui subito ha speso fino all’ultimo
soldo per le lezioni di pianoforte.
Padre- Sempre avveduta e soave, incapace di un qualsiasi atto o pensiero che
non fosse ispirato all’amor dei figli. Questa è mia moglie! E se George
trascurava i compiti per giocare giù in strada, lo assolveva sorridendo; e
quando lo vedeva frequentare compagni poco raccomandabili lo rimproverava con
molta dolcezza.
Madre- George è nato il 26 settembre 1898, e si può dire che per tutta la sua
fanciullezza ha sempre vissuto all’East Side di New York….
Padre- …..uno dei rioni più miserabili della città, immenso crogiuolo di genti
di tutte le razze e di tutte le nazionalità.
Madre- Alto, robusto, muscoloso, è stato rafforzato nel corpo come nello
spirito dalla vita che ha condotto nelle strade di New York.
Padre- Oltre al piacere di giocare nelle strade, gli piaceva recarsi alla sala
dei grammofoni, dove introducendo una monetina, poteva ascoltare le canzoni
popolari più in voga.
Madre- Poi v’erano i pomeriggi trascorsi al teatro del quartiere….
Padre- ….e inoltre quando ero in vena di straordinaria generosità, l’accompagnavo
al teatrino di varietà oppure ai Minestrel-Show: quegli spettacoli di danza,
pantomime e canzoni, dove si esibivano attori bianchi truccati in modo da
sembrare negri. (Escono di scena)
SCENA 13
Un cantante bianco truccato da negro canta: “Swanee”.
SCENA 14
George- (Parlando al pubblico in sala) A sei anni ero fermo nella via e
ascoltavo una pianola che sussultando eseguiva la “Melodia in fa” di Rubistain.
Il particolare ritmo della musica mi costringeva a rimanere immobile, come se
avessi messo le radici. Ancor oggi non posso udire quella melodia senza
rivedermi fermo sul marciapiedi, scalzo, vestito di una tuta, intento a bere
avidamente le note che uscivano dal piano automatico.
Durante questa battuta, il ricordo di Gershwin prenderà vita, difatti si vedrà
una pianola che suonerà la “Melodia in fa” di Rubistain ed un ballerino,
vestito da monello, che ballerà estasiato. Indi buio.
SCENA 15
In un angolo del palcoscenico apparirà il maestro di pianoforte Hambitzer
intento a scrivere una lettera. In sottofondo una ballata di Chopin.
Hambitzer- “Cara sorella ho un nuovo studente di nome Gershwin che senza dubbio
è destinato a lasciare un’impronta nella storia della musica. Si tratta di un
vero genio, è impossibile dubitarne. Va pazzo per la musica e aspetta con
impazienza l’ora della lezione. Non è il tipo che sorvegli l’orologio, te
l’assicuro! Vorrebbe dedicarsi subito alla musica sincopata, al jazz etc. ma
per qualche tempo non glielo permetterò, voglio che prima abbia solide basi,
quindi cercherò di fargli amare la musica classica e soprattutto Chopin!”
(Buio)
SCENA 16
George- (Entra di corsa e va verso la madre) Mamma sono stato assunto come
pianista del reparto vendite della Casa Editrice Musicale Remick, per 15
dollari a settimana, e suonerò, per giunta pagato, quella musica jazz che tanto
mi piace, quindi ho deciso di abbandonare la scuola commerciale.
Madre- (Intenta a cucinare) George, ma sei impazzito? Un ragazzo ignorante non
vale nulla. Se davvero desideri suonare e comporre musica, non sarò io ad
ostacolarti, ma prima mettiti in grado di esercitare una professione che ti
permetterà di guadagnarti la vita decentemente. L’arte non rende, mettitelo
bene in testa, ci vuole un posto sicuro.
George- Ma non capisci, mamma? Ho bisogno che impari ancora molte cose, e
l’istruzione di cui ho bisogno non è contenuta nei libri mastri. Voglio
apprendere quanto più è possibile in fatto di musica popolare. Queste nozioni
non si acquistano alla Scuola Superiore di Commercio, mamma.
Madre- Non so che risponderti George. Ma tutto questo mi sembra privo di senso.
So soltanto che un ragazzo privo di istruzione non vale nulla di buono.
Tuttavia dato che sei fermo in questa decisione, non farò niente per crearti
degli ostacoli. Papà non sarà certo soddisfatto, quando sentirà che vuoi
troncare gli studi commerciali, ed io non so proprio come spiegargli il tuo
punto di vista…. Fa quello che ti sembra opportuno. Come posso sapere chi di
noi due abbia torto o ragione?
George- (Abbracciando la madre) Grazie mamma, sei la più dolce mamma del mondo.
Adesso vado dal maestro Hambitzer, sicuramente ne sarà contento. (Escono)
SCENA 17
Hambitzer- (Entra seguito da George) Ma sei uscito di senno? Non capisci che
chi scrive questo tipo di musica non ha, né gusto del bello, né istinto
musicale, né immaginazione? Fra le canzonette popolari e le composizioni di
Chopin o di Schubert c’è la stessa somiglianza che esiste fra i versi di un
poetastro e la poesia di Shelley e di Keats. E’ roba scritta soltanto per far
quattrini, e scritta male per giunta.
George- Ma la musica classica è tutta europea, a me piace la musica americana,
la mia musica. Io sono cresciuto sui marciapiedi di New York e le canzoni
popolari americane esprimono i miei sentimenti, le mie esperienze quotidiane,
parlano la mia stessa lingua.
SCENA 18
Un cantante canta: “Alexander’s ragtime band” di Irving Berlin.
SCENA 19
George- (Parlando al pubblico) Io considero il Jazz come un’espressione
folcloristica americana, come una musica radicata nel sangue della gente
americana con maggior vigore di qualsiasi altro genere o stile melodico. Sono
persuaso che sia possibile prenderlo a fondamento di opere sinfoniche di valore
duraturo. Il Jazz è musica composta con le stesse note usate da Bach. Quando è
suonato in un altro paese, gli si dà l’appellativo di “americano”. E’ una
musica vigorosa, forte, prepotente, a volte persino volgare. Si tratta di un
successo originale, destinato a durare nel tempo, forse non in forma di jazz,
ma che, in un modo o nell’altro, lascerà la sua impronta nella musica futura.
Colui che liberò la canzone americana dal nauseante sentimentalismo,
introducendo e perfezionando il tempo sincopato, fu Irvin Berlin… (Si sentirà
il sottofondo musicale di: Alexander’s ragtime band) La sua vitalità, tanto
ritmica quanto melodica, non sembra mai perdere in freschezza. Le sue idee sono
illimitate, le sue composizioni sono squisitissime, perfetti come cammei, tanto
che per un certo momento volevo imitarlo. Irving Berlin è il Franz Schubert
americano.
SCENA 20
Irving Berlin- (Entrando in scena seguito da George) Sono disposto ad assumerti
come segretario artistico. Stipendio eccellente, lavoro facilissimo. Non devi
far altro che trascrivere le melodie che ti detto.
George- Trascrivere le sue melodie, signor Berlin?
Berlin- Proprio così. Ciononostante, per quanto desideri di averti come
segretario, spero che respingerai la mia offerta.
George- Respingere l’offerta di lavorare con il grande compositore Irving
Berlin?
Berlin- Tu non sei nato per disimpegnare un lavoro in sottordine, hai troppo
talento. Un incarico di questo genere mutilerebbe la tua ispirazione e potrebbe
derubarti dell’originalità che il Cielo ti ha elargito. Cominceresti ad imitare
il mio stile, mentre devi cercare di rimanere te stesso.
George- Ma io ho bisogno di lavorare…..
Berlin- Se hai bisogno di lavorare e preferisci trascurare il mio consiglio, ti
assumo senz’altro.
George- In famiglia non possono fare a meno del mio stipendio. Le cose a casa
vanno male e ho bisogno di guadagnare.
Berlin- Se avrai pazienza guadagnerai anche di più. Sono sicuro che verrà il
tuo momento. Non devi fare altro che continuare a scrivere canzoni…. Tu hai del
talento e riuscirai. Non sono mai stato altrettanto sicuro di qualcosa in tutta
la mia vita.
George- Lei mi lusinga troppo, e nulla mi piacerebbe come lavorare per lei, ma
se mi suggerisce di non accettare l’offerta, e scrivere le mie canzoni a tempo
pieno…beh… allora…le darò ascolto!
Berlin- Adesso sono certo che riuscirai! Perché non hai soltanto talento, ma
anche un grande coraggio.
George- Sì, però adesso chi ha il coraggio di dire ai miei genitori che ho
rifiutato uno stipendio subito e sicuro, per un guadagno, forse migliore, che
probabilmente sarà sicuro chissà fra quanti anni?
Berlin- Non preoccuparti, ti farò assumere da Max Dreyfus, come compositore
della Casa Editrice Harms. Basterà che tu ti faccia vedere ogni giorno per
salutarlo. L’importante che gli fai ascoltare tutto quello che scrivi. Ho fede
in te!
George- Ed io in lei!
SCENA 21
Un cantante canta: “Somebody loves me”
SCENA 22
Ira Gershwin- George, George, c’è di la una signora, vorrebbe parlare con te.
Si chiama Gauthier.
George- Gauthier?
Ira- Eva Gauthier, la famosa cantante-concertista.
George- Una cantante lirica? E che vuole da me?
Ira- Facciamola passare e te lo dirà lei stessa.
George- Ira, mi raccomando stammi vicino e se per caso dovessero mancarmi le
parole, per l’emozione, vienimi incontro con la tua sicurezza.
Ira- Stai tranquillo, per mio fratello, oltre che scrivere i testi per le
canzoni, sono capace di improntare anche un discorso da utilizzare in casi
estremi come questo.
George- Grazie Ira, del resto se io sono conosciuto per la mia musica, tu lo
sei altrettanto per le tue parole….
Ira- E allora basta più parole e facciamo passare questa “famosa cantante Eva
Gauthier”. (Va via)
George- Sì, sì, falla accomodare, io intanto mi siedo al piano così mi do una
certa aria da compositore incallito. (Siede al piano e suona alcune note)
Ira- (Rientrando seguito dalla Gauthier) Signora, da questa parte prego, il
maestro è al piano…. Sta componendo….
Eva Gauthier- Maestro mi dispiace disturbarla in un momento di così alta
ispirazione, ma il poco tempo che ho avuto libero fra un concerto e l’altro,
non mi ha permesso di prendere un appuntamento con lei prima d’ora….
George- (Smettendo di suonare) Ma le pare…anzi per me è un grande onore ricevre
la visita della grande Eva Gauthier… (Le bacia la mano)
Eva- Maestro, sarò molto breve nell’esporle il motivo della mia venuta fin qui.
Mi è stata offerta una tournèe in Europa per cantare delle romanze di
compositori moderni, quali Bartòk, Milhaud, Schònberg…ed io se lei permette,
nel programma avrei desiderio di includere anche delle sue composizioni. Voglio
far conoscere in Europa la musica americana, ed oltre a Berlin e Kern, ho
pensato anche a Gershwin…a lei insomma. Lei è d’accordo?
George- Io….io….veramente….non ho parole….
Ira- (Intervenendo) Mio fratello non trova le parole giuste per ringraziarla
dell’onore che gli da, ma stia sicura che avrà la musica giusta che può fare al
suo caso….
George- Sì, la musica più americana che possa esistere….
Eva- Jazz?
George- Jazz, naturalmente!
Eva- Bene! E chiaramente sarà lei ad accompagnarmi al piano, so che oltre a
comporre, è anche un eccellentissimo pianista!
George- Suonavo nei negozi di Tin-Pan-Alley, la strada della musica, per far
conoscere ai clienti le nuove canzoni appena stampate dall’editore, e non ho
più smesso di suonare questo bellissimo strumento musicale….
Eva- Allora restiamo intesi così?
George- Ah, sì, certo! E scusi la mia domanda, da quale città europea
inizieremo la tournèe?
Eva- Ma è ovvio, da Parigi.
George- Da Parigi? Ira hai sentito? Suonerò la mia musica a Parigi!
Ira- Beh, che c’è di tanto strano?
George- Io…un americano….
Ira- Tu…un americano….a Parigi!
SCENA 23
Canzone: “S’Wonderful”
SCENA 24
Proiezione di alcuni brani tratti dal film: “UN AMERICANO A PARIGI”.
SCENA 25
George- (Euforico gira per tutta la scena) Parigi, con la sua eccitante vita
multiforme… ne trarrò uno spunto per una nuova grande composizione… Parigi mi
ispira un poema sinfonico…. Voglio infondervi l’atmosfera vivace e smagliante
della Villa Lumière, il suo spirito gaio, il profumato incanto della sua vita,
il divertimento e la febbre di vivere. Mostrare la nostalgia dell’americano
che, mentre vagabonda sui boulevards, ritorna con il pensiero al paese natio,
voglio musicare i sentimenti di un viaggiatore inquieto e malinconico…. Anzi,
trovandomi qui a contatto con illustri musicisti, cercherò di farmi dare
qualche lezione di musica. Andrò da Maurice Ravel.
Voce di Ravel- Perché vorreste diventare un Ravel a scartamento ridotto, quando
siete già un Gershwin di primissa qualità? Continuate la vostra strada così,
non avete bisogno di maestri.
George- Chiederò a Igor Stravinsky se è disposto ad insegnarmi composizione…
Voce di Stravinsky- Scrivendo musica già guadagnate oltre 200 mila dollari
l’anno? Allora sono io che dovrei studiare sotto la vostra guida.
SCENA 26
Balletto su musiche di “Un americano a Parigi” che coinvolge George Gershwin.
FINE ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
Lo stesso impianto scenico dell’atto precedente.
SCENA 1
Proiezione di alcune seguenze tratte da un documentario sulla crisi di
“Wall-Street” del 1929.
SCENA 2
Canzone: “The man I love”.
SCENA 3
Ira- La crisi è economica non di idee. Anzi, il governo ha accordato sussidi
agli enti artistici e culturali, incoraggiando gli spettacoli teatrali, sia
musicali che drammatici.
George- Va bene, il governo ci dà gli incentivi…ma noi al pubblico non possiamo
dare sempre le solite storie a tema fisso “del ragazzo che incontra la ragazza”
e che poi tutto si risolve con una sfarzosa scena tipo: “…e vissero felici e
contenti!”. Bisogna trovare un testo che, oltre a contenere situazioni
tradizionali, contenga pure una mordente ironia per la politica americana, una
vibrante critica e satira, leggera e nel medesimo tempo pungente, contro i
politici di Washington.
Ira- C’è! C’è!
George- C’è? Che cosa c’è?
Ira- Un copione, un testo teatrale scritto da George Kaufman, che potrebbe fare
al caso nostro.
George- Parla di satira politica?
Ira- Non solo di satira politica, ma anche di satira antibellica!
George- Interessante?
Ira- Interessantissimo. E’ l’assurda storia di una guerra fra gli Stati Uniti
d’America e la Svizzera sul prezzo della cioccolata e del formaggio, guerra in
cui i nostri soldati si trovano più a loro agio, economicamente e
gastronomicamente, guerreggiando in Svizzera che a casa nostra.
George- Certo, qui vivrebbero tra i dispiaceri della “depressione”… e la
miseria più totale, mentre in guerra navigherebbero in mezzo al formaggio e al
cioccolato! Ah, ah, ah! (Ride)
Ira- Non solo, ma questo testo ci dà l’opportunità di attaccare il mondo degli
affari, la diplomazia, i militaristi e i falsi ideali per i quali, spesso,
vengono combattute le guerre.
George- Quindi un attacco alla guerra a 360 gradi?
Ira- Alla guerra ai suoi finanziatori e a tutti quelli che ci hanno condotto in
questa crisi economica.
George- Per me va bene, anche perché pregusto già il divertimento musicale che
ho in mente di comporre… E con l’impresario? Ci hai già parlato?
Ira- Gli ho accennato qualcosa, e sai che m’ha detto?
George- Che t’ha detto?
Ira- Mi ha detto, col suo fare da sapiente teatrale: “Voi autori vedete il
teatro sempre dalla parte sbagliata. Il pubblico di Broadway non gradisce il
genere sofisticato della satira, il pubblico vuole storie semplici, sdolcinate,
barzellette, scene comiche, musica spensierata e soprattutto, il pubblico,
vuole belle donnine e gambe in aria!”.
George- Il pubblico… Parla sempre del pubblico… Perché non dice invece che è
lui che ama le gambe in aria e le ballerine?
Ira- Però mi ha lasciata aperta una porta…
George- Quella del camerino delle ballerine?
Ira- No! Siccome in fondo crede nel nostro lavoro, e principalmente non vuole
perderci, mi ha detto… che per una volta, se proprio siamo decisi a mettere in
scena un lavoro del genere…. per una volta…lui è disposto a finanziarcelo. Così
prova anche l’ebrezza del produttore magnanimo! Hai capito?
George- Ha detto proprio così?
Ira- Testuali parole.
George- Ma glielo hai detto che i protagonisti sono dei soldati in guerra?
Ira- Gli ho detto di più. Gli ho detto che oltre ai soldati vi sono anche delle
soldatesse! E alle soldatesse….ha accettato.
George- Questa era l’ebrezza del produttore magnanimo! A quello piacciono le
battaglie con le soldatesse!!
Ira- Niente soldatesse, niente soldi! Il fine giustifica i mezzi!
George- E allora mettiamoci subito al lavoro. Come si chiama questo nuovo
musical?
Ira- “Strike up the band”.
SCENA 4
Balletto su musiche di: “Strike up the band”.
SCENA 5
George- (Entra in scena seguito da Nora Bayes) Ma non se ne parla nemmeno, è
impossibile!
Nora Bayes- Ma come, impossibile? Fin’ora durante tutta la tournèe mi pare di
non averti mai chiesto nulla?
George- Infatti, e la prego, Miss Bayes, di non chiedermi niente che io non
possa fare. Ha da ridire forse qualcosa sul mio modo di accompagnarla al piano?
Nora- No, fin’ora sei stato un pianista eccellente, considerando il fatto che
hai appena vent’anni.
George- Forse le mie canzoni non hanno a t’oggi riscosso il successo di
pubblico che i suoi produttori tanto speravano?
Nora- I produttori non s’intendono di musica, badano solo all’incasso. Del
resto credo che sono stata io a voler inserire alcune tue canzoni nel mio
spettacolo.
George- Le avete inserite, perché le mie canzoni vi son piaciute, così come le
ho scritte, senza dover cambiare nemmeno una nota.
Nora- E adesso invece mi accorgo che in una canzone ci sono delle battute
finali che non si adattano molto bene alla mia voce. Basta cambiarle e tutta la
canzone acquisterà in bellezza.
George- Lei crede?
Nora- Suvvia George, non fare lo sciocco! Se canterò questa canzone, con le
note che dico io, ti assicuro che farai un gigantesco passo avanti sulla strada
della celebrità. Altre cantanti famose richieranno le tue canzoni per farle
conoscere agli spettatori dei grandi teatri, e tu me ne sarai riconoscente….
George- Mi spiace molto Miss Bayes, non posso cambiare una sola nota, che sia
una, d’una mia composizione. Né per voi, né per altre!
Nora- Persino Irving Berlin ha acconsentito ad una richiesta analoga senza
batter ciglio. Spero che non ti consideri più grande di lui, come compositore?
George- No certo! Ma non posso cambiare su ordinazione, il finale delle mie
canzoni. Non posso, ecco tutto!
Nora- Non puoi perché non sei capace di scrivere musica su due piedi, chissà a
chi l’avrai rubata questa canzone.
George- Al suo amante, signora, a quello stesso che la fa lavorare, pur sapendo
che Nora Bayes ha una voce talmente povera di note da non saper prendere
nemmeno quelle giuste che ho scritto per questa canzone.
Nora- Come ti permetti? Insolente! Ricordati che stai parlando con la grande
Nora Bayes!
George- E lei, con lo sconosciutissimo George Gershwin! E con questo, o lei
canta la mia canzone così com’è scritta, oppure può già cercarsi un altro
compositore-pianista che l’accompagni al pianoforte!
Nora- Maleducato! Come si evince subito, dal tuo modo di parlare, che rimarrai
sempre un modesto pianista di provincia. Un eterno “signor nessuno”.
(Rivolgendosi verso le quinte) Roger, amore mio, trovami un altro pianista per
piacere, e che sia educato, per favore! Ma soprattutto, che sappia accontentare
i miei piccoli desideri! (Via)
SCENA 6
Canzone: “You-oo you-oo just”, oppure, “The real american folk song”.
SCENA 7
Proiezione di brani tratti dal film: “CENERENTOLA A PARIGI”.
SCENA 8
Disputa tra i critici musicali Arthur e Benny con il direttore d’orchestra
Damrosch.
Arthur- Non è proprio come dite voi, quel certo Gershwin, l’autore di “Rapsodia
in blu”, per me è un fenomeno sporadico, è stato un fortunato episodio musicale
desyinato a rimanere senza seguito.
Damrosch- Per me, invece, quella musica è soltanto il preludio di cose più
grandi, si vede il genio….
Benny- Ma che genio, semmai è stato un fulmineo sprazzo di genio che,
fortuitamente, è sfociato in quel capolavoro. Per me ha esaurito tutte le sue
possibilità di compositore.
Damrosch- Io invece sono convintissimo delle doti eccezionali di questo
Gershwin. Se ascoltate bene la “Rapsodia in blu” vi troverete una grande
varietà di atmosfere ed, oltre ai momenti scherzosi, vivaci, quasi satirici, vi
vibrano accenti di alta drammaticità, ma soprattutto è una tipica espressione
musicale americana concepita ed architettata con tale energia che, ascoltandola
e riascoltandola, si comprende come in essa sia rimasta prigioniera una parte
di noi stessi.
Arthur- Però io rimango sconcertato di fronte alla sua scarsa preparazione
tecnica, alla sua mancanza di riguardo per la forma, alla sua convenzionalità.
Benny- Senza contare che in fondo l’orchestrazione è di Ferde Grofè, se no,
sarebbe stata solo una “Rapsodia” per pianoforte e basta.
Damrosch- Ma è l’unico che sappia esprimere i nostri sentimenti. Gershwin
rappresenta l’epoca attuale, con la sua audacia, la sua sfrontatezza, la sua
gioia febbrile…il suo movimento che si caratterizza in ritmiche tipicamente
jazzistiche…è questo che fa di lui un genio, un’artista istintivo cui l’innato
talento permette di usare il materiale grezzo con una maestria che, un’intera
vita trascorsa studiando contrappunto e fughe, non può procurare a chi non
l’abbia ricevuta in dono al momento della nascita.
Benny- Ma le sue composizioni sono state sempre umoristiche, ridenti, gaie,
spiritose e leggere, tocca sempre note scherzose, corde frivole, spensierate,
mai che vi vibra un accento drammatico o tragico.
Arthur- Hai detto bene, e questo è un ostacolo che gl’impedirà di raggiungere
la vera grandezza. Si sente l’assenza del dolore nella sua vita. Le lacrime
rendono fertili le più profonde redici dell’arte….
Benny- Dovrebbe lottare con se stesso, provare quella sensazione di distacco
dalla vita di ogni giorno, solo così può rivelare agli altri se veramente ha il
potere creativo dell’artista.
Damrosch- Io, mi dispiace dirvelo, sono convinto delle sue eccezionali doti.
Arthur- Per convincermi del contrario, dovrei sentirlo in una sua nuova
composizione che sia chiaramente superiore alla “Rapsodia”.
Benny- Solo così potrà provare di avere doti di compositore di alto rango.
Arthur- (Rivolto a Damrosch) E tu, dato che lo stimi tanto, perché non gli
offri un contratto per una nuova composizione da eseguirsi sotto la tua
direzione?
Damrosch- E’ proprio quello che farò. Anzi lo impegnerò a scrivere un lavoro
che segua la tradizionale forma del concerto, e in più, l’obbligherò ad
orchestrarlo da solo, senza l’aiuto di nessun altro, così vi farò ricredere
sulle sue capacità musicali.
Benny- E’ una proposta molto ardita…
Arthur- Sei sicuro che accetterà?
Damrosch- A Walter Damrosch, nessuno mai ha detto di no! E se vi dico che a
Dicembre di questo 1925, alla Carnegie Hall, dirigerò il più bel concerto per
pianoforte ed orchestra che mai sia stato scritto nello stile della musica
jazz, composto ovviamente da Gershwin. Potete stare certi che così sarà! Parola
di Damrosch!
Arthur- Saremo lì ad ascoltarlo questo concerto….
Benny- Ma soprattutto, nel bene e nel male, saremo lì a criticarlo….
Arthur e Benny- (All’unisono) Parola di Arthur. / Parola di Benny.
SCENA 9
Un pianista suona due minuti del “Concerto in fa” poi dei danzatori ne ballano
un sostanzioso brano.
SCENA 10
George- (Entra in scena seguito dal fratello Ira) Un’opera, una vera opera
americana, con libretto e musica che abbiano le loro origini nella vita e nella
esperienza del popolo americano. Credo che a questo punto della mia carriera bisogna
avere più coraggio. Sento d’essere pronto per scrivere un’OPERA!
Ira- Io ti scrivo i testi delle canzoni! Ma per il libretto? Hai già un’idea?
George- Ti ricordi che l’anno scorso abbiamo visto quel dramma di Du Bose
Heyward?
Ira- “Porgy”?
George- Esattamente!
Ira- La storia del disperato amore di un mendicante negro di Charleston per la
sua ragazza? Vuoi musicare proprio una storia del genere? Scusa, vuoi comporre
un’opera lirica o qualcos’altro? Dimmi la verità?
George- Ma non capisci che l’umile amore dell’accattone negro è toccante tanto
quanto le grandi passioni eroiche di Tristano e Isotta o di Pellèas e
Mèlisende?
Ira- Vuoi musicare una storia d’amore americana con ambiente e personaggi
negri?
George- Perché no? Un quadro di vita umile e tragico, ricco di contenuto umano,
degno da venir considerato come esempio di quell’autentica opera americana che
nessuno ha ancora pensato a scrivere.
Ira- Una vicenda vissuta dai negri di Charleston immortalata in un melodramma?
Anche se è fuori da ogni schema logico, sai che pensandoci bene, sai che…mi
pare proprio una gran bella idea….una idea…direi….GE-NI-A-LE!!
George- Grazie fratellone! Grazie per l’incoraggiamento!
Ira- Tu lo sai che le sfide controcorrente mi stuzzicano più di quanto possano
stuzzicare te…..
George- E allora?
Ira- E allora! Non ci rimane che metterci in contatto con l’autore e stabilire
i termini per la riduzione a libretto del suo dramma. E che i negri e la
critica non ce ne vogliano a male!
George- La musica non ha colore e soprattutto non la compongono i critici.
Ira- Menomale!
SCENA 11
Du Bose Hayward- Fui subito entusiasta dell’idea di George, e per meglio
studiare i negri e la loro musica, nell’estate del ’34 ci trasferimmo, io,
George e Ira, nella Carolina del Sud, a Folly-Island, a dieci miglia da
Charleston, dove affittammo una capanna nello squallido sobborgo del porto,
popolato quasi esclusivamente da negri Gullah, i quali ci offrirono la
possibilità di controllare la fondatezza delle nostre teorie e di arricchire le
nostre nozioni in fatto di folklore negro, attingendo a una fonte inesauribile.
E così, Gershwin, dopo essersi saturato di musica negra, potè scrivere un’opera
piena di brividi e di luci nella quale trovarono palpitanti espressione gli
ingenui disegni melodici dello Spiritual e i grevi ritmi delle struggenti
melodie dei poveri contadini del Sud.
SCENA 12
Passo a due, danzato, con musica tratta da “Porgy and Bess”.
SCENA 13
George- Non volli sottoporre questo mio lavoro ai soliti impresari d’opera, in
quanto speravo di aver dato alla musica americana qualcosa che potesse attrarre
la massa più che la cerchia ristretta delle persone colte. Pensavo che l’opera
dovesse essere divertente, dovesse contenere cioè tutti gli elementi atti a
renderla tale. Perciò quando scelsi “Porgy and Bess”, ero certo che avrei
potuto scrivere della musica leggera e della musica seria nello stesso tempo,
che avrei potuto accostare lo humor alla tragedia, introdurre insomma tutti gli
elementi dello spettacolo visivo e auditivo, poiché i negri hanno tutte queste
qualità innate. Questi elementi poi sono ideali per il mio scopo perché trovano
la loro espressione non solo nella parola, ma, in modo altrettanto naturale e
realistico, anche nelle canzoni e nelle danze. E’ vero che ho scritto delle
canzoni per “Porgy and Bess”, non mi vergogno mai di scrivere canzoni purchè
siano belle canzoni, ma le canzoni fanno parte della tradizione operistica. La
maggior parte delle vecchie opere che hanno successo contengono canzoni. Quasi
tutte le opere di Verdi comprendono quelle che si chiamano “romanze”, e le
romanze sono delle “canzoni”. La “Carmen” è un’insieme di romanze. Infatti cosa
chiede il popolo quando va all’Opera? Chiede dei motivi nettamente
individuabili che rimangono nella mente e che si possano canticchiare tornando
a casa dopo lo spettacolo.
SCENA 14
Antologia di canzoni tratte dall’opera “Porgy and Bess”.
“Summertime” / “I got plenty o’ nuttin” / “Bess, you is my woman now” /
“It ain’t necessarily so” / “There’s a boat dat’s leavin’ soon for New York” /
“I’m on my way”.
SCENA 15
Il regista Eddye Cantor, assieme a George Gershwin, fa dei provini a
teatro.
Cantor- (Dalla sala, come fa di solito un regista che fa dei provini teatrali)
Avanti la prossima candidata.
Ginger Rogers- (Si presenta sul palcoscenico come l’attrice che fa un provino)
Buongiorno signor Cantor.
Cantor- Buongiorno signorina. Prima di dare inizio al provino, potrebbe
tracciarci un piccolo profilo riguardante la sua carriera artistica, così
possiamo conoscerla meglio?
Ginger- Certo! (Si schiarisce la gola) Mi chiamo Virginia Mc Math, ma da quando
i miei hanno divorziato, ho preso il nome di mia madre, Rogers. Sono nata a
Indipendence il 16 luglio 1911; ho dunque 19 anni… Due anni fa ho vinto, in
Texas, il campionato nazionale di charleston, e da allora mi faccio chiamare
Ginger: Ginger Rogers.
Cantor- Ginger vuol dire zenzero, come mai?
Ginger- E’ un soprannome datomi da un mio cuginetto perché non sapeva
pronunciare Virginia; mi è piaciuto e l’ho tenuto.
Cantor- E mi dica signorina Ginger, ha mai preso parte, prima d’ora, a dei
musicals?
Ginger- No, mai! Ho sempre lavorato nei Vaudeville di provincia, e questa è la
prima volta che mi presento ad un provino a Broadway.
Cantor- Lei sa che stiamo cercando la protagonista femminile di un nuovo
musical scritto da Gershwin?
Ginger- Sì, “Girl Crazy”, è questo il titolo vero? E proprio per ciò ho voluto
presentarmi a questo provino.
Cantor- Come mai?
Ginger- Adoro la musica di Gershwin.
George- (Che fin’ora ha assistito in silenzio) La ringrazio tantissimo
signorina Ginger.
Ginger- (Sorpresa) Chi è? Non siamo soli signor Cantor? Credevo di fare un
provino a quattrocchi solo col regista Eddye Cantor….
George- Ed invece ci sono anch’io. Gershwin!
Ginger- Il signor Gershwin in persona?
George- Sì, ma non abbia timore, se lei ha tutte le qualità per interpretare
questa parte, stia tranquilla che sarà scritturata senz’altro. Vero Eddye?
Cantor- Ma certo George, siamo qui proprio per questo… Signorina Rogers, anzi,
signorina Ginger Rogers, vorrebbe farci vedere le sue capacità
artistiche-danzanti?
Ginger- Mi è concesso di utilizzare un partner?
Cantor- Se lo ritiene necessario….
Ginger- Bene. Allora se mi create anche un po’ d’atmosfera, mi esibirò assieme al
mio amico Fred Astaire in “Cheek to cheek” di Irving Berlin.
George- Berlin? Molto bene.
Ginger- Il tempo di cambiarci e siamo subito da voi…. (Esce di scena)
SCENA 16
Scena del balletto “Cheek to cheek” con Fred Astaire e Ginger Rogers tratta dal
film “CAPPELLO A CILINDRO”.
SCENA 17
Continua il provino a Ginger Rogers.
Cantor- Signorina Rogers, lei sa per caso di cosa tratta lo spettacolo per cui
lei è qui a fare il provino?
Ginger- Beh, credo…da quello che ho potuto capire sentendo gli altri che hanno
fatto ilprovino prima di me, credo…che dovrebbe trattarsi della storia di due
ballerini di un college….in cui si prende in giro il mondo del Far West….
Cantor- Sì, diciamo che più o meno il soggetto è questo. Noto che è stata molto
attenta dietro le quinte, questo è un pregio, lo sa, vero?
Ginger- Ho tanta voglia di debuttare a Broadway…. Se poi dovesse capitare con
questo musical, ah, ne sarei felicissima….
Cantor- Se le dicessimo che abbiamo già scelto un’altra ragazza per questo
spettacolo, lei come la prenderebbe, come si sentirebbe?
Ginger- Delusa, molto delusa, perché mi sentirei….sconfitta!
Cantor- Sconfitta?
Ginger- Sì, proprio sconfitta!
Cantor- Perché?
Ginger- Perché se a 19 anni non ho le qualità per interpretare una giovane collegiale
che deve saper cantare, ballare e recitare….vuol dire che dovrò cambiare
strada.
George- Signorina Ginger?
Ginger- Chi è?
George- Sono ancora io, Gershwin…
Ginger- Mi dica, signor Gershwin….
George- Lei è convinta di aver fatto un buon provino?
Ginger- Scusi la mia immodestia, ma più che convinta ne sono certa. Non solo,
ma le posso garantire che so fare molto di più, mi creda, non ho scelto questa
strada per vivere alla giornata, ma perché sento che il mondo dello spettacolo
è una linfa vitale per la mia esistenza…. Senza di esso non saprei come
vivere….
Cantor- Lei sa che domattina iniziano le prove di questo musical?
Ginger- Sì, alle 9 in punto, all’Alvin theatre….
George- Allora conosce anche la strada che bisogna percorrere?
Ginger- Sì, quella di Broadway….
Cantor- Bene! Sa cosa le dico? Che lei domattina alle 9 in punto sarà alle
prove con noi, e debutterà, come protagonista, in questo musical.
Ginger- “Girl Crazy”?
George- Precisamente! Signorina Ginger Rogers, benvenuta a Broadway!!
SCENA 18
Balletto su musiche di “Girl Crazy”, canzone “I got rhithm”.
SCENA 19
Tanti anni dopo. La madre di Gershwin è invecchiata, George ha 39 anni.
Madre- George, George, non sta bene mettersi sempre al centro dell’attenzione.
Ogni festa che organizzi ti metti al pianoforte e suoni per tutta la serata la
tua musica.
George- Ma mamma, se non suono il piano come faccio a divertirmi?
Madre- Ti diverti ancora? Come quando avevi 13 anni e strimpellavi quel vecchio
pianoforte della nostra casa a Est Side?
George- In quel pianoforte ho racchiuso tutti i miei ricordi d’infanzia, ed
ogni volta che me lo rammenti, ridivento nuovamente un bimbo.
Madre- Ma adesso hai 39 anni, e sebbene rimarrai per sempre il mio piccolo
George, credo sia giunto il momento di deciderti a crescere, di formarti, per
esempio, una famiglia….e deliziarmi con qualche nipotino. Eh, che ne dici? Non
ho ragione?
George- Tu hai sempre ragione, mamma! Però, per poter formare una famiglia e
deliziarti con dei nipotini, bisogna prender moglie, giusto?
Madre- E allora cosa aspetti a prender moglie? Perché non l’hai fatto fin’ora?
George- Perché? Perché non ho trovato ancora una donna da amare che somigli a
te, mamma, e credo che non ne esista nessuna, uguale a te!
Madre- Secondo me, tu sei innamorato solo della tua musica.
George- Sì, è l’unica cosa che riesce a darmi delle emozioni…che mi fa sentire
completo e felice allo stesso tempo….e quando compongo un pezzo nuovo….una
nuova canzone….per me è come…come se dessi vita ad un nuovo figlio da
aggiungere ai precedenti. E di “figli” mi pare di averne tantissimi….
Madre- Ah, ecco i nipotini di cui devo deliziarmi. E dimmi una cosa, sei sicuro
che nessuno di essi mi “canzona”?
George- Le mie musiche sono solo capaci di rendere gioise le giornate di
chiunque, ma soprattutto, rendono felice una vecchietta che mi vuole tanto
bene.
Madre- Hai ragione, le tue musiche mi allietano l’esistenza. George, non so
come farei se tu andassi via da questa casa. Caro il mio piccolo George. (Lo
abbraccia) Scrivi, scrivi quanta più musica ti è possibile se è questo che ti
rende felice.
E poi….una moglie…chissà…può sempre riservare delle “dolenti note”! No?
George- Ed io invece, le note le voglio sempre allegre e spensierate, come te,
mamma!
In sottofondo si sente la “Rapsodia in blu” nell’edizione suonata da Gershwin.
SCENA 20
Mentre George e la madre escono abbracciati, sempre col sottofondo musicale,
avanza verso il proscenio Paul Whiteman che parla al pubblico.
Paul- Al pari di una pianta preziosa che fiorisce solo una volta ogni tanto,
Gershwin rappresenta un fenomeno singolare. Proprio come i fiori, egli ebbe
breve vita, ma la fioritura sbocciata dalla sua anima è stata e sarà ancora
fonte di ispirazione per molti compositori. La voce della sua musica si espande
in tutto il mondo. Comprendere la natura della sua missione, significa capire
che egli componeva come un uccello canta… perché il canto è parte integrale del
suo essere. George Gershwin ci ha lasciati, per un tumore al cervello, alle
10,35 dell’11 giugno 1937 all’età di 39 anni. Non sarà mai più dimenticato e il
vuoto da lui lasciato non verrà colmato mai più, perché ha saputo trarre il suo
nutrimento dalla vita popolare americana. Ha dato un’eco alle lacrime dei negri
d’America, un ritmo trascinante alle canzoni del popolo americano. Egli vivrà
sino a quando vivrà la sua Musica!
La musica di sottofondo prende il sopravvento e mentre si spengono le luci del
palcoscenico, si chiude lentamente il sipario.
Si consiglia di fare i ringraziamenti finali al suono di “I got rhythm”.
FINE
Turi
Giordano
Per la rappresentazione rivolgersi alla SIAE, poiché il testo è tutelato.