Giulietta e il decotto di Romeo

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ROMEO E IL DECOTTO DI GIULIETTA

                       

                                   GIULIETTA

          

             E IL DECOTTO

 

                DIROMEO

                                          di    Domenico Platania

                                               MUSICHE DI FRANCESCO MANGIAGLI

  

                                            Liberamente tratta da

                                                     “Romeo e Giulietta”

                                                      di W.Shakespeare

                                                               

                                                          

                                                                             2004

“Giulietta e il decotto di Romeo”  è una commedia in dialetto siciliano, liberamente tratta, in chiave

parodistica, dalla ben nota “Romeo e Giulietta”.

Non è certamente la prima rivisitazione della tragedia di Shakespeare e penso non sarà l’ultima. Gli adattamenti, le riproposizioni, le trascrizioni ed i rifacimenti nel tempo, sono stati così numerosi che è impossibile tenerne il conto.

Lo stesso Shakespeare, si dice, si sarebbe ispirato a numerose fonti: Ovidio (Piramo e Tisbe nelle “Metamorfosi”), Masuccio Salernitano (Mariotto e Giannozza nel “Novellino”) Dante (Purgatorio VI, 106), Luigi da Portoil primo a dare ai protagonisti i nomi di Giulietta e Romeo) e poi Matteo Bandello, Parini, Arthur Brooke, Lope de Vega, William Painter ecc.,

Tutte queste rielaborazioni della stessa storia possono indurre a gridare allo scandalo? No, perché la storia di “Romeo e Giulietta” racconta semplicemente di un banale amore contrastato, sbocciato nella realtà chissà quante volte e a tutte le latitudini. Insomma nulla di nuovo sotto il cielo.  Si può parlare allora di mancanza di originalità? Neppure. Poiché, se una storia che nel suo ordito è ben nota al pubblico si “riracconta” marcandola con uno stile personale e con originalità, alla fine, a mio parere, si ottiene qualcosa di nuovo o, se volete, di diverso. E, in questo senso, mi sembra che Giulietta e il decotto di Romeo sia in regola.

Permangono, certamente, i paletti obbligati che segnano l’intreccio della storia, il suo canovaccio: gli innamorati, le famiglie contrapposte, l’entourage bellicoso, il frate buon amico, la nutrice impicciona, il Principe arbitro e giudice. Piano piano, però, poi la storia –e non poteva essere diversamente, visto che trattasi di commedia- imbocca un percorso che l’allontana dall’alveo shakespeareano. Le passioni, i forti sentimenti che ispirano la famosa tragedia, vengono edulcorate e rese inoffensive in una gustosa parodia in dialetto siciliano, che non risparmia nessuno dei suoi personaggi e dove l’amore di  Giulietta e Romeo ritorna protagonista fra canti, balli e copiose risate.

Diciamo che essa è una rivisitazione casereccia, o se volete pacioccona, che porta come emblema non il filtro del frate shakespeareano, misterioso e fonte di intrighi, ma un semplice decotto che sa tanto di cucina nostrana.

I brani cantati sono accompagnati da musiche composte appositamente dal Maestro Francesco Mangiagli, mentre il ballo finale è un saltarello di epoca rinascimentale di autore ignoto.

DOMENICO PLATANIA 

(I brani musicali possono essere richiesti a: sherpa9@inwind.it)

Reg. SIAE

Personaggi  in ordine di entrata

Menestrello/Coro                                      

Puddu, servitore dei Capunata                              

‘Nzuddu, cugino di Giulietta                                

Suluvestru, servitore dei Cucuzza                         

Jaffio cugino di Romeo

Messer Cucuzza, padre di Romeo                      

Donna Cucuzza, madre di Romeo                      

Messer Capunata, padre di Giulietta                  

Donna Capunata, madre di Giulietta                   

Principe                                                                 

Romeo Cucuzza                                                                       

Voce 1                                                                   

Cannameli, pretendente di Giulietta                   

Mena, nutrice di Giulietta                                   

Giulietta Capunata                                              

Zio Capunato

Fra Serafino                                                        

Voce 2                                                                        

N.4 Prefiche

Invitati alla festa/popolani     

                          

                                                              ATTO PRIMO

La scena rappresenta un cortile sul quale si affacciano due abitazioni separati da un portico che lascia intravedere l’Etna. L’abitazione di Giulietta è a destra, mentre il balcone è posto in posizione quasi centrale, sul fondo. Il portone di casa Romeo si trova a sinistra. Il Menestrello o, a scelta, il coro,  comincia a cantare dalla platea.

                                                                               Scena I

Menestrello/Coro               (BRANO N. 1)                                                     

‘Intra lu munnu, ca Diu ha criatu

Vivevunu ‘n-tempu passatu

du’ nobili famigghi cu la cricca

ca beni si vulevunu c’’u picca.

Ca beni si vulevunu c’’u picca

Ppi sordi nobili e no ppi lu casatu

Lu sangu blu avevunu annacquatu

Jornu ppi jornu succideva spissu

Ca a corpa si pigghiavunu ‘n-subbissu

A corpa si pigghiavunu ‘n-subbissu

Oggi ‘n-papagnu, dumani ‘n-timpuluni

A cutiddati o a corpa di furcuni

Paci non c’era tra sti du’ famigghi

Sbambavunu ‘ntuttuna patri e figghi

Sbambavunu ‘ntuttuna patri e figghi

Successi ca i cchiù nichi di ssa genti

S’innamuranu senza diri nenti

Prima a mucciuni poi cu cori ardenti

Cu gran disprezzu ‘i tutti li parenti

Cu gran disprezzu ‘i tutti li parenti

Chistu è la storia ca v’amu a cuntari

China d’amuri e sintimenti rari

Cu qualchi scerra ppi darici sapuri

Ma senza sangu o troppu clamuri

Ma senza sangu o troppu clamuri

Nenti vi dicu comu va a finiri

Sinnò si perdi tuttu lu piaciri

Sarà tragedia o allura mastazzola

Trionferà l’amuri o sarà ‘nzolia?

Trionferà l’amuri o sarà ‘nzolia?      

                                                               

                                                              Scena II

                                                         (Puddu e ‘Nzuddu)

Puddu – (entrano dal portico) Chissi hanu troppa manciaciumi e cu nuatri, amicu caru, non c’’a fanu. Semu troppu forti! ‘U vuliti sapiri chi c’arrispunnii?

‘Nzuddu –Ca certu, dicitammillu!

Puddu – Ci dissi: “Non t’arraspari unni non ti mancia!” Accussì ci dissi!

‘Nzuddu – E iddu chi arrispusi?

Puddu – Nenti. (verso il pubblico) S’aggattau, si ‘rattau e strata canciau!

‘Nzuddu – Bravu, accussì si deve fari ccu chissi d’’a famigghia Cucuzza

Puddu – Cu mia non si babbia! Dopu l’ultima scerra, ca i vastunati ci fici fetiri, appena mi vidunu votunu bordu.

‘Nzuddu – E pirchì, cu mia! L’autru jornu, mentri aspittava a Romeo avanti ‘a Chiesa di S.Crispinu, ‘ntuttuna mi vedo circondato da novi…

Puddu – Quantu?

‘Nzuddu – Novi, dicu novi, Cucuzzari con le spade di fora. A questo punto, fra me e me, senza farmi accorgere, mi ho detto: Carissimo ‘Nzuddo, con questa carta mala pigliata, le strate sono due, o fai finta di non darici troppa confidenza e t’inficchi fuggendo velocemente di corsa dentro la Chiesa, oppure ci dai confidenza, arresti cca e ti comporti come se tu fussi peracaso un turista furasteri che non li conosci manco muntuvati. Eh? Vui cumpari cosa avissuvu fattu?

Puddu – E chi è dumanna ca si fa, cumpari? Chiuttostu, vui chi facistuvu?

‘Nzuddu –Apprima mi passi bruttu lassari a Romeo sulu ‘intra a Chiesa e stava trasennu. Ma chiddi si misuru tutti davanti ‘a porta sbarrannumi ‘u passaggiu. Allura, pinsai: ah, accussì ‘a ragiunati ? Ma chi daveru sconsu nta novi famigghi haju a purtari? E va beni, cuntenti vuatri, cuntenti tutti!

Puddu – E chi facistuvu?

‘Nzuddu – E che dovevo fare?

Puddu – V’aggattastuvu?

‘Nzuddu – Cui ju? Ma allora non mi canusciti bonu! Suluvestru, chiddu ca si senti  sperto assai, accuminciò: (cambiando tono e con sarcasmo) “Bih, bih e ancora bih! Varda varda cu c’è cca, ‘Nzuddu, uno della squadra avversaria, de’ Capunata. Che fa,‘Nzullo, me li pulizzii le scarpe che sono troppo ‘mpolverate, Eh? “

Puddu – Mizzicaredda! E vui?

‘Nzuddu – E io chi era babbasunazzu c’accunsinteva? C’arrispusi  no!

Puddu – Bravu ‘u cumpari !

‘Nzuddu – Ascutati, ascutati. E ju no e iddu si e ju no e iddu si, e putevumu cuntinuari accussì ppi novi jorna, su, a la ‘ntrasatta, non intirviniva Jaffio, lu quali dissi, pigghiannasilla c’’u cumpagnu :”Scusa Suluvestru, pirchì i scarpi puliti l’aviri sulu tu? Nuatri chi ci stamu cca ppi ummira? I vulemu pulizziati macari nuatri ottu!”

Puddu – Mih, chi sentu! E vui?

‘Nzuddu – Erunu accussì ‘nsistenti, caru compari Puddu, ca mi ficiunu macari pena! (fiero) Prima c’arrispunnii comu si miritavunu! Poi, (remissivo) …ci pulizziai! Ma no sulu a Suluvestru, puteva stari friscu, (breve pausa) a tutti!

Puddu – Ma comu?

‘Nzuddu –Siccome cu mia non si scherza, (si spostano verso dstr) i fici mettiri ‘n-fila a tutti e a uno a uno, prima c’’u fazzoletto e poi c’’a me cammisa, ci fici nesciri scarpi ca parevunu novi! Ci luvai tantu di ddu rasciu ca, a fini, macari i rimproverai! Ci dissi:”Ma è chisto il modo di arridduciri ‘i scarpi, eh? Vergognatevi”!

Puddu – E iddi si virgugnanu?

‘Nzuddu – Veramenti non ci fici casu, pirchì appena finii, ‘ntisi a vuci di Romeo e mi n’appa a fujiri. Di luntanu si sinteva ‘n-pocu di vuciliziu, però non capii su arrirevunu o chiancevunu!

Puddu – Chiancevunu, sicuramenti!

‘Nzuddu – (guarda verso il portico)Varda varda, nomina ‘u voi e spuntunu ‘i corna! Talia cu c’è Suluvestru, chiddu de’ scarpi, chi fa ‘u ‘nsurtamu?

                                                                Scena III

                                                           (Detti e Suluvestru)

(dal portico entra Suluvestru e con fare sospettoso si dirige a sinistra)

Puddu – Forza di ddocu, abbuffuniamulu! Basta ca ni mantinemu ‘intra ‘a liggi, putemu fari ‘nzoccu vulemu!

‘Nzuddu – E chi facemu?

Puddu - Niscitici ‘a lingua!

‘Nzuddu – (con la lingua di fuori, gira attorno a Suluvestru e poi ritorna da Puddu) Ehmmmm!

Suluvestru  – Scusati, messere, con questa lingua di fora chi volete addimostrare? ‘Nzuddu – ( verso Puddu) Si c’arrispunnu, vaiu contra ‘a liggi?

Puddu – No!

‘Nzuddu (ironico, rivolto a Suluvestru)Siccome c’è cauru, ci sta facennu pigghiari un pocu d’aria, vah, ppi allijanalla tanticchia!!

Suluvestru –Vistu ca vi feti la lena, ppi forza cca vi l’aviti a svintuliari, eh?  Davanti alla mia persona?

Puddu – Pp’’a bedda virità, gente ca ponu significare pirsuni qui attagghiu a mia non ni vedo! Vui, ‘Nzullo, ni vidite ?

‘Nzuddu – Nonsi

Suluvestru – (fiero) Pirchì, io, parlannu cu creanza, cosa ci rapprisento, un bastardone di ficurinia?

‘Nzuddu – Chi diciti, ci pozzu arrispunniri a tonu ?

Puddu – Basta ca  non ci parriti a carcarara e n’affenniti a liggi!

‘Nzuddu – Siete un torsolo di ortaggio !

Suluvestru – Como ? Non capisciu chi voli diri ?

‘Nzuddu – ‘U vidistuvu ca non cumprenni! Ci ‘u pozzu diri cchiù chiaru?

Puddu – Ma mi raccumannu!

‘Nzuddu - Siete un trunzo!

Suluvestru – (si muove come un pupo) Trunzo a me? Messere e porco, uscite le armi su vi sentiti omo! (sguaina la spada)

Puddu – (a ‘Nzduddu) E chi parrai c’’u muru ? Vi dissi in ‘talianu! Ata vistu ca s’affinniu?

                                                          Scena IV

                                                       (Detti e Jaffio)

(mentre i tre si fronteggiano con le armi, esce Jaffio dalla casa dei Cucuzza, muovendosi come un pupo)

Jaffio–  Fermi là, si non volite scippari jangati a scrusciri e a furriari, non v’allanzate!

Puddu –Villano arripuddutu, vi farò agghiuttiri queste palore!

‘Nzuddu –Facitivi avanti se aviti curaggiu (Iniziano a duellare come pupi)

                                                            Scena V

 (Detti e M.Cucuzza, D.Cucuzza, M. Capunata, D. Capunata, Principe, popolani)

Le donne ed i messeri escono dalle rispettive case

Messer Cucuzza – Chi caddu succedi? Procuratimi una spata che li abbesso io!

Donna Cucuzza – Ma a cu’ vo’ abbissari, ascuta a mia, vai a cuccariti! Maliditta ‘a vicchiània!

Messer Capunata – Non mi tinete che lo faccio a sasizza!

Donna Capunata – Ma lassili perdiri, non ti allordari ‘i manu con questi arripolluti. (Dal portico entra il Principe, preceduto da uno squillo di tromba(BRANO N. 2).  Porta con se uno sgabello da dove parlerà. Tutti si fermano, i Cucuzzari a snstr e i Capunati a dstr, il Principe al  cntr) 

Principe – Che vedono mai le mie fresche pupille! E finitela con questa tenzone collettiva! (verso i Cucuzza) Ma è possibili che non vi pozzo lasciare tanticchia suli ca subitamente vi accapigliate? State accura a non tirarci troppo la cordella!

Donna Cucuzza – (avanzando) Ma pirchì, voscenza, principi eccillenza, talia a nuatri! Cu ssi cajordi si l’ha pigghiari! (torna al suo posto)

Donna Capunata – (idem) Bih, varda varda, sta parranno la principessa di la fitinzia, ascutatila! (idem)

Donna Cucuzza – ((idem)) ‘A curpa non è ‘a vostra è di me maritu, ca si fissau c’amu a stari in questo cortiglio purcariusu assemi a certa minuzzagghia di genti! Io che sono di discendenza antica…..!((idem))

Donna Capunata – ((idem)) Matri, matri, quant’è matelica! Su non fussi pp’’i caddi di lavannara c’avi ‘nt’’i manu, putissi fari macari a regina! ((idem))

Donna Cucuzza – ((idem)) Si, ca semu i stissi, semu! Parra, parra, ca sulu chissu tiresta!Varda chi  cunfidenza si pigghia certa genti bassa! ((idem))

Donna Capunata – (verso il marito che a sua volta guarda il Principe scusando l’impertinenza della moglie) Ma tu nenti dici? N’’a senti ‘a matri di tutti i dumanneri, Eh? N’’a senti? No? Allura l’occhi ci vaiu a scippari ju! (viene trattenuta dal marito)

Principe – Bastaaaaa! Taccia lei e anco lei ! Tutti, avite rotto la… pace, l’armistizio e …anche un’altra cosa che, datesi che non siamo soli, non pozzo mentovare. Chi ha acceso la pugna ?

Messer Capunata – Ca quali pugna, eccillenza! Cca abbiamo maniato spati, pugnali e qualche marruggiu. Unni i visti i pugna ?

Principe –  Me tapino, che sudditi zampirri che ritrovommi. Quando riuscirete ad elevervi almeno fino alle mie ginocchia!

Messer Cucuzza – Vostra altezza profonda e perimetrali, (indicando M.Capunata) a ddu ‘gnuranti l’ha pirdunari, n’ha caputu mai nenti! E’ tempu persu farici dumanni a chissu. E’ megghiu ca voscenza si rivolgi a mia e c’arrispunnu a bumma.

Principe – Rinnovellando il mio dire, (Guardando Messer Capunata) onde, donde e quando è sbocciata codesta contesa?(Si guardano tutti attorno, come se cercassero qualcuno)

Messer Capunata – Matri mia, è ccu ’u capisci a chistu?

Messer Cucuzza –Voli sapiri nutizii da cuntissa? Stamatina non s’ha vistu peri peri. Su appoi sbucciau n’u sacciu. Ultimamente, però, a diri a bedda verità, mi parsi ‘n-pocu ammaciatedda, a cuntissa!

Principe – Mi pigliate pure per i fondelli posteriori? Ora ci penso io! Capunata, (che abbassa la testa) vieni meco che senza indugio dimostreretti la mia furente arrabbiatura! E tu Cucuzza (idem), raggiungerommi al calar del sole nella mia magione per darti la ‘nzolia che meriti. E ora allascativi, tosto dileguatevi. Insomma, evacuate a casa. (i Capunata rientrano in casa, Suluvetru esce dal portico mentre i Cucuzza e Jaffio si spostano al centro. Il Principe preceduto dai soliti squilli di tromba esce  anch’esso dal portico portandosi dietro lo sgabello.)

Messer Cucuzza – (a snstr) Nipote Jaffio, m’’u voi diri cu fu c’accuminciau l’opira?

Jaffio –  (a dstr) I Capunata! (puntando il dito verso casa Capunata)

Messer Cucuzza – Ma fammi ‘u piaceri! Ssa bestialità c’’a poi cuntari sulu o Principi.

Jaffio – Ziu, è la pura verità! Ju veramenti arrivai dopu, ma sempri iddi accuminciunu!

Donna Cucuzza –  (al centro) Ma unni jiu a finiri me figghiu Romeo?

Messer Cucuzza  - Ahu! Beddu spicchiu d’agghiu è to figghiu! Quannu c’è bisognu di iddu non è mai prisenti!

Jaffio – Zia Cucuzza, a Romeo, di capumatina, ‘u ‘ncuntrai vicinu ‘o voscu, forsi stava jennu a fari ‘n-pocu di verdura o a cogghiri fungi. Però mi parsi pigghiatu da bumma!

Messer Cucuzza  – O solitu!

Donna Cucuzza - Stu carusu si ni sta jiennu ‘n-suppilu ‘n-suppilu! Non mangia cchiù, non dormi cchiù e sta sempri o scuru, comu ‘n’anima d’’u priatoriu! Poviru figghiu miu! Veramenti, ha statu sempre tannicchia stravacanti, ma ultimamenti …

Messer Cucuzza  – Stravacanti? Ha stato sulu vacanti, di nicu nicu! Almenu parrassi! Si sfuvassi cu qualchedunu!

Donna Cucuzza – Ma pirchì non parra, pirchi? E su c’avi qualche malatia gravi? Diu ni libera!

Messer Cucuzza  - Ca quali! To figghiu, si continua accussì, finisci ca ‘a malatia n’’a fa veniri a nuatri. E chistu è sicuru !

Donna Cucuzza – Matri, chi pena ca mi fa!

Jaffio – (guarda verso il portico)  Cca è, sta vinennu! Arritirativi, videmu su rinesciu a fallu parrari, a fallu cunfidari  cu mia!

Donna Cucuzza – Ni raccumannamu a tia, caru niputi. (i Cucuzza, rientrano in casa)

 Messer Cucuzza  – Si amuninni. Annunca ‘u rusbigghiu ju, cu ‘na gran fraccata di vastunati!

                                                                      Scena VI

                                                               (Jaffio, Romeo,Voce)

Jaffio – Bongiornu,  caru cocino!

Romeo –   (pensieroso, entra dal portico, con un mazzo di fiori appassiti) Ciao Jaffieddu. C’’u sapi chi ura è!

Voce fuori scena – Sono le ore nove e tutto va bene!

Romeo – ‘U tempu non passa mai!

Jaffio –Ma si po sapiri chi c’hai, Romeo?

Romeo –Ma chi avissi aviri, caru Jaffio ! La sfortuna mi perseguita! Non trovo mai quello che cerco ardentemente!

Jaffio – Ma pirchì mancu i fungi attruvasti stamatina? Vadda ca chistu non è tempu!

Romeo – (si sposta a dstr) Sono un fantasma, non mi chiamo più Romeo, devo trovare me stesso.

Jaffio – (verso il pubblico) ‘Mpazziu di bottu!

Romeo – (appassionato, sollevando le braccia in alto) Oh amore odioso, amore doloroso, amore cardacioso, amore camorrioso, amore…

Jaffio –  (raggiunge Romeo a dstr) Ma non cridu ca c’è nto menzu qualche carusa?

Romeo – Comu ‘u ‘nzirtasti? Pirchì si vidi?

Jaffio –No! Quannu mai! Completamenti! Ma almenu dimmi cu è.

Romeo – (deciso) Nonsi! E’ un segreto che giammai rivelerò! Piuttosto la morte!

Jaffio -  (certo che sta per dirglielo) Avaja, dimmillu.

Romeo – (con passione) Mi puoi anche torturare, ma non tradirò mai il suo santo nome, neppure con te !  (si sposta a snstr)

Jaffio – Cu mia ti po’ cunfidari, ‘u sai ca non parru cu nuddu! (verso Romeo)

Romeo – Cucinu Jaffio, mi dispiaci, ppi mia ‘a parola è parola. Non insistiri pirchì non ci nesci nenti!

Jaffio – (come se ripetesse una scena già fatta) E va beni, non m’interessa sapillu! (si sposta al centro)

Romeo – Allura, non insisti più?

Jaffio – No!

 Romeo – (raggiunge Jaffio) Si tratta di Cicca!

Jaffio – Ah, chidda ca s’annaca comu ‘na cannalora! E ppi forza idda ava essiri. Non arristau cchiù nuddu. Dopu Cuncittina, Pudda, Carmilina, Rosa, Saridda, Pippinedda, …e non cuntinuu cchiù picchì ci vulissi ‘na jurnata a muntuvalle tutte. Ma almenu chista ‘u sapi ca ‘a pritenni? O è comu all’autri ca ‘u sai sulu tu?

Romeo - No, caro cocino! Cicca non sapi ancora nenti di questo mio amore ardenti e surriscaldato.

Jaffio - E bravu ‘u fissa! Accussì devi fare, non ci ’u diri, m’arraccumannu! Ci po’ veniri ‘n-corpu!

Romeo –Rovinerei tutto! Il mio amore deve rimanere(appassionato, si porta la mano al cuore, declamando) puro, sincero, immacolato, trasparente, limpido e fresco…..

Jaffio - Si, comu l’acqua d’’u baccalaro! Ma chi ci vai ‘ncucchiannu! (cambia tono) Ascuta a mia, o cucinu, ho saputo ca stasira ‘a famigghia Capunata duna ‘na festa in onore della Capunatina figghia e ci sarà macari la tua Cicca. Nuatri, facemu finta ca semu ‘nvitati e accussì po’ parrari con la tua bella.

Romeo – Ma  se qualcunu niscopri, ‘a festa n’’a fanu a nuatri !

Jaffio – Ni vistemu mascarati e non ni facemu arricanusciri! Ti piaci ‘a pinsata?

Romeo – Per vedere Cicca facissi la qualsiasi! (entrano in casa Cucuzza)

                                                            Scena VII

                                                 (Capunata e Cannameli)

Messer Capunata – Speriamo ca non succedi cchiù nenti, pirchì ‘u Principi è vunchiatu bonu bonu. “’U primu ca sgarra, ‘u spetta l’esiliu”: accussì mi dissi.

Cannameli – Tortu non avi, pirchì ci stati facennu nesciri  i peri di fora cu ssi scerri ‘n-sichitanza. Ma turnamu o nostru discursu. Ju ci fici ‘na dumanna ca ancora n’ha avutu risposta.

Messer Capunata – (uscendo da casa Capunata) Caru Cannameli, i cosi sunu dui: o non capisci o non voi capiri. Ju non ti staju facennu negativa.Tornu e rebbricu ca mi pari ancora prestu ppi parrari di matrimoniu. Me figghia Giulietta, c’avi sulu quattordici anni!

Cannameli – Ma è l’età giusta ppi maritarisi.

Messer Capunata – Ma chi ti costa aspittari ancora ‘n-pugnu d’anni. Sempri ‘a tò è, cu t’’a leva! Tu, intantu a po’ ‘ncuminciari a scuncicari, a farici capiri, ‘n-sutta ‘n-sutta,  ca ‘a pritenni. Ma non troppu ‘n-sutta, m’arraccumannu!.. Chiuttostu, stasira damu ‘na festa, ci sarà macari Giulietta. Non ti dicu autru!

Cannameli – Ppi mia è ‘n-onuri!

Messer Capunata – A propositu, vistu ca cascau ‘u discursu, ma d’’a doti quannu ni parramu?

Cannameli – A doti? (con il sorriso da ebete, come se facesse una confidenza) Me patri ca è unu spertu e si n’intendi, mi dissi ca di doti è megghiu ca si ni parra ‘u cchiù tardu possibili. Dopu ca ti diverti tannicchia. Accussi dici me patri!

Messer Capunata – E bravu a to patri! A belli cosi t’insigna! Allura, varda chi fai, vò cuntici a ddu spertu di to patri ca i divertimenti finenu prima d‘incuminciari. E si ora non ti ni vai di cursa, ‘u spassu m’’u pigghiu ju rinfriscanniti il posteriori a pidati. Fora!

Cannameli – Ma ju a Giulietta a vogghiu beni cu tuttu ‘u cori! Macari senza cammisa!

Messer Capunata – E ci torna! Per tua norma e reula, me figghia a cammisa a porta sempri, macari di notti! Senti, tagghiamula ccà! Facemu ‘na cosa, ti fa’ dari di ddu gran …Bih, chi mi stava scappannu! Di to patri ti fai dari ‘a minuta d’’a doti e poi tu dicu ju su t’’a dugnu c’’a cammisa o senza. Ppi ora a Giulietta la devi taliari sulu di luntanu! Mi spiegai? Stasera ni parramu! (via dal portico)

 

                                                               Scena VIII

                                               (Madama Capunata, Mena, Giulietta)

(escono da casa Capunata)

Donna Capunata – Notrice, ma unni si nficcau me figghia Giulietta?

Mena – Ora ci la chiamu. Giulietta, oh Giulietta, to matri ti voli.

Giulietta – (fuori scena)Madonna omà. Chi voliti

Donna Capunata – Veni cca ca t’haju a parrari

Giulietta – (fuori scena)Vegnu subito.     

                    (appare e intona) Ed ecco quane a voi mi presento (BRANO N. 3)

son Giulietta dal cuore contento.

Sempri amabili e juculana

Mi piaci ‘u spassu ppi tutta ‘a simana:

 acchiappa acchiappa, ammucciareddu

‘u jocu da visula e a sciancateddu

acchiappa acchiappa, ammucciareduu

‘u jocu da visula e a sciancateddu

Ma questo sballo sta per finire

Di bonu e bonu senza capire

Ccà si fissanu ca immantinenti

C’’a vesti janca e du’ para ‘i pinnenti

C’’u mammaluccu davanti all’altari

Non passa tempu ca m’ha maritari

C’’u mammaluccu davanti all’altari

Non passa tempu ca m’ha maritari

(Mena e D.Capunata, stanno ai lati di Giulietta. Nel corso del brano cantato intrecciano dei passi di danza)

Donna Capunata – Figghia, prijizza d’’u me cori. E inutili ca ti dicu ca ju e to patri pinzamu unicamenti ‘u to beni. ‘U sai! Oramai addivintasti ‘ranni, (cantilenando, mentre assieme alle altre due muovono le braccia a ritmo, a destra e a sinistra, come se ballassero) chinnici anni i facisti, i scoli i finisti, i scagghiuni i lassasti, o scupuni vincisti, a marredda piddisti, assira curristi, beatu cu ti visti. (cambia tono) Non dicu ca si vecchia, ma su continui di stu passu, fra ‘n-pugnu d’anni macari qualcunu po diri: sta carusa tantu fici c’arristau franca di naca, passata di levitu e ppi supracchiù macari bizzocca. Cumprenni?

Giulietta – No! Diletta matri madonna Capunata!

Donna Capunata – Ti vogghiu diri, ca non poi cuntinuari a jucari a carricabotti, o tuppetturu o c’’a bambula. Devi incuminciari a fari …autri… pinseri. Mi capisti ora?

Giulietta – Si, ora ‘u capii! (come una bambina viziata) Non vuliti cchiù ca fazzu ssi jochi! Ma ju canusciu sulu chissi!

Donna Capunata – Matri mia, comu ci l’haju a fari cumprenniri? 

Mena – Giulietta bedda, ascuta la tua notrice. (cantilenando) Comu jucauru l’autru jornu tu e to cucinu ‘Nzuddu? Eh? Te lo ricordi?

Giulietta – (idem) A briscola e ‘u vincii!

Mena – No, prima. A ma…..e …pa…

Giulietta – (idem) Ah, si! A manu liscia e a pagnuttuni! E ddocu vinciu iddu!

Mena – No! A mamma …

Giulietta -(idem) …Cicciu mi tocca! Stavota però vincii ju!

Mena – E torna! Jucauru a mamma e papà!

Giulietta – (idem) E ‘u fici stari cu du’ pedi ‘nta ‘na scarpa! ‘U misi sutta e ci fici fari tutti cosi a iddu: lavari, stirari, darici ‘u latti o picciriddu…(cambia tono) ’N- mumentu, ‘n-mumentu. Bih!!! Mi pareva chi vulevuru! Su m’haju a maritari parrati chiaru!

Donna Capunata – Sia lodato il Cielo!

Mena – Ahu, capìu a’ volu!

Donna Capunata - Chi figghia spirtuna ca haju! Allura, Giulietta, è desideriu di to patri e mio di fariti maritari con il nipote del Principe, quel giovine beddu puseddu e macari chinu di sordi, il che non guasta, del nobile Cannameli.

Giulietta – (appassionata) Oh, il suo nome è così dolce che non ha eguali!

Mena – (maliziosa.) E’ duci di nomu e di fattu!

Donna Capunata – Sei contenta figghia mia di questa scelta ?

Giulietta – (idem) Si, non vedo l’ora di mirarlo, cara e diletta omà Capunata!

Donna Capunata – Stasera lo vedrai di presenza, pirchì ‘u papà ‘u  nvitau a festa.

Giulietta – (idem) Oh, che bellu! Oh, che bellu!   (si dirigono verso casa)                      

                                                     Scena IX

(mentre il Menestrello/Coro canta, Puddu e ‘Nzuddu portano in scena un tavolo imbandito e dei candelabri) (BRANO N. 4)

Menestrello/Coro

Ruffiana fu la festa ppi Romeo e Giulietta

facennuci scuprìri  l’amuri a bacchetta

Nuddu si l’aspittava ca subitamenti

L’amuri addivintava di corpu ardenti

Quannu ‘na cosa è scritta è inutili ammuttari

non c’è putenza umana  ca idda po’ canciari

                                                                   Scena X

 (Cannameli,D.Capunata, Mena, zio Capunato, M.Capunata, Jaffio, Romeo, Voce, ’Nzuddu,)

(escono da casa Capunata e restano a dstr, D.Capunata, Mena e Cannameli che, al centro delle donne, è intento a leggere la minuta della dote)

Cannameli – Nummiru quattru paia di mutanni longhi…

Donna Capunata – Di chi culuri?

Cannameli – Russu sbambanti.

Donna Capunata – Matri chi schifu di culuri. Non mi piaciunu!

Mena – (come se si rivolgesse al pubblico)Quannu mai s’hanu vistu mutanni longhi russi! E spatti sbambanti! (verso Cannameli)

Donna Capunata – Megghiu fussi…per esempiu…rosa paglierino

Cannameli – Ma è ‘n-culuri ca mancu esisti!

Donna Capunata – E chi voli diri, t’’u fa’ fari apposta !

Mena – Giulietta merita chissu e autru…

Cannameli –(prendendo nota)Va beni! Poi, menza duzzina di muccaturi di tila grezza…

Mena – (verso il pubblico) Di tila grezza? E chi s’ha scicari ‘u beddu nasu, Giulietta?

Donna Capunata – (verso il pubblico) O di sita pura o nenti e sparti arraccamati!

Cannameli – (prendendo nota) Va beni! Arraccamati. Nummiro quattro stujavucchi con il perfilo d’oru…

Donna Capunata –  I chiama ancora stujavucchi! Scrivici sarviette, chiuttostu!

Cannameli – (prendendo nota) Nummiru una cutra di lana e nummiru una cuttunata

Donna Capunata – Ahu, s’arruvinau! O menu o menu, i cutri e i cuttunati hanu a essiri dui…

Mena – E i cuttunini, unni sunu?

Donna Capunata –  Giustu! E i cuttunini?

Cannameli – (prendendo nota) Va beni! Macari i cuttunini…Nummiru quattro linzola, accussì composti: dui di tela di casa, unu di matapollo giornaliero e unu di musulinu finu…

Mena – E basta? Salaratu! Madama donna Capunata, ma ‘u sta sintennu a chistu? Si ni nisciu cu quattru linzola fitusi, ahu! Oh, la gran doti!

Donna Capunata – Senti giuvanottu, si cridi ca me figghia, ppi maritarisi, spittava si gran ricchizzi tò, ti sbagghi! Giulietta ha rifiutatu matrimoni cu principi, a chi ti pari?  

Mena – Perciò, si po’ mettiri ‘u cori ‘n-paci…

 Donna Capunata – ….Su i nummira di ssa minuta nun sunu multiplicati, almenu almenu, ppi deci!

Messer Capunata – (esce da casa sua assieme a zio Capunato, Giulietta, Puddu e ‘Nzuddu e gli altri invitati. Cannameli, D. Capunata, e Mena riveriscono i nuovi arrivati) Si accomodassero, che pigliamo un poco di aria arrinfriscata nel cortile.

Zio Capunato –E’ almeno da nove anni, caro nipote, che non partecipavo ad una festa così elegante. E’una stampa e una figura di come sovente si usava ai tempi che furono. Tale e quale, spiccicata. Bravu, bravu!

Messer Capunata – In questi cosi, non voliamo scasciare. Si fa quel che si può dove si puote ciò che si vuole.

Zio Capunato – Degna del nostro lignaggio!

Messer Capunata – Non ci potiamo lamentare a lignaggio, avemu belli tavuli di nuci, di faggio e poi ‘n-ciliegiu ca è ‘a fini d’’u munnu!

Zio Capunato – Caro nipote, è cosa certa che a casa vostra la cultura si feti! (si avvicinano agli altri invitati)

Durante la festa, tutti i presenti sono impegnati in vario modo: a discutere fra loro, a degustare le vivande, a passeggiare, ad accennare dei passi di danza, D.Capunata e Cannameli possono continuare la disamina della minuta; Giulietta, dapprima sta vicina alla madre, poi, all’apparire di Romeo, siede su un sedile a dstr, sul proscenio; ‘Nzuddu e Puddu, dietro i tavoli o a servire.

Jaffio– (entra dal portico con Romeo,ambedue mascherati, si dispongono alla snstr del proscenio) Certu ca vistuti accussì, mancu ‘i nostri matri n’arricanuscissunu.

Romeo – E cu ni pò scuprìri! Passumu inosservati! Ma unni è Cicca?

Jaffio – Sst! Ora veni, mutu, non parrari, ca su si n’addununu ni fanu a sasizza!

Romeo – Oh, dolce visione, chi è la fanciulla assittata in quello scalone? La sua vista mi annorba! Il mio cuore è in gran tirribbilio. Mi sta vinennu d‘innamurarimi. M’acchiana alleggiu alleggiu. ‘U sentu! (‘Nzuddu, si sposta in avanti e portando un vassoio si avvicina ai due, origliando. Poi si ferma al centro del proscenio)

Jaffio – Ma chi t’acchiana, ‘a prissioni?

Romeo –  (toccandosi il cuore) No, il sdellirio d’amore !

‘Nzuddu – (verso il pubblico) Chistu è quell’abbassamatu e gran figghiu di tappinaruna di Romeo, ‘u cchiù nicu de’ Cucuzza, a cucuzzedda nica. (continua a girare tenendo d’occhio i due)

Romeo – Cocino Jaffio, mi sta pigghiannu un gran colpu di amore travolgente e irrefrenabile per quel gran toppulo di fanciulla.

Jaffio – Ma chidda è Giulietta Capunatina, la figlia del nostro furiusu nemico! Vacci alleggiu! Non è megghiu ca ni ni jiemu?

Romeo – No, non c’è putenza umana ca mi po’ smuovere di cca! C’haju a fari, parra!

Jaffio –  Come voi tu! Fai accussì: primo, (Romeo, annuisce come se memorizzasse e marca con le dita i numeri che Jaffio pronuncia) ci manni vasuni a tinchité; secondo, se vedi che la donzella ci sta, ti avvicini con fare circospetto e fulmineo; terzo, ci accuminci a parrari del più e del meno e poi, quartu, se i primi tri punti jienu boni, di cosa nasci cosa. Mi capisti?

Romeo – Ma ppi forza del più e del meno ci debbo parrari? E se invece ci ancominciu  una bella discussioni sul fatto che avi assai ca non chiovi?

Jaffio – Romeo, fai comu voi! Chiuttostu mi sto ricordando che avevo un appuntamento ‘mpurtanti per le mani. E megghiu che me ne vado prima ca… chiovi. Mi raccomando Romeo! (esce dal portico)

Romeo – Prima ca chiovi? Ca quannu mai ! Chi fa, ‘mpazziu Jaffio ? Allura, primo punto: baci in sichitanza. (gesticolando vistosamente, manda baci a Giulietta, la quale si accorge e lo guarda incuriosita)

Nzuddu –  (raggiunge Capunata al centro, mentre zio Capunato va verso i tavoli) Messere ziu, ti volesse parrari!

Messer Capunata – Proferisci, amato nipote!

Romeo - …Secunnu puntu:con farecircospetto e fulmineo…(in punta di piedi e velocemente, come se nessuno lo vedesse, sfiora i presenti e, continuando a mandare baci a Giulietta, fa il giro del palco quanto basta)

Nzuddu – Ziu, senza scaciuni veruna, si è introdotto in questa festa uno della famiglia Cucuzza e sta facendo ‘u fissa cu me cucina, nonché diletta figlia tua, Giulietta. Che fa, intervengo e ci fazzu passari ‘u sbaddu? 

Messer Capunata – Tu non ci fa’ passari nenti a nuddu!

Nzuddu – Ma Messere zio Capunata, questo grannissimo sdisonestu, si voli scapricciari con la nostra Capunatina. Alleggiu alleggiu s’’a voli ‘mpiattari!

Messer Capunata – Ma chi mi vo’ fari fari mala cumparsa con gli ospiti scatinando il fui fui generali, eh? Voi fare il sconzabrigghia? Assettiti, vah, non t’arriminari, senò t’arriva ‘na jangata! ( si dirige verso gli altri invitati)

Nzuddu –  Fai beni a jatta… (esce dal portico)

Romeo – Oh, quantu mi piaci a Capunatina! Oh la gran frischizza di la Capunatina! Fatta cu tutti i dosi giusti! Me la sto mangiando con gli occhi!

Giulietta –(raggiunge Romeo sul proscenio) Scusi, lei per caso mi ha chiamata?

Romeo –  (timido) Ju ? Quando mai!!

Giulietta – Siccome vedevo che mi faceva ‘nzinga! Io mi ho detto: bih! Varda, varda,  eppure è vero che quel giuvinotto ha bisognu di me!

Romeo – No, ca quali, mi facevo ‘n-poco di aria, accussì! Mi sciosciavo, vah!

Giulietta – Ah ! Allura me ne pozzo tornare a sittarimi? Però, prima di arrispunniri ci pinsassi bonu, picchì vidissi ca poi non tornu cchiù mancu che catini! Mi ho spiecato?

Romeo – Perfettamente! Bih, allora visto che si trova costì, ci volevo addimanare se per caso canusceva l’ora!

Voce f.s.– Sono le ore nove e tutto va bene!

Romeo – Scurau ‘ntuttuna! (non sapendo cosa dire)……….Fa cauru oggi! Eh?…

Giulietta –  (a tono) Veru è! Non si po’ stari mancu fora!

Romeo –  ((c.s.)  )Avi ca non chiovi…?

Giulietta – (idem)  ‘N-saccu di tempu, avi

Romeo – (c.s.)  I ciumi su’ tutti sicchi…!

Giulietta – ((idem) E certu, non chiuvennu…!

Romeo –  (indeciso su come continuare) …Scassau a Montagna…!

Giulietta – (scocciata) ‘Nsumma, messere giuvinotto, lei ch’intinzioni avi, si po’ sapiri? Di scuncicarimi o no? (lo guarda in sottecchi per scrutarne la reazione) Ju tempu di perdiri non n’haju! E si ci pari ca sugnu di chiddi a quattru mazzi ‘n-sordu, sbagghiau!

Romeo –  (intimidito) Ma ju…veramenti…

Giulietta – ((idem)) Ci pari ca non l’haju caputu a storia d’’u cauru, ca non chiovi, d’’u ciumi ca è siccu, di l’Etna ca scassau…

Romeo – (c.s.) Ma quannu mai ju ssi cosi …?

Giulietta – ((idem)) Mizzicaredda! Ca si dicidissi! Mi pari ‘n-pocu ‘mbranatu lei, ca s’arrusbigghiassi!

Romeo – (c.s.)  Ma io non osavo…

Giulietta – ((idem)) E invece osi, e si spicciassi a osare senò me la penso alla cappillina e arrivederci!

Romeo – Ma cca davanti a tutti devo osare? Additta additta?

Giulietta – (decisa) Accussì s’accumincia, additta, u secutu poi n’’u facemu spiecari!

Romeo – Allura m’abbiju ?…Ehm, ehm!….. Signorina, permette che l’accompagno?

Giulietta –  (sconfortata) E unni ‘u trovai a chistu, nta l’ovu ‘i Pasqua?

Romeo –  (finalmente deciso) Ma allura mi debbo scatinari ppi fozza ppi fozza, ah? Taliassi ca diventu ‘n-sarvaggio!?

Giulietta – (incoraggiandolo) Forza di ddocu, scatìniti! Uahu!

Romeo – Ehm, ehm… (con passione) Che fai tu luna in cielo dimmi che fai…Ti piacìu?

Giulietta – Bellissima ! …Ma unni l’haju ‘ntisu…

Romeo – Senti st’autra! (c.s.)…Cos’è un bacio? Un apostrofo rosa sulla parola “t’amo”. Comu ci vaiju, a verità? (zio Capunato saluta D.Capunata e Cannameli)

Giulietta – Una billizza! Come sei arromantico! Ma si sicuru ca non sbagghiasti cumeddia, stasira?

Mena - Madamigella Capunatina, la vostra mamajedda Madonna Capunata vi reclama. E’ ura d’arricugghirisi a casa ! (zio Capunato esce dal portico)

Giulietta – Vegno tosto. Vi saluto Messere e speriamo ca si metti a chioviri a timpesta,accussì s’ammacia il cauru! (Cannameli via dal portico,M.Capunata a casa)

Romeo– Accussì speriamu ! (esce dal portico)

Giulietta – Mena, cu è su giovinotto ca ha parrato meco davanti a teco?

Mena - E’ Romeo,‘u figghiu nicu di ddi scattiati de’ Cucuzza. E’‘a cucuzzedda nica!

Giulietta – Il mio amore è il mio nemico! Oh, il travaglio!

Mena - Comu? Su travagghia? Chissu n’’u sacciu. Però mi pozzo informare!

Donna Capunata – Giulietta !

Mena    -  Cca semu !  (Giulietta e D.Capunata)

                                                               Scena XI

(mentre il Menestrello/Coro canta, Puddu e Mena portano via i candelabri ed il tavolo)

Menestrello/Coro  (BRANO N. 5)

Ora ca la scintilla fici dannu

Lu cori avvampò senza cumannu

Non ci fu forza ca ‘u potti astutari

Non ci fu acqua ca potti abbastari

Ormai l’amuri fu senza ritornu

Sbucciau birbanti di notti e di jornu.

                                                               Scena XII

                               (Romeo,Giulietta,Voce, M.Capunata,D.Capunata,Mena)

Romeo – (entra dal portico, con il solito mazzolino) Si po’ esseri cchiù svinturatu di mia? Ahu, finalmente arriniscii a parrari cu na carusa e giustu giustu è a figghia d’’u cchiù tintu nimicu. Haju ‘n-cu…, un d’arreri spittaculusu! ‘U lumi da stanza di Giulietta è ancora addumatu, c’’u sapi su s’affaccia! …Cca è, vadda quantu è bedda!!!

(Giulietta s’affaccia dal balcone e intona il duetto con Romeo) (BRANO N. 6)

                     Giulietta                                                            Romeo

Matri chi mi pigghiau, non pozzu cchiù abbintari          Ppi quantu t’amu non si po’cuntari

Mi sentu tutta ‘n-focu, non sacciu c’haju a fari              di nuddu modu sacciu spiegari

Chista è ‘na cosa seria, è amuri ‘nzuccaratu                   tu si ‘ l’oggettu di me suspiri

‘u cori finalmente m’’u sentu arrusbigghiatu                  ‘nta li vrazza tò vogghiu muriri

Mi veni di gridari cu tutta la me’ vuci                           senza di tia chi pozzu spirari

A tuttu ‘u munnu cantu stu sintimentu duci.                    Tu si la vita, mi fa’ campari

Chista è ‘na cosa seria, è amuri ‘nzuccaratu                   tu si ‘ l’oggettu di me suspiri

‘u cori finalmente m’’u sentu arrusbigghiatu                  ‘nta li vrazza tò vogghiu muriri

Giulietta               Si manchi tu mi sentu accupari,                                    

Romeo                                                                cu tia sulu pozzu ciatari,

Giulietta                 è comu ‘u cielu senza li stiddi,

Romeo                                                               ‘u mari senza ondi rizzuliddi                                                                         

Giulietta                a terra senza suli e caluri

Romeo                                                           Chista è ‘a me vita senza ‘u  to amuri                  

Giulietta  - Romeo                  Chista è ‘a me vita senza ‘u to amuri       

Giulietta- Ahimé! (lanciando bucce di arancia sopra Romeo) M’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama…..Oh, Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, rinuncia al tuo nome.

Romeo – Sta chiamannu a mia! Ma c’haju a fari, c’arrispunnu o no?

Giulietta – Oh Romeo,…Romeo…Unni era arrivata…?

Romeo –  (timidamente) Rinuncia al tuo nome…                                       

Giulietta – Ah, si, grazie! Oh, Romeo, Romeo, è questo tuo nascere Cucuzza che ci rende nemici. Ppi favuri, ascuta a mia, non essiri ustinatu, scegliti n’autru nomu. Ci ni sunu un’infinità di cchiù belli, pigghitinni unu qualsiasi, ma mai Cucuzza! Chi capunatina è cc’’a cucuzza? Chi c’ammatti? Ti pari bellu ca poi ju m’avissi a chiamari “Madonna Giulietta Capunatina in Cucuzza”? Viri chi bella cumparsa ci facissi c’’a genti! Oh, Romeo, solo il tuo nome mi è nemico! Dilizia d’’u me cori, lascia il tuo nome e sarò tua!

Romeo – Scusi l’interruzione. Non ho capito l’ultima frase!

Giulietta – C’’u giustu, ah! E’ macari surdu! Ma lei, aricchi, a matina, si sgadda? Ppi l’ultima vota, ripeto: Romeo, lascia il tuo nome e…

Romeo – E…?

Giulietta – …e…

Romeo – E…?

 Giulietta – …e sarò tua!

Romeo –Chiamami comu schifiu voi e anch’io sarò tuo! Ti pigghiu ‘n-parola!

Giulietta – Ti pigghiu! Ahu, a ccu pigghia lei! Pirchì non pigghia a so soru? Ma si po’ sapiri  cu è? Varda che lisinu chistu. E chi ficimu l’asilu assemi?

Romeo – Il mio nome l’ho seppellito per sempre perché è odioso, anima mia santa!

Giulietta – Oh, Romeo, sei tu? Ma grannissimu amore, Giulietta sugnu! Ma picchì si cca? Si ti vidunu ‘i me’ parenti a sasizza ti fanu! Vattinni da costì e spatti di cursa!

Romeo – Giammai, meglio la morte che il non mirarti! …..Bella chista! Ti piaciu?

Giulietta – ‘Nsumma,accussì accussì. I capacità l’hai, ti manca l’allenamentu!

Romeo – Madonna, ti giuro sulla luna……

Giulietta – Oh, non giurare sull’incostante luna, è ‘na bannera o ventu, ca ogni misi cangia! Al massimo, si voi, po’ diri Beddamatri, ma non c’è bisognu pirchì ti cridu! Ora però è megghiu ca ni ni jiemu a curcari ca si fici tardu.

Voce f.s.– Sono le nove e tutto va bene!

Romeo – L’haju dittu sempri ca ‘u tempu non passa mai!

Messer Capunata – (fuori scena)  Ma si po’ sapiri cu è ca fà stu gran schifiu a st’ura di notti?

Donna Capunata –  (idem) Giulietta, ‘u voi stutari ssu lumi, a mammuzza, o ha veniri ju ppi forza, ah?

Giulietta – Non c’è bisognu! Astutu immantinente!… Oh, Romeuzzu, và, prima ca venu ‘u opà  e in tutta libertà, t’abbrusca fino a ccà!

Romeo – Oh, Giulietta! Come farò senza di te? Almeno promettimi il tuo voto!

Giulietta – ‘U votu? Ma chi c’hai ‘ntinzioni di prisintariti ppi sinnucu?

Romeo – No, dico il voto d’amore! Ma picchì non ni maritamu subito ‘mprescia ‘mprescia, senza diri nenti a niuno?

Giulietta – Ma l’ora è tarda!

Voce – Sono le nove e tutto va bene!

Romeo – E ci torna! Ahu! Non c’è putenza umana ca cancia orariu! Si fissau ca su’ ‘i novi!

Mena - (fuori scena)  Giulietta!

Giulietta– Odo voci in casa, addio amore ‘nzuccarato! …Vengo, nutrice…. Dolce Romeo, sii fedele. Aspettami colì, che vado colà. Torno subito! (rientra in casa)

Romeo –  (sforzandosi a comporre la rima) Finu a li vostri pedi su vinutu, …..ppi sentiri l’uduri di lu ciatu,…… chi brutta cosa fussi la me vita, …..chi pesti granni fussi senza zita! Oh, finalmente mi rinisciu ‘na bella rima!

Giulietta– (si riaffaccia)Unni erumu arrivati……

Romeo – (appassionato)Finu alla vostra vita…..No, non è accussì! … (idem) L’uduri di lu ciatu…Chi bruttu…Ah, si, accussì è. Ascuta Giulietta: (idem)Chi bruttu oduri fanu i vostri pedi e la gran pesti di lu vostru ciatu…….  !

Giulietta– A voi finiri di fari ‘u scunchiurutu? M’’u voi diri chiuttostu…..

Donna Capunata – Giulietta!

Giulietta– Staiu arrivannu…..a chi ura pozzu mannari la mia nutrice per sapere dove e quando ci dobbiamo sposare?

Romeo – Ppi non sbagghiari, è megghiu e novi!

Giulietta– Si, sapuri ardenti della mia vita! A domani! (si ritira)

Romeo – A domani!…Sapuri ardenti? E chi ci parsi peperoni arrustutu…”Finu a li vostri pedi su vinutu, ppi sentirivi l’uduri di lu ciatu, chi brutta cosa fussi la me vita, chi pesti granni fussi senza zita.” Ma pirchì davanti a idda non m’’a ricordu mai ? (entra a casa sua)

                                                             Scena XIII

                                                    (Fra Serafino, Romeo)

Fra Serafino – (entra dal portico)Le piante se non si cogghiunu di matina prestu perdunu di sustanza. ‘U sicretu delle lavanne, dei decotti e dei rosoli che preparo, sta proprio ccà! Macari chiddi vilinusi diventunu duci su si cogghiunu di capumatina. Basta ca si sgarra menz’ura e s’appizzunu tutti cosi! Nta l’ultimi tempi, staiu priparannu ‘n-decottu speciali c’avi ‘u putiri di causari ‘a morti pp’’a finta. I ‘ngridienti cchiù ‘mpurtanti sunu: almenu menzu chilu di cucuzzeddi frischi di quaranta jorna, quantu menzu bicchieri di sucu di pali di ficurinia, du’ mazzi di vurranii, ‘na fogghia di acitazzu e ‘na cucchiara di calacausi sminuzzati fini. Si chiama decotto Romeo, comu ‘u figghiu cchiù nicu da famigghia Cucuzza. Siccomu è ‘nnamuratu ‘n-sichitanza, stu carusu non dici autru ca voli moriri. Appena è prontu ci  ni fazzu viviri ‘na dosi, accussì ‘u fazzu scantari bonu bonu!

Romeo – (uscendo da casa sua) Binidiciti Patri!

Fra Serafino – Tuttu binidittu figghiu! Pinzava propriu a tia! Comu stai stamatina?

Romeo – O solitu! ‘Nnamuratu!

Fra Serafino – E chi è ‘na nuvità chista! Di sti tempi mi pari ca sta’ brattiannu cu Cicca. E veru?

Romeo – Questo nome per me non ha più significato!

Fra Serafino – San Pancraziu binidittu! Ma contieniti, distraiti, non poi cuntinuari accussì. Giovedì da simana passata ‘n-tempu tri uri ni cangiasti novi! Datti una calmata, cerchiti ‘n-travagghiu, fai ‘a dumanna ppi partiri surdatu o ppi giardinieri a Villa Bellini! ‘Nsumma, ti devi convincere ca l’innamuratu a tempu pieno e sulu tempu persu! A fini, mancu a pensioni ti tocca.

Romeo – Stavolta è ‘na cosa seria! In gran segreto c’è stato lo scambio dei voti!

Fra Serafino – Ma allura è cosa seria daveru! Per voto di scambio minimu minimu ti dununu novi anni senza condizionale. Nenti nenti ca ti prisenti ppi sinnucu?

Romeo – Ma no! Scambio di voto d’amore! Fra Serafinu, stanotte mi fici zitu cu Giulietta Capunatina.

Fra Serafino – Matruzza del Carmelo! Ascuta a mia, forsi è megghiu su ti presenti ppi sinnucu! Ma tu facisti ‘u cuntu di chiddu ca succedi doppu ca ‘u venunu a sapiri i Capunata?…Ti fanu, minimu minimu,… a capunatina!

Romeo – Nessuno ci fermerà! Anzi oggi stissu ni vulemu maritari.

Fra Serafino – Di beni in megghiu! Calma, calma, pensaci bonu prima di fari ‘stu passu! A cosa mi fa piaceri, ma non pensi ca ci sta’ jennu troppu veloci? Veni cu mia, parramini!  (Escono dal portico)

 

                                                            Scena XIV

                                               (Jaffio, Suluvestru,Romeo)

(escono da casa Cucuzza)

Jaffio – Ma unni schifiu s’inficcau Romeo

Suluvestru – Stanotte mancu a casa s’arricugghiu. Cicca ‘u sta facennu ‘mpazziri!

Jaffio – Ma è ancora Cicca ca ‘u teni o chiaccu? C’’u sapi?

Suluvestru – Stamattina ‘Nzuddu, ‘u niputi de’ Capunata, ci mannau a Romeo ‘na sfida a duellu.

Jaffio – ‘Nzuddu? Abbissatu è Romeo! Chissu a spata a sapi maniari bona. Povuru cucinu! Ci cummeni ca ppi ‘n-pocu di tempu s’ammuccia a’ Muntagna!

Romeo – (dal portico) Stava circannu a vuatri!

Suluvestru –Tu, chiuttostu, unni ha statu? Ti stanu circannu comu ‘n’avugghia persa!

Romeo – Il mio cuore non ha ricevuto nessun avviso!

Jaffio – E ddocu ti sbagghi! Varda ca n’avvisu t’arrivau e è ‘n-avvisu di duellu ca ti mannau ‘Nzuddu!

Romeo –Ma non n’avi chi fari, chissu?

                                                                Scena XV

                                                         (Detti più Mena)

Mena – (da casa Capunata)Bongiornu, Messere.

Suluvestru – Sabbenedica a lei, Madonna.

Mena – Chi mi lo sapi diri onde pozzo trovare un certo Romeo?

Romeo – Pronto a servirla!

Mena – Avissi bisognu di parrarici di sula a sula.            

Suluvestru – Ahu! Vadda a chista, su voli accalappiari e macari di sula a sula

Jaffio – E macari davanti a tutti.

Suluvestru – (a dstr di Mena, come se parlasse sul serio) Scusi, lei ci l’avi ‘u nummuru ppi parrari cu Romeo? O c’avi ‘a prenotazioni?

Jaffio –  (a snstr di Mena. Idem)Non l’ha vista la fila?

Mena – ‘U nummuru, a fila, a prenotazioni! Ma chi ci stati ‘ncucchiannu!

Suluvestru – (c.s.) Vedo che la Madama è scognita della facenna. Sintissi, cca ‘a fila è longa e non putemu perdiri tempu cu lei. (fa finta di sfogliare un registro) Allura, vediamo vediamo, ppi parrari cu Romeo il primo posto libero è…è…ecco, fra nove mesi. Che fa la prenoto?

Jaffio –  Annunca, se la cosa è della massima urgenza, diciamo della serie pronto soccorso, possiamo fare (c.s.) per la settimana entrante alle ore nove. Però, l’avvisu ca il colloquio è a tariffa intera e dipende dal reddito. Che fa prenoto?

Mena –  (confusa) Bih! Si, va beni, facemu e novi, mi prinutassi, ma di quali jornu d’’a simana? Scusassi, ma ci voli a richiesta d’’u medicu o l’impegnativa?

Romeo –  Carusi, ora basta ca ‘a facistuvu ‘nzalaniri.

Suluvestru – Jaffio, amuninni ca semu superchiu. Non ti scurdari ‘u rigistru d’’i prenotazioni! Romeo, nuatri passamu avanti. (escono dal portico)

 Romeo – Va beni,ora vegnu.

Mena – Ma vadda vadda ‘sti figghi d’infrasciamata! E chi erunu beddi misi, ci parsi scinnutade’ Prachi o calata di Mungiuffi, ci parsi. (come se volesse rincorrerli) Ma l’haju a ‘ncuntrari n’autra vota! I cannarini ci scippu ! (ritorna accanto a Romeo) A fila, a prinutazioni, appuntamentu, cchiù ci pensu e cchiù mi venu ‘u sdilliriu!

Romeo – Avaja, chiddi schirzavunu!

Mena – Pirchì non scherzunu che so soru! Chiuttostu, prima ca ‘ncuminciamu a parrari, ci vuleva diri  ca su voscenza, menzamai, avi nta testa di buffuniari a dda criatura duci di Giulietta, sbagghiau assai e si po’ fari ‘u cuntu ca ntappau, picchì prima si l’ha spaciri cu mia! L’abilità d’abbissallu p’’i festi non mi manca!

Romeo – Ma cosa ci vai ‘ncucchiando! Io l’amo più di me stesso…

Mena – ‘N-mumentu…’n-mumentu… (prende appunti) …più di me stesso …

Romeo – Giulietta è il mio respiro, il battito del mio cuore….

Mena –  (idem)Calma, calma, arristai arreri…..del mio cuore…

 Romeo – “Finu a li vostri pedi su vinutu, ppi sentiri l’uduri di lu ciatu, chi brutta cosa fussi la me vita, chi pesti granni fussi senza zita”. Sti rimi ripeticcilli a nomu miu!

Mena – Ma ‘u sapi ca lei è proprio vagghiardu! A diri a bedda verità, di luntanu mi pareva ‘n-pocu scunchiuseddu, inveci, di presenza, quannu parra è n’autra cosa! E’ troppu, troppu arromanticu.

Romeo – Riferisci a Giulietta che l’appuntamento è alle ore…

Voce f.s. – Si comunica che il servizio orario è stato momentaneamente sospeso. Sarà ripristinato al più presto possibile. Si consiglia di arrangiarsi con il sole!

Romeo – Ppi l’appuntamento, non c’è megghio orario de’ novi. Ci vediamo da Fra Serafinu ca ni cunfissamu e ni maritamu seduta stanti.

Mena – Che bellu! A proposito, ossia vadda ca cè ‘u nobilomu Meli…no, Canna…o forsi Meli di Canna, Ahu ‘u nomi di chissu non m’ha pututu trasiri ‘nta testa. ‘Nsumma, c’è chissu, ca  pari ‘n cannameli, ca si spiegau c’’u patri di Giulietta.

Romeo – Non ti scantari, ca m’’a sacciu spaciri! Addiu, raccumannimi alla tua patrona domestica e alla mia patrona del cuore (verso casa sua)

Mena – Sarà fatto, gentile messere.Oh che amore,oh che amore! (escono dal portico)

                                                            Scena XVI

Menestrello   (intona)  (BRANO N. 7)

E’ verità ca fu passioni ardenti

e ni continua a parrari ‘a genti

e non ci fu amuri cchiù granni

Ca si ricunta dopo tant’anni

Tutti li nnamurati senza sbagghiari     2 volte

Romeo e Giulietta vonu imitari              

                                                             Scena XVII

                                                          (Giuletta, Mena)

Giulietta –  (passeggia nervosamente, guardando verso il portico)Ahu! ‘Mpicau! ‘Nchiappau attunna! E non ci dissi autru! Mena, vai a fari ddu sirviziu ca sai e torna prestu, m’arraccumannu. Basta ca ci duni ‘n-pocu di libertà fanu ‘nzoccu volunu, ‘sti criati! ‘Nzoccu volunu! Mi jucassi ‘a testa ca è curtigghi curtigghi a sparruciliari! E ‘na ‘mbannavaneddi ca non ci n’è! (contenta) A cca è,  sta vinennu. Menu mali!

Mena – (toccandosi le ossa)Ahi ! Ahi! Ahjahi!Mi sentu tutta acciuncata! Mi dolunu tutti l’ossa. E cu l’ava a diri ca m’ava a ridduciri accussi? E sugnu ancora carusa!

Giulietta –(ansiosa)Mena, ti prego, parla con le parole del mio amato Romeo. Ti ascolto.

Mena – (c.s.)‘U duluri accumincia di cca sutta e alleggiu alleggiu, dopu ca s’ha fattu ‘u giru di tutti l’ossa, arriva fino a cca! Ahi, Ahi, Ahjahi!

Giulietta –  (c.s.)Oh buona Mena, non farmi attendere fora misura, esaudisci la mia preghiera. Le notizie del mio unico bene sono buone o cattive?

Mena – Certu, a signorina a saluti l’avi bona, po cunsidirari all’autri? Nenti, avi ‘n- periudu di tempu ca saluti n’haju picca e nenti, ppi non diri nenti a tunnu! Chissu è ‘u friscu ca pigghijai stamatina. C’era ‘n-ventu friddusu!

Giulietta – (minacciosa)Basta, ora mi vunchiai bona bona. O parri o ti difettu!

Mena – E bonu! E chi è muzzicata da visula di capumatina? Mancu ‘n-pocu di ciatu si po pigghiari ‘nta sta casa? Voli sapiri chi mi dissi Romeo? Subitu! ‘Mprimisi mi dissi di ripitirici ‘sta poesia (declamando esageratamente): “Chi bruttu oduri fanu i vostri pedi e la gran pesti di lu vostru ciatu…” o qualche cosa ca c’assumigghia! Poi mi cuntau c’‘a voli beni, ca senza Giulietta non pò campari,ca stanotte vi vidistuvu, ca…

Giulietta – (bonariamente)E chistu ‘u sacciu, ‘u sacciu e ‘u sacciu! (con intensità) Ma d’’u matrimoniu ti ni parrau? A chi ura s’ha fari?

Mena – Ahi! Ha vistu, chistu, per esempiu, è ‘n-duluri friscu friscu, di ora ora. Mi sentu ‘na cosa ca m’attiranta tra ‘u rugnuni e ‘a meusa. Signurinedda, nto menzu, fra ‘u rugnuni e ‘a meusa, c’avemu?

Giulietta – (con decisione e minacciosa)  Chi c’avemu n’’u sacciu! Sacciu sulu ca su non ci la finisci, ssi quattru ossa fraciti ca ti dolunu ti fazzu mangiari senza sali! Ha caputu o no? (gridando) Pezza di allattumata!

Mena – Mi fici veniri l’attarizzi pp’’u scantu! E bonu, bonu, non facissi vuci. Allura, Romeo mi dissi….ma ‘u sapi ca è ‘n-pileri di carusu e poi quantu è spertu, salaratu! Spertu? Spirtuni! Non sbagghia né ‘na virgola e mancu ‘n-puntu. E’ onestu, mai sgarbatu…a propositu, unni è vostra matri?

Giulietta – (rivolta al pubblico) Ma chi m’‘u fa apposta? Avi menzura ca stifinia e non m’ha dittu ancora nenti di nenti. Megghiu ca mi ni trasu prima ca fazzu qualche fissaria e poi mi n’haju a pentiri! (Si avvia)

Mena – (sorridendo, la rincorre e la ferma)Ma vaddàtila comu è sbabbanti, pari ‘n-surfareddu. E bonu, bonu!Romeo v’aspetta subitu o cummentu di Fra Serafinu ca è prontu ppi cunfissarivi e maritarivi. Forza curriti!

Giulietta – (felice)Oh, diletta nutrice, senza di te non saprei cosa fare! (dal portico)

Mena –  Comu, dici ca m’ava rumpiri l’ossa? Ah, beata gioventù ! (rientra in casa)

                                                     Scena XVIII

Menestrello –   (intona) (BRANO N. 8)

                       Senza starici a pinsari

                          Comu lu ventu cursi a maritari      (indica da dove è uscita Giulietta) 

                          Romeo l’aspittava cu tantu amuri

                          Prontu a pigghiari stu nobili ciuri

                          A idda ci pareva comu ‘n-sognu

                          E sulu d’iddu aveva bisognu

  

                                                     Fine primo atto

         

             

                                                         ATTO SECONDO

(BRANO 14)

                                                                       Scena I

                                                 (M.Cucuzza, D.Cucuzza)

Messer Cucuzza – (escono da casa) I cosi giusti. Megghiu non ni puteva jiri! E’ unu sulu, e menu mali, ma bonu! Oh, la bestia! Panza e prisenza!

Donna Cucuzza – Amara unni ti fissi! Di ssu carusu ti lamenti sempri. Ma chi mali fa, ‘n-difinitiva? Non joca, si fa l’affari so, non t’addumanna mai dinari, è educatu cu tutti. Ma chi pritenni, si po sapiri? Romeu, è carusu e fa i cosi d’’i carusi! Anzi, d’’i carusi per bene!

Messer Cucuzza – E secunnu tia è cosa di carusu per bene chidda ca avi du’ jorna ca non si fa vidiri? Ah?

Donna Cucuzza – E chi ci voi fari! Avrà qualchi attaccagghia pp’’i manu ca ‘u teni strittu! Tu l’avissi a sapiri  megghiu di mia ca quannu un giuvinottu si fissa cu ‘na carusa non ragiuna!

Messer Cucuzza – Giustu dicisti. To figghiu è fissa e non ragiuna. Ma no di ora, di quann’era nicu!

Donna Cucuzza – Chi ci po’ fari si  adduma facili facili d’amuri?

Messer Cucuzza – E chi c’ha putiri fari! E’ sfardafimmini! T’’u ricordi quannu, all’opira d’’i pupi, s’innamurau di Angelica?

Donna Cucuzza – Ma era ancora carusiddu!

Messer Cucuzza – Menu mali ca ‘u puparu ci dissi ca Angelica era sò muggheri, senò fussi ancora dda, a spittari fora a Orlando ppi sfidallu a duellu. Ma ‘u sai chi fa quannu c’avi sti mumenti d’innamuramentu?

Donna Cucuzza – No! Dimmillu tu. Chi fa?

Messer Cucuzza – E’ capaci di stari jurnati sani sutta ‘a finestra d’’a ‘nnamurata, appena chista nesci d’’a casa, ‘u sai chi fa?

Donna Cucuzza – No! Dimmillu tu. Chi fa?

Messer Cucuzza – A tia ti pari ca s’addichiara?

Donna Cucuzza – No! Dimmillu tu. Chi fa?

Messer Cucuzza – Ca quannu mai! C’addumanna l’urariu e si nni va! E accussì di secutu, canciannu sempri dumanna, fino a quannu n’’u mannunu a ddu paisi!

Donna Cucuzza – (verso destra, seguita dal marito) Ma pirchì non ‘u ‘struisci tu?

Messer Cucuzza – Ca quali, è tempu persu. ‘U sai comu ‘u sanu sentiri a to figghiu?

Donna Cucuzza – No! Dimmillu tu!

Messer Cucuzza – Messere ‘mprenafinestri!

Donna Cucuzza – E’ timidu, ‘u figghiu!

Messer Cucuzza – No, è citrolu! (escono)

                                                        Scena II

                                                 (Puddu e ‘Nzuddu)

Puddu -  Certu è  ca i cucuzzari pp’attaccari turilla ci hanno messo picca e nenti. Non si ci po’ diri mancu quantu su beddi st’occhi ca, in un vidiri e svidiri, fanu succediri il succidibili. E poi a curpa, gira furria e vota, è sempri a nostra.

‘Nzuddu  – Giustu, cumpari ‘Nzuddu, aviti ragioni. Nuatri semu comu a chiddi, abbiati c’’a pala, alla sanfasò, ni manca l’unioni, ma specialmenti ‘a custanza.

Puddu -  Custanza, ‘a soru ‘i Fulippu? Ma chi c’entra na stu discursu

‘Nzuddu  – (Lo guarda perplesso) Lassumu perdiri, vah, ca è megghiu. Chiuttostu amuninni di cca prima ca facemu brutti ‘ncontri.

                                                       Scena III

                                         (Jaffio, Suluvestru e detti)

(Da casa Cucuzza escono Jaffio e Suluvestru)

Puddu -  Cca ci ni sunu du’ beddi spicchia!

Jaffio  - (Rivolto a ‘Nzuddu) Si pirmetti ci vulissi avanzari una dumanna.

‘Nzuddu- Avanzassi, avanzassi, ma non troppu, annunca sugnu custrettu a fidduliallu

Suluvestru – Ahu, ‘u fiddulia!!! Quannu mai i Capunata hanu statu capaci di fari ‘na cosa di chissa!

Puddu – Vedo che il Messere c’avi la memoria ‘n-pocu annigghiata. Si scurdau i vastunati a levapilu ca s’assuppau l’ultima vota.

Jaffio  - Nuatri? Sbagghiu ci fu! Vossignuria, i cosi si ricorda o cuntrariu.

‘Nzuddu – Su non era p’’u Principi, a st’ura eruvu ancora a curriri campagni campagni!

Suluvestru – (sguainando la spada) Allura, ‘u vulemu viriri cu curri cchiù forti?

Puddu –  (gridando)Forza di ddocu, marrani! (Tutti si posizionano a combattere)

                                                         Scena IV

 (M.Capunata, D.Capunata, M.Cucuzza, D. Cocuzza, Giulietta, Cannameli e detti)

(Attirati dalle grida, accorrono M.Capunata, D.Capunata, M.Cucuzza, D. Cocuzza, uscendo dalle rispettive abitazioni))

Messer Cucuzza – Ahu, ci la vulemu finiri, si o no? Ma allura siti scemi attunna? No sintistuvu u liscebussi sulenni d’’u Principi ?

Messer Capunata –Ahu! Stamattina, ‘nta stu cortiglio non si pò stari, quannu vidu a certa genti mi manca l’aria!

Donna Capunata – (con ironia) Certu, cu tutti sti cucuzzi pedi pedi!!

Messer Capunata –  (idem) Bih, veru è!

Donna Capunata – (idem) Pensannuci bonu, chi pianta inutili è a cucuzza! Ah veru? Non sapi di nenti, costa ‘na miseria, murtizza di culuri e poi, è risaputu ca (a voce più alta)tutti  icucuzzi su’leggi di intra! A giustu dici ‘u pruverbiu anticu: falla comu voi (come prima) sempri cucuzza e’! (si affaccia Giulietta dal balcone)

Messer Cucuzza – (dal cntr)  (puntualizzando) Scusati questo mio introduceri in un discurso che non si po’ diri intimo e domestico, essennu che l’aviti pronunziatu a vuci di testa e in un pubblico cortiglio. Vistu che, mi pari di capiri, voliti ammiscari vigitali ansemola a persone, v’incominciu a diri quanto segue: (con fierezza) la delicatezza dei cucuzzi è saputa e risaputa in ogni purtuso del munno universu! (torna a snstr)

Donna Cucuzza – (dal cntr)  Ma chi vuliti mentiri a paraconi la billizza di ‘n-piatto di cucuzzeddi frischi conzati con olio e sucu di lumia a confronto con una zaurda pietanza di capunata? Avaja! Non c’è mancu parauni! (torna a snstr)

Messer Cucuzza – (dal cntr)  La cucuzza è mangerizzu nobili! (torna a snstr)

Giulietta –  (dal balcone)Omà! Avisse bisogno di tia ‘n-mumentu! Po’ véniri?

Donna Capunata – (con ironia) Ppi comora non pozzu lassari pirchì l’haju a sentiri tutta sta favula da nobiltà de’ cucuzzi! (Romeo entra dal portico e Cannameli da casa Capunata)

Messer Capunata – (dal cntr) (con ironia)Bih! Bih! Bih! Chi sentu, chi sentu! Ma voi pallate della cucuzza frisca di quaranta jorna, di quella longa o di quella baffa?

Qual è la più aristocratica? (torna a dstr)

Giulietta – (esce da casa)A mia ‘a cucuzza m’ha sempri piaciutu! ‘Nta sta casa non ni mangiamu mai! Haju ‘n-disideriu  di cucuzza!

Donna Capunata – Stati muta, facci senza affruntu e scavaddata! Si diciunu ssi cosi ‘n-presenza di certa gintaredda ca non cunta e mancu canusci?

Messer Cucuzza – (dal cntr) ‘N-mumentu! Ferma ddocu! Signora, lei con queste palore scasciò o, come si usa diri, è nisciuta fora dal siminato! Fino a quanto si parra di acculinaria o se volete di pistiamento o per megghiu diri di cosi di mangiari, e va beni, ci possiamo arridere. Ma quando si incominciano a tagghiuliari le famigghie, allura diventa uno scuncicare il cane che runfolia e po’ finiri a custioni! Mi abbio spiecato? (torna a snstr)

Donna Cucuzza-Jaffio-Suluvestru – Bravo, bravo, bravo!

Messer Capunata – E’ megghiu ca mi levu i finimenti! (si toglie il giubbino)

Donna Capunata – Non ti sdillanciari, o maritu!

Messer Capunata – E chi c’è bisognu? Non ti frasturnari che con due palore li agnottico io.

Puddu -Bravo, accussì si fa!

Cannameli – Arrispunnici a palla! Cummogghili!

‘Nzuddu  - Azzicculu! Sdirregnulu!

Puddu - Dacci ‘na risposta sbrechisi!

Messer Capunata – (dal centro) Dunca! Haju l’impressioni che qualcunu, non avennu chi diri cerca di acchianari i muri lisci comu i jatti! Forsi la qui prisenti moglie e cunsorte, pigghiata di ‘nnuccenti fanaticheria, dissi qualche palora supecchio e mammalucchina. E mi dispiaci assai assai assai. Ma… CAZZALORA… (succede un parapiglia, si mescolano tra di loro. Capunata e Cucuzza continuano a girare sul palco, appena si incrociano, gridano e cambiano direzione)

Donna Cucuzza-  (corre avanti e indietro tra fondale e proscenio)Aiutu!

Cannameli –  (spostandosi trasversalmente) Dacci ‘n -papagnu nto chicchimiddu!

‘Nzuddu  - Ni volunu pigghiari a tradimentu!

Jaffio- (estrae la spada) Fiddiamuli a tutti !

Suluvestru – (si tiene il piede e saltella) Ahi! ‘A cipudda m’acciunganu!

‘Nzuddu  - (si tocca la schiena e corre)Pigghijai ‘n-pugnu nta carina

Puddu – Scanzatini quantu su’ sarvaggi!

Donna Capunata– (come D.Cucuzza, sul lato opposto)  Aiutu, si stanu ammazzannu

Romeo – (alzando la voce)‘Nsumma a vuliti finiri ?

Giulietta – Ma su non successi nenti! (tutti tornano al loro posto)

Messer Capunata – Ehm, ehm!…Calma, calma…unni era junto?

Donna Cucuzza – A cazzalora.

Messer Capunata – Ah, tanti grazii! (a bassa voce) Cazzalora…(dal cntr) Ma stringi stringi e taliannu ‘u sucu, chi dissi minzogna me muggheri? Anzi, si mantenni nto minimu, pirchì in un ragiunamento cumpletu ava a diri che oltre che arripolluti, siti macari grandissimi dibusciati e fussi cosa bona si vi facissuro ‘nchiaccari! Ah, mi sfuvai! (torna a dstr)

‘Nzuddu  - Bravo !

Cannameli –  Bis!

Puddu – Hippy Hippy !

I Capunati – Hurrà !

I Cucuzzari – Risposta, risposta, risposta!

Jaffio- Frijulu senza ogghiu! Ammogghiatillu a ‘stu giallinusu!

Donna Cucuzza – Facci vidiri a ssi laparderi quantu si rascusu!

Suluvestru – ’Mpannulu a paroli! Fallu addannari!

Messer Cucuzza – (dal cntr) Calma, calma, popolo di cucuzzari! Vistu che mi hanno scuncicato, comincio il mio discorso senza affuattarimi, con calma, cominciannu a diri ca (ad alta voce) cca sutta non ci chiovi! (torna a snstr)

Cucuzzari – Bravo, bravo!

Messer Cucuzza – (dal cntr) Queste palore a spacca e lassa della squadra avversaria, mi fanno solo arririri, mi fanno scompisciari dalle risate! Oh! Oh! Oh! (torna a snstr)

Puddu- Appoi ‘u viremu cu arriri all’ultimu!

Donna Capunata– Arrivau n’carramattu carricu di cocozze…

‘Nzuddu  - Cincu cocozze?

Puddu – Sei cocozze!

Donna Cucuzza – (a sinistra, sopra lo sgabello, come se tenesse un comizio) Orva di l’occhi! A certa genti ca a fami c’’a nisciutu di l’occhi, mentri ora si ficiunu l’occhi grossi e non si ci po’ diri quantu su’ beddi st’occhi, ci fazzu sapiri di stari cu l’occhi aperti pirchì, tra ‘n-vidiri e ‘n-svidiri, o verusìa, na na vutata d’occhi, ci pozzu vunchiari i baddi di l’occhi!

Capunati –  (Con ironia) Oh! Oh! Oh!

Donna Capunata– (da destra, sopra lo sgabello, come se tenesse un comizio) Quannu sentu a certuni, c’’u pilu nto stomucu, ca accominciano a ‘ntricarisi ne’ pila di l’autri, mi attisa tutta ‘a pilatura e senza pila supra a lingua ci consiglio: (tutti i Capunati indicano i numeri con le dita) primu, ognunu sapi i pila so’ e perciò circamu di n’ammiscari i pila; secunnu, pila o non pila, su sempri pila personali; terzu, stassunu attenti a non usari cu mia ‘na parrata pilusa e pigghiassunu ciatu sinò appilunu; quartu, ppi concludiri e ppi junta, ci dicu ca stavota si ni niscénu ppi ‘n-pilu, a prossima vota c’inturciuniu ddi quattro pila ca c’hanu e su ci n’arrestunu ancora ci tagghiu ‘nsuppilu ‘nsuppilu!

Capunati – Brava! Brava!

Cucuzzari – Risposta! Risposta!

Messer Cucuzza – (dal cntr) Certi discussioni, prinunziati da una, saputa sentiri signura, che fino a passannajeri faceva a cammarera e alliccava reschi da munizza, manco in considerazioni li pigghiu! Quantu stimu ‘a saluti, mi fanu sulu cattigghiari! E, quantu stimu a me’ soggira, mancu c’è sfizzio a rebricari a certi nisciuti di funnucu, sbummicati da uno che è conosciuto come un voi di fera per come era mastro nel tagliare ‘a fami cu l’accetta! Massimamenti, quantu stimu e figghi, a l’una e all’autro ci pozzu dari due consigghi: vo luvatici ‘i pulici a jatta e dopu iti a dari ‘nte cianchi! (torna a snstr)

Messer Capunata – (dal cntr) Ma comu si pirmetti, ‘stu scaurarocculi? (torna a dstr)

Messer Cucuzza – (dal cntr) Mi pirmettu, mi pirmettu! Cu vui, chissu e autru! (torna a snstr)

Messer Capunata – (dal cntr) A ccui? Offesa terribili fu! (torna a dstr)

Messer Cucuzza – (dal cntr) E allura? Su voli ci pozzu junciri qualchi autra cosa! (torna a snstr)

Donna Cucuzza– (dal cntr) ‘Nsumma, vi vuliti dicidiri c’amu a fari? A forza di junci tu e junciu ju, finisci ca passamu a notti cca fora! Ajutamini ca scurò! (torna a snstr)

Cucuzzari –Giustu dici! Spurugghiamini!

Capunati  - Alle armi !

Messer Capunata – …CAZZALORA ….! (Chi corre a dstr, chi a snstr, idem c.s.)

                                                          Scena V

                                               (Detti più Principe)

Principe – (BRANO N. 2)  (squillo di tromba,sale sullo sgabello.Tutti ai loro posti) Sculicenzia! Non vi assaiate! Bottiglione di cristallo, ma livamici l’opira una fiata per tutte! Oh!…Cuminciamu cu la solita dumanna… (fa segno a tutti di parlare)

Cucuzzari – Capunati  -  (con cantilena) Pirchì sti pugna?

Cucuzzari – Capunati  - Boh?

Cucuzzari – Capunati  - Cu l’ha vistu a cuntessa?

Cucuzzari – Capunati  - Boh?

Principe – Diminiscanza! Ma per favore, mutate mutandis! Come ve lo devo dire che mi avete stufato di mala manera? Basta! Vi mando tutti all’esilio e mi levu il pensiero eternamenti!

Cucuzzari – Capunati  - No, all’asilo no!

Romeo – Ma si manna a tuttio cunfini, nto paisi cu resta? Nuddu!

Principe – Bih, viritati est!

Cucuzzari - Un applausu per Romeo!

Principe – E allura, forse è meglio assai se ne mando uno solo! Vediamo… vediamo…vediamo…. (suadente) Chi voli andare all’esilio alzi la mano.

Cucuzzari–Capunati-(fanno gli indifferenti,fischiettano,girano le spalle al Principe)

Principe – Ma guardati ca si sta magnificuni all’esilio! (suadente) Castello a 4 stelle, tre pasti più la merenda, opira de’ pupi serale, piscina riscaldata a mantici e in una località a scelta. Ma, vi addomando, che pretendete di piu? Allora, forza, favellate, per uno solo c’è posto ! Arricordatevi ca cu nesci arrinesci!

Cucuzzari – Capunati  - (fanno gli indifferenti, c.s.)

Principe – Ah, cosi arraggionate, niuno avanza richiesta? Ma per forza devo trovare un capro respiratorio? Ah, si !? Ora vi abbesso io! (batte le mani) Portatimi le polise! (il Menestrello gli porge una scatola contenente delle schede) Ci damo una bella arriminata e voilà…(estrae una scheda) il fortunato estratto è… è…

Capunati  - …è…

Principe -  (rivolto ai Cucuzzari)è…

Cucuzzari – …è…

Principe -…è…

Cucuzzari – Capunati  -  è…

Principe -  …Romeo!

Tutti – Oh!

Giulietta-Romeo – NO!!!

Tutti – Oh!

Giulietta – Arrifacemu il sorteggio.

Cannameli – Ma pirchì s’intrica?

Principe – Ma perché debbo rifare il sorteggio? Io faccio tutte le cose a vista di tutti, senza trucco e mai come certi  giudici che ce l’hanno sempre con me. Anzi per la regolarità vi faccio vedere i nomi che portavano le altre polise. Ecco, (legge le schede rimaste dentro la scatola)… Romeo,… Romeo, …Romeo, …Romeo… Sempri lo stessu lui doveva uscire. Era destino!

Capunati– Viva il Principe!

Cucuzzari - Lunga vita al Principe!

Principe – Grazie, grazie! Romeo, anche se la notizia ti cagiona abbondante mestizia, beddu valenti, arricogghiti i pupi e parti. Vorrà Dio che la nuova dimora ti colmi di imperituri benefizi. La destinazione è la risulenti località di Passopisciaro. Una sola raccomandazione ti debbo fare: stai attentu o vino di ssa zona, è troppu bonu, ma è tradimentusu! Il fai buon viaggio.  (Restano soltanto in scena Giulietta e Romeo. Gli altri escono con le solite modalità)

Giulietta-  Oh, il nostro amore è perduto! Marito diletto!

Romeo – (al pubblico) Maritu si, ma no di lettu! Quali lettu? Cu l’ha vistu ancora!

Giulietta – Prima ca parti n’amu a parrari. A chi ura dici?

Romeo – Ju dicessi e novi. E’ l’unica! (per le rispettive case)

                                                           Scena VI

Menestrello   (intona) (BRANO N. 9)

Cu sfortunato nasci, accussì mori

Chiancennu e lazzariannisi lu cori

Romeo e Giulietta non hanu paci

Scurdannusi ppi sempre carizzi e baci

Chiddu ca li susteni è la speranza       2 volte

Accumpagnata  da forti custanza        

                                                   Scena VII

                      (Cannameli, D.Capunata,M.Capunata, Cannameli,Giulietta)

Cannameli – (da casa Capunata, leggendo la minuta)Nummiro tri trispiti di ferro…

Donna Capunata – (alla snstr di Cannameli) Tri trispiti suli ?

Cannameli – Ma pisuno deci chili l’unu!

Donna Capunata – Ponu pisari macari milli chili! Sempri tri sunu! M’’u dici ppi favori unni pojunu i tavuli d’’u lettu? Non cascunu?

Cannameli – Chissu è macari veru, ma ‘u quartu trispitu c’’u pristai a me frati, annunca non si puteva maritari. Voli diri ca m’’u fazzu turnari.

Donna Capunata – Cosi vostru sunu. Jiemu avanti….

Cannameli – Nummeru uno cantarano novu di legno con balata di marmuru biancu. Nummiro unu quatru dell’Addulurata per capizzo. …

Donna Capunata – E ‘u quatru di S.Ajituzza?

Cannameli – Va beni! Nummiru una pignata di ramu…..

Messer Capunata – (da casa e si ferma alla snstr di D.Capunata) Di pignata si parra, allura finalmente stati finennu!

Cannameli – Restunu sulu du’ pagini di minutula. Ma cu Giulietta quann’è ca ci pozzu parrari ?

Messer Capunata – Caru Cannameli si veru ‘ncuttu! T’haju dittu centu voti ca Giulietta è tò, tutta a tò e nuddu t’’a pò luvari. Capisciu ca si ‘nnamurato comu ‘na signa, ma su d’’u tò non ci metti nenti, finisci ca fai i vermi. La devi scuncicari, ci devi fari i rialeddi e ci devi portare sempri allegria! Tu, inveci, quannu si cu idda pari attunnu abbasuluccutu ! Ni poi fari mai passi avanti?

Cannameli – Questo non ve lo lascio dire! Ju l’haju tintati tutti! Chi cosa duci, ca poesia, chi petri priziusi. Idda, s’ha pigghiatu tutti cosi e non m’ha dittu mancu grazii! Anzi, l’autra notti ci purtai macari a sirinata c’’a banna di Rannazzu! Poi qualcunu sparau e n’appumu a scappari cu tutti i strumenti!

Messer Capunata – E tu, beddu figghiu, ppi non diri citrolu malu fattu, chi porti a sirinata di notti e macari ca banna? Ma a nuddu ‘nzirtau a scupittata?

Cannameli – No!

Messer Capunata – No? (verso il pubblico) A prossima vota miru megghiu!

Donna Capunata – E chi ci voi fari, è carusa ancora! Arriorditi ca non c’è amuri senza amaru.

Messer Capunata – A propositu d’amaru, ci su’ problemi pp’’a doti?

Cannameli – (deciso e pronto)No, tuttu a postu!

Donna Capunata – Quannu mai! Ancora non s’ha parratu di matarazzi, di salvietti p’’a facci, di mappini…

Cannameli –  (interrompendola)Ma su’ pila!

Donna Capunata – E torna! Ppi chistu sunu tutti pila! I pila ci l’hai nto ciriveddu!

Cannameli –  Vuleva diri ca su’ babbinarìi.

Donna Capunata –Ahu! Mutu statti, non mi cuntrariari, senò t’ammiscu mustacciuni ca t’assettu!

Cannameli – Perdono Madonna Capunata, nonché futura matri e soggira, non vuleva affenniri a nuddu. Mi scappau!

Messer Capunata – (conciliante) Va beni, ti criremu. Allura, prima d’’u matrimoniu, ‘a doti a essiri pronta!

Cannameli – Va beni, opà.

Donna Capunata – Chiuttostu ‘na manu a sti carusi ci la dobbiamo dari, senò finisci c’ammuffunu.E si anticipassimu ‘u sposaliziu?

Messer Capunata – Certu, certu. Ma senza troppa primura. Chi jornu è oggi?

Cannameli – Martedì.

Messer Capunata – Ti piaci su ‘u matrimoniu, peracasu, ‘u facemu… giovedì?

Donna Capunata – Bonu è ! Chi dici Cannameli?

Cannameli – A mia m’ha sempre piaciutu ‘u giovedì!

Donna Capunata – Non è né troppu luntanu né troppu vicinu. Aspetta ca chiamu a Giulietta e ci damu a bella notizia. Giulietta, oh Giulietta

Giulietta – (fuori scena)Che mi avite chiamato?

Donna Capunata – Si bedda da omà. Scinni ca ti abbiamo a parrari!

                                                      Scena VIII

                                                (Detti più Mena)

Mena – (da casa Capunata, alla snstr di M.Capunata)Ca sugnu, chi vuliti?

Donna Capunata – Ma cu schifiu ti ha interpellatu a tia? Cu si tu, me figghia?

Mena – Ma chi fa non mi canusciu cchiù, vossia? Avaja! Sugnu Mena, la notrice di Giulietta!

Donna Capunata – Ah, si a nutrici? Ma ‘u sai almenu chi voli diri?

Mena – ‘U sacciu e n’’u sacciu. Addipenni!

Donna Capunata – Gnuranti! Significa: fimmina c’abbada e picciriddi  di l’autri allattannuli.

Mena – Allattannuli? E chi sunu mura ca s’allattunu?

Messer Capunata – Basta, finitaccilla! Varda chi fai, vai a truvari ‘nta tana a chidda c’allattari e l’accumpagni cca! E senza addimurari! (gridando) Ha caputu?

Mena – E bonu, ‘u capii, chi bisognu c’è di fari vuci?Subito, faccio subito, ‘nta sauto! I miei esequi! (esce)

Donna Capunata – Comu sarà contenta me figghia di sta bella notizia!      

                                                          Scena IX

                                                 (Detti più Giulietta e Mena)

Giulietta – (da casa. Alla snstr della madre)Sabbenedica omà, opà. Tanti cosi…

Mena – (fra Giulietta e Cannameli)(verso il pubblico)…Frischi nta carina!

Giulietta – …Al nobile cavaliere …Mangiameli!

Cannameli – Cannameli!

Giulietta – …Ah, si! Cca sugnu!

Mena – Cca semu!

Messer Capunata – Figghia d’’u me cori. E inutili ca ti dicu ca ju e to matri pinzamu unicamenti ‘u to beni. ‘U sai! Oramai addivintasti granni, (cantilenando, mentre gli altri muovono le braccia a ritmo come se ballassero) quattordici anni i facisti, i scoli i finisti, i scagghiuni i lassasti, o scupuni vincisti …

Mena – (c.s.)…… a marredda piddisti, assira curristi, beatu cu ti visti.

Giulietta – (cambiando tono)…Non dicu ca ssi vecchia, ma su continui di stu passu…Opà, accuzzila pirchì ssa storia ma cuntau a omà. ‘Nsumma, mi vuliti maritari? 

Donna Capunata – No, ca quali! E chi c’è primura? Si ni parrava accussì, tantu pi parrarini... (guardandola per incoraggiarla a parlare) Si poi ‘nsisti, ‘u jornu ‘u poi sceglieri a tò piaceri, liberamente….(c.s.)Ci ni sunu setti, ‘nta ‘na simana, hai vogghia!… (c.s.)Per esempiu, tantu pp’ajutariti, chi fussi bellu su sciglissi ‘na jurnata nto menzu tra mercoledì e venerdì. (cantelinando) Chi c’è  nto menzu?

Giulietta –  (abbocca)…Giovedì!

Cannameli – (deciso)Bonu è ‘u giovedì, mi piaci macari a mia! Affari fattu!

Mena – Chi fattu e fattu! Vadda che soru chistu! Unni sta jennu c’’u sceccu!

Donna Capunata – Ahu! ‘Ntrichitimicciu a voj finiri d’infilariti unni non t’attocca? A cuccia!

Mena – Ppi so’ norma e reula non sugnu cani e secunnariamenti sunu macari affari mei!

Donna Capunata – E di unni ti scinni ca sunu affari toi?

Mena – Pirchì, essennu l’allattatrici di Giulietta, i cosi so’ diventunu i mei!

Giulietta – Basta, finitaccilla. Ju giovedì non mi pozzu maritari!

Donna Capunata- Messer Capunata- Cannameli – E pirchì?

Giulietta – …Pirchì…..

Donna Capunata- Messer Capunata- Cannameli – Pirchì, sintemu!

Giulietta – …Pirchì…..pirchì…c’haju ‘n‘impegnu!

Mena – Sicuru! Si una, mintemu, avi chi fari, si po’ maritari? Mai e poi mai!

Cannameli – E certu, accussì è! Si c’avi ‘n’impegnu comu fa? Pacenza!

Donna Capunata Messer Capunata– Qual è st’impegnu?

Giulietta – …Qual è…?

Mena – … C’’u varveri…!

Donna Capunata Messer Capunata - Cannameli – …C’’u varveri?

Giulietta – …E chi c’è di mali su una avi appuntamento di giovedì c’’u varveri??

Cannameli – Giustu, chi mali c’è?

Donna Capunata Messer Capunata –Ma si sicura, ca è c’’u varveri ?

Mena – … No, Giuliettedda bedda, l’appuntamentu è c’’a custurera!

Giulietta – …Ah, veru è! C’’a custurera, ppi farimi ‘n-abitu! Mi l’ava scurdatu!

Messer Capunata – E voli diri ca ammitamu macari a custurera e macari ‘u varveri! Ma tu giovedì ti mariti!

Mena – E non po’ essiri ‘u stissu pirchì è già maritata e non si po’ maritari du’ voti!

Donna Capunata Messer Capunata –  Cui?

Mena – Giu…..

Giulietta – Giuvanna, a custurera!

Donna Capunata Messer Capunata –  Ah!

Donna Capunata – Ora, bedda valenti, figghia primurusa e assinnata, arritiriti nelle tue stanze a goderti da sola a sola questa gioia che ti abbiamo rijalatu. (Giulietta esce battendo i piedi, assieme a Mena)

 

                                                       Scena X

                     (Cannameli, M.Capunata, D.Capunata, Fra Serafino)

Cannameli – Oh, varda cu cc’è, Fra Serafino! (Entra F. Serafino, col solito cesto)

Donna Capunata – Fra Serafino, ci dobbiamo dari una bella notizia. Giulietta, giovedì  si marita con il presente Cannameli!

Fra Serafino –  (si pone tra i coniugi Capunata) No!

Donna Capunata- Messer Capunata- Cannameli – E pirchì no?

Fra Serafino – Eh…Vuleva diri…n’autra vota? Ehm…N’autra vota l’avevo intiso questa voce!

Cannameli – E voi siete ‘nvitato perché c’aviti a maritari?

Fra Serafino – Ju? Quannu mai! Non posso!

Donna Capunata – Bih! E pirchì non putiti?

Fra Serafino – Pirchì? …Pirchì…mi pari ca haju ‘n-pocu di chiffari urgenti urgenti! Aspettu…’u varveri!

Donna Capunata- Messer Capunata- Cannameli – ‘U varveri?

Fra Serafino – Pirchì chi c’è di mali, non si pò aspittari ‘u varveri di giovedì?

Cannameli – Giustu, chi mali c’è?

Donna Capunata Siccome ‘u spetta macari Giulietta!

Fra Serafino – Ma varda varda chi cosi! Mancu su erumu d’accordu! Certu ca sti varveri di oggi, ppi tinirisi i clienti non sanu cchiù cosa strummintari!

Donna Capunata – Ma non criru ca giovedì aspetta macari ‘u custureri?

Fra Serafino – Ahu! M’’u luvastuvu da vucca. Si, propriamenti‚ aspettu macari ‘u custureri!

Donna Capunata – E poi diciunu ca c’è sdisoccupazioni!

Messer Capunata – E chi è pobblema chissu, voli diri ca o matrimonio ammitamu macari ‘u vostro custureri! E su vuliti macari o varveri! Cuntentu?

Cannameli – Chi fa s’affenni su portu macari ‘u me custureri?

Fra Serafino – Vossignoria è troppu ginirusu! Ma non po’ essiri ‘u stissu, pirchì, ora ca ci pensu, giovedì è sicuru ca cascu malatu e….

Messer Capunata – Fra Serafino, ‘a voli sapiri ‘na cosa?

Fra Serafino – Parrassi!

Messer Capunata – (con decisione) Giovedì, macari menzu mortu, c’ata essiri, pirchì questo matrimonio s’ha da fare! Amuninni!  (escono i Capunata e Cannameli)

Fra Serafino – (passeggiando nervosamente) Matri, matri matri e comu haju a fari? A pozzu maritari ‘n-jornu si e unu no a ‘sta carusa?

                             

                                                           Scena XI

                                      (Fra Serafino, Giulietta, Mena)

Giulietta – (da casa assieme a Mena. Al centro del palco)Oh, Fra Serafinu, non v’è speranza, non v’è rimedio, non v’è aiuto! Me patri mi voli fari maritari ddu cannameli di Cannameli!

Fra Serafino – (con sconforto) ‘U sacciu!

Mena – Giovedì matina!

Fra Serafino –  (idem) ‘U sacciu!

Giulietta – ‘U sapiti macari a ccu mmitau?

Fra Serafino – (idem) No, chissa sulu non sacciu!

Mena – Macari ‘a custurera!

Fra Serafino – (idem) Allura sapeva macari chissa!

Mena – E non diciti nenti?

Fra Serafino – (idem) Non sacciu c’ha diri!!

                                                            Scena XII

                                                      (Detti più Romeo)

Romeo – (dal portico, verso il lato snstr del proscenio, declamando. Porta un fagotto appeso ad un bastone e il solito mazzolino di fiori appassiti) Oh, Giulietta! Battito del mio cuore, sangue delle mie vene,vavarella dei miei occhi!

Mena – Matri, quantu è aromatico!

Giulietta – (declamando, verso il proscenio, lato dstr. Mena e il frate rimangono fermi)Oh Romeo, quanto siamo sventurati, malasurtati, struppiati e mazzuliati!

Romeo – (verso il pubblico) Ma pirchì non pigghia bonu ppi idda!

Giulietta – Mio padre mi voli fari maritari!

Romeo – E chissu ‘u sapeva!

Mena – (verso il proscenio,al cntr, assieme a Fra Serafino)Ahu, nta stu paisi, è peggio di ‘n-cuttigghiu, si sanu tutti cosi!

Romeo – Non aggiungiri cchiù nenti, mi cunvincisti! Semu propriu ‘na fitinzia! Non ni putemu lamintari. Ju, già d’’u miu n’aveva cchiù d’’u giustu, ma di quant’avi ca ni maritamu, i disgrazii sunu comu i ciliegi: una tira l’autra! Basta ca non ni fanu mali tutti sti ciliegi!

Fra Serafino – Forsi ‘a suluzioni de’ vostri problemi ci l’haju ju!

Giulietta – E qual è ?

Romeo – E unni è?

Mena – E chi ura è!

Fra Serafino – Cca intra!

Giulietta – ‘Nto ciascu?

Romeo – (variando il tono)Nto ciascu?

Mena –  (idem)Nto ciascu?

Giulietta-Mena-Romeo  - Oh!

Fra Serafino – Si, nto ciascu! Cca intra c’è ‘u decottu di cucuzzeddi frischi che provoca la morte pp’’a finta. Giulietta si ni vivi ‘na dosi, s’addummisci ppi ‘n-quartu d’ura, tutti ‘a crirunu morta e fanu a paci. Intanto, torni tu dall’esilio, Giulietta si arrusbigghia, spiegamu comu successunu i fatti e tutto finisci bene. O almeno spero!

Mena – Comu speru? E si non s’arrusbigghia cchiu?

Giulietta – Non temere divota e incredula balia. (appassionata) Meglio la morte che lontano dal mio amato Romeo e vicino a quel cannamele!

Romeo – Si, si,si,! Il decotto di cucuzzeddi frischi è l’unica e l’ultima nostra speme!

Mena – Ma quantu parra beddu!

Fra Serafino – Giulietta, ti consegno questo fiasco di decotto, ti raccomando fanne un buon uso,  sulu muccuni a’ vota, non ci calari ‘a pasta!.

Giulietta – Lo serberò gelosamente!

Romeo – Addio Giulietta, mi devo spicciare senò finisce ca perdu il cavallo delle nove per Passopisciaro. Mena, ti raccomando, vigila su di lei, facci viviri la dose giusta di decotto, picchì essennu di cucuzzi frischi, su esagera, si ci po’ sbuddiri ‘u stomucu!

Mena – Ci pensu ju!

Fra Serafino – Ti accompagno alla fermata del cavallo. (esce assieme a Romeo)

Giulietta – ‘A magghia di lana t’’a puttasti? Bravo! Fai buon viaggio. (esce Mena e Giulietta intona il canto) (BRANO N. 10)

Non trovu capienti tantu ranni

capaci d’alluggiari tantu amuri.

P’arrizzittallu tuttu non ci basta

l’immensu mari tantu funnu,

                                                  i stiddi, (a luna,) u suli e l’infinitu.

Oh, sciatu d’’u me cori

Oh, sciatu d’’u me cori

               Oh, sciatu d’’u me cori    2 volte

quantu mi costi

E su n’avanza ancora, ciatu miu,

prijinchiu a chiana, i munti e lu disertu.

Allura si, ca pozzu arristurari

cu sazietà d’amuri lu me cori

e ripusari ‘ntra li vrazza  toi

Oh, sciatu d’’u me cori

Oh, sciatu d’’u me cori

               Oh, sciatu d’’u me cori    2 volte

quantu mi costi

                                                              

                                               Ora ca vai luntanu da me vita                                                              

                                                   lu me pinseri non senti ragiuni

                                                   allatu sempri a tia voli ristari,

                                                    mancu ‘n-mumentu ti voli lassari

                                                    e strittu strittu ti fa cumpagnia

                                                                 

 Oh, sciatu d’’u me cori

Oh, sciatu d’’u me cori

               Oh, sciatu d’’u me cori    2 volte

quantu mi costi

                                                            Scena XIII

                                            (D.Cucuzza, M.Cucuzza)

Donna Cucuzza – (da casa, assieme al marito) Certu è che qualche cosa ppi Romeuzzu l’amu a fari. N’’u putemu lassari sulu e abbannunatu in un paese furasteri, unni non sapi mancu ‘a lingua. I capisci, lu gioia nostru, i passapisciati…i passapisciarusi ? O comu caddu si chiamunu?

Messer Cucuzza – (avanzando) Sta parrannu comu su l’avissunu purtatu d’abbanna ‘u Strittu! E’ a Passupisciaru, chi ti criri? Su stu carusu crisciu mmammalucchinu e ammizzigghiatu è curpa tò’. Non faceva ‘n-passu ca subitu c’appizzavi appressu. E unni è, chi fa, ‘sa cu ccu è!

Donna Cucuzza – Ssu figghiu sulu avemu!

Messer Cucuzza – E menu mali!

Donna Cucuzza – Chi dici su a simana ca trasi ‘u jemu a truvari? Ci purtamu a biancheria pulita, quattru viscuttedda e ‘na duzzina di ova. Ah, chi dici?

Messer Cucuzza – Ma chi t’haju a diri. Ca jemuci. (escono)

                                                           Scena XIV

Menestrello    (intona)        (BRANO N. 12)

Semu a la fini ‘i chista storia

Finisci ‘n-tragedia o allura in gloria?

Tra pocu tuttu, sarà svilatu !

Na cosa certa nui vi l’amu datu

Ca la murali è sempri chidda

Ppi fari paci basta ‘na faidda.

                                                   Scena XV

(Detti più Voce, Altra voce, Mena, Giulietta, D.Capunata, M.Capunata, Suluvestru,    Puddu, ’Nzuddu, Jaffio, Cannameli, Principe) 

Voce f.s.-  (da fuori scena) Hanu ammazzatu a cummari Giulietta!

Altra voce f.s. – (idem)La notizia che dava per ammazzata Giulietta è falsa e tendenziosa. Si è semplicemente suicidata!

(Dalla sala, le quattro prefiche, camminando lentamente, portano in spalla la barella, colma di fiori, con sopra Giulietta che tiene in mano il fiasco del decotto. Seguono, asciugandosi con enormi fazzoletti colorati, D.Capunata, M.Capunata, Cannameli e Mena. Le prefiche dondolano la barella mentre ripetono la tiritera)

Prefiche A – Oh, chi svintura!

Prefiche B - Oh, chi svintura

Dalla loro casa escono Donna Cucuzza e Messere Cucuzza

Donna Capunata –  L’unica figghia c’aveva!

Prefiche A – Oh, chi svintura!

Prefiche B - Oh, chi svintura!

Messer Capunata – Ni lassasti suli, comu tanti urfaneddi!

Prefiche A  – Oh, chi svintura!

Prefiche B - Oh, chi svintura!

Mena – E comu mossi senza fari piu!

Prefiche  A– Oh, chi svintura!

Prefiche B - Oh, chi svintura!

Cannameli –E ora, vò trovatila n’autra zita!

Prefiche A  – Oh, chi svintura!

Prefiche B - Oh, chi svintura!

Poggiano la barella sul palco, con i piedi di Giulietta rivolti verso il pubblico.Dietro la barella si sistemano nell’ordine, a partire da dstr, Cannameli, M.Capunata, D.Capunata. Mena, poco più avanti, a metà barella. Sul proscenio, con il volto rivolto verso Giulietta, si dispongono a destra le prefiche A, a snstr le prefiche B. I Cucuzza, rimangono a snstr, davanti alla loro abitazione

Messer Cucuzza – Matri chi disgrazia!

Donna Cucuzza – Chissi su’ tragedii!

Prefiche A –  (dondolandosi) Com’era  bona, com’era bedda…

Prefiche B - (idem) …Ci piaceva ‘u pani a vastedda!

Tutti – (idem)Uhàu!

Messer Cucuzza – (avvicinandosi ai Capunata assieme alla moglie) Dal più funnali assai del cuore ci auguriamo le nostre più splendide condoglianze.

Donna Cucuzza –Chi ci voli fari! Chianciri ‘u mortu su’ lacrimi persi pirchì prima o poi abbiamo a moriri tutti. E poi, cu mori inchi a sò fossa! (tornano al posto di prima)

Prefiche A  – (dondolandosi)  Com’era duci, com’era alijanti…

Prefiche B  - (idem) …Purtava sempri cullani e brillanti

Tutti – (idem)Uhàu!

Messer Capunata –  Ma chi cosa rappresenta stu ciascu c’avi Giulietta nt’’i manu?

Donna Capunata – Matri! Veru è! Aspetta ca ‘u pigghiu.

Prefiche A  – (dondolandosi) Com’era allegra, com’era baggiana…

Prefiche B  -((idem)) …Ardeva ‘u furnu ppi tutta ‘a simana!

Tutti – ((idem))Uhàu!

Messer Capunata – (dopo averlo assaggiato)  Sapi di mulinciani fritti!

Donna Capunata – (idem)  Ca quali! Di pipi arrustuti, voi diri!

Prefiche A  – (dondolandosi) Com’era saggia, com’era capaci…

Prefiche B  - ((idem) …Ci piaceva ‘u trunzu di Aci!

Tutti –(dond.)Uhàu! (i Capunata si addormentano dietro la barella, su di una panca)

Principe – (entra dal portico, accompagnato dai soliti squilli, stavolta stonati, (BRANO N. 11)portandosi dietro lo sgabello. Lo pone vicino a Mena, vi sale e inizia il discorso) Miei sudditi, è il vostro principe che vi parla. Vista la fredda serata, considerato che non avete portate le sedie da casa e neanche un piccolo spuntino, sarò breve. (Cannameli beve dal fiasco) Qualcuno dell’opposizione dirà che la morte improvvisa di Giulietta ci coglie impreparati. (Cannameli si addormenta con le braccia alzate guardano il soffitto) Ma quando mai! A voi forse si, perché siete popolo bue, zaurdi, scattiati dalla nascita e anche vacanti di intra,  ma no al vostro qui presente Principe! (I Cucuzza bevono) E’ lui che veglia e sta attento ai bisogni di tutti. Noi, cari elettori sudditi, manteniamo sempre i contratti che firmiamo con il popolo! (I Cucuzza s’addormentano in piedi, formando un arco. Bevono le prefiche B) A che vi pare? Vi abbiamo promesso la riforma mortuaria ed ecco che abbiamo istituito le fosse comuni. (bevono le prefiche A. L’ultima che ha bevuto ripone il fiasco sulla barella. Le prefiche B cadono per terra e toccandosi con i piedi, formano un ponte, mettendo in vista i mutandoni che portano) Vi abbiamo promesso le piagnone ed ecco subito il servizio delle prefiche.Non sono una gran bellezza, ma sono garantite dalla parentela che li lega al sottoscritto! (le prefiche A cadono per terra e assumono la stessa posizione delle altre prefiche. Il Principe beve) Malgrado queste gigantesche riforme, l’opposizione invidiosa continua a parlare male del vostro Principe, a parlare di conflitto d’interesse e di un sacco…ma…di…un…sacco…di…bugie! (il Principe, si addormenta, come se continuasse a parlare. A questo punto, tutti, ad eccezione di Mena, rimangono immobili nella posizione che hanno assunto)

Mena – Ahu! S’addurmiscenu tutti! E chi ci calavu ‘u l’oppiu? Ma chi ura sunu?

Voce – Anche se tutto va bene, fussi ura ca c’’a finissumu!

Mena – Unni è ‘u ciascu di Giulietta? Ah, cca è! Ma è leggiu! Cu s’’u vippi? Iddi! E ora cu ‘i rusbigghia? Sempri su s’arrusbigghiunu! E su morsunu tutti, chi fazzu sula comu ‘na mummia ? Matri, matri! Quantu vaiu a chiamari a Fra Serafinu! (esce)

 

                                                      Scena XVI

                              (Detti, più Romeo, Mena  e Fra Serafino)

Romeo – (entra dal portico) Mancu ‘u tempu d’arrivari a Passupisciaru ca Fra Serafinu m’avvisau ca tuttu era prontu. Ma chi successi? ‘U me cuttigghiu addivintau ‘n-funnucu? Stanu durmennu tutti.(scuotendoli)…Opà…omà…e pirchì non s’arrusbigghiunu? O…o morsunu tutti? Oh, me tapino, me meschino, me becchino! Ora mi tocca vurricalli a tutti!Ma c’è macari Giulietta! La mia sposa, la mia diletta, la mia protetta, oh che disdetta! Non funzionò ‘u decottu! Forse era scaduto! Ma allura accussì arristai sulu, persi a muggheri, ‘u opà, a omà, l’amici, i soggiri, ‘u Principi. Nenti, chi campu a fari, m’avvilenu macari ju e mi levu d’’u menzu! (afferra il fiasco e accenna a bere)

Fra Serafino – (entra dal portico con Mena) Non lo fare Romeo!

Mena – Fermati! Non te l’agghiuttiri! (piano piano si svegliano tutti, mantenendo la stessa posizione)

Principe –L’opposizione non vincerà mai le elezioni perché io con le polise sono un maestro …..

Prefiche A  – (dondolandosi)  Com’era sora com’era vagghiarda…

Prefiche B- (idem) …Ci piaceva a pasta c’’a sarda!

Tutti – (idem)Uhàu!

Mena – (gridando)Giulietta s’arrusbigghiau!

Donna Capunata  – Miraculu, Diu sia ringraziatu!  Oh figghia, bedda figghia!

Prefiche A  – (dondolandosi)  Com’è amabili com’è giniusa…

Prefiche B - (idem) … Bih, chi miraculi ca fa sta carusa!

Tutti – (idem)Uhàu!

Giulietta – (scende dalla barella)Si pirmittiti, vulissi diri ‘na cosa! Non v’’a cuntu tutta pirchì è troppu longa, vi dicu sulu a cosa cchiù ‘mpurtanti: ju e Romeo semu maritati!!

Tutti – (con stupore) Ooh!!!

Romeo – Si! Sugnu so maritu e ni vulemu bene assai assai!

Tutti – Bacio! Bacio! Bacio!

Messer Capunata –  Mumentu! Prima vogghiu vidiri a minuta da doti!

Tutti – Eeeeeeeh !

Mena – Ora parru ju! ‘U nsignamentu di sti carusi è ‘na lizioni troppu ‘mpurtanti pp’’i famigghi. Ora macari iddi hanu a fari paci.

Tutti – Pace! Pace! Pace!

Principe – Senza attendere l’avanzare del tempo, firmiamo immanentemente la pace!

Donna Capunata – E lu contrafirmamu cu ‘n-dicretu spiciali: cu ‘na bella ballata!

(Tutti ballano il saltarello) (BRANO N. 13)

                                                          F   I    N    E