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Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

- Anno 1988 -

GIUDA

(Inchiesta sull’apostolo che tradì Gesù)

Thriller

storico – politico - religioso

in quattro parti

(Di cui un prologo ed un epilogo)

Tratto dall’omonimo libro di

PIETRO ZULLINO

Rizzoli Editore – Prima Edizione 1988

Sceneggiatura e adattamento teatrale di

MARCELLO FIORENTINO

DEPOSITO S.I.A.E.

1In copertina: Giotto - Il bacio di Giuda - 1303-1305 - Cappella degli Scrovegni - Padova.


Tratto dal libro di                                                               1                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda


Dedicato ai miei amici di teatro

Roberto

Enrico

Walter

Federico

Stefano

ea

Don Franco


Tratto dal libro di                                                               2                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

PRESENTAZIONE DEL TESTO ORIGINALE

La favola di Giuda che pentito corre ad impiccarsi (creata dal Vangelo di Matteo) trovò grande accoglienza presso i cristiani del I secolo e si radicò nella tradizione ecclesiastica con la forza di un capitolo di fede. Ma era già con testata ab antiquo dagli Atti degli Apostoli, dove si può leggere a chiare lettere che il cassiere e faccendiere di Gesù fu massacrato per vendetta mentre cercava di godersi al meglio i danari lucrati col tradimento.

Muovendo da questa insanabile contraddizione delle Scritture, sollecitando i testi con astuzia, sfruttando l’effetto incrociato di notizie anche nuove e curiose, ricavate dalle fonti più diverse, Pietro Zullino tesse da par suo la trama d’una sorprendente ma non arbitraria detectjve story, sullo sfondo di una Gerusalemme sconvolta dalle fazioni e minacciata di genocidio dai capi dell’antisemitismo romano.

Chi uccise Giuda Iscariota? A quale scopo? E perché gli evangelisti tentarono disperatamente di negare che si trattò di un omicid io? Zullino conduce l’inchiesta con taglio ironico e dissacratore, batte ogni pista e, formulando un’ipotesi finale imbarazzante (a metà strada fra l’insupponibile e il rigorosament e dimostrato), giunge all’identificazione dell’assassino: ma, subito dopo, consiglia di archiviare per sempre l’insolito caso, perché mai come allora la realtà è stata più strana della fantasia.

Tratto dalla presentazione del libro a fronte.


Tratto dal libro di                                                               3                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda


PERSONAGGI

Coro  - Zaccheo

Professore - Inquirente - Giuda

Marcello - Giovanni

Roberto – Matteo - Alessandro

Enrico - Luca - Erode

Walter – Marco - Pilato

Federico - Pietro

Stefano – Tommaso - Caifa

Don Franco - Gesù


Tratto dal libro di                                                               4                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

NOTE PRELIMINARI

Nella terza parte è possibile avere tre diverse soluzioni:

1.Con gli stessi attori seguire la proposta già indic ata nell’elenco personaggi.

2.Con gli stessi attori cambiare le parti.

3.Utilizzare attori nuovi.


Tratto dal libro di                                                               5                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

PRIMA PARTE

Prologo

"... Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e di sse:

“Quanto mi volete dare perchè io ve lo consegni?

E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.

Da quel momento

cercava l'occasione propizia per consegnarlo"

(Matteo 26, 14-16).

IL PATTO

2 In questa pagina: Duccio di Boninsegna - Patto di Giuda - retro della Maestà - 1308-1311 - Museo dell'Opera del Duomo - Siena.


Tratto dal libro di                                                               6                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

Prima Parte

PROLOGO

Verità o Menzogna 

(Il sipario è chiuso e le luci sono totalmente spente. Ad un certo punto si accende un faro e, seduto su di una sedia, compare il narratore con una cert’aria da intellettuale conoscitore di storia. Questi resterà per tutto il  corso della battuta seduto. Uscirà

dopo che si sarà spento il faro stesso lasciando la  sedia al suo posto; questa verrà subito recuperata da uno dei nuovi attori entranti nella seconda parte).

CORO - Come fosse morto Giuda, lo rivelò Pietro 40 gior ni dopo la tragedia sul Golgotha,alla metà di Maggio dell’anno 30. Sentiamo dunque c osa disse Pietro davanti 120 persone delle quali nessuna contestò la notizia ( prende un libro e legge). «L’iscariota ha fatto in tempo a spendere i famosi 30 denari d’argento nell’acquisto di un podere alla periferia di Gerusalemme; ma poi, su quello stesso terreno è stato ritrovato morto, col ventre aperto e le budella sparpagliate al suolo»3. (Richiude libro) Allo stupore subentra dunque un oscuro disagio. La storia di Giuda che pentito corre ad impiccarsi creata dal Vangelo di Matteo, viene subito contestata dagli Atti degli Apostoli. Dunque, Giuda si uccise o fu ucciso? E se la soluzione reale fosse la seconda? Giuda simboleggia l’aspetto più tragico della condizione umana, predestinazione immotivata a compiere il male, l’inutilità del pentimento, l’impossibilità di espi are un peccato troppo grande e quindi il lancinante desiderio della morte come liberazione. Personaggio formidabile ed inquietante, di orrida grandezza questo Giuda, che può però allo stesso modo costringerci a non rifiutare più il vero per l’inverosimile; che ci costringerà ora, ad accertarne l’omicidio, se omicidio vi fu, e ricercarne il colpevole ed il mandante.

(Il coro esce al buio quindi si apre il sipario. Allo stesso tempo si illumina il palco. Subito dopo entrano in scena disordinatamente i primi 5 attori. Sono studenti universitari della facoltà di Lettere. Hanno l’aria di essere stati ch iamati da professore che entra dal lato opposto subito dopo. Sono tutti vestiti con abiti moderni. La scenografia scarna ricorda la biblioteca della stessa Università. Il fondo della  scena è completamente buio e non vi sono pareti delimitanti l’area in cui avverrà l’azione s cenica).

Il sipario resta aperto

Fine della prima parte

3ATTI 1,18 18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del s uo delitto e poi precipitando in avanti sisquarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.


Tratto dal libro di                                                               7                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

SECONDA PARTE

L’Istruttoria

Di poco era di me la carne nuda

ch’ella mi fece intrar dentro a quel muro

per trarne un spirto del cerchio di Giuda.

Quello è il più basso loco e il più oscuro

e il più lontan dal ciel che tutto gira:

ben so il cammin, però ti fa sicuro.

Dante A. lnf. IX 25,30

IL BACIO

4In questa pagina: Duccio di Boninsegna - Il bacio di Giuda (o La cattura di Cristo) - Museo dell'Opera del Duomo - Siena.


Tratto dal libro di                                                               8                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

Seconda Parte

L’ISTRUTTORIA

L’uccisione del cassiere

Et effusa sunt omnia viscera eius5

Scena Prima

PROFESSORE - Ebbene ragazzi? Che ne pensate degli appunti che ho raccolto sullamorte di Giuda? Domani al congresso dovrò introdurr e i lavori sugli avvenimenti conclusivi della sua vita e vorrei un vostro parere.

MARCELLO - (Pausa) Mi sembra troppo azzardata la tesi di omicidio da lei propostaprofessore.

ROBERTO - Priva di logica.

ENRICO - Troppo fantasiosa. E ci resta difficile credere che fu anche vittima di unamacchinazione arguta, politica, e che quindi non tradì Gesù. È certo che....

PROFESSORE - .... Calma, calma ragazzi. Vi ho insegnato ad avere ottimo spirito critico

ma avete demolito il mio lavoro con troppa fretta ed audacia. Vediamo dunque cosa non va. (Pausa) Tu, Federico? Cosa puoi dirci?

FEDERICO – È il primo capitolo che non convince sulla morte d i Giuda e poi trascina ilresto. Lei (sfoglia gli appunti e legge) menziona gli Atti 1, 18 mettendo in dubbio la tesi del suicidio. Eppure, non si nasconde un velo di mistero nella frase di Pietro; senta cosa dice: «Giuda comprò un pezzo di terra con i provent i del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tut te le sue viscere». Il precipitare in....

PROFESSORE - ....Il precipitare in avanti non è per ora, rilevante ai fini del giudizio

finale. Ciò che è importante è che fu ritrovato squartato. E un suicida può al limite soltanto impiccarsi. Quindi si tratta di omicidio.

MARCELLO - Ma professore. Il corpo di Giuda, potrebbe essere stato martoriato dopo lamorte per suicidio, così, come atto di sfregio, di castigo. Dunque, se lei pone il dubbio sul suicidio, noi lo porremo per l’omicidio. E poi qui si va contro un testo sacro. (apre il Vangelo e legge) Matteo 27, 5 ci dice «Ed egli gettate le monete d’argento nel Tempio siallontanò e andò ad impiccarsi». Si tratta dunque d i rinnegare la testimonianza di Matteo e noi non ce la sentiamo di accettare la sua idea che resta solo una opinione.

PROFESSORE - (Pausa) Bene, poiché solo una obiettiva analisi istologica potrebbe darciinformazioni sulla successione degli eventi e cioè dirci se la causa di morte fu dovuta all’impiccagione o allo squartamento 6  e non potendo disporre di tale reperto istologico, rimetteremo  tutto  in  discussione  partendo  però  dall a  mia....  come  dire  teoria,  e

cercheremo concretamente di trovare la verità. Prov iamo così ad indagare su questo caso inscenando un dramma storico...

ROBERTO - ....Un dramma storico? E come?

PROFESSORE - Semplice. Ognuno di noi interpreterà un personaggioe darà la sua testimonianza.

ENRICO - Conoscendola bene professore mi sembra una strana idea. E poi seguiamo giàun corso di Storia del Teatro e ci basta; ed ora dovremmo recitare anche con lei?

5ATTI 1,15-19 15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circacentoventi) e disse: 16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. 17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. 18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte l e sue viscere. 19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.

6N.d.A. Dott. Angelo Bruno. Medico legale presso l’Università di Ferrara.


Tratto dal libro di                                                               9                                                                       Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

PROFESSORE - Ma perché no? Voi studenti dite sempre che le nostre lezioni sono cosìnoiose! Fate conto ora di essere con me in aula, pronti a seguire il mio corso di Storia Ebraica (pausa). Io interpreterò il ruolo di un magistrato inquir ente, mentre voi altri quello di.... un personaggio dell’epoca o più personaggi, cominciando dai 4 evangelisti e

Pietro.

FEDERICO - Professore, si ricorda che il mese scorso la professoressa del corso di teatroha allestito proprio la Passione di Cristo.

PROFESSORE - Si, è vero!! E con questo?

MARCELLO - (Imbronciato) E con questo il nostro caro Federico ha avuto la brillanteidea di usare i costumi. Ridicolo!

FEDERICO - Perchè ridicolo! E poi useremo solo qualche elemento di identificazione. MARCELLO - Così qualcuno entrando in biblioteca ci vede, e pensa che siamo

ammattiti!

PROFESSORE  -  Su,  l’dea  mi  sembra  simpatica.  Andate  a  prendere  questi  costumi.

(Roberto ed Enrico escono).

MARCELLO - (Poco convinto) Io interpreterò Giovanni di Zebedeo.

WALTER - A me sembra che Marco sia un bel personaggio.

FEDERICO - Io sarò Pietro.

PROFESSORE - Allora ragazzi, ci siete, li avete trovati questi benedetti costumi?

ROBERTO - (Fuori scena) Si professore, ora arriviamo! (I due rientrano con un cassone)

Come pesa accidenti!

ENRICO – Dai, dai sbrigati, posalo lì.

ROBERTO - Penso che Matteo mi si addica professore.

ENRICO - Io sarò Pietro allora.

PROFESSORE - No, Pietro lo ha già scelto Federico.

ENRICO - Come sempre arrivo in ritardo, che parte è rimasta professore?

PROFESSORE - Luca.

ENRICO - Luca? Si, forse è meglio, meno responsabilità.

PROFESSORE - Bene, allora possiamo cominciare.

FEDERICO - Cosa dobbiamo fare?

MARCELLO - (Ironico) Nasconderci!

PROFESSORE - Marcello! Sii serio.

MARCELLO - Più serio di così!

(Durante la pausa cambiano le luci presenti sottolineando un cambiamento di atmosfera. Da ora il professore assumerà il ruolo di un inquir ente mentre i ragazzi saranno rispettivamente:

MARCELLO - Giovanni,

ROBERTO - Matteo,

ENRICO - Luca,

WALTER - Marco,

FEDERICO - Pietro).

Sospetti sugli Apostoli

Una autem sabbati, cum adhuc tenebrae essent7

Scena Seconda

INQUIRENTE - Pietro! Nella tua frase c’è un velo di mistero. Cosa intendevi dire ai tuoi120 seguaci in quel lontano Maggio dell’anno 30 dopo Cristo?

7 Gv. 20,1 1Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancorabuio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.


Tratto dal libro di                                                             10                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

PIETRO - Semplicemente e con rammarico, che Giuda fu ritrovato col ventre squartatolegato ad un albero.

INQUIRENTE - Tu Matteo, eri presente a quella assemblea plenaria? MATTEO - Si, io ero presente. Dovevamo eleggere il sostituto di Giuda Iscariota. INQUIRENTE - Tu scrivi (leggendo) «Ed egli, scagliati i pezzi d’argento nel Santuario, si

allontanò e andò ad impiccarsi». 8 (Pausa) Perchè dunque tanto puntiglio nel demolire la tesi del possibile omicidio? Perchè volerla ad ogni costo sostituire con quella d’un suicidio? Ti rendi conto che con gli Atti degli Apostoli vi è una evidente contraddizione?

MATTEO - Io, li per li, accettai la posizione di Pietro. Non volevo creare contrasti in unmomento così delicato ma avevo una mia idea. Nessuno aveva potuto uccidere Giuda perché Giuda si era ucciso da se sopraffatto dal rimorso. Nessuno aveva potuto sorprenderlo mentre si godeva il podere di Halcèdama, perché questi non fu mai suo.

INQUIRENTE - Voi tre invece, non menzionate la morte di Giuda. Eppure tutti e treconoscevate il Vangelo di Matteo, che è il più antico, sia la testimonianza di Pietro, che lo precede di 20 anni. Avreste potuto scegliere una delle due versioni. Invece avete preferito tacere.

LUCA - Il nostro silenzio non fu casuale. Eravamo profondamente imbarazzati. Quando siparlava di Giuda, noi si doveva sempre tribolare per dare adeguate risposte.

GIOVANNI - Ci ponevano quesiti terribili.

INQUIRENTE - Terribili...appunto. Per esempio....come mai quella notte, sapendo che

Giuda andava a tradire Gesù non lo fermaste? Eppure vi sarebbe stato facile. Eravate in 11 contro uno. Perchè non lo fermaste? (Pausa) Nessuno risponde? Non è facile vero? (Sfoglia il Vangelo) Matteo scrive (leggendo) «E mentre mangiavano, Gesù disse “Amen amen, uno di voi Mi tradisce”. Molto rattristati i discepoli presero a chiedergli l’un dopo l’altro “Sono forse io Signore?”. Ed Egli rispose “ Colui che ha messo con me la mano nel piatto, colui è quello che Mi tradisce”.... e Giuda prese a dire “Sono forse io

Maestro?” Egli rispose “Tu l’hai detto”» 9. Dunque, cosa accadde Pietro? Voi sapevate che Giuda era il traditore.

PIETRO - No! Matteo ricorda male e si è sbagliato: nessuno aveva fermato Giuda perchénessuno aveva capito che il traditore fosse lui; Gesù, questo è vero, aveva accennato ad un tradimento ma senza chiamare per nome il responsabile. Quindi dissi di rispondere così ai fedeli che avessero chiesto una giustificazione.

10

MARCO - Io, nella mia versione dei fatti     non nomino Giuda.

11

LUCA - Ed io anche.

MARCO - Tu Pietro, mi riferisti che voi apostoli non chiedeste spiegazioni a Gesù; viinterrogaste fra voi, ed il problema non fu risolto. Per questo non nomino Giuda.

PIETRO - Nostro Signore non fu abbastanza esplicito.

INQUIRENTE - Tu Marco, ad un certo punto scrivi (leggendo) «Ma Egli rispose loro“Uno dei 12 che mette con me la mano nel medesimo p iatto”» 12.

MARCO - Certamente.

8Mt. 27,5 5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.

9Mt. 26, 21.25 21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addoloratiprofondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?". 23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. 24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". 25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

10Mc. 14, 18.20 18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi,coluiche mangia con me, mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forseio?". 20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.

11Lc. 22, 21.23 21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.22Il Figlio dell'uomo se ne va,secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!". 23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

12Mc. 14, 20 20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.


Tratto dal libro di                                                              11                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

INQUIRENTE - Ma così fai emergere un raffinato equivoco; un sottile ricatto ai danni diGiovanni che non era mai stato simpatico a te Pietro, e a te Marco, seguace di Pietro.

GIOVANNI - È vero! Mi hanno sempre detestato.

Scena Terza

(Un cambio di luci generale fa intendere che si è usciti dal clima precedente per ritornare alla polemica in biblioteca).

FEDERICO - Detestato, detestato È una parola pesante professor e. Non credo che Pietropossa mai essere arrivato a detestare qualcuno. Marcello esagera in questa sua interpretazione.

MARCELLO - E perché no? Non era forse anche lui un uomo come utti gli altri? Nonpenserete forse che i santi siano tali solo perchénon hanno mai peccato?!

PROFESSORE - Certamente ragazzi, certamente. Ma non scaldiamoci tanto. E tuMarcello, limitati a deporre e dicci come andarono i fatti.

MARCELLO -Va bene, va bene.

Scena Quarta

(Le luci ricompongono l’atmosfera che si era creata con gli apostoli.

Quindi riprende il discorso Giovanni)

GIOVANNI - Secondo l’uso ebraico fu messo in tavola un piatto per ogni tre commensali.Si mangiava sdraiati su divani; ciascun commensale, poggiando sul gomito sinistro ed allungando il braccio destro, intingeva il pane e le erbe amare nel piatto che poteva raggiungere più facilmente e che conteneva la salsa pasquale. Gesù, io e Giuda intingevamo nello stesso piatto. Ma io non pensavo di tradirlo!

INQUIRENTE- Nessuno afferma questo, mentre credo di poter trarre un’altraconclusione. Dunque: secondo Matteo, il traditore era noto a tutti ed era l’Iscariota, ma nessuno si mosse. Per Luca il nome non è noto, quindi nessuno poteva agire. Marco, mette nei pasticci Giovanni perché Gesù avrebbe potuto benissimo riferirsi a lui; ma Giovanni naturalmente non fu il traditore; mentre ammette di aver cenato accanto a Gesù

eGiuda. GIOVANNI - Si.

INQUIRENTE - Tu Giovanni, affermi invece, nella tua versione dei fatti, che gli apostolinon avevano potuto sapere.13 È così?

GIOVANNI - Si. L’asserzione di Pietro resta valida. Ma soltanto io, fui in grado dicomprendere il significato di quel boccone di pane. E lo fui perché ebbi per tutta la sera un colloquio privilegiato col Maestro, uno scambio di idee confidenziali dal quale (rivolto a Pietro e Matteo) voialtri rimaneste esclusi.14

13Gv. 13, 22 22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.

14Gv. 13, 21.30 21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vidico: uno di voi mi tradirà". 22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì, chi è colui a cui si riferisce?". 25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". 26Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intinger ò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. 27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto". 28Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; 29alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. 30Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.


Tratto dal libro di                                                             12                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

INQUIRENTE - Quindi quella notte, solo tu arrivasti a sapere che Giuda avrebbe tradito.Almeno tu lo sapevi! E perché allora non hai dato ’allarme, perché non lo hai fermato?

PIETRO - Tu lo sapevi. Tu lo sapevi. Avevi capito. E non lo hai fermato! Non haiinformato nessuno!

GIOVANNI - Ma io....

PIETRO - No. Tu dovevi come sempre dimostrare la tua superiorità. Tu dovevi essere ilsolo, il privilegiato, ma ora come vedi, ti sei tradito....

GIOVANNI - ....No, no....

PIETRO - E Lui è morto. (Pausa) Per causa tua!

GIOVANNI - No, no....io avrei voluto.., ma il Signore me lo proibì. Tu stesso fosti

richiamato dal Maestro quando dicesti che nell’ora delle Sue sofferenze Lo avresti difeso. Egli voleva che si adempissero le Scritture e che Giuda Iscariota tradisse, tantè che glielo ordinò Lui. «Ciò che devi fare, fallo pr esto». E voi altri non eravate all’altezza di sapere.

PIETRO- No infatti, pensavamo che gli avesse ordinato qualcosa di normaleamministrazione: un acquisto. Dopotutto lui teneva la cassa. Ma tu sapevi. Tu sapevi....

INQUIRENTE - ... Io direi invece che tutti voi lasciaste uscire Giuda perché avevatepaura. Lo lasciaste uscire tranquillamente perché speravate, consegnandolo a Caifa, di salvare voi stessi. Ed eccovi qui ora. Poi, bisognava rimuovere l’incertezza sulla morte di Giuda. Ed ogni discorso sul delitto vi riportava inesorabilmente alla questione del movente. Per la pace del popolo cristiano, era meglio la versione del suicidio.

(Entra un nuovo studente che si va a sedere dopo aver cercato dei libri. Reagisce con ilarità nel notare gente in costume in biblioteca.  Poi si siede e comincia a studiare)

INQUIRENTE - Giuda fu ucciso e da più persone. Per sospendere ad un ramo il corpo diuno sventrato, occorrono almeno quattro braccia, e poi, diciamolo con franchezza, la ritualità dell’esecuzione, fa pensare ad un omicidi o dimostrativo, esemplare, ad un fanatismo tipico dei gruppi estremisti. L’ipotesi più ovvia è quella di un regolamento di conti.

Scena Quinta

PROFESSORE - (Rivolto al nuovo entrato) Disturbiamo parlando a voce alta? STEFANO - No professore, sto traducendo dal Greco e poi è orario di chiusura per la

biblioteca quindi non potrei rimproverarle nulla.

PROFESSORE - Ah bene, bene, fa sempre piacere vedere studiare ad un’ora così tarda.

Ai miei tempi, ricordo, studiavo almeno dodici ore al giorno.

STEFANO - Beh, i tempi non sono certo cambiati!

PROFESSORE - Studi, studi. Bene ragazzi, dove eravamo rimasti?

MARCELLO - Al regolamento di conti.

PROFESSORE - Ah si certo!

INQUIRENTE - Ad un regolamento di conti architettato....dal gruppo cristiano (dissenso

a soggetto dei presenti). Dal vostro gruppo visto che Giuda aveva venduto Gesù. Ed eccoil movente: la vendetta. (Aumenta a soggetto il dissenso dei presenti) Voi siete i primi indiziati. Tu Giovanni più di tutti perché tu, hai anche ammesso pocanzi di essere stato il prediletto di Gesù. Vantando un amore più grande ed essendo un uomo come tutti gli altri puoi essere stato preso dall’ira in un momento fugace ma reale. E tu Pietro, perché conosciamo la tua imperiosa irruenza ed avventatezza. Lo dimostrasti con il servo Malco ricordi?

(A questo punto le luci riportano l’atmosfera presente dell’Università)


Tratto dal libro di                                                              13                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

ROBERTO - Io mi rifiuto di proseguire. E poi insistiamo! Ma....ammesso che vi sia stato

lo squartamento....questi potrebbe essere stato perpetrato dopo il suicidio.

WALTER - E assurdo professore.

ENRICO - Lei vuole aprire una pista cristiana.

FEDERICO - Pensare a Pietro come ad un debole durante il processo di Gesù eraammissibile. Dopotutto la sua immagine si riscattò poi con la stessa morte in croce. Ma l’idea che possa essere un assassino, no...!

MARCELLO - E Giovanni poi?!...

PROFESSORE - Sentite ragazzi. Voi siete più giovani. Vi comprendo. Capisco lavostra....come dire....delusione nel sentirmi parlare così ma, noi che siamo più esperti.

MARCELLO - E rieccoci!

PROFESSORE - Si Marcello, l’esperienza. Io ho parlato semplicemente di indiziati e voisubito mi avete accusato come se avessi leso le vostre coscienze. Restate. E non abbiate paura d’indagare e cercare la verità. La Fede va qu otidianamente messa in crisi altrimenti non cresce. Resta lì, ferma, nel grande cassetto della pigrizia (pausa) allora? Volete proseguire?

MARCELLO - Si, certo. Va bene anche per voi? (Tutti rispondono positivamente asoggetto quindi si ricompongono sedendosi disordinatamente) Ma con maggioreobiettività professore!

PROFESSORE - Bene. Riprendiamo allora da dove è stato interrotto. Cerchiamo almenodi trovare un alibi per tutti voi.

(Le luci creano la stessa atmosfera inquietante di una istruttoria).

INQUIRENTE - Vediamo di stabilire ora quando, esattamente, è stato ucciso o si ucciseGiuda. Un medico legale avrebbe constatato che la morte risaliva alle prime ore del giorno 16 del mese di Nisan. Su questo sarete anche voi d’accordo! Per evitare complicazioni inutili, in questa indagine useremo il nostro calendario e diremo che Gesù morì alle ore 15.00 del 7 Aprile dell’anno 30. Dire mo che questo giorno era un Venerdì. E chiameremo 9 Aprile il giorno in cui Cristo, all’alba, resuscitò; fermo restando che per Israele non si chiamava Domenica e non era giorno festivo. Controlliamo allora la posizione di voi Apostoli relativamente a Venerdì pomeriggio, Sabato e Domenica. Pietro, dimmi dove eravate.

PIETRO - Tra le 12.00 e le 15.00 eravamo sul Golgotha, a vedere se Gesù moriva o ilPadre Lo avrebbe salvato. Ci tenevamo un pò lontani . Impauriti, sbigottiti. Il più prossimo alla croce era Giovanni. Il Maestro gli parlava e lui guardava Maria. Al calar del sole, tra le urla di dolore delle donne, deponevamo Gesù nel Sepolcro.

INQUIRENTE - Ma col calar del sole sopraggiunse anche il Sabato ebraico.

MATTEO - Si, e per questo rimanemmo riuniti e nascosti nella casa di Marco. Doveavevamo cenato con il Maestro per l’ultima volta.

INQUIRENTE - E poi? Cosa accadde?

MATTEO - Piangevamo. Recriminavamo. Discutevamo con viva emozione l’accaduto.

Pietro in un angolo, versava in uno stato di prostrazione totale.

INQUIRENTE - E Domenica mattina?

GIOVANNI - Verso le 6.00 le donne vanno al Sepolcro e lo trovano vuoto. Poi tornanoindietro a dare l’allarme.

INQUIRENTE - Andaste tutti insieme a controllare?

PIETRO - No. andammo solo io e Giovanni. Constatammo la Resurrezione e rientrammoa casa di Marco.

GIOVANNI - Cominciammo a discutere tutti animatamente quando ci apparve il Signore.

Ma a parte Giuda.....


Tratto dal libro di                                                             14                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

INQUIRENTE - .....A parte Giuda?

GIOVANNI - (A se stesso) Tommaso non c’era!!! (Agli altri) Tommaso non c’era!!15

Scena Sesta

STEFANO - Invece io c’ero. (Segue uno sbigottimento generale seguito da un cambio diluci).

PROFESSORE - Ah! Vedo con piacere che vuol partecipare anche lei a questa animataconversazione. Lei chi sarebbe?

STEFANO - Mi chiamo Stefano e sono al IV anno di Lettere. Non ho potuto fare a menodi ascoltare e allora.....

WALTER - .....E allora è venuto a complicare le indagini.

STEFANO - No, no. Vorrei a questo punto dare solo un modesto contributo. Enrico,

.....dopotutto ho recitato con voi un mese fa proprio la Passione! Te ne sei dimenticato!

PROFESSORE - Lei non ha seguito il mio corso però.

STEFANO - No. Se devo essere sincero non ho molto interesse per la sua materia edopotutto è un esame complementare.

PROFESSORE - Si, certo. Capisco. Che parte interpretava se non sono troppo indiscreto?

STEFANO - Caifa e Tommaso..... appunto.

PROFESSORE - Quindi conoscerà molto bene questi due personaggi?

STEFANO - Non posso lamentarmi. Li ho studiati a fondo.

PROFESSORE - Ah, bene, bene. Allora vorrà unirsi alla compagnia!

STEFANO - Ma...veramente stavo traducendo una versione......

PROFESSORE - .....Su, per ora lasci stare la sua versione e venga qui con noi.

STEFANO - Mah, la discussione sembra interessante. Perchè no, posso prendere il mioCostume?

PROFESSORE - Si, certamente. (Stefano cerca qualche indumento che lo caratterizzi)Bene, allora riprendiamo.

INQUIRENTE - (Rivolto a Stefano che si accinge a prendere le vesti di Tommaso). Ilpunto nodale è questo. Per non sapere nulla, perchétu Tommaso....

PROFESSORE - Oh!! Mi scusi! Posso darle del tu? Vede, in genere instauro un rapportomolto confidenziale con gli studenti che collaborano con me agli studi di ricerca. E come avrà potuto notare noi....

STEFANO - .....Si professore, certamente, comprendo e non ho nulla in contrario.

PROFESSORE - Bene, allora stavamo dicendo? Ah si!!

Scena Settima

(Durante una breve pausa di riflessione cambiano le luci).

INQUIRENTE - Tu non hai creduto alla Resurrezione e devi così essere rimasto senzacontatti col gruppo, per l’intera giornata di Domenica. I tuoi compagni sono in agitazione fin dalle 6.00 del mattino ma tu, giunta la sera, caschi dalle nuvole, e la Resurrezione ti suona come un fatto nuovo ed incredibile. Allora mi domando: dove sei stato? Che cosa

15Gv. 20, 19.24 19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte delluogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e diss e: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". 22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete l o Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.


Tratto dal libro di                                                              15                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

hai fatto? Puoi produrre un alibi? Ti rendi conto che la tua assenza è sospetta? E la tua ignoranza sull’evento miracoloso ancora più sospetta!? Aiutaci tu Giovanni. Cosa accadde in quella circostanza?

GIOVANNI - Quella Domenica ci fu del trambusto in città. La no tizia di quel Sepolcrovuoto passò di bocca in bocca, provocò un andirivie ni di guardie.

MATTEO - I sacerdoti del Tempio si riunirono d’urgenza e decisero d’accusarci di avertrafugato il corpo di Gesù.

INQUIRENTE - Tommaso. Tu sembri dunque riemergere dall’ignoto dopo cena secondola versione di Giovanni16 quindi non sai nulla di tutto ciò. Devi allora spi egarci dove eri. Forse fuori Gerusalemme. Ma solo nei sobborghi, visto che sei rientrato per dormire, (Pausa) Ora ti chiedo..., sei stato ad Halcèdama?

TOMMASO - No!! Giovanni ha torto. In nessun momento mi allontanai da Gerusalemme.Io ero in casa di Marco con tutti gli altri quando Gesù apparve. E noi eravamo in undici. Anche Marco lo afferma. Sentite cosa scrive, (leggendo da un libro): «Infine apparve agli undici mentre erano a tavola, e rimproverò la loro incredulità e la loro durezza di cuore per non aver creduto a quelli che Lo avevano visto resuscitato».17 Dunque fummo tutti increduli per la testimonianza delle donne e per l’apparizione poi, ed eravamo in undici.

INQUIRENTE - Ho capito, si rende inevitabile un confronto allora. Un confronto diretto.

Comincia tu Giovanni.

GIOVANNI - Le apparizioni di Gesù in casa di Marco furono 2: la prima si verificòDomenica 9 Aprile e la seconda 8 giorni dopo cioè Lunedì 17 Aprile. Alla seconda Tommaso c’era ma alla prima no. E mi sembra strano che non ricordi. Il 17 Aprile potè vedere anche le ferite del Maestro che non aveva potuto vedere la prima volta18. Nessuno di noi seppe mai dove era stato.

TOMMASO - Tu vuoi scagionarti dalle accuse mosse a tuo carico prima. È verol’episodio delle mani e del costato, ma si verificò Domenica 9 Aprile, e non Lunedì 17. E quella fu l’unica volta che vedemmo Gesù Risorto. 19 Rammento che quella stessa notte, come hanno pure scritto Luca e Marco, formammo un piccolo corteo e accompagnammo il Maestro fino a Bethania. Ricordi? Lì Gesù ci benedisse e ascese al cielo. Noi Lo adorammo e ce ne tornammo in gran giubilo a Gerusalemme.

INQUIRENTE - Matteo. Secondo la tua versione invece, Gesù Risorto, è apparso aGerusalemme al Sepolcro vuoto alle 6 di Domenica mattina. E solo lì. È vero?

MATTEO - Si.

16Gv. 20, 19.24 19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte delluogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e diss e: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". 22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete l o Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

17Mc. 16, 14 14Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità edurezza di cuore, perché non avevano creduto a queli che lo avevano visto risuscitato.

18Gv. 20, 26.28 6Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. VenneGesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e di sse: "Pace a voi!". 27Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". 28Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!".

19Lc. 24, 33.36 33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undicie gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". 35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".


Tratto dal libro di                                                             16                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

INQUIRENTE - Il Maestro disse alle donne di andare in Galilea perché voi Lo avresteincontrato lì!?20 Allora non accadde proprio nulla quella sera in casa di Marco? Gesù non venne né Domenica né otto giorni più tardi. E voi artistep subito per la Galilea.

MATTEO - Si. Del resto non vi era più motivo di trattenersi in città altri otto giorni. E poianche Giovanni parla di un trasferimento in Galilea.

GIOVANNI - È vero. Andammo in Galilea, ma senza fretta. Prima ci furono le visitazioniin casa di Marco e l’episodio di Tommaso. Affermare che Gesù apparve soltanto alle pie donne presso il Sepolcro è semplicemente grottesco. Matteo, come al solito, parla senza riflettere, mentre Luca e Marco danno ragione a me.

LUCA - Insomma....sono vere le apparizioni di Gesù. Ma noi non andammo in Galilea. E

non si capisce perché Matteo tiri fuori questa storia. La verità è che Gesù vi ordinò di restare a Gerusalemme. Pietro, tu sei la fonte più autorevole e antica. Allora si dia retta a Pietro. Tu hai dettato all’estensore degli Atti. E cosa dici? Che voi rimaneste a Gerusalemme e Gesù vi apparve per quaranta giorni parlando di cose del Regno. Poi vi comandò di allontanarvi e di aspettare la promessa del Padre.21

Scena Ottava

(Dalla platea si alza un uomo, è un prete di mezza età, all’incirca come il professore. È uno studioso di Storia Ebraica. Pacatamente interrompe il diverbio mentre quasi

parallelamente vi è un cambio di luci sul palco. Il prete resta in penombra).

DON FRANCO - Signori, signori!! State creando una tal confusione in tutta questa storia!State addirittura perdendo di vista il motivo cruciale della vicenda e cioè: Giuda. Cercare un alibi per questi personaggi, così, in questo modo, è grottesco. Ognuno di loro avrà scritto ciò che ricordava o ciò che gli sembrava pi ù importante. Ed ora, in questa interessante discussione è ovvio che i ragazzi insistano ognuno sulla propria parte, ostinatamente e...senza alcuno sbocco, legati appunto alle Scritture.

PROFESSORE - Lei chi sarebbe scusi? Ci perdoni sa, ma da qui non la vediamo bene. DON FRANCO - Mi chiamo Franco. Don Franco. Sono un....prete. E se permette vorrei

appunto dirle ….

PROFESSORE - …Prego, prego.

DON FRANCO - Son venuto qui, nella vostra bellissima Università per sentire la suarelazione di domattina. Ma penso che tornerò a casa questa sera stessa prendendo il primo treno.

PROFESSORE - La pista cristiana non le garba forse? Si sente offeso perché lei è comedire un prete?

DON FRANCO - Ma niente affatto! Definirei piuttosto il lavoro di ricerca equivoco elicenzioso. Addirittura limitato. Questo però non p erché io mi senta un prete, bensì perché io mi sento un uomo, e un uomo alla ricercadella verità.

PROFESSORE - Allora, venga qui da noi e ci aiuti a renderlo meno..... come ha detto

prego?

DON FRANCO - Equivoco e licenzioso.

PROFESSORE - Ecco appunto, meno equivoco e licenzioso, meno limitato. Cosi potremoconoscere la verità con il suo aiuto. Prego Don Fra nco, salga.

20 Mt. 28,10 10Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano inGalilea e là mi vedranno".

21Atti 1, 3.5 3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quarantagiorni e parlando del regno di Dio. 4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: 5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".


Tratto dal libro di                                                              17                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

DON FRANCO - (Si dirige verso il palco e quando è sui gradini comincia la sua battuta)Il fatto è che vi ostinate su questa strada senza produrre risultati efficaci. Tutto qui. State brancolando nel buio più assoluto. Per Luca e Marco, in quella Domenica del 9 Aprile, tutti avrebbero un alibi d’acciaio perché rimasero tutti in casa di Marco, fino a sera, e solo Pietro e Giovanni per poco tempo, andarono al Sepolcro. Ma per Matteo, il quale nega l’apparizione domenicale e per il quale tutti andarono in Galilea, l’alibi non funziona più perché gli undici, nel lasciare la cità, avrebbero potuto passare per Halcèdama e uccidere Giuda. Giovanni poi, offre un alibi solo per dieci ma non per Tommaso. Evidentemente, da quanto ho potuto capire, Tommaso e Giuda appartenevano ad un’ala politicamente e filosoficamente opposta a quella di Giovanni, il quale aveva tutto l’interesse a scrivere ai posteri male dei due. Insomma! Fra alibi e moventi tutto sembra, a parer mio, produrre solo fumo.

PROFESSORE - Lei cosa proporrebbe allora? Noi stiamo valutando delle testimonianze apartire dai 4 Vangeli.

DON FRANCO - Ed è qui l’errore grave! I 4 Vangeli sono una fonte di insegnamento dalquale noi dobbiamo attingere il Messaggio Salvifico di Dio per far crescere la nostra Fede. Non sono una fonte di diritto da cui carpire delle prove d’accusa contro gli stessi estensori!! E poi, anche volendo usare queste fonti, vi sarebbero altri indiziati. Io, che pur sono anni che racconto questa storia alla gente, ai fedeli, devo ammettere di essere stato trascinato dall’idea di un Giuda ucciso, e perché no, anche vittima di un possibile gioco politico. Ma per gli apostoli non si possono muovere fondate accuse. Abbiamo per ora solo l’elemento psicologico del reato, il movente, e cioè la vendetta.

MARCELLO - Io proporrei di ascoltare altri testimoni per giungere solo alla fine allaprova di omicidio, che naturalmente professore, per ora resta ancora solo una ipotesi.

DON FRANCO - Cerchiamo così altri indiziati con i relativi moventi. Non mi dicaprofessore che la sua relazione era tutta qui!? Altrimenti dovrò insistere sul giudizio negativo che si tratta di un lavoro limitato, molto limitato.

PROFESSORE - A dir la verità a questo punto avrei proposto altre strade all’assemblea, echiaramente, sarei inevitabilmente giunto a Pilato, Caifa ed Erode: i tre massimi personaggi della vicenda.

DON FRANCO - Bene.

Possibili mandanti

Fur erat, et, loculos habens, ea, quae mittebantur, portabat.22

Scena Nona

PROFESSORE - Noi allora proveremo a cercare altri possibili assassini, visto che ineffetti, la pista cristiana , stando alle testimonianze, si è esaurita e non trova sbocco. In effetti, se è vero che Giuda fu vittima di una macchinazione politica, è ovvio che gli assassini e i mandanti potrebbero non aver niente a che fare col gruppo cristiano. Piuttosto, potrebbero aver pilotato le varie correnti del gruppo cristiano a loro esclusivo interesse. E queste correnti, se così si può dire, erano addirittura tre: una capeggiata da Giovanni il quale voleva spingere il Maestro contro il Tempio, una capeggiata da Giuda che, al contrario, voleva un’alleanza forte fra il Tempio e Gesù, quindi era fermo sostenitore della lotta contro i Romani, ed un’altra ancora, capeggiata da Pietro. Quest’ultima, era la più moderata e come vedremo, perderà peso durante gli avvenimenti conclusivi lasciando Giovanni e Giuda alle prese con le decisioni importanti.

STEFANO - È vero professore.

22Gv. 12, 6 6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva lacassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.


Tratto dal libro di                                                             18                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

WALTER - Si, potrebbero essere stati dunque dei killers mandati da ambienti che dopoaver giocato un ruolo nella vicenda di Gesù hanno ritenuto necessario chiudere la bocca ad un uomo, ad un complice forse, che sapeva troppe cose: Giuda.

MARCELLO - Certo, ammettiamolo pure. Ma da dove cominciare? Lei ha parlato diErode, Caifa e Pilato. Come collegare allora i tre a tutto questo? Infondo, bande organizzate capaci di colpire nell’ombra, a Gerusalemme ve ne erano parecchie! Gli Zeloti contro i Romani, i mercenari di Erode contro gli Ebrei, gli stessi soldati di Pilato camuffati da banditi. E indagare sul loro conto può risultare una impresa disperata.

STEFANO - Caspita! Di bene in meglio. Ora diventa più divertente. Si continua con lostesso sistema? Vero professore? Io Enrico e Walter eravamo appunto......

PROFESSORE - ..... Si lo so. Lo so. Ho seguito la recita!

STEFANO - Lo dice con un tono!!Come se.....

PROFESSORE - ..... Come se voi recitaste allo zoo.... Bene, allora vuol proseguire lei le

indagini Don Franco?

DON FRANCO - Io?

PROFESSORE - Certo, lei. Dicevo appunto se le farebbe piacere proseguire le indagini, operlomeno aiutarci in un qualche modo. Così vedrà c he non è poi così semplice dirigere la situazione! Su, lasci perdere il suo treno.

DON FRANCO - Resterei volentieri ma ho anche una certa fame e vorrei andare amangiare.

PROFESSORE - Ma se è per questo, il problema è presto risolto. Per queste cose c’èsempre Roberto. Roberto? Vai nell’aula di fianco e fatti dare gli spuntini che avevano preparato per noi.

ROBERTO - Corro professore.23(Esce)

PROFESSORE - (Rivolto a Don Franco) Allora....a lei le indagini.

DON FRANCO - Grazie.

Indagini su Erode Antipa

Et quaerebat videre eum.24

Scena Decima

(Nel frattempo, Stefano, Walter ed Enrico cercano qualche costume per identificarsi. Si liberano delle vesti di Tommaso, Marco e Luca e, rispettivamente si trasformano in Caifa, Pilato ed Erode. Ora, in scena, a parte Roberto che veste sempre gli abiti di Matteo, vi sono il professore e Don Franco, Stefano nelle vesti di Caifa; Walter in quelle di Pilato; Enrico in quelle di Erode. Federico continua ad essere Pietro e Marcello continua ad interpretare Giovanni. Vi è un improvviso cambio di luci).

DON FRANCO – La storia di Antipa è abbastanza amara. Nel 28 andò a Roma per uno diquei viaggi d’ossequio all’imperatore. Formalmente si trattava per lui di rendere omaggio a Tiberio, che però già viveva a Capri. Erode raggi unse Roma dove poté parlare con Seiano, Prefetto del Pretorio ed in pratica primo ministro di Tiberio e vero padrone di Roma.

PROFESSORE – Già, e noi conosciamo gli obiettivi di Erode Ant ipa: ritornare sul tronodi Gerusalemme, che fu di suo padre Erode il Grande, e di lì regnare su un Israele sempre vassallo di Roma, ma riunificato. Con Seiano parlò di questo e ottenne probabilmente qualche generica assicurazione. Il tempio, contrario a tale monarchia, non era d’accordo.

23N.d.A. In effetti Roberto, uno degli amici a cui ho dedicato il testo, ha sempre apprezzato molto il cibo.Qui si è voluto forzare e creare una situazione scenica ironica su di lui.

24Lc. 9, 9 9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire talicose?". E cercava di vederlo.


Tratto dal libro di                                                              19                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

DON FRANCO –Poi, commise l’errore di prendere in moglie la bella Erodiade, già consorte del fratello. Dunque, non ne ricavò che fa stidi. Sappiamo che il Tetrarca di Galilea non aspettò certamente l’ultimo momento per accorgersi di Gesù. Vero Erode?

ENRICO - Ah, si si. Ma un attimo che non trovo il cappello.

DON FRANCO - Su, lasciate stare i costumi per ora.

ENRICO - Ah, eccolo!!

(Nel frattempo distrattamente si ricompone ammirando le vesti e mettendo a posto il vestito. Gli altri due, allo stesso modo si riordinano e poi vanno a sedere).

PROFESSORE - Avete finito? ENRICO - Oh!! Si professore, mi scusi. PROFESSORE - Bene, procediamo. A lei Don Franco.

Scena Undicesima

DON FRANCO - Dicevo appunto che lei non aspettò molto ad interes sarsi di Gesù e delSuo gruppo.

ERODE - Si, ne seguivo la figura e l’opera con estrema attenzione. Tentai pure di farlovenire a corte.25

DON FRANCO – Perché?

ERODE - Pensavo che Gesù potesse essere un’altra torpedine che Caifa voleva scagliarmiaddosso come il Battista. Gli mandai così degli emissari.

DON FRANCO - A quale scopo?

ERODE - Per tentare di sondarlo e capire se era dalla stessa parte del Battista o se avevaaltre intenzioni.

DON FRANCO - Naturalmente Gesù non venne.

ERODE - No.

DON FRANCO - E lei?

ERODE - Io non insistetti quando mi accorsi che non ce l’aveva con me e con Erodiade.Tuttavia non cessai di vigilare. Lo feci seguire dalle mie spie. Volevo sapere tutto: dove stava, dove pensava di recarsi, che cosa diceva.

DON FRANCO - E che rapporti otteneva?

ERODE - Agli inizi dell’anno 29 cominciai ad ottenere dei rapporti non solo convincenti erassicuranti ma addirittura sorprendenti.

DON FRANCO - Perchè sorprendenti?

ERODE - Gesù, per la prima volta, rivolgeva un opera di conversione e di salvezza a nonEbrei.

(si alza e si dirige verso una grande carta politica e geografica che illustra la situazione della Palestina ai tempi di Gesù. Quindi, indica col dito i luoghi ed i percorsi che il gruppo cristiano ha attraversato)

Secondo i rapporti avuti, andò a Tiro e Sidone. A C afarnao guarisce il servo di un centurione italico pagano. Parla con i Samaritani. Così capii che Gesù sarebbe arrivato fatalmente a scontrarsi con il Tempio e con Caifa.

DON FRANCO - Lei dunque voleva pilotarlo?

ERODE - Si. (Sempre indicando con un dito sulla carta) Pensai bene di intimargli dilasciare la Galilea e le altre province del Tetrarcato, poste sotto la mia giurisdizione. A

25Lc. 9, 9 9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire talicose?". E cercava di vederlo.


Tratto dal libro di                                                             20                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

quel punto, non poteva che andare dove desiderava Lui e dove desideravo io. E cioè...... a

Gerusalemme.

DON FRANCO - (Si dirige verso il proscenio rivolto al pubblico) Dunque, la polemicacon i Farisei nelle varie Sinagoghe che il Nazareno va visitando è appena all’inizio. Eppure Erode ha l’intelligenza di capire che essa porterà ad un contrasto netto e mortale, non appena la provocazione itinerante di Gesù si sarà lasciata alle spalle il clero accomodante e bonaccione di provincia per puntare sulla città e sul Tempio.

MARCELLO - E allora? Cosa centra Giuda in tutto questo?

DON FRANCO - Ci pensi un attimo e vada a leggere Giovanni 4, 46.5326e poi Luca 8,1.327 (Marcello cerca i due passi del Vangelo e li legge tra se) Cosa nota?

MARCELLO - Qui parla di un certo Chuza e di sua moglie Giovanna.28

DON FRANCO - Quindi (Indicando Erode) Lo vuole dire lei?

ERODE - Chuza era il mio intendente dì palazzo.

DON FRANCO - (Indicando il testo) E Gesù salvò suo figlio in quella circostanza. PROFESSORE - Chuza quindi si fece cristiano e sua moglie si mise al seguito e al

servizio di Gesù.

DON FRANCO - Certo, dice bene professore!

PROFESSORE - Ma perché non ci ho pensato prima? Che stupido!! È vero!! Unacircostanza fortunata. Una coincidenza felice; forse troppo penseranno i sospettosi. Comunque adesso c’è un legame organico tra Erode ed il gruppo di Gesù. (Entra Roberto con le vivande) E Giuda Iscariota ….

ROBERTO - (Rompendo il clima teso instauratosi) … Eccomi con gli spuntini (Posa due sacchetti sulla scrivania)

FEDERICO - (Gli indica di far silenzio) Scccc.

PROFESSORE - (Continuando senza interruzione e sovrapponendosi alle due battuteprecedenti) Giuda, il cassiere, poiché riceveva denaro da Giovanna, quindi del marito, sitrovava ad incamerare soldi che, gira e rigira, erano di Erode, cioè, per un Giudeo quale lui fu, osservantissimo, fedele al Tempio, soldi di Satana. E soldi di Satana due volte: perché Erode Antipa, oltre ad essere il nemico del Tempio e l’alleato dei Romani, fu anche il noto assassino del primo maestro di Giuda, e cioè Giovanni il Battezzatore. (Cambiando drasticamente il tono) .

Scena Dodicesima

PROFESSORE - Ah! Roberto. Finalmente hai portato gli spuntini per Don Franco. (Sidirige verso la scrivania e rovista nel primo sacchetto dove non vi sono le bevande) E dabere? Non c’era niente?

26Gv. 4, 46.53 46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era unfunzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a gu arire suo figlio poiché stava per morire.48Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". 49Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". 50Gesù gli risponde: "Và, tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". 52S'informò poi a che ora avesse cominciato a star me glio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". 53Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia.

27Lc. 8, 1. 3 1In seguito egli se ne andava per le città e i villa ggi, predicando e annunziando la buona novelladel regno di Dio. 2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usci ti sette demòni, 3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

28N.d.A. O Cusa, come da Lc. 8. 1,3. (Nota 27).


Tratto dal libro di                                                              21                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

ROBERTO - (Prende dall’altro sacchetto dei bicchieri di plastica, piatti e una bottiglia divino) Wuallà!! Vino. ( Ne osserva l’etichetta ) Annata non delle migliori ma è tutto quelche ho potuto rimediare.

STEFANO - Dove lo hai trafugato?

ROBERTO - Francesca ha festeggiato ieri il suo compleanno ed è avanzata questabottiglia. (Nel frattempo tutti si avvicinano alla scrivania. Dal sacchetto con le vivande cominciano ad essere presi e distribuiti i primi panini già confezionati ) Lì, dovrebberoesserci anche qualche fetta di torta e pasticcini. (Stappa la bottiglia e serve da bere).

PROFESSORE - Piano, piano ragazzi, non ubriachiamoci. Abbiamo ancora bisogno ditestimonianze. (Vede Walter che già beve avidamente ). E tu non esagerare come al solito più degli altri nel bere, non è acqua.29 (Walter, preso alla sprovvista, si rovescia un pò di vino addosso) Prego Don Franco, prenda (gli porge un bicchiere di vino). Non è deimigliori servizi, spero che ci scuserà.

DON FRANCO - Non si preoccupi, grazie. PROFESSORE - Ora si può riprendere. (Pausa) Dicevamo? MARCELLO - Che Giuda manovrava denaro di Erode.

PROFESSORE - Certo! E quindi era in un certo senso, sconcertato da quanto avveniva.Cosa ne pensate allora? Dimmi Stefano?

STEFANO - Per me sarebbe utile sapere dagli Apostoli se effettivamente lui cominciava acoltivare in cuor suo dell’odio per Gesù o solo disapprovazione.

FEDERICO - Oppure poteva essere solo confuso e per questo, distaccandosi dal gruppointero, potrebbe aver creato quella scissione di cui si è parlato prima.

MARCELLO - E trascinando infine se stesso ed i suoi seguaci in una approssimativaazione politica, restò fra l’incudine ed il martell o.

ROBERTO - (Masticando rumorosamente) E così non ci resta che smascherare questi dueultimi anelli di congiunzione del carro.

PROFESSORE - Si, ma è necessario fare tanto chiasso?

ROBERTO - Ah!! Mi scusi professore?

ENRICO - Sembra che non abbia mai visto cibo.

PROFESSORE - Don Franco, le sembra una ipotesi accettabile?

DON FRANCO - Certo! Accettabile è dir poco; io direi addirittura molto credibile efacilmente accertabile. Cominciamo a chiedere agli Apostoli.

(Un cambio di luci trasforma l’atmosfera che si era creata precedentemente in scena).

Scena Tredicesima

INQUIRENTE - Pietro, come vi sembrava il comportamento di Giuda in seguito agliavvenimenti annunciati?

PIETRO - Penso che Giuda rimanesse traumatizzato nel constatare un così radicalecomportamento del Maestro.

DON FRANCO - Lo pensa o era così?

PIETRO - Si, si lo era. E proprio la questione dei denari sporchi fece traboccare il vaso.Noi ricevevamo del denaro non solo da Giovanna, quindi denaro di Erode, ma anche dal Pubblicano Zaccheo, un Pubblicano capite? Un uomo che era al servizio di Pilato.

DON FRANCO - Cosa accadde allora?

PIETRO - (Si alza e si avvicina alla grande cartina della Palestina indicando di volta involta i luoghi e gli spostamenti effettuati dal gruppo di Gesù) A Cafarnao scoppiò unalite e ne seguì una rivolta di alcuni discepoli, capeggiati appunto da Giuda, il Maestro

29N.d.A. In effetti Walter, uno degli amici a cui ho dedicato il testo, è sempre stato astemio. Qui si è volutforzare e creare una battuta ironica.


Tratto dal libro di                                                             22                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

aveva deciso di lasciare la provincia e di portare la Sua Parola a Gerusalemme. Avremmo dovuto lasciare la Galilea per giungere, attraverso la Samarìa, in Giudea. Avrebbe quindi lanciato una sfida alle Istituzioni religiose ed in vista di un così grosso impegno era opportuno che noi avessimo le idee chiare sui contenuti della nuova Fede.

DON FRANCO - E voi? Avevate le idee chiare?

PIETRO - Fu un disastro. Noi eravamo ancora legati ad una concezione arcaica e riduttivadel Messianismo. Pensavamo che il Salvatore promesso dalle Scritture sarebbe stato un altro Mosè, mezzo condottiero e mezzo mago; trascinatore irresistibile e sapiente legislatore, capace di restituirci libertà e potenz a.

DON FRANCO - Dunque?

PIETRO - Dunque cosa?

DON FRANCO - Ci chiediamo come la prese Giuda.

PIETRO - Giuda … Giuda era solo più preparato di noi. Non era un provinciale, un semplice pescatore e soprattutto, essendo di Gerusalemme, conosceva bene la situazione politica. O forse così.... sembrava a noi.

GIOVANNI - Io non appoggiai la linea di Giuda il quale, era ben evidente, voleva lanostra sottomissione al Tempio per poi creare una rivolta contro i Romani. Rivolta ben inteso, non solo violenta.

INQUIRENTE - Ma insomma, a vostro parere Giuda tradì Gesù? (Guarda Matteo).

MATTEO - (Dopo un lungo profondo silenzio) Si. (Guarda Giovanni).

GIOVANNI - (Senza alcuna esitazione) Si, senza dubbio. (Guarda Pietro ma questi nonrisponde).

INQUIRENTE - E tu, Pietro? Non dici nulla? (Pausa) Eppure, tu che così da vicino haiseguito tutta la vicenda, dovresti avere la risposta. (Pietro ora con lo sguardo è assente).

MATTEO - (Si avvicina a Pietro ponendo la mano sulla sua spalla) Pietro!? Pietro!!?? PIETRO - (Contravvenendo ora alle regole del gioco - inchiesta e vivendo profondamente

e isolatamente il monologo) Ma cosa volete che ne sappia io!? Quelli furono momentidrammatici per noi. Eravamo tutti impauriti, si … s i... impauriti. Avete mai provato a sentire il freddo della paura? È orribile. E se ti prende non ti fa pensare. Noi eravamo terrorizzati, incapaci di comprendere e reagire, di volere, di percepire il più piccolo segnale dell’amore di Gesù. Parole....parole. Fra noi non c’erano che parole. E mentre

noi si discuteva sull’amore, il Maestro viveva l’am ore; e mentre noi si discuteva sul dolore o meglio, si escogitava il modo di evitarlo, Cristo viveva il dolore; e mentre noi ci si insultava creando la divisione, Lui ci riuniva. È vero no? È vero. E voi pretendete che io sappia dirvi se Giuda lo tradì o no! Si... certo....io lo vidi quella notte nel Getsemani

baciare il Maestro; lo vidi insieme alle guardie del Tempio portarselo via; io lo vidi in preda ad una forte, insoddisfatta, terribile, inquietudine. E allora? Che cosa pretendete da me? Che vi risponda? Io, piccolo, inutile, sciagurato venne della terra. Io non pensavo a Giuda, ma a quella Sua debole voce. «Stanotte diverrò motivo di inciampo per tutti voi» Motivo d’inciampo.... motivo d’inciampo. E subito d opo, quasi ad ottenere l’effetto

terribile di quelle parole: «Percuoterò il Pastore, ed il gregge sarà disperso». Ma noi eravamo già un gregge disperso. «Simone, Simone, ec co; Satana vi ha cercato per vagliarvi come frumento!!» Tutto sembrava irreale e noi eravamo scossi dalla tentazione proprio come il grano nel vaglio. «Signore, con Te sono pronto ad andare in prigione e fino alla morte. Anche se tutti dovessero scandalizzarsi di Te, io non mi scandalizzerò...

mai... mai».30 Sembrerebbe assurdo, ma spesso cadiamo proprio in quei peccati di cui ci crediamo incapaci, mentre evitiamo più facilmente le colpe nelle quali temiamo di

30Lc. 22, 31.34 31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;32ma io ho pregatoper te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli". 33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte". 34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte av rai negato di conoscermi".


Tratto dal libro di                                                              23                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

incorrere. La coscienza della nostra debolezza e la umana natura ci mettono in guardia e ci spingono a ricorrere alla preghiera, perché ci rendono consapevoli che siamo tanto più forti, quanto più ci sentiamo deboli e che, al contrario, non siamo mai così deboli come quando crediamo di poter fare affidamento sulle nostre forze.31 Ed io mi sentivo sicuro, inespugnabile come una fortezza perché amavo alla follia Gesù. Sentivo di appartenergli per la vita e per la morte. Ero pronto a gridargli tutto il mio affetto perché Lui era il mio amico più caro. E allora, qui vi dico: qui, ora; che io L’ho tradito, io; che noi tutti Lo tradiamo, Lo scherniamo, Lo crocifiggiamo giorno per giorno, attimo dopo attimo. Tutti siamo fragili. «Sono forse io, Maestro? Signore, sono io». Si mio Dio. Sono io (scoppia a piangere) perchè io Ti ho tradito.

MATTEO - (Raggiunge Pietro, quindi lo sorregge) Su, su Pietro. Non è vero quel chedici.

PIETRO - È vero e tu lo sai.

MATTEO - Andiamo a sedere.

(Sempre sorreggendo Pietro lo accompagna a sedere sul fondo della scena. Nel frattempo Don Franco va verso il professore che avanza sul proscenio. Vi è un cambio di luci).

Scena Quattordicesima

DON FRANCO - I ragazzi sono esausti, e stanno entrando nella parte con troppa tensione.

Finiranno per non riconoscere più il limite tra la finzione e la realtà in questa inchiesta.

PROFESSORE - Si, ha perfettamente ragione ma a questo punto dobbiamo concludere.

DON FRANCO - Sentiamo almeno cosa hanno da dire loro.

PROFESSORE - Certo.

DON FRANCO - (Si volta rivolgendosi agli studenti) Sentite. Abbiamo pensato chesarebbe opportuno chiedere a voi ragazzi se volete smettere per questa sera oppure andare fino infondo. (Pausa) Voi che ne dite?

MARCELLO - A questo punto noi che interpretiamo gli Apostoli abbiamo il diritto disapere cosa c’è stato dietro tutto questo. Abbiamo subìto le più ingiuste accuse: ci avete paragonato a dei comuni malfattori.

ROBERTO - Certo! Vogliamo sapere che cosa hanno da dirci Caifa e Pilato. Dopotuttoanche loro hanno a che vedere con l’inchiesta. Tutto il nostro sforzo altrimenti risulterebbe vano. Sempre che Federico lo desideri (Federico ancora agitato per il suo monologo è isolato in un angolo sul fondo). Federico? Che dici?

FEDERICO - (Pausa) Ricercare la Verità non è mai andare contro chi è la Verità.

ROBERTO - Avete sentito? Anche Federico è con noi.

STEFANO - Ed anche io Roberto. La mia testimonianza contro Erode e Pilato sarà moltoimportante.

WALTER - Non dubitare, non dubitare. Avrai risposte adeguate.

STEFANO - Ti aspetto al varco. Il tuo personaggio infondo è molto scomodo. Piùscomodo di quello interpretato da Enrico. E te ne renderai presto conto.

WALTER - Staremo a vedere.

PROFESSORE - (Interrompendo la discussione) Certo, certo, abbiamo capito. Visto DonFranco? Ostinati come dei muli. E già pronti per t’ ultimo atto.

DON FRANCO - Procedete dunque professore. (Vi è un cambio di luci).

Rapporto su Pilato

Dopodiché provocò un altro tumulto.32

31N.d.A. Sant’Agostino: Le Confessioni

32G. Fl., Bell., II, 9,4


Tratto dal libro di                                                             24                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

Scena Quindicesima

PROFESSORE - (Si dirige sul proscenio rivolgendosi al pubblico) Amici, guardiamocidal collocare questa vicenda in una specie di acquario perfettamente isolato, nel quale i pesciolini, cioè i personaggi, si aggirano come dei nomadi, come degli esseri autosufficienti, senza rapporti di dipendenza o di necessità con l’universo circostante. Abbiamo infatti già capito come il gruppo cristiano avesse un ben preciso rapporto di dipendenza con Erode poiché, se pur indirettamente, ne riceveva dei sussidi. Dunque, vediamo ora quale era la posizione di Pilato: quella vera naturalmente, e che rapporto di dipendenza aveva con tutti gli altri protagonisti. Infatti, la storia narrata, ci dà l’impressione che Pilato non sia stato un cattivo, ma un debole. E Pilato sembrerebbe un debole perché ha paura dell’imperatore Tiberio.

ROBERTO - Ma professore, nell’anno 30, dell’imperatore non ha paura proprio nessuno.Tiberio è poco più di un ectoplasma a Capri, mentre, il potere concreto a Roma, è esercitato dal Prefetto del Pretorio. Questo lo abbiamo già ribadito!

PROFESSORE - Bravo Roberto. Hai buona memoria. L’Etrusco Elio Seiano. ROBERTO - E come saprà, Pilato in Giudea, si attiene scrupolo samente alle direttive del

suo protettore e padrone Seiano e, in particolare, lo asseconda nella sua fissazione principale:1’antisemitismo.

PROFESSORE - Certo. Questo non lo avevamo invece ancora accennato.

MARCELLO - (A Roberto) Ma come sai queste cose? ROBERTO - (Silenziosamente a Marcello) Ho dato l’esame appena una settimana fa! MARCELLO - (Silenziosamente a Roberto) Ah! Ho capito: memoria fresca. PROFESSORE - E mai possibile che tu Marcello, devi sempre interrompere!? Piuttosto,

dimmi a tuo parere, che linea di condotta avrebbe adottato Pilato.

MARCELLO - Oh santo cielo! Penso.... penso che se questo Elio Seiano, a quel tempo

potentissimo alla corte dell’imperatore, applicò il suo massimo impegno alla completa distruzione del popolo giudaico, Pilato di conseguenza avrebbe cercato di provocare il popolo per indurlo a reagire e intervenire con le armi.

PROFESSORE - Ce l’abbiamo fatta, vero Marcello?

MARCELLO - Un pò a fatica.

PROFESSORE - Un pò a fatica ma ci siamo arrivati. Se dunque Pila to in un primo tempocerca di salvare Gesù, non lo fa perché insegue ideali di giustizia, ma perché Gesù rappresenta per lui un’altra possibilità di contrad dire, indispettire e provocare il Sinedrio, cioè obbedire alle direttive di fondo che Seiano gli ha impartite: creare le condizioni per uno scontro finale tra Roma e Gerusalemme e arrivare al genocidio degli Ebrei e alla diaspora cui si giungerà nell’anno 70. Ma andiamo c on ordine.

Scena Sedicesima

INQUIRENTE - (A Pilato) In che anno ottenesti la nomina a Procuratore di Giudea? PILATO - Nell’anno 26.

INQUIRENTE - Spiegaci la tua posizione politica e militare, Pilato. E facci capire sequanto è stato detto è vero.

(Pilato Si alza e si dirige verso la cartina della Palestina. Prende il grande foglio, lo gira mostrando una nuova cartina con la divisione politico-amministrativa di tutto il territorio siro-egizziano)

PILATO - La Giudea, a quei tempi, dipendeva dalla provincia di Siria. Io ero unfunzionario di seconda classe; come dire una sorta di Viceprefetto in subordine al Prefetto di Siria, che stava ad Antiochia.

INQUIRENTE - Non saresti mai diventato un prefetto. Vero? (Pausa) È vero?


Tratto dal libro di                                                              25                                                                    Pietro Zullino


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PILATO - (Titubante) Si.

INQUIRENTE - Perchè? (Pausa) Perché?

PILATO - (Di getto, quasi a sfogarsi, irritato) Perchè ad impedirmi il passaggio di gradoera la mia bassa estrazione sociale.

INQUIRENTE- Bene! Infatti le prefetture erano di norma affidate ad elementidell’aristocrazia senatoria; ai rampolli delle grandi famiglie. È vero si o no?

PILATO - Si, è come dice lei!!

INQUIRENTE - Perfetto. (Rivolto agli altri) Pilato era di famiglia, diremmo noi,borghese. E per questo motivo, poteva arrivare, come massimo, al grado di Procuratore, cioè di Viceprefetto alle dipendenze di un Prefetto. Vero Roberto?

ROBERTO - Verissimo.

INQUIRENTE - A parte la Prefettura del Pretorio, fresca invenzione di Seiano, c’era unasola alta carica. Quale? Ce lo vuoi dire tu Pilato?

PILATO - (Sempre accanto alla grande cartina) Il solo importante Governatorato chepoteva essere tenuto da un funzionario di famiglia non nobile era (lo indica col dito) la Prefettura d’Egitto.

INQUIRENTE - E tu, volevi naturalmente quel posto.

PILATO - Beh!!

INQUIRENTE - Lo desideravi più di qualsiasi altra cosa al mondo. Avresti occupato ilquarto posto nella gerarchia imperiale ed Alessandria ti avrebbe reso anche ricchissimo.

PILATO - No.... no.... non è vero.

INQUIRENTE - Certo che è vero. Ma per conquistare la sede di Alessandria bisognavaessere nelle grazie di chi da Roma decideva le promozioni: Elio Seiano. E quando a Roma lui cadde tu inesorabilmente lo seguisti.

PILATO - Ma Elio Seiano.....

INQUIRENTE - ..... Ti usava mio caro Pilato. E credi che poi ti avrebbe dato tutto quello

che desideravi? Povero sciocco!! Saresti diventato troppo potente.... e tu, sapevi molte

cose della sua politica in Oriente.

PILATO - No, non andò in questo modo.

INQUIRENTE - No? Vorresti negare e lavarti le mani ora? Non puoi. Per molti secoli seistato difeso. Ma come si è potuto definirti solo un debole?

Scena Diciassettesima

CAIFA - Ha ragione professore! Infondo, i suoi continui tentativi di indispettirci non eranoun capriccio, bensì il frutto di una ben precisa intesa con Seiano.

PILATO - Quelle non erano provocazioni. Era il principio che l’autorità imperiale dovevaessere rispettata più del vostro Dio.

CAIFA - Certo che lo erano! Desideravi una nostra esplicita ribellione. Ciò avrebbeofferto alle legioni di stanza in Siria un valido pretesto per intervenire su Gerusalemme, distruggendo il Tempio ed il mio popolo.

PILATO - Taci.

CAIFA - Tu sapevi che poi Seiano ti avrebbe proposto per Alessandria perché tu potessicolpire poi il nostro centro economico, le nostre banche, le nostre imprese commerciali.

PILATO - Taci.

CAIFA - Io non taccio. Ora che posso parlare liberamente parlerò. Confermo tutto quelloche qui è stato dedotto. Ti ho sopportato per anni ma adesso non più. Hai forse dimenticato i vessilli con l’effige dell’imperatore sugli spalti della Fortezza Antonia? E quando facesti costruire l’acquedotto pretendendo il pagamento delle spese da parte del Tempio?

PILATO - E non era forse giusto?


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Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

CAIFA - Giusto?! Giusto dice lui!! I soldi del Tempio bastavano appena per l’ordinariaamministrazione.

PILATO - Ma voi avreste consumato la maggior parte dell’acqua.

CAIFA - Noi?

PILATO - Certamente. Voi!

CAIFA -Ma non è affatto vero.

PILATO - Vero. Verissimo. Voi ebrei......

Scena Diciottesima

DON FRANCO - (Cambiano le luci) Signori, signori! (Una pausa di silenzio profondo)Mi sembra che ora stiate esagerando. Tutto questo esula da quell’obiettivo che ci eravamo preposti. Il suo atteggiamento, mio caro Pilato, è la prova di una posizione antisemita esasperata. È un peccato, un vero peccat o. E lei Caifa, non creda di essere migliore. Anche lei usò Gesù e Giuda contro Pilato. (Pausa) Professore, così non arriveremo mai alla verità.

PROFESSORE - Perchè no? Ha detto invece molto bene Don Franco. (Rivolto alpubblico) La verità sul delitto di Halcèdama è solo apparentemente lontana. Ora hannopreso consistenza altre due piste. Quella di Erode Antipa, Tetrarca di Galilea, e l’altra di Pilato. In effetti, nulla per ora mette in relazione questi due alti personaggi con la morte di Giuda. Ma una relazione indiretta c’è. È evident e che entrambi stanno fabbricando un ponte per farvi passare sopra il treno di Gesù. Dall’altra parte del ponte c’è, fermo, il treno di Caifa. La ferrovia naturalmente è ad un solo binario, perciò il disastro è inevitabile; il treno di Gesù piomberà addosso a qu ello di Caifa. Vi saranno solo due morti. Ormai i giochi sono fatti. Lasciamo che sia dunque l’autore di questa incredibile rappresentazione a guidarci. Lui certamente ora sa. Avrà seguito serie indagini, come noi qui, ora, su questo palco. E sarà giunto finalmente ad una conclusione o alla archiviazione del caso. Lasciamoci così trasportare dalle sue parole, dalle pagine di un copione scritto con la speranza di conoscere la verità. E non meravigliamoci se scopriremo che mai come allora la realtà è stata più strana della fantasia.

(A questo punto si spengono le luci lasciando il palco in un buio totale. Subito dopo si riaccendono focalizzando in controluce tutti i personaggi immobili sul palco. Quindi si chiude il sipario).

Si chiude il sipario

Fine della seconda parte


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Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

INTERVALLO

(Dietro si cambia la scenografia che rispecchierà i n linea di principio lo stile precedente: pochi oggetti utili e fondale completamente buio; nessuna parete laterale. Vi saranno ben 5 zone sceniche che per semplicità verranno contras segnate con le lettere A B C D E. Le prime 3 saranno su1 palco vero e proprio e le ultime 2 più avanti, sui lati destro e sinistro; magari fuori, sull’avansipario. Di volta in volta, le zone interessate all’azione scenica saranno illuminate).


Tratto dal libro di                                                             28                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

TERZA PARTE

Gli ultimi eventi

Perché non vi è sulla terra

Malvagità per quanto trista,

che non le arrechi anche qualche bene.

W. Shakespeare, Romeo e Giulietta

I TRENTA DENARI

33In questa pagina: Giotto - Giuda riceve i trenta denari - 1303-1305 - Cappella degli Scrovegni - Padova.


Tratto dal libro di                                                              29                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

Terza Parte

GLI ULTIMI EVENTI

La posizione di Giovanni

Et audientes Decem coeperunt indignari de Iacobo et Ioanne34

Siamo ora ai tempi di Gesù, e gli attori che interpretavano in fase istruttoria i vari personaggi, continuano nelle stesse parti. In più vi sono 4 personaggi e cioè Zaccheo, Giuda, Gesù e Alessandro. Avremo quindi le combinazioni seguenti:

Coro - Zaccheo

Professore - Giuda

Don Franco - Gesù

Marcello - Giovanni

Roberto - Alessandro

Enrico - Erode

Walter - Pilato

Federico - Pietro

Stefano - Caifa.

Come suggerito nella nota iniziate però e possibile  ricorrere anche alle altre due soluzioni. Gli attori avranno ora dei veri costumi. Si apre lentamente il sipario.

Scena Prima

In un punto A del palco

G i o v an n i e P i et ro

(I due personaggi sono già presenti. Si accendono l e luci in questo punto. Compare una scenografia scarna ma evidente: una tavola bassa imbandita con cuscini attorno e piatti e cibo di varia natura).

GIOVANNI - Dobbiamo tornare a Gerusalemme. Ed in forma pubblica.

PIETRO - No. Per ora è rischioso. Se in Dicembre abbiamo a malapena salvato la pelledalla furia dei lapidatori, stavolta, ci puoi scommettere, ci aspetteranno al varco. Io dico di no.

GIOVANNI - Tu ora non puoi più decidere. L’intero gruppo, sotto la tua guida, è andatoin crisi. Pietro, ascoltami, non riesci più a garantire la compattezza di noi tutti, e poi anche il Maestro ha ormai deciso di tornare.

PIETRO - Chi dovrebbe allora prendere il mio posto? Forse tu? Lo leggo nei tuoi occhi.

Si....tu hai già deciso.

GIOVANNI - Non dire sciocchezze.

PIETRO - Hai forse dimenticato Bethania?

GIOVANNI - No, non l’ho dimenticata.

PIETRO - E allora? Lì eravate presenti solo in 4. Il gruppo era già spaccato allora: econtinuerebbe ad esserlo adesso. Ascolta Giovanni, la tua guida porterà ancora più divisioni.

GIOVANNI - A Bethania, dopo la morte di Lazzaro, non siete venuti per paura di unarresto. Ma come vedi noi siamo ancora qui. Non c’è di che preoccuparsi.

PIETRO - Tu vuoi la rovina di tutti.

GIOVANNI - Desidero solo portare le nuove idee del Maestro al Tempio. La nostraproposta capisci?

PIETRO - Tu vuoi uno scontro diretto. Ma è pura follia.

34Mc. 10, 41 41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.


Tratto dal libro di                                                             30                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

GIOVANNI- Chiamala come vuoi, certamente non possiamo sottometterci comevorrebbe Giuda. Noi non siamo contro i Romani, hai visto benissimo come il Maestro ce lo ha più volte ricordato.

PIETRO - Si, hai ragione, ma non dobbiamo neppure contraddire il Sinedrio. GIOVANNI - E la nostra nuova Fede che cambierà il mondo e noi non dobbiamo temere

di perire per essa.

PIETRO - Ma Giuda sa tutto. E potrebbe fare un passo sconsiderato, capisci? È troppolegato al Tempio!

GIOVANNI - Giuda non farà nulla perché starò attento.

(Si spengono le luci. I due escono).

L’agenda di Caifa

Non in die festo, ne forte tumultus fieret in populo35

Scena Seconda

In un punto B del palco

A l es s an d ro e C ai fa

(I due sono già in scena. Si accendono le luci in q uesto punto. Caifa è seduto su una specie di trono mentre Alessandro è in piedi accanto a lui. Accanto al trono vi è pure una piccola scrivania con seggiola e documenti).

ALESSANDRO - Rabbi. L’ala oltranzista dei Farisei chiede una riunione straordinaria delSinedrio. Che facciamo? A Bethania questo Lazzaro ha portato dei disordini. E quel Gesù torna a crescere. Se Lo lasciamo ancora libero di agire, gli andranno appresso tutti quanti. Egli ci lancia ormai una sfida frontale. Scoppieranno dei disordini, col rischio che Pilato chieda a Seiano l’intervento delle legioni di Siria.

CAIFA - E che cosa si aspetta che faccia il Sinedrio?

ALESSANDRO - Che tu faccia morire questo Gesù.

CAIFA - Stupidi. Stupidi. Se credono che facendo morire per il popolo un uomo solo nonperirà anche l’intera nazione, dimostrano di non sa pere e non riflettono.36

ALESSANDRO - Ma questo Gesù.......

CAIFA - ......Il vero problema non è Gesù. Il vero problema, come sempre è Pilato. Se

Gesù fosse solo, a scacciarlo basterebbe un’altra sassaiola, come in Dicembre. Ma questa volta, probabilmente non è solo.

ALESSANDRO - Ma se gli stessi Apostoli sembrano ora divisi. Non vedo proprio.....

CAIFA  -  .....Dietro  questo  Gesù  ci  sono  i  calcoli  di  Erode  e  Pilato.  Costoro  ce  Lo

indirizzeranno contro perché vogliono lo spegnimento, la paralisi, la chiusura del Tempio.

ALESSANDRO - La chiusura del Tempio? Ma rabbi?

CAIFA - Si vede mio caro Alessandro che sei ancora inesperto!! Poi metterebbero le manisul gettito fiscale attualmente assorbito da noi. E non dobbiamo essere proprio noi, con un impulso irragionevole, a scatenare tutto questo. Al contrario, dobbiamo dimostrare che il loro gioco non funziona e quando verrà il mo mento propizio, giocare noi la carta vincente. Perchè Alessandro, noi usciremo illesi da questa storia proprio perché abbiamo la carta vincente.

(Si spengono totalmente le luci in questa zona ed i due escono).

Scena Terza

Nel punto A del palco

35Mt. 26, 5 5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

36Gv. 12, 49.50 49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che miha mandato, egli stesso mi ha ordinatoche cosa devo dire e annunziare. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me".


Tratto dal libro di                                                              31                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

G es ù , G i u d a, G i o v a n n i e P i et ro

(Gesù è seduto ed in penombra; poco distante dai tre Apostoli che discutono in piedi) PIETRO - Ci è pervenuto l’ordine di Erode. Dobbiamo lasciare il Tetrarcato, GIOVANNI - Questo significa andare a Gerusalemme. PIETRO - Certo. Altrimenti saremo tutti arrestati qui.

GIOVANNI - Bene. Ora sfideremo apertamente il Tempio.

GIUDA - Noi non sfideremo nessuno.

GIOVANNI - Questo lo dici tu.

GIUDA - Ma tutto questo è assurdo. Moriremo tutti. Appena un anno fa eravamo tuttid’accordo che le forze del male erano le stesse dei nemici di Israele: i Romani, i loro complici e servi, i mercenari di Siria e Samarìa.

GIOVANNI - Lo stesso Maestro ci ha dimostrato che i nemici sono nel Tempio. È Caifa,il Sinedrio. E noi andremo là.

GIUDA - (Afferrandolo per un braccio) Tu non farai nulla. Nulla per influenzare ilMaestro.

PIETRO - (Rivolto a Giovanni) Forse ha ragione lui.

GIUDA - Che cosa volete saperne voi di Gerusalemme? Credete che il Tempio non sia ingrado di opporsi alla tempesta che volete scatenare? Il vostro non è che un ingenuo entusiasmo. E soli non riuscirete contro le Istituzioni. Ci spazzerebbero via come foglie al vento.

PIETRO - (Mentre Giuda si dirige nella penombra accanto a Gesù) Io non capisco piùnulla Giovanni!! E se sbagliassi tu?

GIOVANNI - Tu non hai mai capito. Lui ti ha scelto come capo e tu non sei stato neppurecapace di comprendere ciò che Lui desiderava da te (Esce velocemente).

PIETRO - (Seguendolo) Giovanni, Giovanni dimmi (Esce).

GIUDA - Maestro. In questi momenti così difficili vorrei poterti aiutare. So che prima opoi arriveresti a scontrarti con Caifa. Allora ho pensato di farti convocare da lui. O più semplicemente di farti invitare, magari a cena, a casa sua per avviare un dialogo. Si, un dialogo. Che ne dici? So che Tu sei sempre stato aperto a queste cose. Solo così potrai rompere la tensione creata fra noi e raffreddare le teste calde. Capisci? Se Giovanni continua così, andremo a finire male, molto male; dunque, lascia che sia io Signore a condurre la trattativa e non Giovanni.

GESÙ -Tra voi non può regnare la legge che regna nel mon do. Tra voi, chi vuol farsi grande ed essere il primo, sia invece l’ultimo ed il servo di tutti. Guardate Me; mi chiamate Signore, eppure non sono venuto per farmi servire, ma per servire, e dare la Mia vita per il bene di molti. (Si spengono le luci ed i due escono).

Ruolo di Zaccheo

Ecce homo devorator et bibens vinum, amicus publicanorum et peccatorum37

Scena Quarta

In un punto C del palco

P i l at o e Za cch eo

(Questa scena presenta una seggiola per Pilato e poco distante una sua scrivania con registri e altro materiale di varia natura. Zaccheo è già in scena con Pilato quando si

accendono le luci su di loro)

ZACCHEO - Procuratore! PILATO - Ebbene? Sono stati a casa tua Zaccheo?

ZACCHEO - Certo Procuratore! C’erano tutti. Gesù e gli altri suoi seguaci.

PILATO - Come ti sono sembrati?

37Lc. 7, 34 34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e v oi dite: Ecco un mangione e un beone,amico dei pubblicani e dei peccatori.


Tratto dal libro di                                                             32                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

ZACCHEO - Gesù è un uomo tranquillo ma si scontrerà col Tempio. È utile a questopunto indurre gli Zeloti ad agire. Così vi saranno i disordini che tu vuoi far accadere.

PILATO - Ma sono tutti d’accordo con questo loro Maestro?

ZACCHEO - I più non comprendono nulla di ciò che sta per acc adere. Solo due di lorosono più attenti. Giovanni di Zebedeo e un certo Giuda detto l’Iscariota. Per quel Giovanni non ci sono problemi: è dalla nostra parte, anche se in definitiva non se ne rende conto neppure lui. È Giuda che mi preoccupa.

PILATO - Credi che abbia capito qualcosa?

ZACCHEO - Non credo, ma è pur sempre bene controllarlo perché è fermamente deciso acalmare le acque e a non creare contrasti con Caifa. Pare addirittura che abbia organizzato una cena di dialogo fra il suo Maestro e Caifa. E poi odia a morte noi Pubblicani. Potrebbe essere pericoloso per questo. Quando poi gli ho dato del denaro per la loro sussistenza sembrava sprigionare fuoco.

PILATO - Se comprende che colpendo il Tempio aumenteremo i profitti..... certo, fallo

sorvegliare.

ZACCHEO - (Fa un inchino) Bene. (Si spengono le luci e i due escono).

Scena Quinta

Nel punto B del palco

A l es s an d ro e C ai fa . P o i G i u d a .

(È già in scena con Caifa quando si accendono te luc  i)

ALESSANDRO - Rabbi. C’è un certo Giuda che chiede di parlare con voi. Gli ho dettoche è ormai sera inoltrata e che è impossibile aver una udienza.

CAIFA - (Pensoso) No. No. Fallo passare invece. (Alessandro esce dalla zona di luce perrientrarvi subito dopo con Giuda).

GIUDA - Rabbi. Vi ringrazio per aver accolto la mia richiesta di udienza.

CAIFA - Dimmi ragazzo. È così importante quel che vuoi dir mi?

GIUDA - Conoscete certamente il mio Maestro!? Gesù. Sono venuto per implorarvi Rabbidi concedergli un dialogo aperto. Per recuperarlo alla patria e sottrarlo alla nefasta influenza dei Romani. Così avevo pensato che lo si potrebbe invitare a cena. Chiarire gli equivoci.

CAIFA - Oggi è Domenica mio caro Giuda e sino a Giovedì sarò occupatissimo per laPasqua. No, no, impossibile. Sino a Giovedì non potrò esserti di aiuto. Dunque vedremo di combinare Giovedì sera.

GIUDA - Ma Rabbi, è assolutamente importante per me.......

CAIFA - .......Ad ogni buon fine, resta in contatto con il mio segretario Alessandro. Per ora

attendi fuori. Ti richiamerà lui ( Giuda fa un inchino e saluta uscendo). ALESSANDRO - Rabbi!! Di questo Giuda infondo non sappiamo nulla. Sappiamo solo

che è insieme al gruppo che oggi trionfalmente è entrato in Gerusalemme. Sappiamo solo che il popolo è con loro. E qui al Tempio c’è venuto da solo o lo ha mandato qualcuno? E se fosse una spia di Pilato?

CAIFA - Potrebbe essere. Per questo ho preso tempo. Lui vuole che discuta col suo Gesùma non sa che il Sinedrio Lo vuole morto. Staremo a vedere le prossime mosse e di conseguenza agiremo.

ALESSANDRO - Ad ogni buon conto, per assicurarci che non ci crei problemi, dovremoadottare qualche precauzione.

CAIFA - (Pensoso) Si, qualche precauzione.

ALESSANDRO - Lo obbligheremo ad accettare 30 denari d’argento al solo scopo dipoterlo iscrivere come informatore sul libro-paga del Tempio. Naturalmente gli faremo firmare una ricevuta. Risulterà come pagamento da n oi effettuato ad una spia. Avremo così un valido documento in mano. I servizi segreti di Pilato allora sapranno che Giuda


Tratto dal libro di                                                              33                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

èal nostro servizio. Quando Giuda si renderà conto di essere stato registrato con nome e cognome non si metterà certo a fare il doppio gio co. Naturalmente diremo a Giuda che questo denaro è indispensabile per avere un altro colloquio. E lui abboccherà. Statene certo.

CAIFA - Certo, certo. Ma io non voglio sapere queste cose. Sono faccende troppo sporche.Sbrigate tutto voi e che io non figuri nel piano. (Esce mentre Alessandro si inchina leggermente).

ALESSANDRO - (Mentre Caifa esce) Certamente. (Si volta) Tu! Vieni avanti! (EntraGiuda dalla parte opposta nel punto di luce) Sei fortunato ragazzo. Il Rabbi è statobenevolo con te. Tuttavia abbiamo pensato di farti versare del denaro.

GIUDA - Del denaro? E per quale motivo?

ALESSANDRO - Se vuoi avere un nuovo colloquio devi versare del denaro. È illasciapassare necessario per ottenere l’udienza. ( Si diede)

GIUDA - Ma io.....

ALESSANDRO - Certo....certo. Non vi è alcun problema per questo. È solo una formalità.

Infondo sono solo 30 pezzi d’argento. Li verseremo noi per te. Quando tornerai per il colloquio ci darai i 30 pezzi e noi ti restituiremo la ricevuta., perché ovviamente una ricevuta ce la devi almeno firmare. Per te sta bene?

GIUDA - Se deve per forza essere così.

ALESSANDRO - Certo!! È la normale prassi. (Si china e conta il denaro, quindi lo mettein una borsa). Eccoti i denari. E ora firma qui (Giuda prende la borsa e poi firma).Ricorda, senza i soldi non rivedresti Caifa. Mi raccomando, puoi andare ora. (Giuda resta perplesso) Che cosa aspetti? Vai ti ho detto.

GIUDA - Certo....certo. (Esce)

Scena Sesta

Nel punto B del palco

A l es s an d ro e C ai fa

(Da/la parte opposta rientra Caifa)

CAIFA - È andato?

ALESSANDRO - Si.

CAIFA - Ecco uno che si crede vivo, ma è già morto.

ALESSANDRO - Cosa dite?

CAIFA - Pensavo.... pensavo a questo Giuda. Ora è tra due forze. Come prigioniero fra gli

ingranaggi   dì  una...terribile....macchina....di    morte.   Pensa.   Lui   crede   che   noi   ci

limiteremo a discutere ma il Sinedrio preme troppo; dovremo imbastire un vero e proprio processo. In effetti, questo Giuda è utile a Pilato. Lui vuole che Gesù venga portato da noi; tanto più che se poi venisse riconosciuto colpevole di bestemmia, il Sinedrio dovrebbe condannarlo a morte e questa sentenza dovrebbe essere convalidata da Pilato. E credi che Lo farebbe uccidere? No. Lo rimanderebbe libero coprendoci di ridicolo. E Gesù continuerebbe a creare scompiglio a nostro discapito.

ALESSANDRO - Perchè allora non processare subito il Nazareno?

CAIFA - Calma....calma....dopo la Pasqua vi sarà più calma  e meno folla. (Al pubblico)

Dio mi perdoni ciò che sto per fare. ( Si spengono le luci in questo punto)

Dinamica dell’Ultima Cena

Facta est autem et contentio inter eos, quis eorum videretur esse maior.38

Scena Settima

Nel punto A del palco

38Lc. 22, 24 24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.


Tratto dal libro di                                                             34                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

G es ù , P i et ro , G i o v a n n i e G i u d a

(Tutti sono a tavola e nel seguente ordine da sinistra a destra guardando dalla parte del pubblico: Giuda - Giovanni - Gesù - Pietro. Pietro mangia un pò più in disparte  non ascoltando il dialogo. Si accendono le luci in questa zona)

GIUDA - Rabbì, le previsioni e le ipotesi che possono fare gli uomini, in questa storia noncontano. Ne hai avuto la prova. Conta solo la volontà del Padre Tuo. Abbandonati con fiducia al Padre Tuo, ed Egli non abbandonerà Te. C e lo hai detto tante volte Tu: Quando sarete trascinati davanti ai tribunali dell’uomo a causa Mia, non vi preoccupate di quel che dovrete dire: il Padre vostro vi ispirerà. Riconosci dunque con umiltà i Tuoi errori e sii di nuovo ciò che devi essere, il Messi a di Israele. Và al Tempio come alla Tua casa, non come ad una fortezza da abbattere. Considera Caifa un alleato, non un nemico. Convincerai il Sinedrio e ne uscirai vincitore da questa storia. Se non andrai, tutti quanti siamo qui ora, siamo perduti!! (Intinge nello stesso piatto di Gesù mentre Giovanni osserva).

GESÙ- No. Giuda. Andrò al Tempio ma non ora con te.

Scena Ottava

In tre diversi punti A B C del palco

G i u d a, p o i C ai fa, p o i P i l at o

Nella zona A

In co n t ro s ce n a G es ù G i o v an n i e P i et ro . P o i gl i s t es s i

(Giuda si allontana, ed in preda ad una tensione emotiva molto forte, avanza verso la ribalta. Ora, Gesù e gli atri restano in penombra, mentre, si illumina più forte la parte dove c’è Giuda).

GIUDA - Come ha fatto a non avvisarmi prima delle Sue vere intenzioni? A pochecentinaia di passi da qui c’è il palazzo di Caifa, nel cui atrio staziona già il picchetto predisposto per l’accompagnamento del Maestro; Caifa sarà di sopra, a cena con i familiari in attesa di notizie. (Guarda i denari) Mi hanno teso una trappola (getta via le monete). Penseranno tutti che sono una spia; tutti.

(Si spengono le luci su di lui lasciando sempre in penombra Gesù e gli altri mentre si accendono su Caifa, che precedentemente era già ent rato e si era andato a sedere sul suo trono, nel punto B)

CAIFA - Quell’Iscariota ancora non si fa vedere; evidentemente era solo un provocatore alservizio di Pilato; bene, abbiamo fatto bene ad iscriverlo sul nostro libro - paga.

(Su di lui si spengono le luci quindi esce. Nel punto C, compare accanto alla scrivania, Pilato)

PILATO - Caifa non procede all’arresto, il mio piano è quasi certamente saltato, domanichiederò a Zaccheo d’informarsi se quell’Iscariota che doveva combinare l’incontro non si sia per caso venduto al Tempio.

(Su di lui si spengono le luci. Gesù con Giovanni e Pietro sono ancora in penombra. Si accendono le luci su Giuda il quale è sempre poco distante dalla tavola ma si aggirerà sconvolto)

GIUDA - Una spia! Penseranno che sono una....spia!! In questa città nevrotica e cattiva si

muore per molto meno. Ecco. Il Maestro sta spezzando il pane (Gesù esegue), dice che

èil Suo Corpo, invita gli Apostoli a mangiare. Fa girare un calice (Gesù esegue) di vino, dice che è il Suo Sangue.


Tratto dal libro di                                                              35                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

GESÙ- Bevetene tutti, questo è il Mio sangue...... mangiatene tutti, questo è il Mio Corpo.

Fare questo in memoria di Me......

GIUDA - ..... E parla. Il Maestro parla, parla. E non si accorge che mi tradisce. Mi

tradisce. Spiegami Rabbì, Tu che sai tutto, perché Ti ho regalato due anni della mia vita e perché Ti ho seguito come un cane fedele in ogni Tua follia. Prima di Cafarnao e dopo. Quando dicevi di essere il Messia d’Israele e anche quando hai detto di essere il Salvatore del mondo. Spiegami perché ero con Te senza discutere; in mezzo ai peccatori, alle meretrici, agli idolatri, e a mensa nelle case dei Pubblicani di Roma e delle prostitute. Spiegami perché ho dovuto maneggiare i soldi di Erode e quelli di Zaccheo. Spiegami, Ti prego, perché ho rischiato con Te il linciaggio sotto il portico di Salomone. E perché ho sopportato prima i comandi diun analfabeta come Pietro e poi l’arroganza di Giovanni. Perchè ho sacrificato a Te la mia intelligenza e poi sono divenuto un..... 1osco..... faccendiere, esponendo la mia testa davanti a Caifa e Pilato

per salvare la Tua. Spiegamelo, perché io non lo sopiù. Dal momento che stasera mi hai calcolato meno di niente, non lo so più. So soltanto che la Tua ingratitudine ha schiacciato la mia malattia, la mia brama di servirti ma.... ora, ora..... ho riacquistato la

vista grazie al Tuo sputo, Rabbi, ed ora vedo che per salvare Te stesso non esiti a passare sul mio cadavere. No, non così Maestro. Non così. Troppo comodo. E ora ricordo: stasera abbiamo un appuntamento davanti a casa di Caifa. Perchè io non voglio ritrovarmi nella schiena il pugnale di un sicario o di un Siriano, e quindi noi all’appuntamento ci andremo. ( Si spengono le luci su di lui mentre esce di scena).

GESÙ- (Sempre in penombra con Pietro e Giovanni) Amen, amen. Uno di voi mi tradisce. Mi rinnegate. Mi abbandonate.

GIOVANNI - No Maestro, siamo quì con Te.

PIETRO - Nessuno Ti rinnega. Io comunque non Ti lascerò solo , dovessi morire; anche setutti quanti Ti abbandonassero.

GESÙ -Tu, Pietro? Tu mi rinnegherai non una, ma tre volte. (Si spengono totalmente le luci).

Scena Nona

Nel punto B del palco

A l es s an d ro e C ai fa . P o i G i u d a .

ALESSANDRO - (È gia in scena con Caifa) Maestro. Giuda è arrivato ma......

CAIFA - .....Ma?

ALESSANDRO - È solo.

CAIFA - Avrei dovuto prevederlo prima.

ALESSANDRO - Lo faccio passare?

CAIFA - Si, e subito. (Alessandro esce) Molto intelligente il Nazareno. Ha scoperto lecarte. Ora non potrò più tenere il Sinedrio. Pensav o di imbastire in tutta calma questo confronto e invece (Entrano Giuda ed Alessandro) Allora? Dov’è questo tuo Gesù? Non doveva venire a cena a casa mia? Il drappello per accompagnarlo è già pronto.

GIUDA - Perdona Rabbì ma non è voluto venire!

CAIFA - Cosa?!

GIUDA - Gesù non intende presentarsi.

CAIFA - Audace questo Nazareno. Non stare ai patti. E tu Giuda? Pensavo solo ad unconfronto qui, ora, ma, pensandoci bene, questo suo atto sa di ribellione. Non ha voluto sottomettersi alla mia autorità, vero? ( Giuda tace) Ora, e lo dico con gran dolore, dovremo imbastire un vero processo e tu.... tu farai da testimone. A sua difesa.

GIUDA - (Sbigottito) Ma io .....

CAIFA - ..... Tu farai così.


Tratto dal libro di                                                             36                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

ALESSANDRO - Sai benissimo che ora sei iscritto al registro. Ricordi? Sei una nostraspia ora.

GIUDA - (Sconsolato) Certo.

CAIFA - Alessandro. Predisponi il corteo. E tu dimmi dove sono ora.

GIUDA - A casa di Marco. Ora saranno sul retro, nell’orto.

ALESSANDRO - Il Getsemani Rabbì.

CAIFA - Va. Indicherai ad Alessandro chi è fra gli uomini presenti. (Esce Giuda)

Scena Decima

Nel punto B del palco

A l es s an d ro e C ai fa

ALESSANDRO - Rabbi, ma Giuda, testimoniando a Sua difesa non favorirà Pilato? CAIFA - No. La sua testimonianza diventerà la nostra arma v incente perché proverà che

questo Gesù è il Figlio di Dio e che si è proclamat Re. Ma il Rabbì sospetta qualche cosa per non voler venire. Ha capito che il trucco non si vede ma deve pur esserci e, dopo il Suo sostanziale insuccesso della predicazione in città, teme che Pilato non rischierebbe più di tanto per salvarlo. Ora ho solo una giornata di tempo. Non posso lasciar cadere tutto l’affare, perché mi sono impegnato col Sinedrio: e se Gesù non si presenta, dobbiamo prenderlo con le cattive. Se però Lo arrestiamo Lui sicuramente non parla e tanto meno confessa. Già Lo vedo, che s i chiude nel mutismo più assoluto. Allora non abbiamo scelta, il processo dobbiamo farlo subito. Non si può aspettare due giorni che trascorra il Sabato, perché fra due giorni Pilato potrebbe aver lasciato Gerusalemme per Cesarea ed io ho invece bisogno di averlo qui ora. Se dovessi mandargli un Gesù condannato fino a Cesarea avrei senz’altro perso la partita.. Ora va.

(In questo punto si spengono le luci. I due nel frattempo restano nella zona. Gesù li raggiunge sempre al buio.)

Scena Undicesima

In un punto D

G i u d a

(Compare quando su di lui si accendono le luci. È d i lato, vicino alla tela del sipario)

GIUDA - Mio Dio. Mio Dio. Chi sei Tu? Tu che apri i cieli se Lo desideri e dai la pioggiaai giusti e agli ingiusti. Perchè io. Io che ti ho amato sino ad essere pronto a dare la vita; ora.... ora ho paura. Ho paura. Non servirò p iù nessuno, non testimonierò per

nessuno. Voglio la mia dignità di uomo libero. Una vita nuova, lontano da questi posti maledetti e con un nome nuovo. Si.... si un nome nuovo, un volto nuovo un cuore

nuovo. Per scordare il male ricevuto, gli inganni, le beffe, le umiliazioni. E devo fuggire subito, ora, o avrò alle calcagna gli sgher ri di Pilato, di Erode, di Zaccheo se Gesù non avrà la mia testimonianza a difesa, o gli Zeloti e gli sgherri di Caifa se Gesù si salverà. Ma per fortuna ho ancora un amico...Tom maso. (In questo punto si spengono le luci e lui esce).

«Ken Dibbarta»

Ut dicas nobis si tu es Christus filius Dei.39

Scena Dodicesima

Nel punto B del palco

C ai fa e G es ù . P o i A l es s an d ro

39Mt. 26, 63 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perchéci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".


Tratto dal libro di                                                              37                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

CAIFA - (È già in scena con Gesù. Su di loro si accendono leluci). Sei accusato di turbarecon il Tuo insegnamento, la pace religiosa e civile del nostro paese. Di sobillare gli animi contro questa santa istituzione. Di esserti proclamato Messia d’Israele e Figlio di Dio. Di profetare la distruzione di questa città e in particolare la rovina di questo tempio. Come Ti difendi? (Pausa) Rispondi (pausa). Gesù di Nazareth, siamo in attesa delle Tue risposte (pausa. Entra Alessandro). Novità?

ALESSANDRO - Niente Abet. L’hanno cercato a casa dei suoi parenti, negli alberghi e inogni bettola. Ma niente.

CAIFA - Ci serve Alessandro. La nostra accusa non potrebbe reggere a lungo anche con itestimoni che chiameremo. Ci serve nel modo più assoluto. Dobbiamo almeno sapere dov’è.

ALESSANDRO - Forse l’hanno ucciso Abet.

CAIFA - Oppure è andato a nascondersi. In questo caso dobbiamo ritrovarlo. (Pausa)Voglio parlare con Giovanni di Zebedeo.

ALESSANDRO - È qui fuori, tra la gente in attesa.

CAIFA - Più tardi avvertilo. Appena questa farsa è finita voglio vederlo. A casa mia.Diciamo tra un’ora. ( Rivolto ora a Gesù) Gesù Nazareno. Hai sentito di che Ti si accusa ed hai capito che a Tuo carico ce n’è abbastanza per infliggerti, se non la morte, quanto meno il supplizio delle 39 nerbate. Però, se quanti siamo qui dentro, siamo uomini, non andiamo in cerca di una verità processu ale fragile e sospetta, ma della pura e semplice verità. Ebbene, io adesso Ti farò una do manda alla quale, ne sono certo, risponderai, e risponderai secondo verità Gesù Naza reno, perché quanto io, sommo sacerdote e profeta ufficiale d’Israele, sto per chiederti, non Te lo chiedo secondo una formula qualsiasi, ma nel sacro nome del Dio Vivente (Si alza dai trono) Rabbì, io Ti scongiuro per il Dio Vivente di dirci....se Tu sei....il Cristo e se Tu sei il Figlio di Dio.

(Lungo silenzio).

GESÙ - Tu l’hai detto. Lo sono (Caifa inorridito di risiede ponendo le mani sul volto). ALESSANDRO - (Rivolto al pubblico e urlando) Lo avete sentito. Ha bestemmiato. Che

bisogno abbiamo più di testimoni.

(In questo punto si spengono rapidamente le luci. Alessandro e Gesù escono di scena).

Scomparsa di un teste chiave

Quaerebat falsum testimonium et non invenerunt.40

Scena Tredicesima

In un punto E

C ai fa e G i o v an n i

(Questa zona é sulla destra guardando dalla platea,e più precisamente sull’avansipario. Giovanni, quando in tale punto si accendono le luci, è già presente. Caifa lo raggiunge entrando nel cono illuminato)

CAIFA - Ragazzo. Dove è andato a finire Giuda Iscariota?

GIOVANNI - Vorremmo saperlo anche noi.

CAIFA - Ha tradito il vostro Maestro, ma poi ha tradito anche me. Tu hai cercato unaspiegazione ed ora l’hai avuta. Ti contenti di quanto dico? O credi di aver diritto a qualche altra spiegazione?

GIOVANNI - Mi contento Abet.

CAIFA - Giuda deve tornare al mio cospetto. Assolutamente.

GIOVANNI - Abet, io non so dove sia. Nemmeno Pietro sa dove sia benchè non si riescaa trovare nemmeno lui. Dieci di noi non sanno dove sia, ma l’undicesimo, il suo intimo

40Mt. 26, 59 59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, percondannarlo a morte;


Tratto dal libro di                                                             38                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

amico, potrebbe saperlo. Se tu lo facessi pedinare, potresti scoprire dove Giuda si è nascosto.

CAIFA - Dunque, dimmi il nome di questo undicesimo. GIOVANNI - È Tommaso. Vuoi che lo descriva a Malco?

CAIFA - (È distratto quindi riprende) Dicevi? Oh si, certo. Vedi cosa succede ragazzoquando c’è troppa confusione? Ho tolto l’udienza senza nemmeno intonare lo Scemà Israel. Jahveh dovrà perdonarmi anche questa. ( Si spengono le luci e i due escono).

Scena Quattordicesima

Nel punto C del palco

P i l at o ed A l es s an d r o

(Quando si accendono le luci in questo punto Pilato ed Alessandro sono già sul palco.

Pilato ha in mano un documento di accusa riguardante Gesù).

ALESSANDRO - Preside. Se il Nazareno non fosse un malfattore, non te lo avremmoconsegnato.

PILATO- Un malfattore? (Legge il documento) Capo primo. Qui dite che è un bestemmiatore, perché si è proclamato Figlio di Dio. Benissimo. Allora punitelo in base alla vostra legge, perché la nostra non contempla reati di questo tipo.

ALESSANDRO - Preside, noi non possiamo eseguire sentenze capitali.

PILATO - Lo so, e allora infliggetegli il supplizio delle 39 nerbate. Le verghe sono peggiodella morte (si va a sedere alla scrivania e con calma continua a studiare il documento).

ALESSANDRO - (A se stesso e rivolto al pubblico) Certo: così, se Lo uccidiamo noi conle frustate ne facciamo un mezzo martire e se non Lo uccidiamo il problema resta, anzi si aggrava. Trà poco dirà: lasciatelo a me, che ve Lo flagello io e così ce Lo lascia ancora vivo. (A Pilato) C’è altro Preside, che giustifica la condanna a morte. Leggi più sotto.

PILATO - Sto leggendo. Capo secondo. Questo Nazareno avrebbe sobillato il popolocontro Roma, affermando che non si debbono pagare le tasse a Cesare. Beh, ve lo dico chiaro: a me risulta proprio il contrario. Su questo punto ho un rapporto del Tribuno. Lui ha detto: «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Eh no, qui

visbagliate. Mi dispiace. Vi sbagliate. ALESSANDRO - Leggi più sotto.

PILATO - Certo, certo. Capo terzo. Si è proclamato Unto di Dio, risollevatore e Salvatoredel vostro popolo. Ma io domando a voi: Lo è? Se mi rispondete si mi allarmo, riconosco che è un nemico di Roma e Lo condanno a morte, senza nemmeno domandami il perché a voi sia rimasto così antipatico. Perciò rispondetemi: questo Gesù è il Messia?

ALESSANDRO - No, naturalmente non Lo è.

PILATO - Non Lo è. Quindi si tratta di un fabulatore, di un povero pazzo. Gli diamo le 39nerbate e Lo rimandiamo a casa.

ALESSANDRO - Preside, la questione non è così semplice. PILATO - Ah no?

ALESSANDRO - Vorremmo che tu Lo interrogassi. Vedi, lui si proclama Mashiah in unmodo tutto speciale, che viola la vostra Lex Maiestatis e offende Cesare. Lui non dice: sono il Liberatore del popolo ebreo, fatemi Re. Lui dice: sono già Re d’Israele. Si è autoproclamato. i Suoi seguaci Lo hanno proclamato. Quindi tu preside, devi intervenire. Cesare è stato offeso, anche se quel ciurmatore non dovesse mai intraprendere una lotta di liberazione.

PILATO - Capisco. Lo interrogherò. Intanto voi sapete dirmi dove si è autoproclamatoRe? Quando, davanti a chi? Potete produrre qualche testimonio?


Tratto dal libro di                                                              39                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

ALESSANDRO - Si, Preside. Abbiamo testimoni certi e irrefutabili, uno lo teniamoaddirittura nascosto, perché corre pericolo di vita. Gesù Nazareno predica l’avvento di un nuovo Regno nel quale Lui sarà Monarca e i 12 de i suoi più stretti seguaci governeranno le 12 tribù d’Israele. Ed è stato acclamato Re circa un anno fa sulle sponde del lago di Tiberiade, in Galilea.

PILATO - In Galilea eh? Bene, fatemelo vedere questo Gesù (Alessandro esce). Questastoria che si è fatto Re è una complicazione; probabilmente è l’insidia di Caifa che io mi aspettavo. Ma se si tratta solo di questo, ho vinto. La contromossa è di una facilità estrema. Caifa vedrà.

Scena Quindicesima

Nel punto C del palco

P i l at o e G es ù

(Entra Gesù solo)

PILATO – (Dopo averlo attentamente osservato) E allora? Dimmi, Tu sei Re? (Pausalunga) Rabbi, parliamoci chiaro, io ho il potere di farti uccidere oppure di rimandarti acasa. Perciò rispondi: sei Re?

GESÙ- Lo dici da solo, o altri te lo hanno detto di Me?

PILATO - Nazareno, che facciamo? Ci prendiamo in giro? Sono forse Giudeo, che vadodicendo che Tu sei Re? È la Tua gente che Ti muove queste accuse. Allora io apro l’istruttoria e Ti domando: sei Re?

GESÙ- (Pausa) Tu l’hai detto.

PILATO - E Tu sei pazzo. (Al pubblico) Questo mentecatto scherza col fuoco. (Di nuovoa Gesù) Se mi dai una risposta simile, Ti debbo crocifiggere, lo sai questo, vero?

GESÙ -Tu non avresti nessun potere su di Me, se non ti fosse dato dall’alto. Comunque chi Mi ha messo nelle tue mani è più colpevole dite.

PILATO - Molte grazie. Sei gentile. Ora, prima che Tu mi fornisca la risposta da mettere averbale, Ti ragguaglio circa la situazione in cui Ti trovi. Se mi dici che sei Figlio di Dio, resta valida la sentenza del Sinedrio, solo che io posso commutare la pena di morte nella minor pena delle 39 nerbate; e le 39 nerbate Te le faccio infliggere quì, dai miei uomini, dimodochè siano leggere e Tu possa uscirne vivo. Ma se Tu mi dici che sei Re e che, in qualche luogo o momento, tale Ti hanno acclamato, la cosa cambia aspetto. Io debbo prenderti e farti un processo in base alla legge romana. E Tu rischi molto, perché a quanto pare i Giudei dispongono di testimoni irrefutabili a Tuo carico. Anzi, uno lo tengono nascosto per paura che venga ammazzato. (A se stesso) Chissà chi

è.(A Gesù) Dunque? Attendo una Tua risposta definitiva. GESÙ - Il Mio Regno non è di questo mondo.

PILATO - Ah, meno male.

GESÙ - Se il Mio Regno fosse di questo mondo, non credi che i Miei sudditi a quest’orastarebbero combattendo per liberarmi? Invece il Mio Regno non è di questo mondo.

PILATO - Un buon argomento. Così va meglio. Ti prendi sul serio, non sei proprio pazzo.Allora, parlami un pò di questo Tuo Regno.

GESÙ - Il Mio Regno risiede nel cuore degli uomini. Questa è la verità. PILATO - Bravo. E adesso spiegami che cos’è la Verità.

GESÙ - Io sono la Via, la Vita, la Verità PILATO - (Seccato) Si....si....va bene. Sei Galileo? GESÙ - Si. Di Nazareth.

PILATO - Queste Tue dottrine le hai insegnate principalmente in Galilea? GESÙ - Si.

PILATO - Ti è mai successo di essere stato acclamato re in Galilea? Dove? Quando? Dachi?


Tratto dal libro di                                                             40                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

GESÙ- Sulle sponde del lago di Tiberiade, dopo una moltiplicazione di pani con cui ho sfamato 5000 persone.41 Ma io fuggii sui monti.

PILATO - Va bene Nazareno. Esiste un episodio specifico, ed è probabilmente a questoche fanno riferimento i misteriosi testimoni di Caifa. Loro sostengono che la proclamazione è avvenuta, mentre Tu affermi di esserti sottratto con la fuga ad una cerimonia così assurda. Per fortuna abbiamo una possibilità concreta di accertare il vero. Mi spiego. Se Ti sei proclamato Re ed hai aspirato seriamente a sederti su qualche trono, nessuno può saperlo meglio del Tuo d iretto concorrente, per il trono d’Israele: Erode Antipa Tetrarca di Galilea. Solo lui potrebbe accusarti in modo circostanziato e fondato. Dunque io adesso Ti mando da Erode Antipa, e stiamo a vedere. Se anche lui Ti accusa, io Ti processo in base alla legge romana, e Ti condanno in base alla legge romana. Se lui Ti discolpa, nessuna testimonianza prodotta da Caifa potrà mai convincermi che Ti sei proclamato Re ( esce Gesù). Questa volta Caifa non potrà nulla.. Erode scagionerà questo Poveraccio e tra due ore circa gli farò dare 39 finte nerbate, rimandandolo in piazza come nuovo. Domani è Sabato, dopodomani qualcuno cercherà di ammazzarlo, scoppieranno incid enti, la situazione precipiterà. Bisognerà chiamare rinforzi dalla Siria. Sull’affar e, Caifa perderà la faccia, il prestigio, la poltrona. Perchè questo Tempio noi lo vogliamo chiudere e lo chiuderemo.42

Scena Sedicesima

Nello stesso punto C del palco

P i l at o , A l es s an d ro e Za cch eo

(Alla fine della battuta di Pilato si giunge al buio totale. Sul fondo nel frattempo compare un’ombra che rappresenta la fustigazione di Gesù. È  fondamentale che non si veda alcuna corona di spine sul capo del Condannato poiché Gesùnon è ancora stato riconosciuto Re da Pilato, tanto meno da Erode. La forma del flagello è quella di una colonna bassa eretta, sulla quale è addossato il corpo di Gesù.43 Quando si riaccendono le luci, nel punto C compaiono Pilato e Zaccheo. Sul fondo, in penombra, Gesù continua ad essere fustigato a conclusione delle 39 nerbate).

PILATO - Bene, tutto procede bene. Ora Lo farò liberare. (Compare Alessandro) Sieteancora qui voi? Tutto è ormai finito. Erode non vi ha trovato alcuna colpa in Lui. Stavo appunto mandando una relazione a Caifa.

ALESSANDRO - Leggete Preside. Vi prego. (Gli porge una pergamena)

PILATO - (Trasale) Che cosa è questa storia?

ALESSANDRO - Abbiamo serie prove, decisive, della sua combutta con Seiano per ilmassacro degli Ebrei.

41Gv. 6, 14.15 14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero ilprofeta che deve venire nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

42Lc. 23, 13.26 13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portatoquest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'hoesaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; 15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilas cerò". 17. 18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!". 19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. 20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù . 21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò". 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. 25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per s ommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro v olontà. 26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.

43N.d.A. Enzo Liberti. Ho dipinto la Passione. Maggio 1988. Pgg. 56 - 57


Tratto dal libro di                                                              41                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

PILATO - (Si sente perduto) Il sommo sacerdote abbia la bontà di farmi sapere  in che

consistono queste prove.

ALESSANDRO - Noi abbiamo in nostro potere una persona che ti accusa di meneantiebraiche e che gli Ebrei alessandrini sarebbero felici di ascoltare. Tanto più che il capo di Alessandria si trova qui a Gerusalemme per la Pasqua. Sai bene che il suo rifiuto preventivo alla tua candidatura per l’Egitto sarebbe per te fatale.

PILATO - Avete in vostro potere chi? Fuori il nome.

ALESSANDRO - È Giuda Iscariota, il cassiere di Gesù. Egli può te stimoniare che la settadi cui fa parte, ha ricevuto finanziamenti da Erode tramite la moglie di Chuza, e da te personalmente tramite il Pubblicano Zaccheo (lo indica con il braccio); e che quei denari sono serviti per montare una campagna di aggressione contro il Tempio. Se scoppia questo scandalo, credi tu di conservare molte possibilità di guadagnarti la sede di Alessandria?

PILATO - Ma non è vero. Se Zaccheo ha fatto qualcosa, l’ha fatto di testa sua (a Zaccheo)diglielo .

ALESSANDRO - Ma con i soldi di Roma e con una parte dei proventi del gettito fiscaledi quest’anno. Sono cose che non si fanno senza un’ autorizzazione del Governatore, ti sembra?

PILATO  -  Io  non  centro.  Nessuno  di  noi  centra  e  questo.....  questo  testimone  è  un

impostore.

ALESSANDRO - Questo è ciò che affermi tu, non quello che Giuda dice di poter provareagli Israeliti di Alessandria, i quali, come ti ho già ricordato, si opporrebbero alla tua nomina in via pregiudiziale. Ed in questo caso, neppure Seiano potrebbe aiutarti. (Pilato e Zaccheo lasciano un pò in disparte Alessan dro).

PILATO - È una schifosa situazione. Ora bisogna decidere in  fretta.

ZACCHEO - Non vorrete lasciar crocifiggere Gesù?

PILATO - Ma non ho scelta. Questi lo vogliono morto.

ZACCHEO - È un uomo giusto. Lo conosco bene.

PILATO - Questo non ha molta importanza ora. Capisci che siamo ad un punto senzasbocco.

ZACCHEO - Preside, Gesù è già stato frustato e quindi non può più essere crocifisso. Non

èpossibile violare in modo così evidente e scandaloso una delle leggi fondamentali della giustizia di Roma.44

PILATO - Lo so benissimo che non è possibile flagellare un condannato a morte. ZACCHEO - Tuttavia Preside, potrebbe andare incontro a serie grane se si rendesse

responsabile di una violazione procedurale così palese.

PILATO - Ma nessuno riferirà al Prefetto. Anzi, avvisa ilTribuno di questa storia, dobbiamo manomettere gli atti processuali e farla finita. E va bene, affare fatto.

Vita contro vita

Dicit eis Pilatus: regem vestrum crucifigam?45

Scena Diciassettesima

Nello stesso punto C del palco

A l es s an d ro e P i l at o

(Esce Zaccheo. Pilato si rivolge ora ad Alessandro

che era rimasto in disparte ed in attesa)

ALESSANDRO - Vale a dire?

44N.d.A. Si tratta della Lex Porcia, secondo la quale un uomo, dopo la fustigazione tramite le 39 nerbate, nonpoteva più essere condannato a morte.

45Gv. 19, 15 15Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostrore?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare".


Tratto dal libro di                                                             42                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

PILATO - La testa del Nazareno contro quella dell’Iscariota.

ALESSANDRO - Ah no, Preside, Il Tempio non tratta simili sporchi affari. E se Caifasapesse della tua proposta ne sarebbe indignato. Ma io, a titolo personale, posso darti un buon consiglio. Lascia che le cose seguano un certo loro corso. Mentre metti a morte il Nazareno, libera Barabba, lo Zelota.

PILATO - Barabba? Mai. È un nemico di Roma. Un terrorista ; e poi che centra? ALESSANDRO - Barabba è uno che odia Giuda Iscariota e i tipi come lui, che prima

maneggiano i soldi di Satana a danno d’Israele, e poi fanno i pentiti.

PILATO - No, troppo labile. È una ipotesi che non mi garanti sce nulla.

ALESSANDRO - Allora, mettiamola così: Barabba sa già che tu lo l iberi perché vuoi chevada ad uccidere il tuo accusatore. (Si spengono totalmente le lisci in questo punto. Alessandro esce).

Il sipario resta aperto.

Fine della terza parte


Tratto dal libro di                                                              43                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

QUARTA PARTE

Epilogo

Gittò l'infame prezzo, e disperato l'albero ascese il venditor di Cristo; strinse il laccio, e col corpo abbandonato dall'irto ramo penzolar fu visto.

Cigolava lo spirito serrato dentro la strozza in suon rabbioso e tristo.

E Gesù bestemmiava e il suo peccato che'empiea l'Averno di cotanto acquisto.

Sboccò dal varco alfin con un ruggito. Allor Giusti zia l'afferrò, e sul monte nel sangue di Gesù tingendo il dito, scrisse con quello al maladetto in fronte sentenza d'immortal pianto infinito, e lo piombò sd egnosa in Acheronte.

Sulla morte di Giuda (1788)

di Vincenzo Monti

RESTITUZIONE

E MORTE

46 In questa pagina: Gesù davanti a Pilato e pentimento di Giuda. Tavola XIII del Codex Purpureus Rossanensis. (Codice Purpureo di Rossano) Fine del V - inizio del VI secolo.


Tratto dal libro di                                                             44                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

Quarta Parte

EPILOGO

Soluzione ed archiviazione

In diebus illis exurgens Petrus in medio fratrum dixit.47

Nello stesso punto C del palco

P i l at o ed E ro d e

Nel punto D  a parte

Il C o ro

(Quando si riaccendono le luci compaiono Pilato ed Erode in penombra che parlano in controscena. Nel punto D, più illuminato, appare il coro. In un altra zona compaiono

come un’ombra le tre croci sul Golgotha).

CORO - Pilato aveva un solo modo per scusarsi con Erode, visto che oramai avevaincastrato pure lui con la proposta di scagionare Gesù: raccontare la verità. Una verità poco gradevole, anche per lo stesso Erode. Caifa si era rivelato per l’ennesima volta più furbo e li aveva incastrati tutti e due, Procuratore e Tetrarca, perché poteva ricattarli entrambi attraverso Giuda Iscariota finito nelle sue mani.

(In questo punto si spengono le luci ed il narratore esce mentre si ravvivano nel punto C dove sono presenti Erode e Pilato).

PILATO - Per sfuggire al ricatto vi è una sola possibilità.

ERODE - E quale?

PILATO - Le cose sono adesso a questo punto: Barabba, lo Zelota dal coltello facile, èlibero sotto condizione, sa che deve uccidere Giuda e pare che sia già sulle sue tracce. Qualcuno, ma non si sa ancora chi, lo sta guidando fino al luogo dove il cassiere ha trovato rifugio e si nasconde. Io ho già preso le m ie precauzioni; perché tu non prendi le tue? Ovviamente, non potevo far seguire Barabba dai soldati: la faccenda è troppo delicata, troppo personale. Domani vedono che quello fa la pelle a Giuda e mangiano la foglia: il Preside dicono, ci ha ordinato di ammazzare Barabba e noi lo accontentiamo, ma adesso deve pagare il nostro silenzio. No, troppo rischioso. Sai la truppa com’è. Sono Siriani. Gentaccia. Allora mi sono rivolto a Zaccheo. I pubblicani, lo capisci, in questa storia ci stanno dentro fino al collo. Hanno un interesse diretto alla soppressione dell’iscariota: primo perché quello è scappato con i loro soldi; secondo perché il cassiere conosce i retroscena di tutta la vicenda e domani potrebbe testimoniare che l’offensiva cristiana contro il Tempio è stata organizzata da Zaccheo. Così, da oggi, dietro Barabba si muovono come ombre i seguaci di Zaccheo. Persone fidate e di grande esperienza. Uccideranno Barabba un minuto dopo che Barabba avrà ucciso Giuda. E ci prenderanno anche gusto, dal momento che Barabba è uno Zelota. Sarai d’accordo con me che Barabba va soppresso. Anzitutto perché sa come stanno le cose e può diventare a sua volta un ricattatore. Ma poi pe rché la sua liberazione è un fatto ignominioso. Quell’uomo è un terrorista, un brigante. Ha ucciso uno dei nostri. Io lo avevo già condannato alla croce. Non può, non deve sperare di farla franca. Ne va del prestigio di Roma.

ERODE - Chi dice che Barabba andrà veramente ad ammazzar e Giuda? Se io fossi in lui,a quest’ora avrei lasciato Gerusalemme in tutta fretta.

PILATO - Non so. Caifa forse ha la risposta. Comunque c’è troppo odio. Questoindividuo per uno Zelota è un traditore, servo dei servi di Roma, collaborazionista pentito solo per tornaconto e per paura.

47Atti. 1, 15 15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circacentoventi) e disse: …


Tratto dal libro di                                                              45                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

ERODE - Il piano sembra buono ma non perfetto. Hai trascurato l’ultimo anello dellacatena, forse il più importante. Qualcuno, non oggi che è Pasqua e non domani che è Sabato, ma sicuramente a partire dall’alba del primo giorno dopo il Sabato, guiderà Barabba fino al nascondiglio di Giuda. Chi? Chi è quest’ uomo?

PILATO - Hai ragione. Non ci avevo pensato. Lo farò scoprire .

ERODE - No, lo farò scoprire io con due dei miei miglior i Tedeschi.

PILATO - Bene, se vuoi così. (Si spengono le luci, scompaiono entrambi nel buio e purele tre croci sul fondo).

CORO - Domenica mattina 9 Aprile, all’alba, Barabba giàguardava la casa in cui dormivano i seguaci di Gesù. Dalla sera precedente aveva riconosciuto con l’aiuto di una guardia templare, colui che doveva involontariamente portarlo fino al nascondiglio di Giuda iscariota: Tommaso, detto “il Doppio”. Ver so le 6 e mezza sgattaiolò fuori, circospetto. Era una bellissima giornata di primavera. Gerusalemme, uscita dai frastornamenti della Pasqua, cominciava una vita nuova, una nuova settimana. Le botteghe riaprivano. Le strade erano piene di bancarelle. Odore di frittura, di bollitura, di pane appena sfornato. Tommaso passeggiò per più di due ore: Barabba dietro. Tommaso sembrava di ottimo umore. Ogni tanto comprava qualcosa e la metteva in una sporta. Il pedinamento era facile. E restò tale anche quando Tommaso lasciò la strada principale per un viottolo. Saranno state le 9 e mezza quando, lasciato anche il viottolo, cominciò ad inerpicarsi lungo un fianco d ella collinetta che a partire da quel giorno si sarebbe chiamata Halcèdama. Ad un certo punto scomparve in un folto di alberi. E quando ne uscì, correva alla disperata. Si precipitò dalla collina ed inforcò il viottolo in senso inverso. Barabba, stupefatto, uscì dai cespugli e cominciò a salire verso il podere. Improvvisamente si accorse di essere seguito. Gli uomini di Caifa e quelli di Erode salivano verso il campo da un lato. Due o tre uomini di Zaccheo dall’altro. Non si capì più niente e colto dal pani co si dileguò.

(Si spengono le luci su di lui. Si accendono le luci nel punto C dove compaiono ancora Erode e Pilato. Il coro esce per poi tornare con la sedia usata inizialmente ed il libro).

ERODE - Quel Tommaso non è stato di sicuro. Quel maiale è crepato almeno due oreprima. Tanto meno può essere stato Barabba. Lo hann o visto? No. Dunque!

PILATO - Da se non si è ucciso.

ERODE - Mi sembra chiaro. Così Davide faceva morire i traditori d’Israele.

PILATO - Farò frugare la casa e gli anfratti intorno. Farò c ercare tutti i valori: monete,lingotti, titoli, gioielli, tutto quanto. È roba no stra.

ERODE - C’è un problema.

PILATO - Quale?

ERODE - (Gli porge delle penne) I miei uomini hanno trovato questa roba. Deve averlastrappata dagli abiti dell’assassino mentre tentava di difendersi!

PILATO – Piume! Sembrano piume.

ERODE - Già. Piume.

PILATO - Piume sofficissime, leggerissime. Quasi impalpabili. Di qualche uccello strano,molto raro.

(Si accendono le luci sul narratore che ora è seduto con un libro fra le mani nella zona D.

Sul fondo compaiono in controluce tutti i personaggi immobili.

Nella zona A: Gesù Pietro e Giovanni.

Nella zona B: Alessandro e Caifa.

Nella zona C: Pilato ed Erode.

Nella zona E: Giuda).


Tratto dal libro di                                                             46                                                                     Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

CORO - La verità sulla morte di Giuda cari amici, fu ri velata da Pietro a Gerusalemmecirca sei settimane dopo la crocifissione di Gesù, presente Matteo. Era in corso la prima assemblea plenaria dei cristiani. Bisognava eleggere il dodicesimo Apostolo in sostituzione di Giuda Iscariota che, appunto, era morto. Una faccenda delicata. Pietro volle procedere con ordine. Anzitutto comunicò form almente il decesso di Giuda. I Discepoli, come si sa, dopo la catastrofe del Golgotha si erano dispersi. Molti erano andati ad incontrare Gesù Risorto in Galilea, avevano udito le Sue ultime istruzioni e visto la Sua Ascensione al Cielo. Altri erano semplicemente scappati da Gerusalemme per paura. Tutti poi avevano fatto ritorno in città , ma alla spicciolata, e poteva dunque esserci ancora qualcuno al buio di eventi capitali. Se un ignaro c’era, il Papa lo informò: ( Leggendo il libro) Che Giuda sia morto questo è risaputo. Domandatelo a chi volete, tutta Gerusalemme ve lo dirà. Col prezzo de l tradimento acquistò un podere. Ma poi, è finito a testa in giù. E quel posto adesso si chiama Halcèdama ossia: Campo del Sangue.

(Si spengono del tutto le luci e si chiude il sipario velocemente)

FINE

Marcello Fiorentino

4 Settembre 1988

48In questa pagina: Maestro del Crocefisso di Trevi (II quarto del sec. XIV) Tempera su tavola - Pinacoteca Musei Vaticani.


Tratto dal libro di                                                              47                                                                    Pietro Zullino


Marcello Fiorentino                                                                                                                                                    Giuda

49In questa pagina conclusiva: La cattura di Gesù. Chiesa della SS. Trinità (Sec. XI) - Momo (Novara ). La chiesa sorge poco lontano da Momo lungo l'antico tracciato della via "Francisca" che da Novara, attraverso Borgomanero e il lago d'Orta, portava ai valichi alpini dell'Ossola, importante percorso dei pellegrini che si recavano in vista alla Sede di Pietro.


Tratto dal libro di                                                             48                                                                     Pietro Zullino