Stampa questo copione

SUPERMERCATI STENDAL

GIUMA!

DI

MICHELE LA GINESTRA

&

ADRIANO BENNICELLI

(Voce fuori campo urlata) “Giacomelli chiudi le porteeeee!!!” (luce su Giacomelli)

GIACOMELLI 1

Mio padre: un bel tipetto approssimativo, distratto, ritardatario cronico, nel senso che se lui aveva un appuntamento alle nove, usciva di casa alle nove e un quarto… attribuiva la colpa al fatto che era nato settimino…’st’anticipo forte all’appuntamento con la vita lo spingeva a pensare che da qualche parte doveva recuperare!!! Non era per cattiveria, ma semplicemente per superficialità… e io sono fermamente convinto che questo suo atteggiamento abbia stravolto il corso della mia vita!

Era il mio primo giorno di scuola, cominciavo la mia carriera scolastica, prima elementare, non avevo dormito tutta la notte…mio padre si, anzi… dovetti impegnarmi più del solito per svegliarlo:”papà facciamo tardi…paà svegliati…” “ma stai tranquillo che c’è tempo” e si girava dall’altra parte…mia madre ormai ci era abituata, tanto che quando usciva di casa per andare al lavoro neanche provava più a salutarlo…a pensarci bene anche mia madre ha una sua parte di responsabilità, nel senso che trascinata dal vortice della vita era diventata…come dire…disordinata? ecco, disordinata…era il mio primo giorno di scuola, che diamine, almeno tirar fuori il mio grembiulino…non dico strirarlo, no questo non me lo sarei mai aspettato, ma tirarlo fuori, metterlo in evidenza, in modo da non accumulare ritardo al ritardo, ma possibile che devo pensarci da me?! Mondo boia ho solo sei anni!!! Non so se si fossero impegnati per nasconderlo, però c’erano riusciti proprio bene; quando lo tirammo fuori da sotto i cuscini del divano era…no, sgualcito è sminuente…appallottato, ecco, accartocciato, ammappazzato senza rimedio…mio padre provò a ridargli una fisionomia stirandolo con le mani…così io arrivai a scuola in serio ritardo, spettinato, e ammalloppato.

Mi dovetti sedere al primo banco, chi tardi arriva male alloggia…ed è proprio questo l’accadimento che cambiò la mia vita! Voi penserete che stia esagerando, “sai quanta gente è stata al primo banco”…, ma la loro è stata una scelta! La mia no!!! io non mi sentivo da primo banco, ma da ultimo! Un po’ per timidezza, un po’ perché in quel modo avrei nascosto quelle piccole anomalie nel vestire, dovute alle “dimenticanze” dei miei: dai calzini di colore diverso, alle magliette stinte dalla lavatrice, dai calzoni di velluto d’estate, agli improbabili accostamenti di colore, mai sporco, per carità, io ero solo sciatto perché avevo dei genitori un po’ distratti! Comunque, avrei fatto volentieri a meno di farlo sapere a tutta la classe, ma il primo banco è impietoso, tu sei sempre sotto gli occhi di tutti! Aggiungici pure che con la sua smania di raddrizzamento la maestra non faceva altro che “evidenziarmi”: “Giacomelli raccogli i quaderni dei tuoi compagni …Giacomelli portami il diario…” ma soprattutto “Giacomelli mi cancelli la lavagna”, proprio così: “Giacomelli la lavagna”

COMMESSA 1

(Mentre indossa un camice da commessa del supermercato)

Nella vita bisogna essere entusiasti, glielo dico sempre a Paolo: anche le cose piccole, le meno importanti, bisogna prenderle con entusiasmo! Oggi è il mio primo giorno di lavoro, sarà per questo che mi sento così carica. Ho spedito 183 richieste di assunzione, a scalare, diciamo. Ho cominciato con le banche – sono laureata in scienze politiche che è parente di economia – per finire coi supermercati. Alla fine sono stata presa in un discount, cioè la cenerentola dei supermercati. Però … ci ho un lavoro! E l’importante è farlo bene, con tutto se stessi. Paolo stamattina mi ha consigliato sui vestiti da mettere, poi mi ha guardato e mi ha detto: “vai e spaccaje er culo!”. Io avrei preferito un canonico “in bocca al lupo”.

Paolo è mio fratello più piccolo. Viviamo insieme da quando mamma è venuta a mancare due anni fa…. Dopo papà. Comunque eccomi qua! (prende un respiro) Uno, due, tre!

Buon giorno signora! Ce l’ha la carta convenienza? Ha preso i Brufolotti di nonno Ubaldo! Sono buonissimi! Anche io li compro sempre per la colazione, a mio fratello piacciono tanto… dia un’occhiata ai premi uscendo… e buona giornata!

Visto? E che ci vuole ad essere gentili con i clienti? Se penso che a tanti commessi sembra che gli roda continuamente… mentre è così facile entrare in sintonia con la gente… saper ascoltare…Certo che può pagare col bancomat, signora. Dia a me… pecorino… acqua minerale… oh, accidempoli… ho battuto doppio! – mica è vero, l’ho fatto apposta, state a vedere – (prende il microfono) “Giacomelli in cassa 4 per uno storno”.

Madonnina, quanto aspettavo ‘sto momento! M’ha fatto sempre ammazzà ‘sta cosa dello storno! Da ragazzina, chissà che mi credevo che era…. (fischia e mima un uccello che sbatte le ali) No… scusi signora… ha ragione, lei ha fretta… ora arriva il direttore (riprende il microfono, cambiando intonazione tra la prima frase e l’altra) “Giacomelli in cassa 4 per uno storno, Giacomelli in cassa 4 per uno storno”. Bisogna intonarla due volte ‘sta cantilena, se no Giacomelli, te poi ammazzà, ma non viene! E un attimo signo’… e Giacomelli mica sta a gioca’, c’avrà da fa’… ah, dottor Giacomelli, ci sarebbe uno storno… (mima l’uccello, fischiando)… una battuta… per sdrammatizzare… (seria) Si direttore, starò più attenta. Sa, è il mio primo giorno… scusi direttore. Ecco fatto! E che ce vò? Ci scusi per il disagio arrecatole e arri… (segue con lo sguardo la cliente che va via senza risponderle) … vederci.

UNABOMBER 1

Sindrome di Stendhal! Così l’ha chiamata il dottore. E’ quel tipo di affezione che colpisce i turisti in visita alle città d’arte, nei musei. Sembra che Stendhal, nell’ottocento, abbia raccontato che durante la visita a Santa Croce a Firenze sia stato costretto ad uscire dalla basilica per riprendersi da un improvviso malore. La vista di tanti capolavori, lo stordimento di tanta bellezza, l’estasi artistica…. Io mi sono vergognato a dirlo, al dottore, si… insomma… mi pareva brutto… ma io dentro ad un museo non ci avevo mai messo piede!

Mi sarebbe piaciuto, per carità! Essere colto da turbinosa ed estatica vertigine di fronte alla sensibilità artistica di un Rembrandt, di un Gogain… di un Pinturicchio! …non sarà virile, ma ce se pò sta! Io, la Sindrome di Stendhal, ce l’ho dentro ai supermercati!!! Accasciarsi al suolo davanti a un pollo Amadori… sarà pure senza polifosfati aggiunti…ma che amarezza!

Essere raccolti da un addetto alle vendite riverso sul bancone dei surgelati, col naso ridotto alla carota di un pupazzo di neve… vi è mai capitato? Rinvenire in mezzo a dieci massaie che non trovano domanda più intelligente di “vi siete inteso poco bene?” Sto per terra, ricoperto di frutta che sembro un carro di Viareggio, e mi chiedi se mi sono inteso poco bene?! Io me so’ inteso male! Io sto, male! Io non ci capisco più niente! Io… Io, un giorno, qui dentro…. Mi sono perso. Perso, smarrito. Non trovai più la strada per le casse.

Ero di fronte allo scaffale dei biscotti della prima colazione. Lo guardavo: ricco, ordinato, variopinto. Come un murale di Diego Rivera. Lo ascoltai raccontare una storia di mille colazioni di mille famiglie come la mia. Tutte gentili ed educate come in una pubblicità del mulino bianco. Io ero alla ricerca del mio consueto pacco di biscotti Oro Saiwa, quelli rettangolari, coi merletti tutti intorno… che so’ tristi, beh, oddio, tristi… no, no so’ proprio tristi! ma buoni! Dal sapore subito identificabile… farina, uova, ‘sta roba qua. Sapori della mia infanzia, mia madre mi comprava solo quelli, oppure… botta di vita… i Ringo! Due gusti.

Ho alzato lo sguardo…e solo allora mi sono reso conto di quanti tipi di biscotti ci fossero. Li avete mai contati? Io l’ho fatto. 2816 scatole, suddivise in 23 marche, 85 prodotti, che salgono a 112 con le confezioni famiglia e i pacchi gran risparmio, per un totale di 41 gusti diversi. Ripeto: 41. Che andavano dalla vaniglia al cocco passando per il ribes e l’aneto.

Aneto? Aneto… non pervenuto. Io so di cacao, non di aneto.

Quel giorno qualcosa si è rotto nel mio scanner. Aneto, cumino… codice a barre non rilevato.

PUZZE 1

(entra annusando)  chi è che si è messo Ipnotic? Io non lo so certa gente… ma non lo sanno che è un profumo forte? Non si può mettere quando si va nei locali pubblici! (inspira) E l’ultimo di Balestra? Ma senti questo! Ma quanto se ne è messo, un fustino? (inspira) Nooo, non ci posso credere, c’è ancora chi usa la lacca! E’ dai tempi delle sorelle Kessler che non si usa più la lacca! La lacca fa male! All’ozono! …a me!

E’ che io sento tutto, io sono iperosmiaca, cioè, ho un’aumentata percezione degli odori. L’iperosmia di solito compare in gravidanza o nelle malattie neurologiche. Io non sono incinta… E non sono neanche pazza. Per ora.

Semplicemente odio le puzze. Di tutti i generi. Ci sono quelle classiche; la puzza di latrina, quella di marcio, di bruciato, di muffa, la puzza della cucina dei ristoranti cinesi, dei posacenere pieni di cicche, la puzza dei panni asciugati male, quei panni che li prendi dal cassetto profumano, te li metti e puzzano. Ma queste sono facili, danno fastidio a tutti. No. Io vado oltre. Io sento le puzze quelle impercettibili, quelle che la gente non immagina neanche che esistano. La puzza di ragnatela. La puzza di dito sul telecomando. La puzza di maniglia di auto, che è un misto tra la puzza di mano e di lamiera.

Odio la puzza degli streep delle scarpe. Assorbono tutti gli umori della strada e la sera quando togli le scarpe, streep! si sprigionano nell’aria: puzza di foglia ammuffita, di piscio di gatto, di sgommata di auto...

Odio la puzza di polvere, la puzza di quei milioni di acari. Lo so, da fastidio a tutti. Ma io riconosco la puzza acaro per acaro!

La puzza delle formiche: insopportabile. Non puzzano? … lavorano tutto il giorno, so’ tante, ci hanno sei braccia l’una, non puoi capì la sera che puzza d’ascelle!…e i millepiedi? Ne vogliamo parlare?

Sono ossessionato dalle puzze. Anche dalla puzza umana. Non la sopporto. L’odore è lo specchio dell’anima, io le persone le annuso, con la stessa intensità con cui  normalmente ci si guarda negli occhi. Ma sono poche quelle che odorano, la maggior parte della gente puzza. Io mi sento male, svengo, quando sento la puzza di piedi, di sudore, di chi dorme col cane nel letto, la puzza di chi non si lava, la puzza di quello che siccome non si lava, si mette il profumo sopra per coprire la puzza…si crede lui. La puzza di chi si lava e si rimette i vestiti usati…la puzza di chi va in giro con i capelli da frantoio, di chi da del lei allo spazzolino da denti, di chi ha le unghie listate a lutto, di chi ha appena fumato… chi è che ha appena fumato? Non si può. Nei supermercati non si può!

WRITER 1

Mia madre me lo ripeteva sempre “ricordete fijolo, che nella vita è assai importante sapè scrive, tiettelo bene a mente: scrive, prima de tutto”…povera donna, aveva la terza elementare, presa sotto la guerra, riusciva a scrivere a malapena il suo nome, il mio e, spesso, univa le iniziali dei due in una parola sola “Giuma”, Giulio, Maria: Giuma.

Leggere? Sapeva leggere, con molta calma, la scritta “supermercato” e, ogni tanto, ti stupiva leggendo “Stop” scritto per terra, e pure “Ecoscambio” scritto sul Muro Torto, ma lì, per me l’aveva sentito da qualcuno e le piaceva vantarsi per tanto sapere…comunque era colpita da tutte le scritte grosse…o almeno quasi tutte, quella del negozio sotto casa per esempio la evitava, forse per una forma scaramantica… ma poi chi se ne frega de sapè legge “onoranze funebri”, anche se per chi vive a San Lorenzo…

Dei giornali guardava le figure, ed il suo maestro di vita era il “Comitato” dei Fatti Vostri, che “se sò quindici anni che sta là ci sarà un motivo”.

Mio padre l’ho perso che avevo due anni…o meglio, è lui che ha perso la strada di casa, visto che se ne è andato via senza dire niente a nessuno… il classico “vado a comprare le sigarette”, solo che lui non fumava…dico, mia madre si poteva pure insospettì…ma forse ‘sta frase non l’ha manco sentita…ormai non si ascoltavano più da anni…

Insomma sono vissuto nell’agiatezza, tutto facile, che te lo dico a fa…un lussuoso appartamento a San Lorenzo, con splendida veduta sul Verano, composto da cucina…cucina, basta, era un ex lavatoio, dal quale era stato ricavato st’appartamentino, uno di quelli che adesso vanno a ruba perché alternativo…che se ce l’avevo io un’alternativa, da mò che me ne ero andato! Voglio dire, vivere in due in una cucina si sopporta, ma la cosa che non mi è mai andata giù è che il cesso stesse sul terrazzino…dice che si usava così…ma è possibile che se ci ho la cacarella lo deve sapere tutto il condominio?! Senza parlare dell’inverno…uno andava al bagno pure se non gli scappava, tanto te cacavi sotto dal freddo!!! A diciannove anni mi sono diplomato al liceo artistico…per mamma era come se avessi preso il nobel, ero un vanto, e poi ‘sta mano sicura che scorreva sopra un foglio, la faceva impazzire: “tu fjio mio sei mejo de Giobbe, che te prese er pennello e te disegnò un cerchio che pareva tondo” “Giotto mà, Giotto!” “Giobbe, Giotto, inzomma tu sei er mio Michelangelo, il mio Raffaello, il mio Maurizio Costanzo…” “ a mà che c’entra Costanzo?” “c’entra, c’entra… che se so trent’anni che sta là, te pare che nun ce lo sa disegnà meglio de Giove er tondo””Giot…” “vabbè, come cazzo se chiama quello”.

Io lavoravo tutto il giorno in tipografia, poi uscivo, facevo la spesa, ed eccoci lì a cena a raccontarci la giornata, fatta di rulli che stampavano, e di zapping frenetici, tra una maestro di vita e l’altro. Quando ci volevamo divagare disegnavamo…aveva imparato a scrivere “giuma” in corsivo, e le piaceva colorare quelle cinque lettere, che sotto l’incalzare dei pennarelli si ingrandivano sempre di più, fino a formare un carattere rotondotto, infantile e moderno al tempo stesso. Quando è morta sulla tomba ho voluto metterci un quadretto con scritto “Giuma” ed accanto ci ho disegnato un cerchio…tondo, ma cosi tondo che sembrava l’avesse fatto… “come cazzo si chiama quello?”

GIACOMELLI 2

“Giacomelli la lavagna…” era diventata un’ossessione…piano piano cominciai a odiare tutti coloro che andavano al posto senza cancellare, non sopportavo che quella parete liscia e nera potesse in qualche modo essere sporcata… ero diventato maniacale nella pulizia, non una semplice botta di cancellino, no, ero capace di passare la mia ricreazione con una pezzetta umida a togliere i residui di gesso! La maestra era orgogliosa di aver raddrrizzato quel ragazzo un po’ sciatto, non sapendo che aveva creato un mostro! Odiavo le scritte di qualsiasi genere, passavo il mio tempo a ripulire i banchi della classe, le scritte sui muri dei bagni, quelle sulle braccia ingessate…perché? perché dovete rompere quella splendida monotonia dei colori? Il verde spento dei banchi, il giallo smunto delle piastrelle del bagno, il freddo bianco del gesso che si annerisce pian piano che arriva a contatto col braccio?!!! Io oggi odio tutto ciò che è disordine, tutte le scritte sui muri, i cartelloni pubblicitari attaccati storti, gli adesivi sui pali semaforici, le pisciate dei cani sugli alberi…il mio lavoro esige ordine, non ammetto errori, ma soprattutto odio la sciatteria!E non è per spocchia e neanche per ripicca… ma è più forte di me: io a mio padre, da quando ho sei anni, gli do del lei!

COMMESSA 2

(al cliente) Il coccolone! In che senso “che te pijasse”? Dicevo: l’ammorbidente formato famiglia… certo che oggi ve gira a tutti! Un po’ di entusiasmo, un po’ di scambio… secondo me anche nelle piccole cose bisognerebbe… si, un attimo, ora lo faccio il totale… dicevo, anche nelle piccole cose, l’entusiasmo è fondamentale, saper ascoltare…. E te lo faccio il totale!! Tiè, eccoti il totale! (cambiando tono) Scusi. Buona giornata.

(Rivolta verso il niente) Oggi è il mio primo giorno di lavoro.

(Al cliente successivo) No… dicevo così… inseguivo un mio pensiero!

Che poi perché si dice “inseguire un proprio pensiero”? Sarebbe più corretto dire “un mio pensiero mi insegue”. Ecco, signora, io penso che ciò che differenzia i poeti dalla gente comune sia proprio questo: i poeti inseguono i pensieri, a noi poveracci…so’ i pensieri che ce inseguono! A me, so’ venti giorni che mi insegue il pensiero de ‘na bolletta da paga’… e mica me piglia, però! Si… ha ragione, era per fare due chiacchiere… per esorcizzare la quotidianità di certi gesti sul lavoro che… no? Vabbé, mi sembrava carino instaurare un rapporto che andasse al di là… il detersivo, si, lo stavo dimenticando…. No, guardi “pensi a battere” lo dica a sua sorella! Cazzo! Ho ribattuto due volte! E’ colpa sua! E ora chi lo sente Giacomelli! (prende il microfono) “Giacomelli in cassa quattro per uno storno, Giacomelli in cassa quattro per uno storno. (pausa) …e so’ già due gli storni! Quasi una flotta de storni!” Un attimo, ora arriva il direttore e aggiusta tutto!

Direttore! Scusi ancora ma, come le dicevo, oggi è il mio primo giorno di lavoro… sa, queste macchine so’ infingarde… come, “alla prossima ci salutiamo”? Ma le dico che è il mio primo giorno, un po’ di comprensione, dottor Giacomelli in cassa quattro…. Occhei! Starò attenta. Si signora, c’è lo sconto del quindici per cento. L’ho già battuto. Arrivederci.

WRITER 2

All’inizio non è stato facile, quando vivi tutta la vita con un’altra persona in 30 mq, ogni respiro è diviso in due, ogni sensazione, ogni dispiacere, ogni gioia, ogni tutto. Dalla puzza dei broccoli che ti rimane due giorni nelle narici all’odore di bucato, da un brutto voto a scuola alla paura di non riuscire a pagare la luce, dalla voglia di fuggire via alla stessa voglia ma non lo puoi dire, che se crolli te crolla tutto…mi ritrovai da solo…non avevo amici, la sera non uscivo mai, non sapevo neanche cosa ci fosse là fuori, anche se ho sempre vissuto le serate degli altri, San Lorenzo è come un paese, senti tutto; ho ricordi di mille ubriacature, anche se non ho mai bevuto, di cento amicizie perse e ritrovate. Di troppi amori, fatti di parole vuote, e grossi ansimi, di camerieri ruffiani, di “le donne sono tutte puttane”…ho passato molte notti ad ascoltare la musica a palla degli stereo delle auto, i tonfi sordi dei calci al pallone, il rumore assordante dei camion della mondezza, ma forse quello era l’unico rumore mio, personale, non rubato a nessuno.

E dato che un artista che si rispetti non può avere come unico ricordo delle serate romane il rumore dei camion della mondezza, ad un certo punto ho deciso di uscire, di notte, da solo.

La notte è misteriosa, nel senso che al silenzio di fondo, unisce mille rumori sommersi, che sei costretto ad inseguire con le orecchie e con il cervello per svelarne la natura…in una di queste notti, mi imbattei in un soffice “ffffffftttttttt”, familiare, ma al contempo misterioso…come un cane che fiuta la preda, mi misi alla ricerca…l’adrenalina saliva dentro di me, “che gioco stupido” pensai, “l’uomo che cerca i rumori”….e ritornai con il ricordo all’estate precedente quando sulla spiaggia un rumore simile mi arrivò all’orecchio, ed attraversai sei stabilimenti prima di capire che era il fruscio di un aquilone, che uno immagina silenzioso e sordo e invece fa “ffffffff” per effetto dello strusciare delle corde sottili con il vento…c’era un vecchietto, con venti bambini intorno, ad ognuno regalava un aquilone fatto da lui, con materiale di recupero…il vecchio parlava con i bambini come fosse uno di loro… “questo è cento metri, hai capito cento metri, arriva fino al sole…non te lo posso dare, questo è il mio…senti come fruscia, è il vento che lo sta corteggiando e gli si strofina addosso…perché ha visto che è il più bello di tutti, fammi sentire se al tuo lo corteggia…?”

Quel ricordo fece si che alzassi gli occhi al cielo, ma niente, nessun aquilone, solo un piccione con lo scagozzo, che mi mancò di un soffio… “ci tua! e che ti sei mangiato, fagioli all’uccelletto” (ride) e risi tra me e me per quella battuta imbecille, ma “fffftttt” mi ricapultò nel gioco dei rumori, proveniva da dietro l’angolo, lentamente girai nella stradina buia…

PUZZE 2

(sniffata) Chi è che è venuto a fare la spesa direttamente dall’ufficio, senza passare per casa? Saranno almeno una decina! Un faticata oggi a lavoro…e questo che lavoro fa? L’allenatore de puzzole!? Io non sopporto nessuna puzza, per questo non frequento nessuno, non ho amici. Perché puzzate? Tra l’altro è stato accertato che essere immersi in un ambiente profumato aiuta ad avere uno stato d’animo positivo... lo capite perchè a me mi rode sempre il culo! Il raffreddore, l’unica mia ancora di salvezza, solo quando sono raffreddata ho un attimo di respiro, sembra assurdo, ma godo, finalmente, del mio isolamento dal mondo, mi butto a letto e ripenso a tutti i profumi buoni catalogati nella mia memoria, e godo…

Quando non sono raffreddata invece le giornate le passo dentro i supermercati, dove non si può fumare, dove qualsiasi puzza è annullata dall’aria condizionata a palla e dove esiste un angolo che definirei la mia tana, il mio parco giochi olfattivo, …il reparto detersivi; ci ho passato i migliori anni della mia vita, annusando quel mix di profumi… cercando di cogliere le varie sfumature…su tutti il sapone di Marsiglia, una sniffata di Marsiglia mi dava una sensazione di benessere che durava anche venti minuti, (annusando sognante)...capire l’odore del Lime dei Caraibi…intuire la differenza tra l’essenza pino e la forza Blu…sono cose che ti cambiano la vita…sta forza Blu che agli altri non dice niente per me è come andare dal parrucchiere, rigenera! E poi che viaggi…da Marsiglia ai Carabi con un semplice cambio di narice. Ogni profumo ha una sua funzione: il profumo di lavanda, ad esempio, aiuta a fare calcoli matematici più velocemente; mia madre, che ha sempre messo la lavanda nei cassetti della biancheria… conta le mutande in un attimo… Zitti, basta! Fatemi inalare! Il mio aerosol! (fa per mettere la testa dentro lo scaffale, prende fiato ad occhi chiusi) Chi è?? Chi si è mangiato la cicoria ripassata in padella…(riapre gli occhi) chi se l’è fatta? Troppo aglio, così diventa pericolosa… (mette la testa tra i prodotti)

UNABOMBER 2

(Sdraiato) No signora, non mi sono inteso poco bene…. Sto a pijà er sole! (alzandosi)

E’ successo di nuovo. Voi mi dovete spiegare perché io, povero cristo di un consumatore… perché io consumo, eh! Poco, ma consumo…insomma perché io dovrei stare qui, davanti a questo chilometrico scaffale, a chiedermi da due ore, quale delle ottocentocinquantadue è la mia bottiglia d’acqua! E’ forse questa, adatta per una dieta povera di sodio? O questa… che può avere effetti diuretici? C’è qualcuno che possa indicarmi semplicemente qual è l’acqua che toglie la sete, per favore? L’idrolitina! Dove sta? Dove l’avete messa? Papà faceva certe caraffe così di acqua del rubinetto, con dentro l’drolitina… era buonissima! Adesso io non mi muovo da qui se non tirate fuori l’idrolitina! (siede) Non c’è. Ormai è chiaro. 

Io c’ho paura. Io vorrei essere certo di non avere trascurato alcuna informazione importante tra quelle indicate sull’etichetta delle bottiglie: (leggendo l’etichetta) “temperatura alla sorgente?! Conduc. Elettr. C uS???! PH a 18 gradi??!!!” Aiutooo!!! Che cosa è il PH?!!!” Io ho paura di essere tagliato fuori, qui è una giungla! La vedete quella signora? E’ mezz’ora che la seguo: lei sa perfettamente dove andare, cosa scegliere, lei sa leggere l’etichette! Conosce i conservanti per nome, sa dove c’è il glutammato e dove no… compara i prezzi! Io per non sbagliare ho comprato tutto quello che ha comprato lei… ecco…(tira fuori dal carrello) ho comprato gli assorbenti con le ali.. mi sono detto: se c’hanno le ali, possono tornare utili… non so, le ali… (mima) saranno meglio di quelli che non ce l’hanno! Ho preso un rasoio usa e getta a quattro lame! La prima lama tira fuori il pelo…. la seconda lo taglia….. la terza occulta il cadavere e la quarta gli ruba il portafoglio! Non ce lo fatta a non comprarlo, stava li sullo scaffale e quasi mi implorava! Perché? Perché mi sono ridotto così? Io una volta ci si accontentava di poco. Mio padre beveva l’amarissimo che fa benissimo. Solo quello. Mia mamma un giorno si concesse il lusso di stirare con un appretto con il manico, anche se non ha mai capito cosa fosse l’appretto…ma lei era felice… e io e mia sorella vivevamo per fare Bidibodibbù sul letto dei miei. Non era ‘na porcata… era che uno saltava… no? Ma chi se lo ricorda più… L’acqua! Mi ero quasi distratto. Ero quasi riuscito a non pensarci… calma! Razionalità. Stavolta scelgo. Scelgo serenamente e finalmente esco da questo supermercato di merda con le mie gambe. Allora… (alle bottiglie) Tu no …. Altissima… purissima… troppo issima, troppo secchiona! Acqua secchiona, no! Tu nemmeno. Non liscia, ma neanche gassata... cerchiobottista! Non ci piaci! Tu poi! C’hai imposto quel pippone di Del Piero per due mondiali! Da quando esisti non si vince più una ceppola! Poi sarai piena di calcio! Niente! Allora tu… o tu… o forse tu…Oddio, lo sapevo, svengo… sto per svenire…aiuto…mi intendo poco bene mi intendo…no!!! In mezzo alle banane no!!!

WRITER 3

Girato l’angolo mi ritrovai davanti ad un gruppo di ragazzi…come si accorsero di me si bloccarono e nascosero dietro la schiena qualcosa, nel classico gesto del bambino che viene sorpreso a rubare la cioccolata…era come se avessi interrotto un rito, mi guardavano come un estraneo, erano diffidenti…avranno avuto la mia età, ma mi sentivo come un pesce fuor d’acqua, fino a quando ad uno scappò un’occhiata verso il muro…e la vidi!!! Era un’enorme scritta, lasciata a metà, tutta colorata, rotondotta, infantile e moderna al tempo stesso…”giuma”…mi venne fuori così, all’improvviso… “ma che stai a dì?” “ no, niente, è una cosa mia…forte ragazzi sta scritta…bella grossa…riuscirebbero a leggerla anche le persone anziane” “e noi per quello la scriviamo così grossa…per farla leggere ai vecchi” “bravi…” e li capii che mi stavano a prendere per il culo “sei uno sbirro, una spia, chi cazzo sei?” …è vero, non ci eravamo ancora presentati “mi chiamo Giulio, lavoro in tipografia, ma mi piace disegnare…che posso provare?” e senza che nessuno dicesse niente, presi uno spray buttato lì sul marciapiede e disegnai un tondo, ma così tondo…“ammazza, e chi sei …?! Come cazzo si chiama quello?” “Giobbe! Si chiama Giobbe!”

GIACOMELLI 3

Per me la migliore forma di creatività rimangono sempre le parole crociate. Creative, so’ creative. Le adoro! In particolare quelle tradizionali. Quelle solo orizzontali e verticali… mi ricordano gli scaffali del supermercato, ogni cosa al suo posto, ogni posto alla sua cosa. La creatività… oggi la creatività è scrivere wow e pow sui muri e sulle serrande…

Con quei caratteri… (mima lo spruzzo) Zibt! Punto esclamativo. Cosa volevi dirmi?

Dice che è il dramma dell’identità. Il bisogno di affermazione di se stessi attraverso l’emersione del colore sullo sfondo grigio dei muri di città…voi non li leggete i muri?

Quelli che sembrano il diario di una dodicenne...Io si! Io tutte le mattine sono costretto a leggerli! Non riesco a non leggerli! Io cerco, nel tram, la mattina, di guardare dalla parte dell’autista, dritto avanti a me… a volte mi fisso sulla macchinetta obliteratrice, quando non è scarabocchiata pure questa, pur di non guardare fuori, eppure… non ci riesco…come il tram gira l'angolo....eccolo il prima aforisma! "Sovvertiamo la metropoli!", e poi… “Polizia bastarda”, e ancora “romanista ebbreo” con due b. E mentre sto li a fantasticare sul come sia sta metropoli sovvertita… mentre sto li che penso “polizia: sostantivo, collettivo, neutro; bastarda: aggettivo, femminile, singolare…non torna”… eccolo! (mima lo spruzzo) Zibt! Punto esclamativo. Giacomelli Italo: Giacomelli cognome, Italo nome. Per quanto riguarda la faccenda dell’identità, mi basta e mi avanza.

PUZZE 3

Alberello magico! (leva via qualcosa da davanti il naso) Purtroppo arriva sempre l’ora della chiusura, ed io vengo ricatapultata nell’inferno delle puzze! Certi giorni proprio non ce la faccio a tornare a casa. Già l’idea di prendere l’ascensore…Evito. Vado a piedi…perchè quello del terzo piano, pace all’anima sua, perché deve morire, ha il vizio di fumare in ascensore… e quello del settimo per ripicca ci scureggia dentro…io ho provato a spiegargli che così non ottiene nulla, l’unica cosa che ha ottenuto finora è stata una figura di merda con la portiera, che si è appostata sui pianerottoli finché non l’ha beccato con le mani nel sacco…. Vabbé, con le mani… La portiera… quella è un’altra. Passi il fatto che mi blocca tutte le mattine sulle scale per parteciparmi problematiche insulse, intercalate da frasi tipo….. “tanto è tutto un magna magna…” ma per piacere! Poi, è miope! Totalmente! Una di quelle che si vergogna di portare gli occhiali e siccome non ti vede ti si attacca a dieci centimetri dal viso… E vattene! C’hai un alito che ce potresti derattizzà il condominio! Staccate! Sei una zecca! Mettite gli occhiali. Lavate i denti. Ma non lo capisci che puzzi? Annusati!!! La coppetta… non si usa più? La coppetta con la mano…. Si faceva una volta, no? (mima) Mano a coppetta… E si alita. E coppettati! Come il pensionato del pian terreno, un vecchino tanto gentile, sul portone buon giorno buona sera, anzi buon pomeriggio… è di quelli che dice ancora buon pomeriggio.. dice stamane, “stamane fa bello…”. Carino. Naif. Però…puzza! Quella puzza di naftalina… inverno estate… naftalina. Che senso ha? Perché? Oramai a casa tua non ci sarà più una tarma viva, dal 1960, è una specie estinta! Perché cospargersi ancora i vestiti? La naftalina è tossica, è fuorilegge da anni, è un diserbante, per la narici. Perchè l’umanità puzza?!!! Tutta, indifferentemente… Salvo una persona…

COMMESSA 3

(Chiude gli occhi, come per prendere una pausa, respira profondamente) Via! Ammazza, quanta roba! E chi viè a mangia’ stasera, Giuliano Ferrara?! Scherzo! Ma vogliamo far passare la nonnina giù in fondo c’ha solo la scatola di biscotti? Come, no?! La signora ha solo un pacchetto di biscotti, lei c’ha un container della Croce Rossa! Mi sembra carino e corretto se la fa passare avanti. “Manco se si impicca”! Ma dove abita lei, a Neanderthal ?! Ma faccia la cortesia, sia gentile! Signora… signora, venga qui! Stia bono lei, cocomeraro! Venga, venga signora… fermo lì! Non t’avvicina’ alla cassa, sa’!! Signora! Oh, ma che è pure sorda? Nonna! Non lei, che c’ha due buste, quella dietro… con la dentiera…. Nonna! Lei… spinga un po’ la vecchia da ‘sta parte! Fermo li, tu! Ooh! E je l’avemo fatta! A posto nonna con dentiera! 3 Euro e 50… lo sconto? A signo’ questo è già un discount! Ma come a quelli prima…? Storno, no sconto, “Giacomelli in cassa quattro per uno storno”, va, va che se Giacomelli sente ‘sta parola si sente male!Via, fuori…

UNABOMBER 3

L’undici settembre. L’undici settembre poteva essere evitato! La CIA aveva tutte le informazioni utili per evitare la strage. Milioni… miliardi di informazioni! Nomi. Date. Indirizzi. Tutto! Tutto in mano! Tutto sotto controllo…Eppure …non c’è ne stato uno capace di tirare fuori l’informazione giusta dal calderone di migliaia di byte di archivio …Troppa roba! Ma come si fa a beccare la scheda, che ti dice vita , morte e miracoli, di un probabile terrorista in mezzo a cinquecento milioni di schede, che ti dicono vita, morte e miracoli…. di gente che non c’entra niente! Ecco. Io, tutte le settimane, di fronte a questo scaffale di detersivi…. Mi sento come un agente della CIA… Un perfetto coglione!! 

E non pensate che io sia uno sprovveduto! Io mi sono preparato alla selezione del detersivo con assoluta dedizione! La pubblicità! Io l’ho studiata tutta. Visionata per giorni! Il problema è: come faccio a fidarmi… chi sta mentendo? E chi mi sta dicendo la sincera verità?

Quando ero piccolo… a parte il fatto che i canali erano due, ma la battaglia, al massimo, era tra la nonnina con la dentiera che ci cazziava a tutti perché sbagliavamo candeggio e ce se sgaravano tutte le camicie… e l’uomo in ammollo. Cioè, colui che vestito e stirato come un testimone di Geova, camicia, cravatta e occhiali, inamidato, perfetto, viveva dentro una vasca! Con l’acqua fino a qui! E tutto per dimostrarci che: non esiste lo sporco impossibile! Lui ti gettava oltre lo schermo uno sguardo…anfibio… e con la serenità cetacea di chi sembrava sottintendere: ehi! Faccio la vita di un pescatore di telline… ce lo saprò! Con il suo caratteristico fischietto (fischia) chiudeva ogni questione: “Noooo, non esiste sporco impossibile!”. Ma tu sei il mio messia! Sento di poterti dare tutta la mia fiducia di consumatore consapevole… Perché dovrei considerare l’opinione di una vecchiaccia sdentata, sempre pronta a ricoprirmi di sensi di colpa solo perché una volta ho sgarato una camicia… quando io ho te, uomo in ammollo! (tra se, fischiando il refrain) Noooo… non esiste….

Commessa tre bis

E ora la signora di colore… Tu zitto! Tu dopo! Così te impari a fa’ venì Ferrara a cena! Occhio all’amico di Ferrara che questo se infila de struscio e se mette de chiatto! Ecco fatto! Vuole una busta? (tra se) zucchine, sapone piatti… vuole una busta? (c.s.) uova, stracchino…(sventola la mano sotto gli occhi della signora) do you need a bag? Ooh! E ‘nnamo! Ho capito che siete stranieri, ma quando fate così… me mettete paura!

E mo’ Baciccia! (sguardo da matta) Ha visto che alla fine è arrivato il turno suo? Come sarebbe “preferisco andare in cassa 3”? Noo…eh! Ci teneva così tanto a sottoporre alla mia attenzione questi tre carrelli di aiuti umanitari…vedrà, ci divertiremo nelle prossime due ore…

Writer tre bis

Ormai sono tre mesi che faccio il writer, nome in codice Giobbe; mi piace disegnare, scrivere pensieri, ma soprattutto prediligo graffitare la parola “Giuma” sulle saracinesche dei supermercati, mi sembra così di rendere immortale mia madre! Anche se la prima scritta che ho fatto è stata “Stop” sulla saracinesca delle onoranze funebri sotto casa… molti ci hanno letto un messaggio filosofico di ben più alta portata…vagli a spiegare che c’era dietro! Per equità ho scritto anche “onoranze funebri” su uno Stop, ma ho semplicemente complicato le idee a molti… avrei voluto anche riscrivere “Ecoscambio” sul Muro Torto, ma era troppo complicato; è difficile capire cosa c’è dietro un graffito, tante volte niente, solo la voglia di esprimersi o di colorare la nostra città troppo grigia, altre volte una vita intera…chissà, forse un giorno ce lo spiegherà qualche maestro di vita della televisione…

GIACOMELLI tre bis

L’ha rifatto. E’ la terza volta in un mese. Carattere giallo ombreggiato su sfondo azzurro (mima lo spruzzo) Giuma! Punto esclamativo. Sulla serranda del mio supermercato.

Avrai notato, Giuma, che per due volte in un mese ho ripulito e ritinteggiato quella serranda che tu hai eletto spazio preferenziale per decretare la tua affermazione di individuo. Avrai notato al contempo come io, pur avendone di mia, di identità, non senta il bisogno di sottolineare l’accaduto scrivendolo a caratteri gialli e blu sul portone di casa tua. (mima lo spruzzo) Giacomelli! Punto esclamativo. E allora, diceva Marco Masini…. Perché lo fai?

Qualora un giorno dovessi beccarti con il tuo spray a meno di dieci centimetri dalla mia serranda, sappi, Giuma, che…ti incapretterò e ti collocherò in una doccia di cemento, no anzi penso che ti massacrerò a calci e pugni, per poi bruciare il tuo cadavere sotto il ponte della Magliana, no, anzi meglio…ti darò vivo in pasto ai maiali, no, no, oppure….. oppure uscirò col mio barattolo di benzina, con la mia spugna abrasiva, e per la terza volta in un mese , sarò costretto a vanificare i tuoi elementari sforzi creativi. E per i motivi di cui sopra, e per altri che so io, ho deciso che non ci sarà una quarta.

Una bomber 3 bis

Adesso qualcuno mi dica, tra tutti questi secchioni del consumo intelligente, qualcuno mi spieghi come e soprattutto perché, trent’anni dopo l’uomo in ammollo, ci siamo ridotti così!    

Perché, quando a forza di risparmi, sarò riuscito a comprarmi l’auto dei miei sogni, al semaforo, vicino alla mia, passerà la macchina di fronte alla quale “tutto sembrerà più vecchio”. Ma come, pure la macchina mia? L’ho ritirata stamattina!

Perché nel negozietto di alimentari che frequentavo fino a dieci anni fa sotto casa mia tutto era così certo e rassicurante …Perché l’hanno chiuso? Perché li, una volta comprati i miei tre panini all’olio e il litro di latte della centrale, riuscivo a pagare alla cassa e serenamente uscire dalla porta senza svenimenti imbarazzanti? Perché qui dentro non ce la faccio? Perché non trovo l’uscita? Ma soprattutto perché… ogni volta che chissà per quale fortuna… riesco a guadagnare l’uscita e finalmente a mettere piede sulla strada di casa, con la mia brava busta  di plastica bianca e rossa… con dentro il frutto della mia sofferta selezione merceologica… tutti quelli che incontro… ma proprio tutti…a me… Mi dicono grazie! (musica-attori entrano in scena passandogli accanto: Grazie! Grazie! Grazie!…)  

PUZZE 3 bis

L’umanità puzza, tranne una persona. Potrebbe essere il titolo di del mio film d’amore … solo che per fare un film d’amore bisogna avere due protagonisti.. e io il protagonista maschile non so chi è…o meglio so che sta nel mio palazzo, è l’unica certezza che ho. Solo che ha orari sfasati di un niente rispetto ai miei, io esco quando lui è appena uscito, rientro quando lui è appena rientrato, quando ritiro la posta la sua già non c’è più…

Immaginate che strana sensazione si provi a lisciare ogni giorno di un attimo l’incontro con l’uomo della tua vita. Dice come lo fai a sapere?… Per me è diverso, io lo sento! (annusa). Una delle poche persone che profumano; il suo odore è un miscuglio di odori che mi fanno impazzire: l’odore di odori, di basilico, di mentuccia, di prezzemolo, di bosco innevato, di forno, di primavera, di acqua di colonia dei nonni, di talco da bambino. Ogni volta che lo avverto non riesco a trattenermi e comincio a mia volta a secernere feromone a mille, è il mio modo di dirgli che mi piace, è attraverso il feromone che gli animali si comunicano l’attrazione fisica, ma lui, purtroppo, non sente. Peccato, perchè io, invece, sento tutto, io so se lui è in casa, se ha preso l’ascensore o se è andato per le scale, mi accorgo se rientra da solo o se è accompagnato. Mi accorgo pure se ha abbracciato qualcuno, e mi fa male, perché io sento che il suo odore è stato profanato… sarà pur vero che l’amore è cieco, ma il mio c’ha du’ froce cosi!

COMMESSA 4

Allora, 5 buste di peperoncino di cajenna…allora è vero che nell’intimità ha un effetto? trenta scatole di fagioli Barnum, 30 rotoli di carta igienica…giusto, se tanto mi da tanto…che so quelli? Stuzzicadenti?! Ma li usa per fare gli involtini o…? e no, che schifo! Ma che è sta mania dopo mangiato de sta lì… (gesto di pulizia con la seconda mano a coprire) e poi cò ‘sta mano tutta sbavata fai le carezze a chi te ‘sta intorno… su li posi, non si usano più gli stuzzicadenti! Che ci ha dietro la schiena? e no, che rimette a posto, ora li ha presi e se li deve comprare…me li faccio gli affari miei, sulle cose in vendita sono affari miei! Su tiri fuori…i preservativi…embè, tutto qui il mistero…e bravo il baciccia, che dopo mangiato si fa pure una chiattella…perché devo parlare più piano, lei se ne deve vantare che fa l’amore sicuro! Bravo, vuol dire che rispetta la sua compagna…(rivolgendosi oltre) signora, pensi un po’, questo qui è uno che fa l’amore sicuro…lo so che non si direbbe che fa l’amore, eppure è così, guarda qui, tre scatole di preser… di profilattici (leggendo) effetto ritardante… eiaculazione precoce? Capita, non si preoccupi, capita nelle migliori fami…Uuh! Ho battuto sei volte! Che fa ne prende altre tre scatole o chiamo…? Non si preoccupi, c’è Giacomelli. “Giacomelliii… (fa il verso dello storno al microfono), Giacomelli in cassa quattro per uno storno, ho battuto sei scatole di profilattici invece che tre…” si signora, proprio per lui…lo so che non si direbbe, ma si fa di peperoncino…

UNABOMBER 4

Quando i pubblicitari parlano di target – il prodotto è destinato ad un target di sesso maschile tra i 25 e i 40 anni…. – parlano di me! La nicchia! – questo è un prodotto di nicchia – praticamente parlano di casa mia…. Io vivo in una nicchia! Come ve la immaginavate questa nicchia di cui tanto si parla? Un luogo piccolo piccolo, buio, angusto… sono target… e per di più vivo in una nicchia… un disadattato! Il consumatore… che definizione inumana… il consumatore …. Questo benefattore dell’economia, che viene ringraziato per la strada per il solo merito di consumare… consumare tutto… tutto quello che viene messo in commercio, anche se non necessario, basta che sia consumabile…. non ve lo immaginate coi dentoni…. Le orecchie grosse! La codona pelosa! Pronto a consumare tutto quello che riesce a portare nella nicchia…. Il consumatore di nicchia!! …… eccolo.

(nicchia! BUIO eccolo UNA MASCHERA DI TOPO O UNA TORCIA CHE LO ILLUMINA DAL BASSO DEFORMANDOGLI IL VISO – MUSICA)

GIACOMELLI 4

Undicesima notte di guardia. Quello pensa di ridurmi la serranda come la lavagna di un asilo. Ho portato un lettino da campo, ho le mie parole crociate…. E ti aspetto.

Il supermercato di notte è bellissimo. Di giorno, con tutta quella gente che rincorre i propri figli maleducati tra gli scaffali, spingendo carrelli disordinati, cambiando di posto la merce che io faccio rimettere in colonna la sera….

Di notte, tutto riacquista la sua giusta natura: i carrelli impilati, i corridoi puliti, la merce incolonnata negli scaffali come risposte azzeccate di un cruciverba complicato… è il mio Louvre di notte…. E io sono Belfagor! (zzzzz….si sente il suono di uno spruzzo)

Esco dal retro! (prende una pistola – musica frenetica –corre fuori per rientrare dalla parte opposta sul cambio luci – è esterno)

Writer:       (Il writer è fuori scena, G. gli punta la pistola) Chi cazzo sei?!

Giacomelli: Chi cazzo sei tu?!

PUZZE 4

Poi, qualche mese fa, è successo qualcosa. Ero uscita alle sette, come tutte le mattine, certa di avvertire il suo odore per le scale. E così è stato, il suo odore era lì, fermo nell’androne a darmi il buon giorno di tutti i giorni, solo che… non era il suo odore del mattino, non sapeva di letto e di lavanda, era come se fosse quello della sera. Lui era appena rientrato. E accanto ai suoi consueti odori ne ho sentito uno del tutto nuovo, che ho stentato a riconoscere.  Piombo, cromo, trielina, solventi ed altri aromi che non conoscevo, mescolati a…. adrenalina! Altro non potrei dire… come se quella notte per lui fosse successo qualcosa insieme di nuovo e di sconvolgente, che in qualche modo avrebbe sottolineato il suo passaggio per le scale per molte altre mattine ancora.

UNA BOMBER 4 BIS

Decisi di tentare la fuga da questa nicchia il 21 agosto del ’94, in un discount di Secile, in provincia di Pordenone. Quel giorno un tubetto di concentrato di pomodoro scoppiò nelle mani di una casalinga di Portogruaro. Se la cavò. In ospedale le riattaccarono la falange. Poi ci fu il supermarket di Aviano e quello di Latina, due mesi dopo. Tutti feriti non gravi. Non è mai morto nessuno durante i miei tentativi di fuga dalla nicchia.

“E’ una sfida, non vuole uccidere”. Così si è pronunciato un famoso luminare di psichiatria in televisione. “E’ un modo di punire la madre per una carenza affettiva imposta in età infantile”. Cazzo dici? Io mia madre l’adoro. E’ l’unica donna rimasta al mondo che ancora sa comprare un pacco di biscotti per il sapore e non per i punti collezione.

E’ che fare esplodere questi tubetti è l’unico modo che mi è rimasto per esercitare il mio diritto di consumatore!  Quale altro modo ho per essere al passo con tutti questi prodotti? Come faccio a consumarli tutti prima che i pubblicitari ne facciano uscire di nuovi…. Se non farli esplodere?!!! Io non ce l’ho con la gente… io ce l’ho con loro! (si volta verso lo scaffale)

Sarebbe bello uscire dalla mia nicchia, semplicemente, uscire da questo supermercato, senza bisogni. Senza desideri. E senza nessuno che mi ringrazi di nulla.

Ma è difficile… ci sono almeno 25 corridoi, tutti paralleli, tutti uguali, ma chi cazzo li progetta questi supermercati, la settimana enigmistica? Ero certo fosse qui la cassa …

(musica - esce di scena correndo – la scena si anima coi filmati di un supermarket distorto, inumano. Si abbassa il telo con l’immagine di uno scaffale, lui tituba poi riesce a passarci sotto, scappa in fondo alla sala)

PUZZE 4 bis

L’ho conosciuto per sbaglio durante una fila alla posta, ho sentito il profumo e mi sono girata di scatto…mbè, certo non era il principe azzurro che mi ero immaginata, però ero sicura che fosse lui…certo fosse stato un po’ più alto, un po’ più biondo, un po’ più…ma quel profumo e quegli occhi intensi…puliti…incominciammo a parlare…

WRITER 4

…sai quando ti metti a parlare del nulla, ma parli con gusto, continuammo a parlare anche dopo aver esaurito la fila, ed anche il giorno dopo e quello ancora…ma dimmi te, Marta e io abitavamo nello stesso palazzo e non ci eravamo mai incontrati…incominciammo a frequentarci, assiduamente, che se uno ci vedeva insieme poteva pensare che eravamo fidanzati…e forse lo pensava anche lei; no, io no, non avevo mai avuto una ragazza, però ho sempre pensato che il fidanzamento partisse dal primo bacio…e noi non ce l’eravamo dati…ma come si da un bacio? con la lingua? Mi ero allenato con il cuscino, e non veniva un granchè bene… ero agitato, sentivo il momento imminente e non ero preparato “che figura faccio se non riesco…ho ventitré anni, mica un giorno…

Puzze 4 bis: …Quella sera lo invitai a casa mia, avevo preparato una cenetta solo per noi, a lume di candela…ti cucino una specialità, una prelibatezza, una cosa particolare per una persona particolare…

Writer 4 bis: …rane, rane fritte! Ecco, io non sono uno schizzinoso, ma le rane…insomma, con tanta roba che c’è in giro da mangiare…

Puzze: era un po’ titubante, ma poi l’ho convinto “ma dai, assaggiale, sanno di pollo…”

Writer:  e allora perché non hai cucinato il pollo! Costava di meno, era più facile da trovare… Già io sono agitato di mio stasera…”no, non esageriamo con il vino, che non sono abituato a bere…mi gira la testa…si, le mangio…e certo che le mangio” non so come riuscii a mandare giù il primo boccone, sarà stata suggestione, ma ad ogni morso sentivo “cra-cra”, mettevo in bocca e buttavo giù accompagnando il tutto con un bel sorso di…”vino, santo cielo è vino…io non sono abituato…però è buono, come si chiama?…buono, veramente…le rane? Buone, buone pure loro…davvero, ti pare…te lo direi…ma lo sai che se mettiamo insieme le iniziali dei nostri nomi viene fuori Giuma…

Puzze: davvero, molto interessante…e mi avvicinai a lui

Writer: …Giulio…Marta …perché ti avvicini? Lo sai…non ti avevo mai visto così da vicino…sei cari….no, dicevo…Non so…non so che mi succede…” la baciai!!!

Puzze: Lo baciai…stava lì, immobile, davanti a me, con un ansia che solo il giorno dell’esame di maturità…mbè? Giovanotto, che facciamo, ti sei imbambolato?! Presi io l’iniziativa…

Writer:…a essere sinceri, mi baciò! Però fu come se lo avessi fatto da tutta una vita, mi sentivo molto Rodolfo Valentino! “Bravo”, mi dicevo, “sei proprio portato”

Puzze: “Ma che sta facendo? Aò, mica so un cuscino! Che non ha mai dato un bacio…ma tu dimmi un po’, l’ho fiutato per mesi, l’ho cercato come un ago in un pagliaio, e chi mi capita …uno che a 23 anni non ha mai baciato?!!! troppo dolce questa cosa…Mi ci ritrovai distesa sul divano, si strofinava, con passione…come due gatti che si fanno le fusa, ci rigiravamo uno sull’altra… l’eccitazione cresceva, con l’emozione della prima volta…

Writer: …ma la prima volta di che?!! Aò, a me stasera basta così, troppe prime: e le rane, poi il vino, poi il bacio…vabbè che sono portato ma io, insomma…stasera ho già avuto tre iniziazioni, per il resto mi devo documentare, che ne so come funziona ‘st’attrezzo…fammi fare almeno un po’ di allenamento con il cuscino…”

Puzze: All’improvviso si alzò di scatto, si rivestì ed uscì, senza dire niente…o meglio inciafruglio una cosa tipo “vado a comprare le sigarette”, ma se non fumi?!!! non capii…non capisco, e non capirò, ma sta di fatto che è circa una settimana che non ci sentiamo più…

Writer: …che voleva capire…no, dico, se io, il proprietario dei pensieri, ero più confuso di uno “Stop” sotto “onoranze funebri”…cominciai a correre…ero come in un incubo, vedevo rane dappertutto, le sentivo addosso, strofinarsi, ansimare, baciarmi…volevo tornare alla mia normalità, cercai la bomboletta nascosta dietro il muretto del palazzo e mi incamminai verso il supermercato…

COMMESSA 5

(verso l’esterno) Certo direttore, alla prossima mi caccia, certo ho capito, si dottor Giacomelli…Avanti il prossimo! Si, signora, sui piselli c’è il “due per tre”! “Fosse così pure nella vita, eh?!” Ma allora provocate…a signò, ma chi te se pija, sei pure truccata che pari un semaforo! E vattene! Fa le battute… Lo scontrino!! (glielo tira appalloccato)

Io dico ma che ci vuole ad essere normali? Lei non mi guardi così, lo sa che ci ho un fidanzato che mi tradisce? Lo sa che sognavo di fare l’artista, che ho dovuto studiare per forza, per trovare un lavoro serio, e mò mi ritrovo a batte sui tasti…e poi cosa mi fate battere…tiè, la cerata da mettere sul tavolo, così non si sporca, vero? Però non si rende conto che vi si appiccicano tutti gli avambracci, non vi da fastidio? Non ci pensa al fatto che ve la terrete zozza con gli aloni delle tazzine del caffè, coi buchi delle cicche di sigarette, con le bruciature da padella, tutto per salvare un tavolo che non avrete mai più il piacere di rivedere…e allora? Perché non mettete una tovaglia solo per pranzare?!! Ma dove va? venga qui? Mi giustifichi l’acquisto… se ci ha le palle per farlo! E scommetto che ci ha ancora il cellophane sulle sedie del salotto!!! Codarda!!!

UNABOMBER 5

(rientra correndo. Prende fiato) Lo sapevo che non l’avrei trovata. Ma io un’altra notte qui dentro, svenuto, non la passo! Voglio stare fuori… voglio comprare un gelato non confezionato…quelli dei carrettini….  E poi bermi un amaro su di un tavolino in mezzo alla strada…. Contro il logorio della vita moderna…..fare bididibodidibù sul lettone dei miei (scoppia a piangere) Ho riempito la borsa di tubetti. Lo sapevo già che con le mi forze non sarei mai uscito di qua…. (si appoggia con la schiena, stringe la borsa) la lascerò qui, accanto a questo scaffale…Qualcuno la troverà…E io la smetterò di essere target…Il target stavolta siete voi (il dito contro gli scaffali) siete voi…(lascia la borsa a terra) io chiudo gli occhi…E sono già fuori.

Giacomelli 5

Chi cazzo sei, chi cazzo sei tu. E fino a qua… sembra il dialogo tra due lobotomizzati. Se ci mettiamo poi che sono le due di notte, in un marciapiede di via Labicana coperto di cicche e piscio di cane e che io ho una pistola in mano.. potrebbe essere una scena di un film con Tomas Milian e Bombolo (imitando le voci) Chi cazzo sei! Chi cazzo sei tu!….

Io una pistola non ce l’ho mai avuta. E’ finta, l’ho presa al reparto giocattoli. La pistola è un’altra inutile accento su se stessi. Ce l’hanno quei commercianti palestrati che cacciano gli extracomunitari dal negozio e il sabato sera ballano salsa e merenge. Io non sono così, c’ho una laurea, sono direttore.

Writer 5 bis: Sei poliziotto?

Giacomelli 5 bis: No. Critico d’arte. (Puntando di nuovo la pistola) sei tu che hai imbrattato la serranda le altre volte?

Writer:       E che ne so? Siamo in tanti a girare… non mi ricordo.

Giacomelli: E allora ti do un aiutino, hai scritto Giuma, giallo su azzurro, accostamento a dir poco urticante. Che vuol dire Giuma? Tu....sei diminutivo.....de che? Cioè: Pippo è diminutivo di Filippo, Chicco di Francesco, ... ma Giuma? Giuma, tu ce l'hai un nome vero? Un padre, una casa? No, si capisce...perché tu non ce l'hai una vita normale, con quel nome!

Writer:       Non sono io Giuma! Giuma adesso bazzica altre zone… io faccio… rane.

Giacomelli: Lallero! Un ranista!(a se stesso) E io che pensavo di averne acchiappato uno a caso. Uno dei tanti minus habens che finisce le serate a sovvertire le metropoli a colpi di spray. Invece mi trovo al cospetto di un maestro del figurativo!

Writer:       Oh! Sgarbi! Ci stai ancora? Faccio rane, solo quelle, stilizzate. E mai verdi, le rane non sono verdi.

Giacomelli: Non so’ verdi?

Writer:       No. Non sono verdi. Non le mie.

Giacomelli: (a se stesso) Un ranista dunque. E io che pensavo di averli incontrati già tutti, quelli strani, in coda al supermercato! Stamattina ne abbiamo raccolto uno che era svenuto dentro al banco dei formaggi. Quando è rinvenuto parlava come le pubblicità. Mi ha guardato e mi ha fatto: “l’unto è veramente sporco impossibile”!

Writer:       Me posso girà?

Giacomelli: No.

Writer:       E allora che famo?

Giacomelli: Parlami delle tue rane.

Writer:       Ho cominciato da poco a fare rane. Prima facevo paperi, mi piacciono gli animali, sono meno pericolosi degli uomini.

Giacomelli: E’ più difficile la rana o il papero?

Writer:       La rana. Per via delle zampe davanti, non sai mai dove metterle.

Giacomelli: Dove hai studiato?

Writer:       Liceo artistico…

Giacomelli: tempo buttato… Le vostre pitture fanno cagare. Tutte, indistintamente. Ma cagare forte! Sono penose. Orribili. Questa città è orribile! Cos’è, volevate sovvertire la metropoli? Ci siete riusciti.

Writer:       Prima era peggio.

Giacomelli: No, era meglio! Prima era un orribile che si vergognava. Ora te lo strilla in faccia. E’ un orribile contento di essere orribile… perché siete tutti contenti di essere orribili?

Writer:       E tu?

Giacomelli: Cosa?

Writer:       Non sei orribile?

Giacomelli: (a se) Bella domanda. Coraggiosa soprattutto, se si pensa che viene fatta ad uno che ti punta una pistola addosso. (al W.) Sono orribile anch’io. Ma me lo tengo per me.

Writer:       Io no. Io voglio urlarlo! Voglio urlare che esisto!

Writer:       (a se) Urlare che esiste! Io capisco vivere, ma addirittura esistere! Gente, ascoltate tutti! Abbiamo qui uno che vuole esistere! Via Labicana, ore due del mattino, la testimonianza più fedele della vita la puzza del piscio dei cani… circondati da muri istoriati dalle urla prestampate di gente prestampata come te a botte di tatuaggio e piercing… e tu dici di volere esistere!

Writer:       Mi posso girare?

Giacomelli: E girati. E disegnami una rana. Fammela bella. E io non t’ammazzo.

Writer:       ma che stai a dì?

Giacomelli: Fammi ‘sta rana. La voglio che gracida! Fami vedere il culo che c’ho avuto ad ospitarla sulla mia serranda!

Writer:       Oh, ma che ho beccato il matto?!

Giacomelli: Allora? Ranista! Me la fai questa rana? Fammela, con le tue manine strappate all’agricoltura! Che a quest’ora del mattino, c’è sempre un momento in cui la discoteca chiude, l’alcool svapora, il trucco delle vostre ragazze si scioglie… e si vede benissimo quello che rimane… dei contadini! Fammi-una-rana.

Writer: non te la voglio fare una rana? mai fatta una rana in vita mia…però me la sono mangiata… io scrivo solo Giuma. Col punto esclamativo. Occhei… so’ stato io pure le altre volte… però voglio dire…ma che ne sai che ci sta dietro?!! Poi è una serranda di merda! Ma che s’ammazza la gente per una serranda? Ma tutte sta notte…io …mo’ me ne vado…hai capito…io vado? (scappa…poi torna indietro) a coso, visto che sei così fico: disegnamela tu una rana!

Giacomelli: (rimane solo, pistola puntata sul niente, sguardo nel vuoto. Abbassa la pistola, raccoglie lo spray) E’ brutta. Come fate a non vederla? Questa lavagna. E’ brutta. I vostri pensieri sono brutti… così brutti che fanno male. Si, signora maestra, cancello io la lavagna, come vuole lei signora maestra.

Puzze 6

Mi sono ritrovata qui nel reparto del cibo per animali, in mezzo ai ciappi e ai chitecat, masticata pure io come un bocconcino. Mi sento come quel cane depresso… quella specie di bassotto con l’orecchie lunghe lunghe e due occhi scoglionatissimi… che ti guardano così (mima). Eccolo, questo! (prendendo una confezione dallo scaffale) …Se almeno fossimo stati due cani ci ameremmo così, semplicemente scambiandoci le tracce del nostro passaggio, come pisciate sul muro, delimitando il territorio del nostro amore con i nostri odori, lui con la sua acqua di colonia del nonno, io col mio feromone impazzito...allora si che avrei capito…scappare via senza parole! (vede una cliente) Non lo prenda signora. Si fidi non lo prenda, è pieno di glutammato. Si, lo so che non c’è scritto, ci mancherebbe pure. Lei, se dovesse passare col rosso darebbe appuntamento al vigile all’incrocio, scusi? E andiamo allora? E poi si sente dall’odore, lasci stare…e pure quello: scade nell’aprile del 2009, fra quattro anni, ma con che conservante lo conservano per quattro anni?!!! Con la formalina! L’hanno imbalsamato! vabbè… faccia come le pare, se lo compri! Ma è possibile che non vi accorgete che qui dentro fa tutto schifo, che tranne i detersivi puzza tutto …non lo sentite? (sniffa)… Cos’è questo odore? Il suo… chi ce l’ha addosso! Trielina, piombo, cromo…e acqua di colonia…dove seiiii!? Giulioooo! (esce di corsa)

Commessa 5 bis

Chi c’è? Allora, prima andate tutti di prescia, e mò che vi è preso? Su bello non avere paura, dai su, cò tutti sti brufoli…e grazie, guarda che te mangi…e lo so che la cioccolata è buona, ma tu figlio mio esageri, tiè, salame, burro, nutella, majonese…se il fegato te potesse parlà te darebbe ‘na capocciata! Su, prenditi un po’ di verdura, posa ‘sta schifezza…stammi a sentire, guarda quanti coloranti: E25, E32, C3, C…come “ci tua?”, a regazzì, io ce metto un soffio a datte du sganassoni…tiè, pure lo shampoo antiforfora, ci manca che ci hai pure i funghi…non mi fa toccare le cose che hai toccato che sicuramente ci hai qualche malattia strana…ammazzati come te pare, basta che te na vai via, fuori…

UNA BOMBER 6

Uomo in ammollo: (vfc oppure un attore in ombra): (fischio) Nooo… non esiste sporco impossibile!

Unabomber: L’uomo in ammollo! Lo sapevo! Lo sapevo che non tutto era perduto! La prego…. Mi aiuti! Mi risponda…

Uomo in ammollo: vuoi sapere se l’unto è veramente sporco impossibile?

Unabomber: Ma che me frega a me dell’unto! Io voglio uscire di qui! Mi aiuti… mi indichi la strada!

Uomo in ammollo: Ah, ah, ah! E a me lo chiedi? Io posso solo dirti (si guarda attorno, poi confidenziale)... l'unto… n’ ce so’ cazzi!

Unabomber: Ma, come... trent’anni fa lei era una certezza…un punto di riferimento per ogni massaia…

Uomo in ammollo: Le massaie! Ma che me frega a me delle massaie! io ci ho i problemi miei, lo sai come ti diventa (allude) dopo 35 anni di ammollo?

Unabomber: Ma che c’entra…

Uomo in ammollo: C’entra, c’entra, ognuno ci ha i problemi suoi…

Unabomber: dicevo che c’entra con le certezze che infondeva il suo messaggio pubblicitario…

Uomo in ammollo: Che messaggio?

Unabomber: …Pubblicitario. Di una volta. Era onesto…

Uomo in ammollo: Il messaggio?

Unabomber: Non esiste sporco impossibile…

Uomo in ammollo: E te stavamo a pijà per culo! Il giorno che inventeranno il detersivo che elimina le macchie d’unto, non ci saranno più altri detersivi, niente più pubblicità, niente più target … e i creduloni come te usciranno finalmente fuori dalla loro nicchia. Ecco perché questo detersivo fantastico, migliore degli altri, non lo inventeranno mai. Vattene, va…(fa per andarsene) Che fai con quella borsa… la lasci qua?

Unabomber: No. (torna a prenderla) no, è meglio che la porti via

Commessa 6

(prende il microfono) “Si avverte la gentile clientela che il supermercato sta per chiudere. Affrettarsi quindi alle casse. Si avverte inoltre la gentile clientela che la moglie di Giacomelli sta in un giro di casalinghe che girano filmini hard. Me lo ha detto il banchista del reparto surgelati che dice che tanto lo sanno tutti, grazie!” E tu dove scappi, anoressica?!! Ah, devi correre  a casa, che ti aspetta tua marito per la cena…pure la smilza s’è riuscita a sposà!

E a me mi aspetta mio fratello! Sono 5 anni che mi aspetta per la cena… su quella sedia a rotelle…ma io parlo, parlo… e sembra sempre che nessuno ascolti mai. Ma che c’avete di così importante da fare, che non avete mai tempo per ascoltare?

(Prende il microfono e sale in piedi sulla cassa) “Eh, gentile clientela? Mi spiegate… che cazzo c’avete sempre da fare?! Mi spiegate perché vi rode sempre così tanto il culo?! Ma che ci vuole a fermarsi un attimo a parlare col vicino?”

(entra Giacomelli)

Giacomelli: signorina scenda subito da li!

Commessa: Non scendo!!! Non ti avvicinare, Giacomelli, che faccio una cazzata (con un coltello preso dalla spesa) Voi dovete imparare ad ascoltare!!! Quindi adesso se la gentile clientela non gradisce assistere alla fine in diretta di una giovane commessa di un discount… la gentile clientela è pregata di sedersi in terra e di ascoltare quello che ho da dirvi!

Iperosmiaca: giulioooo, giulio, dove sei, ti sento…

Commessa: ho detto silenzio! Ecco, bravi… venite avanti, su coraggio.

Giacomelli: signorina se non scende entro un minuto io chiamo la polizia

Commessa: (puntandosi il coltello al cuore e urlando) ma chiama chi ti pare: Giacomelli… chiudi le porte!

Writer: (arriva trafelato con una rana di peluche in mano) ma si può sapere che ci avete da urlare… (si accorge di Puzze) Marta!

Iperosmiaca: Giulio…lo sentivo che stavi qui

Giacomelli: signorina lasci andare via i clienti (a Writer)…ma ci siamo già visti?

Commessa: …mi dispiace, non andate da nessuna parte, se voi ci avete i vostri problemi, figuratevi io…e mò me fate sfogà, che io non ci ho i soldi per andare in analisi… e oggi è pure il mio compleanno.

Giacomelli: (a Writer) dico a lei…ci siamo già visti?

Writer: (girandosi verso lei, nascondendo il viso al direttore) non mi sembra…Marta, forse io ti dovrei una spiegazione…

Giacomelli: eppure sono convinto che da qualche parte…

Commessa: scusate... forse non mi sono spiegata... io m’ammazzo!

Iperosmiaca: perché sei scappato? ho sbagliato qualcosa…forse ho insistito troppo con le rane…

Giacomelli: …le rane!!! ecco chi sei, il ranista… lo strafottente: “disegnamela tu una rana…” ecco come te la disegno (tira fuori la pistola)

Writer: Ancora?!

Commessa: Giacomelli in cassa quattro, butta quella pistola e non rubarmi la scena!!! Iperosmiaca: Giulio perché sei sparito?

Writer: Marta, non so cosa è successo, ma ti giuro non sono scappato…e tu abbassa quella pistola...

Giacomelli: non butto niente, e tu scendi giù, sgallettata…

Unabomber: (entrando trafelato) Si! Si! Ho trovato l’uscita, da solo…via, via tutti, è tutta una finzione…me l’ha detto l’uomo in ammollo!

Giacomelli: (puntando la pistola verso Una bomber) e te che ti urli…fermo là…cosa c’è in quella borsa?

Unabomber: niente, la lasci stare

Giacomelli: quante roba ti sei imbertato? È?! T’ho visto che trafficavi tra gli scaffali... (avvicinandosi alla borsa)

Unabomber: non la tocchi potrebbe essere pericoloso!

Giacomelli: per me o per te?

Commessa: ma chi se ne frega della borsa! Ma mi volete ascoltare?! 

Giacomelli: sono io che devo essere ascoltato, io sono il direttore, sono io che comando, tu stai zitta, tu apri quella borsa, tu disegnami una rana, tu… (all’iperosmiaca) oddio, tu?

Writer: te lo giuro…non sono scappato, non sono andato a comprare le sigarette, è che mi sono sentito un pesce fuor d’acqua…

Iperosmiaca: ma io che c’entro, cosa ti ho fatto?

Writer: non lo so, forse è un mio disagio interiore, la paura di affrontare le cose…tieni questa è per te…(le consegna la rana)I

Giacomelli: e per questo imbratti le serrande, bastardo, per un disagio interiore… (verso Una bomber) tu apri quella borsa!!!

Iperosmiaca: una rana per me…Giulio (lo accarezza)

Commessa: volete ascoltarmi invece di pensare alle stronzate che ci sono dentro la borsa, questa corsa frenetica ad accaparrare…i due per tre, i tre per uno…la vita è una!!!

Unabomber: scusate... ma perché non ascoltiamo la signorina…ascoltiamola…ascoltiamo lei e non la pubblicità!  Io stesso per anni, mi ero convinto .....che l’unto fosse veramente sporco impossibile, invece... fregnacce!

Giacomelli: fregnacce, avete ragione…disordinate, insulse, banali. (punta la pistola sulla borsa) Allora sapete che facciamo? Le distruggiamo.

Unabomber: lasci perdere la borsa!

Giacomelli: “Giacomelli mi cancelli la lavagna…” hei, signor Giuma, guarda come gliela cancello questa lavagna di niente…

Iperosmiaca: dio, come ti sto sentendo in questo momento...

Commessa: neanche così nessuno mi ascolta…ma che bisogna esplodere per farsi notare?!

Giacomelli: …la cancello!

Writer: Aho! A matto! Guarda che questo non è l’ultimo giorno del mondo…. È solo l’orario di chiusura di un supermercato di merda. E tu non sei il padreterno, sei solo uno che non sa neanche disegnare una rana!

Giacomelli: …la cancello così!

Writer: Fuori! Fuori tutti!

Iperosmiaca: Giulio!! (scappano tutti. Buio. “Click”)

Giacomelli: (si riaccende la luce. Rientrano tutti, solo Giacomelli era rimasto in scena) Era finta.

Writer: pure la pistola?!

Iperosmiaca: Ma non c’è una cosa che sta in piedi da sola qui dentro...

Unabomber: infatti io volevo uscire. Dice... che lì fuori ci sia la vita reale.

Writer: E allora usciamo. Andiamocene tutti via da questo posto di inferno. Giacomé, apri ‘ste porte.

Giacomelli: ma si, andiamocene la fuori...

Unabomber: La busta! La mia busta! Cercatela!

Commessa: (da dietro la cassa) tanti auguri a me... tanti auguri a me... (emerge con in mano i candelotti di unabomber accesi tipo torta di compleanno, poi ci soffia sopra: buio)

BUIO - MUSICA

FINE