Già consegnato!

Stampa questo copione

                        “Già consegnato!”

         

                         Commedia in due atti

                                                                            di

                              Pino La Pietra

                                                  Cod. SIAE 164008

Personaggi maschili                               Personaggi femminili

Dino Meroni                                             Anna (sua moglie)

Davide Meroni (suo figlio)                          Luisa Meroni (sorella di Dino)

Don Ciro (custode del palazzo)                  Luana (amica di Davide)    

Gennaro Matrullo (vicino di casa)                      Titina (moglie di Gennaro)

Renato Di Leo (suo amico d’infanzia)           Valentina (ragazza di Davide)

Fabio De Vitis (poliziotto)

TRAMA

Dino Meroni: un uomo come tanti, una moglie affezionata (Anna) ma musona e pessimista, un figlio (Davide) che ne combina di tutti i colori, il quale si porta a casa persino una poliziotta (Luana) e una sorella in casa (Luisa) che, grazie al suo carattere difficile, non riesce a trovare marito e, come se non bastasse, una coppia di vicini invadenti (Titina e Gennaro). Un quadretto familiare apparentemente come tanti tranne che per una cosa; un profondo stato di difficoltà economiche. Dino, infatti, è un piccolo imprenditore costretto a chiudere i battenti della sua azienda, un po’ per mancanza d’affari ma, soprattutto per le troppe tasse da pagare allo stato e per le pressanti richieste della criminalità organizzata.  Alla sua età però è quanto mai difficile trovare un lavoro, anche perché Dino non sa fare altro che l’imprenditore e le sue giornate quindi si trascinano tra il vano cercare tra gli annunci economici e l’oziare forzato. Le sole varianti sono i grattacapi che gli procura Davide e le simpatiche intrusioni dei vicini. Un uomo senza lavoro è un uomo profondamente ferito nell’orgoglio ma Dino riesce superare tutto ciò grazie all’innata abitudine di non prendere mai le cose troppo sul serio. Un giorno però, si presenta in casa di Dino un amico di vecchia data (Renato), un uomo d’affari brillante con interessi a largo raggio il quale, venuto a conoscenza delle difficoltà in cui versa l’amico Dino, gli propone un lavoro di massima fiducia e molto ben retribuito. Dino accetterà senza pensarci molto su ma Renato non è altri che uno spacciatore dalla faccia pulita che si servirà di lui per i suoi loschi traffici. La curiosità di suo figlio Davide però gli permetterà di scoprire che il vero lavoro da svolgere è quello di corriere della droga. Sconvolto dalla scoperta Dino nasconde in un mobile della casa le bustine di droga che, per un malaugurato caso, finiranno sul dolce preparato dalla vicina Titina al posto dello zucchero a velo. Da qui una serie di esilaranti situazioni provocate dallo stato di ebrezza provocato dalla droga cosparsa sul dolce, fino all’arresto di Renato da parte di Fabio e Luana anch’essa poliziotto i quali erano da molto tempo sulle sue tracce. 

                                                        Scena

Soggiorno di una casa arredata in stile moderno con pareti tinteggiate con colori vivaci. La comune a destra dello spettatore sul fondo scena. Nell’angolo opposto del fondale un’altra uscita che dà al resto della casa. Una finestra decentrata a destra sul fondale. Un mobile a sinistra dove sarà nascosta la droga. Due porte ai lati che sono le stanze di Davide e Dino. Un tavolo con sedie, telefono, eventuale divano, e suppellettili vari.

    

                                                                                    

           

   I° ATTO

Scena avvolta nella penombra che si illuminerà gradualmente come dall’alba al pieno giorno, entra Dino in tenuta da notte sbadigliando e ciondolando per la stanza in disordine.

Dino- (dopo aver inciampato nelle varie cose sparse per la stanza) Questa non è una

          casa, è un percorso di guerra. Guarda ‘ccà guarda, ce manca sulo  o’ filo

          spinato.‘A mamma sistema e isso sconceche ‘nata vota tutte cose. Ma che dè?

          Giochi senza frontiere. Nà cosa ‘ccà n’ata ‘llà. Se spoglia ‘a cambiali! (poi

          solleva dal pavimento un perizoma da donna) E chesta che dè? Mah!

Luana- (entra avvolta in un lenzuolo, si avvicina a Dino, gli strappa l’indumento dalla

             mano ed esce di nuovo).

Dino- Me pareva strano!

Anna- Che cosa è strano?

Dino- Era strano che tuo figlio indossasse un indumento femminile. Si caduta do’  

          lietto?

Anna- Senza che fai lo spiritoso. Non ho chiuso occhio. Ti giravi e rigiravi in

          continuazione. Nemmeno tu hai dormito?

Dino- Sono io che non ho dormito per colpa tua.

Anna- Lasciamo perdere… Piuttosto… lo sai che siamo ridotti al lumicino?

Dino- Lo so.

Anna- Lo sai che così non si può più andare avanti?

Dino- Lo so.

Anna- E che stiamo rischiando di fare una brutta fine?

Dino- Lo so.

Anna- E che si deve trovare una soluzione al più presto?

Dino- Saccio tutte cose! Sono preparato!

Anna- Scherza! La situazione è grave e lui scherza.

Dino- E’ anche un modo per sdrammatizzare. Lo so che la situazione è critica. E che

         sto cercando un altro lavoro. A proposito; dove sta il giornale degli annunci? Mi

         ricordo di averlo lasciato sul tavolo ieri.

Anna- E tu speri di trovare lavoro su questi giornali? Sai che sono tutte fregature.

Dino- Non tutte. Sto provando tutte le strade. E poi ho visto qualche cosetta di

         interessante.

Anna- E tu speri che un semplice lavoro basti a risolvere i nostri problemi?

Dino- Mi potrei attrezzare per fare qualche extra.

Anna- Cioè?

Dino- Nù passamontagna e na’ bella pistola. Potrei arrotondare.

Anna- Tu si’ pazzo!

Dino- Hai ragione. Troppo rischioso. Mi potrei  rimettere in commercio.

Anna- Qualcosa al dettaglio! Di largo consumo per esempio.

Dino- A piccole dosi… Bustine.

Anna- Che vuoi che si guadagni con le bustine!

Dino- Se guadagna, se guadagna. Che bustine se guadagna.

Anna- Sono stufa! Puoi essere serio almeno una volta.

Dino- Io sono serio. Sei Tu che non sei realista. Magari trovassi un lavoro dignitoso!

         Sarebbe già qualcosa.

Anna- Un semplice lavoro non basta. Perché non provi a rimetterti in proprio?

Dino- E cu’ qua sorde?

Anna- Potresti chiedere un prestito. E’ una cosa che si può fare no?

Dino- Certo che si può fare. Il problema è a chi?

Anna- Ad un amico o ad un parente… Ad una brava persona.

Dino- Sfatiamo questo mito. Questa specie di persone è ormai estinta. Anzi non è mai

          esistita. E’ una credenza popolare. Comm’e munacielle.

Anna- Ma tu spesso hai dato una mano a qualcuno!

Dino- Nunn’è overo. Era un’illusione!

Anna- Hai provato ad andare in banca?

Dino- (fa cenno di no con la testa)

Anna- Ecco! Perché non ci provi?

Dino- (continua a scuotere la testa)

Anna- Sei sempre il solito. Vai in banca e chiedi un prestito che ci vuole?

Dino- (fa cenno di si)

Anna- Lo vedi che si può fare.

Dino- Ma in che mondo vivi? Io vado in banca, mi siedo, chiedo un prestito, me lo danno

         e m’offrono pure ‘o cafè. Ci sei mai stata in banca?

Anna- No!

Dino- E mò te spiego io comme funzionano ‘e ‘ccose. Poi se non capisci te porte ‘a ‘ffà

         nà visita guidata. Assettate e seguimi attentamente. Ci sei?

Anna- Sì!

Dino- Tu arrivi fuori la banca, vestito con giacca e cravatta. Devi dare una buona

          impressione. Ti accorgi che c’è una fila che non finisce mai. Nunn’agge maje

          capito pecchè. Quando arriva il tuo turno. Entri in quella specie di cabina doccia

          e una voce ti dice: - Attenzione! Si prega di tornare indietro e di depositare gli

          oggetti metallici nell’apposita cassettiera- Jesce n’ata vota. Si tiene ‘a furtuna

          e truvà un cassetto libero e ca’ chiave, allora ci metti tutto quello che tieni

          addosso. Insomma te spogliano primm’e trasì. Già ‘a cheste capisce tutte cose.

          Trase  n’ata vota dint’à doccia e n’ata vota- Attenzione! Si prega di tornare

          indietro e di depositare gli oggetti metallici nell’apposita cassettiera- Jesce

          n’ata vota. Mò accumencia ‘o stress! A gente areta a te che protesta. Se mette

          ‘a guardia  giurata a dint’a l’acquario che fa: - Che altro ‘nci avete addosso?-

          Niente! Nun tengo ‘cchiù niente. E isso all’addinto: - Non è pussibbile!- Guardate

          tengo nà mola piombata, fosse chella? –E non ve la potete togliere?- Si tenite

          nà pinza ‘e spicce ‘e spicce? Ma comme, m’a levo? Jamme! E isso n’ata vota: -Ma

          che dovete fare?- Nà passata ‘e barba! Scusate un che vene a’ ffà dint’a nà

          banca? Alla fine se fa capace e spremme il fatidico bottone che ti apre le porte

          dell’inferno. Appena si’ trasuto… … te guardano tutte quante stuorto… … clienti

          compresi manco fusse n’appestato…

Anna- Basta! Ho capito non la fare tanto lunga. Intanto una soluzione si deve trovare e

          al più presto.

Dino- La troviamo la soluzione, la troviamo. Ma se po’ sapè che fine ha fatto stu

         caspita ‘e giurnale? L’avesse pigliato Flavio Briatore all’add’inte?

Anna- Chi?

Dino- Tuo figlio! Ogni ‘gghiuorno ne porta una nova ‘a part’e ‘ccà.

Davide- (entra assonnato ed avvolto in un lenzuolo) C’è un po’ di caffè?

Dino- Ma che ce stà nà festa in maschera ‘a part’e ‘llà. Buongiorno!

Davide- Ci stà un po’ di caffè?

Dino- Ah! Mò ha ditte buongiorno!… O’ cafè, si ‘o ‘vvuò, t’hò vaje ‘a ffà!

Anna- No! Per carità! Che ogni volta che si fa il caffè è più quello che fa cadere che

          quello che mette nella caffettiera.

Dino- E’ chille t’ho fa’ apposta! Dimme na’ cosa? Avisse pigliate ‘o giurnale ‘e gli

         annunci?

Davide- E che ne dovevo fare?

Dino- Giustamente!

Anna- Tu e questo benedetto giornale. Te ne compri un altro!

Dino- A mè me serveve chille!

Anna- Mò ti vado a preparare il caffè.

Dino- Fallo pure per me. Pè piacere!

Anna- Uffà!

Dino- Ma comme! A isso sì e a me se sfasteria!

Davide- Me lo porti a letto! (esce)

Dino- Servizio in camera!

Anna- No! Mi dispiace! Io, in quella stanza non entro. O to viene a piglià ‘ccà o nun tò

          bive!

Dino- Brava! Mò sì… Fatte rispettà!

Anna- Vado a preparare il caffè. (esce)

Dino- Vedi se in cucina ce stà ‘o giurnale.

Luisa- (entra con una maschera cosmetica e guarda Dino senza parlare).

Dino- Che dè?

Luisa- Che dè! Ci sono novità?

Dino- Stanotte ho fatto un paio di colloqui di lavoro. Aspetto risposta!

Luisa- Ma che risate! Quanto si divertente!

Dino- Pure tu mo te ce miette.  Ma se noi ci siamo dati la buonanotte e mò sta

         schiaranno juorno. Sti nuvità addò ascevano?

Luisa- E che ne saccio. Nun se po’ mai sapè!

Dino- Ma che? ‘E notte, cara la mia sorellina, nun succede mai niente.

Luisa- Tutto è possibile.

Dino- Ah si! Cù te tutto è possibile. Tu ‘a notte te faje ‘e romanze.

Luisa- Non ricominciare! Per quelle rare volte che parlo durante il sonno.

Dino- No! Chelle so rare ‘e vote ca nun parle… … Parle mò, allucche!

Luisa- Ma quando mai!

Dino- Tu ogni notte tiene n‘appuntamento. Mò cù Dean Martin, mò cù Cary Grant.

         Dipende do’  film che te vide ‘a sera primma.

Luisa- A me piace il cinema americano.

Dino- Si, ma ogni tanto guardate pure quacche bellu documentario. Accussì tuttalpiù,

         ‘a notte te può sunnà che saccio…  nà scignetella. Almeno chelle nun parlano.  E

         poi, è ora che tu smetta di sognare… … comincia a frequentare qualcuno.

Luisa- Prima di fare un passo così importante ci devo pensare un poco sopra.

Dino- ‘Ll’è sta spuntanno ‘o primme dente!

     

Luisa-E poi, io non conosco nessuno.

Dino- Ma non vuol dire. Quanno vaje ‘a fa ‘a spesa per esempio, nun truovo maje a

         nisciuno con il quale socializzare… fare amicizia.

Luisa- Ma per chi mi hai presa? Io vado in giro ad adescare la gente?

Dino- Ma qua adescà? Io dicevo che non è possibile cà nunn’è maje ‘ncuntrato un

         bell’uomo solo che fa’ ‘a spesa?

Luisa- Un singer?

Dino- Eh! Na’ bella machina pe’ cosere! Nà lavatrice! Luì, se dice single. Me meraviglio e

         te.

Luisa- Tu lo sai io non sono capace a fare amicizia.

Dino- ‘O ‘ssaccio, ‘o ‘ssaccio! Nun pè niente staje cu’ me ‘a na’ quinnicina d’anni!

Luisa- Che faje, rinfacci?

Dino- Ci mancherebbe! Io lo dico per te, per il tuo bene, per la tua salute.

Luisa- Che c’entra la salute?

Dino- Ce trase, ce trase. Soprattutto quella mentale… Scusa … comincia a

         frequentare… che ne so… qualche corso di ballo.

Luisa- Io frequentare gli ambienti del ballo? Tu sei pazzo! Quelli sono posti di

          perdizione.

Dino- Qua’ perdizione?

Luisa- Io questo pane non ne mangio! Chi per questi mari và certi pesci piglia.

Dino- Ma ogni tanto nù bellu merluzzetto nun te facesse male!

Luisa- Sì sempe ‘o solito, nun cagne maje!

Dino- E’ cchiù importante che cagne tu, siente ‘a me. A proposito! Ma ‘e visto pe caso ‘o

         giurnale ‘e gli annunci.

Luisa- Sta ‘ncopp’a seggia.

Dino- Ah! Finalmente. Mò pe piacere nù poco ‘e silenzio pecchè aggia fa’ qualche 

         telefonata.

Anna- (entra con il caffè) Davide… … vieni a prenderti il caffè.

Dino- Ah! Mo ci diamo prima la carica cù nù bellu cafè e poi … … via alle telefonate.

         (comincia a prepararsi la tazzina). Luì, tu nunn’t’hò piglie nù poco ‘e cafè.

Luisa- No! ‘O ‘ssaje cà je me bevo l’orzo.

Dino- L’orzo. Ma comme se fa?

Luisa- Fa bene ed è rinfrescante.

Dino- Eh…! Tu hai bisogno ‘e te rinfriscà!

Davide- (entra e prende tutto il vassoio ed esce poi torna) E’ zuccherato?

Dino- ‘O mije sì… Egoista! Questa è l’educazione che hai insegnato a tuo figlio.

Anna- Ci risiamo! Quanno fa ‘e cose malamente è sempe figli’a mè.

Dino- Certo! Io non mi sarei mai sognato di prendermi tutto il caffè e portarmelo.

         Senza nemmeno chiedere. Agge sempe spartute tutte cose.

Anna- E per questo ti trovi in queste condizioni!

Luisa- Ha ragione!

Dino- Vuje pirciò jate d’accordo. Site eguale… Avete tutto in comune.

Luisa- Che c’entra lei è sposata con te, io no!

Dino- Sempe a me rumpe ‘e scatole però.

Anna- Luisa vieni dammi una mano a rassettare un po’ di la. (escono)

Dino- (si prepara per telefonare). (squilla il telefefono). Pronto! Ciao Valentina. 

          Davide? Un momento! (va a chiamare Davide). Davide!… … Davidee…

         C’è Valentina al telefono… ma come non ci stai? Io le detto mò to passo!

         Nun t’agge visto? E nuje stamme ‘e case dint’a Reggia ‘e Caserta… … Uh

         mannaggia l’arma ‘e soreta! Valentina… non c’è!… … Me penzavo che ci stava e

         invece non c’è. Noo! Non ti dico bugie! Avessa murì mia sorella (che nel

        frattempo e rientrata in scena) D’accordo cù mio figlio? Magari! Ma con nessuno.

        Una ragazza? No! (rivolgendosi a Luisa) Hai visto un a ragazza? No!… Lo lasci! Si!  

        Gli rompi la testa. Te pozzo garantì che non c’è. Ma chiamalo sul cellulare… … E’

        spento. Nun te preoccupà che quando torna ch’à spacch’je ‘a capa. Stai tranquilla.

        Ciao! … Cià… Cià!

Davide- Allora?

Dino- Tu a me mi ‘hà fa sta quieto e‘ capito. Questa ‘e l’ultima volta che ti copro.

         Avessa murì Luisa, chesta è l’urdema vòta! Ce simme spiegate?

Luisa- Je nun moro! Te piacesse! Ma nun moro. Me tiene ‘ncopp’o stommaco. Io non me

          ne vado… … a costo ‘e nun me spusà. (esce)

Dino- Vedimmo si riesco a fa stì telefonate… … (suonano alla porta)  Nunn’è cosa… …

         Jamme ‘a vedè chi è. (si alza e va ad aprire) Don Ciro prego accomodatevi.

Ciro- Buongiorno a tutti… … la signora non c’è?

Dino- Si, sta di là.

Ciro- E la signorina è uscita?

Dino- No, sta di là pure lei?

Ciro- E Davide si è ritirato si?

Dino- Don Cì… Nun vulite sapè a che ore ce simme cuccate?

Ciro- Scusate… ma era giusto per rompere il ghiaccio.

Dino- E nuje stamme dint’ascensore… … me vulisseve dà stì buste?

Ciro- Certamente… ah a proposito… è venuto un tizio che vi cercava. Io, ‘nci ho detto

        che non ci stavate, isso però, secondo me non ci ha creduto.

Dino- Non ha mangiato la foglia.

Ciro- L’ha pigliate pe nù piecoro! Se magna l’evera?

Dino- E’ un modo di dire. Che tipo era?

Ciro- E che ne saccio!

Dino- Gli avete chiesto di che si trattava?

Ciro- No!

Dino- Almeno che faccia teneva?

Ciro- …Teneva ‘e capille…

Dino- Ciro! E tenimme tutte quante ‘e capille!

Ciro- Quaccheduno se lusinga ca’ ‘e tene.

Dino- Nun damme retta! Che faccia teneva?

Ciro- Nù bellu paro r’uocchie…

Dino- No ‘cchiù assaje?

Ciro- Nù naso… … (gesticola con le mani)… … nà vucchellà…

Dino- …vurria vasà… … gente diciteme comm’aggia fa… Ciro, tutte quante tenimme

         l’uocchie, ‘o naso, ‘a vocca…

Ciro- … ‘e capille no!

Dino- Vuje me state  addivintanne nù poco antipatico. Statevi a posto vostro.. Nunn’è

         ca  teneva ‘a faccia ‘e  l’ufficiale giudiziario?

Ciro- Pecchè gli ufficiali giudiziari che faccia teneno?

Dino- ‘A faccia da’ cazzimma! Insomma nun và vulute dicere ‘e che se trattava?

Ciro- No, ha detto che sarebbe ritornato.

Dino- Vabbuò! ‘A posta me l’avite data, l’imbasciata me l’avite fatta… …

Ciro- Il caffè stamattina non ve lo siete preso?

Dino- No! Io no. Ma se ‘ll’è pigliato Settebellizze all’add’inte.

Luisa- (entra) Oh! Buongiorno Ciro!

Ciro- Signorina Luisa! Buongiorno. Eh quando vedo a voi la giornata accumencia tutta ‘e

         nata manera. (le dà la mano)

Luisa- (colta da un brivido)

Ciro- Che è?

Luisa- Lo sapete! E’ che mi dà fastidio essere toccata!

Ciro- E io mi scordo. Non resisto alla tentazione di salutarvi. Stamattina uscite?

Luisa- Non lo so!

Ciro- Se uscite e avete bisogno… indisponete pure di me. Sono alla vostra servitù con

         Permesso… … e saluti alla signora. (esce)

Dino- State servito… buona giornata! (accompagna Ciro alla porta) Mò m’assetto e

         succede quacc’ata cosa. Anzi, mo’ me vaco primma a vestì. (esce)

               (suonano alla porta e va ad aprire Luisa)

Gennaro- (accompagnato da Titina) Buongiorno Luisa, Dino nun ce sta?

Luisa- Poco fa stava qua. Forse sarà andato nella sua stanza. Ora lo vado a chiamare.

Titina- Luisa oggi non vai al lavoro?

Luisa- No, oggi no.

Titina- E come mai?

Luisa- A dire la verità non mi sentivo tanto e me so’ pigliata na giurnata ‘e festa.

Titina- E non ti dicono niente?

Luisa- Statte accorte! Pe chelle che me danno?

Titina- Te danno poco eh? Ma tu non ti puoi lamentare?

Luisa- No! Nun me pozzo lamentà osinò perdo pure chellu poco che me danno.

Titina- Eppure è un posto di responsabilità. Meno male che sei da sola e ti bastano.

Luisa- Gennaro che vuoi da mio fratello?

Gennaro- (non la sente)

Luisa- Gennaro che vuoi da mio fratello? (Gennaro continua a non sentire)

Titina- Uè! Sta parlanno cu tè!

Gennaro- Eh! E che modi! Dimmi Luisa.

Luisa- Ho chiesto che vuoi da mio fratello?

Gennaro- Si si! Sono di vitello.

Luisa- Ma che?

Gennaro- ‘E scarpe.

Luisa- Ahè! Da Dino che vuoi?

Gennaro- E’! Song’è figlie d’è buoi!

Titina- Luisa vò sapè che te serve!

Dino- Me lo dovevo immaginare. Buongiorno Gennà.

Gennaro- Buongiorno!

Dino- Te lo sei preso il caffè?

Gennaro- Si… No…

Dino- Non te lo sei preso? E mò Luisa ‘nciò pripare nù bellu cafè eh?

Gennaro- No ma io…

Dino- Lo vuole… lo vuole un poco di caffè.

Luisa- Mò t’ho’ vaco a’ffà.

Titina- Te faccio cumpagnia accussì parlammo nù poco.

Luisa- E si pecchè nuje parlammo troppo poco. (escono)

Gennaro- Ma je nunn’o’ vulevo ‘o cafè.

Dino- ‘O vulevo io. Hai bisogno di qualcosa?

Gennaro- Ah se sposa? Chi?

Dino- Hai bisogno di qualcosa? Che ‘te serve?

Gennaro- Mi devi dire la strada per andare a quel supermercato addò venneno chelli

               scarpiere.

Dino- E ce simme state ‘nzieme l’altro giorno. Possibile ca nun te ricuorde!

Gennaro- Eh no!

Dino- Facimme nà cosa… ce jamme ‘nzieme dint’a semmana.

Gennaro- No! Nun c’è bisogno ca m’accumpagne cà mano!

Dino- E io purtava ‘a spasso ‘o nennillo! Ho detto che ti accompagno in settimana.

Gennaro- Non è possibile! Tittinella ci vuole andare adesso.

Dino- Ma comme! ‘A tenimmo nuje talequale! S’ha guarde ‘ccà.

Gennaro- Tu saje comm’è fatta. Deve scegliere lei.

Dino- Ah! Santa pacienza!

Gennaro- Addò è San Vicienzo.

Dino- Vicino Sant’Agata! Che pacienza! Agge ditte che pacienza!

Gennaro- Ma comme sì! Io un’indicazione ti ho chiesto.

Dino- Ascoltami bene! Tu piglia ‘a tangenziale ‘e Capodichino.

Gennaro- Che c’iazzecca ‘a capa d’ò tacchino?

Dino- Capodichino! A tangenziale che va a Capodichino. Io ‘o ‘ssapevo che ghjeveme ‘a

         fernì ‘a cheste. Faccio meno fatica a t’accumpagnà. Tangenziale di Capodichino,

         poi esci al corso Malta. Corso Malta… ‘e capito.

Gennaro- Eh! C’allucca ‘a fa?

Dino- E chi ‘o ‘ssape! Dopo che hai pagato il pedaggio…

Gennaro- ‘O ‘ssaccio ch’è nù viaggio, ma nun me ‘mporta.

Dino- Doppo ch’è pavato! Va a destra e pigli’a bretella.

Gennaro- Chee?

Dino- A bretella!

Gennaro- Se ne stà scennenno ‘o cazone?

Dino- E a me se ne sta scennenno ‘a voce! Devi prendere la bretella a destra. ‘A  

         variante!

Gennaro- Ah! A strada d’è brigante!

Dino- T’ha desseno na’ schiuppettata! Me sto stancanno… … nun c’ià faccio ‘cchiù. ‘E

         capito che devi prendere la variante a destra?

Gennaro- Si si… ho capito!

Dino- E meno male! Poi, quando jesce a Volla…

Gennaro- …votta ‘a pasta!

Dino- E ce facimmo duje spaghetti aglio e uoglio! Gennà pe piacere! Esci a Volla…

         gira intorno alla rotonda… …

Gennaro- ‘O girotondo?

Dino- Centocinquanta… la gallina canta. Appena è fatto o giro attuorno ‘a rotonda vedi

         la scritta “Centro Commerciale” e pe grazia ‘e Dio si arrivato. Però Gennà… t’ho

         dico comm’a nù frato… … fà qualcosa pecchè nun c’ià faccio ‘cchiù.

Gennaro- T’ha pozzo dicere nà cosa?

Dino- Sissignore!

Gennaro- ‘Nunn’agge capito buono.

Dino- No! ‘Nunn’è possibile. Mo te lo scrivo accussì levamme ‘a frasca ‘a miezo.

Anna- (entra con il caffè insieme a Luisa e Titina) Ma devi per forza urlare in quel

          modo.

Dino- Si!… Chille Gennaro nun sente manco e cavece dint’è diente!

Gennaro- Nun tengo genio ‘e fa niente?

Luisa- Ha detto che non ci senti bene.

Titina- Nù poco ‘e pacienza… chelle so’ state ‘e bombe da guerra.

Dino- Se la pigliate tutte quante isso! Nun damme retta và pigliammece ‘o cafè.

Titina- Che vuò fa! Chella è nà croce. Figuratevi che quando ci siamo sposati, sopra

           all’altare, solo pe ‘lle fa capi – vuoi tu sposare la qui presente Titina… … ce

           vulute mez’ora.

Dino- Mettiveve ‘e sottotitoli!

Titina- Hai proprio ragione! Io ‘lle cerca nà cosa e me ne da n’ata.

Dino- E tu statte accorta quando parle.

Luisa- Ma un apparecchietto nun so po’ mettere? La scienza oggi fa miracoli.

Titina- Nossignore! Dice che le dà fastidio! Che dici? Ci volessimo avviare?

Gennaro- Sì sì! Jammucenne. Ci vediamo! Buona giornata.

Dino- Tieni! Ti ho scritto tutte le uscite. Non c’è possibilità di errore se segui le

          indicazioni alla lettera.

Gennaro- Nà lettera? Chi t’ha scritte?

Dino- Sicuro ca chisto è sulo surdo?

Titina- Te vuò movere che facimme tarde.

Gennaro- Che vaje ‘a ffà ‘e pressa? Chille chiudene stasera ‘e nove.

Titina- Nuje si partimme mò, chi ‘o ‘ssape si arrivamme a tiempo!

Gennaro- Ohè! Ma tu overo m’avisse pigliato pe scemo? Io cu te nun c’ia faccio ‘cchiù.

Titina- Tu nun c’ià faje ‘cchiù? Bìato chi te sente!

Gennaro- Saje che te dico? Ca cierti vote ringrazio ca so surde accussì nun te sento!

Titina- ‘E secondo me tu overo ‘o ‘ffaje apposta! Cammina và jammucenne… (escono)

Luisa- Che personaggi! Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli.

Dino- Se non ci fossero fosse meglio. (comincia a cercare qualcosa)

Luisa- Che stai cercando?

Dino- Tenevo degli appunti segnati.

Luisa- Ma tu sei così disordinato. Perciò non trovi mai niente!

Dino- Chi te l’ha detto? Io… nel mio disordine trovo sempe tutte cose.

Luisa- Tanto è vero che chiedi sempre a noi.

Dino- Chiedo a voi perché me spustate sempe ‘e ‘ccose.

Luisa- E’ che sei disordinato e lasci tutto sempre in giro perciò ti spostiamo le cose!

          Sei di carattere disordinato. Disordinato e arruffone.

Dino- Tu nunn’aviva nascere sora! Tu aviva nascere suocera! Si tagliata pe ‘ffà ‘a

          suocera. Sei l’impersonificazione della rompiscatole. Doje! Due suocere tengo io.

          Due suocere e nà sora scassa’mbrelle. E sì pure seccia. (esce)

Luisa- Che ingrato! Io che ‘o voglio accussì bene. (suonano al citofono) Pronto! Si Ciro.

          Grazie per averci avvisati. Uh madonna mia! Davide!  Davidee… Davidee…

Davide- Zia che è? Che sta succedenno?

Luisa- Tu sì nù disgraziato! ‘E capito? Sta saglienne ‘a ‘nnamurata toja.

Davide- Ah! (Cominciano a raccogliere gli effetti di Luana)

             Luana presto che sta salendo Valentina. E mò comme faccio?

Luisa- Fatti tuoi caro mio. Te lo dovevi aspettare. Prima o poi sarebbe successo.

          Mi dispiace ca ce jame nuje pe sotto. Tu vide nù poco pe colpa soje avimma

          passà pure pe ruffiani.

Anna- (entra) Luisa ma che d’è tutta st’agitazione?

Luisa- E’ che tuo figlio è nù disgraziato. Ha tirato troppo la corda. E si è spezzata.

Anna- E’ overo che si ‘a zia, però non ti permetto di parlare così di mio figlio. Che ha

         fatto di tanto grave?

Luisa- Sta salendo Valentina!

Anna- Disgraziato! T’aggia scassa ‘a capa! Doppo facimme ‘e cunte!

Dino- Che sta succedenno? Se ne sta cadenne ‘o palazzo!

Luisa- Peggio! Peggio! Sta salendo Valentina.

Dino- Disgraziato! Io non voglio sapere niente. Mò me so scucciato di passare per

         ruffiano e pe buciardo. Sai come faccio? Come Ponzio Pilato. Me ne lavo le mani.

         Mo che sale… … ‘lle dico tutte cose.

Davide- Ti supplico papà… damme nà mano… poi ti prometto che non lo faccio più.

Dino- E secondo te c’avessa fa? Me pozzo maje ‘nventà ch’è ‘a nnammurata mia. M’he

         guardato bbuono.

Davide- Distraila e vediamo di farla uscire di nascosto da un’altra parte.

Dino- Afforza! Nuje stamme ‘e case a Palazzo Riale. Pe ‘ddò a faje ascì. (suona la

         porta) (panico: Anna esce).

Luisa- Uh! Mamma mia come facciamo adesso?

Dino- Calma! Calma e sangue freddo. Mica sta arrivanno Rambo. E semplicemente

         Valentina.

Luisa- Peggio!… Peggio!

Dino- Vai ad aprire.

Luisa- E perché proprio io?

Dino- Pecchè comme sta mò è meglio ca nun ave n’ommo ‘e faccia.

Luisa- (và ad aprire) Oh Valentina! Come mai da queste parti?

Valentina- Dov’è? Dove sta? E’ inutile che ti nascondi. Lo so che stai qua!

Dino- Buongiorno! Non ti sembra il caso di salutare?

Valentina- State attento voi! Non parlate voi che avete detto che non c’era.

Dino- Infatti! Non c’era. E’ arrivato da poco.

Valentina- Ah sì! E dove sarebbe stato tutta la notte?

Dino- Non gliel’ho chiesto, ma mi pare a casa di un amico suo.

Valentino- Vi pare?

Dino- A te ti risulta che il tuo fidanzato fa mai sapè qualcosa a qualcuno?

Valentina- Il mio fidanzato? Il mio ex fidanzato. Pecchè mò… è fernuta overamente!

Davide- (entra) Che cosa è finito?

Valentina- (tentando di aggredirlo ma è trattenuta da Luisa) Tu sei finito! Ma guarda

                che faccia ‘e corna?… Con chi sei stato stanotte?

Davide- Ho dormito a casa di Roberto.

Dino- Hai visto. Ha dormito a casa di Roberto…

Valentina- Zitto voi! Bugiardo. Sei più bugiardo di una lapide. Lo so che sei stato con

                 un’altra… ti hanno visto.

Luisa- Ma nun dà retta alle malelingue. Alla cattiveria della gente.

Valentina- Ma quali malelingue. Qua c’è un solo cattivo, ed è lui.

Dino- Adesso non esagerare.

Valentino- Zitto voi! Sono stufa hai capito? Sono stufa! Questa è l’ultima volta che mi

                 vedi. Traditore! Però prima ti rompo la testa!

Davide- Ma se po’ sapè c’agge fatto?

Valentina- Hai pure il coraggio di chiedere che hai fatto! Tu sei un maledetto.

Dino- Ma insomma tu vuò calma o no?

Valentina- Zitto voi!

Dino- Ohè! Ma se sapè quando pozzo parlà?

Valentina- Non dovete parlare perché lo coprite sempre.

Dino- Io lo copro! ‘Ncoppa ‘a ‘ll’anema Luisa.

Valentina- A non lo coprite?

Dino- No.

Valentina- E allora ditemi una cosa: l’altra sera ha detto che è stato a cena fuori con

                 voi.

Dino- Eh… sì. Siamo stati a mangiare fuori…

Valentina- E come mai?

Dino- E come mai! Stavamo un po’ giù tutti e due e ci siamo andati a mangiare una cosa.

Valentina- E dove siete stati?

Dino- E scusa non te l’ha detto?

Valentino- Me l’ha detto. E mi ha detto anche che avete mangiato. Ma lo voglio sapere

                 da voi.

Dino- (guardando Davide) Dove siamo stati? (Davide comincia a mimare qualcosa).

         Dal Guercio!

Valentina- Dal Guercio?

Dino- No no! Dal Guercio ci volevamo andare. Poi abbiamo cambiato idea.

Valentina- Insomma si può sapere dove siete stati.

Dino- ‘O cannocchiale?… Ah! Al Ciclope.

Valentina- E cosa avete mangiato?

Dino- Ah! E chi si ricorda!

Valentina- Com’è possibile. Ve lo dovete ricordare!

Dino- E nu mumento!… Io tengo n’età. Nun me pozzo arricurdà  tutte cose. Prima…

Valentina- Prima?

Dino- Prima ci abbiamo pensato un poco sopra. Poi abbiamo preso… … ah! L’antipasto.

Valentina- Che antipasto?

Davide- (continua a fare gesti)

Dino- Na’ cosa aumma aumma!

Valentina- Chee?

Dino- Antipasto misto. Nù poco ‘e ‘rroba ammiscata.

Valentina- E da bere che avete preso?

Dino- Acqua e vino.

Valentina- Si ma che vino?

Dino- (guarda Davide) Che si sposato bene con quello che abbiamo mangiato.

Valentina- Come?

Dino- Vino del dito… no, del ditillo… Falanghina! Abbiamo preso la falanghina.

Valentina- E per primo che avete mangiato?

Dino- Na cosa buonissima!

Valentina- Che cosa?

Dino- Ma proprio buona! Avimme avutato e  avimme girato…  fino a che li abbiamo

         scelti… … I fusilli.

Valentina- Conditi come?

Dino- Col sugo!

Valentina- (spazientita) Che sugo?

Dino-Con le orecchiette?

Valentina- Si può sapere, fusilli o orecchiete?

Dino- Fusilli, fusilli.  Con il sugo… … fatto… … coniglio a… ‘nfronte t’ho desse nu colpo ‘e

         fucile… alla cacciatora. Coniglio alla cacciatora.

Valentina- Avete preso anche il contorno?

Dino- Abbbiamo preso anche il contorno?

Valentina- Lo voglio sapere da voi.

Dino- Si abbiamo preso anche il contorno. Nù cazzotto… …

Valentina- Un cazzotto?

Dino- No… dico… il conto è stato nù cazzotto dint’all’… …

Valentina- Che c’entra il conto?

Dino- No c’entra c’entra. Ah! Melenzane! Melenzane che scarpe… ‘a scarpone.

         Per contorno melenzane a’ scarpone.

Valentina- E poi?

Dino- Ancora?

Valentina- Ancora!

Dino- Dolce. Abbiamo preso il dolce!

Valentina- Che dolce?

Dino- Ma tu si esagerata. Me staje facenne fa nù sforzo ‘e memoria esagerato.

Valentina- Un altro piccolo sforzo.

Dino- (sempre seguendo la mimica di Davide che mima un specie di bacio) mmmh!

Valentina- Che c’è?

Dino- No è che tengo la bocca amara… … ‘O mussillo! No ‘o pero e ‘o musso.

Valentina- Per dolce?

Dino- No! ‘O pero no. Solo ‘o musso. Ah! La mousse. La mousse al cioccolato.

Valentina- Quanto avete pagato?

Dino- Non mi ricordo, ma circa settanta ottanta euro! Si cuntenta mò?

Valentina- Non lo so?

Dino- Come non lo so! Doppo ‘a fatica c’agge fatto… pure pe soddisfazione. E questo

         che cos’è. Comunque mò ti sei calmata? Ti sei convinta che è in buona fede.

Valentina- Non lo so!

Dino- Ma tu nun saje mai niente? Piglia nà decisione!

Luisa- Valentina ti preparo una camomilla?

Valentina- No! Grazie.

Luisa- Magari una bella tazza d’orzo?

Dino- Ma te si fissata cu ‘ll’orzo. Mai nù poco ‘e cafè.

Davide- Allora ci vediamo più tardi.

Valentina- Non ho nessuna voglia di vederti. Non abbiamo chiarito niente.

               

Luana- (prova ad andare via senza farsi vedere da Valentina)

Valentina- E questa chi sarebbe?

Luisa- Chi sarebbe?

Valentina- Lo voglio sapere da voi. Chi è?

Dino- E’ la parrucchiera!

Davide- Si! E la parrucchiera.

Valentina- La parrucchiera di chi?

Davide- La parrucchiera di mammà.

Valentina- La parrucchiera di mammà!

Dino- Certo! Po’ essere mai ‘a parrucchiera mia!

Valentina- Ma guarda che bella parrucchiera. Tu sei un bastardo!… E voi siete una

                famiglia di ruffiani. Avrai presto mie notizie. ‘A capera a domicilio… (esce)

Dino- Mò me so scucciato! Ben ti stà! Dimostra quanto si n’omme e risuolve sta

         situazione se ne sei capace. E’ meglio che me vaco a ‘ffà nà doccia doppo ‘a

         surata c’agge fatto. (esce).

Davide- (esce insieme a Luana).

Anna- Madonna che vergogna! E che figura, che figura. Quel delinquente. Io

          non ho proprio avuto il coraggio di uscire. Come si fa a trattare così una ragazza

          come Valentina?

Luisa- Ora che torna gliene dico io quattro. E ma mi sentirà tuo figlio.

Anna- A che serve! Il lupo perde il pelo…

Luisa- E io overo ‘ncio facce perdere ‘o pelo. ‘O tiro tutt’è capille ‘a capa.

Anna- Questa situazione mi mette una tale depressione addosso…

Luisa- Non te la prendere! Passerà anche questa.

Anna- Si ma quando? Io non ce la faccio più. Mi accompagni a fare la spesa?

Luisa- Si! Anzi facciamo una cosa: ce ne andiamo un po’ in giro così ci distraiamo un po’.

Anna-Ti aspetto, preparati.

Luisa- No avviati pure. Ci incotriamo in piazza va bene.

Anna- Va bene! (esce)

Luisa- Oh Signore! Aiutaci tu! (squilla il telefono) Pronto! … Tina dimmi tutto. Uh

          mamma mia! Ma comm’è fatto? Ma addò tiene ‘a capa? Si vabbuò! Mò dà ‘a colpa

          a Gennaro…Sì che tengo ‘e chiavi… vado subito. Madonna mia che sbadata…

          quella lascia ‘a pentola ncoppa ‘o fuoco e se ne và. (prende un mazzo di chiavi ed

          esce).

         (suona il citofono)

Dino- (da fuori scena) ‘O citofono… … … ahe! Ma site surde ‘o citofono. (esce in

         accappatoio e pantofole da donna con tacco a spillo) Mannaggia a loro e ‘a mania

         ‘e mettere sempe ‘a posto. Ma addò hanne mis’e pantofole… ‘o ‘ssanno ca io nun

         supporto ‘e cammenà scaveze. (risponde al citofono) Pronto… pronto… Mah!

         Ma comme caspita fanno ‘a cammenà ‘ncopp’a sti tràmpule? (comincia a

         passeggiare avanti e indietro) (lazzi davanti allo specchio) (all’improvviso appare

         Ciro alle sue spalle). Ciro! Che paura! Stavo soprappensiero! Ma come siete

         entrato?

Ciro- Stava la porta aperta. Ho suonato pure al citofono.

Dino- E’ ma uno chiede comunque permesso prima di entrare.

Ciro- Avete ragione. Io si fosse a vuje me depilasse nù poco ‘e cosce.

Dino- E non ho capito! Comme ve permettite?

Ciro- Io comme me permetto? Vuje state cumbinato ‘e stà maniera!

Dino- E pecchè nunn’agge truvato ‘e pantofole meje. Ha bussato ‘o citofono e mesò

         mise ‘o pere ‘a primma cosa c’agge truvato!

Ciro- Però ve stanno ‘bbone!

Dino- Cì… faciteme ‘o piacere! Jamme … che vulite?

Ciro- E’ turnata n’ata vota chella perzona. E io gli ho detto un’altra volta che non ci

         stavate. Ma io nun ve pozzo annegà sempe! Chille prima o poi se mangia ‘a fogna.

Dino- Vabbè non vi preoccupate. Si torna me bussate, tanto io mo esco.

Ciro- Andate a passeggiare?

Dino- Ma che dè sta cunferenza? Andate giù che sta la guardiola incustodita… …

Ciro- Sì ma nun me tuccate però eh, pe piacere.

Dino- E io mò tuccavo proprio ‘a isso. Ma tu guarda nù poco!

Luisa- Dino!

Ciro- T’hann’accidere! Me fatto zumpà!

Luisa- Ma te siente ‘bbuono’

Dino- Pure tu mò! Nun truvavo ‘e pantofole e me so mise stì torri gemelle. Tu piuttosto    

         dove stavi?

Luisa- Sono corsa dentro da Titina perché mi ha telefonato per dirmi che aveva

          lasciato la pentola sul fuoco.

Dino- Me vaco a vestì poi faccio un paio di telefonate ed esco.

Luisa- Dino!

Dino- Che dè?

Luisa- Però ti donano.

Dino- Mò te sone ‘nfronte! (esce)

          (suonano alla porta)

Luisa- (va ad aprire e rientra con Luana) Hai una bella faccia tosta a tornare qui.

Luana- Avete ragione. Non potete neanche immaginare quanto mi dispiace per ciò che

           è successo.

Luisa- E sei tornata solo per questo?

Luana- Veramente le ragione per le quali sono qua sono due. Una per chiarire la mia

           posizione. L’altra è perché ho dimenticato la pistola.

Luisa- La pistola?!

Luana- Si. Sono un’agente della Polizia di Stato, e a dire la verità è stato più per 

           l’imbarazzo che per la vergogna che l’ho dimenticata.

Luisa- Non mi sembravi molto imbarazzata.

Luana- Lo ero. Mi creda. Davide mi aveva giurato che la storia con Valentina era finita.

          Sono rimasta così male che non ho avuto il coraggio di dare spiegazioni… anche

           perchè ho visto Valentina così infuriata che non mi avrebbe nemmeno creduto…

           Avrei solo peggiorato la situazione.

Luisa- Mi sembri sincera. A questo punto devo essere io a chiedere scusa a te…

          Quel benedetto ragazzo è incorreggibile. Ma ti posso garantire che non è   

          cattivo. Ha un cuore d’oro, ma come il cuore ha anche l’età d’oro e commette

          tanti errori, però sono sicura che metterà la testa a posto.

Luana- Lo spero per lui. Posso andare di là?

Luisa- Ma certo! Vai pure.

Luana- (va in camera di Davide)

Luisa- Ma tu guarda! Chillu disgraziato proprio nà poliziotta s’era purtà a casa.

Luana- (rientra) Va bene! Ora devo proprio andare.

Luisa- Guagliuncè! Statte accorte cu stù mestiere che faje. T’ho dico comm’e nà

          mamma, pure si mamma nun songo.

Luana- State tranquilla. Ho la testa sulle spalle!

Luisa- Figlia mia! Nun saccio comme te venuto e fa stu’ lavoro.

Luana- Ho perso mia sorella maggiore con un’overdose. E vado anche all’università… 

          … voglio diventare magistrato.

Luisa- Che Dio ti benedica!

Luana- (da un bacio a Luisa e scappa via)

Dino- (entra vestito) Chi era alla porta?

Luisa- Era Luana!

Dino- E che vuleva?

Luisa- Aveva dimenticato la pistola.

Dino- ‘A pistola.

Luisa- Si! L’amica di tuo figlio è una poliziotta.

Dino- ‘A faccia a distretto ‘e polizia ‘a teneva.

Luisa- E’ pure nà bona guagliona. Quel galantuomo di tuo figlio le aveva detto che si

          era lasciato con Valentina.

Dino- Tutto suo padre quel ragazzo… tutto suo padre…

Luisa- Vattenne famme ‘o piacere! Tutto suo padre. (esce).

Dino- Ma pecchè che tiene a dicere… (si siede e telefona). Buongiorno. Mi chiamo Dino

         Meroni. Chiamo per quell’annuncio. Si… le posso lasciare i miei dati? Meroni

         Dino… è un lavoro soprattutto di immagine? Diploma di maturità scientifica… …

         Età… circa… ntacinque anni… ntacinque… quarantasette. Portati benissimo!

         Mi farete sapere? Grazie. Arrivederci. (suona il citofono) Pronto! Si Ciro…

        fatelo salire… prima o poi m’adda acchiappà.

Luisa- Io esco. Ho appuntamento con Anna. Facciamo quattro passi, stà un po’ 

          depressa. Poi compriamo qualcosa da mangiare e torniamo, va bene? (esce)

Dino- Che vorrà questo? Speriamo ca nunn’è n’esattore pecchè quant’è vero Dio ‘o

         dongo nù muorzo cape… Chi sarà? Carneade… chi era costui? Chi era? Chi è!

         Mado’… quant’è brutta l’attesa! Uffah! (suonano alla porta) (va ad aprire).

         Ma tu guarda. Quasi non ti riconoscevo. Vieni accomodati.

Renato- Sei diventato importante! Per incontrarti sono venuto ben tre volte.

             Hai fatto i soldi. Sei diventato una persona molto ricercata.

Dino- Ricercato assai! Ti preparo un caffè!

Renato- No grazie! L’ho preso proprio poco fa. Mentre aspettavo di venire qui.

Dino- Ma fatto proprio piacere incontrarti. Come mai da queste parti?

Renato- Sai com’è, è un bel po’ di tempo che non ci vediamo, e così ho pensato di farti

             una visita. Ti fa piacere sì?

Dino- E me lo chiedi! Come vanno le tue cose?

Renato- Non mi posso lamentare. Ho interessi in varie cose. Non lo voglio dire ma gli

             affari non vanno male.

Dino- Questo mi fa veramente piacere.

Renato- E a te… ‘e cose comme vanno?

Dino- Beh! Come vuoi che vadano… ci difendiamo. Ho una bella famiglia. Un figlio… ah e

         mia sorella che vive con me.

Renato- Chi Luisa? Allora quella che ho incontrato per le scale è Luisa? E come mai non

             si è sposata?

Dino- No! Tu lo sai è sempre stata nù poco particolare. Scarta scarta… …

Renato- Ma è una simpaticona. E poi è una bravissima donna vedrai che prima o poi…

Dino- E speriamo!

Renato- E tu di che ti occupi adesso.

Dino- A dire la verità, me stò piglianno nù mumento ‘e riflessione. Tenevo una ditta..

         ma poi me so scucciato e ho tolto tutto di mezzo.

Renato- Come mai?

Dino- Perché il personale costa, gli affari non è che andavano molto bene… poi gli

         annessi e connessi…

Renato- Spiegati meglio.

Dino- Gli annessi sono le tasse che paghi allo stato… e i connessi song’è tasse che paghi

         ai parassiti… capisce a me. Stà città questo ti offre.

Renato- Hai proprio ragione. E che hai pensato di fare?

Dino- Non lo so Renato. Non lo so. A dire la verità e che all’età mia nun me pozzo

         manco ‘mparà nù mestiere, e nessuno ti assume. Siamo già vecchi.

Renato- A proposito: t’arricuorde quando eravamo ragazzi, quante ne abbiamo

             combinate.

Dino- Nun me ne parlà! Che belli tiempe! Nun facevemo stà quiete manco ‘e santi dint’a

         Chiesa. Che cape fresche ca teneveme.

Renato- Tu eri esagerato. Quando te mettiste chella maschera ‘e ‘gghiste a bussà a

             porta ‘e Francesco Russo. Pe poco ‘a cammarera nun le veneve nù pandeche.

Dino- Si, ma no pa paura. Chella era brutta comm’a peste. Se pensava ca era turnato ‘o  

         ‘nnammurato suojo. Chella me pareva Quasimodo e Notre Dame.

Renato- Tu ìre proprio nù delinquente! Mannaggia ‘a capa toja. Senti!… Ti voglio fare

             una proposta.

Dino- Sono già impegnato!

Renato- Che simpaticone! Io ho bisogno di una persona di fiducia… della massima

             fiducia. E tu potresti essere la persona che fa al caso mio.

Dino- E che se tratta?

Renato- Una delle mie imprese più importanti… si occupa di indagini private… che mi

             vengono commissionate anche da grosse aziende… e per svariate motivazioni.

            Ovviamente tutto avviene nella massima riservatezza e tutte le richieste come

             i loro esiti, pagamenti compresi, avvengono nel più assoluto anonimato.

Dino- E io c’avessa fa?

Renato- Sia i plichi riservatissimi che i pagamenti altrettanto riservati non vengono   

             mai consegnati, per ovvie ragioni, nei luoghi da dove è partita la richiesta.

             Tu non dovresti fare altro che consegnare o ritirare plichi quando te ne arriva

             comunicazione.

Dino- Ma è una cosa lecita?

Renato- Indagare sul conto di un concorrente sleale o controllare un dipendente che ti

            frega non è lecito ma è giusto. Pedinare un coniuge che tradisce neanche è 

             lecito ma è legittimo, specie quando ci sono grossi interessi in ballo.

             Ovviamente tutti i pagamenti sono fatti senza emissione di fattura. E’ anche

             per questo che ho bisogno di una persona seria e posata come te. Che ne

             pensi?

Dino- Non lo so?

Renato- Guarda che ogni commessa effettuata ti viene pagata molto bene e non ti

             toglie neanche molto tempo.

Dino- E come faccio a sapere quando devo consegnare o ritirare i plichi?

Renato- Ti fornirò un  cellulare aziendale libero dove ti sarà comunicato il luogo e

             l’orario della consegna… Mi farebbe veramente piacere avere come

             collaboratore una persona come te. Ti conosco e so che sei una persona

             onesta. Così io ho una persona della quale mi posso fidare e tu ritrovi la

             serenità familiare ma soprattutto la dignità con un nuovo lavoro.

Dino- Ci posso pensare un poco?

Renato- Tutto il tempo che vuoi. Ti richiamo fra qualche giorno e mi fai sapere.

             Ti saluto!

Dino- Ti accompagno e ti lascio anche il numero di cellulare nel caso non mi trovassi a

          casa. (lo accompagna alla porta e poi comincia ad esultare in modo strano).

Anna- (entra con Luisa e guarda Dino comportarsi in uno strano modo)

Dino- (si accorge della loro presenza e si ricompone imbarazzato) Voi già state qua?

Luisa- E meno male!

Dino- Meno male che?

Luisa- Quanto tempo è che ti vengono?

Dino- Ma che cosa?

Luisa- ‘E crisi epilettiche.

Anna- Mamma mia Dino, tu hai bisogno di un medico.

Dino- ‘E crisi… ‘o miedeco… ma vuje stisseve ascenne pazze?

Anna- Noi!

Dino- Ma scusate! Voi non dovevate andare nù poco in giro pecchè stiveve depresse?

Luisa- Avimme cagnato idea. Qualcosa in contrario?

Dino- No! E’ che uno non vi aspettava.

Anna- Ah! E pe chesto te miette a ‘ffà saranno famosi? Luì jammo ‘a priparà a mangià

          va. (escono)

Dino- Mado’ che figura! (suonano alla porta e va ad aprire)

Gennaro- (entra con Titina)

Dino- Pure vuje già state ‘ccà? Ma che ve site date

         appuntamento?

Titina- Questo non è capace nemmeno a guidare! Ha sbagliato sei vote ‘a strada.

           ‘A cosa bella, che gira e vota, e se truvava sempe ‘o stesso posto. Non sei

           buono!

Gennaro- Io! Tu me fatto nà capa tanta!

Titina- Ma si tù nun siente manco addore do’ cafè!

Gennaro- Gira ‘ccà, no, gira ‘llà, accort’o camion, ‘a signora ca’ carruzzella, a

               vicchiarella. Nun me fatto capì niente.

Titina- Tu nun capisce niente do tuojo! La tua noncapiscenza è congenita.

Dino- Vabbuò nun v’appicceccate. Vi accompagno io.

Gennaro- Comme?

Titina- Ha detto che ci accompagna lui.

Gennaro- Nossignore! E’ na’ quistiona di principio. Ci devo arrivare io solo!

Dino- Titì, allora ‘a scarpiera t’a può scurdà.

Titina- Pure capa tosta. Ciuccio e presuntuoso!

Gennaro- Che ditte?

Dino- Niente. Nun ha ditte niente!

Gennaro- Nun ce credo! Sicuramente ha ditte na’ mala parola!

Titina- E che te dico ‘a ‘ffà… Manco ‘e siente!

Gennaro- Te romp’io ‘e diente si nunn’a fernisce.

Dino- Ha ditte ca nun siente!

Gennaro- Piglia ‘e parte soje tu.

Dino- Uè uè! Io nun pigli’e part’e nisciuno!

Gennaro- Pure nuje stame riune. Che te cride.

Titina- Non ce la faccio più! Tu te mettere  nù benedetto apparecchio.

Gennaro- ‘E ‘ntiso? Ha ditte ca se mette dint’a n’apparecchio!

Dino- Io agge ‘ntiso. Tu nun ‘o ssaccio!

Gennaro- E quand’è, quando che te ne vaje.

Titina- Tu sulo nun vaje niente!

Gennaro- Ferniscele che diente!

Dino- A vulisseve fernì… … 

Titina- Sei scemo.

Gennaro- M’ha chiammato scemo. Stai tu pe’ testimone.

Dino- Ha mo ‘a ‘ntiso!

Titina- Si accussi scemo ca si facisse ‘a gara arrivasse siconde.

Gennaro- E pecchè no primme?

Titina- Pecchè si scemo!

Dino- Scusate…

Gennaro- Mo’ basta mo’.

Titina- No! Basta lo dico io!

Gennaro- No! ‘O dich’io!

Titina- Lo dico io!

Dino- Ohee! Basta ‘o dich’io. E dateve nà regolata. E questo che cos’è. Vuje v’avita fa

          n’overdose ‘e valium. (fa per uscire)

Gennaro- Addò vaje?

Dino- Vado al bar. A me piglià nù litro ‘e cammumilla. (esce e cala il sipario)

                                               Fine I° atto

 

 

 

   II° Atto

         (All’apertura del appare Dino che discute al cellulare con Renato)

Dino- Ti sto dicendo che non hanno rubato nulla. Com’è possibile? Ha sentito aprire

          la porta e quando sono entrato l’abbiamo visto Gennaro ed io scappare dalla  

         finestra… Il plico? L’ho già consegnato!… Certo che ho chiamato la polizia! Mi

         sembra normale. Ah! Già consegnato! Si! Ti faccio sapere stai tranquillo. L’altro

         ce l’ho qua. Non l’ho consegnato ancora. Ci vado subito. Si! Lo metto in un posto

         sicuro. Nun te preoccupà! Ciao! Mamma mia!

Gennaro- (entra da una delle stanza) Agge guardato meglio n’ata vota. Stà tutto a

               posto.

Dino- Nun te preoccupà; doppo me facc’io n’atu giro.

Gennaro- Vado subito!

Dino- Addo?

Gennaro- A chiammà a don Ciro!

Dino- Che c’iazzecca ‘o guardaporta… ho detto mi faccio un giro.

Gennaro- E addò vaje?

Dino- A piglià nù poco d’aria fresca ‘ncopp’e Camaldoli. Me faccio nù giro pà casa!

Gennaro- Ah, e spiegate quanno parle!

Dino- Io m’aggia spiegà. Io joco spade e tu rispunne coppe!

Gennaro- No! Nunn’agge guardate ‘lla ‘ncoppa!

Dino- Si nà cosa avvilente! (suonano alla porta). Gennà ‘a porta vuoi aprire per favore?

Gennaro- (va ad aprire e rientra con Luana e Fabio)

Dino- Tu?

Luana- Si! Eravamo in zona e hanno mandato noi. Vi presento il mio collega Fabio!

Fabio- Agente De vitis… Fabio… De vitis.

Dino- E’ arrivato 007!… Meroni! Dino Meroni. Molto lieto. Lui è il nostro vicino Gennaro.

Fabio- Onorato!

Gennaro- Piacere! Onorato. E il cognome?

Fabio- Il signore mi prende in giro?

Dino- Per carità!

Fabio- E mi ha chiamato Onorato.

Dino- Non ci fate caso è un po’ duro d’orecchi.

Fabio- Na’ piccola cosa!

Luana- Signor Dino hanno rubato qualcosa?

Dino- No! Per fortuna no. Abbiamo fatto appena in tempo.

Luana- Meglio così, pero dobbiamo stendere il verbale mi date un vostro documento?

Dino- Certo! (porge un documento a Luana)

Luana- Se c’era anche il suo vicino abbiamo bisogno anche del suo documento.

Dino- Gennaro dammi un documento.

Gennaro- Qualu monumento?

Dino- Chill’a Giuseppe Mazzini! La signorina vuole un monumento! Ahe! Un documento!

Luana- Mi serve un suo documento… Ho il verbale da stendere.

Gennaro- Adda spannere ‘e panne?

Dino- Vuole le tue generalità! ‘A carta d’identità.

Gennaro- Subito! (le dà il documento)

Fabio- Allora! Signor Meroni… Non siete riuscito a vederlo in faccia?

Dino- No! L’ho visto solo di spalle.

Fabio- Siete sicuro?

Dino- Certo che sono sicuro.

Fabio- E voi nemmeno l’avete visto in volto?

Gennaro- Ho visto il morto?

Dino- ‘A faccia do’ mariuolo l’he vista?

Gennaro- Si nun l’he vista tu, nun l’agge vista manch’io!

Fabio- Nemmeno la corporatura,… la sagoma,… qualche segno particolare?

Dino- Segni particolari no. Ma aveva la vostra stessa corporatura.

Fabio- Voi nemmeno avete notato qualche stranezza?

Gennaro- Nun teneva nisciuna pezza!

Fabio- Avete notato qualche dettaglio?

Gennaro- Ahe! Vuttaveme l’aglio! Ch’era fatto nù vampiro?

Dino- Sentite! Vuje ‘cchiù parlate difficile e peggio è!… Hai notato qualcosa di strano?

Gennaro- Si! Teneva ‘a pistola.

Fabio- E che pistola era?

Gennaro- Nà pistola che spara!

Dino- E comme te ne sì accorto che sparava?

Gennaro- Gesù! ‘E pistole sparano!

Fabio- Vabbè! Lasciamo perdere. Avete visto il modello?

Gennaro- No! Nunn’era bello! Anzi secondo me… era proprio brutto… ‘a schifezza de’

               mariuole.

Fabio- Io vi ho chiesto che tipo di pistola era? Automatica o a tamburo?

Gennaro- Teneva pure ‘e botte ‘a muro?

Dino- Però pure vuje! Ve l’ho detto ‘e nun parlà difficile. Comm’era ‘a pistola?

Gennaro- (indica la pistola di Fabio) Comm’e chesta.

Fabio- Luana. Scrivi che il ladro aveva una pistola simile a quelle di ordinanza. Sig.

          Meroni non è molto, ma vedremo che cosa possiamo fare. L’importante e che non

          hanno rubato nulla e che non hanno messo sottosopra la casa.

Luana- Signor Meroni volete firmare il verbale?

Dino- Si! (firma)

Luana- Va bene! Arrivederci e mi raccomando!

Dino- Ciao Luana! E grazie.

Fabio- Buone cose! (restituisce il documento a Gennaro) Arrivederci Signor Matrullo.

Gennaro- Ciao Onorato!

Fabio- Nun me chiamme Onorato! Ma pe parlà cù vuje ‘nce vò ‘o televideo!

Dino- Un po’ di pazienza. So state ‘e bombe durante la guerra!

Fabio- Ce l’hanno mise proprio dint’e ‘rrecchie!… Arrivederci. (escono)

Dino- Si! Comm’e “cotton fioc”.

Gennaro- Si nunn’haje bisogno me ne vaco ‘a part’e dinte!

Dino- Gennà grazie. Se è qualcosa ti chiamo!

Gennaro- Qualunque cosa chiama!

Dino- Te l’ho detto che se ho bisogno ti chiamo.

Gennaro- Non avevo sentito.

Dino- Sa’ che nuvità!

Gennaro- Me le date già!

Dino- Ma che?

Gennaro- ‘A carta d’identità.

Dino- Gennà ce vedimmo doppo. Vado ‘a ‘ffà sta cunsegna e torno!

Gennaro- (esce con Dino e calano le luci in scena fino al buio)

              (la scena si illumina di nuovo con Davide e Valentina)

Valentina- Ti sbrighi che facciamo tardi.

Davide- Sei sempre la solita apprensiva. Abbiamo tutto il tempo.

Valentina- E se troviamo traffico. E se succede un imprevisto.

Davide- Ah! Stai calma! C’è tempo!

Valentina- Lo sai che non mi voglio stressare.

Davide- Nun te vuò stressà tu però me striess’a me.

Valentina- Facciamo una cosa, ti aspetto giù.

Davide- Ecco brava aspettami giù.

Valentina- Si ma sbrigati pero! (esce)

Davide- Uffà!

Dino- Esci?

Davide- Si! Esco con Valentina.

Dino- Allora scendiamo insieme così mi date un passaggio.

Davide- E chi ‘a sente ‘a Valentina! Papà perché non prendi la macchina tua?

Dino- Noo! ‘O traffico, ‘o stress, e poi Renato preferisce che i plichi li consegni a

         piedi.

Davide- Mah!

Dino- (risponde al cellulare) Renato! Si. Aspetta che scrivo l’indirizzo… … devo

         ritirare… Viale Delle Rose 38,… e consegnare all’ ingresso della zona industriale.

         Va bene! Faccio prima questa consegna e poi vado subito. Stai tranquillo! E’ come

         se fosse già consegnato!

Davide- Papà! Te la posso fare una domanda?

Dino- Dimmi.

Davide- Ti sei mai chiesto che ci sta in questi pacchetti?

Dino- Sono documenti riservatissimi. Non mi deve interessare. E’ proprio per questo 

         che Renato si fida di me.

Davide- Ma almeno la curiosità… Giusto per sapere i fatti degli altri… ‘O vulimme

             arapì?

Dino- Ma tu fusse asciuto pazzo? Non lo pensare nemmeno. E poi come lo chiudiamo?

Davide- Che ci vuole! Lo apro e lo chiudo io e nessuno se ne accorgerà.

Dino- Non esiste proprio.

Davide- Ma tu devi sapere che ci sta qua dentro.

Dino- Lo so che c’è!

Davide- No papà! Nunn’o ssaje! E se è qualcosa di losco?

Dino- Renato? Non è possibile.

Davide- Io lo apro! Poi lo richiudo perfettamente e nessuno se ne accorge.

Dino- Pe forza me vuò fa passà nù guaio!

Davide-(apre con cautela il plico) Papà!

Dino- Che c’è?

Davide- Qua ci stanno delle bustine.

Dino- Certo che ce stanno ‘e bustine. So’ documenti!

Davide- Ma qua documenti! Chesta è polvere!… Polvere bianca!

Dino- Sarà qualche borotalco particolare che viene dall’estero.

Davide- Cheste vene d‘all’estero. Ma nun prufuma ‘e borotalco.

Dino- E si nunn’e borotalco che sarà? (Si sente mancare) Uh mamma mia!

         No, nun po’ essere stai pazzianno.

Davide- Papa! Guarda ‘ccà.

Dino- Chesta è droga?

Davide- Penzo proprio che sì!

Dino- Calma! Non ci facciamo prendere dal panico (si siede e quasi sviene)

Davide- Papà! Jamme nun fa accussì. (schiaffeggia il padre per rianimarlo)

Dino- Ueh! E tu me fai male!

Davide- E pe te fa ripiglià:

Dino- E meno male! Stu traditore! E mò come faccio?

Davide- Puortancella e menancelle ‘nfaccia!

Dino- Nunn’esiste! Sta ‘rrobba ‘a ‘ccà nun se move! Noo! Je me sento male!

Davide- (gli sventola una bustina sotto il naso) Tiè! Ripigliate nù poco.

Dino- Leve sta cosa ‘a ‘ccà!

Davide- Dimme addò sta stù ‘nfamone. Ce vach’io.

Dino- Nun se ne parla proprio. E’ nà quistiona fra me e isso!

         (si odono rumori alla porta)

Dino- Questa è tua mamma! Annascunnime sta ‘rroba. (la nascondono in un mobile)

Anna- (entra con Luisa) Che è che state così agitati?

Luisa- Eh! Perché state così agitati?

Davide- Devo uscire con Valentina e sono in ritardo.

Anna- Non è che ne hai combinata un’altra delle tue?

Luisa- Non ne hai combinata un’altra delle tue?

Dino- Non è che ne hai combinata un’altra delle tue. Disgraziato.

Davide- Non ho combinato niente, non vi preoccupate.

Anna- Sarà!

Luisa- Sarà! (escono)

Dino- Io vado acchiappà a Renato, ci sentiamo più tardi. Mi raccomando fai finta di

         niente.

Davide- Stai tranquillo. Papà nun fa sciocchezze!

Dino- ‘Cchiù ‘e chelle c’agge fatte fin’a mò? (escono).

          (suonano alla porta)

Luisa- (va ad aprire e rientra con Titina)

Titina- Ho fatto questo dolce e ve lo voglio fare assaggiare.

Luisa- Ma perché ti metti sempre in cerimonie?

Titina- Statte accorta! Pe nà fettina ‘e dolce.

Luisa- Tu ce faje ‘ngrassà! Io già sono sovrappeso !

Anna- (dalle quinte) Luisa vieni un attimo.

Luisa- Scusa un momento! (esce).

Titina- Luì! Me so scurdato ‘o zucchero a velo. Ne tieni un poco?

Luisa- (dalle quinte) Se non mi sbaglio stà qualche bustina nel mobile.

Titina- (apre il mobile dove Dino ha nascosto la droga e ne prende una bustina e la

            sparge sulla torta, poi con le mani infarinate si stropiccia il naso) Madò! Pecchè

            me pròre sempe stù naso?

Luisa- Ma ch’è cumbinato? Nù poco ‘e zucchero a velo l’hè menato pe tutte parte.

          Guarda ‘llà guarda! Pure ‘nfaccia te l’hè mise. E comme si brutta!

Titina- Ohe! Si bella tu! (E infarina anche il viso di Luisa)

Luisa- Che fai? Me ruvinato tutt’o trucco. (tira su col naso). Che capa che tiene.

Titina- E fattelle nà risata ogni tanto.

Luisa- Io rido quando me pare e piace.

Titina- Nunda retta và. Mangiammece nà fettina. (taglia una fettina e poi soffia un po’

           di polvere verso Luisa)

Luisa- Vide si a fernesce. Tu te stai piglianno nu poco troppa confidenza. (prende

          anche lei una fetta e soffia la polvere contro Titina e ride)

Titina- ‘E visto? Ce sò riuscita a te fa ridere.

Luisa- Dimme nà cosa! Nunn’è ca dinta stù dolce ce mise ‘o veleno pe’ tuo marito e ‘nciò

          staje facenno pruvà a nuje?

Titina- Noo! Vuje site gli unici amici che teniamo. E poi, quanno l’avveleno ‘a chille?

           Anzi! E’ capace ca nù poco ‘e veleno ‘o fa turnà a sentì.

Luisa- Si nun ce miette doje recchie nove, e mò ce sente.

Titina- Doje? Quattro!

Luisa- Quanno le cunusciute sapive ca era surde e te l’he spusato ‘o stesso?

Titina- Nun può nemmeno immaginà quanto era simpatico.

Luisa- Pecchè, mò è antipatico?

Titina- No! Chillo è accussi pe l’età.

Luisa- Stà parlanno ‘a guagliuncella.

Titina- A proposito! ‘O ‘ssaje ca nun saccio comme me sento. Comme si tenesse

            vint’anne mancante.

Luisa- Fosse ‘o Dio! Però ‘o ‘ssaje ca pur’io tengo a stessa sensazione? ‘Nciavisse misa  

          ‘a droga?

Titina- Eh! Ci ho messo la marianna.

Luisa- E che d’e’ sta marianna?

Titina- ‘A droga! ‘A marianna, ‘a caccaina, l’s.r.l., ‘a sciù… …

Luisa- ‘A sciù?

Titina- Eh! ‘A sciù, no a sciò… ah! Ashish!

Luisa- Ne capisce eh?

Titina- Hai voglia! Me faccio nà spinetta ‘o juorno.

Luisa- Cretina! Si dice spinone!

Titina- Spinone quanno t’hò fume!

Luisa- E spinetta?

Titina- Quanno t’ha suone! (ridono)

Luisa- Mamma mia che risate! ‘O ‘ssaje ca è proprio bona stà torta.

Titina- Ci ho messo un sacco di roba…

Luisa- E che tipo ‘e ‘rrobba parle?

Titina- Tutta roba buona.

Luisa- Certo! Tu ‘cchiù ce miette e ‘cchiù ce truove.

Titina- E chi se l’ha pigliate? ‘Cca ‘ddinte nun ce stà niente. (continuano a ridere)

Luisa- Ma comme simme sceme!

Titina- Parla pe te! (suonano alla porta)

Luisa- Ha sunato ‘a porta?

Titina- Ha sunato a porta? Je ‘nunn’agge sentute niente.

Luisa- Ne ma tuo marito te stess’ammiscanne? (va ad aprire e rientra con Ciro)

Ciro- Signorina Luisa, c’era della posta e ve l’ho portata.

Titina- Comm’è che la posta a domicilio la porti solo qua?

Ciro- Mi sono trovato!

Luisa- Si è trovato…

Titina- Ma guarda! Se trova sempe. A porta affianco nunn’a truove maje però. Fà nà

           cosa… trasferisce ‘a guardiola ‘ncoppa ‘o pianerottolo.

Ciro- Come sieto crudelia! Per una gentilezza c’agge fatto. Il caffè lo avete fatto?

Luisa- No! Non l’abbiamo fatto, però Titina ha portato un po’ di dolce ne vuoi una

          fettina?

Ciro- E come si fa a rifiutare qualcosa dalle vostre manine?

Titina- Che volteggiamento di stomaco!

Ciro- Si però, toglieteci lo zucchero a velo. Non lo gradisco tanto.

Luisa- (toglie lo zucchero soffiandoglielo in faccia e poi ride insieme a Titina)

           Uh! Scusate! Nun l’agge fatto apposta!

Ciro- Ci mancherebbe Signorina. Da voi questo e altro. (la tocca sulla spalla e nota con

         meraviglia che Luisa non reagisce)

Titina- Allora? Ve piace o no stù dolce.

Ciro- Datemi il canzo di assaggiare.

Luisa-Eh! Dagli il canzo di assaggiare.

Ciro- Grazie signorina! (e la tocca di nuovo)

Titina- A me, me pare ca chiste ce stà pruvanno.

Ciro- Ma ‘o ‘ssapite ca stà torta e buona assaje! Me sento tutt’e nata manera. (tocca

         ancora Luisa)

Titina- So’ sicura ca chiste ce stà pruvanno.

Luisa- Pure nuje ce sentimme nà bellezza!

Ciro- Vuje site nà bellezza. (ride stupidamente)

Titina- Chist’è peggio ‘e mariteme Gennaro!

Luisa- Troppo buono Ciro, troppo buono.

Ciro- Voi siete troppo buona.

Titina- Si me date nù lumino?

Ciro- Voi la sera non uscite mai?

Luisa- Noo, pe carità. La sera girano certi depravati.

Ciro- Ma ci sarebbo io ma proteggervi.

Titina- E’ arrivato Hulk, l’uomo verde!

Luisa- Si ma io nunn’esco!

Ciro- Nemmeno per una cenetta allumata di cannela?

Luisa- E a cannela chi fa, Titina?

Ciro- Canosco un posticello dove si mangia pesce e taratufoli e frutti di mare

         freschissimi.

Luisa- Veramente?

Ciro- Io faccio il limone e voi la cozzeca!

Titina- E io che faccio?

Luisa- ‘O purpetiello affucato! (ridono)

Anna- Ma che state facendo? Ciro voi che ci fate qua?

Ciro- Ho portato la posta.

Titina- Vieni Anna, vieni. Mangiate pure tu nà fettina ‘e dolce.

Anna- No grazie! Non mi va.

Ciro- Prendetela una fettuccina… … E’ buona assai!

Anna- Ho detto che non mi va. Grazie.

Titina- Assaggiala e fatte nà resata pure tu.

Ciro- Assaggiami… … e diventeremo amici!

Anna- Ciro… ma non ho capito… ma che sono queste confidenze?

Luisa- Vabbuò! Che ha fatto di strano?

Ciro- E che non vuole diventare amica mia.

Anna- E insiste.

Luisa- E su che un po’ di dolce ti toglie la depressione.

Ciro- Soffrite di pressione alta?

Anna- Nossignore!

Ciro- Bassa?

Anna- Nemmeno!

Titina- E’ stazionaria. (ridono)

Anna- Ma che vi ha preso a tutti quanti? Sembrate impazziti.

Luisa- Ci sentiamo solo un poco allegri.

Anna Un poco allegri! Mi state irritando! Me ne esco che è meglio. (esce)

Gennaro- Ma staje sempe ‘cca ‘ddinte tu! Ma che ce stà ‘o zucchero?

Titina- Ma comme sì trasuto?

Gennaro- Eh?

Luisa- Come sei entrato?

Gennaro- Ho incontrato Anna che usciva. Nunn’ma manco salutato. Stava nervosa?

Titina- Nun ce penzà!

Gennaro- E chi pazzea!

Ciro- Guardate Don Gennà… ha detto nun ce penzà.

Gennaro- No no… chi ve penza.

Luisa- Gennaro màngiate nà fettina e dolce.

Gennaro- A proposito: Je agge sentute addore!

Ciro- Sicuro che l’avite sentuto? (ridono)

Gennaro- Faviteve n’ata resata ‘nfacci’a sti ‘rrecchie! Insomma se po’ avè na fetta?

Titina- Cerca e nun t’ho mangià tutte quanto. (e gli porge una fettina)

Gennaro- Mamma mia comme sì! (annusa il dolce) Però che prufumo!

Luisa- Statte accorte ca Titina ci ha messo il veleno.

Gennaro- Tittinella mia? Nun è possibbile!

Ciro- Chi ‘e capisce! Primme fanno cane ‘e gatte!

Luisa- E vuje che ne sapite?

Ciro- Io sento tutte cose. Chille alluccheno ‘e chella manera.

Titina- Pare ca nun sape niente eh?

Luisa- Non per niente fa il guardaporta.

Ciro- Custode prego. Siete d’accordo?

Gennaro- No vaco a batterie! Siente a chisto!

Titina- Ma ch’è capito?

Gennaro- E chille se piglia ‘a cunferenza! Ha ditte jate ‘a corda!

Titina- Saje addò t’attaccasse io nà corda.

Ciro- Overo! Facite cadè ‘e braccia.

Gennaro- Abbraccia ‘a soreta! E statevi al posto vostro! Oooh!

Ciro- (fa il broncio)

Luisa- Hai visto? L’è fatto piglià collera! E belle, e belle! Chille nunn’o’ffà ‘cchiù!

Gennaro- Po’ foss’je ‘o scemo! Ma tu guarda ‘a chisti ‘ccà. Ma ‘o pasticciotto v’avesse

              fatto male.

Luisa- Si! Titina ‘ncia mise ‘a marianna.

Titina- Qua marianna?

Luisa- A caccaina! (ridono)

Gennaro- ‘A vulite fernì? Me parite ‘e criature!

Titina- Nuje overo ce sentimme criature! (e dà un colpo d’anca a Gennaro).

Gennaro- Ohe! Nun me provocà!

Ciro- Non lo provocate! Se no si arraggia!

Gennaro- Arrangiate tu! Io sono pensionato, nun tengo bisogno ‘e m’arrangià.

Luisa- Mamma mia Gennaro, sì nù simpaticone.

Gennaro- Pure tu mò che male parole.

Titina- Si piglie ‘o terno, te regale nù bellu pare ‘e recchie nove.

Gennaro- Vuje l’vita fernì che recchie!

Ciro- Non vi offendete! Si fa pe’ pazzià nù poco!

Gennaro- Vuje penzate ‘e cosce voste, che me pareno ‘e sferre d’o’ rilorgio. Portano

               sempe ‘e diece ‘e diece.

Ciro- Ma io cammino accussì p’à stanchezza.

Gennaro- A’ stà d’a matina ‘a sera assettate te stanche?

Ciro- E’ una stanchezza mentale. Se stancano ‘e cervelle.

Gennaro-  Qua cervelle ca nun ‘e tenite! Vuje site accussì sfaticate ca nun vedite l’ora

                ‘e cadè malato pe v’arrepusà.

Ciro- La mente si stanca.

Gennaro- L’unica cosa mentale che se stanca a vuje songo ‘e caramelle che vè zucate

               d’à matina a sera. (ridono tutti) Ma ‘o ssaje ca è proprio buono stù dolce.

Luisa- Ma te ne sì accorta che stà sentenno buono?

Titina- Overo! Nun c’iavevo fatto caso. ‘A marianna a fatto effetto!

Luisa- Noo! Chelle è stata ‘a caccaina! Mamma mia che càvero!

Titina- Pure io sento un caldo!

Luisa- Usciamo un po’ sul terrazzino.

Titina- Sì sì! Jamuncenne.

Ciro- Vengo pure io!

Gennaro- E ‘o palazzo chi ‘o guarda? (suonano alla porta) (Gennaro và ad aprire e torna

               con Fabio)

Fabio- Signor Matrullo vorrei parlare con il signor Meroni.

Gennaro- Dino non c’è, ma appena viene gli dico che è venuto Onorato che lo voleva.

Fabio- Me chiamme Fabio!

Gennaro- Onorato è il cognome?

Fabio- Non c’è nessun cognome!

Gennaro- Uh me dispiace! V’hanno abbandunato piccirillo piccirillo?

Fabio- Ma chee! Quale abbandonato!

Gennaro- Allora vostra mamma… …

Fabio- Scusate, ma che state capenno? Io il cognome ce l’ho!

Gennaro- Ma se po sapè, ‘o tenite o nunn’o tenite?

Fabio- ‘O tengo! E vi posso garantire che non è Onorato!

Gennaro- Che ve ne ‘mporta! Mica è colpa vosta. Penza che tenevo n’amico che faceva  

               ‘e cugnome Vasino. Comm’o vasino da notte.

Fabio- E che c’entra mò ‘o vaso da notte?

Gennaro- Voi avete detto che il vostro cognome non è onorevole?

Fabio- Ho detto che non è Onorato!

Gennaro- Certo! Si Onorato è ‘o nomme.

Fabio- Io voglio sapè addò è asciuto Onorato.

Gennaro- L’avete detto voi!

Fabio- E quando l’avrei detto?

Gennaro- Quando site venuto ‘ccà pa’ primma vota! Avete detto Onorato.

Fabio- Era un modo di presentarsi!

Gennaro- E’! Vi siete presentato e avete detto Onorato!

Fabio- Onorato era come piacere,… … molto lieto…

Gennaro- (gli porge la mano) Gennaro Matrullo!

Fabio- Fabio! Fa-bio.

Gennaro- Fa-bio. O-no-ra-to!

Fabio- Embè si me chiammate n’ata vota Onorato ve giuro che v’arresto!

Gennaro- E vabbè non vi arrabbiate! Non vi chiamo più Onorato.

Fabio- Finalmente!

Gennaro- Però si nun ve piace potete usare un diminutivo… Tino, Oratino.

Fabio- Mò basta! Ricordatevi che sono armato! Avete sentito? Sono armato!

Gennaro- Ho sentito, ho sentito!

Fabio- A proposito! Ma voi non eravate sordo?

Gennaro- Io sordo? Ogni tanto!

Fabio- Che significa ogni tanto?

Gennaro- Che a volte sento e a volte no.

Fabio- Nà sordità a corrente alternata?

Gennaro- Sì! Nà vota sento ‘a ‘ccà e nà vota ‘a ‘llà!

Fabio- Né ma voi a chi vi credete di prendere in giro?

Gennaro- Io prendere in giro a voi? Non mi permetterei mai?

Fabio- Io la prima volta che vi ho conosciuto eravate sordo!

Gennaro- E sono ancora sordo!

Fabio- E com’è che capite tutto quello che dico?

Gennaro- Io leggo le labbra!

Fabio- A si! E allora ditemi che ho detto. (mima un parola con le labbra)

Gennaro- E male parole nun valono però!

Fabio- Ma io non ho detto una parolaccia!

Gennaro- Dateme n’ata possibilità!

Fabio- Che facciamo i giochetti! Voi mi dovete spiegare perché fate finta di essere

           sordo?

Gennaro- Ma io sono sordo. Che ne so! Forze sarà n’allergia che tenevo e se levata!

Fabio- N’allergia che piglia solo ‘e ‘rrecchie?

Gennaro- Può darsi!

Fabio- Voi sembrate strano! Avete pure gli occhi strani. Lucidi!

Gennaro- Infatti me sento strano… tutto accaldato… tenesse ‘a freva?

Fabio- Non è che vi siete drogato?

Gennaro- E con che mi drogavo?

Fabio- Che avete assunto ultimamente?

Gennaro- Nunn tenimmo bisogno d’a cameriera. Fa tutto Tittinella in casa.

Fabio- Che c’iazzecca la cameriera?

Gennaro- Vuje avite chiesto se abbiamo assunto qualcuno.

Fabio- Io intendevo se avete ingerito qualcosa di strano?

Gennaro- Solo nà fettina ‘e dolce che ha preparato mia moglie.

Fabio- Avete fumato?

Gennaro- Uè ma vuje m’avisseve pigliate pe nù tossico indipendente?

Fabio- (prende il cellulare) Lasciamo perdere. Ho una chiamata urgente. Torno fra

           poco per parlare con il signor Meroni. Permesso. (esce)

Gennaro- (nota la torta sul tavolo e ne prende un’altra fetta) Però Titinella ce sape fa!

               (annusa profondamente e mangia) Ma comm’è buona!

Dino- (entra dopo un po’ e vede Gennaro che mangia placidamente) Buon appetito!

Gennaro- Prego favorite!… … Uè! Dino. ‘A vuò nà fetta.

Dino- Sapisse che genio che tengo.

Gennaro- Stai nervoso?

Dino- Hai voglia!

Gennaro- E allora pecchè nun facimme nà cosa? Ce ne andiamo a fare una bella

               passeggiata e cercamme ‘e fa acchiappanza.

Dino- Che?

Gennaro- Andiamo a cuccare… Comme diceno ‘a Milano.

Dino- Gennà ma che staje dicenno?

Gennaro- Ma comme! ‘Nun capisce? Andiamo a fare conquiste!

Dino- A fare conquiste?

Gennaro- Sissignore!

Dino- All’età toja!

Gennaro- Sissignore!

Dino- Ma te siente ‘bbuono? 

Gennaro- Sissignore! Na’ bellezza.

Dino- A vulisse fernì e dicere sissignore?

Gennaro- Sissignore!

Dino- Se po’ sapè che t’ha pigliato?

Gennaro- Sissignore!

Dino- Ma che te sì fumato ‘o colonnello Buttiglione?

Gennaro- A proposito ‘e colonnelli! E’ venuto uno che ti cercava.

Dino- E chi?

Gennaro- Coso ‘llà comme se chiamma? Ah! Onorato.

Dino- E chi è st’Onorato?

Gennaro- Chille cà pistola.

Dino- ‘O sceriffo!

Gennaro- E’!

Dino- Gennà nun pazzià.

Gennaro- Nun stò pazzianno! E’ venuto ‘o guardie! Chill’e ‘ll’ata vota.

Dino- Fabio?

Gennaro- Fabio Onorato.

Dino- E che vuleva?

Gennaro- Non lo so!

Dino- ‘A mise ‘e ‘mmane a qualche parte?

Gennaro- ‘E steve mettenne ‘ncuoll’a ‘mme. Po se n’e’ ‘gghiuto. Ma ha detto che turnava!

Dino- Uh mamma mia! (corre subito a controllare le bustine che aveva nascosto) ‘Cca

         ce manca nà bustina! Hai toccato le bustine da qua dentro?

Gennaro- E tu sai che io mette ‘e ‘mmane dint’e cose toje?

Dino- No, ma te veco strano!

Gennaro- Si! Me sento nà bellezza!

Dino- A proposito ‘e sentì… ma tu nunn’ire surdo?

Gennaro- Ah! E ‘vvote sì, ‘e ‘vvote no!

Dino- Tiene a sordità a targhe alterne! Doppo ne parlammo! Sicuro ca nunn’e mise ‘e 

          ‘mmane ‘cca d’inte?

Gennaro- N’ata vota mo!

Dino- (prende il cellulare e chiama Davide) Davide… per caso hai messo le mani dove

          abbiamo nascosto quelle cose? Come quali cose? Quella roba… Davide ‘o

          borotalco… Nunn’maggia fa ‘a doccia!… Me paro ‘o frate ‘e Gennaro… Il plico… la

          polverina bianca… le bustine… Davide ‘a droga! Ah! ‘A capito! Per caso l’hai 

          toccata?  Sei sicuro? Va bene. Ciao.

Gennaro- Te sì ‘mmise ‘a ‘ffà ‘o spacciatore?

Dino- Zitto! Ma che sì pazzo? Stongo d’int’à nù guaio!

Gennaro- Eh! Mò che t’acchiappa Onorato siente!

Dino- Ma chi è st’Onorato?

Gennaro- ‘O poliziotto!

Dino- E nun se chiamma Onorato!

Gennaro- Quello stà in incognito. (improvvisamente si sente una musica dalle quinte)

Dino- E mò che ‘ato sta succedenno? (entrano Luisa Titina e Ciro che porta uno stereo

         portatile sulla spalla ballando a ritmo di samba)

Gennaro- (dopo averli seguiti per un po’ si avvicina e spegne lo stereo) Ma che site

               asciute pazze tutte quante?

Dino- E’ quello che mi domando anch’io!

Gennaro- Nun se balla accusì!

Titina- E’ arrivato Garrison! Famme vedè tu comme se balla!

Gennaro- (accenna qualche goffo passo di danza)

Luisa- Ma comme sì quequero! E tu sapisse ballà!

Ciro- Mò ve faccio vedè io comme se balla!

Gennaro- Addò t’abbìe cù chilli piere?

Ciro- A proposito ‘e piere! Me vulite prestà chilli sandaletti che teniveve quando

         ascisteve ‘a sotto ‘a doccia? Aggia fa cos’è pazze!

Luisa- Che te ne faje! Come li porta mio fratello non li porta nessuno.

Dino- Ma che ve site mangiate tutt’e quatto?

Titina- Nà fettina ‘e dolce che ho fatto io!

Dino- Chesta ‘ccà?

Gennaro- Sissignore! Proprio chesta!

Dino- E ‘ncoppa che ‘nciavite misse?

Luisa- Non lo vedi? Zucchero a velo!

Dino- E addò l’avite pigliato?

Titina- Da ‘llà!

Dino- Queste?

Titina- Sì!

Dino- C’avite cumbinate!

Gennaro- Pe nà fettina ‘e dolce che ce simme mangiate? Nun te piglià collera! T’ha

               damme pure ‘a te nà fetta.

Ciro E’! Nà fettuccina ve la diamo pure a voi!

Dino- Io v’attaccasse ‘nganne nà fettuccina. A tutte quante!

Luisa- Mamma mia quanto si antipatico brutto e scontroso! E fatte nà risata!

Titina- Divertiti pure tu un poco insieme a noi.

Ciro- Musica! (riaccende lo stereo e ricominciano a ballare tutti)

Dino- Basta! Jatevenne! Jatevenne ‘a nanze all’uocchie miei. Osinò piglia nà mazza ‘e ve

         faccio sèntere io ‘e canzone! Ve faccio sentì ‘o Festival ‘e Napule… Jatevenne!  

         (scappano tutti chi da una parte, chi dall’altra) Ma tu guarda che guaio!

         (dopo un pò suonano alla porta) E chi è! (va ad aprire)

Fabio- Signor Meroni proprio lei cercavo.

Dino- Che piacere!

Fabio- Come?

Dino- No dico… mi fa piacere vedervi. E a che devo la vostra visita?

Fabio- Le ho portato alcune foto segnaletiche da mostrare nel caso riconoscesse il

           Ladro.

Dino- E’ perfettamente inutile. A parte che era buio, e poi stava di spalle.

Fabio- Mi fa l’omertoso?

Dino- Ma come vi permettete!

Fabio- Che ho fatto?

Dino- Avete detto una brutta parola.

Fabio- Io intendevo omertoso in senso di omertà!

Dino- Scusate! Sapete sono un po’ scosso!

Fabio- Lo vedo! Ma che ci fate con la scopa in mano?

Dino- Stavo dando una spazzata. Non sto lavorando e dò una mano in casa.

Fabio- Allora? Le vogliamo guardare queste foto?

Dino- Non vorrei sembrare scortese, ma penso sia inutile.

Fabio- Come non detto! Potrei avere un bicchiere d’acqua?

Dino- Ci mancherebbe! Ve lo prendo subito! (esce mentre Fabio comincia a girare per

          la stanza) (dopo un po’ rientra minacciando qualcuno dalle quinte)

Fabio- Qualcosa che non va?

Dino- No… è il gatto.

Fabio- Avete un gatto?

Dino- No! E’ un gatto randagio che ogni tanto si infila in casa.  E non ti permettere di

         uscire.

Fabio- Complimenti! Avete proprio una casa carina.

Dino- Si fa quel che si può!

Fabio- Anche questo mobile è carino, (mobile dove è nascosta la droga) si apre così?

Dino- Non si apre! E’ rotto! Si si! E’ proprio rotto!

Fabio- Lo posso sistemare.

Dino- Non è il caso!

Fabio- Sarà sicuramente una sciocchezza.

Dino- Lo so che è una sciocchezza.

Fabio- E allora che ci vuole.

Dino- Ma non vi metete in cerimonie…

Fabio- Figuratevi! Quali cerimonie… Guardate che sono bravo.

Dino- Non lo metto in dubbio… Chiste che fa? ‘O maste d’ascia o ‘o poliziotto.

Fabio- Come volete! Però non ci metto niente…

Dino- Afforza! Vi sto pregando! Non vi preocupate! (sbuca Luisa dalla sua camera)

         Pussa via!

Fabio- Che è successo?

Dino- Un micio!

Fabio- Ma non stava di là?

Dino- Quello è un altro.

Fabio- Ma ne tenete parecchi?

Dino- Uh! Sta casa è chiena ‘e micie!

Fabio- Che bel dolce! Chi l’ha fatto?

Dino- La nostra vicina.

Fabio- Ha un aspetto invitante!

Dino- N’aspetto invitante?

Fabio- Deve essere buono!

Dino- Noo!

Fabio- E’ al cioccolato?

Dino- E chi lo sa!

Fabio- Come non lo sapete? Non l’avete assaggiata?

Dino- E chi ‘o tene ‘o curaggio!

Fabio- Adesso non esagerate! E’ mai possibile che sia così brutto?

Dino- Non ve l’immaginate nemmeno! ‘O stesso sapore d’ò sapone ‘e piazza!

Fabio- Addiritura? Allora l’avete assaggiata?

Dino- P’ammore ‘e Dio!

Fabio- E allora come fate a sapere che sa di sapone di piazza?

Dino- Io la conosco a Titina. Quella lo fa per purgare il marito. (sbuca Ciro da un’altra 

         stanza che cerca di uscire) Jesce d’int!

Fabio- Un altro gatto!

Dino- E’!

Fabio- Scusate ma perché non la posate questa scopa!

Dino- E perché se mi vedono con la scopa… non escono! Pecchè ‘e piglie ca’ mazza.

Fabio- Allora? Questo dolce?

Dino- N’ata vota mò! Ve l’ho detto che non è buona!

Fabio- Mi state prendendo in giro. Com’è possibile che non mi volete offrire una fetta

           di dolce.

Dino- Io lo faccio per voi. E’ immangiabile. Se poi vi volete purgare! (Gennaro fa

         capolino anche lui per uscire) Uh mannaggia!

Fabio- Non mi dite che è un altro gatto?

Dino- No! Stavota è nù topo!

Fabio- I topi?

Dino- Topi? Ratti! Cierti ratti ‘e chesta manera. So’ proprio rattusi!

Fabio- Con tutti questi gatti che girano per casa?

Dino- Quelli stanno d’accordo!

Fabio- Gatti e topi che si mettono d’accordo?

Dino- Caro Fabio mi meraviglio di voi. Pecchè ‘e politici nun stanno d’accordo ch’e

         camurristi?… Quando se tratta ‘e magnà.

Fabio- Non è sempre così.

Dino- E’ vero! Qualche volta mangiano pure da soli.

Gennaro- (di nascosto cerca di andarsene)

Fabio- Toh! Guarda chi si rivede)

Gennaro- (accenna a parlare)

Fabio- Attento a come parlate pecchè veramente v’arresto!

Dino- Scusate ma c’ha’ fatto?

Gennaro- Che ne saccio! On…

Fabio- Ah!

Gennaro- … il signore qui presente si è arrabbiato con me.

Dino- E perché?

Fabio- Perché mi prende in giro.

Dino- Gennaro? Non è proprio il tipo!

Fabio- Lei crede?

Dino- Certo! Lo conosco da tanti anni.

Fabio- Vi garantisco che si è permesso.

Dino- Addirittura lo avete minacciato di arresto.

Fabio- E lo faccio.

Dino- Ma non mi sembra il caso. E’ veramente una brava persona e vi posso assicurare  

         che veramente è un uomo onorato…

Gennaro- Ecco!

Fabio- Vi ci mettete pure voi adesso?

Dino- A fare che?

Fabio- Per favore la dovete finire con questa parola!

Dino- Io nun sto capenno niente.

Gennaro- Mo te lo spiego io! On… il sottoscritto guardio qui presente si arrabbia 

               comm’a che quando ‘o chiamme On… pe nomme.

Dino- Vi da così fastidio essere chiamato Fabio?

Fabio- Non mi da fastidio essere chiamato Fabio…

Dino- E allora perché vi arrabbiate?

Fabio- E’ che il vostro amico…

Dino- Potete tranquillamente usare un diminutivo…

Gennaro- E’…

Fabio- Zitto voi con i diminutivi… dicevo…

Dino- Non vi piacciono i diminutivi?

Fabio- Non è questo…

Dino- E’ allora qual è il problema?

Fabio- Se mi fate parl…

Dino- Un soprannome…

Fabio- Basta! Fatemi parlare! Il vostro amico deve capire una volta per tutte che io mi

           chiamo Fabio. Avete sentito? Fa-bio.

Gennaro- Fa-bio O-no-ra-to.

Fabio- A vuje ‘e bombe v’hanno spappolato ‘e cervelle. Po’ è venuto quaccheduno e ve

           l’azzeccate cull’attak! Ma tu vide nu poliziotto comme ‘e me c’adda passà. (gli

           squilla il cellulare) Si! Arrivo subito. E ricordatevi che ho risolto decine di casi.

           Io, sono decorato. (esce)

Gennaro- Onorato!

Dino- Ma che l’hè fatto? Mò pe piacere piglia a tua moglie e puortatelle ‘a parte ‘e

         Dinte ca si chiste torna e capisce quaccosa me venite a truvà a Poggioreale.

Gennaro- Titina! Titina andiamo.

Titina- (entra) Dove mi porti.

Gennaro- A sperdere! Jammuncenne! (escono)

Dino- (va a prendere Ciro) Jatevenne pure vuje pe piacere e pigliateve nù tazzone ‘e

         cafè amaro e bollente e non tornate più fino alla settimana prossima. (Ciro esce)

Luisa- (esce)

Dino- Tu nun te movere ‘a dint’a stanza toja fin’a dimane ‘e matina. Hai capito.

Luisa- (si chiude nella sua stanza)

Dino- Mamma mia! Meno male che non si è accorto di niente. Stù disgraziato ca nunn’è

         rintracciabile ‘e nisciuna manera. Famme levà sta ‘rrobba ‘a cca’ d’inte. (prende la

         droga ed esce verso la sua camera)

Anna- (rientra con Davide) Io non ho capito ancora perché non sei più uscito con

          Valentina.

Davide- Mamma poi ti spiego!

Anna- Scommetto che hai litigato un’altra volta.

Davide- Ma no!

Anna- Io ti conosco. Sicuramente ne hai combinata un’altra delle tue.

Davide- Pe forza! Non ne ho combinata nessuna! Non ti preoccupare.

Anna- Io non mi preoccupo! Sei tu a doverti preoccupare… e comunque non me la conti

          giusta. (esce)

Davide- (va ad aprire il mobiletto dove era nascosta la droga) E addò è ‘gghiuta a

             fernì?

Luisa- Davide!

Davide- ‘A zì mannaggia ‘a te! Me fatto zumpà.

Luisa- Allora? Tutto a posto con Luana?

Davide- Ma che c’iazzecca Luana mò?

Luisa- Tu sei un mandrillo! Te piace ‘a poliziotta eh!

Davide- Pe piacere nun nummenà ‘a polizia proprio mò.

Luisa- Statte accorta che chella è armata. Poh! E te spara!

Davide- Zia ma ti senti bene?

Luisa- Nà bellezza!

Davide- Proprio nà bellezza non direi. Per caso hai bevuto?

Luisa- No ho mangiato. Una torta con la marianna.

Davide- E che d’è sta marianna?

Luisa- E’ una droga! Come la caccaina. La c.t.p. A lascia.

Davide- A chi lascia?

Dino- (entra) Che ci fai tu qua? Jesce subito ‘a parte ‘e d’inte!

Luisa- (esce)

Davide- Papà che sta succedendo?

Dino- Hanno mise ‘a droga ‘ncopp’a torta ‘o posto d’ò zucchero a velo!

Davide- E se l’ha mangiata?

Dino- Se l’hanno mangiata!

Davide- E chi?

Dino- Tua zia, Titina, Gennaro e Ciro ‘o guardaporta.

Davide- (scoppia a ridere) Sa che risate!

Dino- Nun ce sta niente ‘a ridere! Sapisse che ho dovuto fare per tenerli a bada. E’

         venuto o’ poliziotto e meno male che nun se accorte ‘e niente. (suonano alla

         porta) E mò chi sarà?

Davide- Vado io. (va ad aprire e rientra con Renato) Indovina chi c’è!

Renato- Non andiamo proprio bene! Che fine hai fatto? Non hai nemmeno ritirato il

            plico. I clienti non possono aspettare.

Dino- Hai ragione. Io proprio te cercavo! Davide lasciaci un momento soli per favore.

Davide- (esce).

Renato- Di che si tratta?

Dino- Una sorpresa. Vado un attimo di là e torno! (esce)

Renato- Dimme ‘a verità! Me vuò fa qualche scherzo d’ò tuoje! Che capa fresca!

Dino- (rientra con la droga e gliela getta in faccia) E’ mò raccogli questa merda e vai

         fuori da casa mia!

Renato- Che stupido che sei! Non hai capito niente.

Dino- No! Tu nunn’è capito niente. Ma comme t’è venuto? Proprio ‘a mè?

Renato- Io ti ho fatto un favore. Ti stavo restituendo quel poco di dignità che avevi

             perso. Saresti rimasto un morto di fame.

Dino- Si pe te chesta è dignità. E’ meglio a essere muort’e famme.

Renato- Sì! E’ magari con un lavoro che ti rompe la schiena oppure che te fa arritirà a

             casa che panne nire e che ‘mmano ‘cchiù nere d’è panne che tiene ‘ncuolle.

Dino- ‘O ‘bbì ca si tu chille ca nunn’à capite niente. Nun songh’e ‘mmane c’hanna essere

          pulite. E’ ‘a cuscienza, c’hadda essere pulita.

Renato- Ma se campa ch’è solde, no ca cuscienza pulita.

Dino- Pecchè secondo te a’ stà cò rischio e fernì ‘ngalera o essere accise ogni 

         mumento, ‘e vivere? Sient’a ‘mmè! E’ meglio ‘a turnà ‘a casa ch’è ‘mmane sporche e

         putè  guardà ‘a famiglia toja dìnt’a ‘ll’uocchie. E mò vattenne!

Renato- (raccoglie la droga e fa per andare via)

Dino- Ah! N’ata cosa. Sai qual è la vita media delle persone come te? 45 anni! Te

         cunviene?

Fabio- (entra con Luana) Lui camperà un po’ di più, ma in galera.

Dino- Mò è fernuta overamente!

Luana- State tranquillo. Sappiamo tutto.

Dino- ‘E comme avite fatto scusate?

Luana- Vi ricordate il ladro?

Dino- Certo che me lo ricordo!

Luana- Era Fabio! Si è introdotto in casa per piazzare delle microspie. Era da tempo

           che lo seguivamo ma non siamo mai riusciti ad incastrarlo.

Fabio- E grazie a voi abbiamo sgominato un’intera organizzazione dedita allo spaccio

           di stupefacenti e non solo.

Luana- Insomma ci siete servito da esca.

Dino- E come sapevate che era amico mio?

Luana- E’ stato una caso. Lo seguivamo e abbiamo visto che è venuto in casa vostra.          

           E questo era l’unico posto dove potevamo piazzare i microfoni.

Anna- (entra con Davide) Dino ma che sta succedendo?

Dino- Mi stanno arrestando.

Anna- E perché?

Dino- Per aver commesso l’errore di avere creduto nell’amicizia che non esiste più.

Davide- Papà ti sbagli! Tu hai creduto nella persona sbagliata ma l’amicizia esiste.

Gennaro- (entra sconvolto) Dino! Curre ‘a part’e d’inte. Tittinella stà facenne cos’e

               pazze. Nunn’a mantengo ‘cchiù! Me pare nà drogata!

Dino- ‘O vi ‘ccanno l’amico!

Gennaro- Onorato… Fabio.

Fabio- Ah! Mò sì! Sig. Di Leo vogliamo andare? Signor Meroni la convocherà il

           magistrato per ulteriori chiarimenti. Scusateci è grazie anche a nome di tutti i

           colleghi.

Dino- Grazie a voi!

Luana- Arrivederci! Ciao Davide! (esce con Fabio portandosi Renato)

Anna- Ma si può sapere che cosa è successo?

Dino- Io te l’avevo detto che con le bustine si guadagnava! … Poi ti spiego.

Gennaro- E vulite venì ‘a parte ‘e ‘llà!

Dino- Gennà aspetta nù mumento. Quant’anne tiene?

Gennaro- (imbarazzato) 62.

Dino- Quando sì nato?

Gennaro- Il 1945.

Dino- ‘O 1945 ‘a guerra era fernuta. Quali bombe t’hanno fatte addivintà surde?

Gennaro- Chelle ‘a scoppio ritardato.

Dino- Chelle ‘a scoppio ritardato?

Gennaro- A verità? Io pe nun fa ‘o surdato agge fatte finta e essere surdo ma nù

               disgraziato ‘e marisciallo nun c’ià creduto e me steve aret’areto e je aveva fa

               ‘o surdo sempe. Po’ me so accorte ca essere surde cunvenevo…

Dino- A quant’anne ce cunuscimme?

Gennaro- Una ventina d’anni.

Dino- E tu… me fatto alluccà pe vint’anne comm’a nù pazzo? Uh mannaggia ‘e corne ca

         tiene… (prende la scopa ‘e comincia a inseguirlo) (cala il sipario)

                                                      Fine

 

 

         

 

 

 

!