Giorni di festa

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GIORNO DI FESTA

Commedia in un atto

di FRANCESCO LANZA

PERSONAGGI

ANNA

SANTA

LE BAMBINE

LA VICINA

BASTIANO

IL COMPAGNO

I CORI.

Commedia formattata da

Di sera, in casa di Anna, venere rustica. Una pic­cola stanza nuda, con quadri di santi alle pareti.

Nel centro, infondo, un balcon­cino, alla cui ringhiera sono attaccate graste di garofani, menta, semprevivi, basilico. A destra, la comune. A sinistra, l'alcova nascosta da una cortina dì tela rossa a fiorami.

E’ la festa del Corpus Domini, nel maggio odoroso. Il Signore deve passare per la strada, e tutti gli preparano grandi feste: luminarie, altari per la benedizione, mortaletti, fuochi di bengala, fiori e canti. Le fanciulle vestite da verginelle e da angioletti con ali di cartone do­rate vanno e vengono per la strada cantando e vociando, con canestri di fiori da buttare al pas­saggio del Signore Sacramentato: petali di rose, gigli, ginestre, violaciocche, margherite. Tutta Varia ne odora. Ogni donna butta nello scaldino acceso per l'occasione grossi chicchi d'incenso, e le viuzze sordide se ne profumano. Come il Si­gnore passa, ogni scaldino servirà da turibolo. A tutte le porte, a tutte le finestre a tutti i balconi sono accesi lumi a petrolio e ad acetilene, lu­cerne, lampioncini colorati. I più poveri riem-piono d'olio grossi gusci di lumaconi e con lucignoli di stoppa li mettono in fitte righe sui da­vanzali; o inzuppano nel petrolio batuffoli di cotone e li accendono al bengala a molti colori verde, rosso, giallo, smorto, bianco argentato. Al passaggio del Signore ogni strada sarà un para­diso splendidamente variopinto. Risa, canti, gri­da; e un gran da fare di donne e uomini agli al­tari acconciati con grande sfarzo: ognuno più ricco e meraviglioso dell’altro, che ogni altare vuole avere nella strada il primato, ad onore di chi lo para.

 (Anche Anna ha pronta la sua casa per il pas­saggio del Signore. Al balcone sono già accesi due grandi lumi, e alle ringhiere sono attaccati per mezzo di cannucce numerosi bengala. Anna è vestita a festa, dei suoi abiti più belli e sgar­gianti: gonnella di seta verde e corpetto azzurro con grande sparato. Alle sue trecce, munite di vistosi pettini, è infisso un gran garofano rosso. Ella sembra acconciata per l’arrivo di un inna­morato ardentemente atteso. Aiutata da Santa, mezzana e praticante, ella sfoglia in un canestro i fiori di maggio, mazzi di ginestre, rose e gigli).

Anna                                  - Ho dato cinque lire per il nostroaltare. E hanno voluto anche il mio bell'arazzo del Cuor di Gesù, che costò venticinque lire.

Santa                                  - Beata te, che hai denari quanti ne vuoi.

Anna                                  - Quanti ne voglio! Ci son giorni che muoio di fame!

Santa                                  - Questo lo dici tu? A te non costa niente guadagnarli.

Anna                                  - Se non mi costa niente, perché non fai anche tu la mia arte?

Santa                                  - Il Signore non mi fece bella.

Anna                                  - Sono la serva di tutti. E i più son dei malacarne che me ne fanno quanto a una cagna, o non pagano. Che puoi farci se non pagano?

Santa                                  - E Bastiano?

Anna                                  - Perché deve immischiarsene? Non mi piace che buschi una coltellata per cinque lire. Ci penserà il Signore per essi. Chi mi leva il pane di bocca, il Signore ci pensa. Me lo guada­gno con la mia vergogna; tutte mi fuggono co­me un'appestata, e ce n'è nella strada, tu lo sai bene, che non valgono neppure la punta del mio dito. E Bastiano, chi lo vede? L'hai visto tu? e io neppure. E' una grazia del Signore se viene qui ogni quindici giorni.

Santa                                  - Nella strada t'invidiano, questo è. Tutte vorrebbero essere come te.

Anna                                  - Lo so: asini alla fiera io ne ho quanti ne voglio. Ce n'è di quelle che non ne hanno neppure uno.

Santa                                  - Chi non ne ha, se lo cerca di nasco­sto, non ci pensare! Siamo tutte le stesse, le donne. Ma tu hai bei vestiti, denari quanti ne vuoi, e se uno ti piace, ch'è bello e ricco, lo mandi a chiamare e quello viene di corsa.

Anna                                  - Nessuno mi piace. Bastiano solo che gli voglio bene, e non si fa vedere mai. Che vuoi farci?

Santa                                  - Domani te lo chiamo.

Anna                                  - No, che non muoio. Se gli piace, venga lui. Il mio letto è di là; se non c'è lui c'è un altro. Non ho mai freddo, non ci pensare.

                                           - (S'ode venire dalla strada un fresco coro di bambini) :

Vi adoro ogni momento

o vivo pan del Ciel gran Sacramento!

E sempre sia lodato

l'amabile Gesù Sacramentato!

Anna                                  - Viene il Signore!

Santa                                  - No, sono i bambini.

Anna                                  - Spicciati! (Va al balcone, e chiama) Assuntina!

La voce della Bambina      - Che volete?

Anna                                  - Dov'è il Signore?

 La voce della Bambina     - Ancora c'è tempo! Mi date dei fiori per il mio canestro?

Anna                                  - Sì, sali: te ne dò una manata.

Santa                                  - Non vedi che non bastano neppure per noi!

Anna                                  - Che t'importa. Il Signore vede l'in­tenzione. Dalle innocenti i fiori sono più graditi a Dio. Io peccatrice dò al Signore i miei peccati.

Santa                                  - Tutti siamo pieni di peccato; chi per un conto, chi per un altro.

Anna                                  - Il Signore è misericordioso. Per noi peccatori, Egli patì sulla croce, e fu incoronato di spine.

(Entrano dalla comune due bambine, di cui una vestita da verginella).

La Verginella                     - Ci date davvero i fiori?

Anna                                  - Sì; dov'è il canestro?

La Verginella                     - Me li metto qui, nel grem­biule.

Anna                                  - (dandole una manata di fiori) Ecco.

L'altra Bambina                 - Dategliene un altro pu­gno. Noi ne abbiamo pochi nel canestro: e voi che ne dovete fare di tutti questi?

Santa                                  - Li dovete buttare voi solo? Anche noi abbiamo le nostre mani.

La Verginella                     - I fiori devono buttarli le verginelle. Se li buttate voi, il Signore non li accetta.

Santa                                  - Chi te l'ha insegnato, tua madre?

Anna                                  - To', to'; noi ne abbiamo molti per noi.

La Verginella                     - Andiamo a metterli nel no­stro canestro. Non te ne vieni?

L'altra Bambina                 - Io resto qua a godermi la festa dal balcone.

La Verginella                     - E se tua madre ti cerca?

L'altra Bambina                 - Se mia madre mi cerca, sono qua.

La Verginella                     - (se ne va).

La Bambina                       - Avete visto l'altare? Nel mezzo c'è il vostro Cuor di Gesù. Com'è bello! Chi ve l'ha regalato?

Anna                                  - L'ho comprato coi miei denari.

La Bambina                       - E i denari?

Anna                                  - Li ho guadagnati; non li ho rubati.

La Bambina                       - Perché non mi date dei sem­previvi? Me li date?

Anna                                  - Sono nella grasta: cogliteli.

Santa                                  - Vedrai che li coglie tutti. Nella gra­sta resteranno solo gli stecchi.

La Bambina                       - Me ne colgo un mazzolino per mettermelo qui in mezzo al petto. (Va al bal­cone) Oh, oh, laggiù è tutto luce! L'altare splende come una chiesa. Accendono i colori.

Santa                                  - Vuoi vedere che passa il Signore?

La Bambina                       - No, non è il Signore. Anche qui, nella nostra strada, i lumi sono tutti ac­cesi. Alla finestra della Correnti ci sono cento­mila lumaconi accesi.

Santa                                  - E voialtre non avete acceso niente?

La Bambina                       - Noi abbiamo acceso i lumi.

La voce della Vicina          - Michela! Michela!

Anna                                  - Ti chiama tua madre.

La Bambina                       - Che vuoi?

La voce della Vicina          - Dove sei? Vieni qua!

La Bambina                       - Sono qua. Sto cogliendo dei semprevivi. Ora vengo.

La voce della Vicina          - Vieni subito, scel­lerata! Vieni qua, che ti strappo i capelli!

Anna                                  - Lasciatela stare: ora viene!

La voce della Vicina          - Ah, l'hai chiamata tu, ruinagente?

La Bambina                       - (ad Anna) Non le rispondete nulla. Lasciatela cantare.

Anna                                  - Vattene.

La Bambina                       - Perché? Mi piace starci e ci sto.

La Vicina                           - (apparendo dalla comune) Vieni qua. ('Prende la bambina per la treccia e se la tira dietro) Vieni giù che ti darò il resto. (Ad Anna) E tu non te la chiamare più. Non voglio che ci stia con te.

Anna                                  - Perché? Te la insudicio?

La Vicina                           - Me la insudici. Chi ti vede, si insudicia gli occhi.

Anna                                  - E perché mi guardi allora? E perché, quando muori dalla fame, vieni a mangiare il mio pane?

La Vicina                           - Sul tuo pane io ci sputo, che non è grazia di Dio.

Santa                                  - Vattene, vattene. Perché vuoi met­tere il fuoco nella casa altrui?

La Vicina                           - Me ne vado, che i piedi mi bruciano. (Se ne va con la bambina).

Anna                                  - Hai visto? Ma le farò schiattare tutte dalla rabbia. Centomila ne voglio avere e voglio stare in cucina vestita di seta e di broccato.

Santa                                  - Perché te ne curi? Se la gente canta, lasciala cantare. Ascolta, dammi due lire: non ho olio per la pasta, e non ho più un pezzetto di carbone. Non mi hai dato niente quando t'ho chiamato Don Giulio Sciré!

Anna                                  - T'ha dato dieci lire, Don Giulio, lo so!

Santa                                  - M'ha dato quanto mi meritavo. Tu non ti ci devi immischiare.

Anna                                  - Ti dò due lire perché è la festa delSignore, e voglio meritarmi la sua grazia. Hai acceso lo scaldino?

Santa                                  - E' al balcone.

Anna                                  - E l'incenso, l'hai comprato?

Santa                                  - Ce n'è da profumare una chiesa. L'ho messo nella grasta della menta.

Anna                                  - Come passa il Signore, ci pensi tu.

Santa                                  - Ci penso io.

(S'ode bussare forte alla comune, e subito appare Bastiano, seguito dal compagno).

Anna                                  - Chi è? Chi è?

Bastiano                             - Sono io.

Anna                                  - Tu?

Bastiano                             - Ti saluto, rosa spampanata!

Anna                                  - Ti saluto, macchia d'ortica. Beato chi si vede!

Bastiano                             - Chi ha occhi si vede. E chi aspetti, il re?

Anna                                  - Aspetto chi mi viene a trovare.

Il Compagno                      - (goffamente) Siete vestita come la regina del Portogallo.

Bastiano                             - Ma nel suo letto è come la re­gina della Francia.

Anna                                  - Taci, che fra noi due non c'è nulla da dividere! Perché sei venuto? Hai perduto un soldo che vieni a cercarlo qui?

Bastiano                             - M'hanno detto in piazza che il Signore passava di qua, e che non ricevevi nes­suno, per goderti la festa. E' vero che non ri­cevi nessuno?

Anna                                  - Non ho ricevuto te? T'ho forse man­dato via?

Bastiano                             - Io sono venuto per vedere pas­sare il Signore?

Anna                                  - Il Signore passa per la strada.

Il Compagno                      - (fischiettando in sordina se ne va al balcone. Nelle pause s'ode sempre il suo fischiare sordo, monotono).

Santa                                  - (va qua e là sfaccendando: raggiusta una sedia, raccoglie i fiori caduti a terra, infine porta il canestro al balcone, ove resta).

Bastiano                             - Io mi metto al balcone, e me lo godo.

Anna                                  - Goditelo.

Bastiano                             - (va al balcone e torna subito) Vieni qua, fiato della mia bocca.

Anna                                  - Che vuoi?

Bastiano                             - (stringendola) Ti voglio parlare.

Anna                                  - (buttandogli le braccia al collo) La­sciami stare, peccato mortale!

Bastiano                             - E' un mese che non ti vedo. E' un mese che non vedo grazia di Dio.

Anna                                  - Dove sei stato? Sei stato in pur­gatorio ?

Bastiano                             - Siamo stati a scerpare le fave.

Anna                                  - Se non hai mangiata la mia, hai mangiata altra carne. Non ne manca al mondo.

                                           - (S'ode venire da lontano il coro dei bambini) O vivo pan del Ciel gran Sacramento!

Bastiano                             - La tua, ma col pensiero. E quando ti pensavo, mi pareva di cascare a terra come un passero colpito da una sassata.

Anna                                  - Il sole t'ha abbrustolito, come un ciottolo di fiume. Perché non sei venuto? M'hai fatto pensare.

Bastiano                             - Ora son qua. (Feroce) Come sei bella! Ti voglio divorare!

 (Improvvisamente s'odono innumeri mortaletti scoppiare rincorrersi e frantumarsi nel cielo lontano con un soprassalto di fuoco).

Anna                                  - Non ora. Viene il Signore! Lo senti? è all'altare della Mantegna!

Santa                                  - (dal balcone) No. Non è all'altare della Mantegna.

Bastiano                             - Il Signore l'ho lasciato in piazza che faceva la benedizione.

Anna                                  - (trascinandoselo) Vieni qua, cuore mio. (Scompaiono nell'alcova. Nel silenzio e per tutta la scena s'ode il fischiare del compagno. Lentamente la scena assume un aspetto fanta­stico. Da un brusìo lontano emergono a tratti voci d'argento lodanti il Signore, scoppio di canti liturgici, vocìo di bambini, cantilenare di donne, rullare di tamburi. E' il Signore che si avvicina. Un acuto profumo di fiori riempie la scena).

Santa                                  - (forte al compagno inginocchiandosi) Guardate! Guardate! (Fa la benedizione all'altare della Mantegna!

 (Vengono tracangiando subito, bagliori di fuo­chi colorati. In un silenzio improvviso, odorato d'incenso, sparano lungamente mortaletti, tuona un rumore di banda).

Santa                                  - (alzandosi) La benedizione è finita! Ecco, viene, viene!

                                           - (Ora tutta la strada è una meraviglia di luci e di colori e di canti che aumentano, si avvi­cinano, s'incorrono, s'accalcano. Vocìo, grida, in­vocazioni. Ciò che avviene nella strada invade immediatamente la scena).

Santa                                  - (butta nello scaldino l'incenso e tosto la fumata empie il balconcino; quindi al com­pagno) Accendete i colori!

Il Compagno                      - (con uno zolfanello accende i fuochi di bengala e ogni cosa dentro ripete il variar dei colori, in una fumosa fantasmagoria).

Il coro dei Bambini:

A voi dono il mio cuore, Santissimo Gesù, mio Salvatore!

Gesù, Cuor di Maria,

vi prego benedir l'anima mia!

Coro di Donne                   - E sempre sia lodato l'amabile Gesù Sacramentato!

Santa                                  - (gridando verso l’interno) E' qua! E' qua!

Anna                                  - (appare trasognata dall'alcova, seguita da Bastiano) I fiori! Dove sono i fiori?

Santa                                  - Sono qua. Li butto io.

Bastiano                             - (s'avvicina al balcone dietro ad Anna).

Il coro dei Sacerdoti          - Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae.

Il coro delle Donne            - (più lontano): E lodiamo ogni momento nostro Dio nel Sacramento!

Altro coro di Donne          - Al ciel, al ciel, al ciel, andrò a goderlo un dì!

 (Al balcone tutti s'inginocchiano, mentre Santa butta a manate i fiori. Si vede passare nel grande incendio colorato il baldacchino tutto oro ed argento. Scoppio di mortaletti, altro divampare di bengala).

Anna                                  - (forte, appassionata) Signore, perdo­nate i miei peccati. Signore, abbiate pietà di me peccatrice: come la Maddalena io sono ai vostri piedi!

 (I cori, le grida, i canti, le invocazioni, si in­crociano, si confondono, s'abbracciano, si frantumano, in odorosi pulviscoli d'oro).

Il coro dei Sacerdoti          - (lentamente lontanando, mentre le luci scompaiono e i colori si smor­zano) Laudate pueri Dominum: laudate no­men Domini!A solis ortu usque ad occasum: laudabile nomen Domini!  Quis sicut Dominus Deus noster, qui in alti» habitat; et humilia respicit in coelo et in terra? Suscitans a terra inopem: et de stercore erigens pauperem.Ut collocet eum cum principibus: cum principibus populi sui.

FINE