Giuda (la tragedia dell’io)

Stampa questo copione

Giuda

Giuda

(la tragedia dell’io)

di

Gabriella Schina

(La vicenda si svolge nel post-mortem in una sala di attesa di un aeroporto. Lo spazio è ampio, luminoso, con disposti attorno dei sedili, sul fondo un’ampia vetrata; lungo le pareti corre una balaustra in ferro. Dei monitor ai lati, proiettano incessantemente immagini di via vai di passeggeri. Giuda accasciato da un lato impreca. E' sporco, i capelli arruffati, coperto di polvere, ha addosso un maglione grigio di lana spessa, dei calzoni grigi malandati. Crede di essere solo, ma dalla balaustra, scende le scale Obed che inizia ad avanzare lentamente verso di lui.)

Giuda

El honnem Ani (1)

Tihi muslakh. El asheh (2)

Dabber! Galoh (3)

El! Yighle ragle, yadhay. El, qole Kha

El qatouti (4)

Aem aem

Hel’ami, lam-mah anah. Rahamin holi qol e Kha lekhama.(5)

Perché quella cesta dove mi ponesti madre non è affondata…chi avrebbe pianto?

Dabar, qolekha tohu-boh ha-elekh?

Binefol yom walayla :maluwan (6)

Ham e Khasseh helqi?(7).

(Obed continua ad avanzare, arriva quasi accanto a Giuda, Giuda ne ha paura e si scosta, Obed si avvicina come per toccarlo)

(1) Oh Dio non si vede niente; (2) Questo buio. Dio questo silenzio; (3)Parla, rivelati; (4) E tu Dio dove sei, mi attendi sono qui; (5)madre, madre mia dove sei, rispondimi vienimi incontro, rispondimi;(6) parla, la tua voce te ne prego, questo buio mi impedisce tutto. E’ un sogno?(7) cosa mi piomba addosso.

Giuda

Stai lontano, non mi toccare. Sallam, sallam (8)

(Obed tenta nuovamente di toccarlo)

Ti proibisco di toccarmi.

(Obed non risponde ma lo fissa. Giuda è devastato da quello che vede)

Ah….una morsa…una morsa mi tiene…la mia vita…

gli assalti, nella mischia… le acque increspate… voglio una parola ….no, no, forse è meglio che taci, quale altro dolore mi procureresti.

(Giuda si sposta ma Obed gli si pone sempre davanti)

Obed

(Ironico)

Non serve Giuda che ti allontani…Ah…col tempo…col tempo capirai cosa conviene fare in questo luogo.

Giuda (si guarda attorno angosciato)

Non c’è niente oltre me…(si volta verso Obed con tono rabbioso) Spiegamelo!

Obed (lentamente ma con fare deciso rimette al suo posto una sedia che Giuda involontariamente ha rovesciato)

Qui non puoi più cambiare nulla.

Giuda

Che vuoi dire? ‘Qui non puoi più cambiare nulla’(sempre più esasperato) Che cosa vuoi dire?

8) Via, via!

Quando vi deciderete a farmi capire, sono stanco…non sento più i miei piedi…le mani. Se avessi una corda me li stringerei a sangue per sentirli ancora. (Cerca di stringerseli)

Hel’ani, hel’ani. (9)

Spiegami, oppure vattene.

(Obed lo guarda intensamente ma non risponde, allora Giuda incalza)

Hai capito? Dabber, Galoh.(10)Parla, rivelati.

La senti la mia voce, la senti o mi avete tolto anche questa?

Obed

Hai tutto quello che ti può servire, tutto quello che tu hai portato Giuda, e nessuno può spiegarti niente, non ti servirebbe. Qui non puoi cambiare più nulla.

Giuda

Smettila…smettila di ripeterlo…mi spii…stai qui per spiarmi.

Obed

No, ma non ti lascio Giuda, neanche un attimo…e anche se volessi saresti tu stesso ad impedirmelo.

Giuda (la tensione aumenta, cerca di salire le scale, indietreggia, scivola, cade sulle sedie, rovescia un piccolo tavolo)

Ham e khassèh helqi?(11)

Non guardarmi, non guardarmi…mi sento bruciare maledizione…la mia testa…Prova, prova tu a stare al mio posto!

(Entra Ascanio, il servitore di Obed, con un carrello di metallo per le pulizie che stride fastidiosamente ogni volta che lo sposta, rimette in ordine, pulisce, sembra togliere cumuli di immondizia)

Obed

Ci sto!

(9)dolore, dolore;(10)parla, rivelati; (11)cosa mi piomba addosso?

Giuda

Allora aiutami invece di stare lì a guardarmi.

(Obed continua a non rispondere)

Ma chi sei? (Obed continua a tacere) Già gli aguzzini tacciono sempre no?

…mi devi delle spiegazioni…con quale diritto…

Obed (calmo, né ironico)

Credimi Giuda, non è il momento di parlare di diritti.

Giuda

Vuoi almeno deciderti a dirmi chi sei …perché quando mi guardi….. mi sento correre nelle viscere lingue di fuoco… la mia vita…scene orribili … mi si avventano contro come iene affamate. Ma chi sei?

(Obed non risponde e Giuda esasperato indietreggia come inchiodato da accuse che gli vengono rivolte)

Cosa vuoi da me? Cosa vuoi da me? Io…io non l’ho tradito, non volevo che morisse…

…non volevo che morisse…ma non ascoltava…aveva cambiato le nostre vite…la mia…"Giuda, tu sei il più forte dei miei discepoli ",– diceva – mi voleva accanto…. (come rivolgendosi a chi non potrebbe crederlo)…proprio me. Gli altri sapevano solo seguirlo

(sorridendo ironico, benevolo)…parlava con me, ore ed ore, ragionavamo…

Obed

Prima d’incontrarlo la tua vita era stata una rovina … e dopo?

Giuda

Fu lui, fu lui a far precipitare la sua vita….e la mia.

Mi aveva chiamato a sé, le sue parole si erano avventate sulla mia anima assetata, come un uccello rapace… si era aggrappato al mio cuore.

Lo amavo, certo è difficile capirlo. Lo amavo tanto da unirlo alla mia passione, la Giudea, lui e la mia terra, libera.

…Giuda…Giuda…combatteva. Tu sai che cosa voglia dire tener fede ad un’idea?

Obed

La fede… un’idea…la tua terra… Giuda l’hai amata…

Giuda

…non avrei dovuto!

Obed

tanto da accecarti.

Giuda

Sono stanco, non mi interessa la tua verità.

Obed

No, è la tua verità. Mi hai chiamato per questo!

Giuda

Io ti ho chiamato? Puoi anche andartene…

Perché mi costringi a ricordare, maledetto! Non voglio….lasciami stare, sono fuggito, mi sono ammazzato per non vedere più niente, per cancellare tutto, e tu mi costringi a ricordare? Adonai! non basta l’orrore che ho attraversato… (socchiude gli occhi, si sdraia, è tormentato da voci)

… urlano, zitti, zitti…

l’ho detto io "sangue innocente"…Quello che devo fare lo devo fare

presto, lo devo fare presto….(si stringe la testa disperato)

…E tu Pietro… un bel regalo gli hai fatto… scappando… Ingrati… ingrati… io ero l’unico tra voi in grado di capire la sua forza… ci avete abbandonato.

(piantando furioso gli occhi addosso ad Obed)

Sono costretto a ricordare…è questo che vuoi?

(Obed non risponde)

Chi c’è oltre me?

Obed

Tu Giuda, ci sei solo tu qui. Sei solo. Dovresti sentirlo!

(l’ansia di Giuda comincia a salire, comprende sempre meno).

Giuda

…..misericordia…a quale tortura sono condannato…

(Una parte della vetrata si apre, entra Pilato su un cenno di Obed)

Pilato

Giuda di Kerioth, figlio di Simone!

Giuda

Pilato!?

Pilato

Finalmente cominci a riconoscere.

Giuda

.(gli va vicino quasi attaccato al volto)

Cosa vuoi tu da me?

Guardami Pilato, guardami bene, non credere che sia cambiato.

Pilato

Ancora per poco giudeo!

Giuda (rivolgendosi ironico ad Obed)

Bene ! Ora non sono più solo, godo, addirittura, della compagnia del governatore .

(girandosi verso Pilato)

E allora racconta a questo signore quale fu la tua parte in questa storia.

Pilato

Certamente migliore della tua.

Giuda

Migliore perché? Perché hai potuto dire "prendetelo e giudicatelo voi secondo la vostra legge".

Un grande sforzo governatore!

Pilato

Non potevo fare altrimenti

(Pilato fa per andarsene)

Giuda.

No non te ne andare Pilato…devo ricordare…tu le senti queste lame che mi trafiggono la testa…Le voci…ascolta…mi chiamano per nome…senti…

(rivolto ad Obed) Perché me lo hai mandato? Che ci devo fare con lui…la sua unica preoccupazione è stata solo quella di salvarsi.

Ha tentato di non macchiarsi di sangue! Era abile a muoversi tra la legge di Roma e i sacerdoti del Tempio. Non è stato capace di trovare in lui una verità.

(Rivolto a Pilato)

Non sei riuscito a decidere né per la sua vita, né per la sua morte.

….. non hai dichiarato, proprio tu, pubblicamente, che in lui non trovavi colpe?

Pilato

Si davanti a tutti; per ben tre volte ho detto che era un uomo giusto.

Giuda

Già un uomo giusto!..( dice a Pilato) e allora lo flagelli e lo crocefiggi?

Pilato, volevi la sua morte, era legittima per la tua sicurezza, per la grande "pax romana". (ironico)

Pilato (risoluto)

Ogni altro romano al mio posto avrebbe agito nello stesso modo!

I rapporti con l’oriente erano tesi, non facili da gestire.

E poi per un romano, cosa conta la vita di un solo uomo dinanzi all’Impero?

Giuda

E tu, sei romano dalla testa ai piedi.

Pilato

Si giudeo da niente, sono romano dalla testa ai piedi.

Giuda

Roma non ha mai conosciuto alcuna esitazione ad eliminare chi poteva mettere in gioco la stabilità dell’Impero.

Pilato

Sei stato gonfio d’invidia per la potenza di Roma. Hai sempre immaginato così il tuo regno giudaico. Non volevi che il tuo Messia si mettesse alla testa della tua gente per ristabilire il trono di Davide? Non è forse questo, quello che hai sempre sognato?

Giuda

Lascia stare i miei sogni Pilato, anche perché i tuoi non hai mai saputo sollevarli dalla violenza di Roma…e Lui, sei tu che lo hai ucciso. E adesso vattene. Levati da davanti ai miei occhi!

(Pilato resta immobile, fermo dinanzi a lui, Giuda lo guarda e incalza urlando. Obed gli fa cenno che deve continuare )

Ora vattene….

Pilato

(continua risoluto)

Furono i tuoi sacerdoti…con l’inganno.

Giuda

(rincalza di fronte alla determinazione di Pilato a parlare)

…Ti ho detto di andartene…non mi senti?

(rivolto a Obed)

mandalo via , (esasperato) mandalo via…..

(Obed intima a Pilato di procedere)

Pilato

"Meglio un solo uomo che un popolo…che un impero" sono state le parole di Caifa.

Giuda (scrollando energicamente la testa, considerando tra sé questa realtà)

Identiche alle tue Pilato, uguali, "meglio un uomo che un popolo… che un impero".

Pilato

E’ vero, l’ho fatto flagellare, ma perché ho cercato di placare quelle iene di giudei. Poi la conosci pure tu la legge, chi viene flagellato non è condannato a morte.

Ma i tuoi sacerdoti lo volevano morto, lo hanno fatto arrestare e lo hanno consegnato a Roma con un’accusa senza appello: si era fatto re dei giudei.

Io l’ho detto davanti a tutti chiaramente che lo ritenevo innocente.

… era strano, il suo sguardo era strano.

(assorto, ripercorrendo nella sua memoria) Nessuno mi aveva guardato così sino allora …

Giuda

Chi vuoi impietosire procuratore? L’hai ammazzato.

Se potessi farlo ti strozzerei! Ma guardati Pilato, anche qui sei calvo, potente, sfatto…sei l’incarnazione della tua Roma.

Pilato

Quel giorno degli azzimi, davanti alla folla inferocita ho fatto scegliere tra lui e quell’assassino di Barabba, per poterne chiedere la liberazione. Io l’ho difeso fino all’ultimo, ho tentato. E tu invece Giuda? L’hai tradito coi sommi sacerdoti.

Giuda

L’ho consegnato!(per ribadire il senso diverso della parola)

(alzandosi, mostrando la sua figura)

Guardami Pilato, guardami bene….questi occhi…possono tradire?Dì, ti sembro un traditore?

E poi a chi dovevo portarlo se non a loro.

Quanto era necessario fare con Gesù non poteva essere deciso da chiunque. Pensavo che potesse spiegare…parlare ai sacerdoti…che sarebbero giunti ad un accordo.

Poi non potevo più aspettare, erano anni,…. speravo che messo alle strette….il Nazareno…

(ricordando)…io ti venivo dietro, mi volevi accanto…spiavo ogni tuo gesto…spiavo il momento in cui tu potevi essere pronto…l’attesa diventava per me ogni giorno più pesante.

Pilato

Ma certo non ti aspettavi che i tuoi sacerdoti lo consegnassero a noi.

Giuda

E tu lo mandi ad Erode.

Stringi persino un’alleanza con lui, pur di liberartene.

Pilato

Per Lui ho stretto amicizia con quell’infame! Speravo che essendo nato sotto la sua giurisdizione, riuscisse a farlo liberare.

Giuda

Ma Erode fu più furbo di te, e te lo rimandò.

Non ti seguo Pilato, te e i tuoi giochi di palazzo…io non ne avevo tempo…agivo!

Pilato

Ma per voi, non è uno dei crimini più gravi, consegnare un ebreo ai

nemici oppressori ?

(In silenzio Giuda accusa il colpo, non risponde, si piega su se stesso)

E poi tutto torna Giuda, non è detto nelle scritture: "Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete, guarderete coi vostri occhi, ma non vedrete".

Giuda

Ah finiscila…continui a volerti discolpare Pilato, ma anche tu governatore non puoi scappare da questa tragedia, la tua responsabilità non è stata da poco!

Pilato

…la paura, il tuo popolo che continua ad urlare inferocito, i sacerdoti ipocriti tra la folla che fomentano la rabbia, tutto ha agito su me, ma….

(Obed segue il dialogo dai vari punti della scena, sale sulla balaustra, lentamente ne ridiscende, ogni tanto gli altoparlanti mandano degli avvisi incomprensibili)

Giuda

Proprio così vigliacco!

Va via cane rabbioso…mi stai stancando.

(volgendosi ad Obed, girandosi attorno urlando)

E’ folle, c’è una giustizia qui? Lasciate che si aggiri riempiendoci del suo fetore!

Pilato

…la storia si farà beffe di me, il governatore che non ha conosciuto né la forza, né la pietà, il governatore che temeva il suo Cesare.

Sono diventato simbolo d’ignavia io, non certo di tradimento.

Il tuo nome è un insulto: Giuda (lo pronuncia con disprezzo, come per mimare l’insulto).

(Infastidito per la sorte avuta, ripercorre quei momenti)

Dovevo rimanere lì in Giudea ben poco, fu un capriccio di Tiberio ad allontanarmi da Roma.

Giuda

Un capriccio del suo Cesare!…. il tuo oscuro passato Pilato,!

Pilato

Non pensavo certo che l’umanità si sarebbe ricordata di me per questi eventi.

Questa storia Giuda fu per me un peso, non era certo ciò che cercavo. Il tuo Gesù, nient’altro che un ciarlatano… un problema, come la tua gente.

Giuda

(imperioso, non vuol sentire, incalza contro Pilato)

Già, il mio popolo, non valeva niente per te, eravamo cenciosi, selvaggi! Una popolazione troppo irrilevante di numero, non bastavamo a saziare la tua ambizione.

(il ricordo si fa più vivo)

… quante croci per Roma…troppe… i miei fratelli…invocavano pietà, piangevano , gli spezzavate le gambe…maledetti…violavate la nostra terra…Dio sa se vi ho combattuti!

Pilato

Scontrosi, ribelli…

Giuda

Solo questo ricordi…

Ti stancavamo con i nostri usi, così strani , sopportavi a fatica la nostra religione. Anche al processo, infastidito entravi e uscivi dal Pretorio.

Pilato

Ecco… una delle numerose stranezze dei tuoi!

I sacerdoti si sarebbero contaminati entrando in una delle nostre case. Sono stato costretto io, ad andare di persona incontro alla folla che

urlava. Dovevo entrare ed uscire dal Pretorio; i tuoi sacerdoti non si potevano insozzare col suolo pagano. I Giudei avevano trascinato un uomo davanti a me, lo accusavano di cose futili, nascondendo abilmente il vero motivo. Solo alla fine dissero che voleva farsi re.

Il popolo urlava, i sacerdoti si erano infilati tra la folla, aspettando che quei quattro pezzenti esaltati avessero la schiuma alla bocca.

Giuda

E’ stata una liberazione quando il popolo te lo ha strappato dalle mani.

(ripiegandosi su di sé)

Per me una sciagura non prevista…non voluta… la mia fine.

Pilato

Non volevo noie io!

Giuda

E chi ne vuole!

Pilato

Voi sempre pronti a scrivere a Roma, a lamentarvi; delatori, calunniatori.

Noi romani, quasi ci eravamo abituati ai vostri ridicoli tumulti che si ripetevano continuamente. E i vostri sacerdoti, avidi di dominio, lì, a bussare da me per chiedere aiuto per qualche altro sopruso.

Giuda

Saranno stati anche soprusi Pilato, ma per il nostro popolo. Per te non esisteva nulla; noncurante del sacrilegio hai rubato persino i denari del tempio.

Pilato

Mi dai del ladro quando eri tu a rubare dalla borsa degli apostoli, ho usato quei denari per la vostra città e poi non ho fatto nessun sacrilegio, ho usato quei denari per la vostra città.

Giuda

Per la tua grandezza Pilato. Guardati adesso.

Pilato

Per la mia grandezza?! Ho sopportato quella permanenza come il peso del vostro caldo. Il mio luogo era Roma.

Giuda

Ma se nemmeno Roma ti volle più.

La violenza e l’orgoglio ti scorrono dentro Pilato.

Io sarò anche un traditore, gonfio d’invidia, ma non sono un assassino.

Pilato

Non vuoi sentire ragioni Giuda, la tua vita ti brucia troppo eh !? Ma qui non puoi cambiare nulla.

Giuda

E’la tua vita che trasuda sangue, figlio di cane. Sarebbe stato meglio se non fossi nato.

Pilato

Strana coincidenza Giuda, non sono le parole che il tuo Rabbi ha detto a te?.

Giuda

(Giuda non risponde incassa livido)

Si, l’ultima volta… eravamo insieme per la Pasqua. Mi amava Pilato, sapeva che non avrei mai potuto farcela.

(rivolto a se stesso)Meglio che non fossi mai nato.

( si scaglia di nuovo contro Pilato con più livore)

Assassino, hai ucciso chi ha osato mettere in dubbio i tuoi natali da plebeo. Se non fosse stato per la protezione di tuo padre adottivo e del Senato non ti saresti potuto salvare. Ti hanno spedito nell’isola Aea. Solo tu infame hai potuto sopravvivere in quel luogo.

Obed

Adesso basta Giuda, vai pure Pilato.

(Obed si muove verso Giuda che inveisce contro)

Giuda (rivolto a d Obed)

Non sto facendo quello che devo fare?

(ancora verso Pilato)

Con la tua violenza hai messo in ginocchio l’isola in una notte, l’hai governata con il terrore e l’indifferenza, comela nostra terra.

Pilato

(Pilato si sente richiamato in causa e rincalza)

Giudeo maledetto, vuoi lavare le tue mani lorde di sangue innocente, insozzando le mie!

E poi queste storie non ti devono interessare. Cosa vai cercando per coprire la tua ignominia?

Giuda

La violenza non passa in prescrizione infame! Non sei anche tu, come lui, (indicando Obed) a dirmi che qui, nulla può mutare?

(quasi in atto di sfida e di esasperazione prende una sedia e la sposta, accorre Ascanio che la rimette a posto)

Pilato

Che vuoi Giuda ora? Che vuoi? Che mi accolli la tua pena? Hai tradito.

Giuda

Maledetto!!

Pilato

Vuoi mandarmi via? E’ questo che vuoi? Non puoi Giuda. E’ così! Qui, non si può più cambiare nulla.

Giuda

…infame…plebeo…figlio di cane!

(si scaglia contro Pilato, lo colpisce, ma si rende conto dell’impotenza cade a terra, la vetrata si apre ancora ed entra una donna)

Pilato

Claudia!

(rivolgendosi a Obed)

Perché l’hai chiamata, che cosa c’entra lei in questa storia?

Obed

C’ entra Pilato, c’ entra.

Giuda

(Claudia si avvicina lo sorregge, lo fa sedere )

Chi sei….io ti ho già visto…chi sei

La donna non risponde

( Giuda le prende le mani, le riconosce)

…sei stata tu…sei stata tu a trascinarmi…mi hai lasciato davanti ad una porta, e poi …non ricordo più nulla… Avessi per attimo dimenticato la tua compassione…tu hai avuto pietà, pietà di me… sarei morto allora…(a se stesso, ironico)…ma no, non dovevo…era troppo presto…avevo un compito da svolgere ancora! Una nobile morte mi aspettava!

Pilato

Che cosa stai farneticando?

Giuda

Avevamo organizzato una rivolta, sapevamo che lui (guardando verso Pilato) non c’era, ma qualcuno ci ha tradito, siamo stati colti di sorpresa, Pilato non si era mosso da Gerusalemme; ci hanno ucciso come cani quegli infami… sono stato ferito, perdevo sangue, sono caduto, ho perso conoscenza, ricordo solo dei passi che si allontanavano. Sei stata tu, perché mi hai messo in salvo?…perché non mi hai lasciato morire.

Pilato

Hai aiutato chi tramava contro di me?!

Claudia

E che dovevo fare, far finta di niente? Dovevo chiudere gli occhi di fronte al dolore, come te? Bastavi già tu Pilato.

Quella mattina avevo deciso di uscire… arrivo sulla piazza e la gente corre, urla, capisco che è una rivolta…i soldati che mi accompagnano per difendermi cominciano a combattere…rimango ferma, paralizzata dalla paura…non so più cosa fare…lui cade ai miei piedi…è ferito, non esito un attimo, lo trascino a fatica, lo appoggio ad una porta e fuggo…comincio a correre…più forte che posso…Solo dopo mi rendo conto di quello che ho fatto…per giorni temo che qualcuno mi abbia visto…riconosciuto.

(rivolta a Pilato)

Non avrei saputo giustificarmi allora.

Pilato

Infatti nessuna ragione avrei ascoltato!

Claudia

(rivolta a Pilato)

Ho tentato di salvare anche te, in un’altra occasione…

Non mi hai ascoltato.

Pilato

Cosa avrei dovuto ascoltare, un sogno?

Claudia(rivolta a Giuda)

Avevo mandato la mia liberta per dirgli di lasciar andare quell’uomo, di non condannarlo.

La notte avevo fatto un sogno strano: ero immersa nella penombra, c’era tanta gente, forse pregava, ma io non comprendevo, le parole mi passavano accanto senza che potessi fissarne il senso; poi, come se l’oscurità si diradasse, si alzarono chiare : "Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto".

Sono fuggita spaventata, che c’entrava il nome di mio marito. Il sogno continuava, mi trovavo in luoghi bui e sempre la gente sussurrava quelle parole tremende per me:"Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto". Non capivo il significato di quel sogno, ma ero certa che avrebbe pesato sul suo destino.

Quando ho visto Gesù nel Pretorio, ancora ignoravo chi fosse, ho tentato di fermare Pilato, è stato inutile, si è lasciato trascinare a condannarlo a morte.

Ho saputo dopo che i sacerdoti, lo avevano impaurito rinfacciandogli di agire contro l’Imperatore.

Quella morte si è trasformata in un silenzio e l’immagine di quel condannato è rimasta tra noi due.

Pilato

E tu che hai fatto tu per spezzare quel silenzio? Ti sei chiusa nella tua solitudine, hai perso anche la tua bellezza. Hai allontanato me e Roma, uscivi solo per frequentare, a mia insaputa, la comunità dei nazareni.

Claudia

La solitudine l’ho sopportata per anni; mi sono rassegnata alla tua incomprensione… l’inquietudine ha cominciato a salire… Ho cercato quello che Roma non poteva più darmi…. E poi cosa potevo dirti, eri così soddisfatto di te. Quando sei stato richiamato a Roma, tutti i ricordi della Giudea erano svaniti dalla tua mente.

Pilato

Sono stato accolto dall’Imperatore con tutti gli onori. Anche tu Claudia.

Claudia

Sono stata io a non accogliere più Roma…a Gerusalemme avevo nostalgia di ritornare…ma poi…mi ripugnava tutto…di che cosa avrei dovuto essere soddisfatta? Delle feste che si davano? Della violenza che insozzava le strade della città? Degli orrori dei giochi nell’arena…che tu amavi? Dei prigionieri trascinati in trionfo e uccisi? Del divertimento davanti al sangue delle belve? Degli ultimi anni di Tiberio … un bagno di sangue… di Caligola … dei tuoi imperatori divorati dall’ossessione del culto Cesareo … tu sembravi non accorgertene…o non volevi. Come potevo gioire…dimmelo?…ho cominciato a cercare qualcos’altro; a Roma si diffondevano nuovi culti…ma quando mi sembrava di aver trovato…mi accorgevo che non bastava. E’ stato allora che sono arrivata alla comunità dei nazareni…

Pilato

Mia moglie tra i vicoli malfamati della Suburra, pigiata tra la sozzura di quei pezzenti.

Claudia

…non avevo mai smesso di pensare a Gerusalemme…imploravo che tu potessi ricordare.

Pilato

E cosa? Non volevo più ricordare niente di Gerusalemme..

Giuda

Non mi meraviglia!

Pilato (guardando Giuda)

E così ho fatto!

Se non fosse stato per quella ferita alla spalla, le gocce di sangue sulle mani…le mani le ho immerse nell’acqua…quel catino…

Claudia

Una seconda volta ti ho avvisato di non macchiarti di sangue, di rifiutare l’incarico dell’imperatore, di non immischiarti nella persecuzione dei nazareni.

Pilato

Non potevo!

Claudia

Si ripeteva tutto Pilato, tutto. Ho portato la tua colpa su di me per anni. Ho implorato per te il perdono dai cristiani.

Pilato

(Serra i pugni, tra la rabbia e la paura)

Che dovevo fare! Che mi rinfacci. Il tuo sguardo era intollerabile, quello di tutti quegli anni, ha distrutto la nostra vita.

Claudia

Sono corsa alla Suburra, le strade si erano riempite di terrore…i tuoi legionari ci avevano portato tutti via.

Solo la morte ha spezzato il silenzio che era piombato su di noi…L’ho cercata per salvarti.

Pilato

L’Imperatore accanto a me nell’arena…mi aveva tradito…un mostro, un mostro! Non potevo credere ai miei occhi…ti ho visto venire avanti con gli altri…uno strazio…

…dinanzi ai miei occhi.

Da lì non ho trovato più pace.

Claudia

Ognuno nella tragedia fa la sua parte Giuda.

Giuda

(rivolto a se stesso)

Ma io non ho fatto niente fino a che Gesù non mi ha detto di agire ed al più presto.

(rivolgendosi a Dio) E’ stato lui a consegnarsi io l’avevo seguito sempre; in ogni momento… io, fedele al mio pensiero… credevo potesse diventare il suo.

(Guarda Obed) …volevo che la sua forza servisse ai miei scopi… che i miei pensieri fossero i suoi…sbagliavo…non parlava della stessa terra lui.

Ma io sono stato fedele. Io e lui in questa tragedia.

Pilato

Fedele! Senza di te non sarebbe morto.

Obed

(Obed guarda verso Pilato e lo blocca)

E’ ancora presto!

Giuda

Mi chiamò "amico" l’ultima volta che ci parlammo; "amico" perché gli consentivo, io, da inconsapevole vittima, ciò che si era prefisso: la volontà del padre suo. Qualcuno doveva consegnarlo no? ed io sono stato disposto a farlo.

….non è vero, non è vero forse?

Pilato

Inconsapevole Giuda? Sapevi benissimo quello che facevi, lo stavi mandando a morte.

Giuda

No, non è così. (è confuso privo di qualsiasi chiarezza)

E’ stato lui a decidere quando a Getzemani, con spade e bastoni potevano arrestarlo. Se solo avesse voluto!

Pilato

Cosa? Cacciare i romani?

Giuda

(Preso da se stesso, non ascolta più le parole di Pilato)

L’ho seguito sino al buio estremo, saliva al Golgotha tra la folla, strisciavo lungo i muri, sudato, senza capire più nulla, ero straziato, come lui!

E finalmente tu Dio, ti sei deciso ad oscurare l’aria.

Io avevo fatto uccidere ingiustamente un uomo, io lo volevo per me, per la mia causa; poi non l’ho capito più, vedevo solo che ormai in quei giorni era solo, solo, in lotta lui e il Tempio. E’ arrivato persino a minacciarne la distruzione.

Pilato

E i sacerdoti decisero la sua morte.

Giuda

No, è stato per la resurrezione di Lazzaro, quando ha violato il segreto messianico! Anch’io non ne potevo più, aspettavo che si rivelasse.

Guardando Obed

Tu, tu la sai la ragione di tutto questo! Era tutto stabilito?

(Rivolgendosi a Dio)

Quale è stato il tuo disegno? E tu Dio degli uomini, onnipotente giudice, dove sei, guardami, fatti sentire, penserai come tutti che ho intascato trenta denari per consegnare tuo figlio ai soldati. Eh Dio! Come tutti gli uomini che da quel giorno videro il sole! Penserai che Giuda era allettato da quei trenta denari!

Sbagli di grosso Dio degli uomini.

(Interviene Obed e ordina a Giuda di spogliarsi)

Obed

Adesso mi hai stancato Giuda . Con me non si scherza. Spogliati!

(Giuda ride)

Spogliati ti ho detto! Devi essere pronto.

Giuda

(comincia a spogliarsi)

Ah finalmente quello che mi spetta!

Dunque il mio destino era segnato!

Adesso me lo puoi dire. Tu sai molto di più di quello che io ho fatto.

Obed

Ne puoi esser certo. Ma sei tu Giuda che devi capire che musica è.

Giuda

Che ti devo dire di più di quello che ti ho già detto? Vuoi che ti dica che volevo una guerra, vuoi che ti dica che volevo un condottiero per cacciare i romani? Vuoi che ti dica che ho sbagliato, che ho tradito?

I trenta denari l’ho ributtati nel Tempio! Allora non mi conosci, non sai chi è Giuda. Giuda non si compra! Quei denari sporchi di sangue neanche i sacerdoti li rivollero. Li ho gettati ai loro piedi. "Sangue innocente!" ho urlato.

Si, il mio regno era la mia terra, il mio popolo; avevo un unico scopo, liberare la Giudea. E lui invece? Non si curò mai dei miei pensieri, urlava, urlava ogni giorno più forte contro il Tempio.

(Rivolgendosi a Dio)

Non ti vedo Dio, ma so che mi guardi con scherno.

(portandosi le mani alla testa)

Tre anni ho trascorso al suo fianco! Ho servito come tesoriere tra gli apostoli, si , ho persino rubato. Sono stati gli anni più esaltanti che abbia mai avuto: l’annuncio a Cesarea, quando si è fatto riconoscere come Messia. E Lazzaro!

Mi aspettavo che Gesù fosse venuto a Gerusalemme e avesse mostrato a tutti cosa sapeva fare, niente, non ci ascoltava, non mi ascoltava. Poteva distruggere quegli infami dei Romani, costringere i sacerdoti a riconoscerlo come Messia e il popolo lo avrebbe accettato come suo re.

Ah se solo l’avesse voluto!

(rivolto a Dio) Ma a che serve ora…noi non eravamo niente per lui, esisteva solo il tuo regno invisibile Dio, tu e lui. (ironico) Gli appartenevi!

Sembrava assorbito completamente dall’avvicinarsi della morte. Noi discepoli non capivamo: perché, perché morire quando le cose stavano cambiando? Si è lasciato crocifiggere senza dire una parola, e noi… tutti abbandonati a noi stessi, dopo averci sconvolto le nostre povere vite e poi...con quale destino?

Ecco chi ha tradito Dio. Lui, non io.

(Obed infuriato comincia ad inveire contro Giuda. Arriva Ascanio, il servo di Obed e comincia a picchiarlo, la scena cade nel disordine, Giuda tenta di trovare riparo sulle scale, Obed lo blocca con la sua presenza e gli scandisce con violenza gli orrori della sua vita)

Obed

In te hanno preso vita le profezie della scritture.

Nascondi la violenza di Caino, la cecità di Edipo, la possibilità che il Christo fosse venduto.

Tua madre Ciborea aveva appreso da un sogno che avresti compiuto il più grave dei misfatti. Ti ha lasciato al mare in una cesta, sperando che potessi sfuggire al tuo destino.. Ti ha accolto una donna, ti ha allevato come un figlio, le hai ucciso il suo, per gelosia. Sei fuggito a Gerusalemme, hai colpito a morte tuo padre senza sapere chi fosse e hai ricevuto in dono come sposa tua madre Ciborea. Sei scappato quando ti ha raccontato come aveva perso suo figlio, te Giuda. La tua disperazione ti ha portato nella cerchia del Nazareno, che ti ha accolto tra i suoi discepoli. Lì hai compiuto il terzo e più grave delitto.

Giuda

(Giuda è distrutto , si muove strisciando a terra)

… Mia madre non troverà mai, ombra abbastanza che la copra dalla vergogna…

…sono stato scelto per questo orrore…non potevo farcela…lo sapeva…per questo mi ha abbracciato…la forza…voleva darmi la sua forza…la morte mi ha devastato…

(entra Maria avvicinandosi amorevole a Giuda)

Maria

Perché ti sei ucciso? Perché l’hai fatto?…figlio, figlio mio…non ti ha aiutato niente…non è servito l’aiuto di chi amavi…la tua voce figlio…i tuoi occhi…ciò che hai tradito è stata la tua vita.

Giuda

Madre!

(stringendosi con rabbia, quasi a trattenere la testa)

O madre…la tua pietà è infinita. Non mi accusi di aver tradito tuo figlio. …Parli di me, …della mia vita senza pace.

Io, io, mi sento smarrito.

Se è vero ciò che dici madre, il mio strazio è infinito. Parli della vita che ho buttato via. Che mi porto dentro? Quale orrore?

(Giuda è straziato dalla consapevolezza che lui è e sarà fuori dalla salvezza. Ricorda le parole del Nazareno e le ripete a se stesso).

"Amen, amen, io ti dico: a meno che uno non sia nato dall’acqua e dall’aria, non potrà entrare nel regno dei cieli" Eccolo Dio il tuo Giuda, eccolo.

(Maria si avvicina a Giuda, gli prende il polso e gli fa fare dei movimenti nell’aria, di apertura, è come se suggerisse a Giuda in silenzio le parole da ripetere.

Giuda riprende lentamente, come ascoltando un suggeritore, come un bambino che si affida e comincia a parlare ripetendo, prima dentro di sé muovendo solo le labbra, poi con voce appena accennata)

……..e dall’aria, non potrà entrare nel regno dei cieli".

Io che ho fatto? Mi sono gettato sulla vita, l’ho rincorsa, afferrata, ho cercato, avidamente.

A che vale tutto questo ora che non ce l’ho, misera; a chi, a chi appartiene ora? Solo il suo pensiero mi stanca.

Non ho posto mai rimedio alla sventura che ho seminato, non la vedevo, io sventurato. Credevo di essere il mondo.

Dio, sei così lontano dalla terra: io non ho ascoltato che la forza e le mie parole…

Maria

(mette una mano davanti alla bocca di Giuda per farlo tacere)

…il silenzio Giuda…anche io non potevo più nulla davanti alla morte di mio figlio, le mie parole non potevano nulla davanti al suo dolore…nel silenzio, in un abbraccio egli mi ha passato la sua sapienza e si è tenuto il suo destino.

Giuda

…avevo dentro la morte; per bloccarla sono stato costretto ad urlare più forte, a distruggermi!

Ero disperato.

Respiravo a fatica e lui, tuo figlio, saliva al Golgotha, non so quanto tempo sia passato, non riuscivo più a pensare a nulla. Era buio, era tutto buio.

Nulla e nessuno potevano accogliermi.

La visione di tuo figlio morente era conficcata nei miei occhi.

Io Giuda, l’orribile traditore muoio impiccato, contemporaneamente a tuo figlio.

Ancora lo vedo quel corpo. Il mio viso sfigurato dalla morte girava ora verso Gerusalemme, ora verso il deserto, gli occhi aperti,

continuavano a fissare il cielo.

Madre, eccolo Giuda, colui che ha consegnato a morte tuo figlio.

Maria

La sventura ha segnato la tua vita, ma mio figlio si è impossessato del tuo cuore e lo ha spezzato. Il tuo bacio, è stato un amore doloroso Giuda, il segno del tuo rimpianto. Ti ha amato, ti ha accolto con lui… conosceva la tua anima dal primo momento. Eri il suo apostolo, ed insieme agli altri eravate tutti un volto dell’umanità. La sua misericordia non poteva dimenticarsi di te, del buio della tua anima. E ti prese con sé.

Giuda

La tua carità è infinita madre! Ora rimpiango la mia vita, rimpiango tuo figlio.

(rivolgendosi a Maria)

L’ho fatto uccidere .…non sai madre cosa siano stati quei momenti… Ero terrorizzato…il mio sangue era diventato acqua.

Quel boccone…quel boccone di luce che mi aveva dato alla cena aveva raggiunto il suo scopo: la mia anima si è squarciata, le tenebre si sono strappate. Ho visto…ho visto il mio cuore, il cuore di Giuda amare tuo figlio, e la testa, la mia testa correre rabbiosa sulla terra. L’orrore ho visto madre. Ho voluto morire con lui…ho consegnato la mia vita a Dio…proprio come ho consegnato tuo figlio… inchiodato nel silenzio col suo sangue tra la terra, io appeso a quell’albero, senza versarne una stilla. La terra ne avrebbe avuto orrore.

Se trovassi la chiarezza ogni pena sarebbe più accettabile ora.

Maria

Non sono io che posso dartela Giuda.

Non alla madre di Christo devi rendere perdono, ma all’anima tua. Né posso spiegarti di più.

(La scena è la stessa. Si sente un lamento doloroso, soffocato; c’è una donna a terra, forse appena arrivata. E’ una donna che proviene dalla seconda metà del 1900. Anche i suoi abiti sono dimessi, coperti di polvere, è spettinata, i capelli le coprono il volto, si stringe in una giacca per coprirsi dal freddo. Giuda è seduto in silenzio, con la testa bassa. Ascanio imperterrito porta avanti il suo compito delle pulizie. Obed tace. )

Simone

Dove sono…

(Obed ordina ad Ascanio di andare ad aiutare la donna attanagliata dalla paura )

Maria

(si rivolge a Giuda e poi esce)

Va da lei

Giuda

(Anche Giuda le si avvicina, e le strofina il viso, le pulisce gli occhi.)

Calmati, non aver timore…

Simone

(prima tace) Dove sono? Ho paura…ho paura…

Giuda

(rivolto ad Obed )

Ancora non sa niente?

Obed

Nessuno può saperlo, se non arriva qui.

Giuda

(ironico verso Obed)

Ma non mi avevi detto che ero solo, che non c’era nessuno oltre me?

Obed

Infatti. Eri solo Giuda. Sei stato tu a trovarla. Eri pronto.

Simone

Dove sono? Aiutami ti prego.

(Giuda la alza, la fa mettere seduta, si scosta, lei lo trattiene)

No, non andare…rispondimi .

Chi sei? Chi c’è con te?

(Giuda non risponde)

Chi sei?

Giuda

Sono Giuda.

Simone

Giuda?

Giuda

Si, Giuda …il traditore.

Simone

(ritorna immediatamente su sé)

Ho freddo, tanto freddo….

Che accade… ti prego…dimmelo.

Giuda

(Rivolgendosi ad Obed)

Dille qualcosa, aiutala!

Obed

Hai già dimenticato tutto Giuda?

Giuda

No, non ho dimenticato, qui non si può cambiare nulla (indicando polemicamente ciò che lo circonda) bisogna ricordare tutto, devi incontrare chi ti costringerà a farlo…non ho dimenticato. Ma almeno aiutala.

Obed

Io sono qui solo per te… non posso fare niente per lei.

Simone

Chi è lui?

Giuda (Giuda fissa Obed e poi guardandolo per la prima volta pronuncia il nome)

E’ Obed.

Simone

Giuda stringimi la mano anche se non la sento…anche se non puoi farlo… Ho paura, non riconosco niente… Perché questo silenzio, che c’è dietro? Cosa mi deve accadere?

Guardami…dimmi, che cosa vedi? I miei capelli come sono… i miei occhi che colore hanno?

(Giuda non risponde)

Perché non rispondi, cosa sono diventata?

Giuda!

(Giuda le accarezza il viso)

La testa…la testa…, i pensieri…non si fermano…

Giuda

Dimmeli.

Simone

Non ricordo niente…non riesco, non riesco… si fa tutto così confuso…Io non ricordo, capisci? …è mai possibile dopo aver vissuto?

Oh Giuda aiutami.

(Giuda le prende le mani, la rassicura)

Giuda

Stai tranquilla. Non dovrai aspettare ancora a lungo.

Obed

Dipenderà da lei Giuda. Fino a che non si sarà messa d’accordo con la sua memoria, non potrà muoversi di qui.

(Simone si ritrae, ha un moto di terrore)

Giuda (infastidito)

La conosci la pietà tu?

Obed

Sei tu che dovevi conoscerla.

(Giuda si volta impotente)

Simone

…che ore sono?

(Obed sorride)

Obed

Strana domanda ma comunque tardi.

Simone (guardando Obed impaurita)

Perché mi trovo qui?

Giuda(come se avesse trovato una via di entrata, le stringe forte le mani)

Dove vorresti essere…dove? Prova a dimmelo.

Simone

…no…non so…forse a casa…da …mia madre…sono passati tre anni…

Giuda

Da cosa…

(Simone non risponde, Giuda la incalza)Da cosa?

Simone

…dalla…dalla sua morte credo…non ricordo…non ricordo…(accorata)

…ma tu ricordi tutto? Dimmi Giuda…tutto? Tutte le persone che hai incontrato…i volti…il colore dei loro occhi…i saluti…le strade…i profumi…

Giuda

Calmati ora e dimmi chi sei.

Simone

…non lo so…una folle…una qualunque…non lo so…mi si confonde tutto… …era bella la sua casa… c’era tanto sole… anche lei era bella…fiera…ma è morta… io l’ascolto cantare… amava cantare…

…abitavamo in una grande casa, nella città vecchia, vicino al fiume… giocavo a campana sulla terrazza… i suoi passi sulla scala di ferro… le ho insegnato ad andare in bicicletta sai…

La casa era sempre piena di gente…la gatta si infilava sotto il letto…io e mia figlia la vestivamo…(ricorda)…mia figlia…

…quante paure…

Giuda

Che vuoi dire?

Simone

…la paura ad attraversare la strada e poi quella di trovarmi nei luoghi chiusi, di uscire da sola…tengo le mie figlie per mano, strette per il panico che mi prende ad essere tra la gente…il cuore mi batte, le luci mi bruciano gli occhi e poi la confusione, le voci…le gambe non mi reggono. Arrivo a casa sfinita. Non esco, non esco per quaranta giorni…il terrore mi assale. Non ero pazza, Giuda dovevo difendermi…non ero pazza, ero lucida, troppo lucida, quello era il dramma…

(è smarrita angosciata, si stringe una mano al petto)

Mi sento tirare giù, tienimi, non mi lasciare.

Non ce la faccio, non ce la faccio…come sempre…la paura mi assale e non ce la faccio…

Giuda

Calmati, qui non puoi non farcela… (poi si volta e automaticamente cerca un assenso da Obed) sarai tu …a volerlo, a volere…

Simone

Non ti capisco Giuda…ho paura.

Giuda

Lo so.

Simone

Come fai a saperlo?

…non la puoi conoscere tu la mia paura

Vuoi sapere come ho vissuto?…sospesa tra la vita e il niente, per paura. E’ questa la mia colpa.

…ho freddo, tanto.

(Giuda le è accanto cerca di proteggerla. Simone è in ansia ripercorre dei ricordi. Si rivolge a Giuda)

Perché questi frammenti della mia vita? Come posso fermarli?

…mi chiamano…mi chiamano

No lassù c’è troppa strada…non posso farcela… è troppo alto…i sentieri sono troppo stretti e l’odore dell’erba è troppo forte e l’aria mi ferisce la pelle. Il cuore si ferma prima di cominciare. Capisci Giuda, questa è la mia paura; è attendere alla finestra che la notte arrivi presto…e che al risveglio la gola mi si stringa già per la stanchezza. Quante volte, quante volte ho urlato al cielo, in tutti i modi che conoscevo, ho implorato che la morsa che mi teneva l’anima potesse sciogliersi…ma potevo solo rassegnarmi. E come ci si rassegna a non vivere nella vita.

(Si guarda attorno, guarda il luogo, ha terrore, si aggrappa a Giuda)

Adesso cosa devo fare?

Giuda

Hai tempo… lo capirai(girandosi verso Obed) come l’ho capito io.

Simone

Con quali forze, con quali?

Giuda

Con quelle che hai, basteranno.

Simone

Non capisci, ho vissuto appena e trattenendo sempre il respiro…

Sai tu cosa significa vivere solo nei propri pensieri eh?! Lasciarsene paralizzare…urtare contro il limite della propria vita… la conosci questa umiliazione? …no non la conosci. Lasciami sola, ho bisogno di pace, di silenzio. Ah figlia mia, fuggita da me…perché tu volevi vivere, io no.

Io sono stanca…tanto stanca…lasciatemi riposare…

…non sento più il mio corpo…

non voglio più avere volontà ,

non voglio più sentire nulla…

come se fossi sorda, cieca,

non voglio più aver la forza di legare due pensieri,

anche quelli più semplici, come il più piccolo degli idioti,

non voglio conoscere più né la gioia, né il dolore,

…è la mia preghiera.

Che tutto mi sia strappato

(rivolta a Dio)

non lasciarmi nulla, prendimi ogni cosa

fammi dimenticare di me.

(Obed guarda Giuda e ride poiché il percorso che Simone dovrà fare sarà esattamente il contrario)

Simone

Perché ride?

Giuda

Non preoccupartene, lascia stare.

Ma dimmi, quale è il tuo nome?

Simone

Simone, mi chiamo Simone. (i ricordi cominciano a farsi più vivi)

Giuda

Perché ce l’hai tanto con la tua vita?

Simone

Perché ho avuto coraggio solo a morire. Sono morta su un pezzo di terra di quello stesso fiume che avevo sempre guardato dalla mia casa.

…la mia malattia è stata lunga e dolorosa …. ho perso lentamente il contatto con la terra,…con la carne lacerata dalle piaghe. Guardavo attraverso gli occhi socchiusi, non desideravo più niente…se non le parole delle mie figlie, l’amore fin troppo semplice di mio marito. Il dolore mi piegava l’anima, me la contorceva, la levigava. Non mi lamentavo. "Ne ho abbastanza" gridava una parte di me. Ero divorata dal dolore, ma tacevo. Ero costretta ad un lungo silenzio; intorno a me si affannavano per trattenermi e per curarmi. Io ormai sapevo che sarei andata via. Siamo in due a saperlo, io e mia figlia. Aspettavo… il fiume non l’ho più rivisto, ma stavo morendo tra le sue braccia…

Non ho più paura…capisci?…Io…Simone, non ho più paura. Il coraggio si è trasformato in pace. Ho aspettato fino a che le mie figlie non sono state pronte a lasciarmi.

La vita si è allentata, sentivo tutto lontano…le voci…i rumori … E quando una voce amica, accanto mi ha detto: "va, va pure, ci penserò io a loro, va tranquilla"…E’ stato un attimo…

I l coraggio che non ho mai avuto, spero che sia un dono per le mie figlie, Non dimenticatemi.

(scorrono immagini nella sua mente)

Giuda (rivolto ad Obed)

E di me, chi avrà memoria? Nei pensieri di chi vivrò. Sarò per tutti il traditore. Solo Giuda l’infame!

Simone

Già chi avrà pietà di te?

…scusa, scusa…non te ne andare…ti prego…

Giuda

No Simone non ti lascio…sta tranquilla…e poi dove potrei andare.

Simone

Avrei voluto avere i tuoi occhi per vedere quello che hai visto.

Giuda

No Simone…

Simone

Io ho provato a cercarlo il tuo Gesù, mi hanno indicato i luoghi dove potevo trovarlo, ma non l’ho mai riconosciuto. Ho trovato sempre qualcuno che si metteva davanti a lui: "ne ha il diritto" mi dicevano.

Era lì a braccia larghe, perché non si potesse vedere neanche un lembo della veste del Christo e predicava, predicava verità in suo nome…ma io non lo riconoscevo…Mia figlia mi guardava…che ci facciamo qui? Andiamo via.

Parole sempre più vuote. Si stringevano mani in segno di pace, i visi erano soddisfatti, preservati dai peccati…a me non bastava.

Quanta miseria …

"Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato", ho chiamato, urlato in tutti i modi che conoscevo e più il bisogno si faceva grande, più la mia voce non si faceva capire.

Si Giuda, avrei voluto vedere quello che tu hai visto, tu gli camminavi accanto.

Giuda (scrolla la testa)

Non mi è servito.

Simone

La tua consegna fu solo l’inizio, credimi.

Giuda

Non capisco spiegati.

Simone

… infinite morti gli hanno inflitto, giorno dopo giorno. Ci siamo impossessati di Dio e abbiamo alzato recinti, lo abbiamo identificato con i nostri limiti, le nostre vendette, con la nostra meschinità. Gli uomini decretano per lui chi è dentro e chi è fuori dalla salvezza, la terra è fetida della loro bontà.

La tua consegna Giuda fu solo l’inizio!

Giuda

E io devo pagare in eterno per tutti i Giuda che tradiscono, nascosti in ogni angolo, in ogni anfratto; per quelli che sono sempre pronti a succhiare i pensieri, ad appropriarsi delle tue fatiche, veloci a saltare addosso quando si è più stanchi… sembra che non abbiano mai dormito per attendere quell’attimo… sono nascosti tra i compagni, e si mostrano pieni di buoni propositi …ma sono pronti a scommettere sulla tua fine, invidiosi anche del silenzio del tuo dolore.

No, no Simone…io non sono uno di loro. La viltà non è per me.

Simone

Siamo belve Giuda …. Credi che qualcuno abbia pensato a te…abbia avuto pietà per te in tutti questi anni ? … e allora dimmi quale, quale soglia di perdono puoi sperare di varcare tu?

Giuda

(Rivolto ad Obed)

E’ vero quello che dice ?

(Obed non risponde. Giuda si rivolge a Dio)

Se è vero allora guardami Dio, se tu sei il Dio dell’amore, come dicono, guardami! Sai cosa è stata la mia vita, la mia morte.

Tu lo sai! Io invece non so nulla dei tuoi piani.

Ho vissuto l’inferno, la mia vita è stata l’inferno. Vengo davanti a te e tu che mi darai? Le fiamme eterne.

E questa donna, che mi dici di Simone? ha vissuto appena, e a che cosa dovrà essere condannata?

(rivolto a Simone)

Dimmi, dimmi, quale è la tua colpa?

Simone

Lasciami in pace,

Giuda

Dimmelo…quale è stata la tua colpa?

Simone

L’omissione.

Giuda

(rivolto a Dio)

E a cosa deve essere condannata? Al rimpianto eterno per la sua incapacità a vivere? Dov’è la tua bontà Dio? Dov’è?

Obed (rivolto a Giuda)

Questo è l’ovvio del giudizio umano. A cosa serve un uomo lo sa solo Dio!

Giuda

Allora mi stai dicendo che è tutto stabilito, tutto deciso. Adesso dirai che io ho sbagliato, lo so, che potevo tirarmi indietro, che potevo non consegnarlo ai sacerdoti, hai ragione…potevo non essere io, ma se tutto, tutto era deciso, qualche altro disgraziato avrebbe dovuto farlo.

Tu mi hai dato la libertà di sbagliare, solo tu. Ora? Ora che ne faccio di questi errori?

E tu Dio che mi poni dinanzi?

L’infinita responsabilità delle mie azioni. Il peso eterno dei miei peccati, l’eterno della mia infamia?

E’ questo il tuo amore infinito? Anch’io così, potrei essere Dio!

(rivolto ad Obed)

E tu, tu che mi hai obbligato a ricordare ogni cosa. A che cosa è servito riconsegnarmi i miei errori? Io mi sono ammazzato per questo!

Tu sai dirmi, ora, che ci dobbiamo fare?

(indicando anche Simone)

E dimmi, pensi che se mentre andavo ad impiccarmi avessi incontrato il Christo per l’ultima volta, me l’avrebbe data un’altra possibilità eh? Me l’avrebbe data un’altra possibilità?

Obed

(dopo una lunga pausa)

E’ qui che dovevi arrivare!

Giuda

Allora io voglio usare le mie colpe…i miei errori…per riprovarci un’altra volta. Io voglio riscattare la mia vita con una seconda volta.

Per cancellare il mio odio, per sciogliere l’orgoglio…per scontare le mie colpe…voglio ancora sentire le mie mani stringere un pugno, ascoltare il rumore della terra arsa sotto i miei piedi, il calore bruciante del sole sulle spalle e accorgermi, accorgermi di tutto questo. Non voglio perdere neanche un attimo.

(rivolto, determinato, verso Dio) E se non bastasse una vita, allora un’altra e un’altra ancora!

Obed

E’ arrivato il momento che tu vada.

Giuda

E Simone? Avevo promesso di rimanerle accanto…

Obed

No Giuda, lei deve rimanere qui altro tempo… le è necessario. Arriverà qualcuno che si prenderà cura di lei…come è stato per te. Vai.

Giuda

Puoi almeno dirmi cosa mi aspetta?

(Obed non risponde, lo accompagna in un punto preciso, poi indietreggia)

Obed

Vai, lo capirai soltanto varcando quella soglia.

Giuda

Oh Dio fammi tornare, anche misero, anche vagabondo, anche cieco…accetterò ogni cosa…ma ti prego fammi tornare!

***