Giosafat

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GIOSAFAT

GIOSAFAT

Commedia in quattro quadri

di LUIGI SANTUCCI

PERSONAGGI

Il Profeta

La Prostituta

Il Papa

L'Innamorato

L'Innamorata

L'Americano

Il Russo

Il Cinese

Il Borghese massificato

Lo Strillone

Il Primo Astronauta

Il Secondo Astronauta

Lo Scienziato atomico

Gli Hippies

La Morte

Il Negro

Il BambinO

Il Vecchio

Il Malato

Il Carcerato

L'Internato

Comparse (gente, chierici, preti, poli­ziotti, ecc.)

Coro (sempre fuori scena)

Commedia formattata da

 Primo Quadro. La Città

La scena rappresenta un'immagine di città moderna. Grattacieli, semafori, in­segne di night-clubs, supermercati, sui tetti grovigli fittissimi di antenne tele­visive. Tra le case, una chiesa barocca: ma tutto è accatastato come in una rissa tra gli edifici stessi, ed insieme avvolto in uno spazio e in un'atmosfera di de­serto. Stridore e boati di traffico; sul fondo campeggia, più alta delle case, una macroscopica autoambulanza, quasi l'os­sessivo duomo della città (all'inizio squil­lerà in lontananza, poi assordante e rav­vicinata, la sirena del pronto soccorso). Vicino a una pianta ridicolmente nana e tisica siedono su una panchina i due In­namorati. Sul lato destro una delle case, la prigione, ha un'inferriata a livello stra­dale dietro cui è visibile, aggrappato alle sbarre, il Carcerato; un'altra, l'ospedale, fa vedere in modo ben distinto il Ma­lato in un letto o in piedi, in pigiama); più discosto dall'ammasso delle case, un filo spinato con dentro, in uno spazio ristrettissimo, un uomo cencioso: l'Inter­nato. Più di proscenio, su una stilizzata utilitaria ove siede al volante, il borghe­se massificato. Sul lato sinistro tre uomi­ni giuocano ai dadi davanti a un gran mappamondo collocato entro il loro trian­golo; l'Americano, pullover girocollo co­perto delle stelle e dei colori USA; il Russo, colbacco di pelliccia sormontato dalla stella rossa; e il Cinese, camiciotto blu maoista e faccia fortemente tinteg­giata di giallo. Alle loro spalle un pugile negro in braghette e guantoni li osserva in piedi. Pure nei pressi dei tre giocatori, a osservarli, è lo Scienziato atomico: por­ta sul torace una sorta di corazza-ordigno con manometri e pulsanti; in testa una complicata torre con antenne e aggeggi tecnologici, a raffigurare il « cervello elettronico ». Più in centro, su una pan­china o al tavolino esterno di un caffè, un Vecchio signore col cappello e il ba­stone. Legge quieto 'il giornale, e di quando in quando riceve il Bambino (ve­rosimilmente suo nipote) che giuoca con un piccolo carro armato fra la ghiaia, mentre la Madre sferruzza su una pan­china seguendo teneramente il figlio. Mezza dozzina di Hippies - abbiglia­mento eccentrico e lunghe chiome - con chitarre, sulla scala di pietra della chiesa. Mescolati agli altri, i due Astro­nauti, con tuta, la testa scoperta e il casco spaziale sotto il braccio. Due poli­ziotti. La Prostituta gira con sigaretta provocando i presenti ma tenendo soprat­tutto d'occhio, languidamente, il Profe­ta. Questi veste una tunica che ricorda il Cristo: ha capelli lunghi, un'espressio­ne dolente e quasi smarrita. Fra tutti, vestita di nero in lunga gonna, si aggira la Morte. All'aprirsi del sipario entra in scena da un lato lo Strillone col fascio di giornali sotto il braccio, e dall'altro il Papa, con preti e chierici, solennemen­te paludato, che sale i gradini della chiesa per entrarvi. Al suo passaggio qualche se­gno di croce e genuflessione - (le tre don­ne; il vecchio si toglie il cappello), nei più indifferenza, qualche fischio e risata.

Squillo lungo di sirena, che sulla stessa nota si sviluppa poi in musica.

Lo Strillone                   - (attraversando la scena verso il Papa che entra). Cinque casi di colera anche nella nostra città...

Il Profeta                       - (al passaggio del Papa tenta di fermarlo, inginocchiandoglisi davanti). Santo Padre... Santo Padre, fermati: qui c'è tanto dolore.

Il Papa                           - (benevolo, ma distaccato e im­paziente, gli pone una mano sui capelli). Il rito ci attende. Confida in Dio, figlio­lo. (Entra nella chiesa col seguito).

Il Profeta                       - (si aggira sconsolato fra gli astanti, accostandosi a ciascuno, li trafig­ge con uno sguardo di pietà impotente o dedica a qualcuno un gesto di solidarietà: accarezza il Bambino, batte la mano sulla spalla al Vecchio, si mescola affabilmen­te agli Hippies che lo guardano inebetiti e sarcastici, ai tre che giuocano alle carte e lo osservano con ostile sospetto. Infine si sofferma davanti alla finestra del Car­cerato). Che hai fatto? Hai ammazzato? (L'uomo dietro le sbarre fa cenno di sì, spinge le braccia disperatamente oltre le sbarre; il Profeta lo abbraccia).

Gli Hippies                    - (in coro sulle loro chi­tarre). Tutti hanno ammazzato - tutti hanno ammazzato.

Il Profeta                       - (sosta davanti al Malato). Molto male? Dimmi, dove? (Il Malato annuisce e si tocca tutto il corpo: anch'egli sporge le braccia sfinite fuori dal davanzale e il Profeta lo abbraccia e ac­carezza per un attimo).

Gli Hippies                    - (c.s.). Tutti stiamo male - tutti stiamo male.

 Il Profeta                      - (si porta davanti ai fili spi­nati del lager). E tu, compagno, perché ti han deportato? (Il Deportato apre le braccia, come chi non sa o non ricorda; il Profeta attraverso i fili gli stringe le spalle e lo incoraggia).

  Gli Hippies                    - (c.s.). Tutti ci hanno de­portato - in un luogo disperato.

Il Profeta                       - O città, perché ci castighi tanto - di essere nati fra le tue mura. -Le tue case - a quest'ora che le finestre si accendono - potrebbero essere così dolci. - Quale mostro le assedia - e mor­de i nostri cuori? - E tutti ci affannia­mo a scappare - e siamo sempre qui. -Un altro giorno - è passato - e nulla va meglio di ieri. - Ma dove fuggire? Coro. Dove fuggire?... L'Innamorato         - (stringendo la ragazza). Perché piangi, amore? Se i tuoi non vo­gliono scapperemo. Questa sera, scappia­mo stasera. Ti amerò tutta la vita!

Gli Hippies                    - (con una risata, ritmando sulle chitarre). Non è vero non è vero -vuole solo portarti a letto - non ha in te­sta altro pensiero - quel gorilla maledetto. (L'innamorato stringe al petto la ra­gazza e tende il pugno minaccioso e sprezzante verso gli Hippies).

L'Innamorata                 - No, io so che mi ami. Ma a che serve? Verrà la morte per mio padre. E per noi i rimorsi! Poi la morte verrà anche per noi.

La Morte, nel suo vagabondare semidan­zante, li sfiora, li tocca con le mani, essi si ritraggono con ribrezzo abbracciando­si. Il Profeta è ora alle spalle degli In­namorati e appoggia le mani sulle loro teste. Poi si porta nel crocchio dei tre che giuocano ai dadi, li guarda in­terrogativamente. Il Cinese, il Russo e l'Americano giuocano un'aspra partita, gonfia di ostilità, cui il pugile negro assi­ste sempre più inquieto).

 L'Americano                - (play-boy di 40 anni, ca­pelli corti, veste un maglione con le stel­le USA, fuma un grosso sigaro). No, niente angosce. Mille dollari al mese e uno può pagarsi un buon psicanalista che mette tutto a posto. Anche le ango­sce per il Vietnam. Happy end, lieto fine... Da noi in USA si compra il lieto fine, non c'è da scappare. (La Morte gli fa una carezza e l’Americano si ri­trae con una schivata di ripugnanza). Ba­sta restare in USA e rendere tutto USA. Sorridere... (sorride) e picchiare    - (asse­sta un ceffone al Cinese). Gli Hippies. Vietnam! Vietnam! Viet­nam! (Dal loro gruppo, coro di schia­mazzi e pernacchie all'indirizzo dell' Ame­ricano).

Il Russo                         - (voce da basso profondo) Marx Lenin Stalin... Non si può far fe­lice il mondo senza imparare a odiare abbattere uccidere. E noi siamo felici perché i nostri maestri ci hanno insegna­to a uccidere abbattere odiare per ren­dere un giorno felici i lavoratori. (La Morte gli fa le corna con le mani e il Russo gira le spalle e si rimette rabbioso a giocare con gli altri due).

Gli Hippies                    - Il patto con Hitler - le fosse di Katin - le purghe di milioni di uomini. Assassini!

Il Cinese                        - Settecento milioni: siamo tutti puliti vestiti e sfamati. Abbiamo Mao, il riso e anche l'atomica. Perché nervosi, onorevoli nemici? Io sorrido sempre. La Morte per noi non ha alcun senso. (La Morte gli fa davanti un mimo orientale, e il Cinese la caccia sorriden­do, come una mosca).

Gli Hippies                    - Viva Mao Tse-tung - viva Mao Tse-tung... - Viva Mao - Viva Mao -Viva Mao, Mao, Mao!

Il Negro a questo punto, in una crisi isterica di violenza, prende a pugni i tre giocatori. Due poliziotti lo immobi­lizzano, lo percuotono duramente e lo trascinano via.

Il Papa                           - (uscendo dalla chiesa: musica d'organo). Amare. E' il precetto di Cri­sto. L'odio è il peccato contro lo spiri­to, il peccato senza perdono. E il solo amore è nella Chiesa. Guai ai disertori. E guai ai giuda! Stringetevi attorno al vicario di Dio e avrete la pace in questi miseri giorni, e la gloria futura. (Con­geda il suo seguito e rimane tra i perso­naggi in dignitoso e distaccato atteggia­mento).

Il Borghese massificato       - (appoggiato alla sua utilitaria). Cose troppo grosse. Si ostinano a complicare. - Questa mac­china va bene. Non mi hanno mai tam­ponato. Al sabato mi porta ai laghi, nel­le sicure colonne del week-end. Con mia moglie, eccola là, con mio figlio, eccolo là. - Non mi sono mai ammalato. - La sera della domenica, quasi sempre riu­sciamo a essere a casa in tempo per la televisione. - Non fumo più. (La Morte gli si accosta: terrorizzato rientra nell'abi­tacolo, suona disperatamente il clacson).

Primo Astronauta          - No, la soluzione è un'altra. Non è qui, è altrove. Qui tutto è finito, John. Qui si crepa di smog, guerre, sovrappopolazione, e loro testardi vanno avanti.

Secondo Astronauta     -  Ma lassù, Benja­min, nel Mare della Tranquillità, come si stava bene, ricordi?

Primo Astronauta          - Quel verde elet­trico dei prati, quei sassi... Solo noi li abbiamo toccati; ci torneremo.

Secondo Astronauta     -  E ci resteremo. (Alla Morte che li prende per le spalle). E là tu, strega, non potrai salire.

Gli Hippies                    - (si scatenano in un rock, si baciano e si drogano). Porci vigliacchi, mistificatori. - La vita... la vita... nes­suno di voi l'ha capita. - Voi siete dei castrati - perché da Morte - terrorizzati. (Si alza un solista hippy: dirige). Tuffa­tevi nella musica - sentite, sentite: la mu­sica! - E fregatevene di odio e amore - di chi vive e di chi muore. Lungo tempo musicale, anche melodico. Tutto è sommerso in musica. La Morte cerca di girare fra loro per spa­ventarli, ma essi la baciano, la palpeg­giano, tentano di alzarle le sottane.

La Prostituta                 - Quelli sono matti -tutti matti. - E io invece sono felice -mi vado bene così. E far l'amore con tutti. - Chi ha fatto l'amore - più volte di me? - Ogni volta, anche con quel vec­chio, io riesco a godere. - E poi essere innamorata - del mio amore. (Va alle spalle del Profeta e lo abbraccia maliar­da, lui la sopporta con amaro distacco). Vero, mio amore? - sempre solo di te.

Durante questi monologhi, di contro­scena il Profeta gira, soffermandosi pre­valentemente dal Malato, dal Carcerato, dall'Internato; accarezza il Bambino; la Madre fa giocare questi col suo balocco, seduta su una panchina, borghesemente vestita; gli Astronauti giocano a palla con una luna di gomma; la Prostituta lusinga ora questo ora quello, anche il Vecchio seduto, e le guardie, molto ar­mate, mettono in evidenza compiaciu­ta le loro pistole. La Morte fa un con­tinuo ghirigoro di calabrone fra tutti.

Il Profeta                       - Voi cercate la vostra pace -come se camminaste fra i binari di notte - e alle vostre spalle può arrivare il treno. Ciascuno racconta a se stesso - una storia in cui non crede. - Oh potessi vedervi pacificati e felici - senza quella feroce paura.

Lo Strillone                   - Terremoto in Anatolia. Trentamila morti...

La Morte danza esaltata. Il Profeta, an­gosciato, si copre la faccia con le mani, si accascia. La Prostituta lo consola.

La Prostituta                 - Ma è lontana, è lonta­na. L'Anatolia chissà dov'è? Forse non c'è...

Gli Hippies                    - (ripetono cantando sulle chitarre). E' lontana, l'Anatolia. Chi li conosceva quei trentamila?

La Morte pone una mano sulla spalla del Vecchio: questi è colto da malore e si porta una mano al petto. Lo soccor­rono. Sibilo di autoambulanza; lo cori­cano sul veicolo; altro sibilo.

 

Gli Hippies                    - Ecco, ne prende un al­tro, ne prende un altro... Coro. Un altro, un altro...

Lo Strillone                   - Muore di sincope men­tre legge il giornale... Il Profeta fa un gesto di sconforto.

La Prostituta                 - Ma è vecchio, era vecchio...

Gli Hippies                    - Vecchio. Vecchio. Non capiva più niente. Largo ai giovani. ha Madre tocca la fronte del bambino e, trovatala calda di febbre, dà segni di sgomento, ha Morte si era curvata a giocare col piccolo. Altro sibilo di au­toambulanza: caricano il malatino sul mezzo di soccorso, ha Madre mima la disperazione.

La Prostituta                 - Vedrà, signora, vedrà che guarirà.

Il Borghese massificato - (padre del Bambino, scende dalla macchina e si ac­costa alla moglie). Vedrai, nostro figlio guarirà.

Restano tutti immobili. Tregua anche di musica, a indicare un tempo che scorre; poi buio, indi luce e il Borghe­se rientra col Bambino per mano, gua­rito, la Madre lo abbraccia, tutti danno segno di partecipazione e di gioia.

La Madre                      - E' guarito! E' guarito! Coro. E' guarito! E' guarito! Il Borghese massificato. Andiamo tutti in campagna - a festeggiar questo bel giorno. (Salgono in auto e via, sven­tolando le mani dai finestrini. Buio, poi luce).

Lo Strillone                   - Grave sciagura sull'au­tostrada. Due sposi e il figlioletto inve­stiti da un camion. La madre resta uccisa...

Intermezzo orchestrale molto intenso a commentare ed interpretare la tragedia. Piati e ottoni. Putti gli astanti assumo­no, aggomitolandosi su se stessi, un at­teggiamento di sgomento e di orrore, come se volessero cancellarsi. Solo gli Hippies sembrano estranei alla mazzata e seguitano ad agitarsi sulle loro chitarre, in una dimensione alienata.

Gli Hippies                    - (ogni tanto). La vita, la vita...

Il Profeta                       - (in un accesso di dispera­zione si straccia i capelli: con le braccia alte verso il cielo). Perché allora l'avevi graziata? Perché? (Con ira, agli Hip­pies). E cantate, avanti, cantate - che an­che lei era matura per la Morte - che va tutto bene così.

Tutti si avventano furibondi sulla Mor­te, che tenta di sfuggire al linciaggio, e il Profeta ora le fa scudo e tenta di proteggerla.

 Tutti                             - Maledetta... Coro. Maledetta...

Il Profeta                       - Non maledite la Morte. La Morte è serva di Dio.

Gli Hippies                    - Dio non esiste. Dio non esiste.

La Prostituta                 - (cerca di calmare e con­solare il Profeta, abbracciandolo con struggente amore). Su, calmati... Cal­mati...

Coro e

Gli Hippies                    - (provocatori). Sei tu che ci esorti a esser miti e rassegna­ti - sei tu che ci hai detto - « dolce è la Morte ». - Provacelo! (Ridono).

L’Americano                 - Che succede, noi siamo di cattivo umore! Davvero questa mor­te non si spiega. Parlino le macchine. (Allo Scienziato). Il tuo cervello elet­tronico, okay. Ci dia lui una chiave di questa tragedia: una garanzia per il no­stro domani.

Lo Scienziato                - (fatto segno dell'atten­zione dei presenti si concentra, met­tendo mano alle varie leve e ai pulsanti della complicata torre che regge sulle spalle; armeggia per qualche istante, mentre la musica commenta grottesca, con sibili e rumori d'ingranaggi. Poi apre le braccia con disappunto). Il com­puter è inceppato. La scheda non sa rispondere - a quesiti che riguardano la Morte. (Movimento generale di irrita­zione e di sconforto). Coro. La Morte...

Gli Hippies                    - (ridono). Ah ah ah - il tuo cervello è un baccalà. Il Profeta piange.

La Prostituta                 - (abbracciandogli le gi­nocchia). Smetti di pianger su di noi. Salvaci e portaci via, là in quella terra dove non si muore.

Tutti si accostano, stringendosi quasi carponi attorno al Profeta e interrogan­dolo con gli occhi, ansiosamente.

L’Innamorato           -  Una terra di aranci e di vispi leprotti.

L’Innamorata                - Una valle dove - nudi nel sole - si possa far l'amore - con gli alberi e i sassi.

La Prostituta                 - Ma parla... Esiste la Terra Promessa?

L’Innamorato                -  Ognuno l'ha nel cuore.

L’Innamorata                - La valle dove non si muore.

Coro                              - (parlato). Tu che conosci Dio, tu che gli parli nell'orazione.

Il Profeta                       - La valle dove non si muo­re - è la valle degli ultimi morti dopo il Grande Giudizio: Giosafat.

Gli Hippies                    - (in un ritmo improvvisa­mente frenetico modulano sui loro mo­tivi, quasi disgregandola in una sarcastica speranza, questa parola). Gio-sa-fat... - Every-body Gio-sa-fat... - Every-body -Gio-sa-fat... - Every-body - Gio-sa-fat!

L’Americano                 - Basta con questa tiranna. (Scaccia brutalmente la Morte con uno spintone)

Il Russo                         - Quest'agonia di vivere - noi vogliamo spezzarla.

Il Cinese                        - Facciamola finita.

Gli Hippies                    - (c.s.). Gio-sa-fat... Every body!

Rientra il Borghese massificato. Tutti gli fanno cerchio attorno. Ha un atteg­giamento distrutto, tiene il bambino per mano.

L'Innamorata                 - (inginocchiata ad abbrac­ciare l'orfano). Dov'è la tua mamma? Ora andiamo a cercarla.

L’Innamorato                -  Se è morta, con lei vo­gliamo tutti morire.

Gli Hippies                    - O la va o la spacca - o la va o la spacca. - Stavolta siamo noi a fare - la contestazione a Dio. - La su-percontestazione. Coro. La supercontestazione.

Gli Hippies                    - O tutti morti o tutti vivi. Coro. O tutti morti o tutti vivi. La Prostituta           - (al Profeta). Mettiti al­la nostra testa, capitano. Portaci a Gio­safat - noi verremo con te. - Se tu ci ami. Questa lunga commedia ci ha stan­cati. - Guida il nostro funerale di vivi -alla valle dei morti.

Coro. Questa lunga commedia ci ha stancati - saltiamo all'ultima scena e vedremo - se sarà un fiasco o un trionfo. Andiamo a fischiare - l'Autore della vi­ta. - Andiamo a far fallire con un grande sciopero - il padrone della vita.

L’Americano                 - Basta, Wall Street è saltata...

Il Russo                         - Vani sono i piani quinquen­nali, le Armate rosse...

Il Cinese                        - Vana la Rivoluzione cultu­rale...

Lo Scienziato atomico  - Le nostre for­mule e la disgregazione dell'uranio: c'è la Morte.

Tutti                              - (gli uni agli altri). Andiamo, an­diamo.

Gli Hippies                    - Partite, borghesi: andate pure - voi a mendicare la vita - o a buttarvi per viltà nella morte. - Noi in­vece non ci associamo - stiamo fuori dalla congiura - non abbiamo la vostra paura. - Non ce ne frega niente di vivere o morire - Restiamo qui con le nostre chitarre - l'immortalità è nella musica. (Scatenando un indemoniato accordo). Sentite se questo non è - essere immor­tali... (il loro leader -alzandosi urla). L'immortalità è nel ritmo.

L'Americano, il Russo e

Il Cinese                        - Venite, venite anche voi, a morire una volta per tutte.

La Prostituta                 - Su, in marcia. (Al Pro­feta). A Giosafat - portaci a Giosafat -se è vero che ci ami - se è vero che ci ami. - Rompiamo questa spirale: o vita o morte.

Tutti                              - (agli Hippies). Venite anche voi. Un Hippy. Si vedrà, si vedrà magari per curiosità.

Secondo Quadro. La Valle di Giosafat

Conca dirupata aspra e selvaggia; senza alberi, solo cespugli; grandi uccelli e senso di deserto, ma non priva di un suo poetico incanto. A criterio dello sce­nografo, questo ambiente sarà tappezza­to di teste storiche immediatamente ri­conoscibili: mascheroni di Socrate, Car­lo Magno, Budda, Cristoforo Colombo, Einstein, Hitler, Kennedy, papa Gio­vanni ecc. La scena resta vuota per qual-

 che istante perché lo spettatore ne as­sorba la suggestione. Risuona un tema ritmato e orecchiabile di marcia. Poi in corteo, preceduti dal Profeta, entrano con passo affaticato, con un certo smarrimen­to, i personaggi del primo tempo: anche il Papa, anche il Malato, il Carcerato, l'Internato: tutti, meno, naturalmente, quelli che sono morti. Ultimi dopo un breve intervallo, chiamati dalla Prosti­tuta con gesto d'invito mentre sono an­cora fuori scena, entrano anche gli Hip­pies con le loro chitarre, incerti, come se non facessero parte della carovana, con un atteggiamento di perplessa curio­sità: si dispongono su un avvallamento delle rocce, a mezza altezza. Tutti gli altri si accasciano stanchi attorno al Pro­feta che resta in 'piedi nel centro della scena con espressione di gravi e combat­tuti pensieri.

Il Profeta                       - Eccoci... Ecco la valle, ec­co la nostra meta: qui Dio ci aspetta.

Gli Hippies                    - E' come entrare in un teatro - quando è vuoto, a luci spente.

Il Papa                           -  Qui, dice la Bibbia, è l'ultima tappa del viaggio degli uomini.

Gli Hippies                    - Avanti, Padre - fatti sotto a giudicare. - Giosafat, Every body, Gio­safat. - Tu hai scelto il luogo - non è male questa valle - ma noi scegliamo il tempo - l'ora. - E l'ora è questa: - ades­so. - Su, dite che cosa siete qui a fare. -Fate la vostra dichiarazione di voto - il vostro ultimatum. - Dite che siam qui per il grande suicidio - se le cose non cambiano. (Additando la Morte). Noi ce l'abbiamo con quella. - Scegli, Pa­dre: o noi o lei. (Agli Innamorati). E non baciatevi qui - non riattaccatevi alla vita con sensuali dolcezze - questo luogo è sacro: è Giosafat.

Gli Innamorati               - (tenendosi per mano e guardando il cielo). Noi vogliamo mo­rire - amarci e dover morire non ha senso. - Questo è il nostro viaggio di nozze - ora ci uccideremo.

L’Americano                 - Okay, .anch'io morire. -Crepare in bellezza finché siamo - il più forte popolo del mondo. - Un allegro funerale - e fatemi imbalsamare con mol­to cerone sulla faccia - e un rossetto di donna sulla fronte.

Il Russo                         - Tovarisc Morte, chiamami -deportami con te - nella tua grande step­pa solitaria. - Wodka e terra su di me. - All'inferno è l'uguaglianza - di tutti i proletari.

Il Cinese                        - Per un piccolo cinese il pas­saggio fra vita e morte - è una leggera festuca di riso. - Quasi non ci accorgia­mo se sia già accaduto. Sono pronto.

Il Primo Astronauta      - Sì, terribile è stato tornare sulla terra.

Il Secondo Astronauta  -  E adesso è difficile che ci rimandino sulla luna - toc­ca agli altri camerati.

I Due Astronauti           - Vogliamo un viag­gio sul pianeta Morte - essere i primi a passeggiare su quei sassi bianchi.

II Borghese                   - Lascerò aperto il gas sta­ sera. - E' tanto tempo che sogno di non svegliarmi - Non farmi la barba, non andare all'ufficio...

Lo Strillone                   - Voglio morire e mi am­mazzerò. - Sono stufo di annunciare catastrofi. (Getta rabbiosamente per la scena il mazzo di giornali che ha sotto il braccio).

La Prostituta                 - (raccoglie attorno a sé menti) i più derelitti - il Malato, il Carcerato, da Dio l'Internato, il Negro - e parla abbracciando le loro spalle). A me piace la vita, nuova il mio corpo è sano e sa godere. - Ma penso che di là sarà più bello. - E' stato scritto che le puttane avranno il più bel paradiso. - E voi poveracci che sof­frite (si rivolge ai suddetti) e qui non potevate più fare all'amore. - Là mi da­rò anche a voi, faremo l'amore in eterno.

Il Papa                           -  Anch'io, Padre, mi toglierò la vita - con loro - se Tu non ci dai un segno della tua pietà. - Non resterò solo ad annunciare il tuo Vangelo - in una terra deserta - alle piante e alle faine -che accettano di vivere - solo perché non sanno - di dover finire.

Lo Scienziato atomico - (aprendo le braccia e ostentando il torace irto di meccanismi). E io sarò il grande car­nefice, come Sansone - farò crollare il tempio dei disperati - e finirò con loro. (Addita sul petto un ordigno). O tu ci grazierai dalla Morte, o premerò que­sto bottone. - Un grande fungo, un istan­te solo per annientare - ciò che Tu hai messo sei giorni a fabbricare.

La Prostituta                 - (si avvicina allo Scien­ziato atomico in un atteggiamento am­biguo, tra minaccia tragica e seduzione erotica. Accarezza e bacia l'ordigno, ten­de le mani al cielo). Dio, infinito ma­schio, padrone di vita e di morte - ascol­taci, ascolta la sfida ultima - dei tuoi figli nella tua ultima valle: - noi ti re­stituiamo la vita: - legata alla morte, la vita - ci è insopportabile. - Tutti insieme ora faremo il Gran Salto - l'umanità vive il suo ultimo minuto. - Ora io abbrac­cerò quest'uomo - premerò il pulsante che tutto può distruggere - sarà l'ultimo amplesso - tra femmina e maschio.

Il Profeta                       - Ferma! Prima io parlerò con Lui. - Sentirò se ha qualcosa da risponderci - se un'ultima pietà o grazia ha in serbo per noi. (Sale su un pendio e inginocchiato a braccia alte si racco­glie; suono potente e disarticolato che esprime la presenza e l'incombenza di Dio).

Gli Hippies                    - (cantando sui loro stru­menti). Da Dio non vogliamo grazie, da Dio non vogliamo pietà. - Vogliamo un gesto di fantasia - vogliamo musica nuova - che tiri e accordi il tempo come un elastico - anzi che abolisca il tem­po: - non la Morte ma il Tempo è la tortura. - Vogliamo che Dio scenda a cantare con noi - ci strappi la chitarra di mano - faccia strip-tease con noi del suo mistero - si ubriachi con noi - e ci batta il tempo sulle spalle. Tutti li zittiscono, il canto dei giovani s'interrompe a taglio secco. Pausa di drammatico silenzio.

Il Profeta                       - (scendendo fra i compagni sconvolto e gioioso insieme). Ha detto sì, ha detto sì... Ci vuole vivi per sempre. La Morte è morta. (La Morte ha un ge­sto di sgomento e si accascia a un lato della scena. Sorpresa ed entusiasmo dei presenti che si serrano attorno al Pro­feta e lo toccano, gli baciano le braccia). Ma uno, uno ancora - per tutti - deve andare di là. - Varcare la barriera. - Por­tare a Lui di là - la Morte prigioniera.

Voci                              - Uno? Perché? Chi sarà?

Gli Hippies                    - Chi sarà? Il più sciocco? Il più vecchio? Il più malato? O il più bigotto? O tireremo a sorte? Ah, ah... (Ridono).

Il Profeta                       - Non a sorte. Andrà il più innamorato. (Si scioglie dagli altri, con calma, fa per avviarsi verso la montagna; si capisce che lui sarà il sacrificato. Per­plessità di tutti. Solo la Prostituta gli sbarra il passo, lo afferra per le spalle e lo gira verso di sé.

La Prostituta                 - No, amore, tu non morirai.

Il Profeta                       - E' necessario per il popolo che uno muoia.

Voci                              - (mentre gli si affollano intorno per trattenerlo). No, no. Non potremo vi­vere senza di te. Tu sei l'unico buono. L'unico cui stanno a cuore le nostre sventure.

Il Profeta                       - Non avrete più sventure, più odio né malinconia - perché non avrete più paura - di lei... (indica la Morte rintanata nel suo cantuccio; poi si divincola per allontanarsi, ma gli altri gli si serrano attorno, ne nasce una spe­cie di colluttazione sempre più orgiastica e violenta; a un certo punto è chiara l'intenzione, in parte inconscia, degli uo­mini, di sopprimere  Il Profeta Molte mani lo stringono al collo, il Papa tenta di scongiurare il fatto alzando le brac­cia. Solo la Prostituta prende coscienza della spirale omicida delle cose e si batte per salvarlo).

 

La Prostituta                 - Assassini, voi lo uc­cidete!

Voci                              - (mentre lo incalzano sempre più con violenza). Resta con noi.

Si svolge una specie di rissa danzata, in un groviglio nel quale si distingue la Prostituta che cerca di respingere i lin­ciatori dal corpo del Profeta facendogli scudo. Anche la Morte è nel groviglio, e sempre più s'impadronisce col suo ab­braccio della vittima. Infine il Profeta scivola a terra esanime fra le braccia della Morte. Tutti smarriti si ritraggono, solo la Prostituta gli resta accanto, si piega su di lui e sciolti i capelli lo accarezza gemendo.

La Prostituta                 - Tu sei morto. Tu sei morto. L'avete ammazzato. Gli astanti si stringono nelle spalle in un gesto di scagionamento e di nega­zione. Anche la Morte si stacca dalla preda e fugge abbandonando la scena. Il Papa si accosta alla salma e la bene-, dice con solennità; poi alla Prostituta, e paternamente l'abbraccia e la solleva facendola allontanare dal morto. Allora tutti danno inizio al rito della tumula­zione. Come per gli antichi guerrieri, il Profeta viene ricoperto da sassi, tutti ne raccolgono uno e lo fanno cadere con gesto ieratico su di lui, fino a rico­prirlo. Ogni tonfo di pietra è sottolinea­to da uno strappo musicale. Sul lato, i singhiozzi della Prostituta che abbraccia piangendo le ginocchia del Papa il quale la consola mimicamente. Duetto Prostituta-Hippies:

La Prostituta                 - Amore amore. Chi ame­remo se tu ci hai lasciati? Chi ci amerà se tu ci hai lasciati?

Gli Hippies                    - Un altro morto - un altro che non si sveglierà più a sole alto - nel suo letto - con la bocca impastata - i sogni di sghembo sulla fronte - il pube dolente - un altro che non addenterà d'estate - cocomeri rossi. - Per te, com­pagno, né pioggia né cicale. La Prostituta, come sopra.

Gli Hippies                    - Pare che questo sia l'ul­timo - la megera infatti se n'è andata -è uscita di scena. - Questo avrebbe pa­gato per tutti. - Staremo a vedere. - I padroni promettono sempre - e poi non mantengono mai. La Prostituta, come sopra.

Gli Hippies                    - A noi però non ce ne fre­ga niente - il gioco è sempre lo stesso -ma nei siamo fuori del gioco - lo sporco gioco della vita - del tempo della gente e degli ammiragli. - Ci spiace per quel povero Cristo - che non sentirà più que­sti rocks - più bocche di donne sul suo ventre - non vedrà più films del West -coi loro allegri spari. (In lontananza deto­nazioni di pistola). E la musica la musica la musica - che fa crepare i vivi - risu­scitare i morti... (Scendono dalla roccia e attorno al tumulo portano la loro mu­sica ad assordante volume, quasi perché il morto li Saluta).

Terzo Quadro.

Il colle degli immortali

Un luogo campestre in cima a un colle. Alberi, frutti, senso del Paradiso Ter­restre. Un banco di cocomeri con i festosi giganteschi frutti allineati, di cui uno già spaccato mostra la rossa polpa. Dunque, primo segno della vittoria sul­la Morte è la scomparsa della Città. Tut­ti i personaggi dei primi due quadri, meno ovviamente i morti e la Morte, in varie positure, in atteggiamenti di leti­zia e concordia. Visibili anche il Car­cerato, il Malato, l'Internato, sempre con il loro abbigliamento ma in una situazione di benessere e libera giocon­dità. Solo la Prostituta è in disparte in atteggiamento di distaccata mestizia.

Lo Strillone                   - (grida coi suoi giornali sotto il braccio). La pena di morte è abo­lita... Ultime notizie. La morte abolita...

Coro della gioia             - (canto rotondo, mas­siccio). La Terra è nostra - siamo immortali come una giostra - senza più mali gira la Vita - su questo colle. L'ansia è finita - baciam le zolle che non preparano - per noi più vermi. Danziam con giubilo - vivremo eterni.

Gli Hippies                    - Il Padrone - ha mollato

-ha accettato - la grande rivendicazione.

-

-Il Padrone - si è piegato.

-

Finito il canto, le luci del crepuscolo ca­lano quasi improvvise. Una pausa di si­lenzio, eventualmente riempita di accenni di vecchi classici motivi - sinfonici e di canzoni note - ad indicare in tutti un rimescolio nostalgico, irrazionale, del pas­sato, di un mondo perduto, tradito. Poi, solitario in disparte, il gemito della Pro­stituta.

La Prostituta                 - Dove sei amore mio? Chi ti ha scacciato da noi?

Gli Hippies                    - Piange il suo innamorato

-quell'esaltato - quel piagnone. - Quel gentile anfitrione - che ha pagato il conto per tutti. - Su, ragazza, non essere mesta

-

-non sciupare questa festa.

-

Lo Strillone                   - (rientrando attraversa la scena coi giornali). La Morte è abolita... C'è solo la Vita... - La malinconia è proibita...

Inizia una musica malinconica.

La Prostituta                 - Dove sei, amore mio?

L’Americano                 - Taci, sgualdrina, non ci sciupar la gioia - coi tuoi vedovili rim­pianti... - Uno più uno meno che vuoi che importi? - Il tuo maschio adesso cercalo - fra i vivi, non fra i morti.

Voci                              - Cercalo fra noi. - Mi vuoi, mi vuoi?...

La Prostituta                 - Vigliacchi, voi me l'ave­te ucciso - mi avete tolto il mio paradiso. Si fa sempre più buio, tutti si appartano in solitudine.

Il Russo                         - Cos'è questa malinconia? -Questo colle ora diventa l'arida steppa -della patria mia.

 

Il Cinese                        - O fiume Giallo o fiume Gial­lo - vorrei affogare nelle tue onde - bere il Nulla - in un volo di fenicotteri rosa.

Il Primo Astronauta      - Ricordi, came­rata, - l'unica nostra ora goduta - la scar­pa posata - sulla ghiaia lunare - Come dentro la tuta - il cuore ci batteva?

Il Secondo Astronauta - (guardando il cielo). L'astro d'argento lassù traspare... Vi potremo mai più camminare?

Il Borghese                    - Avevo i miei miti e i miei amori che mi bastavano per vivere. -L'automobile si è sfasciata quel giorno sull'autostrada.- E il Profeta... il Pro­feta che tutto avrebbe cambiato? - Anche lui me l'hanno sfasciato - in quella dan­nata valle. (Esaminando un grande calendario). Giovedì... sabato... il ponte. -Forse ci scappa un giorno di ferie. - No, sbagliato. - Domani c'è da fare - la ce­dola per le tasse.

L’Innamorata                - Ho freddo al cuore stringiti a me. - Ho paura.

L’Innamorato                -  Ma di che?

L’Innamorata                - Che sia morto il nostro amore.

Il Papa                           - Fratelli, abbiamo peccato - ab­biamo tradito. - Anch'io ho tradito - pri­ma che il gallo cantasse la seconda volta. Per questo ora siamo tristi. - Stipendium peccati. - Haec est hora tenebrarum.

L’Americano                 - Peccato? Ma che fando­ nie ci vai raccontando? Stiamo alla scien­za. (Allo scienziato). Il cervello elettro­ nico, il computer... Consulta la tua mac­china, schiaccia il bottone, via, - che ci guarisca di questa malinconia.

Lo Scienziato si appresta a manovrare il computer girando leve e manopole fra un'attenzione scarsamente curiosa, scet­tica. Dall'ordigno parte qualche scintilla e crepitìo. Dopo alcuni vani tentativi scuote la testa, apre le braccia.

Gli Hippies                    - (ridono su accordi di chi­tarra). Ah ah ah - la tua macchina fa pietà.

Lo Scienziato                - I am sorry. Anche l'ani­ma mia - è piena di malinconia. Torna il tema della gioia, per l'orche­stra, ma trasformato in toni elegiaci, cupi, di tristezza.

La Prostituta                 - (avanza al centro della scena, non ha più la mimica di provoca­zione erotica dei primi quadri. E' sfinita e come febbricitante. Ironica). Su con la vita, belli, siete tristi? Perché? La vita è bella. (Gira davanti a tutti, alzan­do squallidamente la gonna e mostrando le cosce). Cosa volete di più, maiali -ora che siete tutti immortali. (Si ricopre, ride amara; poi, improvvisamente senten­ziosa). In realtà non è questa - la nostra condizione. - Noi abbiamo paura della Vita - come della Morte, - noi abbiamo tedio - della gioia stessa. (Quasi in un pianto nostalgico). Abbiamo bisogno in­vece - di un grande riposo, - abbiamo bisogno – di un grande letto - dove tutti giacere - senza farci del male - come bambini - la mattina di Natale. - Un grande letto... [salendo di tono, quasi al grido) una grande allegria. [Improvvisa­mente angosciata). Ma adesso che lui è morto - più nulla di bello è possibile. -Tutti saremo disperati. - E l'Inferno è questo campare eterni - dove lui non c'è... (Singhiozzi).

Il Papa                           – (si curva a consolarla). Preghia­mo fratelli - contro la tentazione - della disperazione. - Preghiamo i nostri morti. - Il nostro ultimo fratello morto.

Gli Hippies                    - Prima lo accoppano - poi pregano per lui.

L’Americano                 - La colpa è di chi lo ha lasciato morire.

Il Russo                         - La colpa è di chi lo ha fatto morire.

 

Il Cinese                        - Voi, onorevoli signori,- siete responsabili. - Il capitale l'imperialismo il revisionismo la borghesia... L'americano e

Il Russo                         - No no. Tu invece. Voi, voi. [Mimano, altercano, additandosi a vicenda come colpevoli e tendendosi i pugni. Il Papa invoca pace con gesti delle braccia; infine, in un'im­provvisa solidale concordia, su iniziativa dell' Americano il Russo e il Cinese addi­tano il negro che, in disparte, non parte­cipa alla rissa).

I tre                               - (gridando). La colpa è di lui... Il brutto muso nero... E' stato lui! Lincia­ molo, linciamolo!

Rissa col Negro che tenta di schermirsi con una mimica frenetica. Lo serrano sot­to sempre più minacciosi. Il Negro schi­va da buon pugile. Poi dal banco dei co­comeri raccoglie il coltello e lo immerge nel petto dell’Americano- Questi resta indifferente e gli ride in faccia. Quattro, cinque volte il Negro gli ricaccia il col­tello nel petto; poi lascia cadere l'arma e si copre la faccia.

L’Americano                 - Okay, sono immortale idiota, non puoi farmi male. La rissa è stata accompagnata dal ritmo degli hippies che cantano.

Gli Hippies                    - La violenza... la violenza... la violenza...

Lo strillone                    - (entrando, grida). Negro che pugnala un bianco. Cinque colpi di coltello nel petto della vittima...

II Papa, sgomento, a braccia levate, si getta verso il Negro che piomba davanti a lui in ginocchio, rannicchia la testa fra le spalle e si tura le orecchie con le pal­me, in gesto di pentito smarrimento.

Lo Strillone                          - (uscendo). Nessun morto...

Il Papa                           -  Ma si rinnova l'atto di Caino.    - (Al Negro) Fratello, domanda perdono.      - (Il Negro si agita convulso; poi all'Ame­ricano che si schermisce sprezzante). Fratello, perdona al tuo nemico.

Gli Hippies                    - (come l'arbitro che « con­ta » il pugile abbattuto). Uno... due... tre... quattro... - Il Negro adesso è al tappeto. - Ha colpito ma è lui al tap­peto. - Però il Bianco ha un coltello nel ventre. - Match nullo, match nullo, match nullo. - E tu vecchio Papa non predicare cose della Bibbia, Caino e Abe­le... - Quello lì - (indicando l’Americano) non è certo Abele - anche lui è una vecchia carogna. (La musica riprende in un'onda suasiva e melodiosa il tema del­la marcia su Giosafat).

La Prostituta                 - (come invasata da un improvviso irresistibile richiamo). A Giosafat, su, seguitemi -, andiamo alla no­stra valle. Animazione di consenso nei presenti, volti accesi di speranza; gl'Innamorati si baciano con fervore.

Il Papa                           - Pellegrini sempre all'ultimo san­tuario. - Malattia è la Vita, come la Morte. - Andiamo a chiedere - final­mente di guarire.

La Prostituta                 - Il mio amore è bello -lui dorme là nella sua bellezza unica. -A lui chiederemo - che ci faccia guarire.

Gli Hippies                    - (infoderando le chitarre, nel gesto di chi parte). Andiamo. - Un posto o l'altro per noi fa lo stesso -purché si possa suonare - cantare – dire lo schifo e l'amore - che tutte le cose ci suscitano.

La Prostituta e il coro di tutti.

Guarire...

Gli Hippies                    - Guarire: ma di che cosa? Di che male? - Se il male è uguale al bene - se allegria e tristezza - sono la stessa cosa?

Il coro e gli Hippies si palleggiano can­tando le parole « guarire », « Giosafat » mentre si svolge un generale movimento di esodo dalla scena.

Quarto Quadro.

La Valle di Giosafat

Stessa scena del secondo quadro. Tutti di­sposti a ferro di cavallo attorno al tumu­lo del Profeta; la Prostituta gli è più vi­cina, alla testa del tumulo stesso; gli Hippies sono appollaiati sul loro rialzo, come nel secondo quadro. Questo tempo ha un'assoluta prevalen­za musicale: l'azione è ridotta al minimo. Il Compositore dovrà fare, oltre all'invenzione di temi nuovi, un grande epico missaggio o ricapitolazione dei te­mi musicali svolti durante i quadri pre­cedenti.

Il Papa                           - (intona). De profundis clamavi ad te Domine - Domine exaudi vocem meam.

Tutti in coro ripetono; solo la Prosti­tuta non canta.

Gli Hippies                    - (rompendo con un ritmo secco di roll). In che cosa adesso volete essere esauditi? - Che altro chiedete ora -a un Dio che avete ricattato - e a un mor­to che non può rispondervi? - Anche noi amavamo - quel fratello dai capelli lun­ghi - che piangeva sui mali di tutti. - Ma voi l'avete messo sotto i sassi.

Il Papa                           - Non date loro ascolto. Abbiate fede e chiamatelo. Qual è quel padre che, se il figlio gli domanda un uovo, gli met­terà in mano uno scorpione?

La Prostituta                 - Amore, amore, hai in bocca - lo scorpione della Morte. - Ma non puoi essere morto - se senti quanto ti amo. - Sputa il nero scorpione...

 Tutti in coro                 - (ripetono in una modu­lazione gregoriana). Hai in bocca lo scor­pione della Morte - sputa il nero scor­pione...

La Prostituta                 - Son povera e bruca -non ho più Dio né clienti - che vogliano la mia carne. - La mia carne è avvizzita -come se fossi stata - con te dentro la tua tomba. - Non ho più risate né seno né sigarette - con cui sedurti - offrirti il mio amore. - Più nulla se non il mio latrato di cagna - che ha perduto il padrone.

Il Papa                           -  No figlia, non sei così sola. -Hai ancora la parola. - La parola è forte -la parola è più forte della Morte.

La Prostituta                 - Aiutatemi allora, parla­te, datemi parole - consumatevi nelle pa­role - anche se da esse resterete soffo­cati. - Parole parole che siano - più aguz­ze di questi sassi. (Raccoglie un ciotolo sul tumulo). Le più antiche le più sem­plici che avete - quelle che dicevate alla Vita - nell'utero di vostra madre.

Gli Hippies                    - (pizzicando le chitarre). Forza allora, ragazza - forza con le paro­le. - Voi ci mettete il testo - noi ci met­tiamo (fanno lunghi e suggestivi accordi di chitarra) ... questo. - Parlategli, su, gente - senza musica tutte le parole - non servono a niente.

Tutti in coro                  - (sulla musica degli Hip­pies).

Ci hanno deportati

in un paese senza morte,

non siamo nati

per questa interminabile sorte.

La Prostituta                 - Rispondi amore...

Coro.

Riportaci i nostri sogni

le nostre ambizioni strangolate del

i nostri quotidiani bisogni p

l'allegria che è pausa del tormento.

La Prostituta                 - Rispondi amore...

Il Papa                           - Non habemus hic manentem

civitatem.

Coro.

Riportaci il Dio dei nostri padri

la mia bambola marcita nel fienile

la gondola colma di baci a Venezia

quella sera che tornai dalla guerra

e mia madre si ubriacò

il lieto coraggio di sapere

che non sempre vedremo queste

                                      - (piante questi tramonti

e neppure sempre nelle gaie mattine

il rasoio scorrerà sulla nostra guancia

promettendoci fortuna e amori.

Non sempre non sempre.

La Prostituta                 - Rispondi amore...

Gli Hippies                    - Forza con le parole - siete in forma oggi: vedrete - che lui cederà.

Il Papa                           -  Promissi sunt nobis novi coeli et nova terra.

Voci a solo dal coro      - (a scelta del compositore).

Abbiamo capito.

Dobbiamo amarci concordi

in questa danza di vivi

perché tutti questi colori che guardiamo insieme

non son definitivi.

Il Papa                           - Sicut cervus desiderat ad fon-tes aquarum, ita desiderat anima mea ad te...

La Prostituta                 - Rispondi amore...

Gli Hippies                    - (in un incalzare quasi fre­netico). Rispondi amore... Rispondi amore...

Il Papa                           - Lazare, veni foras!

Una pausa di intenso silenzio, poi la mu­sica rompe e sale col tema del Profeta.

Voci Bianche                - (come da spazi lontani, lungo vocalizzo). Oh oh oh...

La Prostituta                 - (come chi ha captato un inaudibile messaggio). Ha risposto!

Voci                              - (intense di felicità). Ha risposto! Ha risposto! Togliamo il tumulo, toglia­mo i sassi.

Tutti impazienti tolgono i sassi che ri­coprono il Profeta gettandoli gioiosamen­te intorno; durante questa operazione gli Hippies cantano.

Gli Hippies                    - Così va bene, compagno -torna fra noi e non preoccuparti. (Altra ala degli Hippies, la più estremista). Abbiamo sacrificato tutte le idee e ci siamo arresi al. Nulla e finalmente - ab­biamo raggiunto il luogo dove - sul ca­vallo a dondolo - qualcuno mangia mar­mellata di ciliegie. (Altri Hippies). Ora loro andranno raccontando - che ti hanno svegliato con le loro parole. - Ma tu che sei stato di là - nel gran sonno, sai bene -che solo le nostre chitarre - potevano farti tornare indietro - passeggiare senza pas­saporto - fra inferno paradiso e che cavo­lo altro. - Perché un accordo in re (lo eseguono) perché una canzone è più forte - della Vita e della Morte.

Il profeta è ora interamente scoperto, si sgranchisce; calmo ma rapido si leva in piedi. Il Papa e la Prostituta s'inginoc­chiano estasiati e vibranti ai suoi fianchi, lei gli abbraccia e bacia le ginocchia. Gli altri si protendono, più discosti e in due semicerchi, verso di lui con le braccia tese e i volti festosi. In quel punto rien­tra a passo di danza dalle quinte la Mor­te. Il Profeta fa cenno lietamente di no, come a schermirsi da quella accoglienza trionfale, fa rialzare la donna e il Papa stringendo entrambi effusivamente per le spalle. Indi ha inizio la grande danza or­giastica attorno al profeta risorto. Anche la Morte danza fra loro, e a turno ciascuno si allaccia con lei in passi e gi­ravolte. Anche gli Hippies scendono dal loro pendio con le chitarre e danzano un poco. Poi si aggruppano sul proscenio.

Gli Hippies                    - (primo gruppo). Vi abbiamo suonato il flauto e voi non avete ballato. Vi abbiamo suonato il flauto e adesso finalmente ballate.

                                      - (Secondo gruppo)

Abbiamo sacrificato tutte le idee

ci siamo arresi al Nulla e finalmente

abbiamo raggiunto il luogo dove

sul cavallo a dondolo

qualcuno mangia marmellata di ciliegie.

                                      - (primo gruppo)

Teste dure, state allegri, gente

la vita è su queste corde

la vita non ve la porterà via nessuno

finché qualcuno

farà musica sulla terra.

                                      - (Secondo gruppo)

Vi abbiamo suonato il flauto e voi non avete ballato. Vi abbiamo suonato il flauto e adesso finalmente ballate.

L'alternanza e l'intreccio di queste ultime strofe si ripete a volontà del composi­tore.

FINE