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Giallo

di A. Favario e Dino Benenati

Carla Monegaschi        Luisa            Produttrice con pochi soldi. Amante di  Federico. Si ritiene che Guido possa averla ricattatata conoscendo la sua situazione finanziaria poco

Jessica                             Monica        Moglie di Alfonso e amante di Guido. Questi le ha fatto delle promesse

                                                               d’amore non mantenute.

Ada                                 Katia            testimone sotto protezione speciale in fuga. Pur non avendo un motivo diretto

                                                               per uccidere Guido, insospettisce la polizia per il suo atteggiamento reticente.

Guido Rambaudi          Renato        agente della Digos assassinato

Alfonso Ceretti              Gigi               uccide accidentalmente Guido. Crede che Guido abbia una relazione con Jessica           

Federico Ghirlandino  Nicola          Amante per  opportunismo di Carla. E’ convinto che Guido e Carla hanno una

relazione.

Commissario Lorenzi  Mauro        I° detective                                         

Ispettore Ruffo             Alberto       II° detective

Andreina Capece          Paola

ATTO I°

SCENA: hall di un albergo : stralcio da “trappola per topi”

Alfonso   bene. Ora, Signora Boyle, abbiate la bontà di dirmi dove eravate.

Carla     ero andata in cucina per vedere se potevo aiutare in qualche modo la signora Ralston. Adoro cucinare. Poi sono risalita in camera mia.

Alfonso per che fare ?

Carla    mi pare che sia naturalissimo andare nella propria camera; non trovate? Voglio dire ... qualche volta si prova anche desiderio di star soli, no?

Alfonso  siete andata in camera vostra perché volevate star sola?

Carla    volevo... mettermi un po’ in ordine.

Alfonso  ( con durezza ) volevate mettervi in ordine?

Carla    insomma, ero in camera mia.

Alfonso  e avete sentito le grida della signora Ralston?    

Carla    sì.

Alfonso  e allora siete scesa?

Carla    sì.

Alfonso  strano che voi e il signor Ralston non vi siateincontrati per le scale.

Carla    sono scesa dalla scala di servizio. E’ più vicina alla mia camera.

Alfonso  siete salita in camera vostra per la scala di servizio o siete venuta giù da quella parte?

Carla    anche per salire ho usato quella scala.

Alfonso  capisco! Signora Casewell.

Ada  Vi ho già detto, ispettore, che stavo suonando il pianoforte in salotto ... ( indica la porta a destra ).

Alfonso  non sono ispettore; soltanto sergente. Qualcuno ha sentito che suonavate il piano?

Ada. Non credo. Suonavo molto piano ... con un dito ... così.

Jessica  suonavate “Tre Topi grigi”.

Alfonso  Davvero?

Ada. Sì. E’ un motivetto ... come si dice? Ossessionante. Non siete tutti d’accordo?

Jessica  io lo trovo orribile.

Ada      Eppure rimane in mente ... una specie di persecuzione. C’è anche qualcuno che lo fischiettava.

Alfonso  Dove?

Ada      Non posso dirlo con sicurezza. Forse nel vestibolo, forse sulla scala, forse di sopra in camera da letto.

Alfonso  chi è che ha fischiettato “Tre topi grigi”? (nessuno risponde) Ve lo state inventando, Signora Casewell?

Ada      No, no, ispettore ... scusate, sergente. Non farei mai una cosa simile.

Alfonso  Andiamo avanti. Dunque, stavate suonando il piano.

Ada      con un dito ... così ... e allora ho sentito la radio che suonava molto forte ... qualcuno che alzava la voce. In modo veramente sgradevole. E dopo, improvvisamente, ho udito gli urli della signora Ralston.

Alfonso  ( indicando con le dita ) Il Signor Ralston    di sopra, la signora Boyle anche lei di sopra. La signora Casewell in salotto. Ora a Voi, maggiore Metcalf. Dite che eravate in cantina. Perché?

Guido    Così. Per curiosità. Ho guardato prima in quell’armadio che c’è sotto la scala vicino alla cucina. C’è dentro una quantità di cianfrusaglie ed oggetti fuori uso. E ho visto, che all’interno, c’è un’altra porta; l’ho aperta ed ho visto una scala. Sono sceso per vedere dove andava a finire. Ci sono delle cantine molto grandi. Si direbbe la cripta di un antico convento. Forse per questo il luogo si chiama “Monkswell” “la fontana dei monaci”.

Alfonso  non siamoqui per fare delle ricerche archeologiche, maggiore. Stiamo facendo indagini su un delitto. La signora Ralston ci ha detto che ha sentito una porta chiudersi con un lieve cigolio. Quella porta si chiude appunto cigolando. Può essere che l’assassino abbia sentito la signora che veniva dalla cucina e si sia infilato nell’armadio a muro chiudendo la porta dietro di sé.

Guido    sono molto le cose che potrebbero essere.

Alfonso  Voi, maggiore Metcalf, vi state prendendo gioco di me. E la cosa non mi aggrada.

Guido    ed allora cosa vorreste fare? Spararmi forse?

Alfonso  questa mi pare veramente un’eccellente idea. (estrae una pistola e spara ripetutamente al maggiore. Questi si accascia al suolo in un lago di sangue tra lo stupore generale degli astanti. Dalla prima fila in sala si alza il regista che urlando si dirige verso il palco).

Federico Noooooo, Nooooooooo, non va bene. Quanto volte devo spiegarvi la scena. Voi dovete spaventarvi, dovete dare la sensazione della tragedia che si è consumata e invece sembrate degli stoccafissi, tu ... falla vedere questa pistola. Sembra che gli spari col dito! E tu imbecille che non sei altro ( chinandosi verso Guido e strattonandolo in malo modo ) ti sembra questo il modo di accasciarti a terra. Tu sei morto ! Morto capisci, non ti adagi mollemente al suolo. Tu crolli per terra morto. Hai capito? Morto. ( si alza e si guarda le mani coperte di sangue ) E poi vi ho detto mille volte che durante le prove non voglio che si usi il sangue finto. E adesso tirati su e ricominciamo da capo. Jessica e Ada riprendete le vostre posizioni, Alfonso l’interrogatorio deve essere duro, incalzante, devi stargli addosso, mettergli paura. Carla, tu eri perfetta, mettici solo un po’ più d’intonazione drammatica. – Ignorando Guido, e rivolgendosi al pubblico – Signori, riprendiamo la scena, se voleste fare per cortesia un po’ di silenzio per non distrarre gli attori ... grazie! – fa per scendere dal palco, pausa, vede Guido ancora a terra - Guido se poi volessi rialzarti, noi tutti avremmo piacere di finire la prova entro mezzanotte. ( si volta per tornare alla sedia del regista ma viene fermato ).

Jessica  (si avvicina a Guido, si china, lo invita a rialzarsi)

Guido! Dai Guido su ricominciamo ... e basta scherzare, tirati su che è tardi ... mah ... oh Dio ... mi sembra che non respiri. Oh Dio ... oh mio Dio ... ma questo ... questo è sangue vero. isterica, grida  Guido alzati. Gli attori si avvicinano intorno a Guido.

Alfonso  ma cosa stai dicendo ... Guido alzati ci stai spaventando tutti e adesso basta ... ci hai veramente rotto le palle.

Federico ma che diavolo sta succedendo? Fatemi passare ...  il regista sposta gli attori che arretrano, si china, prova le pulsazioni si rende conto che Guido è morto, si rialza e si rivolge ad Alfonso – cos’hai fatto disgraziato, l’hai ucciso! 

Alfonso  ucciso chi? Io ?! ... ma non siamo ridicoli ... e con che cosa? Con questo giocattolo? – spara in aria e colpisce qualcosa –

Federico allarmatoFermo Alfonso, dammi la pistola, non fare pazzie!

Carla    si avventa contro Alfonso, insieme ad Ada e gli strappa la pistola dalla mano, la passa ad Ada – tienilo sotto tiro, chiamo la polizia – arretra, tira fuori un cellulare, parla con la polizia - 

Ada      no, no, io questa cosa non la voglio proprio. Tienila tu – la passa a Jessica

Jessica punta la pistola tremante contro Alfonso, è molto nervosa – l’hai ucciso, assassino, l’hai ucciso tu.

Federico dammela ... forse è meglio che la tenga io.

Alfonso  Federico, basta adesso, è stato un incidente ... abbassa quella pistola prima che ti parta un colpo. Anzi dalla a me perché intanto dove vuoi che vada. Non penserai davvero che voglia sparare a qualcuno?

Ada      mi sembra che tu l’abbia già fatto

Alfonso  e dammela – strappandola dalla mano di Federico - ... lo sapete tutti che è stato un incidente ... la pistola doveva essere caricata a salve. Tutti si spaventano, nel mentre torna in primo piano Carla

Carla    la polizia sta arrivando ... ma che ci fa lui di nuovo con la pistola in mano – si avvicina baldanzosa ad Alfonso, e gli ammolla uno sganassone riprendendo la pistola, la punta, poi ci pensa su e la ritorna nuovamente ad Ada – Ada ti ho detto prima di tenerlo sotto tiro!!!

Ada  ma chi? Io? Proprio io? Non ce la faccio – si sente male a soggetto; Carla la sostiene –

Carla    Ada! Non è proprio il momento di lasciarsi andare. Su appoggiati a me che ti accompagno in camerino, ti preparo qualcosa di caldo per farti ripendere. – le prende la pistola  si avviano -

Entrano in abiti civili il commissario Lorenzi e l’ispettore Ruffo.

Ruffo    Fermi tutti! Polizia! Nessuno si muova!

Carla    eh ... ma io devo accompagnare questa signora in camerino. Si sente male. Si sente mancare.

Ruffo    la faccia sedere su quella poltrona. Mi spiace ma nessuno deve abbandonare la scena del delitto.

Commissario Lorenzi esuberante, abiti dai colori sgargianti, tiene la scena, si porta a ridosso del morto senza accorgersene; l’ispettore in abiti dimessi, colori sul grigio è l’ombra del commissario ma anche la mente.

Lorenzi  buongiorno ... sono il commissario Lorenzi! Chi è l’assassino? Chi è stato a chiamare la polizia?

Carla    si fa avanti con la pistola in pugno - sono stata io.

Lorenzi  ah bene, abbiamo un reo confesso, ho già risolto il caso. Ispettore l’arresti.

Carla    ma che dice ... non sono stata io.

Lorenzi  ma allora è stata lei o non è stata lei?

Ruffo    commissario ... forse la signora è quella che ha denunciato al telefono l’omicidio.

Lorenzi  e allora che ci fa con la pistola in mano?

Carla    non voleva mica che la lasciassi nelle mani del vero assassino.

Lorenzi  la dia subito a me ... questa è l’arma del delitto ... dovrà essere esaminata – allunga la mano per prenderla -

Ruffo    commissario i guanti!

Lorenzi  che c’è ispettore ...non ho mica freddo.

Ruffo    commissario ... è per le impronte. – sussurrato –

Lorenzi  eh ... l’assassino le avrà lasciate senz’altro. Ci saranno di sicuro anche quelle della signora.

Ruffo    commissario ... è per non lasciarci sopra anche le sue.

Lorenzi  Geniale ispettore ... geniale. Come non pensarci ... mi ha dato davvero una grande idea. Ora li indosso – trae di tasca un paio di guanti da chirurgo, li indossa, prende la pistola e la fa cadere dentro un sacchetto di plastica trasparente che nel frattempo l’ispettore gli ha passato

Carla    commissario, sulla pistola ci saranno certamente le impronte dell’assassino e le mie, ma anche quelle di tutti gli altri.

Lorenzi ohibò è stato un omicidio di gruppo?

Carla    no ... è che nella concitazione ci siamo passati la pistola di mano in mano.

Lorenzi  ma è inaudito ... con tutti i film gialli che passano in televisione dovreste saper bene che la scena di un delitto non deve essere contaminata. Nessuno deve toccare niente. Accidenti!

Ruffo    Commissario ... non perda la calma! Ormai la frittata e fatta.

Lorenzi  guardandosi intorno – Va beh ... procediamo: veniamo al morto ... dov’è?

Ruffo    ehm ... veramente ci sta quasi camminando sopra.

Lorenzi  ohibò ... non me n’ero accorto. E dire che non è nemmeno molto minuto. Beh al lavoro. Esaminiamolo. ( si china, lo osserva, riflette tra sé e sé ) uhm ... sembra proprio un  cadavere! ... a giudicare dalla rigidità intervenuta negli arti, l’abbondante emorragia e lo sguardo indubbiamente poco sveglio potremmo azzardare con una certa sicurezza lo stato di morte del soggetto in questione.

Jessica  ( incredula, tremante ) ma certo che è morto, non lo vedete che è morto ... quel bastardo gli ha sparato( indicando Alfonso ).

Alfonso  Jessica, amore mio, proprio tu che sei mia moglie, mi accusi !?! Ma come puoi anche solo pensare che possa avergli sparato deliberatamente.

Lorenzi  calma signori! Ora basta! Datemi le generalità del morto. Lei ispettore metta a verbale.

Carla    E’ il nostro primo attore. Oh pardon ... volevo dire, era il nostro primo attore. Si chiamava Guido Rambaudi.

Ruffo    Allora nome e cognome: Guido Rambaudi. Adesso mi dica residenza, professione, stato civile, insomma mi dica quello che sa di lui.

Carla    Ecco Guido era una persona molto riservata, non lo conoscevamo benissimo, ... dunque mi pare che abitasse non lontano dal centro in via della stazione, controllerò più tardi dai registri del teatro l’indirizzo preciso; credo anche che vivesse da solo ... penso fosse divorziato, ma non ne sono sicura, come le ho detto poc’anzi non sapevamo molto di lui ... sa ... era la prima volta che recitava nella mia compagnia. Si era presentato come un attore piuttosto quotato nel mondo del teatro underground.

Ruffo    che idea si era fatta del Rambaudi durante questo periodo che ha lavorato con voi. Le risulta che potesse avere dei nemici?

Carla    non saprei .... Al di là dei problemi di lavoro ci avrò scambiato sì e no quattro parole.

Lorenzi  va bene, va bene ispettore, non facciamola tanto lunga, i primi elementi essenziali li abbiamo raccolti ... procediamo!

Ruffo    Commissario, sarebbe opportuno far rimuovere il cadavere e radunare i testimoni per procedere agli interrogatori.

Lorenzi  Certo, certo, rimuoviamo i testimoni e interroghiamo il cadavere ... ohibò, temo di aver fatto un po’ di confusione. Senta ispettore conduca lei i testimoni nei camerini e provveda acciocchè non comunichino tra di loro.

Ruffo    commissario non pensa che il presunto omicida debba cautelativamente essere posto agli arresti?

Lorenzi  ma certo, certo ispettore ... cosa devo fare? Devo dirle tutto io? Lo arresti, gli dia una botta in testa e lo ammanetti ad un termosifone.

Ruffo    io mi limiterei ad ammanettarlo!

Lorenzi  va bene, faccia come crede, ma mi tolga di torno tutta questa gente.

Ruffo    agli ordini commissario!

Alfonso  un momento ... è stato un incidente. La pistola è finta non può sparare ... lo chieda al regista. Lo chieda a tutti. Tutti lo sanno!

Ruffo    ( rivolto ad Alfonso ) la prego, non faccia resistenza e porga i polsi.

Alfonso  è tutto un terribile equivoco ... Federico non stare lì zitto a bocca aperta ... diglielo anche tu. La pistola non doveva sparare. ( nel mentre viene ammanettato )

Federico io ho visto te premere il grilletto e poi Guido andare giù per terra. Che cosa vuoi che dica di diverso Alfonso?

Alfonso ( mentre viene allontanato da Ruffo ) Federico sei un bastardo! Tu sai molto di più di quello che vuoi far intendere ... e anche voi siete tutti delle serpi. ( rivolto a Ruffo ) mi lasci andare! Sono innocente!

Ruffo    Stia calmo! Non peggiori la sua situazione. E anche lor signori, vogliano seguirmi per lasciare al commissario Lorenzi la possibilità di esaminare con tranquillità la scena del delitto.

( escono, Lorenzi resta in scena da solo, gira intorno, osserva nuovamente il cadavere, lo fotografa, prende delle misure ecc. )

Lorenzi  Mia moglie dice sempre che non so fare le fotografie ... ma! ... volete scommettere che questo qua non avrà più niente da lamentarsi! ... ( gira intorno al cadavere ... si rivolge al pubblico ) beh, a questo punto la frase “ c’è un medico in sala “ temo possa essere tardiva. E già ... temo proprio che per questo poveraccio non si possa far più niente. Salvo un cosa. E quindi vi domando ... c’è un prete in sala? ... Ohibò eccolo lì.

Venga, venga parroco ... ah ... scusi anche lei, signor sindaco, casca giusto a fagiolo, coraggio! Faccia un salto qui sul palco anche lei ... ( a soggetto per sostenere l’invito ). Oh bravi! Grazie, grazie tante, la vostra presenza qui, in questo momento, è veramente decisiva per poter andare avanti con le indagini e quindi scusate se abuso della vostra pazienza e della vostra disponibilità ma non potevo rivolgermi ad altri, se non a voi. Ecco, il punto è questo: devo essere aiutato a svolgere un compito di estrema delicatezza. Bene! ... dunque ... c’è da spostare il cadavere. ( pausa ) Allora, dobbiamo portarlo sul divano, là in fondo. Coraggio sindaco, lei mi aiuti a prenderlo per le braccia, e lei reverendo lo sollevi per le gambe ... ( lo spostano, ringraziamenti a soggetto, li rimanda al loro posto ). Bene ... possiamo procedere. ( trae di tasca un telefonino ) Pronto?Ispettore? Sì, sono il commissario Lorenzi! Per favore, conduca qui il presunto omicida. Sì! ... Sì. Grazie - entra Ruffo portandosi dietro Alfonso ancora ammanettato, lo fa sedere –

Ruffo    eccoci commissario. Ceretti si sieda.

Lorenzi  Bene Ispettore, la situazione è sotto controllo?

Ruffo    Certamente, commissario! Tutti i testimoni sono isolati nei rispettivi camerini e non hanno alcuna possibilità di comunicare tra di loro o con l’esterno.

Lorenzi  ottimo ispettore, eccellente. Si accomodi anche lei e verbalizzi. Dunque, veniamo a noi ... nome, cognome, indirizzo e occupazione.

Alfonso  non potreste prima togliermi le manette. Non sono un criminale.

Lorenzi  che lei non sia un criminale è tutto da stabilirsi. Ma comunque, va bene, va bene! Ruffo le tolga le manette. – Ruffo libera Alfonso – le generalità, prego.

Alfonso  Alfonso Ceretti, via degli usignoli 18, professione attore.

Lorenzi  quindi! Lei è l’assassino.

Alfonso  No, no ma come ve lo devo dire ... non sono un assassino! E’ stato un incidente.

Lorenzi  allora mi spieghi dettagliatamente la dinamica dei fatti.

Alfonso  ecco ... io ho sparato ... e Guido è caduto a terra morto.

Lorenzi  ohibò ... e allora ha confessato! Verbalizzi ispettore!

Alfonso  no ... io non ho confessato proprio niente.

Lorenzi  e allora si spieghi una volta per tutte ... mi dica come è andata questa dannata faccenda. E faccia presto, perché non ho tutta la notte da perdere con lei e con le sue quisquilie. Cosa crede! Ho degli impegni seri io! Domattina ho una partita di golf con gli amministratori del paese, e non voglio arrivarci come un zombie solo perché ho passato la nottata a interrogare un farabutto come lei.

Alfonso  ecco ... le spiego ... la scena prevedeva che dovessi sparare al maggiore Metcalf.

Lorenzi  Metcalf !? Maggiore ?! Ma il morto non si chiamava Guido e non faceva l’attore?

Ruffo    ( sussurrando imbarazzato per la dabbenaggine del commissario ) Metcalf, commissario, era il nome di scena del personaggio interpretato dal Rambaudi e nella fattispecie ... sì! Faceva l’attore.

Lorenzi  Ohibò ... ma certo, lo avevo compreso! Con ciò pretendo una maggior precisione da parte dei testimoni nell’esporre i fatti. Proceda Ceretti. Mi chiarisca perché dovrei ritenerla innocente quando lei stesso ha appena confessato di aver premuto il grilletto.

Alfonso  come glielo devo dire. Io ho sparato per esigenze sceniche. Certamente qualcuno ... ( pausa allusiva ) ha manomesso la pistola e son certo che l’ha fatto deliberatamente per togliersi dai piedi una persona scomoda come Guido ed incastrare me.

Ruffo    sia chiaro! Allude a qualcuno?

Alfonso  non alludo a nessuno; io comunque ero l’unico tra tutti a non aver alcun motivo per voler fuori dai piedi Guido. Dovreste proprio guardarvi un po’ intorno.

Lorenzi  Ohibò e lei pensa forse che noi non ci siamo già guardati intorno. Cosa crede? Siamo professionisti seri. Il problema è che guardandoci intorno continuiamo a vedere lei con la pistola in mano che spara al Rambaudi. Perché i fatti sono questi e se lei li può confutare, lo faccia. Ma una volta per tutte, sia chiaro e circonciso.

Alfonso  circonciso? ... devo essere circonciso?

Ruffo    circostanziato ... il commissario intendeva dire ... circostanziato. Insomma ci spieghi il motivo per cui qualcun altro avrebbe voluto uccidere Guido Rambaudi ed incastrare lei.

Alfonso  beh, io non voglio accusare nessuno, però se voi foste stati qui nei paraggi, avreste assistito a litigate furiose tra Guido e Carla ... e poi tutto quel parlottare fitto, fitto dietro le quinte. Penso che tutto ciò a Federico non piacesse molto. Per non parlare di Ada ... quella di certo ha qualcosa da nascondere.

Lorenzi  bene! Così lei li ha tirati tutti dentro per discolparsi.

Ruffo    tutti tranne una: Jessica sua moglie.

Alfonso  dell’innocenza di Jessica sono certo come della mia.

Lorenzi  guardi che lei non rappresenta certo una garanzia. Per gli altri e soprattutto per se stesso.

Ruffo    Dunque facciamo un po’ di ordine e andiamo con calma. Ci dica qualcosa di Carla, Federico e Ada.

Alfonso  di Carla che c’è da dire? L’avete già conosciuta. E’ lei che vi ha chiamato al telefono. Carla Monegaschi è la produttrice dello spettacolo. E’ tanto ricca quanto tirchia. Pretende di mandare avanti la compagnia senza tirar mai fuori un centesimo. Sono mesi che aspettiamo gli stipendi e siamo stufi di sentirla vagheggiare di favolosi guadagni futuri.

Lorenzi  eh certo voi attori volete tutto subito. Non siete disposti a far molti sacrifici, Voi. Io, caro il mio Ceretti, per diventare quel che sono ci ho messo anni. Duri anni di studi, di lavoro, di sacrifici.

Ruffo    ( rivolgendosi al pubblico )  ... e poi dopo tutti quegli anni ha sposato la figlia del senatore, una vera cozza poverino, et voilà eccolo lì commissario.

Lorenzi  Bene! Torniamo alla Monegaschi: produttrice dello spettacolo, persona tirchia, ... che altro ci può raccontare?

Alfonso  eh ... che altro? Guardi, è meglio che stia zitto.

Ruffo    No ... lei forse non ha afferrato bene in che razza di guaio si è andato a cacciare. Lei è stato colto con l’arma del delitto ancora fumante in mano e quindi è meglio che ci racconti tutto quello che sa ... ed alla svelta. Ci dia delle spiegazioni sufficientemente credibili, altrimenti mi occuperò personalmente di sollevarla da quella sedia per le chiappe e sbatterla in gattabuia per il resto dei suoi giorni.

Alfonso  non so altro ... non so che dire ... è che qui si è creata una gran brutta situazione ... in fondo, non è neanche per i soldi, perché per un grande attore quel che conta è l’arte, l’interpretazione del personaggio ... ma un attore deve essere messo in condizione di poter dar il meglio di sé.

Lorenzi  si spieghi meglio ... Ceretti.

Alfonso  come dicevo ... un attore per dare tutto quanto ha dentro, deve poter contare su una direzione artistica di alta qualità. Ed invece la Monegaschi ci ha imposto come regista quell’imbecille del Ghirlandino.

Ruffo    - rivolto a Lorenzi, sottovoce – Si riferisce a Federico.

Lorenzi  Federico ?! Uhm, Federico ... Ruffo mi inquadri meglio il personaggio, che ora mi sfugge.

Ruffo    - leggendo da un bloc notes – Federico Ghirlandino, nato il 25 dicembre 1960, residente in Milano, professione regista – in tono colloquiale – commissario, per intendersi, è quello corto, biondo, con la pancia da bevitore di birra ed un gran naso.

Lorenzi  Ah sì quello bruttarello ... ohibò, sembra un paperotto. Va bene proseguiamo, ci dica perché lo definisce come un incapace? Non sa forse fare il suo mestiere.

Alfonso  affatto! Sarebbe buono soltanto a dirigere una compagnia di dilettanti in un teatro parrocchiale.

Lorenzi  Ah ... e allora ci spieghi come è possibile che il nostro Federico si trovi a condurre la regia di uno spettacolo di così alto livello?

Alfonso  Eh ... lo so io, lo so!

Ruffo    Bene! Potrebbe allora cortesemente rendere anche noi partecipi del perché.

Alfonso  non mi piace parlare male della gente. Però se il Ghirlandino occupa la sedia del regista è soltanto perché ha incontrato il favore della Monegaschi. Insomma i due scopano alla grande.

Lorenzi  ohibò e poffarbacco !!! ( esasperato ) Ceretti si attenga ai fatti ed usi un linguaggio più consono all’ambiente.

Ruffo    Quindi lei insinuerebbe che tutto ciò potrebbe avere una relazione con il delitto.

Alfonso  io non so se tutto ciò può avere un rapporto con il delitto ... quello che è certo è che qualcuno ha cercato di incastrarmi sostituendo la pistola di scena con una pistola vera! Piuttosto, al posto vostro, mi occuperei di controllare le mosse di Ada.

Lorenzi  Perché ci dice ciò?

Alfonso  non posso esserne certo. Ma mi sembra che quella ragazza nasconda qualcosa di losco. Ha un atteggiamento così sinistro.

Lorenzi  Ci spieghi perché! Pensi che io ero quasi dell’idea di lasciarla andare e di non interrogarla nemmeno. Ha un visino così da brava ragazza.

Alfonso  come no!Avrebbe fatto un vero affare! Per essere un commissario, mi pare che lei non vada troppo al di sotto della superficie delle cose.

Lorenzi  sarà perché forse il colpevole ce l’ho qui ... proprio davanti ai miei occhi?!? Non faccia tanto lo spiritoso e mi convinca che vale la pena di proseguire le indagini.

Alfonso  ve l’ho già spiegato ... la pistola doveva essere un attrezzo scenico, doveva fare solo rumore ... qualcuno l’ha sostituita ed ha cercato di incastrarmi.

Lorenzi  ci spieghi perché qualcuno avrebbe dovuto incastrarla ... ancora non è stato in grado di darci una ragione.

Alfonso  non so perché ... so solo che qualcuno l’ha fatto.

Lorenzi  mi sembra troppo comoda come spiegazione. - lo strattona – Ruffo, non perdiamo altro tempo. Lo ammanetti e andiamo al commissariato.

Alfonso  Nooo, no ... sono innocente! Dovete credermi! – spinge Lorenzi lontano da sé, fugge scendendo dal palco e dirigendosi verso una delle porte laterali, la apre ed esce, durante la fuga Ruffo estrae la pistola e lo punta, interviene Lorenzi che lo ferma

Lorenzi  Fermo Ruffo! Potrebbe colpire qualcuno in sala. Lo insegua! – anche Ruffo scende dal palco ed insegue Alfonso fino alla porta, la apre -

Ruffo    Ispettore, qui c’è un parco enorme, ed è completamente buio ... da soli non lo prenderemo mai. Io provo a seguirlo, lei chiami i rinforzi in centrale. – esce dalla porta –

Lorenzi  - rivolgendosi al pubblico – Signori, state tutti calmi, la situazione è sotto controllo, restate seduti ai vostri posti e non fatevi prendere dal panico. Soprattutto voi bambini, restate seduti lì dove siete ... io mi assento solo per un attimo – sfumano le luci mentre Lorenzi chiamando la centrale con telefonino esce di scena –

A luci soffuse, dal fondo si rialza Guido, si aggira silenziosamente sul palco, meditando tra sé e sé.

Guido    morto! morto! Sono morto! ... strano, è una sensazione strana, non provo neanche dolore ... se devo dire, signori, piuttosto sento un languorino,... neanche, ho un vero e proprio buco allo stomaco. Mah ... sarà la pallottola! Boh!?! Certo mi piacerebbe sapere chi ha fatto fesso l’Alfonso scambiando le pistole. Non può essere stato lui. Son sicuro che non si è mai accorto che lo facevo becco con la sua dolce Jessica. Eh Jessica ...Jessica invece ... chissà, se si fosse resa conto che per me era un semplice passatempo, niente di serio, così solo per ammazzare la noia ... uhm sì!, uno scherzetto del genere avrebbe proprio potuto tirarlo. – rivolgendosi al pubblico – Signori, ci tengo a precisare che, se anche normalmente i morti non si alzano in piedi e si mettono a chiacchierare, io sono pur sempre un grande attore, attenzione non di professione come tutti credono, ma bravo a tal punto da vivere la finzione nella morte così come nella vita, e poi devo proprio confidarvi che ho dei sospetti su chi può aver organizzato questo scherzetto. Vedete io sapevo recitare proprio come un attore di grande talento ... ciononostante non ero molto amato in questa compagnia. Pensandoci bene tutti potevano avere dei motivi per non volermi più qui in giro. Io per ora vi lascerò meditare su una cosa: non vi pare che in tutto questo contesto manchi una figura essenziale? Chi aveva materialmente la possibilità di sostituire l’arma? Chi aveva libero accesso in ogni locale del teatro? Provate un po’ a pensarci! ... Ora mi sembra di sentire dei passi. E’ meglio che non mi faccia vedere. Non vorrei spaventare nessuno ... metti mai che qualcuno mi spari un’altra volta- torna a coricarsi –

Rientrano Jessica  seguita dopo pochi istanti da Federico

Federico – E allora ... hai sentito che strepito. Pare proprio che quell’assassino di tuo marito se la sia squagliata. Non c’è niente di meglio che fuggire per sottolineare la propria innocenza! Non è vero?

Jessica – ipocrita. Se c’è qualcuno che voleva morto Guido, quello sei proprio tu. Era l’unico che diceva a voce alta quello che noi tutti pensiamo di te.

Federico – ah sì ... e cosa pensa di me la compagnia?

Jessica – che sei molto più bravo tra lenzuola che non sulla sedia del regista. Altrimenti non si spiegherebbe proprio perché quella cretina di Carla ti avrebbe affidato la direzione dello spettacolo.

Carla – ah così io sarei cretina ... senti un po’ chi parla di stare sotto le lenzuola: proprio quella che passa da un letto all’altro. Ma cosa credevi? Pensavi davvero che uno come Guido avrebbe potuto mantenere le promesse che ti faceva ?!? Cosa ti diceva: che ti avrebbe resa famosa? Che ti avrebbe portata in tournè per tutto il mondo? Io lo conoscevo bene Guido; Sai quante volte l’ho sentito fare le stesse promesse.

Jessica – che ne sai tu ... la tua è tutta invidia. Vi ho visti, parlare fitto, fitto dietro le quinte. Quando gli ho chiesto cosa avevate da dirvi, Guido mi ha rivelato che da quando era arrivato non l’avevi lasciato in pace un attimo. Me l’ha detto chiaramente che cercavi di sedurlo. Cos’è ? Non ti bastava più il nanetto qui?

Entra dalle quinte la donna delle pulizie, si inserisce tra i personaggi senza dire una parola, ramazza un po’ per il palco, i tre attori interrompono la lite e seguono con lo sguardo i suoi movimenti, esce.

Carla – sedurlo io !?! sedurlo io !?! Ma se è venuto con te solo dopo che io l’ho cacciato dal camerino ...

Jessica – ah questa è buona ... ma se è lo stesso Guido che mi ha raccontato inorridito che l’unica volta che ha messo piede nel tuo camerino gli hai quasi strappato i vestiti di dosso.

Federico – signore ... signore state calme. Cerchiamo di non farci prendere dall’ira. Vediamo di non dare spettacolo davanti a tutta questa gente. - Rivolto al pubblico - Signori scusateci, dovete capire la tensione del momento ... è tutta la sera che siamo sotto pressione. Non avremmo mai pensato che potesse accadere un fatto simile. Oltretutto con la fuga di Alfonso le cose si sono complicate ulteriormente. Tutte le uscite sono state bloccate, noi non possiamo allontanarci e purtroppo neanche voi. Vi preghiamo di pazientare. Il commissario Lorenzi, dieci minuti fa è passato nei camerini e ci ha assicurato che appena la polizia avrà ripreso il controllo vi lasceranno uscire e potrete tornare alle vostre case. E anche voi, Jessica e Carla è meglio che facciate ritorno al vostro camerino e vi calmiate. A mente fredda torneremo a ragionare su quanto è appena successo. – escono –

Si abbassano le luci, entrano in scena due personaggi, gessato, cappelli a falda larga, occhiali scuri. Osservano il morto, cominciano a parlottare –

Calogero – mi…. Ma un motto solo c’è?

Carmelo – e a fimmina unn’è?

Calogero – e che ne saccio io. Il piano lo facesti tu col boss. E accà ci manca un cadaveri. E adesso che ci diciamo?

Carmelo – e che minghia ne so io? Si tu quello che ha studiato.

Calogero – io la seconda elementare feci.

Carmelo – è vero ... però la facesti quattro volte.

Calogero – inzomma qua dobbiamo porre rimedio. Bisogna trovare chilla fimmina e portare a termine il contratto ...

Carmelo – ma il boss disse che dovevamo soltanto controllare. Che alla fimminia ci pensava qualcuno degli attori a farla fuori.

Calogero – eh bravo testa di asino. Ma se la fimmina acca non c’è né viva e né motta, ora dobbiamo trovarla e dopo dobbiamo riferire al boss che il piano che aveva fatto è andato a monte.

Carmelo – Ma se noi ci diciamo al capo che la fimmina è ancora viva ... mi! Qua tutto a schifio finisce! E poi dove l’andiamo a pigghiare, adesso che c’è pure la polizia che gira qui intorno.

Calogero – qui in teatro deve essere per forza. E ci deve essere pure il contatto del capo. Ed è meglio che troviamo o l’uno o l’altro perché tutto vada finalmente a posto: quella fimmina deve essere fatta fuori, prima che ci facciano fuori a noi.

Carmelo – il boss disse che un incidente doveva sembrare!

Calogero – e che pensi ... una fucilata in mezzo agli occhi non ti sembra un incidente abbastanza grave. Cammina, avanti, iammuninne.

ATTO II°

A luci ancora basse entra in scena Alfonso, si aggira furtivamente tra le quinte,

Alfonso – oh Dio sento dei passi! - si nasconde, entra Ada, anche lei si muove con circospezione. A un certo punto si accorge della presenza di Alfonso e caccia un urlo. Anche Alfonso spaventato urla più forte di lei.

Alfonso – calmandosi – zitta, zitta Ada, per favore non vorrai farmi scoprire.

Ada –che ci fai nascosto lì? Coma mai la polizia non ti ha ancora preso. Ti prego non uccidermi.

Alfonso – ma cosa stai dicendo. Perché mai dovrei ucciderti.

Ada – ipocrita ... credi forse che non l’abbia ancora capito? Tu sei qui per me, per non farmi arrivare al processo.

Alfonso – processo? Ma che stai dicendo.

Ada – sai benissimo di quale processo sto parlando. Hai ucciso Guido proprio per non farmici arrivare. Ancora due giorni, due soli giorni e poi dopo la testimonianza sarei partita. Un nuovo nome, una nuova vita ... finalmente libera.

Alfonso – ma che cavolo sta succedendo questa sera. Dopo la tragedia di Guido adesso anche tu te ne vieni fuori con queste idiozie. Lasciami perdere che io ho già i miei problemi. Devo riuscire ad andarmene via di qui. – accenna ad uscire -

Ada – non c’è bisogno di fingere! Facciamola finita ... sono stanca di nascondermi. Se devi farlo ... fallo adesso!

Alfonso  Ada!!! Ma fare cosa?!? Adesso basta ... non capisco una sola parola di quello che dici e quindi o ti spieghi o smetti di farmi perdere tempo prezioso. Devo trovare un modo per lasciare il teatro.

Ada      ma ... davvero non sei un sicario di Andrea Capece?

Alfonso – ma chi è sto Capece? Ada qui stiamo parlando due lingue diverse e ti ho appena detto: non ho tempo! Non ho proprio tempo per le traduzioni.

Ada – Alfonso ma se non sei tu quello che vuole uccidermi, perché hai assassinato l’agente Broccolini?

Alfonso – chi ho assassinato? Mi sembra che l’accusa di aver sparato a Guido possa bastare per questa sera.

Ada – oh mio Dio ... ma veramente tu non centri niente con questa storia? Davvero non sapevi che Guido in realtà era l’agente Broccolini della Digos di Milano?

Alfonso – no! Ne ero assolutamente all’oscuro.

Ada - E quindi non eri nemmeno a conoscenza che si trovava qui in incognito con l’incarico di proteggermi?

Alfonso – ma proteggerti da cosa, ... da chi?

Ada – doveva nascondermi ... dai sicari della mafia. Oh mio Dio! Guido era qui proprio per evitare che venissi assassinata. E invece, pover’uomo, è stato assassinato lui.

Alfonso – Mafia??? ... Ada, ma che dici? Che centri tu con la mafia? E perché vorrebbero vederti morta?

Ada - Ecco io, ... sono una testimone chiave nel processo intentato contro il clan del boss di cosa nostra Andrea Capece. Sono stata inserita nel programma di protezione proprio perché potessi arrivare incolume sul banco dei testimoni, ma evidentemente qualcuno mi ha scoperta ed ha tentato di eliminarmi.

Alfonso  ma se è così perché hanno ucciso Guido e perché hanno fatto in modo da far ricadere i sospetti su di me. Io non centro niente con tutta questa storia. E allora perché incastrare me?

Ada – perché?! ... in realtà non c’è un perché. Io la conosco quella gente. A loro non importa di nessuno. Sei rimasto coinvolto tu, ma poteva essere chiunque altro. Guido l’hanno ucciso per far terra bruciata intorno a me. Maledetti! Sono disposti a sacrificare chiunque pur di poter continuare i loro sporchi traffici.

Alfonso  ma tu ... come ci sei finita in questa situazione.

Ada – tempo fa vivevo in una cittadina della Sicilia con mio marito, un noto giornalista del posto. Eravamo felici, finché Mario, lavorando ad una inchiesta sugli appalti locali, non scoprì che questi erano tutti truccati a vantaggio di Andrea Capece, una fantomatica figura di spicco della mafia locale. Capece, attraverso una serie di società di comodo e senza mai figurare in prima persona, era riuscito a creare intorno a sé un impero. Si serviva dell’inganno e del delitto per soggiogare l’intera zona eppure nessuno sapeva chi fosse e che faccia avesse. E nessuno era riuscito a raccogliere il benché minimo indizio che potesse collegarlo, anche ad un solo delitto. Ma mio marito, sfortunatamente, ci riuscì: trovò le prove che collegavano Capece agli appalti truccati e non solo, ... riuscì ad identificarlo.

Alfonso – allora tu sai chi è?

Ada – No! Mario, proprio per non espormi a nessuno pericolo, tenne segreto il risultato della sua indagine. Aveva raccolto tutte le prove contro Capece in una cartella di lavoro e salvato i dati su un floppy. Ma qualcosa andò storto. Quando fu pronto per dare alla stampa il dischetto e rendere pubblico il volto di quel criminale, due sicari si presentarono alla porta di casa e davanti ai miei occhi lo freddarono con una raffica di pallettoni. Ma non era sufficiente. Bisognava che Capece in persona apponesse il segno del comando. – ricorda con dolore, singhiozzando - Entrò alla fine, il volto nascosto sotto un cappello e sparò, personalmente, un colpo alla bocca di mio marito, perché fosse di monito a chiunque avesse voluto parlare. – piange –

Alfonso – l’abbraccia -  Ada ... mi spiace davvero. Non avrei potuto mai immaginare.

Ada - - si scosta, torna ad un tono di voce senza colore - Solo allora si accorsero di me, avevo visto tutto, avevo riconosciuto i due uomini di Capece ... ma non avevo visto il volto di quell’assassino. E questo, evidentemente per loro poteva bastare. Mi risparmiarono, in fondo ero solo un donna terrorizzata.  Non sapevano del dischetto perché non lo cercarono. Se ne andarono in silenzio, così come erano venuti, sprezzanti, sicuri che niente e nessuno avrebbe osato mettersi contro il grande boss. Il prezzo era stato pagato.

Alfonso – ma tu non ti fermasti.

Ada – No! Non questa volta. Mi avevano portato via ogni ragione per vivere. E anche se ero veramente terrorizzata, trovai la forza per denunciarli.

Alfonso – Hai dato uno sguardo al contenuto del dischetto? Hai guardato in faccia l’assassino di tuo marito?

Ada – No! Allora non ne ebbi il coraggio. Non volevo saperne niente. Presi il dischetto così com’era e lo portai alla polizia. Successivamente tutto il materiale fu secretato dalla Magistratura e non ebbi più modo di vedere in faccia Capece.

Alfonso – beh, comunque, da quanto capisco il dischetto fu determinante per incriminare il boss.

Ada – Non proprio. Le prove raccolte da mio marito erano sufficienti per istruire un processo contro Andrea Capece soltanto per reati contro il patrimonio. Ma io lo volevo dentro per omicidio. Fu allora che conobbi l’agente speciale Broccolini. Fu lui ad individuare la strada per arrivare ad incriminare quel maledetto per l’omicidio di Mario: in breve riuscì ad arrestare i due sicari che spararono a mio marito e poi mi convinse a presentarmi sul banco dei testimoni per incastrare definitivamente il boss e la sua cricca. E da allora, in attesa del giorno del processo, vivo nella clandestinità e ... la compagnia teatrale era parsa un’ottima idea per sparire per un certo periodo.

Alfonso – astuto! Proprio davanti alla gente per nascondersi dalla gente.

Ada – però come vedi non ha funzionato ed ora mi sento braccata.

Alfonso – Ada, ... non capisco però una cosa: come mai sei un testimone sotto protezione se il boss Capece tu non l’hai mai visto in faccia e non sai chi è?

Ada – perché non deporrò direttamente contro Capece, ma contro i due uomini che già sono in carcere. Il magistrato è convinto di riuscire, con la mia testimonianza, a farli condannare al massimo della pena.

Alfonso – ma così riuscirete ad incastrare soltanto i pesci piccoli e non il mandante.

Ada – No! Il piano è proprio questo. I due mafiosi posti di fronte all’eventualità di una condanna a vita potrebbero scegliere di pentirsi e collaborare, testimoniando a loro volta contro Capece e inchiodandolo definitivamente alle sue responsabilità.

Alfonso – Ho capito! E’ per questo che il boss ti vuole morta. La tua testimonianza è la chiave di volta dell’intero processo e per me, far emergere tutta questa storia, potrebbe essere l’unico modo per scagionarmi. Ada ... dobbiamo unire le nostre forze. Insieme possiamo ancora batterli.

Ada – bisogna raccontare tutto alla polizia locale. Al commissario Lorenzi!

Alfonso – ma che dici? Quelli appena mi vedono mi arrestano. Non hai visto? Sembrano Ric e Gian, Gianni e Pinotto.

Ada – il commissario Basettoni e l’ispettore Manetta! ... Ma allora che facciamo? Sono stufa di scappare.

Alfonso – Non possiamo fidarci di nessuno: se sono arrivati a Guido è perché qualcuno della compagnia ha scoperto la tua storia e ti ha venduto .... ma perché? E chi?

Ada – chi, non te lo so proprio dire, ma certamente so il perché: Guido aveva scoperto che in seguito alla mia denuncia, Andrea Capece aveva messo nell’ambiente della mala una taglia da un milione di Euro sulla mia testa.

Alfonso – Fischio - Un milione di Euro? Quasi, quasi ci ripenso:  ti do una botta in testa e da Capece ti ci porto io.

Ada – sì ... perché no! In fondo potrebbe essere una soluzione: sono veramente stufa di nascondermi ...

Alfonso - zitta!

Ada – che c’è?

Alfonso – zitta! Ho sentito dei passi. Allontaniamoci. – vanno –

Entra con passo strascicato la donna delle pulizie. A scena vuota ramazza un po’ in giro, osserva qua e là con circospezione, fa per allontanarsi ma s’interrompe all’ingresso di Ruffo e Lorenzi. La donna si mette in disparte ed ascolta i due.

Lorenzi – Allora Ispettore, ci sono novità sul fuggiasco?

Ruffo – Per ora no! Però intorno al teatro è stato predisposto un cordone di sicurezza impossibile da violare. Il Ceretti dev’essere senz’altro nei paraggi. Ha i minuti contati.

Lorenzi – bene ... allora la faccenda sta assumendo dei risvolti inaspettati. E’ vero Ispettore?

Ruffo – Si riferisce alla chiamata dalla Centrale?

Lorenzi – Beh sì! Ohibò quando, controllando il nome di Rambaudi Guido, è venuto fuori che era il nome sotto copertura dell’agente della Digos Broccolini, mi è preso un vero broccolone ... pardon, ehm coccolone, volevo dire. Ma che cosa ci stava a fare, qui, insieme a questa compagnia di teatranti.

Ruffo - da come si comportano, direi di mediocri guitti d’avanspettacolo.

Lorenzi – beh ... certo ... sì. Ma non sottilizziamo Ispettore. Cosa ci faceva qui l’agente Broccolini?

Ruffo – era in missione. Dall’ufficio non mi hanno saputo dare molti ragguagli. Pare che gli fosse stato assegnato un incarico speciale ad alto rischio.

Lorenzi – e che altro sappiamo, ispettore, abitudini, modo di lavorare, vizi privati ... eh ?!? Che altro sa dirmi?

Ruffo - dalle mie fonti risulta che Broccolini era un veterano, un solitario, come dire un cane sciolto, sa di quelli che conducono le indagini a modo loro. Ultimamente mi pare che curasse in modo particolare il programma di protezione testimoni sotto copertura ... e anche questo ruolo lo interpretava alla sua maniera.

Lorenzi – Ohibò ... quindi ne deduco che l’incarico speciale cui era stato assegnato fosse quello di tutelare un testimone e che verosimilmente tra gli attori della compagnia si celi per l’appunto un testimone sotto protezione. Ma ... chi potrebbe essere? Ispettore, che dice? Potremmo chiedere alla Centrale?

Ruffo – temo che non otterremmo alcuna risposta. In questi casi, mi risulta che solo l’agente addetto alla sorveglianza conosca le generalità del proprio protetto.

Alla donna delle pulizie, finora in disparte, cade la scopa per terra facendo ricadere su di sé l’attenzione dei due investigatori.

Lorenzi – Ohibò, ecco qualcuno con cui non avevamo ancora parlato, venga signora, venga qua.

Ruffo – Lei chi è ... cosa ci fa qui!

Andreina – con una leggera cadenza meridionale - Andreina sono, la donna delle pulizie. E stavo qui proprio per far le pulizie.

Lorenzi – Ohibò e lei è al corrente di quanto è successo questa sera?

Andreina – e come potrei non saperlo? Il teatro pullula di poliziotti.

Ruffo – non capisco chi possa averla fatta entrare. Proprio qui sulla scena del delitto. Ha toccato o pulito qualcosa.

Andreina – no ... ero appena entrata quando il suo collega mi ha chiamata.

Ruffo – il mio “collega” è il commissario Lorenzi e dirige l’indagine sull’omicidio; lei invece potrebbe cortesemente ripeterci nome e cognome?

Andreina – Andreina Pececa.

Ruffo – uhm ... e dunque è lei che si occupa della pulizia del teatro?

Andreina – esattamente.

Ruffo – e quindi ha accesso a tutti i locali.

Andreina – esattamente.

Ruffo – dunque, anche al locale degli attrezzi scenici. Lei e chi altro?

Andreina – chiunque abbia voglia di entrarci: è sempre aperto.

Ruffo – e questa sera, per la scena del delitto, chi ha portato la pistola dal locale degli attrezzi al palco E’ stata lei?

Andreina – no ... mi occupavo di rassettare i camerini.

Ruffo - e quindi non ha visto nessuno avvicinarsi al locale.

Andreina – nessuno in particolare! Qui è un andirivieni continuo, dentro, fuori, non si capisce niente, sono tutti pazzi questi attori!

Lorenzi - mi levi una curiosità. Lei non è originaria della zona, vero?

Andreina - come no. Sono di qua, i miei genitori sono vissuti sempre in paese. Però si può dire che la mia famiglia è ovunque.

Ruffo - che vuol dire che è ovunque.

Lorenzi - Ispettore, tralasci codeste questioni di così scarsa rilevanza ed atteniamoci ai fatti ... dunque riassumiamo: abbiamo il cadavere di un agente della Digos, un sospetto che è uccel di bosco, una testimone sotto protezione di cui non conosciamo l’identità, almeno un paio di tresche coniugali, rivalità, invidie, inimicizie ... mah ... ce n’è quasi da scrivere un giallo teatrale. E adesso che si fa.

Andreina - scusi commissario ... intanto che lei pensa io mi porterei avanti col lavoro. Ho ancora diversi camerini da pulire.

Lorenzi - ecco! Bene Ruffo, la accompagni e veda se è sfuggito qualche locale alla perquisizione.

Ruffo - prego signora ... faccia strada –

Andreina – iih che bellezza ... scortata da un uomo così fascinoso, come lei, capitano - avviandosi –

Ruffo – non sono capitano.

Andreina – quello che è. Fa lo stesso! Se in polizia fossero tutti aitanti come lei, colonnello, varrebbe quasi la pena di farsi arrestare.

Ruffo – e andiamo. – escono -

Lorenzi - meditando tra sé e sé – eppure qualcosa mi sfugge. Carla: è l’impresario, piena di debiti ma non vuole farlo scoprire. Questa produzione teatrale è la sua ancora di salvezza; pare che abbia una relazione con il regista, Federico, che a sentire gli altri attori, la corrisponde soltanto per interesse. Già, regista di scarso talento, anche per lui questo spettacolo rappresenta, se non l’ultima spiaggia, una delle ultime occasioni per dimostrare quel che vale. E mi sembra anche di aver capito che il nostro buon regista sospettasse di Guido: pensava che volesse soffiargli Carla, la gallina dalle uova d’oro. Uhm ... senz’altro un buon motivo per toglierselo di torno. E chi altro resta, vediamo un po’ ... Jessica, la moglie del nostro bell’evaso, uhm ... che motivo potrebbe aver avuto per uccidere Guido. Beh, parrebbe che l’agente Broccolini con Jessica sia andato ben oltre le proprie competenze professionali. Sembra pure che le abbia fatto delle promesse che ovviamente non poteva mantenere e probabilmente Jessica l’aveva scoperto. Ada ... mah, non riesco proprio ad inquadrarla. Sempre così sfuggente, come se volesse nascondere qualcosa, ... per come si comporta farebbe ricadere facilmente su di sé i sospetti ... e se invece fosse lei la testimone sotto protezione? E infine Alfonso ... Alfonso, di sicuro è quello che ha sparato e che poi si è dato alla fuga ... però alla luce di quanto si è scoperto, comincio a credere che possa veramente essere stato incastrato in un gioco più grande di lui. Ma da chi? E questa è proprio la domanda a cui non so dare una risposta ... per ora.

guarda l’ora  - Ohibò e perbacco! Si è fatto tardi, mi si appannano i riflessi e comincio ad essere stanco. Vorrà dire che per schiarirmi le idee andrò a farmi una tisana nel cucinino del teatro. Ho sempre con me il sacchetto di erbe che mi prepara la mia nonna: una mistura di valeriana e foglie di cavolfiore ... una bomba! Ottima per la concentrazione. – se ne va –

Entra Jessica cerca un pacchetto di sigarette

Jessica   sono sicura di averlo lasciato qui ... magari l’hanno trovato quei due sbirri e se lo sono preso.  – rivolgendosi al pubblico – qualcuno di voi ha per caso visto se quel commissario Lorenzi si è portato via il mio pacchetto di sigarette? No?! Nessuno? Ma porca miseria ... non resisto più, se non fumo una sigaretta sclero. – continua a cercare –

Alfonso   - fuori scena – Jessica.

Jessica - Alfonso!?! Alfonso sei tu?

Alfonso - Jessica! Sì, sono io ... se ne sono andati quei due?

Jessica - quei due chi?

Alfonso - i due piedipiatti.

Jessica - Alfonso ... ma dove sei? Non c’è nessuno, vieni subito qui! – Alfonso entra in scena, si avvicina a Jessica –

Alfonso - oh Jessica. Amore mio! – tenta di baciarla ma lei lo respinge malamente –

Jessica - Lasciami! Bastardo! Me l’hai ammazzato. Va dal commissario e costituisciti. E’ meglio per tutti.

Alfonso - ma Jessica, amore, che stai dicendo. Almeno tu devi credermi. Mi hanno incastrato.

Jessica - chi ti ha incastrato? Chi e per quale motivo? Son tutte balle Alfonso. L’ho capito. Tu hai ucciso deliberatamente Guido perché avevi scoperto che avevamo una relazione.

Alfonso - Ah ... ho scoperto che avevate una relazione? Perché c’era qualcosa ancora da scoprire? Non avete fatto molto per nasconderla. Ma se tu vivessi nella realtà e non in quei romanzetti cretini che leggi, sapresti che oggi non si uccide più il rivale in amore. Si va da un avvocato e si chiede il divorzio.

Jessica - Alfonso ... sei patetico.

Alfonso - No ... patetica sei tu, che l’hai fatto entrare nel tuo letto pensando che potesse darti soldi, fama e successo ... mentre invece lui ti prendeva in giro e ti usava solo per il suo divertimento.

Jessica - maledetto ... tu non sai niente. Dici così solo per farmi del male.

Alfonso - Jessica ... Guido non era quello che diceva di essere: Guido era un agente di polizia. Guarda in faccia la realtà. Tu è da tempo che non mi ami più ... ma non pensare che ti amasse Guido. Di te si è solamente servito.

Jessica in un impeto di pianto e di rabbia lo schiaffeggia proprio mentre entra Federico

Federico – Eccolo qua il nostro uccel di bosco. Che ci fai qui?

Alfonso – Non sono affari tuoi.

Federico – Beh ... se non sono affari miei lo sono certamente del commissario Lorenzi. Anzi quasi quasi lo chiamo!

Alfonso – Certo che sei proprio stronzo. Ti pare che se avessi voluto uccidere qualcuno l’avrei fatto così ... davanti a tutti.

Federico – sai ... con quello che il  bel Guido faceva con tua moglie, quasi davanti a tutti ... poteva anche sorgere il sospetto che tu non lo amassi molto.

Jessica – che cosa ne vuoi sapere tu di quello che facevo con Guido. Fai un favore a tutti e tieni il becco chiuso. – entra Carla, che resta momentaneamente defilata -

Federico – Non osare più parlarmi in questo modo, a te  - rivolto ad Alfonso – ti faccio arrestare. E tu considerati fuori da questa compagnia. Forse tu non hai capito chi comanda qui! Qui, io sono la legge, io sono quello che decide chi va e chi resta, basta una mia parola e tu non calcherai mai più la scena in nessun teatro.

Alfonso – Ora basta Federico, hai passato ogni limite – si avventa su Federico -  

Carla – ma che bella scena! – i due si fermano - No davvero continuate pure. Scusate se vi ho interrotto. Oh ... dunque Federico tu saresti il capo del vapore, il padrone delle ferriere, dunque tu saresti quello che con una parola decide chi va e chi resta.

Federico – cambiando atteggiamento e divenendo molto servile – ma Carla, tesoro mio.

Carla –e non chiamarmi tesoro.

Federico –Carla, amore mio, ero certo che tu avresti approvato quanto stavo dicendo. Certe persone non sono degne di far parte della nostra produzione.

Carla – nostra?

Federico – tua, Carla, certo volevo dire, la tua produzione. – mellifluo, si avvicina a Carla la cinge con un braccio ecc. - Ma infin dei conti pensavo che con l’impegno che ho messo nel dirigerla potesse essere considerata la nostra produzione, è vero mia dolce pagnottella al miele.

Carla – ma che dici ... così m’imbarazzi, ... bombolotto al cioccolato.

Federico – sempre coccolandola - perché vedi mia dolce caramellina, io nei tuoi interessi ci metto tutto me stesso. So quanto importante è per te questa produzione e quindi anche per me diventa vitale. E perciò quando mi trovo davanti a due mele marce, io le schiaccio senza alcuna pietà ... ma solo per proteggere te e i tuoi affari, zuccherosa briochina mia.

Jessica – ma smettetela ... la tua produzione qui, la tua regia là ... ma se sono mesi che non ci paghi gli stipendi ... e tu, regista da operetta, dovresti vergognarti. La tua regia è un autentico insulto a tutto ciò che è teatro. E se siamo giunti fino a questa sera è soltanto per la professionalità di noi attori, Guido compreso.

Alfonso – sentite io non ho tempo per le vostre menate. Me ne vado.

Carla – No, tu non ti muovi di qui. Piuttosto Federico, renditi utile per una volta e chiama il commissario Lorenzi che venga qui a prenderselo. – Federico trae di tasca il cellulare ed accenna a chiamare il commissario –

Jessica –Ecco bravo Federico, chiama la polizia che così, tanto che ci siamo, parliamo anche della questione degli stipendi – Federico si blocca –

Carla – soldi, soldi, tutti chiedono soldi, soldi per gli stipendi, soldi per i costumi, soldi per i teatri ... ma chi vi credete che io sia. Se vi dico che arriveranno, arriveranno.

Alfonso – sospettoso – ma non sarà, cara la mia Carla, che la cassa sia vuota?

Carla – zitto cosa ne vuoi sapere tu.

Alfonso – e non sarà che per salvare la produzione tu abbia cercato qualche metodo poco ortodosso per riempirla.

Jessica – stai alludendo a qualcosa Alfonso?

Alfonso – comincio ad avere un’idea di come possano essere andate le cose e di chi possa avermi incastrato.

Federico – ancora con questa storia! Tu leggi troppi romanzi gialli. Ti abbiamo visto tutti sparare a Guido. E quindi smettila. Ora vado a chiamare la polizia.

Alfonso – Sì ... va pure. Chiama il commissario Lorenzi e l’ispettore Ruffo che ho proprio voglia di incontrarli. Penso proprio di avere una storiella interessante da raccontare.

Jessica – Alfonso! Se hai qualcosa da dire, forse questo è il momento per vuotare il sacco.

Alfonso – Carla ... qui oramai mi sembra sia chiaro a tutti che di soldi non ce n’è nemmeno l’ombra.

Carla – ti ho detto ...

Alfonso – interrompendola – lasciami continuare. Secondo me tu sei completamente al verde e la produzione è alla bancarotta. Poi capita che ci ritroviamo nella compagnia una testimone sotto protezione.

Federico – una testimone sotto protezione?

Jessica – ma cosa stai dicendo Alfonso? E chi sarebbe?

Alfonso – Ada. La nostra Ada tanto riservata e tanto introversa, in realtà è la testimone chiave di un importante processo di mafia. E proprio, mentre si trova in gran segreto, sotto copertura tra gli attori della nostra compagnia, l’agente incaricato di tenerla lontana dai guai, viene ammazzato.

Federico – quale agente?

Alfonso – ma il nostro Guido, no! Chi altri!? Guido era un agente di polizia, infiltrato anche lui nella nostra compagnia per evitare che succedesse qualcosa ad Ada.

Carla – e tu come saresti venuto a conoscenza di tutti questi segreti?

Alfonso – mentre voi eravate tutti chiusi nei vostri camerini e gli agenti erano tutti impegnati a cercarmi fuori intorno al teatro ho avuto modo, qui sul palco, di parlare con Ada e di scoprire tutto.

Jessica – ma io ancora non riesco a capire con tutta questa storia, dove vuoi andare a parare.

Alfonso – è semplice, ecco vedi Jessica, parlando con Ada, è saltato fuori che sulla sua testa, nell’ambiente della mala, è stata messa dalla mafia una taglia di un milione di Euro. Non so come la nostra produttrice ne sia venuta a conoscenza. Non conosco i contatti che ha. Certo è, che la cifra di un milione di Euro alla nostra Carla, cascherebbe proprio a fagiolo.

Carla – ah bene ... e così ti saresti inventato tutta questa storia per scagionarti e rimpallare le tue responsabilità su di me. Bravo, bravo! Bella fantasia! Ma ti dico che non funzionerà.

Ada – entrando – purtroppo non è fantasia. Quello che ha detto Alfonso è tutto vero! E Carla ... tutti gli indizi, a questo punto, sono contro di te.

Federico – E tu da dove salti fuori. Cos’è questa storia che vi siete inventati tu e Alfonso? Carla è assolutamente solvente, gode di una situazione finanziaria assolutamente florida, lo so io, ne sono certo. Non avrebbe avuto nessun motivo per mettere in piedi una messinscena del genere. E’ vero Carla? Diglielo anche tu.

Carla – tirando fuori dalla borsa una pistola – beh! Diciamo che qualche piccolo problema di cassa effettivamente c’è stato, però adesso dovrei proprio riuscire a risolverlo.

Esclamazioni a soggetto da parte di tutti

Alfonso – ecco ... ora dovrebbe esser chiaro a tutti chi è stato a sostituire le pistole e condannare Guido a morte.

Carla – sì è vero ... sono stata io. Ma ora non ti servirà più molto saperlo. Ne a te ne a loro, visto che stanno tutti per dipartire da questo mondo

Federico – No ... io, no. Carla che dici? Lo sai che ti amo ... io sono dalla tua parte, qualunque cosa tu abbia fatto. Lo sai, io sono con te comunque e sempre!

Carla – stai zitto tu. Mi hai proprio seccata con tutte le tue contumelie. Insulso lacchè. Servile e manicheo come sei mi hai proprio rotta.

Federico – Ma Carla ... io ...

Carla – E’ finita Federico! Con un milione di Euro troverò qualcun altro più giovane e più bello che mi scaldi le lenzuola.

Alfonso – non te la caverai.

Carla – certo che me la caverò. Le colpa di tutto questo ricadrà ancora una volta su di te. Dimentichi che sei tu quello ricercato.

Alfonso – Arriveranno comunque a te. Si chiederanno come mai tra i cadaveri degli attori della compagnia manchi il tuo.

Carla – Chi arriverà a me? Quei due morti di sonno del  commissario Lorenzi e del suo scagnozzo? Ma non farmi ridere! Non mi sembra proprio che abbiano delle capacità deduttive tali, da far luce su tutto il caso.

Entrano Lorenzi e Ruffo pistole alla mano.

Lorenzi – Ferma signora Monegaschi. Giù la pistola. Ohibò le nostre capacità deduttive non saranno eccelse. Ma davanti ad una confessione, così plateale, come quella che ha appena reso davanti a tutti, non ci si può proprio sbagliare. Ruffo, disarmi la signora e l’arresti.

Ruffo – metta giù la pistola ... molto lentamente, ... ecco così.

Ruffo si avvicina a Carla per prendere la pistola; Carla dapprima sembra cedere, poi in un impeto cerca di sparare; ne segue una breve colluttazione che terminerà con uno sparo. Breve pausa, mormorii a soggetto, Ruffo crolla a terra ferito a morte. Alfonso giunge alle spalle di Carla e la disarma. Le tiene la braccia dietro alla schiena fintanto che Lorenzi non l’ammanetta. Lorenzi strattonandola la fa sedere.

Lorenzi – disgraziata! Cosa ha fatto. Stia ferma qui e non si muova. – va verso Ruffo – qualcuno chiami un’ambulanza. Presto! – rivolto a Federico – Lei, venga a darmi una mano. Spostiamolo di qua. Facciamolo sedere su quella poltrona. Ruffo, dica qualcosa, come si sente? Ruffo, tenga duro. L’ambulanza sta per arrivare. Ruffo, coraggio non molli proprio adesso!

Federico – Commissario! ... Commissario, l’ispettore se n’è andato.

Lorenzi – Ruffo. Ispettore Ruffo. Mi parli, forza è grazie a lei che abbiamo risolto questo caso. Non se ne vada Ruffo.

Federico – Commissario. Ormai è troppo tardi. L’ispettore è morto!

Lorenzi – rivolgendosi a Carla – Assassina! Questa la pagherà molto cara. Penserò io stesso a far in modo che non lei non esca più di galera. Non c’era proprio alcuna necessità di uccidere l’ispettore Ruffo. Io l’avevo capito fin dall’inizio che dietro allo scambio di pistole non poteva che esserci lei.

Alfonso – scusi commissario! Allora io posso ritenermi libero. Non sono più ricercato? Perché fino a cinque minuti fa mi sembrava di aver dietro l’intera forza di polizia della città.

Lorenzi – ma non dica così. E’ ovvio che l’ispettore Ruffo possa averla scambiata per il colpevole. Era una così brava persona ... ma non poi così dotato. Io sì ... certo l’ho capito subito che lei era innocente. Ma ho dovuto fingere di credere nella sua colpevolezza. A volte le indagini di polizia seguono strade tortuose.

Jessica – complimenti commissario: ha finto talmente bene che ci eravamo convinti tutti. Alfonso, proprio io che ti conosco così bene, ho creduto fossi colpevole. Potrai mai perdonarmi?

Lorenzi – Eh sì ... certo che la mia, è proprio stata un’interpretazione magistrale ... d’altra parte anch’io in gioventù ho fatto teatro diretto dal famoso regista Taledin. ... Non lo conoscete? ... Ohibò, sto divagando, ora è meglio che riprenda le mie funzioni di pubblica sicurezza. Devo rinchiudere questa candidata all’ergastolo nella prigione di Occhio ai Ceppi e buttare via la chiave. Ada, lei vada in camerino e chiuda la porta a chiave. Darò istruzioni perché vengano a prenderla per scortarla in un rifugio sicuro. E lei Ghirlandino, per cortesia, esca in strada ad aspettare l’ambulanza. Signora Monegaschi, si alzi, andiamo!

Carla – voglio solo che tutti sappiano, che ciò che ho fatto, non l’ho fatto per me, ma per il teatro, in nome delle muse ispiratrici della mia vita. Talia, Melpomene, Tersicore, dove siete in questo momento di disgrazia? Perché mi avete abbandonata?

Lorenzi – stia tranquilla, io non l’abbandono di certo. Andiamo via. – escono -

Federico – che donna odiosa! Ho sempre pensato che fosse gravemente disturbata. Ma ora basta! Prendiamo in mano il nostro destino e diamo una svolta. Questo spettacolo s’ha da fare. Ci autofinanzieremo e lo porteremo a termine. Con la mia supervisione risolveremo ogni problema. Era proprio ora che a capo della baracca ci si mettesse una persona con le palle.

Jessica – Federico, hai sentito il commissario? Vai fuori ad aspettare l’ambulanza; fa una favore a tutti ... vai!

Federico – Ah sì, sì vado, ... ma ne riparleremo. Ho già in mente delle idee stupefacenti.

Alfonso – Federico ... è già stupefacente che tu possa avere delle idee. Va ... e torna pure con comodo.

Federico – vado, allora, vado. – esce -

Alfonso – bene! Allora sembra proprio che tutto sia finito. Ada, hai visto, anche per te i problemi finalmente sono risolti.

Ada – non ne potevo proprio più. La tensione mi stava uccidendo.

Jessica – Alfonso ... senti ... questa sera potremmo cenare insieme in quel localino romantico in fondo alla via. Abbiamo tante cose di cui parlare. Chissà forse anche per noi c’è ancora un futuro.

Alfonso – che dire ... rimettere insieme i cocci della nostra vita sarà un po’ dura. Ma possiamo provarci. Io, Jessica non ho mai smesso di amarti.

Jessica – oh Alfonso ... – Alfonso abbraccia Jessica e cingendola con un braccio la accompagna fuori –

Alfonso –Ada, va in camerino, non restare sola qui. Noi andiamo.

Ada – ah che sollievo. Non mi sembra vero che tutto sia finito. Tra due giorni ci sarà il processo e a mio marito verrà resa giustizia, a lui, a Guido, all’ispettore Ruffo, tutte vittime innocenti di quell’assassino di Andrea Capece. – esce spegnendo alcune luci sul palco –

Dopo pochi istanti entra in scena Andreina con la scopa. Ramazza un po’ in giro, da una spolverata qua e là, si porta al centro della scena, si accende una sigaretta e inizia a parlare con un’inflessione siciliana che si fa via via sempre più marcata

Andreina – oramai se ne sono andati via tutti. Si credono al sicuro. Ma chi mai è veramente sicuro a questo mondo. Solo i potenti lo sono, solo chi non dimentica e va avanti fino in fondo, solo gli uomini d’onore ... e le donne di onore. Parola di Andreina ... anzi di Andrea Capece. – toglie il grembiule e il fazzoletto che aveva in testa, scopre un fucile, abbassa ulteriormente le luci in scena ed esce.

Fuori Campo:

Andreina – Signorina Ada, Signorina, apra sono Andreina, le ho portato una camomilla.

Ada –ah è lei Andreina. Sì certo le apro subito la porta. Ma ... Andreina che fa ... Andreina?

Andreina – E che non lo sapevi che Andrea non è solo un nome da uomo?

Ada – Andreina? ... Andrea Capece! –

Quattro o cinque spari. Si chiude il sipario.

F i n e