Giulietta ti presento Romeo

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DI CHE FAMIGLIA SEI

GIULIETTA 

 TI PRESENTO

ROMEO

Ovvero

QUESTA SERA SI

RECITA

SHAKESPEARE

Commedia comica in due atti di

Natili-Giustini


Personaggi

Alcuni personaggi di questa commedia recitano se stessi alle prese con l’allestimento del dramma “Romeo e Giuletta” di Shakespeare.

Rosica Forte................................................ Marito di Pina     

(Rocco Aversano)....................................................... e primo Romeo

Pina Scognamiglio...................................... Attrice         

(Pina Rossetti)............................................................. e prima Giulietta

Regista del dramma............................................. Regista / Angelo

(Angelo Grieco)………………………………......... e Frate Giovanni e Suggeritore

Marco Siciliano........................................... Il proprietario del teatro

(Marco Siciliano)....................................................... e Frate Lorenzo

Azio............................................................... l’Operaio scenografo

(Salvatore Lambiasi)................................................. e nobile Capuleti padre di Giulietta

Diego............................................................. Tecnico delle luci

(Diego Gazzelloni).................................................... e nobile Montecchi padre di Romeo

Radu............................................................. Aiuto operaio rumeno

(Marco Giacomozzi).................................................. e Servitore dei Montecchi

Milena........................................................... Attrice         

(Milena Forzato)....................................................... e Donna Capuleti madre di Giulietta

Aida............................................................... Attrice         

(Aida Capone)............................................................... e Donna Montecchi madre di Romeo

Elena............................................................. Attrice         

(Elena Tangianu)........................................................ e Nutrice

Antonietta.................................................... la Costumista

(Antonietta Lombardi)............................................. sarta

Francesco.................................................... Attore

(Francesco Testa)...................................................... e Mercuzio

Isabella......................................................... Giulietta Bis

(Isabella Di Belardino)

Maurizio....................................................... Romeo Bis  

(Maurizio Pedini)

Fabio............................................................. Tecnico audio

(Fabio Forzato).......................................................... fonico

Dream Works.............................................. 5 Ragazze Coro


PRIMO ATTO

Il sipario è già aperto sul palcoscenico spoglio di scenografia. Si notano sia in quinta destra che in quinta sinistra parti di elementi scenici poggiati alle pareti, sedie messe alle rinfusa sul palco, un divano coperto da un lenzuolo bianco, un albero di Natale e un mobiletto con sopra un telefono.

Mentre il pubblico sta ancora riempiendo la sala AZIO, l’operaio scenografo entra ed esce da una quinta all’altra fischiettando: una volta porta un pannello di scena, un’altra due cantinelle, altre volte vari elementi. L’atmosfera che si deve far respirare al pubblico in sala, è quella di una normale serata di prove.

Anche Radu, l’aiuto operaio di Azio entra ed esce portando oggetti vari.

La commedia ha inizio nel momento che con un gesto convenzionale, si farà capire che il teatro è pieno e che si può iniziare.

Entra in scena Diego con in mano un filo elettrico che termina con una presa di corrente. Indossa una tuta da operaio. Guarda in alto come per controllare le luci.

DIEGO:                (Urla a Fabio che sta in galleria) Fabio… (pausa) Fabio!

FABIO:                (si affaccia dal parapetto) Che te strilli!…Che vòi.

DIEGO:                Damme er verde!

FABIO:                (dall’alto) Che t’ho da da’?

DIEGO:                M’ha da dà… Il verde!

FABIO:                Spiegate meglio che co’ tutti  ‘sti madadà e tadadà non ce sto a capì niente.

DIEGO:                Il verde!... M’ha da dà….la luce verdeeee!!!

FABIO:                Aspetta un secondo. (pausa) S’è acceso adesso?

DIEGO:                (guarda in alto e) Niente…! (Urla) Nun s’è acceso.

FABIO:                Se vòi te posso da’ ‘n cerino.

DIEGO:                C’è poco da fa’ i spiritosi…tra un po’ se comincia e ancora le luci non funzionano… (esce, per rientrare subito dopo) Fabio… ho trovato perché non funzionano…c’è un filo rotto. (Poi rivolto Radu che sta sulla scala impegnato a fissare una vite ad un pannello)… Radu…sei stato te a rompe er filo?

RADU:                  (Parla con accento rumeno e facendo segno verso Azio) Io?... No, no!... Lui… lui ha rotto.

DIEGO:                Ah…è stato lui. (lo chiama) Azioooo!

RADU:                  E’ inutile parlare… lui sordo… non sentire.

DIEGO:                Questo è er sordo der compare… sente quello che jè pare. (Dà un calcetto ad Azio per richiamare l’attenzione) …Azioooo!

AZIO:                    (si volta di scatto) Che vòi?

DIEGO:                Sei tu che m’hai rotto er filo?

AZIO:                    (arrabbiato) ‘N artro carcio e te do ‘na martellata.

Rocco si alza dalla poltrona della prima fila. Dalle movenze e dal modo di parlare si nota che è un gay. 

REGISTA:           Basta!... Ditemi uno come fa a concentrarsi nel copione… se c’è chi grida in questa maniera…

DIEGO:                Scusi dottò… so’ io, Diego, e (gli fa vedere il filo rotto) volevo sapé chi me l’aveva rotto!

REGISTA:            Se non lo sai tu… che vuoi che ne sappia io… Già per me è difficile ricordarlo… figurati.        

DIEGO:                Dottò… lei ha pure ragione, ma io mo nun so che devo fa’?

REGISTA:           E che devi fare… che devi fare… E’ Shakespeare che dobbiamo fare mica “Pierino va in città”… Shakespeare… e tu sai chi è Shakespeare?... Lo sai?

DIEGO:                Er centravanti der Manchester?

REGISTA:           Poi dice che il teatro va a rotoli!... Và… a fare quello che devi fare, va,  che è meglio. (Si alza facendosi sotto il palco)

Azio, intanto va a prendere due cantinelle, mentre Radu continua nel suo lavoro.

DIEGO:                A dottò, m’è zompato er verde che dava in quell’angolo e nemmeno è da dì che cambio la gelatina e la metto al posto de’ rosso perché poi e rosso chi ce lo dà?

REGISTA:           Come chi ce lo dà… (sale sul palco) Vai su alla consolle… tiri fuori il pin-jack del rosso e lo infili nel giallo… poi metti l’altro nel blu e così vedrai che con il giallo e il blu… quell’angolo starà al verde.

AZIO:                    (Rientrando) A dottò nun c’è bisogno der giallo e der blu… basta che in quell’angolo ce se mettemo noi… tiramo fori le saccocce e…

RADU:                  (tirando fuori le sue tasche) Tutto teatro diventare verde.     

REGISTA:           (lo rimprovera) Anche tu, ora?

RADU:                  Scusi…prendo attrezzo! (esce)

REGISTA:           Beh… visto che sei il tecnico delle luci tocca a te risolvere il problema… vai su e facci vedere questo benedetto verde.

DIEGO:                A dottò… però quei due mica ci hanno torto eh?… (mentre scende la scaletta per recarsi su alla consolle) Perché non parla col produttore?!... Lei che è il regista lo stanno a sentì! Io so’ tre mesi che nun pijo lo stipendio?!

REGISTA:           Ecco un altro che piange… Qui… non sapete fare altro che piangere… me lo avete allagato questo teatro. (Radu rientra, sale sulla scala a libretto e si rimette a lavorare, mentre Rocco continua) Se sapevo, invece di Giulietta e Romeo mettevo su il musical “Cantando sotto la pioggia”. (canta il famoso brano “Sing in the rain” iniziando a ballare un tip tap)

01 – SING IN THE RAIN

Azio, che ha in mano due piccole catinelle si affianca a lui lanciandogliene. Rocco la prende al volo e i due, in coppia, si esibiscono con 2 otto di ballo fino a che Azio lo intruppa sbagliando. Rocco gli restituisce la catinella.

REGISTA:           Toh, Fred Astaire da strapazzo… non meriti una Ginger Rogers come me…. muratore!

AZIO:                    Montatore dottò… montatore! (Azio riprende controvoglia il suo lavoro e mentre batte con il martello canta a squarciagola)

AZIO:                    (canta) “Casetta de Trastevere… casa de mamma mia…

REGISTA:           Bravo… solo questo puoi fare… battere.

Azio continua a cantare cercando tra le cose in terra.

AZIO:                    (cantando) Chi m’ha portato via… er pezzo da inchiodà…

REGISTA:           Finiscila… devo ripassare le scene del copione! (per leggere va a sedersi su un gradino della scaletta del proscenio)

RADU:                  Dottore… lei dimentico che signor Azìo sta mezzo sordo. (sempre da sopra la scala urla ad Azio) Signo’?

AZIO:                    (continua a cantare mentre prende una cantinella) Qui ste du’ scene cascheno… me devi da’ ‘na mano…

RADU:                  (rassegnato) A-zioooo!

AZIO:                    (canta)   Mettemece du’ chiodi… pe’ falle combacià!

 

RADU:                  (prende dei chiodi dalla tasca apposita e scende dalla scala e urla) A zio… Devi smette cantare!

AZIO:                    (si gira spaventato) Che te strilli?!

RADU:                  Se tu non sente io grida. Signor A-zìo…

AZIO:                    Me chiamo Azio… non A-zìo… nun semo mica parenti. Metti i chiodi nella cassetta degli attrezzi.

RADU:                  Io rumeno preciso… Quali metto?… Quelli corti…quelli lunghi o quelli medi?…

AZIO:                    Ma mettece quelli che te pare!

RADU:                  E no!… Io rumeno preciso… io operaio preciso… In Romania tutto preciso.

REGISTA:           Basta per favore! Invece di discutere… perché non cercate di sbrigarvi? Avete visto che ore sono?

RADU:                  (guarda l’orologio) Le sette.

DIEGO:                (passando nel corridoio laterale. Ha in mano un faretto) Radu… guarda che le sette so’ passate da du’ ore.

RADU:                  (Guarda l’orologio, lo scuote, se lo mette all’orecchio) Orologio va indietro.

AZIO:                    Meno male!... Così finalmente non dici più rumeno preciso.

RADU:                  No!... Io sempre  rumeno preciso… è orologio che purtroppo no rumeno è svizzero e… (fa segno che non va)… io un giorno voglio tornare mio paese... solo che non ho soldi.

DIEGO:                (che è già sul palco) Se è solo pe’ questo, nun c’è problema! Vai alla Stazione Termini te metti a sede per terra co’ ‘n cappello in mano e un cartello co’ su scritto: “Aiutateme a tornà in Romania!... In du’ secondi, non solo ciai i sordi pe’ tornattene ar paese tuo… ma co’ quelli che t’avanzeno ce poi pure campà de rendita.

REGISTA:           (salendo sul palco) Ma che aspettate annacce!... Te e te… e io a quel paese lo sai come ve ce mannerei?

I TRE:                   Preciso!

REGISTA:           Bravi!     E cercate di lavorare piuttosto. Se ci sarà una penale… è a voi che la farò pagare… a voi.. a voi… a voi. (Esce)

RADU:                  Il regista s’è arrabbiato!

DIEGO:                Beh… te credo, tra un po’ dovemo anna’ in scena e noi stamo ancora così…

AZIO:                    (gridando) Radu vamme a pijà artri chiodi che l’ho finiti!

RADU:                  (gridando) A-zio come li vuoi?

AZIO:                    Come te pare. E poi nun me devi chiama’ più… a zìo! Io non so’ tu’ zio… io so’ romano e no rumeno.

RADU:                  E puro io! (esce cantando) Semo rumeni trasteverini….

AZIO:                    (a Diego) Ma guarda chi me doveva capita’. (mentre parla riprende a lavorare fermandosi di tanto in tanto) Su Portaportese c’era scritto: operaio specializzato… preciso nel lavoro e nell’orario. Io lo chiamo… e chi me se presenta?.

DIEGO:                (grida) Tu’ nipote!... Ahò… te chiama Zio?! (sobbalzando emette un grido perché maneggiando i fili ha preso la scossa) Aioooh!

AZIO:                    (riprende a battere con il martello e a cantare questa volta sull’aria del “Barcarolo romano”) L’elettricista pija la corente… ma è abituato e lui manco la sente.

DIEGO:                E invece l’ho sentita eccome! Ammazza che schicchera.

AZIO:                    Così t’empari a pijamme in giro!

Si sente la voce fuori scena di Angelo.

REGISTA:           (v.f.s.) Muratore?!… Muratoraccio?

DIEGO:                Arieccolo tiè!... Famme annà a trovà subito er guasto sennò questo sta volta me licenzia sul serio (Esce)

REGISTA:           (entra e grida. Azio è di spalle) Muratore!

AZIO:                    Ma che è stamattina… strilleno tutti! (a Rocco) A regi’… si ce l’ha co’ me… io nun so’ ‘n muratore ma un montatore de scene.

REGISTA:           (contento) Ah… lei sarebbe… un montatore?

AZIO:                    E già… montatore… (guarda Rocco che lo fissa in modo equivoco) ma non si metta in testa cose strane… montatore di scene… solo quelle.

REGISTA:           Peccato.

AZIO:                    Che ha detto?

REGISTA:           (cambia discorso gridando) Niente! Ho detto che qui è ancora tutto sottosopra!

 

AZIO:                    E allora… me lasci lavora’ che sto ‘n ritardo! (riprende a battere sulle catinelle. Grida) Radu… sbrighete… me so’ rimasti du’ chiodi. (Poi calmandosi)Comunque non si preoccupi dotto’… tra un’ora sarà tutto a posto.

REGISTA:           Già doveva essere tutto a posto carino… no tra un’ora! Tra poco arriva gente e noi ancora dobbiamo mettere a punto alcune cose del dramma.

AZIO:                    Eh?

REGISTA:           Ho detto… la… vo… ri (mima facendo finta di battere il martello) che… si… fa… tardi! (mima guardando l’orologio).

AZIO:                    (scandendo con il battito del martello)     Ho ca… pi… to! Ma io… nun… posso… la… vo… ra… ne!

REGISTA:           E perché?

AZIO:                    Ho… fi… ni… to… li chio… di!

RADU:                  (entrando con in mano la busta con i chiodi) Eccoli qua! Io operaio preciso… io rumeno preciso… in Romania… (insieme ad Azio) … tutto preciso!

AZIO:                    Sì… meno che l’orologi perché so’ svizzeri. Damme ‘sti chiodi piuttosto che qui arriva che ce licenziano a tutti e due.

Radu gli dà i chiodi. poi si abbassa in terra e tiene ferme con le mani le due cantinelle.

REGISTA:           (Continua a guardarsi intorno) Ma guarda che disastro!… C’è ancora la scenografia dell’altra commedia. (prende il telefono) Che ci dovrei fare con questo?... Giulietta che telefona a Romeo?... E chi lo avrebbe dovuto inventare a quei tempi?… Mercuzio?!... Ma vaffancuzio va! Io devo fare Shakespeare… il vero Shakespeare. E poi… un albero di Natale… questa è bella… (arrabbiatissimo) un albero di Natale in un dramma di Shakespeare?!... Siamo proprio in un altro mondo. (Grida) Portatemi via questo albero di Natale… Portatemelo via! (a Azio)… Montatoreee?

RADU:                  (voltandosi) Parla con me!… Signor Azìo mezzo sordo.

REGISTA:           (contento) Monti anche tu?

RADU:                  No… io smonto!

REGISTA:           (deluso) Peccato! E allora signor Radu, porti tutto in magazzino.

RADU:                  Albero di Natale portato via Azio.

REGISTA:           Bravo!… L’albero di Natale non c’entra niente con il dramma di Giulietta e Romeo.

RADU:                  Scusi ma io sono rumeno preciso. Lei sa dove magazzino?

REGISTA:           Certo caro… se vuoi posso accompagnarti io.

RADU:                  No… non si preoccupi… io lo so ricordato.

AZIO:                    (riprende a battere col martello e cantare sull’aria di”Quant’è bello fa l’amore”) Quant’è bello annà da soli in magazzino…

RADU:                  Buono consiglio A-zìo… buono consiglio (Radu esce)

Entra Marco Siciliano, il proprietario del teatro.

DIR. TEATRO: Buonasera signor regista.

REGISTA:           Ah!... Finalmente il produttore! Signor Siciliano… come da contratto… la scena a quest’ora già doveva essere pronta.

DIR. TEATRO: Mi spiace ma… una compagnia teatrale oggi… ha fatto un matineè e gli operai non hanno fatto in tempo a togliere questo mobilio.

AZIO:                    (riprende a battere col martello e a cantare)  “Le martellate so’ a tutte l’ore… ammazza che fatica tocca fare… ma purtroppo devi da campare… e pe’ magnà te tocca lavorare…

REGISTA:           Stop! Basta con questa cantilena! (a Marco) Se questo “suo” operaio… invece di lavorare seguita a cantare… come facciamo ad andare in scena.

DIR. TEATRO:   Vede signor regista… Siccome poverino… è sordo ha bisogno di sentirsi. Allora se non canta… non lavora come dovrebbe lavorare se cantasse, ma se canta… e lei lo sente che canta… allora lavora come se non cantasse… ma canta perché lavora!

REGISTA:           (frastornato) Non ci ho capito una mazza!

DIR. TEATRO:   Nemmeno io, però ‘n fa niente!

RADU:                  (rientrando) Buonasera signor Marco.      

DIR. TEATRO:   Radu… tu che sei preciso. Quanto ci vuole ancora? Tra poco il dottore deve andare in scena.

RADU:                  Non sapere… io rumeno preciso… in Romania tutti precisi  e non dire “si” o “no” se non sapere. (batte sulla spalla di Azio e grida) A-zìo!

AZIO:                    Io e te nun semo parenti, come te lo devo da dine…io me chiamo Azio… Azio me chiamo… allora… Che vòi?

RADU:                  Azì… (ci pensa poi…) Azio… volerti dottor Siciliano.

AZIO:                    (girandosi verso i due uomini in piedi dietro di lui) Signor Siciliano. Dica pure!

DIR. TEATRO:   Azio… fuori già c’è sta gente. Ti prego… dimmi che ce la fai   a montare questa scenografia per il dramma del dottore qui presente.

AZIO:                    Parli più forte che nun capisco.

DIR. TEATRO:   (grida) Dicevo di sbrigarti… tra poco lui ha un dramma!

AZIO:                    Che?

REGISTA:           (quasi implorando) Stasera ho un dramma!!!

AZIO:                    A sor Armà… E questo mica solo stasera cià er dramma… co’ quer vizietto che s’aritrova er dramma suo è permanente!

Rientra Diego tirando un filo da una parte all’altra.

REGISTA:           (alza le braccia sconsolato) Devo fare Giulietta e Romeo e con tutte queste cianfrusaglie in mezzo… non so come fare. E poi ci sono ancora le luci da montare.

DIEGO:                No, dottò… montatore è lui comunque io ho finito… è tutto a posto.

DIR. TEATRO:   (a Rocco) Comunque carissimo regista… c’è spazio sufficiente per la provetta prima dello spettacolo… se vuole può incominciare anche subito.

REGISTA:           E come? Con gli operai che battono?

DIR. TEATRO:   Beh… intanto che arrivano le attrici.

DIEGO:                Perché… poi battono loro?

DIR. TEATRO:   (minaccioso) Ecco… ce mancavi giusto te con queste uscite buzzurre… pensa a far presto piuttosto che è meglio.

DIEGO:                (in modo dimesso) Scusi.

DIR. TEATRO:   (a Angelo) Senta dottore… visto che siamo in ritardo... vorrà dire che dai conti generali le scalerò due  giornate di prove. Va bene? (dalla tasca prende un’agendina e scrive appunti)

REGISTA:           Almeno questo!... (a Diego)… Senti Diego… Porta su questo CD a Fabio… è la musica che deve mettere quando Giulietta è in catalessi.

DIEGO:                Ho capito… lo deve mette  quando torna a casa Lassie?... Scherzavo dottò!... Glielo porto subito! (scende dal palco e va in galleria)

AZIO:                    (canta) E gira se la vòi girà… canta se la vòi cantà…

REGISTA:           Quello scherza… quell’altro canta… ditemi voi se si può andare avanti così!

Entrano Pina, Milena e Francesco. si guardano intorno esterrefatti parlando a braccio. Azio continua a cantare.

PINA:                    Maronna mia, San Gennaro… e tutti i santi…

FRANCESCO:    Con questo caos come facciamo ad andare in scena…

PINA:                    Stasera si rappresenta: “’O trasloco del San Carlino!”

MILENA:             Io in queste condizioni non faccio neanche le prove.

Poi continuano a gesticolare ed a parlare ad alta voce tra di loro con frasi a soggetto.

AZIO:                    (canta) Er Tevere da quanno… er Tevere da quanno è annato fora…

 REGISTA: (batte le mani facendoli zittire tutti, compreso Azio) Ueh, ueh! E cos’è questo bailamme! Oh, Santo iddio! Un attimo di silenzio. (Poi si calma e mentre va a mettersi seduto)

DIR. TEATRO:   (cerca di spiegare)Purtroppo questa mattina c’è stato un altro spettacolo…

AZIO:                    (lo interrompe riprendendo a battere e a cantare sull’aria di Casetta de Trastevere)   Fa piano muratò co’ quer martello… nun lo vedi ciò er dito ancora là….

DIR. TEATRO:   Bastaaa!!! (Azio smette di cantare e Marco riprende il discorso da dove lo aveva lasciato)… Dicevo che questa mattina c’è stato un altro spettacolo… e gli operai non hanno fatto in tempo a cambiare la scena…

 

PINA:                    Pe’ forza! Se chisti cantano invece ‘e lavora’, ce facimme notte!

AZIO:                    (riprende a cantare) M’hai preso co’ ‘na botta sopra ar callo… e come faccio mo a camminà…

FRANCESCO:    (a Azio) Per favore… non ha sentito quello che ha detto il dottor Siciliano?... La smetta!

Azio non sente e continua a battere.

RADU:                  (ferma la mano di Azio) Stop!… A zio… stop. C’è da lavorare!

DIR. TEATRO:   Ecco, bravi… e cercate di togliere di mezzo tutto ciò che non serve…

Azio insieme a radu si danno da fare a togliere le cianfrusaglie dal palco.

DIR. TEATRO:   (agli attori) Stavo dicendo che oggi c’è stato un matineè e gli operai hanno dovuto smontare le scene di un altro spettacolo e così… sono in ritardo per il vostro

PINA:                    E già… noi venimmo sempre doppo… e io Pina Scognamiglio… prima attrice del… prima attrice del…

MILENA:             della borgata Finocchio.

REGISTA:           (precisa ai presenti) Che bello è proprio il mio posto ideale.

PINA:                    Io aggio calpestato le scene internazionali

FRANCESCO:    Infatti… Garbatella, San Basilio, Tiburtino terzo…

PINA:                    Ha parlato… Carmelo Bene.

FRANCESCO:    Guarda che quello è morto.

PINA:                    E pure tu… solo che ancora  non te ne sì accorto.

REGISTA:           Basta… basta! Per favore non cominciamo a litigare proprio adesso. Vi ricordo che tra poco dobbiamo andare in scena.

AZIO:                    Anch’io dottò devo anna’ a cena!     

               

DIR. TEATRO:   (come a giustificarlo) E’ sordo. (Poi ad Azio) Lavora Azio… lavora! E voi non scoraggiatevi… quando arriverà il pubblico sono sicuro che sarete pronti.

REGISTA:           Ma certo… ora che arrivano Giulietta e Romeo… una  provetta di un quarto d’ora e siamo pronti per andare in scena.

FRANCESCO:    Giulietta e Romeo… due attori che neanche conosciamo.

PINA:                    A dottò!... Chilli co’ nuje non hanno mai fatto neanche una prova.

MILENA:             Infatti… è la prima volta che mi capita…nella mia carriera di… grande attrice… di lavorare con gente che neanche conosco.

PINA:                    A parte la “grande attrice”, ma chista comparsa tiene ragione… una Giulietta e un Romeo che non si sono neanche mai visti… non sappiamo neanche come recitano

FRANCESCO:    …e poi la parte?... Siamo sicuri che sappiano la parte?

PINA:                    E pure sellerone ha ragione… si può sapere chi sono chesti fenomeni?

                 

REGISTA:           Sono ottimi attori con repliche di tre anni sulle spalle.

MILENA:             Saranno pure bravi… ma con noi non hanno ancora mai recitato.

REGISTA:           Non vi preoccupate, sanno tutto a memoria. E poi… il dottor Marco Siciliano… per oggi non ci fa pagare l’uso del teatro così risparmiamo pure... vero dottor Siciliano?

DIR. TEATRO:   Ma certo… certo…

PINA:                    Aggio capito! Quanno c’è ‘e risparmia’… tu si sempe ‘o primmo! Forza… accendiamo ‘e candele, accussì risparmiammo pure a luce!

DIEGO:                (dalla galleria) A dottò, ma quella mica starà a dì sur serio!... Adesso che ho aggiustato ‘e luci… dovemo usà ‘e candele?

REGISTA:           Ma chi ti ha mai detto una cosa simile.

DIEGO:                …quella lì dottò …qu’a cornacchia che ha parlato adesso.

PINA:                    Cornacchia a me!... Ma lo scurnacchiato sì tu… ca nun sì capace manco ‘e appiccià ‘na lampadina ‘e cinque candele…

               

DIEGO:                Ha parlato l’Anna Proclemer dei poveri…

PINA:                    Statte zitto ca si vengo su te butto abbascio! (al regista) Parla lui ca nun è bbono neanche appiccià ‘nu lumino a i muorte soje…

DIEGO:                Ma a quelli de tu’ nonno però, sì!

PINA:                    Teniteme… teniteme che l’accido! Me tocca ‘e muorte, me tocca! ...Teniteme… Teniteme (nessuno la tiene)… Beh… che fate?... Nun me tenite?... Me fate fa’ ‘e ffigure?!... (La tengono. Poi ancora a Diego) Scenni giù se tieni ‘o curaggio… scenni giù. (A chi la teneva) Mo mi potite lassà… me songo calmata.

DIR. TEATRO:   Basta per favore… nel mio teatro non voglio che succedono certe cose. Il primo che alza la voce lo caccio via.

PINA:                    (a voce bassa) Tanto primma o poi t’aghiappo sa ‘n do’ vai!

 

REGISTA:           T’ho detto tante volte di non parlare in dialetto napoletano… Shakespeare ha immaginato il dramma nella città di Verona.

PINA:                    E io mica sto recitando.

FRANCESCO:    Comunque la calata dialettale c’è sempre…

MILENA:             Soprattutto quando reciti.

PINA:                    E va buono… vorra’ dicere che so’ andata a Verona comme emigrante.

FRANCESCO:    Non dire stupidate!

MILENA:             Questo è un dramma shakespiriano (a Angelo squilla il cellulare) e non una sceneggiata napoletana.

02 – SQUILLO CELLULARE

REGISTA:           (risponde) Pronto?… Si? (pausa) No! (pausa. angosciato) No! (pausa. Preoccupato) Si! (pausa. Speranzoso)

Mentre Angelo è al telefono, gli attori tra un “si!” ed un “no!” si guardano stupiti.

FRANCESCO:    Ma chi è?

REGISTA:           (c.s.) No! (pausa) Si? (pausa. Poi insieme a Pina) No!

MILENA:             (ilare, agli altri) Quando questo ha finito di fare il gioco del si e del no… giochiamo tutti quanti a un, due, tre, stella.

 

REGISTA:           (chiude il telefono) Siamo nei guai!… L’attore che doveva fare Romeo… ha avuto un incidente di macchina. Niente di grave fortunatamente… ma è in ospedale… in osservazione per quarantotto ore.

PINA:                    ‘O tengono in conservazione pe’ quarantotto ore? E dove ‘o miettono dentro ‘o frigorifero?

DIR. TEATRO:   (arrabbiato) In osservazione Pina… e non in conservazione, ignorante!... Ora sì che siamo nei guai…

PINA:                    E che sarà mai… aggio capito malamente!

REGISTA:           Altro che guai… questa è una catastrofe….una catastrofe…

FRANCESCO:    Signor regista… mi è venuta un’idea!

PINA:                    Tutti zitti!… A o’ sellerone è venuta un’idea?!

FRANCESCO:    Embeh… perché… non la posso avere?

PINA:                    Hai nu cervello così piccirillo che l’idea pe’ trasire deve fa’ manovra!... Ma fammi il piacere… un’idea…

MILENA:             Ha parlato…il nobel per la fisica.

PINA:                    ‘O può ddì forte che tengo o fisico.

DIR. TEATRO:   Per favore… non è il momento di bisticciare. (a Francesco) Qual è la tua idea?

FRANCESCO:    Beh… la parte di Romeo potrei farla io!

Le due donne scoppiano in una mal trattenuta risata

MILENA:             Tu?! Ma se ancora non conosci nemmeno le tue di battute…come fai a fare quelle di Romeo.

FRANCESCO:    E che significa…basta mettere un suggeritore…nella buca…

PINA:                    Dint’a buca…dovrebbero miettere a te…no ‘o suggeritore.

Durante il dialogo il regista è preso dai suoi pensieri. Cammina avanti e indietro lungo il palcoscenico mentre Azio con Radu lavorano alla scenografia. Prendono misure, uniscono catinelle tra canti e fischi.

FRANCESCO:    Signor regista…allora?...Lo faccio io Romeo?

REGISTA:           Tu?! E se tu fai Romeo la parte di Mercuzio chi la fa? 

FRANCESCO:    La fa un altro… oppure lo togliamo dal copione.

REGISTA:           Che togliamo… che togliamo. Abbiamo già tolto Tebaldo non possiamo togliere pure Mercuzio, l’amico di Romeo.

FRANCESCO:    Se vogliamo andare in scena… è l’unico modo.

DIR. TEATRO:   Per quel che mi riguarda, Romeo può farlo chiunque… l’importante è che “io” non perda i soldi dell’affitto del teatro.

REGISTA:           Scusi… in che senso?

DIR. TEATRO: Non penserà mica che io rinunci ai miei euri… gli accordi vanno rispettati. Mi dispiace per l’attore che ha avuto un incidente ma se non andate in scena… io voglio esser pagato lo stesso.

REGISTA:           (disperato) E allora abbiamo perso i soldi… perché insieme a lui… c’era anche l’attrice che doveva fare Giulietta… E’ in ospedale anche lei!

PINA:                    Meglio accussì!

REGISTA:           (isterico) Che vuol dire “Meglio accussì!”? Forse non hai capito ma siamo costretti a rimandare la prima… per mancanza di interpreti.

DIR. TEATRO:   Ma voi siete pazzi… i biglietti sono già stati tutti venduti e io non rimando un bel niente.

PINA:                    Bravo il dottor Siciliano! Infatti cosa gli diciamo al “mio pubblico”, che sta già premendo qui fuori… ritornate a la casa che la commedia non…

REGISTA:           (entrando in battuta) Dramma mia cara!... Non è una commedia… è un Dramma Shakespiriano.

PINA:                    E va buono… Che il dramma serespiriamo… non si fa pe’ mancanza ‘e personaggi? E poi chisto vuole essere pagato ‘o stesso!

DIR. TEATRO: Gli affari sono affari.

PINA:                    (ad Angelo) Hai capito? Gli affari so’ affari… (a Marco) e mo caro produttore visto che songo affari tuoi... a ddà recità pure tu se manca qualcuno.

DIR. TEATRO:   Ma io sono un produttore… non ho mai recitato… e poi, mi vergogno.

PINA:                    Fai ‘o frate Lorenzo ca ccussì te copri co’ cappuccio e ‘n te vergogni.

DIR. TEATRO: Ne riparliamo dopo… e ricordatevi che gli affari sono affari.

Il Direttore del Teatro esce. Entrano in scena Elena e Aida.

ELENA:               Buonasera…

AIDA:                   (entrando) Scusate il ritardo ma abbiamo trovato traffico.

PINA:                    Quando c’è da fare ‘e prove… trovate siempe ‘o traffico.

ELENA:               Tu… intanto… Fatti gli affari tuoi!

Un attimo di silenzio.

AIDA:                   Beh?... Nessuno parla?

ELENA:               Che è successo?

AIDA:                   Perché quelle facce.

PINA:                    Prestace ‘a tua accussì ce facimmo quattro risate.

AIDA:                   Ha parlato una che la mattina quando si specchia, lo specchio si rigira dall’altra parte… dalla vergogna.

ELENA:               (riferito a Pina) Infatti… abbiamo Monica Bellucci.

REGISTA:           Dove sta Monica Bellu…

PINA:                    Sta’ zitta tu che quando sì nata, pe’ non fa’ spaventà gli altri bambini, t’hanno messa nell’incubatrice con i vetri oscurati.

REGISTA:           Basta ragazze… Qui stiamo in mezzo ai guai. Gli attori che dovevano fare Giulietta e Romeo hanno avuto un incidente di macchina ed ora sono in ospedale.

AIDA:                   Niente di grave spero!

ELENA:               Ecco perché questa mattina mi fischiavano le orecchie.

PINA:                    E che vuò che co’ qu’a faccia te facevano un applauso?

Intanto Diego è sceso dalla galleria e risale sul palco.

AIDA:                   Beh… io… la parte di Giulietta… la so quasi tutta. Se siete d’accordo… la posso fare io.

PINA:                    (ad  Angelo) E’ ‘scita pazza! (ad Aida) Ma te si’ vista bene? (fa il verso di una cicciona gonfiando le guance e allargando le braccia) Si’ talmente cicciona che invece che all’anagrafe quando sì nata t’hanno scritta a ‘o catasto!… Regista… ‘a parte la faccio io… e il problema è risolto.

AIDA:                   (a tutti) Lei Giulietta!… (a Pina) Peccato che non cè il tempo per copiarti in bella, altrimenti saresti stata perfetta.

MILENA:             Con sessant’anni di meno, ovviamente.

Risata delle altre

PINA:                    Scurnacchiate!

ELENA:               Milena ha ragione… Giulietta era una giovincella alle prese con la sua prima esperienza d’amore… Non è vero dottor Siciliano? Una come me ad esempio… andrebbe benissimo..

PINA:                    (entrando in battuta) Pe’ ‘a galera!

MILENA:             (ad Marco) Come lei, alla prima esperienza d’amore!?!… (A Elena) Ma fammi ridere. Proprio tu… che nei teatri dove sei stata te li sei ripassati tutti… dal bruscolinaro al tecnico delle luci.

DIEGO:                (smette di armeggiare coi fili) Io sto qua eh?! 

PINA:                    E accomodati… accomodati. (poi a Milena) Ha parlato ‘a santarella!

MILENA:             Per vostra norma… io ho fatto cinema.

PINA:                    Infatti faceva ‘a controfigura e Cicciolina!

 

MILENA:             Embeh… avrò fatto pure la controfigura di Cicciolina ma almeno io un fidanzato poi l’ho trovato.

ELENA:               Fidanzato?!… Ma quello è un boomerang. E’ talmente storto che se casca ritorna indietro.

MILENA:             Brutte serpi velenose… battone da due soldi.

AIDA:                   Che cos’è questo plurale eh? Ce l’hai anche con me? E allora dimmelo in faccia se ci hai il coraggio.

MILENA:             (davanti ad Aida) Battona! (a Elena) E pure tu!

ELENA:               Io!?!

AIDA:                   (riferito a Pina) Per non parlare poi della vecchia… che la dà gratis.

PINA:                    (basita) Io vecchia!?… Io a gratise te mietto sotto i piede….

REGISTA:           (Cercando di calmarla) Calma, calma… per favore…

PINA:                    (con le braccia larghe) Giulietta t’a faccio fa’ sotto terra co’ Romeo ca te fa ‘o schiattamorto.

AIDA:                   Che me fai?... Che me faiiii… io t’abbotto l’occhi, t’abbotto…

ELENA:               (a Milena)… Sei tu che metti zizzania, brutta vipera che non sei altro.

Le quattro donne si accapigliano tra la soddisfazione degli altri attori. Marco si precipita a rientrare per aiutare Angelo a spartirle. Il regista prende un sonoro schiaffone da Pina.

03 – SCHIAFFONE

REGISTA:           (toccandosi la guancia) Aioh! Che sventola.

Anche Radu e Azio intervengono energicamente per spartirle.

DIR. TEATRO:   (arrabbiatissimo) Basta… basta!... Siete delle incoscienti… tra poco dobbiamo iniziare e voi non fate altro che litigare.

AIDA:                   Sono sempre loro che cominciano. (vantandosi) Fortuna che io nemmeno le vedo.

PINA:                    E se non ci vedi ‘a Cieca de Surriento devi fa… no Giulietta!!    

AZIO:                    (si mette a cantare il brano di Pappalardo)… Ricominciamo!!

 

DIR. TEATRO:   Basta!... Basta! Tra un quarto d’ora si va in scena e io non ho intenzione di rimetterci i miei soldi. Giulietta… Romeo… Mercuzio… li faccia chi vuole… a me non interessa. Lo spettacolo si fa in ogni modo. (esce ma rientra immediatamente) altrimenti sarete voi a risarcirmi!… Tutti voi. (Esce)

Silenzio. Tutti si guardano preoccupati.

REGISTA:           Come faccio… come faccio… Posso sostituire uno… Romeo …ma Giulietta è impossibile.

PINA:                    E io che ci sto a fare?

AIDA:                   Me lo sto chiedendo anch’io! (ridono)

PINA:                    Sta zitta zoccola.

MILENA:             Ha parlato a sorella de Maria Goretti.

AZIO:                    (batte col martello e canta) ricominciamo…

ELENA:               Potrei farla io Giulietta… In fondo sono una bella ragazza.

AIDA:                   Si ma proprio in fondo… molto in fondo!

MILENA:             Allora io… che sono più bella di Elena. 

PINA:                    Si’ chiù bbella tu!? Ma se quanno sì nnata la levatrice invece di dare uno schiaffo a te… l’ha dato a tua madre.

MILENA:             Stronza!

AZIO:                    (batte col martello e riprende a cantare il brano di Pappalardo) …ricominciamo…

REGISTA:           Il problema è che ci vuole una giovane che sappia la parte.

PINA:                    (vantandosi) Modestamente da giovane… cioè un paio di anni fa… questa parte l’aggio recitata tante volte.

ELENA:               (sottovoce alle altre) La prima volta… direttamente con Shakespeare! (ridono)…

MILENA e AIDA: (insieme) Sedicesimo secolo! (ridono ancora)

REGISTA:           Però… se sa la parte… vista la situazione in cui ci troviamo

AIDA:                   (basita) Lei!? Ah, ah… Giulietta con l’accento napoletano?

PINA:                    Embeh? Sarà la novità teatrale dell’anno! Facimme ‘na cosa nova… pisicologgica che oggi va tanto di moda. E poi l’ammore e uguale dapertutto a Verona comme ‘n goppa ‘o Vesuvio. Se il regista farà comme dich’io… vedrete che questa sera ci prenderanno tutti…

FRANCESCO:    (entrando in battuta) A pomidorate! (ridono)

PINA:                    Ci prenderanno in tutti i teatri italiani!

ELENA:               Si… per scopare per terra.

PINA:                    Se levi “terra” e lasci “scopare”… tu sì ‘a maestra.

AZIO:                    (batte col martello e riprende a cantare il brano di Pappalardo) …ricominciamo….

PINA:                    Mi dia retta… se faccio Giulietta sarebbe nu successo.

AIDA:                   Brava… hai detto bene… sul cesso! (le altre ridono)

REGISTA:           (grida scocciato) Lasciami riflettere. (passeggia nervosamente avanti e indietro)

PINA:                    (Gli va dietro raccomandandosi)      Chelle so’ gelose ‘e mme perché so’ bella.

MILENA:             (gli grida dietro) Se tu sei bella… noi allora che siamo…

PINA:                    (entrando in battuta) ‘O trio munnezza!

AIDA:                   Senti chi parla. Sei talmente brutta che le zanzare prima di pizzicarti chiudono gli occhi!

REGISTA:           Finitela tutte e tre! (a Pina) Non per offenderti ma… a guardarti bene… ora che ci penso… per quanto ancora piacente… non hai più l’età per fare Giulietta.

ELENA:                E ti ci voleva tanto?

FRANCESCO:    Però!… Se è vero che sa la parte… basta metterle una parrucca e… truccata per bene… potrebbe sembrare…

MILENA:             (entrando in battuta) Mia nonna!… Signor regista… non penserà mica di dare la parte di Giulietta a questa qui? Ci faremo ridere dietro.

AIDA:                   Dovrebbe passare prima dal chirurgo plastico… e non abbiamo tempo.

PINA:                    Senti chi parla! (batte le mani) Gesù… Gesù… io da ‘o chirurgo! E tu allora? Sei talmente rifatta che co’ tutta la plastica che t’hanno messo addosso… ce fanno ‘a raccolta differenziata!

AIDA:                   E’ qui che ti sbagli… perché io sono ancora come mamma mi ha fatto. Chiarissima, levissima, purissima.

PINA:                    E già… tenimme l’acqua minerale, tenimme!

AZIO:                    (batte col martello e riprende a cantare il brano di Pappalardo) …ricominciamo….

REGISTA:           Basta! Sono io il regista e io decido le parti. (alle attrici) Visto che tra poco dobbiamo per forza di cose andare in scena… facciamo subito un provino e chi sarà più brava… farà Giulietta. Avanti… comincia tu Aida… prova la battuta di Giulietta dal balcone. Ecco… questo è il copione.

AIDA:                   Io non ho bisogno del copione la parte la so a memoria (a Pina facendole le corna) Tiè!

REGISTA:           Allora dai… Giulietta si affaccia al balcone e declama… (agli altri)… e voi andate a sedervi in platea! E chi disturba lo sbatto fuori dalla compagnia. Ci siamo intesi?

AIDA:                   Signor regista… il balcone ancora lo devono montare…da dove mi affaccio?

AZIO:                    (canta)Affacciate a la finestra… o grugno sfranto!

REGISTA:           (arrabbiatissimo ad Azio) Zitto! Adesso basta!... (ad Aida) E tu se il balcone ancora non c’è, affacciati da dove ti pare. Un po’ di fantasia per Giove… un po’ di fantasia.

Gli attori scendono le scalette bofonchiando a soggetto e si vanno a sedere in prima fila.

REGISTA:           Ho detto di fare silenzio!(ad Aida) Dai comincia a declamare.

Intanto Aida sale sulla scala che stavano adoperando i montatori di scena e da lì si accinge a declamare.

PINA:                    (da sotto il palco, alzandosi) Se c’è una che deve reclamare chella songh’io. Non ho capito perché deve essere lei a provare pe’ primma.

REGISTA:           Declamare ho detto… declamare… no reclamare… (ad Aida) E tu comincia… che abbiamo pochi minuti.

AIDA:                   (recitando male e velocemente verso Radu che gli sta tenendo la scala) O Romeo… Romeo! Perché sei tu Romeo?

RADU:                  Io non so’ Romeo… so’ rumeno!

REGISTA:           Silenzio per favore.

AIDA:                   Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome… o se non vuoi… legati solo in giuramento all’amor mio… ed io non sarò più una Capuleti.

FRANCESCO:    (battendo le mani) Brava! Degna di Sarah Bernardt!

ELENA:               L’oscar ti devono dare!

PINA:                    Si… l’oscar-da-bagno! (Tutte ridono)

AIDA:                   (vantandosi, al regista) E’ indubbiamente la mia parte! Come sono andata?

PINA:                    (ironica) Benissimo… mi hai fatto venire ‘e lacrime ‘n pizzo all’uocchi… (batte le mani) Maronna mia! Reciti comme nu cane co’ o cimurro!

AIDA:                   Ah si?… E allora fammi sentire tu… (Pina sale sul palco. Aida scende dalla scala e mentre la incrocia per andare a sedersi in prima fila) la grande attrice….

PINA:                    Sì ‘na chiavica.

AZIO:                    (si mette tra loro per non farle litigare e canta) Ricominciamo

REGISTA:           Insomma basta voi due di pizzicarvi continuamente! Avanti Pina tocca a te!… Dai… ripeti la stessa battuta….

MILENA:             Ed io?

REGISTA:           Tu… dopo di lei!… (a Azio) Azio… dagli il copione.

PINA:                    (Pina si avvicina al centro della scena e vantandosi) Anch’io non ho bisogno! Io tengo ‘a memoria… io! (agli attori in platea) Spalancate l’uocchie e aprite l’orecchie e imparate comme si fa!… E’ tutto a gratis! (si mette vicino ad Azio) O Romeo Romeo… (Pina recitando come fosse una sceneggiata napoletana lo prende per le spalle e lo scuote) Pecché si’ tu Romeo?

AZIO:                    (spaventato) Aoh…ma che vòi?

PINA:                    (c.s.) Rinnega tu’ padre…

AZIO:                    Mi’ padre mica è annegato!

RADU:                  Signo’… c’è da lavora’!... Fare in fretta.

PINA:                    Statte zitto marucchine!

RADU:                  Rumeno prego!

PINA:                    E va’ buono… siempre de ‘na marca estera sì!

REGISTA:           (sconsolato si alza e a Radu) …Su, su… vai a lavorare.

PINA:                    (riprende) Rifiuta… (pausa. Non si ricorda la battuta) rifiuta… (Azio odora la manica del camice)

REGISTA:           (bisbigliando per suggerire) Rifiuta il tuo nome..

PINA:                    (c.s.) Rifiuta…

AZIO:                    Aoh…e quante volte devo rifiuta’? (odora la manica) Il camice puzza!

Entrano in scena cinque ragazze precedute da direttore del teatro. Una tiene in spalla un mangiadischi che trasmette una musica ritmata. Le ragazze ballano a tempo di musica (a soggetto per una decina di secondi). Indossano indumenti da prova (tute, ecc…). Tutti si fermano a guardarle perplessi fino a che il regista le fa smettere.

REGISTA:           Ueh, ueh!... Ferme, ferme! (le ragazze smettono di ballare)

1^ RAGAZZA:    Buonasera.

REGISTA:           Buonasera un corno… chi vi ha fatto entrare… si può sapere cosa volete…

2^ RAGAZZA:    Siamo venute per il musical Giulietta e Romeo.

REGISTA:           Musical?... Musical??... Ma quale musical… questo è un dramma…un dramma di Shakespeare… io li odio i musicals e se voi siete venute per ballare… (imita due passi di danza sculettando) tic, tic, tic… ballando, ballando… ve ne potete pure tornare a casa.

DIR. TEATRO:   No, no…fermi tutti…quale casa e casa… le ragazze le ho chiamate io…

REGISTA:           Ma a me non servono ragazze che ballano.

3^RAGAZZA:     Signor Marco… se vuole, noi possiamo anche tornarcene a casa… (prende il telefonino) …ora chiamo mio padre?!... Lei sa chi è mio padre, vero?

4^RAGAZZA:     Se non lo sa… glielo dico io. E’ il primo avvocato di Roma…

5^RAGAZZA:     …e dato che abbiamo firmato un contratto… vero signor Marco?

1^RAGAZZA:     Rifiutando un altro lavoro… quindi tanti soldi…

3^ RAGAZZA:    Chi ci paga i danni?

DIR. TEATRO:   (entrando in battuta) ma certo ragazze… tranquille, tranquille… non c’è bisogno di telefonare… (poi ad Angelo) … vedi… potrebbero fare il coro no?.. .Il coro ci serve in Giulietta e Romeo… e poi, l’avvocato… tu mi capisci no?

REGISTA:           Beh… certo… l’avvocato!... (poi alle ragazze) Ma non ce ne era qualcuna di più?... Come mai solo in cinque?

DIR. TEATRO: E come mai!... Quando stavo di là, anch’io ho ricevuto una telefonata. Gli altri attori, quando hanno saputo della disgrazia capitata ai due protagonisti, per paura di fare fiasco, non sono voluti venire. E pensare che questa sera viene a vederci pure l’organizzatore del Festival di Sanremo…che figura!

Azio fa segno a Radu che è contento perché farà sentire come si canta.

FRANCESCO:    Questo sì che è un dramma, altro che avvocato.

REGISTA:           Ma quale dramma e dramma… diamine… un po’ di fantasia no? Azio, Radu… e Diego…. interpreteranno la parte degli attori che mancano…

 

PINA:                    Non si preoccupi signor Marco andrà tutto bene… ci penserò io ad incollarmi tutto il lavoro.

ELENA:               Infatti… se t’incolli una cofana e vai in cantiere, non fai un soldo di danno.

AIDA:                   Brava! Quello è il suo posto… non il palcoscenico.

PINA:                    (a Rocco, scendendo dalla scala) Vuo’ fa’ fernì a chelle due cagne o ci devo pensare io?  

AZIO:                    (a Marco) Dottò… se stasera viene quello de Sanremo, posso cantà ‘na canzone… sa’ non se sa mai me dovesse mannà al Festival…

DIR. TEATRO:   Sì… ci manchi solo tu. Pensa a lavorare piuttosto.

REGISTA:           (grida) Insomma basta! Avanti Pina da capo! (alle ragazze) E voi andate a mettervi sedute e ripassate il coro. (Le ragazze scendono dal palco e si vanno a sedere in prima fila. Poi a Pina) E tu sei pronta?... Ok!... Ciak!

PINA:                    (si guarda sotto i piedi) Ch’aggio ‘acciaccato!   

REGISTA:           Ma no!... Ciak così… l’ho detto tanto per iniziare.

MILENA:             (facendole fretta e appropinquandosi a salire) Signor regista… questa sta perdendo tempo perché dopo tocca a me!

PINA:                    Statte zitta e torna tra le comparse!

Milena si mette seduta sul primo gradino della scaletta.

Pina si mette sul boccascena ed inizia a declamare. Ma in quel momento entra Antonietta la costumista.  Antonietta indossa un camice bianco, ha la fettuccia metrica appoggiata sulle spalle come fosse uno scialle, ha una sigaretta tra le labbra e un notes per prendere appunti ed è piuttosto miope. Per questo inforca un paio di occhiali così spessi da sembrare dei fondi di bottiglia, ma nonostante ciò non ci vede molto e spesso sbaglia persone e cose. Pina nel declamare il primo verso della sua battuta allunga il braccio destro verso la platea.

PINA:                    O Romeo... Romeo… pecchè si’ tu Romeo? (Antonietta si avvicina e con la fettuccia prende le misure del giro manica)

ANTONIETTA:   Grazie signo’… rimanga così!…

PINA:                    E mo chesta chi è?

ANTONIETTA:   Bona che famo subbito!

REGISTA:           (grida) Stooop! Lei chi è?

ANTONIETTA:   Come chi so’?… So’ Antonietta.

DIR. TEATRO: Antonietta è la nuova costumista. Mi sono dimenticato di dirvi che aveva dei piccoli ritocchi da fare, misure e cosette varie.

REGISTA:           Ma adesso non si può. Stiamo provando.

ANTONIETTA:   Anche io devo prova’! (a Pina) Arza la mano! (prende le misure)

DIR. TEATRO:   Se non prende le misure adesso… non fa in tempo a dare l’ultima ritoccatina ai costumi.

ANTONIETTA:   Nun ve preoccupate… nun ve do fastidio. Voi provate lo stesso… anche se ce sbaijucco poco io me metto dietro de voi bona bona e ve misuro.

REGISTA:           (sconsolato) E va be’! Accettiamo pure questa… ma per favore cominci con gli altri attori.

ANTONIETTA:   E a me che me frega… basta che se sbrigamo! (grida) Avanti il primo.

Aida sale sul palcoscenico ma Antonietta sbaglia persona. Invece di prendere le misure all’attrice le prende ad Azio. Inizia così un siparietto tra i tre. Con Azio che non ne vuol sapere, Aida che si mette in mezzo ad Antonietta ed Radu che cerca di far da paciere. Alla fine Antonietta si avvede dello sbaglio e riprende le misure ad Aida. Intanto…

REGISTA:           (a Milena) Milena preparati che dopo tocca a te. E tu  Pina… ricomincia da capo… mi raccomando concentrati.

MILENA:             Ancora!

PINA:                    Statte zitta! Ca devo fare ‘o concentramento.

REGISTA:           Pronti?… Si gira! Ciak… (Pina si guarda di nuovo sotto la scarpa)

PINA:                    (questa volta sale sulla scala e riprende a declamare) O Romeo… Romeo… pecché si’ tu Romeo?

Entra dalla platea il marito di Pina - Rosica Forte.

ROSICA:              (grida dal fondo della sala) Non so’ Romeo, songo tuo marito!

Pina smette di recitare. Guarda in fondo alla sala riconosce il marito e fa una smorfia di disgusto.

PINA:                    (con una classica locuzione napoletana) Ecco alloco ih? Ce mancava pur’isso!

REGISTA:           Lei chi è?… Che vuole?

ROSICA:              Songo ‘o marito.

PINA:                    Che si’ venuto a ‘ffa acca’?… T’avevo ditto de sta a la casa a spiccia’!

ROSICA:              (sale sul palcoscenico) E io me so’ scucciato! Mo vieni e spicci tu. E scenni giù da chille trespolo ca me sembri nu pappagalle imbalzamate.

REGISTA:           Guardi signor…?

ROSICA:              Rosica… Rosica Forte!

REGISTA:           Come?

ROSICA:              Rosica Forte… Rosica è il nome.

PINA:                    E rosica puro ‘e fatto!... (Pina intanto è scesa dalla scala) E’ mio marito sì no conosce io?!

ROSICA:              (le prende la mano e la tira) Avanti… torna a la casa!

AZIO:                    (cantando) Tornaaa… sta casa aspetta te…

ROSICA:              (ad Azio) Ecco là… ci avimmo ‘o gallinaccio. Statte zitto scarrafone! (a Pina) Cu tte famo i conti doppo. Jammo!      

PINA:                    Statte fermo co’ sti mane!

ROSICA:              (tirandola per la mano) E jaaaamme! Io me so’ scucciato …co’ sti teatri… e teatrini… ma t’o vo’ mettere ‘a capa ca tieni famiglia!?

REGISTA:           Mi scusi dottor Rosica…

PINA:                    Qua’ dottore… chello manco portantino è!

ROSICA:              Ha parlato ‘a dottoressa Montalcini!

MILENA:             Beh… non sarà intelligente come lei, ma…

AIDA:                   (entrando in battuta)… sono coetanee! (ridono)

ROSICA:              E chiste chi so’!

PINA:                    Tre scurnacchiate!

AZIO e RADU:    (insieme cantano)  …ricominciammmooo!

REGISTA:           Basta per favore… non ricominciamo adesso! Mi scusi signor Rosica… ma sua moglie sta provando la parte principale del dramma che inizierà tra poco.

ROSICA:              Se questa mo nun torna a casa… ’o dramma o’ fammo mo e non c’è bisogno d’aspetta’ tra poco.

PINA:                    Io non torno… sto facendo Giulietta.

ROSICA:              Giulietta è ‘na zoccola… e tu ‘a zoccola non la fai!

REGISTA:           Ma chi gliel’ha detto? Giulietta non è affatto una poco di buono… come dice lei… ma è la fidanzata di Romeo.

 

ROSICA:              Romeo!?… E chi sarebbe stu Romeo.

REGISTA:           (indicando Francesco) Romeo è lui.

 

ROSICA:              Chello?... P’ mme tene ‘a ffaccia ‘e ricchione!

FRANCESCO:    Ma come si permette. Signor regista… mi sta offendendo.

REGISTA:           Ma no… ricchione non è un’offesa… Voleva farti un complimento. E lei, signor Rosica stia tranquillo, non fanno niente di male… Giulietta è l’eroina del dramma di Shakespeare.

ROSICA:              Chi è?

REGISTA:           L’eroina!

ROSICA:              Comme?! Oltre zoccola pure drogata! (la prende per la mano tirandola) Avanti jammo a la casa.

REGISTA:           (trattenendolo) Si fermi signor Rosica!… Mi ascolti bene… i biglietti li abbiamo già venduti… il proprietario del teatro vuole comunque i soldi dell’affitto… ed io che sono il regista, mi trovo in mezzo ai guai perché gli attori che dovevano fare Giulietta e Romeo hanno avuto un incidente e sono in ospedale…

ROSICA:              E mica ce l’aggio mannat’io.

REGISTA:           Lo so che non ce li ha mandati lei, ma devo sostituirli e se adesso mi porta via anche Pina… che dovrebbe fare la parte di  Giulietta… noi siamo rovinati.

ROSICA:              Voi siete rovinati!… Così vi imparate a prennere ‘e donne senza chiedere ‘o permesso ai mariti. (a Pina) Jamme a casa!

PINA:                    Io non vengo da nisciuna parte.

DIR. TEATRO:   (intervenendo) Un momento! Ho un’idea. Se il signore qui presente marito della signora Pina si è scocciato di stare da solo in casa… fatelo entrare nella vostra compagnia teatrale.

ROSICA:              Io… ’o teatro?!

PINA:                    Che?

FRANCESCO:    Ecco!… Ci mancava solo lui per completare il dramma.

Tutti si fanno intorno a Rocco protestando.

MILENA:             Non è possibile… non è possibile che lei faccia recitare questo… questo buzzurro!

ELENA:               O loro… o noi. Decida!

FRANCESCO:    Per lui non ci sono parti da fare!

AIDA:                   Già sopportiamo la moglie… ora anche il marito!

Durante la discussione, Antonietta continua imperterrita a prendere le misure a tutti quelli che gli capitano a tiro. Facendogli alzare le braccia, allargare le gambe. Gli attori durante le misure continuano ad alzare la voce.

DIR. TEATRO:   (alza la voce) Basta!!! Qui comando io e solo io prendo le decisioni e se non vi sta bene… andatevene… quella è la porta. (Tutti tacciono) Ooooh!

FRANCESCO:    (tenta di intervenire) Ma…

DIR. TEATRO: (arrabbiato) Stai zitto. Hho detto! (tutti zittiscono)

REGISTA:           Il signor Marco ha ragione… dobbiamo andare in scena tra poco e… mancano troppi personaggi, e poi… Rosica è proprio il tipo di Romeo che ci vuole.

DIR. TEATRO: Ma certo! Rosica lavorerà con noi… siamo d’accordo?

PINA:                    A me… me pare ‘na strunzata.

ROSICA:              Adesso… pure ‘e parolacce te si ‘mparata? Jammo a la casa!

REGISTA:           No… lei non può andare via… Ormai è qui e deve recitare con sua moglie… e farà la parte di Romeo.

PINA:                    E io co’ lui non voglio recita’. Già non lo reggo a la casa… pure a ‘o teatro ‘o devo sopporta’?

REGISTA:           Pina… taci! Ormai ho deciso… così il bacio che suggellerà l’amore tra Giulietta e Romeo… lo darai a tuo marito.

ROSICA:              Io ‘o vaso… a mia moglie non ’o ddo!

PINA:                    (a Rosica) E io ‘o vaso te’o chiavo in fronte! Va buono accussì?

ANTONIETTA:   (guarda Rosica comprimendo gli occhi per metterlo bene a fuoco) Ma questo è novo e io nun ci ho le misure.

DIR. TEATRO: Dai una aggiustatina veloce al costume che sta in sartoria… parlo di quello del Romeo vero… e il gioco è fatto.

FRANCESCO:    Scusi regista… ma se lui fa Romeo… io che faccio?

REGISTA:           Tu rifai la tua parte… Mercuzio…(a Rosica cercando di  convincerlo ma con tono melodrammatico) E allora contento?

ROSICA:              Ueh… ma qui so’ tutti recchioni?

REGISTA:           Ma su caro… calpesterai anche tu le dure tavole del palcoscenico… respirerai anche tu l’odore acre della polvere …assaporerai anche tu l’ansia del debutto… sentirai anche tu il cuore battere velocemente…

 

ROSICA:              (entrando in battuta) Ueh,ueh… basta! Quante cose devo fa io!? Nooo! Si’ pazzo. E poi… io non aggio mai recitato.

REGISTA:           E che problema c’è? Sei napoletano, no? E voi napoletani avete il teatro nel sangue. Metteremo un suggeritore. Quindi basta che ripeti quello che ti suggerisce e il gioco è fatto. (a Rosica) Devi semplicemente entrare nel personaggio. In questo momento non sei più Rosica Forte…

ROSICA:              A no?… E chi saressi… chi sarebbi… chi sii… chi sìì.. sa po’ sapé chi ssì!

AZIO:                    (canta) Tu sì… tu sì a canaria!

DIR. TEATRO:   Annamo bene!

REGISTA:           Sei Romeo Montecchi… Forza entra nella parte…

ROSICA:              E comme?

REGISTA:           Devi fare “tuo” il personaggio… devi fare “tuo” Romeo… Vai in trance!

ROSICA:              Co’ chi devo andare?

PINA:                    Co ‘o trence!

ROSICA:              E mica chiove!

REGISTA:           Ma no, cosa hai capito!

ROSICA:              Ah… ’o tranve… aggio capito… Romeo fa ‘o tranviere… 

REGISTA:           Quello che devi fare è facile. Basta rompere il ghiaccio.

ROSICA:              Ho capito… Romeo rompeva o’ ghiaccio pe’ fa’ ‘e grattachecche… era nu grattaccheccaro.

REGISTA:           Si dice rompere il ghiaccio nel senso che tutt’è la prima battuta, all’inizio c’è un po’ di paura, poi la cosa va avanti sciolta.

ROSICA:              Mi devo mettere ‘o pannolone.

REGISTA:           E adesso cosa c’entra il pannolone.

ROSICA:              Come che c’entra, se mi viene la sciolta, ‘o pannolone c’entra e come…

REGISTA:           Ma no… ma no!... Tu entri… e nel silenzio generale improvvisamente senti un rumore… (Rosica fa una smorfia di schifo)… ti fermi e dici…

ROSICA:              Chi è stato quello scostumato!

REGISTA:           Ma no… senti un rumore e dici…. ”mi par di udire un botto”

                               Dai… prova… mi par di udire un botto.

ROSICA:              Ah… Io entro, sento un rumore e dico… mi par di udire un botto.

REGISTA:           Bravo!... Proprio così… mi par di udire un botto.

ROSICA:              Mi par di udire un botto.

REGISTA:            Ma no così!... Più delicato… Mi par di udire un botto… forza fammi sentire

ROSICA:              Mi par di udire un botto.

REGISTA:           Mi par di udire un botto!... Udire… udì… più su… un botto… la voce torna giù…

ROSICA:              (prova ancora)Mi par di udire un botto.

E mentre Rosica continua a provare la sua frase, Diego si affaccia da una quinta e chiama sottovoce. 

DIEGO:                Pssst… pssst… Regista… Regista.

REGISTA:           (si volta) Che c’è? (Diego indica la platea) Che dici… non ti capisco.

DIEGO:                (sottovoce) Il teatro… il teatro… è pieno de gente. E’ un’ora che stanno assistenno a ‘sto casino.

ROSICA:              (prova ancora)Mi par di udire un botto.

REGISTA:           (si volta di scatto) Oddio! Con le luci in faccia non si vede niente. (concitato) Chiudete… chiudete il sipario.

Tutti fuggono, uscendo verso le quinte o lasciando i posti di prima fila. Solo Antonietta si avvicina al boccascena, comprimendo gli occhi per vedere meglio.

ANTONIETTA:   Chi se deve prende le misure?

E sulla battuta di Antonietta si chiude velocemente il sipario. A sipario chiuso Angelo esce e parla al pubblico.

REGISTA:           (imbarazzato) Scusate gentile pubblico ma stavamo provando e non abbiamo fatto caso alla vostra presenza. Purtroppo abbiamo avuto un inconveniente e gli attori protagonisti…quelli che dovevano fare la parte di Giulietta e Romeo hanno avuto un piccolo incidente e non potranno partecipare al dramma di Shakespeare. Ma la compagnia è preparata a tutto e non sospenderemo lo spettacolo per questo. Fateci organizzare bene… e poi cominceremo dando il meglio di noi stessi per rendere ancora più appassionante il drammatico dramma dei due sfortunati amanti. Nel frattempo… andate pure a prendervi un caffè… e a fumarvi una sigaretta. Tra dieci minuti iniziamo “Giulietta ti presento Romeo” …ovvero …”Questa sera si recita Shakespeare”. Grazie. (esce) 

FINE DEL PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

Il secondo atto si apre su di una scenografia neutra. Un velario bianco ricopre leggero le scene quasi come in un sogno. Nel fondale si vede una finestra e nelle quinte di destra e di sinistra si aprono due archi che danno accesso alla strada che attraversa la piazza. Al lato della quinta di sinistra si nota una pianta del tipo “ficus” piuttosto grande che rappresenta l’albero della vita e il principio della morte.

Gli attori reciteranno con piglio melodrammatico accentuando ed enfatizzando le battute per renderle comicamente assurde, così come la gestualità che sarà piuttosto ampia e pomposa.

Il sipario si apre. La scena è vuota e una musica piena di tensione emotiva dà l’avvio al dramma di Giulietta e Romeo. Entra in fila indiana, il coro composto da cinque ragazze e si pongono al centro del boccascena. Vestono un lungo camicione bianco del tipo vestale romana. La musica si abbassa.

CORO:                 Nella bella Verona…dove noi poniamo la nostra scena… (una del coro ripete “la nostra scena) per antica ruggine scoppia fra due famiglie di pari nobiltà… (c.s. “di pari nobiltà) una nuova rissa, nelle quali il sangue civile macchia le mani dei cittadini. (c.s. “macchia le mani dei cittadini) 

Il coro esce mentre sale la musica di scena. Poi si abbassa il volume ma nessuno entra.

Rosica dopo un attimo di silenzio entra timoroso… guarda la platea e subito rientra.

Si intravede il regista a mezza figura dalla quinta. 

REGISTA:           (appena fuori la quinta) Entra… entra… tocca a te. Forza… ”Mi par di udire un botto”

ROSICA:              (c.s) …”Mi par di udire un botto” Va bene così?

REGISTA:           (c.s) Ma sì, dai che va benissimo… basta che entri!… Mi par di udire un botto!

Si rialza il volume della musica per poi abbassarsi di nuovo.

Rosica entra e dopo qualche secondo si sente un botto fortissimo.

Rosica spaventatissimo si mette le mani nei capelli e grida:

ROSICA:              ‘O terremoto!… Maronna mia, San Gennaro e tutti i santi… che azz è succiesso! (esce spaventato)

REGISTA:           (appena fuori la quinta)  Entra… entra… tu…

DIEGO:                (entra) Io… che devo fare… (riesce a metà)… io chi so’?

REGISTA:           (spingendolo fuori) Tu sei il padre di Romeo vai.

DIEGO:                (entra) Ma io non so’ le battute. (riesce a metà)

REGISTA:           (lo spinge)  C’è il tuo servo che ti farà da suggeritore. Vai!

DIEGO:                (entra e rivolto alla quinta)  Un servo?... Io ci ho un servo?

REGISTA:           (appena fuori la quinta)  Sì… vai!

DIEGO:                Ma io non ci ho mai avuto un servo.

REGISTA:           E adesso ce l’hai!... Vai… e vaaaiii?! (lo spinge in scena)

DIEGO:                (entra, si guarda attorno, ma non vede nessuno) Oh servo mio… oh servo!... Perché non mi servi?... Eppure sai che mi servi!... Me lo hanno detto che ci sei... che fai ti nascondi?

Entra Radu. Indossa un lungo camicione bianco ed in testa una coroncina di fiori tipo “putto” in mano ha un copione.

RADU:                  Eccomi o… (si volta verso le quinte come a chieder il nome) Eccomi o coso… per lo amor del veru… mi sarei nascostu volentiero… ma a volte, pe’ magnà… guarda che tocca fa’!.... Buongiorno o… coso.

DIEGO:                (annuisce) O mio servitore… perché mi chiami coso?... Non ricordi forse il nome del tuo padrone? (Una breve pausa dove Radu sfoglia il copione)… Allora?... Non te lo ricordi?

RADU:                  Aspetta che sto a guardà!

Mentre Radu ancora sta cercando nei fogli entra Aida che interpreta donna Montecchi. 

AIDA:                   (rivolta a Radu) O nobile marito mio…

Radu che ha trovato il punto sul copione fa cenno che il marito non è lui, ma Diego.

AIDA:                   (insiste con Radu) O nobile marito mio…

RADU:                  Io non sono nobile (fa ancora cenno che il marito non è lui)

AIDA:                   E da quando ti hanno tolto il titolo?

RADU:                  Non mi hanno tolto il titolo… io me intitolo “servitore”… è lui lo nobile marito tuo.

AIDA:                   Ahhh!... (questa volta rivolta a Diego) O nobile marito mio… dov’è Romeo? L’avete veduto oggi?

RADU:                  (leggendo e bisbigliando a Diego) Si… moglie mia, l’ho veduto.

DIEGO:                (ripete) Si moglie mia… l’ho venduto. (si ferma in difficoltà e chiede a mezza bocca) poi?

RADU:                  (suggerisce)    Ho veduto il figlio vostro… nel bosco di sicomori… mentre passeggiava alla buon’ora.

DIEGO:                Il figlio vostro l’ho venduto insieme ai pomodori… mentre pasteggiava nel bosco alla buon’ora.

AIDA:                   (in difficoltà)  Quale bosco mio signore?

DIEGO:                (si guarda intorno, poi si gira verso Radu) Quale?

RADU:                  Quello! (suggerisce indicando la pianta in quinta sinistra)

DIEGO:                (mettendo in dubbio) Ma che ca… ma che è un bosco…

Diego e Aida gesticolano un poco sulla difficoltà a credere che una pianta possa essere un bosco.

DIEGO:                …è ‘na pianta di fichi d’india… cribbio!

AIDA:                   Cribbio?... E chi è cribbio o nobile marito mio?

DIEGO:                …Chi è cribbio? (si guarda intorno)… chi è? (poi ferma il suo sguardo su Radu) E’ lui!

RADU:                  (sorpreso) Io?

DIEGO:                Sì!... Tu sei Cribbio.

RADU:                  Io… (impacciato chiede guardando ora l’una poi l’altro) Io so’ cribbio?... (poi và alla quinta quasi affacciandosi per chieder al regista) …Ma io non ero il servitore?

REGISTA:           (appena fuori la quinta) E vabbè!... Sei un servitore che si chiama Cribbio. (Il regista lo respinge in scena) 

RADU:                  (leggendo il copione suggerisce a Diego)  Molte mattine è stato veduto là… Che accresceva con le sue lacrime la fresca rugiada del mattino.

DIEGO:                E’?

RADU:                  (suggerisce) Che accresceva con le sue lacrime (bisbiglia biascicando) la fresca rugiada del mattino.

DIEGO:                (più forte perché ancora non ha capito) E’?

RADU:                  (alquanto arrabbiato, a voce alta) Che accresceva con le sue lacrime la fresca rugiada del mattino.

DIEGO:                Ah… ’mbè! (poi a Aida) Hai capito che ha detto?... (una pausetta)… Ammazza sto Romeo che ce faceva co ‘e lacrime?!

Da questo momento Radu per suggerire si pone dietro Diego seguendolo passo passo.

AIDA:                   Mio nobile marito… sapete quale sia la cagione?

RADU:                  (suggerisce leggendo) Ho provato a parlarne… ma egli non ha altro confidente delle sue pene…

DIEGO:                Ho provato a parlarne… ma egli non ha tanta confidenza con le sue penne…

RADU:                  (bisbigliando) Pene... non penne... nun me fa’ arrabbià!

DIEGO:                Pene… non penne all’arrabbiata! (ora anche Diego legge in quando Radu gli mette il copione in modo che lo possa vedere) Se si potesse sapere donde hanno origine gli affanni.

AIDA:                   Già nobile Montecchi… perché Romeo ha l’affanno?

DIEGO:                Mah! (dicendo così allarga le braccia intruppando la mano di Radu e facendogli cadere il copione a terra. Mentre il ragazzo è intento a raccogliere i fogli sparsi sul palco, Aida cerca di riprendere in mano la situazione continuando come se nulla fosse)         

AIDA:                   Oh, nobile Montecchi, ripeto…perché Romeo ha l’affanno?

RADU:                  (mentre raccoglie) Forse perché avere asma.

DIEGO:                Forse perché avere asma!

RADU:                  (che ha raccolto i fogli, puntualizza rimettendosi dietro a Diego) Non era battuta di copione, scemo. Giustificavo motivo di affanno.

AIDA:                   Chi è o nobile marito… il ragazzo che ti segue d’appresso con in mano quel grande tomo?

DIEGO:                E’… è Cribbio, non ricordi? Il mio servo…

AIDA:                   E come mai ha in mano un tomo?

DIEGO:                Perché… (in difficoltà guarda Radu che disperato gli fa gesti con il copione passandoselo da una mano all’altra) …Lui ci ha un topo… perché lui coi topi ce gioca…(cerca di capire i segni che gli sta facendo Radu)… poi li sbatte de qua e de là e poi… (Radu è disperato, mettendosi una mano sulla bocca vorrebbe far capire a Diego che è meglio che stia zitto) …poi se li magna.

AIDA:                   Che schifo!!... Si mangia i topi!!!

DIEGO:                Aòh!… Tutti i gusti so’ gusti!

Radu è sconsolato e con un gesto di rabbia mette il copione sotto il naso di Diego che finalmente può leggere

 DIEGO:               Ah… Il mio servitore ha un grande ingegno nell’arte dello speziale. Un putto!

AIDA:                   Di nobili natali immagino!

DIEGO:                Certo mia signora… la sua famiglia è di nobile schiatta.

AIDA:                   (a Radu) Dov’è ora la tua famiglia? 

RADU:                  E’ schiattata!… (si inchina riverendola) Nobile signora… io provengo da una famiglia di putti… anche mio padre a suo tempo… fu putto…

AIDA:                   E tua madre?

RADU:                  Una putta!

DIEGO:                O tu…figlio di putta…appressati a me con il topo in mano…

RADU:                  (precisa) Tomo… (arrabbiato) …questo è un tomoooo!

DIEGO:                E vabbè, nun te ‘ncazzà… (riprende con enfasi) Con il tomo in mano e… e… (non riesce a leggere)

RADU:                  (suggerisce) e dammi la favella col tuo dire.

DIEGO:                E dammi la padella co’ du’ lire.

RADU:                  (inchinandosi) Le sue parole sono ordini per me… o mio signore.

Entrano Azio e Milena nella parte dei nobili Capuleti e genitori di Giulietta.

AZIO:                    (vedendo Diego) Ah… maledetto Montecchi! Osa attraversar la piazza in mia presenza.

MILENA:             Ferma il tuo sdegno… nobile Capuleti. Spegni il fuoco del tuo cieco furore.

DIEGO:                (vedendo Azio) Stramaledetto Capuleti!… (ad Aida) Fatte da parte!

AIDA:                   Calmati mio caro Montecchi…non andare incontro al nemico. Vedo ira nei tuoi occhi.

DIEGO:                (scostando Aida) Togliti donna! Non immischiarti in cose da ommini. (minaccioso con la mano sull’elsa della spada) Nobile Capuleti cedimi lo passo e togliti il cappello in mia presenza.

AZIO:                    (a mezza voce mettendosi una mano a conchiglia sull’orecchio)      Parla più forte che nun te sento!

DIEGO:                Togliti il cappelloooo.

Azio si tocca in testa e si accorge di non averlo ed esce di corsa.

DIEGO:                Ah, ah, ah… il vigliacco ha paura della mia spada!

AIDA:                   Cosa è successo marito mio?

DIEGO:                Il vile è fuggito

AZIO:                    (rientrando velocemente con il cappello da muratore) Ma quale fuggito… m’ero scordato er cappello.

DIEGO:                Nobile Capuleti… dove io sono… tu non stai!

AZIO:                    (portandosi una mano all’orecchio) E’???

DIEGO:                (Urla) Ho detto… dove io sono… tu non stai!

AZIO:                    Sei tu che non devi sta dove io sono…perché se ci sono io…tu non devi sta dove stai!

DIEGO:                (c.s.) Ah si?… E dove dovrei sta’ se tu non ci sei… mentre non dovrei sta se stai dove dovresti esse’?

AZIO:                    Io sto dove me pare… sei tu che nun devi sta… dove sto perché quanno ce sto… tu nun ce devi sta.

DIEGO:                E invece io ce vojo sta!... (con verso di dispetto) Uhmmm!

AZIO:                    Ah, sì?...E allora so’ affari tua! (sguaina la spada) In guardia!

DIEGO:                (sguaina la spada) Ma… in guardia tu!

AZIO:                    L’ho detto prima io!

DIEGO:                L’abbiamo detto all’unisono!... E mo che dovemo fa’?

FABIO:                (dalla galleria urla) Fate la conta!!!

I due accennano a fare la conta quando interviene Donna Capuleti.

MILENA:             (parandosi davanti ad Azio) Fermati marito mio…

ANTONIETTA:   (entra con il cappello d’epoca) Bravo sta fermo che te devo cambià er cappello. (toglie il cappello di carta e mette il suo)

DIEGO:                Chi sei tu che ti permetti di scappellare lo nobile mio rivale?

ANTONIETTA:  So’ a sartaaaa! (esce)

DIEGO:                Ma io mo faccio ‘na strage, faccio!!!

AIDA:                   (parandosi davanti a Diego) Calmati nobile Montecchi... non lordarti le mani con il  sangue dei Capuleti.

MILENA:             (verso Aida minacciosa) Come hai detto? Ripeti se hai      coraggio. Con chi non dovrebbe lordarsi le mani il tuo congiunto?

AIDA:                   Con te e con quel rimbambito di tuo marito. (le due donne si fanno prendere la mano)

MILENA:             Ripetilo se hai coraggio.

AIDA:                   Perché se no che me fai?

MILENA:             Te graffio quel mascherone che ci hai in faccia!

AZIO:                    (canta) Ricominciamoooo…..

RADU:                  (rientra sfogliando il tomo e cercando di fermare Aida) Ma… queste battute non essere su questo dramma!

AIDA:                   (scostandolo) Ma me lo volete levà da torno sto marocchino!

RADU:                  (specificando) Io so’ rumenooo!

AZIO:                    (fermando Milena) Calmati moglie mia.

DIEGO:                (fermando Aida) Fermati donna Montecchi.

AIDA:                   Fermati... un corno! Fatti da parte!

MILENA:             Scostati!

Le due donne si accapigliano mentre gli uomini incrociano le spade in un comico duello che coinvolge suo malgrado, anche Radu che era intento a dividere le nobildonne. Entrano velocemente Marco e Angelo che fanno la parte rispettivamente di frate Lorenzo e di frate Giovanni. Nella foga ad Azio è caduto il cappello.

REGISTA:           (con voce stentorea) Pace fratelli!… (non gli danno ascolto) Ho detto pace fratelli. (le due donne continuano a tirarsi i capelli) La fate finita voi due? (poi con tono melodrammatico) Basta Capuleti… basta Montecchi… non profanate codeste spade con il sangue fraterno…

DIR. TEATRO: Scambiatevi un segno di pace!(Tutti smettono di litigare e si stringono la mano. Marco continua) Bravi… ecco così!... Non ommini… ma belve siete… se volete spegnere lo foco del vostro furore… facendo scorrere rivi vermigli di sangue.

AZIO:                    (mettendosi una mano a conchiglia sull’orecchio) Ch’hai detto?

DIR. TEATRO: (grida) Ho detto… rivi vermigli di sangue!

AZIO:                    E che vordì?

REGISTA:           Silenzio!

MILENA:             Io non ho colpa. E’ stata questa Montecchi ad incominciare.  

AIDA:                   Non è vero… è stata questa Capuleti. (tenta di darle uno schiaffo)

DIR. TEATRO: Basta! E’ già da molto che voi… per una vana parola …turbate con le vostre risse la quiete delle nostre contrade.

REGISTA:           Chi ha iniziato la tenzone?

MILENA:             (a Diego) Lui.

AZIO:                    E no, eh?!... Se qui c’è da iniziare una canzone la devo da inizià solo io (canta)… Er barcarolo va controcorrente…

REGISTA:           (grida) Ma stai zitto… non la canzone… La tenzone… la lite!

AZIO:                    L’ha cominciata lui!

DIEGO:                Non è vero!

REGISTA:           E allora sentiamo il putto. (a Radu) Parla tu… giovine figlio di putta!

RADU:                  Vabbè che so’ rumeno (piangendo) ma mica me sta bene che me state sempre a offenne!

DIEGO:                Chi ha iniziato non ha importanza frate Giovanni. I miei occhi disdegnano la vista odiosa dei Capuleti.

MILENA:             Figurati a chi te sente!

AIDA:                   (a Milena) A chi ‘o dici!? Come ti vedo… mi prendono l’infantijoli.

AZIO:                    (canta) Ricominciamoooo

REGISTA:           Ho detto basta!        

DIEGO:                Andiamo moglie mia che è meglio… Andiamo a cercare il nostro Romeo.

AIDA:                   Come volete nobile Montecchi.

DIEGO:                (A Radu) Vai anche tu o putto figlio di putta… alla ricerca in Verona del nostro amato figlio e se lo incontri… digli che lo sto cercando.

RADU:                  (piagnucolando) Mesà che io dopo nun rientro. Così ve ‘mparate a trattamme male. (Radu esce in quinta sinistra)

REGISTA:           Andiamo nobili Montecchi… faremo strada insieme fino allo  mio convento. (esce insieme ai Montecchi in quinta destra)

MILENA:             Andiamo anche noi marito mio.

AZIO:                    Ma ch’è successo? Nun ci ho capito gnente. Perché dovemo annà via?

MILENA:             (prendendolo sottobraccio. Grida) Nun te preoccupà t’o spiego dopo… adesso andiamo!

DIR. TEATRO:Vengo con voi nobili Capuleti. Faremo un tratto di strada insieme… ho da fare la questua.

AZIO:                    (esce insieme a Milena e Marco) Aòh, parlamose chiaro… Io in questura non ce vengo eh?!

MILENA:             Andiamo marito mio… andiamo dalla nostra cara Giulietta. (escono in quinta sinistra)

Azio rientra a scena vuota per andare a recuperare il cappello. E’ piuttosto imbarazzato e con la mimica cerca di scusarsi col pubblico per l’intrusione fuori scena. Si mette in testa il cappello proprio mentre dalla quinta destra entra il coro. Lui non sa cosa fare e si mischia con le ragazze.

CORO:                 Dai fatali lombi di questi due nemici… (Azio ripete “questi due nemici”) discende una coppia di amanti… nati sotto cattiva stella (c.s. “nati sotto cattiva stella”) le cui sventurate e pietose vicende seppelliscono con la loro morte l’odio dei genitori (c.s. “l’odio dei genitori”)

Il coro esce di scena. Azio ora è rimasto solo e sentendosi padrone della scena pensa di prendere l’occasione al volo per farsi apprezzare dal pubblico come cantante.

AZIO:                    (si rivolge al pubblico) No, perché prima er produttore aveva detto che stasera c’era l’organizzatore der Festival de Sanremo, no?... E allora io me vorebbe fa’ sentì… ahò nun se sa mai che… (attacca a cantare) Er barcarolo va, controcorrente… e quanno canta l’eco s’arisente… si è vero fiume che tu dai la pace, fiume bojaccia fammela trovà…

CORO:                 (le ragazze rientrano con l’intento di portarselo via…infatti mentre recitano lo spingono piano fuori scena, mentre Azio continua a cantare) Dai fatali lombi di questi due nemici… (una ripete “questi due nemici”) discende una coppia di amanti… nati sotto cattiva stella (c.s. “nati sotto cattiva stella”) le cui sventurate e pietose vicende seppelliscono con la loro morte l’odio dei genitori (c.s. “l’odio dei genitori”)

Le ragazze escono di scena portandosi via Azio.

In quinta di sinistra entra Francesco nella parte di Mercuzio. Si guarda intorno circospetto. Poi si rivolge verso dove era entrato.

FRANCESCO:    Vieni Romeo… nessuno è nel luogo dei tuoi sospiri d’amore.

ROSICA:              (entra) Io entro, però abbasta ca non riviene o’ terremoto.

Entra Rosica vergognandosi come un ladro. Indossa un paio di brache talmente strette che avanza mettendosi il palmo della mano davanti all’inguine. Francesco si accorge e gli dà uno schiaffo sulla mano.

ROSICA:              (colpito nelle parti basse sussurra) Mannaggia ‘e chi te muorto!... Mercuzio, ma vò fa’ ‘ttenzione!

FRANCESCO:    O Romeo… perché è oppresso il tuo cuore gentile?

ROSICA:              Comme?

FRANCESCO:    (ripete) O Romeo… perché è oppresso il tuo cuore gentile?

ROSICA:     Ma perché… io te songo venuto appriesso co’ ‘o core gentile?

Entra Radu toccandosi il di dietro come colpito da un calcio. Poi guardando verso l’arco, gesticola come se parlasse con qualcuno. Evidentemente è il regista che gli sta dicendo cosa deve fare. Poi con voce impostata parla tra sé.

RADU:                  Toh!… Smarrito io sono e mi ritrovo davanti al mio padrone Mercuzio.

FRANCESCO:    E tu chi sei?

RADU:                  Signore... non mi riconosce?… Sono… (legge) sono Baggio!

FRANCESCO:    (sottovoce) Si… e io Del Piero! Leggi meglio scemo.

RADU:                  (legge il tomo) Sono il paggio! Sono venuto a cercarvi… perché il nobile Montecchi sta cercando marameo… (legge) …Romeo ...Romeo… (poi come a giustificarsi) …aòh!

               

FRANCESCO:    Or che trovati siamo… appropinquati accanto al nostro parente.

Radu si mette alle spalle di Rosica e si attacca a lui. Rosica lo allontana con una spinta.

FRANCESCO:    Allora nobile amico… perché il tuo cuore gentile è oppresso? (gli toglie la mano davanti all’inguine)

RADU:                  (Legge) Ebbene… è questa l’unica dura legge dell’amore.

ROSICA:              Comme?

RADU:                  (ripete) Ebbene… è questa l’unica dura legge dell’amore.

ROSICA:              Il pene… è l’unica dura legge dell’ammore!       

RADU:                  (legge)  Ma per questo affetto che mi tieni nel cuore…

ROSICA:              Ma per questo difetto ca tene ne ‘o core…

RADU:                  E’?

ROSICA:              No, diceve… per questo difetto che tene ne ‘o core se mettesse ‘o bay-passe.

RADU:                  (legge) Caro Mercuzio… questo pazzo d’amore… assomiglia più a  passione atavica.

ROSICA:              Caro prepuzio… questo... azzo d’ammore… assomiglia più a una chiavica.

FRANCESCO:    E questo non è forse meglio che spasimare d’amore? Ora si che sei Romeo poiché questo “pazzo” d’amore (scandendo “pazzo”) ti ha fatto tornare in te e me ne compiaccio. Or sei come l’arte e la natura ti hanno fatto. (Pausa. Aspetta la risposta che non arriva. Ripete) Or sei come l’arte e la natura ti hanno fatto. (da un calcio a Radu che si decide a leggere la battuta per Rosica)

RADU:                  Aioh!… (legge) Hai sbagliato Mercuzio… la mia natura è dei   miei nobili Montecchi.

ROSICA:              Hai sbagliato prepuzio… la mia tintura è dei miei mobili mortecchi.

FRANCESCO:    Come?

ROSICA:              Insomma… chello ch’ha ditto isso!

RADU:                  Io essere rumeno preciso… e qui non c’è niente di preciso… mi licenzio. (esce)

FRANCESCO:    Perdono o buon Romeo… in un caso come questo…è  permesso ad un uomo di piegarsi ad un atto civile. (si inchina)

ROSICA:              Bravo!

FRANCESCO:    (sempre chinato) E poi?... Seguita… di più…

ROSICA:              Bravissimo!

FRANCESCO:    (prova ad alzarsi ma ha un mezzo colpo della strega) Ancora… di più!

ROSICA:              (scocciato) Ancora di più? E che avrai fatto mai… pe’ ‘n atto civile vo’ pure a medaja…

Entra Rocco che per suggerire si nasconde dietro l’albero di Natale che trascina davanti a se.

REGISTA:           E un caso come il tuo…

ROSICA:              E co’ ‘o casco comme ‘o tuo…

REGISTA:           Costringe un uomo a chinarsi coi ginocchi.

ROSICA:              Costringe ‘e n ommo a macchiarsi co’ i gnocchi.

REGISTA:           (sottovoce) Inchinati anche tu!

ROSICA:              Inchinati anche tu!

FRANCESCO:    (con una mano sul rene) No…ora io mi alzo. (Riprende a recitare con enfasi) Ora vado nobile amico… in amore una dama mi attende per giocare.

REGISTA:           Io rimango!… Non voglio giocare con una dama.

ROSICA:              Io rimango. Non voglio giocare a dama…

REGISTA:           Preferisco che scappi!

ROSICA:              Preferisco gli scacchi!

FRANCESCO:    Come vuoi amico. Addio!.

ROSICA:              Addio! (Francesco esce in quinta destra. Romeo si mette sotto la finestra di Giulietta mentre entra di nuovo il coro… Angelo sempre nascosto dietro l’albero esce portandoselo via)

CORO:                 I terribili casi del loro amore segnato dalla morte… (una del coro ripete “segnato dalla morte) e l’ira prolungata dei loro genitori… alla quale nulla potrà mettere fine… se non la morte dei figli… (c.s. “se non la morte dei figli) sono lo spettacolo che la nostra scena vi offrirà. Il nostro zelo cercherà di rimediare a quello che sarà di deficiente. (c.s. “cercherà di rimediare a quel deficiente” indica Rosica. Poi in fila indiana escono. Rosica rimane da solo, e non sapendo a chi rivolgere la parola si rivolge all’albero di Natale)

ROSICA:              Oh, albero parlante… dove sì finito?... Si tu non m’addici, io caddico?

Al fine di suggerire rientra Rocco nascosto dietro l’albero di Natale

ROSICA:              Tu che sì un albero magico… quanno hanno detto deficiente… ce l’avevano cu me chelle scurnacchiate?...

REGISTA:           No… era un deficiente… da copione.

ROSICA:              Ambeh! (vede la stanza illuminata) La luce è accisa. …affacciate ‘n goppa ‘a ffenesta… sto core te chiamma… (canta) affaccete Nunziata… boccuccia de cerasa…

REGISTA:           (uscendo allo scoperto arrabbiatissimo)  Si chiama Giulietta!

                               Giulietta!... Se non abbiamo capito neanche questo, io lascio perdere… e mi ci ero anche travestito da albero… (uscendo) e levatemi di torno ‘sto albero una volta per tutte…cribbio!

Entra Azio per portare via l’albero, così ne approfitta per cantare e farsi apprezzare dal pubblico:

AZIO:                    (canta) più de ‘n tempo è passato… dar momento che disse, a Ninè… quest’amore è oramai tramontato… je’ rispose lo vedo da me…

Entra  Radu. E mentre Azio indugia a portare via l’albero e quasi non ne vuol sapere di uscire, Radu lo spinge fuori: così Azio spinge l’albero e Radu spinge lui che continua a cantare fino a che esce di scena. Radu ha in mano il copione con lo scopo di riprendere a suggerire

RADU:                  (Bisbiglia) Dolce Giulietta… affaccete!

ROSICA:              (grida) Dolce Giulietta… affaccete! (dalla finestra appare Antonietta la sarta. Sta cucendo il bottone ad una camicia)

ANTONIETTA:   (affacciandosi) Chi me chiama?

ROSICA:              (va sotto la finestra) Ma tu… chi ssi?

ANTONIETTA:   So Antonietta la sarta. Che vòi?… Te s’è scucito qualche cosa?

RADU:                  (che va dietro a Rosica cercando di nascondersi alla vista di Antonietta) Veramente… no!

ROSICA:              ‘O devo dire io!…E mo statte zitto e lievete ‘e mezzo che questa a ddevo arimorchià. (ad Antonietta) Veramente no!… Cercavo Giulietta…ma non fa niente. (spavaldo) ‘O ssai che si proprio ‘na bona donna?

ANTONIETTA: (strizzando gli occhi per vederlo meglio) Perché, che t’ho fatto!

ROSICA:              No… che hai capito! Si ‘na bona donna, ma no nel senso de fia deeee… ma nel senso che sì proprio bona!

Rientra in scena l’albero. Dietro c’è Azio che così nascosto ricomincia a cantare:

AZIO:                    (canta) Er barcarolo va controcorrente….

ANTONIETTA:   Che bella voce… chi canta?

ROSICA:              Io! (da questo momento mima di cantare, mentre in realtà chi canta è Azio)

AZIO:                    (canta) …e quanno canta l’eco s’arisente… si è vero fiume che tu dai la pace, fiume bojaccia fammela trovà…

ANTONIETTA: Che bella voce che hai…ma perché non me ne canti un’altra un po’ più moderna?

ROSICA:              Aspietta nu momento. (Si reca all’albero e sussurrando) La sai ‘n artra più moderna?

AZIO:                    (sempre da dietro) E’?

ROSICA:              (più forte) La sai ‘n artra più moderna?

AZIO:                    Le so tutte.

ROSICA:              (Torna sotto la finestra) Le sa tutte.

ANTONIETTA:   Chi le sa tutte!!!

ROSICA:              Io!... Facite ‘na richiesta… ca nuje vi accontentiamo.

ANTONIETTA:   L’ultima di Gigi D’Alessio.

ROSICA:              (all’albero) Hai sentito?

AZIO:                    Sì… ma è l’unica che nun so!

ROSICA:              Le saccio tutte… questa è l’unica ca nun me ricuorde….

ANTONIETTA: (sospirando) Peccato… mi piaceva tanto.

ROSICA:              Sì… ma ora lasciammo perdere ‘e canzoni (fa cenno a Radu di cacciare via Azio. Radu lo caccia con un paio di pedate e Azio se ne va con l’albero in spalla)… Parlammo de nui duje… tu me piaci assaje.

ANTONIETTA: (a mezza voce) Lo so, ma non se po’ fa… tu sei Romeo e ti ricordo che sei l’innamorato di Giulietta.

ROSICA:              E va buono… tanto non c’è!    

ANTONIETTA:   C’è… c’è! E mo te la chiamo (grida) Giulietta… a Giulie’… ce ‘n cascamorto che te cerca! (esce dalla vista)

RADU:                  (suggerisce) Quale luce spunta lassù da quella finestra.

ROSICA:              Quale luce è spuntata a’ lassù… da chella fenesta. (Rosica si sposta e Radu gli va dietro con il copione)

RADU:                  Quella finestra è l’Oriente… e Giulietta è il sole.

ROSICA:              Chella fenesta è l’Oriente… e Giulietta è ‘o sole. (lo scosta da sé) E dalle! (spinto a Radu gli cade il tomo dalle mani)

RADU:                  (si affretta a raccoglierlo poi lo riapre e suggerisce) Essere o non essere… questo è il problema.

ROSICA:              (ripete) Essere o non essere… questo è il problema.

Entra Marco  vestito da frate dalla quinta di sinistra è seguito dal coro delle ragazze.

DIR. TEATRO:   (entra velocemente a mani giunte e con tono da Messa cantata) Hai sbagliato dramma… quello è l’Amleto.

LE RAGAZZE: Amen!(Marco e le ragazze escono in quinta destra)

PINA:                    (affacciandosi alla finestra) Ohimè!

ROSICA:              Issa parla!… Oh parla ancora mentre sei colà… sopra a’ capa mia … Parla ancora…

PINA:                    (sospirando ancora di dolore) Ohimè!

ROSICA:              Oh, angelo splendente… che belle frasi che dici!

PINA:                    (sospirando ancora di dolore) Ohimè!

ROSICA:              Dove le trovi sti belle pparole….

PINA:                    (c.s.) Ohimè!

ROSICA:              (a Radu) Ma solo chesto è capace a dicere?.. .Ma ste strunzate stanno scritte n’o copione?

RADU:                  (gli fa il gesto di tacere) Sssstt!!

PINA:                    O Romeo… Romeo pecchè si tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta ‘o nomme ca porti.

RADU:                  (sottovoce) Io rifiuto… ma ho visto il fazzoletto nelle sue mani.

ROSICA:              Io rifiuto… ma aggio visto ‘o fazzoletto dint’e mmane tuje.

PINA:                    (interdetta) Quale fazzoletto?

ROSICA:              (a Radu)          Qua’ fazzoletto!

RADU:                  Quello di Desdemona… me l’ha ditte Jago.

ROSICA:              Me lo ha ditte Jago… quello di Desdemona.

PINA:                    E mo… chi è sta Desdemona.

Rientra Marco  vestito da frate dalla quinta di destra sempre seguito dalle ragazze.

DIR. TEATRO:   (con le mani giunte) Quello è l’Otello… Vai a pagina 49…

LE RAGAZZE: Amen! (Marco e le ragazze escono a sinistra)

PINA:                    Romeo… tu sai che ‘a maschera d’o primmo jurno mi nasconde ‘o volto… altrimenti un rossore verginale colorirebbe la mia guancia..

ROSICA:              ‘O che?

PINA:                    ‘O rossore verginale!

ROSICA:              Ma famme ‘o piacere!

PINA:                    O gentile Romeo… se mi ami dichiaralo lealmente.

ROSICA:              (a Radu) Che dici… glielo dichiaro?

RADU:                  Fa un po’ come te pare… (chiude il tomo) Tanto ormai.

 

PINA:                    Romeo… Chesto contratto d’ammore è troppo precipitato… troppo imprevisto… troppo improvviso… troppo inatteso… troppo….

ROSICA:              (entrando in battuta) A Giulie’… aggio capito… è troppo!

PINA:                    Che ne diresti di venire su… da me?

ROSICA:              A la faccia d’o rossore verginale! (a Radu) Io ci vado… che m’emporta.

RADU:                  (scrollando le spalle si siede in terra) E va’… tanto ormai qui è tutto un casino!

ROSICA:              (a Giulietta) O mia dolce verginella… (fa segno come a dire “va bene và”)Come faccio ad arrivare fino a te?

PINA:                    Arrampicati su queste. (getta dalla finestra le sue lunghe trecce)

ELENA:               (voce fuori scena) Giulietta… piccola mia dove sei?

PINA:                    Siento ‘o rumore a la casa… è la mia nutrice. Sarà per un’altra volta. Addio caro amore mio. Ce verimmo doppo!

ROSICA:              Addio piccolo surice… comme te rivego… mietto ‘a tagliola.

PINA:                    Comme?

ROSICA:              Per prenderti e non lasciarti chiù… ch’hai capito?.

PINA:                    Ambeh! (ritira su la treccia ed esce dalla vista)

ROSICA:              Jamoncenne caro putto...  arrivano i Cappelletti…

RADU:                  (sussurra) I Capuleti!

ROSICA:              Ah, no i cappelletti?

RADU:                  (conferma) No!

ROSICA:              E neanche stasera se magna!...Jammo einé! (escono a sinistra)

In quinta destra entrano in scena Milena e Elena che fa la nutrice. Elena veste semplicemente come una servetta ed in più indossa un grembiule bianco.

MILENA:             Nutrice… insomma dov’è mia figlia? Chiamala che venga qui.

ELENA:               Eppure le avevo detto di venir qua… (Grida) Giulietta… dove sei farfallina mia?

ANTONIETTA: (affacciandosi alla finestra) Ancora co’ sta Giulietta! 

MILENA:             Ma tu chi sei?

ANTONIETTA:   ‘N artra volta? Io sarò cecata… ma pure tu. So’ Antonietta la sarta… nun me riconosci?

ELENA:               (Chiama) Giulietta… dove sei benedetta bambina.

ANTONIETTA: (grida) A Giulie’… giù de sotto ce so’ du’ babbione che te cercano! (esce dalla vista)

Entra Giulietta in quinta destra. Indossa un abito pomposo molto più grande della sua taglia ed ha delle lunghe trecce bionde che gli arrivano fin quasi ai piedi.

PINA:                    (entrando) Chi c’è?… Chi mi chiama?

ELENA:               Vostra madre.

PINA:                    Eccomi madre mia… che cosa volete?

MILENA:             Ecco di cosa si tratta… (Elena sta per allontanarsi) No… rimani… è bene che tu sia presente al nostro colloquio.

ELENA:               (inchinandosi) Come volete donna Capuleti.

MILENA:             Tu sai… cara nutrice… che Giulietta ha ormai una certa età.

ELENA:               (con ironia) Eh!

PINA:                    (risentita) Qua’ certa età?! Da poco finii di giocare co’ e bambole ‘e pezza e tutti mi danno quattordici anni.

ELENA:               In fede mia… anche io… senza sbagliare… potrei dargli quattordici anni…

AIDA:                   (grida affacciandosi dalla quinta) Di galera!

PINA:                    (c.s.) Scurnacchiata!

ELENA:               Ma lei non li ha quattordici anni… e si fanno presto i conti.

PINA:                    (sorridendo imbarazzata e sottovoce a Elena) Statte attienta a chello ca dici!

ELENA:               Quanti giorni mancano da qui a Pasqua?

MILENA:             A occhio e croce novanta.

ELENA:               Ecco… quella è la sua età! (Pina le dà una gomitata)

MILENA:             Ebbene… è ora che tu pensi a maritarti… Qui in Verona ci sono uomini pronti a sposarti.

PINA:                    Chi madre mia?

MILENA:             Il nobile Paride ti chiede in sposa.

PINA:                    Paride… chi?

MILENA:             Paride di… Troia.

ELENA:               Siete fatti l’uno per l’altra.        

REGISTA:           (entra velocemente gridando) Che la pace sia con voi sorelle! (si mette in mezzo tra Elena e Pina) Oremus!

PINA:                    Parla buono che io l’inglese no’ saccio.

DIR. TEATRO: (entra in quinta sinistra con in mano un paniere di vimini) Pace a tutti! Il mattino dai grigi occhi… sorride all’accigliata notte… gettando sprazzi di luce sulle nubi orientali.

PINA:                    Eccone un altro ih! ‘O conviento s’è trasferito da nuije!

REGISTA:           Va bene fratello Lorenzo… va bene! Pace anche a te. 

DIR. TEATRO:   Pace fratello Giovanni…  Questo paniere di vimini… deve esser pieno di erbe velenose e di fiori dal succo prezioso… Scambiatevi un segno di pace.

DIR. TEATRO:   Pace sorelle!

MILENA:             Pace fratello!

ELENA:               Pace padre!

REGISTA:           Pace sorella!

PINA:                    Avete fernuto, si?

DIR. TEATRO:   Qual voce mattutina mi saluta così dolcemente? (si volta verso Pina) Giulietta… la tua bellezza illumina la vista ai viandanti dopo un lungo cammino…

ELENA:               (ironicamente a Milena) Tiene una lampadina tascabile!

DIR. TEATRO: E nella notte tenebrosa… sei luce perenne di vita…mentre il lucrar delle stelle parlano al tuo cuore bisbigliando amore…

MILENA:             (sbuffando) Ancora!... Piuttosto Qual buon vento vi ha portato ai nostri lidi

REGISTA:           Siamo venuti a chiedere benevolenza per i nostri poveri.

MILENA:             E  benevolenza avrete. Anche da mio marito… il nobile Capuleti. Eccolo che viene ad omaggiarvi.

Entra Azio. E’ seguito da Radu e da Diego.

DIR. TEATRO:   Che il giorno ti sia gaudioso nobile Capuleti… e ti sorrida felice come l’allodola messaggera del mattino… alza il suo cinguettio ai primi raggi del sole che appaiono sulle nebbiose cime delle montagne innevate… della nostra cara Verona.

PINA:                    (a Rocco sottovoce) Ma che gli avete dato a chisto?... Per fortuna aveva detto che si vergognava!

DIEGO:                (ad Azio) Pace fratello!

RADU:                  (suggerisce ad Azio) Pace fratello… ma mendace è tua favella.

AZIO:                    Pace fratello… ma mannace tu’ sorella!

DIEGO:                Come io ti saluto e tu osi rispondermi in talo modo?...

RADU:                  (suggerisce) Uccidilo col pugnale.

DIEGO:                Sì… col pugnale!... Prendi questo…(lo cerca sulla cintola, ma non riesce a sfilarlo)…S’è incastrato!

RADU:                  (suggerisce) Allora con la spada… uccidilo con la spada!

DIEGO:                Sì… con la spada… Allora prendi questo (fa un paio di volte il gesto di tirare fuori la spada, ma si accorge di non averla)… la spa… (a Radu) l’ho lasciata di là!

RADU:                  (suggerisce) Allora il fioretto… tira fuori il fioretto.

DIEGO:                (con la mano al fianco cerca ancora)… allora prendi questo… (poi dal bavero prende un fiore e con gentilezza)… prendi questo.

AZIO:                    Oh… grazie! (lo odora)

MILENA:             Andiamo cara nutrice… ritiriamoci nelle nostre stanze… Vieni anche tu Giulietta?

PINA:                    No madre mia… rimango due minuti con padre Lorenzo. M’aggia ‘a cunfessa’.

ELENA:               (sottovoce) Due minuti?!... A te nun te basta ‘na giornata.

PINA:                    (c.s.) Scurnacchiata!

MILENA:             Andiamo mia cara nutrice! (esce con Elena)

REGISTA:           Oh mio nobile Capuleti, vi accompagno nella vostra magione… insieme al Montecchi.

PINA:                    Padre Lorenzo… se fate uscire anche questo putto io m’aggia ‘a cunfessa’!

DIR. TEATRO: Vai pure… lasciaci soli o figlio di putta…

RADU:                  Ancora!!!... Mannaggia la miseria… (esce piagnucolando)

DIR. TEATRO: (a Pina) Figlia mia… se tu dai così presto il buon giorno al tuo letto… è segno che hai qualcosa per la testa… e allora… parla figlia mia! (si mette a mani giunte)

PINA:                    Me songo innamurata di quello bello guaglione di Romeo Montecchi.

DIR. TEATRO: Spiegati chiaramente figlia mia… e dimmi in poche parole dove tende il tuo discorso.

PINA:                    Quando lo vedo me ribolle o sanghe dint’e vvene.

DIR. TEATRO: Sì, ma non capisco… dove vuole arrivare la tua favella?

PINA:                    Appena mi sfiora sient’e vvampate ca da ‘e punte de’ piere me salgono fino a cima ‘e capille.  

DIR. TEATRO: Sì o mia dolce Giulietta… ma... spiegati meglio… cosa mi vuoi dire di preciso?

PINA:                    (contrariata) Uffa!!..’ O vvolete sape’ propio di preciso… di preciso?

DIR. TEATRO:   Di preciso!

PINA:                    Voglio portarmelo dint’o letto. Contento mo?

DIR. TEATRO:   E me lo dici così? (guarda al cielo con le braccia alzate e si fa il segno della croce)

PINA:                    Se vulite ve ffaccio nu disegno porno!

DIR. TEATRO:   E lui… ti ama?

PINA:                    Mi ama?!… Di chiù! Romeo è innamorato pazzo ‘e me… (dalla finestra si vede Romeo che abbraccia Antonietta e tenta di baciarla) e non vede l’ora di sposarmi.

DIR. TEATRO: (vedendo la scena) Sei certa figliola?

PINA:                    Ci mietto ‘a mano sul fuoco. Per lui non esistono altre donne oltre me… (dall’arco di destra entra velocemente Milena rincorsa da Romeo. Escono dall’arco di sinistra) Anzi… non le vede proprio.

DIR. TEATRO: (c.s.) Infatti non le vede… gli corre appresso!

PINA:                    Comme?  

DIR. TEATRO:   Niente figliola… niente! Tu parli di sposare Romeo ma… i Montecchi sono i nemici giurati dei tuoi Capuleti. I tuoi nobili genitori non accetteranno mai.

PINA:                    ‘O ssaccio…ma solo voi…frate Lorenzo….potete rimediare con un rimedio che rimedia…pecchè se voi non trovate ‘o rimedio…il rimedio ‘o rimmediammo nuie co’ nu rimedio immediato.

DIR. TEATRO:   Non dire queste cose…è peccato mortale! Vuol dire che intercederò per voi. Parlerò con i nobili Capuleti e i nobili Montecchi… Sono certo che con poche parole ben dette… riuscirò a riappacificare gli animi dei due nemici. (dalla quinta di destra entrano duellando con la spada Azio e Diego. Riescono velocemente in quinta sinistra sotto lo sguardo preoccupato di Marco e Pina) Forse è meglio parlare con le rispettive mogli…

PINA:                    Chesta è ‘na buona idea!

DIR. TEATRO:   Ho sempre buone idee! Le donne sanno essere sempre più comprensive degli uomini. (dalla quinta di sinistra entrano Aida e Milena che tirandosi i capelli escono velocemente in quinta destra) Ripensandoci bene… sarebbe meglio parlare con Mercuzio. E’ il parente del Principe di Verona e tramite lui… può imporre la pace ai due nemici.

PINA:                    Anche chesta e ‘na buona idea. Mercuzio è nu guaglione buono e gentile… che non farebbe mai male ad una mosca… (entra Francesco in quinta sinistra che prende a calci il povero Radu. Escono in quinta destra sotto lo sguardo inquieto di Pina e di Marco)

PINA:                    Insomma Padre Lorenzo… io c’aggia fa’!

DIR. TEATRO:   L’unica cosa, non ti rimane che annà moriammazzata!

PINA:                    Ma vacce te a moriammazzate.

DIR. TEATRO: Ma no, sorella… cosa avete capito l’unica cosa è che voi vi ammazzate.

PINA:                    In che senso padre Lorenzo?

DIR. TEATRO: (indica una bottiglia nella cesta) Ho in questa bottiglia un dolce rimedio. Dentro c’è un infuso di mia invenzione e sono quasi sicuro che funzionerà.

PINA:                    E’ ‘o guasi che mi preoccupa!

DIR. TEATRO: Ascolta dolce Giulietta. Una volta bevuto il liquido…subito ti correrà per tutte le vene un fluido freddo che addormenterà a te la vita… poiché il polso non conserverà più il suo movimento regolare…

PINA:                    (entrando in battuta) Si ma…

DIR. TEATRO: (c.s.) Le rose delle tue labbra e le tue guance appassiranno e si faranno pallide come la cenere…

PINA:                    (c.s.) Si ma…

DIR. TEATRO: (c.s.) E sugli occhi ti cadrà il velo delle palpebre. Ogni membro del tuo corpo… privato della padronanza del movimento e della flessibilità… rigido… intirizzito e freddo...

PINA:                    (c.s.) Insomma songo proprio nu ciesso e cadavere!

DIR. TEATRO:   Brava… muori… ma per finta!

PINA:                    Comme pe’ finta! M’avete fatto ‘na capa tanta co’ e labbra e guance ch’appassiscono… co’ ‘o velo dinto all’uocchie e po’… muoio pe’ finta?

DIR. TEATRO: Perché… vuoi morì pe’ davvero? Dopo che tutti i parenti avranno pianto la tua dipartita e ti avranno messo nel posto del tuo loculo…

PINA:                    (entrando in battuta) In che posto ‘o miettono?

DIR. TEATRO:   Nello tuo loculo!

PINA:                    Pecchè non lo miettemo ne ‘o vostro ‘e loculo?

DIR. TEATRO: Non ti devi preoccupare stellina mia…per loculo si intende la nicchia funebre… la tomba… va! Con Romeo in piena notte…noi verremo da te… e ti faremo bere un’altra pozione che ti ridonerà la vita…

PINA:                    E poi?

DIR. TEATRO:   Tu e Romeo partirete per Mantova dove attenderete che le cose tra i Montecchi e i Capuleti si appianeranno per l’intercessione del Principe di Verona. Che ne dici?

PINA:                    Siete sicuro che st’elisir funzionerà?

DIR. TEATRO:   Di sicuro c’è soltanto la morte!

PINA:                    (facendo le corna) E dalle!

DIR. TEATRO:  Ora… (prende dal paniere la bottiglia) bevi fino alla metà e poi accadrà quello che ti ho appena detto.

PINA:                    Rimanite co’ me… non me lasciate sola in chesto triste momento.

DIR. TEATRO: No… è meglio che vada. Mi aspettano al convento, ma tu non ti preoccupare… andrà tutto bene. (mentre esce) Buona morte! (esce)

PINA:                    Comme… buona morte! (piagnucolando) E mo che faccio ‘o piglio o nu ‘o piglio? Questo è ‘o problema. Morire… dormire… sognare forse… No… questo è l’Amleto. Ma fa lo stesso… io me lo ppiglio… e chi s’è visto s’è visto. (beve l’elisir nella bottiglia. Comincia a tossire) M’è andato pe’ traverso. (tossisce ancora. Poi si mette la mano sulla gola) Arg!… ’O veleno comincia a fare effetto…. Arg… (si siede in terra) Arg… muoio… (al pubblico)… guardate che è per finta! (si sdraia per terra fingendo di morire. Entra Romeo.)

ROSICA:              (vede Pina in terra e teatralmente si precipita verso di lei sollevandole il viso) Giulietta… che fai dormi? (le dà dei buffetti sul viso per farla svegliare) Svegliati! (le dà un buffetto più forte) Te sembra ‘o momiento chisto?

PINA:                    (sottovoce) A l’anima ‘e chi te morto! Songo defunta pe’ finta…Dì chella battuta di copione!

ROSICA:              (c.s.) Statte zitta ca ‘o tenghe scritto accà! (tira fuori dalla tasca un foglietto e sbirciando con tono melodrammatico legge) O Giulietta... o mia giovane vittima… la tua bellezza trasforma chesta tomba in una sala piena di festa e di luce. Te veggo… comme ‘o lampo che precede ‘a mmorte. Ma io comme potrei chiamare chesto…’o lampo?

Entrano dal fondo della sala i due veri interpreti. Sono completamente incerottati. Hanno la testa fasciata e le mani ingessate.

MAURIZIO:        (entrando in battuta) Chiamalo come te pare basta che scenni da lì sopra.

ISABELLA:         Chi è quella che m’ha fregato la parte?

ROSICA:              Ma vuije… chi siete?

MAURIZIO:        Io sono il vero Romeo. (salgono sul palco)

ISABELLA:         E io so’ la vera Giulietta. (prende per le gambe Pina scostandola da Claudio che continuava a tenerla con la testa alzata)

 

PINA:                    Statte ferma co’ sti mmane! Giulietta da morta ‘a ffacc’io. Tu stai a l’ospitale…

ISABELLA:         (si sdraia al suo posto) Questo è il posto mio.

ROSICA:              Ma che state facenno… ‘o verite che c’è gente?

MAURIZIO:        Ma quale gente… questi sono tutti amici vostri. La parte di Romeo era la mia… quindi è meglio che te ne vai…continuo io.

ROSICA:              Tu… Romeo!? Cumbinato accussì me pari uscito da ‘o lazzaretto!

ISABELLA:         Lazzaretto o non lazzaretto… Giulietta è la mia parte!

PINA:                    Ma mo… è ‘a parte mia. (si sdraia sopra Isabella)

ISABELLA:         (le dà una spinta) E levete! (la fa cadere)

Entra in scena Angelo velocemente.

REGISTA:           (grida) Fermi! E voi… che state facendo qui? Non dovevate essere all’ospedale?

PINA:                    (ad Antonietta) Hai visto? Jatevenne… che siamo a la fine de la commedia.

REGISTA:           Dramma… Pina. Dramma!

PINA:                    E va buono… ’o dramma… Basta che ‘e manni via a lloco! (ai due) Andate a muri’ ‘a n’atra parte!

MAURIZIO:        La parte è mia… Ti ringrazio di avermi sostituito alle prove generali ma ora te ne puoi pure andare!

ROSICA:              Ma vattene tu!

REGISTA:           Quale prove generali… questa è la prima! Non lo vedete il pubblico?

ISABELLA:         Come la prima?!

MAURIZIO:        (basito guarda verso la platea) Il pubblico!? Ma non so’ parenti vostri che sono venuti ad assistere alle prove generali?

ROSICA:              Qua’ parenti! L’unica parente è mia moglie Pina… Anzi era mia moglie… pecchè dopo sta ffigura di attrice ‘e mmerda… chiedo ‘o divorzio.

PINA:                    Ha parlato Giorgio Albertazzi!

DIR. TEATRO:   (entrando) Ma che è successo? Chi sono questi due?

REGISTA:           Sono due attori…

MAURIZIO:        La parte di Romeo è la mia… ho pagato mille euri al regista per farla.

REGISTA:           (imbarazzato) Beh… adesso non è il momento di mettere in piazza le nostra cose.

DIR. TEATRO:   Giusto… non è il momento!

PINA:                    Nu momento! Mettiamole in piazza invece. (al pubblico) Scusate signore e signori… ma a nu scannamuorto (indica Angelo) gli si songo appicciacate tra ‘e mmani gli euro.

REGISTA:           Pina… t’ho detto che non è il momento.

PINA:                    (minacciosa) Tu statte accuorto! (chiama) Milena… Elena … Aida (entrano)    

TUTTE TRE A SOGGETTO:    Che è successo…/…e questi chi so’!? /… perché avete interrotto la recita?...

PINA:                    Perché il regista s’è rubbato ‘e sorde di questo attore.

DIR. TEATRO:   Ma quale rubato! Che parole grosse!

PINA:                    Ma qua’ grosse… se l’è arrobbate! Pure ‘o teatrante.

DIR. TEATRO:   (cercando di discolparsi) Io?! Io non ho preso affatto mille euri…

ISABELLA:         Infatti… se n’è presi duemila da me per fare Giulietta.

ROSICA:              Combinata accussì… pe’ fare Giulietta altro che duemila euri… tu dovevi accendere nu mutuo trentennale!

ISABELLA:         Ha parlato Alain Delon!

REGISTA:           (ad Marco) Antonietta t’ha dato duemila euri?

MILENA:             E così, voi due… vi sareste intascati tremila euro!?

ELENA:               E senza dare niente a noi.

AIDA:                   Almeno potevamo dividere in parti uguali.

RADU:                  O dividiamo… o non recitiamo più!

ROSICA:              Chisto manco è arrivato in Italia che già s’è imparato!

RADU:                  Io rumeno preciso…ma anche qui tutto preciso… Tremila diviso dieci…

FABIO:                (urla dalla sua postazione) Fa trecento euri a testa!

Entrano i componenti del coro.

1^ RAGAZZA:    E noi che siamo le figlie dell’oca bianca?

2^ RAGAZZA:    Anche noi vogliamo la nostra parte.

Entrano gli altri attori.

FRANCESCO:    (entrando) Ue’…  sono anch’io!

DIEGO:                Quando si tratta di piglia’… io sono qua!|

AZIO:                    Da buoni italiani… dividiamo tutti in parti uguali!

PINA:                    A forza ‘e fa ‘e divisioni va a fernì che i sòrdi glieli diamo noi.

Entra Antonietta e comincia a prendere le misure a Isabella.

ANTONIETTA:   Questa che fa… la mummia?

MARIA:                Come ti permetti… io sono Giulietta.

ANTONIETTA:  Giulietta!? Invece de morì avvelenata sei annata sotto ar tranve?

MAURIZIO:        Insomma basta… io ho pagato e voglio fa la parte di Romeo.

MARIA:                Anch’io ho pagato… Per non perdere la parte e i soldi… abbiamo messo la firma all’ospedale…che volete di più?

TUTTI:                  Un’altra bustarella!

ROSICA:              Se vulite lavora’…in Italia dovite paga’! (accordo d’introduzione e Rosica inizia a cantare)

CANZONE:      Se qui vòi lavora’ te tocca da pagà

Oppure tutto a nero te tocca faticà

nun t’arabbia’ se dai ‘na bustarella

è prassi che in Italia se lavori

te metti ‘a mano ‘n tasca o già sei fuori.

Se qui è ‘n gran casino lascia perde

nun prendertela così…tanto non serve

tu devi da capì questa sentenza

bisogna lascia’ salva l’apparenza.

“Nun ci ho ‘na lira” se diceva in rima

coll’euri se sta peggio de prima

se prima te bastava un miglioncino

mo metti in bustarella un “millantino”

Se qui è un gran casino lascia perde

non prendertela così…tanto nun serve

tu devi da capì questa sentenza

bisogna lascià salva l’apparenza.

FINE